Unconditionally

di ivi87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Kate ***
Capitolo 2: *** Rick ***
Capitolo 3: *** Kate&Rick ***
Capitolo 4: *** Caskett ***



Capitolo 1
*** Kate ***





Unconditionally

 

 

 

# Kate

 

 

Sei sola in casa come ogni sabato mattina.

Il giorno della spesa settimanale.

Gironzoli nelle stanze, annoiata, sistemando qua e là.

Non  l’avresti mai creduto ma ti stai abituando al nuovo appartamento.

Ai mobili più bassi e concavi per permetterti di arrivare alle cose e manovrare allo stesso tempo la carrozzina.

Al grande forno che però si apre di lato come il microonde.

Ai ripiani dai bordi sagomati per evitare ogni tipo di spigolo.

Alle piccole rampe, rivestite dello stesso parquet del pavimento, che collegano le varie stanze.

Alla tua nuova vita vista dall’altezza di 80 cm.

Abbastanza basso per te. Abbastanza alto per Castle.

O per lo meno questo è quello che vi ha detto l’agente immobiliare quando vi ha affittato l’appartamento.

Vivi in una casa a prova di bambino, praticamente.

Eppure giorno dopo giorno ti stai abituando.

Non puoi dire lo stesso della tua situazione medica.

Guardi con aria afflitta le tue gambe. Poi rivolgi gli occhi verso la stanza in fondo al corridoio.

La porta è rigorosamente aperta, ovviamente.

Castle non tollera le porte chiuse, nonostante tu sia perfettamente in grado di abbassare una maniglia.

Con poche spinte sei già arrivata sulla soglia e con altre due ben assestate superi la rampa che ti permette di entrare nella stanza.

Ogni volta che sei lì dentro vorresti urlare.

Materassini di gomma sparsi in terra.

Verdi e gialli.

Per infondere positività.

La voce del tuo fisioterapista ti riecheggia in testa.

Quel suo modo allegro e solare di parlarti.

Lo odi.

Odi lui e le sue parallele.

Sistemate lungo la parete più assolata, davanti alla finestra per avere uno stimolo a voler uscire da lì sulle proprie gambe.

Stronzate!

La verità è che l’operazione non è riuscita e non camminerai mai più.

Deglutisci con forza perché sai che non potrai mai esternare ad alta voce questo pensiero.

Castle ne morirebbe.

E tecnicamente sarebbe una bugia.

L’operazione è riuscita.

Nessuna complicazione Miss Beckett. La sua era una lesione spinale del tipo “incompleto”. Durante l’intervento abbiamo rimosso un frammento osseo e ristabilizzato le vertebre. Con la dovuta fisioterapia ci sono elevate possibilità che lei possa tornare a camminare.

Squilli di trombe e rulli di tamburi.

Tuo padre e Castle hanno fatto i salti di gioia per un mese, hanno acceso candele e ringraziato ogni santo.

Allora perché non riesci ancora a fare un passo?

Mesi di massaggi e piegamenti e ancora non riesci a muover un muscolo senza che non ci sia qualcuno a piegarti le gambe?

Non può essere andato tutto bene.

Hanno sbagliato qualcosa!

Stupida clinica privata svizzera.

Con stupidi chirurghi privati svizzeri.

E stupido centro di riabilitazione privato svizzero.

Ma è tutto privato lì?

A quanto pare sì, dato che stai fissando la tua ‘palestrina’. Privata.

Perché Kate Beckett non ce la faceva a stare in mezzo agli altri paraplegici mostrando così la sua debolezza a tutti, vero?

Te ne sei voluta andare.

E ora sei lì davanti a quello che ne resta della tua vita.

Materassini colorati, massaggi e piegamenti.

Le parallele no. Quelle solo quando riuscirai a reggerti in piedi e a fare dei piccoli passi.

Quindi, mai.

Ruoti con rabbia la carrozzina per andartene.

