Anatema

di Claudia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Visita a Diagonalley ***
Capitolo 2: *** La Bacchetta di Harry ***
Capitolo 3: *** Incontro nella Londra Babbana ***
Capitolo 4: *** La Famiglia Weasley ***
Capitolo 5: *** Sentieri Proibiti - Il Passato che Ritorna I ***
Capitolo 6: *** Il processo - La legge contro Arthur Weasley ***
Capitolo 7: *** Nel Corpo del Serpente - Parte a (Il Passato che Ritorna II) ***
Capitolo 8: *** Nel Corpo del Serpente - Parte b (Il Passato che Ritorna II) ***
Capitolo 9: *** Nel Corpo del Serpente - Parte c (Il Passato che Ritorna II) ***
Capitolo 10: *** La Bestia che gridò Amore al mondo* - parte a (il passato che ritorna III) ***
Capitolo 11: *** La Bestia che gridò Amore al Mondo - parte b (Il Passato che Ritorna III) ***
Capitolo 12: *** La Bestia che gridò Amore al mondo - parte c (il passato che ritorna III) ***
Capitolo 13: *** Sotto a un cielo color del sangue - parte a (il passato che ritorna IV) ***
Capitolo 14: *** Sotto a un cielo color del sangue - parte b (Il passato che ritorna VI) ***
Capitolo 15: *** Sotto a un cielo color del sangue - parte c (Il passato che ritorna IV) ***
Capitolo 16: *** Discesa nell'Ade - parte a (Il Passato che Ritorna V) ***
Capitolo 17: *** Discesa nell'Ade - parte b (il passato che ritorna V) ***
Capitolo 18: *** Discesa nell'Ade - parte c (il passato che ritorna V) ***



Capitolo 1
*** Visita a Diagonalley ***


Capitolo 1

Note dell'autrice (aggiornate al 27 ottobre 2007). Se state leggendo questo piccolo trafiletto, significa che o siete lettori di vecchia data o siete lettori nuovi. In ogni caso, ho deciso di riprendere Anatema dall'inizio. Ultimamente non sono una fan-writer molto produttiva; avrei diverse idee per diverse fanfiction ma tutto rimane bloccato nei recessi della mia mente. Quindi, per poter "curare" questo mio blocco, ho deciso di tentare di portare avanti (e possibilmente concludere) questa storia... sia perchè un po' ve lo devo, sia perchè è una delle prime storie serie su Harry Potter a cui sono molto affezionata. Gli eventuali commenti che lascerete, sia critici (ma costruttivi ed educati) che non, saranno largamente apprezzati dal momento che verranno interpretati dalla sottoscritta come un tentativo di sprono al miglioramento. Concludo, con il cuore in mano, nella speranza di poter scrivere la parola 'fine' a tutto questo.

Claudia

 

 

 

Capitolo 1

Visita a Diagonalley

Le strade di Diagonalley erano in fermento. Schiere di ragazzi vocianti camminavano frettolosamente, entrando dentro i negozi di magia che incorniciavano i bordi delle vie. I genitori ansimavano al loro seguito e trascinavano con loro i bambini più piccoli per iniziarli a quel mondo ed a quella atmosfera frenetica propria di quel periodo dell'anno. Come sempre, anno dopo anno, era di nuovo giunto il tanto atteso-odiato ritorno a scuola. I ragazzi più grandi camminavano sicuri con un sorriso spavaldo dipinto sulle labbra; le matricole seguivano meste i genitori con occhi sgranati per lo stupore e per la paura di perdersi in quelle strade affollate.

Mentre camminava, avvolta nel suo mantello nero, pensò con molta nostalgia al suo primo giorno di scuola. Non riusciva ancora a credere che il suo comportamento era stato esattamente come quello dei bambini, atterriti, spaesati e paurosi. Ma in fondo, Hogwarts rappresentava un'incognita per tutte le età. Nei piccoli rappresentava quell'alone di fascino e mistero che trapelava continuamente dai racconti dei fratelli più grandi, e nei grandi richiamava dignità, rispetto ed ammirazione. Sì, perché Hogwarts rimaneva sempre una scuola perfetta, che iniziava i giovani all'arte magica e permetteva loro di ricoprire cariche importanti al Ministero della Magia.

Davvero una scuola perfetta, pensò prima di essere accidentalmente colpita da un ragazzo che per la fretta non le aveva nemmeno chiesto scusa. Sospirò, capendo benissimo il suo comportamento e prese a camminare diritto per la strada, cercando di prevedere le persone che le sarebbero finite addosso. Il suo sguardo, anche se era in parte oscurato dal cappuccio del suo mantello, scorreva velocemente tutti i negozi di magia che incontrava lungo il suo cammino. Riconobbe il negozio di bacchette, di scope e di animali. Non erano cambiati molto dall'ultima volta che vi aveva messo piede. Ma del resto, a Diagonalley, tutto rimaneva perfettamente uguale. Difficilmente qualcosa cambiava. Ciò che cambiava erano i volti delle persone, dei ragazzi, soprattutto, che ogni anno frequentavano Hogwarts.

Abbandonò la propria nostalgia giovanile, quando vide un edificio che imponente si stagliava in fondo alla strada che stava percorrendo. Le pietre che formavano e sorreggevano l'edificio sporgevano fuori e non seguivano alcuna logica di costruzione. Le finestre erano caratterizzate da grandi archetti più o meno decorati, che colmavano l'edificio di un'aria ancora più spettrale e, laddove l'edificio mostrava i propri angoli, enormi gargoyles di pietra si protendevano minacciosi verso la strada. Quella era la Gringott, la banca di Diagonalley. Leggende, forse, comunque molto vicine all'essere vere, narravano che la Gringott ospitava tesori di ogni genere nei propri sotterranei. Tesori immensi, gioielli, e perfino corone che il mondo aveva creduto per secoli perdute. Un luogo che non poteva essere profanato molto facilmente. La Gringott era sicuramente il posto più sicuro che esisteva sull'intero pianeta, e proprio per questo, quelle poche volte in cui era stato profanato, l'opinione pubblica aveva destato grande preoccupazione. Ma ciò non succedeva da molti anni, dopo che Voi-sapete-chi era scomparso definitivamente.

Sorrise alla sua ostinazione di chiamare Voldermort in quel modo. Per anni aveva smesso di pronunciare quelle sillabe che molto spesso venivano accompagnate da tremori e brividi improvvisi.

Suonò il campanello della Gringott, mostrando un esile mano con dita affusolate. Chi vi entrava per la prima volta non poteva non essere sorpreso, ed osservò con attenzione i volti di molti bambini che fissavano il soffitto a bocca spalancata. La volta dell'edificio mutava forma ad ogni battito di ciglia, mostrando un gioco di luci e di immagini che solo a Hogwarts era possibile osservare. Ricordava il soffitto della Sala Grande: ognuno vedeva ciò che il suo animo era propenso a vedere.

Tornando alla Gringott, se in alto la visione era magnifica, in basso non si poteva dire altrettanto. Ad ogni banco sedevano piccoli elfi e gnomi, dai panni sporchi, anche se eleganti che muovevano le mani lunghe e affusolate, guardando con diffidenza ogni persona che stava loro davanti.

Proprio come stavano osservando lei. Non aveva mai sopportato quello sguardo untuoso e languido che ogni volta le veniva rivolto. I piccoli occhi sparuti dello gnomo la osservarono, scrutandola nel profondo. Sarà il mantello, aveva pensato. In quella banca le persone vestite di lunghi mantelli neri non andavano molto a genio.

"Camera 317, grazie." Da una tasca sfilò una chiave dorata, porgendola allo gnomo.

Si scoprì il capo liberando molte ciocche di capelli che le ricaddero senz'ordine sulle spalle. I suoi occhi castani fissarono con durezza il piccolo essere, che, avendo riconosciuto la propria cliente, prese la chiave e la esaminò attentamente. Dopo di che, fece cenno ad un suo simile di farsi avanti e gli porse la chiave.

"317." Bofonchiò.

Il nuovo arrivato fece cenno alla donna di seguirlo. Giunti alla piccola carrozza, la donna si sedette mentre lo gnomo rimise con cura la corda al suo posto.

"Mi tenga questa, prego."

La donna afferrò la piccola lanterna che emanava una luce tremolante e solo allora notò gli occhi acquosi dell'essere che la stava accompagnando. Aveva sempre creduto che quella vita non doveva essere certo una delle migliori. Il fatto era che nessuno la voleva fare, quindi erano soprattutto gnomi ed elfi che correvano il rischio... anche se, in fondo, quelle creature erano le più adatte per vivere in certi ambienti. Infatti la Gringott ospitava i propri tesori nei sotterranei e lì, l'aria non era molto salutare. Mano a mano che la piccola carrozza strideva sui binari, la donna osservò le porte di ogni camera. Un groviglio di meccanismi impedivano a chiunque di penetrarvi. Quando lesse il numero 300 su una porta, capì di essere quasi giunta a destinazione. La carrozza, così come era partita, si arrestò, emanando scintille dalle piccole ruote.

"Prego."

Lo gnomo aveva aperto il piccolo sportello, permettendo alla donna di scendere e di attendere da una parte.

"Mi faccia luce, grazie."

La donna sollevò la lanterna illuminando la grande serratura della 317. Non aveva mai capito il motivo, ma la porta della 317 era diversa da tutte le altre. Era dotata di numerosi meccanismi che presero a scattare nel momento stesso in cui il piccolo gnomo girò la chiave nella serratura. Per un ultimo secondo, fissò la decorazione della porta che racchiudeva quelle tre cifre di identificazione ed osservò lo stemma della famiglia a cui apparteneva.

"Prego, entri. Io l' attendo fuori."

Fece un inchino tanto profondo che quasi toccò con la testa il pavimento. Le sembrava rivoltoso il modo in cui quegli esseri sapevano essere tanto viscidi, quando capivano a quale famiglia tu appartenessi. Osservò la stanza. Molti anni fa avrebbe spalancato occhi e bocca nel vedere quanto denaro e quanta ricchezza quella stanza contenesse; ma con gli anni aveva perso completamente l'interesse. Forse era stata viziata, ma comunque il denaro non era diventato più un problema per lei. In fondo... aveva smesso di apprezzarlo. Fece un passo in avanti e scrutò con attenzione la stanza. Con la coda degli occhi vide il piccolo gnomo che la osservava curioso. Bastò un solo gesto della mano e il piccolo essere si allontanò all'istante.

"Stupidi gnomi."

Prese a cercare con gli occhi ciò che realmente voleva. In un angolo della stanza un pezzo di stoffa giaceva su una sedia. Si sorprese di trovare quell'oggetto, apparentemente insignificante, ma ne fu felice, in quanto era proprio ciò che andava cercando da molto tempo. Fin dall'inizio non aveva riposto molte speranze nel ritrovarlo. Era convinta che lui in qualche modo se ne fosse sbarazzato. E invece, per sua fortuna era rimasto ancora intatto. Posò un lembo di stoffa sopra il proprio braccio e con grande gioia, vide il proprio arto diventare invisibile. Si, l'ho trovato... non ci sono dubbi, e sorrise a se stessa. Con un gesto veloce della mano prese alcune monete e le infilò insieme alla stoffa sotto al proprio mantello. Quando uscì, lo gnomo si precipitò a chiudere la porta. Tornata nella sala principale, dopo esser stata salutata da centinaia di riverenze, un piccolo gnomo, con un grande occhio di vetro si avvicinò alla donna tirandole un lembo del mantello.

"Buongiorno, signor Wirsung."

"Buongiorno a lei."

La donna sorrise, un sorriso molto forzato. Le sue mani, poste sotto al mantello, strinsero inconsapevolemente la stoffa che aveva prelevato dalla 317.

"É venuta a prelevare... immagino."

"Sì, esatto."

Da molto tempo aveva cercato di essere diffidente con molte persone. In particolare con il Signor Wirsung. L'aveva conosciuto durante una ricorrenza molto particolare e non le era mai rimasto molto simpatico. Forse, proprio perché era il direttore della Gringott. Per questo, in sua presenza e durante le loro brevi conversazioni, cercava di dare meno spiegazioni possibili.

"La ringrazio per essersi servita da noi, Signora Malfoy."

"Niente."

La donna non attese che il signor Wirsung si sollevasse dal proprio inchino e andò diritto verso la porta principale. Per quel giorno ne aveva avuto abbastanza.

Quando uscì fuori dalla banca, un rantolo di vento le sollevò il mantello. Osservò con gli occhi il cielo grigio di Diagonalley, mentre piccoli schizzi d'acqua presero a scendere da quelle nubi poco rassicuranti. Si portò di nuovo il cappuccio sugli occhi e prese a camminare nella direzione da cui era venuta. Intanto il resto delle persone, camminava se non addirittura, correva, cercando un rifugio e un riparo dal temporale che sembrava imminente. Nel giro di pochi minuti, quelle strade, prima così affollate, si erano fatte completamente deserte. Alla fine, decise di accostarsi ad una grande vetrina che offriva un poco di spazio per riparsi dalla pioggia. Con le spalle al vetro, riuscì comunque a riconoscere il negozio a cui quella vetrina apparteneva. Decise di entrare, e come di consueto, dalla porta provenne un dolce tintinnio che richiamò una donna al bancone.

La donna sulle prime non riconobbe la figura, e per molte volte si sistemò gli occhiali sopra il naso appuntito. Non era molto alta, ma sicuramente era molto magra. E la tunica nera che indossava parlava da sola e mostrava a chiare lettere che la proprietaria del negozio era stata, a suo tempo, un eccellente strega. Quando la cliente si tolse il cappuccio, la donna occhialuta fece uno dei suoi più larghi sorrisi, mostrando molte protesi d'argento che sostituivano i suoi denti originali.

"Signorina!"

"Signora Moebius... è un piacere incontrarla di nuovo."

"Oh, forse mi dovrei correggere."

La donna sorrise e scosse la testa.

"Non si preoccupi, in fondo... a me va bene anche così."

"Ma che dici mia cara, appartieni ora ad una grande casata! Devi essere fiera del nome che porti! Ginevra Weasley Malfoy!"

La donna, leggermente imbarazzata, fece cenno alla strega di abbassare il tono della voce, e guardandosi intorno sperò che nessuno l'avesse sentita.

"Non ti preoccupare, qui dentro siamo solo io e te."

Ginevra osservò gli scaffali del locale, pieni di pentole magiche e di oggetti dalle forme più svariate. Da piccola era il suo negozio preferito. Molto spesso i suoi fratelli la prendevano in giro, in quanto era un negozio da femminucce. Ma in fondo, era una bambina ed era giusto che fosse così. Ogni volta che varcava la soglia, si sentiva come a casa. Forse perché aveva preso in simpatia la Signora Moebius, che tutti i suoi fratelli consideravano come una pazza psicopatica in vena solo di chiacchiere e quant'altro.

"Sai, Ginevra, fin dal momento che entrasti in questo negozio mi piacesti subito. Eri una bambina molto sveglia e non sembravi certo terrorizzata dal pensiero di andare ad Hogwarts..."

"Sì ed ero anche bruttina, per non dire quasi rachitica."

La vecchia strega sorrise e si sistemò di nuovo le lenti.

"Piccola mia, le cose piccole e brutte sono sempre le più affascinanti. A volte vengono lasciate in disparte, ma hanno sicuramente maggior valore. E tu ne sei un esempio. Quella che i miei occhi vedono è una bella donna, nel fiore della sua vita. Le persone cambiano piccola Ginevra."

Piccola Ginevra, ripetè dentro di sè la donna. Era da molto che le sue orecchie non udivano tale appellativo.

"Dimmi, bambina mia...Sei felice?"

Ginevra fece un cenno del capo in segno d'assenso. Sì, era felice. Anche se per avere quella felicità aveva sacrificato molte cose importanti nella sua vita, prima fra tutte, la sua famiglia. Sua madre, suo padre e i suoi fratelli. Non li aveva più visti dopo il suo ultimo anno ad Hogwarts, per il semplice motivo che la loro unica figlia si era innamorata dell'uomo che mai avrebbe dovuto condividere il suo letto. Un uomo forte, quanto lo stemma della casata che portava cucito al petto. Draco Malfoy, indubbiamente, non era l'ideale marito che la signora Weasley aveva visto per sua figlia. Malvagio, subdolo, sempre pronto ad avere tutto con ogni mezzo. Ma la vita era sua, le era stato detto. Libera di sceglierla. E lei lo aveva fatto. Aveva rinunciato a loro, per stare con lui.

A tutti coloro che le domandavano, con stupore, quali fossero le qualità del marito, lei non rispondeva. E nella mente di tali persone si alimentava l'immagine che tutti avevano dei Malfoy. Suo marito aveva delle qualità. Ma era inutile sprecare il fiato con persone che non le avrebbero mai creduto. Forse era sciocco da parte sua, ma adorava la malvagità del marito. Ciò non voleva certo dire che l'approvasse. Eppure, quelle parole velenose che spesso rivolgeva agli altri, l'affascinavano. Il suo modo di fare, sbrigativo e freddo, l'affascinava. Ma ciò che adorava in lui era la sua dignità. La dignità con la quale rendeva i Malfoy una delle famiglie più potenti. La dignità che gli impediva di abbassarsi al livello delle altre persone. Orgoglio, puro e semplice orgoglio di casta. E solo due volte, quell'orgoglio era stato messo da parte: il giorno stesso che gli aveva confessato d'amarla e quando l'aveva sposata.

Le qualità di Draco Malfoy erano esattamente quelle che facevano di lui un Malfoy. E lei, Ginevra Malfoy, riservava solo per sè l'immagine del marito quando stava con lei. Draco non era certo uno dei mariti più affettuosi, ma non le aveva mai fatto mancare niente, nè amore nè denaro. Era forse l'unica che trattava con rispetto. Era l'unica da cui poteva essere rimproverato. Era l'unica, che in un certo senso viziava.

"Non deve essere molto semplice essere una Malfoy..."

La strega prese una bacchetta e con un breve schiocco, comparvero un servizio da the sul bancone del negozio.

"Basta abituarsi agli sguardi della gente e convincersi che dietro alle loro reverenze ti temono. Ho capito che essere una Malfoy, significa non abbassarsi mai al livello di nessuno. Forse, molta gente ci considera persone tanto potenti quanto malvage. Non credo sia vero... bisogna solo mandare avanti la tradizione."

La 'tradizione'. Il solo pensiero, anni fa, l'avrebbe disgustata tanto quanto era disgustoso Malfoy ai suoi occhi. E non esagerava nel dire che lei, suo marito, l'aveva odiato. Quelle qualità che amava, un tempo le disprezzava. Forse perché era una Weasley, forse perché era l'opinione di tutti. Tutte le volte che si incontravano in corridoio volavano insulti. Erano davvero gli opposti di una stessa medaglia. Ognuno viveva la propria vita, affrontando come meglio poteva i propri problemi, escludendo a priori fatti o persone che li circondavano. E, naturalmente, l'ultimo anno era stato un capovolgimento totale.

"Comunque, a volte potresti mettere in riga tuo marito."

Ginevra sorseggiò un po' la bevanda che le era stata offerta, e sorrise. Come se non c'avesse provato.

"Credetemi... cercare di convincerlo a fare qualcosa che non vuole fare... bhè peggiora la situazione. Si dimostra ancora più spietato per farmi dispetto."

"É davvero una relazione interessante la vostra."

Stando accanto ad un Malfoy, Ginevra aveva notevolmente aperto gli occhi. Era sempre rimasta salda ai suoi principi, però in parte capiva ed accettava quelli del marito. E, in effetti, la loro relazione, agli occhi degli altri, era davvero interessante. Due persone tanto opposte continuavano ad amarsi. A volte nemmeno lei riusciva a crederci e in passato, sarebbe stata la prima a scartare l'ipotesi di condividere la propria vita con una persona tanto diversa. Sinceramente, l'amore che univa lei a Malfoy, non lo capiva. Ma era bello proprio perché irrazionale. E inoltre essere la moglie di Draco Malfoy aveva i suoi vantaggi. Innanzitutto eludeva le code nei grandi magazzini, la gente che la vedeva un po' si impauriva e per non fare torto al marito la lasciava passare. E in tante altre occasioni l'influenza dei Malfoy sull'opinione pubblica l'aveva notevolmente favorita. Fece una piccola risata tra sè e sè. La strega Moebius sorrise e posò la propria tazza da the.

"Però sono molto più serena. Ti vedo davvero felice...l'ultima volta che mi hai fatto visita non sembrava."

Ginevra ricordò la volta in questione.

"Vede, anche se sono felice, a volte i piccoli screzi possono comunque nascere. E quella volta cercai di imporre qualcosa a Draco... ma non ricordo bene cosa."

L'aria pensierosa di Ginevra ed anche il modo in cui aveva pronunciato tanto familiarmente il nome del marito, fecero sorridere la vecchia strega. Nessuno aveva mai chiamato per nome quell'uomo. Oh, qualcuno lo faceva sicuramente. E quel qualcuno era certo Ginevra Malfoy.

"Sai, quando vidi tuo marito entrare qui per la prima volta lo considerai un essere ripugnante."

La giovane donna arrossì vistosamente. A volte si vergognava dei comportamenti passati del marito e spesso si scusava, anche se lei, in fondo, non c'entrava poi molto. Draco, certo, non poteva esser considerato un ragazzo 'normale'. Portava sulle proprie spalle il fardello della famiglia Malfoy. Non lo voleva certo scusare, ma forse i suoi atti non erano sempre tutti ingiustificati.

"E poi con quell' Harry Potter è sempre stata guerra aperta."

La presa della tazzina si allentò per un secondo o due, il suo udito era rimasto comunque sensibile al nome di Harry.

"Mi spiace che quel caro ragazzo abbia fatto quella fine..."

Già, pensò tra sè Ginevra. Harry era morto. O per lo meno, questo lo credevano tutti. A lei, invece, piaceva sperare il contrario. In fondo, non esistevano prove che portassero alla conclusione certa della morte. Sembrava che Harry fosse sparito, più che morto. Si ricordò il giorno in cui aveva letto la notizia sulla Gazzetta del Profeta. O meglio, era stato Draco a mostrargli l'articolo gettandole il giornale sul tavolo. Tò, ecco la fine che ha fatto il tuo idolo. Non era stata molto felice per quella frase detta, e lui lo capì perfettamente dallo sguardo che gli aveva rivolto. Non chiese scusa, non lo aveva mai fatto, se ne andò semplicemente, chiudendo la porta. Non pianse, le lacrime giunsero solo qualche giorno dopo... mentre leggeva le sue riviste, mentre camminava nei corridoi di quella imponente casa. Aveva fatto di tutto per nascondere quelle lacrime a Draco, ma sapeva che non c'era completamente riuscita.

