Ritorno di rosa

di Ale_R
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1) Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** 2) Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** 1) Capitolo 1 ***


Sali le scale ad una velocità esagerata e poi iniziai a correre fino al giardino: ero decisamente in ritardo e sapevo che se ci avessi messo un minuto in più forse avrei rischiato di farle arrabbiare, cosa che da qualche mese non stava più succedendo.
Girai l’angolo ed aprii la porta di scatto rischiando quasi di travolgere un bidello che stava lavando a terra.
-       Ehy! Non si corre nei corridoi!-
Non gli detti troppa importanza ed entrai nel giardino: la bibblioteca distava solo più qualche passo.
Feci lo slalom tra gli studenti fermi a fumare e quasi inciampai su uno zaino appoggiato a terra.
-       Scusa!- gridai, ma oramai ero già nella scalinata e quindi sicuramente non mi sentii.
Scesi un gradino si e tre no e non mi sarei stupito se ad un tratto fossi catapultato giù dai gradini, ma fortunatamente ciò non avvenne: arrivai al fondo ed entrai nell’area che era stata dedicata agli armadietti.
Mi bloccai e cercai la chiave nelle tasche della felpa, ma nulla, della giacca, ma ancora nulla. Mi sentivo un idiota, ma dove cavolo avevo messo le chiavi?
Iniziai a perquesire ogni vestito finchè non sentii qualcosa di duro nei pantaloni... la chiave.
Attaccata a questa, di color blu erano incisi sei numeri:
 

194
 
Cercai il mio armadietto e quando lo trovai lo aprii e tirai fuori i miei libri e lo zaino, guardai l’ora e notai che mancavano appena venti minuti alla partenza del treno: dovevo assolutamente non perderlo.
Non avevo assolutamente voglia di perdere quel cavolo di treno, se ciò fosse successo avrei dovuto aspettare minimo altri venti minuti e ciò mi avrebbe dato un gran fastidio, ma non avrei avuto problemi: avrei preso quel treno a costo di capovolgere Torino.
Ripresi la mia corsa e saltai tutti quelli che mi stavano davanti, girai l’angolo e intravvidi le scale...
BAM!!
Ero andato a sbattere contro un altro studente che, come me, sembrava di gran fretta: l’avevo visto all’ultimo secondo e non ero riuscito minimamente a schivarlo.
Mi trovai sbalzato a terra con un gran dolore prima alla testa e poi al sedere.
Aperti gli occhi ripensai al treno che a quel punto potevo considerare perso, era meglio se mi fermavo ad aiutarlo: raccolsi subito libri e quaderni e glieli porsi, appena lo guardai negli occhi rimasi bloccato...
I nostri occhi si incrociarono e sentii dentro me un brivido, a guardar... la capii che anche lei era rimasta sbigottita: da quanto non ci vedevamo? Da quanto non ci incontravamo e scontravamo.
Eravamo lì bloccati da qualche secondo e la situazione stava diventanda imbarazzata, la gente ci passava accanto e stava iniziando a guardarci.
Feci un respiro dentro me e provai a parlare.
-       Ciao...-
Quella parola. Quella semplice parola fu in grado di spezzare quell’attimo che sembrava eterno. Appena parlai fu come se si svegliò, fece una mezza smorfia, rispose un ciao basso e si allontanò verso gli armadietti.
La guardai allontanrsi totalmente immobile per poi salire i primi gradini.

-       Ale! Ale! Non te ne andare, questa è la tua occasione, è l’ora che ne approffiti, quindi non perdere questa cavolo di occasione e provaci... è quello che vuoi, è quello che giusto-
-       È una cosa finita. Una storia passata.
È giusto che vai via, che la lasci stare...-
-       Ma questo non è quello che desideri! È l’ultima tua occassione, probabilmente se la lasci fuggire te ne pentirai per sempre. Per... ogni... singolo... momento... respiro... della... tua... vita!
Ci devi provare.-”
Rimasi sbigottito, ma sapevo quello che dovevo fare...
 