Allora perché sei entrata in quella stanza?

Per Castle.

Per quale altro motivo, altrimenti?

Ha sconvolto tutta la sua vita per starti accanto.

Ha trovato la clinica e il chirurgo.

Ha pagato l’intervento e il fisioterapista.

E sta pagando l’appartamento in cui vivete.

Ti ha lasciata protestare per una buona mezz’ora, poi ti ha sorriso, ti ha baciata e ti ha convinto con una delle sue storie assurde.

Proprio come quella della carriera da investigatori privati.

Mai decollata, oltretutto, dato che l’intervento è passato immediatamente in primo piano tra le vostre priorità.

Quindi il minimo che puoi fare è dimostrare che ti impegni.

Per lui.

Per l’uomo che ami.

Al diavolo la riabilitazione!

Al diavolo lo sguardo di pietà che ti rifila chiunque ti veda quando siete per strada!

Al diavolo Noël e il suo voler andare per gradi con i piegamenti!

Fai scivolare le mani sui manubri delle ruote e raggiungi le parallele.

Sei decisa a fare di testa tua e a dimostrare a tutti, a Castle, che non sei ancora spacciata.

Metti il fermo alle ruote.

Con le mani metti i piedi in terra.

Arpioni i braccioli e con i muscoli delle braccia, ormai ben allenati, ti sollevi e con un’immensa frustata di dolore alla spina dorsale afferri le parallele.

Una sola, in realtà.

Ti ci accasci di peso, respirando affannosamente.

Il dolore alla schiena è insopportabile senza contare che le gambe non ti stanno sorreggendo per niente.

Ma non puoi mollare.

Di slancio cerchi di afferrare anche l’altra parallela, ma il tuo corpo non ti segue.

Non senti dolore alle ginocchia quando toccano il suolo, ancora insensibili crollano sul materassino.

Rotoli piano su un fianco cercando di respirare in attesa che le scariche che senti nella schiena si plachino.

Contorci tra le mani la gomma e ti imponi di non urlare per il male.

Vorresti disintegrare tutto quel giallo positivo e farlo ingoiare a Noël.

E anche a Castle, ogni volta che annuisce e concorda con lui.

Cominci a sentire sollievo man mano che il dolore si attenua.

In fondo lo sapevi già, no?

Non camminerai mai più.

Con tutte le forze che ti sono rimaste in corpo ti arrampichi sulla carrozzina e torni in salotto prima che Castle rientri e possa accorgersi di qualcosa.

 

 

Ivi’s Corner:

 

Cucù ed eccomi con il seguito di "Un amore splendido". Io ci riprovo.. a gran richiesta volevate vedere come poteva evolversi al situazione dopo che Castle ha scoperto dell’incidente stradale e ha detto a Kate che portarla in braccio a vita sarebbe stato un onore per lui.

Beh, spero di avervi accontentate almeno un po’.

Ovviamente non vi aspettavate tutto rose e fiori, vero? :P

Potti, Sara, Rachi, un grossissimo grazie a voi tre!
Ci risentiamo al prossimo capitolo!

 

Buona lettura.

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Capitolo 2
*** Rick ***






#Rick

 

 

Giri da una buona mezzora nei reparti del supermercato.

Lì è tutto in francese, tedesco o italiano.

Non fai in tempo a memorizzare la disposizione dei prodotti che già li hanno spostati.

Perché diamine non hai studiato il francese come seconda lingua, a scuola?

“Excusez-moi ...où...” lo stai dicendo bene? “...où est le chocolat...noir?”

Ci hai dovuto pensare un bel po’ prima di fermare un addetto e nemmeno sei tanto convinto di averlo detto correttamente.

“Suivez-moi, s’il vous plaît” ti risponde, incamminandosi.

Ok, immagini che devi seguirlo.

Pochi passi e nel reparto accanto ti indica uno scaffale con tutta la cioccolata che potresti mai desiderare.