"É sempre stata una bella persona, ho avuto la fortuna di poterla conoscere."

Entrambe annuirono e tornarono alle loro tazze.

"Dimmi Ginevra, come mai sei da queste parti?"

La donna sorrise, osservando il proprio mantello appesso a una parete.

"Sono andata alla Gringott a prelevare un caro e vecchio ricordo."

Quel pezzo di stoffa che aveva nascosto dagli occhi curiosi dello gnomo, altri non era che il Mantello dell'Invisibilità. Il Mantello di Harry Potter. Non voleva specificare quale fosse il caro e vecchio ricordo, perché avrebbe dovuto raccontare quali fossero state le circostanze che avevano portato quel mantello nei forzieri della famiglia Malfoy.

Quel caro e vecchio ricordo concluse la discussione, in quanto una piccola luce all'interno del negozio materializzò un elfo, uno dei tanti servitori della famiglia Malfoy. Anche questo piccolo essere, come pensò poi Ginevra, non era molto differente dagli elfi e dagli gnomi della Gringott. Prima che l'elfo potesse riportare il messaggio del padrone, la donna rivolse un sorriso alla strega.

"A quanto pare, mi sono venuti a cercare. Mi ha fatto molto piacere parlare con lei."

"Anche a me ha fatto piacere rivederti, Ginevra. Mi raccomando, continua ad essere felice. E non far arrabbiare tuo marito! Sarebbe capace di rifarsela su tutti noi."

Ginevra rise sommessamente portandosi la mano alla bocca. La strega Moebius la guardò soddisfatta: era diventata una vera signora. Pacata, tranquilla e molto intelligente. Molte persone amavano spettegolare sul fatto che poteva essere lei a consigliare il marito in ogni questione che lo riguardasse. Anche se Ginevra non condivideva molto spesso l'ideologia della famiglia a cui apparteneva. Era una donna a cui tutti portavano rispetto, sia perché moglie di Draco Malfoy, sia perché donna dotata di grande intelligenza e gentilezza.

Ginevra afferrò il mantello e se lo avvolse intorno alla sua persona. Salutò la Signora Moebius ed uscì fuori dal negozio affiancata dal piccolo elfo. L'aria era rarefatta ed umida, ma aveva smesso di piovere del tutto. Le ultime gocce cadevano dai tetti e dalle grondaie dei negozi. La donna si inginocchiò all'altezza del suo elfo, causando sgomento in quest'ultimo.

"Si-signora lei non d-deve..."

"Tranquillo Pluff, mio marito non c'è."

Per anni, la famiglia Malfoy era stata servita dagli elfi. Vi era un vera e propria discendenza. Pluff era invece un elfo che Ginevra aveva raccolto ai margini della strada, offrendogli di servire lei e la sua famiglia. Il povero elfo aveva subito accettato e da un anno serviva i suoi padroni, mostrando verso la donna profondo rispetto e gratitudine. E nei Malfoy vigeva una regola ancora fortemente ancorata. Non bisognava mai mostrarsi accondiscendenti nei confronti dei servi. Una regola che Ginevra seguiva molto spesso, essendo una specie di etichetta, una regola che infrangeva completamente con Pluff.

"I-il padrone l-la vuole su-subito a casa..."

"Bene, Pluff, dì al signore che devo andare ancora da una parte."

"Ma, m-ma mi pu-punirà..."

"Digli che se mai dovesse punirti, potrà scordarsi di trascorrere le notti nel 'mio' letto."

L'elfo annuì, ancora molto timoroso. Le punizioni di Draco Malfoy erano molto dure e, soprattutto, molto dolorose. L'elfo scomparve e Ginevra imboccò una piccola strada. Era venuta a Diagonalley per la Gringott, ma non abbandonava mai quella città senza andare in un posto a lei molto caro.

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Capitolo 2
*** La Bacchetta di Harry ***


Anatema - capitolo 2

Capitolo 2

La bacchetta di Harry

 

Era un luogo che a prima vista non aveva molto valore. E forse, la sua presenza avrebbe suscitato un poco di stupore. Si trattava di una piccola pasticceria, nella quale soleva andare ogni volta che lei e sua madre si recavano a Diagonalley. Lei, Ginevra Malfoy, ai tempi solo Ginny Weasley, aveva sempre amato quell'edificio. Non solo per le ottime torte, ma anche per come quella piccola casa appariva. L'edera rampicante, verde come lo smeraldo, saliva fino alla grondaia e ospitava moltissimi animaletti, come lucertole e farfalle. Era una piccola costruzione a mattoni rossi. Un po' come la casa che abitava con la sua famiglia. Forse, era proprio il genere di casa in cui sognava di abitare con il suo futuro marito. I mattoni rossi ci sono, pensava. L'unica differenza era che la villa dei Malfoy era quattro volte più grande di quella casetta, che rispetto alla sua era davvero misera.

Entrò, cercando di passare inosservata alle molte persone che attendevano di essere servite. Era rimasta in disparte, per non farsi riconoscere. Non aveva molta voglia di ascoltare le lamentele di persone che speravano di vedere messe in atto le proprie opinioni esclusivamente attraverso di lei. In molti credevano che Ginevra avesse un forte ascendente sul marito e che, ogni sua parola fosse oro colato. Altro che oro colato. Pensò a Pluff, che probabilmente aveva riferito il messaggio al marito. Non sarebbe stato molto contento... ne era sicura. Non amava molto essere contraddetto... anche se era Ginevra a disubbidire a quelli che lui soleva chiamare "ordini". Rimuginava, pensando a come affrontare il consorte, quando molti sguardi si fissarono su di lei.

"Signora Malfoy sono felice di vederla!"

L'uomo, che stava servendo una donna grassa, dall'aria molto arcigna, salutò calorosamente la giovane donna. Ginevra fece un cenno con la mano, come l'etichetta della famiglia Malfoy imponeva in luoghi pubblici, e rimase in silenzio. L'attenzione dei presenti si bloccò sulla sua persona. Ginevra si maledì mentalmente. Era abituata a certi sguardi, in fondo, era la moglie dell'uomo più potente che tesseva i propri piani alle spalle del Ministero. Giunse alla conclusione che non era stata buona l'idea di recarsi in quel posto e se Draco l'avesse saputo, avrebbe privato lei del loro letto. Suo marito non approvava luoghi che lui definiva di bassa lega sociale. Le riservava sempre ristoranti lussuosi, degni del nome che portavano. Sì, Draco Malfoy non amava che sua moglie si mescolasse con persone comuni, plebee. Ma Ginevra era stata una plebea. Non lo menzionava mai di fronte a lui, ma era vero. Lo era stata. E proprio per questo rispettava tutte le persone che non appartenevano alla casta. Senza il nome dei Malfoy che portava appresso, lei stessa era una semplice e comune donna.

"Mi dica, il Signor Malfoy, come sta? Se ne sentono molte sul suo conto."

L'uomo le aveva rivolto la domanda in modo naturale, ma il tono impiccione della voce aveva disgustato un poco Ginevra. Le persone leggevano troppe storielle false, che i giornalisti amavano scrivere per alzare le vendite dei giornali. Tutti alla fine, chi più chi meno tendeva a crederci. E odiava che proprio suo marito fosse sempre al centro della scena. La tranquillità l'amavano tutti, anche i Malfoy. Il resto dei clienti sembrava molto interessato alla domanda, e alla risposta che la signora Malfoy avrebbe dato.

"Io sto meravigliosamente, non si dia troppa pena per me."

Al fianco di Ginevra, si materializzò Draco Malfoy, che subito ripose la propria bacchetta sotto al mantello. La moglie fu sorpresa nel vederlo tanto quanto i clienti del locale. L'esclamazione generale e la faccia paonazza del pasticcere divertirono molto la signora Malfoy.

"Mi dica, Signora Malfoy, desiderava?"

La signora grassa che l'uomo stava servendo protestò e per questo fu scacciata malamente dal locale. Ginevra non potè non sentire i duri rimproveri che la donna le aveva rivolto, mentre passava al suo fianco per raggiungere l'uscita. Malfoy, gente maledetta.

"La signora Malfoy non desidera niente, stavamo per l'appunto andando."

Draco l'aveva guardata negli occhi con il suo consueto sguardo di ghiaccio. Uno sguardo che altri temevano.

"No, se permetti vorrei prendere una cosa."

Non era molto facile assistere ad un incontro tra i coniugi Malfoy nel bel mezzo di un negozio. E il pasticciere si strofinava le mani immaginando i guadagni che avrebbe incassato. Draco non fu molto felice di essere contraddetto, di fronte a tutte quelle persone.

"Come vuoi."

"Grazie."

Ginevra amava sfidare il marito, senza che queste sue piccole sfide però, potessero ferire il suo orgoglio. E qualora Draco non apparisse molto contento del suo comportamento, lo ammansiva con un grazie o con una parola che potesse comunque dimostrare il rispetto che lei aveva per lui. Con passo deciso si recò di fronte al bancone, mentre tutti i clienti si spostarono per lasciarla passare. Non aveva mai trattato nessuno con aria di sufficienza, di superiorità perché sapeva cosa significasse essere maltrattati da chi il potere lo stringeva nelle mani. Eppure in certe occasioni non poteva farne a meno.

"Si ricorda di quei dolci che mia madre è solita comprare?"

"Certo che li ricordo, sono i Pluff."

Ginevra sorrise. Cosa che fece arrossire il pasticciere.

"Potrebbe darmene un po', allora?"

Il pasticciere annuì imbarazzato, dopo aver notato lo sguardo che Draco Malfoy gli aveva rivolto in piedi alla porta del suo locale.

"Quant'è?" Domandò Draco avvicinandosi alla moglie.

"Niente. Lo consideri come un omaggio di questo negozio."

Ginevra ringraziò l'uomo e raggiunse il marito, che le aprì la porta. Quando i coniugi Malfoy divennero due ombre del vetro, l'uomo rilassò i muscoli della faccia e prese a tirare un sospiro di sollievo. Nessuno, quel giorno, avrebbe parlato dei Malfoy.

Draco non le rivolse la parola per un buon quarto d'ora. Ginevra alzò gli occhi al cielo conoscendo l'abitudine del marito di non parlarle ogni qualvolta che era arrabbiato con lei. Tutte le persone che avevano nuovamente popolato le strade di Diagonalley, si voltavano a guardarli, si fermavano e gli facevano spazio se intralciavano il loro cammino. Tutto ciò era dovuto alla fama che per secoli, la famiglia storica dei Malfoy si portava dietro. Un bambino aveva urtato Ginevra mentre stava giocando con altri ragazzi della sua età, ed era stato frettolosamente richiamato dalla madre che si era inchinata davanti a lei in segno di scusa. Sì, costatò la donna, ogni volta che suo marito era in giro, la tensione si tagliava con il coltello.

"Perché non sei tornata a casa quando te l'ho chiesto?"

Ginevra osservò le spalle del marito e aveva l'aria di aspettarsi una domanda del genere da un momento all'altro. Non si era nemmeno fermato, bensì continuava a camminare indifferente nell'aria fredda della sera.

"Guarda che io non sono mica Pluff.... non sono un elfo da comandare."

Lui non rispose e continuò a camminare.

I dolci Pluff. Forse era stato infantile attribuire ad un elfo il nome di un dolce, ma l'aveva sempre trovata una cosa simpatica.

"Il tuo elfo mi ha minacciato di privarmi del letto."

Ginevra usò violenza per non mettersi a ridere davanti a tutti e cercò di mantenere un certo contegno anche nel tono della voce. Da come il marito aveva pronunciato l'ultima frase, la donna capì che non aveva mai picchiato o comunque punito l'elfo trovatello. Sapeva benissimo che Pluff era l'elfo domestico prediletto della moglie.

"Ci tenevo a tornare a comprare quei dolci."

"Quei dolci sono più importanti di tuo marito?"

Draco si era voltato verso di lei. Ginevra prese a guardare intorno, osservando sguardi curiosi su di loro. Sapendo di stare dando un piccolo spettacolo della loro vita di coppia, si coprì il capo con il cappuccio del proprio mantello. Con quel gesto, anche Malfoy la imitò frettolosamente rivolgendo un Ehi che avete da guardare! a tutte persone che erano ferme per strada.

Non si sapeva molto della vita della famiglia Malfoy. Tutti i giornalisti e i rotocalchi facevano a gara per apprendere comportamenti anomali da parte dei due coniugi. E quel piccolo spettacolo che avevano dato nel bel mezzo di Diagonalley non sarebbe passato inosservato. {DRACO MALFOY geloso dei pasticcini Pluff } già se lo immaginava il titolo.

"Comunque, non stiamo tornando a casa." Osservò Ginevra.

"Se vuoi vai pure, già che ci sono devo passare in un posto."

"No, no... ti accompagno."

Se fosse tornata a casa, allora sì che si sarebbe arrabbiato. Era convinta che la mente del consorte fosse, sotto molti aspetti, molto contorta. Per questa ragione al Ministero della Magia nessuno lo sapeva prendere per il verso giusto. Lei lo conosceva e sapeva come comportarsi o difendersi dalla sua lingua lunga e molto spesso velenosa. Bastava rispondere alle sue provocazioni con intelligenza. Ma soprattutto non bisognava mai abbassare lo sguardo, anche se quegli occhi metallici potevano incutere timore. Erano due regole fondamentali anche per la vita di coppia. Non voleva certo essere l'unica donna per lui, ma nel caso in cui si fossero seperati, difficilmente Malfoy avrebbe trovato una donna capace di tenergli testa. E Malfoy si trovava d'accordo. Quindi a modo loro se la intendevano egregiamente.

Quando il marito si arrestò di fronte a un negozio, Ginevra storse il naso. Quel locale, in fondo a una delle strade più sinistre di Diagonalley, non le era mai piaciuto e aveva sempre cercato di evitarlo anche con i fratelli. Comunque non disse niente, a volte non amava molto intromettersi nelle decisioni di Draco. Lo seguì chiudendo la porta alle sue spalle. La stanza principale era buia e le tapparelle delle finestre erano abbassate e impedivano ai raggi del sole, quasi morenti, di penetrare nel locale. L'aria aveva un odore fetido e rivoltante, tanto che Ginevra fu costretta ad avvicinare il bavero del mantello al volto.

"Non ci metterò molto."

Ringraziando mentalmente le parole del marito, la donna prese ad osservare gli scaffali ricolmi di bacchette e cianfrusaglie di vario genere. Tutti oggetti, pensò Ginevra, che probabilmente non erano mai stati brevettati e accettati dal G.C.M. ovvero Gran Consiglio dei Maghi, oggetti di contrabbando, insomma. Sentirono un rumore di passi, fino a quando un vecchio canuto, ma dall'aria molto sveglia entrò nella stanza, osservando con diffidenza le figure incappucciate. Ancor prima di riconoscere i loro volti, riconobbe lo stemma cucito sui loro mantelli.

"Signori Malfoy..."

Un inchino. Il centesimo, pensò la donna.

"A cosa devo l'onore di questa visita?"

"Già a cosa la dobbiamo?"

Il tono di Ginevra era molto seccato. Non le piaceva quel posto e la sua domanda aveva pienamente espresso il suo disappunto. Il vecchio la osservò attentamente, sorridendole in modo scabroso, mostrando una serie di denti marci e fetidi quanto l'aria del locale.

"Signora Malfoy, mi lasci dire che lei è sempre stupendamente bella."

"Grazie, peccato che non possa dire altrettanto di lei."

Sibilando, si voltò indispettita e prese a roteare un piccolo oggetto esposto su un tavolo. A volte sapeva comportarsi alla pari del marito. Forse era stata influenzata in parte dai Malfoy. Di certo non avrebbe potuto far parte di quella famiglia, e l'esame per essere una Malfoy, a suo tempo, l'aveva pienamente superato. Deludendo qualcuno, certo. Qualunque cosa facesse, avrebbe sempre deluso qualcuno. Era inevitabile, visto la vita che si era scelta.

"Sono venuto a prendere quella cosa." Disse incurante Draco.

Ginevra posò l'oggetto che teneva in mano, dando vita a un grande tonfo. Segno che si stava arrabbiando. Draco mosse gli occhi in modo quasi impercettibile e il vecchio sorrise, un sorriso bavoso.

"Certo, gliel'ho conservata come mi aveva chiesto."

Ginevra odiava quando rimaneva all'oscuro di tutto. Odiava quando Draco le nascondeva qualcosa. Spazientita, si scostò il mantello di dosso e prese ad esaminare un altro oggetto dalla forma appuntita. Il vecchio tornò nella sala con una piccola scatola oblunga che aveva l'aria di contenere una bacchetta magica. Draco sfilò la propria dalla tasca del mantello e la porse al vecchio.

"Tenga potrà rivenderla a un prezzo molto alto."

Il vecchio sorrise in modo arcigno e fece lunghi ossequi ai due coniugi. Ginevra abbandonò il locale senza rispondere al saluto del vecchio gestore e prese a camminare per strada precedendo il marito. Draco, a pochi centimetri di distanza la osservava con un'espressione soddisfatta in volto, mentre stringeva sotto il mantello, la scatola nera. La donna si scontrò con un bambino che stava contemplando una vetrina.

"Togliti di mezzo moccioso." Sibilò.

"M-mi scu-scusi si-signora Ma-Malfoy!"

Draco contemplò il cielo e bloccò la consorte afferrandole un braccio.

"Basta camminare, torniamo a casa."

Ginevra afferrò la bacchetta da sotto il proprio e l'agitò per aria, scomparendo alla vista di Draco. E dopo qualche secondo che la donna era scomparsa, l'uomo la imitò scomparendo a sua volta.

Quando si materializzò nell'immenso salone di casa Malfoy, Ginevra gettò lontano il mantello, che fu accuratamente preso dagli elfi domestici. Si sedette sul divano davanti al caminetto e si mise sugli occhi una garza umida che Pluff era solito preparare apposta per lei. Di lì a pochi secondi, Draco Malfoy varcò la grande porta del salone, porgendo il proprio mantello ad un elfo domestico. Il fuoco bruciava nel camino, emanando l'odore acre del pino e della resina e scaldando molto bene il locale della villa.

Malfoy Manor era una delle più prestigiose. Da secoli era stata servita da elfi domestici e aveva ospitato per molte generazioni la casata dei Malfoy. Era circondata per metri e metri da mure altissime, che si ergevano in cielo e sembravano quasi toccarlo. Ed ad ogni lato di queste mura c'erano cancelli di ferro battuto finemente decorati . Il giardino immenso ospitava piante di ogni genere, provenienti da ogni parte: fiori profumati ma anche piante carnivore. Il retro della villa era adornato da un piccolo laghetto, uno specchio dall'acqua limpidissima. Non si sapeva con precisione il motivo, ma tutti in paese credevano che la villa dei Malfoy fosse tetra e buia, adornata da paludi ed acquitrini. Ma in quelle rare occasioni in cui i Malfoy davano importanti ricevimenti, tutti gli invitati si ricredevano e contemplavano le meraviglie che quell'abitazione mostrava loro. Il salone principale, la stanza più grande di tutta la villa, stava al centro e da essa si diramavano corridoi su cui affacciavano numerosissime porte. Altri saloni, chiusi, avevano e avrebbero ospitato importanti ricevimenti che Draco Malfoy dava per lavoro.

Ed era proprio il salone principale, dove Draco e Ginevra stavano in quel momento.

"Non ti interessa sapere cosa ho comprato?"

"No." Ribattè secca la donna.

"Mhm, in quel negozio non sembrava."

Ginevra sollevò la garza umida dagli occhi, quanto bastava per vedere il marito, in piedi davanti a lei. Forse, esisteva ancora qualcosa che non poteva sopportare in Draco e questo qualcosa era la sua maledetta capacità di capire i suoi pensieri. Se poi fosse la magia ad aiutarlo... non poteva certo saperlo.

Draco estrasse, sorridendo, il contenuto della scatola oblunga per far riemergere una bacchetta, all'apparenza normale. Iniziò a ruotarla tra le dita della sua mano con aria soddisfatta e compiaciuta. Ginevra osservò quel gesto e più volte guardò il marito. Aveva intuito che il contenuto di tale scatola era una bacchetta. Ma non riusciva a capire la ragione per cui suo marito l'aveva comprata. Non aveva niente di speciale: era nera come ogni bacchetta, non aveva alcuna forma particolare e sembrava addirittura vecchia e logora.

"Non capisco perché tu abbia fatto scambio con la tua bacchetta. Era sempre in ottimo stato e questa non sembra nemmeno funzionare più di tanto."

"Forse non hai notato questo."

Draco si avvicinò al divano su cui era seduta la moglie, porgendole la bacchetta in questione. Quando Ginevra la prese in mano non potè fare a meno di avere una visione, se visione la si poteva chiamare. Per un attimo fatto di un pugno di secondi, il volto di Harry le era comparso davanti. Il suo sguardo incredulo sembrò soddisfare molto Draco, che le fece notare lo stemma argentato all'apice dell'oggetto magico. Gli occhi color nocciola della donna si spalancarono e presto Ginevra si ritrovò in piedi faccia a faccia con il proprio consorte mostrando un'espressione quanto mai allibita e allo stesso tempo spaventata. Aveva riconosciuto quel "marchio".

La mente della donna andò all'ultimo anno a Hogwarts quando Harry aveva fatto incidere il segno che aveva sulla fronte sopra la propria bacchetta. Quell'indelebile saetta che aveva reso Harry Potter una leggenda vivente. Quella saetta che teneva ben nascosta sotto il proprio ciuffo di capelli. Un segno che aveva maledetto per sempre la sua esistenza. Harry aveva sempre detestato quel marchio che era costretto a portare sulla propria pelle, ma con il tempo, vuoi anche per abitudine, quel segno era diventato quasi indispensabile per lui. É un modo che mi permette di ricordare chi sono, le aveva detto. Harry non soffriva di amnesia, no davvero, ma molto spesso perdeva di vista ciò che per lui era giusto e non giusto fare. E allora quella ferita lo richiamava indietro, alle sue origini, ai suoi genitori che avevano dato la vita per lui. Una vita che avrebbe dovuto vivere al meglio anche per loro. Non dovevi sparire.