Era ancora lì, indaffarata, con le mani dentro all’armadietto. I suoi respiri erano pesanti, quasi preoccupati, quasi consapevole di quello che stava succedendo.
Rimase ancora lì e, alzando uno specchietto portatile, guardò il suo riflesso all’interno, poi fece un ultimo respiro prima di chiuderlo di scatto.
-       Ehi ciao!-
Mi guardò negli occhi e improvissamente sul suo volto apparì una smorfia di disapprovazione.
-       Nuovamente ciao.-
Mi passò ancora di fianco e poi si avviò verso la biblioteca, le corsi dietro fino a trovarmi davanti a lei.
-       Non sarei mica ancora arrabbiata con me per quella storia?-
-       Ale, per favore, sparisci! Devo andare a studiare.-
-       Rossella... ti chiedo solo un pomeriggio. Una passeggiata per Torino, un giro veloce, poi se vorrai che io sparisca beh- la guardai negli occhi con attenzione e nel frattempo feci un respiro ricco d’attessa e di speranza, - se vorrai questo io cercherò di esaudirti. Per quanto mi sia possibile.-
Non rispose, ma i suoi occhi dicevano si.
 
Il Sole stava scomparendo dietro le colline, Superga dominava su tutta la scena dando alla scena un gusto romantico e nostalgico.
A Ottobre la temperatura non è delle migliori e il Po non aiuta la città, ma una passeggiata sul fiume, con quella luce tendente al rosso, era un qualcosa di obbligatorio.
I piccioni si nutrivano di qualche bricciola dispersa sui Murazzi, certamente un panino di qualche studente o altro cibo buttato dai passanti di Corso Carioli, qualche anatra galleggiava sull’acqua trasparente e sembrava tutto terribilmente bello.
Lì in mezzo c’era tanta gente, ma fra tutti solo due si distinguevano.
-       Quindi frequenti il primo anno di Psicologia?-
-       Più specificamente scienze della mente, non mi sembra per niente male.-
-       È il tuo sogno no? Mi ricordo che ti sei sempre interessata alla psicologia, mentre io proprio la odiavo.-
-       Mi ricordo- sorrise e a sentire quella voce, quella gioia scoppiai a ridere.
-       Ale, ma perché adesso ridi?-
Mi ritrovai corricato a terra, ma in fondo non sapevo nemmeno io la risposta.
La gente iniziò a guardarci incuriositi, come se si domandasse cosa avessero quei due ragazzi per essere così felici.
-       Sai Ross, rido perché non avrei mai pensato che un giorno ti avrei riincontrato proprio dentro a Palazzo Nuovo, ed invece ora sei qui, ma chi l’avrebbe mai detto!-
La guardai sorridendo e notai che improvvisamente si era rattristata.
-       Hai ragione Ale: non l’avrei mai detto.-
Si allontanò a passi pesanri verso corso Vittorio Emanuele II: voleva andare in stazione a prendere il treno, ne ero sicuro.
-       No! Dai fermati, per favore!-
All’improvisso si girò e mi guardò quasi in lacrime.
-       Perché? Perché Ale hai voluto tutto questo?-
-       Tutto questo cosa?-
-       Se non ti avessi conosciuto non avrei mai imparato ad odiarti, ora invece sei la cosa che più detesto, la rovina della mia giovinezza.-
-       Co... cosa?-
-       Mi hai lasciato lì, da sola. Ma te lo sai cosa significa avere sedici anni e trovarsi da soli su un treno che mi porta lontano da quello che fino a quel momento era stato il mio mondo? Ti avevo detto ti amo, ma te invece hai solo e sempre pensato a te, alla tua felicità.-
-       Parli così perché sei arrabbiata.-
-       Parlo così perché quando hai chiuso quella porta mi hai lasciato sul ciglio della strada.-
-       Mi dispiace...-
-       Mi dispiace... Sai solo dire questo?-
Non ebbi la forza di rispondere, di trattenerla... e prima di accorgermene ero solo, con il Sole alle spalle.