Ma non è per te che la stai cercando.

È la preferita di Kate.

100% fondente, naturalmente.

Come faccia a mandarla giù, lo sa solo lei.

Soddisfatto la metti nel carrello e ti dirigi alla cassa.

Non che una tavoletta amara possa cambiare le cose, ma quella settimana è stata particolarmente dura per lei.

Ma chi vuoi prendere in giro.

Sono venti le settimane particolarmente dure per lei.

E cinque mesi estenuanti per te.

Da quando l’hai ritrovata, non passa giorno senza che tu ringrazi Dio o chi per lui per avervi fatti incontrare, quel giorno, in quel caffè.

Dopo aver sprecato tanto tempo ad odiarla, ora la ami ogni giorno di più.

Ami la sua forza.

L’amavi anche prima. È sempre stata forte. Tosta.

Ma è un tipo di forza differente quella che ti ha mostrato da quando state insieme.

Quella che suo padre avrebbe voluto vedere ma che non era stato in grado di infonderle.

Poi sei tornato dal tuo tour e lei sembrava rinata.

Avete passato momenti meravigliosi insieme.

Tante risate.

Qualche lacrima qua e là.

A volte per il troppo ridere. Altre per il suo senso di colpa per non averti detto quello che le era capitato ed il tuo per averla completamente tagliata fuori dalla tua vita.

E poi è arrivata la svolta.

Parlando con vari medici e dottori di fama mondiale hai scovato questa clinica svizzera.

Non ti è importato nulla del costo dell’operazione.

Avete fatto le valige e siete partiti.

Voi due soli. Così ha voluto Kate.

“Così se l’operazione non avrà buon fine, ce ne torneremo a casa e basta. Senza tanti piagnistei” ti ha detto.

Ed ora siete ancora lì in Svizzera, dopo cinque lunghi mesi di fisioterapie e massaggi.

Secondo i medici l’operazione è riuscita perfettamente e anche tu ne sei convinto.

Non sei una di quelle persone che incolpa i medici se qualcosa va storto.

Inoltre sai benissimo che l’unica che può cambiare le cose, che deve volerlo veramente, è Kate.

Giorno dopo giorno l’hai vista abbattersi.

Avvilirsi.

Scoraggiarsi.

Con saltuari picchi di entusiasmo ed impazienza.

Vorrebbe alzarsi e camminare subito, anziché attendere i naturali ritmi di ripresa del suo corpo.

E come si accorge di non riuscire, crolla dandosi per vinta.

Prendendosela con tutti.

Anche con te.

Tu incassi e non le dai peso.

Perché sai che sta male e non ha che te con cui sfogarsi. 

Perché la ami e nemmeno immagini cosa si deve provare a stare su una sedia a rotelle.

E perché lei è l’unica che può salvarsi. O distruggersi.

Ma non ci vuoi nemmeno pensare.

Lei è Kate Beckett!

Mentre arrivi alla porta di casa ti arriva un messaggio di tua figlia.

Ha superato un altro esame nonostante non si sentisse molto preparata.

È stata a trovarvi da poco e temeva di non aver dedicato abbastanza tempo allo studio.

Le rispondi e poi entri in casa, lasciando un attimo le borse della spesa fuori dalla porta.

Posi le chiavi e il telefono e cerchi con lo sguardo Kate.

L’appartamento è tutto sullo stesso piano perciò ti basta un’occhiata per vedere che non è né in soggiorno, né in cucina.

Ti addentri per vedere se sta bene. Lo sai che se la sa cavare da sola ma non puoi fare a meno di preoccuparti per lei.

Senti un tonfo pesante e dei gemiti che ti allarmano immediatamente.

Corri verso la stanza che usate per la fisioterapia e ti blocchi sulla porta.

Kate è riversa a terra in mezzo alle parallele.

Serra i pugni attorno al materassino mentre cerca di respirare in attesa che il dolore svanisca.