"Cosa hai intenzione di fare con la bacchetta di Harry, eh?"

Ginevra agitò l'asticella di legno davanti a Draco che non fu per niente scosso dal tono alterato della moglie. Fece per riprendere la bacchetta, ma la donna gliela sottrasse alla vista nascondendola dietro alla propria schiena.

"Hai sempre odiato Harry! Non credo che la bacchetta sia un caro ricordo per te!"

Con un movimento brusco, Draco afferrò il braccio della moglie ed impugnò nuovamente la bacchetta senza badare alle proteste della donna.

"Che male c'è? In fondo oggi hai preso anche tu un caro ricordo?"

Ginevra si bloccò e fissò con sguardo interrogativo l'uomo biondo di fronte a lei. In qualche modo anche Draco era venuto a conoscenza del mantello dell'invisibilità che Harry aveva ereditato dal padre. I suoi occhi si strinsero in due fessure e la donna, con fare molto adirato, afferrò di nuovo la garza per gli occhi, lasciandosi andare sul divano.

"Ginevra, io sono il primo che viene messo al corrente dei prelievi all'interno della Gringott. Oserei dire che sei stata alquanto sfacciata a non chiedermi permesso alcuno."

"Vattene via, fino a stasera non voglio nemmeno vederti." Replicò secca lei.

E non stava scherzando. Quella frase le veniva in mente ogni volta che si arrabbiava con il proprio consorte. Era un modo come un altro per sfogare i propri sentimenti; alcune mogli picchiavano, alzavano la voce... lei diceva semplicemente quella frase gelida per essere capita. E dopo quel vattene via, la giornata proseguiva di male in peggio, soggetta all'umore nero della padrona di casa. Purtroppo per Ginevra, quella frase aveva validità solo fino a sera e avrebbe perso la sua imponenza nel momento in cui i due consorti si fossero coricati nel proprio letto.

"Come ti pare."

Malfoy nascose la bacchetta tra le pieghe del suo vestito e si allontanò a grandi passi dal divano del salone. Si sarebbe richiuso nel suo studio, come faceva sempre, e avrebbe scartabellato fino a notte fonda. In quel periodo al Ministero c'era molto lavoro da fare, e lui, essendo membro del Consiglio, aveva i suoi grattacapi da affrontare. Quando entrò nel suo studio, una ventata di aria rarefatta riempì le sue narici. Probabilmente nessuno in quella casa aveva aperto le finestre e le grandi vetrate che caratterizzavano il locale. Urlò parole incomprensibili che riecheggiarono in tutta la villa. Pluff, l'elfo trovatello, tremò accanto alla propria padrona, che scosse la testa. Era sempre stato così: bastava poco per far saltare i nervi anche all'animo freddo di Draco. E Ginevra sapeva benissimo che il soggetto di quelle frasi incomprensibili era proprio lei. Era lei, Ginevra Malfoy, che la mattina apriva le finestre dello studio del marito e riordinava le scartoffie ammalloppate sulla grande scrivania di massello. Era la sola che potesse mettere mano nelle sue cose. Era la sola, in tutta la villa, di cui lui si fidava. Quella mattina non aveva avuto modo di aprire quella stanza, e il disordine, come il mancato gesto di mettere in ordine, aveva alterato l'animo del Malfoy.

Draco si gettò con rabbia sulla grande poltrona dietro alla propria scrivania, imprecando per tutto il disordine che c'era. Iniziò a far riemergere alcuni fogli del Ministero che in quel momento gli interessavano e prese a scrivere convulsamente su un foglio di carta bianco. Il suo lavoro nel Ministero non era molto chiaro. In pochi sapevano con certezza quali fossero i tipi di affari che il signor Malfoy era solito trattare. Nolenti o volenti, bisognava comunque ammettere che la sua presenza era stata di vitale importanza per gli uffici del ministero. Mentre la sua penna magica aveva iniziato a scrivere, Draco sentì tre leggeri battiti provenire da dietro la porta del suo studio. Un avanti detto in modo molto risoluto permise ad una figura di entrarvi dentro.

"Avevi detto che non mi avresti parlato fino a stasera."

"Devo chiederti una cosa... quindi ho cambiato idea."

"Bene. Allora, sentiamo."

Ginevra si avvicinò lentamente alla scrivania del marito e si mise a sedere su una delle poltrone riservate agli ospiti, poste di fronte alla scrivania stessa. Lo sguardo della donna percorse l'intero tavolo sommerso da fogli di svariati colori e da cartelle più o meno voluminose che contenevano chissà quali fascicoli. In effetti, il disordine regnava sovrano. Di tanto in tanto, la donna vedeva emergere penne dorate multicolori, fermacarte di oro massiccio che tenevano fermi fogli e pezzi di carta vari. Non una foto... quando Ginevra era ancora un componente effettivo della sua famiglia, ricordava la scrivania del padre piena zeppa di cornici con le foto della madre e dei suoi figli. Era felicissima che suo padre tenesse una foto con esclusivamente lei sopra, la faceva sentire importante quando il signor Weasley la mostrava ai propri colleghi. Invece sulla scrivania di Draco non c'era nessuna foto e Draco stesso le aveva spiegato il motivo. Quando si mostrava al pubblico o di fronte a qualche persona altolocata, voleva mantenere l'alone di malvagità e di freddezza che distingueva i membri della famiglia Malfoy. Le foto erano puri sentimentalismi. L'unica eccezione era forse il ritratto del padre, che ricopriva un'intera parete dello studio. Non apprezzava molto quel quadro, tutte le volte che entrava in quella stanza aveva l'impressione di essere constantemente osservata da due occhi scrutatori... fatto molto possibile considerando che a Hogwarts i quadri aveva un vita tutta loro. Era rassegnata, sapeva benissimo che non avrebbe mai visto nemmeno una sua foto in quella stanza. Comunque...non credeva che il suo hobby mattutino di riassettare tutto fosse così importante. Sospirando, sprofondò nella soffice poltrona di pelle nera, stendendo i propri bracci sui larghi braccioli.

"Voglio sapere solo perché."

"Potrei chiedertelo anch'io il perché."

"L'ho fatto esclusivamente perché Harry era mio amico o comunque una persona a cui ho sempre tenuto molto. Però, certo... il mio perché è molto diverso dal tuo... potrei dire ad altri tutte cose su di te che non sono assolutamente vere, ma non potrei mai convincerli a credere che eri un amico di Potter, o no?"

"Giusto." Convenne Draco.

"Bene, allora voglio sapere!"

Draco posò la penna magica ed incrociò le dita della mano di fronte al volto. Il ghigno spiegato sulle sue labbra stava iniziando ad alterare l'animo di Ginevra. Non la stava prendendo sul serio, evidentemente. Oppure si stava divertendo alle sue spalle. Molto probabile.

"Draco Malfoy vedi di non farmi perdere la pazienza!"

Si alzò di scatto sbattendo le mani sulla scrivania del marito, che ora fissava con sguardo adirato. Nessuno ebbe modo di aggiungere qualcosa, in quanto il maggiordomo della casa bussò alla porta dello studio.

"Vossignoria vogliano scusarmi. Il signor Kyler attende di essere ricevuto."

"Fallo entrare." Rispose Draco, udendo il nome del nuovo ospite.

Ginevra distese le braccia lungo il corpo e sospirò. La loro discussione era stata interrotta ed avrebbe dovuto aspettare chissà quando per avere una risposta. Sempre ammesso che Draco gliela concedesse. Guardò velocemente il consorte con lo sguardo di chi pretende subito una cosa e prese a camminare verso la porta. Fece per aprirla, ma il signor Kyler la precedette scontrandosi con lei.

"Le porgo le mie scuse Signora Malfoy."

"Niente signor Kyler, davvero." Rispose Ginevra senza molto entusiasmo.

L'uomo si inchinò afferrando una mano della donna e la portò alle labbra, stampando su quella pelle delicata un leggero bacio.

"Lei è sempre più bella. Suo marito non me ne voglia."

Ginevra arrossì leggermente e ritrasse la mano velocemente. Si voltò verso il marito e disse un gelido, ne parliamo dopo. E poi scomparve, dietro alla grande porta dello studio, lasciando i due uomini completamente soli.

"Prego, si accomodi."

"Lasciamo stare le formalità Draco."

L'uomo si mise a sedere nella poltrona che aveva ospitato la padrona di casa.

"Va bene, allora... Thomas, come mai da queste parti?"

Thomas Kyler era stato a suo tempo uno studente di Serpeverde, coetaneo di Draco Malfoy. Si trasferì ad Hogwarts il penultimo anno e si diplomò con voti eccellenti. Thomas non sembrava essere un'anima malvagia come tutti coloro che appartenevano a Serpeverde, era riservato, educato e molto bravo negli studi. Proprio per questo motivo, si era a lungo pensato che il Cappello Parlante, avesse, dopo secoli, sbagliato. Thomas non rispondeva a quei requisiti, ma forse, il solo fatto che parlasse volentieri con quelli di Serpeverde, lo rendeva degno di essere uno di loro. Thomas aveva stretto anche molte amicizie in altre case, guadagnandosi anche la fiducia di Harry e di Draco. Un personaggio ambivalente insomma. Cosa poi realmente pensasse nessuno l'aveva mai saputo. Anche Ginevra aveva avuto modo di conoscerlo. Forse era l'unico amico che aveva, che apparteneva alla Casa di Piton. In quegli anni, ad Hogwarts era girata anche voce di una loro relazione, ma poi gli eventi che portarono una Weasley a fidanzarsi con un Malfoy seppellirono quelle voci di corridoio.

Ma in effetti qualcosa c'era stato, ripensò Ginevra, camminando verso la propria camera da letto. Un bacio, un semplice bacio. Un semplice incontro tra labbra. Nient'altro. Oh, Draco non lo sapeva. Ma in fondo non c'era niente di male a parlarne. Il tutto era successo prima che lei incontrasse Draco nel senso romantico del termine.

"Avevo voglia di rivedere il famigerato Malfoy."

Draco incrinò le labbra.

"O piuttosto sua moglie."

Thomas sorrise, poggiando la schiena allo schienale della poltrona.

"Quindi lo sapevi?"

"Che tu e Ginevra avevate una relazione ad Hogwarts? Certo."

"Relazione è un termine troppo... grande. Io e Ginny ci siamo limitati a un bacio."

All'udire l'appellativo Ginny, Draco aggrottò le sopracciglia. Era una situazione molto fastidiosa, quella che stava vivendo. Coloro che chiamavano sua moglie Ginny erano persone molto strette come parenti o amici. Anche se ad Hogwarts la maggior parte delle persone la conosceva con quel nome, in pochi ormai lo usavano. Anche lui, raramente la chiamava in quel modo. Più che altro perché sapeva che la cosa poteva richiamarle alla mente la sua famiglia e i suoi amici. Ed ora, sentire quel nome da un mezzo estraneo lo infastidiva. Lui l'aveva chiamata Ginevra, mentre Thomas Ginny. Sembrava che quest'ultimo fosse più vicino alla donna rispetto a suo marito.

"Sai, credo che quell'anno... se le cose fossero andate diversamente, Ginny sarebbe stata con me."

"Sei davvero venuto per dirmi questo?"

"No, volevo solo sapere se l'avevi trovata."

"Certo che l'ho trovata."

Draco estrasse dal cassetto della sua scrivania la bacchetta che qualche minuto prima aveva mostrato a Ginevra. Gli occhi grigi di Thomas si illuminarono, accompagnati da un largo sorriso che pian piano scoprì i suoi denti color porcellana. Draco sorrise a sua volta riponendo l'oggetto laddove l'aveva preso.

"Preferirei che rimanesse nel cassetto della mia scrivania."

"Bene, allora la mia visita è finita. Sicuramente avrai molto da fare."

"Sì."

Thomas si alzò e porse la mano a Malfoy che senza concedergli molta soddisfazione rimase seduto alla sua scrivania.

"Salutami Ginny, ci conto."

"Senz'altro." Rispose freddo.

Draco afferrò un piccolo campanello dorato e prese a scuoterlo lentamente; di lì a pochi secondi la sagoma del maggiordomo piombò nel suo studio.

"Porta il signor Kyler all'ingresso."

"Signore..."

Quando la porta si chiuse, Draco ascoltò i rumori dei loro passi scendere l'ampia rampa di scale, fino a svanire completamente. Un leggero tonfo permise a Draco di capire che il portone principale era stato chiuso e che quindi Kyler stava abbandonando la sua abitazione. Estrasse nuovamente la bacchetta e la contemplò con attenzione, girandola più volte soffermandosi sempre sul segno a forma di saetta. Si scostò dalla scrivania, avvicinandosi alla libreria proprio dietro alle sua spalle. Sollevò la mano e un piccolo cassetto, che prima del suo gesto non esisteva, si aprì. Vi ripose la bacchetta e lo fece scomparire.

"Cosa stai facendo?"

Si voltò di scatto e vide che, seminascosta dalla porta, Ginevra lo stava osservando. Stava indossando la propria veste da notte, di quel colore azzurro che lei aveva sempre adorato. I capelli, mossi, le ricadevano sulle spalle e le coprivano le braccia tanto erano folti. Non aveva le pantafole, era scalza. Sua moglie adorava camminare per casa con la veste da camera e senza pantofole. Era confortevole, ma soprattutto una tradizione che le piaceva osservare. Quando erano soli a cena, lui e lei, era solita mettersi un tale abbigliamento. E a Draco non dispiaceva. Anzi, vestendosi in quel modo, Ginevra rendeva quella villa, una casa. Era piacevole per entrambi quell'intimità che rimaneva tra quelle quattro mura, sconosciuta al mondo. Fuori, erano dei personaggi pubblici, vestiti dei loro mantelli su cui spiccava lo stemma della loro famiglia. Dentro, erano delle persone normali, che vestivano abiti normali e che assaporavano la loro normale intimità.

"La cena è pronta!"

Draco guardò la moglie con diffidenza. Era convinto che la donna volesse chiederle subito della bacchetta, mentre invece, in quel momento, sembrava completamente disinteressata e dimentica di tutto. A piccoli passi, Ginevra raggiunse il marito dietro alla scrivania e gli prese il volto tra le mani. Gli occhi grigi di Malfoy la guardarono perplessi. La donna sorrise.

"Su, andiamo... io ho fame!"

"Ma..."

"Mica vorrai lavorare fino a notte fonda?"

"No... non credo..."

"Bene, allora cosa aspetti?"

Ginevra strattonò la manica del marito. Draco si alzò e abbandonò la stanza con la donna al suo fianco che lo trascinava verso la sala da pranzo. Quel repentino cambio di umore non era casuale, o almeno questo era quello che credeva Draco. Essendo di natura molto diffidente, pensò all'inganno che sua moglie avrebbe potuto organizzare per estorcergli ciò che voleva sapere riguardo alla bacchetta.

 

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Capitolo 3
*** Incontro nella Londra Babbana ***


Anatema - capitolo 3

Capitolo 3

Incontro nella Londra Babbana

Abbassò di colpo lo sguardo, sentendo il suo viso infiammarsi poco a poco.

Non le era mai capitato di provare vergogna, o quanto meno disagio con la sua famiglia. Si, quella che stava vivendo era una situazione completamente anomala...

Certo, avrebbe voluto evitare lo scontro diretto, ma quando si prendono grandi decisioni, si pagano anche grandi conseguenze.

"Non so più cosa fare con te! No, a questo punto... dimmelo."

Serrò ancora più fortemente gli occhi, come se si aspettasse uno schiaffo di lì a pochi minuti. La voce calma della madre nascondeva solo un millesimo della rabbia che aveva in corpo. E come biasimarla? Come? Se aveva una figlia come lei.

Teneva gli occhi stretti, vuoi per codardia, vuoi per tutto.

"Tuo padre non lo sa ancora, tantomeno i tuoi fratelli! Hai almeno una mezza idea di come fare a dirglielo?"

"Pensavo che avresti potuto farlo tu al mio posto..." disse remissiva.

"Eh, no tesoro! Dimmi solo un motivo per cui dovrei fare una cosa del genere? Specialmente se non la condivido!"

"Perché sono tua figlia?"

Sua madre rimase in silenzio, si tolse gli occhiali da lettura e prese a strofinarsi gli occhi lentamente. Nel camino il fuoco scoppiettava allegro, disseminando cenere sempre ardente sul pavimento di coccio.

"Ginny... sai benissimo che io dovrei essere la prima ad arrabbiarmi... e sono arrabbiata, beninteso. E anche molto."

La ragazzina osservò la madre intimorita, stringendo con le mani i braccioli della poltrona su cui era seduta.

"... e sai benissimo che tuo padre non avrà il mio stesso comportamento quando verrà a sapere quello che mi hai detto."

Ginny annuì mestamente.

La signora Weasley sospirò, inforcando di nuovo gli occhiali sul naso.

"Non c'è modo per farti cambiare idea?"

La figlia scosse la testa vigorosamente. Un gesto che, alla donna, sembrò molto deciso.

"Allora sarai tu a dirlo a tuo padre."

Ginny sobbalzo sulla sedia, sconcertata e amareggiata, guardando la madre con sguardo supplichevole.

"La mia non vuole essere una punizione. Ma quando prendi una decisione devi affrontarne le conseguenze. E non sei più una bambina, Ginevra Weasley."

Ginny rabbrividì nel sentire il suo nome scandito dal tono duro della madre.

"Merlino Ginny, ma hai idea di cosa stai combinando?"

Avrebbe voluto darle una risposta raggiante, farle capire che lei, a suo modo, era felice. Voleva rassicurarla, perché non aveva modo di preoccuparsi per lei e dirle che, sì, avrebbe affrontato suo padre, ma non le disse niente, chiusa nella sua ostinazione.

Si svegliò di colpo, afferrando le lenzuola nere con la stretta poderosa delle proprie mani. Nel silenzio della stanza sentì il suo respiro affannato e quello di Draco, che sapeva dormire al suo fianco. Non c'era alcun tipo di luce che filtrasse nella camera, in quanto Malfoy odiava la luminosità in qualsiasi sua forma. Si riassettò con gesto meccanico i lunghi capelli dietro alla schiena, sentendo il sudore imperlarle i polpastrelli delle dita. Gettò un piccolo incantesimo sulla sveglia del comodino con il quale potè leggere il numero quattro sul quadrante dell'oggetto.

Aveva di nuovo sognato di quella volta, sognato di sua madre. Era da molto tempo che non le capitava un fatto del genere, ma forse, come pensò in seguito, era una normale conseguenza dell'essersi recata a Diagonalley, rinvangando tutti gli eventi del passato. Un sorriso amaro si dispiegò sulle sue labbra: non sarebbe stata nemmeno l'ultima volta.

"Che c'è? Perché sei seduta?"

La voce impastata di Draco la riscosse dai suoi pensieri.

"Niente, niente... dormi pure. Ho fatto solo un brutto sogno, tutto qua."

Tirò a sè le coperte, gettandosi all'indietro con tutto il peso del corpo. Si portò le lenzuola fin sotto alla gola e chiuse gli occhi sperando di non riprendere il sogno dal punto in cui si era svegliata. Ma dentro di lei, confidava poco nella benevolenza del Signore e si preparò a trascorrere insonne il resto della notte. Immobile, sentì il letto muoversi dalla parte di Draco, mentre parte delle lenzuola la lasciarono scoperta come se trascinate via. Di lì a pochi secondi, una luce sul comodino di Malfoy si accese. Ginevra chiuse gli occhi in due fessure, come feriti da quella luce improvvisa. La figura del marito oscurò in parte la palla luminiscente della lampadina, permettendo alla donna di aprire gli occhi.

"Che c'è?" Domandò Draco deciso.

"Che c'è cosa?"

Chiese Ginevra incuriosita. Molto spesso le domande di Draco si riduciavano a due sillabe, e la cosa a volte infastidiva Ginevra. Osservò l'espressione glaciale del marito che, a prima vista, non sembrava mostrare alcun tipo di preoccupazione. Quando mai è successo? aveva pensato.

"Che genere di brutto sogno?"

Chiese con tono asettico. Ginevra voltò il capo dalla parte opposta e si girò, con il ventre pressato sul materasso, e lo sguardo sprofondato nei cuscini. Non aveva voglia di parlare a Draco di sua madre, non lo aveva mai fatto e non intendeva iniziare simili discussioni, sapendo inoltre che tali discussioni tendenvano ad innervosirlo.

"Niente di speciale. Nemmeno lo ricordo. E ora potresti dormire? Domani non devi andare forse al Ministero?"

"Sì." Rispose Malfoy poco convinto dalle parole della donna.

Non lo guardava negli occhi e questo Malfoy l'aveva notato. Succedeva sempre così quando Ginevra voleva evitare argomenti che non le andavano a genio o che non voleva far sapere. E costringerla a parlare era del tutto inutile, visto che era capace di arrabbiarsi molto facilmente, tenere il broncio per un giorno intero ed alzare la voce anche con lui. Fece spallucce e spense la luce, rigettando la stanza nel buio.

**

"Queste sono le pratiche di stamani, signore. Il profitto mensile del Ministero è aumentato secondo le nostre aspettative, mentre i bilanci della settimana sono positivi."

Johannes Rhine, sottosegretario del Ministero, porse i fascicoli economici sulla scrivania di Draco Malfoy. Squadrò il proprio superiore con aria da intellettuale, calcando il gesto di sistemarsi gli occhiali sul naso. Malfoy non lo degnò di uno sguardo e gettò le carte in un angolo della propria scrivania. Si tolse gli occhiali da lettura e solo allora fissò Rhine con sguardo truce.

"Non è abbastanza. Mi aspettavo un trenta per cento in più rispetto al mese scorso. Per quale motivo il profitto di ora è così basso?"

