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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Visita a Diagonalley *** Capitolo 2: *** La Bacchetta di Harry *** Capitolo 3: *** Incontro nella Londra Babbana *** Capitolo 4: *** La Famiglia Weasley *** Capitolo 5: *** Sentieri Proibiti - Il Passato che Ritorna I *** Capitolo 6: *** Il processo - La legge contro Arthur Weasley *** Capitolo 7: *** Nel Corpo del Serpente - Parte a (Il Passato che Ritorna II) *** Capitolo 8: *** Nel Corpo del Serpente - Parte b (Il Passato che Ritorna II) *** Capitolo 9: *** Nel Corpo del Serpente - Parte c (Il Passato che Ritorna II) *** Capitolo 10: *** La Bestia che gridò Amore al mondo* - parte a (il passato che ritorna III) *** Capitolo 11: *** La Bestia che gridò Amore al Mondo - parte b (Il Passato che Ritorna III) *** Capitolo 12: *** La Bestia che gridò Amore al mondo - parte c (il passato che ritorna III) *** Capitolo 13: *** Sotto a un cielo color del sangue - parte a (il passato che ritorna IV) *** Capitolo 14: *** Sotto a un cielo color del sangue - parte b (Il passato che ritorna VI) *** Capitolo 15: *** Sotto a un cielo color del sangue - parte c (Il passato che ritorna IV) *** Capitolo 16: *** Discesa nell'Ade - parte a (Il Passato che Ritorna V) *** Capitolo 17: *** Discesa nell'Ade - parte b (il passato che ritorna V) *** Capitolo 18: *** Discesa nell'Ade - parte c (il passato che ritorna V) ***
Note dell'autrice
(aggiornate al 27 ottobre 2007). Se state leggendo questo piccolo
trafiletto, significa che o siete lettori di vecchia data o siete lettori nuovi.
In ogni caso, ho deciso di riprendere Anatema dall'inizio. Ultimamente non sono
una fan-writer molto produttiva; avrei diverse idee per diverse fanfiction ma
tutto rimane bloccato nei recessi della mia mente. Quindi, per poter "curare"
questo mio blocco, ho deciso di tentare di portare avanti (e possibilmente
concludere) questa storia... sia perchè un po' ve lo devo, sia perchè è una
delle prime storie serie su Harry Potter a cui sono molto affezionata. Gli
eventuali commenti che lascerete, sia critici (ma costruttivi ed educati) che
non, saranno largamente apprezzati dal momento che verranno interpretati dalla
sottoscritta come un tentativo di sprono al miglioramento. Concludo, con il
cuore in mano, nella speranza di poter scrivere la parola 'fine' a tutto questo.
Claudia
Capitolo 1
Visita a Diagonalley
Le strade di Diagonalley erano in
fermento. Schiere di ragazzi vocianti camminavano frettolosamente, entrando
dentro i negozi di magia che incorniciavano i bordi delle vie. I genitori
ansimavano al loro seguito e trascinavano con loro i bambini più piccoli per
iniziarli a quel mondo ed a quella atmosfera frenetica propria di quel periodo
dell'anno. Come sempre, anno dopo anno, era di nuovo giunto il tanto
atteso-odiato ritorno a scuola. I ragazzi più grandi camminavano sicuri con un
sorriso spavaldo dipinto sulle labbra; le matricole seguivano meste i genitori
con occhi sgranati per lo stupore e per la paura di perdersi in quelle strade
affollate.
Mentre camminava, avvolta nel suo
mantello nero, pensò con molta nostalgia al suo primo giorno di scuola. Non
riusciva ancora a credere che il suo comportamento era stato esattamente come
quello dei bambini, atterriti, spaesati e paurosi. Ma in fondo, Hogwarts
rappresentava un'incognita per tutte le età. Nei piccoli rappresentava
quell'alone di fascino e mistero che trapelava continuamente dai racconti dei
fratelli più grandi, e nei grandi richiamava dignità, rispetto ed ammirazione.
Sì, perché Hogwarts rimaneva sempre una scuola perfetta, che iniziava i giovani
all'arte magica e permetteva loro di ricoprire cariche importanti al Ministero
della Magia.
Davvero una scuola perfetta,
pensò prima di essere accidentalmente colpita da un ragazzo che per la fretta
non le aveva nemmeno chiesto scusa. Sospirò, capendo benissimo il suo
comportamento e prese a camminare diritto per la strada, cercando di prevedere
le persone che le sarebbero finite addosso. Il suo sguardo, anche se era in
parte oscurato dal cappuccio del suo mantello, scorreva velocemente tutti i
negozi di magia che incontrava lungo il suo cammino. Riconobbe il negozio di
bacchette, di scope e di animali. Non erano cambiati molto dall'ultima volta che
vi aveva messo piede. Ma del resto, a Diagonalley, tutto rimaneva perfettamente
uguale. Difficilmente qualcosa cambiava. Ciò che cambiava erano i volti delle
persone, dei ragazzi, soprattutto, che ogni anno frequentavano Hogwarts.
Abbandonò la propria nostalgia
giovanile, quando vide un edificio che imponente si stagliava in fondo alla
strada che stava percorrendo. Le pietre che formavano e sorreggevano l'edificio
sporgevano fuori e non seguivano alcuna logica di costruzione. Le finestre erano
caratterizzate da grandi archetti più o meno decorati, che colmavano l'edificio
di un'aria ancora più spettrale e, laddove l'edificio mostrava i propri angoli,
enormi gargoyles di pietra si protendevano minacciosi verso la strada. Quella
era la Gringott, la banca di Diagonalley. Leggende, forse, comunque molto vicine
all'essere vere, narravano che la Gringott ospitava tesori di ogni genere nei
propri sotterranei. Tesori immensi, gioielli, e perfino corone che il mondo
aveva creduto per secoli perdute. Un luogo che non poteva essere profanato molto
facilmente. La Gringott era sicuramente il posto più sicuro che esisteva
sull'intero pianeta, e proprio per questo, quelle poche volte in cui era stato
profanato, l'opinione pubblica aveva destato grande preoccupazione. Ma ciò non
succedeva da molti anni, dopo che Voi-sapete-chi era scomparso
definitivamente.
Sorrise alla sua ostinazione di
chiamare Voldermort in quel modo. Per anni aveva smesso di pronunciare quelle
sillabe che molto spesso venivano accompagnate da tremori e brividi
improvvisi.
Suonò il campanello della Gringott,
mostrando un esile mano con dita affusolate. Chi vi entrava per la prima volta
non poteva non essere sorpreso, ed osservò con attenzione i volti di molti
bambini che fissavano il soffitto a bocca spalancata. La volta dell'edificio
mutava forma ad ogni battito di ciglia, mostrando un gioco di luci e di immagini
che solo a Hogwarts era possibile osservare. Ricordava il soffitto della Sala
Grande: ognuno vedeva ciò che il suo animo era propenso a vedere.
Tornando alla Gringott, se in alto
la visione era magnifica, in basso non si poteva dire altrettanto. Ad ogni banco
sedevano piccoli elfi e gnomi, dai panni sporchi, anche se eleganti che
muovevano le mani lunghe e affusolate, guardando con diffidenza ogni persona che
stava loro davanti.
Proprio come stavano osservando lei.
Non aveva mai sopportato quello sguardo untuoso e languido che ogni volta le
veniva rivolto. I piccoli occhi sparuti dello gnomo la osservarono, scrutandola
nel profondo. Sarà il mantello, aveva pensato. In quella banca le persone
vestite di lunghi mantelli neri non andavano molto a genio.
"Camera 317, grazie." Da una tasca
sfilò una chiave dorata, porgendola allo gnomo.
Si scoprì il capo liberando molte
ciocche di capelli che le ricaddero senz'ordine sulle spalle. I suoi occhi
castani fissarono con durezza il piccolo essere, che, avendo riconosciuto la
propria cliente, prese la chiave e la esaminò attentamente. Dopo di che, fece
cenno ad un suo simile di farsi avanti e gli porse la chiave.
"317." Bofonchiò.
Il nuovo arrivato fece cenno alla
donna di seguirlo. Giunti alla piccola carrozza, la donna si sedette mentre lo
gnomo rimise con cura la corda al suo posto.
"Mi tenga questa, prego."
La donna afferrò la piccola lanterna
che emanava una luce tremolante e solo allora notò gli occhi acquosi dell'essere
che la stava accompagnando. Aveva sempre creduto che quella vita non doveva
essere certo una delle migliori. Il fatto era che nessuno la voleva fare, quindi
erano soprattutto gnomi ed elfi che correvano il rischio... anche se, in fondo,
quelle creature erano le più adatte per vivere in certi ambienti. Infatti la
Gringott ospitava i propri tesori nei sotterranei e lì, l'aria non era molto
salutare. Mano a mano che la piccola carrozza strideva sui binari, la donna
osservò le porte di ogni camera. Un groviglio di meccanismi impedivano a
chiunque di penetrarvi. Quando lesse il numero 300 su una porta, capì di essere
quasi giunta a destinazione. La carrozza, così come era partita, si arrestò,
emanando scintille dalle piccole ruote.
"Prego."
Lo gnomo aveva aperto il piccolo
sportello, permettendo alla donna di scendere e di attendere da una parte.
"Mi faccia luce, grazie."
La donna sollevò la lanterna
illuminando la grande serratura della 317. Non aveva mai capito il motivo, ma la
porta della 317 era diversa da tutte le altre. Era dotata di numerosi meccanismi
che presero a scattare nel momento stesso in cui il piccolo gnomo girò la chiave
nella serratura. Per un ultimo secondo, fissò la decorazione della porta che
racchiudeva quelle tre cifre di identificazione ed osservò lo stemma della
famiglia a cui apparteneva.
"Prego, entri. Io l' attendo fuori."
Fece un inchino tanto profondo che
quasi toccò con la testa il pavimento. Le sembrava rivoltoso il modo in cui quegli
esseri sapevano essere tanto viscidi, quando capivano a quale famiglia tu
appartenessi. Osservò la stanza. Molti anni fa avrebbe spalancato occhi e bocca
nel vedere quanto denaro e quanta ricchezza quella stanza contenesse; ma con gli
anni aveva perso completamente l'interesse. Forse era stata viziata, ma comunque
il denaro non era diventato più un problema per lei. In fondo... aveva smesso di
apprezzarlo. Fece un passo in avanti e scrutò con attenzione la stanza. Con la
coda degli occhi vide il piccolo gnomo che la osservava curioso. Bastò un solo
gesto della mano e il piccolo essere si allontanò all'istante.
"Stupidi gnomi."
Prese a cercare con gli occhi ciò
che realmente voleva. In un angolo della stanza un pezzo di stoffa giaceva su
una sedia. Si sorprese di trovare quell'oggetto, apparentemente insignificante,
ma ne fu felice, in quanto era proprio ciò che andava cercando da molto tempo.
Fin dall'inizio non aveva riposto molte speranze nel ritrovarlo. Era convinta
che lui in qualche modo se ne fosse sbarazzato. E invece, per sua fortuna
era rimasto ancora intatto. Posò un lembo di stoffa sopra il proprio braccio e
con grande gioia, vide il proprio arto diventare invisibile. Si, l'ho
trovato... non ci sono dubbi, e sorrise a se stessa. Con un gesto veloce
della mano prese alcune monete e le infilò insieme alla stoffa sotto al proprio
mantello. Quando uscì, lo gnomo si precipitò a chiudere la porta. Tornata nella
sala principale, dopo esser stata salutata da centinaia di riverenze, un piccolo
gnomo, con un grande occhio di vetro si avvicinò alla donna tirandole un lembo
del mantello.
"Buongiorno, signor Wirsung."
"Buongiorno a lei."
La donna sorrise, un sorriso molto
forzato. Le sue mani, poste sotto al mantello, strinsero inconsapevolemente la
stoffa che aveva prelevato dalla 317.
"É venuta a prelevare... immagino."
"Sì, esatto."
Da molto tempo aveva cercato di
essere diffidente con molte persone. In particolare con il Signor Wirsung.
L'aveva conosciuto durante una ricorrenza molto particolare e non le era mai
rimasto molto simpatico. Forse, proprio perché era il direttore della Gringott.
Per questo, in sua presenza e durante le loro brevi conversazioni, cercava di
dare meno spiegazioni possibili.
"La ringrazio per essersi servita da
noi, Signora Malfoy."
"Niente."
La donna non attese che il signor
Wirsung si sollevasse dal proprio inchino e andò diritto verso la porta
principale. Per quel giorno ne aveva avuto abbastanza.
Quando uscì fuori dalla banca, un
rantolo di vento le sollevò il mantello. Osservò con gli occhi il cielo grigio
di Diagonalley, mentre piccoli schizzi d'acqua presero a scendere da quelle nubi
poco rassicuranti. Si portò di nuovo il cappuccio sugli occhi e prese a
camminare nella direzione da cui era venuta. Intanto il resto delle persone,
camminava se non addirittura, correva, cercando un rifugio e un riparo dal
temporale che sembrava imminente. Nel giro di pochi minuti, quelle strade, prima
così affollate, si erano fatte completamente deserte. Alla fine, decise di
accostarsi ad una grande vetrina che offriva un poco di spazio per riparsi dalla
pioggia. Con le spalle al vetro, riuscì comunque a riconoscere il negozio a cui
quella vetrina apparteneva. Decise di entrare, e come di consueto, dalla porta
provenne un dolce tintinnio che richiamò una donna al bancone.
La donna sulle prime non riconobbe
la figura, e per molte volte si sistemò gli occhiali sopra il naso appuntito.
Non era molto alta, ma sicuramente era molto magra. E la tunica nera che
indossava parlava da sola e mostrava a chiare lettere che la proprietaria del
negozio era stata, a suo tempo, un eccellente strega. Quando la cliente si tolse
il cappuccio, la donna occhialuta fece uno dei suoi più larghi sorrisi, mostrando
molte protesi d'argento che sostituivano i suoi denti originali.
"Signorina!"
"Signora Moebius... è un piacere
incontrarla di nuovo."
"Oh, forse mi dovrei correggere."
La donna sorrise e scosse la testa.
"Non si preoccupi, in fondo... a me
va bene anche così."
"Ma che dici mia cara, appartieni
ora ad una grande casata! Devi essere fiera del nome che porti!
Ginevra Weasley Malfoy!"
La donna, leggermente imbarazzata,
fece cenno alla strega di abbassare il tono della voce, e guardandosi intorno
sperò che nessuno l'avesse sentita.
"Non ti preoccupare, qui dentro
siamo solo io e te."
Ginevra osservò gli scaffali del
locale, pieni di pentole magiche e di oggetti dalle forme più svariate. Da
piccola era il suo negozio preferito. Molto spesso i suoi fratelli la prendevano
in giro, in quanto era un negozio da femminucce. Ma in fondo, era una bambina ed
era giusto che fosse così. Ogni volta che varcava la soglia, si sentiva come a
casa. Forse perché aveva preso in simpatia la Signora Moebius, che tutti i suoi
fratelli consideravano come una pazza psicopatica in vena solo di chiacchiere e
quant'altro.
"Sai, Ginevra, fin dal momento che
entrasti in questo negozio mi piacesti subito. Eri una bambina molto sveglia e
non sembravi certo terrorizzata dal pensiero di andare ad Hogwarts..."
"Sì ed ero anche bruttina, per non
dire quasi rachitica."
La vecchia strega sorrise e si
sistemò di nuovo le lenti.
"Piccola mia, le cose piccole e
brutte sono sempre le più affascinanti. A volte vengono lasciate in disparte, ma
hanno sicuramente maggior valore. E tu ne sei un esempio. Quella che i miei
occhi vedono è una bella donna, nel fiore della sua vita. Le persone cambiano
piccola Ginevra."
Piccola Ginevra, ripetè
dentro di sè la donna. Era da molto che le sue orecchie non udivano tale
appellativo.
"Dimmi, bambina mia...Sei felice?"
Ginevra fece un cenno del capo in
segno d'assenso. Sì, era felice. Anche se per avere quella felicità aveva
sacrificato molte cose importanti nella sua vita, prima fra tutte, la sua
famiglia. Sua madre, suo padre e i suoi fratelli. Non li aveva più visti dopo il
suo ultimo anno ad Hogwarts, per il semplice motivo che la loro unica
figlia si era innamorata dell'uomo che mai avrebbe dovuto condividere il
suo letto. Un uomo forte, quanto lo stemma della casata che portava cucito al
petto. Draco Malfoy, indubbiamente, non era l'ideale marito che la signora
Weasley aveva visto per sua figlia. Malvagio, subdolo, sempre pronto ad avere
tutto con ogni mezzo. Ma la vita era sua, le era stato detto. Libera di
sceglierla. E lei lo aveva fatto. Aveva rinunciato a loro, per stare con lui.
A tutti coloro che le domandavano,
con stupore, quali fossero le qualità del marito, lei non rispondeva. E nella
mente di tali persone si alimentava l'immagine che tutti avevano dei Malfoy. Suo
marito aveva delle qualità. Ma era inutile sprecare il fiato con persone che non
le avrebbero mai creduto. Forse era sciocco da parte sua, ma adorava la
malvagità del marito. Ciò non voleva certo dire che l'approvasse. Eppure, quelle
parole velenose che spesso rivolgeva agli altri, l'affascinavano. Il suo modo di
fare, sbrigativo e freddo, l'affascinava. Ma ciò che adorava in lui era la sua
dignità. La dignità con la quale rendeva i Malfoy una delle famiglie più
potenti. La dignità che gli impediva di abbassarsi al livello delle altre
persone. Orgoglio, puro e semplice orgoglio di casta. E solo due volte,
quell'orgoglio era stato messo da parte: il giorno stesso che gli aveva
confessato d'amarla e quando l'aveva sposata.
Le qualità di Draco Malfoy erano
esattamente quelle che facevano di lui un Malfoy. E lei, Ginevra Malfoy,
riservava solo per sè l'immagine del marito quando stava con lei. Draco non era
certo uno dei mariti più affettuosi, ma non le aveva mai fatto mancare niente,
nè amore nè denaro. Era forse l'unica che trattava con rispetto. Era l'unica da
cui poteva essere rimproverato. Era l'unica, che in un certo senso viziava.
"Non deve essere molto semplice
essere una Malfoy..."
La strega prese una bacchetta e con
un breve schiocco, comparvero un servizio da the sul bancone del negozio.
"Basta abituarsi agli sguardi della
gente e convincersi che dietro alle loro reverenze ti temono. Ho capito che
essere una Malfoy, significa non abbassarsi mai al livello di nessuno. Forse,
molta gente ci considera persone tanto potenti quanto malvage. Non credo sia
vero... bisogna solo mandare avanti la tradizione."
La 'tradizione'. Il solo pensiero,
anni fa, l'avrebbe disgustata tanto quanto era disgustoso Malfoy ai suoi occhi.
E non esagerava nel dire che lei, suo marito, l'aveva odiato. Quelle qualità che
amava, un tempo le disprezzava. Forse perché era una Weasley, forse perché era
l'opinione di tutti. Tutte le volte che si incontravano in corridoio volavano
insulti. Erano davvero gli opposti di una stessa medaglia. Ognuno viveva la
propria vita, affrontando come meglio poteva i propri problemi, escludendo a
priori fatti o persone che li circondavano. E, naturalmente, l'ultimo anno era
stato un capovolgimento totale.
"Comunque, a volte potresti mettere
in riga tuo marito."
Ginevra sorseggiò un po' la bevanda
che le era stata offerta, e sorrise. Come se non c'avesse provato.
"Credetemi... cercare di convincerlo
a fare qualcosa che non vuole fare... bhè peggiora la situazione. Si dimostra
ancora più spietato per farmi dispetto."
"É davvero una relazione
interessante la vostra."
Stando accanto ad un Malfoy, Ginevra
aveva notevolmente aperto gli occhi. Era sempre rimasta salda ai suoi principi,
però in parte capiva ed accettava quelli del marito. E, in effetti, la loro
relazione, agli occhi degli altri, era davvero interessante. Due persone tanto
opposte continuavano ad amarsi. A volte nemmeno lei riusciva a crederci e in
passato, sarebbe stata la prima a scartare l'ipotesi di condividere la propria
vita con una persona tanto diversa. Sinceramente, l'amore che univa lei a
Malfoy, non lo capiva. Ma era bello proprio perché irrazionale. E inoltre essere
la moglie di Draco Malfoy aveva i suoi vantaggi. Innanzitutto eludeva le code
nei grandi magazzini, la gente che la vedeva un po' si impauriva e per non fare
torto al marito la lasciava passare. E in tante altre occasioni l'influenza dei
Malfoy sull'opinione pubblica l'aveva notevolmente favorita. Fece una piccola
risata tra sè e sè. La strega Moebius sorrise e posò la propria tazza da the.
"Però sono molto più serena. Ti vedo
davvero felice...l'ultima volta che mi hai fatto visita non sembrava."
Ginevra ricordò la volta in
questione.
"Vede, anche se sono felice, a volte
i piccoli screzi possono comunque nascere. E quella volta cercai di imporre
qualcosa a Draco... ma non ricordo bene cosa."
L'aria pensierosa di Ginevra ed
anche il modo in cui aveva pronunciato tanto familiarmente il nome del marito,
fecero sorridere la vecchia strega. Nessuno aveva mai chiamato per nome
quell'uomo. Oh, qualcuno lo faceva sicuramente. E quel qualcuno era certo
Ginevra Malfoy.
"Sai, quando vidi tuo marito entrare
qui per la prima volta lo considerai un essere ripugnante."
La giovane donna arrossì
vistosamente. A volte si vergognava dei comportamenti passati del marito e
spesso si scusava, anche se lei, in fondo, non c'entrava poi molto. Draco,
certo, non poteva esser considerato un ragazzo 'normale'. Portava sulle proprie
spalle il fardello della famiglia Malfoy. Non lo voleva certo scusare, ma forse
i suoi atti non erano sempre tutti ingiustificati.
"E poi con quell' Harry Potter è
sempre stata guerra aperta."
La presa della tazzina si allentò
per un secondo o due, il suo udito era rimasto comunque sensibile al nome di
Harry.
"Mi spiace che quel caro ragazzo
abbia fatto quella fine..."
Già, pensò tra sè Ginevra.
Harry era morto. O per lo meno, questo lo credevano tutti. A lei, invece,
piaceva sperare il contrario. In fondo, non esistevano prove che portassero alla
conclusione certa della morte. Sembrava che Harry fosse sparito, più che morto.
Si ricordò il giorno in cui aveva letto la notizia sulla Gazzetta del Profeta. O
meglio, era stato Draco a mostrargli l'articolo gettandole il giornale sul
tavolo. Tò, ecco la fine che ha fatto il tuo idolo. Non era stata molto
felice per quella frase detta, e lui lo capì perfettamente dallo sguardo che gli
aveva rivolto. Non chiese scusa, non lo aveva mai fatto, se ne andò
semplicemente, chiudendo la porta. Non pianse, le lacrime giunsero solo qualche
giorno dopo... mentre leggeva le sue riviste, mentre camminava nei corridoi di
quella imponente casa. Aveva fatto di tutto per nascondere quelle lacrime a
Draco, ma sapeva che non c'era completamente riuscita.
"É sempre stata una bella persona,
ho avuto la fortuna di poterla conoscere."
Entrambe annuirono e tornarono alle
loro tazze.
"Dimmi Ginevra, come mai sei da
queste parti?"
La donna sorrise, osservando il
proprio mantello appesso a una parete.
"Sono andata alla Gringott a
prelevare un caro e vecchio ricordo."
Quel pezzo di stoffa che aveva
nascosto dagli occhi curiosi dello gnomo, altri non era che il Mantello
dell'Invisibilità. Il Mantello di Harry Potter. Non voleva specificare quale
fosse il caro e vecchio ricordo, perché avrebbe dovuto raccontare quali fossero
state le circostanze che avevano portato quel mantello nei forzieri della
famiglia Malfoy.
Quel caro e vecchio ricordo concluse
la discussione, in quanto una piccola luce all'interno del negozio materializzò
un elfo, uno dei tanti servitori della famiglia Malfoy. Anche questo piccolo
essere, come pensò poi Ginevra, non era molto differente dagli elfi e dagli
gnomi della Gringott. Prima che l'elfo potesse riportare il messaggio del
padrone, la donna rivolse un sorriso alla strega.
"A quanto pare, mi sono venuti a
cercare. Mi ha fatto molto piacere parlare con lei."
"Anche a me ha fatto piacere
rivederti, Ginevra. Mi raccomando, continua ad essere felice. E non far
arrabbiare tuo marito! Sarebbe capace di rifarsela su tutti noi."
Ginevra rise sommessamente
portandosi la mano alla bocca. La strega Moebius la guardò soddisfatta: era
diventata una vera signora. Pacata, tranquilla e molto intelligente. Molte
persone amavano spettegolare sul fatto che poteva essere lei a consigliare il
marito in ogni questione che lo riguardasse. Anche se Ginevra non condivideva
molto spesso l'ideologia della famiglia a cui apparteneva. Era una donna a cui
tutti portavano rispetto, sia perché moglie di Draco Malfoy, sia perché donna
dotata di grande intelligenza e gentilezza.
Ginevra afferrò il mantello e se lo
avvolse intorno alla sua persona. Salutò la Signora Moebius ed uscì fuori dal
negozio affiancata dal piccolo elfo. L'aria era rarefatta ed umida, ma aveva
smesso di piovere del tutto. Le ultime gocce cadevano dai tetti e dalle grondaie
dei negozi. La donna si inginocchiò all'altezza del suo elfo, causando sgomento
in quest'ultimo.
"Si-signora lei non d-deve..."
"Tranquillo Pluff, mio marito non
c'è."
Per anni, la famiglia Malfoy era
stata servita dagli elfi. Vi era un vera e propria discendenza. Pluff era invece
un elfo che Ginevra aveva raccolto ai margini della strada, offrendogli di
servire lei e la sua famiglia. Il povero elfo aveva subito accettato e da un
anno serviva i suoi padroni, mostrando verso la donna profondo rispetto e
gratitudine. E nei Malfoy vigeva una regola ancora fortemente ancorata. Non
bisognava mai mostrarsi accondiscendenti nei confronti dei servi. Una regola che
Ginevra seguiva molto spesso, essendo una specie di etichetta, una regola che
infrangeva completamente con Pluff.
"I-il padrone l-la vuole su-subito a
casa..."
"Bene, Pluff, dì al signore che devo
andare ancora da una parte."
"Ma, m-ma mi pu-punirà..."
"Digli che se mai dovesse punirti,
potrà scordarsi di trascorrere le notti nel 'mio' letto."
L'elfo annuì, ancora molto timoroso.
Le punizioni di Draco Malfoy erano molto dure e, soprattutto, molto dolorose.
L'elfo scomparve e Ginevra imboccò una piccola strada. Era venuta a Diagonalley
per la Gringott, ma non abbandonava mai quella città senza andare in un posto a
lei molto caro.
Era un luogo
che a prima vista non aveva molto valore. E forse, la sua presenza avrebbe
suscitato un poco di stupore. Si trattava di una piccola pasticceria, nella quale
soleva andare ogni volta che lei e sua madre si recavano a Diagonalley. Lei,
Ginevra Malfoy, ai tempi solo Ginny Weasley, aveva sempre amato quell'edificio.
Non solo per le ottime torte, ma anche per come quella piccola casa appariva.
L'edera rampicante, verde come lo smeraldo, saliva fino alla grondaia e ospitava
moltissimi animaletti, come lucertole e farfalle. Era una piccola costruzione a
mattoni rossi. Un po' come la casa che abitava con la sua famiglia. Forse, era
proprio il genere di casa in cui sognava di abitare con il suo futuro marito. I
mattoni rossi ci sono, pensava. L'unica differenza era che la villa dei Malfoy
era quattro volte più grande di quella casetta, che rispetto alla sua era
davvero misera.
Entrò, cercando di passare inosservata alle molte persone che
attendevano di essere servite. Era rimasta in disparte, per non farsi
riconoscere. Non aveva molta voglia di ascoltare le lamentele di persone che
speravano di vedere messe in atto le proprie opinioni esclusivamente attraverso
di lei. In molti credevano che Ginevra avesse un forte ascendente sul marito e
che, ogni sua parola fosse oro colato. Altro che oro colato. Pensò a Pluff, che
probabilmente aveva riferito il messaggio al marito. Non sarebbe stato molto
contento... ne era sicura. Non amava molto essere contraddetto... anche se era
Ginevra a disubbidire a quelli che lui soleva chiamare "ordini". Rimuginava,
pensando a come affrontare il consorte, quando molti sguardi si fissarono su di
lei.
"Signora
Malfoy sono felice di vederla!"
L'uomo, che
stava servendo una donna grassa, dall'aria molto arcigna, salutò calorosamente
la giovane donna. Ginevra fece un cenno con la mano, come l'etichetta della
famiglia Malfoy imponeva in luoghi pubblici, e rimase in silenzio. L'attenzione
dei presenti si bloccò sulla sua persona. Ginevra si maledì mentalmente. Era
abituata a certi sguardi, in fondo, era la moglie dell'uomo più potente che
tesseva i propri piani alle spalle del Ministero. Giunse alla conclusione che
non era stata buona l'idea di recarsi in quel posto e se Draco l'avesse saputo,
avrebbe privato lei del loro letto. Suo marito non approvava luoghi che lui
definiva di bassa lega sociale. Le riservava sempre ristoranti lussuosi,
degni del nome che portavano. Sì, Draco Malfoy non amava che sua moglie si
mescolasse con persone comuni, plebee. Ma Ginevra era stata una plebea. Non lo
menzionava mai di fronte a lui, ma era vero. Lo era stata. E proprio per questo
rispettava tutte le persone che non appartenevano alla casta. Senza il nome dei
Malfoy che portava appresso, lei stessa era una semplice e comune donna.
"Mi dica,
il Signor Malfoy, come sta? Se ne sentono molte sul suo conto."
L'uomo le
aveva rivolto la domanda in modo naturale, ma il tono impiccione della voce
aveva disgustato un poco Ginevra. Le persone leggevano troppe storielle false, che i
giornalisti amavano scrivere per alzare le vendite dei giornali. Tutti alla
fine, chi più chi meno tendeva a crederci. E odiava che proprio suo marito fosse
sempre al centro della scena. La tranquillità l'amavano tutti, anche i Malfoy.
Il resto dei clienti sembrava molto interessato alla domanda, e alla risposta
che la signora Malfoy avrebbe dato.
"Io sto
meravigliosamente, non si dia troppa pena per me."
Al fianco di
Ginevra, si materializzò Draco Malfoy, che subito ripose la propria bacchetta
sotto al mantello. La moglie fu sorpresa nel vederlo tanto quanto i clienti del
locale. L'esclamazione generale e la faccia paonazza del pasticcere divertirono
molto la signora Malfoy.
"Mi dica,
Signora Malfoy, desiderava?"
La signora
grassa che l'uomo stava servendo protestò e per questo fu scacciata malamente
dal locale. Ginevra non potè non sentire i duri rimproveri che la donna le
aveva rivolto, mentre passava al suo fianco per raggiungere l'uscita. Malfoy,
gente maledetta.
"La signora
Malfoy non desidera niente, stavamo per l'appunto andando."
Draco
l'aveva guardata negli occhi con il suo consueto sguardo di ghiaccio. Uno
sguardo che altri temevano.
"No, se
permetti vorrei prendere una cosa."
Non era
molto facile assistere ad un incontro tra i coniugi Malfoy nel bel mezzo di un
negozio. E il pasticciere si strofinava le mani immaginando i guadagni che
avrebbe incassato. Draco non fu molto felice di essere contraddetto, di fronte a
tutte quelle persone.
"Come vuoi."
"Grazie."
Ginevra
amava sfidare il marito, senza che queste sue piccole sfide
però, potessero ferire il suo orgoglio. E qualora Draco non apparisse
molto contento del suo comportamento, lo ammansiva con un grazie o con una
parola che potesse comunque dimostrare il rispetto che lei aveva per lui. Con
passo deciso si recò di fronte al bancone, mentre tutti i clienti si spostarono
per lasciarla passare. Non aveva mai trattato nessuno con aria di sufficienza,
di superiorità perché sapeva cosa significasse essere maltrattati da chi il
potere lo stringeva nelle mani. Eppure in certe occasioni non poteva farne a
meno.
"Si ricorda
di quei dolci che mia madre è solita comprare?"
"Certo che
li ricordo, sono i Pluff."
Ginevra
sorrise. Cosa che fece arrossire il pasticciere.
"Potrebbe
darmene un po', allora?"
Il
pasticciere annuì imbarazzato, dopo aver notato lo sguardo che Draco Malfoy gli
aveva rivolto in piedi alla porta del suo locale.
"Quant'è?" Domandò Draco avvicinandosi
alla moglie.
"Niente. Lo consideri come un omaggio di
questo negozio."
Ginevra
ringraziò l'uomo e raggiunse il marito, che le aprì la porta. Quando i coniugi
Malfoy divennero due ombre del vetro, l'uomo rilassò i muscoli della faccia e
prese a tirare un sospiro di sollievo. Nessuno, quel giorno, avrebbe parlato dei
Malfoy.
Draco non le rivolse la parola per un
buon quarto d'ora. Ginevra alzò gli occhi al cielo
conoscendo l'abitudine del marito di non parlarle ogni qualvolta che era
arrabbiato con lei. Tutte le persone che avevano nuovamente popolato le strade
di Diagonalley, si voltavano a guardarli, si fermavano e gli facevano spazio se
intralciavano il loro cammino. Tutto ciò era dovuto alla fama che per secoli, la
famiglia storica dei Malfoy si portava dietro. Un bambino aveva urtato Ginevra
mentre stava giocando con altri ragazzi della sua età, ed era stato
frettolosamente richiamato dalla madre che si era inchinata davanti a lei in
segno di scusa. Sì, costatò la donna, ogni volta che suo marito era in giro, la
tensione si tagliava con il coltello.
"Perché non
sei tornata a casa quando te l'ho chiesto?"
Ginevra
osservò le spalle del marito e aveva l'aria di aspettarsi una domanda del genere
da un momento all'altro. Non si era nemmeno fermato, bensì continuava a
camminare indifferente nell'aria fredda della sera.
"Guarda che
io non sono mica Pluff.... non sono un elfo da comandare."
Lui non
rispose e continuò a camminare.
I dolci
Pluff. Forse era stato infantile attribuire ad un elfo il nome di un dolce, ma
l'aveva sempre trovata una cosa simpatica.
"Il tuo
elfo mi ha minacciato di privarmi del letto."
Ginevra usò
violenza per non mettersi a ridere davanti a tutti e cercò di mantenere un certo
contegno anche nel tono della voce. Da come il marito aveva pronunciato l'ultima
frase, la donna capì che non aveva mai picchiato o comunque punito l'elfo
trovatello. Sapeva benissimo che Pluff era l'elfo domestico prediletto della
moglie.
"Ci tenevo
a tornare a comprare quei dolci."
"Quei dolci
sono più importanti di tuo marito?"
Draco si era
voltato verso di lei. Ginevra prese a guardare intorno, osservando sguardi
curiosi su di loro. Sapendo di stare dando un piccolo spettacolo della loro vita
di coppia, si coprì il capo con il cappuccio del proprio mantello. Con quel
gesto, anche Malfoy la imitò frettolosamente rivolgendo un Ehi che avete da
guardare! a tutte persone che erano ferme per strada.
Non si
sapeva molto della vita della famiglia Malfoy. Tutti i giornalisti e i
rotocalchi facevano a gara per apprendere comportamenti anomali da parte dei due
coniugi. E quel piccolo spettacolo che avevano dato nel bel mezzo di Diagonalley
non sarebbe passato inosservato. {DRACO MALFOY geloso dei pasticcini Pluff } già
se lo immaginava il titolo.
"Comunque,
non stiamo tornando a casa." Osservò Ginevra.
"Se vuoi
vai pure, già che ci sono devo passare in un posto."
"No, no...
ti accompagno."
Se fosse
tornata a casa, allora sì che si sarebbe arrabbiato. Era convinta che la mente
del consorte fosse, sotto molti aspetti, molto contorta. Per questa ragione al
Ministero della Magia nessuno lo sapeva prendere per il verso giusto. Lei lo
conosceva e sapeva come comportarsi o difendersi dalla sua lingua lunga e molto
spesso velenosa. Bastava rispondere alle sue provocazioni con
intelligenza. Ma soprattutto non bisognava mai abbassare lo sguardo, anche se
quegli occhi metallici potevano incutere timore. Erano due regole fondamentali
anche per la vita di coppia. Non voleva certo essere l'unica donna per lui, ma
nel caso in cui si fossero seperati, difficilmente Malfoy avrebbe trovato una
donna capace di tenergli testa. E Malfoy si trovava d'accordo. Quindi a modo
loro se la intendevano egregiamente.
Quando il marito si arrestò di fronte a un
negozio, Ginevra storse il naso. Quel locale, in fondo a una delle strade più
sinistre di Diagonalley, non le era mai piaciuto e aveva sempre cercato di
evitarlo anche con i fratelli. Comunque non disse niente, a volte non amava
molto intromettersi nelle decisioni di Draco. Lo seguì chiudendo la porta alle
sue spalle. La stanza principale era buia e le tapparelle delle finestre erano
abbassate e impedivano ai raggi del sole, quasi morenti, di penetrare nel
locale. L'aria aveva un odore fetido e rivoltante, tanto che Ginevra fu
costretta ad avvicinare il bavero del mantello al volto.
"Non ci
metterò molto."
Ringraziando
mentalmente le parole del marito, la donna prese ad osservare gli scaffali
ricolmi di bacchette e cianfrusaglie di vario genere. Tutti oggetti, pensò
Ginevra, che probabilmente non erano mai stati brevettati e accettati dal
G.C.M. ovvero Gran Consiglio dei Maghi, oggetti di contrabbando, insomma.
Sentirono un rumore di passi, fino a quando un vecchio canuto, ma dall'aria
molto sveglia entrò nella stanza, osservando con diffidenza le figure
incappucciate. Ancor prima di riconoscere i loro volti, riconobbe lo stemma
cucito sui loro mantelli.
"Signori
Malfoy..."
Un inchino.
Il centesimo, pensò la donna.
"A cosa
devo l'onore di questa visita?"
"Già a cosa
la dobbiamo?"
Il tono di Ginevra era molto seccato. Non le piaceva quel posto e la sua domanda aveva
pienamente espresso il suo disappunto. Il vecchio la osservò attentamente,
sorridendole in modo scabroso, mostrando una serie di denti marci e fetidi
quanto l'aria del locale.
"Signora
Malfoy, mi lasci dire che lei è sempre stupendamente bella."
"Grazie,
peccato che non possa dire altrettanto di lei."
Sibilando,
si voltò indispettita e prese a roteare un piccolo oggetto esposto su un tavolo.
A volte sapeva comportarsi alla pari del marito. Forse era stata influenzata in
parte dai Malfoy. Di certo non avrebbe potuto far parte di quella famiglia, e
l'esame per essere una Malfoy, a suo tempo, l'aveva pienamente superato.
Deludendo qualcuno, certo. Qualunque cosa facesse, avrebbe sempre deluso
qualcuno. Era inevitabile, visto la vita che si era scelta.
"Sono
venuto a prendere quella cosa." Disse incurante Draco.
Ginevra
posò l'oggetto che teneva in mano, dando vita a un grande tonfo. Segno che si
stava arrabbiando. Draco mosse gli occhi in modo quasi impercettibile e il
vecchio sorrise, un sorriso bavoso.
"Certo,
gliel'ho conservata come mi aveva chiesto."
Ginevra
odiava quando rimaneva all'oscuro di tutto. Odiava quando Draco le
nascondeva qualcosa. Spazientita, si scostò il mantello di dosso e prese ad
esaminare un altro oggetto dalla forma appuntita. Il vecchio tornò nella sala con
una piccola scatola oblunga che aveva l'aria di contenere una bacchetta magica.
Draco sfilò la propria dalla tasca del mantello e la porse al vecchio.
"Tenga
potrà rivenderla a un prezzo molto alto."
Il vecchio
sorrise in modo arcigno e fece lunghi ossequi ai due coniugi. Ginevra abbandonò
il locale senza rispondere al saluto del vecchio gestore e prese a camminare per
strada precedendo il marito. Draco, a pochi centimetri di distanza la osservava
con un'espressione soddisfatta in volto, mentre stringeva sotto il mantello, la
scatola nera. La donna si scontrò con un bambino che stava contemplando una
vetrina.
"Togliti di
mezzo moccioso." Sibilò.
"M-mi
scu-scusi si-signora Ma-Malfoy!"
Draco
contemplò il cielo e bloccò la consorte afferrandole un braccio.
"Basta
camminare, torniamo a casa."
Ginevra afferrò la bacchetta da sotto il
proprio e l'agitò per aria, scomparendo alla vista di Draco. E
dopo qualche secondo che la donna era scomparsa, l'uomo la imitò scomparendo a
sua volta.
Quando si
materializzò nell'immenso salone di casa Malfoy, Ginevra gettò lontano il
mantello, che fu accuratamente preso dagli elfi domestici. Si sedette sul divano
davanti al caminetto e si mise sugli occhi una garza umida che Pluff era solito
preparare apposta per lei. Di lì a pochi secondi, Draco Malfoy varcò la grande
porta del salone, porgendo il proprio mantello ad un elfo domestico. Il fuoco
bruciava nel camino, emanando l'odore acre del pino e della resina e scaldando
molto bene il locale della villa.
Malfoy Manor era una delle più prestigiose. Da
secoli era stata servita da elfi domestici e aveva ospitato per molte
generazioni la casata dei Malfoy. Era circondata per metri e metri da mure
altissime, che si ergevano in cielo e sembravano quasi toccarlo. Ed ad ogni lato
di queste mura c'erano cancelli di ferro battuto finemente decorati . Il
giardino immenso ospitava piante di ogni genere, provenienti da ogni parte:
fiori profumati ma anche piante carnivore. Il retro della villa era adornato da
un piccolo laghetto, uno specchio dall'acqua limpidissima. Non si sapeva con
precisione il motivo, ma tutti in paese credevano che la villa dei Malfoy fosse
tetra e buia, adornata da paludi ed acquitrini. Ma in quelle rare occasioni in
cui i Malfoy davano importanti ricevimenti, tutti gli invitati si ricredevano e
contemplavano le meraviglie che quell'abitazione mostrava loro. Il salone
principale, la stanza più grande di tutta la villa, stava al centro e da essa si
diramavano corridoi su cui affacciavano numerosissime porte. Altri saloni,
chiusi, avevano e avrebbero ospitato importanti ricevimenti che Draco Malfoy
dava per lavoro.
Ed era
proprio il salone principale, dove Draco e Ginevra stavano in quel momento.
"Non ti
interessa sapere cosa ho comprato?"
"No." Ribattè secca la donna.
"Mhm, in
quel negozio non sembrava."
Ginevra
sollevò la garza umida dagli occhi, quanto bastava per vedere il marito, in
piedi davanti a lei. Forse, esisteva ancora qualcosa che non poteva sopportare
in Draco e questo qualcosa era la sua maledetta capacità di capire i suoi
pensieri. Se poi fosse la magia ad aiutarlo... non poteva certo saperlo.
Draco
estrasse, sorridendo, il contenuto della scatola oblunga per far riemergere una
bacchetta, all'apparenza normale. Iniziò a ruotarla tra le dita della sua mano
con aria soddisfatta e compiaciuta. Ginevra osservò quel gesto e più volte
guardò il marito. Aveva intuito che il contenuto di tale scatola era una
bacchetta. Ma non riusciva a capire la ragione per cui suo marito l'aveva
comprata. Non aveva niente di speciale: era nera come ogni bacchetta, non aveva
alcuna forma particolare e sembrava addirittura vecchia e logora.
"Non
capisco perché tu abbia fatto scambio con la tua bacchetta. Era sempre in ottimo
stato e questa non sembra nemmeno funzionare più di tanto."
"Forse non
hai notato questo."
Draco si
avvicinò al divano su cui era seduta la moglie, porgendole la bacchetta in
questione. Quando Ginevra la prese in mano non potè fare a meno di avere una
visione, se visione la si poteva chiamare. Per un attimo fatto di un pugno di
secondi, il volto di Harry le era comparso davanti. Il suo sguardo incredulo
sembrò soddisfare molto Draco, che le fece notare lo stemma argentato all'apice
dell'oggetto magico. Gli occhi color nocciola della donna si spalancarono e presto
Ginevra si ritrovò in piedi faccia a faccia con il proprio consorte mostrando
un'espressione quanto mai allibita e allo stesso tempo spaventata. Aveva
riconosciuto quel "marchio".
La mente della donna andò all'ultimo anno a
Hogwarts quando Harry aveva fatto incidere il segno che aveva sulla fronte sopra
la propria bacchetta. Quell'indelebile saetta che aveva reso Harry Potter una
leggenda vivente. Quella saetta che teneva ben nascosta sotto il proprio ciuffo
di capelli. Un segno che aveva maledetto per sempre la sua esistenza. Harry
aveva sempre detestato quel marchio che era costretto a portare sulla propria
pelle, ma con il tempo, vuoi anche per abitudine, quel segno era diventato quasi
indispensabile per lui. É un modo che mi permette di ricordare chi sono, le
aveva detto. Harry non soffriva di amnesia, no davvero, ma molto spesso perdeva
di vista ciò che per lui era giusto e non giusto fare. E allora quella ferita lo
richiamava indietro, alle sue origini, ai suoi genitori che avevano dato la vita
per lui. Una vita che avrebbe dovuto vivere al meglio anche per loro. Non dovevi
sparire.
"Cosa hai
intenzione di fare con la bacchetta di Harry, eh?"
Ginevra
agitò l'asticella di legno davanti a Draco che non fu per niente scosso dal tono
alterato della moglie. Fece per riprendere la bacchetta, ma la donna gliela
sottrasse alla vista nascondendola dietro alla propria schiena.
"Hai sempre
odiato Harry! Non credo che la bacchetta sia un caro ricordo per te!"
Con un
movimento brusco, Draco afferrò il braccio della moglie ed impugnò nuovamente la
bacchetta senza badare alle proteste della donna.
"Che male
c'è? In fondo oggi hai preso anche tu un caro ricordo?"
Ginevra si
bloccò e fissò con sguardo interrogativo l'uomo biondo di fronte a lei. In
qualche modo anche Draco era venuto a conoscenza del mantello dell'invisibilità
che Harry aveva ereditato dal padre. I suoi occhi si strinsero in due fessure e
la donna, con fare molto adirato, afferrò di nuovo la garza per gli occhi,
lasciandosi andare sul divano.
"Ginevra, io sono il primo che viene
messo al corrente dei prelievi all'interno della Gringott. Oserei dire che sei
stata alquanto sfacciata a non chiedermi permesso alcuno."
"Vattene
via, fino a stasera non voglio nemmeno vederti." Replicò secca lei.
E non stava
scherzando. Quella frase le veniva in mente ogni volta che si arrabbiava con il
proprio consorte. Era un modo come un altro per sfogare i propri sentimenti;
alcune mogli picchiavano, alzavano la voce... lei diceva semplicemente quella
frase gelida per essere capita. E dopo quel vattene via, la giornata proseguiva
di male in peggio, soggetta all'umore nero della padrona di casa. Purtroppo per
Ginevra, quella frase aveva validità solo fino a sera e avrebbe perso la sua
imponenza nel momento in cui i due consorti si fossero coricati nel proprio
letto.
"Come ti
pare."
Malfoy
nascose la bacchetta tra le pieghe del suo vestito e si allontanò a grandi passi
dal divano del salone. Si sarebbe richiuso nel suo studio, come faceva sempre, e
avrebbe scartabellato fino a notte fonda. In quel periodo al Ministero c'era
molto lavoro da fare, e lui, essendo membro del Consiglio, aveva i suoi
grattacapi da affrontare. Quando entrò nel suo studio, una ventata di aria
rarefatta riempì le sue narici. Probabilmente nessuno in quella casa aveva
aperto le finestre e le grandi vetrate che caratterizzavano il locale. Urlò
parole incomprensibili che riecheggiarono in tutta la villa. Pluff, l'elfo
trovatello, tremò accanto alla propria padrona, che scosse la testa. Era sempre
stato così: bastava poco per far saltare i nervi anche all'animo freddo di
Draco. E Ginevra sapeva benissimo che il soggetto di quelle frasi
incomprensibili era proprio lei. Era lei, Ginevra Malfoy, che la mattina apriva
le finestre dello studio del marito e riordinava le scartoffie ammalloppate
sulla grande scrivania di massello. Era la sola che potesse mettere mano nelle
sue cose. Era la sola, in tutta la villa, di cui lui si fidava. Quella mattina
non aveva avuto modo di aprire quella stanza, e il disordine, come il mancato
gesto di mettere in ordine, aveva alterato l'animo del Malfoy.
Draco si gettò
con rabbia sulla grande poltrona dietro alla propria scrivania, imprecando per
tutto il disordine che c'era. Iniziò a far riemergere alcuni fogli del Ministero
che in quel momento gli interessavano e prese a scrivere convulsamente su un
foglio di carta bianco. Il suo lavoro nel Ministero non era molto chiaro. In
pochi sapevano con certezza quali fossero i tipi di affari che il signor Malfoy
era solito trattare. Nolenti o volenti, bisognava comunque ammettere che la sua
presenza era stata di vitale importanza per gli uffici del ministero. Mentre la
sua penna magica aveva iniziato a scrivere, Draco sentì tre leggeri battiti
provenire da dietro la porta del suo studio. Un avanti detto in modo molto
risoluto permise ad una figura di entrarvi dentro.
"Avevi
detto che non mi avresti parlato fino a stasera."
"Devo
chiederti una cosa... quindi ho cambiato idea."
"Bene.
Allora, sentiamo."
Ginevra si
avvicinò lentamente alla scrivania del marito e si mise a sedere su una delle
poltrone riservate agli ospiti, poste di fronte alla scrivania stessa. Lo
sguardo della donna percorse l'intero tavolo sommerso da fogli di svariati
colori e da cartelle più o meno voluminose che contenevano chissà quali
fascicoli. In effetti, il disordine regnava sovrano. Di tanto in tanto, la donna
vedeva emergere penne dorate multicolori, fermacarte di oro massiccio che
tenevano fermi fogli e pezzi di carta vari. Non una foto... quando Ginevra era
ancora un componente effettivo della sua famiglia, ricordava la scrivania del
padre piena zeppa di cornici con le foto della madre e dei suoi figli. Era
felicissima che suo padre tenesse una foto con esclusivamente lei sopra, la
faceva sentire importante quando il signor Weasley la mostrava ai propri
colleghi. Invece sulla scrivania di Draco non c'era nessuna foto e Draco stesso
le aveva spiegato il motivo. Quando si mostrava al pubblico o di fronte a
qualche persona altolocata, voleva mantenere l'alone di malvagità e di freddezza
che distingueva i membri della famiglia Malfoy. Le foto erano puri
sentimentalismi. L'unica eccezione era forse il ritratto del padre, che
ricopriva un'intera parete dello studio. Non apprezzava molto quel quadro, tutte
le volte che entrava in quella stanza aveva l'impressione di essere
constantemente osservata da due occhi scrutatori... fatto molto possibile
considerando che a Hogwarts i quadri aveva un vita tutta loro. Era rassegnata,
sapeva benissimo che non avrebbe mai visto nemmeno una sua foto in quella
stanza. Comunque...non credeva che il suo hobby mattutino di riassettare tutto
fosse così importante. Sospirando, sprofondò nella soffice poltrona di pelle
nera, stendendo i propri bracci sui larghi braccioli.
"Voglio
sapere solo perché."
"Potrei
chiedertelo anch'io il perché."
"L'ho fatto
esclusivamente perché Harry era mio amico o comunque una persona a cui ho sempre
tenuto molto. Però, certo... il mio perché è molto diverso dal tuo... potrei
dire ad altri tutte cose su di te che non sono assolutamente vere, ma non potrei
mai convincerli a credere che eri un amico di Potter, o no?"
"Giusto." Convenne Draco.
"Bene,
allora voglio sapere!"
Draco posò
la penna magica ed incrociò le dita della mano di fronte al volto. Il ghigno
spiegato sulle sue labbra stava iniziando ad alterare l'animo di Ginevra. Non
la stava prendendo sul serio, evidentemente. Oppure si stava divertendo alle sue
spalle. Molto probabile.
"Draco
Malfoy vedi di non farmi perdere la pazienza!"
Si alzò di
scatto sbattendo le mani sulla scrivania del marito, che ora fissava con sguardo
adirato. Nessuno ebbe modo di aggiungere qualcosa, in quanto il maggiordomo
della casa bussò alla porta dello studio.
"Vossignoria vogliano scusarmi. Il signor Kyler attende di essere ricevuto."
"Fallo
entrare." Rispose Draco, udendo il nome del nuovo ospite.
Ginevra
distese le braccia lungo il corpo e sospirò. La loro discussione era stata
interrotta ed avrebbe dovuto aspettare chissà quando per avere una risposta. Sempre
ammesso che Draco gliela concedesse. Guardò velocemente il consorte con lo
sguardo di chi pretende subito una cosa e prese a camminare verso la porta. Fece
per aprirla, ma il signor Kyler la precedette scontrandosi con lei.
"Le porgo
le mie scuse Signora Malfoy."
"Niente
signor Kyler, davvero." Rispose Ginevra senza molto entusiasmo.
L'uomo si inchinò afferrando una mano
della donna e la portò alle labbra, stampando su
quella pelle delicata un leggero bacio.
"Lei è
sempre più bella. Suo marito non me ne voglia."
Ginevra
arrossì leggermente e ritrasse la mano velocemente. Si voltò verso il marito e
disse un gelido, ne parliamo dopo. E poi scomparve, dietro alla grande porta
dello studio, lasciando i due uomini completamente soli.
"Prego, si
accomodi."
"Lasciamo
stare le formalità Draco."
L'uomo si mise a sedere nella poltrona
che aveva ospitato la padrona di casa.
"Va bene,
allora... Thomas, come mai da queste parti?"
Thomas Kyler
era stato a suo tempo uno studente di Serpeverde, coetaneo di Draco Malfoy. Si
trasferì ad Hogwarts il penultimo anno e si diplomò con voti eccellenti. Thomas non
sembrava essere un'anima malvagia come tutti coloro che appartenevano a
Serpeverde, era riservato, educato e molto bravo negli studi. Proprio per questo
motivo, si era a lungo pensato che il Cappello Parlante, avesse, dopo secoli,
sbagliato. Thomas non rispondeva a quei requisiti, ma forse, il solo fatto che
parlasse volentieri con quelli di Serpeverde, lo rendeva degno di essere uno di
loro. Thomas aveva stretto anche molte amicizie in altre case, guadagnandosi
anche la fiducia di Harry e di Draco. Un personaggio ambivalente insomma. Cosa
poi realmente pensasse nessuno l'aveva mai saputo. Anche Ginevra aveva avuto
modo di conoscerlo. Forse era l'unico amico che aveva, che apparteneva alla Casa
di Piton. In quegli anni, ad Hogwarts era girata anche voce di una loro
relazione, ma poi gli eventi che portarono una Weasley a fidanzarsi con un
Malfoy seppellirono quelle voci di corridoio.
Ma in effetti qualcosa c'era
stato, ripensò Ginevra, camminando verso la propria camera da letto. Un bacio,
un semplice bacio. Un semplice incontro tra labbra. Nient'altro. Oh, Draco non
lo sapeva. Ma in fondo non c'era niente di male a parlarne. Il tutto era
successo prima che lei incontrasse Draco nel senso romantico del
termine.
"Avevo
voglia di rivedere il famigerato Malfoy."
Draco
incrinò le labbra.
"O
piuttosto sua moglie."
Thomas
sorrise, poggiando la schiena allo schienale della poltrona.
"Quindi lo
sapevi?"
"Che tu e
Ginevra avevate una relazione ad Hogwarts? Certo."
"Relazione è un termine troppo... grande. Io e Ginny ci siamo limitati a un
bacio."
All'udire
l'appellativo Ginny, Draco aggrottò le sopracciglia. Era una situazione molto
fastidiosa, quella che stava vivendo. Coloro che chiamavano sua moglie Ginny
erano persone molto strette come parenti o amici. Anche se ad Hogwarts
la maggior parte delle persone la conosceva con quel nome, in pochi ormai lo
usavano. Anche lui, raramente la chiamava in quel modo. Più che altro perché
sapeva che la cosa poteva richiamarle alla mente la sua famiglia e i suoi amici.
Ed ora, sentire quel nome da un mezzo estraneo lo infastidiva. Lui l'aveva
chiamata Ginevra, mentre Thomas Ginny. Sembrava che quest'ultimo fosse più
vicino alla donna rispetto a suo marito.
"Sai, credo
che quell'anno... se le cose fossero andate diversamente, Ginny sarebbe stata
con me."
"Sei
davvero venuto per dirmi questo?"
"No, volevo
solo sapere se l'avevi trovata."
"Certo che
l'ho trovata."
Draco
estrasse dal cassetto della sua scrivania la bacchetta che qualche minuto prima
aveva mostrato a Ginevra. Gli occhi grigi di Thomas si illuminarono,
accompagnati da un largo sorriso che pian piano scoprì i suoi denti color
porcellana. Draco sorrise a sua volta riponendo l'oggetto laddove l'aveva
preso.
"Preferirei
che rimanesse nel cassetto della mia scrivania."
"Bene,
allora la mia visita è finita. Sicuramente avrai molto da fare."
"Sì."
Thomas si
alzò e porse la mano a Malfoy che senza concedergli molta soddisfazione rimase
seduto alla sua scrivania.
"Salutami
Ginny, ci conto."
"Senz'altro." Rispose freddo.
Draco
afferrò un piccolo campanello dorato e prese a scuoterlo lentamente; di lì a
pochi secondi la sagoma del maggiordomo piombò nel suo studio.
"Porta il
signor Kyler all'ingresso."
"Signore..."
Quando la
porta si chiuse, Draco ascoltò i rumori dei loro passi scendere l'ampia rampa di
scale, fino a svanire completamente. Un leggero tonfo permise a Draco di capire
che il portone principale era stato chiuso e che quindi Kyler stava abbandonando
la sua abitazione. Estrasse nuovamente la bacchetta e la contemplò con
attenzione, girandola più volte soffermandosi sempre sul segno a forma di
saetta. Si scostò dalla scrivania, avvicinandosi alla libreria proprio dietro
alle sua spalle. Sollevò la mano e un piccolo cassetto, che prima del suo gesto
non esisteva, si aprì. Vi ripose la bacchetta e lo fece scomparire.
"Cosa stai
facendo?"
Si voltò di
scatto e vide che, seminascosta dalla porta, Ginevra lo stava osservando. Stava
indossando la propria veste da notte, di quel colore azzurro che lei aveva
sempre adorato. I capelli, mossi, le ricadevano sulle spalle e le coprivano le
braccia tanto erano folti. Non aveva le pantafole, era scalza. Sua moglie adorava
camminare per casa con la veste da camera e senza pantofole. Era confortevole,
ma soprattutto una tradizione che le piaceva osservare. Quando erano soli a
cena, lui e lei, era solita mettersi un tale abbigliamento. E a Draco non
dispiaceva. Anzi, vestendosi in quel modo, Ginevra rendeva quella villa, una
casa. Era piacevole per entrambi quell'intimità che rimaneva tra quelle quattro
mura, sconosciuta al mondo. Fuori, erano dei personaggi pubblici, vestiti dei
loro mantelli su cui spiccava lo stemma della loro famiglia. Dentro, erano delle
persone normali, che vestivano abiti normali e che assaporavano la loro normale
intimità.
"La cena è
pronta!"
Draco guardò
la moglie con diffidenza. Era convinto che la donna volesse chiederle subito
della bacchetta, mentre invece, in quel momento, sembrava completamente
disinteressata e dimentica di tutto. A piccoli passi, Ginevra raggiunse il
marito dietro alla scrivania e gli prese il volto tra le mani. Gli occhi grigi
di Malfoy la guardarono perplessi. La donna sorrise.
"Su,
andiamo... io ho fame!"
"Ma..."
"Mica
vorrai lavorare fino a notte fonda?"
"No... non
credo..."
"Bene,
allora cosa aspetti?"
Ginevra
strattonò la manica del marito. Draco si alzò e abbandonò la stanza con la donna
al suo fianco che lo trascinava verso la sala da pranzo. Quel repentino cambio
di umore non era casuale, o almeno questo era quello che credeva Draco. Essendo
di natura molto diffidente, pensò all'inganno che sua moglie avrebbe potuto
organizzare per estorcergli ciò che voleva sapere riguardo alla bacchetta.
Abbassò
di colpo lo sguardo, sentendo il suo viso infiammarsi poco a poco.
Non le
era mai capitato di provare vergogna, o quanto meno disagio con la sua famiglia.
Si, quella che stava vivendo era una situazione completamente anomala...
Certo,
avrebbe voluto evitare lo scontro diretto, ma quando si prendono grandi
decisioni, si pagano anche grandi conseguenze.
"Non so
più cosa fare con te! No, a questo punto... dimmelo."
Serrò
ancora più fortemente gli occhi, come se si aspettasse uno schiaffo di lì a
pochi minuti. La voce calma della madre nascondeva solo un millesimo della
rabbia che aveva in corpo. E come biasimarla? Come? Se aveva una figlia come
lei.
Teneva
gli occhi stretti, vuoi per codardia, vuoi per tutto.
"Tuo
padre non lo sa ancora, tantomeno i tuoi fratelli! Hai almeno una mezza idea di
come fare a dirglielo?"
"Pensavo
che avresti potuto farlo tu al mio posto..." disse remissiva.
"Eh, no
tesoro! Dimmi solo un motivo per cui dovrei fare una cosa del genere?
Specialmente se non la condivido!"
"Perché
sono tua figlia?"
Sua madre
rimase in silenzio, si tolse gli occhiali da lettura e prese a strofinarsi gli
occhi lentamente. Nel camino il fuoco scoppiettava allegro, disseminando cenere
sempre ardente sul pavimento di coccio.
"Ginny...
sai benissimo che io dovrei essere la prima ad arrabbiarmi... e sono arrabbiata,
beninteso. E anche molto."
La
ragazzina osservò la madre intimorita, stringendo con le mani i braccioli della
poltrona su cui era seduta.
"... e
sai benissimo che tuo padre non avrà il mio stesso comportamento quando verrà a
sapere quello che mi hai detto."
Ginny
annuì mestamente.
La
signora Weasley sospirò, inforcando di nuovo gli occhiali sul naso.
"Non c'è
modo per farti cambiare idea?"
La figlia
scosse la testa vigorosamente. Un gesto che, alla donna, sembrò molto
deciso.
"Allora
sarai tu a dirlo a tuo padre."
Ginny
sobbalzo sulla sedia, sconcertata e amareggiata, guardando la madre con sguardo
supplichevole.
"La mia
non vuole essere una punizione. Ma quando prendi una decisione devi affrontarne
le conseguenze. E non sei più una bambina, Ginevra Weasley."
Ginny
rabbrividì nel sentire il suo nome scandito dal tono duro della madre.
"Merlino Ginny, ma hai idea di cosa
stai combinando?"
Avrebbe
voluto darle una risposta raggiante, farle capire che lei, a suo modo, era
felice. Voleva rassicurarla, perché non aveva modo di preoccuparsi per lei e
dirle che, sì, avrebbe affrontato suo padre, ma non le disse niente, chiusa
nella sua ostinazione.
Si svegliò
di colpo, afferrando le lenzuola nere con la stretta poderosa delle proprie
mani. Nel silenzio della stanza sentì il suo respiro affannato e quello di
Draco, che sapeva dormire al suo fianco. Non c'era alcun tipo di luce che
filtrasse nella camera, in quanto Malfoy odiava la luminosità in qualsiasi sua
forma. Si riassettò con gesto meccanico i lunghi capelli dietro alla schiena,
sentendo il sudore imperlarle i polpastrelli delle dita. Gettò un piccolo
incantesimo sulla sveglia del comodino con il quale potè leggere il numero
quattro sul quadrante dell'oggetto.
Aveva di
nuovo sognato di quella volta, sognato di sua madre. Era da molto tempo che non
le capitava un fatto del genere, ma forse, come pensò in seguito, era una
normale conseguenza dell'essersi recata a Diagonalley, rinvangando tutti gli
eventi del passato. Un sorriso amaro si dispiegò sulle sue labbra: non sarebbe
stata nemmeno l'ultima volta.
"Che c'è?
Perché sei seduta?"
La voce
impastata di Draco la riscosse dai suoi pensieri.
"Niente,
niente... dormi pure. Ho fatto solo un brutto sogno, tutto qua."
Tirò a sè le coperte, gettandosi
all'indietro con tutto il peso del corpo. Si portò le lenzuola fin sotto alla
gola e chiuse gli occhi sperando di non riprendere il sogno dal punto in cui si
era svegliata. Ma dentro di lei, confidava poco nella benevolenza del Signore e
si preparò a trascorrere insonne il resto della notte. Immobile, sentì il letto
muoversi dalla parte di Draco, mentre parte delle lenzuola la lasciarono
scoperta come se trascinate via. Di lì a pochi secondi, una luce sul comodino di Malfoy si accese. Ginevra chiuse gli occhi in
due fessure, come feriti da quella luce improvvisa. La figura del marito oscurò
in parte la palla luminiscente della lampadina, permettendo alla donna di aprire
gli occhi.
"Che
c'è?" Domandò Draco deciso.
"Che c'è
cosa?"
Chiese
Ginevra incuriosita. Molto spesso le domande di Draco si riduciavano a due
sillabe, e la cosa a volte infastidiva Ginevra. Osservò l'espressione glaciale
del marito che, a prima vista, non sembrava mostrare alcun tipo di
preoccupazione. Quando mai è successo? aveva pensato.
"Che genere
di brutto sogno?"
Chiese con
tono asettico. Ginevra voltò il capo dalla parte opposta e si girò, con il
ventre pressato sul materasso, e lo sguardo sprofondato nei cuscini. Non aveva
voglia di parlare a Draco di sua madre, non lo aveva mai fatto e non intendeva
iniziare simili discussioni, sapendo inoltre che tali discussioni tendenvano ad
innervosirlo.
"Niente di
speciale. Nemmeno lo ricordo. E ora potresti dormire? Domani non devi andare
forse al Ministero?"
"Sì." Rispose
Malfoy poco convinto dalle parole della donna.
Non lo guardava negli occhi e
questo Malfoy l'aveva notato. Succedeva sempre così quando Ginevra voleva
evitare argomenti che non le andavano a genio o che non voleva far sapere. E
costringerla a parlare era del tutto inutile, visto che era capace di
arrabbiarsi molto facilmente, tenere il broncio per un giorno intero ed alzare
la voce anche con lui. Fece spallucce e spense la luce,
rigettando la stanza nel buio.
**
"Queste
sono le pratiche di stamani, signore. Il profitto mensile del Ministero è
aumentato secondo le nostre aspettative, mentre i bilanci della settimana sono
positivi."
Johannes
Rhine, sottosegretario del Ministero, porse i fascicoli economici sulla
scrivania di Draco Malfoy. Squadrò il proprio superiore con aria da
intellettuale, calcando il gesto di sistemarsi gli occhiali sul naso. Malfoy non
lo degnò di uno sguardo e gettò le carte in un angolo della propria scrivania.
Si tolse gli occhiali da lettura e solo allora fissò Rhine con sguardo
truce.
"Non è
abbastanza. Mi aspettavo un trenta per cento in più rispetto al mese scorso. Per
quale motivo il profitto di ora è così basso?"
Rhine lo
guardò di traverso, stupito dal fatto che i risultati non lo avessero
soddisfatto. Osservò l'uomo biondo di fronte a lui, seduto su una comoda
poltrona di pelle nera. Represse una stizza d'odio nei confronti di Malfoy,
stringendo i pugni lungo i fianchi. Il solo pensiero che ci fosse Malfoy e non
lui dietro al Ministero lo rendeva furioso e non solo per quello, ma anche per
il fatto che fin da giovani quell'uomo, il pupillo dei Malfoy, lo aveva sempre
superato in tutto, con o senza raccomandazioni. E la loro posizione politica ne
era un esempio ecclatante. Potere, denaro, autorità ai massimi livelli. Tutto
nelle mani di un unico individuo. Draco Malfoy. Non aveva mai avuto un
intelligenza straordinaria... no, sotto quel frangente lui, Johannes Rhine, lo
superava di molto; ma quello che Draco possedeva, lui non l'aveva: una famiglia
marchiata con il nome dei Malfoy e un padre che a suo tempo era stato un
Mangiamorte alle dipendenze di Voldermort. Ma ciò che più odiava in lui era la
capacità di accattivarsi ogni persona che contasse qualcosa. Come un ragno
intrappola un mosca, così Draco ammaliava tutti coloro che entravano nel suo
raggio d'azione. Perfino il Ministro della Magia aveva una fiducia inestimabile
nei suoi confronti.
Detestabile.
"Non saprei
cosa di dirle."
Disse
aspro.
"Non sapete
mai cosa dirmi, voi altri. Osannate la vostra intelligenza a livelli indicibili
e non sapete mai spiegarmi niente. Io sono uno stupido e voglio delle
spiegazioni che, guarda caso, i cervelloni non mi sanno dare. Ironico non
trovi?"
Rhine
incassò il colpo, rimanendo in silenzio, ma incrementando l'odio nei confronti
del suo principale. Sarcasmo o ironia, Draco Malfoy se la poteva permettere,
solo per il fatto che stava seduto sopra quella poltrona, dietro quella
scrivania.
Draco
congiunse le mani, poggiando i gomiti sulla propria scrivania di mogano
orientale, ghignando soddisfatto per l'espressione dipinta sul volto di Rhine.
Johannes Rhine, uno dei tanti pupazzi che manipolava a suo piacimento e che
aspirava, secondo il suo curriculum, a ben altre posizioni... come la sua ad
esempio. Eppure lo vedeva come un essere insignificante che arrancava ogni volta
per raggiungerlo.
"Vogliamo
provarci di nuovo, signor Rhine? So bene che può arrivare a molto meglio."
"Come
vuole, tornerò domani con nuovi profitti."
"Bene. E
ora se non le dispiace..."
Draco
estrasse dei fogli ingialliti dal cassetto della scrivania e notando Rhine
sempre nella sua identica posizione, lo squadrò infastidito.
"Signor
Rhine."
Come
riavutosi in quel momento, il sottosegretario incespicò nei suoi stessi piedi e
con difficoltà scomparve dietro alla porta dell'ufficio. Draco scosse il capo,
sibilando un imbecille a denti stretti. Da quando aveva preso le redini del
Ministero, era circondato da persone stupide e non abbastanza qualificate e
degne per lavorare alle sue dipendenze. Le persone di fiducia si potevano
contare sulle dita delle mani, in quanto erano molto poche. Ognuno, come lui del
resto, veniva al lavoro con l'unico scopo di guadagnarci qualcosa da quella
giornata noiosa passata a scartabellare chissà quanti fogli. Tutti pensavano al
proprio interesse personale. E questo aveva portato il Ministero ad essere
riconosciuto con la fama che si portava appresso.
Nello stesso
momento in cui iniziò a leggere i documenti che teneva in mano, una sagoma
parecchio estesa comparve dietro alla porta a vetri del suo ufficio. Qualche
secondo dopo potè riconoscere il suono di un pugno che batteva sulla superficie
legnosa e una voce insistente che voleva essere ricevuta.
"Avanti!"
Sibilò
scocciato per l'ennesima interruzione. Una donna grassa, sulla sessantina, entrò
sicura nell'ufficio, raggiungendo la scrivania del proprio principale.
Dall'espressione bisunta che aveva sotto le lenti degli occhiali, Draco comprese
che Mrs. Purple non era una donna da poter facilmente intimorire. Da quel che ne
sapeva, quella donna divenuta grassa con la vecchiaia, aveva assistinto nella
sua vita ad innumerevoli scontri tra maghi e streghe di primo livello,
partecipato alle guerre contro Voldermort e solo con l'età le era stato concesso
di vivere tranquillamente con un modesto lavoro di segretaria. Altro non sapeva,
e nemmeno ci teneva a saperlo.
"Dica
signorina Purple..."
"Il
Responsabile del Reparto Dismessi & Rimessi mi ha chiesto di consegnarle
questa."
Draco
afferrò la lettera che le mani grassocce di Mrs. Purple gli avevano messo
davanti.
"Una
lettera di dimissioni?"
"Pare che
le dimissioni siano state richieste dal signor Arthur Weasley del reparto
Manufatti Babbani."
"Arthur
Weasley?"
La donna
osservò Malfoy con gli occhi di chi sapeva. Mentre Draco strappava il sigillo
rosso con cui era stata chiusa la lettera, Mrs Purple lo precedette sul
contenuto di essa.
"Gira voce
che il signor Weasley sia entrato in possesso di un manufatto babbano senza
l'esplicito consenso. Un manufatto che potrebbe essere molto pericoloso se
lasciato in mani poco sicure... lei capisce cosa intendo, Signor Malfoy."
"Sì, certo che sì."
"Non so
cosa tratti principalmente l'oggetto, ma il signor Weasley è stato chiamato a
dimettersi."
"Per quando
devono essere firmate le dimissioni?"
"Entro oggi
pomeriggio alle quattro, signore. Buona giornata, signore."
Mrs Purple
diede le spalle a Malfoy congedandosi in modo frettoloso. Draco fissò il foglio
dove a chiare lettere veniva pregata la sua firma per rendere effettivo il
rilascio del dipendente. Si passò una mano tra i capelli e si dondolò un poco
nella poltrona di pelle. Sapeva che suo suocero era sempre stato un uomo
strambo, con la fissa per gli oggetti Babbani, ma mai lo avrebbe creduto così
stupito. Non gli serviva certo Ginevra per sapere in quali ristrettezze
economiche riversasse la famiglia Weasley; con quelle dimissioni, Weasley
sarebbe rimasto un disoccupato e difficilmente avrebbe trovato di nuovo impiego
al Ministero.
**
"Si-signora
per carità! N-non lo fac-cia!"
Il piccolo
elfo Pluff stava seguendo la sua padrona nei lunghi corridoi di villa Malfoy.
Ginevra aveva indossato il lungo mantello nero e si stava recando verso il
portone principale, intenta ad uscire. Con le grida di Pluff, subentrarono altri
elfi domestici che, vedendo la donna, sembrarono impallidire e si agitarono più
del solito. Ginevra si bloccò, mentre tre elfi le si erano parati davanti con
sguardi preoccupati e anche minacciosi.
"Lasciatemi
passare!"
"Non
possiamo, abbiamo precisi ordini da rispettare."
"Ordini?"
"Il Signor
Malfoy ci ha comandato di impedirle di uscire di casa."
Ginevra
contenne un moto di stizza.
"Accidenti!
Anch'io sono la vostra padrona! Lasciatemi passare!"
Gli elfi si
guardarono titubanti, mentre Ginevra li sorpassò a passo svelto. Questi,
riavutisi, le corsero dietro. Le loro voci supplichevoli infastidirono non poco
la donna.
"E
sentiamo, perché diavolo dovrei rimanere a casa?"
Gli elfi si
guardarono ad uno ad uno e poi annuirono all'unisono. Il più anziano, cioè
l'elfo che per più anni aveva servito i Malfoy, fece un passo in avanti,
strascicando la gamba a fatica.
"Ci è stato
riferito che sua Signoria non ha dormito stanotte. Pertanto il Padrone non vuole
che lei si affatichi."
Ginevra li
guardò basita.
"Ma quando
mai si è sentito? Nemmeno quando avevo la febbre a quaranta mi è stato imposto
una tale reclusione."
Detto
questo, affrettò il passo verso l'ingresso. L'atrio prese a risuonare dei suoi
passi.
"Pa-padrona... il Pa-padrone ci punirà!"
"Non finché
vivrò io in questa casa."
E così
scomparve, mentre le parole magiche da essa gridate risuonavano nell'atrio come
l'eco in una valle.
**
La
sensazione di stizza contro Draco stava lentamente scemando, mentre entrava in
un locale più o meno affollato della Londra babbana. L'unico motivo che l'aveva
spinta ad uscire dal Mondo Magico era quello di infastidire il consorte,
che non tollerava i suoi comportamenti, definiti da lui stesso, infantili. Era
un modo come un altro per avere piccole ma soddisfacenti vendette. Solo in quel
momento però, la parte razionale del suo essere stava prendendo in seria
considerazione l'idea di andarsene. Non che fosse pericoloso, ma molto spesso
era da incoscenti riversarsi nelle strade babbane senza un apparente scopo.
Inoltre era vietato fare uso della magia al di fuori del suo mondo, per tanto
avrebbe dovuto controllare la sua stretta al manico della bacchetta. Si tolse il
lungo mantello per cercare di evitare su di sè gli sguardi curiosi della gente,
e si sedette a un tavolo, quasi in fondo al locale.
Un cameriere
dall'aria molto composta venne per chiedere la sua ordinazione, per poi
scomparire tra la folla del locale.
Il Mondo
Babbano.
Essendo un
membro effettivo della famiglia Malfoy, non si era più recata a Londra; perché
essere una Malfoy era sinonimo di anti-babbano o quant'altro. Strizzò gli occhi
come per rinvangare un passato non molto lontano, quando lei, Ginny Weasley,
ancora studentessa ad Hogwarts, aveva visitato Londra insieme ai fratelli dietro
l'attenta guida del signor Arthur Weasley. Fece un mezzo sorriso ricordando la
scena. Fin da piccoli loro padre aveva insinuato in loro una profonda simpatia
per il mondo parallelo. E il solo fatto che laggiù la magia era solo considerata
come uno strumento di spettacolo, rendeva la cosa ancora più interessante ai
suoi occhi. Non solo i babbani non la prendevano in considerazione, ma nemmeno
ne conoscevano i grandi vantaggi.
Il cameriere
tornò con una tazza fumante colma di cioccolata.
"Grazie."
Ecco, anche
quello sarebbe stato un grande vantaggio.
A
Diagonalley, come in qualsiasi luogo magico, le bevande venivano servite con la
magia, o meglio comparivano dal nulla proprio di fronte alle persone. Mentre nel
mondo babbano erano i camerieri che dovevano divincolarsi tra la folla per
portare una semplice tazza colma.
Sorrise.
Senza farci
molto caso, sentì il campanello, legato alla porta del locale, suonare.
Non fece
caso al cliente che era appena entrato, fino a quando un'ombra oscurò parte del
tavolino a cui era seduta. Due occhi castani la stavano fissando con insistenza,
indecisi se sorprendersi o meno per la visione che avevano di fronte.
"G...Ginny...?"
Sentendo il
proprio nome, soprattutto quel nome, Ginevra sollevò il capo un po'
sorpresa.
E la
reazione fu la medesima.
Con uno
scatto, balzò in piedi afferrando le mani della donna che aveva di fronte.
"Hermione! Ma sei proprio tu?"
**
Il pennino
d'inchiostro che stava diligentemente strofinando su un importante documento,
emise un grumo di china non appena la mano di Draco si mosse violentemente,
procurando così una macchia del tutto indelebile sulla superficie cartacea. Nel
bel mezzo del suo ufficio un Pluff quanto mai terrorizzato stava tremando come
se immerso completamente nel gelo. Qualche istante prima era stato costretto
dagli altri elfi, molto più anziani, di andare dal padrone per riportare quanto
era accaduto: ovvero che la signora Malfoy si era allontanata dalla villa.
E come
consuetudine lo sguardo irato di Draco portò il piccolo elfo a incurvare
servizievole la schiena, più per protezione che per altro.
"Che diavolo ci fai nel mio ufficio?"
Malfoy a
stento stringeva i pugni, mentre le spalle gli fremevano di rabbia. Era
inammissibile che un elfo domestico comparisse dal nulla nel suo ufficio.
"Si-si-signore...."
Draco sbattè
violentemente il pugno sulla scrivania, facendo sobbalzare sia Pluff che tutti
gli oggetti che vi stavano sopra.
"Avanti,
PARLA!"
"Sta-stamani s-sua si-signoria è-è u-uscita di ca-casa."
Lo sguardo
di Draco si ridusse in due fessure mentre a chiare lettere meditava grandi
punizioni per tutti gli elfi della casa.
"A-abbiamo
ce-cercato di fe-fermarla, ma-ma se ne è and-"
"QUANDO VI DO UN ORDINE PRETENDO CHE VOI
LO SEGUIATE ALLA PERFEZIONE!"
Pluff si
accucciò a terra spaventato dall'improvviso tono elevato del padrone.