Ogni fibra del tuo corpo vorrebbe soccorrerla.

Prenderla in braccio e sommergerla di coccole.

Le prime volte che ignorava Noël e obbligava il suo corpo a strafare, correvi in ginocchio ai suoi piedi.

Ma la cosa la faceva solo arrabbiare di più.

Sottolineavi il suo fallimento e la delusione si faceva largo nel suo sguardo.

Ti sei imposto tempo fa di non risollevarla più, fisicamente almeno.

Come si fa con i bambini che imparano a camminare la prima volta.

Devono cadere per imparare a rialzarsi e devono farlo senza l’aiuto dei genitori.

Con il nodo in gola ti allontani ed esci dalla porta.

Fai un paio di giri della casa per darle tempo di ricomporsi.

Sbirci da una finestra.

È in sala ora.

Afferri la spesa e con il migliore dei tuoi sorrisi rientri in casa.

“Scusa il ritardo” le dici, posando tutto sul tavolo della cucina.

Nel momento in cui i vostri occhi si incrociano, lei si irrigidisce immediatamente.

Come se ti bastasse un’occhiata per scoprire quello che è appena successo.

Le sorridi.

Continui a parlare.

“Faccio ancora fatica con il francese e di provare con il tedesco non se ne parla proprio!”.

Lei accenna un debole sorriso “L’italiano?” ti chiede.

“Pasta, pizza, caffè, latte. Questo è il mio massimo, per ora”.

Sistemi la spesa e la raggiungi in salotto.

“Ti ho portato una cosa”.

Kate guarda la tavoletta.

La fissa senza afferrarla.

Capisci di aver sbagliato a mostrargliela ora.

La conosci bene, in questo momento sente di non meritarsi nulla.

“Sono stanca...scusami” gira veloce le ruote “Mi metto a letto”.

Ormai manovra da esperta quella carrozzina.

In pochi secondi è sparita dalla tua vista.

Getti la tavoletta sul divano e ti lasci cadere sui cuscini.

Volevi solo tirarla un po’ su di morale.

Così come vorresti solo sdraiarti accanto a lei e stringerla forte.

Amarla.

Ma sai che non te lo permetterebbe.

Non te lo permette più dal giorno dell’operazione.              

 

 

 

 

Ivi’s Corner:

 

Cosa ne dite del punto di vista di Rick?

I nostri eroi attraversano un brutto momento.

Aria di crisi? O solo il primo dei tanti ostacoli che le coppie si ritrovano ad affrontare?

Come sempre, mai che si parlassero chiaro sti due, eh?! :-P

 

Buona serata e buon proseguimento di settimana :-*

 

Ivi87

 

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Capitolo 3
*** Kate&Rick ***


 

 



Kate & Rick

 

 

Non c’è niente di più bello che farsi portare in braccio.

Ti crede addormentata.

Per quanto il film sia noioso, non stai realmente dormendo.

Hai chiuso gli occhi per pensare meglio.

Sai di essere stata terribile in questi mesi. Dieci ormai.

Ma non riesci a venirne a capo.

Sei sempre combattuta.

Anche in questo momento.

Una parte di te adora quando ti porta in braccio a letto.

Un’altra parte invece ti ricorda che ti porta in braccio perché non puoi più camminare. Non può lasciarti sul divano e quindi è costretto a portarti lui.

Se il mio futuro consiste nel doverti portare in braccio per tutti i giorni della mia vita, allora sono l’uomo più fortunato del mondo. 

All’improvviso questa frase transita nei tuoi pensieri.

È passato più di un anno da quando te lo disse.

Non ci avevi più pensato.

Quel vostro casuale incontro in un caffè.

Di certo non si aspettava di dover vivere questo tipo di vita.

Non avrebbe mai accettato.

Non puoi decidere tu, per me.

Altri sprazzi di quella conversazione spuntano come fili d’erba nella tua mente, mentre Castle si stende accanto a te.