Rhine lo guardò di traverso, stupito dal fatto che i risultati non lo avessero soddisfatto. Osservò l'uomo biondo di fronte a lui, seduto su una comoda poltrona di pelle nera. Represse una stizza d'odio nei confronti di Malfoy, stringendo i pugni lungo i fianchi. Il solo pensiero che ci fosse Malfoy e non lui dietro al Ministero lo rendeva furioso e non solo per quello, ma anche per il fatto che fin da giovani quell'uomo, il pupillo dei Malfoy, lo aveva sempre superato in tutto, con o senza raccomandazioni. E la loro posizione politica ne era un esempio ecclatante. Potere, denaro, autorità ai massimi livelli. Tutto nelle mani di un unico individuo. Draco Malfoy. Non aveva mai avuto un intelligenza straordinaria... no, sotto quel frangente lui, Johannes Rhine, lo superava di molto; ma quello che Draco possedeva, lui non l'aveva: una famiglia marchiata con il nome dei Malfoy e un padre che a suo tempo era stato un Mangiamorte alle dipendenze di Voldermort. Ma ciò che più odiava in lui era la capacità di accattivarsi ogni persona che contasse qualcosa. Come un ragno intrappola un mosca, così Draco ammaliava tutti coloro che entravano nel suo raggio d'azione. Perfino il Ministro della Magia aveva una fiducia inestimabile nei suoi confronti.

Detestabile.

"Non saprei cosa di dirle."

Disse aspro.

"Non sapete mai cosa dirmi, voi altri. Osannate la vostra intelligenza a livelli indicibili e non sapete mai spiegarmi niente. Io sono uno stupido e voglio delle spiegazioni che, guarda caso, i cervelloni non mi sanno dare. Ironico non trovi?"

Rhine incassò il colpo, rimanendo in silenzio, ma incrementando l'odio nei confronti del suo principale. Sarcasmo o ironia, Draco Malfoy se la poteva permettere, solo per il fatto che stava seduto sopra quella poltrona, dietro quella scrivania.

Draco congiunse le mani, poggiando i gomiti sulla propria scrivania di mogano orientale, ghignando soddisfatto per l'espressione dipinta sul volto di Rhine. Johannes Rhine, uno dei tanti pupazzi che manipolava a suo piacimento e che aspirava, secondo il suo curriculum, a ben altre posizioni... come la sua ad esempio. Eppure lo vedeva come un essere insignificante che arrancava ogni volta per raggiungerlo.

"Vogliamo provarci di nuovo, signor Rhine? So bene che può arrivare a molto meglio."

"Come vuole, tornerò domani con nuovi profitti."

"Bene. E ora se non le dispiace..."

Draco estrasse dei fogli ingialliti dal cassetto della scrivania e notando Rhine sempre nella sua identica posizione, lo squadrò infastidito.

"Signor Rhine."

Come riavutosi in quel momento, il sottosegretario incespicò nei suoi stessi piedi e con difficoltà scomparve dietro alla porta dell'ufficio. Draco scosse il capo, sibilando un imbecille a denti stretti. Da quando aveva preso le redini del Ministero, era circondato da persone stupide e non abbastanza qualificate e degne per lavorare alle sue dipendenze. Le persone di fiducia si potevano contare sulle dita delle mani, in quanto erano molto poche. Ognuno, come lui del resto, veniva al lavoro con l'unico scopo di guadagnarci qualcosa da quella giornata noiosa passata a scartabellare chissà quanti fogli. Tutti pensavano al proprio interesse personale. E questo aveva portato il Ministero ad essere riconosciuto con la fama che si portava appresso.

Nello stesso momento in cui iniziò a leggere i documenti che teneva in mano, una sagoma parecchio estesa comparve dietro alla porta a vetri del suo ufficio. Qualche secondo dopo potè riconoscere il suono di un pugno che batteva sulla superficie legnosa e una voce insistente che voleva essere ricevuta.

"Avanti!"

Sibilò scocciato per l'ennesima interruzione. Una donna grassa, sulla sessantina, entrò sicura nell'ufficio, raggiungendo la scrivania del proprio principale. Dall'espressione bisunta che aveva sotto le lenti degli occhiali, Draco comprese che Mrs. Purple non era una donna da poter facilmente intimorire. Da quel che ne sapeva, quella donna divenuta grassa con la vecchiaia, aveva assistinto nella sua vita ad innumerevoli scontri tra maghi e streghe di primo livello, partecipato alle guerre contro Voldermort e solo con l'età le era stato concesso di vivere tranquillamente con un modesto lavoro di segretaria. Altro non sapeva, e nemmeno ci teneva a saperlo.

"Dica signorina Purple..."

"Il Responsabile del Reparto Dismessi & Rimessi mi ha chiesto di consegnarle questa."

Draco afferrò la lettera che le mani grassocce di Mrs. Purple gli avevano messo davanti.

"Una lettera di dimissioni?"

"Pare che le dimissioni siano state richieste dal signor Arthur Weasley del reparto Manufatti Babbani."

"Arthur Weasley?"

La donna osservò Malfoy con gli occhi di chi sapeva. Mentre Draco strappava il sigillo rosso con cui era stata chiusa la lettera, Mrs Purple lo precedette sul contenuto di essa.

"Gira voce che il signor Weasley sia entrato in possesso di un manufatto babbano senza l'esplicito consenso. Un manufatto che potrebbe essere molto pericoloso se lasciato in mani poco sicure... lei capisce cosa intendo, Signor Malfoy."

"Sì, certo che sì."

"Non so cosa tratti principalmente l'oggetto, ma il signor Weasley è stato chiamato a dimettersi."

"Per quando devono essere firmate le dimissioni?"

"Entro oggi pomeriggio alle quattro, signore. Buona giornata, signore."

Mrs Purple diede le spalle a Malfoy congedandosi in modo frettoloso. Draco fissò il foglio dove a chiare lettere veniva pregata la sua firma per rendere effettivo il rilascio del dipendente. Si passò una mano tra i capelli e si dondolò un poco nella poltrona di pelle. Sapeva che suo suocero era sempre stato un uomo strambo, con la fissa per gli oggetti Babbani, ma mai lo avrebbe creduto così stupito. Non gli serviva certo Ginevra per sapere in quali ristrettezze economiche riversasse la famiglia Weasley; con quelle dimissioni, Weasley sarebbe rimasto un disoccupato e difficilmente avrebbe trovato di nuovo impiego al Ministero.

**

"Si-signora per carità! N-non lo fac-cia!"

Il piccolo elfo Pluff stava seguendo la sua padrona nei lunghi corridoi di villa Malfoy. Ginevra aveva indossato il lungo mantello nero e si stava recando verso il portone principale, intenta ad uscire. Con le grida di Pluff, subentrarono altri elfi domestici che, vedendo la donna, sembrarono impallidire e si agitarono più del solito. Ginevra si bloccò, mentre tre elfi le si erano parati davanti con sguardi preoccupati e anche minacciosi.

"Lasciatemi passare!"

"Non possiamo, abbiamo precisi ordini da rispettare."

"Ordini?"

"Il Signor Malfoy ci ha comandato di impedirle di uscire di casa."

Ginevra contenne un moto di stizza.

"Accidenti! Anch'io sono la vostra padrona! Lasciatemi passare!"

Gli elfi si guardarono titubanti, mentre Ginevra li sorpassò a passo svelto. Questi, riavutisi, le corsero dietro. Le loro voci supplichevoli infastidirono non poco la donna.

"E sentiamo, perché diavolo dovrei rimanere a casa?"

Gli elfi si guardarono ad uno ad uno e poi annuirono all'unisono. Il più anziano, cioè l'elfo che per più anni aveva servito i Malfoy, fece un passo in avanti, strascicando la gamba a fatica.

"Ci è stato riferito che sua Signoria non ha dormito stanotte. Pertanto il Padrone non vuole che lei si affatichi."

Ginevra li guardò basita.

"Ma quando mai si è sentito? Nemmeno quando avevo la febbre a quaranta mi è stato imposto una tale reclusione."

Detto questo, affrettò il passo verso l'ingresso. L'atrio prese a risuonare dei suoi passi.

"Pa-padrona... il Pa-padrone ci punirà!"

"Non finché vivrò io in questa casa."

E così scomparve, mentre le parole magiche da essa gridate risuonavano nell'atrio come l'eco in una valle.

**

La sensazione di stizza contro Draco stava lentamente scemando, mentre entrava in un locale più o meno affollato della Londra babbana. L'unico motivo che l'aveva spinta ad uscire dal Mondo Magico era quello di infastidire il consorte, che non tollerava i suoi comportamenti, definiti da lui stesso, infantili. Era un modo come un altro per avere piccole ma soddisfacenti vendette. Solo in quel momento però, la parte razionale del suo essere stava prendendo in seria considerazione l'idea di andarsene. Non che fosse pericoloso, ma molto spesso era da incoscenti riversarsi nelle strade babbane senza un apparente scopo. Inoltre era vietato fare uso della magia al di fuori del suo mondo, per tanto avrebbe dovuto controllare la sua stretta al manico della bacchetta. Si tolse il lungo mantello per cercare di evitare su di sè gli sguardi curiosi della gente, e si sedette a un tavolo, quasi in fondo al locale.

Un cameriere dall'aria molto composta venne per chiedere la sua ordinazione, per poi scomparire tra la folla del locale.

Il Mondo Babbano.

Essendo un membro effettivo della famiglia Malfoy, non si era più recata a Londra; perché essere una Malfoy era sinonimo di anti-babbano o quant'altro. Strizzò gli occhi come per rinvangare un passato non molto lontano, quando lei, Ginny Weasley, ancora studentessa ad Hogwarts, aveva visitato Londra insieme ai fratelli dietro l'attenta guida del signor Arthur Weasley. Fece un mezzo sorriso ricordando la scena. Fin da piccoli loro padre aveva insinuato in loro una profonda simpatia per il mondo parallelo. E il solo fatto che laggiù la magia era solo considerata come uno strumento di spettacolo, rendeva la cosa ancora più interessante ai suoi occhi. Non solo i babbani non la prendevano in considerazione, ma nemmeno ne conoscevano i grandi vantaggi.

Il cameriere tornò con una tazza fumante colma di cioccolata.

"Grazie."

Ecco, anche quello sarebbe stato un grande vantaggio.

A Diagonalley, come in qualsiasi luogo magico, le bevande venivano servite con la magia, o meglio comparivano dal nulla proprio di fronte alle persone. Mentre nel mondo babbano erano i camerieri che dovevano divincolarsi tra la folla per portare una semplice tazza colma.

Sorrise.

Senza farci molto caso, sentì il campanello, legato alla porta del locale, suonare.

Non fece caso al cliente che era appena entrato, fino a quando un'ombra oscurò parte del tavolino a cui era seduta. Due occhi castani la stavano fissando con insistenza, indecisi se sorprendersi o meno per la visione che avevano di fronte.

"G...Ginny...?"

Sentendo il proprio nome, soprattutto quel nome, Ginevra sollevò il capo un po' sorpresa.

E la reazione fu la medesima.

Con uno scatto, balzò in piedi afferrando le mani della donna che aveva di fronte.

"Hermione! Ma sei proprio tu?"

**

Il pennino d'inchiostro che stava diligentemente strofinando su un importante documento, emise un grumo di china non appena la mano di Draco si mosse violentemente, procurando così una macchia del tutto indelebile sulla superficie cartacea. Nel bel mezzo del suo ufficio un Pluff quanto mai terrorizzato stava tremando come se immerso completamente nel gelo. Qualche istante prima era stato costretto dagli altri elfi, molto più anziani, di andare dal padrone per riportare quanto era accaduto: ovvero che la signora Malfoy si era allontanata dalla villa.

E come consuetudine lo sguardo irato di Draco portò il piccolo elfo a incurvare servizievole la schiena, più per protezione che per altro.

"Che diavolo ci fai nel mio ufficio?"

Malfoy a stento stringeva i pugni, mentre le spalle gli fremevano di rabbia. Era inammissibile che un elfo domestico comparisse dal nulla nel suo ufficio.

"Si-si-signore...."

Draco sbattè violentemente il pugno sulla scrivania, facendo sobbalzare sia Pluff che tutti gli oggetti che vi stavano sopra.

"Avanti, PARLA!"

"Sta-stamani s-sua si-signoria è-è u-uscita di ca-casa."

Lo sguardo di Draco si ridusse in due fessure mentre a chiare lettere meditava grandi punizioni per tutti gli elfi della casa.

"A-abbiamo ce-cercato di fe-fermarla, ma-ma se ne è and-"

"QUANDO VI DO UN ORDINE PRETENDO CHE VOI LO SEGUIATE ALLA PERFEZIONE!"

Pluff si accucciò a terra spaventato dall'improvviso tono elevato del padrone.

"Se mi permette signore, non può tenere sua moglie sempre chiusa in casa."

Draco alzò inviperito lo sguardo verso la porta, mentre Pluff era di nuovo scomparso per la paura lasciando qualche traccia di fumo dietro di sè. Vicino allo stipite della porta stava in piedi una giovane donna, molto avvenente, che portava stretto al petto, un pacco di fogli più o meno importanti.

"Cosa desidera Miss..."

"Cordelia, grazie."

"...Thompson?"

La donna sorrise, facendo spallucce.

"Un uomo come lei non dovrebbe preoccuparsi troppo per la propria moglie... altrimenti l'uccellino in gabbia prima o poi volerà via."

La donna si avvicinò alla scrivania di Malfoy con passo molto suadente, e piegandosi leggermente gli porse alcuni fogli che portava con sè, tenendo a mettere in ben evidenza il suo decolltè.

Draco distolse freddo lo sguardo dalla Thompson e afferrati i fogli, si alzò in fretta chiamando a sè il proprio mantello.

"La trovo molto interessante... come uomo, lo sa signor Malfoy?"

Thompson sorrise melliflua.

Draco si voltò prima di aprire la porta e sorrise a sua volta.

"E' interessata a me o al cognome che porto?"

Detto questo, senza attendere un eventuale risposta della donna, scomparve dietro la vetrata.

Di lì a poco molte persone si voltarono a guardarlo, scoccando sguardi molto eloquenti agli orologi appesi ai muri.

"S-scusi signore...?"

Disse Rhine, sbucando da una pila di fogli.

"Vado via perché ho cose più urgenti da fare. Per qualsiasi cosa..."

Disse a voce alta, facendo sì che la massa lo sentisse

"... per oggi rivolgetevi al qui presente Johannes Rhine. "

L'uomo lo guardò stralunato, mentre Malfoy gli sorrise ironico.

"Goditi la tua sola giornata di gloria."

Detto questo si smaterializzò di fronte a tutti, lasciando attonito sia Rhine che il resto del Ministero.

Poco dopo la sua scomparsa, Cordelia Thompson sbucò fuori dalla porta dell'ufficio di Malfoy. Vide tutti gli occhi delle persone presenti fisse su di lei. E in quel momento, sorridendo maliziosamente, fece il gesto di riassettarsi la gonna.

Gli impiegati non poterono far altro che guardarsi maggiormente stupiti.

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Capitolo 4
*** La Famiglia Weasley ***


Anatema - capitolo 4

Capitolo 4

La Famiglia Weasley

La stava osservando centimetro per centimetro, restandone totalmente affascinata.

Hermione Granger era diventata una donna. Il volto affilato, il corpo magro avvolto in un cappotto in stile babbano. Osservò quasi disgustata il mantello che teneva sulle ginocchia, che seppur fatto del tussuto più costoso e pregiato non aveva certo nessun valore sentimentale.

Invece ricordava perfettamente la storia di quel cappotto e sorrise al pensiero. Hermione notò lo sguardo di Ginevra su di lei ed arrossendo disse

"Oh, l'ho ancora. Spero che la cosa non ti dia fastidio."

Ginevra scosse la testa.

"Niente affatto. Quello è un regalo di mia madre. Non avrei il diritto di esserne infastidita."

Hermione sorrise e annuì impacciata. In quegli anni sembrava aver perso l'energia che sempre la contraddistingueva.

"Ginny, posso domandarti per quale motivo sei a Londra?"

Disse Hermione incuriosita. Ginevra rimase in silenzio, pensando a una risposta abbastanza sensata.

"A dire il vero... non lo so."

Disse alla fine, stanca di cercare scuse. Hermione la guardò in silenzio.

"Probabilmente per colpa di qualcuno."

Aggiunse poi. Hermione fece un mezzo sorriso ironico come risposta alla deduzione dell'amica. Prese a girare il cucchiaino nel the indiano che aveva ordinato. Fuori aveva smesso di piovere, le gocce di pioggia ancora presenti contribuivano a creare una patina condensata all'interno del locale.

Ginevra aveva notato quella sottile freddezza che stava tra loro. Non erano più allegre e spensierate come quando frequentavano Hogwarts. Forse perché entrambe avevano subito perdite alquanto gravi: Ginevra aveva detto addio alla propria famiglia, mentre Hermione aveva detto addio ad Harry... anzi, forse non aveva potuto nemmeno farlo. Quando Harry scomparve durante la battaglia che decretò la fine di Voldermort, era Hermione la persona che più lo amava. E proprio lei, Ginny Weasley, aveva forse voltato le spalle alla sua amica e confidente più cara. Spesso cercava di convincere se stessa che lei non era colpevole di niente, il suo matrimonio con Draco e la morte di Harry furono due eventi che quasi coincisero. E la decisione di abbandonare la famiglia prevedeva anche quella di lasciare gli amici più cari. Era stato questo il prezzo che aveva dovuto pagare. E ora... ora che l'aveva davanti, diventava sempre più difficile sorriderle e rispondere alle sue domande, come altrettanto impossibile per lei era fargliene.

Sospirò, spostando una ciocca di capelli rossi dietro a un orecchio.

Forse la sua era solo paranoia.

"Sai..."

La voce di Hermione distolse l'attenzione di Ginevra dalla sua tazza.

"... in questi ultimi anni ho provato a capirti, Ginny. Voglio dire, ho cercato di vedere le cose dal tuo punto di vista..."

Ginevra rimase in silenzio, soppesando l'idea di preoccuparsi o meno.

"E ho capito che non hai nessun motivo per sentirti in colpa nei miei confronti, davvero."

Il debole sorriso di Hermione, stupì Ginevra, forse ancor più delle parole che quella donna, un tempo la sua migliore amica, le aveva appena rivolto.

Sollievo, misto a stupore, portarono gli angoli della bocca di Ginny a sollevarsi.

"Noi abbiamo solo fatto delle scelte. Ognuna di noi sta solo subendo le conseguenze, buone o cattive che siano. Se davvero avessi voluto dimenticarmi di te, probabilmente avrei cambiato bar."

Ginevra strinse i pugni, afferrando i lembi del proprio mantello.

"Co.. comunque..."

La rossa chiuse gli occhi, cercando di regolare il proprio respiro.

"... mi dispiace..."

"Non..."

"Fammi finire, Hermione."

L'amica si azzittì, notando una punta di autorità nella voce di Ginevra.

"Come amica avrei dovuto starti vicino durante la scomparsa di Harry, avrei dovuto consolarti, aiutarti. E invece non l'ho fatto. La mia vita non è stata un successo, ho deluso persone che amavo più di me stessa, ma credimi non mi pento di ciò che ho fatto.... tu sei il mio unico rimpianto."

Hermione sorrise, toccando leggermente la mano che Ginevra aveva posato sul tavolo durante l'enfasi del suo discorso.

"Ginny, ti credo."

"Grazie."

Quel ti credo significava molto per lei, molto più di quanto lei stessa avrebbe immaginato.

"Ora che in un certo senso, ci siamo chiarite... ti andrebbe di raccontarmi un po' di te?"

Hermione guardò Ginevra un poco sorpresa.

"Come mai sei nella Londra babbana, Hermione?"

La domanda di Ginevra fece cadere la conversazione nel silenzio. Un poco imbarazzata, Ginevra scosse la testa, cercando di trovare le parole giuste per scusarsi. Non era mai stata quel tipo di persona capace di impicciarsi della vita altrui, specialmente lei poi, la cui relazione con un Malfoy dava molto da fare. Era una domanda ingenua che forse avrebbe potuto urtare la suscettibilità dell'amica.

"Io vivo qui Ginny."

Ginevra si bloccò, osservando Hermione con sguardo sorpreso. La donna emise un piccolo sorrise, annuendo mesta.

"Vivo qui per conto dell'Ordine."

"L'Ordine? Ma ormai..."

"Voldermort è morto?"

Ginevra rimase immobile, stupendosi della facilità con cui l'amica aveva pronunciato quel nome.

"Puoi darsi. Ma anche se l'Oscuro Signore è morto, i suoi tirapiedi sono sempre in circolazione. E non se ne staranno con le mani in mano, cercheranno in tutti i modi di farlo tornare in vita."

"Ma in questo modo, Harry..."

Hermione ebbe come un fremito nel sentire il nome di Potter. Ginevra se ne accorse, e si sentì nuovamente in colpa nei confronti dell'amica.

"E' per questo che sono qui. Voglio che il sacrificio di Harry non sia stato inutile."

Ginevra lesse una determinazione quanto mai invidiabile negli occhi dell'amica, e con suo rammarico capì che anche Hermione dava per scontato che Harry fosse morto. Nessuno, nessuna delle persone con cui aveva parlato, aveva azzardato l'ipotesi che il Bambino Sopravvissuto fosse ancora vivo. Preferì non confidare questa sua speranza ad Hermione, c'era il rischio che la incolpassero per favoreggiamento nei confronti di Tu-sai-chi. Incolpando lei, avrebbero incolpato Draco Malfoy, accusandolo di conoscere i piani dei seguaci di Voldermort e di conseguenza la fine di Harry. Ginevra sapeva la situazione in cui riversava il consorte. Draco Malfoy aveva una posizione di prestigio al Ministero, ma era comunque sospettato di essere un Mangiamorte, come lo era effettivamente stato in passato. Esatto, sapeva di aver sposato un Mangiamorte, un seguace di Voldermort, colui che aveva portato Harry alla morte. Colui per cui combatteva la propria famiglia. Vedendola a quel mondo, Ginevra aveva compreso di essere al di là della sponda. Dalla parte opposta dove si presupponeva dovesse stare una Grifondoro. Quando pensava di aver deluso le aspettative di molte persone, ne era quanto mai convinta. E una di queste persone le stava di fronte. Ginevra non aveva mai dimenticato la reazione di Hermione alla notizia che avrebbe sposato un Malfoy. Quel Malfoy. Per questa ragione, cercava di declissare la conversazione altrove, cercando di evitare di nominare Draco.

E infine, le veniva sempre in mente quella bacchetta che Draco teneva accuratamente nascosta.

La bacchetta di Harry.