"Se mi
permette signore, non può tenere sua moglie sempre chiusa in casa."
Draco alzò
inviperito lo sguardo verso la porta, mentre Pluff era di nuovo scomparso per la
paura lasciando qualche traccia di fumo dietro di sè. Vicino allo stipite della
porta stava in piedi una giovane donna, molto avvenente, che portava stretto al
petto, un pacco di fogli più o meno importanti.
"Cosa
desidera Miss..."
"Cordelia,
grazie."
"...Thompson?"
La donna
sorrise, facendo spallucce.
"Un uomo
come lei non dovrebbe preoccuparsi troppo per la propria moglie... altrimenti l'uccellino in
gabbia prima o poi volerà via."
La donna si
avvicinò alla scrivania di Malfoy con passo molto suadente, e piegandosi
leggermente gli porse alcuni fogli che portava con sè, tenendo a mettere in ben
evidenza il suo decolltè.
Draco
distolse freddo lo sguardo dalla Thompson e afferrati i fogli, si alzò in fretta
chiamando a sè il proprio mantello.
"La trovo
molto interessante... come uomo, lo sa signor Malfoy?"
Thompson
sorrise melliflua.
Draco si
voltò prima di aprire la porta e sorrise a sua volta.
"E'
interessata a me o al cognome che porto?"
Detto
questo, senza attendere un eventuale risposta della donna, scomparve dietro la
vetrata.
Di lì a poco
molte persone si voltarono a guardarlo, scoccando sguardi molto eloquenti agli
orologi appesi ai muri.
"S-scusi
signore...?"
Disse Rhine,
sbucando da una pila di fogli.
"Vado via
perché ho cose più urgenti da fare. Per qualsiasi cosa..."
Disse a voce
alta, facendo sì che la massa lo sentisse
"... per
oggi rivolgetevi al qui presente Johannes Rhine. "
L'uomo lo
guardò stralunato, mentre Malfoy gli sorrise ironico.
"Goditi la
tua sola giornata di gloria."
Detto questo
si smaterializzò di fronte a tutti, lasciando attonito sia Rhine che il resto
del Ministero.
Poco dopo la
sua scomparsa, Cordelia Thompson sbucò fuori dalla porta dell'ufficio di Malfoy.
Vide tutti gli occhi delle persone presenti fisse su di lei. E in quel momento,
sorridendo maliziosamente, fece il gesto di riassettarsi la gonna.
Gli
impiegati non poterono far altro che guardarsi maggiormente stupiti.
La stava
osservando centimetro per centimetro, restandone totalmente affascinata.
Hermione
Granger era diventata una donna. Il volto affilato, il corpo magro avvolto in un
cappotto in stile babbano. Osservò quasi disgustata il mantello che teneva sulle
ginocchia, che seppur fatto del tussuto più costoso e pregiato non aveva certo
nessun valore sentimentale.
Invece
ricordava perfettamente la storia di quel cappotto e sorrise al pensiero.
Hermione notò lo sguardo di Ginevra su di lei ed arrossendo disse
"Oh, l'ho
ancora. Spero che la cosa non ti dia fastidio."
Ginevra
scosse la testa.
"Niente
affatto. Quello è un regalo di mia madre. Non avrei il diritto di esserne
infastidita."
Hermione
sorrise e annuì impacciata. In quegli anni sembrava aver perso l'energia che
sempre la contraddistingueva.
"Ginny,
posso domandarti per quale motivo sei a Londra?"
Disse
Hermione incuriosita. Ginevra rimase in silenzio, pensando a una risposta
abbastanza sensata.
"A dire il
vero... non lo so."
Disse alla
fine, stanca di cercare scuse. Hermione la guardò in silenzio.
"Probabilmente per colpa di qualcuno."
Aggiunse
poi. Hermione fece un mezzo sorriso ironico come risposta alla deduzione
dell'amica. Prese a girare il cucchiaino nel the indiano che aveva ordinato.
Fuori aveva smesso di piovere, le gocce di pioggia ancora presenti contribuivano
a creare una patina condensata all'interno del locale.
Ginevra
aveva notato quella sottile freddezza che stava tra loro. Non erano più allegre
e spensierate come quando frequentavano Hogwarts. Forse perché entrambe avevano
subito perdite alquanto gravi: Ginevra aveva detto addio alla propria famiglia,
mentre Hermione aveva detto addio ad Harry... anzi, forse non aveva potuto
nemmeno farlo. Quando Harry scomparve durante la battaglia che decretò la fine
di Voldermort, era Hermione la persona che più lo amava. E proprio lei, Ginny
Weasley, aveva forse voltato le spalle alla sua amica e confidente più cara.
Spesso cercava di convincere se stessa che lei non era colpevole di niente, il
suo matrimonio con Draco e la morte di Harry furono due eventi che quasi
coincisero. E la decisione di abbandonare la famiglia prevedeva anche quella di
lasciare gli amici più cari. Era stato questo il prezzo che aveva dovuto pagare.
E ora... ora che l'aveva davanti, diventava sempre più difficile sorriderle e
rispondere alle sue domande, come altrettanto impossibile per lei era
fargliene.
Sospirò,
spostando una ciocca di capelli rossi dietro a un orecchio.
Forse la sua
era solo paranoia.
"Sai..."
La voce di
Hermione distolse l'attenzione di Ginevra dalla sua tazza.
"... in
questi ultimi anni ho provato a capirti, Ginny. Voglio dire, ho cercato di
vedere le cose dal tuo punto di vista..."
Ginevra
rimase in silenzio, soppesando l'idea di preoccuparsi o meno.
"E ho
capito che non hai nessun motivo per sentirti in colpa nei miei confronti,
davvero."
Il debole
sorriso di Hermione, stupì Ginevra, forse ancor più delle parole che quella
donna, un tempo la sua migliore amica, le aveva appena rivolto.
Sollievo,
misto a stupore, portarono gli angoli della bocca di Ginny a sollevarsi.
"Noi
abbiamo solo fatto delle scelte. Ognuna di noi sta solo subendo le conseguenze,
buone o cattive che siano. Se davvero avessi voluto dimenticarmi di te,
probabilmente avrei cambiato bar."
Ginevra
strinse i pugni, afferrando i lembi del proprio mantello.
"Co..
comunque..."
La rossa
chiuse gli occhi, cercando di regolare il proprio respiro.
"... mi
dispiace..."
"Non..."
"Fammi
finire, Hermione."
L'amica si
azzittì, notando una punta di autorità nella voce di Ginevra.
"Come amica
avrei dovuto starti vicino durante la scomparsa di Harry, avrei dovuto
consolarti, aiutarti. E invece non l'ho fatto. La mia vita non è stata un
successo, ho deluso persone che amavo più di me stessa, ma credimi non mi pento
di ciò che ho fatto.... tu sei il mio unico rimpianto."
Hermione
sorrise, toccando leggermente la mano che Ginevra aveva posato sul tavolo
durante l'enfasi del suo discorso.
"Ginny, ti
credo."
"Grazie."
Quel ti
credo significava molto per lei, molto più di quanto lei stessa avrebbe
immaginato.
"Ora che in
un certo senso, ci siamo chiarite... ti andrebbe di raccontarmi un po' di
te?"
Hermione
guardò Ginevra un poco sorpresa.
"Come mai
sei nella Londra babbana, Hermione?"
La domanda
di Ginevra fece cadere la conversazione nel silenzio. Un poco imbarazzata,
Ginevra scosse la testa, cercando di trovare le parole giuste per scusarsi. Non
era mai stata quel tipo di persona capace di impicciarsi della vita altrui,
specialmente lei poi, la cui relazione con un Malfoy dava molto da fare. Era una
domanda ingenua che forse avrebbe potuto urtare la suscettibilità
dell'amica.
"Io vivo
qui Ginny."
Ginevra si
bloccò, osservando Hermione con sguardo sorpreso. La donna emise un piccolo
sorrise, annuendo mesta.
"Vivo qui
per conto dell'Ordine."
"L'Ordine?
Ma ormai..."
"Voldermort
è morto?"
Ginevra
rimase immobile, stupendosi della facilità con cui l'amica aveva pronunciato
quel nome.
"Puoi
darsi. Ma anche se l'Oscuro Signore è morto, i suoi tirapiedi sono sempre in
circolazione. E non se ne staranno con le mani in mano, cercheranno in tutti i
modi di farlo tornare in vita."
"Ma in
questo modo, Harry..."
Hermione
ebbe come un fremito nel sentire il nome di Potter. Ginevra se ne accorse, e si
sentì nuovamente in colpa nei confronti dell'amica.
"E' per
questo che sono qui. Voglio che il sacrificio di Harry non sia stato
inutile."
Ginevra
lesse una determinazione quanto mai invidiabile negli occhi dell'amica, e con
suo rammarico capì che anche Hermione dava per scontato che Harry fosse morto.
Nessuno, nessuna delle persone con cui aveva parlato, aveva azzardato l'ipotesi
che il Bambino Sopravvissuto fosse ancora vivo. Preferì non confidare questa sua
speranza ad Hermione, c'era il rischio che la incolpassero per favoreggiamento
nei confronti di Tu-sai-chi. Incolpando lei, avrebbero incolpato Draco Malfoy,
accusandolo di conoscere i piani dei seguaci di Voldermort e di conseguenza la
fine di Harry. Ginevra sapeva la situazione in cui riversava il consorte. Draco
Malfoy aveva una posizione di prestigio al Ministero, ma era comunque sospettato
di essere un Mangiamorte, come lo era effettivamente stato in passato. Esatto,
sapeva di aver sposato un Mangiamorte, un seguace di Voldermort, colui che aveva
portato Harry alla morte. Colui per cui combatteva la propria famiglia.
Vedendola a quel mondo, Ginevra aveva compreso di essere al di là della sponda.
Dalla parte opposta dove si presupponeva dovesse stare una Grifondoro. Quando
pensava di aver deluso le aspettative di molte persone, ne era quanto mai
convinta. E una di queste persone le stava di fronte. Ginevra non aveva mai
dimenticato la reazione di Hermione alla notizia che avrebbe sposato un Malfoy.
Quel Malfoy. Per questa ragione, cercava di declissare la conversazione altrove,
cercando di evitare di nominare Draco.
E infine, le
veniva sempre in mente quella bacchetta che Draco teneva accuratamente
nascosta.
La bacchetta
di Harry.
Un brivido
le percorse la schiena al pensiero che Hermione sapesse di quel prezioso
oggetto. Non solo lei, ma anche l'Odine avrebbe indagato. All'improvviso si
sentì a disagio, sapeva che non doveva trovarsi in un simile posto, seduta con
una seguace dell'Ordine. Aver definito Hermione una seguace la fece
disgustare di se stessa, ma in quel momento un sentimento più forte la stava
preoccupando.
Si sentì
colpevole.
Ebbe la
sensazione di aver tradito, non solo Malfoy, ma anche persone a lei del tutto
sconosciute.
Davvero, lei
non sapeva da che parte stare.
E nemmeno le
interessava saperlo. Ma quel senso di colpevolezza improvvisa, le stava
torturando lo stomaco.
Lei non
voleva appoggiare i seguaci di Voldermort, la sola idea la nauseava. Eppure
aveva sposato il figlio di un Mangiamorte senza remore.
In quel
momento, si rese conto della sua posizione.
Si rese
conto che, in fondo, lei era all'oscuro di tutto.
Si alzò di
scatto, facendo tremare il tavolino a cui erano sedute. Hermione la fissò
sorpresa, mentre Ginevra prese a maneggiare il mantello, senz'esito. La tazza
del the si rovesciò, versando quel poco liquido che vi era rimasto.
Hermione
vide, di sfuggita, tra le pieghe del mantello lo stemma dei Malfoy, e il suo
sguardo si rabbuiò un poco.
"Scusa..."
Disse
Ginevra con foga.
"Ma non
posso stare qui, mi dispiace."
"Ginny..."
Hermione si
sollevò un poco dalla sedia, toccando con la mano il braccio dell'amica, forse
per tentare di fermarla. Ginevra si ritrasse da quel contatto, come se scottata
dalla fiamma di una candela. Dopo aver compreso di aver compiuto quel gesto, ed
aver quindi ferito i sentimenti dell'amica, le rivolse un pacato scusa e
si affrettò a lasciare il locale.
Dopo aver
richiuso la porta a vetri del bar, prese a correre per strada, infilandosi alla
fine in un vicolo cieco. Si guardò attorno, per notare l'esistenza di occhi
indiscreti, e quando si accorse che tutto era tranquillo pronunciò la formula
per smaterializzarsi.
Non appena
la sensazione di avere il corpo a pezzi cessò, Ginevra aprì gli occhi. Di fronte
a lei, una vetrata la divideva dall'ampio giardino della Malfoy Manor. Trasse un
sospiro di sollievo e si slacciò il mantello all'altezza del collo.
"Bentornata
Ginevra."
Una voce
fredda la fece guardare nella direzione della vetrata. Nel riflesso distinse una
figura seduta comodamente sul divano del salotto alle sue spalle. Si voltò,
consapevole a chi appartenesse quella voce, e, inghiottendo pesantemente, vide
Draco Malfoy con in volto un espressione quanto mai scura.
**
Nel bar, Hermione era rimasta seduta fissando la tazzina che Ginevra
aveva precedentemente sorseggiato. La reazione di Ginny l'aveva lasciata senza
parole, e quando l'amica si era ritratta da lei, aveva sentito una sensazione di
dolore all'altezza del petto. Prese la propria borsa e ne fece uscire alcune
sterline per pagare il conto del bar. Quando uscì dal locale si guardò attorno
per vedere se Ginny fosse rimasta ad aspettarla, ma notando che non c'era
nessuno, si aggiustò il cappotto e prese a camminare nella direzione opposta a
quella di Ginevra.
Di lì a poco, si trovò di fronte a un portone. Estrasse da una tasca
del proprio cappotto un mazzo di chiavi e con sicurezza infilò una di queste
nella serratura. Il portone emise un sonoro clack, e la semioscurità di un
corridoio l'avvolse.
Con un gesto della mano fece volare il cappotto fino all'attaccapanni
posto in un angolo della stanza in cui era entrata. Accese la luce e sobbalzò
nel vedere una figura comodamente seduta su una poltrona.
"Ron! Mi hai fatto prendere un colpo!"
Un uomo, dagli inconfondibili capelli rossi, sorrise alzandosi.
"Scusa, volevo farti una sorpresa."
"Più che sorprese, un giorno o l'altro voi Weasley mi farete prendere
un infarto!"
Ron fece spallucce.
"Come mai sei qui, Ron?" il tono di Hermione si fece in parte
preoccupato. L'uomo tornò a sedersi, lasciando le braccia ciondoloni sulle
ginocchia.
"Si tratta di papà..."
Hermione, allarmata, si sedette accanto a Ron.
"Cos'è successo ad Arthur?" disse in un soffio.
"Ha consegnato le sue dimissioni al Ministero."
"E perché mai?" domandò Hermione, visibilmente preoccupata.
"Gira voce che si sia impossessato di qualche manufatto babbano! Ma
non posso credere che papà abbia fatto una cosa del genere!" esclamò Ron con
veemenza. Hermione gli diede una piccola pacca sulla spalla.
"Vedrai che andrà tutto bene."
"No che non andrà bene! Stavolta papà è in guai seri! Pare che questa
cosa abbia a che fare con Tu-sai-chi! E' accusato di alto tradimento!"
Hermione lo guardò scossa.
"Ma è impossibile, tuo padre è uno dei fondatori dell'Ordine...non
posso credere che..."
Hermione si bloccò dopo che Ron si era alzato con impeto.
"Papà è innocente! Ma c'è di peggio!"
Hermione si alzò a sua volta, costringendo Ron a guardarla negli
occhi.
"Che altro c'è, Ron?" disse con voce calma.
"Le dimissioni sono state firmate da Draco Malfoy. Papà non ha
scampo."
Hermione si illuminò di colpo.
"Ginny! Ginny potrebbe darci una mano!"
Ron si voltò bruscamente verso di lei, il volto contratto in una
smorfia.
"Quella squaldrina non ha più niente a che fare con i Weasley!"
"Ma è pur
sempre la moglie di Malfoy! E' tua sorella!"
"Mia sorella
è morta! Ha smesso di esistere il giorno stesso in cui ha lasciato la nostra
casa, e adesso basta parlare di lei."
Concluse
secco Ron.
Hermione
sospirò, impotente di fronte alla cocciutaggine dell'uomo.
"Cosa
succederà adesso?" domandò Hermione, stringendosi le braccia.
"Il
Tribunale del Ministero giudicherà papà fra due giorni."
**
"Dove sei stata?" La voce tagliente di Malfoy la fece sobbalzare. Il
cuore prese a batterle incessantemente nel petto. Sapeva benissimo di apparire
nervosa, fatto che alimentava solo la consapevolezza in Draco. Cercò di
riacquistare il suo sangue freddo, sperando di riuscire ad ingannare il
consorte.
"A fare una passeggiata."
Disse, cercando di moderare il tono della
voce.
Ginevra camminò oltre Draco, diretta verso il portone del salotto che
si chiuse con uno schianto prima che lei potesse uscire. Ginevra rimase
immobile. Draco era furioso e la magia che aveva usato per precluderle l'unica
via di fuga ne era una chiara dimostrazione.
"Ripeto la domanda. Dove sei stata?"
Ginevra prese il coraggio a due mani e si voltò verso il divano.
"Sai benissimo dove sono stata! Quindi è inutile che tu mi
torturi!"
Draco si alzò di scatto dal divano, gesto che fece fare un passo
indietro alla donna. Con pochi passi le si parò davanti.
"Londra, eh?"
Ginevra aggrottò le sopracciglia.
"Tsk! Ancora questo amore per i Babbani! Pensavo che ti fosse passata
la voglia di fare la bambina." disse gelido, dandole le spalle.
Ginevra strinse i pugni lungo il corpo.
"Draco Malfoy smettila di parlarmi in questo modo!" esclamò alterata
la rossa.
Draco si voltò di nuovo, il suo sguardo trapelava solo disprezzo.
"Ti ricordo Ginevra che tu sei un'
aggiunta in questa famiglia."
Ginevra spalancò gli occhi, fissando le spalle del marito.
"U-un aggiunta?"
Draco le si avvicinò afferrandole il mento.
"Qui tutto appartiene a me. Niente è tuo. Sei proprio tu che hai
abbandonato la tua famiglia per vivere qui, tesoro" sibilò.
Ginevra schiaffeggiò adirata la mano di Draco, liberandosi dalla sua
presa. Sentiva una rabbia indicibile crescerle in corpo contro quello che si
supponeva essere l'uomo che amava tra tutti.
Ma in quel momento, provava solo odio.
Come se le giornate di Hogwarts fosse tornate indietro.
Aggiunta. Non c'era epiteto peggiore di quello per offenderla. E lui lo
sapeva benissimo.
"Sono andata a Londra per farti dispetto!"
Ginevra si morse la lingua, quella frase sembrava più una vendetta
infantile che una frase intimidatoria.
Draco si mise a ridere di gusto.
"Inoltre sappi," tenne a precisare la rossa "che io non ti
appartengo. Posso andare dove voglio. Non devo tener conto a te." disse
gelida.
Draco smise di ridere, il suo sguardo si fece gelido e se non fosse
stato per gli anni che ci viveva insieme, Ginevra non avrebbe mai detto che
Draco Malfoy si stava alterando.
"Finché porterai il nome dei Malfoy, mi appartieni." Ginevra capì che
quella frase voleva chiudere la questione.
Per Draco forse, ma lei non voleva assolutamente cedere.
Gli si parò di fronte, bloccandolo mentre usciva dalla stanza.
"Oggi ho incontrato Hermione Granger." disse con durezza Ginevra, che
con soddisfazione vide per qualche secondo il volto del consorte allarmarsi. "E'
una seguace dell'Ordine, come lo sono i membri della mia famiglia." marcò
l'accento sull'aggettivo possessivo mia.
"Chissà cosa farebbe l'Ordine se sapesse della tua bacchetta,
tesoro." concluse Ginny, con il tono maligno che distingueva i membri della
famiglia Malfoy.
"Mi stai forse minacciando?" disse piatto Malfoy, fissando gli occhi
castani di Ginevra.
"No, volevo solo ricordarti il cognome che porto prima di essere una
Malfoy."
La rossa si voltò, dandogli le spalle e dirigendosi verso il portone.
La voce di Draco la fermò sui suoi passi.
"Oggi ho licenziato tuo padre."
Ginevra si voltò, appurandosi che il suo cervello avesse compreso per
intero ciò che Draco le aveva detto. Notando l'espressione stupita della
consorte, Draco sorrise compiaciuto, mentre si versava un liquore dentro a un
bicchiere di cristallo.
"Pare che sia entrato in possesso di un coso babbano." disse
con disprezzo. "Verrà processato dal Tribunale del Ministero esattamente
tra...," guardò l'orologio che portava al polso "... 48 ore. Più o meno."
Ginevra si voltò completamente verso Draco ed fissò l'uomo che stava
portando il bicchiere alle labbra.
"Papà..."
"Come vedi, non ci guadagni niente ad essere una Weasley. La tua è
solo una famiglia di pezzenti."
Dopo aver terminato di dire la frase, Ginevra si mosse rapida verso
di lui e con tutta la rabbia che aveva in corpo, colpì con la mano il bicchiere
che Draco teneva nella sua. Tutto il liquore che conteneva andò a rovesciarsi
sulle vesti pregiate di lui.
"Non rivolgermi più la parola." sibilò Ginevra.
La porta si chiuse violentemente dietro le spalle della donna.
Malfoy, rimasto solo nella stanza, fissò il bicchiere vuoto che teneva in mano e
la macchia che andava pian pian ingrandendosi.
Con un gesto veloce della mano, scaraventò il bicchiere a terra,
mandandolo in frantumi.
In un secondo tempo, anche lui abbandonò precipitosamente la
stanza.
Capitolo 5 *** Sentieri Proibiti - Il Passato che Ritorna I ***
Anatema - Capitolo 5
Note dell'Autrice:
vi prego di scusarmi se ho mancato
qualche martedì, l'ultimo ad esempio.
So che odierete queste parole, ma
l'università incombe di nuovo specialmente nei mesi di aprile e maggio!
I martedì mi coincidono con alcuni
laboratori, quindi ho deciso di estendere la pubblicazione ogni due martedì.
Scusate ancora, ringrazio tutti
coloro che stanno commentando questa storia!
Buona lettura,
Claudia
**
Capitolo 5
Sentieri proibiti - il passato che
ritorna I
Così il serpente che nel bosco
si avvolge sotto l'albero,
cattura l'uccello allettandolo
a scendere e vedere:
l'amante è come quell'uccello,
volteggia attorno al suo destino,
finché non è colpito
e cade - come me.
(Poe - To Miss Louise Olivia Hunter)
Ginny contemplò il piccolo foglio
bianco che teneva nella mano destra. La sua espressione accigliata mostrava una
leggera preoccupazione, mentre non distoglieva lo sguardo nemmeno per guardare
la direzione che aveva preso. Era una giornata fredda a Hogwarts. Fuori dalle
finestre si estendeva un paesaggio innevato, fatto di laghi e d'alberi
ghiacciati, e la Foresta Proibita, che si stagliava all'orizzonte coperta nel
suo silenzio, appariva bianca e quanto mai innocua.
Stavolta sono nei guai,
pensò, svoltando l'angolo del corridoio.
Quando ebbe modo di comprendere ciò
che era successo, Ginny si portò seduta, massaggiandosi il fondoschiena
dolorante, imprecando contro quella persona che le era venuta contro. Poi, con
uno scatto improvviso, afferrò il foglio che le era caduto, premendolo in una
tasca della gonna. Era pomeriggio, il sole oltre la Foresta si stava preparando
per lasciare posto al susseguirsi delle notti fredde e gelate. Erano ben pochi
gli studenti che si aggiravano per i corridoi in quell'ora della giornata, la
maggior parte studiava nella biblioteca, oppure stava raggomitolata sulle
soffici poltrone dei dormitori. Per questo, Ginny si stupì molto nell'apprendere
che non era affatto la sola a girovagare per la scuola. Alzò lo sguardo e
incontrò due occhi azzurri, contornati da una cascata di capelli castani, forse
ancora più ribelli dei suoi.
Rosemary Zleger .
La ragazza, dopo aver guardato bene
la rossa Weasley, sorrise e si portò in piedi, scacciando quella poca polvere
che le era rimasta sul mantello. Non sembrava essere adirata per la triste sorte
del suo fondoschiena, nè sembrava in procinto di fare delle scuse. Ginny, da
parte sua fece altrettanto, barcollando un poco ed insicura su cosa dire a
quella ragazza, stranamente tranquilla.
"Weasley, vero?" domandò la ragazza
senza molti preamboli.
Ginny la guardò sorpresa all'idea
che una ragazza come Rosemary Zleger potesse essere a conoscenza del suo nome.
Non che fosse una divinità o qualcosa del genere, ma senz'altro la studentessa
che aveva di fronte era la più ricca che Hogwarts avesse mai avuto, forse al
pari con la stirpe serpentina di Draco Malfoy. Apparteneva alla casa di
Tassorosso e, anche se aveva scambiato solo poche parole con lei, Ginny sapeva
che aveva la sua stessa età. Non era un idolo, ma molti ragazzi facevano moine
pazzesche per chiederle appuntamenti su appuntamenti, che lei categoricamente
rifiutava, smontando la sdolcinatezza dei suoi pretendenti. A volte l'aveva
sentita parlare durante la fine delle classi di Divinazione con un gruppo di
amiche ed era venuta a conoscenza della sua opinione prettamente femminista.
I ragazzi sono attratti solo dal
mio denaro.
E questo, in parte, Ginny sapeva
essere vero.
Tornando con la mente a quella sua
situazione, si domandò di nuovo come Rosemary Zleger potesse conoscere una così
definita stracciona Ginevra Weasley.
"Uhn, sì... ma come fai a conoscere
il mio nome?"
Rosemary puntò il proprio dito
indice verso la sua massa incomposta di capelli.
"I tuoi capelli sono della stessa
tonalità di rosso di quelli di Fred e George Weasley."
"Oh" si limitò a dire Ginny,
cercando di capire perché fra tutti i fratelli che aveva, Rosemary avesse
proprio citato i più squinteriati.
"Proprio ieri, mentre uscivo dal
dormitorio, mi hanno fatto cadere in testa un' Arricciapelo per ischerzo... così
hanno detto."
Le ultime parole suonarono più tetre
alle orecchie di Ginny.
"Mi spiace, ma terrei a precisare
che le colpe dei fratelli non ricadono sulle sorelle."
Rosemary emise una risatina
sommessa, facendo capire a Ginny che aveva preso abbastanza bene la battuta in
difesa di se stessa.
"Lo so, ma vorrei che tu riferissi
una cosa a quei due mocciosi..."
Ginny si stupì nel sentire un tale
appellativo rivolto ai propri consanguinei.
"... la prossima volta che ci
riproveranno, pagheranno con la loro stessa moneta."
Rosemary trattenne la propria stizza
dietro ad un sorriso luminoso. E Ginny, vedendola a quel modo, non ebbe la forza
di contraddirla.
**
"Non posso credere che quella strega
abbia osato chiamarci a quel modo!!" Fred Weasley stava gridando da più di
mezz'ora nella Sala Comune del Grifondoro, accompagnato dal gemello George, che
non si risparmiò battutine sarcastiche ai danni di Rosemary Zleger. Ginny perso
interesse nell'ascoltare i discorsi dei fratelli e scelto un libro a caso della
biblioteca, stava comodamente leggendo, sprofondata in una delle poltrone del
dormtorio.
"Dobbiamo preparare un altro
scherzo!" Ridacchiò George.
Ginny, sospirando alla stupidità dei
fratelli, chiuse con un tonfo il libro che teneva tra le mani, visto che la sua
concentrazione non era sufficiente.
"Voi due siete proprio scemi. Ve
l'ho detto tre volte: si vendicherà!" disse Ginny esasperata.
"E a noi cosa importa? A noi
piacciono gli scherzi!"
"Siete stupidi davvero!" Una voce
risuonò nella sala, mentre Harry, Ron ed Hermione facevano la loro entrata nella
stanza. Quest'ultima stava trascinando una pila di libri molto pesante.
"Con voi non c'è mai da stare
tranquilli..." Ron dopo aver dato un distratto saluto ai gemelli, si sedette
accanto a Ginny.
"Tanto quest'anno Harry è prefetto!
Quindi chiuderà un occhio per noi!!" dissero allegri, guardando Harry come se
fosse un dio.
Hermione, che fino ad allora era
rimasta nascosta dietro i libri che portava, li rovesciò malamente sul divano,
traendo un sospiro di sollievo.
"Vi ricordo che anch'io sono
Prefetto."
I due fratelli non degnarono
Hermione di uno sguardo, cosa che fece alterare la ragazza.
"HO detto che anche IO sono
prefetto!"
"Lascia stare Hermione," aggiunse
Harry, "Sai bene che tanto sentono solo quello che vogliono sentire."
La ragazza sbuffò e si lasciò cadere
sul divano che aveva inondato con i suoi libri.
"Scusa, ma cosa sono tutti quei
libri Herm?" domandò Ginny, imbarazzata per avere tra le mani un solo e
modestissimo libro.
"Oh, mi servono per studiare..."
"Già, Hermione si è messa in testa
di diventare la migliore studentessa che l'ultimo anno di Hogwarts abbia mai
avuto! Roba da matti..." rispose per lei Ron, che, essendo come Harry poco
devoto allo studio, mal concepiva questa voglia improvvisa dell'amica.
"Ah, parlate della graduatoria che
verrà affissa alla fine di questo trimestre?" domandò Ginny, stupita dalla forza
di volontà di Hermione.
"Esatto," disse allegra Hermione.
"Pare però che tu abbia un acerrimo
rivale..." la stuzzicò Harry.
"Rivale?" gli fece eco Ginny.
Guardò con attenzione il viso di
Hermione infiammarsi dalla rabbia, mentre la ragazza stava stringendo i pugni
fino a far diventare bianche le nocche.
"Si," rispose Harry al suo posto,"
Draco Malfoy..."
"Draco Malfoy, dici? Impossibile."
Tutti si voltarono verso Ginny, che paonazza cercò di rimediare alle proprie
parole.
"C-cioè, mi sembra strano che uno
stupido come Malfoy abbia un cervello..."
"Infatti non ce l'ha!" disse aspra
Hermione "Ha solo dalla sua parte Piton."
"Ma dalla tua hai la McGranitt, no?"
gli domandò Ron.
"In fondo, " prese a dire Harry,
alzando le spalle ,"è risaputo che la professoressa favorisce te invece di Malfoy. Lo
stesso vale con Piton."
"Io fossi in te non mi preoccuperei
Herm!" esclamò Ginny per incoraggiare l'amica.
"Non so da dove venga tutta questa
tua sicurezza, ma ti ringrazio." Hermione sorrise alla rossa Weasley, prendendo
in mano uno dei tanti libri su cui avrebbe dovuto studiare.
"Ma come, non sapevi che Draco
Malfoy assiste alle lezioni di Divinazione del mio anno?"
Hermione sollevò la testa verso
Ginny, mentre Ron ed Harry assunsero due espressioni di chi, probabilmente, non
sapeva.
"Vuoi dire che... Malfoy è indietro
di una materia?" sghignazzò Harry.
"Bhé," fece Ginny dubbiosa ,"se
frequenta, ci sarà un motivo. Ha minacciato tutta la classe di non dire una
parola. Soprattutto a te, San Potter..."
Harry si mise a ridere, accompagnato
da Ron che era letteralmente piegato in due dal ridere.
"Molto bene," proferì Hermione
prendendo di nuovo a sfogliare il proprio libro, recuperando un po' della
sicurezza che aveva perso.
Dopo qualche minuto, calò il
silenzio. Il fuoco della Sala Comune crepitava e lanciava scintille ogni
qualvolta che qualche fantasma vi faceva capolino con la testa. Hermione muoveva
le labbra in silenzio, ripetendo ciò che stava studiando. Harry e Ron avevano
deciso per una partita a Scacchi Magici, mentre i gemelli Weasley si erano di
nuovo dileguati per preparare un degno scherzo a Rosemary Zleger. Ginny,
sprofondata nella poltrona, aveva preso a sonnecchiare, stimolata dal calore che
emanava il fuoco del camino.
"A proposito Ginny, " disse a un
tratto Hermione, non notando che l'amica si era in parte addormentata.
"Che c'è?" rispose Ginny con la voce
un poco impastata.
"Oggi, dopo le lezioni, ti ho vista
correre per il corridoio. Ti ho salutato, ma eri talmente eccitata per qualcosa
che non mi hai nemmeno visto... è tutto ok?" domandò infine Hermione, con un
tono dolce della voce.
"Oggi... hai... DETTO?!"
Ginny balzò in piedi con una
rapidità che spaventò Hermione.
"Oddio! L'ho dimenticato!" urlò,
destando anche Ron ed Harry dalla loro concentrazione.
"Dimenticato...?" domandò confusa
Hermione.
"Che ore sono?" domandò Ginny,
indossando il cappotto marrone che le aveva confezionato la madre.
"Le.. le cinque e tre quarti,
credo..." dopo aver udito le parole di Hermione, Ginny diventò pallida e si
avvolse in modo frettoloso la sciarpa rossa e gialla dei Grifondoro.
"Ciao! Ci vediamo stasera a cena!"
e con quelle parole, uscì, inciampando, dal dormitorio, lasciando dietro di sè
uno trio stupito.
**
Infilò una mano in una fessura del
cappotto, raggiungendo così la tasca della gonna. Ne estrasse il foglio di
quella mattina e non appena gli occhi scorsero per l'ennesima volta il contenuto
del messaggio, lo ricacciò in una tasca del cappotto.
Maledizione, sono in ritardo!
Giunse davanti al portone
principale, e dopo essersi guardata alle spalle, lo aprì a fatica. I cardini
stridettero ed appena fuori una raffica di vento gelido la travolse, passandole
sotto il pesante cappotto. Rabbrividì, desiderando ardentemente un paio di
guanti di lana alle mani. Si strinse il cappotto addosso, facendolo aderire
maggiormente alla sua figura e prese a camminare lungo i muri esterni della
scuola. In quel modo, avrebbe evitato che qualcuno, dalle finestre, vedesse le
sue impronte nella neve. Il vento, che passava tra le torrete della scuola,
emettava un sibilo sinistro e minaccioso; un vento che le sferzava crudele sul
viso, senza alcuna pietà.
Ginny ricordò di avere un cappuccio
nel momento stesso in cui rimase impigliata ad uno degli arbusti spogli che
adornavano il giardino della scuola. Si coprì velocemente il capo, traendo un
sospiro di sollievo per quella sensazione di tepore. In lontananza si stagliava
il campo di Quidditch con le tribune addobbate ancora dall'ultima partita. Aveva
sentito Harry dire che gli allenamenti sarebbero rimasti sospesi per tutta la
durata del mese, visto che dicemebre era un periodo che poco tollerava il volo
delle scope. Poco lontano dal campo, ma nella stessa direzione e quindi ben
visibile, una casetta emanava, nell'aria fredda dicembrina, un piccolo filo di
fumo. Ginny sorrise pensando a Hagrid, che probabilmente stava russando davanti
al fuoco.
Dietro quella piccola casa, si
stagliava la Foresta Proibita, avvolta nel candore invernale. Da qualche
settimana le lezioni di Hagrid si erano tenute dentro al castello, sia per la
bufera che le rendeva impossibili, sia per la Foresta. Nemmeno Hagrid lo aveva
spiegato bene alla sua classe, ma girava voce che la Foresta fosse molto più
pericolosa nel periodo invernale. Entrarvi era proibito e questo Ginny lo
sapeva, inoltre con tutta quella neve, difficilmente avrebbe trovato di nuovo la
strada per tornare indietro.
Eppure doveva andare proprio
all'entrata della Foresta Proibita e questo l'aveva resa tesa ed agitata per
tutta la durata della mattinata.
A fatica, affondò i piedi nella
neve, molto più alta man a mano che si allontanava dalle mura del castello.
Evitò di passare troppo vicino alla casa di Hagrid, allontanando così il
pericolo di dover spiegare il motivo che l'avesse spinta ad abbandonare il caldo
dormitorio. Poco distante da lei, una striscia di neve era piena di impronte:
qualcuno, come lei, si era recato nella sua stessa direzione.
E' già qui. Ah, sono io che sono
in ritardo.
Dopo esser salita su una piccola
duna nevosa, vide, vicino al cancello, la sagoma nera di un mantello. Il
cappuccio manteneva segreto il volto della figura, mentre i lembi si sollevavano
di tanto in tanto, mossi dalle sporadiche levate di vento. Se Ginny non avesse
saputo in anticipo a chi apparteneva quel mantello, avrebbe di certo avuto
paura, visto e considerato che quell'abbigliamento ricordava molto quello dei
Mangiamorte, uomini devoti al male e al Signore Oscuro.
Sospirò e si diresse verso la figura
che le dava le spalle, e che sembrava contemplare la Foresta di fronte a sè.
Quando giunse a una distanza di pochi metri, Ginny simulò un colpo di tosse per
attrarre la sua attenzione. La figura si mosse con un fruscio del mantello e
Ginny sentì due occhi grigi scrutarla nel profondo.
"Sei maledettamente in ritardo,"
disse una voce maschile, risuonando atona nell'aria.
"Lo so," rispose Ginny con un filo
di voce.
Il ragazzo si tolse il cappuccio dal
capo, rivelando i suoi capelli biondi. Al petto, decorato sul mantello,
risaltava un serpente verde attorcigliato su se stesso. Il ragazzo si scostò una
ciocca di capelli bagnati dal volto, ricacciandola indietro. Nonostante fosse
mortalmente pallido, Ginny notò una soprendente vitalità in quel gesto. La rossa
fece un respiro profondo, pentendosene un secondo dopo per l'aria gelata che
aveva inalato.
"Cosa diavolo vuoi da me, Malfoy?"
disse, con quanta più freddezza era capace.
Il Serpente non la degnò di uno
sguardo e prese a scuotersi gli stivali dalla neve. Quell'apatia che celava
sempre dietro al suo sguardo innervosiva molto Ginny; Draco Malfoy era il
classico esempio del menefreghista.
"Sapevo che eri stupida, ma tu
Weasley batti qualsiasi mia previsione. Mi sembra chiaro dopo ciò che è successo
ieri." disse con voce canzonatoria e anche abbastanza divertita. Ginny,
nonostante il freddo che le stava intorpidendo le guance, mostrò un leggero
rossore. Ecco cosa voleva Malfoy, e in un attimo le fu chiaro. Tutt'a un tratto
si pentì di trovarsi con lui in quel momento, perché era chiaro come il sole che
Malfoy voleva solo sfruttarla, approfittando del suo punto debole. E sfruttare
le persone era una delle tante prerogative di un Malfoy.
"Se intendi ricattarmi, sappi che io
non cederò Malfoy."
Il ragazzo fece una risata cinica,
facendo vacillare quella poca sicurezza insita nell'animo di Ginny.
"Ricattarti hai detto? Bhé, non
pensavo che una stracciona come te potesse conoscermi così bene." disse
divertito, fissando Ginny.
"Io non ti conosco affatto Malfoy. E
nemmeno intendo provare a capirti. Tutti a scuola sanno della tua... fama."
disse l'ultima parola come se fosse qualcosa da disprezzare.
"Io non la chiamerei proprio fama...
direi che potenza o forza, suonerebbero molto meglio."
Ginny strinse i pugni. Malfoy era
tronfio della sua arroganza, arroganza che mostrava sempre contro lei e la sua
famiglia.
"Comunque lasciamo perdere queste
stronzate," Ginny lo vide leccarsi il labbro inferiore della bocca, e rabbrividì
ancora di più a quel gesto.
"Se non vuoi che racconti a tutta la
scuola delle tue avventure sessuali, dovrai fare come dico io."
"Ma di quali avventure sessuali stai
parlando? Ti sei rincretino Malfoy?!" urlò tutto d'un fiato Ginny, arrossendo
paonazza.
Draco Malfoy sorrise, soddisfatto
nell'aver suscitato una simile reazione nella ragazza.
Avventure sessuali. Chiamarle con
quell'aggettivo le sembrava esagerato. Provò una rabbia nascerle da dentro,
mentre quel fantoccio di un Serpeverde ridicolizzava a quel modo il suo amore
per Kyle McGraw, un amore che nella bocca di Draco veniva dolorosamente
storpiato. Sentì che la sensazione di felicità che l'aveva invasa fino alla sera
precedente era completamente scomparsa di fronte allo sguardo arrogante di
Malfoy.
Era stato tutto perfetto, il momento
romantico che Kyle aveva creato intorno a loro, senza parlare della dolcezza
racchiusa nelle sue parole. Era bastata l'aula vuota di Divinazione per
racchiudere quel momento che sapeva essere magico per un adolescente.
Invece, contro qualsiasi loro
previsione, Draco Malfoy aveva rovinato quel lato della loro adolescenza,
piombando dentro l'aula e cogliendoli in atteggiamenti troppo intimi, quasi
peccaminosi di fronte a un Malfoy. Aveva ricordato il volto del proprio ragazzo
diventare violaceo dalla vergogna, mentre quello di Malfoy assumeva uno sguardo
divertito e anche abbastanza sorpreso; specialmente quando gli occhi grigi del
Serpeverde avevano scoperto che era proprio lei, Ginny Weasley, la controparte
femminile di quel momento.
"Bhé, se non fossi piombato lì
all'improvviso, probabilmente non avrei interrotto qualcosa di molto piacevole."
disse freddo, con una punta di ironia nel tono della voce. Gli occhi di Ginny
guizzarono dalla rabbia.
"Infatti! Tu lì non dovevi esserci!
Santo Merlino, Malfoy, che diavolo ci facevi alle due di notte nell'aula di
Divinazione?"
Malfoy non rimase minimamente
spiazzato dalla domanda di Ginny, e continuò a guardarla cogliendo tutto il
piacere di quel divertimento.
"Al contrario di voi, c'ero andato
per studiare."
Ginny ricordò i due libri che Malfoy
teneva sotto al braccio, durante la sua repentina incursione. E il fatto che
lui, in qualche modo, fosse nel giusto, le fece ribollire il sangue nelle vene.
"Come vedi, stavolta io non centro
niente, sfrutto solo le conseguenze del vostro gesto." disse, facendola sembrare
la cosa più normale del mondo.
"Comunque sia," riprese poi "penso
che la scuola sarà interessata alla notizia. Soprattutto quel tuo
fratello lecchino e San Potter. Per non parlare poi dei professori che
prenderanno di certo dei provvedimenti."
"Lurido Serpente!" gli gridò contro
Ginny.
"A-a-a," Malfoy sollevò il braccio
per frenare le accuse e le ingiurie della rossa. "Naturalmente se farai ciò che
voglio io, nessuno saprà niente e tu e quel damerino potrete continuare a
spupazzarsi fino a quando non vi beccherò di nuovo."
Ginny lo fissò astiosa. Una cosa era
certa: di un Malfoy c'era poco da fidarsi. Però, non vedendo altre alternative
nel suo orizzonte, decise di assecondarlo. Prima o poi anche lui avrebbe fatto
un passo falso, e allora, in quel momento, Ginny avrebbe riavuto la sua
vendetta.
"Che dovrei fare, sentiamo?" Ginny
si sforzò di non dare a sentire la sua rassegnazione.
**
Si bloccò di colpo, udendo un rumore
sinistro ai suoi piedi. Abbassò lo sguardo e, con sollievo, notò che aveva solo
calpestato un rametto secco, non ancora affondato nella neve. Nonostante il
freddo pungente che le passava attraverso il cappotto, aveva caldo. Il suo corpo
stava reagendo a quella che, come stava definendo, era stata una decisione
sconsiderata. Stava percorrendo un sentiero magico dove la neve non si posava,
lasciando libero il passaggio; invece, attorno a lei tutto era ricoperto dalla
neve, perfino le radici degli alberi erano soffocate dal manto nevoso.
La Foresta Proibita non le era mai
sembrata così silenziosa.
Odiò Malfoy dal profondo del suo
cuore, odiò lui e i suoi malsani ricatti.
"Mi serve un'erba che cresce solo
nella Foresta Proibita in Dicembre."
E aveva tirato fuori dal mantello un
libricino che funzionava da campionario. Mentre Malfoy lo sfogliava, Ginny aveva
notato i nomi di molte piante di cui non ne conosceva nemmeno l'esistenza. Ricordò
solo che un gran caldo l'aveva invasa. Il caldo era solo una reazione
conseguenziale alla situazione che stava vivendo.
Aveva sempre visto la Foresta come
un luogo etereo, insolcabile e forse era per questo che era rimasta affascinata
dai racconti di Ron. Si, Ron c'era stato dentro la Foresta Proibita. Insieme ad
Harry. Ed erano miracolosamente sopravvissuti.
Quanto sono cretina! Dovevo
permettere a Malfoy di raccontare tutto! Se scoprono che sono entrata, come
minimo mi sospenderanno! E poi come diavolo era fatta quell'erba?
Estrasse l'immagine che Malfoy aveva
strappato dal suo libro.
Pagherei a sapere che cosa ci
deve fare.
Poi un pensiero, abbastanza
terrorizzante nel suo caso, le attraversò la mente. Con tutta quella neve, non
sarebbe mai riuscita a trovare ciò che cercava, inoltre, dall'ultima lezione di
Erbologia aveva imparato che erbe e piante non potevano certo crescere, o
addirittura vivere, coperte dal gelo. Ricordò un sorrisino, che in quel momento
comprese di scherno, sul volto pallido di Malfoy, mentre lei, impaurita,
prendeva la pagina del libro tra le mani. Una stizza incontenibile le infiammò
le guance: Malfoy aveva utilizzato la sua stupidità per raggirarla. Non era
certo quella maledetta erba che gli interessava! Voleva solo gratificarsi nel
vedere una povera stupida entrare laddove tutto era proibito.
Malfoy si era elegantemente preso
gioco di lei.
Quel bastardo! Aspetta che torni
indietro e poi...
Di certo Malfoy non era al cancello
ad aspettarla. Probabilmente se l'era data a gambe sghignazzando per il successo
avuto dal suo scherzo.
Il solo pensiero di esser stata
raggirata da un Malfoy le fece venir voglia di gridare, voglia che cercò di
contenere. Provò a calmarsi, ma il fatto che fosse completamente sola in un
luogo in cui, bhè, non doveva esserci, non l'aiutava molto. Fece un respiro
profondo, cercando tutto il coraggio che possedeva per tornare indietro da
dovere era venuta. Si voltò e con suo grande terrore, vide che il sentiero che
aveva fino a qual momento percorso era scomparso. Davanti a lei, vi era sempre
quello che doveva percorrere. Si mosse di qualche passo e notò come la neve
inghiottiva le pietre del sentiero.
Fu in quel momento che la paura
sollevò il coperchio del suo animo.
Prese a correre nella direzione da
cui era venuta, cercando di mantenersi in equilibrio mentre i suoi piedi
affondavano nella neve. Mentre l'aria fredda le schiaffeggiava il volto, i suoi
occhi cercarono qualche cosa di familiare che avevano visto in precedenza.
Ma la Foresta appariva uguale a
tutte le sue vittime.
Inciampò e cadde sulla neve fredda.
Le sue mani si stavano lentamente assiderando, ed erano diventate rosse a
contatto con la neve gelata. Mentre si stava portando in piedi, vide sul braccio
sinistro dei piccoli cristalli di ghiaccio che lentamente iniziarono ad
aumentare, ricomprendo il suo arto. Come azione istintiva, Ginny prese a
scuotersi la manica del cappotto, usando l'altra mano. Abbassando lo sguardo,
notò gli stessi cristalli all'altezza della vita. Intorno a lei, l'aria si era
fatta più gelida, perfino i ramoscelli secchi degli alberi avevano iniziato a
ghiacciarsi.
Che questi siano...
Sentì la propria angoscia aumentare,
mentre qualsiasi pensiero positivo si era rifugiato negli angoli più recessi
della sua mente.
E provò anche lei la freddezza
dell'animo, quella mancanza di sentimenti felici che contraddistingueva ogni
prigioniero di Azkaban. E allora li vide, i Dissennatori che alleggiavano sopra
di lei come avvoltoi su una preda. Anche se ricoperti dai loro mantelli
lacerati, Ginny vide le loro mani terrificanti e quella bocca che, se usata,
procurava la morte istantanea di qualsiasi essere vivente.
Sentì il freddo giungergli al cuore,
il suo corpo rimase immobile, come se congelato.
Li fissò, inorridita dalla loro
algida leggiadria.
Poi un Expecto Patronus pronunciato
con quanta più forza vi fosse.
Vide una luce investire lei e i
Dissennatori. Sentì i propri sensi mancare, ma poco le importò, perché qualcuno
l'aveva salvata.
**
Ginevra lesse il piccolo foglietto
ormai ingiallitto dal tempo. Sul suo volto comparve uno strano sorriso, come se
avesse ricordato qualcosa accaduto parecchi anni prima
"Cosa stai facendo sola al buio?" la
stessa voce di allora, forse più calda e più matura, la fece voltare nella
direzione della porta. Vedendo Draco, appoggiato allo stipite,
sbuffò infastidita, ricordando le parole del marito rivolte alla sua famiglia.
Rimise il foglietto in una pagina a caso del libro e lo richiuse con un tonfo.
"Niente che ti riguardi."
Una volta solo, Draco prese a
sfogliare il piccolo libro, lasciato da Ginevra, che riportava la scritta
Erbologia sulla copertina, e trovò il foglietto ingiallito che aveva
attratto l'attenzione della consorte.
Oggi pomeriggio, dopo l'ora di
pranzo, fatti trovare
davanti al cancello della Foresta
Proibita.
Puoi anche non venire, ma non so
quanto ti convenga.
Io so.
D.M.
Rimise il pezzo di carta laddove
l'aveva trovato.
E sorrise ironico.
Quella ragazzina che aveva
detestato e che aveva elegantemente preso in giro, nello stato attuale delle
cose, l'aveva sposato.
Capitolo 6 *** Il processo - La legge contro Arthur Weasley ***
Capitolo VI
Capitolo
06
Il processo - La legge contro
Arthur Weasley
Per un attimo,
sembrò esitare. Abbassò la maniglia della porta, ma non vide spiragli di luce
fuoriuscire dalla stanza. Tutto era semplicemente immerso nel buio, come lo era
sempre stato. Incurante dell'oscurità, fece un passo oltre la porta, mentre la
luce del corridoio proiettava la sua esile ombra sul pavimento di marmo nero.
Diresse il suo sguardo verso il centro della stanza dove sapeva essere la
scrivania di Draco. E la trovò sorprendentemente vuota. Camminò verso di essa,
come per assicurarsi che la sua vista non l'avesse in qualche modo tradita.
"Draco?"
Pronunciò il suo
nome in un soffio, come se avesse commesso un peccato nel farlo. Dal fondo della
stanza, nel lato che la luce oltre la porta non riusciva ad illuminare, provenne
un mormorio, come se qualcuno si fosse appena destato dal sonno. Ginevra passò
oltre la scrivania, e appena i suoi occhi si abituarono a quella semi oscurità,
riuscì a distinguere la figura del marito che sedeva sulla poltrona di velluto
nero. Lo vide aprire gli occhi, non ancora del tutto svegli, che cercavano di
mettere a fuoco la sua figura. Quando Draco capì che di fronte a lui stava
Ginevra, si staccò dallo schienale della poltrona, intenzionato ad alzarsi.
"Non ti alzare.
Scusa, credevo lavorassi." disse Ginny, mostrando, volontariamente, il tono
dolce della voce. A quelle parole, vide il corpo di Draco rilassarsi ed assumere
l'identica posizione di prima. Ginevra sorrise: vedere Draco calmo e rilassato,
vederlo appena destato dal sonno, era un qualcosa che le era sempre piaciuto. Il
suo volto pallido non mostrava alcuna espressione cinica, nè alcun sorriso
sardonico. Erano quelli i momenti in cui Draco assumeva involontariamente la sua
doppia personalità. Personalità che in fondo amava, come amava il suo voler
essere freddo e prepotente. I suoi pensieri furono poi interrotti dalla voce un
poco impastata del marito.
"Stavo leggendo,
ma alla fine credo di essermi addormentato..."
Ginevra sorrise.
"Mi sembra impossibile che tu riesca a leggere con quest'oscurità."
"Il fatto è che
ci sono abituato." le rispose Draco, passandosi una mano tra i capelli biondi.
Ginevra osservò il libro riverso sul pavimento ed infine riportò il suo sguardo
verso Draco, che nel mentre, aveva allungato una mano verso di lei.
"Vuoi farmi
compagnia?"
Quell'
innavvertita gentilezza che le era stata offerta, le smosse qualcosa dentro. Era
semplice comprendere che a muoversi era stato il suo animo, prima ancora del suo
essere donna. Tutti, volenti o nolenti, desideravano un po' d'affetto da parte
delle altre persone. E lei desiderava ricevere attenzioni da Draco, benché
quest'ultimo si comportasse in modo ostile nei confronti della sua famiglia.
Perché ora era proprio Draco Malfoy l'unica persona a cui poteva appoggiarsi.
Inoltre, erano arrabbiature, le sue, che duravano molto poco, o addirittura
che scomparivano ad ogni gesto dolce che Draco, avvolto dal prestigio del suo
nome, riusciva a darle. In fondo, non c'era niente di male nel lasciarsi andare.
Gli esseri umani desiderano amare ed essere amati a loro volta.
Fece un passo in
avanti, posando la sua mano sopra quella tesa di lui. Sentì le sue dita
affusolate circondare le sue, mentre una forza delicata la stava trascinando
lentamente nella poltrona con Draco. Avvertì una sensazione di quiete e
protezione, mentre si abbandonava seduta sulle ginocchia di lui. Sentì il suo
corpo, inizialmente irrgidito, sciogliersi come neve al sole, mentre si
appoggiava con tutto il peso del corpo contro Draco. Inclinò il capo, posandolo
poco al di sotto del mento del consorte. La poltrona su cui sedevano era molto
grande e permetteva ad entrambi di starvi comodamente.
"Pensavo che te
ne saresti andata," disse Draco a bassa voce, circondando con un braccio la vita
di Ginevra.
"Lo pensavo
anch'io, ad essere sincera." sorrise, divertita dal fatto che la voce, sentita
dal petto di lui, potesse suonare diversa.
"Quindi, presumo
che il tuo non rivolgermi più la parola non sia più valido."
"Presumi bene,"
gli rispose Ginevra.
Vi fu un momento
di silenzio che avvolse tutta la Malfoy Manor. Un leggero rumore proveniva da
oltre la porta, probabilmente causato dagli Elfi domestici nelle cucine. Lo
sguardo di Ginevra, che fino ad allora aveva beatamente vagato per la stanza, si
fermò sulla mano che Draco poggiava sul bracciolo della poltrona. Osservò
l'anello dorato che riportava inciso lo stemma del Serpente, mentre accanto di
pari valore, l'anello che lo legava a lei.
Lei e il
Serpente.
Due entità che
erano sempre state in contrapposizione. L'amore opposto alla devozione per la
propria famiglia. L'onore contrapposto al sentimento. Un' eterna lotta che
probabilmente sarebbe durata in eterno, almeno fino al giorno in cui Draco
avesse portato con sè quegli anelli. Ma a lei andava bene così. La famiglia
Malfoy era un marchio troppo indelebile per cancellarlo dall'insito di Draco;
era solo lei ad essere l'estranea. Quindi non poteva pretendere di
possedere tutto di lui, si sarebbe accontentata di tutto ciò che lui le avesse
dato.
Draco notò lo
sguardo insistente di Ginevra rivolto alla propria mano, e come comprendendo i
pensieri della moglie, la mosse, congiungendola all'altra, attorniando così
completamente la donna. La sensazione di calore che l'avvolse, distolse ancora
una volta Ginevra dai suoi pensieri, facendole ricordare il motivo per cui era
venuta a cercare Draco.
"Ah, dimenticavo.
Ero venuta per sapere a che ora dobbiamo partire domani.." disse, facendo
chiaramente riferimento al processo del padre. Draco la osservò un poco stupito
per la determinazione che Ginevra aveva dosato nelle sue parole. Colto alla
sprovvista sembrò rifletterci sopra.
"L'udienza avrà
luogo alle nove in punto. Ci smaterializzeremo, quindi non avremo certo problemi
di tempo."
Ginevra annuì,
tornando poi nella sua posizione precedente.
Alla fine lo
aveva perdonato.
Come succedeva
sempre del resto. Draco sorrise, i litigi con Ginevra lo infastidivano molto, ed
erano capaci di renderlo di pessimo umore per tutto il giorno. Però, era anche
vero che la loro vita coniugale, proprio grazie a questi, non era affatto
noiosa. Dovette riconoscerlo.
"Che cosa
succederebbe se mi addormentassi qui?" domandò Ginevra a Draco, dopo aver finito
di sbadigliare.
"Probabilmente
domani avrei un dolore terribile alle gambe." gli rispose Draco, stuzzicandole
una ciocca di capelli.
"Divertente..."
ridacchiò Ginevra, chiudendo gli occhi e abbandonandosi completamente a Draco.
**
Molly Weasley si
trovò di fronte il figlio Ron, che accompagnato da Hermione, era andato a fare
visita alla madre. Gli occhi della donna luccicarono commossi, e dopo aver
strinto il ragazzo tra le braccia, rivolse uno dei suoi migliori sorrisi a
Hermione. Molly Weasley, nonostante l'età che avanzava, rimaneva una donna molto
energica, piena di brio, capace di rimproverare i suoi figli, ormai cresciuti,
con un'energia spaventosa. Ma osservandola con attenzione, si poteva comprendere
che ciò che riempiva l'animo di Molly Weasley altro non era che la stanchezza.
Madre, membro dell'Ordine e moglie di Arthur Weasley che, proprio in quegli
ultimi tempi, le stava procurando più grattacapi dei figli.
"Hermione cara, è
passato moltissimo tempo dall'ultima volta che io e te abbiamo fatto due
chiacchiere!" Molly emise un gridolino entusiasta, mentre Ron, udendo le parole
della madre, prese a preoccuparsi per l'integrità mentale della sua
accompagnatrice. Hermione strinse la donna in un delicato abbraccio che Molly
contraccambiò.
"Ho capito,"
esordì Ron scuotendo la testa ,"tu tendi a stritolare solo noi figli maschi!"
"Oh, tesoro!
Hermione è una ragazza delicata, tu sei... sei..." Molly fece un'espressione
contorta mentre cercava il termine per indicare il figlio.
"Uomo, andrebbe
bene..." disse timidamente Ron, guardando di sottecchi la madre. Molly lo fissò,
per lasciarsi poi travolgere da una sonora risata. E con una prorompente pacca
sulla schiena, Molly distrusse quella poca virilità maschile posseduta da Ron.
"Ma stavamo
dicendo, Hermione cara..." Molly fece cenno alla ragazza di sedere. Poi,
guardando in modo truce il figlio, gli ordinò di comprare qualche pasticcino in
fondo alla strada.
"Sono sicuro che
Hermione ne potrebbe fare a meno," pregò Ron, guardando Hermione per cercare in
lei un valido alleato.
"Veramente
qualche pasticcino lo mangerei volentieri..." rispose Hermione.
"Hai sentito
Figliol Prodigo? E ora fila!" ordinò Molly. Ron sbuffò, ma prima di lasciare la
stanza, rivolse uno sguardo vendicativo verso Hermione, che contraccambiò a sua
volta lo sguardo. In realtà, anche se provava pena per Ron, Hermione sapeva che
Molly aveva bisogno di parlare con qualcuno, qualcuno che non fosse il marito o
i figli stessi. E la signora Weasley sembrò comprenderlo, visto che il suo volto
assunse espressioni di lì a poco molto più distese.
"Non dovrebbe
sforzarsi molto Molly," esordì Hermione, seriamente preoccupata. La signora
Weasley l'osservò un poco sorpresa per la sua acuta intuizione e sorrise,
sedendo anch'essa sul piccolo divano del salotto.
"Farei solo
preoccupare i miei figli," rispose la donna.
"Sono sicura che
Ron e gli altri vorrebbero toglierle un po' di peso dalle spalle." la consolò
Hermione.
Molly sorrise, un
sorriso amaro, ed Hermione capì a chi fosse rivolto quel sorriso. Probabilmente
Molly Weasley stava pensando alla sua unica figlia, che però, per ovvie ragioni,
non era accanto a lei in quel momento.
"Anche Ginny se
lo sapesse, farebbe di tutto, ne sono sicura." Sentendo il nome della figlia
minore, Molly guardò intensamente Hermione.
"Non lo so. Lei
ha scelto la sua vita. E noi non vi apparteniamo." disse tristemente la donna.
Hermione sentì una morsa in fondo allo stomaco, ricordando tutte le
vicessitudini della dolce Ginny.
"Però," continuò
a dire Molly," è pur sempre la mia Ginny. Ed io sono sempre sua madre."
Era vero.
L'amore di un
genitore, rispetto a quello di un figlio, dura in eterno.
Sotto quella
luce, Molly le fece tenerezza. Nonostante Ginny avesse sposato Draco, matrimonio
che l'aveva volutamente allontanata dalla famiglia, Molly Weasley era lì a
ricordare la figlia e del suo amore per lei. Non esisteva persona più ammirevole
di quella donna.
Per questo si
trovò a dire quelle parole:
"Stamani l'ho
incontrata."
Molly alzò lo
sguardò su Hermione, dubitando che quel l'ho incontrata potesse in
qualche modo riferirsi a Ginny.
"Ho incontrato
Ginny." Lo scatto di Molly a quell'affermazione, sorprese la stessa Hermione. La
donna sembrò riprendere tutta quell'energia che aveva al loro arrivo ed Hermione
fu felice di aver suscitato in lei una simile reazione.
"La mia Ginny. E
dove l'hai incontrata?" domandò emozionata Molly.
"A Londra, dentro
un bar. In realtà è strano, sappiamo tutti che i Malfoy odiano i Babbani."
"Mia figlia prima
di essere una Malfoy, è una Weasley!" disse Molly con una punta di orgoglio.
"E' vero..."
ammise Hermione. "Però è sposata con un Malfoy. Quindi ci sono tante cose che se
prima le erano permesse, ora le sono precluse."
"Come venir a far
visita alla sua vera famiglia," disse rassegnata la signora Weasley.
"No," rispose
Hermione, "credo che questo dipenda da voi."
Molly osservò
stupita Hermione, che la precedette nel parlare.
"Suvvia, non
vorrà farmi credere che Ginny detesta la sua famiglia! Io credo invece, che sia
il contrario. Non viene perché probabilmente prova solo disagio nello stare con
voi."
"Disagio... come
può mia figlia provare disagio nello stare con sua madre?" domandò Molly,
bisognosa di sapere.
"Ci pensi bene,
Molly," disse con voce delicata Hermione, "lei è convinta che voi la odiate per
la decisione che ha preso. In fondo ha scelto un Malfoy a voi, uno dei peggior
nemici della vostra famiglia. E' chiaro che pensa di avervi tradito ed è per
questo che pensa che voi non l'accettiate. E credo che, a parte lei, il resto
della famiglia l'abbia seriamente emarginata."
Molly ascoltò le
parole di Hermione che, come se dotate di un incredibile fondo di verità, le
fecero più male di un incantesimo Crociatus.
"Inoltre,"
Hermione strinse la presa sulla propria gonna, "io non me la sento di incolparla
per ciò che ha fatto. E' vero, anch'io rimasi sorpresa quando la vidi lasciare
questa casa, ma... lei ha fatto una scelta talmente coraggiosa che nemmeno io,
al suo posto, avrei saputo fare. Ha avuto il coraggio di crearsi una vita con
Malfoy. Apprezzo moltissimo Ginny, nessuna donna ha mai fatto tanto per amore.
Nemmeno io, l'avrei potuto fare... mi bastava pochissimo per aprire la porta dei
miei desideri, ma questi si sono infranti il giorno stesso in cui Harry è...
io..."
Sentì la mano di
Molly posarsi sulle sue, per crearle conforto, mentre sentì le guance che si
erano bagnate.
"Non ti
preoccupare, Hermione. Anch'io la penso così." Stavolta fu il turno di Hermione
di stupirsi. Molly le rivolse un caldo sorriso, poi si alzò e camminò verso la
finestra del salotto. Quando la donna scostò le tendine, Hermione notò che ormai
era completamente sera. Molly contemplò la gente che camminava per strada,
frettolosa negli acquisti.
"Nonostante Ginny
abbia abbandonato questa casa, io sono felice. Vedi," disse rivolta a Hermione
"Il giorno stesso in cui Ginny me lo disse, rimasi colpita dalla sua
determinazione. E allora mi accorsi che le mie parole, quelle di Arthur o quelle
di Ron, non l'avrebbero mai fermata. E' sempre stata una ragazzina timida ed
insicura, tanto che dovevo sempre preoccuparmi affinché i suoi fratelli, con il
tatto che si ritrovavano, non la ferissero con le parole o con i gesti. Ginny
non è mai stata come me, prima di qualsiasi azione, aveva mille ripensamenti.
Perfino davanti ai gusti di un gelato, non sapeva decidersi." A quel ricordo la
signora Weasley ridacchiò, poi riprese a parlare "Ma quel giorno, in quegli
occhi non aleggiava nessuna insicurezza. Fu allora che mi rassegnai, mentre
penso che Arthur continui a rimanere della sua idea." Sospirò tristemente Molly.
"Arthur non può
non amare Ginny."
"Oh lo credo
anch'io, ma vedi... Ginny è la sua unica figlia, e il senso di protezione nei
suoi confronti non aveva limiti. Quindi penso che, più che arrabbiato, sia solo
geloso." Hermione e Molly si guardarono per poi ridacchiare sommessamente.
"Comunque,"
concluse Molly " Ginny mi ha dimostrato di essere una donna. E come madre non
posso che essere felice se mia figlia ha trovato la sua vita. In fondo, si dice
che i figli non si facciano per noi, ma per gli altri."
Hermione sorrise
nel vedere che Molly aveva a sua volta sorriso nel parlare della figlia.
Se solo Ginny
sapesse quanto bene le vogliono...
"E' diventata
molto bella." disse Hermione. "Tanto bella che a fatica l'ho riconosciuta.
Dovete esserne davvero fieri."
"Lo siamo. Anche
se qualcuno non vuole di certo ammetterlo." chiaro riferimento al signor Weasley
e a Ron.
"Ma basta
rinvangare il passato! Ora mi devo preoccupare di quella testa calda di mio
marito!! Ha avuto fortuna a dormire nella prigione del Ministero, sennò lo avrei
ucciso!" disse energica Molly. Ucciso forse no, ma una bella ramanzina, Molly
non gliela avrebbe risparmiata.
"Il processo è
domani?" domandò Hermione.
"Sì. E speriamo
che qualcuno venga a testimoniare in suo favore."
"A quanto ne so
Draco Malfoy testimonierà contro..."
"Pare di sì. E
questo non è assolutamente bene. Draco occupa una posizione di prestigio, non
avranno certo problemi a credere alle sue parole."
"Avevo proposto
l'aiuto di Ginny, ma Ron l'ha bocciato a priori." sospirò Hermione.
"Forse, fare una
simile proposta avrebbe messo Ginny alle strette. Forse le avrebbe fatto più
male che bene, si sarebbe trovata tra due fuochi e, probabilmente avrebbe dovuto
di nuovo scegliere."
"Già, a questo
non avevo pensato," ammise Hermione.
"Se mio marito ha
davvero delle colpe, è giusto che paghi per ciò che affatto. Noi, da parte
nostra, possiamo solo sperare."
"Tutto andrà per
il meglio, ne sono sicura." la rassicurò Hermione.
Molly si alzò di
nuovo per portare una tazza di tè alla sua ospite. Hermione la vide attraversare
il salotto e prima che potesse valicare la soglia della cucina, la chiamò
indietro. Molly si voltò per guardarla.
"Sono... sono
certa che, se Ginny avesse potuto, avrebbe scelto anche voi."
Molly chiuse gli
occhi.
"Voglio credere
che sia così, Hermione."
**
Non appena il suo
corpo si smaterializzò, il suo cuore iniziò ad aumentare i propri battiti. Di lì
a pochi minuti avrebbe di nuovo visto tutti i membri della propria famiglia. E
non sapeva se esserne felice o terrorizzata. Quella mattina, probabilmente,
Draco lo aveva intuito, perché era stato più loquace del solito.
"Lo sapevo, alla
fine mi hai ridotto le gambe a pezzi."
"Non è colpa mia!
Sei stato tu a chiedermi di stare con te, e poi che colpa ne ho io se sei troppo
comodo?!"
A quella mezza
esclamazione, Draco ridacchiò.
Ginevra sorrise,
felice che tra lei e Draco tutto sembrava essersi chiarito. Anche se in realtà
non c'era stato niente da chiarire.
"A parte tutto,"
inziò Draco, "fermandosi in mezzo al corridoio del Ministero. "E' questione di
poco, te l'assicuro."
Ginevra annuì,
senza sapere se essere sollevata o spaventata da quelle parole. Se avesse
potuto, avrebbe di certo testimoniato a favore del padre. E anche se avesse
voluto, la sua opera di convincimento su Draco affinché il padre venisse
prosciolto non sarebbe riuscita.
Si aggiustarono i
mantelli e presero a percorrere i corridoi che ospitavano le aule del Tribunale
del Ministero della Magia. Ginevra non sapeva esattamente in quale aula il
processo si sarebbe tenuto, ma pochi secondi dopo non ebbe problemi a saperlo.
Un numero cospicuo di giornalisti, stava in piedi davanti a un grande portone.
"Draco..." disse,
con un tono timoroso della voce, afferrando un lembo del mantello del consorte.
"Tranquilla.
Comportati come sempre."
Ginevra notò la
massa dei giornalisti voltarsi verso di loro, e nel vedere tutti quegli sguardi
puntati su di lei, le nacque un groppo alla gola. Assetati di notizie, i
giornalisti li accerchiarono; la notizia che, ad essere processato, altri non
era che Arthur Weasley, padre di Ginevra Weasley, moglie di Draco Malfoy, aveva
subito fatto scalpore. Draco cercò di tenere a distanza i giornalisti dalla
donna, sapendo le domande che questi le avrebbero rivolto.
"Signora Malfoy,
cosa prova ad essere la moglie di colui che testimonierà contro suo padre?"
Nell'udire quella
domanda, Ginevra assunse un espressione confusa. Poi guardò Draco che, alzando
un braccio per richiamare la sicurezza, stava rispondendo in modo asciutto ed
avasivo alle domande. Le voci di tutte quelle persone le arrivarono indistinte.
Draco
testimonierà contro papà? Non lo sapevo... perché?
I giornalisti
furono allontanati dai coniugi grazie a un potente incantesimo che impediva loro
di varcare la soglia stabilita. Ginevra si parò di fronte a Draco e guardandolo
con occhi sorpresi, gli afferrò con una mano il mantello.
"Cosa vuol dire
che testimonierai contro papà? Perchè non me le l'hai-?"
"Ginny!"
Ginevra si voltò
e vide Hermione che portava, appeso a un braccio, il proprio cappotto. Draco
sentì la stretta della sua mano farsi più forte quando, da dietro Hermione,
sopraggiunsero tutti i membri della famiglia Weasley. Il cuore di Ginevra prese
a pulsarle nuovamente nel petto.
"Ginny," Molly
osservò la figlia, mentre uno sguardo orgoglioso era apparso sul suo volto.
"Mamma?" disse
Ginevra, con la voce incrinata per l'emozione.
Nel vedere la
sorella, il volto di Ron si contrasse.
"Toh, guarda chi
si vede! La traditrice!" disse acido.
Ginevra fece per
rispondere, ma un gesto fulmineo della madre, l'anticipò. La signora Weasley
aveva picchiato con la propria borsetta la testa del figlio.
La madre la
guardò, poi guardò l'uomo che stava al suo fianco.
"Sono lieta di
vederti Draco," disse infine.
"Grazie," rispose
Draco.
Molly rivolse uno
sguardo a Ginevra e sospirò.
"Prima di entrare
vorrei parlare con te, Ginny."
La ragazza rimase
sorpresa per l'insolita richiesta della madre. Sentì la mano di Draco posarsi
sulla sua, e in quel modo, fu confortata ed incoraggiata da quel contatto.
"Va bene...
mamma."
Ginevra e Molly
si appartarono dal gruppo, e mentre si allontanava, Ginevra si voltò per vedere
Draco che, con fare incurante, rimaneva impassibile a ciò che Ron gli stava
dicendo. Parole certamente non troppo belle.
Ginevra tornò a
guardare la madre, che la precedeva nel cammino. La seguì fino a quando Molly
non si fermò. Ci fu attimo di silenzio, mentre Molly continuava a darle le
spalle. Ma Ginevra non aveva alcuna intenzione di iniziare la conversazione,
visto che non sapeva ciò che le voleva dire la madre.
Molly, infine, si
voltò, mostrando, con grande sorpresa di Ginny, un volto sorridente.
"Vedo che stai
bene Ginny, ne sono felice."
Ginevra,
sorpresa, rispose imbarazzata.
"Grazie. E'...
passato tanto tempo dall'ultima volta..."
"...che ci siamo
viste. Sì, è vero."
Vi fu un altro
silenzio, imbarazzante forse, solo per Ginevra.
"Io..." iniziò a
dire Ginevra, "credimi, non sapevo che Draco avrebbe testimoniato contro papà!
Se solo lo avessi saputo, io-!"
Molly mosse una
mano per fermare la figlia, e scosse la testa.
"Non ti devi
preoccupare cara. Io lo so perfettamente. Non è neccessario che tu ti
giustifichi. Se tuo padre ha commesso davvero un errore, allora è giusto che
paghi."
Ginevra,
allontanato l'imbarazzo, disse infervorata "Ma come mamma! Non crederai davvero
che papà abbia fatto una cosa simile?!"
Molly si stupì
per la reazione della figlia, ma non disse niente.
Ginevra, vedendo
l'espressione della madre, abbassò le braccia, cercando di riprendere un poco di
controllo.
La donna guardò
sua figlia, che teneva lo sguardo basso e sospirò.
"Ora faremo
meglio ad andare," e camminò oltre Ginevra.
"Mamma!" Ginevra
si voltò.
Molly si fermò,
ma non si girò a guardare la figlia.
"Quel giorno, se
mi fosse stato permesso, avrei senz'altro scelto anche voi."
Vide le spalle
della madre muoversi a quelle parole.
Si, indubbiamente
avrebbe scelto anche la sua famiglia.
**
"Il Tribunale
numero 13, dichiara aperto il processo contro l'accusato Arthur Weasley."
Ginevra stava
seduta di fianco a Draco, nella fila sinistra della stanza. Nella fila accanto
sedevano i membri della sua famiglia ed Hermione. Prima di sedere, aveva notato
gli sguardi dei suoi fratelli, ma l'agitazione le aveva impedito di capire se
celavano rabbia o disprezzo nei suoi confronti. Si voltò per guardare Draco, che
teneva comodamente le gambe accavallate, mentre nella sedia accanto alla sua,
erano stati posti i loro mantelli. Non aveva avuto modo di chiedergli
chiarimenti riguardo alla sua testimonianza, quindi in quel momento era solo
rassegnata. Rassegnata, perché sapeva che suo padre sarebbe stato difficilmente
prosciolto con Draco che testimoniava contro di lui. Era tremendamente triste
guardare senza poter fare niente. Tuttavia decise di non abbassare più lo
sguardo incontrando gli occhi della sua famiglia, tanto meno quelli di suo
padre.
Arthur Weasley fu
introdotto nell'aula e fu fatto sedere di fronte al giudice, su una sedia
talmente scarna, che parve solo denudarlo. Al centro di tutto... Ginevra strinse
una mano alla sua gonna, provando una morsa al cuore nel vedere suo padre in
quelle condizioni.
"L'accusato è
colpevole di aver detenuto senza permesso un manufatto Babbano, ritenuto
pericoloso dalla Commissione del Ministero. L'acquisizione di qualsiasi oggetto
di appartenenza Babbana all'interno di questa Sede è da considerarsi illegale ai
sensi della legge Magica 14,574." Il giudice, un vecchio ometto dalla barba
bisunta, si bagnò il labbro inferiore, fissando in modo astioso il padre di
Ginevra.
"Ha qualcosa da
dire prima che il processo abbia inizio?" domandò il giudice all'uomo.
Il signor
Weasley, mantenendo la propria espressione dignitosa, rispose. "Sono innocente."
Il giudice alzò
un sopracciglio, poi battè il martello sulla propria scrivania.
"Si abbia inizio,
allora."
Ginevra dal suo
posto, represse un mormorio di disapprovazione. Draco abbassò lo sguardo su di
lei.
"Non l'ha neanche
preso in considerazione!" bisbigliò Ginevra stizzita. "Inoltre perché non ha
anche lui un avvocato?"
"Nelle condizioni
in cui riversa, nemmeno un avvocato potrebbe niente per liberarlo." le rispose
Draco.
L'innocenza di
mio padre non è forse importante?
In un secondo
momento l'attenzione di Ginevra si focalizzò sull'avvocato che teneva nelle mani
le redini dell'accusa. Era un uomo molto alto, con un gusto orrido del vestire;
indossava occhiali talmente spessi che Ginevra non riusciva ad intravederne gli
occhi. Non ne capì un motivo, ma la vista di quell'uomo l'aveva disgustata.
"Avvocato
Lingrey, può procedere con le prove dell'accusa." dichiarò il giudice.
L'uomo si alzò e
si pose di fronte al signor Weasley.
"In casi del
genere," disse, aggiustandosi gli occhiali sopra al naso ", sono molto rare le
cose da dire. Il giorno 12 dicembre, è stato trovato nell'ufficio del qui
presente Arthur Weasley un manufatto Babbano," l'avvocato avvicinò i fogli che
teneva in mano agli occhi ,"più precisamente si tratta di una pistola Calibro
XXX. Per chi non lo sapesse, signori della giuria, una cosidetta pistola
è un arma da fuoco usata molto di frequente nel mondo Babbano e sembra che il
suo scopo principale sia quello di uccidere le persone."
Un leggero
mormorio si sollevò nella sala.
"Sulla pistola,
sono state rinvenute le impronte digitali dell'accusato. Testimonianze, orari e
cose varie coincidono con le prove da me raccolte e blah, blah, blah." Tirò alle
corte Lingrey. Ginevra, mossa da un impeto di rabbia, si alzò di scatto,
sorprendendo lo stesso Draco.
"Veda di
comportarsi seriamente, signor Lingrey!"
Tutta
l'attenzione dell'aula si rivolse verso di lei, che alterea, guardava con
disprezzo Lingrey.
Anche il signor
Weasley si era voltato, mentre un'espressione quasi sorpresa attraversava il suo
volto. Espressione che andò oscurandosi quando vide la presenza di Draco accanto
alla figlia.
"Signora Malfoy,
la prego di sedersi." disse glaciale il giudice.
"E lei veda di
dire qualcosa a questo avvocato da strapazzo!"
Lingrey diventò
paonazzo, e dopo che il giudice la intimò per la seconda volta a sedersi, Draco
le afferrò il braccio. Ginevra si lasciò cadere sulla sedia, incrociando le
braccia al petto, ed assumendo un'aria imbronciata.
"L'intervento
della signora Malfoy," disse l'avvocato a denti stretti ,"è stato
provvidenziale. Chiamo a testimoniare il signor Draco Malfoy!" esclamò Lingrey,
sentendo di avere la vittoria in pugno.
Un altro mormorio
si sollevò, mentre Draco prendeva posto accanto al giudice.
Malfoy non fece
caso allo sguardo astioso dei fratelli Weasley. Invece incontrò gli occhi di
Arthur e vi lesse grande forza d'animo.
"Naturalmente il
signor Malfoy testimonierà contro il signor Weasley," disse l'avvocato in modo
lascivo. "Prego a lei la parola." e con quelle parole fece il gesto di iniziare
a Draco.
"Come tutti voi
saprete, la mia posizione dentro al Ministero è molto prestigiosa. Per questa
ragione, impiegati come Arthur Weasley non dovrebbero entrare nella mia
giurisdizione, di conseguenza, non avrei motivo per testimoniare a favore o
contro l'imputato. Ora, proprio ieri mi sono state consegnate le dimissioni di
quest'uomo, in quando il Ministro Hollivander era assente per malattia; sono
stato informato dal qui presente avvocato," Lingrey fece un sorriso disgustoso
,"delle condizioni in cui riversa l'imputato e mi sono state fornite le prove
contro quest'uomo."