Perché ci stai pensando proprio adesso?

Lo sai perché.

Per via della tua battaglia interiore.

Non sapresti come andare avanti senza di lui.

Ma nello stesso tempo vorresti che vivesse una vita normale con una donna normale.

Perché a volte lo guardi e pensi che la soluzione migliore sia lasciarlo libero.

Lasciarlo e basta.

L’hai pensato anche questa mattina mentre lo guardavi radersi, con la schiena ricurva sul lavandino.

Checché ne dica l’agente immobiliare, è comunque troppo basso per lui.

E più lui si adegua a te più ti senti in colpa.

Ti ama troppo.

Non dovrebbe sopportare tutto questo.

E se anche tu lo ami dovresti lasciarlo andare.

Ma non ce la fai.

Non riesci a pensarci per più di due minuti senza sentirti male.

Non puoi fare a meno di lui.

Di conseguenza riversi la tua frustrazione proprio su di lui.

Una lacrima silenziosa sfugge al tuo controllo.

Troppe cose ultimamente sfuggono al tuo controllo.

Quasi a sottolineare questo tuo pensiero, il ricordo della prima volta che avete fatto l’amore irrompe prepotente.

Avevi paura che sarebbe stato innaturale. Poco spontaneo.

Invece è stato perfetto.

Tu eri impacciata e lui timoroso di farti male.

Poi vi siete rilassati. Ti ha fatta ridere ed è stato perfetto.

Dopo l’operazione invece non gliel’hai più permesso.

Ma non per punire lui.

Per punire te.

Non ti meriti un uomo che ti vuole anche dopo l’inferno a cui lo sottoponi.

D’un tratto ti accorgi che lo stai privando di tutto.

Del tuo amore, del tuo corpo e della sua dignità.

Ti senti egoista.

Sei egoista.

Dici di voler tornare a camminare per lui.

Dici di non poter vivere senza di lui.

Dici che continui a fallire e che non ti meriti la felicità.

Ma è a lui che la stai togliendo.

 

 

******

 

 

Sei ancora nel dormiveglia quando senti qualcosa contro le tue labbra.

Apri gli occhi per trovare i suoi di fronte a te.

“Dormivi già?” ti domanda con uno splendido sorriso.

Sei come in trance “Quasi” le rispondi, mentre pensi che non lo vedevi da un secolo quel sorriso.

“Vuoi dormire?”.

“Tu?”.

Ti risponde con un altro bacio.

No, non vuole dormire.

Il che, ammettilo, per come vanno le cose nella zona camera da letto, è strano.

“Posso fare qualcosa per te?” le chiedi, rispondendo ai baci.

Kate scuote la testa “Veramente pensavo di poter fare io qualcosa per te” e con la mano vaga a sud del tuo corpo.

La blocchi giusto in tempo.

Non che ti dispiaccia.

Ma dopo mesi di gelo non ti va di saltare immediatamente le tappe assecondando l’impazienza.

Adori i baci. Li hai sempre adorati.

I suoi soprattutto.

Ti avventi sdraiandoti con attenzione su di lei, una gamba tra le sue, in un incastro perfetto.

Quanto ti è mancata?

Dolce e arrendevole tra le tue braccia.

Un bacio sulle labbra.

Uno sul naso.

Sulla fronte.

Sul collo.

Sulla cicatrice in mezzo ai seni.

La senti ridere.

Hai dieci mesi di baci in arretrato da darle.

Un momento... di scatto torni sul suo viso.

“Stavi ridendo?”.

“Mi hai fatto il solletico con quei baci”.

“Solo per quello?”.

Non ti risponde. Riprende a baciarti.

E insieme ai baci riprende anche la discesa della sua mano sul tuo corpo.

Sei confuso. Senti che ti sfugge qualcosa.

Ma in questo momento sei totalmente inebriato da lei per pensare lucidamente.

E anche i tuoi buoni propositi di fare con calma sono andati a farsi benedire sotto il suo tocco.