Un brivido le percorse la schiena al pensiero che Hermione sapesse di quel prezioso oggetto. Non solo lei, ma anche l'Odine avrebbe indagato. All'improvviso si sentì a disagio, sapeva che non doveva trovarsi in un simile posto, seduta con una seguace dell'Ordine. Aver definito Hermione una seguace la fece disgustare di se stessa, ma in quel momento un sentimento più forte la stava preoccupando.

Si sentì colpevole.

Ebbe la sensazione di aver tradito, non solo Malfoy, ma anche persone a lei del tutto sconosciute.

Davvero, lei non sapeva da che parte stare.

E nemmeno le interessava saperlo. Ma quel senso di colpevolezza improvvisa, le stava torturando lo stomaco.

Lei non voleva appoggiare i seguaci di Voldermort, la sola idea la nauseava. Eppure aveva sposato il figlio di un Mangiamorte senza remore.

In quel momento, si rese conto della sua posizione.

Si rese conto che, in fondo, lei era all'oscuro di tutto.

Si alzò di scatto, facendo tremare il tavolino a cui erano sedute. Hermione la fissò sorpresa, mentre Ginevra prese a maneggiare il mantello, senz'esito. La tazza del the si rovesciò, versando quel poco liquido che vi era rimasto.

Hermione vide, di sfuggita, tra le pieghe del mantello lo stemma dei Malfoy, e il suo sguardo si rabbuiò un poco.

"Scusa..."

Disse Ginevra con foga.

"Ma non posso stare qui, mi dispiace."

"Ginny..."

Hermione si sollevò un poco dalla sedia, toccando con la mano il braccio dell'amica, forse per tentare di fermarla. Ginevra si ritrasse da quel contatto, come se scottata dalla fiamma di una candela. Dopo aver compreso di aver compiuto quel gesto, ed aver quindi ferito i sentimenti dell'amica, le rivolse un pacato scusa e si affrettò a lasciare il locale.

Dopo aver richiuso la porta a vetri del bar, prese a correre per strada, infilandosi alla fine in un vicolo cieco. Si guardò attorno, per notare l'esistenza di occhi indiscreti, e quando si accorse che tutto era tranquillo pronunciò la formula per smaterializzarsi.

Non appena la sensazione di avere il corpo a pezzi cessò, Ginevra aprì gli occhi. Di fronte a lei, una vetrata la divideva dall'ampio giardino della Malfoy Manor. Trasse un sospiro di sollievo e si slacciò il mantello all'altezza del collo.

"Bentornata Ginevra."

Una voce fredda la fece guardare nella direzione della vetrata. Nel riflesso distinse una figura seduta comodamente sul divano del salotto alle sue spalle. Si voltò, consapevole a chi appartenesse quella voce, e, inghiottendo pesantemente, vide Draco Malfoy con in volto un espressione quanto mai scura.

**

Nel bar, Hermione era rimasta seduta fissando la tazzina che Ginevra aveva precedentemente sorseggiato. La reazione di Ginny l'aveva lasciata senza parole, e quando l'amica si era ritratta da lei, aveva sentito una sensazione di dolore all'altezza del petto. Prese la propria borsa e ne fece uscire alcune sterline per pagare il conto del bar. Quando uscì dal locale si guardò attorno per vedere se Ginny fosse rimasta ad aspettarla, ma notando che non c'era nessuno, si aggiustò il cappotto e prese a camminare nella direzione opposta a quella di Ginevra.

Di lì a poco, si trovò di fronte a un portone. Estrasse da una tasca del proprio cappotto un mazzo di chiavi e con sicurezza infilò una di queste nella serratura. Il portone emise un sonoro clack, e la semioscurità di un corridoio l'avvolse.

Con un gesto della mano fece volare il cappotto fino all'attaccapanni posto in un angolo della stanza in cui era entrata. Accese la luce e sobbalzò nel vedere una figura comodamente seduta su una poltrona.

"Ron! Mi hai fatto prendere un colpo!"

Un uomo, dagli inconfondibili capelli rossi, sorrise alzandosi.

"Scusa, volevo farti una sorpresa."

"Più che sorprese, un giorno o l'altro voi Weasley mi farete prendere un infarto!"

Ron fece spallucce.

"Come mai sei qui, Ron?" il tono di Hermione si fece in parte preoccupato. L'uomo tornò a sedersi, lasciando le braccia ciondoloni sulle ginocchia.

"Si tratta di papà..."

Hermione, allarmata, si sedette accanto a Ron.

"Cos'è successo ad Arthur?" disse in un soffio.

"Ha consegnato le sue dimissioni al Ministero."

"E perché mai?" domandò Hermione, visibilmente preoccupata.

"Gira voce che si sia impossessato di qualche manufatto babbano! Ma non posso credere che papà abbia fatto una cosa del genere!" esclamò Ron con veemenza. Hermione gli diede una piccola pacca sulla spalla.

"Vedrai che andrà tutto bene."

"No che non andrà bene! Stavolta papà è in guai seri! Pare che questa cosa abbia a che fare con Tu-sai-chi! E' accusato di alto tradimento!"

Hermione lo guardò scossa.

"Ma è impossibile, tuo padre è uno dei fondatori dell'Ordine...non posso credere che..."

Hermione si bloccò dopo che Ron si era alzato con impeto.

"Papà è innocente! Ma c'è di peggio!"

Hermione si alzò a sua volta, costringendo Ron a guardarla negli occhi.

"Che altro c'è, Ron?" disse con voce calma.

"Le dimissioni sono state firmate da Draco Malfoy. Papà non ha scampo."

Hermione si illuminò di colpo.

"Ginny! Ginny potrebbe darci una mano!"

Ron si voltò bruscamente verso di lei, il volto contratto in una smorfia.

"Quella squaldrina non ha più niente a che fare con i Weasley!"

"Ma è pur sempre la moglie di Malfoy! E' tua sorella!"

"Mia sorella è morta! Ha smesso di esistere il giorno stesso in cui ha lasciato la nostra casa, e adesso basta parlare di lei."

Concluse secco Ron.

Hermione sospirò, impotente di fronte alla cocciutaggine dell'uomo.

"Cosa succederà adesso?" domandò Hermione, stringendosi le braccia.

"Il Tribunale del Ministero giudicherà papà fra due giorni."

**

"Dove sei stata?" La voce tagliente di Malfoy la fece sobbalzare. Il cuore prese a batterle incessantemente nel petto. Sapeva benissimo di apparire nervosa, fatto che alimentava solo la consapevolezza in Draco. Cercò di riacquistare il suo sangue freddo, sperando di riuscire ad ingannare il consorte.

"A fare una passeggiata." Disse, cercando di moderare il tono della voce.

Ginevra camminò oltre Draco, diretta verso il portone del salotto che si chiuse con uno schianto prima che lei potesse uscire. Ginevra rimase immobile. Draco era furioso e la magia che aveva usato per precluderle l'unica via di fuga ne era una chiara dimostrazione.

"Ripeto la domanda. Dove sei stata?"

Ginevra prese il coraggio a due mani e si voltò verso il divano.

"Sai benissimo dove sono stata! Quindi è inutile che tu mi torturi!"

Draco si alzò di scatto dal divano, gesto che fece fare un passo indietro alla donna. Con pochi passi le si parò davanti.

"Londra, eh?"

Ginevra aggrottò le sopracciglia.

"Tsk! Ancora questo amore per i Babbani! Pensavo che ti fosse passata la voglia di fare la bambina." disse gelido, dandole le spalle.

Ginevra strinse i pugni lungo il corpo.

"Draco Malfoy smettila di parlarmi in questo modo!" esclamò alterata la rossa.

Draco si voltò di nuovo, il suo sguardo trapelava solo disprezzo.

"Ti ricordo Ginevra che tu sei un' aggiunta in questa famiglia."

Ginevra spalancò gli occhi, fissando le spalle del marito.

"U-un aggiunta?"

Draco le si avvicinò afferrandole il mento.

"Qui tutto appartiene a me. Niente è tuo. Sei proprio tu che hai abbandonato la tua famiglia per vivere qui, tesoro" sibilò.

Ginevra schiaffeggiò adirata la mano di Draco, liberandosi dalla sua presa. Sentiva una rabbia indicibile crescerle in corpo contro quello che si supponeva essere l'uomo che amava tra tutti.

Ma in quel momento, provava solo odio.

Come se le giornate di Hogwarts fosse tornate indietro.

Aggiunta. Non c'era epiteto peggiore di quello per offenderla. E lui lo sapeva benissimo.

"Sono andata a Londra per farti dispetto!"

Ginevra si morse la lingua, quella frase sembrava più una vendetta infantile che una frase intimidatoria.

Draco si mise a ridere di gusto.

"Inoltre sappi," tenne a precisare la rossa "che io non ti appartengo. Posso andare dove voglio. Non devo tener conto a te." disse gelida.

Draco smise di ridere, il suo sguardo si fece gelido e se non fosse stato per gli anni che ci viveva insieme, Ginevra non avrebbe mai detto che Draco Malfoy si stava alterando.

"Finché porterai il nome dei Malfoy, mi appartieni." Ginevra capì che quella frase voleva chiudere la questione.

Per Draco forse, ma lei non voleva assolutamente cedere.

Gli si parò di fronte, bloccandolo mentre usciva dalla stanza.

"Oggi ho incontrato Hermione Granger." disse con durezza Ginevra, che con soddisfazione vide per qualche secondo il volto del consorte allarmarsi. "E' una seguace dell'Ordine, come lo sono i membri della mia famiglia." marcò l'accento sull'aggettivo possessivo mia.

"Chissà cosa farebbe l'Ordine se sapesse della tua bacchetta, tesoro." concluse Ginny, con il tono maligno che distingueva i membri della famiglia Malfoy.

"Mi stai forse minacciando?" disse piatto Malfoy, fissando gli occhi castani di Ginevra.

"No, volevo solo ricordarti il cognome che porto prima di essere una Malfoy."

La rossa si voltò, dandogli le spalle e dirigendosi verso il portone. La voce di Draco la fermò sui suoi passi.

"Oggi ho licenziato tuo padre."

Ginevra si voltò, appurandosi che il suo cervello avesse compreso per intero ciò che Draco le aveva detto. Notando l'espressione stupita della consorte, Draco sorrise compiaciuto, mentre si versava un liquore dentro a un bicchiere di cristallo.

"Pare che sia entrato in possesso di un coso babbano." disse con disprezzo. "Verrà processato dal Tribunale del Ministero esattamente tra...," guardò l'orologio che portava al polso "... 48 ore. Più o meno."

Ginevra si voltò completamente verso Draco ed fissò l'uomo che stava portando il bicchiere alle labbra.

"Papà..."

"Come vedi, non ci guadagni niente ad essere una Weasley. La tua è solo una famiglia di pezzenti."

Dopo aver terminato di dire la frase, Ginevra si mosse rapida verso di lui e con tutta la rabbia che aveva in corpo, colpì con la mano il bicchiere che Draco teneva nella sua. Tutto il liquore che conteneva andò a rovesciarsi sulle vesti pregiate di lui.

"Non rivolgermi più la parola." sibilò Ginevra.

La porta si chiuse violentemente dietro le spalle della donna. Malfoy, rimasto solo nella stanza, fissò il bicchiere vuoto che teneva in mano e la macchia che andava pian pian ingrandendosi.

Con un gesto veloce della mano, scaraventò il bicchiere a terra, mandandolo in frantumi.

In un secondo tempo, anche lui abbandonò precipitosamente la stanza.

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Capitolo 5
*** Sentieri Proibiti - Il Passato che Ritorna I ***


Anatema - Capitolo 5

Note dell'Autrice:

vi prego di scusarmi se ho mancato qualche martedì, l'ultimo ad esempio.

So che odierete queste parole, ma l'università incombe di nuovo specialmente nei mesi di aprile e maggio!

I martedì mi coincidono con alcuni laboratori, quindi ho deciso di estendere la pubblicazione ogni due martedì.

Scusate ancora, ringrazio tutti coloro che stanno commentando questa storia!

Buona lettura,

Claudia

 

**

 

 

 

Capitolo 5

Sentieri proibiti - il passato che ritorna I

 

 

Così il serpente che nel bosco

si avvolge sotto l'albero,

cattura l'uccello allettandolo

a scendere e vedere:

l'amante è come quell'uccello,

volteggia attorno al suo destino,

finché non è colpito

e cade - come me.

(Poe - To Miss Louise Olivia Hunter)

 

Ginny contemplò il piccolo foglio bianco che teneva nella mano destra. La sua espressione accigliata mostrava una leggera preoccupazione, mentre non distoglieva lo sguardo nemmeno per guardare la direzione che aveva preso. Era una giornata fredda a Hogwarts. Fuori dalle finestre si estendeva un paesaggio innevato, fatto di laghi e d'alberi ghiacciati, e la Foresta Proibita, che si stagliava all'orizzonte coperta nel suo silenzio, appariva bianca e quanto mai innocua.

 

Stavolta sono nei guai, pensò, svoltando l'angolo del corridoio.

 

Quando ebbe modo di comprendere ciò che era successo, Ginny si portò seduta, massaggiandosi il fondoschiena dolorante, imprecando contro quella persona che le era venuta contro. Poi, con uno scatto improvviso, afferrò il foglio che le era caduto, premendolo in una tasca della gonna. Era pomeriggio, il sole oltre la Foresta si stava preparando per lasciare posto al susseguirsi delle notti fredde e gelate. Erano ben pochi gli studenti che si aggiravano per i corridoi in quell'ora della giornata, la maggior parte studiava nella biblioteca, oppure stava raggomitolata sulle soffici poltrone dei dormitori. Per questo, Ginny si stupì molto nell'apprendere che non era affatto la sola a girovagare per la scuola. Alzò lo sguardo e incontrò due occhi azzurri, contornati da una cascata di capelli castani, forse ancora più ribelli dei suoi.

 

Rosemary Zleger .

 

La ragazza, dopo aver guardato bene la rossa Weasley, sorrise e si portò in piedi, scacciando quella poca polvere che le era rimasta sul mantello. Non sembrava essere adirata per la triste sorte del suo fondoschiena, nè sembrava in procinto di fare delle scuse. Ginny, da parte sua fece altrettanto, barcollando un poco ed insicura su cosa dire a quella ragazza, stranamente tranquilla.

"Weasley, vero?" domandò la ragazza senza molti preamboli.

Ginny la guardò sorpresa all'idea che una ragazza come Rosemary Zleger potesse essere a conoscenza del suo nome. Non che fosse una divinità o qualcosa del genere, ma senz'altro la studentessa che aveva di fronte era la più ricca che Hogwarts avesse mai avuto, forse al pari con la stirpe serpentina di Draco Malfoy. Apparteneva alla casa di Tassorosso e, anche se aveva scambiato solo poche parole con lei, Ginny sapeva che aveva la sua stessa età. Non era un idolo, ma molti ragazzi facevano moine pazzesche per chiederle appuntamenti su appuntamenti, che lei categoricamente rifiutava, smontando la sdolcinatezza dei suoi pretendenti. A volte l'aveva sentita parlare durante la fine delle classi di Divinazione con un gruppo di amiche ed era venuta a conoscenza della sua opinione prettamente femminista.

I ragazzi sono attratti solo dal mio denaro.

E questo, in parte, Ginny sapeva essere vero.

Tornando con la mente a quella sua situazione, si domandò di nuovo come Rosemary Zleger potesse conoscere una così definita stracciona Ginevra Weasley.

"Uhn, sì... ma come fai a conoscere il mio nome?"

Rosemary puntò il proprio dito indice verso la sua massa incomposta di capelli.

"I tuoi capelli sono della stessa tonalità di rosso di quelli di Fred e George Weasley."

"Oh" si limitò a dire Ginny, cercando di capire perché fra tutti i fratelli che aveva, Rosemary avesse proprio citato i più squinteriati.

"Proprio ieri, mentre uscivo dal dormitorio, mi hanno fatto cadere in testa un' Arricciapelo per ischerzo... così hanno detto."

Le ultime parole suonarono più tetre alle orecchie di Ginny.

"Mi spiace, ma terrei a precisare che le colpe dei fratelli non ricadono sulle sorelle."

Rosemary emise una risatina sommessa, facendo capire a Ginny che aveva preso abbastanza bene la battuta in difesa di se stessa.

"Lo so, ma vorrei che tu riferissi una cosa a quei due mocciosi..."

Ginny si stupì nel sentire un tale appellativo rivolto ai propri consanguinei.

"... la prossima volta che ci riproveranno, pagheranno con la loro stessa moneta."

Rosemary trattenne la propria stizza dietro ad un sorriso luminoso. E Ginny, vedendola a quel modo, non ebbe la forza di contraddirla.

 

**

"Non posso credere che quella strega abbia osato chiamarci a quel modo!!" Fred Weasley stava gridando da più di mezz'ora nella Sala Comune del Grifondoro, accompagnato dal gemello George, che non si risparmiò battutine sarcastiche ai danni di Rosemary Zleger. Ginny perso interesse nell'ascoltare i discorsi dei fratelli e scelto un libro a caso della biblioteca, stava comodamente leggendo, sprofondata in una delle poltrone del dormtorio.

"Dobbiamo preparare un altro scherzo!" Ridacchiò George.

Ginny, sospirando alla stupidità dei fratelli, chiuse con un tonfo il libro che teneva tra le mani, visto che la sua concentrazione non era sufficiente.

"Voi due siete proprio scemi. Ve l'ho detto tre volte: si vendicherà!" disse Ginny esasperata.

"E a noi cosa importa? A noi piacciono gli scherzi!"

"Siete stupidi davvero!" Una voce risuonò nella sala, mentre Harry, Ron ed Hermione facevano la loro entrata nella stanza. Quest'ultima stava trascinando una pila di libri molto pesante.

"Con voi non c'è mai da stare tranquilli..." Ron dopo aver dato un distratto saluto ai gemelli, si sedette accanto a Ginny.

"Tanto quest'anno Harry è prefetto! Quindi chiuderà un occhio per noi!!" dissero allegri, guardando Harry come se fosse un dio.

Hermione, che fino ad allora era rimasta nascosta dietro i libri che portava, li rovesciò malamente sul divano, traendo un sospiro di sollievo.

"Vi ricordo che anch'io sono Prefetto."

I due fratelli non degnarono Hermione di uno sguardo, cosa che fece alterare la ragazza.

"HO detto che anche IO sono prefetto!"

"Lascia stare Hermione," aggiunse Harry, "Sai bene che tanto sentono solo quello che vogliono sentire."

La ragazza sbuffò e si lasciò cadere sul divano che aveva inondato con i suoi libri.

"Scusa, ma cosa sono tutti quei libri Herm?" domandò Ginny, imbarazzata per avere tra le mani un solo e modestissimo libro.

"Oh, mi servono per studiare..."

"Già, Hermione si è messa in testa di diventare la migliore studentessa che l'ultimo anno di Hogwarts abbia mai avuto! Roba da matti..." rispose per lei Ron, che, essendo come Harry poco devoto allo studio, mal concepiva questa voglia improvvisa dell'amica.

"Ah, parlate della graduatoria che verrà affissa alla fine di questo trimestre?" domandò Ginny, stupita dalla forza di volontà di Hermione.

"Esatto," disse allegra Hermione.

"Pare però che tu abbia un acerrimo rivale..." la stuzzicò Harry.

"Rivale?" gli fece eco Ginny.

Guardò con attenzione il viso di Hermione infiammarsi dalla rabbia, mentre la ragazza stava stringendo i pugni fino a far diventare bianche le nocche.

"Si," rispose Harry al suo posto," Draco Malfoy..."

"Draco Malfoy, dici? Impossibile." Tutti si voltarono verso Ginny, che paonazza cercò di rimediare alle proprie parole.

"C-cioè, mi sembra strano che uno stupido come Malfoy abbia un cervello..."

"Infatti non ce l'ha!" disse aspra Hermione "Ha solo dalla sua parte Piton."

"Ma dalla tua hai la McGranitt, no?" gli domandò Ron.

"In fondo, " prese a dire Harry, alzando le spalle ,"è risaputo che la professoressa favorisce te invece di Malfoy. Lo stesso vale con Piton."

"Io fossi in te non mi preoccuperei Herm!" esclamò Ginny per incoraggiare l'amica.

"Non so da dove venga tutta questa tua sicurezza, ma ti ringrazio." Hermione sorrise alla rossa Weasley, prendendo in mano uno dei tanti libri su cui avrebbe dovuto studiare.

"Ma come, non sapevi che Draco Malfoy assiste alle lezioni di Divinazione del mio anno?"

Hermione sollevò la testa verso Ginny, mentre Ron ed Harry assunsero due espressioni di chi, probabilmente, non sapeva.

"Vuoi dire che... Malfoy è indietro di una materia?" sghignazzò Harry.

"Bhé," fece Ginny dubbiosa ,"se frequenta, ci sarà un motivo. Ha minacciato tutta la classe di non dire una parola. Soprattutto a te, San Potter..."

Harry si mise a ridere, accompagnato da Ron che era letteralmente piegato in due dal ridere.

"Molto bene," proferì Hermione prendendo di nuovo a sfogliare il proprio libro, recuperando un po' della sicurezza che aveva perso.

Dopo qualche minuto, calò il silenzio. Il fuoco della Sala Comune crepitava e lanciava scintille ogni qualvolta che qualche fantasma vi faceva capolino con la testa. Hermione muoveva le labbra in silenzio, ripetendo ciò che stava studiando. Harry e Ron avevano deciso per una partita a Scacchi Magici, mentre i gemelli Weasley si erano di nuovo dileguati per preparare un degno scherzo a Rosemary Zleger. Ginny, sprofondata nella poltrona, aveva preso a sonnecchiare, stimolata dal calore che emanava il fuoco del camino.

"A proposito Ginny, " disse a un tratto Hermione, non notando che l'amica si era in parte addormentata.

"Che c'è?" rispose Ginny con la voce un poco impastata.

"Oggi, dopo le lezioni, ti ho vista correre per il corridoio. Ti ho salutato, ma eri talmente eccitata per qualcosa che non mi hai nemmeno visto... è tutto ok?" domandò infine Hermione, con un tono dolce della voce.

"Oggi... hai... DETTO?!"

Ginny balzò in piedi con una rapidità che spaventò Hermione.

"Oddio! L'ho dimenticato!" urlò, destando anche Ron ed Harry dalla loro concentrazione.

"Dimenticato...?" domandò confusa Hermione.

"Che ore sono?" domandò Ginny, indossando il cappotto marrone che le aveva confezionato la madre.