Draco si passò
una mano tra i capelli, e guardò nella direzione di Ginevra.
"Nonostante tutto
ho deciso di non testimoniare contro quest'uomo per ovvie ragioni personali."
Molly si alzò di
scatto sorpresa, con un espressione felice in volto. Arthur rimase a sedere
ancora del tutto incredulo, diffidente delle parole di Malfoy. Ginevra guardò
Draco, non riusciva a credere che quelle, fossero proprio le parole del marito.
L'avvocato,
ancora più paonazzo, iniziò a scongiurare Malfoy. "Ma... ma, ma signor Malfoy...
le sue ragioni personali non sono va-valide in un'aula di tribunale."
Draco gelò l'uomo
con lo sguardo.
"Questo lo so
benissimo," disse asettico. Malfoy si alzò e camminò verso Ginevra. Quando le fu
davanti, la donna lo guardò con un espressione confusa dipinta sul volto. Draco
allungo la manò e disse "Potresti darmi quei fogli che ti ho dato stamani?"
Ginevra si riebbe
dallo stato catodico in cui era caduta e, spostando i loro mantelli, consegnò il
plico al marito.
"Arthur Weasley
porta sulle spalle più di vent'anni d'onorevolissima carriera. Un gesto tanto
sconsiderato da parte sua, capace di incrinare la sua devozione nei confronti
del Ministero, mi ha fatto dubitare della sua reale colpevolezza. Per queste
ragioni, ho fatto svolgere delle indagini, il cui esito porta alla chiara
liberazione dell'imputato. A questi fogli ho aggiunto anche il mio rifiuto alle
dimissioni del signor Weasley"
Draco consegnò i
fogli al giudice, che prese a sfogliarli in modo convulso.
"Ciò che mi
disgusta, è il chiaro intento di condannare un dipendente, solo per coprire gli
sporchi traffici che alcune persone trattano per il proprio interesse. Come mi
disgusta un'accusa tanto infondata e poco accorta come quella a cui ho assistito
oggi," Lingrey divenne di colpo pallido. "Voglio far presente che questo fatto
non sarà lasciato al caso, oggi stesso, con il rientro del Ministro, riporterò
l'accaduto. Con la speranza che niente di tutto ciò torni a ripetersi. Inoltre,"
disse Draco guardando Weasley ,"la mia personale implicazione nelle indagini,
niente vuole avere a che fare con la famiglia Weasley in particolare. Tengo solo
a preservare il più possibile il mio matrimonio, e questo è quanto."
Un forte
schiamazzo prese a risuonare nell'aula, mentre gran parte delle persone che
avevano fino ad allora assistito, si alzarono. Il Segretario della Magia andò a
congratularsi con Malfoy, sostenendo ampiamente le sue parole. La famiglia
Weasley al completo, si riversò sul padre, che passava nell'abbraccio di ciascun
figlio, mentre il giudice, sbattè il proprio martello dichiarando il processo
concluso con la liberazione di Arthur Weasley da qualsiasi accusa. Frastornata e
ancora del tutto sorpresa, Ginevra fu trascinata insieme a Draco, fuori
dall'aula. Per la confusione, Ginevra perse di vista la sua famiglia.
Quando il
corridoio si svuotò in parte di tutte le persone, Ginevra si accostò al marito,
che continuava la sua conversazione con il Segretario della Magia. Draco,
notandola, porse i suoi saluti all'uomo, e rivolse la sua attenzione su di lei.
"Sei stato...
sorprendente." disse Ginevra ancora meravigliata.
Draco sorrise "Io
sono sempre sorprendente."
"E anche molto
modesto." ridacchiò Ginevra.
Mentre parlavano,
Draco prese a fissare oltre le spalle della donna, ed incuriosita, Ginevra si
voltò. La sua famiglia stava uscendo allora dall'aula. La donna si voltò di
nuovo verso Draco, ma prima ancora di dire qualcosa, l'uomo annuì. "Ti aspetto
all'entrata, vedi di non impiegarci molto."
Ginevra gli
sorrise riconoscente e dopo che Draco ebbe sceso le scale, si voltò per
attendere il padre.
Molly, riavutasi
dal suo entusiasmo, notò la figlia, sola, al centro del corridoio.
"Bene ragazzi!
Vostra madre ha fame! E vostro padre ora ha da fare, sù, sù!" disse spostando i
figli dalla parte opposta del corridoio e rivolgendo al marito un cenno col
capo. Ginevra, mentalmente grata alla madre, camminò verso il padre che, ancora
di spalle, osservava la consorte spingere con quanta più forza aveva i figli
nella direzione opposta.
"Ciao papà."
Riconoscendo la
figlia in quella voce , il signor Weasley si voltò verso di lei.
Ginevra sorrise
timidamente, sapendo molto bene quale comportamento avrebbe tenuto suo padre.
Arthur rimase a fissare la figlia, cercando di nascondere l'espressione sorpresa
del volto.
"Sono contenta di
poter parlare di nuovo con te, papà."
"Presumo che
dovrò ringraziare quel tuo marito, per quello che ha fatto oggi." disse
atono il padre, cercando di ignorare le parole della figlia.
Ginevra sospirò.
"Non credo che ti
abbasseresti a chiedere grazie a un Malfoy, papà."
"Infatti ho
parlato di presumere. Non lo farò di certo."
Ginevra fu
infastidita dall'ostinazione del padre; ostinazione che non sembrava aver perso
nel corso degli anni.
"Ora se non ti
dispiace devo andare dai miei figli." disse con tono duro il signor
Weasley, sottolineando l'ultima parola.
Nell'udire quella
frase, Ginevra non riuscì più a contenere il proprio disappunto.
"E' mai possibile
che ogni volta che ci incontriamo devi sempre comportanti a questo modo??"
"Ma guardati,"
disse sprezzante il padre ,"sei diventata tale e quale a quella gentaglia a cui
ti sei legata! Con che coraggio mi chiedi di perdonarti?"
"Io non voglio il
tuo perdono! Voglio solo la tua comprensione!"
"La mia
comprensione? Proprio tu, che hai gettato nel fango il nome dei Weasley!"
"Nel fango hai
detto? Queste sono solo cretinate a cui ti stai aggrappando, papà! Perché non
riesci a rassegnarti al fatto che ho sposato un Malfoy! Ma sappi che io ho
sposato Draco a prescindere dal cognome che porta! Quello che sta facendo di
tutto questo discorso una mera questione d'orgoglio sei proprio tu, papà!" disse
Ginevra tutto d'un fiato.
"Sappi che non
cambierò la mia opinione a riguardo," disse deciso il padre.
"Sei proprio
testardo!" gli urlò contro Ginevra.
Arthur prese a
camminare verso la rampa di scale per mettere fine alla conversazione con la
figlia. La voce di Ginevra, risuonando nel vuoto del corridoio, lo fermò.
"Anche se non
riesci più a riconoscermi come figlia, sappi che io porterò sempre il nome dei
Weasley. E anche quando cesserò di esistere, la mia discendenza sarà parte di
me, di te, e della mamma."
Ginevra osservò
il padre scomparire dietro a un angolo e rimase sola nell'immensità di quel
corridoio.
**
Arthur scese
frettolosamente le scale, quando notò una figura al termine della rampa.
"Cos'è oggi? Voi
Malfoy avete deciso di tendermi degli agguati?" domandò, osservando Draco.
Il ragazzo si
fece avanti, scostandosi dall'ombra delle scale.
"Niente di tutto
questo, signor Weasley. A questo proposito io e sua figlia la pensiamo in modo
differente."
Arthur alzò un
sopracciglio.
"Volevo solo
ricordarle che adesso Ginny prima ancora di essere sua figlia è una
Malfoy."
Un espressione
contrariata si fece spazio sul volto di Arthur Weasley.
"Come membro dei
Malfoy, Ginny ha delle responsabilità, e questa continua dipendenza dai Weasley
potrà solo rovinarla. La decisione di sua figlia di sposarmi non è costata cara
solo a voi, ma anche a lei. Ad essere sincero, non so quale sia la ragione che
mi ha spinto a dirle questo. Probabilmente sono solo geloso: so che lei non
potrà mai appartenermi completamente, una parte del suo cuore, una parte dei
suoi pensieri sarà sempre rivolta alla sua famiglia. Quindi, ho deciso di
condividere il suo cuore con voi, ora e anche nel futuro. Penso che come nel mio
caso, sia impossibile costringere una persona a rinnegare la propria famiglia; a
parole tutto è molto più semplice, ma sono sicuro che, anche se Ginny mi
giurasse di farlo, non potrebbe mai dimenticarvi."
Draco fece una
piccola pausa.
"Io amo davvero
sua figlia. Per questo le chiedo nell'avvenire di accettare il nome dei Malfoy,
come da parte mia accetterò il nome dei Weasley." concluse Draco.
Vi fu un attimo
di silenzio, poi Arthur prese a parlare.
"Se vuoi davvero
bene a mia figlia, allora rendila felice. Come padre, non ti chiedo altro."
Arthur camminò
oltre Draco, dirigendosi verso l'uscita. Anche se in modo impercettibile, Malfoy
udì un grazie, uscito dalle labbra del suocero.
Draco osservò a
lungo le spalle del signor Weasley, avvolte nella nebbia serale.
"Draco!" Ginevra
gli corse incontro.
"Come è andato
l'incontro con tuo padre?" le domandò dolcemente Draco.
Ginevra scosse la
testa, rassegnata. "Penso che siamo ancora a un punto morto."
Draco le arruffò
i capelli, sorridendole.
"Vedrai che prima
o poi riusciranno a capire. Prima d'allora, ricordati..."
"... che sono una
Malfoy!" disse Ginevra, facendogli la linguaccia.
"Esattamente,"
confermò asciutto Malfoy.
Ginevra si alzò
in punta dei piedi, stampando un piccolo bacio sulle labbra di Draco.
"E a questo a
cosa lo devo?" domandò Draco, inumidendosi in modo provocatorio le labbra.
"All'essere stato
sorprendentemente sorprendente!" ridacchiò Ginevra.
"Allora farò in
modo che tuo padre cada spesso in grane del genere." disse serio Draco.
"Molto
spiritoso..." Ginevra, prese a camminare di fronte a Draco, immergendosi
nell'aria fredda della sera.
Capitolo 7 *** Nel Corpo del Serpente - Parte a (Il Passato che Ritorna II) ***
Anatema - capitolo 7Capitolo 07
Nel corpo del serpente - parte a
(Il passato che ritorna II)
Provò una sensazione soffice alla
schiena. Prendendo a poco a poco conoscenza, capì che si trovava in un letto,
probabilmente il suo, o quello dell'infermeria di Madama Chips. Aprì lentamente
gli occhi e notò una figura che sedeva accanto al letto; dopo vari tentativi di
mettere a fuoco la vista, la persona accanto a lei si mosse, guardando nella sua
direzione. Hermione chiuse il libro che stava leggendo e rivolse un sorriso
all'amica appena destata.
"Buongiorno Ginny," le disse.
Ginny, ormai del tutto sveglia, si
portò velocemente a sedere.
"Rimani sdraiata!" le ordinò l'amica
,"Madama Chips mi ha raccomandato di controllarti."
"Io... io come sono arrivata qui?"
domandò Ginny, sentendosi un poco stupida.
Hermione sospirò e prese a parlare,
abbassando il tono della voce.
"Ginny, hai idea di cosa hai
combinato?"
La ragazza scosse la testa, e si
bloccò nel momento stesso in cui ricordò le sue vicessitudini nella Foresta
Proibita.
"Oh... mio Dio." riuscì solo a dire.
"Esatto, e Dio non impedirà alla
McGranitt di prendere seri provvedimenti." le disse preoccupata Hermione.
"Io... cos'ho fatto..." sospirò
Ginny.
In quel mentre, la porta
dell'infermeria si aprì e Madama Chips entrò, seguita dalla McGrannitt e da
Severus Piton. Il cuore di Ginny mancò di un battito e provò l'orrenda
sensazione di essere una preda braccata. Il volto serio della professoressa non
lasciava presagire niente di buono, mentre l'espressione di Piton le fu
indifferente, visto che l'uomo non era dotato di espressioni facciali colorite.
La McGranitt fece cenno a Hermione di uscire, e, seppur a malincuore, la ragazza
lasciò la stanza, cosa che terrorizzò Ginny. Adesso che l'unica anima buona se
n'era andata, Ginny si sentì preda del terrore.
"Vedo che si è ripresa signorina
Weasley," esordì Madama Chips, mentre preparava un infuso medicinale da dare a
Ginny. La rossa non rispose, semplicemente troppo impaurita per dire qualcosa.
"Signorina Weasley," disse la voce
autoritaria della McGranitt ,"lei ci deve molte spiegazioni! Se non fosse stato
per il professor Piton, sarebbe morta da un pezzo! Spero che si renda conto
dell'azione scellerata che ha fatto! Entrare nella Foresta Proibita è
innammissibile per qualsiasi studente e lei non fa di certo eccezione! Mi
dispiace, ma dovrò prendere seri provvedimenti per ciò che ha fatto, iniziando
col togliere cento punti alla Casa Griffondoro!"
Ginny giurò di vedere un ghigno
malefico sul volto di Piton e provò rabbia, considerando che in tutta quella
storia, lei era solo una vittima.
"Per questo, quando Madama Chips le
darà il permesso di uscire, venga nel mio ufficio. Io e lei dobbiamo fare una
lunga chiacchierata." concluse la McGranitt, voltando le spalle alla ragazza.
"Inoltre ringrazi il professor Piton, se può ancora ricevere delle punizioni...
lo deve solo a lui." Detto ciò la donna uscì dalla stanza.
"Grazie," disse a denti stretti
Ginny, sapendo che quell'unica parola avrebbe riempito l'orgoglio di Piton.
"La prossima volta, signorina
Weasley, non la salverò, e la lascerò in pasto ai Dissennatori. Quindi, veda di
essere più disciplinata..." disse bieco Piton.
Raggirata da Malfoy e salvata da
Piton.
Quella era una punizione più che
sufficiente.
**
Nessuno, in tutta la scuola,
sembrava sapere della sua disavventura. O meglio, lo sapevano solo le persone
sbagliate: la professoressa McGranitt e sua madre. Quella mattina, durante la
colazione, sua madre aveva inviato la civetta della famiglia Weasley con
allegata una bella Strillalettera, che naturalmente aveva attratto l'attenzione
di tutta la Sala. Quindi era stata poi costretta a raccontare tutto ai fratelli.
Fred e George si definirono fieri di lei, mentre Ron le fece le solite prediche
da fratello maggiore. Era stata dimessa dall'infermeria la sera prima, e in quel
momento stava camminando diretta all'ufficio della McGranitt, non più impaurita,
ma piuttosto rassegnata. Il pensiero che fosse stato solo Malfoy il fautore di
tutto, le faceva ribollire il sangue nelle vene. Durante la colazione, aveva
notato i sorrisetti melliflui di quel ragazzo meschino. E lei era stata una
stupida, niente da eccepire.
Si bloccò di fronte alla porta e
bussò. Questa si aprì emettendo un rumore gracchiante, e al centro della stanza,
seduta alla propria scrivania, sedeva la McGranitt.
"Entri," le ordinò la donna.
Ginny passò oltre la soglia della
porta, mentre questa si chiuse magicamente dietro alle sue spalle. La McGranitt
afferrò la bacchetta e fece comparire una poltrona per far sedere la giovane
Grifondoro.
"Bene," prese a dire ,"adesso mi
deve raccontare come sono andate le cose."
Ginny arrossì, e raccontò tutto ciò
che aveva fatto e visto, includendo nel racconto anche il biondo Serpeverde. La
McGranitt sospirò, però la sua espressione sembrò addolcirsi.
"Se è andata veramente così, io non
posso di certo accusare Draco Malfoy, visto che solo lei è stata ritrovata in
quelle condizioni. E' vero, ora che vi penso ho visto delle altre tracce sulla
neve, ma capisce bene che non si può sospettare di una persona solo per la voce
di una singola testimonianza. Spero che lei si sia resa conto dei pericoli che
ha corso. In fondo la Foresta ha un nome che dovrebbe indicarne al meglio la sua
pericolosità ed entrarvi di nascosto è solo da sciocchi."
Ginny abbassò lo sguardo.
"Per quanto riguarda i provvedimenti
da me presi, mi dispiace ma verrà sospesa per una settimana." disse irremovibile
la professoressa.
Ginny alzò lo sguardo sulla donna,
sorpresa da una simile decisione. Era vero, aveva sbagliato, ma essere sospesa!
Le sembrava un provvedimento troppo pesante, visto che non era stata certo la
prima ad entrare nella Foresta. Si corresse mentalmente, no, era la prima ad
essere sospesa per averlo fatto.
Represse la voglia di contestare
quella decisione, mordendosi la lingua.
"Naturalmente essere sospesa,
significa non frequentare le lezioni per una settimana, e non uscire dal
dormitorio senza un permesso autorizzato. Altrimenti, può sempre decidere di
tornare a casa."
Ginny pensò alla madre, ed
acconsentì di rimanere ad Hogwarts.
"Per quanto riguarda quei
Dissennatori..."
Ginny osservò la propria
professoressa.
"... non erano certo inclusi nella
Foresta. Quindi, se dovesse avere problemi legati alla felicità, allora non
esiti a dirmelo."
"Problemi di.. felicità?" domandò
stupita Ginny.
"Si, felicità. I Dissennatori si
nutrono di questo sentimento, se lei dovesse provare depressione o profonda
tristezza, è necessario farla curare. E non sto scherzando, signorina Weasley."
"Ho capito," rispose annuendo Ginny.
"Bene, e adesso torni nel suo
dormitorio. Veda di meditare su ciò che ha fatto."
O certo, avrebbe meditato...ma su
come farla pagare a una certa persona.
Aveva un'intera settimana a sua
disposizione.
**
"SOSPESA?!" le gridò Ron, sconvolto.
"Anche se non urli, ti sento
benissimo fratellone," disse acida Ginny, abbastanza scocciata per quella
decisione troppo severa.
"Mio dio, quando verrà a saperlo la
mamma!!"
"Lo sa già," disse, con tono
apatico, la ragazza.
Ron guardò la sorella con
un'espressione stralunata, della serie come-fai-ad-essere-così-tranquilla.
"Ho ricevuto oggi pomeriggio una
seconda Strillalettera. Sto battendo qualsiasi record."
"Ma si può sapere cosa ti è preso di
andare nella Foresta Proibita??" domandò esasperato Ron.
Ginny non rispose, non voleva certo
raccontargli il modo in cui Malfoy si era preso gioco di lei. Solo Hermione lo
sapeva, ma perché l'amica l'aveva praticamente costretta a raccontarle tutto...
per filo e per segno. Ed era stata un'esperienza abbastanza deprimente, visto
che era stata giudicata da persone che la conoscevano bene.
Emise un piccolo grugnito che fece
desistere la curiosità di Ron.
"Vabbé, fai un po' come ti pare.
Vado a cercare Harry. Ci si vede!" Ron uscì dal dormitorio e Ginny, sprofondata
nella poltrona, represse un sospiro.
"Eccoti qui, finalmente!" Una
ragazza mora le si avvicinò.
"Ciao Erika..." salutò con poca
vitalità Ginny. La compagna la guardò stranita, e le sedette accanto.
"Come mai non eri a lezione oggi? Mi
sono preoccupata." disse seriamente la ragazza.
"Scusa, ma... mi sento poco bene.
Credo che ne avrò per una bella settimana..." mentì Ginny, arrossendo un poco
per l'imbarazzo. Non era solita mentire, specialmente alla propria compagna di
camerata.
Erika rimase in silenzio, osservando
insistentemente il rossore dell'amica.
Ed infine esordì "Non è vero!"
Ginny si voltò per guardarla, ma
vide solo un ampio sorriso estendersi sul volto dell'amica.
"Vedi, dovresti imparare a parlare a
voce bassa. La nostra camera ha i muri sottili." disse ironica, Erika.
"Hai sentito quando parlavo ad
Hermione! Sei una spiona!!" Ginny le lanciò contro uno dei cuscini.
"Più che spiona," disse Erika
ridendo ,"ho un buon udito!".
Ecco, le persone che sapevano delle
sue antefatte erano salite di numero.
Se non avesse frenato in qualche
modo la lingua, prima della fine della settimana, tutta la scuola sarebbe venuta
a sapere della sua infinita stupidità.
"Allora promettimi che mi coprirai!
Vedi di non dirlo a nessun'altro!" si raccomandò Ginny, sull'orlo di una crisi
di nervi.
Erika annuì risoluta. "Dirò che ti
senti poco bene... però vedi di recitare la parte della malata! Altrimenti poi,
ci vado di mezzo anch'io nei tuoi casini..."
"Ma guarda che amici mi vado a
scegliere..." Ginny affondò la testa nel cuscino, e la risollevò solo quando
Erika menzionò Kyle.
"Senza permesso, non posso uscire,
quindi se ti capita a tiro quello scemo raccontagli tutto e digli che se mi
trovo in questi guai è anche colpa dei suoi ormoni altamente alterati!" disse
arrossendo Ginny.
Erika ridacchiò, punzecchiando
l'amica. "Ma certe cose si è in due a farle!"
Ginny la incenerì con lo sguardo ed
Erika comprese l'avvertimento della compagna.
"Tornando serie," prese a dire Erika
,"ti ho portato gli appunti di stamani... se vuoi darci un'occhiata..."
"Nah, sono troppo esasperata!"
concluse Ginny.
"Come vuoi, te li lasciò in camera.
Ma per la cena come fai?" domandò la ragazza.
"Mi sembra chiaro che almeno per i
pasti posso scendere..." disse Ginny, stiracchiandosi le gambe.
"Okay, allora ci vediamo nella Sala
Comune! Vedi di fare la brava!"
"Spiritosa..." sibilò Ginny,
osservando Erika scomparire dietro al Ritratto della Signora Grassa.
**
Mezza assonnata, scostò le calde
coperte del letto, immergendosi completamente nella fredda aria mattutina. Erano
passati ormai due giorni dall'inizio della sua sospensione, ma già sentiva una
noia immensa invaderla di prima mattina. Se all'inizio aveva pensato che saltare
le lezioni potesse in qualche modo essere divertente, ora doveva combattere per
inventarsi cosa fare durante il giorno, e le scelte non erano molte, preclusa
come era all'interno del dormitorio. Erika e le compagne del suo anno le
tenevano spesso compagnia, ma durante il giorno erano costrette a studiare per
le lezioni della settimana. Aveva perfino cercato di studiare, ma la sua
concentrazione non rendeva il massimo, quindi, come era logico fare, Ginny
utilizzò tutta la sua fervida immaginazione per farla pagare a Draco Malfoy.
Non sapendo da che parte iniziare,
decise di cercare i propri fratelli. Per fare qualsiasi genere di scherzo, i
gemelli Weasley erano senz'altro i migliori della piazza. Quel giorno Ginny
saltò la colazione, rimanendo per tutta la durata della mattina nella Sala
Comune dei Grifondoro; era certa che sia Fred che George avrebbero mal
sopportato una lezione di pozioni. Infine, come volevano le sue previsioni, i
suoi fratelli entrarono schiamazzando e ridendo, probabilmente per l'ultimo
scherzo fatto. Quando la videro, entrambi la salutarono all'unisono.
Ginny corse verso i fratelli,
saltando loro praticamente addosso.
"Come mai tutta questa dimostrazione
di affetto?" domandò sorpreso Fred.
"Ho bisogno di un vostro consiglio!"
I due gemelli si guardarono, senza nasconderlo a Ginny.
"Perché fate quelle facce?" domandò
Ginny stizzita.
"No.. è che," prese a dire George
",da quando in qua ti rivolgi a noi per i consigli? Per quelle cose c'è Ron..."
"Nah, quando siamo in tema di
scherzi, chi meglio di voi potrebbe darmi una mano!"
I due gemelli si stupirono il
doppio.
"Sapete, sono stata sospesa solo per
colpa di Malfoy." disse Ginny, sperando che i fratelli non volessero sapere i
particolari di tutta la vicenda.
"Ma come? Non perché sei stata
trovata mezza morta nella Foresta??" chiese stupito George.
"Si, ma chi diavolo credete che mi
abbia spinto nella Foresta?" incalzò Ginny.
"Oh!" Esclamarono entrambi.
"Quindi, mi devo vendicare!
Accettate di darmi una mano?"
I due gemelli si guardarono, poi
fissarono la sorella. La determinazione di Ginny era quasi sorprendente.
Afferrarono le mani di Ginny,
sorridendo furbescamente "Ok, si può fare sorella!"
La rossa sorrise grata e tutti e tre
si sedettero davanti al camino della Sala Comune.
George prese a frugare nella sacca e
dopo averne estratto solo due libri, presero a fuoriuscire oggetti di ogni forma
e consistenza.
"Ma voi.." prese a dire Ginny,
osservando tutto ciò che il fratello riversava sul divano ,"vi portate sempre
dietro questa roba?"
"Quasi sempre," rispose George
distratto.
"Ma che stai cercando, fratello?"
gli domandò curioso Fred.
George si bloccò guardando il
proprio gemello. "Ti ricordi di quella caramella rossa? Quella che abbiamo
sperimentato su Daniel Chocov proprio ieri?"
"Geniale fratello!" esclamò Fred,
iniziando a sua volta a svuotare la sacca che teneva accanto.
Ginny continuò ad osservarli, mentre
i fratelli si facevano apprezzamenti da soli. Avevano parlato di una
caramella... davvero un dolciume poteva fare al caso suo? Senza nemmeno darle
tempo di pensare, George le mise davanti al naso una caramella incartata in malo
modo.
"Non... non ha un bell'aspetto..."
disse Ginny.
"Oh, ma la qualità non conta, a te
basta che funzioni, no?"
"Si, ma visto che vi ho chiesto un
aiuto, cercate di non farmi uno dei vostri scherzi!" disse Ginny sospettosa.
"Devi fidarti, sorellina!" esclamò
Fred.
Ginny afferrò riluttante la
caramella, ed osservandola, domandò ai fratelli la sua funzionalità.
"Quella che hai in mano è una Bon
Bon Metamorfa!" esclamò orgoglioso uno dei gemelli. "In pratica ti permette di
entrare nel corpo di chi vuoi, prendendone l'assoluto controllo!"
Ginny li osservò meravigliata.
"Non ci posso credere, l'aveva
davvero creata voi?"
"Abbiamo trovato lo spunto su una
rivista, noi l'abbiamo perfezionata." si pavoneggiarono i gemelli.
"Pensare che se impieghereste il
cervello nello studio così come lo fate negli scherzi, nostra madre sarebbe la
donna più felice del mondo..." osservò stupita, esaminando ancora con attenzione
la caramella che teneva in mano.
"E come è andata a questo Daniel?"
domandò un attimo dopo.
"Sorprendentemente bene," rispose
serio Fred, anche se il tono della voce nascondeva una punta di meraviglia nella
voce.
"Va bene, allora, cosa dovrei fare?"
"Se vuoi che la trasformazione
riesca, devi piazzarti davanti a Malfoy, inghiottire la caramella e gridare la
formula "Bon Bon Metamorfa!". Dopodiché dovresti essere nel suo corpo... l'unico
problema è che..."
"Che?" intimò Ginny.
"Si, insomma, Daniel ci ha detto che
sentiva i pensieri dell'altra persona... in pratica un solo corpo conterrà due
anime. Almeno, mi sembra di aver capito... però sarai tu a controllarlo..."
"Vorreste dire che dovrò sorbirmi
Malfoy mentre sono nel suo corpo?"
"Più o meno il concetto è quello!"
"Splendido..." disse sarcastica la
ragazza.
"Prendere o lasciare, sorellina."
disse Fred.
Ginny guardò i gemelli. L'idea di
far fare a Draco tutto ciò che desiderava era molto allettante, ma d'altro
canto, non sapeva se sarebbe riuscita a coesistere con un individuo del genere.
"Ok," disse infine ,"lo faccio!"
"Bene!" dissero Fred e George
all'unisono.
"Ma quanto dura l'effetto?"
"Tre giorni all'incirca."
Mamma mia, così tanti?
Ginny inghiottì rumorosamente.
"Se tu l'avessi usata con Kyle, bhé,
da bravi fratelli te lo avremmo sconsigliato..." Disse Fred, riponendo tutto
nella cartella.
"E perché?" domandò Ginny.
"Vedi, Daniel si è ritrovato nel
corpo della sua ragazza e pare che in tre giorni abbiamo fatto un putiferio...
si insomma, si sono mollati."
"Farò quel che posso. Ora c'è solo
un problema..."
"Quale?" domandarono i gemelli.
"Ecco, io non posso uscire. Come
faccio ad andare in giro per il castello per cercare Malfoy?"
"Per questo non c'è problema!"
Tutti e tre i fratelli si voltarono
e videro Harry entrare nella Sala.
"Harry!" esclamarono i Weasley.
"Non ho capito bene i particolari,
ma se si tratta di fare uno scherzo a quell'idiota di un ramarro, hai il mio
appoggio Ginny!" disse Potter, sorridendo all'amica.
"Grazie! Ma come...?"
"Semplice, basterà che tu usi il mio
Mantello dell'Invisibilità e la Mappa del Malandrino."
"Sei geniale, Harry! Dovresti unirti
a noi!" Esclamarono i fratelli Weasley.
Potter sorrise ed estrasse dalla
cartella gli oggetti di cui aveva parlato.
"Ma voi portate tutto fuorché i
libri!" disse Ginny, vedendo Harry arrossire.
"Mi raccomando, vedi di non perdere
niente. Per me sono oggetti molto importanti."
La ragazza annuì.
A noi due Malfoy.
**
Si mise in azione quel pomeriggio
stesso. Cercando di nascondere le sue intenzioni ad Erika, prese una sacca da
sotto il letto introducendovi le caramelle Bon Bon Metamorfa (due in caso che
una andasse persa) e la Mappa che le era stata prestata da Harry. Scese le scale
del dormitorio e si ritrovò nella Sala Comune. Subito dopo il pranzo era raro
che gli studenti andassero nella Sala, la maggior parte riempiva la biblioteca o
le aule messe a disposizione dagli insegnanti. Era un'ora perfetta per uscire
indisturbata alla ricerca di Malfoy.
Una volta raggiunti i primi divani,
si guardò intorno alla ricerca di occhi indiscreti; quando si sentì abbastanza
sicura, si avvolse con il Mantello dell'Invisibilità e procedette verso il
Ritratto della Signora Grassa. Donna diffidente quella del dipinto, sapeva
benissimo che non doveva uscire dal Dormitorio per ordine della McGranitt,
quindi, se l'avesse scovata, avrebbe passato un'altra ora rinchiusa nell'ufficio
della sua insegnante. Ma per sua fortuna, quel giorno, la Signora Grassa stava
allegramente conversando con una dama nel quadro accanto e quindi non badò a
Ginny che, seppur invisibile, stava sgagliattolando via a velocità incredibile.
Si fermò dietro a un'armatura di
ferro, ed estrasse la Mappa dalla sacca che portava sulle spalle. Quando l'aprì,
pronunciando le parole che le aveva detto Harry, vide comparire sulla carta i
nomi delle persone che erano nel suo raggio d'azione: Silente e la McGranitt
erano nei loro rispettivi uffici, Piton nella classe di Pozioni, mentre Gazza e
la sua assistente, nell'ala est del castello.
Perfetto, io sono dalla parte
opposta! Pensò, sollevata al pensiero di non incontrare l'arcigno custode.
Infine, i suoi occhi cercarono la
posizione di Malfoy, e con suo grande imbarazzo, vide le sue orme entrare nei
bagni maschili.
No, lì non mi sembra il caso di
andare...
Accanto alla targhetta con il nome
di Malfoy, comparvero i nomi dei suoi scagnozzi.
Ginny prese a camminare nella
direzione di Malfoy, cercando di fare attenzione a non urtare gli studenti che
passavano nel corridoio, tanto meno i professori. Con occhio attento,
controllava gli spostamenti del Serpeverde che, come aveva calcolato, le stava
venendo incontro.
Quando alzò lo sguardo vide Erika
sopraggiungere, mentre con altre amiche ridacchiava allegramente. Gli angoli
della bocca di Ginny si incurvarono e, una volta che l'amica le passò accanto,
senza naturalmente vederla, Ginny le sollevò la gonna della divisa. La ragazza,
colta dalla sorpresa e imbarazzata al massimo, si afferrò da dietro la gonna,
voltandosi per vedere il colpevole di quello scherzo. Ma non vide nessuno, solo
qualche ragazzo che sghignazzava per l'opportunità di aver visto gratis
l'abbigliamento intimo della compagna.
Anche Ginny ridacchiò, cercando di
non farsi sentire dall'amica. Quando Erika somparve, borbottando, dietro
l'angolo del corridoio, Ginny tornò ad osservare la Mappa e con sua grande
sorpresa vide il nome di Rosemary Zleger affiancare quello di Malfoy. Dal
momento che entrambe le targhette erano immobili, Ginny pensò che probabilmente
i due stavano parlando. Di cosa poi, non riuscì a immaginarselo. Fu solo una
sensazione che non le piacque.
Poi vide Rosemary procedere dalla
parte opposta a quella di Malfoy.
Bene, adesso non mi rimane che
beccarlo da solo.
Ginny attese di scorgere Malfoy in
fondo al corridoio, e quando lo vide, iniziò a tremare per l'agitazione. Sebbene
i suoi piani fossero perfetti, a rovinare tutto vi era sempre la presenza di
Tiger e Goyle, due esseri talmente appiccicosi che Ginny si domandò come Malfoy
potesse tollerarli.
Perché sono idioti come lui,
pensò un attimo dopo, arrivando alle sue conclusioni.
Come da copione, il trio passò senza
degnarla di uno sguardo. Ginny sospirò e si limitò a seguire gli studenti di
Serpeverde a breve distanza. Quando Ginny udì il nome di Rosemary, la sua
attenzione fu tutta attratta dalla loro conversazione.
"Sarebbe quella la mocciosetta che i
tuoi ti hanno incollato dietro, eh, Draco?" la voce di Tiger risuonò ridicola
esattamente come Ginny l'aveva ricordata. Però, in quel momento, non era il tono
della voce ad interessarle, bensì la questione che riguardava quella ragazza.
Malfoy emise un grugnito, facendo un
segno d'assenso con la testa.
"Sei fortunato, per lo meno, la tua
promessa è carina..."
"Già quella di Goyle, assomiglia a
lui!" sghignazzò Tiger ed anche a Ginny le venne da ridere.
Malfoy si bloccò, voltandosi di
scatto, puntando il vuoto.
Ginny si fermò, smise perfino di
respirare al solo pensiero che il Serpeverde l'avesse scoperta.
"Ehi, che ti prende Draco?" domandò
Goyle.
"Niente..." borbottò Draco,
lanciando un ultimo sguardo al corridoio vuoto.
"A volte sei strano," disse Tiger.
"Senti chi parla, lo stupido!"
sibilò Malfoy.
Tutti e tre presero a camminare,
mentre Ginny, notevolemente sbiancata, continuò a seguirli aspettando il momento
giusto per incastrare Malfoy.
Finalmente, sentì i due energumeni
salutare l'amico, mentre Malfoy si era fermato nel bel mezzo del corridoio.
Ma che accidenti fa?
Senza attendere una risposta, Ginny
estrasse la caramella dalla sacca e si tolse con velocità sorprendente il
Mantello magico. Malfoy, sentendo una presenza alle spalle, si voltò di scatto,
trovandosi davanti Ginny.
"Ma tu guarda," disse serafico ,"non
dovresti essere sospesa?"
"Si, ma vedi, volevo tanto
rivederti." disse Ginny con un tono talmente malizioso che lei per prima si
stupì.
Malfoy la vide mettersi in bocca una
strana caramella ed urlare "Bon Bon Metamorfa!"
Dopo qualche secondo, sentì una
seconda presenza dentro al suo corpo.
Ma che diavolo..?
"Bene, adesso mi prendo la mia
vendetta, Malfoy." udì dire dalla sua stessa voce.
Weasley? Che diavolo mi hai
fatto?
Ginny non rispose; guardò il proprio
riflesso alla vetrata della finestra e sorrise compiaciuta.
Si sistemò il nodo della cravatta e
con l'aria tipicamente arcigna di Malfoy, afferrò la sua sacca, prendendo a
camminare fino alle scale del corridoio.
Capitolo 8 *** Nel Corpo del Serpente - Parte b (Il Passato che Ritorna II) ***
Nota necessaria al fine di legge
Nota necessaria al fine di leggere il capitolo:
ricordate che in questo capitolo, quando
scrivo disse Ginny, fece Ginny o Ginny parve sorpresa intendo
naturalmente la Ginny con le sembianze di Malfoy. Nel corso del capitolo
troverete i verbi dire associati alle parole di Malfoy. Badate che in
realtà, quelli del ragazzo sono solamente i pensieri che Ginny sente essendo
entrata in possesso del suo corpo.
In corsivo sono riportati i pensieri e le parole
di Draco.
"In questo modo saranno invece riportate i
pensieri di Ginny rivolti a Draco"
Spero di attenermi a ciò che ho scritto.
Capitolo VII
Nel corpo del serpente - parte b (Il passato che
ritorna II)
Solo in quel momento pensò che prendere in giro le
persone, per quanto brutto fosse, poteva essere tuttavia divertente.
Specialmente se queste persone facevano di nome: Draco Malfoy.
Era un divertimento che andava provato almeno una
volta nella vita, e di questo Ginny Weasley ne era proprio convinta.
Peccato che il suo coinquilino non sembrava
pensarla allo stesso modo.
WEASLEY! Ti ORDINO di darmi una spiegazione!
"Una spiegazione?" domandò stupita Ginny, ora nel
corpo di Malfoy. Si guardò intorno per vedere se qualcuno fosse nei paraggi; va
bene, era diventata Draco Malfoy, ma nonostante tutto non le sembrava il caso di
parlare da sola e, soprattutto, a voce alta.
"In caso tu l'avessi scordato," disse lei a denti
stretti ,"mi sto prendendo la mia vendetta. Quindi sta zitto!" imprecò. Ginny
continuò a camminare nel corridoio, non badando alle proteste mentali di Draco.
A giudicare dal tono della sua voce, Malfoy sprizzava malignità ovunque,
imprecando contro di lei e la sua famiglia. Niente a cui non fosse abituata,
naturalmente. Ginny alzò gli occhi, ora di un grigio opaco, al cielo, cercando
di non dar troppo peso a tutte le offese che Malfoy le stava comunicando, e
quindi si fermò nel mezzo del corridoio, guardandosi attorno, alla ricerca del
primo spunto interessante per compiere la sua vendetta.
Fu allora che vide Pansy Parkinson.
Ginny fece un sorriso diabolico, sentendosi in
netto vantaggio sul vero Malfoy.
"Invece di offendere... guarda un po' chi sta
venendo da questa parte..."
Per qualche secondo, Ginny non sentì i pensieri di
Draco. Segno tangibile che il ragazzo aveva accusato il colpo. Poi, come il
sibilo proveniente da un pozzo, sentì Malfoy farfugliare qualcosa di
incomprensibile.
Non-ti-azzardare-Weasley!
"Se me lo chiedi così, penso proprio che
azzarderò!" Ginny si passò una mano tra
i capelli ora biondi. "Ma quanto gel c'hai messo?" domandò Ginny,
pulendosi la mano sul mantello del Serpeverde. Malfoy non rispose alla sua
provocazione, Ginny udiva solo un borbottio sommesso venirle da dentro. Affrettò
il passo, cercando di assumere l'aspetto austero ed altezzoso di Malfoy,
quell'aspetto che gli aveva visto più volte mentre camminava nei corridoi di
Hogwarts.
E sembrò funzionare, visto che la maggior parte
degli studenti si ritirò contro le pareti per lasciarle libero il passaggio. Era
impressionante quanto alta fosse la percentuale dei ragazzi che temevano Malfoy,
perché era proprio il terrore che si leggeva nei loro occhi. Al contrario, lei
detestava Malfoy, ma non riusciva a provare paura per un ragazzo che sapeva solo
atteggiarsi a pallone gonfiato. La sua concezione del Serpeverde era tutt'altro
che rosea.
Tornò con la mente al suo proposito, dirigendosi a
passo spedito verso Pansy Parkinson, che con voce stridula, stava ridendo con le
amiche di corso. Era incalcolabile quanto stupida fosse quella ragazza. O
meglio, più che stupida, Ginny amava definirla frivola. E di certo la sua voce
acuta ed altisonante non l'aiutava a migliorarsi. Per questa ragione, Ginny
provava tutto il ribrezzo possibile nell'avvicinarsi a lei.
Se ti fa tanto schifo, non avvicinarti, RAZZA DI
IDIOTA DI UNA WEASLEY!
Ginny si sorprese nell'udire il pensiero coinciso
di Malfoy. La caramella Bon Bon Metamorfa aveva avuto effetti straordinari,
tanto da permettere ad entrambi di percepire i pensieri dell'uno e dell'altra.
Si domandò se ciò accadesse sempre; in tal caso, avrebbe dovuto prestare
attenzione alle idee malsane che le potevano venir in mente. Quando Ginny fu a
un passo dalla ragazza Serpeverde, vide l'espressioni delle sue amiche diventare
ancora più stupide, mentre boccheggiando, la indicavano a Pansy. La ragazza,
vedendo Malfoy, si colorò di un rosso acceso e biascicò qualche parola alle
ragazze al suo fianco.
"Ciao Pansy, oggi sei più bella del solito." Ginny
si trattenne dal ridere.
Il rossore sulle guance della Serpeverde aumentò,
facendole assumere un'aria assolutamente ridicola.
"Accidenti, ma Pansy Parkinson non è quell'oca che
ti salta sempre addosso? Come mai è così pudica?"
Ginny nemmeno si accorse di aver rivolto il
pensiero al vero padrone di quel corpo.
Solitamente non le rivolgo mai la parola per
primo... WEASLEY!
Ginny assunse un'espressione corrucciata, ma aveva
comunque raggiunto un suo intento: ovvero infastidire Draco Malfoy. Tornò con lo
sguardo alla Parkinson che mostrò uno strano scintillio nello sguardo. Ginny
arretrò di un passo, non riuscendo ad impedire che la ragazza le cadesse tra le
braccia.
"Oh, Draco, tesoro! Finalmente ti sei dichiarato!"
IO che COSA, razza di deficiente?!
Ginny fece un mezzo sorriso, cercando di resistere
alla poderosa stretta della ragazza. Infine, sapendo bene le conseguenze di quel
gesto, contraccambiò l'abbraccio, facendo infuriare Malfoy. Sentì il corpo di
Pansy irrigidirsi tra le sue braccia e le imprecazioni di Malfoy ancora più
distinte. Afferrò infine il volto della ragazza tra i palmi delle mani e,
sorridendo maliziosamente, la lasciò impietrita in mezzo al corridoio, mentre a
grandi passi, Ginny si distanziava da lei. Era stato notevolmente divertente:
perché non solo aveva messo in ridicolo un Malfoy stranamente passionale, ma
aveva canzonato una Pansy Parkinson ancora più stupida del normale. Sorrise
soddisfatta a quella sua prodezza giornaliera, benchè l'idea di abbracciare una
donna non l'aveva resa molto felice. Ma in confronto alla sua vendetta, quei
gesti erano del tutto trascurabili.
"Mi sa che ti ho trovato la fidanzata, Malfoy."
Tu... razza di... di...
"Fossi in te ci penserei bene prima di insultarmi.
In fondo, ora il tuo corpo è mio."
Lo so, in fondo, sanno tutti delle tue carenze
sessuali, Weasley.
Le guance pallide di Malfoy si arrossirono.
Anche una stracciona come te desidera avere il mio
corpo, non sei molto diversa dalla Parkinson.
"Ma sta zitto!" gridò Ginny, senza pensarci.
"Ha qualcosa da dirmi, signorino Malfoy?"
Quando si riebbe, Ginny vide di fronte a sè,
Severus Piton. Trasecolò alla vista del professore, ma, ricordando di essere
Malfoy, cercò di assumere un poco più di contegno.
"Mi scusi," disse ,"stavo parlando da solo."
"Originale, darsi dello zitto."
Ginny abbassò lo sguardo, nonostante tutto, lo
sguardo di Piton era insostenibile per lei.
"Si sente bene?" domandò un secondo dopo il
professore, non notando la spavalderia del giovane.
"Si, mi scusi." Ginny si affrettò a sorpassare il
professore, che rimasto fermo, la seguì con lo sguardo fino alla svolta del
corridoio.
VOGLIO delle spiegazioni MOLTO convincenti!
Ginny fece una smorfia rivolta al vero Draco
Malfoy.
"Mi sembra di avertele date Malfoy, e visto le
condizioni in cui sei, non penso che sia il caso di usare un tono tanto
insolente."
Io parlo come cazzo mi pare, WEASLEY.
"Ecco, appunto."
Vedi di levarti dal mio corpo seduta stante,
stupida di una babbanofila che non sei altro!
"Spiacente, ma anche se volessi non posso."
COME sarebbe a dire che non puoi, strega?!
"L'effetto della Bon Bon Metamorfa dura esattamente
tre giorni."
TRE GIORNI?!
"Esattamente,
per questo ti consiglio vivamente di fare il bravo bambino."
Sentì un ruggito soffocato venirle da dentro.
Sapeva benissimo che quando Malfoy avrebbe ripreso il controllo di sè, gliela
avrebbe fatta pagare molto cara. Ma era una delle conseguenze che aveva valutato
e che aveva deciso di affrontare. Inoltre l'opportunità di poter ridicolizzare
Malfoy era qualcosa che l'eccitava moltissimo. L'unico problema era appunto la
loro cooesistenza forzata. Malfoy aveva un pessimo carattere, ma a lei non era
poi importato molto per quel poco che ci parlava.
"Bene Malfoy, cosa fai di solito a quest'ora del
giorno?" domandò Ginny con scarso
interesse.
Cosa faccio? Dì Weasley, essere me ti ha fatto bere
completamente il cervello? rispose lui,
sarcastico.
"Mah, giudica un po' tu. Se vuoi mi posso spogliare
e farti girare nudo per Hogwarts."
Ti piacerebbe.
"Mhm... solo un millessimo di quanto piacerebbe a
te."
TE la farò pagare cara, WEASLEY.
"Sei monotono Malfoy, cambia disco."
Ginny prese a camminare con passo deciso. Non
sapeva con esattezza dove andare, aspettava solo che Malfoy la fermasse.
In biblioteca. La voce di Malfoy sembrava rassegnata.
"Non mi dire che studi per davvero?" domandò serimante stupita Ginny.
Malfoy non rispose alla voluta provocazione, e
Ginny fu soddisfatta di quella piccola battaglia verbale vinta su tutta la
linea. Prese a camminare nella direzione della biblioteca, continuando ad
incontrare gli sguardi impauriti degli studenti di Griffondoro. Quando entrò
nella grande stanza, vide tutti gli sguardi fissi su di lei.
"Perché ti guardano tutti a questo modo, di
grazia?"
Sono un ragazzo popolare io, stracciona.
"Salve a tutti!" gridò Ginny, facendo sobbalzare
tutti gli studenti. Da dietro uno scaffale uscì la Price che, livida in volto,
riprese Malfoy di fronte a tutti.
MALEDETTA! COME HAI OSATO?
"Tzè, così la prossima volta impari a chiamarmi
come si deve."
Ginny si avvicinò a un tavolo isolato e scostando
la sedia vi si lasciò cadere senza troppo cerimonie. Gli sguardi dei presenti
erano a dir poco increduli.
Ehi, vedi di ricomporti! Un Malfoy non sta seduto a
quel modo! disse stizzito Malfoy.
"Ma io sono te in via del tutto eccezionale, quindi
faccio come mi pare." gli rispose
inviperita Ginny, memore dell'appellativo tanto usato dal Serpeverde.
Il vero Malfoy fece per dire qualcosa, ma
ricordando le condizioni in cui riversava tacque. Ginny, dal suo canto, prese a
sfogliare un libro di Pozioni che era stato abbandonato sul tavolo.
"E in biblioteca, che fai?"
Studio.
"Oh, tanto di cappello allora. E che cosa studi?"
Che te frega? Tanto con il cervello che ti ritrovi
non ci capiresti un'acca.
Ginny sbattè le mani sul tavolo, attirando contro
di sè le ire della bibliotecaria.
Per quel giorno, l'accesso alla biblioteca le fu
vietato. O meglio, fu vietato a Draco Malfoy.
"Certo che sei proprio uno stupido, ancora non hai
capito l'antifona."
Aspetta che ritorni me stesso e la pagherai molto
cara.
Ginny rimase in silenzio, consapevole che Malfoy
stava semplicemente dicendo la verità. Era meglio godersi i suoi attimi di
personale soddisfazione finché poteva. Ginny si affacciò alla grande vetrata di
fronte alla porta della biblioteca ed osservò la neve cadere. Dopo qualche
minuto, la sua attenzione fu attirata da un rumore di passi provenienti dal
corridoio. Tiger e Goyle le stavano venendo incontro con un sorrisetto ebete
stampato in volto. A giudicare da quegli sguardi, dovevano averne combinata una
delle loro. E fu più o meno così.
"Eccoti qui, Draco! Ti sei perso un bello
spettacolo!" sghignazzò Goyle, guardando con aria complice il compare.
Ginny li guardò, cercando di assumere la stessa
freddezza di cui era capace Malfoy. Quei due erano gli ultimi di tutta Hogwarts
che dovevano scoprire chi realmente fosse. Invece Malfoy non sembrava pensarla
al suo stesso modo, visto che aveva preso ad urlare per attirare la loro
attenzione. Uno spreco inutile di energie. Quei due erano talmente stupidi che
non sarebbero mai stati capaci di accorgersi di qualcosa.
"Tanto non ti possono sentire." Disse Ginny, sperando di porre fine a quelle
torture mentali. Udì solo Malfoy imprecare.
"Lenticchia e Potter sono stati ripresi in mezzo al
corridoio da Piton!"
Ginny alzò un sopracciglio.
"Bhè," esordì Goyle ,"non sei felice di sapere che
quei due idioti sono stati messi in punizione?"
Ginny mostrò un momento di esitazione.
"Uhm... credo di sì." disse infine, con scarso
entusiasmo nella voce.
"Và che sei strano, oggi." constatò Tiger.
"E tu rimani il solito imbecille." gli disse Ginny,
con un tono sincero della voce. Imbecille era il primo aggettivo che le era
venuto in mente pensando all'energumeno che aveva di fronte.
Niente da eccepire. Disse Malfoy da dentro il corpo.
Quel pomeriggio fu trascinata per tutta Hogwarts
dai due Serpeverdi, benché lei più volte avesse cercato una via di fuga. Ebbe
modo di conoscere la ragazza di Goyle, e rimase stupita dalla sua somiglianza
con un troll, pensiero che fece sghignazzare il vero Malfoy. Probabilmente,
sotto quel frangente, la pensavano allo stesso modo. Era una ragazza
estremamente ripugnante.
Dio li fa e poi li accoppia.
Frase che si era lasciata innavvertitamente
scappare, gettando nelle lacrime la Serpeverde.
Quando vuoi sai essere estremamente perfida,
Weasley.
"Ma senti da che pulpito viene la predica." fece sarcastica lei.
Solitamente con le ragazze mostro un certo decoro,
anche se sono racchie.
"Nei miei confronti non mi sembra però."
Tu sei l'eccezione. Cos'è, ti dispiace forse?
"Per NIENTE!" tenne a precisare Ginny.
Quando l'opprimente chiacchierata con il troll
giunse finalmente alla fine, Ginny trasse un sospiro di sollievo. Abbandonò
finalmente gli stolti Serpeverdi e cercò un posto abbastanza solitario in cui
sedersi. Non avrebbe mai creduto che essere un Malfoy potesse essere così
stancante. Si diresse verso il portone principale del Castello, e si compiacque
trovandolo deserto. Quella zona di Hogwarts era estremente fredda visto e
considerato che si trovava in prossimità dell'uscita, ma l'entrata era l'unico
posto che sapeva essere poco popolato. Alla fine però, nemmeno quel luogo riuscì
ad essere tranquillo con la voce pressante di Malfoy nel cervello.
Fu proprio quando tentò di ribattere a una delle
tante frecciatine maligne del biondo Serpeverde, che Ginny vide Rosemary Zleger
osservarla dietro a una colonna portante dell'ingresso. E alla vista della
ragazza, Ginny ricordò le parole che aveva sentito qualche ora prima di
impossessarsi del corpo di Malfoy. Rosemary la promessa di Malfoy. La ragazza,
notando che Draco l'aveva vista, accennò a un timido sorriso, benché rimanesse
immobile dov'era. E Ginny si stupì moltissimo di quel comportamento pudico. A
prima vista, non sembrava la stessa ragazza con cui aveva parlato nel corridoio.
"Poteva andarti peggio Malfoy, per lo meno lei non
è un troll."
Molto spiritosa.
"Ma è vero. Bhè, comunque cosa vuole?"
Ed io che vuoi che ne sappia?!
"Scusa, ma non eri tu che parlavi di decoro?"
Malfoy ammutolì.
"Oh cavolo, adesso le parlo. Vedi di non
imbarazzarti troppo." lo schernì Ginny.
Malfoy sbuffò.
"Ciao." disse Ginny rivolta a Rosemary. La ragazza
sobbalzò, sentendo la voce di Draco. Ginny, sentendosi a disagio per quel
silenzio ostinato, si avvicinò a Rosemary, osservando con attenzione le mosse
della ragazza.
"Cosa vuoi?" disse scocciata Ginny, infastidita
dalla timidezza morbosa di Rosemary.
Ma che finezza, Weasley.
"C-ciao.
I-io non... non volevo nien-niente." disse a stento Rosemary.
Ma perché balbetta in questo modo?
"Sei un'idiota Malfoy." gli rispose Ginny esasperata dalla lentezza di
comprendonio del Serpeverde.
E tu sei una... Weasley. Disse Malfoy, come se il cognome della ragazza
fosse un'offesa da arrecarle.
"Ci-cioè..." l'attenzione di Ginny si riportò di
nuovo su Rosemary e la ragazza, vedendo di nuovo gli occhi di Draco puntati su
di lei, divenne ancor più paonazza. " Volevo scusarmi per quello che ti ho detto
oggi!"
Ginny alzò un sopracciglio, constatando che la
ragazza parlava di qualcosa di cui lei non era a conoscenza.
Non ebbe il tempo di chiedere delle delucidazioni
al vero proprietario di quel corpo, che Ginny sentì afferrarsi il volto con
violenza. Solo quando sentì delle labbra premute contro le sue, comprese che
Rosemary aveva baciato Draco Malfoy.
Ginny si ritrasse imbarazzata e abbastanza
disgustata, scansando bruscamente Rosemary. La ragazza farfugliò qualcosa di
incomprensibile in vistoso imbarazzo e fuggì su per la grande scalinata.
Ma te guarda, mi ha baciato. disse con tono indifferente Malfoy.
"Non è che ha baciato te, ma ME!" disse quasi isterica Ginny, sfregandosi la bocca
con la manica del mantello.
Fino a prova contraria sarei sempre io.
"Sono stata BACIATA da una donna!" piagnucolò Ginny.
Dio ti ha punito per ciò che hai fatto.
"E non farmi la predica morale, Malfoy!" sbraitò mentalmente Ginny.
Ginny si diresse verso le scale che portavano nei
sotterranei di Serpeverde, imprecando contro un ragazzo che le era venuto
addosso, terrorizzandolo. Nella mente Draco sgnignazzava maligno, canzonando la
giovane Weasley e attribuendogli aggettivi sadomaso. Giunta di fronte alla porta
del Dormitorio, Ginny domandò sprezzante la parola d'ordine a Draco e il
ragazzo, costretto dalle circostanze a lui poco favorevoli, le confessò le
parole tanto segrete.
Quando varcò la porta, la maggior parte dei ragazzi
che sedevano nella Sala Comune lo salutarono con foga quanto mai inaspettata. E
solo allora, Ginny comprese che Malfoy era un idolo per i Serpeverde, un po'
come Harry lo era per i Grifondoro. Ginny non allentò in alcun modo la propria
compostezza, in parte ancora scioccata dal gesto della Zleger.
"Ehi, Malfoy! Che ne dici di una partitina a Dama
Magica?" le domandò un ragazzo, seduto di fronte a una scacchiera.
"Uhn, stasera non ne ho voglia..."
Dickinson.
"... Dickinson." concluse Ginny, ripetendo il nome
dettogli da Malfoy. Il ragazzo non parve poi molto deluso, e continuò a giocare.
"Ehi, Malfoy! La Zleger ci ha dato dentro!" Ginny
si voltò, incrociando lo sguardo di un ragazzo moro, molto più alto di lei, e
dall'aria quantomeno sprezzante. Sentì un moto di odio feroce venirle da dentro.
Guardò attentamente il ragazzo, comprendendo infine che non doveva far parte
della schiera di Malfoy, visto che il biondo Serpeverde lo disprezzava così
tanto.
"Saranno affari miei no? In fondo tu non puoi
capire, impedito come sei." Ginny quasi si sorprese delle sue parole, e percepì
anche un moto di meraviglia scaturito dal Malfoy con cui condivideva un unico
corpo.
"Ohi, forse sarei dovuta starmene zitta."
Affatto, sei sulla buona strada Weasley. Mi sto
divertendo.
"Oh bhè, tanto se mi da un cazzotto lo sento solo
io."
Appunto.
"E chi sarebbe 'sto bellimbusto?"
Johnathan Hemilton... o qualcosa del genere.
Ginny osservò il Serpeverde diventare paonazzo per
la rabbia.
"Senti, Hamilton... Hemilton... o come diavolo ti
fai chiamare," disse Ginny, cercando dentro di sè un briciolo di coraggio ,"non
sono dell'umore giusto stasera, quindi vedi di portare quella tua fottuta faccia
fuori dalla mia vista!"
A quelle parole seguì un silenzio quasi
impressionante. Tutta la sala comune si era spenta.
Vedi di non ammaccarmi troppo, genio di una
WEASLEY!
"Ehi, non ti stava antipatico?"
Si, grazie, ma ci tengo alla pelle.
"Ma a Harry dici di peggio!" protestò Ginny.
Si ma San Potter è inoffensivo. 'Sto qui mena.
"Grazie per avermelo detto prima, cretino!"
Vide Hamilton avvicinarsi pericolosamente. Rimase
immobile, cercò di ricordare le lezioni di autodifesa impartitele da sua madre,
quando Tiger e Goyle si piazzarono con tutta la loro mole di fronte a Malfoy.
Abbastanza sorpresa, Ginny rimase in piedi e non ci pensò due volte a farsi
negare tale protezione.
"Oh ma guarda," disse con tono sprezzante Hamilton
," i due armadi sono qui per difendere il loro padrone. Commovente."
Ginny, infastidita da quel commento, afferrò la
bacchetta di Malfoy da sotto il mantello e la puntò contro l'altro Serpeverde.
"Calandus!" gridò, mentre dalla bacchetta si
sprigionava una piccola luce diretta contro Hamilton.
Di lì a poco, i pantaloni del Serpeverde
raggiunsero il pavimento.
"Questo più che commovente, lo definirei patetico."
disse sprezzante Ginny, osservando quanto il ragazzo fosse poco dotato.
Un coro di risate generali salì per tutta la sala
comune. Ginny ripose la bacchetta sotto al mantello e tornò al vero Malfoy.
"Dov'è la tua camera?" domandò guardandosi intorno.
Non credevo che fossi capace di questo. disse sinceramente sorpreso Malfoy.
"Weasley non è sempre e solo sinonimo di stupido."
disse acida lei.
Ti tolgo un punto.
"Eh?"
Quando tornerò normale ti esimo da una vendetta a
tuo danno.
"Che onore," disse sarcastica Ginny.
Ma me la pagherai cara comunque, WEASLEY!
Note dell'Autrice: Grazie a
tutti coloro che hanno commentato! :)
Capitolo 9 *** Nel Corpo del Serpente - Parte c (Il Passato che Ritorna II) ***
Anatema //capitolo VII parte c // Pure Fire
Nota necessaria al fine di
leggere il capitolo: ricordate che in questo capitolo, quando scrivo
disse Ginny, fece Ginny o Ginny parve sorpresa intendo naturalmente la Ginny
con le sembianze di Malfoy. Nel corso del capitolo troverete i verbi dire
associati alle parole di Malfoy. Badate che in realtà, quelli del ragazzo sono
solamente i pensieri che Ginny sente essendo entrata in possesso del suo corpo.
In corsivo sono
riportati i pensieri e le parole di Draco.
"In questo modo
saranno invece riportate i pensieri di Ginny rivolti a Draco"
Spero di attenermi
a ciò che ho scritto.
Capitolo VII
Nel corpo del
serpente - parte c (Il passato che ritorna II)
Ginny si sedette
sul letto di Malfoy ed iniziò a guardarsi intorno. Le stanze dei Serpeverde
erano di gran lunga differenti da quelle dei Grifondoro, a partire dai colori.
Tutto ciò che vedeva era colorato di nero e di verde, verde e nero, senza la
presenza di colori intermedi. Abituata come era all'oro e al rosso della sua
Casa, Ginny ebbe non poche difficoltà ad allontanare il senso di disagio che
aveva iniziato a provare. Osservò che il letto di Draco era esattamente al
centro di una fila di tre letti, riassetati con un ordine sorprendente. Ed anche
il letto di Malfoy era stato accuratamente rifatto. Certo, erano gli Elfi
domestici a fare quel genere di cose. Lo stesso accadeva per i letti delle altre
case. Si diede della sciocca e prese a guardarsi convulsamente intorno.
Non ti
preoccupare, Weasley. I miei compagni di stanza non ci sono.
"Oh, bene."
gli rispose Ginny cercando di mascherare il tono di meraviglia.La
ragazza si rilassò visibilmente e si lasciò cadere completamente sul letto. Era
abbastanza comodo, e fu felice alla prospettiva di poter almeno dormire
tranquillamente.
"Che ore
saranno?" una domanda più rivolta a se stessa che al vero Malfoy. "Non
avete neanche le finestre. Siete proprio macabri."
Paese che vai,
usanze che trovi, WEASLEY. E poi ti ricordo che siamo nei sotterranei.
Ginny arricciò il
naso, indispettita per quell'osservazione acuta che Draco le aveva rivolto.
Guardò nella direzione del comodino e con suo gran sollievo vide una sveglia
magica che segnava le sei del pomeriggio. Di lì a poche ore sarebbe scesa per la
cena. Si fece mentalmente forza, consapevole che il tavolo a cui si sarebbe
seduta era quello dei Serpeverde.
Che c'è Weasley?
Ti stai forse pentendo di ciò che hai fatto? disse provocatorio Malfoy.
La ragazza strinse
i pugni, contando mentalmente per cercare di calmarsi. Doveva mostrare
indifferenza a quelle provocazioni, altrimenti Malfoy avrebbe trovato un motivo
in più per renderle la vita ancora più impossibile.
"No, Malfoy.
Sto solo pregustando ciò che farò a cena."
Detto ciò tornò
nella Sala Comune.
Tutta quella massa
di Serpeverde era di gran lunga migliore dello star soli con Draco Malfoy.
**
"No, ti prego.
Tutto questo è peggio di un incubo!"
Il volto di Malfoy,
se possibile, si fece ancora più pallido. Ginny inghiottì a forza alla vista di
Tiger e Goyle che le indicavano un posto libero tra loro, mentre proprio di
fronte al suo posto, una Pansy Parkinson ammiccante le faceva un cenno di
saluto. Si fece mentalmente forza, tentando di ignorare i commenti aspri e le
risatine serafiche del Serpeverde dentro di lei. Si mosse rigida e impettita,
tentando di trattenere il respiro il più a lungo possibile. Sedette, ormai
completamente rassegnata, e quando Goyle con la sua forza sovrumana le diede una
pacca sulla spalla, evitò di immergere il volto nella zuppa che aveva davanti.
In quella situazione, anche la cena prelibata di Hogwarts le parve immangiabile.
Accanto a lei, i due armadi avevano iniziato a massacrare una coscia di pollo
arrosto in modo tanto rude che l'espressione di Ginny si fece allibita.
"Ma sei
circondato da animali!" esclamò Ginny, osservando in silenzio i residui che
Goyle aveva lasciato nel piatto. Malfoy non rispose, ma Ginny capì che stava
trattenendo a stento le risate.
Ginny iniziò a
mangiare riluttante, ma quando alzò lo sguardo, vide Pansy osservarla
insistentemente.
"Hai bisogno di
qualcosa?" le domandò Ginny in tono abbastanza scocciato.
Pansy arrossì di
colpo e abbassò lo sguardo.
"Ma è diventata
innoffensiva..."
Che ci vuoi
fare, il mio fascino è irrestitibile, Weasley.
"Sì, quanto la
coscia di pollo che sto mangiando." rispose Ginny, senza prenderlo
minimamente sul serio.
Ginny tornò ad
osservare a malincuore il proprio piatto, invidiando i due armadi che, nella
loro foga, avevano terminato la loro razione e si stavano impossessando senza
tante cerimonie del cibo degli altri Serpeverde. Ginny aprì la bocca cercando di
terminare ciò che aveva nel piatto quando, uno sfregamento improvviso alla gamba
le fece andare di traverso ciò che aveva ingerito. La rossa Weasley alzò lo
sguardo e vide Pansy che, senza alcun pudore, le stava ammiccando, continuando a
strusciare la propria gamba contro quella di Malfoy. Ginny si alzò di scatto
dalla sedia, lasciando che questa cadesse dietro di lei. Il suo movimento
improvviso aveva fatto oscillare i piatti sul tavolo e quindi aveva richiamato
l'attenzione di tutti i presenti.
"Signorino
Malfoy... qualche problema?" la voce distinta del Preside Silente troneggiò su
tutta la sala.
Siediti cretina!
Ginny, un po' per
le parole di Malfoy, un po' per gli sguardi di tutti su di lei, tornò a sedersi
farfugliando uno scusa alquanto poco credibile. Dopo pochi secondi tutta la sala
iniziò a ridere, in special modo gli studenti che sedevano nel tavolo del
Griffondoro. Le guance di Malfoy si tinsero di rosso, mentre tutti i Serpeverde
lanciavano frecciatine infuocate per proteggere il proprio compagno.
"Non farlo
mai più, maledetta." La voce dura e tagliente di Malfoy fu udibile solo alle
persone che lo circondavano, ma erano dirette ad unica persona. Pansy Parkinson
impallidì e un secondo dopo lasciò il tavolo. Vedendola andar via, Ginny si
riebbe dal proprio comportamento e guardò stupita i ragazzi che sedevano accanto
a lei. Quando realizzò cosa aveva detto ebbe un sussulto interiore. Non era
stata lei l'artefice di quelle parole, ma lo stesso Malfoy. Ma come aveva fatto?
"Forse sei stato
troppo duro con lei," aveva osservato Ginny, tornando a mangiare.
Guarda che io
non ho detto niente a Pansy... ti stavo solo dando della cretina, CRETINA di una
WEASLEY!
Ginny fermò il
boccone a metà strada tra il piatto e la sua bocca.
"Non scherzare
Malfoy. Non direi mai una cosa del genere ad una ragazza, anche se si tratta
della Parkinson." pensò risoluta Ginny, altamente convinta delle sue parole.
Pensala un po'
come ti pare... quelle caramelle avranno effetti collaterali, che cavolo ne so.
"EFFETTI
COLLATERALI?!"
Ginny lasciò cadere
la forchetta che con un tintinnio fastidioso attirò l'attenzione di Tiger e
Goyle.
"Ehi, Draco sei
sicuro di sentirti bene?"
"Cazzi miei, ok?"
rispose dura Ginny.
"ODDIO! Gli ho
risposto male!"
L'ho sentito.
Le rispose un Malfoy indifferente.
"Ma non capisci!
IO non gli avrei mai risposto a quel modo!" esclamò con tono esasperato
Ginny.
"Sto diventando
Draco Malfoy!" disse Ginny a voce alta.
"Fin a prova
contraria... SEI Draco Malfoy."Un Serpeverde aveva alzato il sopracciglio
rispondendo a quell'assurda affermazione di Ginny.
"E a te che
importa se lo sono o no?" Rispose di sua volontà Ginny, cercando di giustificare
in qualche modo le sue parole. Rimase in silenzio fino al termine della cena,
ignorando gli appellativi poco decorosi che il vero Malfoy le rivolgeva. Ginny
sentì la testa diventarle pesante mentre cercava lo sguardo dei fratelli nel
tavolo della sua vera Casa. Quando decise di alzarsi, i gemelli Weasley e lo
stesso Harry si alzarono a loro volta con una certa discrezione, seguendo il
Serpeverde fuori dalla Sala.
"Malfoy!"
udì la voce di Harry chiamarla e si voltò, felice, verso i tre Griffondoro.
"Harry!" Ginny
chiamò il ragazzo con un tono sollevato della voce. Il Bambino Sopravvissuto
fece un passo indietro, poco abituato a quell'atteggiamento inusuale del
Serpeverde. Ricordando che probabilmente era Ginny e non Malfoy a parlare si
riebbe dal suo timore.
"G-Ginny stai
bene?" le domandò Harry, prendendo a camminare verso di lei.
"Sorellina stai
bene?" le domandò Fred, imitando Harry.
Digli di non
AVVICINARSI!
L'urlo di Malfoy
fece comprendere a Ginny quanto precaria fosse la sua felicità in quel momento.
"Fermi ragazzi!
Malfoy non vuole avervi vicino!" disse loro, mordendosi il labbro inferiore.
I tre ragazzi si
bloccarono, assumendo espressioni alquanto stupite.
"Vuoi dire che
Malfoy ci può vedere?" domandò interessato George, osservando la sorella come
una cavia di laboratorio.
"Ma sei stupido
George? Lo sai benissimo!" gli rispose stizzita Ginny.
Ginny si guardò
intorno e, notando che alcuni studenti uscivano in quel momento dalla sala
comune, fece cenno ai tre ragazzi di rimanere in silenzio.
"Che vuoi San
Potter? Lenticchia e Mezzosangue non ci sono a pararti il culo?"
Harry rimase
sorpreso da quelle parole, ma capendo il gioco di Ginny, decise di rispondere
per le rime.
"E te non hai
quegli amici dei tuoi bisonti?" Harry finse un tono sprezzante.
Continuando a
insultarsi, i quattro lasciarono il corridoio, e si fermarono di fronte alla
classe di Divinazione.
"Allora," prese a
dire Harry ora con tono normale ,"complimenti, la figuretta che hai fatto prima
non era niente male. " Sghignazzò il ragazzo.
"Veramente quella
non era voluta..." disse Ginny , "però ammetto che è stato divertente." Ginny
sorrise.
"Oddio, Malfoy che
sorride. Mi fa accapponare la pelle," disse un Fred perplesso.
Ginny rivolse gli
occhi di Malfoy sul fratello che, sentendosi osservato, inghiottì pesantemente.
"Che c'è? Hai
paura?" domandò divertita Ginny.
"N-no..." disse a
stento Fred. Ginny osservò il fratello che aveva preso a grattarsi la base del
collo, segno che aveva mentito.
"A proposito,"
disse con il tono freddo di Malfoy ,"ci possono essere effetti collaterali?"
La domanda spiazzò
i gemelli Weasley, che iniziarono ad osservarsi.
"Allora?" domandò
Ginny spazientita, mentre i due fratelli balzarono un poco per il tono
autoritario.
"Non lo sappiamo.
Perché? Hai avuto qualche problema?"
Ginny emise un
sospiro. "Niente di particolare, evidentemente."
"Ehi, Draco! Che
fai qui con lo Sfregiato e i Pel di carota?" la voce di Goyle risuonò in tutto
il corridoio, e Ginny, uditolo, si ricompose con una delle espressioni
sprezzanti di Malfoy.
"Gli stavo solo
ricordando quanto idioti possano essere." disse Ginny, lanciando un'ultima
occhiata a Harry e sorpassandolo per raggiungere i due Serpeverde. "Sapete,"
disse infine ,"certa gente è capace di dimenticarsi della propria vera natura."
Quando Ginny si fu
allontanata abbastanza, i tre ragazzi si guardarono negli occhi, annuendo
convinti.
Ginny Weasley era
senza ombra di dubbio una Malfoy mancata.
**
"Allora ci vediamo
domani, 'notte Draco."
Ginny salutò i due
ragazzi con un lento gesto della mano, desiderando ardentemente di poter
dormire. Quando entrò nella stanza di Malfoy ricordò che i compagni di
quest'ultimo erano assenti. Almeno in quella circostanza poteva ritenersi
tranquilla. Appena chiuse la porta alle sue spalle, sentì la voce sprezzante di
Malfoy dentro di lei.
Spero solo che i
tuoi fratelli non mi abbiano contagiato con il loro morbo dell'imbecillità.
Ginny fu presa
dalla voglia di darsi un pizzicotto, ma ricordando che il vero Malfoy non
avrebbe sicuramente sentito alcun dolore, resistette a quella tentazione.
Osservò esausta il letto e si lasciò cadere di peso su di esso.
Ehi, non avrai
mica intenzione di farmi dormire vestito così!
A quella
espressione, Ginny aprì gli occhi. Una leggera preoccupazione prese a sfiorarle
la mente.
"Ce-certo."
disse, tutt'altro che sicura.
Ma non se ne
parla neanche! Io ho bisogno di una doccia dopo esser stato a stretto contatto
con quei tre! ESIGO una doccia!
Il volto di Malfoy
si fece violaceo, non appena Ginny ricollegò le conseguenze alle parole di
Malfoy. Si sedette con velocità sorprendente, assumendo espressioni illegibili.
Iniziò a scuotere violentemente la testa.
"NO!" disse
con tono secco, senza ammettere repliche.
EHI Weasley!
Come osi dirmi di no! E' il MIO corpo, non lo dimenticare.
Sì, in effetti, per
quel particolare, aveva dimenticato che il suo era un corpo maschile. Diventò
ancora più paonazza, rendendo il volto di Malfoy ancora più inusuale. Ringraziò
Dio per l'assenza dei suoi compagni di camerata; era l'unica nota positiva di
tutta quella situazione. Non poteva fare una doccia, non poteva nemmeno
spogliarsi perché altrimenti avrebbe visto tutto. TUTTO ciò che lei non voleva
assolutamente vedere. Sentì il cuore di Malfoy batterle velocemente nel petto.
Tentò di calmarsi per non mostrare la sua agitazione al vero Serpeverde, ma il
suo tentativo sfumò quando con la mente tornava ad ascoltare l'esigenze del
ragazzo.
"Ma non ti
imbarazza sapere che io potrei vedere certe... parti?" Ginny riversò tutta
la sua speranza sull'ultima parola. Attese qualche secondo, ma le parole di
Malfoy le giunsero taglienti come al solito.
No, a me non fa
nè caldo nè freddo. Tante ragazze mi hanno visto nudo, che differenza farebbe
con te, Weasley?
Non era quella la
risposta che avrebbe desiderato sentire. Lo stomaco di Malfoy si contrasse in
una morsa. Ginny comprese che aveva iniziato quel lento processo in cui il
cervello, troppo stressato, cercava di trasmettere un poco di tensione alle
altre parti del corpo. Iniziò a balbettare a voce alta, sforzandosi di trovare
una risposta decente per quella sicurezza così ostentata dal giovane Serpeverde.
"Sai che ti dico
Malfoy? Il tuo corpo lo controllo io ora, quindi: NIENTE DOCCIA!" con quelle
parole, scostò le coperte e si infilò nel letto. Chiuse gli occhi con forza,
cercando di prendere sonno. La stanza cadde nel buio più totale e Ginny cercò
una posizione abbastanza comoda su cui coricarsi. Dopo qualche minuto di
silenzio, Ginny si portò a sedere parlando ad alta voce.
"PIANTALA MALFOY!"
"Ho detto basta!"
urlò una seconda volta, mettendosi le mani nei capelli.
Dentro di lei, il
vero Malfoy aveva preso a parlare e a lanciare dispregiativi contro la ragazza.
Il suo intento era, chiaramente, quello di non lasciarla dormire. Ripeteva la
parola doccia un numero incalcolabile di volte, lasciando Ginny nella
disperazione più completa. Disperata, Ginny si diede un colpo in testa,
lasciando che un vigoroso ahia le fuoriuscisse dalle labbra.
Almeno mettiti
il pigiama, CRISTO!
Ginny sbuffò
infastidita dalla pressante insistenza del ragazzo, tanto che alla fine cedette
sconfitta.
"Dov'è?"
Sotto al
cuscino, stupida di una Weasley.
Ginny imprecò ed
afferrò con violenza un pigiama completamente nero. I gusti di Draco Malfoy,
pensò, erano alquanto discutibili. Lo gettò sul letto e si sfilò il pesante
maglione di lana, gettandolo, senza molte cerimonie per terra.
EHI! Quella lana
viene dalla Scozia!
Ginny alzò gli
occhi al cielo, non particolarmente sorpresa dalla vanità di Malfoy. Iniziò a
sbottonarsi la camicia, mentre un leggero rossore prese a colorare le guance del
ragazzo.
Weasley, il
fatto che tu arrossisca, rende la scena alquanto perversa.
"E cosa te ne
importa, non c'è nessuno no?" disse stizzita la giovane, che per l'agitazione,
aveva difficoltà a sbottonare l'ultimo bottone.
Dopo qualche
secondo di silenzio, la voce di Malfoy tornò a rimbombarle nella testa.
Non mi dire che
è la prima volta che vedi il corpo nudo di un uomo?
Sorpresa da quelle
parole, Ginny strattonò in malo modo la camicia, facendo rotolare il bottone
dorato per terra, contribuendo ad aumentare le imprecazioni del ragazzo. Che
male c'era se non aveva mai visto NIENTE? Era forse un peccato mortale? Lo
pensò, ma non lo disse. Malfoy, incurante del silenzio della ragazza, tornò a
rimarcare la sua domanda.
"Sì." disse
Ginny per farla breve, poco convinta che Malfoy si sarebbe accontentato di
quella risposta.
SI'?! Ma come? E
con Kyle "manine sante" non c'hai fatto niente? disse Malfoy con un velo di
presunzione nella voce.
"Non vedo perché
debba dirti cose tanto personali, MALFOY." rispose decisa Ginny.
Perché al
momento mi stai rompendo le palle con la TUA presenza nel MIO corpo. Disse
senza esitazione il ragazzo.
Ginny fece una
smorfia, cercando di evitare che lo sguardo si abbassasse nella direzione del
petto. Si infilò con fretta e furia la maglia del pigiama, imprecando quando
aveva compreso che l'aveva messa al contrario. Quando ebbe terminato quella
prima parte decise di passare alla parte peggiore. Si guardò all'altezza
della vita, dove stava una cintura con la fibbia in argento del serpente.
Quindi sei
sempre una verginella? No, davvero Weasley, mi è caduto un mito. Continuò
divertito Malfoy.
"Ma la vuoi
smettere? Devo concentrarmi!"
Concentrarti?
"I pantaloni
Malfoy, i PANTALONI!" urlò esasperata Ginny.
Ci fu una pausa di
silenzio.
Weasley, da che
mondo è mondo, i pantaloni non sono difficili da togliere. Disse con tono
provocatorio il biondo Serpeverde.
"Ma questi sono
i TUOI pantaloni e se permetti ho il diritto di essere disperata!"
Sono convinto
che tu in fondo desideri strapparmeli di dosso.
Ginny si fece
paonazza. Quella conversazione stava cadendo nell'assurdo. Lei non avrebbe retto
a quelle provocazioni tanto evidenti ed esplicite.
Quando si tolse i
pantaloni dell'uniforme, Ginny prese a guardare insistentemente le pareti della
stanza. Sentì il calore dissolversi ed il freddo penetrarle dentro. Con un
movimento impacciato si infilò i pantaloni neri del pigiama e al termine della
sua impresa trasse un sospiro di sollievo. Il rossore dalle guance di Malfoy
parve diminuire. Non aveva mai fatto niente di tanto audace prima di allora,
eccezion fatta che per l'episodio con Kyle.
"Adesso sei
contento, Malfoy?" domandò scocciata Ginny. Dopo una pausa di pochi secondi,
Malfoy si degnò di rispondere.
No, ma fa lo
stesso. C'è il rischio che guardando il mio corpo tu riesca perfino a
deturparlo.
Ginny alzò una
seconda volta gli occhi al cielo per la ricercata terminologia di Malfoy. Non
esistevano limiti alla stupidità umana.