Sposti la tua mano dal suo stomaco al bordo del pigiama e inizi ad abbassarlo.

Lei ti ferma.

Ridacchi pensando che ti stia restituendo il favore di prima, quando sei stato tu a fermarla.

Perciò dopo un attimo riparti all’attacco.

“No” ti ferma con la voce, questa volta.

Si, decisamente ti sfugge qualcosa.

“No?” la vedi arrossire guardarti con aria colpevole “Non vuoi fare l’amore?”.

Lei scuote impercettibilmente la testa, evitando il tuo sguardo.

Un terribile pensiero ti assale.

“Perché mi hai svegliato, Kate?”.

“Te l’ho detto” sussurra “Pensavo di fare qualcosa per te” ripete, ma questa volta non c’è malizia sul suo volto.

Il tuo dubbio si rivela esatto.

Continua a sentirsi in debito con te.

 

 

******

 

 

Non hai chiuso occhio dopo che hai visto la delusione sul suo volto.

Hai fallito ancora.

Preparargli la colazione non basterà di certo a farti perdonare.

Così come sai che il problema non è il sesso.

Quello è solo una conseguenza.

“Buon giorno” sobbalzi, non avendolo sentito arrivare.

Non sembra offeso o arrabbiato.

“Buon giorno”.

Lo studi con attenzione.

Forse ha intenzione di non parlarne.

Oppure pensa che sia tu a non volerne parlare.

È così? Non vuoi parlarne.

Ti sta offrendo la possibilità di cavartela a buon mercato?

Tra voi due, lui è sempre il migliore.

“Scusa...” decidi che è meglio parlare “...per stanotte”.

Ti fa un debole sorriso mentre sorseggia il suo primo caffè della giornata.

Ok, forse davvero non vuole parlarne.

Ti siedi al tavolo di fronte a lui e in silenzio cominciate a fare colazione.

Passano svariati minuti prima di sentirlo parlare.

“Perché lo fai?”.

La sua domanda ti coglie impreparata “Come, scusa?”.

“La riabilitazione. Perché lo stai facendo?”.

Sei completamente spiazzata “Non capisco, lo faccio per te, non è ovvio?”rispondi con naturalezza.

Castle non accenna a sorridere. Anzi, il suo sguardo si indurisce.

“Certo, come stanotte...” bofonchia scuotendo amaramente la testa.

Perché reagisce così? Gli hai appena detto una cosa bellissima, giusto?

“Vuoi tornare a camminare per me?” ti chiede, con stupore e...cos’era quella? Una punta di delusione?

“Cristo, Kate! Per me?!! È per te che devi tornare a camminare!” sbotta alzandosi di colpo dal tavolo “È per te che devi impegnarti e fare gli esercizi! È per te stessa che lo devi fare, non certo per me!”.

Lo guardi come se lo vedessi per la prima volta.

Non l’avevi mai visto così alterato prima d’ora.

“È per te stessa che devi lottare, Kate! Se lo fai per me, lo fai per il motivo sbagliato!

Non è per me che lo devi fare, io ti amo in ogni caso, non devi dubitarne mai! Sei tu la tua peggior nemica in questa situazione ed è solo per te che devi reagire ed uscire da questo stato di...” lo sai cosa sta per dire, quella parola che evitate sempre di dire “...depressione”.

Annaspi in cerca di aria “Io... io non sono depressa” sussurri flebile.

“Ah no? Non sei nemmeno molto ottimista, però? Se lo fai davvero per me, come dici, allora dimostrami che mi ami e cammina”.

“Castle...” ti sta spronando. Sai che ti vuole solo stimolare a reagire.

“O pensi che ti amerei di meno se non dovessi mai più camminare?”.

“No ma...”.

“Ma cosa? Se non lo fai per me e non lo fai per te, allora che motivazione ti spinge? Cosa ci facciamo qui? Perché ti sei operata?” continua, incalzandoti.