 
                                                      E' quasi mattina 
                                      continua a dormire se vuoi
                                            che stare in silenzio ci fa meno mal
                                                            magari torno più tardi
                                                       fuori fa freddo 
                                        ma non tremo per quello 
                                                        fuori fa freddo 
                                       e dentro è inverno. 
                                              E un giorno rinasce 
                                                   mentre siamo impegnati a perderci 
                             sarebbe un peccato restare a guardare 
                                        oggi mi sembra diverso 
                                  il tuo buongiorno, amore, non è lo stesso 
                         ieri era estate ed oggi è inverno 
                                         Fermati un attimo 
                     e dimmi che cosa vuoi fare 
                                           vero che vuoi restare 
                                           e questo tempo difficile va male ma si 
                                    abbiamo ancora tutto da inventare 
                        Guarda che non si cancella una vita cosi 
                                 che te lo dico a fare 
e questo amore impossibile la storia di film 
                                che non ha mai un finale 
è vero che vuoi restare 
                                               è vero che vuoi restare 

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Capitolo 2
*** 2) Capitolo 2 ***


Non ci potevo ancora credere: come poteva aver osato?
Mi voltai dall’altra parte del letto confusa da tutto quel trambusto nella mia testa.
Erano anni che con Ale le cose erano finite; tre lunghissimi anni, ma appena l’avevo rivisto beh... un fuoco si era riacesso in me.
“Non pensavo di esserne ancora così... presa”...
Se avessi detto che rivederlo non mi aveva toccato beh; avrei mentito.
Eppure ne ero scappata appena avevo notato che erano bastati pochi minuti in sua compagnia per dimenticare quei tre anni.
“Non ne posso essere ancora innamorata... no cavolo.”
Mi rivoltai ancora una volta e un’altra ancora; non riuscivo a prendere sonno.
“Stupido bambino”...
Mi alzai con uno scatto e aprii un cassetto che non toccavo da tre anni, mese più o mese meno.
Ne tirai fuori qualche lettera con sopra la sua scrittura, regali... ricordi di noi due...
“Questo me lo ragalò per il mio compleanno, questo invece me lo regalò per quando festeggiammo quattro mesi... e questo invece...” mi fermai con in mano un braccialetto con  attaccato un cuore; ne avevamo uno ciascuno... mi ricordavo ancora quando me l’aveva regalato; fu il giorno più felice della mia vita... avevo amato Ale come poteva amare una ragazza di sedici anni, ma adesso invece? Cosa provavo?
Rileggendo le nostre lettere non potevo fare a meno di esserne emozionata e piangere, ma avevo il pianto facile... questo non significava niente. No?
Mi aveva lasciato con una scusa banale, dicendo che non mi aveva mai amato per davvero lasciandomi distrutta nel mio dolore... pochi mesi dopo se ne pentì, ma non volli tornare da lui... avevo già sofferto troppo...
Mi continuò a scrivere... chiamare... senza ricevere mai una risposta...
Finchè un giorno scomparve... non seppi mai se questo fu una fortuna oppure no...
Mi convinsi di sì, dovevo andare avanti e continuare i miei studi in santa pace e concentrarmi su qualcosa di davvero utile... iniziai a suonare a chitarra, e a ridere, anche se spesso sentivo un vuoto troppo grande.
Ben presto lo dimenticai o almeno così pensavo.
Seppi qualche mese dopo che si era fidanzato... mi turbò ... ma non lo diedi a vedere.
Ma rivederlo lì, dal vivo, davanti a me... era diverso.
Chiusi con uno scatto il casetto e decisi di prendere un bicchiere d’acqua per calmarmi, ma soprattutto perché morivo di sete.
Camminare in giro per quella casa, con la pioggia sulle finestra, mi rendeva triste, ma sapevo bene che era inutile dare la colpa alla pioggia...
“E’ lui che mi rende triste”.
Mi sedetti sul divano e iniziai a guardare all’esterno... cosa dovevo fare?
Avevo voluto chiudere ogni porta con lui, ma il destino ci aveva fatto ritrovare e sembrava volesse ancora giocare con noi, ma cosa volevo io?
Sarei stata bugiarda a dire che lo volevo dimenticare, ma sapevo per certo che era la cosa migliore per entrambi... eppure no... avrei voluto rivederlo, stare con lui, sorridere con lui.
Quel pomeriggio era stato favoloso, era inutile negarlo...
Sembrava che dovevo seguire il destino, forse l’avrei rivisto e allora avrei deciso... eravamo due stelle destinate all’impatto...
Se doveva succedere sarebbe successo, era inutile negarlo... e forse avrei lottato per farlo succedere...
 
Sopra i picchi più alti
tra mille asperità
si specchia il riflesso di antiche civiltà
io mi toglierò il ricordo seguendo il sogno mio
forte come l’oceano e il vento
è questo che sono io
correrò, volerò ed il cielo toccherò
volerò ed il cielo toccherò

 

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