Tornò sotto le
coperte, assaporando deliziata il loro tepore. Aveva tremendamente sonno dopo
quella giornata così scombussolata e, chiudendo gli occhi, pregò Dio di mettere
a tacere in qualche modo la voce fastidiosa di Malfoy. Era stato un bello
scherzo, e più volte si era complimentata con l'idea dei fratelli, ma era uno
scherzo pesante se adoperato su Malfoy. Perché non esisteva persona più
stressante del Serpeverde.
Quando Ginny fu sul
punto di addormentarsi, una fastidiosa sensazione al basso ventre la colse alla
sprovvista. Ginny arrossì, realizzando che quella sensazione altro non era che
il bisogno impellente di andare in bagno.
"Piuttosto me la
faccio addosso!" esclamò, cercando di imporsi quell'idea. Non le importava
se avrebbe macchiato il letto di Malfoy, ma mai e poi mai sarebbe andata al
bagno. E il vero Serpeverde parve sentire i suoi pensieri, perché iniziò subito
a lamentarsi.
Non OSERAI farla
nel letto, VERO?!
"Se avessi in
corpo la tua stessa cattiveria, ne sarei capace. Tu non ti fai certi scrupoli."
rispose Ginny con un tono stranamente tranquillo. La ragazza sorrise al
pensiero che le parti finalmente si erano invertite, ora era Malfoy ad essere
agitato. Ma davvero una piccolezza come la pipì nel letto poteva far vacillare
la sicurezza boriosa del Serpeverde? Ginny ci pensò qualche secondo ed emise
un'esile risata. Immaginò Harry e Ron schernirlo davanti a tutta la scuola.
Decisamente divertente.
"Siccome ho
sonno, cercherò di trattenerla al più lungo possibile. Buonanotte e sta zitto."
Malfoy mugugnò un
buonanotte a stento.
Ginny chiuse gli
occhi cercando di prendere sonno, benché le fosse in parte impossibile. Ma in
quel momento fu costretta ad ammettere che Malfoy non aveva alcuna colpa, visto
e considerato che sembrava essersi chiuso in un religioso silenzio.
"Malfoy, stai
dormendo?"
Adesso non più,
WEASLEY. Rispose palesemente irritato Malfoy.
Ginny si morse il
labbro, stranamente urtata per la risposta del ragazzo.
Sentì Malfoy
sbuffare irritato.
Com'è la
situazione nelle parti basse? Disse infine il Serpeverde.
"Non farmici
pensare Malfoy!" urlò Ginny, terrorizzata al pensiero dello stimolo.
Se la fai, sappi
solo che dopo non avrai modo di raccontarlo in giro.
"Non c'è bisogno
che tu lo dica, lo so benissimo." Disse sarcastica Ginny.
Bene. Adesso sta
zitta e lasciami dormire in pace!
Un'espressione
delusa attraversò il volto di Malfoy. Non ne capiva il motivo, ma l'idea di
parlare con Malfoy si era affacciata per qualche secondo nella mente di Ginny. E
con parlare intendeva una conversazione civile priva di insinuazioni e
calunniate reciproche. Ma i buoni propositi della ragazza non sembrarono essere
compresi dal Serpeverde, e di questo Ginny ne fu dispiaciuta, in parte... perché
Draco Malfoy rimaneva sempre l'essere viscido che Hogwarts racchiudeva tra le
sue mura.
A poco a poco,
sentì le palpebre appesantirsi e, capendo che il sonno sarebbe giunto di lì a
poco, si riassettò il cuscino sotto alla testa.
**
Mosse una mano. Era
il primo movimento che compieva la mattina: spegnere la sveglia magica sul
comodino. Con sua grande sorpresa, non sentì gli spigoli dell'odiato oggetto, ma
qualcosa di soffice e sorprendentemente caldo. Aprì lentamente gli occhi e si
sorprese di non vedere i raggi di sole penetrare dalla finestra sopra al suo
letto. Ah, ricordò, in quel momento non era lei. Bensì la persona più odiata di
Hogwarts. Si sollevò lentamente, massaggiandosi la testa con la mano destra. Una
massa voluminosa e increspata di capelli entrò in contatto con le dita della sua
mano. Alzò un sopracciglio e solo allora vide Draco Malfoy sdraiato al suo
fianco.
Ginny sbarrò gli
occhi e, urlando con quanto più fiato aveva in gola, si sbilanciò dal letto e
cadde trascinando in parte le coperte. In quel momento, Malfoy si svegliò di
soprassalto, afferrando con gesto istintivo la bacchetta sul comodino. Rimasero
per qualche secondo immobili, fissandosi l'uno negli occhi dell'altra.
"Weasley?" Malfoy
abbassò la bacchetta, guardando sorpreso la ragazza che, sempre immobile, era
coperta per metà dalle lenzuola del letto. Quando realizzò la situazione, il
Serpeverde sollevò gli angoli della bocca. L'effetto della Bon Bon Metamorfa era
durato un solo giorno.
"A quanto pare, lo
scherzo è finito... WEASLEY."
Ginny inghiottì
pesantemente, poi divenne di un rosso tanto accesso da competere con i suoi
capelli.
"Ma-Malfoy
co-copriti..." disse, coprendosi gli occhi con le mani.
Il ragazzo guardò
il suo pigiama addosso a Ginny e di colpo comprese di essere completamente
svestito. Con un gesto fulmineo delle mani, si portò le coperte all'altezza del
torace, arrossendo leggermente.
Ginny si portò in
piedi ed inciampò sui pantaloni del pigiama, ora troppo lunghi per lei.
"Ridammi il
pigiama!" le gridò Malfoy con una voce sorprendentemente pudica.
"Non ci penso
nemmeno!" rispose scioccata Ginny. E detto ciò scavalcò il letto passando oltre
il corpo semi sdraiato di Malfoy. Il Serpeverde la bloccò costringendo Ginny a
rimanere in parte seduta sul ragazzo.
"Dove credi di
andare, eh, Weasley?"
"Che domande
stupide! Voglio tornare nel mio dormitorio!" disse Ginny, mentre il freddo le
penetrava da sotto il pigiama. Malfoy le rivolse un sorriso beffardo.
"Pensi davvero che
dopo tutto quello che mi hai combinato ti lasci andare così facilmente?"
Ginny non rispose,
annuì solamente.
Draco emise una
sonora risata.
"Sbagliato! Uscirai
quando la sala comune sarà gremita di Serpeverde!" disse trionfante il ragazzo.
Ginny impallidì,
non aveva dubbi che stesse dicendo la verità.
"A te conviene
Malfoy?"
Il ragazzo la
guardò, alzando un sopracciglio.
"Tutti saprebbero
che ho trascorso la notte con te... che ne sarebbe del tuo onore? Il grande
Draco Malfoy che si spupazza la stracciona Ginny Weasley... degradante, non
trovi?"
Malfoy non rispose,
osservò Ginny con uno sguardo carico di rabbia. La ragazza aveva giocato
d'astuzia.
"Se mi aiuterai ad
uscire, dopo potrai raccontare quello che ti pare. A me non interessa."
Ginny balzò giù dal
letto e si affacciò alla porta, stando bene attenta a non essere notata.
**
Quando vide la
porta della sua stanza, un largo sorriso si fece spazio sul suo volto.
Non solo era
riuscita ad uscire dai sotterranei e ad eludere Gazza, ma era giunta sana e
salva nel suo dormitorio. Prima di aprire la porta un pensiero le attraversò la
mente. Lei era in pratica scomparsa.
Senza poter pensare
alle conseguenze, la voce di Hermione la fece voltare.
"Bentornata
signorina."
"Hermione?" domandò
Ginny, sorpresa di trovare l'amica sveglia.
"Non voglio sapere
niente, Harry mi ha detto tutto." Ginny si sollevò. Non aveva voglia di
raccontarle tutto. Per lo meno non in quel momento.
"Sappi," disse
Hermione sospirando rassegnata ,"che ho dovuto fare l'incantesimo della Memoria
sulle tue compagne di stanza e raccontare in giro che avevi una malattia quasi
pestilenziale da essere ricoverata con urgenza da Madama Chips."
Ginny sorrise. Alla
fine, benché ci fosse una punta di disapprovazione nelle sue parole, Hermione
l'aveva aiutata.
"Grazie."
Hermione sorrise,
ma prima di andare, osservò un biglietto comparire davanti a Ginny.
"Che dice?"
domandò, osservando l'espressione accigliata di Ginny.
"La professore
McGranitt vuole vedermi nel suo ufficio."
Hermione bloccò
Ginny.
"Ginny, forse
dovresti cambiarti..." le disse la ragazza, osservando il pigiama nero che
faceva molto Malfoy.
Ginny arrossì e
farfugliando parole sconnesse, corse nella sua stanza a prepararsi.
**
"TU?!"
Due persone
gridarono all'unisono di fronte alla porta della professoressa di
Trasfigurazione.
Ginny Weasley e
Draco Malfoy si stavano additando a vicenda con aria feroce.
"Sei peggio di una
PIATTOLA, Weasley!!" le gridò Malfoy.
Ginny gonfiò
indispettita le guance senza trovare una pronta battuta per ribattere.
"Voi due, poco
baccano." La voce severa della McGranitt giunse loro alle orecchie.
I due ragazzi
furono trascinati di peso dentro alla stanza e fatti sedere a forza su due
poltrone messe a loro disposizione.
Trascorsero alcuni
minuti di completo silenzio, nei quali Ginny prese a tormentarsi le mani in
grembo. Malfoy appariva calmo e per niente intimorito, fatto che mandò in bestia
la stessa Ginny.
"Signorina Weasley,
abusare del corpo di un proprio compagno, le sembra corretto?"
La domanda
improvvisa della strega la fece arrossire violentemente. Abusare. Suonava
come una molestia sessuale ai danni di Malfoy.
"... abusare?"
"Mi ha capito
benissimo. Non è certo il primo studente a fare una cosa del genere. Non menta,
sarebbe fatica inutile. Sappiamo pressapoco tutto." disse la McGranitt con un
tono di voce monocorde.
"Mi scusi." disse
Ginny, abbassando lo sguardo. Le scuse non sarebbero state sufficienti. Malfoy
sghignazzò, ma anch'egli fu ripreso dalla donna.
"E a lei, signorino
Malfoy, le sembra giusto costringere una compagna ad entrare nella Foresta
Proibita per ischerzo?" disse dura la professoressa. Stavolta fu il turno di
Ginny di sorridere.
"Come...?!" fece
per dire Malfoy.
"Non una parola di
più. E' stato visto il giorno con la signorina Weasley al cancello della
Foresta."
"Mente! Riferirò a
mio padre di quest'offesa arrecatami!"
"Mi dispiace, ma il
professor Piton è un testimone credibile." Ginny si sorprese nell'udire il nome
del professore. Era strano che l' avesse volutamente aiutata.
"Per vostra
fortuna, il preside Silente è stato clemente e ha deciso che rimarrete in
punizione fino alla fine della settimana. E non crediate che questo sia un
bene," sorrise la McGranitt ,"dovrete recuperare tutte le ore di lezioni perse,
durante i vostri momenti liberi. Ciò vuol dire che sarete esentati dagli
allenamenti di Quiddich e da eventuali partite giocate in questi giorni."
Un moto di dissenso
si sollevò da entrambi i ragazzi, ma la donna non ammise repliche.
Una volta
congedati, la porta dell'ufficio si richiuse alle loro spalle.
"E' tutta colpa
tua, maledetta di una Weasley!" urlò Draco.
"MIA? E chi mi ha
fatto entrare nella foresta, deficiente di un Malfoy!?" urlò di rimando Ginny.
Il ragazzo le
rivolse uno sguardo di puro odio e, sprezzante, si mise a camminare nel
corridoio. Roteò gli occhi alla vista della ragazza che lo seguiva.
"E SMETTILA di
venirmi dietro!"
"NON ti sto venendo
dietro! Anche io vado da questa parte idiota!" disse ostinata Ginny, cercando di
superarlo per dare a vedere che fosse lui a seguirla.
Quando giunse alla
rampa delle scale, Ginny prese a salire i gradini senza esitazione e senza
degnare Malfoy di uno sguardo. Il ragazzo fece lo stesso, dirigendosi verso i
sotterranei.
"Malfoy!" La voce
di Ginny risuonò nell'atrio e la ragazza, sporgendosi dalla ringhiera, vide il
Serpeverde fermarsi e guardare verso l'alto nella sua direzione.
"Che vuoi ancora
Weasley?" disse con tono non particolarmente sprezzante.
Ginny rimase in
silenzio, poi disse tutto d'un fiato.
"Ti ODIO!"
Un sorriso di
scherno si fece strada sul suo volto, mentre Ginny staccava le mani dal
parapetto delle scale.
Malfoy alzò un
sopracciglio, sorridendo di rimando, e con un cenno elegante della mano, si
avviò per la sua strada.
"La cosa è
reciproca, WEASLEY!"
Ti odio e ti amo. Come possa
fare ciò, forse ti chiedi.
Non lo so, ma sento che così avviene e me ne tormento.
Capitolo 10 *** La Bestia che gridò Amore al mondo* - parte a (il passato che ritorna III) ***
Anatema - capitolo 8
Capitolo 8
La Bestia che gridò Amore al
mondo* - parte a (il passato che ritorna III)
Da bambino non ero come gli
altri,
non vedevo come gli altri
vedevano, nè le
mie passioni scaturivano da una
fonte comune, e le mie pene non
avevano
la stessa sorgente, il mio cuore
poi, non
si destava alla gioia in armonia
con gli altri.
Io, tutto ciò che amai, lo amai
da solo.
Allora, nell'infanzia,
nell'aurora di una vita
tempestosa, trassi il mistero che
ancora
mi imprigiona da ogni abisso del
bene e
del male, e dal torrente e dalla
sorgente
[...] dal fulmine del cielo che
improvviso
mi sfiorava, scoppiava accanto a
me, dal
tuono, dalla furia della pioggia
e dalla nube
che prendeva forma di un demone
ai miei
occhi, mentre il resto del cielo
era sereno.
( Alone ~ E. Poe )
Draco Malfoy chiuse il libro di
Pozioni che stava studiando con molta attenzione.
Nella grande biblioteca di Hogwarts
gli studenti dell'ultimo anno stavano studiando alacremente per poter acquisire
il diploma tanto agognato. E l'estate era ormai alle porte e con essa, la sua
vita scolastica, spensierata e priva di problemi, sarebbe terminata. Un capitolo
della sua esistenza che sarebbe stato accantonato in un angolo della sua
coscienza.
Draco Malfoy si alzò in piedi nel
silenzio più assoluto. Al petto, la spilla del Prefetto brillava splendente ed
alterea come il suo stesso possessore. Si portò il libro e gli appunti sotto a
un braccio, prendendo a camminare verso il portone che lo avrebbe condotto nei
corridoi della prestigiosa Hogwarts. In quel periodo dell'anno, la scuola
fuoriusciva dal suo torpore invernale e dalle grandi vetrate, i raggi di un sole
più caldo, penetravano indisturbati, illuminando gli interni delle aule. Gli
studenti più giovani guardavano i più anziani con occhi ammirati, ma allo stesso
tempo timorosi. I grandi insegnavano ai piccoli, portando avanti una tradizione
a dir poco millenaria fatta di rivalità e di scontri tra le Case.
Mentre camminava con incedere
elegante, notò gli sguardi trasognati delle studentesse, spesso sue coetanee.
Sorrise al pensiero di essere un idolo per delle stupide ragazzine, che non
agognavano ad altro che alla sua compagnia e che bramavano ogni sua parola. Ma
per cosa, in fondo? Per il nome che portava cucito al petto. Malfoy. Famiglia
devota all'Oscuro Signore, dedita esclusivamente al Male. Povere sciocche,
nessuna di loro, aveva ben compreso il significato della parola Malfoy, tanto
meno il ruolo che avrebbe avuto nel futuro.
Guardò l'orologio che aveva al polso
ed affrettò il passo verso l'ala del Castello a disposizione dei Prefetti. Era
stata indetta una riunione, noiosa a suo parere, per far rapporto sui
comportamenti della settimana. Stese le labbra in un sorriso al pensiero del
numero di Griffondori che aveva segnato sulla lista delle Infrazioni. Giunto di
fronte a una porta, l'aprì senza molte cerimonie ed entrò nella stanza.
"Educato come sempre," una voce
infastidita le giunse alle spalle.
In un angolo della stanza, Ginny
Weasley, chiuse il libro che stava leggendo, assumendo un'espressione
sprezzante.
Malfoy contraccambiò lo sguardo e,
prima di domandarle il motivo per cui fosse in quella stanza, notò la spilla del
Prefetto che la ragazza aveva appuntata al petto. Dimenticava che la penultima
rimasta della famiglia Weasley era diventata Prefetto esattamente come lui.
Ginny si alzò, riassettandosi la
gonna, decisa in tutto e per tutto ad attendere gli altri Prefetti di fronte
alla porta della stanza. Non era nelle sue intenzioni rimanere da sola con Draco
Malfoy.
"Paura, Weasley?" Malfoy si tolse il
mantello e sedette su una delle sedie libere al centro della stanza.
"Non la chiamerei paura, Malfoy."
disse Ginny alzando un sopracciglio ,"vedi, la tua presenza mi è pestilenziale."
concluse con tono velenoso.
Sentì un fischio di scherno alle sue
spalle, segno che Malfoy la stava volutamente provocando.
Ginny si voltò, camminando a passo
spedito verso Malfoy, che continuò a rimanere seduto, benché la ragazza stesse
in piedi di fronte a lui. Con un movimento molto pacato, Ginny si protese un
poco verso il ragazzo, con stampato in volto un sorriso mellifluo.
"Solo perché sei un Malfoy, non vuol
dire che ogni ragazza cada ai tuoi piedi. Dio mi ha fatto dono del cervello,
sai, e per questo gli sono molto grata. Così ho modo di distinguere la
spazzatura dalle cose realmente utili." disse quelle parole con tono glaciale,
senza che alcun tipo di emozione interferisse con esse.
"Allora Dio ha sbagliato. Ha donato
il cervello a una persona totalmente inutile, ma forse, ha solo avuto pietà di
te e della tua misera famiglia." le rispose Draco, senza interrompere lo sguardo
con quello della ragazza. Ginny, da parte sua, rimase indifferente.
"Non ti rendi conto di essere
patetico Malfoy? Riesci solo ad offendere la mia famiglia. Questo perché la tua
mente è soffocata dalla tua boriosità ed è molto ristretta." Ginny si fece
ancora più vicina, distanziando il suo volto di pochi centimetri. "Sono inutile,
dici? Eppure un anno fa servivo a qualcosa, no?" Ginny sorrise in modo meschino,
baciando un angolo della bocca di Malfoy.
"Puttana." le disse Malfoy,
osservando Ginny che, allontanatasi, si portava una ciocca di capelli dietro
alle spalle. La ragazza l'osservò divertita e per niente toccata dal pesante
dispregiativo che il Serpeverde le aveva rivolto.
"Mai quanto le ragazze che ti porti
a letto." disse Ginny, chiudendosi la porta alle spalle.
La riunione, esattamente come aveva
previsto, era andata per le lunghe. Era scoppiato un litigio tra il Prefetto dei
Tassorosso e quello dei Corvonero che difendevano entrambi i propri compagni di
casata, a loro detta, ingiustamente accusati. Per la prima volta nella storia
Griffondoro e Serpeverde non erano al centro della disputa. Draco Malfoy sedeva
su una sedia, con le gambe accavallate, mentre sfogliava annoiato un pacco di
fogli sul tavolino. Ginny Weasley stava invece cercando di raddolcire i due
Prefetti avversari.
"Lascia perdere, Weasley. Quei due
sono talmente scemi che andranno avanti per ore." disse Malfoy, portandosi in
piedi e prendendo in mano il proprio mantello. La ragazza non gli rispose e
nemmeno gli rivolse uno sguardo, si limitò semplicemente a raccogliere le
proprie cose. I due Prefetti, che naturalmente avevano sentito il tono di voce
con cui Draco si era rivolto a loro, fermarono la loro disputa guardando con
occhi adirati il biondo Serpeverde.
"Come hai detto Malfoy?" gli gridò
contro il Prefetto dei Corvonero.
Malfoy non gli prestò molta
importanza e si diresse verso la porta, seguendo Ginny che aveva fatto lo
stesso.
Un fascio di luce attraversò la
stanza mancando di striscio sia il biondo Serpeverde che la rossa Weasley,
finendo poi per infrangersi con uno scoppio sul portone di massello. Sia Malfoy
che Ginny si voltarono, quest'ultima abbastanza sorpresa.
"Ma dico, Sallighan, ti è forse
saltato il cervello?" domandò Ginny al Corvonero, che, nel frattempo, aveva
abbassato la bacchetta.
"Non avevo intenzione di colpire
te." rispose il ragazzo, guardando fisso verso Malfoy.
"Theodor," prese a dire Malfoy
scuotendo la testa ,"le tue incapacità sono senza limiti. Non riusciresti
nemmeno a prendere un piccione con la mira che ti ritrovi." Il Corvonero gettò a
terra la bacchetta ed afferrò Draco per il bavero del mantello. Malfoy non si
mosse, ma si lasciò afferrare dal mago.
"Adesso basta voi due." Ginny
allontanò entrambi, facendo forza sulle mani. "Non mi sembra il comportamento
degno di due Prefetti."
Il Corvonero abbassò lo sguardo
mormorando uno scusa stentato.
"Ma guarda, adesso ti fai mettere
sotto anche da una donna." disse maligno Malfoy. Ginny anticipò la mossa del
Corvonero ed afferrò con violenza un risvolto del mantello del Serpeverde.
"Ho detto basta." Malfoy scostò con
altrettanto violenza la mano di Ginny.
"A me non puoi dare ordini,
Weasley."
"Avrai anche ragione, ma non mi
costerebbe niente andare dalla McGranitt e dirle del vostro comportamento." Con
quelle parole, Ginny fece un passo indietro, afferrò nuovamente la sua sacca,
decisa ad evitare i volti dei suoi tre compagni. In quei mesi gli studenti
dell'ultimo anno, in particolare Draco Malfoy, si erano resi ancora più
insopportabili. Nemmeno riusciva a immaginarsi quella persona che aveva dato al
Serpeverde la nomina di Prefetto; sapeva solo che era stata una nomina del tutto
sbagliata, Malfoy non aveva fatto altro che causare problemi a lei e agli altri
Prefetti.
"Oggi stesso sarò io a fare rapporto
alla professoressa McGranitt."
Nell'udire quelle parole, Ginny si
voltò verso Kyle McGraw, Prefetto di Tassorosso. Malfoy e Sallighan si voltarono
anch'essi, osservando il Tassorosso che, con aria seria, raccoglieva a sua volta
le sue cose. Il volto di Ginny si sorprese non poco: l'espressione di Kyle, il
ragazzo con cui aveva condiviso un anno della sua intera esistenza, era
estremamente inespressiva.
"Va bene, l'ho detto anche io,
ma..." iniziò a dire Ginny, rivolgendosi verso Kyle che, nel frattempo, l'aveva
raggiunta davanti al portone.
"No, ho deciso Ginny. Malfoy non può
andare avanti con questo comportamento. Adesso mi sono stancato." Ginny si
sorprese nel constatare che, mentre parlava, Kyle non la guardava negli occhi.
"Per tua norma, io sono qui Grande
Prefetto. E Dio non mi ha ancora punito trasformandomi in una Weasley." disse
Malfoy, infastidito dal fatto che il ragazzo non lo avesse tenuto minimamente in
considerazione.
Il Tassorosso nemmeno si voltò e
continuò a dare le spalle a Malfoy.
"Vedrai, presto o tardi riuscirò a
toglierti quel sorrisetto idiota dalla faccia."
Prima che Ginny potesse replicare,
Malfoy si parò dietro al Tassorosso e, scostandolo dalla porta, gli sfoderò un
pugno diretto allo stomaco. Ginny emise un gridolino di sorpresa, mentre
impietrita osservava Kyle rialzarsi e, estraendo la bacchetta dal proprio
mantello, lanciare un incantesimo contro Malfoy. Il Serpeverde, completamente
indifeso, ricevette in pieno l'offensiva di Kyle e fu scagliato contro il tavolo
della stanza.
"Malfoy!" Ginny corse oltre Kyle,
chinandosi a fianco di Malfoy che, semi svenuto, aveva battuto la testa contro
il bordo del tavolo. Ginny ritrasse la mano da dietro il capo di Malfoy e vide
che era macchiata di sangue.
"Ma che diavolo t'è preso, Kyle?!"
urlò Ginny contro il Tassorosso che era rimasto completamente immobile. Solo il
suo respiro era leggermente affannato. Quando si rese conto del suo gesto,
impugnò di nuovo la bacchetta.
"LEVATI! Devo completare l'opera!"
L'espressione di Ginny si fece
sorpresa, e in parte impaurita. Non aveva mai visto il proprio ex-fidanzato
comportarsi in modo tanto violento. Abbassò lo sguardo e, sebbene Malfoy non
meritasse la sua preoccupazione, tentò di rianimarlo dandogli delle pacche sulle
guance pallide. Poi tornò con lo sguardo al Tassorosso.
"Smettila, stupido! Hai idea dei
guai in cui ti sei cacciato?!"
"NON me ne importa niente, questo
bastardo di un Mangiamorte si merita ben altro!"
"Adesso, falla finita Kyle." disse
la voce del Corvonero.
Senza ascoltarlo, il Tassorosso si
diresse a grandi passi verso Ginny e Malfoy e appena di fronte a loro, puntò la
bacchetta contro un Malfoy semi svenuto.
"Ma-maledetto..." farfugliò Malfoy,
mentre cercava di sollevarsi, evitando il contatto con Ginny.
"SMETTILA KYLE!" urlò Ginny contro
il Tassorosso.
Con una mossa improvvisa, Ginny si
sentì strattonare un braccio con una violenza tale da farla cadere lontana da
Malfoy. Kyle l'aveva spinta, mentre si preparava a scagliare un secondo
incantesimo contro un Malfoy che a malapena si reggeva in piedi.
Ginny, con una mossa istintiva, si
rialzò ed afferrò il braccio di Kyle, impedendo all'incantesimo di centrare il
bersaglio. Quando il ragazzo si accorse del gesto di Ginny, si liberò
violentemente dalla stretta della ragazza e le diede uno schiaffo ben assestato
sul volto.
"Puttana! Come puoi difendere
Malfoy? Solo perché ci sei andata a let-"
Ginny, strofinandosi la guancia
offesa, ricambiò il gesto, schiaffeggiando Kyle.
Per molti secondi tutti rimasero in
silenzio. Ginny iniziò a tremare mentre le lacrime iniziavano a pungerle gli
occhi.
"CRETINO! Cosa pensi di ottenere
ammazzando Malfoy?!" urlò a un Kyle totalmente inoffensivo.
Sentendo il silenzio da parte del
Tassorosso, Ginny riprese "In questo modo non sei diverso dai Mangiamorte che
disprezzi tanto!"
Ginny tornò a respirare come se in
quel momento l'aria stessa le fosse stata preclusa.
Si voltò verso Malfoy e adirata gli
disse "Ti accompagno da Madama Chips!" Malfoy, notando lo sguardo rabbuiato
della ragazza, non ebbe la forza di protestare, benché non avesse intenzione di
essere aiutato da una Weasley.
Ma in quel momento non c'era niente
di meglio.
Ginny si portò un braccio di Malfoy
sopra la spalla e barcollando procedette verso la porta, che le fu prontamente
aperta da Sallighan. Quando i due sparirono nel corridoio, il Prefetto dei
Corvonero tornò con lo sguardo a Kyle che, con le braccia abbassate, impugnava
ancora la bacchetta.
"Stavolta sei nei guai amico mio."
**
Quando riaprì gli occhi, la prima
persona che vide fu Madama Chips. Di conseguenza comprese che in quel momento si
stava trovando in infermeria. Fece per alzarsi, ma la voce della donna lo fece
desistere dal suo intento.
"Signorino Malfoy, le consiglio
vivamente di rimanere sdraiato."
Malfoy sbuffò, costretto a seguire
l'ordine della donna.
Si voltò per guardare la sponda del
letto, ma non vide nessuno. Aveva come la sensazione che prima, mentre ancora
dormiva, qualcuno gli fosse seduto accanto. Un dolore improvviso alla nuca lo
fece gemere, e in quel modo ricordò ciò che era avvenuto quel pomeriggio.
"So benissimo cosa è accaduto,
perché la signorina Weasley mi ha detto tutto." Madama Chips si avvicinò al
ragazzo porgendogli una pozione contro il dolore.
"Benché non sia mia abitudine,
manterrò il silenzio verso i vostri professori."
"Tzè, ma non è detto che io faccia
altrettanto." disse Malfoy, consapevole che, con quella mossa, Ginny voleva
salvare McGraw. Madama Chips lo guardò ed alzò un sopracciglio.
"Oh, davvero? A quanto mi è stato
detto lei è stato molto provocatorio."
Malfoy sbuffò, comprendendo ciò che
la donna gli aveva voluto dire. In altre parole, nemmeno a lui conveniva
parlare, altrimenti avrebbe ricevuto una uguale punizione
"Non si preoccupi, la sua ferita è
leggera. Tempo domani e le toglierò anche la fasciatura."
"Mi dica, è stata Weasley a portami
qui?"
"Sì."
Malfoy alzò gli occhi al cielo: non
c'era cosa più umiliante che essere salvato da una Weasley.
**
Ginny camminava nel corridoio ad est
di Hogwarts. Le sue lezioni erano durate fino a tardi pomeriggio. Quella mattina
era passata dall'infermeria per informarsi delle condizioni di Malfoy, ma Madama
Chips le aveva detto che il ragazzo dormiva. Insomma, per certi versi, era stato
meglio non rivedere Malfoy. Aveva pensato tutto il giorno al comportamento di
Kyle, perchè a differenza del Serpeverde, il Tassorosso si era sempre dimostrato
pacifico e tranquillo. Almeno quando era con lei.
Sollevò lo sguardo e notò che delle
giovani studentesse stavano in piedi vicino alla rampa delle scale. Quando la
videro, le andarono incontro. Ginny si sorprese nel constatare che le ragazze
appartenevano alla casa di Serpeverde.
"Weasley, ti dobbiamo parlare."
Ginny alzò un sopracciglio, non
molto convinta delle intenzioni delle Serpeverde.
"Sentiamo, cosa volete?" disse Ginny
con tono asciutto.
Una delle ragazze parlò in
rappresentanza delle altre.
"Oggi in Sala Grande è successo del
casino."
Ginny si sorprese, notando quanto
fossero mansuete le studentesse.
"E allora? Io non sono il vostro il
Prefetto." disse con voce abbastanza scocciata.
La Serpeverde che aveva parlato fece
una smorfia.
"Lo sappiamo, ma a quanto pare sei
l'unica a nostra disposizione."
"Non sono un oggetto e se avete
avete qualche problema rivolgetevi a Malfoy."
Nel sentire il nome del Serpeverde,
le ragazze arrossirono.
Queste sono andate. Altre vittime
di Malfoy.
"Lo abbiamo cercato in
infermeria, ma non c'è." disse una seconda ragazza.
"Non c'è?" Ginny le guardò, non
avevano motivo per mentirle. Evidentemente la sua ferita era molto meno grave
del previsto.
"Pensavamo che tu lo sapessi..."
Ginny si imbronciò per quelle
parole.
"Non vedo perché IO dovrei sapere
dove sia quel deficiente!" disse, arrossendo nonostante tutto.
"Bhè..." prese a dire una ragazza ,"
tu e Malfoy siete stati insieme, no?"
Il rossore di Ginny si fece più
pronunciato.
"Si, ma è stato un anno fa. Adesso
non c'è alcun tipo di rapporto tra noi!"
Ginny osservò una delle ragazze
arrossire mentre guardava oltre la sua spalla.
"Precisamente." la voce atona di
Malfoy le giunse alle orecchie come un sibilo. Ginny si voltò di scatto e vide
Malfoy dietro di lei con stampato uno dei suoi soliti sorrisini. "Bene, vedo che
vostra Eccellenza si è aggiustato la testa... speriamo meglio dell'ultima
volta."
"Che c'è? Fai del sarcasmo Weasley?"
le disse Malfoy, facendo una smorfia.
Dopo aver risposto con la medesima
espressione, Ginny rivolse la sua attenzione di nuovo sulle studentesse.
"Bene, il vostro Prefetto è qui.
Quindi, se permettete." disse Ginny, ma l'espressione inebetita delle ragazze la
bloccò.
"Bhé? Adesso Malfoy è qui... ditegli
quello che avete detto a me..." disse, non capendo il loro imbarazzo.
"Cosa volete?" domandò gelido
Malfoy. Nel sentire la voce del ragazzo, le studentesse fecero un piccolo balzo.
Ginny si tenne la fronte con una mano e parlò al loro posto.
"Hanno detto che oggi c'è stata un
po' di confusione in Sala Grande... il perché non lo so." disse Ginny, alzando
le spalle.
"E cosa sarebbe successo?" Malfoy
rivolse uno sguardo mellifluo alle ragazze.
Prima che la più coraggiosa potesse
rispondere, la voce di altri studenti richiamò l'attenzione di Ginny. Tre
ragazzi di Griffondoro la raggiunsero affannati.
"Prefetto Weasley, oggi è successo
un casino a mensa! I Tassorosso hanno picchiato i Griffond-" il ragazzo smise di
parlare non appena notò la presenza di Malfoy.
"Esatto!" esclamò una Serpeverde "E
si sono azzuffati anche con noi!"
"Scusate," prese a dire Ginny ,"lo
dovreste dire ai professori... non a noi."
"Si, ma i Tassorosso hanno detto che
la colpa era dei nostri Prefetti."
Ginny e Malfoy si guardarono.
"Che assurdità! Se vi azzuffate non
è certo colpa nostra!" disse aspro Malfoy.
"Fatto sta' che hanno iniziato ad
offenderci..." disse intimidito uno studente di Griffondoro.
Delle grida provenienti dal cortile
destarono le loro attenzioni. Ginny si affacciò a una finestra e vide un gruppo
di Tassorosso discutere animatamente con alcuni studenti di Griffondoro e
Serpeverde.
"A quanto pare non hanno perso
tempo..." disse uno studente.
Ginny iniziò a correre per il
corridoio diretta verso l'uscita di Hogwarts. Malfoy la seguì qualche secondo
dopo, così come gli studenti che erano con loro.
Raggiunto il cortile, Ginny gridò
contro il gruppetto di persone.
"Cristo, i Prefetti!"
"Andiamocene!"
Ogni tentativo di fuga fu però
bloccato dall'intervento di Malfoy. Gli studenti di Tassorosso si
spalleggiarono, cercando una via d'uscita a quella situazione.
"Allora, si può sapere che v'è
preso?" esclamò Ginny, cercando di farsi sentire.
"Ehi, cosa sta succedendo?!" Kyle
accorse nel cortile. Alla vista di Ginny e Draco, il Prefetto dei Tassorosso
abbassò lo sguardo. Un secondo dopo, Kyle guardò la bacchetta che Malfoy
stringeva in pugno.
"Voi due," disse rivolto a Ginny e a
Malfoy ,"cosa avevate intenzione di fare? Non potete usare le bacchette contro
altri studenti."
Malfoy ebbe uno scatto di rabbia, ma
Ginny stese un braccio per fermarlo.
"Non credo che tu sia la persona
giusta per dire una cosa del genere..." disse con durezza Ginny.
"Ah, no?" disse Kyle con tono
sprezzante. "Mi dispiace aver deturpato il bel faccino del tuo Malfoy..."
a quelle parole, un'onda di esclamazioni si sollevò tra i presenti.
Ginny strinse i pugni cercando di
calmarsi.
"Oh, ma guarda..." prese a dire
sprezzante Malfoy. "Ti brucia forse che Weasley ti abbia piantato.... bhé non
che tu fossi un ottima scelta."
"EHI! Non mi sembra il caso di
parlare di queste cose!" disse adirata Ginny contro Malfoy.
Ginny vide Kyle diventare rosso per
la vergogna, mentre tutte le studentesse presenti presero a seguire con molto
interesse.
"O forse ti brucia perché ha
preferito me a te?" il tono calmo della voce di Malfoy era in netto contrasto
con l'espressione di Ginny. Dopo le parole del Serpeverde, un'ovazione quasi da
stadio prese a sollevarsi nel cortile.
"MALFOY!" urlò la ragazza in preda
al panico. Malfoy non la guardò nemmeno, ma mantenne il proprio sorriso
mellifluo.
"Tzè, Ginny non fa testo," disse
ridendo Kyle ,"perché alla fine si è rivelata essere quella che è."
Ginny afferrò la bacchetta e scagliò
un incantesimo non molto potente contro il Tassorosso, lo raggiunse ancora steso
a terra e lo afferrò con forza per il mantello.
"Continua mi interessa, cosa sarei
io?" disse con un tono inferocito della voce.
Kyle non rispose, mentre Ginny lo
riportava in piedi.
"Se la nostra vita sentimentale
dev'essere sbandierata ai quattro venti, siamo sinceri fino in fondo: non sai
baciare, sei un completo impedito e non arrivi mai al SODO!" urlò, presa da una
foga arrestabile.
Delle risate sommesse si
sollevarono, mentre Kyle si sbarazzava della stretta di Ginny. Fece per
ribattere, ma con suo grande dissenso, pensò che Ginny non aveva difetti. O
meglio, non aveva difetti nel lato sentimentale del termine. Si era fatta carina
e non aveva problemi con i ragazzi.
"Questa me la pagherete tu e
Malfoy." disse, sputando per terra.
"Ed io cosa centro di grazia?"
domandò neutrale il Serpeverde.
Kyle non rispose, ma gli lanciò un
sguardo abbastanza eloquente. Si incamminò verso l'entrata della scuola, seguito
dal gruppetto di Tassorosso.
"Ehi, cosa fate voi ancora qui!?"
esclamò Malfoy, risvegliando gli studenti rimasti dal loro torpore.
"Andatevene prima che faccia
rapporto!" con quelle parole, Serpeverde e Griffondoro presero a correre,
sparendo un minuto più tardi.
"Bene, Weasley," disse osservando la
ragazza rimasta sempre in piedi ,"mi sa che hai dato inizio a una bella guerra."
Ginny lo guardò in tralice e sbuffò.
"TU" disse, puntando il dito indice
contro il petto di Malfoy.
"Non ti azzardare più a dire certe
cose!"
"Quali cose?" domandò provocatorio
Malfoy.
La rossa lo guardò infastidita.
"Sai bene cosa. Bada che se non te
ne starai zitto, potrei farti molto più male di Kyle."
Malfoy emise un fischio derisorio.
Ginny gli passò accanto indifferente.
Si, decisamente lo odiava.
**
"Cosa? Griffondoro e Tassorosso si
sono presi?" domandò meravigliata Hermione. Ginny la guardò sorpresa.
"Scusa a cosa stavate pensando
durante il pranzo?" Hermione arrossì di colpo e Ginny comprese all'istante.
"Vabbè, lasciamo perdere." disse
alzando gli occhi al cielo. Semplicemente Hermione non era a pranzo, ma in ben
altra compagnia.
"Scusa, ma con il fatto che
quest'anno abbiamo il diploma, non facciamo molto caso a queste cose..." Ginny
squadrò Hermione che stava cercando di deviare da tutt'altra parte la loro
conversazione. La ragazza sorrise maliziosa, reazione che fece ulteriormente
imbarazzare l'amica.
"Ho notato," disse Ginny chiudendo
un occhio ,"che parli sempre al plurale... non so se devo essere contenta o
preoccupata." concluse soffocando una risatina.
Era al corrente che Hermione ed
Harry stavano insieme, benché loro avessero mantenuto il riserbo più assoluto.
Non sapevano decisamente fingere.
"L-l'hai saputo..." disse in un
soffio Hermione.
"Più che saperlo, mi sembra
decisamente palese. Ho notato che di questi tempi brontoli solo mio fratello."
disse ridendo la giovane Weasley.
"Oh, bhè, allora presumo che non
debba più inventare scuse..." rispose Hermione con un tono decisamente
sollevato.
"Non capisco perché vi facciate
tanti problemi... in fondo, che male c'è?"
"Il fatto è che Harry è parecchio
popolare..."
Ginny guardò Hermione e pensò a
Malfoy.
"Ho capito l'antifona," disse,
sospirando.
"Parlando di altro," Hermione
sorrise. "La McGranitt ti ha chiamato nel suo ufficio... perché?"
"Hermione..." disse Ginny sospirando
," ho paura che la vicinanza di Harry ti abbia un poco privata della tua
brillantezza mentale..." disse Ginny, volendo suonare ricercata. L'amica alzò un
sopracciglio, contrariata.
"E' per quello che è successo nel
cortile, no?" le disse.
"Di che ti lamenti, sei tu il Capo
Prefetto dei Griffondoro."
Da Harry aveva anche acquisito la
stessa ingenuità di pensiero.
Ginny sollevò gli occhi al cielo.
"Ho sentito che ti sei rimessa con
Malfoy, è vero?" disse Hermione con un tono di disapprovazione.
"COSA? COME? QUANDO?" le urlò contro
Ginny.
"Deduco che non sia vero,"
"Deduci bene!" disse Ginny stizzita.
"Meglio così. E' meglio lasciare
perdere Draco Malfoy."
"Esatto, e poi ha la Zleger. Di
certo non gli manca la compagnia." disse acida Ginny.
**
"Mi auguro che sappiate appianare i
dissapori di questi ultimi giorni."
Ginny imprecò mentalmente. Era la
seconda volta che entrava nell'ufficio della McGranitt nel giro di tre giorni. E
accanto a lei, Malfoy sembrava completamente indifferente. Invece Kyle guardava
fisso a terra, mentre Sallighan non era presente.
"Anche se non ho capito bene le
cause di tutto questa confusione." disse la professoressa aggiustandosi gli
occhiali al naso. "Comunque sia, voi siete i Capo Prefetti delle vostre Case,
cercate di dare il buon esempio." e con quelle parole fissò Ginny.
"Risolvete i vostri problemi...
sentimentali in altro modo." Ginny e Kyle arrossirono vistosamente, mentre
Malfoy rimase immobile e per niente turbato.
"Tornate alle vostre classi ora."
Una volta fuori, Ginny estrasse
dalla sacca l'orario delle lezioni e sospirò vedendo che l'ora era quella di
Pozioni. Decisamente, quello era un giorno storto. I rimproveri imbarazzanti
della McGranitt e le lavate di capo di Piton.
"Ancora problemi con Pozioni,
Weasley?" domandò dietro di lei un Malfoy divertito.
"No, mi dispiace per te ma
nell'ultimo test ho preso Oltre ogni previsione." Il che era vero.
Nemmeno lei se ne capacitava, ma a Pozioni andava bene. Non che Piton fosse
stato d'aiuto, era più probabile che fosse avvenuto un miracolo.
Infilò di nuovo l'orario nella
propria sacca e si diresse verso i sotterranei, seguita a ruota dai due
Prefetti. Si fermò e con tono infastidito disse
"Ma perché diavolo mi state seguendo
voi due?"
"Io non ho lezione, Weasley. Se ben
ricordi i Serpeverde stanno nei sotterranei." disse con tono pacato Malfoy.
Abbastanza soddisfatta da quella risposta, Ginny guardò in direzione di Kyle.
"Abbiamo lezione insieme... cioè,
sesto e settimo anno hanno Pozioni in comune."
"Ah davvero?" domandò sorpresa
Ginny.
Quando Malfoy svoltò l'angolo, Ginny
prese a camminare con passo spedito. Stava provando un po' di disagio nello
stare sola con Kyle; specialmente dopo tutte le offese che le aveva rivolto in
quegli ultimi giorni.
"Ginny!" La ragazza, sentendo il
proprio nome, si fermò e si voltò.
"Che c'è Kyle?" domandò con tono
poco colorito.
Il ragazzo rimase per qualche
secondo in silenzio.
"Se non ci sbrighiamo, Piton ci farà
la predica." disse Ginny.
Kyle si mosse velocemente verso di
lei ed afferrò i polsi della ragazza. I libri che Ginny teneva in mano, caddero
rovisonamente in terra.
"Torna insieme a me, Ginny! I miei
sentimenti non sono cambiati!"
"Mi sembra una pretesa troppo
grande, McGraw." disse Ginny. Nel sentire il proprio cognome, il ragazzo parve
deluso.
Ginny sentì la presa ai polsi
diventare più forte, ma non le diede peso.
"Prima mi dai della puttana, e poi
pretendi che torni da te? Patetico." disse dura.
Kyle lasciò andare la presa e solo
allorala guardò fisso negli occhi.
"Non ho intenzione di cederti a
Malfoy." disse Kyle risoluto.
"Il problema nemmeno si pone: io e
Malfoy non stiamo insieme! Ma quante volte lo devo dire!" disse esasperata
Ginny.
Il Tassorosso non le rispose e,
superandola, si diresse verso l'aula di Pozioni.
**
"ASSURDO!"
Hermione sospirò "E' la centesima
volta che lo dici. Per favore, cambia almeno espressione."
Ginny si lasciò cadere all'indietro
sul divano della sala comune.
Aveva raccontato tutto ad Hermione,
ma la ragazza era presa troppo da Harry per degnarla con la sua comprensione.
Era assurdo, e con questo ribadiva il concetto, che tutti la credessero con
Malfoy. Più si ostinava a negarlo, più le voci si alimentavano. Draco Malfoy era
stata una breve parentesi nella sua vita. Una parentesi che aveva innescato la
disapprovazione da parte dei suoi genitori e dei suoi fratelli. E alla fine era
sfumata come tutte le parentesi di poca importanza. La loro relazione si era
presentata assurda fin dall'inizio. Ginny alzò un sopracciglio. No, sbagliava a
chiamarla relazione. Si trattava più di un avvicinamento. Comunque, fu un
qualcosa di breve durata. All'inizio era stata colta dall'eccitazione iniziale,
in pratica gli ormoni avevano prevalso sul cervello. Il che capitava abbastanza
di frequente.
O forse erano altre le ragioni.
Paura.
Ginny si sedette di scatto a quel
pensiero.
L'aveva definita paura.
Già.
Era il cognome Malfoy che la
terrorizzava. Malfoy era sinonimo di Voldermort, di Male.
Lucius Malfoy, patriarca della
famiglia Malfoy e padre di Draco. Un Mangiamorte devoto all'Oscuro Signore.
Aveva visto il modo sprezzante in
cui l'aveva guardata durante una delle sue rare visite a Draco. Quello sguardo
diabolico che le aveva raggelato il sangue. E Draco... sprezzante, malvagio
quanto il padre. Il degno erede di un Mangiamorte. Eppure, anche se per un breve
periodo, aveva baciato quelle labbra, labbra da cui fuoriuscivano cattiverie
rivolte verso terzi. Draco Malfoy era davvero capace di amare?
Malfoy non l'aveva mai amata in quel
breve periodo. Come del resto lei non aveva amato lui. La loro era stata solo
un'attrazione carnale.
Perché il termine amore esteso a
loro due non era ammissibile. Semplicemente non poteva esistere.
E questo l'avevano compreso
entrambi.
Amare voleva dire sacrificarsi per
la persona amata.
E lei non sarebbe mai morta per un
Malfoy.
Malfoy non sarebbe mai morto per una
Weasley.
Una semplicità che quasi metteva
paura.
* titolo leggermente modificato,
preso in prestito da Neon Genesis Evangelion: La Bestia che gridò amore nel
mondo - Episodio 21.
Capitolo 11 *** La Bestia che gridò Amore al Mondo - parte b (Il Passato che Ritorna III) ***
Capitolo VIII
Capitolo
VIII
La Bestia che gridò Amore al
mondo - parte b (il passato che ritorna III)
La stanza era talmente buia che a
stento riusciva a vedere i lineamenti della persona che aveva di fronte. Non che
gli importasse molto, in fondo. Sentì delle braccia circondargli il collo,
mentre delle labbra avide avevano iniziato a giocare con le sue. Si soffermò a
pensare perché in un momento simile, non provasse alcun tipo di trasporto, non
un'emozione, non un coinvolgimento. In fondo, quel genere di cose si erano in
due a farle. La ragazza si staccò da lui per respirare, il respiro affannato gli
stava dando fastidio. Afferrò quelle braccia femminili, ma lei non sembrò demordere e gli fu nuovamente addosso. Fu sul
punto di gridarle contro qualcosa, ma la porta spalancata dell'aula riscosse i
loro nervi.
"Scusate." Farfugliò Ginny,
osservando Malfoy ed una Serpeverde semi sdraiati sopra alla scrivania. Richiuse
con un gesto meccanico l'anta della porta e rimase per qualche secondo
inebetita, immobile ed in piedi. Una moto di stizza l'avvolse, non tanto per la
scena a cui aveva assisitito, ma per il modo in cui lei veniva messa al corrente
delle vicessitudini sessuali di Malfoy. Appena sentì un rumore provenire dalla
stanza, decise di andarsene più in fretta che poteva. Sentiva le guance ancora
in fiamme e si ostinò a non capirne il motivo.
Quando fu abbastanza lontana,
rallentò il passo, voltandosi per guardare che nessuno l'avesse seguita. E con
suo grande orrore vide Malfoy a pochi metri da lei. Come se attraversata da una
scarica elettrica, Ginny fece un passo indietro e fece per andarsene. Malfoy
l'afferrò violentemente per un braccio e con il suo usuale tono apatico, le
chiese di seguirlo. Ginny si liberò della presa e continuò a camminare nella sua
direzione.
"Ti ho detto di venire con me!"
"Non ne vedo il motivo, Malfoy."
Disse Ginny sprezzante. Davvero, non capiva il perché dovesse seguirlo. Non le
interessava minimamente sapere delle sue prestazioni. Malfoy non rispose, ma il
suo movimento brusco non ammise repliche e trascinò Ginny dentro ad un aula
nelle vicinanze.
Ginny vide la sua unica via d'uscita
chiudersi dietro alle spalle di Malfoy.
Rafforzò la presa sui libri che
stava tenendo tra le braccia, mentre un'aria palesemente contrariata stava
aleggiando sul suo volto. La stanza non era molto buia, le tende alle finestre
erano leggermente scostate, ma quella situazione decisamente non era di suo
gradimento.
"Cos'hai di così urgente da dirmi,
Malfoy?" Domandò gelidamente Ginny, per niente a suo agio.
Il ragazzo si avvicinò
pericolosamente a lei e, per istinto, Ginny arretrò un poco, sbattendo la
schiena contro una libreria.
"Non devi dire assolutamente niente
di ciò che hai visto oggi." Disse secco, puntandola come un serpente. Ginny alzò
un sopracciglio, infastidita.
"E quando mai ti fai degli scrupoli
su queste cose?" Domandò Ginny, "non fai forse a gara a chi si spupazza più
ragazze?" Concluse, facendo una smorfia.
Malfoy non le rispose, ma con mossa
improvvisa puntellò le braccia contro la libreria all'altezza del volto della
Grifondoro. Ginny, spaventata da quel gesto e da quella posizione quanto mai
imbarazzante, aderì completamente agli scaffali, mentre i libri le premevano
contro la schiena.
"E cosa mi dici di te? Sei tornata
con il tuo Kyle "manine sante" per caso?" Malfoy stirò le labbra in un ghigno
sprezzante. Ginny lo guardò stupita, comprendendo che il ragazzo aveva assistito
alla loro conversazione nei sotterranei. Con tanto di libri in mano, Ginny
premette sul petto di Malfoy per allontanarlo da lei.
"Non sono cose che ti riguardano!"
Rispose, concentrando la sua attenzione sulle mani.
Malfoy rimase nella sua posizione,
senza mostrare alcuna intenzione di spostarsi.
"Non ti lascerò mai a Malfoy,"
disse, cercando di imitare la voce del Tassorosso, scoppiando dopo qualche
secondo a ridere. In quel momento di distrazione, Ginny si scostò da Draco e lo
osservò piegarsi in due per il divertimento.
"Felice di averti fatto ridere,
Malfoy. In ogni caso non sono affari tuoi." Ginny aggrottò le sopracciglia, "Inoltre non ti permettere più di origliare i discorsi degli altri," lo ammonì
Ginny, molto infastidita.
"Origliare dici?" Malfoy si
ricompose.
"E' impossibile non sentire con
quell'idiota che parla a voce alta."
Ginny si morse la lingua. Sotto
questo aspetto, doveva ammettere che Malfoy aveva ragione. Quindi come ne era a
conoscenza il Serpeverde, probabilmente altri avevano assistito a quella
conversazione. Sospirò rassegnata.
"Comunque sia, sta tranquillo... non
voglio certo rovinare l'immagine di quella povera ragazza..." disse Ginny,
pensando alla Serpeverde che aveva visto con Malfoy. "Per non parlare poi della
Zleger, credo che ci rimarrebbe molto male se sapesse che il suo fidanzato
flirta con le altre." Si lasciò sfuggire una punta di risentimento e sperò che
Malfoy non l'avesse notata.
Il Serpeverde sorrise divertito.
"Tu sei inclusa in quelle altre?"
disse con nonchalance, notando il turbamento negli occhi di Ginny.
"No, noi non abbiamo mai avuto una
relazione." Disse, abbastanza sicura Ginny.
"Perché, secondo te con quella
ragazzetta ho avuto una relazione? Ho fatto più cose con te Weasley." Disse con
scherno Malfoy, indicando con il dito indice la porta dell'aula.
Ginny lo guardò nauseata.
"Malfoy noi non abbiamo MAI fatto
NIENTE." Specificò Ginny, cercando di rimanere indifferente. Malfoy la guardò
divertito, osservando quell'imbarazzo che la ragazza cercava di nascondere, ed
iniziò a simulare la voce di Ginny in modo totalmente libidinoso. Il rossore di
Ginny prevalse e la ragazza, al pensiero che qualcuno li sentisse, chiuse con
una mano la bocca di Malfoy. Dopo qualche secondo, Malfoy allontanò la mano
della ragazza.
"Che schifo, hai idea di quanti
gargarismi mi debba fare oggi?"
"Allora tu smettila di fare
l'idiota! Ed ora, per favore, andiamocene!" Disse preoccupata Ginny. Non voleva
che i pettegolezzi avessero una solida base su cui accrescere. Non era difficile
che qualcuno li vedesse.
"Hai paura che ci vedano insieme?"
Domandò Malfoy, benché sapesse già la risposta.
"Esattamente." Rispose coincisa
Ginny.
Malfoy alzò gli occhi al cielo.
"Va bene, ma prima devo fare una
cosa."
"E sarebbe?" domandò sorpresa Ginny.
Con un gesto improvviso, Malfoy
avvicinò il volto di Ginny al suo, baciandola rudemente. La ragazza, sentendo le
labbra di Malfoy premute contro le sue, sollevò la mano che ancora impugnava un
libro e colpì duramente la testa di Malfoy. Il ragazzo gemette per il dolore e
lasciò andare la presa. Ginny si allontanò di scatto, non del tutto consapevole
di ciò che aveva fatto.
"EHI mi hai fatto male!" Disse in
tono infantile Malfoy.
"Id-IDIOTA!" Urlò Ginny notevolmente
arrabbiata.
Una volta rimasto da solo, Malfoy si
strusciò la bocca con la manica del mantello.
Trasporto, emozione e
coinvolgimento, con suo grande rammarico, li provava solo con lei.
**
"ODIOSO!" urlò Ginny, mentre un'
Erika molto attenta le stava prestando ascolto. Ginny era fuggita nella sua
stanza, e, vista la presenza della compagna, aveva pensato di scaricare su di
lei tutta la sua rabbia repressa. Erika era rimasta in silenzio, fino all'ultima
esclamazione rivolta contro il Serpeverde.
"Ti sei lavata la bocca?" domandò
Erika.
"Si, quattro volte, dici che sono
poche?" esclamò Ginny con un espressione altrettanto seria.
"No, credo che vada bene..."
"Quel pervertito!" disse Ginny,
gonfiando le guance.
Era terrorizzata al pensiero che
qualcuno avesse potuto assistere al loro incontro. Mentre correva verso il
dormitorio aveva come la sensazione di essere osservata da tutti gli studenti
che incrociava lungo il corridoio e per tutto il tragitto non aveva fatto altro
che strofinarsi la bocca con il maglione della divisa. Quel bacio l'aveva fatta
notevolmente infuriare, perché la metteva allo stesso livello delle sgualdrine
che Malfoy era solito frequentare. Non aveva importanza quale ragazza baciasse,
bastava che fosse del sesso opposto e che, possibilmente, respirasse.
"Non credevo che fosse un cascamorto
fino a questo punto," disse Erika a Ginny ,"ma dimmi, era così anche quando
stavate insieme?"
Ginny guardò l'amica e sospirò.
"Non lo so, ma non credo. A me
sembrava normale..."
"Insomma, si è scatenato dopo?"
"Cosa vuoi che ne sappia?!" ribattè
Ginny con tono alterato. Parlare della sua passata relazione con Malfoy le dava
fastidio.
"Adesso cosa farai?" domandò ad un
tratto Erika.
Ginny guardò l'amica alzando un
sopracciglio.
"Che vuoi che faccia? Farò finta di
niente."
"Uhm, e ci riuscirai?" disse Erika,
alquanto dubbiosa.
Ginny lanciò un'occhiata inferocita
alla ragazza.
"Ma da che parte stai? Vuoi forse
deprimermi ancora di più?"
Erika emise una risatina divertita.
Adorava mettere in difficoltà l'amica.
"Affatto," disse poi ,"so solo che
non sei il tipo da rimanere indifferente a un bacio."
"Non se il bacio è di Malfoy." E con
quelle parole fece il gesto di sputare.
"E' ora di cena, sua Altezza se la
sente di mangiare?" disse in tono canzonatorio la Grifondoro.
Ginny arricciò il naso e, precedendo
Erika, scese nella sala comune.
**
"Ron." Il giovane Weasley si voltò e
vide la sorella in piedi dietro di lui.
"Ginny, vai a cena?" la ragazza
annuì, osservando che il fratello era completamente solo.
"Ma dove sono Harry ed Hermione? No
ti prego, non dirmelo." disse vedendo l'espressione imbarazzata del ragazzo.
Ginny sospirò, pensando a quanto
fossero diventati appicicosi i suoi due migliori amici. Provò pena per la
solitudine del fratello e quindi lo invitò ad andare a cena insieme a lei,
invito che il ragazzo accettò di buon grado.
Quando passarono oltre il dipinto
della Signora Grassa, l'espressione di Ron si fece più cupa. Alla fine, prese a
balbettare, assumendo un tono di voce preoccupato.
"Ginny, dimmi, sono vere le voci di
te e Malfoy?"
La ragazza si voltò a guardare il
fratello, vicina al ridere come una pazza. Quando negò con veemenza,
l'espressione sul volto di Ron si rilassò notevolmente.
"Meglio così. Sai bene che se mamma
e papà lo venissero a sapere succederebbe un casino."
"Non dare la colpa ai nostri
genitori, anche te pianteresti un casino non indifferente. L'hai già fatto no?"
disse Ginny, ricordando il fratello un anno prima.
La conversazione sembrò cessare con
le parole di Ginny, ma la ragazza non potè impedirsi di alzare gli occhi al
cielo. Se perfino suo fratello, che solitamente non dava mai peso alle
chiacchiere di corridoio, si impensieriva alla presunta relazione tra lei ed il
Serpeverde, non osò pensare alle opinioni degli altri studenti. In qualche modo
avrebbe dovuto smentire le dicerie. Non sapeva come, ma ne andava della sua
sanità mentale.
Quando entrarono nella Sala, Ginny
incontrò gli occhi di Kyle, e gli rivolse un breve cenno della mano che il
ragazzo ricambiò. Prese posto al tavolo dei Griffondoro e con sua grande
sorpresa vide Hermione ed Harry.
"Come mai siete a cena?" domandò
Ginny sinceramente sorpresa.
Sia Harry che Hermione arrossirono.
"Saltare sempre i pasti non è molto
salutare." disse Hermione. Ginny sorrise, era una risposta tipica della ragazza.
Peccato che stavolta non le si addiceva in alcun modo. Durante la cena, Ginny si
sentì molto più rilassata. Accanto a lei, i Grifondoro non facevano altro che
scherzare e ridere, una compagnia che le era mancata. Erika le stava parlando
allegramente e Ginny si sorprese nel constatare che la sua mente non era
distratta in ben altri pensieri.
"Avete letto la Gazzatta del
Profeta?" disse un Grifondoro seduto accanto ad Harry.
"Si," disse il Bambino Sopravvissuto
,"pare che i Mangiamorte abbiamo attaccato una cittadina Babbana."
"E' pazzesco come il Ministero non
faccia niente." riflettè Ron.
"Non essere stupido Ron," disse
Hermione, riprendendo il ragazzo ,"Il Ministero avrà di certo provveduto. Ma non
vengono di certo a svelarti i loro piani."
"Uhao, mi hai illuminato Hermione,"
disse sarcastico il ragazzo, beccandosi una linguaccia dall'amica.
"Pare che tra le fila dei
Mangiamorte abbiano riconosciuto Lucius Malfoy." Nel sentire il nome del padre
di Draco, Ginny ebbe un lieve sussultò che passò inosservato.
"Non capisco come faccia Malfoy ad
andarsene tranquillo per la scuola. Io mi sotterrerei dalla vergogna." disse un
Grifondoro.
"Che ci vuoi fare, probabilmente
anche lui finita la scuola seguirà le orme del padre." disse un secondo
Grifondoro.
"Quel bastardo," Ginny osservò gli
occhi di Harry che venivano attraversati da una scarica di odio.
"Allora diventerete Auror?" domandò
Ginny a bruciapelo.
Harry annuì con convinzione.
Sconfiggere Voldermort e vendicare i proprio genitori erano azioni più che
lecite. Hermione e Ron annuirono anch'essi, così come i Griffondoro che avevano
potuto sentire la sua domanda. Ginny sorrise. Era destino che i Griffondoro
andassero a riempire le fila degli Auror, mentre i Serpeverde si schieravano
dalla parte dell'Oscuro Signore divenendo Mangiamorte.
"E tu piccola Ginny?" le domandò
Harry. Il tono fraterno che aveva usato la fece sorridere.
"Non lo so. In fondo a me manca
ancora un anno. Avrò molto tempo per pensarci. Ma sono felice per te Harry... se
Tu-sai-chi tarderà lo scontro finale avrai la possibilità di batterti e nessuno
metterà in dubbio le tue capacità."
Ginny sorrise ed Harry ricambiò quel
gesto d'affetto.
Davvero, Harry si meritava più di
tutti la sua vendetta. E anche se la morte di Voldermort non avrebbe portato
indietro i suoi genitori, poteva comunque essere un gesto gratificante
sconfiggere il Signore Oscuro.
"Mi sa che sentirò la vostra
mancanza..." disse Ginny, fingendosi triste.
"Ti verremo a fare visita!" disse
Hermione.
"Mhm, però non portatevi dietro 'sto
qui!" disse Ginny, indicando il fratello.
Sotto lo sguardo contrariato di Ron,
i Grifondoro si misero a ridere.
Quando i suoi amici tornarono a
parlare di tutt'altre cose, la mente di Ginny tornò ai Mangiamorte. Ed
inevitabilmente a Draco. Non doveva essere semplice vivere sapendo di essere
odiati per ciò che eri e per ciò che saresti diventato. Lei per prima
disprezzava i Mangiamorte e le loro famiglie. Esattamente come i Malfoy
disprezzavano i Babbani. Ognuno ereditava la linea di pensiero dalle proprie
famiglie e veniva educato secondo gli ideali di ciascun genitore... perché
appena nati nessuno poteva scegliersi la famiglia che più gradiva. E questo le
sembrò molto triste. Un figlio che non voleva seguire le orme dei propri padri,
cosa faceva? Ginny sbuffò, scuotendo la testa. Una domanda stupida.
Semplicemente non poteva esistere quel figlio. Lei stessa si sarebbe odiata
passando dalla parte avversa.
**
"Ginny, stai bene? Sei rimasta
silenziosa alla fine della serata." Hermione le si fece accanto mentre tornavano
al loro dormitorio.
"No, in effetti mi gira un po' la
testa..." disse Ginny. Era vero, il pavimento aveva iniziato a muoversi sotto ai
suoi piedi.
"Non avresti dovuto bere quella...
quella cosa!" disse Hermione con un tono di rimprovero.
"Granita Mille Gusti, Hermione. Mi
dispiaceva rifutare la cortesia di Kyle."
Infatti durante la cena, Kyle le
aveva offerto quella bevanda. Si era sorpresa della sua strana gentilezza e,
pensando che fosse un modo per farsi perdonare, aveva accettato di buon grado la
bevanda che le era stata offerta. Ginny si fermò ed Hermione fece lo stesso.
"Hermione vai pure, penso che andrò
in infermeria da Madama Chips."
"Ti accompagno."
"Scherzi? Harry non me lo
perdonerebbe mai." disse con poca forza Ginny.
L'amica con fare riluttante annuì e
lasciò Ginny nel corridoio. La rossa Weasley prese a camminare nella direzione
opposta, tenendosi molto vicina alle pareti. Si, si sentiva decisamente male. Il
giramento di testa aumentò notevolmente e si pentì di aver rifiutato l'offerta
di Hermione.
"Ginny, cosa ci fai sempre qui?" La
ragazza guardò nella direzione della voce e vide Kyle in piedi e da solo.
"V-vado in infermeria," disse con
poca veemenza. Sentì il ragazzo avvicinarsi a lei, ma per qualche strana
ragione, ebbe come l'impulso di scappare. Azione impossibile in quel momento.
Sentì la testa diventarle sempre più pesante e il sudore ghiacciarle addosso.
"Vuoi che t'accompagni?" Nel sentire
quella domanda, Ginny si ritrasse.
"N-No, ce la posso fare..." rispose
poco convinta. Ridusse gli occhi in due fessure e cercò di mettere a fuoco la
direzione da prendere. Sentì una mano afferrarle una spalla, ma non ebbe la
forza necessaria per divincolarsi.
"Kyle... las-lasciami stare."
farfugliò, procedendo di qualche passo. Udì la risposta nitida del ragazzo.
"Non credevo che quella brodaglia
avesse questo effetto, ne sono piacevolmente stupito." afferò il mento di Ginny
e avvicinò il volto della ragazza al suo. Ginny, seppur consapevole delle
intenzioni del ragazzo, capì che il suo corpo non avrebbe fatto resistenza.
"Ma guarda, i due piccioncini
civettano perfino nel corridoio."
"Malfoy, sempre tra i piedi." disse
la voce sprezzante di Kyle.
"Ohh, mi scusi, ma la scuola è di
tutti."
Ginny riconobbe la voce di Malfoy, e
per un momento preferì trovarsi da sola con lui, piuttosto che con Kyle.
Approfittò di quell'occasione per allontanarsi un poco dal Tassorosso, mentre
quest'ultimo con tono falso della voce la persuadeva a lasciarsi aiutare. Ginny
fece un profondo sospiro e disse gelida.
"Vattene, mi fai schifo e non
provare a toccarmi."
Malfoy emise un fischio. "A quanto
pare sono capitato nel mezzo di una lite." Ginny ebbe l'impulso di strozzarlo,
ma in quelle condizioni non ne era capace. Kyle sbottò una parola offensiva nei
confronti della ragazza e se ne andò a grandi passi. Ginny emise un sospiro di
sollievo, poi guardò verso Malfoy.
"Ma-Malfoy..." Il ragazzo, sentendo
il proprio nome, tornò a guardare Ginny.
"Mi riesce insopportabile
chiedertelo, ma... ho bisogno di un favore."
Malfoy osservò divertito Ginny,
mentre quest'ultima appoggiava le spalle contro il muro.
"Un favore, Weasley? E chi ha detto
che io te lo faccia?" disse ridendo e fece per andarsene.
"Quell'episodio di stamani...
sarebbe divertente da dire in giro." Quelle parole richiamarono Draco sui suoi
passi. "Credo che Rosemary lo apprezzerà moltissimo." disse, cercando un tono
sufficientemente minaccioso. Sentì Malfoy sbuffare infastidito. Ginny sorrise
nel sentire un braccio del Serpeverde che le cingeva la vita per sorreggerla,
segno che le sua pacate minacce avevano sortito l'effetto desiderato.
**
"Non va affatto bene!"
Ginny non aprì gli occhi, ma
riconobbe la voce di Madama Chips.
Non aveva la forza di sollevare le
palpebre, quindi decise di desistere. Stava decisamente male, un forte senso di
nausea aveva iniziato a torturarla, come se la testa non creasse di per sè pochi
problemi.
"M-Madama..." farfugliò Ginny,
sollevando un braccio.
"Stia tranquilla signorina Weasley,
tra poco il professor Piton sarà qui con una pozione." disse la donna, toccando
il braccio della ragazza. Ginny non fu affatto felice di sentire il nome del
professore di Pozioni, ma viste le sue condizioni, decise di non mostrare il suo
dissenso.
Di lì a poco, Piton entrò nella
stanza seguito da una McGranitt notevolmente preoccupata.
"Cos'è successo?" domandò la
professoressa di Trasfigurazione.
"E' stata drogata." rispose Madama
Chips. La donna ebbe un sussulto e Ginny, che nonostante tutto continuava a
rimanere sveglia, si sentì doppiamente male. "Qualcuno deve averle dato qualcosa
da bere per ridurla volutamente in queste condizioni."
"Beva questa signorina Weasley." la
voce pacata di Piton giunse alle orecchie di Ginny che, aiutata da Madama Chips,
bevette la pozione del professore.
"Le ci voranno almeno tre giorni
prima di riprendersi completamente."
"Lei, signorino Malfoy, sa forse
qualcosa?"
Nel sentire il nome di Malfoy, Ginny
si sorprese. Nonostante fossero trascorsi molti minuti, il Serpeverde era
rimasto in infermeria. I pensieri di Ginny andarono pian piano affievolendosi,
fino a quando il sonno non la colse. Notando che il respiro della ragazza si era
notevolmente calmato, Madama Chips tirò le tendine attorno al letto e lasciarono
riposare la ragazza, uscendo fuori dalla stanza.
"No, Weasley mi ha scongiurato di
accompagnarla in infermeria. E l'ho fatto." disse, senza alcuna emozione nel
tono della voce.
"Capisco." disse infine la
McGranitt. "Ora può tornare nelle sue stanza, vada." ordinò la donna e Malfoy si
avviò verso i sotterranei dei Serpeverde.
**
"Come ti senti, Ginny?"
"Male." rispose Ginny. Prima Ron e
poi Hermione. Nel giro di una mattina aveva ricevuto la visita di tutti i
Griffondoro. La cosa le faceva piacere, ma in quel momento il suo mal di testa
atroce non le stava dando tregua. Per sua fortuna, pensò, almeno la nausea era
un poco passata. Madama Chips l'aveva visitata quella stessa mattina: aveva la
febbre molto alta e per quella non c'era Pozione che tenesse, quindi Ginny
doveva pazientemente attendere che gli anti-febbrili da lei inghiottiti
facessero il loro lavoro. Si meravigliò di quanto Madama Chips contasse su quei
medicinali Babbani.
"Madama Chips mi ha detto che ti
hanno drogata!"
"Non esagerare, Hermione..." disse
Ginny con tono flebile.
"Ma... mi hanno detto così!"
"Hermione," disse Ginny con la voce
un poco roca, "... non urlare..." e con una mano si strofinò la fronte.
"Scusa..." disse sinceramente
dispiaciuta la ragazza.
Sapeva benissimo che Hermione aveva
ragione. E sapeva anche chi fosse il colpevole. I suoi occhi si strinsero
pensando a Kyle McGraw e alla sua maledetta bevanda. Era chiaro, anche dalle
parole che le aveva detto quella sera, che era sua intenzione ridurla in quello
stato. Provò un moto di odio puro e desiderò averlo davanti per ucciderlo.
Hermione, notando le mani dell'amica che stringevano con forza la coperta,
sembrò comprendere i pensieri di Ginny.
"Non mi dire che è stato K-"
Una mano di Ginny schiaffeggiò il
braccio dell'amica, mentre Hermione alzò un sopracciglio.
"Non hai detto nulla?" domandò,
leggermente arrabbiata.
Ginny scosse stancamente la testa.
"Sei troppo buona Ginny!
Maledizione, guarda come t'ha ridotto!"
Si era troppo buona. Ma il
Tassorosso non l'avrebbe passata liscia. Infatti si era ripromessa che, una
volta stabilitasi, sarebbe andata dalla McGranitt a raccontare tutto.
"Non ti preoccupare Hermione..."
La ragazza sospirò e guardò
l'orologio che teneva al polso.
"Adesso devo andare a lezione, mi
raccomando, fa la brava!"
Ginny le rivolse una smorfia ed
osservò l'amica sparire oltre i vetri dell'infermeria.
**
Ginny comprese che era giunta l'ora
del pranzo sentendo il proprio stomaco brontolare. Udendo il mormorio sommesso
provenire dalla ragazza, Madama Chips sorrise ed andò nelle cucine a prelevare
una razione del pranzo. Ginny le fu mentalmente grata, ma si ricredette quando
vidi la minestra verdastra che la donna le aveva prepato.
"E' fatta con delle erbe
medicinali."
Ginny deglutì a forza tutta la
brodaglia e, terminata, pensò di stare peggio di prima. Ogni tanto la rossa
Weasley lanciava occhiate alla porta dell'infermeria con la speranza che uno dei
suoi amici entrasse per farle compagnia; per questo si rallegrò moltissimo
quando la figura esile di Erika giunse nella stanza.
"Come sta' la nostra malata?"
domandò la compagna affabile.
"Ho ancora la febbre alta." disse
Ginny, visibilmente arrossata.
Erika le sorrise.
"Che avete fatto oggi di bello?"
domandò Ginny, interessandosi alle lezioni che aveva saltato.
Il volto di Erika sembrò
corrucciarsi, fatto che non sfuggì a Ginny.
"Qualcosa non va?"
La Griffondoro prese a grattarsi la
base del collo, indecisa se parlare o meno.
"Vedi, oggi si è scatenato il
finimondo..." disse Erika, titubante.
Ginny osservò stranita la ragazza,
invitandola a continuare.
"Quei Tassorosso sono dei
deficienti," prese a dire con foga ,"e i Corvonero li spalleggiano!"
"Aspetta, aspetta..." disse Ginny,
incrociando lo sguardo ,"incominciamo da capo, ok?"
Erika fece un profondo respiro e
prese una sedia per potersi sedere accanto alla compagna.
"Oggi, durante la lezione di
Trasfigurazione alcuni Tassorosso hanno trasformato dei Grifondoro!"
"In cosa se è lecito saperlo?"
domandò Ginny curiosa.
"Err, dunque, la lezione di oggi si
intitolava Come diffidare dei porcelli Ghardeniani..."
La sonora risata di Ginny richiamò
l'attenzione di Madama Chips.
Erika gonfiò le guance e disse
stizzita "NON c'è niente da ridere!"
Ed alzandosi, si scostò la gonna,
mostrando a Ginny una piccola molla rosa.
"Ma quella..."
"Si, hanno trasformato ME!" esclamò
Erika con le lacrime agli occhi, mentre tornava a nascondere la sua coda da
suino.
Dopo qualche attimo di silenzio,
Ginny prese a ridere sguagliatamente di fronte all'amica e a niente valsero gli
ammonimenti di Madama Chips.
"Quando sua Maestà ha finito..."
disse imbronciata Erika, incrociando le braccia al petto.
"Scusa," disse Ginny asciugandosi
gli occhi ,"ma non me l'aspettavo..."
"Quel che è peggio è che dopo
Grifondoro e Tassorosso se le sono date di santa ragione a suon di
Trasformazioni! E la McGranitt ha tolto a ciascuna casa cento punti!"
Ginny si ricompose ed osservò il
volto infervorato dell'amica.
"Cento punti non sono pochi..."
riflettè la rossa.
"Comunque lo stesso è successo tra
Serpeverde e Corvonero. Oggi avevano insieme una lezione di Hagrid e hanno
iniziato a istigarsi gli animali contro."
"Sembra che in questa scuola siano
impazziti tutti," osservò Ginny, stupita nel sentire certe notizie.
"Ti sbagli Ginny, solo i Tassorosso
e i Corvonero stanno andando di matto." ci tenne a specificare Erika.
Ginny rimase in silenzio, ma aveva
la netta sensazione che tutta quella baraonda dipendesse in parte anche da lei.
La voce di Erika la riscosse dalle sue riflessioni.
"Come amica dovrei starmene zitta,
ma sono sicura che lo verresti a sapere comunque... e allora dopo mi uccideresti
di sicuro."
Ginny alzò un sopracciglio,
guardando Erika con uno sguardo perplesso. Osservò l'amica mentre estraeva da
una tasca della gonna un biglietto accartocciato. Prima di porgerlo a Ginny,
Erika controllò che Madama Chips non fosse nelle vicinanze e pregò Ginny di non
leggerlo a voce alta.
"Pare che all'insaputa dei
professori, i Prefetti di Tassorosso e di Corvonero vi abbiano lanciato una
sfida."
Dopo aver letto quelle poche righe
scarabocchiate, Ginny capì che Erika alludeva a lei e a Malfoy.
"Ma per quale ragione vogliono fare
una cose del genere?" domandò Ginny, seriamente preoccupata. Erika sollevò le
spalle, segno che anche lei era all'oscuro di tutto.
"Da quel che ne so," aggiunse la
Griffondoro ,"pare che siano stati i Prefetti ad istigare i propri compagni."
Ginny rimase in silenzio, ed Erika
ne approfittò per parlare.
"Io non vorrei dire chissà cosa, ma
ho paura che questa sia una ripicca di Kyle."
Nel sentire il nome del ragazzo,
Ginny alzò lo sguardo sulla ragazza.
"Non mi vorrai dire che non ti sei
accorta dell'amore morboso che quel Tassorosso prova per te?"
Ginny arrossì, ma stavolta non per
colpa della febbre.
**
Quando Erika se ne andò, Ginny tornò
a leggere il foglietto che l'amica le aveva consegnato. L'indomani si sarebbe
dovuta presentare all'entrata della Foresta Proibita, dove avrebbe trovato gli
altri Prefetti. Si meravigliò di come la Foresta Proibita riscuotesse tanto
successo e si ricordò della sua esperienza. In quel pezzo di carta non veniva
minimamente accennato, ma le parve chiaro che presto avrebbe di nuovo messo
piede nel luogo più proibito di tutta Hogwarts.
Vedendo Madama Chips sopraggiungere,
nascorse il foglio sotto al cuscino e si infilò ben bene sotto alle coperte.
"Signorina Weasley, ho paura che la
sua permanenza in infermeria verrà prolungata." disse calma la maga.
Il volto di Ginny divenne un misto
tra lo sconcertato e il preoccupato.
La donna le sorrise rassicurante.
"La sua febbre sembra non voler scendere, ma non si preoccupi, la rimetterò in
sesto al più presto."
Ginny guardò Madama Chips che si
allontanava nella stanza adiacente.
E adesso come faccio?
Per buona parte della notte, Ginny
non riuscì a chiudere occhio. La febbre sembrava non volerle scendere, tanto che
quel pomeriggio aveva ricevuto una visita di sua madre e Ginny aveva notato
un'ombra di preoccupazione nel suo sguardo. Per il resto, sentiva il suo corpo
più appesantito, mentre il sudore, freddo, le rimaneva aderente in tutto il
corpo. Una sensazione che Ginny giudicò molto sgradevole. Inoltre, la
preoccupazione per il giorno seguente la stava attanagliando; in quelle
condizioni le era impossibile presentarsi alla sfida, ed anche eludere la
sorveglianza di Madama Chips non era per niente semplice. Però, la sua mente
ripensava molto spesso alle ultime righe di quel messaggio:
Se non vuoi oltremodo essere
reputata una sgualdrinella, ti consiglio caldamente di presentarti.
Compresa la firma,
Kyle McGraw
Il cambiamento repentino del
Tassorosso l'aveva visibilmente turbata. Sembrava che il ragazzo provasse un
gusto sadico nel torturarla. Le lanciava addosso le ingiurie più offensive, la
scongiurava di mettersi di nuovo con lui, l'avvelenava con chissà cosa e, dulcis
in fundo, tornava a chiamarla sgualdrina senza nemmeno il coraggio di
presentarsi davanti a lei. Quattro aspetti legati a Kyle che facevano scattare
le sue difese immunitarie contro il Tassorosso. Non riuscendo a comprendere il
comportamento del ragazzo, Ginny si alterò, impotente in tutta quella
situazione. Avrebbe voluto il Tassorosso di fronte a lei per gridargli contro
tutte le malignate che aveva in mente in quel preciso momento. Nemmeno con
Malfoy la sua fantasia galoppava tanto.