Stai piangendo sommessamente davanti alla vostra prima vera lite.

Castle non accenna minimamente ad un sorriso o ad uno sguardo di conforto.

Resta lì in piedi, a guardarti dall’alto in basso con gli occhi gonfi ed arrabbiati.

“Io voglio camminare!” riesci a biascicare con la bocca impastata e la vista velata dalle lacrime.

“Ma?” ti incita lui.

“Ho paura di non riuscire...”.

“Non ci hai neanche provato!” urla.

“Si, l’ho fatto! Ci sto provando tutti i giorni!” ribatti furiosa.

Che ne sa lui del dolore che provi. E non solo di quello fisico.

L’umiliazione di non essere autosufficiente non è di per sé abbastanza grave?

“No, hai così paura di fallire che nemmeno ci provi” ti sorprendi del tono dolce con cui lo dice. Si avvicina e si inginocchia davanti a te “Non lo vedi? Hai innalzato un altro muro, Kate. Ti arrendi ancora prima di provarci perchè hai paura di vedere cosa ti aspetta se non riuscirai a camminare. O forse anche se ci riuscirai. Se tornerai a camminare, cosa farai? Supplicherai la Gates di riprenderti? E se non volesse? Faremo davvero gli investigatori privati? E se non ti piacesse? Se non facesse per te?”.

Le sue parole come un balsamo ti stanno alleggerendo il peso che porti da più di un anno.

Dal giorno dell’incidente.

“Credi che io non ci pensi? Se Kate non tornerà mai più a camminare vorrà stare con me o mi incolperà per aver scelto un dannato grattacielo come meta per il nostro appuntamento? Me ne vorrà perché io posso camminare o imparerà ad accettarsi? Se tornerà a camminare mi resterà accanto o vorrà buttarsi tutto alle spalle e dimenticare l’accaduto andando avanti...magari con un altro uomo che non le ricordi ogni giorno quello che ha passato?”.

“Non puoi pensarlo sul serio!” ora che l’hai sentito dalla sua voce l’idea di lasciarlo ti sembra abominevole.

“Kate io ho paura quanto te! Ma non mi arrendo. In quel caffè a New York ho promesso che qualunque altro muro tu avessi innalzato, io l’avrei abbattuto. È così farò nonostante le mie paure”.

“Puoi provare a fare lo stesso?”.

 

 

******

 

 

Vedi l’inquietudine agitarsi nei suoi occhi.

Le stai chiedendo molto, lo sai.

È stato un grande passo avanti quello che ha fatto l’anno scorso accettando di lasciarti entrare nella sua vita.

Ma ora ne deve fare un altro.

Deve accettare sé stessa.

Butterai giù anche quel muro perché lei si merita di essere felice.

E lo meriti anche tu.

Lo abbatterete insieme.

Se te lo permetterà

Rabbrividisci all’idea che dica di no.

Il tuo cuore si dissolverebbe come una bolla di sapone dopo che viene scoppiata.

“Giurami che mi parlerai di qualunque cosa non ti stia bene” ti dice Kate “Giurami che se qualcosa non ti piace me lo dirai. Non lo accetterai solo per farmi stare meglio. Giuramelo o continuerò a sentirmi in colpa per averti costretto a questa vita”.

Ti impegnerai.

Ti impegnerai ogni giorno a dimostrarle che l’ami incondizionatamente.

“Te lo giuro” le dici serio.

Nessuna esitazione nella tua voce.

“Allora posso” lei ti sorride “Posso provare ad abbattere il mio muro nonostante le mie paure”.

 

 

 

Ivi’s corner:

scusate il ritardo, il capitolo era pronto ed era mia intenzione pubblicare domenica.

Poi mi sono ricordata che domenica mi sarei dovuta svegliare alle 5 di mattina per andare ad Innsbruck. Allora mi son detta, pubblico domenica sera quando torno.