"Le.. le cinque e tre quarti, credo..." dopo aver udito le parole di Hermione, Ginny diventò pallida e si avvolse in modo frettoloso la sciarpa rossa e gialla dei Grifondoro.

"Ciao! Ci vediamo stasera a cena!" e con quelle parole, uscì, inciampando, dal dormitorio, lasciando dietro di sè uno trio stupito.

**

 

Infilò una mano in una fessura del cappotto, raggiungendo così la tasca della gonna. Ne estrasse il foglio di quella mattina e non appena gli occhi scorsero per l'ennesima volta il contenuto del messaggio, lo ricacciò in una tasca del cappotto.

 

Maledizione, sono in ritardo!

 

Giunse davanti al portone principale, e dopo essersi guardata alle spalle, lo aprì a fatica. I cardini stridettero ed appena fuori una raffica di vento gelido la travolse, passandole sotto il pesante cappotto. Rabbrividì, desiderando ardentemente un paio di guanti di lana alle mani. Si strinse il cappotto addosso, facendolo aderire maggiormente alla sua figura e prese a camminare lungo i muri esterni della scuola. In quel modo, avrebbe evitato che qualcuno, dalle finestre, vedesse le sue impronte nella neve. Il vento, che passava tra le torrete della scuola, emettava un sibilo sinistro e minaccioso; un vento che le sferzava crudele sul viso, senza alcuna pietà.

 

Ginny ricordò di avere un cappuccio nel momento stesso in cui rimase impigliata ad uno degli arbusti spogli che adornavano il giardino della scuola. Si coprì velocemente il capo, traendo un sospiro di sollievo per quella sensazione di tepore. In lontananza si stagliava il campo di Quidditch con le tribune addobbate ancora dall'ultima partita. Aveva sentito Harry dire che gli allenamenti sarebbero rimasti sospesi per tutta la durata del mese, visto che dicemebre era un periodo che poco tollerava il volo delle scope. Poco lontano dal campo, ma nella stessa direzione e quindi ben visibile, una casetta emanava, nell'aria fredda dicembrina, un piccolo filo di fumo. Ginny sorrise pensando a Hagrid, che probabilmente stava russando davanti al fuoco.

 

Dietro quella piccola casa, si stagliava la Foresta Proibita, avvolta nel candore invernale. Da qualche settimana le lezioni di Hagrid si erano tenute dentro al castello, sia per la bufera che le rendeva impossibili, sia per la Foresta. Nemmeno Hagrid lo aveva spiegato bene alla sua classe, ma girava voce che la Foresta fosse molto più pericolosa nel periodo invernale. Entrarvi era proibito e questo Ginny lo sapeva, inoltre con tutta quella neve, difficilmente avrebbe trovato di nuovo la strada per tornare indietro.

 

Eppure doveva andare proprio all'entrata della Foresta Proibita e questo l'aveva resa tesa ed agitata per tutta la durata della mattinata.

 

A fatica, affondò i piedi nella neve, molto più alta man a mano che si allontanava dalle mura del castello. Evitò di passare troppo vicino alla casa di Hagrid, allontanando così il pericolo di dover spiegare il motivo che l'avesse spinta ad abbandonare il caldo dormitorio. Poco distante da lei, una striscia di neve era piena di impronte: qualcuno, come lei, si era recato nella sua stessa direzione.

 

E' già qui. Ah, sono io che sono in ritardo.

Dopo esser salita su una piccola duna nevosa, vide, vicino al cancello, la sagoma nera di un mantello. Il cappuccio manteneva segreto il volto della figura, mentre i lembi si sollevavano di tanto in tanto, mossi dalle sporadiche levate di vento. Se Ginny non avesse saputo in anticipo a chi apparteneva quel mantello, avrebbe di certo avuto paura, visto e considerato che quell'abbigliamento ricordava molto quello dei Mangiamorte, uomini devoti al male e al Signore Oscuro.

Sospirò e si diresse verso la figura che le dava le spalle, e che sembrava contemplare la Foresta di fronte a sè. Quando giunse a una distanza di pochi metri, Ginny simulò un colpo di tosse per attrarre la sua attenzione. La figura si mosse con un fruscio del mantello e Ginny sentì due occhi grigi scrutarla nel profondo.

"Sei maledettamente in ritardo," disse una voce maschile, risuonando atona nell'aria.

"Lo so," rispose Ginny con un filo di voce.

Il ragazzo si tolse il cappuccio dal capo, rivelando i suoi capelli biondi. Al petto, decorato sul mantello, risaltava un serpente verde attorcigliato su se stesso. Il ragazzo si scostò una ciocca di capelli bagnati dal volto, ricacciandola indietro. Nonostante fosse mortalmente pallido, Ginny notò una soprendente vitalità in quel gesto. La rossa fece un respiro profondo, pentendosene un secondo dopo per l'aria gelata che aveva inalato.

"Cosa diavolo vuoi da me, Malfoy?" disse, con quanta più freddezza era capace.

Il Serpente non la degnò di uno sguardo e prese a scuotersi gli stivali dalla neve. Quell'apatia che celava sempre dietro al suo sguardo innervosiva molto Ginny; Draco Malfoy era il classico esempio del menefreghista.

"Sapevo che eri stupida, ma tu Weasley batti qualsiasi mia previsione. Mi sembra chiaro dopo ciò che è successo ieri." disse con voce canzonatoria e anche abbastanza divertita. Ginny, nonostante il freddo che le stava intorpidendo le guance, mostrò un leggero rossore. Ecco cosa voleva Malfoy, e in un attimo le fu chiaro. Tutt'a un tratto si pentì di trovarsi con lui in quel momento, perché era chiaro come il sole che Malfoy voleva solo sfruttarla, approfittando del suo punto debole. E sfruttare le persone era una delle tante prerogative di un Malfoy.

"Se intendi ricattarmi, sappi che io non cederò Malfoy."

Il ragazzo fece una risata cinica, facendo vacillare quella poca sicurezza insita nell'animo di Ginny.

"Ricattarti hai detto? Bhé, non pensavo che una stracciona come te potesse conoscermi così bene." disse divertito, fissando Ginny.

"Io non ti conosco affatto Malfoy. E nemmeno intendo provare a capirti. Tutti a scuola sanno della tua... fama." disse l'ultima parola come se fosse qualcosa da disprezzare.

"Io non la chiamerei proprio fama... direi che potenza o forza, suonerebbero molto meglio."

Ginny strinse i pugni. Malfoy era tronfio della sua arroganza, arroganza che mostrava sempre contro lei e la sua famiglia.

"Comunque lasciamo perdere queste stronzate," Ginny lo vide leccarsi il labbro inferiore della bocca, e rabbrividì ancora di più a quel gesto.

"Se non vuoi che racconti a tutta la scuola delle tue avventure sessuali, dovrai fare come dico io."

"Ma di quali avventure sessuali stai parlando? Ti sei rincretino Malfoy?!" urlò tutto d'un fiato Ginny, arrossendo paonazza.

Draco Malfoy sorrise, soddisfatto nell'aver suscitato una simile reazione nella ragazza.

Avventure sessuali. Chiamarle con quell'aggettivo le sembrava esagerato. Provò una rabbia nascerle da dentro, mentre quel fantoccio di un Serpeverde ridicolizzava a quel modo il suo amore per Kyle McGraw, un amore che nella bocca di Draco veniva dolorosamente storpiato. Sentì che la sensazione di felicità che l'aveva invasa fino alla sera precedente era completamente scomparsa di fronte allo sguardo arrogante di Malfoy.

Era stato tutto perfetto, il momento romantico che Kyle aveva creato intorno a loro, senza parlare della dolcezza racchiusa nelle sue parole. Era bastata l'aula vuota di Divinazione per racchiudere quel momento che sapeva essere magico per un adolescente.

Invece, contro qualsiasi loro previsione, Draco Malfoy aveva rovinato quel lato della loro adolescenza, piombando dentro l'aula e cogliendoli in atteggiamenti troppo intimi, quasi peccaminosi di fronte a un Malfoy. Aveva ricordato il volto del proprio ragazzo diventare violaceo dalla vergogna, mentre quello di Malfoy assumeva uno sguardo divertito e anche abbastanza sorpreso; specialmente quando gli occhi grigi del Serpeverde avevano scoperto che era proprio lei, Ginny Weasley, la controparte femminile di quel momento.

"Bhé, se non fossi piombato lì all'improvviso, probabilmente non avrei interrotto qualcosa di molto piacevole." disse freddo, con una punta di ironia nel tono della voce. Gli occhi di Ginny guizzarono dalla rabbia.

"Infatti! Tu lì non dovevi esserci! Santo Merlino, Malfoy, che diavolo ci facevi alle due di notte nell'aula di Divinazione?"

Malfoy non rimase minimamente spiazzato dalla domanda di Ginny, e continuò a guardarla cogliendo tutto il piacere di quel divertimento.

"Al contrario di voi, c'ero andato per studiare."

Ginny ricordò i due libri che Malfoy teneva sotto al braccio, durante la sua repentina incursione. E il fatto che lui, in qualche modo, fosse nel giusto, le fece ribollire il sangue nelle vene.

"Come vedi, stavolta io non centro niente, sfrutto solo le conseguenze del vostro gesto." disse, facendola sembrare la cosa più normale del mondo.

"Comunque sia," riprese poi "penso che la scuola sarà interessata alla notizia. Soprattutto quel tuo fratello lecchino e San Potter. Per non parlare poi dei professori che prenderanno di certo dei provvedimenti."

"Lurido Serpente!" gli gridò contro Ginny.

"A-a-a," Malfoy sollevò il braccio per frenare le accuse e le ingiurie della rossa. "Naturalmente se farai ciò che voglio io, nessuno saprà niente e tu e quel damerino potrete continuare a spupazzarsi fino a quando non vi beccherò di nuovo."

Ginny lo fissò astiosa. Una cosa era certa: di un Malfoy c'era poco da fidarsi. Però, non vedendo altre alternative nel suo orizzonte, decise di assecondarlo. Prima o poi anche lui avrebbe fatto un passo falso, e allora, in quel momento, Ginny avrebbe riavuto la sua vendetta.

"Che dovrei fare, sentiamo?" Ginny si sforzò di non dare a sentire la sua rassegnazione.

**

Si bloccò di colpo, udendo un rumore sinistro ai suoi piedi. Abbassò lo sguardo e, con sollievo, notò che aveva solo calpestato un rametto secco, non ancora affondato nella neve. Nonostante il freddo pungente che le passava attraverso il cappotto, aveva caldo. Il suo corpo stava reagendo a quella che, come stava definendo, era stata una decisione sconsiderata. Stava percorrendo un sentiero magico dove la neve non si posava, lasciando libero il passaggio; invece, attorno a lei tutto era ricoperto dalla neve, perfino le radici degli alberi erano soffocate dal manto nevoso.

La Foresta Proibita non le era mai sembrata così silenziosa.

Odiò Malfoy dal profondo del suo cuore, odiò lui e i suoi malsani ricatti.

"Mi serve un'erba che cresce solo nella Foresta Proibita in Dicembre."

E aveva tirato fuori dal mantello un libricino che funzionava da campionario. Mentre Malfoy lo sfogliava, Ginny aveva notato i nomi di molte piante di cui non ne conosceva nemmeno l'esistenza. Ricordò solo che un gran caldo l'aveva invasa. Il caldo era solo una reazione conseguenziale alla situazione che stava vivendo.

Aveva sempre visto la Foresta come un luogo etereo, insolcabile e forse era per questo che era rimasta affascinata dai racconti di Ron. Si, Ron c'era stato dentro la Foresta Proibita. Insieme ad Harry. Ed erano miracolosamente sopravvissuti.

Quanto sono cretina! Dovevo permettere a Malfoy di raccontare tutto! Se scoprono che sono entrata, come minimo mi sospenderanno! E poi come diavolo era fatta quell'erba?

Estrasse l'immagine che Malfoy aveva strappato dal suo libro.

Pagherei a sapere che cosa ci deve fare.

Poi un pensiero, abbastanza terrorizzante nel suo caso, le attraversò la mente. Con tutta quella neve, non sarebbe mai riuscita a trovare ciò che cercava, inoltre, dall'ultima lezione di Erbologia aveva imparato che erbe e piante non potevano certo crescere, o addirittura vivere, coperte dal gelo. Ricordò un sorrisino, che in quel momento comprese di scherno, sul volto pallido di Malfoy, mentre lei, impaurita, prendeva la pagina del libro tra le mani. Una stizza incontenibile le infiammò le guance: Malfoy aveva utilizzato la sua stupidità per raggirarla. Non era certo quella maledetta erba che gli interessava! Voleva solo gratificarsi nel vedere una povera stupida entrare laddove tutto era proibito.

Malfoy si era elegantemente preso gioco di lei.

Quel bastardo! Aspetta che torni indietro e poi...

Di certo Malfoy non era al cancello ad aspettarla. Probabilmente se l'era data a gambe sghignazzando per il successo avuto dal suo scherzo.

Il solo pensiero di esser stata raggirata da un Malfoy le fece venir voglia di gridare, voglia che cercò di contenere. Provò a calmarsi, ma il fatto che fosse completamente sola in un luogo in cui, bhè, non doveva esserci, non l'aiutava molto. Fece un respiro profondo, cercando tutto il coraggio che possedeva per tornare indietro da dovere era venuta. Si voltò e con suo grande terrore, vide che il sentiero che aveva fino a qual momento percorso era scomparso. Davanti a lei, vi era sempre quello che doveva percorrere. Si mosse di qualche passo e notò come la neve inghiottiva le pietre del sentiero.

Fu in quel momento che la paura sollevò il coperchio del suo animo.

Prese a correre nella direzione da cui era venuta, cercando di mantenersi in equilibrio mentre i suoi piedi affondavano nella neve. Mentre l'aria fredda le schiaffeggiava il volto, i suoi occhi cercarono qualche cosa di familiare che avevano visto in precedenza.

Ma la Foresta appariva uguale a tutte le sue vittime.

Inciampò e cadde sulla neve fredda. Le sue mani si stavano lentamente assiderando, ed erano diventate rosse a contatto con la neve gelata. Mentre si stava portando in piedi, vide sul braccio sinistro dei piccoli cristalli di ghiaccio che lentamente iniziarono ad aumentare, ricomprendo il suo arto. Come azione istintiva, Ginny prese a scuotersi la manica del cappotto, usando l'altra mano. Abbassando lo sguardo, notò gli stessi cristalli all'altezza della vita. Intorno a lei, l'aria si era fatta più gelida, perfino i ramoscelli secchi degli alberi avevano iniziato a ghiacciarsi.

Che questi siano...

Sentì la propria angoscia aumentare, mentre qualsiasi pensiero positivo si era rifugiato negli angoli più recessi della sua mente.

E provò anche lei la freddezza dell'animo, quella mancanza di sentimenti felici che contraddistingueva ogni prigioniero di Azkaban. E allora li vide, i Dissennatori che alleggiavano sopra di lei come avvoltoi su una preda. Anche se ricoperti dai loro mantelli lacerati, Ginny vide le loro mani terrificanti e quella bocca che, se usata, procurava la morte istantanea di qualsiasi essere vivente.

Sentì il freddo giungergli al cuore, il suo corpo rimase immobile, come se congelato.

Li fissò, inorridita dalla loro algida leggiadria.

Poi un Expecto Patronus pronunciato con quanta più forza vi fosse.

Vide una luce investire lei e i Dissennatori. Sentì i propri sensi mancare, ma poco le importò, perché qualcuno l'aveva salvata.

**

 

Ginevra lesse il piccolo foglietto ormai ingiallitto dal tempo. Sul suo volto comparve uno strano sorriso, come se avesse ricordato qualcosa accaduto parecchi anni prima

"Cosa stai facendo sola al buio?" la stessa voce di allora, forse più calda e più matura, la fece voltare nella direzione della porta. Vedendo Draco, appoggiato allo stipite, sbuffò infastidita, ricordando le parole del marito rivolte alla sua famiglia. Rimise il foglietto in una pagina a caso del libro e lo richiuse con un tonfo.

"Niente che ti riguardi."

Una volta solo, Draco prese a sfogliare il piccolo libro, lasciato da Ginevra, che riportava la scritta Erbologia sulla copertina, e trovò il foglietto ingiallito che aveva attratto l'attenzione della consorte.

Oggi pomeriggio, dopo l'ora di pranzo, fatti trovare

davanti al cancello della Foresta Proibita.

Puoi anche non venire, ma non so quanto ti convenga.

Io so.

D.M.

Rimise il pezzo di carta laddove l'aveva trovato.

E sorrise ironico.

Quella ragazzina che aveva detestato e che aveva elegantemente preso in giro, nello stato attuale delle cose, l'aveva sposato.

Strani scherzi, davvero, gioca il destino.

 

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Capitolo 6
*** Il processo - La legge contro Arthur Weasley ***


Capitolo VI

Capitolo 06

Il processo - La legge contro Arthur Weasley

Per un attimo, sembrò esitare. Abbassò la maniglia della porta, ma non vide spiragli di luce fuoriuscire dalla stanza. Tutto era semplicemente immerso nel buio, come lo era sempre stato. Incurante dell'oscurità, fece un passo oltre la porta, mentre la luce del corridoio proiettava la sua esile ombra sul pavimento di marmo nero. Diresse il suo sguardo verso il centro della stanza dove sapeva essere la scrivania di Draco. E la trovò sorprendentemente vuota. Camminò verso di essa, come per assicurarsi che la sua vista non l'avesse in qualche modo tradita.

"Draco?"

Pronunciò il suo nome in un soffio, come se avesse commesso un peccato nel farlo. Dal fondo della stanza, nel lato che la luce oltre la porta non riusciva ad illuminare, provenne un mormorio, come se qualcuno si fosse appena destato dal sonno. Ginevra passò oltre la scrivania, e appena i suoi occhi si abituarono a quella semi oscurità, riuscì a distinguere la figura del marito che sedeva sulla poltrona di velluto nero. Lo vide aprire gli occhi, non ancora del tutto svegli, che cercavano di mettere a fuoco la sua figura. Quando Draco capì che di fronte a lui stava Ginevra, si staccò dallo schienale della poltrona, intenzionato ad alzarsi.

"Non ti alzare. Scusa, credevo lavorassi." disse Ginny, mostrando, volontariamente, il tono dolce della voce. A quelle parole, vide il corpo di Draco rilassarsi ed assumere l'identica posizione di prima. Ginevra sorrise: vedere Draco calmo e rilassato, vederlo appena destato dal sonno, era un qualcosa che le era sempre piaciuto. Il suo volto pallido non mostrava alcuna espressione cinica, nè alcun sorriso sardonico. Erano quelli i momenti in cui Draco assumeva involontariamente la sua doppia personalità. Personalità che in fondo amava, come amava il suo voler essere freddo e prepotente. I suoi pensieri furono poi interrotti dalla voce un poco impastata del marito.

"Stavo leggendo, ma alla fine credo di essermi addormentato..."

Ginevra sorrise. "Mi sembra impossibile che tu riesca a leggere con quest'oscurità."

"Il fatto è che ci sono abituato." le rispose Draco, passandosi una mano tra i capelli biondi. Ginevra osservò il libro riverso sul pavimento ed infine riportò il suo sguardo verso Draco, che nel mentre, aveva allungato una mano verso di lei.

"Vuoi farmi compagnia?"

Quell' innavvertita gentilezza che le era stata offerta, le smosse qualcosa dentro. Era semplice comprendere che a muoversi era stato il suo animo, prima ancora del suo essere donna. Tutti, volenti o nolenti, desideravano un po' d'affetto da parte delle altre persone. E lei desiderava ricevere attenzioni da Draco, benché quest'ultimo si comportasse in modo ostile nei confronti della sua famiglia. Perché ora era proprio Draco Malfoy l'unica persona a cui poteva appoggiarsi. Inoltre, erano arrabbiature, le sue, che duravano molto poco, o addirittura che scomparivano ad ogni gesto dolce che Draco, avvolto dal prestigio del suo nome, riusciva a darle. In fondo, non c'era niente di male nel lasciarsi andare. Gli esseri umani desiderano amare ed essere amati a loro volta.

Fece un passo in avanti, posando la sua mano sopra quella tesa di lui. Sentì le sue dita affusolate circondare le sue, mentre una forza delicata la stava trascinando lentamente nella poltrona con Draco. Avvertì una sensazione di quiete e protezione, mentre si abbandonava seduta sulle ginocchia di lui. Sentì il suo corpo, inizialmente irrgidito, sciogliersi come neve al sole, mentre si appoggiava con tutto il peso del corpo contro Draco. Inclinò il capo, posandolo poco al di sotto del mento del consorte. La poltrona su cui sedevano era molto grande e permetteva ad entrambi di starvi comodamente.

"Pensavo che te ne saresti andata," disse Draco a bassa voce, circondando con un braccio la vita di Ginevra.

"Lo pensavo anch'io, ad essere sincera." sorrise, divertita dal fatto che la voce, sentita dal petto di lui, potesse suonare diversa.

"Quindi, presumo che il tuo non rivolgermi più la parola non sia più valido."

"Presumi bene," gli rispose Ginevra.

Vi fu un momento di silenzio che avvolse tutta la Malfoy Manor. Un leggero rumore proveniva da oltre la porta, probabilmente causato dagli Elfi domestici nelle cucine. Lo sguardo di Ginevra, che fino ad allora aveva beatamente vagato per la stanza, si fermò sulla mano che Draco poggiava sul bracciolo della poltrona. Osservò l'anello dorato che riportava inciso lo stemma del Serpente, mentre accanto di pari valore, l'anello che lo legava a lei.

Lei e il Serpente.

Due entità che erano sempre state in contrapposizione. L'amore opposto alla devozione per la propria famiglia. L'onore contrapposto al sentimento. Un' eterna lotta che probabilmente sarebbe durata in eterno, almeno fino al giorno in cui Draco avesse portato con sè quegli anelli. Ma a lei andava bene così. La famiglia Malfoy era un marchio troppo indelebile per cancellarlo dall'insito di Draco; era solo lei ad essere l'estranea. Quindi non poteva pretendere di possedere tutto di lui, si sarebbe accontentata di tutto ciò che lui le avesse dato.