Al pensiero del Serpeverde, Ginny
tornò a chiudere gli occhi. Probabilmente la stessa lettera era stata consegnata
anche a lui, in quanto Prefetto dei Serpeverde, forse scritta con diciture
diverse. E, conoscendo vagamente l'orgoglio del biondo Malfoy, era sicura che
almeno lui si sarebbe presentanto.
Malfoy rappresentava un'altra
incognita della sua equazione mentale. Aveva avuto modo di approfondire la
conoscenza del Serpeverde l'anno precedente, quando per uno strano scherzo del
destino, si erano volutamente messi insieme. Ginny era sempre stata convinta che
le persone celassero sempre una seconda personalità, quella parte di loro stesse
più debole e tendenzialmente più fragile, credeva a ciò come a un credo. Malfoy,
invece, era stato capace di smentire perfino quel suo pensiero superfluo; perché
Malfoy era esattamente come appariva: freddo, scostante e subdolo, pronto a
prendersi gioco delle persone, pronto a ferirle. E benché avesse trascorso dei
momenti piacevoli in sua compagnia, la freddezza del ragazzo era talmente
radicata in lui, che rendeva impossibile un ulteriore avvicinamento. Inoltre,
all'apice della vita di Draco Malfoy, stava il padre Lucius. Una persona degna
del cognome che portava. Un fedele di Voldermort, schierato tra le fila dei
Mangiamorte al suo servizio. Un uomo che aveva programmato per filo e per segno
il destino del proprio unico figlio. E Ginny non aveva mai dimenticato lo
sguardo maligno e freddo che le aveva rivolto il giorno in cui l'aveva vista
baciarsi con Draco. Uno sguardo colmo di odio, di ira e di disprezzo. Disprezzo
che nasceva nel vedere suo figlio tra le braccia di una Weasley, figlia di due
Membri effettivi dell'Ordine.
Non osare avvicinarti mai più a
Draco.
Aveva sentito quelle dita fredde e
sottili circondarle il collo, mentre con lo sguardo aveva intravisto il Marchio
che l'Oscuro Signore infliggeva sulla pelle dei propri devoti. I Malfoy non
provavano pietà per le loro vittime, nessun tipo di compassione o
commiserazione. Probabilmente nemmeno sapevano amare, perché l'amore si
contrappone all'odio. E la vita di un Malfoy non conosce opposti.
La morte non è un gioco, Weasley.
E' fredda, agghiacciante. E' sofferenza. E tu, sei davvero disposta a soffire?
No, lei non voleva soffrire. Era
cresciuta senza conoscere in pieno il significato di quel sentimento,
sofferenza. Non aveva mai provato un dolore o una rabbia tali da uccidere
qualcuno, mentre tale rabbia e tale dolore erano presenti negli occhi di Lucius
e Draco Malfoy. Lei non avrebbe mai capito le loro intenzioni, non avrebbe mai
compreso i loro ideali, semplicemente perché non poteva comprenderli per natura.
Lei era una Weasley, pertanto un individuo devoto alla Luce.
Se non vuoi morire, Weasley...
vattene, sparisci dalla mia vita. Esseri spregevoli come te non meritano di
stare con me.
E con quelle parole, si era conclusa
la sua breve storia d'amore ed era iniziato il suo graduale allontamento da
Malfoy. Quel giorno, in quel corridoio completamente vuoto, tra quelle parole
che risuonavano fredde e taglienti, Ginny aveva intravisto le fasciature che
Draco Malfoy cercava ostinatamente di coprire con i propri abiti. Ed ogni
fasciatura bendava una ferita che suo padre gli aveva inferto e che lei aveva
contribuito a creare. Ferite che, anche se rimarginate, avrebbero continuato a
sanguinare nell'animo scostante di Malfoy. Per questo, quel giorno, non provò nè
rabbia, nè dolore. Bensì sentì il suo cuore colmo di quel sentimento che solo
gli esseri della Luce potevano provare: la pietà.
Dall'Autrice: vi prego di
perdonarmi se non sono riuscita a rispettare le scadenze bi-settimanali, ma se
avete avuto modo di leggere il mio livejournal (il cui link è reperibile nella
mia pagina account) avrete sicuramente capito che è stato un periodo
estremamente impegnativo per via degli esami universitari. Infatti, ho deciso di
laurearmi il prossimo anno, quindi devo dare più esami che posso. E credetemi,
si arriva ad utilizzare il computer solo per gli slides/lucidi delle lezioni, è
deprimente. Il lj è sempre e comunque l'unico sito dove mi faccio viva
costantemente :)
Vorrei ringraziare tutti coloro che
sono tornati a leggere Anatema e tutti coloro che sono nuovi di questa storia.
Grazie mille!
Capitolo 12 *** La Bestia che gridò Amore al mondo - parte c (il passato che ritorna III) ***
Capitolo VIII
Capitolo 8
La Bestia che gridò Amore al mondo -
parte c (il passato che ritorna III)
And I wish I could know if the
directions that I take
And all the choices that I make won't end up all for nothing
Show me what it's for
Make me understand it
I've been crawling in the dark looking for the answer
Is there something more than what i've been handed? Crawling in the dark ~ Hoobastank
Dopo aver letto quelle poche righe
schizzate con l'inchiostro, la sua stretta si fece più forte attorno al mero
foglio di carta. Guardò con sguardo truce lo studente che, tremante, gli aveva
consegnato la missiva per ordine del Prefetto dei Tassorosso. Intimò il ragazzo
ad andarsene con fare ben poco gentile e tornò a percorrere quei pochi metri che
lo dividevano dall'aula di Pozioni.
Entrando, notò che molti studenti di
Serpeverde e Corvonero erano già seduti attendendo l'inizio della lezione. Vide
molti degli studenti di Corvonero osservarlo con aria divertita, mentre
sghignazzavano lanciandosi gomitate a vicenda. Per niente divertito da quel
comportamento, Draco Malfoy rivolse loro uno dei suoi sguardi gelidi, cercando
di trasmettere tutto il disprezzo che provava per quei pezzenti. Si sedette ai
banchi occupati dai suoi stessi camerati, incenerendo a vista tutti coloro che
osavano anche solo guardarlo.
Quella mattina si era svegliato con un
umore pessimo, che poi era andato peggiorando leggendo quella lettera del
Tassorosso. Sfidare Draco Malfoy. Stirò le labbra in un sorriso malvagio e
beffardo: nessuno aveva mai osato mettersi contro di lui, tanto meno sfidarlo.
Pertanto, non sarebbe stato responsabile delle proprie azioni. Il suo volto
pallido si corrucciò al pensiero di Kyle McGraw, uno degli esseri umani più
spregevoli che Hogwarts avesse mai ospitato. La loro antipatia non solo era
reciproca, ma era costantemente tenuta viva dai loro ripetuti scontri come
Prefetti.
Per questo adorava vederlo morire dalla
gelosia ogni qualvolta che Ginevra Weasley gli rivolgeva la parola. Provava un
gusto sadico nel privarlo di qualcosa a cui non poteva agognare, e forse, questa
era una delle ragioni per cui aveva sedotto la petulante ragazzina di
Grifondoro. Aveva visto l'espressione del Tassorosso quando, un giorno, aveva
costretto Ginevra Weasley a baciarlo, sotto agli occhi di tutta Hogwarts. Benché
quel giorno avesse guadagnato, da una parte, uno schiaffo ben assestato dalla
Grifondoro, aveva comunque goduto dello sguardo irritato di McGraw.
E da quel giorno, i suoi approcci con
Ginevra Weasley aumentarono, così come aumentarono le corrosioni nell'animo del
Tassorosso. Sorrise, mentre un ricordo affiorò nella sua mente: una volta McGraw
l'aveva picchiato con quanta più forza aveva in corpo e lui lo aveva lasciato
fare. Fu una delle rare volte in cui vide Ginevra Weasley seriamente arrabbiata,
mentre prendendo le sue difese, gridava contro a un McGraw tanto pallido da
competere con un clown. Sghignazzò al ricordo.
La lezione di Piton si svolse
normalmente, e benché Pozioni fosse la sua materia preferita, quel mattino
sembrava non provare molto interesse. Al termine della lezione, ricacciò, senza
molte premure, i fogli dentro a un libro e, salutati Tiger e Goyle, uscì
dall'aula. Mentre si avviava verso l'aula della lezione successiva, sentì una
voce flebile raggiungerlo alle spalle. Si fermò senza voltarsi, ricordando
benissimo a chi appartenesse quel timbro di voce. Notevolmente scocciato, si
voltò, guardando sprezzante la figura esile di una ragazza.
"Che vuoi?" Domandò, con un tono
tagliente della voce.
Rosemary Zleger, un poco intimorita
dall'atteggiamento del ragazzo, farfugliò qualcosa di incomprensibile per il
Serpeverde.
"Se non hai niente da dirmi, allora non
farmi perdere tempo." Disse secco Malfoy, intenzionato ad andarsene.
"Aspetta!" Rosemary lo richiamò "...
domani c'è una gita a Hogsmenade. Potremmo andarci insieme..." Concluse, un poco
rossa per l'imbarazzo. Draco le si avvicinò, distanziando di pochi centimetri il
proprio viso da quello della ragazza. Se c'era qualcosa di cui Malfoy andava
fiero era proprio il suo volto; sapeva renderlo tanto inespressivo che era arduo
per gli altri capire a cosa stesse pensando.
"E perché dovrei?"
Osservando il volto della ragazza,
Malfoy giudicò che non erano quelle le parole che lei avrebbe voluto sentire. Le
sorrise in modo beffardo, notando come Rosemary cercasse di rispondere con
arguzia alla sua domanda. Vedere l'espressioni di disagio sul volto delle
persone era un qualcosa che lo saziava nel profondo. Spazientito dal silenzio
di Rosemary, Malfoy schioccò i palmi delle mani di fronte alla ragazza,
facendola sussultare.
"Te lo dico io perché," Disse Malfoy,
abbassando pericolosamente la voce ,"Perché siamo fidanzati, vero?"
La ragazza incerta se rispondere o
meno, si limitò ad annuire. Dopo qualche secondo di silenzio, Malfoy prese a
ridere attirando l'attenzione di tutti i presenti. Rosemary, intimorita da
quella reazione, emise una piccola risata isterica.
"Ti faccio per caso ridere?" domandò
Malfoy, tornato improvvisamente serio.
Rosemary si fermò all'istante, mentre
la risata le moriva lentamente in gola.
"Benché siano i nostri genitori a
volerlo, io non ti considero affatto come una fidanzata." A quelle parole,
Rosemary impallidì, completamente rapita dallo sguardo magnetico del ragazzo.
Malfoy, notando di quanta poca forza di volontà fosse dotata la ragazza, sorrise
maligno.
"Ad essere sincero, nemmeno ti
considero una ragazza."
Si voltò, concludendo in quel modo la
conversazione, ma sentì una presa ben salda strattonargli la manica del
mantello. Si girò di scatto, infastidito dal gesto e vide Rosemary che con mano
tremante lo stata trattenendo dall'andare.
"Ma io ti amo!" Gridò Rosemary, facendo
risuonare quella frase più come a un piagnisteo che ad una confessione.
Malfoy afferrò la mano della ragazza,
allontanandola con convinzione dal proprio braccio.
"Amore dici?" Sibilò Malfoy "Non credo,
Zleger, che tu sia in grado di comprendere il vero significato di questa parola.
Altrimenti sapresti bene che è impossibile amare un Malfoy."
"M-ma..." La ragazza osservò basita il
Serpeverde.
"Quindi, vedi di appiccicarti a qualche
altro ragazzo e lasciami in pace."
Le voltò le spalle, udendo chiaramente
i sigulti sempre più crescenti della ragazza. Era un' illusa se pensava che delle
semplici lacrime fossero capaci di impietosire un Malfoy. Sbuffò, allontanandosi
a grandi passi; sentiva un dolore alle tempie diventare sempre più persistente.
Pensò di passare da Madama Chips, ma il pensiero che Ginny Weasley era stata
trattenuta in infermeria lo riportò verso l'aula di Trasfigurazione.
Alla porta dell'aula, notò la presenza
di una ragazza che, a detta dello stemma cucito al mantello, apparteneva alla
casa di Grifondoro. Sorrise alla prospettiva di potersi divertire con battute
serafiche ai danni della studentessa e si preparò una frase maligna da
rivolgerle. La ragazza, appena vide Malfoy, si raddrizzò con la schiena,
assumendo un espressione di disagio. Prima di dar la possibilità a Malfoy di
parlare, la ragazza camminò verso di lui.
"Malfoy, avrei una domanda da farti."
Disse, cercando di rendere il suono della sua voce neutrale. Malfoy
sollevò un sopracciglio, dimenticandosi della battuta che aveva mentalmente
preparato.
"Ginny mi ha pregato di domandarti cosa
hai intenzione di fare per... quella faccenda."
"Faccenda?" Domandò Malfoy, leggermente
infastidito nel sentir pronunciare il nome della Weasley.
"Intendo la sfida." Disse la ragazza,
senza lasciarsi intimorire.
"Che idiozie. Non ho nessuna intenzione
di accettare una sfida tanto stupida." Rispose, facendo cenno alla ragazza di
scostarsi.
"Capisco, allora glielo riferisco."
Quando la ragazza diede segno di
andarsene, Malfoy la trattenne per un braccio, guardandola con un' espressione
interrogativa.
"Se vuoi sapere come sta," Prese a dire
la ragazza osservando il Serpeverde ,"Beh, sta abbastanza bene."
Malfoy lasciò andare la presa,
simulando una smorfia infastidita.
"A me non interessa affatto."
"Certo, certo." Disse la ragazza,
scomparendo un secondo dopo alla vista del ragazzo.
**
"Quindi non ci va?" Domandò Ginny.
"Esatto. Così mi ha detto." Le rispose
Erika, seduta al bordo del letto.
Ginny sospirò. Era chiaro che Malfoy
non si sarebbe mai abbassato a una sfida del genere.
"E nemmeno tu ci andrai." Disse Erika
risoluta.
Ginny sollevò gli occhi al cielo,
intravedendo una certa autorità nel tono dell'amica. Nessuno le avrebbe mai
permesso di lasciare l'infermeria con ancora la febbre. E nemmeno lei avrebbe
voluto. Per tutto il giorno si era sentita tramortita e aveva dormito molto più
del solito. Madama Chips l'aveva rassicurata, dicendole che era l'effetto delle
medicine che stava prendendo.
"Tranquilla, non credo proprio che lo
farò." Ginny cercò di sfoderare uno dei suoi sorrisi migliori e a giudicare
dalla reazione di Erika sembrò esserci riuscita.
"Bene, allora torno a trovarti domani."
Ginny annuì e appena l'amica scomparve
dalla stanza, lasciò cadere pesantemente il braccio sulle coperte. Sentiva il
pigiama completamente aderente alla pelle a causa del sudore provocatole
dalla febbre.
Decise di riposare, guidando il proprio
braccio sotto al cuscino, ma il contatto con qualcosa di ruvido la destò dal suo
intento. Osservò il foglietto che era tornata a stringere tra le dita della mano
e, con uno scatto di rabbia lo gettò a terra, affondando un secondo dopo il
volto tra le lenzuola.
Kyle McGraw stava mostrando un lato
della sua personalità che non aveva mai notato. Un lato che le metteva paura.
Anche il quel momento non riusciva a capacitarsi di quel gesto nei suoi
confronti; l'aveva drogata con una bevanda, provocandole nausea e febbre alta,
per poi sfidarla tramite un misero foglio di carta. La sua rabbia nei suoi
confronti era un crescendo di emozioni contrastanti, perché Kyle era pur stato
un ragazzo a cui aveva voluto molto bene. Quando si era avvicinata a Draco
Malfoy, aveva visto la sofferenza del Tassorosso e la sua indisposizione nei
confronti del Serpeverde. Non amava lasciare nessuno, specialmente chi si era
dimostrato carino con lei, ma allo stesso tempo non poteva permettere di mentire
a se stessa ed agli altri. Aveva sempre preferito l'essere sincera. E a volte,
se non spesso, l'onestà e la sincerità erano le prime armi con cui ferire le
persone.
Immersa sotto le lenzuola, pensò al
motivo che Kyle aveva avuto per sfidare lei e Malfoy. Anche se negli ultimi
tempi vi erano stati parecchi dissapori, non avrebbe mai creduto un simile
comportamento da parte del ragazzo. Era molto più plausibile se un simile gesto
fosse appartenuto a Draco Malfoy.
Sollevò il volto dal cuscino, fissando
la testata del letto.
Che la risposta fosse la gelosia?
Ci pensò un poco, senza scartare a
priori quella semplice soluzione.
Se davvero era la gelosia a riempire il
cuore di Kyle, allora ogni sua dissuasione sarebbe stata completamente inutile.
**
Affondò gli stivali neri nella neve. Da
ormai due giorni aveva smesso di nevicare, benché le temperature mantenessero
l'inverno ben vivido nella mente di tutti gli studenti di Hogwarts. Non fece
caso all'alone biancastro che posava sul suo mantello, mentre con passo deciso
si dirigeva nei giardini della scuola. Il vialetto che si districava tra gli
alberi era completamento sommerso dalla coltre nevosa e quindi non visibile,
pertando seguì le impronte lasciate da qualche suo precedessore. L'aria pungente
del pomeriggio gli penetrò nelle ossa, facendolo rabbrividire nonostante il
pesante mantello che si era messo sulle spalle. Era la centesima volta che si
riproponeva mentalmente la stessa domanda. Non capiva il motivo per cui stava
rispondendo alle provocazioni scritte su quel foglio di carta.
Sbuffò, cercando di emettere un poco di
calore per il suo naso intorpidito, sprofondando le mani nelle tasche dei
pantaloni. Il respiro si sperse nell'aria gelida, creando solo un breve
conforto.
Per tutto il giorno, da quando aveva
ricevuto quel messaggio, non aveva fatto altro che pensare ai mille modi che
serbava per punire Kyle McGraw di tanta arroganza. E benché fosse molto famoso
per le sue inventive malvage e subdole, Malfoy non riusciva a scegliere un modo
per farla pagare al presuntuoso Tassorosso. Il più delle volte aveva pensato di
usare di nuovo la giovane Weasley, ma, dato l'ultimo schiaffo della ragazza,
difficilmente sarebbe riuscito ad avvicinarla.
Quindi, alla fine, aveva deciso di
recarsi al luogo dell'appuntamento. Dalle parole che McGraw gli aveva rivolto
nella lettera, aveva pienamente compreso ciò che il Tassorosso aveva
architettato. E doveva ammettere che quella sfida lo aveva molto stimolato.
Quando giunse ai cancelli della Foresta
proibita, esattamente dove Weasley fu succube del suo scherzo, vide due figure
incappucciate, avvolte nei loro mantelli che davano le spalle all'oscurità della
Foresta, guardando un punto imprecisato di fronte a loro. Non appena si
accorsero della sua presenza, uno dei due individui si raddrizzò sulla schiena,
e se non fosse stato per il mantello che indossava, Malfoy avrebbe riso della
rigidità che si imponeva.
I due Prefetti si portano il cappuccio
alle spalle, lasciando scoperto il capo e gran parte del collo.
"Devo ammetterlo, non avrei mai detto
che ci avresti degnato della tua presenza, Malfoy." Disse Kyle, pronunciando il
nome di Draco con una punta di disprezzo.
"Allora potevi anche risparmiarti il
disturbo di rompermi le scatole, McGraw." Rispose Malfoy, allo stesso modo.
I due rivali si guardarono, mentre
l'aria intorno a loro diventava ancora più gelida. Theodor Sallighan emise un
piccolo colpo di tosse riportando alla realtà di due Prefetti.
"A questo punto, manca solo Ginny
all'appello."
"Oh, non credo che verrà..." Disse
Malfoy, cercando di assumere l'aria di chi sapeva. "O per lo meno non dopo
quella schifezza che gli hai fatto bere." Notando il sopracciglio sollevato di
Kyle, Malfoy sorrise.
"Che c'è, pensavi che non lo avessi
capito? Di sicuro anche Weasley saprà che il colpevole altri non è che il grande
Kyle McGraw." Pronunciò l'aggettivo grande imprimendo tutta l'ironia e il
sarcasmo di cui era capace.
Nonostante le intenzioni del
Serpeverde, Kyle non vacillò e tanto meno rispose alla provocazione di Malfoy.
"Sinceramente poco mi interessa." Disse
Kyle scrollando le spalle. "Non sarò di certo il solo."
"Cosa intendi dire?" Domandò Malfoy,
cercando di non dar soddisfazione alcuna al giovane Serpeverde.
"Ogni cosa a suo tempo... ciao Ginny."
Malfoy guardò sorpreso Kyle che, di
rimpetto a lui, aveva preso a guardare in un'altra direzione. Si voltò e vide
una quarta persona, oltre a loro, che stava in piedi avvolta dal proprio
mantello. Dal cappuccio fuoriuscivano ciuffi di capelli rossi, e Malfoy non
impiegò molto a comprendere che quella di fronte a loro era Ginny Weasley. La
ragazza non rispose al saluto di Kyle, bensì rimase immobile.
"Come ti senti?" Domandò Kyle
falsamente preoccupato.
Ginny sollevò una mano, scostandosi il
cappuccio dal volto. Era pallida, tanto quanto la neve che aveva ai piedi; la
febbre, ancora troppo alta, combatteva quel pallore mostrando due occhi
arrossati e vitrei. Ginny si strinse le braccia al petto, come reazione al colpo
di vento che li aveva avvolti. Malfoy osservò la Griffondoro camminare, mentre
affondava i piedi nella neve, assumendo un'andatura tutt'altro che stabile.
"Bene, adesso che c'è anche Ginny...
direi che siamo al completo." Esclamò Kyle, senza badare alle condizioni della
ragazza. Malfoy non prestò attenzione alle sue parole, ma si limitò a guardare
Ginny che ancora non aveva pronunciato una parola.
"Perchè?" I due Prefetti, che al
contrario le avevano dato le spalle, si voltarono per vedere gli occhi di Ginny
puntati su di loro.
"Spiegami cosa hai intenzione di fare,
idiota." Disse Ginny, avvicinandosi pericolosamente al Tassorosso. Kyle rimase
immobile, e quando Ginny fu a meno di un metro da lui, sorrise soddisfatto.
"E' molto semplice, se io non ti posso
avere, nemmeno lui ti avrà."
Ginny lo guardò sorpresa, inizialmente
senza capire a chi Kyle si riferisse. Alla fine, osservando gli occhi del
Tassorosso che si posavano sulla figura di Malfoy, Ginny parve improvvisamente
capire e come lei stessa aveva ipotizzato, era proprio la gelosia ad animare
l'animo di Kyle.
"Il problema non si pone." Prese a dire
Malfoy, avanzando di un passo. "Per il semplice fatto che io e Weasley non
stiamo insieme, nè tanto meno ci amiamo."
"Esattamente." Disse Ginny, sentendo la
voce del Serpeverde per la prima volta in quel giorno.
Un sorriso sprezzante contorse la bocca
del Tassorosso.
"Ma non fatemi ridere. Vi ho visti,
quel giorno, avvinghiati mentre vi stavate baciando."
Ginny e Malfoy si guardarono,
ricordando lo scontro-incontro nell'aula, e nonostante il pallore la Grifondoro
arrossì leggermente.
"Quello... è stato uno spiacevole
incidente." Disse Ginny, cercando di dare forza alle sue parole.
"Ma davvero Weasley? Eppure sbaglio o
hai risposto al bacio?"
"Sbagli, infatti! Lo schiaffo mi
sembrava molto convincente e... realistico." Rispose risoluta Ginny.
"Scommetto che non ti è dispiaciuto."
Continuò Malfoy con tono indifferente.
"Vuoi morire Malfoy?"
"Dubito che riusciresti ad
ammazzarmi." Disse Malfoy in tono di sfida.
"Adesso basta!" Kyle gridò a pieni
polmoni emettendo una nuvoletta di aria calda dalla bocca. Malfoy e Ginny si
azzittirono, spostando la loro attenzione sul Prefetto del Tassorosso. Ginny
osservò i pugni del ragazzo stringersi in una morsa convulsa.
"Kyle, io non so cosa stia macchinando,
so solo che è una sciocchezza! Smettila di comportarti come uno stupido."
La risposta del Tassorosso non fu a
parole, bensì afferrò violentemente i polsi che Ginny nascondeva sotto alle
lunghe maniche del mantello. Spaventata da quella reazione violenta, la ragazza
cercò di indietreggiare, ma la neve ostacolava i suoi movimenti.
"IO non sono STUPIDO!" Kyle gridò con
quanto più fiato aveva in gola, lasciando Ginny in silenzio.
"Possibile che tu non capisca ciò che
provo per te!?" Kyle avvicinò il proprio volto verso quello di Ginny e la
ragazza, comprendendo le sue intenzioni, si voltò per impedire a Kyle di
baciarla. Benché la stretta del Tassorosso non fosse poi molto forte, la sua
debolezza fisica era in quel momento un grande ostacolo.
"In questo momento ti stai comportando
da stupido, smettila Kyle!" Disse Ginny in un soffio, incapace di prevedere le
reazioni del ragazzo.
Un colpo di tosse provenne da dietro le
spalle di Kyle. Malfoy, visibilmente infastidito, incrociò le braccia al petto
ostentando un'aria strafottente.
"Se era per risanare le vostre
questioni disgustosamente amorose potevi fare a meno di infastidirmi con la tua
insulsa presenza." Disse Malfoy, squadrando la figura di Kyle.
Il Tassorosso lasciò andare la presa su
Ginny con un gesto tutt'altro gentile, rivolgendo la propria attenzione sul
Serpeverde.
"E qui ti sbagli. Ho intenzione di
farla pagare sia a te che a questa sgualdrina." E con un gesto spintonò Ginny
nella neve. La ragazza, ancor debole per la febbre, perse facilmente
l'equilibrio, affondando le mani e gran parte del corpo nella neve gelida.
"Vuoi sapere perché di quella
brodaglia, Weasley?" Un brivido percorse il corpo della rossa: da quando aveva
conosciuto Kyle, mai, prima di allora, si era rivolto a lei utilizzando il suo
cognome.
Ginny, imponendosi un certo decoro, si
portò traballante in piedi, imprecando per la sua condizione di salute.
"Ben presto nessuno potrà avvicinarti.
Se io non posso averti, nessun uomo potrà mai farlo."
"Ma di che diavolo stai parlando?"
Domandò Ginny, intorpidita da freddo.
"Semplice," Disse Kyle come se tutto
fosse ovvio ,"Quella che ti ho fatto bere non è una semplice bevanda, ma una
pozione che ho imparato durante quelle noiosissime lezioni con il Professor
Piton."
Ginny inghiottì pesantemente,
ricordando di aver sentito parlare Madama Chips di qualcosa di molto simile.
"Ma non voglio anticiparti niente,"
Disse Kyle emettendo una breve risata ,"Scoprirai tutto tra non molto e sarà
proprio il tuo amato Malfoy a farti soffrire!"
Ginny fece per ribattere ma una luce
chiara l'avvolse e, a pochi metri, vide la figura di Malfoy smaterializzarsi
esattamente come lei.
"Uh, guarda che peccato... gli sono
cadute le bacchette." Osservò Kyle, mostrando un sorriso poco rassicurante e
calpestando la bacchetta di Draco.
"Non è che hai esagerato stavolta?"
Domandò Sallighan, seguendo il Tassorosso verso l'entrata di Hogwarts. Il
ragazzo gli rispose con uno sbuffo. Theodor Sallighan rimase immobile,
contemplando la figura di spalle dell'amico. Sospirò, scuotendo il capo. No,
decisamente non lo riconosceva.
**
Quando riprese coscienza sentì un peso
rivelante su di lei. Il respiro caldo di Malfoy le solleticava la pelle
all'altezza del collo e, comprendo all'improvviso la sua situazione, fece
pressione sulle spalle del Serpeverde.
"Ehi, Malfoy! Saresti pregato di
spostarti, grazie." Farfugliò, impedendosi di arrossire.
Sentì un debole mugugnio provenire
dalla bocca del Serpeverde, mentre questo si sollevava affondando le mani nella
neve. Quando comprese la posizione che stavano assumendo, notando il rossore sul
volto della Grifondoro, Malfoy si scostò senza molte cerimonie, facendo cadere
addosso a Ginny un poco della neve che gli si era depositata sulla schiena.
"Ehi, fai attenzione!" Protestò Ginny,
osservando il ragazzo che, con agilità sorprendente, si riportava in piedi.
"Quanto sei lagnosa, Weasley." Disse,
spolverandosi il mantello.
Ginny sbuffò, alzandosi a fatica. Un
senso di vertigine la fece barcollare, ma per sua fortuna un albero nelle
vicinanze le impedì una dolorosa caduta.
"Voglio delle spiegazioni, Weasley e
che siano convincenti!" Malfoy prese a guardarsi intorno, posando infine lo
sguardo sulla Griffondoro.
"Ma sei stupido? Come faccio a darti
delle spiegazioni se nemmeno io so che cavolo sta succedendo!"
Malfoy guardò Ginny in modo sprezzante,
mentre con una mano aveva iniziato a perlustrare l'interno del suo mantello.
"Accidenti!"
Ginny, strofinandosi la fronte con una
manica, osservò Malfoy che aveva iniziato a tastarsi in modo convulso.
"Che c'è ora?"
"La bacchetta! Non ho la mia bacchetta,
merda!"
Ginny continuò ad osservare il
Serpeverde, indecisa se sorprendersi per l'imprecazione di Malfoy o per
l'agitazione che stava mostrando in quel momento. Infine, le venne un dubbio e,
scostandosi il mantello, notò che la sua bacchetta non era più appesa alla gonna
della sua uniforme.
"Magnifico, anch'io l'ho persa."
Sospirò, ricoprendosi per il freddo.
Malfoy diede un calcio a un albero nei
paraggi e Ginny sorrise al pensiero che anche un Malfoy a volte, poteva perdere
il proprio autocontrollo.
"Vedi di darti una calmata, Malfoy.
Piuttosto pensiamo a dove siamo."
Malfoy si voltò verso Ginny,
mostrandole un sorriso isterico.
"TU, stracciona di una Weasley, non ti
rendi conto dei CASINI in cui siamo!"
"Ma guarda," Osservò la Grifondoro
,"Sbaglio o Draco Malfoy sta perdendo il suo sangue freddo?"
Ginny notò il volto di Malfoy contrarsi
in una smorfia.
"Non essere idiota, Weasley. Siamo
nella Foresta Proibita e per di più non abbiamo nessun modo per difenderci."
"E la cosa ti preoccupa?" Domandò Ginny
divertita. Malfoy alzò un sopracciglio, considerandola pazza.
"Di che ti lamenti, Malfoy? In fondo,
questa è la stessa situazione in cui mi hai lasciato quella volta..."
Disse con tono beffardo.
Malfoy, notando la piega a lui
sfavorevole che stava prendendo il discorso, rimase in silenzio e si avviò in un
punto imprecisato della foresta.
"Ehi! Dove hai intenzione di andare?"
Domandò Ginny, sprofondando i piedi nella neve per raggiungerlo.
"Potrebbe essere pericoloso muoverci in
due e siccome non ho intenzione di venir mangiato, stammi lontana."
Ginny rimase per un secondo immobile.
"Ma stai scherzando?! Hai forse
intenzione di abbandonarmi qui?" Domandò incredula.
"E perché no?" Rispose Malfoy senza
voltarsi "Non mi sembra di aver alcun tipo di obbligo nei tuoi confronti."
"Sei davvero senza cuore." Disse Ginny
dopo averlo raggiunto.
"Lo so."
"Sei un bastardo."
"So anche quello."
Ginny gonfiò le guance indispettita.
"Stupido di un Mangiamorte..."
Farfugliò, cercando di contenere la rabbia.
Dopo un movimento improvviso si sentì
afferrare la gola da due mani che, sotto comando, avrebbero rafforzato la loro
presa.
"Non osare più chiamarmi a quel modo se
non vuoi morire." La voce gelida di Malfoy penetrò Ginny ancor più del freddo
circostante. La ragazza rimase immobile, contemplando le iridi grige del
Serpeverde. Non stava scherzando. Un Malfoy non amava scherzare e se voleva
uccidere, uccideva senza remore. Draco Malfoy non avrebbe mai fatto eccezione.
Era una questione radicata nella sua famiglia da intere generazioni; il sangue,
l'aggressività e la prepotenza erano fattori che venivano inculcati ai membri di
quella famiglia fin dalla nascita.
"Adesso, lasciami andare." Ginny
afferrò i polsi del Serpeverde allontanandoli dal suo collo. "Se proprio devi
uccidermi, vedi di farlo in modo intelligente." Con quelle parole, Malfoy si
voltò riprendendo la propria marcia mentre Ginny si strofinò il collo. Ora che
Malfoy non la stava osservando, sentiva le gambe tremare. Detestava ammetterlo,
ma in quel momento aveva avuto paura.
Draco Malfoy non avrebbe avuto problemi
a stringere le sue dita esili.
Ma forse era troppo intelligente per
uccidere veramente qualcuno.
Mentre camminavano verso una direzione
imprecisa, Ginny continuava ad osservare le dita delle mani che avevano toccato
i polsi del Serpeverde. Una sottile striscia rossastra stava pian piano
diventando sempre più evidente, causandole un leggero senso di fastidio.
"Non possiamo far altro che sperare che
San Potter e Lenticchia si accorgano della tua scomparsa."
Ginny sollevò lo sguardo su Malfoy.
"Ti ricordo che io dovrei essere in
infermeria. Probabilmente hanno già scoperto che non ci sono, anche se ho preso
le dovute precauzioni."
Notando il silenzio del ragazzo, Ginny
continuò. "Ho creato un fantoccio da mettere sotto le lenzuola al mio posto."
"E' il trucco più vecchio del mondo,
Weasley."
"Potrebbe anche funzionare, che ne
sai."
Il silenzio cadde di nuovo e Ginny ne
approfittò per guardarsi intorno. La Foresta le parve ancora più terrificante
dell'ultima volta che l'aveva vista. Benché ci fosse con lei un'altra persona,
era terrorizzata dal poter di nuovo incontrare i Dissennatori. Era sicura di non
poter ottenere due volte la stessa fortuna di essere salvata. Osservò Draco,
domandandosi quanto mai potesse essere affidabile e sbuffò al pensiero che non
si sarebbe fatto scrupoli ad abbandonarla per salvarsi.
E' meglio non farci molto
affidamento.
"Posso domandarti una cosa?" Ginny si
maledì per aver interrotto il silenzio tra loro.
"Che vuoi?" Rispose Malfoy senza molta
gentilezza.
"Posso sapere cosa ti ha scritto Kyle
in quel biglietto? O meglio, penso che anche tu ne abbia ricevuto uno."
"Non sono affari tuoi." Disse secco,
senza degnarla di uno sguardo.
"Come preferisci... a me ha scritto che
se ti amavo dovevo presentarmi."
Ginny non riuscì a immaginare il tempo
che Malfoy impiegò a voltarsi.
"Stavo scherzando." Disse, ridacchiando
tra sè e sè, divertita per la reazione del Serpeverde. Gli passò accanto e prese
ad osservare la situazione.
"Di questo passo dubito che ne
usciremo, stiamo girovagando alla cieca. Inoltre la mia febbre non accenna a
passare. Ehi, Malfoy, mi stai ascoltando?" Ginny si voltò verso Malfoy, che
continuava a rimanere in silenzio, ignorandola completamente. Con un gesto
improvviso afferrò un braccio della ragazza. Con quel contatto Ginny gridò per
il dolore, sottraendosi con violenza alla presa.
"Ma che diavolo ti prende?" Gridò
stizzito Malfoy, in parte spaventato per quella reazione.
"Stammi LONTANO, Malfoy. Non TOCCARMI!"
Gridò Ginny, afferrandosi il braccio.
Il ragazzo osservò incredulo Ginny che,
nel frattempo si era arrotolata la manica lungo il braccio.
"Oh, mio Dio."
Malfoy focalizzò la sua attenzione sul
braccio della Grifondoro che aveva precedentemente afferrato.
"Che cavolo è quella cosa?"
Una macchia rossa grande quanto il
diametro di una mela, si era estesa sulla pelle diafana di Ginny. La ragazza
scosse la testa, sapeva solo che quando Malfoy l'aveva toccata, aveva sentito un
bruciore insopportabile.
"Ehi, cosa avresti intenzione di
fare?!" Esclamò Ginny, ritraendosi da Malfoy.
"Voglio vedere cosa succede se ti tocco
di nuovo." Disse, facendo per afferrare l'altro braccio della ragazza.
"Ma te sei pazzo!" Strillò Ginny,
ritraendosi ulteriormente.
"Idiota! Non capisci che probabilmente
è l'effetto di quella pozione?"
"Sarà anche quella, ma hai intenzione
di uccidermi dal dolore?" Urlò Ginny sconvolta.
"Potrebbe essere un'idea." Disse
indifferente Malfoy.
Ginny sbuffò.
"Non ti tocco. Voglio solo vedere se la
sola vicinanza ti causa qualcosa."
"E perché mai vorresti saperlo? In
fondo non voglio assolutamente che tu t'avvicini a me." Disse risoluta la
ragazza.
"Sei proprio scema, Weasley. La Foresta
Proibita è famosa per i suoi rimedi a questo genere di pozioni."
"Ti ricordo Malfoy che se anche solo
esistesse una pianta curativa, è coperta da metri di neve."
"E se tu avessi studiato Pozioni,
sapresti che non esistono solo le piante, cretina."
Sentendosi sconfitta, Ginny rimase in
silenzio, ma senza mostrare il braccio a Malfoy.
"Che c'è, Weasley? Non ti fidi forse di
me?"
La ragazza emise una risata stridula.
"Perché Malfoy, DOVREI? No, dico... sai
a chi devo dare il braccio con il rischio di rimanere ustionata? Al Serpeverde
più viscido e subdolo di tutta Hogwarts."
"Grazie."
"Non voleva essere un complimento."
Disse, abbassandosi la manica della camicia.
"Vedrai, Weasley. Presto mi
supplicherai di darti una mano e allora ti pentirai di quello che hai detto."
"Non me ne pentirò finché rimarrai alla
dovuta distanza."
Ginny maledì Kyle. Malfoy aveva
senz'altro ragione, quelli erano gli effetti collaterali di quella pozione.
"Entriamo là dentro." Sentì la voce di
Malfoy scuoterla dalle maledizioni rivolte verso il Tassorosso ed osservò
l'entrata di quella che a prima vista sembrava una caverna.
"Vuoi davvero entrarci? Voglio dire,
non sembra molto allettante."
"E cosa vorresti? Una villa con portone
d'oro massiccio, Weasley?"
"Molto spiritoso, Malfoy" Disse Ginny.
La ragazza seguì il Serpeverde, facendo
attenzione a dove stava camminando. Di lì a pochi istanti, inciampò in un sasso
acuminato cadendo in avanti verso Malfoy. Il Serpeverde, sentendo il trambusto
provocato da Ginny alle sue spalle, si ritrasse, lasciando cadere la ragazza a
terra.
"Ahia, che male!" Gemette Ginny,
strofinandosi il naso.
"Tzè, se mi cadevi addosso stavi anche
peggio. Alzati, non farmi perdere tempo." Ginny si rialzò, ma un senso di
vertigine l'avvolse costringendola a posarsi su uno spuntone di roccia.
"E adesso che ti prende?" domandò
esasperato Malfoy.
Ginny strinse i denti.
"Le ricordo Mister Sensibilità che io
fino a qualche ora fa ero in un letto d'infermeria. Pagherei a sapere chi me
l'ha fatto fare a venire." Disse Ginny, sedendosi a terra.
"Già, chi te l'ha fatto fare?" Domandò
repentino Malfoy. Ginny lo guardò e sospirò.
"La stessa domanda vale anche per te."
Dopo qualche secondo di silenzio,
Malfoy imitò Ginny sedendosi al lato opposto della caverna.
"Possiamo anche fermarci."
Ginny trasse un sospiro di sollievo. Il
suo corpo era ormai allo stremo delle forze e l'aggiunta di quegli effetti non
la stavano per niente aiutando. Pensò al caldo letto dell'infermeria e si pentì
di non aver dato ascolto ad Erika.
"Tieni."
Ginny osservò un piccolo sacchetto di
canapa atterrare all'altezza dei suoi piedi.
"Metti un po' di neve su quelle
macchie, potrebbe diminuirti il dolore." Disse Malfoy, ostentando la solita
indifferenza.
"Mi stai forse aiutando?" Domandò Ginny
basita.
"No. Sono solo stufo di sentirti
lamentare."
Ginny si sollevò le maniche del
mantello, slacciando i bottoni della manica e posizionando un poco di neve sulla
macchia dell'avambraccio. Il refrigerio che sentì in quel momento, le alleviò il
bruciore persistente.
"Dobbiamo trovare un modo per uscire di
qui, altrimenti potrebbe diventare assai pericoloso passare la notte nella
foresta."
"Noto con piacere che stai parlando al
plurale." Osservò Ginny.
"Questo perché San Potter e quello
stupido di tuo fratello mi ucciderebbero a vista, anche se ammazzarmi non
sarebbe poi tanto facile."
"Oh." Esclamò Ginny, falsamente
sorpresa.
"Questa caverna, la conosco." Disse
Malfoy, puntando lo sguardo verso la gola dell'antro. "Mi è già capitato altre
volte di ritrovarmi nella Foresta, quindi ho scoperto che questa caverna porta
oltre la recinzione ovest della Foresta."
Ginny osservò Malfoy stupita. Per tutto
il tempo che avevano camminato, Malfoy sapeva con precisione dove recarsi; e per
delle ragioni che ben pochi avrebbero potuto spiegare, aveva fatto l'immenso
sforzo di portarla con sè. Ginny sorrise tra sè e sè. Benché avesse trascorso un
breve tempo della sua vita assieme a Malfoy, erano molte le cose negative e
positive che ancora non conosceva di lui. Chiunque si sforzasse di capire
Malfoy, riceveva spesso amare delusioni. Malfoy era come una fortezza
inespugnabile, dal suo sguardo nessuno avrebbe mai capito i suoi pensieri. E
forse era questo che l'affascinava.
Scosse la testa. Associare la parola
fascino a Malfoy era assurdo e si maledì per quel suo momento di debolezza.
"Non vuoi proprio dirmi cosa ti ha
scritto Kyle?" Ginny fece quella domanda dopo molti minuti di silenzio, e per
questo, cercò di nascondere il proprio rossore avvolgendosi nel mantello.
"Anche se te lo dicessi, cosa
cambierebbe?" Domandò Malfoy in tono gelido.
"Hmm, niente... si tratta solo di
curiosità. A me mi ha dato deliberatamente della sgualdrina, probabilmente non
gli è mai andato giù il fatto che l'ho lasciato, frequentando poi te." Ginny
fece un enorme sforzo per fare una simile confessione. Sperava, con il suo
atteggiamento, di invogliare Malfoy a parlare.
"Mi aveva lanciato una sfida."
Ginny si sorprese nello scoprire che
era riuscita nel suo intento, ma non rispose per evitare che Malfoy chiudesse
l'argomento.
"Non mi domandi quale genere di sfida?"
Domandò irritato il ragazzo, guardando Ginny.
"Er, sì, che sfida?"
Malfoy affondò una mano nella tasca dei
propri pantaloni e gettò un foglietto appallottolato verso Ginny. La ragazza
osservò la pallina di carta con sospetto.
"Ehi, mi hai rotto le scatole fino ad
ora, e adesso non leggi, Weasley?"
Ginny dispiegò il foglio ed assunse una
tinta rossastra.
"Che cosa vorrebbe dire?" domandò
Ginny, farfugliando.
"Esattamente quello che c'è scritto."
Rispose Malfoy, abbandonando un poco della sua sicurezza.
Ti propongo una sfida. Il vincitore
avrà il diritto di stare con lei.
Kyle McGraw
Benché Kyle non avesse specificato con
chiarezza il nome, sapeva di essere lei la ragazza in questione. E questa
sconvolgente rivelazione la imbarazzò ulteriormente.
"Sia ben chiaro che non ho accettato
per il motivo che immagini." Si affrettò a dire Malfoy. "Io e McGraw non ci
sopportiamo a vicenda per natura."
Ginny ridacchiò, lasciando Malfoy
perplesso. Anche se non erano i ragazzi più perfetti del mondo, a Ginny faceva
comunque piacere essere contesa tra i due.
"A prescindere da questo però, hai
accettato."
Il volto solitamente pallido di Malfoy
si fece leggermente rosato.
Ginny sorrise.
"Non devi essere imbarazzato. In fondo
quello è un capitolo chiuso per entrambi. Non era fattibile una relazione tra di
noi." Disse, sentendo un po' il sapore amaro nelle sue parole.
"Probabilmente perché non l'hai mai
voluto per davvero".
Ginny osservò Draco incredula.
"Cosa vorresti dire? Che è colpa mia se
non ha funzionato?" Domandò, sentendo l'irritazione nascerle dentro.
"Esattamente."
"Non essere stupido! Sai benissimo che
non dipende da me!"
"Ah, no? E da chi sennò?" domandò
Malfoy inviperito.
"Quella volta non sono stata io a procurarti
quelle ferite, ma tuo pad-"
Ginny si azzittì di colpo, portandosi
una mano alla bocca. Osservando lo sguardo di Malfoy, capì di aver parlato
troppo. Malfoy si alzò di scatto, facendo scorrere il mantello sul corpo. Ginny
sospirò, afferrandosi la fronte con una mano.
"Pensavi forse che non me ne sarei
accorta? Tuo padre ha parlato chiaramente sia a te che a... me."
"E che cosa ti ha DETTO?" Malfoy diede
un pugno alla parete rocciosa, lasciando Ginny esterrefatta. Dalla reazione del
ragazzo, Ginny capì che Malfoy non era mai venuto a conoscenza dell'incontro tra
lei e suo padre.
"Mi ha detto cose che, a pensarci oggi,
non possono essere che vere." Disse Ginny, fissando con ostinazione la terra.
"Che vorresti dire?!"
"Voglio dire che io non posso e non
potrò mai stare con te." Ginny si portò in piedi, spolverandosi il mantello
dalla terra cavernosa.
"Ti ha detto questo?" Il tono di Malfoy
non sembrava mostrare alcuna emozione.
"Diciamo che me lo ha fatto capire."
Disse Ginny, indicando con un dito la propria gola. "A parte questo," disse la
ragazza, spostando un sasso con un piede ,"credo che alla fine abbia sempre
avuto ragione. Noi siamo troppo diversi, a partire dalle nostre famiglie che
sono inconciliabili e poi... io credo che i Malfoy non sappiano veramente
amare."
"E TU CHE NE SAI?!" L'esclamazione di
Malfoy fece sobbalzare Ginny, mentre l'eco nella caverna le rimbombava nelle
orecchie.
"Cosa ne sapete voi di quello che provo
io, eh?"
Ginny rimase in silenzio, troppo
intimorita per rispondere. Malfoy calciò violentemente un sasso nelle vicinanze.
"Per anni non mi è stato mostrato
affetto, nè da mio padre, nè da mia madre. Tutti coloro che si sono avvicinati a
me lo hanno fatto solo per interesse, perché in realtà non gli è mai importato
niente di me! E se vuoi sapere di tutte quelle ragazze che mi sono portato a
letto, bhè sappi che è stato divertente trattarle allo stesso modo in cui
trattavano me! E' vero, io non so amare, semplicemente perché nessuno ha mai
amato me!" Malfoy terminò di parlare, e Ginny notò il respiro affannato del
ragazzo.
Ginny sentì una morsa nel petto,
sospirò e abbracciò Malfoy con quanta più forza aveva. Il ragazzo cercò di
liberarsi dalla stretta della ragazza. Ginny sentì un forte bruciore invaderla
sia dentro che fuori, ma cercò di resistere come meglio poteva.
"N-non è vero c-che nes-nessuno ti
ama... certo, sei maligno, perfido.... m-ma i tuoi compagni ti a-adorano." Ginny
cercò di mantenere il controllo della sua ragione, benché il dolore diventasse
estremamente potente.
"Lasciami andare! Così rischi di-"
"E se a-anche non fosse... s-sono
sicura che... presto troverai la persona... capace di amarti. Ne sono certa."
Ginny si staccò da Draco, con una smorfia dipinta sul volto. Si sbottonò i primi
bottoni della camica e vide la sua pelle come ustionata.
"Perché..." Ginny osservò attraverso la
sua vista appannata, i lineamenti sempre più opachi del Serpeverde.
"Perchè non puoi essere tu quella persona!?"
Nonostante il dolore, Ginny si sorprese
di udire quelle parole da un Malfoy, da Draco Malfoy. Dall'essere più
indifferente che avesse mai conosciuto. Una fitta di dolore la colse, ma prima
di svenire, riuscì a rispondere a quella domanda; una domanda che esigeva a
chiare lettere una risposta.
"P-probabilmente perché non ne avrò mai
il coraggio."
**
Erika la stava aspettando picchiettando
il piede sul pavimento di marmo.
"Ti vuoi muovere Ginny? Così perderemo
l'inizio della cerimonia!"
"Arrivo."
Ginny uscì con aria trafelata dal
dormitorio dei Grifondoro, seguita da Erika, la sua migliore amica.
Quel giorno, gli studenti dell'ultimo
anno avrebbero lasciato per sempre Hogwarts. E loro si stavano recando alla
cerimonia della consegna dei diplomi. Non era affatto felice di assistervi, ma
Hermione come Harry e suo fratello avevano insistito affinchè lei ci fosse.
Appena entrate nella grande sala,
furono avvolte da luci e decorazioni sfarzose, mentre tutti gli studenti
diplomati, avvolti nei loro mantelli neri, sedevano composti con le rispettive
case.
Uno per uno, tutti gli studenti di
Hogwarts furono nominati a gran voce da Silente e Ginny non si stupì del boato
di applausi che accolse il nome di Harry. Notò come l'amico, visibilmente in
imbarazzo, avesse preso il suo diploma ostentando un inchino molto goffo. Così
come non si stupì del boato che accolse Draco Malfoy. Nel sentire il nome del
ragazzo pronunciato da Silente, Ginny chinò il capo. Dopo quell'episodio nella
caverna, a loro modo i loro sentimenti erano stati chiariti. Per sua fortuna, la
pozione Anti-Homo inventata da Kyle aveva perso la sua efficacia qualche giorno
dopo il loro ritorno a scuola. Da allora, aveva evitato il Tassorosso con tutte
le sue forze, prendendosi in parte anche una bella vendetta.
Per quanto riguardava Draco Malfoy,
quello della caverna fu uno degli ultimi incontri diretti che ebbe con lui. Dopo
quel giorno, furono molto rare le occasioni per parlare o anche solo per
scambiarsi insulti. Se si incrociavano nei corridoi, facevano finta di non
conoscersi e quando la conversazione vergeva su uno dei due, sapevano evitarla
alla perfezione. Nonostante tutto, Ginny non aveva mai creduto di essersi
lasciata con lui in cattivi rapporti. Ognuno di loro conosceva le confessioni
dell'altro ed entrambi si prodigavano per mantenerle segrete. Era nato una
specie di rispetto silenzioso, sconosciuto ai fratelli di Ginny e allo stesso
Harry.
Sospirò.
Notò Rosemary Zleger che, al termine
della cerimonia, gettava le braccia al collo di Malfoy. Aveva sentito dire che
Draco aveva acconsentito al fidanzamento con Rosemary voluto da suo padre; che
ciò fosse un atto conseguenziale alla sua risposta nella caverna, non lo sapeva.
Suo malgrado, quel giorno, incrociò i
suoi occhi con delle inconfondibili iridi grige. Per un attimo, dopo molto
tempo, erano tornati a guardarsi di nuovo.
"Ginny, tuo fratello ti sta cercando."
Erika le diede una pacca sulla schiena.
"Come?" Domandò Ginny, trasecolando.
"Harry, Hermione e Ron ti stanno
aspettando. Ma chi stavi guardando?"
"Oh, nessuno in particolare."
Quando Ginny si incamminò verso i suoi
amici, Erika lanciò una breve occhiata nella direzione tanto osservata da Ginny,
ma notò solo un Malfoy stretto tra gli abbracci dei suoi compagni. Un sospetto
le si affacciò alla mente, ma la voce di Ginny la fece di nuovo accorrere verso
la parte adibita dei Grifondoro.
La rossa rivolse ancora una volta un
timido sguardo verso il Tavolo dei Serpeverde. Malfoy stava festeggiando con un
inusuale sorriso sulle labbra. Sorrise, sentendosi in parte felice, ma triste
allo stesso tempo.
"Ehi, Gin che hai?" Hermione le aveva
passato un braccio attorno alle spalle.
"Dì la verità, sei triste perchè il tuo
fratello preferito se ne và!" Disse trionfante Ron.
"Sentirò moltissimo la mancanza di
Harry ed Hermione, ma... sinceramente sono felice di non averti più intorno,
fratellino."
Ron simulò un'espressione offessa, tra
l'ilarità dei suoi compagni.
Si, quella era la sua vita.
La Luce era tutto ciò che l'avvolgeva.
Una volta lesse che dove c'è luce, c'è
ombra.
Che la Luce richiama a sè l'oscurità,
originando un'unica entità indivisibile.
Quel pensiero la rincuorò, sciogliendo
anche quelle piccole gelosie che erano nate dentro di lei.
Un giorno, forse, avrebbe incontrato
l'ombra a lei destinata.
Capitolo 13 *** Sotto a un cielo color del sangue - parte a (il passato che ritorna IV) ***
~ Sotto a un cielo color del san
Capitolo 9
Sotto a un cielo color del sangue - parte a (il
passato che ritorna IV)
L'amore può portare a due cose: alla felicità completa, o alla più lenta e triste
agonia. Lady Oscar
Stringendo al petto i libri di Divinazione, Ginevra
Weasley camminava con passo spedito lungo i corridoi di Hogwarts. Chiuse gli
occhi, cercando di ignorare l'agitazione di stomaco che stava provando dal
termine della lezione. Non aveva mai sopportato la Cooman e in quel momento, il
suo livello di sopportazione aveva raggiunto il vertice massimo. Tutta Hogwarts
considerava la professoressa di Divinazione una pazza isterica e visionaria, e
lei aveva sempre sorriso alle accuse che venivano rivolte contro la maga. Aveva
cercato più volte di farla apparire sotto a prospettive diverse, ma senza molto
successo.
In parole povere, non ne pensava nè bene nè male. Fino
a quella stessa mattina.
"Ehi, Ginny! Mi vuoi aspettare un attimo?"
La ragazza si fermò di scatto, mentre Erika le sbatteva
rovinosamente addosso. Ginny si voltò, osservando la sua migliore amica intenta
a strofinarsi con una mano il naso dolorante.
"Santo cielo, te ne sei andata come una furia!" Ginny
notò il respiro affannato della compagna e si scusò. Al termine di Divinazione
era balzata fuori dall'aula senza prestare ascolto alla voce stridula della
Cooman che assegnava i compiti per le lezioni successive.
"Non mi dire che credi a quello che ti ha detto?"
Domandò Erika, riassettandosi la gonna della divisa e lanciando un'occhiata
fugace all'amica. Il volto di Ginny si contorse, esprimendo meglio che a parole
l'opinione della rossa. Erika emise una risata sommessa, dando una piccola pacca
sulla spalla della Grifondoro.
"Sai benissimo che quello che dice non è mai vero.
Guarda Potter... a detta sua doveva essere morto già da un bel po' di tempo,
invece è vivo e vegeto."
"Forse hai ragione..." Mormorò Ginny poco convinta.
"Visto? Adesso ti lascio, Michael mi aspetta!" Erika
sorrise, sventolando una mano in direzione dell'amica. Ginny contraccambiò il
saluto, ma quel giorno non riusciva a condividere la stessa felicità della
compagna.
Mentre camminava verso la biblioteca, estrasse un pacco
di fogli dalla propria cartella. Come tutti i suoi fratelli prima di lei, Ginny
viveva i suoi ultimi mesi ad Hogwarts con trepidanza e grande nostalgia e,
nonostante gli esami fossero alle porte, aveva accettato di buon grado
l'incarico di Prefetto che le era stato affidato. Aveva constatato che avere una
tale nomina comportava sia il rispetto da parte degli altri studenti, sia
privilegi scolastici.
Scorrendo con la mente tutta la sua carriera
scolastica, pensò che l'ultimo anno era di gran lunga il suo preferito. Fin da
quando aveva messo piede ad Hogwarts era stata sempre etichettata come l'ultima
ruota del carro della famiglia Weasley, mentre i suoi fratelli, in qualche modo,
erano comunque riusciti a farsi notare. Ron, ad esempio, aveva avuto l'unica
fortuna, a suo parere, di essere un amico molto intimo di Harry Potter, mentre
lei veniva semplicemente considerata come la sorella minore del migliore amico
di Harry Potter. Una condizione sociale abbastanza degradante.
Invece, in quel momento, era semplicemente Ginny
Weasley. La sola ed unica Weasley. Con il tempo era riuscita a guadagnarsi la
fiducia di tutti, studenti e professori compresi, scrollandosi di dosso la
povertà della sua famiglia; infatti, essendo l'unica studente di casa Weasley,
aveva avuto il privilegio di avere i suoi maglioni, i suoi mantelli, il suo
guardaroba, abbandonando così gli abiti maschili passati da fratello a fratello.
E per lei, tutto questo, rappresentava una grande
conquista.
Si bloccò di fronte alla porta della biblioteca quando
udì delle voci provenire dall'interno. Si meravigliò moltissimo, visto che in
quelle ore del giorno l'edificio era solitamente vuoto. Vi entrò con riluttanza,
prendendo in seria considerazione l'idea di andarsene, ma, pensando ai compiti
che aveva in arretrato, entrò. Ginny prese posto ad un tavolo vicino alle grandi
vetrate e notò un gruppo di ragazze che, vedendola entrare, presero a ridere
sommessamente.
Ginny si impose di ignorarle e prese a leggere gli
assegni delle lezioni con attenzione scrupolosa. Anche se l'ultimo anno era il
suo preferito, doveva comunque ammettere che era estremamente difficile e con
tutta se stessa desiderò di avere il cervello di Hermione.
"Quella è la Weasley, vero?"
Nel sentire il proprio cognome, Ginny strinse i pugni
abbandonati sul suo grembo.
"Si, è proprio lei! Dicono che gli anni passati abbia
sedotto un sacco di studenti!"
"L'ho sentito dire anch'io, pare che anche Malfoy sia
cascato nella sua rete!"
"Per non parlare di McGraw che è stato mollato di sana
pianta." Una delle ragazze emise una piccola risata.
"Tzè, certa gente ha tutte le fortune. Ma l'avete
vista? Non capisco cosa ci trovino in una così."
Ginny chiuse il libro di scatto, irritata dai commenti
delle ragazze. Odiava essere giudicata da persone che nemmeno conosceva. Le
studentesse, notando lo scatto della Grifondoro, smisero di parlare.
"Ve lo spiego io cosa ha Ginny più di voi."
La rossa, seguita a ruota dalle altre ragazze, si voltò
verso l'entrata della biblioteca e vide, ben eretta con la schiena, Rosemary
Zleger.
"E' carina, ha un bel corpo, ha ottimi voti, ma
soprattutto non è frivola. Vi basta come risposta?" Rosemary rivolse loro un
debole sorriso, mentre con una mano raggiungeva la sua bacchetta.
Mentre le altre studentesse si affrettarono ad uscire
fuori dalla stanza, Ginny rimase immobile, contemplando l'immagine di Rosemary
che continuava a minacciarle freddamente. Durante tutta la durata dell'anno, non
aveva avuto più occasione di parlare con la Corvonero, ed era proprio per questo
che era rimasta molto sorpresa dell'iniziativa intrapresa dalla ragazza.
Quando Rosemary si voltò a guardarla, Ginny si sentì
tremendamente a disagio.
"Probabilmente ti starai domandando perché l'ho fatto."
Ginny, del tutto incapace di parlare, si limitò a fare
un cenno d'assenso col capo.
"Semplicemente perché non sopporto la stupidità."
Era un'ottima motivazione, pensò Ginny.
"Comunque, grazie," Disse infine la Grifondoro ,"Ma
sono abituata a questo genere di cose."
Ginny ripose i propri libri nella sua cartella e si
diresse verso la Corvonero per uscire anch'essa dalla stanza.
"Per essere sincera ho anche altri motivi..." Disse
Rosemary, subito dopo che Ginny era passata oltre.
"Uno tra questi, Draco Malfoy."
Nel sentire pronunciare il nome del Serpeverde, Ginny
si voltò di scatto, cercando di interpretate l'espressione illeggibile della
Corvonero.
"Come scusa?" Domandò la rossa con tono flebile.
Davvero, non capiva cosa centrasse Draco Malfoy in tutto ciò. Era da molto tempo
che non sentiva quel nome sulle labbra delle altre persone, ed ogni sillaba
scandita corrispondeva ad un battito del suo cuore. Che Malfoy le facesse ancora
un tale effetto?
Ginny osservò Rosemary mentre giocherellava con un
ricciolo dei suoi capelli.
"Draco è il mio fidanzato."
"L-lo so." Rispose Ginny, alzando un sopracciglio. Non
riusciva a comprende ciò che la ragazza volesse realmente dire.
Notò la Corvonero osservarla attentamente, come se
volesse decifrare ogni singola espressione del suo volto.
"Voglio essere sincera con te, Weasley. Io AMO Draco e
non ho nessuna intenzione di cederlo a qualcun'altra."
"Continuo a non capire cosa tutto questo abbia a che
fare con me." Ribattè Ginny, sentendosi molto imbarazzata per quella
conversazione.
"Draco tornerà ad Hogwarts tra qualche giorno."
Quella notizia, lasciò Ginny senza parole.
"E per questo motivo, ti pregherei di stare lontano da
lui."
Ginny aumentò la presa attorno alla sua cartella.
Quelle ultime parole l'aveva notevolemente infastidita.
"Lascia che ti dia un consiglio Zleger," Prese a dire
Ginny, fissando gli occhi della ragazza ,"Non ti servirà a niente avanzare
questo genere di minacce. Mi stai dimostrando quanto deboli siano i sentimenti
che ti legano a lui, se davvero lo ami come dici, abbi la decenza di non
infastidirmi con simili sciocchezze. Io non nutro niente per Draco Malfoy e il
solo fatto che tu abbia voluto mettere in chiaro questo genere di cose proprio
con me, mi porta a credere che non sei poi tanto matura come pensavo. Scusami,
ma adesso devo andare."
Abbandonò la biblioteca, senza attendere una reazione
da parte della Corvonero.
**
Osservò la foglia del tè affondare lentamente nel
contenuto della sua tazza. Quella mattina, la lezione di Divinazione era
incentrata sulla lettura del destino in qualsiasi tipo di bevanda. Dopo la
conversazione con la Zleger, Ginny si era rifugiata nel proprio dormitorio,
trascorrendo una notte insonne. E quella stessa mattina, aveva dovuto far
violenza su se stessa per partecipare alle lezioni di una pazza psicopatica.
"Tutto bene, Gin? Stanotte ti sei alzata un sacco di
volte." Bisbigliò Erika al suo fianco, cercando di mantenere l'attenzione sulla
sua bevanda.
"Mi dispiace, ma non avevo sonno." Le rispose la rossa,
assicurandosi della posizione della Cooman.
"Se hai qualche problema, sai bene che me ne puoi
parlare."
"Tranquilla, non c'è niente di particolare." Ginny vide
il corpo dell'amica irrigidirsi e voltandosi, ne comprese il motivo.
"Signorina Weasley, visto che sta tranquillamente
conversando, ne presumo che ha già scoperto cosa le serba il futuro."Disse la
Cooman con voce stridula.
"No, non riesco a leggere molto bene, per via della
foglia."
"Foglia?" Domandò sospettosa la professoressa. La
Coomar si curvò su Ginny, osservando con i suoi occhi sporgenti il contenuto
della tazza. Un grido spaventoso fece allarmare tutti gli studenti che,
voltandosi verso il banco di Ginny, videro la Coomar tremare come un ossessa,
mentre arretrava da Ginny.
"Po-povera piccola, il-il tuo destino... terribile,
Voldermort..."
Nel sentir pronunciare il nome dell'Oscuro Signore
tutti i presenti, Ginny compresa, ebbero un moto di terrore. La rossa Weasley si
sentì afferrare con forza le mani, la Cooman di rimpetto a lei, aveva preso a
piangere.
"Pro-professoressa..." Farfugliò Ginny.
"Weasley, al termine delle lezioni, fermati cinque
mi-minuti."
"Come desidera." Disse Ginny, stropicciandosi le mani
al proprio mantello. I compagni che avevano assistito a una delle tante profezie
della professoressa di Divinazione continuarono a fissare Ginny che, ancora
confusa, cercava di rallentare i battiti del cuore imponendosi un certo
autocontrollo. Le profezie della Coomar, come era risaputo, si avverravano solo
in parte, mai completamente. Ricordava perfettamente ciò che la professoressa le
aveva predetto in una delle scorse lezioni... lei, Ginny Weasley era destinata a
un futuro incerto, doloroso ed infelice, ma quella era la prima volta che la
Cooman pronunciava il nome dell'Oscuro Signore così apertamente.
"Gin, davvero non vuoi che ti aspetti?" Erika stava
osservando l'amica con sguardo notevolmente preoccupato, mentre tra le mani
stringeva la sua tazza del destino.
"Non preoccuparti, in fondo sono solo sciocchezze...
l'hai detto anche tu, no?"
Erika fece un cenno d'assenso poco convinta e, dopo
aver consegnato il proprio lavoro alla professoressa, lasciò l'aula in silenzio.
Ginny, rimasta un poco a contemplare il banco di fronte a sè, si fece
mentalmente coraggio, dirigendosi verso la cattedra dove sedeva la Cooman.
Come fu prevedibile, lo sguardo della professoressa si
incupì notevolmente quando Ginny chiamò la donna ad alta voce.
"Si sieda signorina Weasley,"
"Preferisco rimanere in piedi, grazie."
"Come vuole." Disse la professoressa scuotendo il capo.
Dopo qualche attimo di silenzio, la maga fisso Ginny
negli occhi. Gesto che sorprese non poco la giovane Grifondoro.
"So benissimo che le mie predizioni vengono considerate
come dei vaneggiamenti, ma le ricordo che hanno sempre avuto un margine di
verità. Per questo motivo, signorina Weasley, la prego di stare molto attenta a
ciò che le accadrà in futuro. Farà fronte a delle scelte che la condurranno alla
felicità o la getteranno in un vicolo cieco. E cosa peggiore..."
Ginny che fino a quel momento era stata rapita dalle
parole della donna, inghiottì pesantemente.
"Nel suo destino ho intravisto l'Oscuro Signore." Il
volto della Cooman assunse un'espressione amareggiata, mentre Ginny rabbrividì
sentendo pronunciare il nome del Maligno.
"Farò come lei mi ha consigliato." Ginny fece un
frettoloso inchino, per poi correre fuori dall'aula verso il dormitorio dei
Grifondoro.
Erika osservò preoccupata l'amica che sedeva di fronte
a lei. La colazione era iniziata ormai da parecchi minuti, ma Ginny non aveva
mangiato niente di tutto quel ben di Dio che si proponeva davanti ai loro occhi.
"Ginny?"
La ragazza, sentendo il proprio nome, sollevò lo
sguardo sulla compagna.
"Non mangi niente?" La rossa Weasley scosse la testa,
allontanando la sua tazza da latte di fronte a lei.
"Non ho fame." Rispose in tono apatico.
"Ti ho detto mille volte che non devi dare ascolto alla
Cooman, quella è una visionaria!" Disse risoluta Erika, intuendo subito il
problema che assediava l'amica.
"Sarà anche vero, ma un mago non si mette a
terrorizzare i suoi studenti pronunciando apertamente il nome di Tu-sai-chi!" Il
tono di voce di Ginny fu talmente risoluto che concluse all'istante la
conversazione tra le due Grifondoro.
Erika continuò a fissare a lungo il suo piatto con
un'espressione mortificata e quando Ginny iniziò a parlare per scusarsi del suo
comportamento, la voce calma e pacata di Silente si diffuse per tutta la Sala.
"Cari studenti e studentesse," Silence si schiarì la
voce con un piccolo colpo di tosse ,"come sapete fra tre mesi alcuni di voi
lasceranno Hogwarts per intraprendere le loro vite future. So con certezza che
molti di voi hanno già trovato la propria strada, mentre altri la stanno ancora
cercando."
Il Preside fece una breve interruzione, durante la
quale la McGranitt gli porse un foglio piegato.
"Per questa ragione, in accordo con i vostri
professori, ho deciso di aiutarvi in questa difficile scelta, invitando al
castello tutti gli studenti che si sono diplomati l'anno scorso."
Queste parole provocarono una serie di mormorii tra le
Case, mentre molti volti sorpresi si guardavano a vicenda ancora del tutto
increduli.
"Che bello!" Erika battè insieme i palmi delle mani,
rivolta a Ginny. "In questo modo potrai rivedere sia Harry che Hermione!"
"Già, e tu potrai vedere di nuovo mio fratello Ron." le
rispose Ginny, soddisfatta del rossore nato sulle guance dell'amica.
Erika non riuscì a ribattere perché Silente prese a
pronunciare a voce alta i nomi di tutti gli invitati. E come le era stato detto
da Rosemary, il nome di Draco Malfoy era uno dei primi della lista. Ma era
sicura di ciò che provava ed era fermamente convinta delle parole che aveva
rivolto alla Corvonero: rivederlo non sarebbe stato un problema.
"I nostri ospiti ci allieteranno della loro presenza
esattamente tra tre giorni. E adesso, buona giornata a tutti voi."
**
Quella stessa mattina, al termine delle lezioni, Ginny
ricevette due lettere: una da parte di Harry ed Hermione, l'altra da parte di
suo fratello, che sembrava essere il più entusiasta nell'andare a farle visita.
Nei giorni che mancavano dall'atteso arrivo, tutta Hogwarts era in fermento e
come Prefetto, anche il suo lavoro diventò doppio; non solo doveva svolgere i
suoi doveri come studentessa, ma era stata nominata membro del Comitato di
Accoglienza, e come tale, doveva preparare un'accoglienza adeguata per gli
ex-studenti di Hogwarts. Tra le fila del Comitato vi era anche Rosemary Zleger
che, nonostante la loro breve conversazione, sembrava trattarla come se niente
fosse accaduto.
"Ti vedo parecchio pallida, non avresti dovuto
accettare quel ruolo nel Comitato." Disse Erika, squadrando l'amica da cima a
fondo.
"Sai bene che sono sensibile alle suppliche." Rispose
Ginny, gettandosi a peso morto sul letto.
"Domani saranno di nuovo tutti qui... sarà come tornare
indietro di un anno."
"Già, pare che assisteranno anche a qualche lezione."
Sospirò Ginny, girandosi su un fianco.
"DAVVERO?!" Gridò Erika con fervore. Ginny, sorpresa
per l'entusiasmo dell'amica, la guardò dubbiosa.
"C-Cioè, volevo dire... davvero? Spero che capitino
alle lezioni in cui sono più brava..." Farfugliò Erika. Ginny sorrise, un
sorriso estremamente malizioso.
"Guarda che per far colpo su mio fratello
l'intelligenza è l'ultima risorsa da usare."
E come risposta ottene un cuscino dritto in volto.
Al termine della cena, dopo aver ascoltato le ultime
raccomandazioni del Preside Silente, tutti gli studenti si diressero verso i
loro dormitori. Ginny si sentiva mortalmente stanca e l'evento del giorno dopo
sembrava non suscitare in lei molto entusiasmo. E forse, in parte, ne
comprendeva anche le ragioni.
"Uffa, quando ti invidio Ginny!" Una ragazza di nome
Sarah, appartenente anch'essa ai Grifondoro, abbracciò la giovane Weasley con
affetto.
"E perché mai?" Domandò sinceramente sorpresa la
ragazza.
"E me lo domandi? In quest'ultimo anno hai fatto una
trasformazione non indifferente e di certo non sfigurerai domani! Io invece sono
addirittura ingrassata!"
"Cosa vuoi che conti domani l'aspetto fisico?" Domandò
ingenuamente Ginny.
Sarah ed Erika si guardarono a vicenda, probabilmente
in sintonia con i loro pensieri.
"Ginny hai presente chi verrà domani, vero?"
"Certo, ma che domande fate?"
"Noi intendiamo una persona in particolare..." Disse
Erika.
Ginny osservò stranita l'amica.
"Guarda che se non vedi l'ora di vedere Ron la cosa è
molto preoccupante."
"Ma perchè vai sempre a parare lì?" Disse Erika con
voce stridula.
"Oh, avanti Gin," Disse la voce pacata di Sarah ,"Il
nome Draco Malfoy non ti dice niente?"
Dopo un breve attimo di silenzio, Ginny arrossì.
"Ma quanto siete stupide."
"Noi saremo anche stupide," Disse Erika assoparando la
vendetta ,"ma tu sei diventata paonazza."
"Non avete ancora ben chiara la cosa." Rispose Ginny,
facendo un profondo respiro. "Io e Malfoy non ci frequentiamo, non c'è stato
nessun scambio di lettere, non c'è stato niente di niente. Possibile che questa
diceria tra me e lui non sia ancora svanita? Inoltre lui è fidanzato con
Rosemary Zleger."
"Questo è vero," Disse Sarah, "ma devi ammettere che
quando la gente qui pensa a Malfoy vi associa subito il tuo nome e non quello di
Rosemary."
Ginny rimase in silenzio, ripensando anche al
comportamento di Rosemary durante il loro fatidico incontro.
"Io non so che dirvi oltre a quello che vi ho già
detto. Pensatela come vi pare. Che domani ci sia o no Draco Malfoy, a me non
interessa!"
**
Contrariamente a quanto aveva sperato, quando si
svegliò si sentì lo stomaco in sobbuglio. Osservò le tende accostate e le sue
compagne che ancora dormivano placide nei loro letti. Benché avesse cercato in
tutti i modi di nasconderlo, l'attesa per quel giorno era stata estenuante e il
suo corpo aveva retto a stento a quella pressione. Si portò i lembi della
coperta fin sotto il collo, desiderando ardentemente di riprendere sonno. Dopo
un po' di tempo che le parve interminabile, decise di alzarsi ed iniziò a
prepararsi. Di lì a pochi minuti, anche le sue compagne, compresa Erika,
seguirono il suo esempio e alle otto in punto erano tutte pronte per scendere a
fare colazione.
"Weasley, sai a che ora arrivano?"
Una ragazza, appartenente alla casa dei Serpeverde, le
si fece vicina mentre camminava nel corridoio. Benché la studentessa non avesse
specificato il soggetto, era chiaro che si stava riferendo agli ex-studenti di
Hogwarts.
"Più o meno alle nove di questa mattina." Disse con
tono atono, senza mostrare il minimo interesse per ciò che stava dicendo.
"Potresti metterci un po' più di allegria..." Erika
affiancò Ginny, osservando la Serpeverde che si allontanava. "Non capisco, non
hai voglia di rivedere Granger, Potter e compagnia bella?"
"Certo, ma in questo momento ho altro per la testa."
"E cioè?" Domandò incuriosita Erika.
Ginny osservò Erika di traverso.
"Stamani, mentre camminavo in corridoio ho sentito di
nuovo gli stessi vostri discorsi."
"Che discorsi?" Domandò Erika, cascando dalle nuvole e
girando involontariamente il dito nella piaga.
"Lo sai benissimo, quelli su di me e su di una certa
persona." Disse aspra Ginny.
"Oh, capisco. E allora?"
"Allora," Disse Ginny trattenendo un moto di stizza
,"devo trovare un modo per evitare quella persona a tutti i costi."
Prima che Erika potesse rispondere, un Grifondoro
corse affannato verso di loro.
"Weasley, è successa una cosa terribile!"
Il ragazzo si fermò, chinandosi per riprendere fiato.
"Che è successo?"
"Andrew si è sentito male e adesso siamo scoperti!"
"Cosa vuol dire che siete scoperti?" Domandò Erika,
rivolta a Ginny.
"Accidenti! Andrew avrebbe dovuto affiancare Silente in
qualità di Rappresentante degli Studenti. Dobbiamo trovare qualcun'altro."
"Devi sostituirlo tu, Weasley!" Disse il Grifondoro.
"Io? Non se ne parla neanche!" Rispose sconvolta la
rossa.
"Ma sai benissimo che il Rappresentante deve essere un
Prefetto! E oltre a lui, nel Comitato ci sei solo tu."
"Si, ma...." Fece per replicare Ginny.
"Contiamo su di te, vai a prepararti!" Detto questo, il
ragazzo scomparve ancor prima che Ginny potesse replicare.
Dopo aver osservato attentamente l'amica che calciava i
muri del corridoio, Erika si intromise nella questione.
"Che cosa deve fare esattamente questo Rappresentante?
Di solito non rifiuti mai certe nomine."
"Il fatto è che," Prese a dire Ginny, cercando di darsi
un contegno ," Il Rappresentante deve affiancare Silente durante l'arrivo degli
ospiti e stringere la mano ad ognuno di loro."
"Ciò vuol dire che i tuoi propositi per non incontrare
quella certa persona sono sfumati?"
"Esattamente." Rispose borbottando Ginny.
"E adesso dove vai?" Domandò Erika, vedendo che Ginny
si stava dirigendo verso la direzione opposta.
"Devo andare a prepararmi."
"Posso farti compagnia?"
"Sicuro, avrò bisogno di tutto il sostegno possibile."
Erika non capì.
**
"Ehi, Ron? Ti vuoi svegliare? Siamo quasi arrivati!" Un
Hermione dall'aria molto scocciata stava scuotendo con quanta più forza aveva il
giovane Weasley che le sedeva accanto. Harry sorrise al vano tentativo della
ragazza e prese a punzecchiare il braccio del compare. Come risultato, Ron emise
dei placidi borbottii e sembrò non aver nessuna intenzione di interrompere il
suo sonno pacifico.
"Ehi, Ron! Ma quella non è Olivia Stone? E NUDA per
giunta!"
Le parole di Hermione riscossero subito Ron che, per la
frenesia, cadde dai sedili del treno, picchiando il capo contro il finestrino.
Mentre il ragazzo proferiva parole ingiuriose contro l'amica, Hermione l'osservò
con sguardo di disapprovazione.
"Non c'è proprio niente da fare... il nostro Ron è
proprio cotto!" Lo canzonò Harry, ridendo sommessamente per non urtare
ulteriormente la sensibilità dell'amico. Ron, da parte sua, accennò a un lieve
rossore, mentre la sua ira si stava lentamente scemando. Olivia Stone, per
quanto Harry ed Hermione ne sapevano, era una donna prosperosa che affiancava
Ron nel suo compito di Auror. Ogni Auror possedeva un compagno, o per meglio
definirlo, un partner e i due innamorati avevano avuto la fortuna di stare
insieme.
"Stai diventando osceno Ron, davvero." Hermione scosse
la testa, mentre il ragazzo si portava di nuovo a sedere.
"Fino a prova contraria sono un UOMO, pertanto la
reputo una cosa normale." Ribattè stizzito Ron.
"Chi sarebbe l'uomo?"
Il trio si voltò di scatto verso la porta del vagone,
incrociando con lo sguardo due occhi tanto grigi quanto provocatori.
"Di certo ti stai sbagliando Weasley, io non vedo
nessun uomo... tranne me."
"Altezzoso come al solito, Malfoy." Disse Harry,
spiegando le labbra in un sorriso di sfida.
Malfoy ricambiò lo sguardo e si avvolse ancor di più
nel proprio mantello.
"La vostra aura è talmente rivoltante che si sente dal
fondo dei vagoni." Disse sprezzante l'ex Serpeverde.
"E che problemi hai Malfoy?" Prese a dire Hermione con
astuzia ,"In fondo, non sei un Mangiamorte."
Malfoy non ribattè subito come Harry aveva immaginato,
ma fece trascorrere alcuni minuti prima di rispondere con le sue solite frasi
offensive.
"E questo chi lo sa, stupida Mezzosangue." Disse,
scomparendo dalle loro viste.
"Avrei voglia di ammazzarlo!"
La voce di Ron riscosse Harry dai suoi pensieri.
"Non essere stupido, sai bene che non possiamo farlo.
Punto primo: siamo ad Hogwarts, pertanto il nostro compito di Auror è
momentaneamente messo da parte. Punto secondo: non è stato ancora accertato che
Draco Malfoy sia un effettivo fedele di Voldermort. Punto terzo: SMETTILA di
sbavare a quel modo, Ron!" Gridò Hermione, osservando disgustata l'amico che
nel mentre si era portato alla bocca quante più caramelle poteva .