Risultato? Sono crollata 5 min dopo aver messo piede in casa.

Ma il viaggio è stato produttivo, sul pullman mi sono letta un libro intero praticamente e ho buttato giù una nuova shottina su Evernote (santa app amica delle scrittrici!!)

Quindi arrivo solo stasera con il twist di pensieri in stile con la ff precedente.

Trovo sia sempre affascinante vedere i due punti di vista e i diversi modi di affrontare la stessa situazione!

 
Fatemi sapere cosa ne pensate!

 
Alla prossima con l’ultimo capitolo! :-**

 

Ivi87

 

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Capitolo 4
*** Caskett ***





# Caskett

 

 

Rientri con le buste della spesa.

Le lasci sul tavolo della cucina prendendo con te solo quel piccolo rettangolo di cioccolata.

Oggi festeggiate i primi sei mesi del vostro nuovo inizio.

Da quando vi siete promessi di abbattere assieme le avversità.

Lei ti sembra più serena e solare.

La vedi impegnarsi sul serio e speri che la riabilitazione cominci a dare i suoi frutti per evitarle di ricadere nello sconforto.

Cosa che comunque impedirai con tutte le tue forze.

Senti la voce di Noël venire dalla palestrina.

La sta incitando come una ragazza pon pon fa con la sua squadra di football.

A sua insaputa Kate lo chiama capo cheerleader.

Un bel passo avanti da quell’odioso svizzero so tutto io.

Quando entri nella palestrina un’ondata di felicità ti invade.

Mai provato niente di così intenso.

 

 

******

 

 

Mentre Noël continua a spronarti, senti la porta di casa chiudersi.

È tornato, finalmente.

Sono dieci minuti che lo aspetti impaziente.

Non puoi cedere. Deve vederti.

Devi resistere.

Quando entra nella stanzetta resta a bocca aperta.

Fino a sei mesi fa l’avresti creduto impossibile.

Ma sei lì.

In piedi. Aggrappata alle parallele con Noël che non ti molla un secondo pronto ad afferrarti al volo.

Ma sei in piedi.

“Pronta?” ti sussurra lui posizionandosi meglio.

Gli fai cenno di sì e poi guardi Rick.

Continui a fissarlo anche mentre fai il tuo primo passo.

Non ti vuoi perdere nemmeno un attimo della sua reazione.

“Oh mio Dio” esclama lasciando cadere quella che ti sembra della cioccolata.

Ti sforzi di muovere anche l’altra gamba compiendo così un secondo passo.

Ma poi è troppo.

Ti accasci e Noël ti prende al volo e ti rimette a terra su i materassini gialli e verdi “Ok campionessa. Per oggi sei stata bravissima così”.

Castle corre da te “Hai camminato!”.

Ti abbraccia forte, tanto che vi sbilanciate e vi ritrovate sdraiati.

Noël si allontana per sistemare il suo borsone, lasciandovi un po’ di privacy.

“Ho camminato” ripeti sia a Rick che a te stessa.

“Lo sapevo che ce l’avresti fatta” ti dice baciandoti il dorso della mano mentre contemplate il soffitto a pancia in su.

“Un piccolo passo per l’umanità...” scherzi voltando la testa verso di lui.

“Un grande passo per noi due” conclude lui voltando la testa verso di te.

 

 

 
FINE

 

 

 

Trying not to give up, but fall is easy. Their words echo in my ears. Trying not to let me down. Their goal is to bring me down.

 

 

 

Ivi’s Corner:

 

Come dicevano i cartoni animati di quando ero piccola io “That’s all folks!”

Che dire, grazie a tutte per il bel viaggio assieme :)

Speriamo che ce ne sia un altro presto, ispirazione e tempo libero permettendo!

Special thanks alla creatrice del banner super Potti magic girl e a Rechi e Sara!

 


Buon fine settimana e soprattutto Buon Natale a tutte voi! :-*

 

 

Ivi87

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