Draco notò lo sguardo insistente di Ginevra rivolto alla propria mano, e come comprendendo i pensieri della moglie, la mosse, congiungendola all'altra, attorniando così completamente la donna. La sensazione di calore che l'avvolse, distolse ancora una volta Ginevra dai suoi pensieri, facendole ricordare il motivo per cui era venuta a cercare Draco.

"Ah, dimenticavo. Ero venuta per sapere a che ora dobbiamo partire domani.." disse, facendo chiaramente riferimento al processo del padre. Draco la osservò un poco stupito per la determinazione che Ginevra aveva dosato nelle sue parole. Colto alla sprovvista sembrò rifletterci sopra.

"L'udienza avrà luogo alle nove in punto. Ci smaterializzeremo, quindi non avremo certo problemi di tempo."

Ginevra annuì, tornando poi nella sua posizione precedente.

Alla fine lo aveva perdonato.

Come succedeva sempre del resto. Draco sorrise, i litigi con Ginevra lo infastidivano molto, ed erano capaci di renderlo di pessimo umore per tutto il giorno. Però, era anche vero che la loro vita coniugale, proprio grazie a questi, non era affatto noiosa. Dovette riconoscerlo.

"Che cosa succederebbe se mi addormentassi qui?" domandò Ginevra a Draco, dopo aver finito di sbadigliare.

"Probabilmente domani avrei un dolore terribile alle gambe." gli rispose Draco, stuzzicandole una ciocca di capelli.

"Divertente..." ridacchiò Ginevra, chiudendo gli occhi e abbandonandosi completamente a Draco.

**

Molly Weasley si trovò di fronte il figlio Ron, che accompagnato da Hermione, era andato a fare visita alla madre. Gli occhi della donna luccicarono commossi, e dopo aver strinto il ragazzo tra le braccia, rivolse uno dei suoi migliori sorrisi a Hermione. Molly Weasley, nonostante l'età che avanzava, rimaneva una donna molto energica, piena di brio, capace di rimproverare i suoi figli, ormai cresciuti, con un'energia spaventosa. Ma osservandola con attenzione, si poteva comprendere che ciò che riempiva l'animo di Molly Weasley altro non era che la stanchezza. Madre, membro dell'Ordine e moglie di Arthur Weasley che, proprio in quegli ultimi tempi, le stava procurando più grattacapi dei figli.

"Hermione cara, è passato moltissimo tempo dall'ultima volta che io e te abbiamo fatto due chiacchiere!" Molly emise un gridolino entusiasta, mentre Ron, udendo le parole della madre, prese a preoccuparsi per l'integrità mentale della sua accompagnatrice. Hermione strinse la donna in un delicato abbraccio che Molly contraccambiò.

"Ho capito," esordì Ron scuotendo la testa ,"tu tendi a stritolare solo noi figli maschi!"

"Oh, tesoro! Hermione è una ragazza delicata, tu sei... sei..." Molly fece un'espressione contorta mentre cercava il termine per indicare il figlio.

"Uomo, andrebbe bene..." disse timidamente Ron, guardando di sottecchi la madre. Molly lo fissò, per lasciarsi poi travolgere da una sonora risata. E con una prorompente pacca sulla schiena, Molly distrusse quella poca virilità maschile posseduta da Ron.

"Ma stavamo dicendo, Hermione cara..." Molly fece cenno alla ragazza di sedere. Poi, guardando in modo truce il figlio, gli ordinò di comprare qualche pasticcino in fondo alla strada.

"Sono sicuro che Hermione ne potrebbe fare a meno," pregò Ron, guardando Hermione per cercare in lei un valido alleato.

"Veramente qualche pasticcino lo mangerei volentieri..." rispose Hermione.

"Hai sentito Figliol Prodigo? E ora fila!" ordinò Molly. Ron sbuffò, ma prima di lasciare la stanza, rivolse uno sguardo vendicativo verso Hermione, che contraccambiò a sua volta lo sguardo. In realtà, anche se provava pena per Ron, Hermione sapeva che Molly aveva bisogno di parlare con qualcuno, qualcuno che non fosse il marito o i figli stessi. E la signora Weasley sembrò comprenderlo, visto che il suo volto assunse espressioni di lì a poco molto più distese.

"Non dovrebbe sforzarsi molto Molly," esordì Hermione, seriamente preoccupata. La signora Weasley l'osservò un poco sorpresa per la sua acuta intuizione e sorrise, sedendo anch'essa sul piccolo divano del salotto.

"Farei solo preoccupare i miei figli," rispose la donna.

"Sono sicura che Ron e gli altri vorrebbero toglierle un po' di peso dalle spalle." la consolò Hermione.

Molly sorrise, un sorriso amaro, ed Hermione capì a chi fosse rivolto quel sorriso. Probabilmente Molly Weasley stava pensando alla sua unica figlia, che però, per ovvie ragioni, non era accanto a lei in quel momento.

"Anche Ginny se lo sapesse, farebbe di tutto, ne sono sicura." Sentendo il nome della figlia minore, Molly guardò intensamente Hermione.

"Non lo so. Lei ha scelto la sua vita. E noi non vi apparteniamo." disse tristemente la donna. Hermione sentì una morsa in fondo allo stomaco, ricordando tutte le vicessitudini della dolce Ginny.

"Però," continuò a dire Molly," è pur sempre la mia Ginny. Ed io sono sempre sua madre."

Era vero.

L'amore di un genitore, rispetto a quello di un figlio, dura in eterno.

Sotto quella luce, Molly le fece tenerezza. Nonostante Ginny avesse sposato Draco, matrimonio che l'aveva volutamente allontanata dalla famiglia, Molly Weasley era lì a ricordare la figlia e del suo amore per lei. Non esisteva persona più ammirevole di quella donna.

Per questo si trovò a dire quelle parole:

"Stamani l'ho incontrata."

Molly alzò lo sguardò su Hermione, dubitando che quel l'ho incontrata potesse in qualche modo riferirsi a Ginny.

"Ho incontrato Ginny." Lo scatto di Molly a quell'affermazione, sorprese la stessa Hermione. La donna sembrò riprendere tutta quell'energia che aveva al loro arrivo ed Hermione fu felice di aver suscitato in lei una simile reazione.

"La mia Ginny. E dove l'hai incontrata?" domandò emozionata Molly.

"A Londra, dentro un bar. In realtà è strano, sappiamo tutti che i Malfoy odiano i Babbani."

"Mia figlia prima di essere una Malfoy, è una Weasley!" disse Molly con una punta di orgoglio.

"E' vero..." ammise Hermione. "Però è sposata con un Malfoy. Quindi ci sono tante cose che se prima le erano permesse, ora le sono precluse."

"Come venir a far visita alla sua vera famiglia," disse rassegnata la signora Weasley.

"No," rispose Hermione, "credo che questo dipenda da voi."

Molly osservò stupita Hermione, che la precedette nel parlare.

"Suvvia, non vorrà farmi credere che Ginny detesta la sua famiglia! Io credo invece, che sia il contrario. Non viene perché probabilmente prova solo disagio nello stare con voi."

"Disagio... come può mia figlia provare disagio nello stare con sua madre?" domandò Molly, bisognosa di sapere.

"Ci pensi bene, Molly," disse con voce delicata Hermione, "lei è convinta che voi la odiate per la decisione che ha preso. In fondo ha scelto un Malfoy a voi, uno dei peggior nemici della vostra famiglia. E' chiaro che pensa di avervi tradito ed è per questo che pensa che voi non l'accettiate. E credo che, a parte lei, il resto della famiglia l'abbia seriamente emarginata."

Molly ascoltò le parole di Hermione che, come se dotate di un incredibile fondo di verità, le fecero più male di un incantesimo Crociatus.

"Inoltre," Hermione strinse la presa sulla propria gonna, "io non me la sento di incolparla per ciò che ha fatto. E' vero, anch'io rimasi sorpresa quando la vidi lasciare questa casa, ma... lei ha fatto una scelta talmente coraggiosa che nemmeno io, al suo posto, avrei saputo fare. Ha avuto il coraggio di crearsi una vita con Malfoy. Apprezzo moltissimo Ginny, nessuna donna ha mai fatto tanto per amore. Nemmeno io, l'avrei potuto fare... mi bastava pochissimo per aprire la porta dei miei desideri, ma questi si sono infranti il giorno stesso in cui Harry è... io..."

Sentì la mano di Molly posarsi sulle sue, per crearle conforto, mentre sentì le guance che si erano bagnate.

"Non ti preoccupare, Hermione. Anch'io la penso così." Stavolta fu il turno di Hermione di stupirsi. Molly le rivolse un caldo sorriso, poi si alzò e camminò verso la finestra del salotto. Quando la donna scostò le tendine, Hermione notò che ormai era completamente sera. Molly contemplò la gente che camminava per strada, frettolosa negli acquisti.

"Nonostante Ginny abbia abbandonato questa casa, io sono felice. Vedi," disse rivolta a Hermione "Il giorno stesso in cui Ginny me lo disse, rimasi colpita dalla sua determinazione. E allora mi accorsi che le mie parole, quelle di Arthur o quelle di Ron, non l'avrebbero mai fermata. E' sempre stata una ragazzina timida ed insicura, tanto che dovevo sempre preoccuparmi affinché i suoi fratelli, con il tatto che si ritrovavano, non la ferissero con le parole o con i gesti. Ginny non è mai stata come me, prima di qualsiasi azione, aveva mille ripensamenti. Perfino davanti ai gusti di un gelato, non sapeva decidersi." A quel ricordo la signora Weasley ridacchiò, poi riprese a parlare "Ma quel giorno, in quegli occhi non aleggiava nessuna insicurezza. Fu allora che mi rassegnai, mentre penso che Arthur continui a rimanere della sua idea." Sospirò tristemente Molly.

"Arthur non può non amare Ginny."

"Oh lo credo anch'io, ma vedi... Ginny è la sua unica figlia, e il senso di protezione nei suoi confronti non aveva limiti. Quindi penso che, più che arrabbiato, sia solo geloso." Hermione e Molly si guardarono per poi ridacchiare sommessamente.

"Comunque," concluse Molly " Ginny mi ha dimostrato di essere una donna. E come madre non posso che essere felice se mia figlia ha trovato la sua vita. In fondo, si dice che i figli non si facciano per noi, ma per gli altri."

Hermione sorrise nel vedere che Molly aveva a sua volta sorriso nel parlare della figlia.

Se solo Ginny sapesse quanto bene le vogliono...

"E' diventata molto bella." disse Hermione. "Tanto bella che a fatica l'ho riconosciuta. Dovete esserne davvero fieri."

"Lo siamo. Anche se qualcuno non vuole di certo ammetterlo." chiaro riferimento al signor Weasley e a Ron.

"Ma basta rinvangare il passato! Ora mi devo preoccupare di quella testa calda di mio marito!! Ha avuto fortuna a dormire nella prigione del Ministero, sennò lo avrei ucciso!" disse energica Molly. Ucciso forse no, ma una bella ramanzina, Molly non gliela avrebbe risparmiata.

"Il processo è domani?" domandò Hermione.

"Sì. E speriamo che qualcuno venga a testimoniare in suo favore."

"A quanto ne so Draco Malfoy testimonierà contro..."

"Pare di sì. E questo non è assolutamente bene. Draco occupa una posizione di prestigio, non avranno certo problemi a credere alle sue parole."

"Avevo proposto l'aiuto di Ginny, ma Ron l'ha bocciato a priori." sospirò Hermione.

"Forse, fare una simile proposta avrebbe messo Ginny alle strette. Forse le avrebbe fatto più male che bene, si sarebbe trovata tra due fuochi e, probabilmente avrebbe dovuto di nuovo scegliere."

"Già, a questo non avevo pensato," ammise Hermione.

"Se mio marito ha davvero delle colpe, è giusto che paghi per ciò che affatto. Noi, da parte nostra, possiamo solo sperare."

"Tutto andrà per il meglio, ne sono sicura." la rassicurò Hermione.

Molly si alzò di nuovo per portare una tazza di tè alla sua ospite. Hermione la vide attraversare il salotto e prima che potesse valicare la soglia della cucina, la chiamò indietro. Molly si voltò per guardarla.

"Sono... sono certa che, se Ginny avesse potuto, avrebbe scelto anche voi."

Molly chiuse gli occhi.

"Voglio credere che sia così, Hermione."

**

Non appena il suo corpo si smaterializzò, il suo cuore iniziò ad aumentare i propri battiti. Di lì a pochi minuti avrebbe di nuovo visto tutti i membri della propria famiglia. E non sapeva se esserne felice o terrorizzata. Quella mattina, probabilmente, Draco lo aveva intuito, perché era stato più loquace del solito.

"Lo sapevo, alla fine mi hai ridotto le gambe a pezzi."

"Non è colpa mia! Sei stato tu a chiedermi di stare con te, e poi che colpa ne ho io se sei troppo comodo?!"

A quella mezza esclamazione, Draco ridacchiò.

Ginevra sorrise, felice che tra lei e Draco tutto sembrava essersi chiarito. Anche se in realtà non c'era stato niente da chiarire.

"A parte tutto," inziò Draco, "fermandosi in mezzo al corridoio del Ministero. "E' questione di poco, te l'assicuro."

Ginevra annuì, senza sapere se essere sollevata o spaventata da quelle parole. Se avesse potuto, avrebbe di certo testimoniato a favore del padre. E anche se avesse voluto, la sua opera di convincimento su Draco affinché il padre venisse prosciolto non sarebbe riuscita.

Si aggiustarono i mantelli e presero a percorrere i corridoi che ospitavano le aule del Tribunale del Ministero della Magia. Ginevra non sapeva esattamente in quale aula il processo si sarebbe tenuto, ma pochi secondi dopo non ebbe problemi a saperlo. Un numero cospicuo di giornalisti, stava in piedi davanti a un grande portone.

"Draco..." disse, con un tono timoroso della voce, afferrando un lembo del mantello del consorte.

"Tranquilla. Comportati come sempre."

Ginevra notò la massa dei giornalisti voltarsi verso di loro, e nel vedere tutti quegli sguardi puntati su di lei, le nacque un groppo alla gola. Assetati di notizie, i giornalisti li accerchiarono; la notizia che, ad essere processato, altri non era che Arthur Weasley, padre di Ginevra Weasley, moglie di Draco Malfoy, aveva subito fatto scalpore. Draco cercò di tenere a distanza i giornalisti dalla donna, sapendo le domande che questi le avrebbero rivolto.

"Signora Malfoy, cosa prova ad essere la moglie di colui che testimonierà contro suo padre?"

Nell'udire quella domanda, Ginevra assunse un espressione confusa. Poi guardò Draco che, alzando un braccio per richiamare la sicurezza, stava rispondendo in modo asciutto ed avasivo alle domande. Le voci di tutte quelle persone le arrivarono indistinte.

Draco testimonierà contro papà? Non lo sapevo... perché?

I giornalisti furono allontanati dai coniugi grazie a un potente incantesimo che impediva loro di varcare la soglia stabilita. Ginevra si parò di fronte a Draco e guardandolo con occhi sorpresi, gli afferrò con una mano il mantello.

"Cosa vuol dire che testimonierai contro papà? Perchè non me le l'hai-?"

"Ginny!"

Ginevra si voltò e vide Hermione che portava, appeso a un braccio, il proprio cappotto. Draco sentì la stretta della sua mano farsi più forte quando, da dietro Hermione, sopraggiunsero tutti i membri della famiglia Weasley. Il cuore di Ginevra prese a pulsarle nuovamente nel petto.

"Ginny," Molly osservò la figlia, mentre uno sguardo orgoglioso era apparso sul suo volto.

"Mamma?" disse Ginevra, con la voce incrinata per l'emozione.

Nel vedere la sorella, il volto di Ron si contrasse.

"Toh, guarda chi si vede! La traditrice!" disse acido.

Ginevra fece per rispondere, ma un gesto fulmineo della madre, l'anticipò. La signora Weasley aveva picchiato con la propria borsetta la testa del figlio.

"Stupido! Chiedi immediatamente scusa!" ordinò Molly.

"Non fa niente," disse remissiva Ginevra.

La madre la guardò, poi guardò l'uomo che stava al suo fianco.

"Sono lieta di vederti Draco," disse infine.

"Grazie," rispose Draco.

Molly rivolse uno sguardo a Ginevra e sospirò.

"Prima di entrare vorrei parlare con te, Ginny."

La ragazza rimase sorpresa per l'insolita richiesta della madre. Sentì la mano di Draco posarsi sulla sua, e in quel modo, fu confortata ed incoraggiata da quel contatto.

"Va bene... mamma."

Ginevra e Molly si appartarono dal gruppo, e mentre si allontanava, Ginevra si voltò per vedere Draco che, con fare incurante, rimaneva impassibile a ciò che Ron gli stava dicendo. Parole certamente non troppo belle.

Ginevra tornò a guardare la madre, che la precedeva nel cammino. La seguì fino a quando Molly non si fermò. Ci fu attimo di silenzio, mentre Molly continuava a darle le spalle. Ma Ginevra non aveva alcuna intenzione di iniziare la conversazione, visto che non sapeva ciò che le voleva dire la madre.

Molly, infine, si voltò, mostrando, con grande sorpresa di Ginny, un volto sorridente.

"Vedo che stai bene Ginny, ne sono felice."

Ginevra, sorpresa, rispose imbarazzata.

"Grazie. E'... passato tanto tempo dall'ultima volta..."

"...che ci siamo viste. Sì, è vero."

Vi fu un altro silenzio, imbarazzante forse, solo per Ginevra.

"Io..." iniziò a dire Ginevra, "credimi, non sapevo che Draco avrebbe testimoniato contro papà! Se solo lo avessi saputo, io-!"

Molly mosse una mano per fermare la figlia, e scosse la testa.

"Non ti devi preoccupare cara. Io lo so perfettamente. Non è neccessario che tu ti giustifichi. Se tuo padre ha commesso davvero un errore, allora è giusto che paghi."

Ginevra, allontanato l'imbarazzo, disse infervorata "Ma come mamma! Non crederai davvero che papà abbia fatto una cosa simile?!"

Molly si stupì per la reazione della figlia, ma non disse niente.

Ginevra, vedendo l'espressione della madre, abbassò le braccia, cercando di riprendere un poco di controllo.

La donna guardò sua figlia, che teneva lo sguardo basso e sospirò.

"Ora faremo meglio ad andare," e camminò oltre Ginevra.

"Mamma!" Ginevra si voltò.

Molly si fermò, ma non si girò a guardare la figlia.

"Quel giorno, se mi fosse stato permesso, avrei senz'altro scelto anche voi."

Vide le spalle della madre muoversi a quelle parole.

Si, indubbiamente avrebbe scelto anche la sua famiglia.

**

"Il Tribunale numero 13, dichiara aperto il processo contro l'accusato Arthur Weasley."

Ginevra stava seduta di fianco a Draco, nella fila sinistra della stanza. Nella fila accanto sedevano i membri della sua famiglia ed Hermione. Prima di sedere, aveva notato gli sguardi dei suoi fratelli, ma l'agitazione le aveva impedito di capire se celavano rabbia o disprezzo nei suoi confronti. Si voltò per guardare Draco, che teneva comodamente le gambe accavallate, mentre nella sedia accanto alla sua, erano stati posti i loro mantelli. Non aveva avuto modo di chiedergli chiarimenti riguardo alla sua testimonianza, quindi in quel momento era solo rassegnata. Rassegnata, perché sapeva che suo padre sarebbe stato difficilmente prosciolto con Draco che testimoniava contro di lui. Era tremendamente triste guardare senza poter fare niente. Tuttavia decise di non abbassare più lo sguardo incontrando gli occhi della sua famiglia, tanto meno quelli di suo padre.

Arthur Weasley fu introdotto nell'aula e fu fatto sedere di fronte al giudice, su una sedia talmente scarna, che parve solo denudarlo. Al centro di tutto... Ginevra strinse una mano alla sua gonna, provando una morsa al cuore nel vedere suo padre in quelle condizioni.

"L'accusato è colpevole di aver detenuto senza permesso un manufatto Babbano, ritenuto pericoloso dalla Commissione del Ministero. L'acquisizione di qualsiasi oggetto di appartenenza Babbana all'interno di questa Sede è da considerarsi illegale ai sensi della legge Magica 14,574." Il giudice, un vecchio ometto dalla barba bisunta, si bagnò il labbro inferiore, fissando in modo astioso il padre di Ginevra.

"Ha qualcosa da dire prima che il processo abbia inizio?" domandò il giudice all'uomo.

Il signor Weasley, mantenendo la propria espressione dignitosa, rispose. "Sono innocente."

Il giudice alzò un sopracciglio, poi battè il martello sulla propria scrivania.

"Si abbia inizio, allora."

Ginevra dal suo posto, represse un mormorio di disapprovazione. Draco abbassò lo sguardo su di lei.

"Non l'ha neanche preso in considerazione!" bisbigliò Ginevra stizzita. "Inoltre perché non ha anche lui un avvocato?"

"Nelle condizioni in cui riversa, nemmeno un avvocato potrebbe niente per liberarlo." le rispose Draco.

L'innocenza di mio padre non è forse importante?

In un secondo momento l'attenzione di Ginevra si focalizzò sull'avvocato che teneva nelle mani le redini dell'accusa. Era un uomo molto alto, con un gusto orrido del vestire; indossava occhiali talmente spessi che Ginevra non riusciva ad intravederne gli occhi. Non ne capì un motivo, ma la vista di quell'uomo l'aveva disgustata.

"Avvocato Lingrey, può procedere con le prove dell'accusa." dichiarò il giudice.

L'uomo si alzò e si pose di fronte al signor Weasley.

"In casi del genere," disse, aggiustandosi gli occhiali sopra al naso ", sono molto rare le cose da dire. Il giorno 12 dicembre, è stato trovato nell'ufficio del qui presente Arthur Weasley un manufatto Babbano," l'avvocato avvicinò i fogli che teneva in mano agli occhi ,"più precisamente si tratta di una pistola Calibro XXX. Per chi non lo sapesse, signori della giuria, una cosidetta pistola è un arma da fuoco usata molto di frequente nel mondo Babbano e sembra che il suo scopo principale sia quello di uccidere le persone."

Un leggero mormorio si sollevò nella sala.

"Sulla pistola, sono state rinvenute le impronte digitali dell'accusato. Testimonianze, orari e cose varie coincidono con le prove da me raccolte e blah, blah, blah." Tirò alle corte Lingrey. Ginevra, mossa da un impeto di rabbia, si alzò di scatto, sorprendendo lo stesso Draco.