"E' vero, ma io non mi fido."
Harry pronunciò quelle parole, mirando al paesaggio che
si stagliava al di fuori del finestrino.
"E' matematicamente impossibile che un membro della
famiglia Malfoy non sia un Mangiamorte. Sono sicuro che il tranquillo posto che
Malfoy occupa al Ministero è solo una copertura. Anche se l'Ordine lo ha
escluso, l'aura intrisa di malvagità che Malfoy si porta dietro è quella di un
Mangiamorte. Non ho dubbi."
"Fatto sta che non possiamo fare niente. Non abbiamo
prove e durante gli scontri con i membri di Voldermort non abbiamo mai
intravisto Draco Malfoy. Su questo Harry, mi devi dare ragione."
Il Bambino Sopravvissuto emise un lamento.
"E tanto per essere chiari," Disse Hermione sporgendosi
verso il proprio ragazzo ,"Vedi di non fare cose assurde Harry Potter. Siamo ad
Hogwarts e non ho la minima intenzione di scervellarmi sui modi per scoprire se
Malfoy è un Mangiamorte o no. Quindi, questo esclude pedinamenti, origliare e
cose del genere. Sono stata sufficientemente CHIARA?"
"Come il sole." Borbottò il ragazzo.
"Sai Harry?" Disse Ron inghiottendo l'ultima caramella
,"Non dovresti farti mettere troppo i piedi in testa da Hermione... sembri
succube di questa viper-"
"RON!"
"Chiedo umilmente scusa!" Gemette il rosso,
prostrandosi davanti al sedile della ragazza.
**
Si lasciò cadere all'indietro, senza dare molta
importanza a chi si fosse trovato vicino a lui. Accavallò le gambe e per gran
parte del tempo rivolse ostinatamente lo sguardo oltre i vetri del finestrino.
L'Espresso su cui stavano viaggiando andava a una velocità consistente, ma
riusciva comunque a distinguere le vette delle montagne e gli abeti della zona.
"Ehi, Draco! Che ne dici di andare a rompere le scatole
a quel damerino di Potter?" Goyle si affacciò alla porta del loro
scompartimento con un'espressione idiota dipinta sul volto. Malfoy non gli
dedicò la minima attenzione, continuando a fissare il paesaggio. Dopo l'ennesima
insistenza dell' ex Serpeverde, Malfoy scattò in piedi scaraventando Goyle
dentro la cabina con una violenza inaudita.
"Adesso piantala idiota! Non siamo più dei mocciosi,
non me ne frega più un cazzo di San Potter e della sua rivoltante compagnia!"
"M-ma... capo..."
"E NON chiamarmi capo!" Detto ciò tornò a sedersi,
storgendo il naso con disprezzo.
"Che sensazione disgustosa..." Sibilò infine,
portandosi una mano davanti agli occhi.
"Di che sensazione stai parlando, Draco?"
La voce squillante di Pansy Parkinson gli ferì le
orecchie all'istante. La ragazza, senza notare minimamente l'espressione di
Malfoy, gli sedette accanto stringendo a sè l'avambraccio del ragazzo.
"Pansy, per favore... " Sospirò Draco, cercando di
tornare in possesso del suo arto.
"La sensazione di cui stavi parlando," Prese a dire
Pansy senza degnare le parole del ragazzo ,"Si riferisce forse a tutti gli
Auron che stanno su questo treno?"
Malfoy, senza lasciarsi intimorire dal tono deciso
della ragazza, scostò il braccio.
"Non sono affari che ti riguardino."
"Suvvia Draco, lo sanno tutti che sei un Mangiamorte...
perché ti ostini a negarlo?"
Pansy ne era abbastanza certa. Benché non capisse il
motivo che spingeva Malfoy a nascondere il proprio ruolo tra i fedeli di
Voldermort, sapeva che la sensazione di nausea derivava dall'aura più o meno
potente che era percepibile da ogni membro dell'Ordine.
"Pansy, smettila di fare domande idiote. Gli Auror non
conoscono l'identità di tutti i Mangiamorte, salvo di quelli che vedono durante
le battaglie. Io non nego un bel niente, ma ci tengo a mantenermi integro e
faresti meglio a stare zitta anche tu se non vuoi che questo genere di
conversazioni vengano ascoltate dalle persone sbagliate. Non so me mi hai
inteso."
"Più o meno. Diciamo che per ora mi accontento di
saperti dei nostri." Disse Pansy accavallando le lunghe gambe.
Malfoy scosse la testa, rassegnato.
"Cambiando discorso, Dracuccio..." Pansy intonò una
voce mielosa, iniziando a strusciarsi addosso a Malfoy.
"Cosa mi dici di quella ragazzina che dovrebbe
diventare tua moglie... se non sbaglio si chiama Rosemary vero?"
"Non chiamarmi Dracuccio." Sibilò Malfoy.
Pansy si premette un dito sulle labbra, assumendo
un'aria falsamente pensierosa.
"Lei da che parte sta? Da quel che ne so i Corvonero
non sono molto propensi a diventare... tu-sai-cosa..." Disse con aria
civettuola.
"A me non interessa. Questi sono problemi che
riguardano mio padre non certo me." Rispose risoluto Malfoy.
"Vuoi dire che non la ami?" Domandò lasciva Pansy.
Draco rimase in silenzio, infastidito non poco dalle
sciocchezze della ragazza.
"Chi tace acconsente, dunque posso sperare di avere
ancora delle possibilità... oppure hai sempre per la testa quella Weasley?"
Nel sentire quel cognome, Malfoy si irrigidì e si alzò
di scatto, fatto che non sorprese minimamente la ex Serpeverde. Pansy fece un
piccolo sorriso, sapendo di aver perfettamente colto nel segno e, benché la cosa
non le piacesse affatto , si elogiò per la sua capacità di alterare
l'inespressione nel volto di Malfoy.
"Spiacente di deluderti, ma è necessario averci un
minimo di cervello per diventare Malfoy."
"E con questo cosa vorresti dire? Che quella Rosemary
ne ha? Sei sicuro che riuscirà davvero ad amare un Malfoy?" Domandò inespressiva
Pansy.
Malfoy rimase immobile davanti alla porta della cabina.
"A me non interessa essere amato nè tanto meno amare,"
Malfoy strinse con forza la maniglia ,"A me importa soltanto dare ai Malfoy
degli eredi degni di tale nome. Voi donne siete davvero stupide..."
Pansy alzò un sopracciglio nell'udire
quell'affermazione.
"Non avete ancora capito che per tutti i Malfoy, non
siete altro che oggetti da usare per mandare avanti una discendenza senza
eguali. Amore, fedeltà. Sono solo sciocchezze che vi mettete in testa, appigli
ai quali volete aggrapparvi per fuggire ad una realtà che è ben diversa.
Probabilmente, io non amerò mai nessuno e francamente credo che nessun Malfoy,
prima di me, abbia mai amato nel profondo qualcuno se non se stesso. Se amare
significa sacrificarsi, fare di tutto per la persona amata... spiacente, ma io
non farei niente nè per te nè per Zegler."
Detto ciò sbattè la porta alle sue spalle, lasciando
Pansy da sola.
Di lei, di Ginevra Weasley, non aveva detto una parola.
"E per lei Draco? Cosa faresti per lei?"
Sospirò con un piccolo sorriso sulle labbra, sapendo
benissimo che Malfoy non l'avrebbe mai potuta sentire con il rumore esterno del
treno.
Lanciò uno sguardo fuori dal finestrino e un senso
nostalgico la travolse.
All'orizzonte, le alte torri di Hogwarts si stagliavano
algide e perfette come le ricordava.
Quella vista face nascere in lei un presentimento; non
sapeva come, non sapeva quando, ma qualcosa sarebbe cambiato nelle loro vite.
E chissà se una di quelle sarebbe stata la vita di
Draco Malfoy.
Capitolo 14 *** Sotto a un cielo color del sangue - parte b (Il passato che ritorna VI) ***
Capitolo IX
Capitolo 9
Sotto a un cielo color del sangue -
parte b (il passato che ritorna IV)
No one's here and I fall into myself
This truth drives me into madness
I know I can't stop the pain if I
will it all away.
Whisper ~ Evanescence
Quando anche il mantello coprì le sue
gracili spalle, Ginny uscì dal proprio dormitorio affiancata da Erika. Abbottonò
con leggiadria i bottoni dorati che chiudevano parzialmente il mantello sul
davanti e lasciò cadere i lembi di quest'ultimo lungo le gambe. Come notò
estasiata Erika, l'abito nero che Ginny stava indossando per quell'occasione era
adornato ai bordi da striature dorate che risaltavano sul nero velluto. La pelle
diafana di Ginny, insieme ai suoi capelli ramati, risaltavano meravigliosamente.
Erika provò una punta di invidia per la semplice, ma austera bellezza
dell'amica. Sotto al mantello, Ginny si aggiustò la casacca che era esattamente
dello stesso colore, rifinita al collo e ai polsi da dei ricami
anch'essi dorati.
Ginny non aveva mai dubitato del
prestigio di Hogwarts e, per quel che ne sapeva, divise del genere erano
indossate solo nelle grandi occasioni. Abbassò lo sguardò e notò lo scintillio
dello stemma della Scuola che le risaltava sul petto, accompagnato dal Grifone
simbolo della sua casata.
Si sentì sciocca, ma vestita a quel
modo aveva ripreso un po' del coraggio che aveva sentito inesorabilmente
scivolare alla notizia di Andrew. Le mani, che fino a qualche minuto prima
tremavano per l'agitazione, erano ferme, nascoste da guanti di morbido velluto.
"Sei un incanto Ginny!" Le
disse
entusiasta Erika.
"Non capisco perché ti ecciti tanto...
questa uniforme è stata ideata per un uomo."
Mentre camminava, i lembi del mantello
fluttuavano al ritmo del suo passo, lasciando intravedere i lunghi pantaloni che
coprivano le gambe della ragazza.
"Se tu fossi un maschio, mi innamorerei
seduta stante di te!" Ridacchiò Erika, facendo notevolmente arrossire l'amica.
"Smettila, rischi di darmi false
speranze."
Entrambe si misero a ridere e Ginny fu
grata all'amica che, con metodi tutti suoi, aveva smorzato la tensione che fino
a qualche secondo prima l'attanagliava.
Quando entrarono nella sala, la giovane
Weasley osservò con palese imbarazzo, gli sguardi dei presenti puntati su di
lei. La professoressa McGranitt le si avvicinò sorridente e con lo stesso
sguardo ammirato di molti.
"E' incantevole signorina Weasley,"
Disse con tono dolce la maga.
"La ringrazio, professoressa."
Rispose
Ginny, diventando rossa quanto i suoi capelli.
Con un cenno di saluto, si allontanò da
Erika, e, affiancata dalla McGranitt, percorse il corridoio centrale che
conduceva alle postazioni del Preside e dei professori. Niente le impedì di
sentire mormorii e frasi di apprezzamento sul proprio conto, provenienti perfino
dalle schiere dei Serpeverde. Quell'approvazione generale le fece guadagnare un
poco di fiducia in se stessa e, a testa alta, giunse al cospetto del Preside
Silente.
"E' molto graziosa con quell'abito,
signorina Weasley." Silente sorrise da sotto la lunga barba e Ginny, in forma di
cortesia, fece un leggero inchino, ringraziandolo del complimento fattole. Di lì
a pochi minuti fu fatta accomodare su una sedia preziosamente decorata,
collocata a sinistra del preside. Alzando lo sguardo, vide tutta la Sala di
Hogwarts contraddistinta dalla folla di studenti che, vocianti e impazienti,
sedevano ai propri tavoli. Per un attimo, a quella vista, Ginny rimase
impietrita, essendo poco avvezza ad osservare i propri compagni da una
postazione più alta e di maggior prestigio.
Cercò di distrarsi scorrendo con lo
sguardo uno ad uno i professori. In fondo alla lunga tavola vide Hagrid vestito
di tutto punto che, notandola, le fece un sorriso accompagnato da un leggero
cenno della mano. Un modo per incitarla a stare calma. Ginny gli sorrise a sua
volta e spostò lo sguardo sulla Cooman. Quest'ultima, pur sapendo di essere
osservata dalla ragazza, la ignorò volutamente cercando di instaurare una
conversazione appropriata con Hagrid.
Quell'atteggiamento non ferì
minimamente Ginny che, anzi, fu grata alla professoressa per averla risparmiata
di una sua minima attenzione. E per ultimo, il suo sguardo incrociò quello di
Piton che, come era prevedibile, l'osservò con occhi duri e severi.
Probabilmente non aveva acconsentito di buon grado alla sua piena partecipazione
a quell'evento e come era tipico del suo essere, era certa che avrebbe preferito
di gran lunga un Serpeverde nei panni del Rappresentante.
Ma dal canto suo, bastava la vicinanza
di Silente per renderla tranquilla e serena. Come le aveva consigliato in
precedenza Erika, Ginny prese a pensare ai propri amici e alla voglia che aveva,
nonostante tutto, di rivederli.
**
"Harry l'Espresso si fermerà tra pochi
minuti, non vieni?"
"Arrivo."
Ron si soffermò a guardare l'amico che,
con aria pensierosa e serena, osservava l'avvicinarsi di Hogwarts. L'erba e gli
alberi, ormai verdi per l'imminente arrivo della primavera, sfrecciavano davanti
ai suoi occhi come i miraggi di un' oasi. Aprì un poco il finestrino e respirò a
pieni polmoni l'aria che aveva dimenticato da molto tempo. Notando la vicinanza
di Ron, Harry sorrise, richiudendo con uno scatto il vetro.
"E' bello vedere che certe cose sono
sempre le stesse."
"Già. Speriamo che sia veramente così."
Sospirò Ron.
"Stai forse pensando a Ginny?"
Ron arrossì un poco di fronte alla
perspicacia dell'amico.
"E' da un anno che non la vedo. A
Natale eravamo tutti impegnati come Auror e non sono tornato a casa."
"Da come parli sembra che Ginny sia la
tua ragazza."
Dallo scompartimento uscì Hermione che,
con qualche difficoltà stava trascinando il proprio bagaglio.
"Ma che centra? Ginny è mia sorella,
non essere stupida!"
"Guarda che quello stupido sei tu,"
Gli
ribattè secca Hermione ,"volevo soltanto dirti che è ammirevole la tua
preoccupazione per Ginny, ma non ti devi assillare... Ginny non è certo morta
per non averti visto."
"Cosa vorresti dire con questo?!" Ron
gonfiò le guance indispettito.
"Avanti voi due, smettetela." Harry
sorrise ai due compagni.
"Uffa, io vi esprimo tutta la mia
sensibilità e invece voi mi offendete!" Disse stizzito Ron.
"Guarda che io ed Harry sappiamo
benissimo cosa ti frulla in mente: hai paura che Ginny non sia più la sorella
dolce e timida che hai lasciato. Ma, Dio, Ron è passato solo un anno!"
Disse
esasperata Hermione.
"Un anno, tre, non ha differenza. Le
persone cambiano anche a distanza di soli dodici mesi. Guarda noi!"
Alle parole di Ron, il sorriso di Harry
si spense.
"Stiamo diventando dei mercenari."
Disse infine Ron, dando un leggero pugno alla parete del treno.
"Adesso smettila, Ron. Non siamo
mercenari. Siamo maghi che lottano per la salvaguardia del mondo magico."
"Ciò non toglie che abbiamo ucciso
delle persone con queste mani." Disse sollevando i palmi verso di loro.
"Basta!" Disse Harry con tono deciso e
severo ,"non mi sembra nè il momento nè il luogo adatto per affrontare un
argomento simile."
La durezza di quelle parole, mise a
tacere i due compagni.
Harry lanciò un ultimo sguardo alla
boscaglia nei pressi di Hogwarts, fino a quando la voce di uomo li annunciò del
loro arrivo alla Scuola di Magia.
"Sei sempre tra i piedi Potter." Draco
Malfoy, esattamente dietro ad Harry, osservò il ragazzo moro con un'espressione
mista a disprezzo e a scherno. Dietro l'ex Serpeverde, Tiger e Goyle
trascinavano i loro bagagli e quelli di Pansy. La ragazza, invece, stava
comodamente appoggiata a una parete attendendo la fermata del treno.
"Come vedi lo spazio è quello che è
Malfoy, se non ti va bene... vola."
A quelle parole, gli occhi grigi
dell'ex Serpeverde si strinsero in due fessure, mentre sul volto di Harry si
faceva largo un sorriso di chi sapeva di aver colto nel segno. Il volo senza
l'uso delle scope era una prerogativa dei Mangiamorte, una delle tante abilità
di cui andavano fieri.
"Vorrà dire che San Potter avrà l'onore
di scendere per primo dal treno. Ma fossi in te mi guarderei bene alle spalle."
"Senza dubbio." Rispose Harry,
voltandosi verso la direzione opposta.
Le ruote del treno stridettero lungo i
binari e, dopo un ultimo scossone, il treno si arrestò completamente. Ad
attenderli vi erano grandi carrozze trainate da cavalli bianchi molto simili ad
unicorni, ma che, come si accertò Hermione in seguito, presentavano comunque
delle sostanziali differenze.
Harry osservò da sopra le sue lenti le
numerose persone scese dal treno che arrancavano verso le carozze con dietro i
propri bagagli. Un senso di nostalgia lo pervase ed ebbe la tentazione di
ripetere ciascun anno di Hogwarts per assoporare solamente i bei momenti
trascorsi.
**
La Cerimonia di Benvenuto ebbe inizio
nel momento stesso in cui Silente si alzò in piedi, battendo i palmi delle mani
per accogliere la schiera di persone che stava entrando nella Sala. Ogni Casa
era stata dotata di un lungo tavolo supplementare a cui far accomodare gli
ospiti del giorno. L'entrata di Harry fu acclamata a gran voce tra la schiera
dei Grifondoro, mentre i Serpeverde si stringevano attorno a Draco Malfoy,
esultando felici. Dall'alto, Ginny osservò suo fratello e i suoi amici che,
impacciati prendevano posto alla tavola dei Grifondoro, mentre, esattamente
dalla parte opposta riconobbe Malfoy parlare con Pansy, Tyger e Goyle.
Malfoy era esattamente come lo aveva
immaginato. Sia lui che Harry erano cresciuti non solo in altezza, ma avevano
maturato i loro aspetti e il loro portamento. D'altro canto, Malfoy possedeva
un'eleganza innata e, fasciato nel suo abito nero, stava dando lezioni di grande
stile.
Ginny osservò Rosemary avvicinarsi al
biondo Malfoy. Desiderò destare lo sguardo dai due con tutta se stessa, ma ogni
loro movimento impediva qualsiasi sua iniziativa. Vide Malfoy abbassare il volto
all'altezza di quello della ragazza e sfiorarle una guancia con le labbra.
Finalmente distolse lo sguardo, mentre
la sua espressione assumeva un'aria stranamente imbronciata.
"Non vedo Ginny, dov'è?" Domandò Ron,
osservando la lunga tavola dei Grifondoro alla ricerca della sorella.
"Non la vedo nemmeno io, forse sarà in
ritardo..." Disse pensiero Harry, non scorgendo la chioma rossa e fulva della
ragazza.
Il vociare nella Sala fu interrotto
dallo schiarimento di voce di Silente. Notando che il preside era in procinto di
parlare, tutti i presenti nella sala sedettero compostamente ai loro posti.
"Hogwarts vi dà il benvenuto, ragazzi
miei."
"Quel vecchio è diventato ancora più
orrendo." Pansy fece una smorfia, mentre appellava a quel modo il preside.
Accavallò le gambe sotto al tavolo, assumendo un atteggiamento che attirò
l'attenzione di molti Serpeverde seduti nelle vicinanze.
Quando si accorse di aver posato gli
occhi sul tavolo dei Grifondoro, Malfoy riportò la sua attenzione sul preside,
ridacchiando del commento di Pansy. I suoi occhi grigi si fecero più intensi
scorgendo una macchia nera esattamente dietro a Silente.
"Abbiamo preparato un'accoglienza che
spero tutti voi gradirete." Silente si scostò, lasciando intravedere l'esile
figura di Ginny, avvolta dal suo mantello nero e dorato. Ron ed Harry, vedendo
la ragazza al fianco di Silente, sussultarono, mentre Hermione sorrise felice,
battendo le mani.
"Cosa ci fa Ginny lì? E vestita a quel
modo poi?" domandò boccheggiando il rosso Weasley.
"Sei proprio un ignorante Ron,"
Disse
sarcastica Hermione. "Durante le cerimonie importanti vi è sempre un
Rappresentante degli Studenti che partecipa all'evento affiancando il Preside.
Solitamente lo si diventanta per la carica di Prefetto che si ha spillata al
petto. In questo caso Ginny rappresenta l'autorità stessa di Hogwarts." concluse
orgogliosa del suo sapere e della sua amica.
"Come vedi," aggiunse poi "se l'è
cavata benissimo anche senza di te."
Ron rimase in silenzio con lo sguardo
rivolto alla sorella, pienamente d'accordo con le parole di Hermione.
Ginny fece un passo in avanti superando
Silente, liberò le mani da sotto il mantello e sollevò in alto la propria
bacchetta. Mosse le labbra in modo quasi impercettibile e dall'apice della sua
bacchetta una luce abbagliante avvolse la stanza. Un secondo dopo, tutta la Sala
traboccava di cibo e bevande. Molti studenti alzarono lo sguardo verso il
soffitto, da cui piano piano presero a scendere piccole luci dorate e luccicanti
che caddero nella Sala come stelle cadenti. Le pareti della Sala si
trasformarono assumendo la forma di alberi e cespugli e, in pochi secondi, la
grande stanza scomparve, immergendoli nell'aperta campagna circostante Hogwarts.
La raduna creata dalla magia di Ginny era ricca di fiori colorati, mentre il
sole, alto nel cielo, scaldava la terra.
"Magnifico..." Disse Hermione,
farfugliando per lo stupore.
"E G-Ginny... ha fatto tutto
questo...?" Domandò esitante Ron, mentre una farfalla si posava sul proprio
bicchiere.
"Spero che la nostra accoglienza vi sia
cosa gradita." Disse Ginny, con tono delicato, facendo un leggero inchino verso
gli studenti.
"E' stata molto brava, signorina
Weasley." le Disse la McGranitt appoggiando una mano affusolata sulla spalla
della ragazza.
Dalle lunghe tavolate, Ginny ricevette
numerosi applausi.
"Adesso, anche lei può prendere posto e
festeggiare come gli altri. La chiameremo noi per dopo."
Ginny fece un breve inchino, sorridente
e mentre si apprestò a scendere la scalinata che l'avrebbe portata dai propri
amici notò che per raggiungere la proprio tavola era d'obbligo passare accanto a
quella dei Serpeverde. Inghiottì pesantemente, sperando di passare inosservata
agli occhi della Parkinson e di Malfoy. Prese a camminare con passo spedito,
scostando il lungo mantello nero dalle proprie gambe. Benché guardasse diritto
davanti a sè, si bloccò di fronte al piede affusolato della Parkinson che aveva
tutta l'aria di giocarle un brutto scherzo.
"Oh, ma guarda, la nostra pezzente si è
fatta scaltra..." Disse con voce stridula Pansy. Ginny non degnò minimamente di
uno sguardo la Serpeverde, che, vedendosi ignorata, offesse Ginny con le parole
peggiori.
"Non sono diventata scaltra,"
Disse
finalmente Ginny, rivolgendo i suoi occhi color nocciola verso la ragazza ," è
il tuo piede che è diventato come quello di un elefante." Detto ciò con tono
tagliente e privo di emozioni, Ginny andò oltre la Parkinson. La Serpeverde
rimase impressionata per la lingua tagliente che Ginny aveva dimostrato di
avere. La giovane Weasley sospirò mentalmente, ringraziando il cielo per aver
superato l'impiccio in modo tanto egregio.
Fu in quel momento che sollevò il capo,
convinta dello scampato pericolo. E fu proprio in quel momento che si pentì di
averlo fatto. Vide due occhi grigi puntati su di lei, mentre con leggiadria
percorreva lo spazio che la divideva dai suoi compagni. Draco Malfoy, l'essere
più indefinibile che conosceva, aveva di nuovo posato lo sguardo su di lei. Non
seppe se per l'imbarazzo o per l'improvviso disagio, Ginny scostò lo sguardo
dirigendosi a grandi passi verso la figura di Ron che, trepidante, la stava
attendendo in piedi.
Vedendo il volto sorridente e disteso
del fratello, il cuore di Ginny si rilassò notevolmente. Abbracciò Ron con un
impeto di felicità che non credeva nemmeno sua. Il giovane Weasley, da parte
sua, contraccambiò il gesto, meravigliato ma felice per il gesto prorompente
della sorella. Dopo aver fatto lo stesso con Harry, Hermione e gli altri ragazzi
che conosceva, Ginny prese posto accanto ad Erika, voltando volutamente le
spalle ai Serpeverde.
"Ginny sei stata fantastica, questa
magia è stupenda!" Disse Hermione con sguardo estasiato.
"Grazie, ma non è unicamente opera mia.
Ci abbiamo messo dei giorni per idearla." Disse la ragazza, ben disposta a
parlare.
"Sembra che tu abbia acquisito
un'ottima padronanza della magia, davvero." Ginny sorrise soddisfatta alle
parole di Harry, visto che ricevere un complimento dal Bambino Sopravvissuto era
sempre un onore.
"Oh, Potter, parli proprio come un
professionista." Disse Erika.
"Infatti," fece per lui Hermione
,"ormai Harry pensa unicamente dal punto di vista di un Auror."
"E se dice che la magia di Ginny è
buona, vuol dire che è vero." Disse un secondo ragazzo, probabilmente anche lui
un Auror.
"Grazie." Disse Ginny, arrossendo.
"Sono sicuro," prese a dire Harry
osservando l'amica ,"che Ginny ci sarebbe di ottimo aiuto."
Il bicchiere che Ginny si stava
portando alle labbra rimase a mezz'aria. In pratica, Harry le aveva detto di
diventare un Auror.
Un Auror.
In quegli ultimi mesi aveva pensato
molto al suo futuro ed era una di quelle persone che ancora non aveva trovato la
sua strada. Sorrise, al pensiero che Harry inconsapevolmente stava agendo
esattamente come Silente voleva.
"Davvero Ginny," le sorrise Hermione
,"hai in mente cosa vorresti fare uscita da Hogwarts?"
"No, ma diciamo che le prospettive di
vita non sono molte... forse Auror è una professione alquanto rischiosa, dubito
che la mamma mi lascerebbe libera di sceglierla."
"Ma che dici? Sai bene che i nostri
genitori sarebbero contenti!" Disse Ron, sorpreso per la scarsa fiducia riposta
in loro.
"Mhm, ma per te è stato diverso Ron.
Sei un uomo e anche forte."
Hermione le sorrise dolcemente posando
una mano su quella di Ginny.
"Ginny, non dimenticare che anch'io
sono un Auror e sono una donna! Nel nostro lavoro quel che conta è la velocità,
la concentrazione e la destrezza nell'usare le Arti Magiche. Non è una questione
di muscoli, ciò che veramente conta è quello che si ha qui e qui." E con un dito
indicò la propria testa e il proprio cuore.
"Hermione è molto più brava di tre
uomini messi insieme, credimi!" Disse Ron, massaggiandosi un braccio
probabilmente colpito dalla ragazza.
"Ci penserò, tranquilli."
Disse Ginny,
sorridente.
"Comunque ben presto i professori vi
chiameranno uno ad uno... vedrai che la McGranitt saprà consigliarti al meglio."
"Lo spero." Disse Ginny tornando al
proprio piatto.
Tra risate e scherzi rivolti contro il
povero Ron, Ginny fu convocata dalla McGranitt a raggiungere il lungo tavolo
degli insegnanti.
"Che altro devi fare?" le domandò
Harry, mentre osservava la ragazza riassettarsi il prezioso mantello.
"Credo che dovrò stringere un po' di
mani," Disse Ginny, sbuffando.
"E per quale motivo?"
"Oh, io non lo so. Chiedilo a
Silente..."
Detto ciò si allontanò, facendo un
breve cenno di saluto al proprio tavolo.
"Eccola qua, signorina Weasley. Le
chiediamo un ultimo sforzo." Il preside Silente le sorrise dolcemente,
rassicurandola.
"Cosa devo fare con esattezza?" domandò
la giovane Weasley.
"Oh, lei faccia esattamente come me."
Il vecchio mago fece cenno alla fila degli ex studenti di Corvonero di farsi
avanti.
Ginny osservò il preside stringere
poderosamente le mani degli ospiti, baciando le loro guance in un secondo
momento come di consuetudine. Quando la Sala, tornata perfettamente normale,
vide che lo stesso veniva fatto da Ginny, i più si accalcarono per ricevere i
baci della ragazza. Ginny non notò il trambusto che il suo gesto aveva generato
e non si diede pena. Solo un lieve imbarazzo l'avvolgeva nell'istante in cui si
trovava faccia a faccia con la componente maschile.
Non fu per niente difficile baciare suo
fratello, Harry ed Hermione. I problemi arrivarono quando il turno dei
convenevoli toccò ai giovani Serpeverde.
"Voi due fate veramente schifo."
Disse
senteziosa Pansy, guardando con disgusto gli occhi libidinosi di Tyger e Goyle.
"Il pensiero di essere baciata da
quella ragazza mi fa venire il voltastomaco." Disse con una smorfia dipinta sul
volto. Tyger che tra i due era il più vicino alla ragazza si voltò verso di lei.
"Ma è normale. Tu sei una ragazza. Noi
invece siamo uomini e la Weasley in questione non è niente male."
"Aspirate davvero a poco voi due,"
Disse aspra Pansy ,"ma del resto nessuna vi vorrebbe. Vero Dracuccio?"
"Hanno ragione loro." Sentenziò Malfoy,
senza rigiri di parole.
Pansy fece un espressione meravigliata,
non capendo se Malfoy stesse scherzando o dicendo sul serio. Il biondo
Serpeverde si voltò verso la ragazza, dispiegando le labbra in un ghigno.
"Pansy, Pansy..." Disse scuotendo la
testa ,"lo dovresti sapere che gli uomini sono come dei lupi affamati. A loro
basta che la preda sia fresca e giovane." E detto ciò afferrò con una mano
diafana il volto della ragazza.
"Comunque, baciare una sporca Weasley
è rivoltante."
Quelle parole rinfrancarono l'animo di
Pansy che, non comprendendo appieno l'atteggiamento di Malfoy, si limitò ad
emettere una lieve risata di scherno.
"P-professoressa McGranitt?"
"Dimmi cara."
"E'... è proprio necessario che debba
baciare anche i Serpeverde? Cioè... io..."
La maga sorrise affettuosamente alla
ragazza.
"Anche questo fa parte del piccolo
sforzo che il preside le ha chiesto di fare."
"Si, ma non lo chiamerei piccolo..."
Il pensiero di avvicinarsi a pochi
centimetri dal volto di Tyger e Goyle le mise l'agitazione di stomaco. Quando
poi vide la chioma bionda di Malfoy si sentì doppiamente male. Non era
esattamente quello il modo con cui voleva evitare il ragazzo.
Si fece mentalmente coraggio e quando
aprì gli occhi vide di fronte a sè, Pansy Parkinson. La ragazza, come notò
Ginny, non era poi molto cambiata, ma aveva mantenuto il suo pessimo carattere.
Ginny ricordava le parole offensive che aveva rivolto al suo piede ed era quasi
certa che, in un modo o nell'altro, Pansy le avrebbe fatto pagare la sua
insolenza. In segno di disprezzo, Pansy le strinse solo la mano e se ne tornò
risoluta al proprio tavolo. Ginny ne fu sollevata e ringraziò mentalmente la
giovane donna.
L'accoglienza di Tyger e Goyle fu
invece abbastanza drammatica per Ginny. La giovane Grifondoro, infatti, si
accostò ai due energumeni trattenendo il più a lungo possibile il respiro. I
due, invece, se ne andarono soddisfatti, ghignando come stupidi ed intimorendo
coloro che intralciavano la loro strada.
Quando Ginny rilassò i muscoli del
volto, vide un'ombra pararsi di fronte a lei. Alzando lo sguardo, vide Draco
Malfoy osservarla con il consueto ghigno stampato in volto. Ebbe la voglia di
ritrarsi, ma fece violenza su se stessa per rimanere ben ferma nella sua
posizione. Al suo risveglio, quella mattina, aveva fatto numerosi tentativi di
fronte allo specchio per decidere l'espressione migliore da mostrare di fronte a
Malfoy. Ma, purtroppo, in quel momento, l'aveva dimenticata.
"Che hai Weasley? A me niente baci?"
Disse, con tono ilare e di scherno.
"Non posso volare, Malfoy. A meno che
tu non decida di abbassarti." Disse, leggermente imbarazzata. Ma ciò che aveva
detto corrispondeva a verità. Draco Malfoy era notevolmente cresciuto in
altezza, superando di gran lunga sia Harry che suo fratello. Probabilmente era
cresciuto solo fisicamente e non di cervello.
Senza esitare Malfoy si chinò
all'altezza di Ginny che, vista la mossa improvvisa, sussultò. Il ragazzo
nascose il volto accanto alla guancia di Ginny, impedendo a quest'ultima di
vederne il viso. Il rossore sulle guance della ragazza si accentuò notevolmente
quando sentì le labbra sottili del giovane posarsi sulla sua pelle. Benché
avesse ripetuto quel gesto ad altra gente prima di lui, Ginny sentì il proprio
cuore mancare di un battito. E presa dall'agitazione totale, non si accorse
della stretta di mano che Malfoy le stava dando.
"Non pensavo di farti ancora tutto
questo effetto, Weasley. Non sei cambiata di una virgola." Disse il ragazzo con
aria di scherno.
"Fino a prova contraria,"
Disse la
rossa stringendo la stretta della sua mano ,"non sono mai stata succube al tuo
fascino."
Malfoy fece spallucce e con la solita
aria trionfante, raggiunse i tavoli della propria casa. Ginny l'osservò
allontanarsi e, spostando lo sguardo, vide Rosemary dalle file opposte che la
puntava impassibile. Ripensando ai timori che la ragazza nutriva nei suoi
confronti, Ginny si sentì estremamente a disagio e desiderò ardentemente di
andarsene.
L'ultimo su cui si posarono le
labbra di Ginny fu Kyle McGraw. La ragazza si sorprese non poco nel trovarselo
davanti e si ricordò solo allora che Kyle aveva lasciato Hogwarts ormai da un
anno, esattamente con suo fratello ed Harry. Rimase interdetta, osservando il
ragazzo che, apparantemente dimentico delle loro passate controversie, le
sorrise.
"Ciao Gin."
La rossa fece un cenno con il capo e
lo salutò come richiesto da Silente. Kyle si allontanò all'istante, senza
proferir parola, mentre Ginny lo seguì con lo sguardo fino al tavolo dei
Tassorosso. Quando Kyle si sedette, una ragazza mora, molto carina, strinse un
braccio del ragazzo che la ricambiò con un leggero bacio sulle labbra.
Kyle s'è fatto la ragazza,
pensò Ginny, notevolmente rinfrancata.
Infine, a conclusione della
cerimonia, Silente la raggiunse congratulandosi con lei
e congedandola dai suoi doveri.
Ogni fibra del corpo di Ginny si
rilassò.
**
Corse giù per la rampa delle scale,
facendo ben attenzione che non si muovessero di punto in bianco cambiando la
loro posizione. Si sistemò la cravatta al collo e si aggiustò la gonna al
livello della vita. Era corsa nei dormitori per cambiarsi di abito e vestita con
i classici colori del Grifone, puntò verso l'aula della prima lezione. Aveva
lasciato i suoi amici nella Sala, ignara delle lezioni alle quali avrebbero
assistito.
"Ginny! Di quà!" Quando Ginny entrò
nella stanza di Trasfigurazione, vide Hermione alzarsi per attirare la sua
attenzione.
"A quanto pare la vostra prima lezione
l'avrete con la mia classe!" Disse felice Ginny, sedendosi accanto all'amica.
"A dir la verità siamo stati
smistati... non so dove siano Harry e Ron." Le rispose pensierosa Hermione.
Ginny posò i propri libri sul banco e
sorrise.
"Conoscendo la fortuna di mio fratello,
probabilmente sarà a una lezione di Piton."
Le due ragazze ridacchiarono complici,
fino all'arrivo della McGranitt.
"Ho intenzione di godere a fondo di
questa lezione," Disse seria Hermione ,"è stata da sempre una delle mie materie
preferite."
E come aveva previsto Ginny, per tutta
la durata della lezione, Hermione si mise in luce fornendo ogni genere di
risposte, esasperando la stessa McGranitt. Uscite dall'aula, il sorriso della
ragazza era spaventosamente raggiante. Ginny sospirò e, dal fondo del corridoio,
intravide Harry e suo fratello avanzare verso di lei. Harry notando
l'espressione della fidanzata scosse il capo, intuendo alla perfezione il
comportamento di Hermione durante la lezione.
"A che lezione avete assistito?"
Domandò Ginny ai due ragazzi.
"Cura delle Creature Magiche! Hagrid è
stato fantastico! Esattamente come lo ricordavo!" Disse entusiasta Harry.
Notando il volto rabbuiato del
fratello, Ginny sorrise.
"E tu Ron?"
"Pozioni." Borbottò il ragazzo,
disegnando con il piede cerchi immaginari sul pavimento.
"La tua fortuna mi lascia senza
parole," Disse sarcastica Hermione.
"Mi ha rimproverato esattamente come in
passato, solo perché non mi è riuscita una pozione. Accidenti a lui!"
"E scommetto che ti ha detto
"Weasley, ti hanno accettato come Auror solo per compassione!"
"Qualcosa del genere. Mi ha rinfacciato
che perfino mia sorella è più brava di me."
"Spiacente, ma a Pozioni ho ottimi
voti, modestia a parte." Senteziò Ginny orgogliosa.
"Vuol dire che il mondo sta giungendo
al termine, Weasley."
Riconoscendo la voce, il gruppetto di
amici si voltò indietro per vedere Malfoy che, con la postura eretta, stava
godendo delle proprie parole.
"Forse." Gli disse Ginny, desiderosa di
smontare l'arroganza del ragazzo.
"Purtroppo," Prese a dire Malfoy con
aria annoiata ,"pare che debba seguire l'ora di Pozioni con la tua classe,
Weasley."
"Oh, ma che sfortuna Malfoy... "
Disse
Ginny con una smorfia.
Hermione guardò l'orologio magico che
teneva al polso "Allora ti conviene andare Ginny. Piton è sempre stato molto
intransigente sui ritardi degli studenti."
Ginny fece un cenno col capo e,
sistemandosi i libri sotto ai bracci, superò Malfoy dirigendosi verso i
sotterranei di Hogwarts.
Rimasto solo col trio, Malfoy dispiegò
le labbra in un ghigno.
"Mi raccomando Lenticchia, medita sulle
parole di Piton." Disse, riferendosi a Ron.
Il giovane Weasley fece uno scatto in
avanti, ma fu bloccato dalla presa di Harry.
"Piantala Malfoy. Possibile che in un
anno tu non sia minimamente cambiato?" Gli domandò Hermione, contrariata.
"Cambiato?" Malfoy fece un'espressione
derisoria. "Ma certo che sono cambiato Mezzosangue. E presto ve ne accorgerete."
Harry alzò un sopracciglio, notando che quell'ultima espressione sembrava più
rivolta ad uno di loro in particolare.
Malfoy si voltò, dirigendosi verso la
stessa direzione presa in precedenza da Ginny.
"Tenetevi ben strette le persone che
amate."
Le parole di Malfoy giunsero come un
impercettibile bisbiglio alle orecchie di Harry.
Quel giorno, il destino aveva dato loro
un avvertimento. Un avvertimento che avevano, inconsapevolmente, ignorato.
**
Ginny osservò l'espressione soddisfatta
sul volto di Piton. Era chiaro come il sole che la presenza dei suoi ex protetti
l'aveva fatto rinascere a nuova vita. Fin dall'inizio della lezione, parole di
scherno ed offese erano state costantemente rivolte alla sua classe. Da circa un
quarto d'ora dall'inizio aveva fatto domande a raffica su tutti gli studenti di
Grifondoro, umiliandoli apertamente di fronte agli ex Serpeverde che,
naturalmente, sostenevano a parole il loro insegnante. Fortunatamente per lei,
Ginny aveva risposto correttamente a tutte le domande insidiose di Piton,
rispondendo con intelligenza, in modo pacato e per niente di sfida. Come lei,
anche Erika ebbe la fortuna di salvarsi dalle grinfie dell'insegnante.
Quando Piton prese a scrivere alla
lavagna la formula della pozione da creare, Ginny trasse un sospiro di sollievo.
"Bene, adesso dividetevi in coppie. Un
Grifondoro e un Serpeverde dovrebbero essere sufficienti per preparare questo
tipo di pozione." Dopo un secondo di silenzio continuò arcigno "Mi correggo. Un
Serpeverde dovrebbe essere più che necessario."
Erika, di fianco a Ginny, si voltò e
con suo grande disgusto scoprì di far coppia con Goyle. Ginny, sghignazzando per
la sfortuna dell'amica, notò con grande soddisfazione che il suo posto era
esattamente l'ultimo della fila di banchi. Con la bacchetta, fece comparire gli
ingredienti e il pentolone, preparandosi a creare la pozione individualmente.
"Cosa crede di fare, signorina
Weasley?" Piton le si parò davanti con aria minacciosa.
"Preparare la pozione."
Disse con
naturalezza Ginny.
"Capisco. Vada immediatamente insieme a
Malfoy e a Richardson." Disse Piton senza ammettere alcuna replica.
Delusa per la non riuscita del suo
intento, Ginny si avvicinò al banco del compagno e notò che il volto di
Richardson era bianco cadaverico. La ragazza si affiancò accanto al ragazzo,
cercando in tutti i modi di evitare qualsiasi contatto con il Serpeverde.
"Richarson!"
Sentendo il proprio nome pronunciato
dal tono autoritario di Malfoy, il Grifondoro ebbe un leggero sussulto, mentre,
con sguardo disperato, si voltò verso il biondo Serpeverde.
"Potresti dire alla stracciona della
Weasley che non ho la minima intenzione di rimanere coinvolto in qualche sua
geniale impresa?" Disse, puntando lo sguardo di fronte a sè. Senza dare il tempo
a Richarson di replicare, Ginny senteziò
"Richardson, potresti dire allo stupido
Furetto di evitare di fare il gradasso come a suo solito?"
Il giovane Grifondoro aprì la bocca
per parlare, ma fu malamente interrotto da un pugno di Malfoy contro il tavolo.
"Come osi, pezzente, darmi del
Furetto?"
"E tu come osi chiamarmi stracciona,
pezzo di cretino!" Ribattè risoluta Ginny, guardando Malfoy diritto negli occhi.
Accorgendosi che Richardson, in mezzo a
loro, aveva preso a tremare come una foglia, Ginny distolse lo sguardo da Malfoy
e cercò di concentrarsi sugli ingredienti della pozione.
"Una pozione del genere si è capaci di
preparla in pochi minuti, lo sai Weasley?" Disse derisorio Malfoy.
"Naturale, visto che ti sei diplomato
l'anno scorso. Nel caso in cui il tuo povero cervello limitato non lo avesse
capito io e Richardson siamo sempre all'ultimo anno." Gli rispose Ginny serafica.
Sentendosi in difficoltà, Malfoy
aggiunse.
"Queste pozioni ero capace di
prepararle anche senza l'aiuto del professore."
"Allora, genio, a te l'onore."
"Cosa succede qui?" L'ombra di Piton
coprì per intero l'esile figura di Ginny.
"Niente, professore," Senteziò Ginny in
modo arguto "Malfoy stava solo dicendo che avrebbe preparato da solo la
pozione, per dimostrarle la sua bravura con il passare del tempo."
Piton osservò Ginny e, pienamente
convinto delle parole della ragazza, elogiò la decisione di Malfoy. Quando il
professore scomparve alla loro vista, Malfoy digrignò i denti contro la giovane
Grifondoro.
"Maledetta!" Le disse, a denti stretti.
"Ma come, Malfoy? Non sono banali
queste pozioni per te?"
Imprecando contro la ragazza, Malfoy
iniziò a preparare la pozione, sotto allo sguardo vittorioso di Ginny. Al
termine della lezione, come aveva previsto, lei e Richardson non si presero alcun
merito da parte di Piton, ma godettero pienamente dello scherzo fatto a Malfoy.
**
"Una partita di Quidditch?" Harry
distolse l'attenzione dalla propria cena.
"Sì, avrà luogo domani pomeriggio.
Domani mattina cavalcherete le scope per allenarvi un po'. Ma per questo dovrete
parlare con il capitano della squadra." Ginny chiuse il pacco di fogli da cui
aveva appreso la notizia e con aria serena si sedette al proprio posto.
"Tu non fai parte della squadra?"
Sentendosi chiamata in causa, Ginny scosse la testa.
"No, essendo già prefetto e dovendo
studiare per gli esami, non avrei molto tempo da dedicare al Quiddicht."
"Io invece ero in squadra!"
Disse Ron
allegro, osservando che, in qualcosa, superava la sorella.
"Certo Ron," Disse Hermione acida "Con
l'unica differenza che non eri prefetto e che non studiavi."
"E' da tanto che volevo chiederti una
cosa, Hermione." Disse il giovane Weasley, guardando storto l'amica. "Che ho
fatto di male per ricevere tutte queste frecciatine?"
Hermione, fingendo indifferenza,
replicò "Niente. Prenderti in giro è altamente stimolante."
"Dovresti esserne fiero, Ron," Gli
disse Harry ridacchiando "Stimolare Hermione non è per niente facile."
"Oh, ma in questo tu dovresti riuscirci
meglio di me... amico mio."
Le parole chiare ed esplicite di Ron,
freddarono Harry e misero Hermione in tremendo imbarazzo. Ron, sorrise e,
ridacchiando per le due vendette ottenute in un sol colpo, addentò il coscio di
pollo che aveva nel piatto.
**
Dopo mangiato, tutto il divertimento
scatenato dalla battuta di Ron, volò via dai pensieri di Ginny. La giovane
Grifondoro stava in piedi, col busto ben eretto, di fronte a una porta che
mostrava chiaramente lo stemma dei Serpeverde sulla parte frontale. Bussò per
tre volte, fino a quando la porta di legno pesante si aprì di fronte a lei. Fece
un passo in avanti ed entrò nella Sala adibita agli ex studenti di Serpeverde.
Vedendola entrare e riconoscendola come la ragazza che aveva dato loro il
benvenuto, molti ragazzi l'accolsero con sguardi biechi e libidinosi.
Ginny si fece mentalmente coraggio e
cercò di simulare una voce sicura e per niente intimorita.
"Come Prefetto, sono venuta a dirvi che
domani pomeriggio si terrà una partita di Quidditch."
Sollevata dall'interesse che quella
notizia sembrava aver suscitato, Ginny continuò a parlare.
"Per maggiori dettagli dovrete
rivolgervi al Capitano della vostra squadra, la partecipazione è aperta a tutti.
Da quel che mi è stato detto pare che sarà uno scontro tra le quattro case. Le
squadre che daranno iniziò al torneo saranno scelte per estrazione."
"E dimmi, bellezza, tu saresti il
premio per il vincitore?"
Spiazzata per una simile pretesa, Ginny
non riuscì a non arrossire.
"Che domande stupide,"
Disse. "Chiaramente no."
"Oh, ma così ci togli il divertimento."
Replicò una voce alle sue spalle.
Prima ancora che Ginny potesse
riconoscere il padrone di quelle parole, sentì un braccio circondarle la vita e
sollevarla un poco da terra. Si voltò, pronta a schiaffeggiare l'autore del
gesto, ma la sua mano non giunse mai a destinazione. Draco Malfoy le sorrise
mellifluo, osservando lo sguardo sorpreso di Ginny con i suoi occhi grigi e
intensi.
"Potresti farci anche divertire. Non
dirmi che nel giro di un anno sei diventata una santarellina."
Ginny si liberò dalla stretta
esercitata alla sua vita, e, senza remora alcuna, diede uno schiaffo ben
assestato al biondo Serpeverde. Malfoy, strofinandosi la guancia lesa, mostrò
un'indifferenza che sorprese la ragazza.
La giovane Weasley si ritrasse
titubante e senza attendere un minimo gesto da parte di Malfoy, abbandonò la
stanza in fretta e furia, sbattendo con forza il portone di legno. Dopo pochi
passi, sentì una presenza alle sue spalle e una stretta micidiale attorno al suo
esile polso. Malfoy, avvolto dalla sua espressione imperturbabile, rinnovò la
sua presa intorno all'arto della ragazza.
"Non credere che permetta a una misera
Weasley di schiaffeggiarmi a questo modo." La voce monocorde del ragazzo,
spaventò non poco Ginny.
"E sentiamo, cosa vorresti farmi
Malfoy? Uccidermi?"
"Potrei farlo." Le rispose il
Serpeverde, privando la sua voce di qualsiasi emozione.
"Lo so perfettamente. Come so che non
lo farai." Disse Ginny, assumendo una punta di sicurezza nella voce.
Malfoy non rispose, si limitò ad
osservare la ragazza, esigendo una risposta solo con lo sguardo.
"Avanti, Malfoy. Non puoi uccidermi
rischiando di essere scoperto come un bambino. Se in questo momento morissi,
sarebbe facile pensare che sei tu il colpevole... sanno che mi hai seguito.
Mettere a repentaglio il tuo prestigioso posto ministeriale e macchiare il nome
dei Malfoy... i bravi bambini non lo fanno."
Ginny sentì le dita affusolate di
Malfoy stringere ulteriormente la sua pelle; a stento, Ginny trattenne un gemito
di dolore.
"Questo tuo comportamento irrispettoso
nei miei confronti... sta pur certa che prima o poi lo correggerò. E allora non
potrai permetterti nessuna di queste parole."
Ginny alzò un sopracciglio, non capendo
il senso di quell'affermazione.
"Tu non dovrai fare proprio un bel
niente Malfoy. Se proprio vuoi correggere qualcuno, inizia dalla Parkinson, o
ancor meglio dalla Zleger... e lascia in pace me." Riacquistato un po' del
coraggio perso, Ginny liberò il polso dalla stretta di Malfoy.
La ragazza fece per andarsene, ma
Malfoy la scaraventò contro la parete, impedendole qualsiasi via di fuga.
"Tu, Weasley, hai sempre vissuto in un
mondo pieno di stupide favole. Ma la realtà è ben diversa e prima o poi dovrai
accorgerti che nel mondo in cui vivi sei semplicemente un essere insignificante,
della cui vita non importa a nessuno."
Con quelle parole, Malfoy afferrò il
volto di Ginny ed unì, con violenza, le sue labbra a quelle della giovane
Grifondoro. Ginny gemette mentre un rigolo di sangue le scese lungo il mento,
macchiando il colletto della camicia. Malfoy abbandonò la presa sulla ragazza e,
sotto al suo sguardo terrorizzato, si leccò le labbra, assoporando il sangue di
Ginny. Un sorriso, che alla giovane Weasley parve terribile, comparve sulla
bocca sottile del Serpeverde.
"E quelle favole... sarò io a
distruggerle."
Senza pronunciare altre parole, Malfoy
prese a camminare verso la direzione della Sala. Ginny, benché immersa in uno
stato di completo terrore, sentì, seppur in modo impercettibile, la risata
gelida del ragazzo.
La giovane Grifondoro scivolò a terra,
mantenendo le spalle ben salde alla parete retrostante.
Sentì il bruciore delle lacrime
scenderle sulle guance, mentre, tra singhiozzi più o meno intensi, il destino
aveva preso a muoversi verso una direzione a lei del tutto sconosciuta.
**
"Ginny."
Hermione posò un mano sulla spalla
della ragazza e si sorprese, vedendola sussultare per quel semplice gesto. Da
due giorni, sia lei che Harry avevano notato un cambiamento nella giovane amica.
La vitalità, che di solito contraddistingueva la rossa Weasley, era
completamente scomparsa, lasciando il posto a una ragazza più pallida del
normale.
"C'è forse qualcosa che non va? Con noi
ne puoi parlare, sai?"
Ginny, seduta sul divano della Sala,
scosse con vigore la testa, accennando a un sorriso poco rassicurante.
"Tutto bene. Forse sono solo un po'
stanca per via degli esami. Vorrei avere il tuo cervello, Hermione."
La ragazza sorrise, scompigliando con
una mano la chioma di Ginny. Hermione sospirò parzialmente rincuorata.
"Cosa hai fatto al labbro?" domandò in
seguito, notando il piccolo taglio sulla bocca di Ginny.
La giovane Grifondoro simulò un
sorriso.
"Oh, questo?" domandò indicando la
piccola ferita ,"mi sono tagliata accidentalmente."
Vedendo Hermione poco convinta, Ginny
si affrettò a deviare la conversazione sulla partita di Quidditch ormai
imminente.
"Harry e Ron sono in squadra, vero?"
"Già, e come al solito Harry avrà il
ruolo del Cercatore."
"Mhm, Ron mi ha detto che avrà di nuovo
a che fare con i Bolidi. L'ultima volta che ha giocato a Quiddicht è caduto
dalla scopa per colpa loro. Se mamma lo sapesse gli impedirebbe di giocare... le
ci è voluto una settimana per rimettergli le ossa a posto."
Hermione rise sommessamente.
In seguito, osservando l'espressione
triste dell'amica, Ginny si incupì.
"Dimmi Hermione, non sono l'unica ad
avere dei pensieri, vero?"
Hermione, sorpresa per le parole
dell'amica, alzò di scatto la testa.
"Oh, ma che dici..." Il suo tentativo
di convincimento non fu molto brillante e, notando che l'espressione di Ginny
non era minimamente cambiata, sospirò.
"Lo sai perché siamo tornati ad
Hogwarts, Ginny?"
La domanda dell'amica, lasciò Ginny
interdetta.
"Mhm, credevo per darci una mano a
scegliere le nostre strade..." Disse la giovane Weasley pensierosa.
Hermione scosse con vigore il capo e,
guardandosi intorno, abbassò il tono della voce.
"Siamo qui per volere dell'Ordine."
Ginny sgranò lo sguardo, pensando che
sua madre non le aveva accennato niente nelle sue lettere.
"Una settimana prima del nostro arrivo,
Tu-sai-chi ha minacciato di uccidere quello che lui stesso ha definito il
futuro del vostro mondo."
L'espressione di Ginny sembrò non
cogliere il significato di quell'affermazione. Hermione, notando che l'amica non
aveva compreso, si morse il labbro inferiore.
"In altre parole vuole distruggere voi,
Ginny."
La giovane Weasley sussultò,
terrorizzata.
"Vuole distruggere tutti coloro che
frequentano Hogwarts. Il nostro futuro siete voi."
Capitolo 15 *** Sotto a un cielo color del sangue - parte c (Il passato che ritorna IV) ***
Capitolo 9
Sotto a un cielo color del sangue - parte c (il
passato che ritorna IV)
I believe in you
I'll give up everything just to find you
I have to be with you to live to breathe
You're taking over me.
Taking over me ~ Evanescence
Guardava il mondo al di fuori della finestra.
Guardava il suo mondo al di fuori di Hogwarts.
Le grida incitanti che si sollevavano dai campi di
Quidditch le parvero meri sussuri, mentre le parole di Hermione continuarono a
volticarle in testa senza tregua. Quella mattina aveva osservato i volti ignari
dei propri compagni, la natura ridente che aveva circondato il castello di
Hogwarts.
Tutto ciò a cui lei teneva, tutti i suoi sogni, la sua
vita stessa erano minacciati dall'incombente presenza dell'Oscuro Signore.
E a quel pensiero, si sentì terribilmente male.
"Weasley, ti stanno cercando giù ai campi."
Ginny si staccò dalla finestra e guardò una giovane
Grifondoro che, con aria serena, era stata incaricata di cercarla.
"Vado subito, grazie."
La ragazza fece un cenno di saluto col capo e scomparve
alla vista della rossa.
Rimasta di nuovo sola, Ginny guardò i prati verdi che
si estendevano oltre ai suoi occhi. Tutta la loro magnificenza era a malapena
racchiusa dalle cornici della grande vetrata. Cercò di catturare con lo sguardo
ogni minimo particolare, di impremere nella memoria ogni singola cosa.
Lo fece come se fosse stata l'ultima possibilità
concessale.
Mentre camminava in direzione dell'entrata, la voce di
Hermione suonò nitida alle sue orecchie. L'amica, con aria trafelata, le sorrise
mestamente e l'afferrò saldamente per un braccio.
"Hermione?" Ginny si sorprese, perché era raro vedere
la ragazza di fronte a lei agitata per qualcosa. Hermione, infine, afferrò le
spalle di Ginny, mostrando un'aria terribilmente seria.
"Ginny, non dar troppo peso a quello che ti ho detto!"
"Come?" domandò stranita la rossa.
"Lo so che è terribile e che non è facile non pensarci,
ma... non ti devi preoccupare! Noi siamo qui appositamente per difendervi."
Ginny sorrise al tentativo dell'amica di rincuorarla.
"Non avrei mai dovuto dirti una cosa
simile, mi dispiace. Se tua madre od Harry lo sapessero mi rimproverebbero
all'istante. Sono stata una stupida a terrorizzarti a questo modo." Disse Hermione tutto d'un
fiato.
Ginny afferrò le mani di Hermione poste sulle sue
spalle.
"Non ti preoccupare Hermione. Va tutto bene. E' stato
una notizia scioccante, ma non mi faccio mettere così facilmente a tappeto. Il
solo fatto che tu, Ron ed Harry siate qui per proteggerci è già una grande
consolazione." Disse con sincerità Ginny.
La giovane Weasley notò il volto di Hermione
rilassarsi.
"Però non capisco per quale ragione anche i Serpeverde
siano stati mandati ad Hogwarts."
Hermione osservò il volto corrucciato di Ginny e scosse
la testa.
"Benché siano una grave minaccia per noi, invitare
tutti tranne i Serpeverde sarebbe stato un gesto troppo rischioso, e avrebbe
messo in pericolo il piano dell'Ordine. Ascolta Ginny..."
Hermione afferrò una mano dell'amica.
"Qualunque cosa succeda, non dire niente a nessuno di
ciò che ti ho detto. Va bene?"
Ginny annuì con convinzione e, qualche minuto dopo,
camminò oltre il grande portone della scuola. In lontananza intravide un gruppo
di ragazzi che, come riconobbe dalle loro uniformi, appartenevano alla Casa di
Serpeverde. Al pensiero di Malfoy e al ricordo del loro incontro, il corpo di
Ginny si irrigidì per la paura, che le impedì di muoversi anche solo di un
passo.
Gli studenti le passarono oltre e riconoscendola come
una Griffondoro, sorrisero maliziosi come era consuetudine. Quando li vide
scomparire dietro al grande portone di Hogwarts, ogni singola parte del corpo di
Ginny si rilassò, mentre il suo cuore prese a battere normalmente.
Aggiunto alla preoccupazione comunicatale da Hermione,
anche l'inusuale comportamento di Malfoy nei suoi confronti la rendeva agitata.
Si sfiorò il labbro ferito con le dita, e rabbrividì al ricordo del bacio.
"Ah, eccoti qui Weasley."
Ginny alzò lo sguardo e vide procedere verso di lei il
Capitano dei Tassorosso.
"Ciao Jewett." Disse con tono piatto lei.
Non sopportava quel ragazzo.
"Sei tu il prefetto che deve registrare i nomi dei
membri? Sei in ritardo." Disse Jewett senza guardarla in volto.
"Chiedo venia." Disse Ginny freddamente, sollevando i
palmi delle mani in cenno di resa.
Camminarono fianco a fianco fino ai bordi del campo di
Quidditch. Tra le fila dei Griffondoro scorse Harry e Ron che la salutarono con
un cenno della mano. Ginny ricambiò il saluto e sedette su una panchina, afferrò
dei fogli e aprì un registro sul quale scrivere il nome dei partecipanti. Ad uno
ad uno, chiamò a gran voce i membri della squadra dei Griffondoro, consegnando
le divise e le scope a ciascun giocatore.
"Penso che avrò dei problemi senza la mia scopa."
Mugolò Ron alla sorella.
"Oh, avanti. Ti giudichi tanto bravo a questo gioco...
la scopa dovrebbe essere l'ultimo dei tuoi problemi." Disse Ginny, indicando il
baule contenente i Bolidi. Vide il fratello deglutire pesantemente e scosse il
capo rassegnata.
"Ginny, non dire niente alla mamma." la pregò Ron come
un bambino.
"Va bene, va bene," Disse la ragazza consegnando nelle
mani del fratello la divisa tipica della loro Casa ,"ma smettila di lagnarti."
"Ti occupi perfino di queste cose?" Le domandò Harry,
sorpreso.
"Sono il miglior prefetto in circolazione,"
Disse in
tono scherzoso Ginny.
Harry sorrise.
"Qual è la mia scopa?" domandò con aria curiosa.
"Questa" fece Ginny, passando nelle mani del ragazzo
una FireBolt SuperPlus. Il Bambino Sopravvissuto sgranò gli occhi per lo
stupore.
"Ma questa è la scopa che avevo l'ultimo anno!"
Ginny sorrise alla felicità dell'amico.
"E' un piccolo regalo da parte della McGranitt." E con
quelle parole, Ginny vide Harry allontanarsi con un sorriso enorme stampato
sulle labbra.
Notando che Harry era l'ultimo membro dei Griffondoro,
Ginny fece comparire le divise delle restanti squadre.
"La prossima squadra è la mia."
Ginny sollevò lo sguardo e riconobbe George Havalon,
capitano della squadra di Serpeverde.
"Dammi la lista," Disse Ginny allungando un braccio
verso il ragazzo.
Havalon le porse il foglio dei membri che Ginny, con
scarsa voglia, si mise a percorrere con lo sguardo.
Leggendo a chiare lettere il nome di Draco Malfoy,
Ginny sollevò di scatto la testa, sentendosi una preda braccata.
"Qualcosa non va, Weasley?" le domandò Havalon.
"N-no," sospirò Ginny ,"fa venire avanti i tuoi
giocatori."
Ginny strinse il foglio che teneva tra le mani, mentre
la paura di trovarsi faccia a faccia con il biondo Serpeverde diventava sempre
più persistente. E dopo mezz'ora le sue paure si concretizzarono.
Quando Malfoy giunse di fronte a lei, Ginny non sollevò
lo sguardo; rimase seduta sulla panchina, scrivendo il nome del ragazzo nel
proprio registro e maledì la propria mano che tremava vistosamente. Dopodiché,
si portò in piedi e afferrò la divisa verde da dare a Malfoy.
"Che c'è Weasley? Hai forse paura di me?"
Malfoy sorrise notando il disagio che scatenava nella
rossa.
"Ecco la tua divisa." Disse Ginny, evitando con
eleganza la domanda del Serpeverde e guardandolo per la prima volta negli occhi.
"Grazie." mormorò Malfoy del tutto indifferente alla
divisa.
"E questa è la tua scopa."
Dopo averla presa in mano, Malfoy sorrise arcigno.
"La stessa con cui ho sconfitto Potter."
"Un regalo di Piton." Disse Ginny, desiderando
terminare la conversazione col ragazzo al più presto.
Notando che Malfoy non se ne andava, Ginny lo guardò
contrariata.
"Malfoy, adesso puoi andare."
Disse con tono acido.
Il Serpeverde sollevò una mano verso il volto della
ragazza e il gesto fece chiudere gli occhi a Ginny. Sentì un tocco leggero sulle
proprie labbra e quando aprì gli occhi, capì che Malfoy le stava toccando il
taglio che le aveva causato. Imbarazzata per la situazione, Ginny arrossì
vistosamente, mantenendo un'aria dubbiosa.
"Ti fa male?"
Ginny socchiuse la bocca per rispondere, sorpresa dal
tono che Malfoy aveva usato per rivolgerle la domanda.
"Sì." Rispose Ginny con tutta la sincerità di cui era
capace.
Vide le labbra di Malfoy dispiegarsi in un ghigno,
mentre il Serpeverde tornava ad assumere la sua usuale espressione.
"E farà ancora più male, Weasley."
E con la stessa indifferenza con cui si era avvicinato,
Malfoy raggiunse la propria squadra. Ginny l'osservò per tutto il tempo che le
fu disponibile; non sapeva come, non sapeva in cosa, ma il Malfoy che era
tornato ad Hogwarts dopo un anno di lontananza era cambiato. Essendo a
conoscenza in parte dei piani dell'Oscuro Signore, Ginny vide il giovane
Serpeverde come una minaccia. Aveva la sensazione che in qualche modo Malfoy
fosse come una miccia inesplosa. Nessuno, nemmeno l'Ordine, era a conoscenza del
suo reale ruolo tra le schiere di Voldermort.
Perché Malfoy non poteva non essere un Mangiamorte.
Con quei pensieri, Ginny tornò verso il castello per
consegnare il registro compilato a Madama Bum. E fu proprio all'entrata che notò
una carrozza maestosa. In parte curiosa, Ginny lanciò uno sguardo allo stemma
rappresentato sulla porta del mezzo, senza tuttavia riconoscere il simbolo per
via della lontananza. Quando distolse l'attenzione dalla carrozza, cadde
rovinosamente a terra.
"Maledizione, vuoi stare attent-"
Capendo di aver urtato contro qualcuno, Ginny sollevò
lo sguardo e si freddò nel riconoscere Lucius Malfoy. L'uomo, avvolto nei suoi
preziosi abiti, sembrava averla riconosciuta e questo Ginny lo capì dalla
smorfia che le venne rivolta.
"Ah, sei tu." Disse Lucius inespressivo, osservando
Ginny con lo stesso sguardo del figlio. La ragazza non potè fare a meno di
pensare quanto il figlio somigliasse al padre, nell'espressione e nel
portamento. Dal loro ultimo incontro, Ginny notò che Lucius Malfoy era cambiato
ben poco, ad eccezion fatta che per qualche filo argentato di capelli. La sua
espressione arcigna e malvagia era invece rimasta sempre la stessa.
"Mi scusi." Disse Ginny, con tono sommesso.
Lucius sbuffò, sollevando con il respiro una ciocca dei
suoi lunghi capelli.
"Sei sempre tra i piedi, esattamente come tuo padre."
Detto ciò, allungò il suo bastone nero nella direzione di Ginny.
"Alzati, prima che qualcuno possa pensare male."
Disse
Lucius con voce tagliente.
Ginny eseguì ciò che le era stato detto come un ordine,
aiutandosi con il bastone ad alzarsi.
"Vedi di guardare dove vai la prossima volta. Potrei
non essere così indulgente."
"Sissignore." rispose Ginny.
Ginny fece un veloce inchino e, quando passò oltre
Lucius, la voce di tagliente di quest'ultimo bloccò i suoi passi.
"Anche se Draco è mio figlio, Weasley, per me varrai
sempre e comunque meno di niente."
E con quelle parole, salì sulla carrozza che, con uno
scossone, si allontanò lungo il viale del castello. Ginny, dal canto suo,
sollevò il registro da terra e fissò il portone semi aperto di fronte a sè.
Lucius Malfoy era sospettato di essere un Mangiamorte a tutti gli effetti. Più
volte era stato visto dai membri dell'Ordine durante le lotte provocate
dall'insorgenza di Voldermort.
Al solo pensiero di aver toccato un Mangiamorte, un
devoto di Voldermort, Ginny si strinse il registro al petto e prese a correre
dentro ad Hogwarts. Nonostante tentasse di ignorare il brivido lungo la schiena,
Ginny cercò di capire le ultime parole pronunciate dal padre di Malfoy. Nessun
significato. Per lei non avevano significato. Le parole di Lucius e lo strano
comportamento del figlio fecero nascere in lei il verme del dubbio e della
paura.
**
Quello stesso pomeriggio, ebbe inizio il torneo tanto
decantato dagli ospiti di Hogwarts. Nelle tribune del campo da Quidditch
risiedevano un gran numero di persone tra professori e studenti venuti per fare
il tifo alla propria Casa. La prima estrazione vide, per ironia della sorte,
Grifondoro e Serpeverde al primo turno di eliminazione. La rivalità ancorata da
sempre tra le due Case aveva richiamato anche gli studenti di Tassorosso e
Corvonero che simpatizzavano per l'una o per l'altra squadra.
Sugli spalti, le tifoserie acclamavano a gran voce i
nomi dei giocatori, in particolar modo quelli di Harry e di Malfoy. Ginny
camminava nei corridoi degli spogliatoi di Grifondoro insieme ad Hermione;
l'intento delle due ragazze era quello di superare la folla di fan accaniti per
augurare la vittoria sia ad Harry che a Ron. Quell'evento gioioso e tanto atteso
sollevò l'umore pessimo di Ginny, strappando un sorriso al volto della ragazza.
"Noi vi guarderemo dalle tribune! Dateci dentro!"
Disse
Ginny ad Harry.
"Ron, sta attento ai Bolidi!"
Disse Hermione,
sinceramente preoccupata per l'amico.
"Non ti preoccupare, mi hanno ben dotato."
Disse il
ragazzo, dando una pacca sulla protezione che indossava.
"Guardatevi anche dai Serpeverde,"
Disse Ginny ,"sapete
bene che quelli hanno sempre giocato sporco." Il chiaro riferimento della
ragazza andava a Draco Malfoy.
Quando giunsero nel corridoio principale, Ginny salutò
Hermione con la promessa di raggiungerla in un secondo momento. Successivamente,
il suo sguardo intravide l'esile figura di Pansy Parkinson che, da dietro un
angolo, sbirciava qualcuno o qualcosa con molto interesse.
"Tipico della tua persona," le disse Ginny, arrivandole
alle spalle. Pansy sussultò per lo spavento ed accortasi di Ginny le rivolse una
smorfia orribile.
"Non impicciarti, Weasley." le disse, tornando a
guardare l'oggetto del suo interesse.
Ginny si sporse un poco più in avanti di Pansy e vide
la causa di tanto interesse.
"Gelosa, Parkinson?"
Ginny sorrise alla Serpeverde con fare canzonatorio. A
pochi passi da loro Malfoy e Zleger stavano parlando tra loro. Il fastidio che
aveva provato nel vederli insieme la prima volta venne surclassato
dall'espressione furente e gelosa di Pansy. La giovane Serpeverde spintonò
Weasley con rabbia, imprecando contro di lei. Dopodiché l'attenzione di entrambe
le ragazze fu catturata dal movimento della giovane Corvonero. Ginny si nascose
dietro Pansy ed entrambe guardarono con stupore la ragazza che afferrava con
violenza la manica di Malfoy.
"Come si permette quella sgualdrina?" sibilò Pansy,
vedendo il gesto.
"Stà buona, Parkinson!" la incitò Ginny, curiosa di
sapere cosa stesse accadendo tra i due.
Le grida provenienti dalle tribune impedirono alle due
ragazze di seguire la conversazione dei due fidanzati, ma a giudicare dal
comportamento di Zleger e dall'espressione di Malfoy, Ginny pensò che non doveva
trattarsi di una conversazione felice.
Sia Pansy che Ginny sussultarono all'unisono quando
Zleger, con tutta la forza di cui sembrava capace, schiaffeggiò Malfoy. Pansy
fremette dalla rabbia, mentre Ginny osservò la solita espressione indifferente
del ragazzo. Un secondo dopo, le due ragazze furono travolte da Rosemary che,
senza nemmeno notarle, corse verso l'esterno. Mentre lo sguardo di Ginny seguiva
sempre la figura di Rosemary, Pansy si trovò faccia a faccia con il proprio
adorato.
"Cosa fate voi due qui?" domandò Malfoy, portandosi la
propria scopa sulle spalle.
"Oh, niente! Volevo solo augurarti buona fortuna!"
Disse Pansy, intimorita.
"Non ho bisogno dei tuoi auguri, Parkinson. Vincerò
sicuramente." replicò freddo.
"Hai ragione, scusa. Sono stata una sciocca. Ci
vediamo!" Pansy corse oltre Ginny che, a quel punto, si accorse di essere
rimasta sola.
"E tu Weasley? Trovi divertente origliare i discorsi
degli altri?"
"Abbastanza." Disse Ginny presa alla sprovvista.
"Ti consiglio di non dire a nessuno quello che hai
visto." Disse Malfoy a denti stretti e con aria minacciosa.
"E perché questo non l'hai detto anche a Pansy?"
domandò curiosa Ginny.
Malfoy anticipò la propria risposta con un sorriso
scontato.
"Perché lei fa esattamente tutto ciò che voglio io."
Disse con una semplicità che a Ginny parve disarmante.
"Dovresti trattare meglio le donne, Malfoy." replicò
Ginny indignata.
"Trattarle meglio?" rise il Serpeverde. "E a che pro?
E' divertente vedere quanto possiate essere succubi di noi uomini."
"Non vedo perché tu debba includere anche me."
Malfoy sorrise di fronte alla cocciutaggine della
ragazza. Con mossa improvvisa, il Serpeverde afferrò un braccio di Ginny,
attirandola a sè e nascondendosi dietro alla parete del corridoio principale. In
un secondo momento afferrò il volto di Ginny, premendo le sue labbra contro
quelle della ragazza.
Memore del loro penultimo incontro, Ginny irrigidì le
labbra, cercando di sciogliersi dall'abbraccio del Serpeverde, ma la stretta di
Malfoy fu comunque ben salda. Quando ad entrambi mancò il respiro, Malfoy scostò
il proprio volto, osservando con soddisfazione il rossore pronunciato sulle
guance della ragazza.
"Come vedi, non è difficile farvi arrossire." proferì
Malfoy con sguardo divertito.
Ginny rimase senza parole. Rispetto all'ultima volta,
il bacio di Malfoy non era stato per niente aggressivo. Quando il ragazzo
allentò la presa attorno a lei, con il chiaro intento di andarsene, Ginny
afferrò una manica della sua divisa, strattonandolo indietro.
"Si può sapere che intenzioni hai?" domandò Ginny,
nemmeno lei ben convinta delle proprie parole.
"Di che diavolo stai parlando, Weasley?" rispose
sprezzante Malfoy.
"Si può sapere che gusto ci provi a tormentarmi in
questo modo?" gridò Ginny tutto d'un fiato.
Malfoy guardò il volto ostinato della ragazza e, dopo
essersi guardato intorno, la spinse dietro alla parete.
"Oggi ho incontrato tuo padre e mi ha fatto un discorso
strano!"
"Mio padre?!" Il volto di Malfoy fece uno scatto
improvviso.
Ginny si ritrasse, stupita per aver suscitato una
simile reazione nel ragazzo.
"Che ti ha detto?"
"N-niente di particolare," balbettò Ginny ,"è stata la
situazione in generale ad essere
strana."
Malfoy rimase in silenzio; Ginny giurò di vedere una
goccia di sudore scivolare lungo le guance pallide del Serpeverde. Da come stava
reagendo, Ginny intuì che nemmeno il figlio era stato messo al corrente
dell'arrivo del padre. Benché Ginny non stesse comprendendo affatto la
situazione, sentiva un senso di profonda angoscia nascerle dentro.
Dall'esterno, entrambi furono riportati alla realtà
dalla voce del preside Silente che invitava le squadre a presentarsi nel campo.
Malfoy fece un passo indietro, lasciando cadere la scopa a terra. Ginny osservò
i movimenti del ragazzo, fino a quando scorse la bacchetta del Serpeverde ben
impugnata in una mano. Vedendosi puntata una bacchetta addosso, Ginny
retrocedette impaurita e, invano, cercò la propria bacchetta alla vita.
"Cercavi forse questa?" le domandò Draco, sollevando in
alto l'arma della ragazza.
"Nel posto in cui andrai, non ti servirà a molto."
Ginny rimase immobile, impossibilitata a difendersi.
Sentiva il cuore batterle all'impazzata e il sangue fluirle nelle vene a una
velocità impressionante. Di fronte a lei, Draco Malfoy mosse le labbra
silenziosamente, disegnando cerchi concentrici con la punta della propria
bacchetta.
E il resto fu il niente.
**
Hermione abbassò lo sguardo verso le gradinate, ma
benché stesse guardando da più di un quarto d'ora, non notò Ginny tra la folla.
Nello stesso istante, le squadre di Grifondoro e Serpeverde fecero il loro
ingresso in campo, acclamate dalle rispettive tifoserie.
Harry si sistemò le lentì sul naso ed impugnò la
propria scopa con grande determinazione. Nell'ultimo torneo che aveva giocato,
la sua squadra era stata malamente vinta dai Serpeverde e quella occasione
rappresentava per lui una rinvincita. Al suo fianco, Ron controllava la propria
divisa con un lieve velo di preoccupazione dovuto ai Bolidi. Le grida di
incitamento che si innalzavano attorno a loro li catapultarono un anno indietro
nella loro vita.
Al loro fianco, la squadra avversaria, sfilava con la
stessa imponenza. Nella sua identica posizione c'era Malfoy, Cercatore scelto
dei Serpeverde. Esattamente come un anno prima. Draco Malfoy rivolse lo sguardo
verso quello di Harry, ma la sua usuale espressione derisoria non era presente
nei suoi lineamenti e di questo, Harry se ne sorprese.
Malfoy strinse tra le mani la propria scopa, dando poca
importanza allo sguardo persistente di Harry. Il suo primo pensiero era stato
quello di abbandonare la partita per lasciare Hogwarts, visto che, dopo ciò che
aveva fatto, anche la scuola di magia più prestigiosa non rappresentava più un
luogo sicuro per lui.
Il fischio di Madama Bum fece disporre tutti i
giocatori nelle rispettive posizioni. Con la stessa leggiadria di un tempo, sia
Draco che Harry si sollevarono da terra a cavallo delle loro scope. Il vento
sferzò i capelli biondi del Serpeverde che, con mossa nervosa, li scostò dal
volto. Quando il suono del fischietto di Madama Bum risuonò nell'aria, i due
Cercatori sfrecciarono nell'aria alla ricerca del Boccino d'Oro. Sotto di loro,
l'intero campo di Quidditch veniva attraversato da ogni parte dai restanti
giocatori delle due squadre.
Intravisto il Boccino dietro a uno stendardo del campo,
Draco si abbassò sul calcio della scopa per sfruttarne al meglio la velocità.
Harry, vista la mossa dell'avversario, si precipitò all'inseguimento di Malfoy.
Harry affiancò Malfoy ed entrambi iniziarono a spalleggiarsi cercando di
disarcionarsi a vicenda.
"Arrenditi Potter, anche stavolta saremo noi a
vincere."
"Risparmia il fiato per combattere, Malfoy."
Nel momento stesso in cui entrambi stavano curvando
attorno ad una delle torrette, Harry fu raggiunto da delle grida insolite
provenienti dal campo. Distolto lo sguardo dall'oggetto alato, Harry abbassò gli
occhi e vide gran parte degli studenti riversarsi nel campo e scendere le
tribune come presi dal panico. Istintivamente alzò lo sguardo verso Malfoy che
lo stava osservando a sua volta. Il volo delle loro scope rallentò
progressivamente fino a fermarsi del tutto.
"Che sta succedendo?" gridò Harry osservando la
situazione sotto di lui.
"Quello che sarebbe dovuto accadere da tempo,
Potter." Disse
Malfoy, sbottonandosi il mantello all'altezza delle spalle.
Harry lanciò uno sguardo oltre le spalle di Malfoy e
vide un gruppo di persone incappucciate che, agitando le loro bacchette,
scagliavano incantesimi contro il campo. Comprendendo all'istante chi fossero i
maghi in questione, afferrò violentemente Malfoy per il colletto dell'uniforme.
"Non dovresti perdere il tuo tempo con me, Potter."
Harry lo liberò dalla sua stretta, rivolgendogli uno
sguardo di puro odio.
"Approfitta di questo momento per fuggire Malfoy;
perché la prossima volta che ti avrò tra le mani ti ammazzo, lurido
Mangiamorte!"
"Fa come ti pare. Ma voglio solo dirti una cosa: se
uccidi me anche Ginevra Weasley farà la stessa fine."
Senza dare ad Harry il tempo di replicare, Malfoy
sfrecciò lontano.
**
Sotto ad Harry, la battaglia stava infuriando. Numerosi
Mangiamorte, a cavallo delle loro scope, avevano raggiunto il campo da Quidditch
e stava mietendo vittime con i loro incantesimi. Silente, affiancato da tutti i
professori della scuola, aveva innalzato una barriera protettiva per permettere
agli studenti di fuggire nel castello. Tutti gli Auror presenti, armati delle
loro bacchette, combattevano corpo a corpo con ogni avversario che capitava loro
a tiro.
Toccata terra, Harry gettò lontano la scopa ed accorse
tra la folla sfoderando la propria bacchetta. Con sguardo terrorizzato, vide
molti degli studenti accasciati a terra e sanguinanti. Il trambusto creato dalle
grida e dagli schiocchi notevoli delle bacchette assordava l'aria nel raggio di
molti metri. Alcuni Mangiamorte, intravistolo, gli si gettarono contro,
lanciandogli addosso Schiantesimi con il chiaro intento di ucciderlo.
Uno di questi lo sfiorò ad un braccio, causandogli una
ferita sanguinante benché poco profonda. Harry contraccambiò l'attacco con ogni
tipo di magia, annullando completamente tre dei suoi avversari. Chiuse gli
occhi, tentando di percepire con ogni fibra del suo essere i propri compagni. In
lontananza intravide Ron combattere apertamente con un Mangiamorte, mentre a
distanza di pochi metri, Hermione era circondata da due seguaci di Voldermort.
Con uno scatto poderoso delle anche, Harry spalleggiò
Hermione, visibilmente felice di vederlo sano e salvo.
L'offensiva di Silente riuscì ad arrestare l'impeto dei
Mangiamorte, permettendo a molti di chiudersi nelle mura del castello. Una volta
dentro, la situazione si presentò nella sua mostruosità più totale. La maggior
parte degli studenti era intrisa di sangue tanto che era difficile stabilire se
fosse sangue nemico o meno.
Alcuni studenti si era accasciati privi di forze contro
le pareti rocciose, mentre le lacrime rigavano loro le guance. Le divise delle
ragazze erano lacerate in più punti segno che avevano rischiato più volte
violenze. Gli studenti di Serpeverde, anch'essi terrorizzati dall'improvviso
attacco, sedevano inermi ed in gruppo, troppo timorosi per le possibili
ritorsioni contro di loro. Come pensò Harry, i Mangiamorte avevano concentrato
il loro attacco su tutti coloro che non vestivano il verde della serpe.
La figura agile di Ron, che dai recessi del castello
avanzava verso di lui, fece ricordare ad Harry le parole di Draco Malfoy.
D'improvviso, l'angoscia già esistente per via dell'attacco, si fece più intensa
al pensiero di Ginny.
"Harry!" Ron, raggiuntolo, si chinò sulle ginocchia
respirando a fatica. "Non riesco a trovare Ginny!"
Harry osservò interdetto l'amico, incapace di dare al
ragazzo una risposta concreta, ma soprattutto veritiera. Notando l'esitazione
del moro, Ron afferrò con disperazione le braccia di Hermione che, nel mente, si
era avvicinata ai propri amici.
"Hermione hai visto Ginny?"
La ragazza, sorpresa per quella reazione improvvisa,
sussultò spaventata.
"Adesso, calmati Ron!" Harry afferrò un braccio del
rosso, cercando di calmare la sua ansia. "Sono sicuro che Ginny è da qualche
parte... al sicuro." Harry si morse il labbro inferiore: alla fine, aveva
cercato di rassicurare l'amico con parole di circostanza; nemmeno lui sapeva
dove fosse la giovane Weasley.
"Ginny doveva raggiungermi sulle tribune... ma alla
fine non è venuta. L'ultima volta che l'ho vista è quando ci siamo salutate
negli spogliatoi." Disse Hermione, rivolta verso ai due compagni. "Ma è
possibile che sia riuscita a scappare, potrebbe essere nel castello in mezzo
agli altri Grifondoro!"
"Esatto, " prese a dire Harry guardando Ron ,"prima di
lanciare ipotesi errate, dobbiamo riferire tutto a Silente."
Weasley annuì rassegnato. Per il momento, non potevano
agire diversamente.
**
Di fronte a Silente, Ron si dimostrò molto irrequieto.
La preoccupazione per Ginny e la paura di saperla morta, andavano di ora in ora
sempre crescendo; anche Erika, sotto precise domande del preside, aveva ammesso
di non aver visto l'amica per gran parte della mattinata. Silente aveva dato
l'ordine a Gazza di ispezionare ogni centimetro del castello, aiutato da tutti i
professori disponibili. Ma il rapporto del custode fu negativo: nessuno si era
nascosto negli anfratti del castello. Tutti gli studenti erano stati condotti ai
propri dormitori dove ricevevano ogni cura necessaria e nella Sala Comune di
Griffondoro, Ginny non rispose all'appello della McGranitt.
"Ginny è là fuori! IO me lo sento!" urlò Ron, mentre si
trovava sempre con Harry ed Hermione nella stanza di Silente.
"Adesso calmati!" Gli intimò contro Harry, afferrandolo
per un braccio. Ron allontanò con violenza la presa di Harry, lasciando
un'espressione sbigottita nel volto del moro.
"SONO STUFO di sentirmi dire che devo calmarmi!
Merlino
santo Harry, Ginny è la FUORI! Ci sono i Mangiamorte che hanno circondato il
castello e man mano che il tempo passa mia sorella rischia di MORIRE! Se già non
è morta, cazzo!"
Quando Ron smise di parlare, Harry notò con un velo di
tristezza la minaccia sempre più pressante della morte di Ginny.
"Mi scusi..." Disse Ron, rivolto a Silente. Il preside
scosse il capo, comprensivo.
"Quando l'attacco è iniziato..." prese a dire Harry,
sedendosi su una poltrona ,"Draco Malfoy mi ha parlato di Ginny."
A quelle parole, Ron scattò contro Harry, afferrandolo
al collo.
"Quel BASTARDO, cosa ha fatto a
Ginny?"
"Adesso basta Ron!" gli gridò Hermione, mentre Ron
lasciava andare la propria presa sull'amico.
"Non lo so," Disse Harry, tornando a sedersi composto
sulla poltrona , "ma non possiamo toccare Malfoy, Ron."
"Malfoy mi ha detto che morto lui, anche Ginny sarebbe
stata uccisa. Non ho mai creduto a Malfoy, ma stavolta, per il bene di Ginny...
voglio provare a farlo."
La stanza affondò nell'assoluto silenzio.
"Mhm." Silente si sistemò i piccoli occhiali a
mezzaluna. "A questo punto non ci resta che trovare il signor Malfoy. Lui potrebbe dirci
dove si trova la giovane Weasley. Però, per quanto sia addolorato
nell'ammetterlo, Ginevra Weasley non è al momento la causa principale dei nostri
problemi."
Ron, furente, sbattè le mani sulla scrivania del
preside.
"Cosa vorrebbe dire che mia sorella al momento non è il
problema principale?"
Silente rimase impassibile di fronte all'ira del rosso
Weasley. "Ho più di un centinaio di persone da difendere dentro a queste mura,
signor Weasley. E benché la sorte di sua sorella mi stia molto a cuore,
purtroppo non posso privare il castello dei suoi difensori per andare a
cercarla."
"La vita di mia sorella non è ugualmente
importante?" urlò Ron, con le lacrime che gradualmente gli pungevano gli
occhi.
"E la vita di più di un centinaio di persone, l'ha
presa in considerazione?" rispose il preside, austero.
"A me non importa se Hogwarts crolla da un momento
all'altro, non mi importa di mettermi in salvo come un codardo! Io VOGLIO mia
sorella! E per trovarla basterò solo io! IO andrò a salvare la persona che
amo!" Disse Ron, uscendo dalla stanza di Silente, con un cigolar di cardini.
"Se permette, preside, io andrò insieme a Ron."
Disse
Harry, facendo un passo avanti.
"Il giovane Weasley ha completamente frainteso i miei
intenti. Trovare la giovane Weasley è un'azione prioritaria per l'Ordine. Ma se
avessi mandato tutti gli Auror per trovarla, probabilmente tutti gli altri
sarebbero morti. Comprendo i sentimenti del giovane Weasley, ma io, ancora prima
di essere uomo, devo essere un preside. E come preside, devo proteggere le
persone che sono state affidate alla mia tutela." Disse Silente, sorridendo
pacatamente.
"Noi lo sappiamo," Disse dolcemente Hermione ,"ed anche
Ron lo sa. Ma Ginny è una delle persone più importanti per lui e per questa
ragione, non me la sento di biasimarlo. Come Harry, chiedo il permesso per
affiancarlo nella sua uscita."
Silente fece un cenno d'assenso col capo e prima che i
due Auror lasciassero la stanza, il preside rivolse loro queste ultime parole.
"Trovate Malfoy. Non uccidetelo, ma portatelo qui.
Potrebbe esserci utile."
"Sarà fatto." Dissero all'unisono.
**
Quando aprì gli occhi, oltre al buio che l'avvolgeva,
sentì un dolore lancinante alla base del collo. Mosse una mano e, nel silenzio
più assoluto, si sorprese nell'udire un suono metallico e stridente. I suoi
sensi presero pian piano a riaffiorare, finché non percepì una morsa gelida
attorno ai suoi polsi. La luce, fino a quel momento inesistente, comparve
all'improvviso. Ginny chiuse gli occhi di scatto, violentemente feriti dalla
luce accecante che aveva illuminato il luogo in cui si trovava.
"Svegliati."
Ginny, senza più preoccuparsi della luce, diresse il
proprio sguardo di fronte a sè.
Draco Malfoy, avvolto nei propri abiti neri, la stava
osservando con sguardo indifferente. La ragazza, ricordando la bacchetta dell'
ex-Serpeverde puntata contro di lei, ebbe un sussulto di paura. Con un gesto
incondizionato, Ginny avvicinò una mano laddove era solita portare la propria
bacchetta, ma constatò che era completamente indifesa.
"Ti ho già detto che qui non hai bisogno della tua
stupida bacchetta." le disse Malfoy, con un sibilo.
Ginny fece per rispondere al ragazzo, ma con suo grande
stupore, non sentì la propria voce. Convinta di aver mosso le labbra, Ginny fece
un secondo tentativo. Malfoy la osservò per tutto il tempo con uno sguardo
illeggibile. Solo dopo qualche minuto, Ginny sollevò i polsi all'altezza del suo
petto: due forti lacci d'acciaio intrappolavano nella loro morsa i suoi arti,
mentre attraverso delle catene, la legavano saldamente al letto su cui stava
semi-sdraiata. Ginny strattonò le catene, senza alcun risultato.
"E' inutile, quelle catene non si spezzeranno... a meno
che non sia io a volerlo."
Ginny rimase in silenzio, avendo ormai preso coscienza
di non poter parlare. Malfoy notò il suo sguardo impregnato di odio e di
disprezzo.
"Ho fatto anche un incantesimo alla tua voce. Le tue
grida sarebbero state soltanto una seccatura."
Malfoy si sistemò il mantello sulle proprie spalle,
coprendosi il volto con un cappuccio nero. Ginny ebbe un moto di terrore.
"Goditi la tua permanenza, Miss Weasley."
Disse
l'ex-Serpeverde, dirigendosi verso la porta.
Ginny udì la chiave girare per ben due volte nella
serratura.
E il buio tornò ad avvolgerla.
Note dell'autrice: Per questo
capitolo dovete ringraziare Micia_Loves_Draco, devo ammetterlo. Benchè le abbia
mandato le conseguenti risposte alle sue domande, ho realizzato che è giusto che
leggiate quei capitoli che esistono e che possono essere pubblicati. Per
rendervi partecipe della situazione, vi dico che attualmente i capitoli pronti
giungono fino al 17. Il 18esimo capitolo non è stato mai pubblicato e, come
dicevo a Micia_Loves_Draco è il capitolo che mi sta creando più problemi per
mancanza di ispirazione (chi è autore, sa che la mancanza di idee è una brutta
bestia). A voler essere sinceri, la trama è ben delineata nella mia mente, ma
sono bloccata su un punto particolare della storia. Purtroppo, non ho più il
tempo a disposizione che avevo una volta da dedicare alle fanfiction (infatti,
noterete che se pubblico, pubblico brevi one-shot), ma vorrei comunque
tranquillizarvi e dirvi di non temere, perchè non sono una persona che lascia a
metà una storia. E' probabile, piuttosto, che la leggerete con tanto di dentiera
e bastone per la vecchiaia XD Scherzi a parte, abbiate fiducia! La promessa a
terminarla è l'unica garanzia che posso darvi. Vi ringrazio di cuore per
seguirmi anche quando non sono così celere negli aggiornamenti, il vostro
disappunto è del tutto comprensibile e non ve ne faccio colpa. Tuttavia, cercate
anche di comprendermi XD Vi rimando alla mia pagina autore con link che
potrebbero interessarvi (almeno, avrete la certezza che son sempre attiva)!
Capitolo 16 *** Discesa nell'Ade - parte a (Il Passato che Ritorna V) ***
Capitolo 10 Discesa nell'Ade - parte a (il passato che ritorna V)
Le creature commettono milioni di atti che non possono essere perdonati in alcun modo. Feriscono le altre creature, agiscono in modo egoistico. Eppure... eppure amano. Diventano una cosa sola con la persona che amano. Ciascuno di noi vive la propria vita, costellata da una serie infinita di colpe... ... e ama con tutte le proprie forze. Lei, l'Arma Letale
Era trascorso un giorno, forse due o perfino tre. Non lo sapeva nemmeno lei. Tutto ciò che sapeva era racchiuso in quelle quattro pareti che, nonostante tutto, riusciva a vedere molto di rado per l'assenza di luce. I suoi occhi venivano gratificati esclusivamente con l'arrivo di Malfoy, che entrando, permetteva alla luce esterna di penetrare nella stanza. Niente di più, quando se ne andava.
Immobile sul letto e completamente priva di voce, Ginny si era arresa al tentativo di liberarsi: non solo perché la magia di Malfoy era risultata essere molto efficace, ma anche nel caso di una fuga, avrebbe avuto poche possibilità per uscire indenne. Qualunque fosse il luogo in cui si trovava.
Pensare era l'unico lusso che Malfoy le aveva concesso. E proprio per questa ragione, dopo aver abbandonato l'idea di fuggire, pensò al luogo in cui si trovava. Quelle poche volte che la luce le aveva concesso di vedere, Ginny aveva notato che la stanza in cui veniva tenuta prigioniera aveva l'aria molto antica anche se spoglia. Era dotata di un solo letto, quello su cui lei sdraiava, un mobile di legno e un'armadio dalle ante scardinate. Ma ciò che aveva attratto il suo interesse era un quadro, appeso al fianco della porta che, nonostante i suoi innumerevoli tentativi, rimaneva completamente immobile e muto.
Quest'oggetto le aveva fatto pensare di essere nel mondo babbano dove, si sa, le opere non hanno voce nè vita propria.
A parte queste sue considerazioni, Ginny non conosceva l'uomo ritratto nell'opera; quindi, le era anche impossibile capire se avesse un legame con la famiglia Malfoy. E la sua curiosità fu, in parte, la sua stessa fortuna: i mille interrogativi che rivolgeva a se stessa le avevano mantenuto la mente occupata, distogliendola dalla situazione che stava vivendo.
Appena udì la chiave girare nella toppa della serratura, Ginny si irrigidì nel letto. Draco Malfoy entrò nella stanza, facendo stridere i cardini della porta che, per la forza del Serpeverde, sbattè con fragore contro la parete. Ciò che però terrorizzò Ginny non fu la vista di Malfoy, bensì la figura di Lucius che, dopo il figlio, aveva messo piede nella stanza. I suoi occhi squadrarono freneticamente i due uomini con il sospetto palesemente visibile nel suo sguardo.
Lucius Malfoy era vestito interamente di nero, esattamente come il figlio. Il mantello, anch'esso dello stesso colore, copriva la sua figura risaltando il biondo ormai bianco dei suoi capelli, sempre lunghi, come Ginny li ricordava. Al suo fianco, con la stessa austerità, stava in piedi Draco che, a differenza del padre, non indossava il mantello tipico della sua famiglia.
"Ci si rivede, Weasley. Ma non posso certo dire che la cosa mi renda felice." Disse Lucius, arricciando il naso come per enfatizzare i suo disprezzo nei confronti della ragazza. Ginny mosse le labbra come per voler parlare, e, benché non emise un singolo suono, Lucius sorrise serafico riuscendo a leggere il movimento delle sue labbra.
"Non è educazione dire certe cose, Weasley. Oh, ma che sciocco," Disse Lucius guardando il figlio ,"Dimenticavo che i Weasley non possono conoscere le buone maniere, visto che appartengono a una famiglia di poveri rozzi."
Ginny fece uno scatto, sentendo la propria famiglia derisa, ma le catene bloccarono qualsiasi suo tipo di movimento.
"Decisamente." Sibilò il patriarca dei Malfoy, guardando Ginny con visibile odio.
"Ma non sono qui per questo, piccola selvaggia." Lucius si avvicinò al letto su cui giaceva Ginny. La ragazza si ritrasse, avvicinandosi le gambe al petto in una sorta di difesa. "Solitamente non voglio entrare in contatto con dei pezzenti, fosse per me ti avrei già ucciso. Peccato che l'Oscuro Signore non sia del mio stesso parere."
Ginny spalancò gli occhi. Notando l'espressione della ragazza, Lucius si protese verso di lei, con un sorriso malvagio dipinto sulle labbra.
"Ma appena Voldermort non avrà più bisogno della tua misera esistenza, mi occuperò di te personalmente."
Ginny, non vista, raccimolò un grumo di saliva che poi lanciò diritto verso il volto di Lucius. L'uomo, sorpreso quanto disgustato, si ritrasse, inveendo contro la giovane e offendendole la guancia con un poderoso schiaffo. Ginny gemette per il dolore, mentre osservava lo sguardo di Lucius Malfoy accendersi come fuoco.
"Piccola puttanella!" Le gridò Lucius, strattonandole con violenza una ciocca di capelli. Ginny tentò di divincolarsi dalla presa di Malfoy, ma le catene che le circondavano i polsi le impedirono di muoversi liberamente.
"Padre."
Draco Malfoy, che fino a quel momento era rimasto di fianco alla porta, posò una mano sulla spalla dell'uomo. Lucius Malfoy esitò per qualche secondo finché non lasciò andare completamente la presa sulla ragazza. Con uno scatto di rabbia, si avvolse il mantello sulle spalle e lanciando un ultima invettiva contro Ginny, abbandonò la stanza. La giovane Weasley potè udire i passi distinti dell'uomo mentre si allontanava dalla stanza in cui era tenuta prigioniera.
"Non vivrai a lungo se ti comporti in questo modo." Disse la voce tagliente di Malfoy.
Ginny scosse la testa, snobbando liberamente il giovane Serpeverde.
"Mio padre non si farà certo degli scrupoli e quando gli sarà possibile troverà senz'altro un modo per ucciderti. Voglio darti un consiglio Weasley: fin tanto che servirai a Voldermort, nessuno oserà toccarti... perciò vedi di non inimicarti mio padre. Non vinceresti."
Detto ciò, se ne andò, lasciando Ginny nuovamente sola e con un angoscia in più nel cuore.
**
“Questo è il piano. Che ne dite?”
Ron infilò il foglietto su cui aveva appuntato la propria strategia nel taschino della giacca. Hermione ed Harry rifletterono sulle ultime parole dell’amico e alla fine annuirono convinti.
“Potrebbe funzionare.” Ammise il moro. “Uhm, alcune parti sono ancora poco chiare, vorrà dire che agiremo secondo le conseguenze.” Disse Hermione, strizzando l’occhio al compare. Ron sorrise, grato agli amici che gli avevano offerto spontaneamente il loro aiuto per ritrovare Ginny.
Il rosso diede una pacca alla tasca della giacca, pensando nuovamente al piano che aveva ideato durante la notte. Come prima cosa, dovevano accertarsi della presenza o meno di Ginny nei dintorni di Hogwarts; sua sorella, infatti, era estremamente capace nel nascondersi ed era sicuro che, se ne aveva avuta la possibilità, Ginny si era rifugiata da qualche parte per sfuggire ai Mangiamorte. In questo caso, spettava a loro trovarla. Invece, nel caso in cui non l'avessero trovata, tutta la missione si focalizzava su un unico intento: stanare Draco Malfoy. Durante la notte, fintanto che la mente gli aveva permesso di ragionare, Ron aveva costantemente pensato alla sorella e allo strano legame che poteva legarla al Serpeverde. Ma, benché la sua sete di sapere fosse preponderante, non era riuscito a trovare una risposta ai suoi dubbi e alle sue domande. Ragion per cui, decise di abbandonare il lato passivo dell'impresa ed entrare nell'azione vera e propria.
Ottenere il permesso da Silente, non fu molto difficile dopo la loro ultima conversazione. L'anziano preside aveva fornito loro tutto ciò di cui avevano bisogno, dalle mappe alla più banale polvere magica. Gli Auror che sorvegliavano l'esterno del castello li avevano tenuti informati sugli spostamenti dei Mangiamorte: difatti, dal giorno dell'attacco, gruppi più o meno numerosi di seguaci di Voldermort stringevano Hogwarts in una morsa serrata. Perfino durante le notti, chiunque si affacciava ad una finestra del castello, poteva facilmente vedere, nell'oscurità, il bagliore del fuoco e delle fiaccole, costantemente tenute in vita dalla magia. Ma come del resto era prevedibile, Voldermort considerava Hogwarts come un rudere in declino e pertanto, impiegava solo un quarto del proprio esercito per tenere la scuola sotto controllo.
Un quarto che per Ron, Harry ed Hermione faceva la differenza.
"La Foresta Proibita può rivelarsi un luogo molto più sicuro di Hogwarts, al momento."
Hagrid, al fianco di Silente, annuì concorde con le parole del Preside. Paradossale come quella Foresta, così dannatamente insidiosa, rappresentasse in quel momento un'ancora di mera salvezza.
"I Mangiamorte non sono stupidi e sanno perfettamente il rischio che si corre nella Foresta. Voi siete avvezzi alle stranezze del bosco, pertanto potete usarle a vostro vantaggio. A Nord della boscaglia, oltre il villaggio dei Centauri di Fiorenzo, esiste una seconda uscita che vi permetterà di uscire e raggiungere il villaggio più vicino."
Dopo aver ascoltato attentamente le parole di Silente, i tre Auror annuirono, facendo leva sul proprio auto-controllo; anche se il loro lavoro li aveva portati a fronteggiare eventi di pari pericolosità, stavolta era il loro stato d'animo ad essere diverso. In quel momento, non stavano lottando per preservare il loro mondo, ma stavano combattendo per se stessi o, meglio ancora, per una persona a loro molto cara. Avevano distolto lo sguardo dal resto del mondo, pensando unicamente a Ginny e al modo per ritrovarla. Avevano il cuore gonfio di speranza, soprattutto Ron.
Ma come esisteva la speranza, esistevano anche i dubbi, le paure. Paure che Ron aveva avuto modo di conoscere nell'arco di un'unica notte, sufficiente per prendere in considerazione anche la morte di Ginny.
Harry finì di avvolgersi nel suo mantello di stoffa ruvida, coprendosi il volto con il cappuccio. Nascose la bacchetta magica nell'incavo della manica, pronta ad essere usata in caso di necessità. Hermione si sistemò i capelli ribelli ed arruffati, imitando Harry dopo qualche secondo. Purtroppo, nonostante la buona dose di volontà, alcuni ciuffi castani le fuoriuscirono dal cappuccio, facendole il solletico all'esile collo. Infine Ron, con estrema cautela, infilò la bacchetta tra i pantaloni e la cintura, dando un ultimo strattone a quest'ultima. Tutti e tre, quasi contemporaneamente, si portarono delle piccole sacche sulle spalle, dichiarandosi pronti per uscire.
Il portone principale del castello era stato sigillato dalla magia di Silente ed ogni singola vetrata era stata magicamente bloccata dall'interno, rendendo i vetri indistruttibili. Pertanto, visto e considerato che ogni uscita ordinaria era stata bloccata, Silente ordinò ad Hagrid di condurre i tre amici nei sotterranei di Hogwarts.
"Non credevo che vi fosse una via d'uscita dai sotterranei." Disse Ron, mentre con Harry seguiva Hermione ed Hagrid lungo i sotterranei della scuola. La chioma castana di Hermione si voltò verso i due ragazzi, palesemente meravigliati da quella scoperta.
"Se avreste letto Storia e Magia di Hogwarts avreste saputo che la scuola conta più di un'uscita; ma del resto è inutile pretendere così tanto da voi due." Disse infine Hermione, sbuffando scocciata.
"Scusami Hermione se mi reputo una persona normale." Le rispose Ron, facendo del velato sarcasmo. La ragazza tornò con lo sguardo avanti, snobbando la battuta del giovane Weasley. Dopo qualche minuto di silenzio, i tre Auror sentirono chiaramente la voce bassa e profonda di Hagrid che emetteva dei colpetti di tosse.
"Siamo arrivati." Disse loro il gigante, sollevando la fiaccola altrettanto enorme. La pallida luce della fiammella, mostrò loro una piccola porta di legno, dai cardini arrugginiti che presentava una testa di leone perfettamente incisa come pomello. Ron osservò prima la porta e poi Hagrid: in caso di fuga, la mole dell'amico avrebbe fatto fatica ad uscire.
Hagrid, muovendo con agilità il braccio che sorreggeva la fiaccola, accese un secondo bastone alimetandolo di una guizzante fiammella. E lo porse ad Harry.
"Se si spegne, tenetelo acceso con la magia. Il fuoco vero vi aiuterà ad attraversare la Foresta ed è molto più sicuro della luce emessa dalle vostre bacchette. Le Creature magiche sono molto intelligenti e anche se la bacchetta è molto più pericolosa, non amano nemmeno il calore del fuoco. Tenetelo a mente."
Hagrid guardò Hermione, giudicandola la più adatta per carpire quel consiglio.
Harry annuì e fece il gesto di aprire la porta. Il gigante, però, lo precedette, posando la sua grande mano su quella del moro.
"Per favore, state attenti. La Foresta non sa distinguere i nemici dagli amici, essa distrugge tutto ciò che per lei rappresenta una minaccia. Fate uso del vostro buonsenso e ricordate le mie lezioni."
Quello che per Ron parve un discorso troppo vanitoso, per Hermione rappresentò il fattore scatenante per mettere in azione il proprio cervello. La ragazza, oltrepassata la soglia della porta e al seguito dei suoi amici, iniziò a pensare alle lezioni di Cura delle Creature Magiche, maledicendosi per le assenze che, a suo tempo, aveva fatto.
Nella mente di Harry, invece, vigevano altri pensieri. Aveva letto molto chiaramente la preoccupazione negli occhi del loro amico e la preoccupazione, non era certo prerogativa di Hagrid. Chiunque poteva provare timore od ansia, ma non Hagrid. E questo la diceva lunga sulla loro situazione. All'inizio, durante il colloquio con Silente, era stato tentato di bloccare Ron e di rimanere al castello per fronteggiare a volto scoperto i propri nemici. E questo, non perché non avesse alcun interesse di salvare Ginny, ma perché era convinto che la piccola Weasley, in qualche modo, era salva. Ma non sapeva spiegarsi se fossero state le parole di Malfoy a dargli quella certezza, fatto stà che il suo istinto, come aveva avuto modo di comprendere, raramente si sbagliava.
E il suo istinto parlava chiaro: Ginny era viva.
Dopo che Hermione, l'ultima che chiudeva la fila, accostò attentamente la piccola porta, i tre Auror presero a camminare lungo quel piccolo corridoio, illuminato esclusivamente dalla fiaccola che Harry teneva saldamente in mano.
"Ehi, Ron!" Hermione diede una piccola pacca sulla spalla del rosso di fronte a lei. Il giovane Weasley fece uno scatto, emettendo un piccolo grido.
"E tu saresti un Auror?" Domandò scettica Hermione, mentre Harry si fermava per guardarli. Ron, ripresosi dallo spavento, diventò rosso quanto i suoi capelli.
"Non mi piace questo corridoio e basta." Rispose con tono secco. Hermione fece spallucce, sorridendo alla caparbia dell'amico.
"Mi dispiace per te, Ron" Disse Harry tornando a fissare l'oscurità che dovevano ancora percorrere "Ma ho paura che il corridoio sia più lungo del previsto."
"Figo." Disse sarcastico il giovane Weasley, guardando indietro le loro ombre allungate per la luce della fiaccola. Il corridoio era stretto, il pavimento scivoloso e le pareti laterali ruvide e bagnate al tatto. Probabilmente la profondità dei sotterranei era tale da presentare un'umidità quanto mai eccessiva.
"Una volta fuori di qui, che faremo?" Domandò Hermione, mentre camminava con cautela dietro i compagni.
"Naturalmente staremo all'erta e dovremo cercar di capire su quale versante di Hogwarts siamo." Disse pacato, Harry.
"Spero solo che i Mangiamorte non ci trovino troppo in fretta." Borbottò Ron, con stizza.
Harry si fermò, voltandosi verso i due amici, che lo guardarono con curiosità.
"Oh, beh, ecco, per quello non dovrebbero esserci problemi." Disse, sorridendo.
"Mi fa piacere che tu sia ottimista Harry, ma non-" Hermione non fece in tempo a terminare la frase che Harry le sventolò davanti il Mantello dell'Invisibilità.
"Va bene, me ne sto zitta." Disse placidamente la ragazza.
"Urca, ce l'hai ancora!" esclamò Ron entusiasta, pregustandosi già una vittoria sui Mangiamorte.
"Sì, ma," Disse Harry riponendo l'oggetto magico nella sua sacca ,"Dovremo stare comunque attenti... perché in tre si sta stretti."
Detto questo, Harry continuò a camminare. Dopo un periodo di tempo che sembrò loro interminabile, i tre Auror giunsero finalmente alla fine del corridoio.
"Harry?" Ron fissò lo spazio davanti a loro, alzando un sopracciglio.
"Siamo alla fine del corridoio, no?"
"S-sì." Rispose il moro togliendosi gli occhiali per pulirli.
"E allora mi spieghi perché l'uscita non c'è?"
Harry inforcò di nuovo gli occhiali sulla punta del naso, ma niente. Continuava a vedere la parete laddove doveva esserci una porta.
"Calma." Proferì Hermione, sorpassandoli. La ragazza si mise a tastare il pezzo di muro alla ricerca di qualcosa.
"Che stai facendo?" Domandò basito Ron.
"Che vuoi che faccia?" Scattò Hermione ,"Sto cercando l'uscita!"
L'amico dai capelli rossi borbottò qualcosa di incomprensibile e se ne rimase muto in disparte.
"Se avreste letto Segreti e Magie di Hogwarts avreste saputo che questo è un semplice incantesimo, fatto perché la porta non si veda dall'esterno." Spiegò Hermione con fare saccente.
Anche se Ron sbuffò, Harry fu compiaciuto dalla cosa. Non gli andava di ripetere tutta la strada che avevano percorso.
"E sentiamo," Domandò sarcastico Ron, "La formula quale sarebbe? Apriti sesamo?"
Senza che Hermione avesse la possibilità di rispondere, la parte di muro che ostacolava la loro marcia si trasformò in una piccola porta, molto simile a quella che avevano precedentemente varcato. Harry si sistemò le lenti sul naso, mentre Hermione guardava basita il loro amico.
"Come facevi a saperlo Ron? Quella formula è babbana. Non dovresti saperla... o meglio, la sapresti solo dopo aver letto un volume di tremila pagine di Abitudini e consuetudini Babbane." Gli disse Hermione.
Ron sollevò il volto, atteggiandosi a grande sapiente e guardando dall'alto della propria superiorità la ex-Grifondoro.
"Non ho certo bisogno, io, di fossilizzarmi sui libri come te."
Il ragazzo si dimostrò infanstidito, notando che Hermione non gli stava prestando la minima attenzione.
"Ma insomma!"
"Sta zitto, Ron, vuoi farci scoprire?" Gli disse la ragazza con un sibilo. Solo allora, Ron notò che la porta appena aperta dava direttamente all'esterno, in una parte indeterminata del giardino della Scuola.
La sera, ancora una volta dopo l'attacco, era scesa su tutta Hogwarts come per lenire le ferite di tutti i suoi abitanti. Nell'aria non un sibilo di vento scuoteva gli alberi maestosi e millenari. Una vista che ai loro occhi parve apocalittica. L'erba illuminata dalla pacata luna, rispecchiava la luce interna della Scuola che si riversava dalle grandi vetrate. La luna, una grande falce in un cielo paradossalmente limpido, illuminava anche i loro volti.
Harry, tenendo ben salda la propria bacchetta, affondò un piede nell'erba bagnata, guardando con circospezione lo spazio che si apriva di fronte a loro. Non riusciva ancora a focalizzare mentalmente il versante in cui erano capitati, soprattutto a causa dell'oscurità che si rintanava laddove i raggi lunari non arrivavano.
"Harry, hai capito dove siamo?" Domandò Hermione, alzando la testa oltre la spalla di Ron.
Harry, senza rispondere, tornò indietro, chiudendo parzialmente la porta. "No, ma di sicuro quella macchia scura è la Foresta."
"Ma la Foresta se non sbaglio ha un' unica entrata, ovvero il Cancello." Riflettè Ron.
"Giusto Ron, il Cancello!" Hermione battè il pugno sul palmo della mano. "Ecco dove siamo! Siamo nel versante in cui si ha diretto accesso alla Foresta!"
"Come fai ad esserne sicura?" Le domandò Ron.
"Pensateci bene. Hogwarts ha due possibili accessi, da intendersi anche come vie di fuga: il lago che costeggia i binari dell'Espresso 9 e ¾ e il Cancello della Foresta Proibita. Questa via d'uscita è stata progettata tempi addietro per permettere una via di fuga verso il bosco."
"Ma entrare nel bosco è un suicidio per chiunque... non lo vedo come una via di fuga." Disse Ron, facendo una smorfia.
"Tra i Mangiamorte e la Foresta chi preferiresti Ron?" Domandò secca Hermione.
Ron rimase in silenzio, trovando delle serie difficoltà nel rispondere a quella domanda.
"Bene," Proruppe pacatamente Harry ,"Non ci resta che uscire e trovare il Cancello."
Ron emise un sospiro rassegnato.
"E smettila di sospirare," Hermione pestò il piede del giovane Weasley ,"Sei tu che hai adottato questa strategia!"
Il ragazzo emise un mezzo urlo, soffocato in parte dalla mano di Harry.
"Smettela voi due! Giuro che se siete nei guai non verrò a salvarvi il culo!"
Ron emise un fischio, mentre Hermione abbassò lo sguardo imbarazzata, entrambi sorpresi per l'espressione colorita adottata da Harry.
**
Quando aprì gli occhi vide una donna che non riconobbe. Per tutta la notte aveva combattuto contro le coperte del letto che, inesorabili, le scivolavano dai fianchi lasciandola scoperta. Il freddo pungente della camera spoglia gli era penetrato nelle ossa, intirizzendo ogni centrimetro della sua pelle. Ginny gemette per la stretta delle catene che la tenevano, anche quel giorno, prigioniera. Pur non uscendo mai, vi era una piccola finestra, molto simile a un lucernacolo che, quando era notte, lasciava filtrare dei deboli raggi lunari. Di giorno, invece, si riduceva a un piccolo quadrato luminoso.
Tornò con lo sguardo alla donna. Era magra, il volto scavato dagli anni le dava un'aria spettrale. Vestiva abiti che, a Ginny, non parvero minimamente strani: il classico mantello lungo e nero. Nonostante l'età che gravava sulle spalle della donna, aveva capelli corvini lunghi e lucenti. La giovane Weasley rimase in silenzio, osservando l'esile figura che era entrata, svegliandola dal suo sonno leggero. Quando le fu vicina, Ginny notò che la donna impugnava una chiave nella mano destra. Con gesto veloce e netto, la donna afferrò un braccio di Ginny e fece girare due volte il piccolo oggetto argentato in una fessura metallica all'altezza del polso. Ginny sentì un pacato click e successivamente la bellissima sensazione di sentire il proprio arto libero. Lo stesso accadde per l'altro polso della ragazza, fino a quando la pelle lesionata dalle lame tornò di nuovo visibile agli occhi di Ginny.
La donna, minimamente intimorita dal fatto che Ginny fosse priva di qualsiasi resistenza, sfilò da sotto il mantello un panno bianco che avvolse attorno ai polsi congiunti della ragazza. La stoffa andò lentamente macchiandosi di sangue. Ginny emise un gemito, osservando le macchie rosse che, anche se piccole, avevano delineato una loro forma finale. Senza alcun tipo di premura, la donna tolse il panno, che, strofinando la pelle sensibile di Ginny, le provocò una punta di dolore. La ragazza osservò mortificata i propri arti lividi che dal rosso, erano passati al violaceo.
"Adesso si alzi."
La voce bassa della donna giunse alle orecchie di Ginny come un leggero sussulto. La ragazza fece scorrere le gambe lungo la superficie del letto ed un secondo dopo, le lasciò oscillare lungo la sponda. Posò le punte dei piedi a terra, cercando di far pressione su di esse per sorreggere tutto quanto il proprio corpo. Finalmente in piedi, Ginny oscillò instabile, ma fu trattenuta dal cadere dalle esili, quanto rudi mani della donna. Ginny si meravigliò non poco della sua forza, tanto che si ripromise di stare molto attenta ad ogni suo atteggiamento.
Senza molti preamboli, ma soprattutto senza chiederle il permesso, la donna iniziò a sbottonare la camicia dell'uniforme, ponendo un vivido imbarazzo sul volto di Ginny. Non potendo parlare, la ragazza prese a muovere le braccia con il chiaro intento di allontanare la sconosciuta.
La donna non mostrò alcuna attenzione alle proteste della ragazza, tanto che alla fine, Ginny si ritrovò quasi nuda - eccezion fatta per la biancheria intima - di fronte alla sconosciuta. Ginny sentì maggiormente il freddo attaccarle la pelle, mentre i brividi presero a risalirle lungo la schiena. Senza pronunciare alcuna parola, la donna gettò sul letto della ragazza un secondo mantello, nero quanto quello che indossava ed un vestito del medesimo colore, insieme ad un paio di stivali. La giovane Weasley sentì un leggero ribrezzo alla vista dell'indumento, tanto che, per molti secondi, ebbe la mezza intenzione di non indossarlo.
"Si faccia un bagno." Le disse la donna indicandole una seconda porta. "E quando sarà pronta, mi segua."
Ginny osservò la sconosciuta darle le spalle e in seguito richiudere la porta della sua prigione. Quando capì di essere sola, la giovane Weasley fece forza su se stessa e raggiunse il piccolo bagno, adiacente alla stanza. Quand'ebbe terminato, cercò di ignorare la sensazione piacevole provocata dall'acqua calda e lasciò che il lungo mantello le cadesse sulla pelle, assumendo la forma del suo corpo. In silenzio, si mosse lentamente verso il grande mobile a cassettoni che si trovava a pochi metri dal letto. Iniziò ad aprire i cassetti, cercando di attutire i rumori come meglio poteva. Con sua grande delusione, i cassetti non custodivano niente al loro interno, solo un odore di vecchio.
Temendo che la donna misteriosa entrasse da un momento all'altro, aderì il mantello al corpo sottostante, meditando di fuggire in qualche modo. Aprì la porta e vide per esteso il corridoio che dal letto si riduceva a un mero rettangolo. Di fianco alla porta, dalla parte opposta ai cardini, la donna stava in piedi, impeccabile nella sua postura. Ginny si stupì non poco dell'indifferenza che mostrava, come se neanche l'idea che scappasse potesse in qualche modo impaurirla.
"Scappare è inutile, mi creda. Adesso, da questa parte."
Ginny rimase basita tentando di ricordare se aveva espresso a voce i suoi pensieri. Inutile, perché la sua voce non le era ancora tornata.
Che sia dunque un Legimens, si domandò seguendo remissiva la donna.
Non posso scappare, va bene, ma non ha paura che potrei farle del male? pensò tra sè e sè Ginny, mordendosi il labbro inferiore.
La donna, senza voltarsi, continuò a camminare lungo il corridoio.
"No. Non ha la sua bacchetta. In questo momento lei è potenzialmente innocua."
Ginny sgranò gli occhi. Con quella risposta la donna aveva dimostrato di non essere una persona comune. Ginny iniziò ad agitarsi.
Posso almeno sapere dove stiamo andando? Domandò Ginny, puntando le spalle della sconosciuta.
La donna si fermò, ma contrariamente a quanto pensò Ginny, non fu per risponderle. Bussò tre volte ad una delle tante porte che si affacciavano lungo il corridoio : tre battiti scanditi a tempo. Ginny udì a stento una flebile risposta provenire dall'interno della stanza, più che sufficiente per permettere alla donna di aprire la porta.
"Entri, la prego."
Ginny guardò la porta, poi la sconosciuta.
Non aveva la minima intenzione di eseguire quell'ordine impartito con voce così ferma. Avrebbe voluto fuggire. Benché non avesse più con sè la bacchetta magica, era sicura che in quanto a forza fisica poteva scaraventare a terra quella donna. O quanto meno provarci. Vedendo però la tranquillità che aleggiava nei suoi occhi, preferì riservarsi tale possibilità di fuga in futuro.
Con passo esitante entrò nella stanza, mentre la donna, con prontezza, le chiuse la porta alle spalle. Ginny, sentendo lo scatto della serratura, afferrò la maniglia e prese ad alzarla ed abbassarla in modo frenetico.
"A quanto pare hai recuperato tutte le forze."
Una voce pacata da dietro le sue spalle, la fece sussultare.
Ginny si voltò, benché avesse riconosciuto immediatamente la persona che le aveva rivolto la parola. Avrebbe voluto sibilare un Malfoy pieno di disprezzo, ma la mancanza di voce glielo impediva. Si limitò a fissare l'uomo che, in tutta la sua altezza, stava in piedi a pochi metri di distanza da lei. Ginny, non potendo esprimersi, prese a guardare agitata la stanza in cui era stata condotta alla ricerca di qualche via di fuga.
"L'unica uscita, Miss Weasley, è esattamente quella dietro di te." Le disse Malfoy, in tono sprezzante e derisorio.
Ginny toccò nuovamente la maniglia dorata della porta.
"Peccato solo che sia chiusa." L'uomo emise una risata, più fredda e più pungente del freddo della sua stanza. E Ginny non potè far altro che scivolare con la schiena contro il legno della porta. Sentiva le lacrime che a stento si trattenevano dallo scendere e se c'era qualcosa che impediva loro di bagnarle le guance era proprio l'unico desiderio di Ginny di non mostrarsi debole di fronte a un Malfoy.
Bastardo di un Mangiamorte, sibilò mentalmente.
Malfoy le si avvicinò velocemente, afferrandole violentemente i polsi lisi. Ginny emise un gemito di dolore mentre l'uomo continuava a stringerle gli arti con il chiaro intento di farle del male.
"Ti fa male, Miss Weasley?" Le domandò Malfoy con un sorriso sprezzante. Ginny sentì la stretta aumentare, mentre per il dolore si era inginocchiata a terra con le mani intrappolate dalla presa di Malfoy.
"Questo è il dolore che si prova nell'offendere un Malfoy, ricordalo, Miss Weasley." Disse l'uomo, lasciando andare la presa sulla ragazza. Malfoy fissò le proprie mani diafane macchiate del sangue della ragazza. Una smorfia attraversò i suoi lineamenti affilati e, inginocchiandosi, provocò un moto di paura in Ginny. Notando la sottomissione della ragazza, Malfoy sorrise soddisfatto, mentre, lentamente, iniziò a scorrere le proprie mani sul volto della giovane Weasley. Ginny si ritrasse inorridita da quel contatto, senza però evitare che il proprio sangue aderisse alla pelle del viso.
"Essere macchiato del tuo sangue, Weasley, mi fa ribrezzo." Le fece notare Malfoy, con voce tagliente.
"Ma quando sarà il momento di ucciderti, lascerò correre."
Ginny sollevò lo sguardo verso Malfoy. Lucius Malfoy. L'angelo bandito da Dio.
"Anche se mi guardi così," Disse Lucius sogghignando ,"Non riuscirai a sottrarti al tuo destino: sarò io a porre fine alla tua spregevole vita." Malfoy si sollevò in piedi ed abbandonò la stanza, lasciando Ginny a terra e tremamente. Benché avesse promesso a se stessa di non piegarsi mai di fronte a un Malfoy, Ginny non riusciva a scacciare l'angoscia opprimente che da molti giorni le si era annidata nel cuore.
Sollevò nuovamente lo sguardo, puntando la porta alle sue spalle. Tentò per la terza volta di aprirla ma la porta continuava ad essere chiusa dall'esterno. Di nuovo in piedi, Ginny prese ad osservare la stanza in cui si trovava: molto simile alla sua prigione, anche se esteticamente più raffinata. La luce dei candelabri emetteva ombre lunghe, mentre gli scuri alle finestre impedivano ai raggi del sole di entrare. La giovane Weasley si avvicinò a una grande vetrata, mentre l'idea di fuggire dalla finestra stava lentamente prendendo spazio nella sua mente.
Con le mani, fece scattare i fermagli che tenevano accostate le ante della vetrata. Benché la finestra fosse molto più alta rispetto a lei, Ginny riuscì a retrocedere, aprendo uno spiraglio d'aria fredda. Una volta aperti i vetri verso l'interno, Ginny fece forza sulle proprie mani per spingere verso l'esterno gli scurini. Con un gesto netto e sicuro le ultime barriere, che la dividevano dall'esterno, si aprirono inondando la stanza di luce. Ginny chiuse gli occhi, non più abituati a tanta luminosità, mentre una folata di vento le scompigliò i capelli e il mantello.
Ginny ridusse gli occhi color nocciola a due fessure, desiderosa di vedere oltre quelle mura. Il cielo che, azzurro, si stagliava sopra di lei, fece rinascere nel suo cuore la speranza. Il sole, una macchia troppo luminosa per poter essere osservata a lungo, riscaldò la sua pelle, creandole un calore tenue e gradevole. Ginny si staccò dalla finestra e prese una sedia nelle vicinanze. Dopo essersi aggrappata al cornicione della finestra, la giovane Weasley fece forza sulle gambe, affondando i piedi nella stoffa della sedia.
Con il cuore che le batteva all'impazzata, Ginny si affacciò cautamente, per scorgere ciò che si estendeva sotto di lei. Fu sorpresa e allo stesso tempo delusa, di vedere il muro roccioso inghiottito verso il basso dalle nuvole. Ginny aveva così compreso che, il luogo in cui si trovava, era talmente alto da impedirle qualsiasi fuga, ma allo stesso tempo qualsiasi tipo di salvataggio. Fintanto che le nuvole avessero circondato quella costruzione come un mare d'acqua, non avrebbe mai potuto capire dove si trovava.
"Fossi in te non lo farei."
Ginny si voltò di scatto, perdendo quasi l'equilibrio sulla sedia. In piedi alla porta, Draco Malfoy la stava osservando con sguardo indifferente.
"N-n-non avvici-narti!"
Ginny per prima si sorprese di udire la propria voce.
"A quanto pare l'incantesimo è finito." Disse Malfoy, impugnando la bacchetta. Vedendo il gesto del ragazzo, Ginny, con uno scatto poderoso delle anche, puntellò i piedi sul cornicione della finestra e si sollevò in piedi.
"Sta fermo! Altrimenti mi butto di sotto!" Disse la giovane Weasley, osservando il vuoto dietro di lei.
Draco Malfoy non le diede ascolto e a grandi passi attraversò la stanza, fermandosi a un metro di distanza dalla finestra.
"Se cadi, sta certa che morirai."Le disse, con voce tranquilla.
"Lo so anch'io, cosa credi?"
"Credo che non ne saresti mai capace."
Ginny si sentì fremere dalla rabbia, notando la tranquillità ostentata da Malfoy. Fece aderire i palmi delle mani ai cardini della finestra, cercando di mantenersi in equilibrio, reso instabile dal vento che entrava nella stanza.
"A quanto pare continui a comportarti da stupida." Malfoy incrociò le braccia al petto. "Solo gli stupidi non tengono alla propria vita."
"Cosa ne sai tu della vita?" Gridò stizzita Ginny. "In questo momento per me vita e morte hanno lo stesso valore! Anzi no, piuttosto che essere usata da Voldermort preferisco morire!" Le guance di Ginny iniziarono lentamente a bagnarsi. Voltò su stessa, dando le spalle all'interno della finestra.
Era vero. Piuttosto che essere usata per chissà che cosa, piuttosto che essere prigioniera, preferiva morire. Preferiva morire in quel modo, di sua sponte, piuttosto che essere uccisa da Lucius Malfoy. Le dispiaceva solo per sua madre e per i suoi cari; ma avrebbero capito. Era sicura che l'avrebbero compresa.
Una folata di vento alquanto violenta, entrò nella stanza, emettendo un sibilo quasi assordante. Il mantello di Ginny si sollevò e la ragazza perse l'equilibrio scivolando con il piede sulla lastra di cemento del cornicione. Prima ancora di emettere un solo grido, Ginny si aggrappò con le mani al cornicione, mentre tutto il suo corpo aderiva alla parete esterna di roccia. Sentiva i propri piedi immersi nel vuoto sottostante. Lentamente, sentì la forza venirle meno alle mani, mentre i polsi avevano preso a pulsargli per il dolore. Ginny inclinò leggermente la testa, osservando lo strato di nuvole sotto di lei e con gli occhi della mente si vide inghiottire in quella massa grigia.
Facendosi mentalmente coraggio, aprì le mani, lasciando che le dita non avessero più un valido appiglio a cui aggrapparsi, e, come se fosse diventata di piombo, sentì il proprio corpo scivolare verso il basso, mentre l'aria le sferzava lungo i fianchi, sollevandole il mantello. Ginny chiuse gli occhi, pensando a ciò che si provava o pensava prima della morte che sapeva inevitabile. I suoi genitori, i suoi fratelli ed i suoi amici. Già, pensava a loro. E alla paura di morire.
All'improvviso, come se il mondo avesse abolito la propria forza di gravità, Ginny aprì gli occhi e si vide galleggiare in aria, le nuvole che solo in parte, la circondavano con la loro nebbiolina umida. Il volto di Ginny si sollevò verso la finestra dalla quale era caduta e, sul cornicione, esattamente dove era lei prima, Draco Malfoy impugnava la propria bacchetta. Osservò le pareti di roccia che scorrevano verso il basso, comprendendo che era lei a risalire verso l'alto. Giunta all'altezza della finestra, Ginny vide due profondi occhi grigi fissarla.
"Perché?" Domandò semplicemente a Malfoy.
"Non puoi permetterti di morire." Rispose il biondo ex-Serpeverde.
Ginny fece una smorfia, mentre, tornando con i piedi sul cornicione, fu attirata all'interno da Malfoy. Entrambi caddero a terra, e solo allora Ginny sentì il respiro affanato del proprio carceriere. Il cuore aveva preso a batterle regolarmente. Sentì una rabbia e una delusione incontenibile avvolgerla totalmente.
"Perché non mi hai lasciato morire?" Gridò, picchiando con i pugni feriti il petto del ragazzo. Stava piangendo, ma non sapeva per quale delle due ragioni: perché si era salvata o perché non era morta. Sapeva solo che quel senso di delusione esisteva e nasceva dal fatto che non era riuscita a liberare la propria vita dalle grinfie di Voldermort.
Malfoy le afferrò i polsi, impedendole ulteriormente di picchiarlo. Si alzò in piedi, trascinando anche Ginny in quel movimento.
"Perché non ne valeva la pena." Disse, mantenendo un timbro di voce molto tranquillo. Ginny si liberò dalla presa del ragazzo, allontanandosi.
"Io non servirò MAI il tuo Signore! Troverò altri modi per morire, morderò la mia lingua e soffocherò con il mio sangue." Disse convinta Ginny, fissando Malfoy con astio.
"Tu non tenterai più di morire." Disse Malfoy, voltandole le spalle. Ginny fremette, domandandosi cosa rendesse così sicuro il ragazzo. "Semplicemente perché Voldermort te lo impedirà. Tu gli servi, pertanto non può privarsi della tua esistenza."
"Troverò il modo!"
Malfoy si voltò a guardare Ginny.
"Per i tuoi ideali, saresti davvero capace di morire?"
"Sì. Tu, Malfoy, come il resto della tua famiglia, saresti capace di fare altrettanto per Voldermort! Non vedo perché noi Weasley non potremmo fare altrettanto per dei valori a cui crediamo."
"E' qui che ti sbagli."
Ginny rimase sorpresa da quelle parole. Malfoy si voltò completamente verso di lei.
"Noi Malfoy non siamo fedeli a nessuno, nemmeno a Voldermort. Aspiriamo al massimo tra i poteri, uccidiamo coloro che per noi sono un ostacolo e non abbiamo pietà per le nostre azioni. Questo vuol dire essere un Malfoy."
Ginny rimase immobile ad osservare il ragazzo, avvolto dal suo consueto mantello nero.
"Nessun Malfoy prima di me e mio padre ha servito qualcuno senza poi tradirlo, e Voldermort non rappresenta l'eccezione."
"Perché vieni a raccontare tutto questo a me? Potrei benissimo riferirlo a Voldermort!" Domandò Ginny, non comprendendo appieno il valore di quella confessione. Osservò le labbra di Draco stirarsi in un sorriso.
"Semplicemente perché Voldermort lo sa. Lo ha sempre saputo. Gli siamo devoti, ma non completamente. Sa benissimo che in un momento di debolezza mio padre potrebbe approfittare della sua situazione e distruggerlo."
"Se è vero quello che dici, perché non vi ha ancora ucciso? Voldermort non si fa certo scrupoli ad uccidere i traditori!"
"Perché i Malfoy gli servono. Il nostro potere, la nostra influenza gli sono necessari per i suoi intenti. Esattamente come noi ci serviamo di lui. Ma adesso basta, è giunto il momento della tua punizione."
"Punizione?" Domandò impaurita Ginny.
Vide Malfoy sorridere in modo quasi diabolico mentre solleva la bacchetta verso l'alto.
"La punizione per aver tentato di ucciderti."
"Aspetta un momento! Che vorresti dire? Di che diavolo di punizione stai parlando?" Domandò Ginny, retrocedendo di qualche passo.
"Voldermort vuole vederti."
**
Avvolti dal Mantello dell'Invisibilità, i tre Auror avevano abbandonato il passaggio segreto, mentre la piccola porta era di nuovo scomparsa, prendendo la forma del muro del castello. Sapevano che, in caso di fallimento, nel migliore dei casi, avrebbero dovuto tornare nella Scuola dall'ingresso principale. Hermione, che si trovava esattamente al centro tra i due ragazzi, aveva il compito di individuare il Cancello della Foresta, mentre i due compagni, chi davanti, chi di dietro, cercavano di avvistare eventuali minacce.
"Hermione?" Ron chiamò il nome della ragazza con una certa apprensione.
"Ancora non lo vedo." Disse Hermione, lasciando trapelare un poco di preoccupazione.
"Forse saremmo dovuti andare verso ovest." Disse il rosso.
"Sta tranquillo, Ron, il mio istinto mi dice che siamo nella direzione giusta." Gli disse Harry, mentre guidava il gruppo a parecchi metri di distanza dal recinto della Foresta. Di comune accordo, avevano deciso di procedere a ridosso delle mura della Scuola, per risultare meno visibili agli occhi dei propri nemici.
"Harry," Prese a dire Ron ,"Del tuo istinto mi fido, ma questa tranquillità non mi quadra."
"In effetti non abbiamo ancora incontrato nessuno." Fu concorde Hermione.
"Probabilmente i Mangiamorte si sono riversati all'ingresso principale. Da quel versante hanno anche sotto controllo i binari dell'Espresso. Non hanno alcun interesse nella Foresta." Disse Harry.
"Comunque, Ron, è improbabile che qui si possa nascondere Ginny. Questo lato della Scuola è privo di arbusti."
Il giovane Weasley rimase in silenzio.
"Ron," Lo chiamò Harry ,"Hai detto che ti fidi del mio istinto, no?"
Ron annuì "Sì, l'ho detto."
"Allora credimi se ti dico che Ginny è viva e non è qui."
Ron osservò l'amico, in parte celato da Hermione.
"Draco Malfoy mi ha fatto intendere che Ginny si trova da qualche parte e che è ancora viva. Non è uno stupido e non direbbe mai cose che potrebbero mettere in repentaglio la sua vita."
Il rosso Weasley chinò la testa, pensando alla sorella.
"Voglio crederti, Harry." Disse infine.
Harry, anche se non visto, sorrise.
"Bene, allora raggiungiamo la Foresta e troviamo quel bastardo!"
Proprio subito dopo tale affermazione, Hermione emise un piccolo grido di felicità.
"L'ho visto Harry! Là!" Hermione sollevò un braccio per indicare la direzione all'amico. Harry osservò attraverso le lenti dei suoi occhiali e distinse un poco le punte del cancello che si stagliavano verso il cielo.
"Perfetto, adesso attraversiamo il giardino. Mi raccomando, non abbassate la guardia."
"Ricevuto." Gli rispose Ron, perfettamente concentrato.
"Aspettate!"
Sia Harry che Ron si bloccarono, mentre l'ultimo picchiò contro la ragazza.
"Che ti prende?"
"C'è qualcuno là in mezzo." Disse Hermione, abbassando il tono della voce.
"In mezzo dove?" Le fece eco, Ron, assottigliando lo sguardo per focalizzare meglio.
"Un Mangiamorte?" Domandò Harry, imitando Ron.
"Non... non lo so. Riesco solo a vedere una massa scura."
"Magnifico, ci mancava anche questa!" Sbuffò scocciato Ron.
Dopo qualche secondo di silenzio, Harry parlò. "Non ha importanza, andiamo lo stesso."
"Come non ha importanza? E se fosse un Mangiamorte?" Domandò Hermione.
"Harry ha ragione, non possiamo fermarci solo per un Mangiamorte." Ribattè Ron.
"Stupidi, può essere uno come tre!"
Harry prese a camminare, incurante delle proteste della ragazza. Il giovane fece sfilare la bacchetta dalla manica del proprio mantello e la tenne salda di fronte a sè, pronto ad attaccare in caso di pericolo.
"E' una pazzia!" Gemette Hermione.
"E' Harry." Disse semplicemente Ron.
Man a mano che si avvicinavano verso il recinto della Foresta, la figura individuata da Hermione prendeva lentamente le fattezze di una persona. L'oscurità, vincendo la luce della luna, impediva ai tre Auror di capire l'identità dello sconosciuto. Per questo, giunto a meno di due metri, Harry alzò la bacchetta sulla figura che dava loro le spalle. All'improvviso, con una mossa che sorprese i tre, la persona si alzò di scatto dalla posizione inchinata che stava assumendo, puntando la bacchetta contro di loro. Ron, non capendo come lo sconosciuto avesse potuto scorgerli da sotto il Mantello, irrigidì i muscoli, bloccando la propria mano all'altezza della cintura. Harry che manteneva sollevata la propria bacchetta, ora di rimpetto a quella dello sconosciuto, sentì tutto il corpo in allerta, fino a quando la voce di Hermione non ruppe il silenzio.
"Professor Piton?"
La figura, sentendo il proprio nome pronunciato da una voce a lui nota, guardò di fronte a sè. Harry scostò leggermente i lembi del mantello rivelando le loro teste al professore di Pozioni.
"Siete voi." Disse, con il suo consueto timbro di voce.
"Professore cosa sta facendo lei qui?" Domandò Hermione, abbassando lo sguardo verso il cestino di erbe che stava ai suoi piedi.
Piton ripose la propria bacchetta nella fodera della propria veste ed Harry fece lo stesso.
"Potrei farvi la stessa domanda." Rispose asciutto.
"Andiamo a salvare mia sorella!" Disse risentito Ron.
"Oh, Weasley." Piton non parve minimamente toccato dalla cosa.
"Mi secca doverle ripetere la domanda." Disse Hermione.
Piton abbassò lo sguardo, afferrando il cestino.
"Erbe medicinali. Servono per guarire le ferite degli studenti."
Harry osservò il professore di Pozioni, sollevando un sopracciglio.
"Non teme che qualche Mangiamorte possa catturarla?"
"No Potter, io sono un mago esattamente quanto voi. So usare la magia e so difendermi." Rispose Piton, quasi offeso dall'osservazione di Harry.
"E adesso fareste meglio a sbrigarvi, prima che vi catturino." Disse loro pungente.
"Professore," Prese a dire Hermione ,"Lei sa dove dobbiamo andare?"
Piton osservò la ragazza, stupito.
"Granger, una volta sapevi fare domande più intelligenti."
Ron ridacchiò, ma ricevette una gomitata dalla ragazza.
"Intendevo dire se lei, per caso, sa dove i Mangiamorte potrebbero tenere Ginny prigioniera."
"Non vedo il motivo per cui dovrei saperlo."
"Perché è a capo dei Serpeverde."
"Draco Malfoy mi ha detto che morto lui, anche Ginny avrebbe fatto la stessa fine." Spiegò Harry.
Piton rimase in silenzio.
"Una volta sentii Malfoy che parlava di un posto." Harry sgranò gli occhi sorpreso: Piton stava per far loro una confessione che il suo pupillo non avrebbe gradito.
"Un luogo dove Voldermort pare abbia creato la propria base."
"E perché non l'ha mai detto all'Ordine?" Domandò sconvolta Hermione.
"L'Ordine lo sa." Piton fece una smorfia.
I tre Auror rimasero senza parole.
"Est. E' tutto ciò che so."
"Cosa intendeva dire con l'Ordine lo sa?" Domandò Ron, sconvolto.
"Esattamente quello che ha detto. Probabilmente l'Ordine ha segreti anche con noi Auror." Gli rispose Hermione, sorpresa che segreti di tale importanza potessero in qualche modo essere taciuti.
"Io credo," Disse Harry "Che l'Ordine abbia un piano ben preciso. Se si spargesse la voce che abbiamo scoperto il probabile rifugio di Voldermort, sicuramente non avremmo più la stessa possibilità di distruggerlo. E' comprensibile."
"Ad ogni modo adesso dobbiamo trovare Ginny." Disse Ron.
"Mhm, ha detto est?" Hermione prese la cartina "Non sarà facile trovarla..." Gemette.
"Per adesso accontentiamoci di passare indenni la Foresta." Disse Harry alzando lo sguardo sul Cancello che li sovrastava.
"Potremmo continuare ad indossare il Mantello." Propose Ron.
Harry scosse la testa.
"No, l'ultima volta che sono stato nella Foresta, il Mantello si è lacerato. Vorrei non ripetere la stessa esperienza."
"Vorrà dire che lo useremo in casi di emergenza."
"E questo non è un caso di emergenza?" Deglutì Ron, indicando l'entrata del bosco.
Hermione incenerì l'amico con lo sguardo. Harry, invece, piegò il Mantello riponendolo con cura nella propria sacca.
"Andiamo."
"Aspettate... Harry dove hai messo la fiaccola che ti ha dato Hagrid?" Domandò Hermione.
"L'ho spenta." Disse Harry porgendo il bastone di legno alla ragazza.
Dopo averlo esaminato attentamente, Hermione sorrise.
"Con questa ce la caveremo senz'altro." L'ex-Grifondoro prese la propria bacchetta generando una fiamma scintillante all'apice del bastone.
"Vorrei tanto avere la tua spensieratezza." Sospirò Ron, dopo che il Cancello fu chiuso alle loro spalle.
**
Note dell'Autrice: Non so come o cosa mi sia successo, fatto sta che ho superato il fatidico blocco del capitolo diciotto! Adesso, potete ben sperare. Esisterà una "parte d" per il capitolo dieci (decimo considerando la suddivisione in parti) dal momento che gli eventi sono troppi perchè possa racchiuderli unicamente nella parte c. La parte d devo sempre scriverla, attualmente ho concluso la c. In quel capitolo vi sono due parti che ho scritto a distanza di un anno. Probabilmente, noterete delle differenze dal resto di tutta Anatema.
Ne parlerò a tempo debito, adesso vorrei ringraziare chi di voi a recensito: Zippo, proprio nel capitolo dieci avrai le tue risposte su Ron, Hermione ed Harry. Mi hai scritto che non sopporti vedere Draco in versione smielata, sono certa che avrai le tue soddisfazioni nel capitolo futuro!, jessy16 ti ringrazio di cuore, spero che recensirai ancora i capitoli che verranno, Micia_Loves_Draco leggerò senz'altro la tua storia!, Ommy la tua fiducia è sempre ben riposta, lo sai <3, zippo non sei andata poi molto lontano dalla realtà, tuttavia Draco potrà sorprenderti e non è detto che ti sorprenderà in meglio!
Ringrazio, ovviamente, tutti coloro che hanno letto! Alla prossima (adesso sento proprio di poterlo dire)!
Capitolo 17 *** Discesa nell'Ade - parte b (il passato che ritorna V) ***
Capitolo
10 Discesa nell'Ade - parte b (il passato che ritorna V)
Non c’è niente che l’uomo sappia
amare più di se stesso.
Non c’è niente che l’uomo sappia
temere quanto se stesso.
Sull’amore ~ Hermann Hesse
La Foresta
si presentò ai loro occhi esattamente come l'avevano sempre ricordata.
Inquietante, spettrale, incantevole. I rami che si protendevano lungo i
sentieri, il vociferare dei gufi non addomesticati. La Foresta pulsava di vita,
aveva un battito pari, come importanza, a quello di un cuore umano. Una vita
celata dietro alle foglie degli alberi, dentro ai tronchi delle quercie più
antiche. Affascinante, quanto pericolosa. Da ogni dove, si udivano suoni
indistinti, gutturali e fruscii sommessi; qualsiasi persona, perfino il mago più
abile del mondo, poteva perdersi nei sentieri interrotti, vista l'innata
capacità della Foresta di cancellarli per crearne di nuovi. Era un labirinto
senza pareti, che si estendeva per molti chilometri da Hogwarts. E proprio lungo
un sentiero, i tre Auror procedevano in fila indiana, veloci e silenziosi.
Harry
apriva la fila, con la bacchetta in una mano. Ron, dietro ad Hermione, osservava
il fumo della fiaccola che la ragazza serrava in un pugno, domandandosi se
davvero quel fuoco poteva salvar loro la vita. Non ricordava molto delle lezioni
di Hagrid, nella sua mente erano rimasti impressi solo le figuracce che aveva
fatto di fronte a tutta la sua classe.
Hermione,
dietro ad Harry, aderì il proprio mantello al corpo, più per un istinto di
protezione che per altro. Ricordò l'ultima volta che era entrata nella Foresta
Proibita, senza naturalmente, il permesso degli insegnanti. Fu proprio allora
che si convinse di diventare un Auror al termine degli studi. E fu felice di
scoprire che anche Harry aveva deciso di fare lo stesso. La Foresta, seppur
magnifica, non mostrava pietà per nessuno, nemmeno per i propri abitanti. Fin da
quando aveva messo piede ad Hogwarts, quegli alberi intricati che aveva scorto
dall'Espresso l'avevano incuriosita e allo stesso tempo impaurita.
"Hermione,
quanto abbiamo percorso?"
La voce di
Harry riportò la ragazza alla realtà e subito Hermione prese ad osservare la
cartina che si portava appresso.
"E' da un
po' che ti volevo chiedere da dove hai preso... quella cosa." Disse Ron, non
trovando un nome appropriato per indicare quella specie di cartina logora che
Hermione stringeva tra le mani.
"L'ho
trovata in biblioteca. Ho pensato che poteva esserci utile. Comunque, se questa
cartina funziona, dovremmo aver percorso sì e no un chilometro."
"Un po'
poco considerato il tempo che ci abbiamo messo." Ragionò Ron. Hermione annuì
scoraggiata.
"Invece
credo che sia andata anche troppo bene." Proferì Harry che fino ad allora era
rimasto in silenzio. "In passato bastava procedere di nemmeno un metro per
trovarsi di fronte a un ragno con la bava o a un verme succhiasangue."
"Pensi che
anche alla Foresta sia successo qualcosa?" Domandò Ron, mentre rifletteva sulle
parole dell'amico.
"Non lo so,
ma dobbiamo andarcene il prima possibile."
Ron deglutì
a forza, per niente incoraggiato dalle parole di Harry che, con passo spedito,
prese a percorrere il sentiero che avevano scelto. Hermione pensò che Harry
aveva ragione. Da quando erano usciti dalla Scuola non avevano affrontato alcun
tipo di ostacolo, come se qualcosa o qualcuno desiderasse condurli esattamente
dove loro volevano andare.
"Cosa è
stato?"
Ron si
bloccò, osservando il sentiero silenzioso alle sue spalle. Harry ed Hermione si
voltarono osservando l'amico che si era fermato poco distante da loro.
"Che c'è
Ron?" Domandò Hermione con tono apprensivo.
"Ho sentito un ringhio." Disse, estraendo la bacchetta. Hermione seguì
l'esempio dei compagni ed impugnò la bacchetta. Gli animali che ringhiavano,
magici o normali che fossero, erano sempre e comunque pericolosi. E lei odiava
gli animali violenti, eccezion fatta per il suo Grattastinchi, che si dimostrava
aggressivo solo con le persone che lo meritavano.
"E adesso
che facciamo?" Domandò Ron.
"Semplicemente aspettiamo." Gli rispose Harry.
I tre Auror
fissarono un punto imprecisato dietro di loro, attendendo con le proprie armi
magiche sollevate. La loro attesa fu infine premiata da una massa scura che,
lentamente, stava divinsolandosi tra gli alberi, spezzandone i rami più bassi.
"Dobbiamo
sempre aspettare?" Domandò Ron, guardando Harry e poi la massa scura.
"Altri
suggerimenti?" Disse Harry, mentre osservava nervoso la creatura.
"Io
proporrerei di darcela a gambe." Hermione arretrò di qualche passo.
I due Auror
non replicarono al suggerimento della ragazza e, al seguito di Hermione, presero
a correre il sentiero.
"Ci sta
seguendo?" Ansimò Ron, cercando di guardarsi indietro per osservare la posizione
della creatura. I due amici non replicarono, ma continuarono ad evitare i sassi
più sporgenti, cercando di mantenere l'equilibrio laddove il terreno era
bagnato. Harry, mantenendo ben salda la bacchetta, guidò gli amici per un
secondo sentiero che sembrava conoscere. Di lì a poco, i tre Auror giunsero ad
un lago che si trovava al centro della Foresta.
"Ma
questo-" Hermione non fece in tempo a parlare che la terra prese a tremare sotto
ai suoi piedi.
"Via di lì!" Harry gridò con quanto più fiato aveva in gola, mentre insieme a Ron aveva
preso a percorrere la sponda destra del lago. La massa scura spezzò anche gli
ultimi arbusti che ostacolavano il suo cammino, scuotendo intensamente tutta la
terra nel raggio di molti metri. Un enorme tronco d'albero, probabilmente
abbattutto dalla creatura, cadde rovinosamente a terra, impedendo ad Hermione di
correre lungo lo stesso lato di Harry e Ron. Costretta dalle circostanze,
Hermione prese a correre lungo il lato sinistro della sponda, evitando come
meglio poteva i macigni che emergevano dalle acque del lago.
"Harry!
Hermione non è dietro di noi!"
Ron correva
dietro al Bambino Sopravvissuto, riversando tutte le sue energie nella fuga.
Harry, benché avesse compreso perfettamente le parole dell'amico, non si
arrestò, nè si voltò. Ron, sorpreso da quell'atteggiamento, ribadì l'assenza di
Hermione, senza ottenere risposte dall'amico.
"Ma insomma
Harry mi stai ascoltando?!" Gridò, sentendo i polmoni andargli in fiamme.
Il moro si
fermò bruscamente e Ron gli andò a finire rovinosamente addosso. Ma prima che il
giovane Weasley potesse replicare, Harry sorrise compiaciuto fissando
un'apertura profonda a pochi metri dalla sponda.
"Salta
giù!"
Ron osservò
Harry scomparire nella voragine. Si avvicinò al piccolo baratro, fissando
l'oscurità che inghiottiva le pareti rocciose dell'apertura.
"Stai
scherzando, vero?" Domandò Ron, sollevando perplesso un sopracciglio.
Senza udire
risposta alcuna, Ron sospirò.
"Non stai
scherzando."
E dopo
qualche secondo, saltò anche lui.
**
Nella sua mente continuavano a
turbinare le ultime parole pronunciate da Draco Malfoy. Le sembrava
inconcepibile, quanto mai assurdo, l'idea di incontrare Voldermort. Ginny
continuò a fissare Malfoy, che di rimpetto a lei, sembrava quanto mai deciso a
portare a compimento le sue parole. Benché i pensieri di Ginny si focalizzassero
sull'Oscuro Signore, tutto il corpo della ragazza fu attraversato da un fremito
di paura.
Paura.
Quel sentimento che Voldermort
suscitava in chiunque. Chiunque non appartenesse alla sua schiera di seguaci.
E fu proprio la paura, il terrore
per ciò che poteva accaderle, che permise a Ginny di scattare con le proprie
gambe in un punto imprecisato della stanza. Mossa prevedibile, visto e
considerato che Malfoy le parò qualsiasi via di fuga con il proprio corpo.
"Te l'ho già detto! E' del tutto
inutile! Non puoi opporti al volere dell'Oscuro!" Malfoy afferrò saldamente le
spalle della ragazza, facendola gemere per il dolore.
"Se continuerai ad opporti non avrò
riguardi." Disse il biondo ex-Serpeverde, con tono duro.
Malfoy sentì i muscoli della ragazza
contrarsi sotto alle sue mani. Il volto di Ginny divenne pallido, mentre gli
occhi di un intenso color nocciola, divennero vitrei, persi nel vuoto.
"Adesso andiamo."
Malfoy strinse la presa attorno al
braccio di Ginny, trascinandola verso la porta della stanza. La giovane Weasley,
come risvegliatasi dal proprio terrore, liberò il braccio intrappolato nella
mano di Malfoy e con violenza, sollevò una mano, graffiando il volto diafano di
Malfoy.
Il ragazzo si ritrasse, toccando con
la punta delle dita i rigoletti di sangue che uscivano dalle ferite. Osservò le
proprie mani con aria assente ed indifferente. Ginny si ritrasse, ma con la
schiena urtò la vecchia mobilia della stanza, mentre percepiva uno spigolo
legnoso pungerle la pelle. D'improvviso, sentì un dolore secco alle gambe e,
priva di qualsiasi forza negli arti inferiori, cadde a terra, sulle proprie
ginocchia. Ginny imprecò, mentre sollevava lo sguardo su Malfoy che la stava
sovrastando con tutta la sua imponenza; nella mano destra impugnava la propria
bacchetta.
"Non mi dai altra scelta, Weasley.
Io ti avevo avvertito."
Detto ciò, Malfoy richiamò a sè il
proprio mantello e, sempre mantenendo puntata la bacchetta su Ginny, si coprì il
volto con il cappuccio, nascondendolo dietro ad una maschera dorata. Ginny
ricordò l'importanza che le maschere assumevano tra i Mangiamorte: permettevano
loro di non essere riconosciuti, inoltre il colore simboleggiava l'importanza di
ciascun seguace tra i devoti di Voldermort.
E lui, alla fine, non aveva fatto
eccezione.
Draco Malfoy era esattamente un
Mangiamorte come tutti i Serpeverde.
"Un Mangiamorte." Farfugliò Ginny,
chinandosi su se stessa. Malfoy mantenne il suo sguardo di ghiaccio sulla
ragazza, senza mutare espressione al tono sprezzante di Ginny. La giovane
Weasley pensò nuovamente alla propria posizione, mentre un barlume di lucidà
tornò a scintillare nella sua mente. Sotto al mantello che copriva l'esile
corpo, la tensione si era tramutata in una contrazione involontaria dei muscoli.
Concentrò la propria attenzione sulle gambe, ma, con sua grande preoccupazione,
esse non si mossero come lei si aspettò.
"Cosa diavol-" Un bruciore soffuso
prese a scenderle fino ai piedi. Le mani di Ginny, sotto al mantello, entrarono
in contatto con un liquido umido e vischioso. Sorpresa, Ginny si scostò la
pesante veste e con orrore vide innumerevoli ferite sanguinanti che incidevano
la sua pelle arrossata. Il sangue della ragazza cadde a terra, impregnando il
tappeto su cui Ginny era accasciata. La giovane Weasley si morse il labbro
inferiore, cercando di resistere al dolore provocato dall'apertura di quelle
ferite, mentre le lacrime presero a scenderle dagli occhi.
"Adesso ti sarai convinta che non
puoi agire come ti pare. La tua vita è indispensabile a Voldermort."
E Voldermort fu esattamente ciò che
vide.
**
"Preside Silente?" Hagrid entrò nel
grande studio, dopo aver bussato alla porta di legno massiccio. Il vecchio mago,
seduto alla sua scrivania, sollevò lo sguardo al di sopra dei propri occhialetti
e fissò il gigante. Senza attendere alcuna parola da parte di Silente, Hagrid
fece un passo avanti nella stanza.
"Ho condotto Harry e i suoi amici
alla porta dei sotterranei."
"Molto bene, a quest'ora avranno
sicuramente raggiunto la Foresta." Nonostante la barba bianca del preside,
Hagrid notò le esili labbra del mago incurvate verso il basso. Fin dall'inizio
aveva stentato a credere che Silente avesse permesso a tre Auror, come Harry,
Hermione e Ron di lasciare il castello. I Membri dell'Ordine avevano riposto
grande fiducia nei tre ragazzi affinché difendessero il destino di Hogwarts da
ciò che lo minacciava. Ma Silente, li aveva lasciati deliberatamente andare.
Hagrid aveva sentito che Ginny Weasley era scomparsa durante l'attacco dei
Mangiamorte e la sua mancanza aveva allarmato il fratello Ron Weasley,
spingendolo a compiere una simile azione.
"Preside, Harry, Hermione e Ron
hanno poche possibilità di ritrovare la giovane Ginny. Non hanno indizi su dove
possa essere. Con tutto il rispetto che ho per lei e per Merlino, dubito che la
decisione di lasciarli andare sia stata giusta."
Silente sorrise amaramente.
"Hagrid, tu pensi veramente che
Hogwarts possa avere un futuro?"
La frase asettica pronunciata dalle
labbra del Preside allarmò non poco Hagrid, che, con tutta la imponente massa,
si avvicinò alla scrivania di Silente.
"Preside Silente! Come può proprio
lei decantare la fine di Hogwarts!? Quei Mangiamorte non avranno mai questa
scuola, dovessi morire per proteggerla!"
"Ciò ti fa onore, Hagrid. Nemmeno io
ho intenzione di arrendermi così facilmente a Voldermort, ma la realtà dei fatti
mi mette di fronte a ben altre decisioni. Hogwarts sta spirando e prima che
tutto finisca, noi dobbiamo vincere."
Hagrid osservò il proprio preside
con lo sconcerto dipinto negli occhi. Silente non ci fece caso.
"Hagrid, sai bene che a volte per
vincere bisogna mettere in gioco tutto ciò che si ha... anche a rischio di
perderlo definitivamente. Tutto ciò che ho è questa Scuola e gli Studenti che la
frequentano."
"Ma questo sarà un vero e proprio
massacro." Disse Hagrid, con una smorfia addolorata.
"Massacro o no, noi dovremo
combattere anche se ciò per cui lottiamo andrà perso."
Il gigante strinse i pugni lungo i
fianchi.
"Ginevra Weasley non è morta, ma è
stata rapita da Voldermort."
"Allora lei sa dov'è?" Domandò
stupito Hagrid.
"No, non esattamente. Ma a quanto
pare Draco Malfoy ha lasciato intendere che la ragazza è viva. Harry me ne ha
parlato. Probabilmente Voldermort la intende usare a suo vantaggio per attirare
l'Ordine in una sua trappola."
Hagrid sbattè irrispettosamente i
pugni sulla scrivania di Silente, accendendosi di un rosso scarlatto.
"Ma in questo modo ha mandato Harry
e gli altri verso una MORTE SICURA!"
Silente rispettò lo sconvolgimento
nell'animo del gigante ed attese qualche minuto prima di rispondere.
"Harry ne è al corrente. Ed ha
accettato. Trovare Ginevra è l'unico modo che abbiamo per trovare anche
Voldermort." Disse serio Silente.
Hagrid abbassò lo sguardo, ma il
Preside sorrise lievemente. "Mi scusi per la mia rezione."
Quando Hagrid abbandonò la stanza,
Severus Piton si presentò alla soglia dell'ufficio di Silente.
"Preside, ho riferito a Potter,
Weasley e Granger ciò che mi aveva detto."
"Molto bene. Adesso dobbiamo trovare
un modo per allontanare i Mangiamorte da Hogwarts."
"Se non ha niente in contrario, io
avrei un piano da proporle."
Silente notò lo scintillio negli
occhi di Severus Piton.
**
Sentì il freddo torturarle le ossa,
ma sapeva che quell'agghiacciante sensazione non era dovuta ad una banale
questione atmosferica. In piedi, Ginny fissava una porta immensa, che si
stagliava per molti metri al di sopra della sua testa. Nonostante il terrore che
pian piano aveva preso possesso del suo corpo, Ginny lasciò cadere lo sguardo
sulle decorazioni che adornavano le venature del legno: due serpenti dorati
decoravano tutto il perimetro della porta e con le proprie teste, giungevano
all'altezza della maniglia, anch'essa dorata. Ginny rabbrividì, osservando le
lingue biforcute che si intrecciavano dando origine alla serratura. In essa, non
era riposta alcuna chiave. Dietro di lei, Draco Malfoy attendeva di essere
ricevuto dal proprio Signore, mentre, sempre con la bacchetta puntata, impediva
a Ginny di compiere qualsiasi tipo di mossa.
Al loro arrivo, Ginny aveva
osservato Malfoy mentre parlava con un uomo sparuto, basso e dall'aspetto poco
gradevole. Dalla veloce occhiata che le aveva rivolto, la giovane Weasley aveva
notato le due profonde cicatrici che segnavano i lineamenti del servo.
"Un modo come un altro per punire
gli infedeli." Le aveva detto Malfoy, osservando lo sguardo della ragazza.
Ginny rimase in silenzio, convinta
del fatto che Voldemort non si faceva scrupoli a punire i suoi stessi seguaci.
Ricordava le parole di suo padre, quando con l'ira negli occhi, affermava che
Voldermort pretendeva la fedeltà più di qualsiasi altra cosa; per questo, ciò
che gli aveva raccontato Malfoy riguardo all'unione della sua famiglia con
Voldermot gli era suonato alquanto strano.
Abbandonò quei pensieri, perché,
fondamentalmente, erano privi di importanza. In quel momento, benché la paura la
divorasse, doveva mantenere la mente lucida, pronta per approfittare di
qualsiasi occasione che le permettesse di fuggire.
Osservò le spalle di Malfoy, ampie e
robuste, mentre il ragazzo si apprestava a chiedere udienza al proprio Signore.
"Smettila di fissarmi. Mi dai
fastidio." Le disse, senza nemmeno voltarsi.
Ginny abbassò lo sguardo. Perché non
poteva fare altrimenti... no, non poteva. Perché lei era nelle loro mani, era
loro prigioniera. E ribellarsi equivaleva solo ad affrettare l'ora della sua
morte.
Doveva portare pazienza.
Sì, la stessa pazienza che suo padre
le aveva insegnato a coltivare. La calma e la pazienza sono le virtù dei
forti, andò ripetendo mentalmente, ricordando il detto babbano che suo padre
amava tanto.
Suo padre.
Mentre la porta di fronte a loro
prese lentamente ad aprirsi, Ginny ripensò alla sua famiglia. A Ron, ad Harry e
a Hermione. Desiderava averli accanto, desiderava vederli anche per l'ultima
volta, se necessario.
Da quando era stata imprigionata tra
quelle mura, non c'era momento in cui Ginny non pensasse a loro. Al suo
appicicosissimo fratello, al suo idolo di sempre e alla ragazza che più di tutte
aveva saputo ascoltarla. Loro, probabilmente, la stavano cercando. Sì, il
pensiero di saperli da qualche parte, impegnati nella sua ricerca la confortava,
molto più di quanto lei stessa era disposta ad ammettere.
"Vai."
Malfoy la spintonò oltre la porta e
Ginny, presa alla sprovvista, barcollò all'interno della stanza. La ragazza
assottigliò lo sguardo, incapace di vedere oltre a sè, a causa del buio
soffocante. Abbassò lo sguardo e notò che una fila di piccole fiammelle,
disposte in fila indiana, si stendeva davanti a lei, tracciando con la loro luce
tremolante un piccolo percorso.
Con il cuore in gola, seguì con gli
occhi la fila di piccole luci, sollevando lentamente la testa. Laddove
l'oscurità pareva ancora più densa, Ginny scorse una massa indistinta,
probabilmente seduta. Alle sue spalle, la giovane Weasley percepì la presenza di
Malfoy e udì la porta richiudersi, precludendole qualsiasi speranza di fuga.
"Benvenuta, giovane Weasley."
Ginny rabbrividì nell'udire il suo
nome, a lei tanto caro, pronunciato da un timbro di voce metallico e basso.
La voce di Voldermort, non ci
sono dubbi.
No, non aveva dubbi.
Di fronte a lei stava il nemico
numero uno dell'Ordine.
Il nemico della sua famiglia, il
nemico di Harry e l'assassino di molte persone.
Malfoy, dietro di lei, fece un passo
in avanti, affiancandola. Dopodiché, senza nemmeno guardarla negli occhi, si
inchinò di fronte al nulla.
"Le ho portato Ginevra Weasley. Come
lei ha comandato."
Ginny storse la bocca, udendo il
tono estremamente ossequioso di Malfoy. Un tono che non si addiceva ad una
persona arrogante ed orgogliosa come lui. Ma stiamo parlando di Voldermort,
si era detta. E nessuno può oltraggiarlo, nemmeno un Malfoy.
"Eccellente. Sarai ricompensato come
promesso." La voce metallica divenne vischiosa, quasi insopportabile a sentirsi.
Draco Malfoy fece un secondo
inchino, ringranziando con tale gesto il proprio Signore. Ginny ebbe la
sensazione di sentire un paio d'occhi puntati contro di lei. E raggelò al
pensiero che tale sguardo potesse appartenere a Voldermort.
"Fai un passo avanti."
Ginny sentì i muscoli del proprio
corpo irrigidirsi, mentre la voce biascicata di Voldermort scandiva ogni sillaba
del suo nome. Stava tremando, e Ginny si maledì per quell'atto di debolezza che
stava mostrando al proprio nemico. Voldermort poteva sentire la paura, perché
era la Paura stessa a formare il suo ego. Godeva e si nutriva del terrore
provato dalle sue vittime, ci giocava e alla fine le straziava. Leggende, storie
che gli Auror avevano più volte professato come vere. Si accorse di non aver la
minima intenzione di sperimentare tutto ciò sulla propria pelle. Inoltre tutto
quel buio non l'aiutava.
"Fa come ti ha detto." Le biascicò
Malfoy al suo fianco.
Ginny guardò il biondo ex-Serpeverde
e trascinò, in un secondo momento, lo sguardo sulla distesa di fiammelle.
"Non c'è motivo per terrorizzare la
nostra ospite, Signor Malfoy." La voce di Voldermort risuonò nell'aria,
suonando falsa alle orecchie di Ginny. La ragazza non potè distinguire i
lineamenti del volto di Malfoy, ma giurò di vedere il ragazzo chinare il capo
contro il suo orgoglio.
"Lumus!"
Ginny chiuse gli occhi di scatto,
feriti dalla luce improvvisa che si sprigionò nella stanza. Benché sapesse che
la sua vista non avrebbe avuto problemi ad abituarsi a quel cambiamento
repentino, non ebbe il coraggio di aprirli. Perché immaginava perfettamente la
visione che li avrebbe colmati.
"La Luce richiama l'Ombra,
esattamente come il Bene implica il Male. Bene e Male riuniti in un'unica
stanza... qualcosa di veramente unico." Ginny percepì quelle parole come se le
fossero nate da dentro. E sentire Voldermort dentro di lei fu qualcosa di
assolutamente inquietante.
"Non credi anche tu, giovane
Weasley?"
Ginny aprì finalmente gli occhi, non
tanto perché era stata lei a volerlo, bensì perché non aveva potuto fare
altrimenti. Ebbe la strana sensazione di essere manovrata, come se Voldermort
stesso dettasse le sue azioni in lei.
E gli occhi di Ginny videro ciò a
cui un Auror ambiva di più nella sua vita: una figura, avvolta in un mantello
blu notte, troneggiava a qualche metro di distanza da lei, nascondendo
l'identità del suo volto agli astanti. Sì, perché in quella stanza, lei, Draco e
Voldermort non erano gli unici presenti. Lo sguardo di Ginny cadde su ciascuna
delle figure incappucciate, dai volti celati dietro maschere dorate e argentate
e dai corpi avvolti come in sudari. Rabbrividì. Un'unica stanza, sembrava
contenere centinaia di Mangiamorte.
Ginny tornò a posare lo sguardo
sulla figura che sedeva al centro di quella stanza immensa. Non capiva se era
solo un'allucinazione dettata dal proprio stato d'animo, ma aveva come la
sensazione che Voldermort apparisse molto più imponente rispetto a tutti gli
altri.
"Adesso, giovane Weasley, possiamo
anche parlare di affari." Disse, strascicando il timbro della voce.
Ginny fece una smorfia, sprezzante.
"Affari? Non ho la minima intenzione
di trattare con Voi!" Disse Ginny, maledicendosi un attimo dopo per il tono di
voce che aveva usato.
Tra la schiera dei Mangiamorte,
Ginny vide la figura di un incappucciato sfrecciare al centro della sala, verso
la sua direzione. Senza avere neanche il tempo di mettere a fuoco l'intera
scena, Ginny sentì una stretta poderosa attorno al suo collo.
"Modera le parole, puttana!"
Ginny afferrò con le proprie, le
mani guantate del Mangiamorte, mentre il respiro le veniva sempre di più a
mancare. A causa delle catene che le avevano imprigionato i polsi, la ragazza
capì di non avere più forza per stringere qualcosa.
"Adesso, basta."
Nell'udire l'ordine del suo Signore,
il Mangiamorte mollò la presa sulla ragazza. Ginny, tossendo per l'aria
improvvisamente aspirata, retrocesse di un passo chinandosi leggermente. Un urlo
tagliente costrinse Ginny a sollevare di colpo il capo, mentre la figura
dell'incappucciato che fino a un momento prima aveva intenzione di ucciderla, si
accasciò ai suoi piedi, mentre un rigolo di saliva mischiata a sangue scendeva
dalla bocca, contratta in una smorfia di dolore. Ginny, spaventata da un simile
gesto, si lasciò sfuggire un singhiozzo, mentre sentì mormorare uno stupido
da Malfoy, che ancora le stava a neanche due metri di distanza.
"Non c'è cosa che più mi disgusta,
quando i miei ordini non vengono rispettati." Sibilò Voldermort, come a volersi
giustificare per quel gesto. Ginny osservò la mano pallida dell'Oscuro
sollevarsi, mentre con un semplice gesto dava l'ordine di portare via il
cadavere. Dalla schiera di Mangiamorte, due incappucciati si diressero verso di
lei, si chinarono e portarono via di peso il loro compagno.
"Ginevra Weasley è una mia ospite,"
disse Voldermort, marcando l'ultima parola ,"Pertanto va trattata con il dovuto
riguardo." Emise un sibilo soffuso, che ben contraddiceva la frase appena
pronunciata.
"Ma pretendo comunque rispetto...
come vedi, eliminare te o loro, non fa differenza." Disse, lasciando intendere
che con loro si riferiva ai suoi seguaci.
Se non fosse stato per il velo che
copriva il suo volto, Ginny giuro di vedere Voldermort sorridere.
"Anzi, forse c'è una differenza. La
tua vita mi è in questo momento molto utile... è la sola ragione per cui ti
risparmio."
E Ginny non ebbe motivo per non
credere alle sue parole.
"E per cosa sarei utile?" Domandò
Ginny, trattenendo l'aria dentro ai polmoni ,"Non faccio forse parte di quel
futuro che vuoi distruggere?"
Ginny osservò Voldermort, che
immobile, sembrò soppesare l'importanza delle sue parole.
"Devo forse pensare," Disse poi con
un ringhio ,"Che Draco Malfoy ti ha detto cose che NON aveva il permesso di
dire?"
Il chiamato in causa sollevò la
testa di scatto, osservando Ginny e poi l'Oscuro, con uno sguardo di
incomprensione dipinto sul volto. Prima che Ginny potesse in qualche modo
rispondere, vide Malfoy, al suo fianco, contrarsi violentemente, afferrandosi
con altrettanta violenza la testa con le mani. Malfoy cadde a terra,
divincolandosi come un serpente, emettendo grida lancinanti, raramente alternate
a sigulti e singhiozzi.
"N-no... NO!"
Come conseguenza alla sua reazione,
Draco, steso sul freddo pavimento, parve calmarsi. Ginny, sorpresa di aver
gridato a quel modo, per quella circostanza, rimase immobile a fissare
Voldermort, senza avere il coraggio di abbassare lo sguardo.
"No-non è stato Malfoy a dirmi ciò
che so..." Disse, balbettando, non sapendo come difendersi da quella situazione.
Un Cruciatus, Ginny l'aveva
riconosciuto.
E sapeva molto bene, ciò che
scatenava un Cruciatus nella mente delle sue vittime. Dolori tanto lancinanti da
spezzarti il fiato, da privarti dello stesso respiro. E poi, la pazzia eterna,
laddove il Cruciatus veniva lanciato a vita.
Sì, comprendeva il dolore, benché
fosse il dolore di un Malfoy.
Che poi fosse questo il motivo del
suo no, bhé, preferiva non domandarselo.
Voldermort rimase in silenzio, per
un lasso di tempo che a Ginny parve eterno. Ai suoi piedi, percepì il respiro,
ora regolare di Malfoy.
"L'Ordine?" Domandò l'Oscuro.
Ginny, incerta sulla risposta,
preferì limitarsi a un solo cenno col capo. Un cenno d'assenso. Immaginare ciò
che provasse Voldermort era inconcepibile per lei. Paura? No, Voldermort non
aveva paura, perché la paura era insita in lui. Allora, rabbia? Sì,
probabilmente era la rabbia il sentimento che lo accendeva in quel momento.
Perché l'Ordine aveva scoperto i suoi piani, perché poteva in qualsiasi modo
trovarlo.
"Tu!" Tuonò, mentre il suo timbro
metallico sembrò stridere come i cardini arrugginiti di una porta. Ginny abbassò
lo sguardo su Malfoy, che a fatica si stava mettendo in piedi, con una smorfia
di dolore che cercava di nascondere.
"Mio Signore?"
Ginny non potè fare a meno di
constatare quanto la voce di Malfoy fosse ridotta a un rantolo.
"Anche se porti il nome dei Malfoy,
mi basta anche solo tuo padre per i miei scopi. Un solo passo falso e il
Cruciatus che ti scaglierò sarà ben peggiore, tanto che mi pregherai di
ucciderti."
Draco Malfoy si chinò leggermente,
serrando le labbra in una smorfia di dolore.
"In quanto a te, Ginevra Weasley.
Tra due giorni, all'alba, verrai condotta dai tre Auror incaricati di trovarti."
Ginny rimase in silenzio, mentre un
sentimento molto simile alla gioia, prese a traboccarle dal cuore. Tre Auror.
Sì, non potevano che essere loro: Ron, Harry ed Hermione. Come aveva sperato,
erano venuti per lei, per cercarla, per salvarla. Ma fu solo la gioia di un
breve istante, perché quando vide Voldemort alzarsi in piedi, un qualcosa,
dentro di lei andò in frantumi.
"Incontrerai Harry Potter e lo
condurrai secondo le mie disposizioni. E se cercherai di ingannarmi, tu e i tuoi
insulsi amichetti potrete dire addio alla vostra vita." Ginny osservò l'Oscuro
Signore incamminarsi verso di lei, ma ebbe come la sensazione che stesse
fluttuando nell'aria. Le pieghe del mantello color blu notte si mossero libere,
come se non avvolgessero affatto un corpo di carne ed ossa.
Sentì il freddo insinuarsi nelle
pieghe del suo mantello, mentre Voldermort diminuiva la distanza tra loro. Lo
stesso freddo, la stessa angoscia, che aveva provato nella Foresta, durante
l'attacco di un Dissenatore. E la stessa opprimente paura che si prova quando si
vorrebbe fuggire, con la consapevolezza che i piedi non scatteranno mai per
permettere la fuga.
Così si sentiva Ginny in quel
momento.
Le spalle contro un muro molto più
alto di lei... e di fronte a sè, aveva solo due scelte. Due scelte che si
riducevano drasticamente ad una: obbedire, per quanto le fosse possibile, a
Voldermort. Sentì la propria volontà ritorcersi contro quella decisione, come se
il veleno avesse colmato interamente il suo corpo. Si sentiva macchiata di
tradimento, anche se ancora non aveva tradito.
Rifiutarsi di collaborare non solo
avrebbe abbreviato la sua vita, ma anche quella di Ron e dei suoi amici. Se
invece si limitava ad ubbidire, avrebbe potuto trovare l'occasione per svelare
il piano dell'Oscuro ad Harry ed insieme, trovare un modo per salvarsi.
La scelta era difficile, ed il tempo
a sua disposizione molto limitato.
Quando Ginny smise di pensare, notò
con terrore che Voldermort era a poco più di un metro di distanza da lei. Ebbe
l'impulso di ritirarsi, ma le gambe non obbedirono al suo volere. Impaurita,
Ginny fu costretta a guardare davanti a sè e la vicinanza sgradita le permise di
vedere Voldermort nella sua interezza. E non era cosa da poco; cercò di
sdrammatizzare, pensando a quanti Auror avrebbero fatto la firma, per essere al
suo posto. Bastava un braccio sollevato e la distanza tra loro diventava nulla.
E cercò la fortuna, laddove era precaria: ad un passo dalla Morte e
miracolosamente viva. Nessun Auror, nemmeno il più potente, si era mai
avvicinato così tanto a Voldermort e, anche se era capitato, non era certo
tornato indietro per raccontarlo.
E questo Ginny lo sapeva.
La ragazza emise un gemito sommesso,
mentre chiuse gli occhi con tutta quanta la forza che aveva in corpo. Di fronte
a lei, Voldermort rimaneva in silenzio ed immobile. Ginny percepì l'ondata dei
suoi pensieri diventare sempre più lieve, come se la razionalità stessa
abbandonasse il suo corpo. Sentì una voce, ferrosa e metallica, insinuarsi tra i
recessi della sua mente, usando violenza contro i suoi ricordi più felici e
spensierati. Sentì la coscienza abbadonarla, mentre l'esile mano di Voldermort
si protese verso la sua guancia. E Ginny aprì gli occhi, e vide. Vide ciò che
era inconcepibile per un essere umano. Vide ciò che Voldermort celava dietro
quel mantello, vide ciò che era veramente.
Gli occhi di Ginny, seppur
appannati, osservarono il lembi del mantello scivolare verso la spalla
dell'Oscuro, come rapiti da una danza ipnotica. Sbarrati, sorpresi ed impauriti
per ciò che andavano vedendo: un braccio diafano, tanto bianco quanto la neve
d'inverno, colmo di tagli e cicatrici che gemicavano una sostanza verdastra,
simile al più tossico dei veleni. E poi lo percepì. Le sue narici furono
aggredite violentemente da un odore che Ginny aveva avuto modo di conoscere in
passato.
L'odore di putrefazione.
Troppo forte, troppo intenso.
Troppo per il suo debole corpo.
Smise di respirare, cercando di
trattenere un conato. Sentì il suo stomaco ribellarsi violentemente, reagire. Si
sentì male, molto male. Si convinse che la morte non era il peggiore dei mali,
se paragonato al turbinio di disgusto che stava provando in quel momento.
Desiderò morire, ormai al culmine
delle sue forze.
Ogni parte del suo corpo era
diventata insensibile, come anestetizzata. Non sentì più le gambe, nè le
braccia, le parve di essere tutt'uno con l'aria circonstante. Malfoy osservava
con attenzione, in disparte. Non poteva e non voleva mostrarsi. Notò il pallore
di Ginny farsi sempre più mortale, come se ogni singola goccia del suo sangue
fosse stata risucchiata. Gli occhi vitrei, sbarrati.
Non aveva dubbi.
Voldermort stava attuando ciò che
sapeva fare meglio: annullare l'animo umano... penetrando le più segrete
intimità, annullando qualsiasi tipo di certezza o pensiero ritenuto tale. Si
nutriva della paura, dell'angoscia, dei pensieri felici. Li annullava, li
distruggeva fino a ridurli ad una poltiglia irrecuperabile.
E lui, come tutti i Mangiamorte,
sapeva di quel potere.
Il potere che usava per soggiogarli,
per renderli docili ed inoffensivi. Lo stesso potere che, se prolungato, aveva
effetti devastanti, pari ad un Cruciatus.
Lui, Draco Malfoy, osservava la
giovane Weasley mantenendo la sua espressione impassibile. Non provava pietà,
perché provare pietà era una debolezza dell'animo. Qualcosa che l'Oscuro
disprezzava. Ma provava consapevolezza.
Sì, benché il corpo della ragazza
rimanesse immobile, sapeva cosa si andava rompendo dentro.
Si perdeva contatto con la realtà,
precipitando in un limbo fatto delle tue stesse paure. E le vivevi, perché loro
ti assalivano, ti rincorrevano e ti raggiungevano, straziandoti, penetrandoti.
Il tuo unico attaccamento alla vita, ciò che ancora ti rendeva un essere umano,
andava lentamente scomparendo, risucchiato da qualcosa di molto più grande della
tua misera volontà. Cercavi un appiglio, una remota speranza a cui aggrapparti,
a cui sorreggerti. Ma niente. Quando prendevi coscienza di ciò che stavi
diventando, tutto diventava più chiaro, più distinto... come se tutti i tuoi
dubbi avessero facile risoluzione. Semplicemente capivi di essere morto, morto
dentro.
E non esisteva Dio a cui appellarsi.
Abbandonato in te stesso, da te
stesso.
Solo, miseramente solo.
Avresti continuato a trascinarti
dietro un'esistenza priva di sogni, di ambizioni.
Fino alla Morte, quella vera, la tua
salvezza, la tua redenzione.
La Morte che sempre avevi agognato,
con le ultime fibre del tuo essere.
Lei sarebbe giunta, ti avrebbe
liberato dalle catene e ti avrebbe avviluppato con il suo calore.
Caldo, caldo e soave era il ritorno
alla terra, alle ceneri, all'esistenza primordiale.
Ma fino ad allora, fino a quando la
Falce non si fosse presentata al tuo cospetto, non potevi fare altro che andare
avanti, stringere i denti e lottare per qualcosa che sapevi di aver già perso.
Qualcosa che non sarebbe mai tornato indietro, qualcosa che avevi perso per
sempre.
La tua Vita.
E questo lo sapeva, sì, Draco Malfoy
lo sapeva.
Perché era esattamente la Vita, ciò
di cui era stato privato. Come tutti i Mangiamorte che riempivano la sala.
Benché esistessero, tra quella schiera, legami di sangue, figli e genitori
assieme, nessuno pensava agli altri, ma esclusivamente a se stesso. Mantenere
l'ultimo briciolo di amor proprio era tutto ciò che gli era permesso fare. E di
fronte a Voldermort, tutti erano uguali e dannatamente deboli.
Ginny Weasley, un essere della Luce.
Non poteva vederle, ma si immaginò
le ali piumate della ragazza piegarsi contro il Male che la stava divorando.
Lentamente, inesorabilmente. C'era differenza tra Luce ed Ombra. Una netta
differenza. Benché la prima attirasse la seconda con il suo invitante aspetto,
una volta in contatto, l'Ombra si mescolava alla Luce, creando qualcosa di
indefinito ed estramemente pericoloso. Come il Nero e il Bianco che generano il
Grigio. Colore misterioso, ambiguo, devoto ad entrambi i colori che gli danno
vita. E così era l'animo umano, come il Grigio sulla tavolozza di un pittore:
l'uomo, mai immensamente buono, ma il più delle volte immensamente cattivo.
Capace di fare del bene, propenso a fare del male.
Esisteva del buono in lui?
Rise, mentalmente, ma rise. Perché
farsi una tale domanda, quando la risposta era tanto ovvia: impossibile.
Non era nato per essere buono, lui.
Altrimenti, avrebbe compreso ciò che significava l'essere pio. E lui, di fatto,
non lo comprendeva. Amore, pietà e compassione. Aveva compreso che per lui erano
parole senza senso: odiava la compassione, disprezzava la pietà e non conosceva
l'amore.
Suo padre non lo amava,
semplicemente gli era indifferente.
Sua madre, forse, l'avrebbe
compreso. E amato. E protetto. Ma Narcissa, la bella Narcissa era morta,
lasciandolo solo, nelle mani di suo padre.
Quando tornò a guardare alla realtà,
Malfoy notò l'esile figura di Ginny, accasciata ai suoi piedi e sopraffatta
dall'Oscuro Signore.
Sciocca di una Weasley, il buonismo
gratuito è la causa stessa della tua sofferenza.
"Fanne ciò che vuoi. Considerala
come la mia ricompensa per i tuoi servigi. Ma non ucciderla fino a quando mi
sarà utile, altrimenti pagherai con la tua stessa vita. " Draco tornò ad
osservare il corpo della ragazza disteso a terra, mentre percepì l'Oscuro
allontanarsi da loro.
Pagare con la mia vita? E' da anni
che non aspetto altro. Peccato che il mio orgoglio mi impedisca di farmi
ammazzare.
Sollevò Ginny, gemendo per il peso
della ragazza e per il proprio corpo, che ancora subiva le conseguenze del
Cruciatus.
Storse il naso al pensiero che una
Weasley fosse diventata il premio per i suoi servizi. L'importanza della
ricompensa non era affatto elevata quanto le volte che aveva rischiato di morire
per la causa di Voldermort. Ma sapeva che ogni "dono" doveva essere
accettato, senza lamentele, perché era già tanto riceverne uno.
Uscì dalla sala, in silenzio.
Sentì gli sguardi dei Mangiamorte
puntati contro le sue spalle e gli parve di percepire invidia e rabbia.
L'invidia. L'unico sentimento che li
manteneva incollati a quella terra.
L'unico sentimento che gli procurava
piacere se, naturalmente, non era lui a provarlo.
Abbassò lo sguardo su Ginny, che con
la fronte imperlata di sudore, sembrava aver riacquistato un po' di pace
interiore.
E forse comprese la loro rabbia.
Era bella e desiderabile. Ma ancora
di più, era una donna.
E Voldermort l'aveva concessa a lui,
ad un Malfoy.
Sorrise soddisfatto, crogiolandosi
in quell'immenso piacere che assumeva il nome di Vittoria.
**
"SIETE DUE PAZZI!" Ron, rosso in
viso, sentiva il proprio sangue pulsargli ferocemente nelle vene del collo.
"Ron, per l'amor del cielo,
calmati." Gli disse pacato Harry, cercando di frenare la valanga di parole
dell'amico.
"Sì, Ron, dacci un taglio." Sibilò
secca Hermione.
"CALMARMI?! Avete IDEA dello
spavento che mi avete fatto prendere?!" Gridò additando l'amica.
Harry si nascose il volto con le
mani, gemendo in segno di rassegnazione, mentre Hermione si accaniva sempre di
più contro il rosso.
"Ron, era NECESSARIO! Io ed Harry
sapevano dell'esistenza di questa... buca."
"Buca?! Cinque metri di discesa
franosa per te sono una... BUCA?! Potevo rompermi l'osso del collo! Sa solo
Iddio come faccio ancora ad essere vivo!"
Hermione sbuffò, guardando Harry con
uno sguardo del tipo E'-tuo-amico-quindi-parlaci-te.
"Ron, ci dispiace, davvero. Ma era
necessario! Se non ti avessimo trascinato qui dentro, adesso saresti il pranzo
di quell'essere." Disse, alzando il dito indice verso l'alto.
"Va bene, potreste anche avere un
minimo di ragione! Ma Cristo, Harry! Non stiamo facendo una passeggiata! Quando
ho visto che Hermione non era più dietro di noi, ho pensato che fosse davvero
finita!"
"Il solito esagerato." Disse
Hermione, ma sinceramente grata per la preoccupazione dell'amico.
"Vorrei vedere te al mio posto,"
Ribattè secco Ron. "Voi due siete troppo importanti, non posso lasciarvi morire
come... come due IDIOTI!"
"Grazie per il complimento." Disse
Harry, dando una pacca sulla spalla dell'amico.
Ron emise un lungo sospiro, cercando
di distendere i nervi a fior di pelle.
Non si era arrabbiato solamente
perché i suoi due migliori amici l'avevano tagliato fuori da un piano, che,
vista la situazione, decretava la continuazione o meno delle loro vite, ma anche
perché fermarsi, comportava un arresto, almeno temporaneo, del suo piano. Perché
la sua preoccupazione per Ginny, diventava sempre più intensa di ora in ora e
per quanto avesse fiducia nell'istinto di Harry, nessuno poteva cancellare a
priori le sue inquietudini.
Era più che mai desideroso di uscire
dalla Foresta, di trovare sua sorella e di uccidere Voldermort. Anche se
l'Oscuro Signore non era stato citato al termine del suo piano. Ma lui, in cuor
suo, ci sperava. Ardeva dal desiderio di debellare dal mondo la radice stessa
del Male.
E sentiva che con al fianco Harry ed
Hermione, avrebbe potuto fare di tutto.
Inoltre amava sua sorella. Ginny era
troppo importante.
Troppo.
E non gli importava di essere
additato come il fratello possessivo e geloso. Perché lui era esattamente così:
protettivo fino allo spasimo delle forze. E sapeva, che spesso, ciò poteva dare
fastidio, creare confusione o semplicemente far sorridere.
Non credeva di dover giustificare a
qualcuno le sue azioni, perché agiva secondo ciò che gli veniva dettato dal
cuore.
E poteva sbagliare, giungere a
conclusioni troppo affrettate, o agire di impulso.
Ma per lui tutto ciò non contava, se
a ridere con lui, se a vivere con lui c'erano le persone che amava.
Questo era Ron Weasley.
Nero su bianco.
Lo si amava o lo si odiava.
Ron Weasley non era nessuna via di
mezzo, nessuna scorciatoia. O si stava con lui o contro di lui.
Era maturato, in modo diverso da
Harry, ma finalmente aveva raggiunto quello stadio della sua vita che finalmente
lo soddisfava. Aveva adorato Harry e tutt'ora l'amico era per lui un esempio di
virtù e coraggio che il più delle volte mancava in uomini più potenti. Però, per
quanto volesse bene ad Harry, per quanto fosse il suo amico tra gli amici, aveva
sempre vissuto nella sua ombra. Nell'ombra solenne della sua popolarità. E non
si trattava solamente di far colpo sulle ragazze, no, Harry era sempre un passo
davanti a lui, in tutto. Nel Quiddicht, nello studio - benchè la voglia di
applicarsi fosse scarsa in entrambi - e sì, anche nella questione "ragazze".
Perché a nessuno era venuto in mente
che, forse, anche a lui poteva piacere Hermione?
Sì, Hermione gli piaceva, benché
fosse cervellotica e troppo problematica. Era carina, dai modi gentili, anche se
su questo c'era da discutere. Però c'era Harry e lui per primo aveva pensato che
l'amico meritasse cento volte più di lui una ragazza come Hermione.
Stiamo insieme. Gli avevano
detto. Era l'ora! Aveva risposto lui. E lo pensava veramente.
Fino a prova contraria, non aveva
mai, MAI, odiato Harry. Mai. Tutt'altro. Fatto stava che spesso giravano voci di
corridoio circa una loro presunta relazione omosessuale.
E ci scherzavano, ridendoci sopra
fino alle lacrime.
Santo cielo, a Ron piacevano le
ragazze!
Forse se Harry fosse appartenuto
alla categoria del gentil Sesso o se fosse stato lui stesso ad appartenervi,
qualcosa sarebbe potuto perfino nascere. Non lo escludeva a priori, e nemmeno si
vergognava ad ammetterlo.
Tra loro c'era affinità ed una
complicità fuori misura. Non poteva negarlo. Ed erano proprio i sentimenti che
Ron provava per Harry che gli permettevano di vivergli alle spalle. Perché,
fondamentalmente, a lui andava bene.
"Un Penny per i tuoi pensieri."
Harry sorrise, come se quel sorriso fosse appartenuto ad un bambino nel pieno di
una scampagnata.
Quello era Harry: un bambino, forse.
"Stavo pensando." Sbuffò Ron.
"Pensavi? Fenomenale!" Esclamò
Hermione guardando l'orologio babbano che portava al polso. "Un record. Hai
pensato per ben dieci minuti."
"Sto migliorando, cosa credi?" Ron
storse il naso, decidendo di reggere il gioco alla ragazza.
Hermione non ribattè, non ci trovava
gusto quando Ron le dava ampliamente ragione.
"Pensate che quella bestiaccia se ne
sia andata?" Domandò Ron.
"Perché non sali per accertartene?"
Harry alzò lo sguardo in alto,
immaginando un'ennesima discussione.
"Hermione stava scherzando, Ron."
Aggiunse Harry, quando notò che l'amico era pronto a ribattere. "Difatti,
dovrebbe essersene andata. Merito della fiaccola di Hagrid." Ron notò un cenno
d'assenso tra i due compagni.
"Ovvero?" Domandò, perplesso.
Hermione si strinse nelle spalle,
come a voler giustificare l'ignoranza del ragazzo.
"Sicuramente non avrai notato che la
fiaccola di Hagrid è cosparsa di una sostanza che è reperibile da un unico
arbusto nella Foresta. E sicuramente non avrai intuito che tale arbusto si
disseta unicamente delle acque del lago che abbiamo appena visto."
"Quello che Hermione sta cercando di
dirti," Spiegò Harry scuotendo il capo "E' che questo lago conosciuto come Lago
Santo allontana qualsiasi tipo di creatura magica che si avvicini alle sue
sponde."
"Hagrid, dandoci quella fiaccola, ha
sperato che ci ricordassimo del collegamento tra la sostanza ed il lago, per
proteggerci da eventuali pericoli." Concluse enciclopedica Hermione.
"Credo di aver capito." Disse Ron
meravigliato dall'elasticità di analisi di Harry.
"Se ben ricordi, una volta Hagrid ci
parlò del Lago Santo. A quando pare solo le Creature Pure possono abbeverarsi
con le sue acque."
"Ma se l'essere che ci ha rincorso è
fuori dal nostro raggio d'azione, perché siamo in questa buca?"
"Ron, va bene che la mia
intelligenza, rispetto alla tua, non è da mettere in discussione, ma comunque non
era il caso di rischiare."
"Come facevi a conoscere questo
avvallamento?" Domandò Ron ad Harry, ignorando volutamente la frecciatina
dell'amica.
Il giovane Weasley osservò con
stupore le guance del moro diventare vermiglie, esattamente come il carnato che
stava assumendo Hermione. Ron spostò lo sguardo sui due amici, sguadrandoli uno
ad uno e domandandosi cosa avesse mai detto di così strano. Poi, ad un tratto,
parve capire.
Si imbarazzò a sua volta,
spalancando la bocca per la sorpresa.
"V-voi... qui?" Riuscì a dire.
Hermione lanciò uno sguardo di
sottecchi ad Harry, mentre con le mani aveva iniziato a torturarsi i lembi del
mantello.
Harry, da parte sua, fissò un punto
imprecisato ai suoi piedi.
"S-sì... cioè no.. ok, sì, però..."
Balbettò.
Ron sollevò il palmo della mano,
come per dire all'amico che aveva capito e che non importava che andasse oltre.
"Voi siete dei matti... cioè, non me
ne intendo molto ma, voglio dire, un letto non era sufficiente... e più sicuro?"
Hermione serrò le labbra,
doppiamente imbarazzata, mentre Harry non ebbe il coraggio di replicare
all'ovvietà di quella domanda. Notando il loro imbarazzo, Ron si mise a ridere,
sciogliendo quella situazione comica ed altalenante che si era venuta a creare.
Harry distese i muscoli del viso,
mentre Hermione osservò con cipiglio la derisione dell'amico.
"Scusate," rise Ron, piegato in due
dalle lacrime ,"Ma voi, così perfettini, proprio non vi ci vedo!"
"Ah, ah!" Hermione simulò una
risata.
"Co-comunque, lasciando perdere
queste cose, "Prese a dire Harry, tentando di deviare l'argomento ,"E' ora di
proseguire."
Ron smise di ridere, in compenso
piegò gli angoli della bocca in un enorme sorriso.
Era felice, veramente. E non era una
questione di masochismo. No, perché Hermione era diventato un capitolo chiuso,
almeno per lui.
Semplicemente era felice di saperli
felici.
Era stupido? No.
Perché se si amava veramente
qualcuno, si poteva solo gioire per la sua felicità.
I tre Auror sollevarono i loro
sguardi verso la fenditura della terra in cui avevano trovato rifugio.
La Foresta sopra di loro aveva
tremato di nuovo.
Harry scattò in piedi e con
l'incantesimo della Levitazione, atterrò a un metro o più dall'apertura. Con la
coda dell'occhio, vide che Hermione e Ron lo avevano imitato, mantenendo ben
salde le loro bacchette.
"Che diavolo succede?" Gridò Ron,
mentre perdeva l'equilibrio a causa delle scosse continue. Hermione, che a
stento si reggeva in piedi, cercò appiglio a qualche arbusto o masso nelle
vicinanze.
"Cazzo, cazzo, cazzo!" Harry si
sbilanciò indietro, cadendo rovinosamente con la schiena contro la terra brulla.
Hermione vide le acque del Lago Santo sollevarsi, prendendo la forma di onde
dall'aria ben poco rassicurante. Dagli alberi, stormi di uccelli e gufi volarono
spaventati.
Era come se la Foresta stesse
impazzendo.
Un' ultima scossa e la terra gemette
con un rantolo sommesso. Un silenzio improvviso calò, come se la Foresta avesse
trattenuto il proprio respiro. Harry percepì qualcosa di inquietante, qualcosa
che a pelle gli consigliava di fuggire. E sapeva, osservando i suoi compagni,
che anche loro provavano lo stesso. Perché erano Auror, tre tra i migliori. Le
loro continue missioni avevano marchiato a fuoco la loro vita, avevano creato
delle consuetudini, avevano dato luogo alle loro esperienze. Per essere un Auror
non bastava metterci il cuore nelle azioni, ma anche la testa. Tutto andava
calcolato: il pericolo, le probabilità di successo. Per questo Harry si fidava
del suo istinto. E il suo istinto, paradossalmente alla situazione che stavano
vivendo, gli piantava i piedi a terra come le catene impediscono i movimenti a
un prigioniero.
"Harry?" Sentì la voce di Hermione
ridotta a un sussuro, come se la ragazza temesse di rompere quel silenzio.
E subito dopo, si manifestò il corso
del loro destino.
Al centro del Lago Santo, bagnata
dalle acque cristalline di quel bacino naturale, stava emergendo una figura
incappucciata, con il volto inequivocabilmente nascosto dietro a una mascherina
dorata.
"Un Mangiamorte!" Urlò Ron, a pochi
passi di distanza da Harry. Il ragazzo sentì una goccia di sudore scendergli
lungo la tempia, andando a macchiare il colletto del mantello. Harry rimase in
silenzio, serrando i denti come in una morsa, mentre fissava la figura sospesa
nell'aria. Sentì il sangue fluire velocemente dentro di lui, mentre il cuore
prese ad aumentare i suoi battiti.
"Harry!" Hermione, esattamente
dietro di lui, richiamò l'attenzione del ragazzo. Il moro fece un cenno
d'assenso e con un gesto unico si calarono i cappucci dei loro mantelli davanti
agli occhi; una precauzione che tutti gli Auror erano soliti prendere prima di
iniziare a combattere.
Dare al proprio nemico il beneficio
del dubbio.
Eppure, Harry aveva la sensazione
che niente sarebbe servito.
Perché quel Mangiamorte sapeva,
sapeva con chi avrebbe combattuto. E lo vedeva dalla distanza che aveva
adottato. Una distanza di difesa.
Intimò Ron ed Hermione a rimanere
immobili.
Non ci furono cenni d'assenso, la
sintonia tra loro aveva raggiunto i massimi livelli.
Era questa la loro forza.
La reciproca comprensione, senza
l'uso intermediario delle parole.
"Harry Potter, Hermione Granger,
Ronald Weasley!" Tuonò la voce del Mangiamorte.
Una voce da donna.
Harry sollevò gli angoli della bocca
in un sorriso sprezzante.
Una voce inconfondibile, quando la
si udiva.
Una voce che avrebbe riconosciuto
tra mille altre, in quanto richiamava alla sua mente il ricordo di Sirius,
Sirius Black.
"Venendo qui, oggi, avete decretato
la vostra condanna a morte."
"Come fa a sapere i nostri nomi?"
Farfugliò Ron, da sotto la falda del suo cappuccio.
"Harry, la conosci?" Domandò
Hermione, avendo capito che si trattava di una donna dal timbro della voce.
Harry fece un cenno d'assenso,
mentre sentì la cicatrice ardere sulla sua fronte.
"Bellatrix Lestrange."
**
Note dell'Autrice: Dunque,
nel mentre che vi ricomponete (sia per la sorpresa di trovare un nuovo capitolo,
che per questo finale ad effetto), io rispondo alle vostre recensioni.
Micia_Loves_Draco, il problema non era tanto il non volerla continuare,
quanto il non sapere come continuarla XD! Comunque, all'epoca ho creato
un Lucius davvero meschino, pensare che adesso mi piace XD; Ommy, al
tempo in cui scrissi questa storia in Italia avevamo il "Prigioniero di Azkaban"
e forse (perchè non ricordo) "Il Calice di Fuoco", quindi fai i tuoi
conti. Infatti, non credo che seguirò la trama dei libri seguenti (ormai è
impossibile), forse prenderò qualche informazione che non abbia gran rilievo;
jessy16, se non comprendi quanto Draco possa essere interessato o meno a
Ginny, significa che, modestemènt, sto facendo un ottimo lavoro! :D; zippo,
in questo capitolo hai avuto le risposte alle tue domande! Infine, Flori,
grazie dei complimenti! <3
Capitolo 18 *** Discesa nell'Ade - parte c (il passato che ritorna V) ***
Capitolo 10 Discesa nell'Ade - parte c (il passato che ritorna V)
No one but me can save myself, but its too late
Now I can't think,
think why I should even try
Fade to Black, Metallica
"Bellatrix Lestrange."
La voce di Harry
risuonò mortalmente atona alle orecchie di Ron ed Hermione. La figura scura e
longinea di Bellatrix fluttuava sulle acque sottostanti del lago, tornate ad
essere perfettamente calme ed immobili. Il giovane Weasley puntò lo sguardo
laddove era rivolto quello di Harry, mentre Hermione fece scivolare lentamente
la bacchetta giù per la manica del proprio mantello.
"Perspicace,
Potter."
La voce serpentinta di Bellatrix sembrò perforare l'aria come un
sibilo, tanto che Hermione ebbe come l'impressione che tutta quanta la Foresta
Proibita si fosse soffermata ad osservare quell'incontro. Bellatrix Lestrange
aveva fama di essere una protetta, una delle donne Mangiamorte più altamente
interpellate dall'Oscuro Signore. Aveva fama di essere gelida quanto la lama di
un coltello, calcolatrice e spietata nei confronti delle proprie vittime. Assassinava uomini
e bambini senza distinzione e raramente mancava nelle file di uno schieramento.
Il fatto che fosse lì, di fronte a loro,
la diceva lunga sull'opinione che Voldermort aveva di loro.
"A cosa dobbiamo l'onore?" Sibilò di
rimando Harry, guadagnandosi uno sguardo truce da parte di Hermione. Ron si
voltò a guardarlo, credendolo impazzito per la provocazione che aveva rivolto
alla donna.
"Onore?" Le labbra taglienti di
Bellatrix si stesero in un sorriso. "Sì, Potter, hai ragione. Per te sarebbe un
onore morire per mano mia." A quelle parole seguì una risata stridula che non
allietò affatto l'udito del trio. "Peccato che mi debba astenere
dall'ucciderti." Disse, con un tono di voce falsamente dispiaciuto. A quelle
parole, perfino Harry si concesse un attimo di smarrimento.
"Harry Potter, anche conosciuto come il
Bambino Sopravvissuto perché bla, bla, bla... tutto molto divertente, davvero,
ma la verità è una sola, ragazzo mio, e la verità è che oggi non è il giorno
della tua morte, bensì quello dei tuoi cari amichetti." Ridacchiò, portandosi
una mano smaltata di fronte alle labbra. La stretta di Harry sulla propria
bacchetta si rafforzò, mentre potè percepire chiaramente Ron ed Hermione
trattenere il respiro.
"Bene, abbiamo parlato anche troppo."
Detto ciò, una sferzata di aria gelida accompagnò i movimenti di Bellatrix verso
il trio di ragazzi, che sollevarono le bacchette pronti a bloccare qualsiasi
offensiva da parte della Mangiamorte. Esattamente come aveva detto, Bellatrix
scagliò un incantesimo Cruciatus nella direzione di Ron ed Hermione, mancando
volutamente Harry. Il Bambino Sopravvissuto si voltò appena in tempo per
osservare Hermione bloccare la magia con un Protego potente, mentre Ron veniva
scagliato in lontananza contro un masso nelle vicinanze.
"Ron!" Gridò Harry, scattando in
direzione dell'amico.
"Senza fretta, Potter." Sibilò
Bellatrix. Prima ancora di poter realizzare cosa stesse accadendo, Harry si
sentì sollevare in aria; emise un gemito strozzato quando la sua schiena andò
ad urtare il tronco di una quercia. I rami di quest'ultima, con un movimento del
tutto imprevedibile, si abbassarono circondando la vita del ragazzo e
bloccandolo a mezz'aria.
"Harry!"
"Goditi la scena in tribuna d'onore,
Potter!" La risata di Bellatrix riechieggiò una seconda volta, mentre uno stormo
di corvi si sollevò spaventato dalle fronde degli alberi. La Mangiamorte puntò
nuovamente la bacchetta in direzione di Ron, riverso a terra e privo di sensi "Bon
vajage."
L'intuito di Hermione fu sufficiente per
capire che la luce verde proveniente dall'arma di Bellatrix altro non era che un
Avadra Kevadra pronto per essere scagliato. Con uno scatto poderoso dei fianchi,
Hermione si lanciò nella traiettoria dell'incantesimo, mentre Harry osservava
impotente a quasi cinque metri da terra. La maga sollevò la bacchetta, pronta ad
evocare un Protego di pari potenza, ma la voce le venne meno quando con una
deviazione improvvisa il fascio verde colpì a morte Ron, poco dietro di lei. Il
mago emise un rantolo soffocato, mentre il suo corpo veniva percorso da
convulsioni brevi ma intense.
Quando Ron esalò l'ultimo respiro, le
grida di Hermione rappresentarono l'unico suono emesso dalla Foresta. La maga
prese a correre nella direzione in cui giaceva l'amico, incurante dei sassi che
le ostacolavano il cammino.
"Ronald Weasley, un inetto in meno che
impesta questo mondo." Disse Bellatrix con tono strafottente.
Ron, Ron, non è possibile, no ...
"Hai guardato bene, Potter? Presto o
tardi quella sarà la tua stessa fine." Senteziò Bellatrix, sollevando la
bacchetta verso la figura di spalle di Hermione. Harry, capendo l'intento della
Mangiamorte, tentò di gridare all'amica di allontanarsi, ma la sua voce non andò
oltre le sue labbra. Sorridendo soddisfatta, Bellatrix lanciò un secondo Avadra
Kevradra destinato al successo. Il corpo di Hermione si accasciò, inerme, sopra
a quello di Ron, mentre rigoli di sangue presero a fuoriuscire dalla bocca della
ragazza. Harry allargò le braccia nel disperato tentativo di liberarsi dalla
quercia, ma lo sforzo lo fece desistere.
Hermione! Ron!
Harry fissò le due figure accasciate a
terra, adesso semplici corpi ricoperti da mantelli. Sentiva le lacrime pungergli
gli occhi sotto alle lenti, mentre una sensazione orribile imprigionava la sua
voce nei recessi della sua gola. Non poteva credere a ciò che era successo, al
fatto che non avesse potuto niente di fronte alla furia scatenata di Bellatrix
Lestrange. Il pensiero della donna fece spostare il suo sguardo smeraldo sulla
Mangiamorte, che lentamente aveva preso a fluttuare verso la sua direzione.
Quando giunse a meno di due metri da lui, Harry potè vagamente immaginare le
fattezze della donna dietro alla sua maschera mortale.
Dopo averlo osservato in silenzio per
qualche minuto, le labbra di Bellatrix si stesero in un sorriso. "Notevole,
Potter."
A quelle parole, Harry non potè fare a
meno di sorprendersi.
"Ho sempre immaginato questo giorno, il
tuo volto rigato dalle lacrime, le tue grida impazzite. Invece, non mi stai
dando alcuna soddisfazione. Devo forse credere che quegli insetti non erano
importanti per te?" Domandò, facendo un cenno con la mano alle sue spalle.
"Bastarda." Sibilò Harry.
"Ohoh, no questo invece l'avevo
previsto." Ridacchiò e con un gesto veloce afferrò il mento di Harry,
strattonandolo verso di lei. Il mago emise un gemito, mentre le dita affusolate
della Mangiamorte stringevano in una morsa la carne giovane di Harry.
"Ascoltami attentamente moccioso." La
voce di Bellatrix si fece nuovamente tagliente, mentre una luce omicida balenò
nel suo sguardo. "Il fatto di non poterti uccidere è per me una fonte di
immenso dispiacere, ma al mio Signore servi. Se vuoi salvare quella ragazza così
rozza e disgustosa, tutto ciò che devi fare è procedere verso est. Vedrai che al
momento opportuno saprai di essere arrivato." Infine, con le labbra sfiorò un
orecchio del mago.
Harry serrò la mandibola e con uno
scatto, allontanò il volto da quello della Mangiamorte.
"La verità fà male, Potter." Disse,
sollevando la bacchetta e scomparendo davanti allo sguardo del giovane. Harry
sentì la stretta attorno al proprio corpo allentarsi, fino a quando non cadde a
terra. La polvere del terreno l'avvolse, ma Harry parve esserne incurante.
Non c'erano più.
Questo fu tutto ciò che formulò la sua mente, in un primo momento.
Sollevò lo sguardo, maledicendo le lenti
sporche dei suoi occhiali e le lacrime che lentamente stavano iniziando ad
appannargli la vista. Poco distante, il corpo di Hermione giaceva disteso sopra
a quello di Ron e solo i mantelli, mossi da un flebile vento, davano vita a una
scena di morte. Le mani di Harry si serrarono in due pugni, intrappolando la
terra nella loro stretta. La consapevolezza di ciò che era successo e di ciò che
non sarebbe più stato, lo inondò come un fiume in piena, travolgendolo al
ricordo dei due amici.
I suoi genitori, Ron e in seguito
Hermione. Tutti, tutti lo stavano lentamente lasciando. Tutti morivano per colpa
sua, esclusivamente sua.
Harry si accasciò al suolo, toccando con
la fronte l'erba arida e bruciata della Foresta. La sua mente tornò alle parole
di Bellatrix, sussurrate con cattiveria al suo orecchio.
'Adesso sei solo Potter. Sei nato
solo e morirai solo.'
Per la prima volta in vita sua nessun'altra frase gli suonò più vera.
**
"Ti odio. Te e la
fortuna che ti ritrovi."
Una figura
incappucciata osservò i cerchi concentrici che si propagavano quasi ipnotici
sulla superficie dell'acqua, mentre una massa scura e indistinta veniva
trascinata verso il fondo da mani pallide e putrefatte. Di fianco, a volto
scoperto, Draco Malfoy osservò la distesa d'acqua che rifletteva le luci di
quella notte così apparentemente serena; le stelle parevano adagiarsi docilmente
sulle flebili onde che, come carezze, lambivano le sponde circostanti. Per lungo
tempo, quel piccolo bacino d'acqua si era sporcato del sangue di tutti loro. Del
sangue di chi veniva gettato, morto, nelle sue acque e dal sangue di chi, al
contrario, gettava. Da esso venivi avvolto, inghiottito e condotto direttamente
all'Inferno dove in tanti speravano, ardevano andare.
Perchè l'Inferno
liberasse tutti loro, liberasse lui.
"Quanto lo odio,"
Ribattè nuovamente la figura incappucciata. "Si è fatto ammazzare quel
bastardo."
Malfoy si coprì
il volto con il capuccio del mantello, sospirando. "Almeno lui, adesso, ha
risolto i suoi problemi."
Dalla figura
incappucciata provenne uno sbuffo derisorio. "Chissà come è bello poter morire."
"Sicuramente, è
meno faticoso che vivere." Sentenziò Malfoy, riprendendo a camminare verso il
sentiero che lo avrebbe ricondotto indietro.
Il Mangiamorte lo
imitò, senza tuttavia abbandonare il tono di scherno. "Proprio tu, Malfoy, che
adesso puoi divertirti! Se l'avessi io, tra le mani, sarebbe tremendamente
difficile rispettare l'ordine dell'Oscuro. Avrei colto l'occasione per farmi
ammazzare." Concluse, ridendo.
Malfoy non si
voltò, ma mantenne lo sguardo puntato verso di sè. "Non sono così fortunato. Non
ho nessuna intenzione di divertirmi con lei."
Alle sue spalle
salì un fischio derisorio.
"Ha un bel
faccino, quella pollastrella. Belle tette, bel culo. Fossi in te non sarei così
esigent-"
"Ho detto," Disse
Malfoy, puntando con un gesto veloce la bacchetta contro il compagno, "Che non
farò niente del genere. Mc Graw."
L'uomo
incappucciato rimase in silenzio, mentre un sorriso sardonico si dipinse sulla
labbra di Malfoy. "Uno dei tanti motivi per cui non faccio niente a Ginevra è
per la sensazione fantastica che provo nel vederti così divorato dall'invidia,
Mc Graw."
"Ouch, Malfoy!
Così mi trafiggi dal dolore." Disse Kyle Mc Graw, procedendo oltre Malfoy.
L'ex-Tassorosso risalì il sentiero, mentre Malfoy osservò la sua figura voltata
di spalle.
Fosse la volta
buona, pensò, rispondendo mentalmente.
**
Ginny Weasley
osservò la porta della stanza a lungo.
Dopo aver ripreso
conoscienza, aveva realizzato di essere priva delle catene che inizialmente le
affliggevano i polsi, ma un dolore ricorrente le attanagliava la base del collo.
Aveva lasciato i polpastrelli vagare sotto la massa increspata dei suoi capelli,
ma niente lasciava presagire il segno di una ferita. Il dolore, tuttavia,
pulsava ostinato e nessuna pressione pareva attenuarlo.
Sì ricordò di
Voldermort quando, abbassando lo sguardo, si scoprì sempre vestita del lungo
mantello nero. Trattenne a stento un forte senso di nausea che, partendo dallo
stomaco, le trafisse la gola. Quella vista, quel fetore sembravano ancora
ristagnare nei suoi sensi.
Aveva parlato con
Voldermort ed era sempre viva. La morte non era così facile da ottenere.
Ripensò alle
parole dell'Oscuro Signore, continuando a fissare la porta che rimaneva
ostinatamente chiusa.
Avrebbe rivisto
Harry. Forse anche Ron, forse Hermione. Forse, nessuno dei tre. Avrebbe comunque
visto degli Auror. Ipoteticamente parlando e giocando bene le sue carte, avrebbe
potuto salvarsi. Sì, poteva esistere una soluzione. Una soluzione a cui
Voldermort non aveva pensato. Poteva, doveva esserci. La sua mente lavorò
freneticamente, cercando un piano abbastanza congeniale che non includesse la
parola morte, o per lo meno, non la sua. Forse, Malfoy non aveva tutti i torti,
affermando che non valeva la pena morire. La vita offriva ogni tipo di
soluzione, bastava sceglierla con cura.
E proprio mentre
Ginny scandagliava ogni possibile soluzione, la porta si aprì con violenza. I
suoi riflessi guidarono la sua mano all'altezza della vita, tastando quel vuoto
che le ricordò di essere priva di qualsiasi difesa. Alla porta, la figura di
Draco Malfoy la riportò alla realtà.
Gli occhi grigi
del ragazzo si posarono su ogni particolare della stanza, infine, trovandola
intatta si adagiarono su Ginny.
"Sei sveglia."
Disse, infine, chiudendo la porta alle sue spalle.
"Non certo per
merito tuo. Lo sono da un bel po'."
Malfoy si slacciò
la fibbia argentata che legava il mantello alle sue spalle, gettando a terra il
soprabito senza grandi premure. "Dopo tutto, sei sempre in grado di fare
dell'ironia, Weasley. Non so se ritenerti stupida o più intelligente di quanto
credessi."
"Ti consigliò la
seconda."
Senza badarle,
Malfoy si tolse il pensante maglione. Ginny osservò incuriosita, fino a quando
realizzò l'intento del biondo.
"M-Malfoy,"
Balbettò, maledicendosi per il rossore delle guance. "Credo che tu sia finito
nella stanza sbagliata."
Un sorriso
mellifluo sollevò gli angoli della bocca di Malfoy, mentre quest'ultimo armeggiò
con la cintura attorno alla sua vita. "No, non credo. Sono nella stanza giusta,
invece." Disse, continuando il suo operato.
Ginny afferrò
l'unico cuscino che aveva ed affondò il volto in esso. "Non voglio vedere, sei
disgustoso!"
La voce di Malfoy
le giunse lontana, tanto che quando sollevò lo sguardo non lo vide più nella
stanza. "Bagno, Weasley."
La giovane donna
aggrottò la fronte, rispondendo a tono quando Malfoy decantò la sporcizia che
incrostava la vasca. "Weasley, bagno."
Ginny inghiottì
aria. "N-Non ho nessuna intenzione di fare un bagno con te."
"Infatti,"
Rispose la voce strascicata di Malfoy. "Tu non lo farai, aiuterai me a
farlo."
"Non credo
proprio!" Sbottò Ginny, colpendo con la schiena il parapetto del letto.
"Weasley, lui ti
ha dato a me. Con tutto quello che ho fatto, mi sei capitata come insulsa
ricompensa. Dal momento che esisti, non trovo altre utilità se non quelle di una
schiava. Quindi, Weasley, prima che la mia pazienza abbia una fine vieni qui."
Il tono gelido di quelle parole non passò inosservato alla ragazza che, memore
delle ferite che ancora gemicavano, preferì obbedire. Seppur a malincuore.
Quando entrò
nella stanza da bagno, tenne gli occhi così fortemente chiusi che il suo capo
gemette dal dolore. Tastò lo spazio attorno a lei con le mani, in cerca di
qualcosa di solido che potesse corrispondere ad un oggetto.
"Weasley."
"Non ho nessuna
intenzione di aprirli, Malfoy."
L'ex-Serpeverde
non replicò, ma il rumore dell'acqua nella vasca tanto bastò per convincere
Ginny. "Ok, ok, li apro, ma tornatene sotto!" Con grande attenzione, la ragazza
aprì un occhio, poi l'altro. Draco Malfoy giaceva a torso nudo contro la vasca
di porcellana, mentre il vapore aveva ammorbidito le ciocche bionde lungo la
fronte.
Ginny mantenne lo
sguardo fisso sul volto del ragazzo, pregando i suoi occhi di non tradirla
preferendo il basso.
"Se vuoi,
Weasley, posso sanare la tua curiosità." Disse Malfoy, con un tono derisorio.
"No, non
scomodarti, non credo che ne valga seriamente la pena." Ribattè Ginny,
afferrando la spugna che quella mattina lei stessa aveva adoperato.
"Niente spugna,
Weasley." Disse Malfoy, chiudendo gli occhi. "Usa le mani."
"Le-le mani?"
Malfoy sbuffò.
"Sì, le mani! Weasley, credi forse che voglia essere lavato dalla spugna che hai
usato? E' sporca."
Con un gesto di
stizza, Ginny picchiò il palmo della sua mano destra contro la schiena di
Malfoy. "Mi scusi!" Nello stesso momento, Malfoy fece emergere la sua mano da
sotto l'acqua schiumosa, afferrando senza preamboli il polso sinistro della
ragazza.
"Weasley, non
scherzare con il fuoco. Mi basta poco."
Ginny sollevò un
sopracciglio, quasi ridendo. "Non posso morire, Malfoy. Gli servo."
"Non puoi morire,
ma puoi soffrire."
Ginny strattonò
il polso, liberandosi dalla presa di Malfoy che portò la mano nuovamente
sott'acqua. La giovane Weasley afferrò una bottiglia di sapone e la rovesciò
sulle spalle del ragazzo. Infine, si osservò i palmi delle mani e con uno sbuffò
li adagiò contro la pelle di Malfoy.
"Con delicatezza,
Weasley."
Ginny fece una
smorfia, ma obbedì. La pelle dell'uomo, così diafana, si arrossò al di sotto
delle scie di sapone e Ginny osservò i muscoli di Malfoy rilassarsi sotto al suo
tocco. Arrossì leggermente, ma si ostinò nel non voler provare nessuna
sensazione. Analizzò freddamente la situazione, guardandosi attorno con
circospezione. Il bagno era talmente spoglio che non offriva alcuno spunto per
dei piani di fuga. Non vi era uno specchio, solo un lavabo ingiallito e la vasca
da bagno. Tornò con lo sguardo a Malfoy, odiandolo per la sicurezza che
ostentava. Non sembrava minimamente preoccupato della sua presenza.
Le mani di Ginny
tornarono nuovamente sulla spalle, alla base del collo. Lo sguardo della ragazza
si fermò su una goccia d'acqua che con lentezza scivolò lungo la schiena del
ragazzo, mentre le sue mani si fermarono.
"Cosa stai
facendo?"
La voce di Malfoy
le risuonò odiosa, dandole la forza di serrare una stretta poderosa attorno al
collo dell'uomo, mentre con tutto il peso del corpo si sbilanciò contro Malfoy.
Tuttavia, perse il controllo della situazione. Si sentì afferrare con violenza,
mentre le braccia di Malfoy la trascinarono nella vasca assieme a lui. L'urto
fece fuoriuscire l'acqua oltre i bordi, mentre il mantello di Ginny si gonfiò
del liquido.
"STRONZA! COSA
CREDEVI DI FARE?"
Ginny tossì con
violenza, mentre una mano di Malfoy serrò il collo della giovane.
"Mc Graw aveva
ragione! Non dovrei trattarti così bene." Disse, mentre la rabbia filtrava come
veleno ogni singola parola. Ginny sgranò lo sguardo, afferrando il polso di
Malfoy con entrambe le mani. Tentò di liberarsi, ma scivolò più volte
nell'acqua.
Con un gesto
d'ira, Malfoy la liberò della sua possente presa, mentre Ginny ansimò in cerca
di aria. Non soddisfatto, le afferrò i capelli ed immerse il suo volto
nell'acqua.
"Weasley, la mia
pazienza è seriamente esaurita." Disse, mentre la giovane gesticolava per
liberarsi. Con uno strattone, Draco le sollevò il viso. Ginny tossì acqua,
ancora succube della presa dell'uomo.
"Non so cosa tu
abbia intenzione di fare, ma è inutile!" Urlò, tanto che Ginny chiuse gli occhi
di scatto. Malfoy tolse con violenza la mano, strattonando volontariamente le
ciocche vermiglie di Ginny. Capendo di essere libera, Ginny incespicò verso il
lato opposto della vasca, sbattendo la schiena contro la fine. Si strinse le
braccia al petto, tremando.
"Puoi odiarmi, a
me non interessa." Disse Malfoy, stendendo le braccia lungo i bordi come se
niente fosse accaduto. Dal lato opposto, gli occhi di Ginny lo osservavano con
odio. I singhiozzi presero a scuoterle il corpo, mentre le lacrime si confusero
con l'acqua insaponata.
"Non voglio
morire."
"Non
sembrerebbe." Sbottò gelido Malfoy.
"N-Non voglio
morire. Voglio tornare a casa." Singhiozzò, ormai le sue difese erano
definitivamente crollate. "Voglio andare a casa."
"Molti di noi ti
considerano fortunata, Weasley. Proprio perchè morirai."
Ginny sollevò il
volto, osservando Malfoy terrorizzata.
"Molti di noi
pagherebbero per fare la tua fine."
"No-non capisco."
Malfoy la osservò
in silenzio. "Noi non possiamo morire, a meno che non sia Voldermort a volerlo."
Notando il
silenzio di terrore della ragazza, Malfoy continuò. "Tu stessa hai sentito
Voldermort. Hai provato quella paura, quel terrore che ti divora le viscere,
Weasley. Noi siamo fatti di quel terrore, ogni giorno. Siamo suoi. Siamo privati
di qualsiasi altra cosa. Siamo stati costruiti per essere devoti al Male,
nient'altro conta per un Mangiamorte. Di un'unica cosa non siamo stati
privati... del desiderio di morire. Voldermort ci fa desiderare ogni giorno la
morte, distruggendoci e godendo del fatto che non potremo mai averla."
Ginny fissò
Malfoy, incredula. Infine, spezzò il silenzio con un singhiozzo. "Tu-tu tradirai
Voldermort?"
Malfoy la
osservò, mentre una ciocca di capelli bagnati le cadde sulla fronte. "Tu
tradirai Voldermort per morire."
"Ognuno ha la
realtà che si merita, Weasley. In un modo o nell'altro, la soluzione la si trova
sempre."
Ginny abbassò lo
sguardo sull'acqua ormai torbida di sapone.
"Io non voglio
che tu muoia, Malfoy." Quelle parole le uscirono dalle labbra, senza darle il
tempo di riflettere.
Quando sollevò il
capo, notò un bagliore negli occhi gelidi dell'ex-Serperverde.
"Non vuoi che
muoia." Disse, iniziando a ridere, chinando il capo all'indietro. "Non vuoi che
muoia, ma se mi stavi per uccidere!"
Il voltò di Ginny
si incupì. "Malfoy, hai questa capacità innata di rovinare tutto." Sbottò.
"E sentiamo,"
Disse Malfoy sporgendosi verso di lei. Ginny arrossì, senza abbassare tuttavia
lo sguardo. "Cosa avrei rovinato?"
Dopo qualche
secondo di silenzio, con uno scatto che sorprese lo stesso Malfoy, Ginny attirò
a sè l'uomo, premendo le sue labbra contro quelle di lui.
"Questo." Sbottò,
rossa in volto, prima di uscire dalla vasca e scomparire nella stanza accanto.
**
"Sta
scherzando?!" Il corpo voluminoso di Hagrid fu scosso da un fremito, tanto che
la professoressa McGranitt fu costretta a sistemare le proprie lenti sul naso
adunco. Nell'ufficio del Preside Silente, tutti i professori di Hogwarts si
stavano scambiando occhiate più o meno perplesse, mentre Hagrid aveva espresso a
voce i loro pensieri. I personaggi dei quadri assistevano al colloquio con
altrettanto sconcerto.
"Far entrare i
Mangiamorte ad Hogwarts è una pazzia!" Tuonò il Gigante.
Silente tossì con
tono pacato, attirando l'attenzione dei presenti. "Hagrid, per favore. Calmati."
"Hagrid,"
Intervenne la Direttrice di Grifondoro. "Ascolta ciò che Silente ha da dirci."
Negli occhi del
gigante balenò un luccichio sinistro. "Minerva, lui ha consigliato di far
entrare i Mangiamorte. Lui è uno di loro!" Tuonò, riferendosi ad un Piton
in quel momento assente.
"Hagrid," Il tono
di voce di Albus Silente non tradì alcuna emozione. "Tutti voi dovreste riporre
fiducia nel professor Piton, la stessa fiducia che riponete in me."
"Pre-Preside,
forse chiede troppo da noi." Intervenne la professoressa Cooman.
"Cara Sibilla, tu
stessa hai affermato che il piano è previsto anche nella tua sfera." A quelle
parole, la professoressa chinò il capo, imbarazzata.
"Tutti gli
studenti saranno condotti nella camera delle Necessità, attraverso il passaggio
che li porterà ad Hogsmeade. Abbasseremo le difese di Hogwarts, senza
insospettire i Mangiamorte e faremo in modo di chiuderli all'interno."
"Adesso il piano
mi piace un pochino di più." Bofonchiò Hagrid.
Silente sorrise.
"Avremo bisogno dell'aiuto di tutti coloro che abitano Hogwarts." Disse,
riferendosi al fantasma del Frate Grasso che, tranquillo, volteggiava sopra i
presenti. "Senza dubbio, Preside."
"Silente," La
professoressa McGranitt attirò l'attenzione dell'uomo. "Cosa faremo quando i
Mangiamorte saranno all'interno di Hogwarts?"
Le lenti del
Preside scintillarono senza che alcuna luce vi riflettesse. "Questi sono solo
dettagli, cara Minerva."
"BENE!"
L'esclamazione di Hagrid scosse perfino i mobili, mentre il gigante prese a
schioccare le nocche delle mani poderose. "Non vedo l'ora di mettere le mani su
quei manigoldi. Già mi prudono!"
Silente sorrise
sotto ai baffi candidi. "Sono felice che il piano sia di tuo gradimento,
Hagrid."
"Solo perchè mi
fido di lei, Preside!"
"Molto bene,
Hagrid perchè l'aiuto che sto per chiederti è indispensabile."
Gli occhi del
gigante scintillarono d'orgoglio.
**
Con un ultimo
sforzo, Harry distese Ron al fianco di Hermione, sotto ad un arbusto che
affondava le proprie radici nelle acque del Lago Santo. Sentì una fitta alla
spalla, ma il dolore non gli impedì di trovare un luogo sicuro dove collocare i
corpi dei suoi amici. Aveva il volto sporco di terra e rigato dalle lacrime, che
erano scese copiose dopo la scomparsa di Bellatrix. Ogni movimento era una morsa
stretta attorno al cuore, ogni pensiero un ricordo del suo migliore amico e
della ragazza che amava. Si accovacciò di fianco ad Hermione, prendendole una
mano ancora calda tra le sue. Ignorando le fitte di dolore, se la portò all'altezza
del cuore, chinandosi sul corpo inerme della ragazza.
Non era riuscito
a dirle niente, niente di ciò che avrebbe così disperatamente desiderato dirle.
Le sole parole
che sentiva nascergli dal profondo, in quel momento non servivano a niente.
Erano inutili se non vi era lei ad ascoltarle.
"Ti accompagnerò
ad Hogsmeade, Herm." Le sussurò, spostandole una ciocca castana al lato della
fronte. "Così, potrai comprare quel libro che volevi tanto. E lo leggerò
anch'io, perchè tanto so che sarò costretto a farlo." Un lieve sorriso increspò
le labbra di Harry. "Sei terribile quando sei così ostinata, a Ron non hai mai
fatto leggere niente. E' un ingiustizia." Disse, spostando lo sguardo
sull'amico.
"Passeremo da
Ambrosius Flume e compreremo le Cioccorane per Ron e quando torneremo al
castello Ron ci dirà che preferiva le Millegusti + 1." Disse, con tono strozzato
della voce. "Già, ci dirà proprio così." Harry rafforzò la stretta attorno alla
mano di Hermione, sforzandosi di non piangere altre lacrime.
"Herm, io ti a-"
Harry si bloccò
di colpo, osservando il volto tranquillo della ragazza. "Tu comunque lo sai."
Concluse, lasciandola andare.
Si portò in piedi
ed osservò Ron. "Trattamela bene, compagno. Tornerò presto a riprendervi e ci
sarà Ginny con me."
Afferrò la
bacchetta, disegnando un cerchio attorno all'arbusto. Mosse sommessamente le
labbra, mentre un incantesimo di protezione li avvolse completamente.
Nessun'altro, oltre ad Harry avrebbe potuto vederli.
Proprio per loro,
Harry Potter era deciso più che mai a rimanere in vita.
Dalla tasca dei
pantaloni afferrò il Mantello dell'Invisibilità del padre e con un gesto esperto
si coprì completamente con esso. Impugnò saldamente la bacchetta e con uno
scatto poderoso delle anche si diresse nella direzione indicata da Bellatrix
Lestrange.
Verso est, verso
Voldermort.
**
"Preside! I
Mangiamorte! I Mangiamorte stanno attaccando la parte Ovest del castello!" Gridò
la professoressa Cooman, da dietro le lenti dei suoi grandi occhiali. Andava
correndo avanti ed indietro di fronte al portone di Hogwarts, dove per
l'occasione gli insegnanti avevano fatto riunire tutti gli studenti della
Scuola. Un coro di voci terrorizzate echeggiò tra le mura del castello, mentre i
Prefetti, invano, tentavano di placare la paura nei più piccoli. I direttori di
ciascuna casa stavano in piedi di fianco ai propri studenti, con le bacchette
saldamente impugnate.
"Molto bene.
Ragazzi!"
La voce di
Silente attrasse l'attenzione di tutto il corpo studentesco.
"Non abbiate
timore, ciascuna Casa segua il proprio Prefetto. Non disubbite agli ordini che
vi saranno impartiti, sono stato chiaro?" Domandò, osservando il gruppo di
studenti di Serpeverde. "Una volta che sarete fuori da Hogwarts rimanete uniti,
non vi allontanate per nessun motivo. Altrimenti, i Mangiamorte non tarderanno a
raggiungervi."
Le voci si
ammutolirono all'istante. "Ai Serpeverde che non abbracciano le mie opinioni,"
Disse Silente. "Consiglio di stare molto attenti. In un campo di battaglia,
nemici ed amici si confondono facilmente. Loro non avranno certo pietà per voi."
Concluse, con durezza. "Adesso, avanti! Uscite!"
Uno ad uno gli
studenti si allontanarono e lentamente l'atrio del castello si svuotò
completamente, salvo degli Auror e degli insegnanti che vi rimasero. Senza
trapelare agitazione nel tono della voce, Silente comandò agli Auror più esperti
di raggiungere l'ala Sud del castello con il preciso ordine di attirare i
Mangiamorte verso i sotterranei di Hogwarts. Li pregò di salvaguardare le
proprie vite, senza soffermarsi ad attaccare. In poco tempo, si crearono tre
barriere umane che lentamente indietreggiarono, attirando la schiera nemica
verso i sotterranei. Volarono incantesimi e fatture potenti, mentre gli stessi
quadri partecipavano all'azione sporgendosi dalle loro cornici. I fantasmi,
eccitati come non mai, fluttuavano impazziti tra le schiere nemiche, sbattendo
il proprio ectoplasma contro i volti dei Mangiamorte. Il Barone Sanguinario
fendeva la propria ascia, liberando grida di guerra per secoli represse,
Nick-Quasi-Senza-Testa gettava le pesanti armature verso il nemico, mentre il
Frate Grasso colpiva alle spalle con il proprio Rosario. Corpi, grida e sangue
colmarono Hogwarts.
"Poveri illusi!"
Un Mangiamorte si scoprì il volto, mentre con un abile mossa evitò uno
schiantesimo scagliato contro di lui. Lucius Malfoy lanciò un Cruciatus che,
tuttavia, non trovò la propria destinazione.
Aveva gli occhi
iniettati di sangue, mentre una smorfia sgraziava i lineamenti nobili del suo
viso.
"Siete degli
stupidi se credete di poter resistere, anche solo pensare di vincere!" Esclamò,
liberando una forte risata che echeggiò con prepotenza.
"Lucius, pensa a
combattere! Le parole non ti si addicono affatto."
Lucius Malfoy si
voltò verso la voce che lo aveva beffeggiato. La figura esile di Severus Piton
gli sorrise melliflua.
"TU, Severus!
Tu!" Con un grido di rabbia, Lucius si scagliò contro il Mangiamorte. L'impatto
fu violento, tanto che entrambi si trovarono con le spalle contro un muro. Piton
sollevò la bacchetta, appena in tempo per evitare un Cruciatus.
"TU, maledetto
traditore! Lurido mezzosangue!"
Con un agilità
sconosciuta a molti, Piton prese a correre nella direzione dei sotterranei,
mentre Lucius e gran parte dei suoi uomini presero a seguirlo, lanciando contro
di lui incantesimi di ogni tipo. Uno schiantesimo colpì il professore di Pozioni
ad una spalla, ma lo sfiorò, provocando solo una leggera ferita ed una striscia
di stoffa tagliata.
L'ira che
accecava i Mangiamorte impedì loro di vedere cosa realmente stesse accadendo.
Lentamente, mentre si dirigevano lungo le scale che conducevano sotto Hogwarts,
gli Auror bloccarono le vie d'accesso ai sotterranei, un tempo Casa dei
Serpeverde. Come guidati dagli abili fili di un burattinaio, gli Auror, i
professori e lo stesso Silente evocarono degli incatesimi protettivi attorno
alle proprie persone, gridando a pieni polmoni Wingardium Leviosa.
La terra tremò
all'improvviso ed in seguito, un boato echeggiò nell'aria.
Il fianco a Sud
di Hogwarts cedette al peso del castello, mentre un ondata d'acqua del Lago Nero
investì in pieno la fiancata del castello. I sotterranei si colmarono delle
grida dei Mangiamorte, mentre le acque, senza pietà alcuna, li travolsero
spingendoli verso il basso. Quando le onde del Lago cessarono di esistere, un
silenzio sovrannaturale calò in tutto il Castello.
Silente ed altri
come lui atterrarono sulle sponde opposte del Lago Nero, mentre la terra si
assestò definitivamente.
Lontano, la
figura incrinata di Hogwarts si immobilizzò.
I sopravvisuti si
affrettarono ad accertarsi delle condizioni di chi si era riuscito a
smaterializzarsi, mentre i professori si incaricarono di controllare chi dei
proprio alleati fosse assente.
"Minerva, chi
manca?" Domandò Silente, non appena la professoressa McGranitt andò da lui.
"Hagrid e Piton,
Silente."
"Per la barba di
Merlino!" Entrambi si voltarono verso le acque del lago. "E' stato fantastico!"
La mole di Hagrid spuntò dalle acque, mentre il fango della riva gli scivolò
addosso. In pugno teneva ben saldo il proprio ombrello, mentre su tutto il corpo
apparvero delle bruciature.
"Hagrid!"
"Oh, Silente! E'
stato meraviglioso! Vorrei farlo di nuovo!" Hagrid rise, notando l'espressione
cupa che la McGranitt gli rivolse.
"Mi sono permesso
anche di portare lui." Disse, sollevando senza sforzo il proprio braccio
nerboruto. La figura di Severus Piton, completamente impregnata d'acqua, oscillò
come un pendolo in aria. I capelli neri del professore aderirono completamente
al suo volto spigoloso.
"Lasciami
andare." Sbottò, infastidito.
"Come vuoi."
Disse Hagrid, scrollando le spalle. Aprì il palmo della propria mano, lasciando
che Piton cadesse rovinosamente a terra.
"Mi sono permesso
di usare la magia, Preside." Hagrid si scusò, ma Silente sorrise.
"Va bene, Hagrid.
In fondo hai salvato anche Severus."
Dal professore di
Pozioni provenne un grugnito.
"Oh, non ho fatto
tutto da solo, anche loro mi hanno aiutato!" Esclamò, puntando il grosso dito
verso le sponde del lago. Silente si avvicinò all'acqua, facendo un inchino
profondo. "Vi ringrazio per averci aiutato a liberare Hogwarts da Voldemort."
Dall'acqua
affiorarono delle piccole bolle d'aria, infine il popolo del lago tornò verso le
profondità.
"Sono molto
simpatici," Esclamò Hagrid, visibilmente contento. "Un po' timidi, forse."
Silente trattenne
una risata sotto i baffi. "Sapevo che ti avrebbero trovato simpatico, Hagrid. E'
per questo che ho voluto che fossi proprio tu a chiedere loro di aiutarci."
Il petto di
Hagrid si gonfiò orgoglioso.
"Tuttavia, adesso
non possiamo adagiarci sugli allori." Disse Silente. "Abbiamo una guerra da
vincere."
Note
dell'Autrice: Questo è il famoso capitolo incriminato, quel capitolo che per
lungo tempo è rimasto incompleto. La parte iniziale prima degli asterischi è
stata scritta diverso tempo fa (uno o due anni fa, addirittura), mentre tutto il
resto che segue è stato scritto recentemente. Il capitolo successivo è sempre in
fase di scrittura, quando nella mente mi attraversa una possibile idea per
mettere per iscritto quello che intendo far accadere. Sono abbastanza certa che
dopo la parte D del decimo capitolo ci sarà nuovamente un ritorno al presente
(tanto per farvi scervellare un po'), ma credo che i racconti passati non siano
del tutto finiti :) comunque, questo è sempre da vedere. Vi ringrazio
Micia_Loves_Draco, Flori per le loro parole; zippo, sono
curiosa di sapere cosa pensi del Malfoy in questo capitolo XD; Ommy,
forse sai che non amo le Hermione/Ron, ma ti assicuro che a me il personaggio di
Ron piace moltissimo, è uno dei miei preferiti! Grazie anche a coloro che han
letto senza commentare. Alla prossima!