"Veda di comportarsi seriamente, signor Lingrey!"

Tutta l'attenzione dell'aula si rivolse verso di lei, che alterea, guardava con disprezzo Lingrey.

Anche il signor Weasley si era voltato, mentre un'espressione quasi sorpresa attraversava il suo volto. Espressione che andò oscurandosi quando vide la presenza di Draco accanto alla figlia.

"Signora Malfoy, la prego di sedersi." disse glaciale il giudice.

"E lei veda di dire qualcosa a questo avvocato da strapazzo!"

Lingrey diventò paonazzo, e dopo che il giudice la intimò per la seconda volta a sedersi, Draco le afferrò il braccio. Ginevra si lasciò cadere sulla sedia, incrociando le braccia al petto, ed assumendo un'aria imbronciata.

"L'intervento della signora Malfoy," disse l'avvocato a denti stretti ,"è stato provvidenziale. Chiamo a testimoniare il signor Draco Malfoy!" esclamò Lingrey, sentendo di avere la vittoria in pugno.

Un altro mormorio si sollevò, mentre Draco prendeva posto accanto al giudice.

Malfoy non fece caso allo sguardo astioso dei fratelli Weasley. Invece incontrò gli occhi di Arthur e vi lesse grande forza d'animo.

"Naturalmente il signor Malfoy testimonierà contro il signor Weasley," disse l'avvocato in modo lascivo. "Prego a lei la parola." e con quelle parole fece il gesto di iniziare a Draco.

"Come tutti voi saprete, la mia posizione dentro al Ministero è molto prestigiosa. Per questa ragione, impiegati come Arthur Weasley non dovrebbero entrare nella mia giurisdizione, di conseguenza, non avrei motivo per testimoniare a favore o contro l'imputato. Ora, proprio ieri mi sono state consegnate le dimissioni di quest'uomo, in quando il Ministro Hollivander era assente per malattia; sono stato informato dal qui presente avvocato," Lingrey fece un sorriso disgustoso ,"delle condizioni in cui riversa l'imputato e mi sono state fornite le prove contro quest'uomo."

Draco si passò una mano tra i capelli, e guardò nella direzione di Ginevra.

"Nonostante tutto ho deciso di non testimoniare contro quest'uomo per ovvie ragioni personali."

Molly si alzò di scatto sorpresa, con un espressione felice in volto. Arthur rimase a sedere ancora del tutto incredulo, diffidente delle parole di Malfoy. Ginevra guardò Draco, non riusciva a credere che quelle, fossero proprio le parole del marito.

L'avvocato, ancora più paonazzo, iniziò a scongiurare Malfoy. "Ma... ma, ma signor Malfoy... le sue ragioni personali non sono va-valide in un'aula di tribunale."

Draco gelò l'uomo con lo sguardo.

"Questo lo so benissimo," disse asettico. Malfoy si alzò e camminò verso Ginevra. Quando le fu davanti, la donna lo guardò con un espressione confusa dipinta sul volto. Draco allungo la manò e disse "Potresti darmi quei fogli che ti ho dato stamani?"

Ginevra si riebbe dallo stato catodico in cui era caduta e, spostando i loro mantelli, consegnò il plico al marito.

"Arthur Weasley porta sulle spalle più di vent'anni d'onorevolissima carriera. Un gesto tanto sconsiderato da parte sua, capace di incrinare la sua devozione nei confronti del Ministero, mi ha fatto dubitare della sua reale colpevolezza. Per queste ragioni, ho fatto svolgere delle indagini, il cui esito porta alla chiara liberazione dell'imputato. A questi fogli ho aggiunto anche il mio rifiuto alle dimissioni del signor Weasley"

Draco consegnò i fogli al giudice, che prese a sfogliarli in modo convulso.

"Ciò che mi disgusta, è il chiaro intento di condannare un dipendente, solo per coprire gli sporchi traffici che alcune persone trattano per il proprio interesse. Come mi disgusta un'accusa tanto infondata e poco accorta come quella a cui ho assistito oggi," Lingrey divenne di colpo pallido. "Voglio far presente che questo fatto non sarà lasciato al caso, oggi stesso, con il rientro del Ministro, riporterò l'accaduto. Con la speranza che niente di tutto ciò torni a ripetersi. Inoltre," disse Draco guardando Weasley ,"la mia personale implicazione nelle indagini, niente vuole avere a che fare con la famiglia Weasley in particolare. Tengo solo a preservare il più possibile il mio matrimonio, e questo è quanto."

Un forte schiamazzo prese a risuonare nell'aula, mentre gran parte delle persone che avevano fino ad allora assistito, si alzarono. Il Segretario della Magia andò a congratularsi con Malfoy, sostenendo ampiamente le sue parole. La famiglia Weasley al completo, si riversò sul padre, che passava nell'abbraccio di ciascun figlio, mentre il giudice, sbattè il proprio martello dichiarando il processo concluso con la liberazione di Arthur Weasley da qualsiasi accusa. Frastornata e ancora del tutto sorpresa, Ginevra fu trascinata insieme a Draco, fuori dall'aula. Per la confusione, Ginevra perse di vista la sua famiglia.

Quando il corridoio si svuotò in parte di tutte le persone, Ginevra si accostò al marito, che continuava la sua conversazione con il Segretario della Magia. Draco, notandola, porse i suoi saluti all'uomo, e rivolse la sua attenzione su di lei.

"Sei stato... sorprendente." disse Ginevra ancora meravigliata.

Draco sorrise "Io sono sempre sorprendente."

"E anche molto modesto." ridacchiò Ginevra.

Mentre parlavano, Draco prese a fissare oltre le spalle della donna, ed incuriosita, Ginevra si voltò. La sua famiglia stava uscendo allora dall'aula. La donna si voltò di nuovo verso Draco, ma prima ancora di dire qualcosa, l'uomo annuì. "Ti aspetto all'entrata, vedi di non impiegarci molto."

Ginevra gli sorrise riconoscente e dopo che Draco ebbe sceso le scale, si voltò per attendere il padre.

Molly, riavutasi dal suo entusiasmo, notò la figlia, sola, al centro del corridoio.

"Bene ragazzi! Vostra madre ha fame! E vostro padre ora ha da fare, sù, sù!" disse spostando i figli dalla parte opposta del corridoio e rivolgendo al marito un cenno col capo. Ginevra, mentalmente grata alla madre, camminò verso il padre che, ancora di spalle, osservava la consorte spingere con quanta più forza aveva i figli nella direzione opposta.

"Ciao papà."

Riconoscendo la figlia in quella voce , il signor Weasley si voltò verso di lei.

Ginevra sorrise timidamente, sapendo molto bene quale comportamento avrebbe tenuto suo padre. Arthur rimase a fissare la figlia, cercando di nascondere l'espressione sorpresa del volto.

"Sono contenta di poter parlare di nuovo con te, papà."

"Presumo che dovrò ringraziare quel tuo marito, per quello che ha fatto oggi." disse atono il padre, cercando di ignorare le parole della figlia.

Ginevra sospirò.

"Non credo che ti abbasseresti a chiedere grazie a un Malfoy, papà."

"Infatti ho parlato di presumere. Non lo farò di certo."

Ginevra fu infastidita dall'ostinazione del padre; ostinazione che non sembrava aver perso nel corso degli anni.

"Ora se non ti dispiace devo andare dai miei figli." disse con tono duro il signor Weasley, sottolineando l'ultima parola.

Nell'udire quella frase, Ginevra non riuscì più a contenere il proprio disappunto.

"E' mai possibile che ogni volta che ci incontriamo devi sempre comportanti a questo modo??"

"Ma guardati," disse sprezzante il padre ,"sei diventata tale e quale a quella gentaglia a cui ti sei legata! Con che coraggio mi chiedi di perdonarti?"

"Io non voglio il tuo perdono! Voglio solo la tua comprensione!"

"La mia comprensione? Proprio tu, che hai gettato nel fango il nome dei Weasley!"

"Nel fango hai detto? Queste sono solo cretinate a cui ti stai aggrappando, papà! Perché non riesci a rassegnarti al fatto che ho sposato un Malfoy! Ma sappi che io ho sposato Draco a prescindere dal cognome che porta! Quello che sta facendo di tutto questo discorso una mera questione d'orgoglio sei proprio tu, papà!" disse Ginevra tutto d'un fiato.

"Sappi che non cambierò la mia opinione a riguardo," disse deciso il padre.

"Sei proprio testardo!" gli urlò contro Ginevra.

Arthur prese a camminare verso la rampa di scale per mettere fine alla conversazione con la figlia. La voce di Ginevra, risuonando nel vuoto del corridoio, lo fermò.

"Anche se non riesci più a riconoscermi come figlia, sappi che io porterò sempre il nome dei Weasley. E anche quando cesserò di esistere, la mia discendenza sarà parte di me, di te, e della mamma."

Ginevra osservò il padre scomparire dietro a un angolo e rimase sola nell'immensità di quel corridoio.

**

Arthur scese frettolosamente le scale, quando notò una figura al termine della rampa.

"Cos'è oggi? Voi Malfoy avete deciso di tendermi degli agguati?" domandò, osservando Draco.

Il ragazzo si fece avanti, scostandosi dall'ombra delle scale.

"Niente di tutto questo, signor Weasley. A questo proposito io e sua figlia la pensiamo in modo differente."

Arthur alzò un sopracciglio.

"Volevo solo ricordarle che adesso Ginny prima ancora di essere sua figlia è una Malfoy."

Un espressione contrariata si fece spazio sul volto di Arthur Weasley.

"Come membro dei Malfoy, Ginny ha delle responsabilità, e questa continua dipendenza dai Weasley potrà solo rovinarla. La decisione di sua figlia di sposarmi non è costata cara solo a voi, ma anche a lei. Ad essere sincero, non so quale sia la ragione che mi ha spinto a dirle questo. Probabilmente sono solo geloso: so che lei non potrà mai appartenermi completamente, una parte del suo cuore, una parte dei suoi pensieri sarà sempre rivolta alla sua famiglia. Quindi, ho deciso di condividere il suo cuore con voi, ora e anche nel futuro. Penso che come nel mio caso, sia impossibile costringere una persona a rinnegare la propria famiglia; a parole tutto è molto più semplice, ma sono sicuro che, anche se Ginny mi giurasse di farlo, non potrebbe mai dimenticarvi."

Draco fece una piccola pausa.

"Io amo davvero sua figlia. Per questo le chiedo nell'avvenire di accettare il nome dei Malfoy, come da parte mia accetterò il nome dei Weasley." concluse Draco.

Vi fu un attimo di silenzio, poi Arthur prese a parlare.

"Se vuoi davvero bene a mia figlia, allora rendila felice. Come padre, non ti chiedo altro."

Arthur camminò oltre Draco, dirigendosi verso l'uscita. Anche se in modo impercettibile, Malfoy udì un grazie, uscito dalle labbra del suocero.

Draco osservò a lungo le spalle del signor Weasley, avvolte nella nebbia serale.

"Draco!" Ginevra gli corse incontro.

"Come è andato l'incontro con tuo padre?" le domandò dolcemente Draco.

Ginevra scosse la testa, rassegnata. "Penso che siamo ancora a un punto morto."

Draco le arruffò i capelli, sorridendole.

"Vedrai che prima o poi riusciranno a capire. Prima d'allora, ricordati..."

"... che sono una Malfoy!" disse Ginevra, facendogli la linguaccia.

"Esattamente," confermò asciutto Malfoy.

Ginevra si alzò in punta dei piedi, stampando un piccolo bacio sulle labbra di Draco.

"E a questo a cosa lo devo?" domandò Draco, inumidendosi in modo provocatorio le labbra.

"All'essere stato sorprendentemente sorprendente!" ridacchiò Ginevra.

"Allora farò in modo che tuo padre cada spesso in grane del genere." disse serio Draco.

"Molto spiritoso..." Ginevra, prese a camminare di fronte a Draco, immergendosi nell'aria fredda della sera.

"Ginny..." sospirò Draco, camminandole appena dietro.

La ragazza si voltò, sorpresa di sentire quel nome fuoriuscire dalle labbra del marito.

"Oggi sei stata coraggiosa, degno di una Malfoy."

"Se vuoi davvero bene a mia figlia, allora rendila felice. Come padre, non ti chiedo altro."

E degna di aver un padre come Arthur Weasley.

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Capitolo 7
*** Nel Corpo del Serpente - Parte a (Il Passato che Ritorna II) ***


Anatema - capitolo 7 Capitolo 07

Nel corpo del serpente - parte a (Il passato che ritorna II)

Provò una sensazione soffice alla schiena. Prendendo a poco a poco conoscenza, capì che si trovava in un letto, probabilmente il suo, o quello dell'infermeria di Madama Chips. Aprì lentamente gli occhi e notò una figura che sedeva accanto al letto; dopo vari tentativi di mettere a fuoco la vista, la persona accanto a lei si mosse, guardando nella sua direzione. Hermione chiuse il libro che stava leggendo e rivolse un sorriso all'amica appena destata.

"Buongiorno Ginny," le disse.

Ginny, ormai del tutto sveglia, si portò velocemente a sedere.

"Rimani sdraiata!" le ordinò l'amica ,"Madama Chips mi ha raccomandato di controllarti."

"Io... io come sono arrivata qui?" domandò Ginny, sentendosi un poco stupida.

Hermione sospirò e prese a parlare, abbassando il tono della voce.

"Ginny, hai idea di cosa hai combinato?"

La ragazza scosse la testa, e si bloccò nel momento stesso in cui ricordò le sue vicessitudini nella Foresta Proibita.

"Oh... mio Dio." riuscì solo a dire.

"Esatto, e Dio non impedirà alla McGranitt di prendere seri provvedimenti." le disse preoccupata Hermione.

"Io... cos'ho fatto..." sospirò Ginny.

In quel mentre, la porta dell'infermeria si aprì e Madama Chips entrò, seguita dalla McGrannitt e da Severus Piton. Il cuore di Ginny mancò di un battito e provò l'orrenda sensazione di essere una preda braccata. Il volto serio della professoressa non lasciava presagire niente di buono, mentre l'espressione di Piton le fu indifferente, visto che l'uomo non era dotato di espressioni facciali colorite. La McGranitt fece cenno a Hermione di uscire, e, seppur a malincuore, la ragazza lasciò la stanza, cosa che terrorizzò Ginny. Adesso che l'unica anima buona se n'era andata, Ginny si sentì preda del terrore.

"Vedo che si è ripresa signorina Weasley," esordì Madama Chips, mentre preparava un infuso medicinale da dare a Ginny. La rossa non rispose, semplicemente troppo impaurita per dire qualcosa.

"Signorina Weasley," disse la voce autoritaria della McGranitt ,"lei ci deve molte spiegazioni! Se non fosse stato per il professor Piton, sarebbe morta da un pezzo! Spero che si renda conto dell'azione scellerata che ha fatto! Entrare nella Foresta Proibita è innammissibile per qualsiasi studente e lei non fa di certo eccezione! Mi dispiace, ma dovrò prendere seri provvedimenti per ciò che ha fatto, iniziando col togliere cento punti alla Casa Griffondoro!"

Ginny giurò di vedere un ghigno malefico sul volto di Piton e provò rabbia, considerando che in tutta quella storia, lei era solo una vittima.

"Per questo, quando Madama Chips le darà il permesso di uscire, venga nel mio ufficio. Io e lei dobbiamo fare una lunga chiacchierata." concluse la McGranitt, voltando le spalle alla ragazza. "Inoltre ringrazi il professor Piton, se può ancora ricevere delle punizioni... lo deve solo a lui." Detto ciò la donna uscì dalla stanza.

"Grazie," disse a denti stretti Ginny, sapendo che quell'unica parola avrebbe riempito l'orgoglio di Piton.

"La prossima volta, signorina Weasley, non la salverò, e la lascerò in pasto ai Dissennatori. Quindi, veda di essere più disciplinata..." disse bieco Piton.

Raggirata da Malfoy e salvata da Piton.

Quella era una punizione più che sufficiente.

**

Nessuno, in tutta la scuola, sembrava sapere della sua disavventura. O meglio, lo sapevano solo le persone sbagliate: la professoressa McGranitt e sua madre. Quella mattina, durante la colazione, sua madre aveva inviato la civetta della famiglia Weasley con allegata una bella Strillalettera, che naturalmente aveva attratto l'attenzione di tutta la Sala. Quindi era stata poi costretta a raccontare tutto ai fratelli. Fred e George si definirono fieri di lei, mentre Ron le fece le solite prediche da fratello maggiore. Era stata dimessa dall'infermeria la sera prima, e in quel momento stava camminando diretta all'ufficio della McGranitt, non più impaurita, ma piuttosto rassegnata. Il pensiero che fosse stato solo Malfoy il fautore di tutto, le faceva ribollire il sangue nelle vene. Durante la colazione, aveva notato i sorrisetti melliflui di quel ragazzo meschino. E lei era stata una stupida, niente da eccepire.

Si bloccò di fronte alla porta e bussò. Questa si aprì emettendo un rumore gracchiante, e al centro della stanza, seduta alla propria scrivania, sedeva la McGranitt.

"Entri," le ordinò la donna.

Ginny passò oltre la soglia della porta, mentre questa si chiuse magicamente dietro alle sue spalle. La McGranitt afferrò la bacchetta e fece comparire una poltrona per far sedere la giovane Grifondoro.

"Bene," prese a dire ,"adesso mi deve raccontare come sono andate le cose."

Ginny arrossì, e raccontò tutto ciò che aveva fatto e visto, includendo nel racconto anche il biondo Serpeverde. La McGranitt sospirò, però la sua espressione sembrò addolcirsi.

"Se è andata veramente così, io non posso di certo accusare Draco Malfoy, visto che solo lei è stata ritrovata in quelle condizioni. E' vero, ora che vi penso ho visto delle altre tracce sulla neve, ma capisce bene che non si può sospettare di una persona solo per la voce di una singola testimonianza. Spero che lei si sia resa conto dei pericoli che ha corso. In fondo la Foresta ha un nome che dovrebbe indicarne al meglio la sua pericolosità ed entrarvi di nascosto è solo da sciocchi."

Ginny abbassò lo sguardo.

"Per quanto riguarda i provvedimenti da me presi, mi dispiace ma verrà sospesa per una settimana." disse irremovibile la professoressa.

Ginny alzò lo sguardo sulla donna, sorpresa da una simile decisione. Era vero, aveva sbagliato, ma essere sospesa! Le sembrava un provvedimento troppo pesante, visto che non era stata certo la prima ad entrare nella Foresta. Si corresse mentalmente, no, era la prima ad essere sospesa per averlo fatto.

Represse la voglia di contestare quella decisione, mordendosi la lingua.

"Naturalmente essere sospesa, significa non frequentare le lezioni per una settimana, e non uscire dal dormitorio senza un permesso autorizzato. Altrimenti, può sempre decidere di tornare a casa."

Ginny pensò alla madre, ed acconsentì di rimanere ad Hogwarts.

"Per quanto riguarda quei Dissennatori..."

Ginny osservò la propria professoressa.

"... non erano certo inclusi nella Foresta. Quindi, se dovesse avere problemi legati alla felicità, allora non esiti a dirmelo."

"Problemi di.. felicità?" domandò stupita Ginny.

"Si, felicità. I Dissennatori si nutrono di questo sentimento, se lei dovesse provare depressione o profonda tristezza, è necessario farla curare. E non sto scherzando, signorina Weasley."

"Ho capito," rispose annuendo Ginny.

"Bene, e adesso torni nel suo dormitorio. Veda di meditare su ciò che ha fatto."

O certo, avrebbe meditato...ma su come farla pagare a una certa persona.

Aveva un'intera settimana a sua disposizione.

**

"SOSPESA?!" le gridò Ron, sconvolto.

"Anche se non urli, ti sento benissimo fratellone," disse acida Ginny, abbastanza scocciata per quella decisione troppo severa.

"Mio dio, quando verrà a saperlo la mamma!!"

"Lo sa già," disse, con tono apatico, la ragazza.

Ron guardò la sorella con un'espressione stralunata, della serie come-fai-ad-essere-così-tranquilla.

"Ho ricevuto oggi pomeriggio una seconda Strillalettera. Sto battendo qualsiasi record."

"Ma si può sapere cosa ti è preso di andare nella Foresta Proibita??" domandò esasperato Ron.

Ginny non rispose, non voleva certo raccontargli il modo in cui Malfoy si era preso gioco di lei. Solo Hermione lo sapeva, ma perché l'amica l'aveva praticamente costretta a raccontarle tutto... per filo e per segno. Ed era stata un'esperienza abbastanza deprimente, visto che era stata giudicata da persone che la conoscevano bene.

Emise un piccolo grugnito che fece desistere la curiosità di Ron.

"Vabbé, fai un po' come ti pare. Vado a cercare Harry. Ci si vede!" Ron uscì dal dormitorio e Ginny, sprofondata nella poltrona, represse un sospiro.

"Eccoti qui, finalmente!" Una ragazza mora le si avvicinò.

"Ciao Erika..." salutò con poca vitalità Ginny. La compagna la guardò stranita, e le sedette accanto.

"Come mai non eri a lezione oggi? Mi sono preoccupata." disse seriamente la ragazza.

"Scusa, ma... mi sento poco bene. Credo che ne avrò per una bella settimana..." mentì Ginny, arrossendo un poco per l'imbarazzo. Non era solita mentire, specialmente alla propria compagna di camerata.

Erika rimase in silenzio, osservando insistentemente il rossore dell'amica.

Ed infine esordì "Non è vero!"

Ginny si voltò per guardarla, ma vide solo un ampio sorriso estendersi sul volto dell'amica.

"Vedi, dovresti imparare a parlare a voce bassa. La nostra camera ha i muri sottili." disse ironica, Erika.

"Hai sentito quando parlavo ad Hermione! Sei una spiona!!" Ginny le lanciò contro uno dei cuscini.

"Più che spiona," disse Erika ridendo ,"ho un buon udito!".

Ecco, le persone che sapevano delle sue antefatte erano salite di numero.

Se non avesse frenato in qualche modo la lingua, prima della fine della settimana, tutta la scuola sarebbe venuta a sapere della sua infinita stupidità.

"Allora promettimi che mi coprirai! Vedi di non dirlo a nessun'altro!" si raccomandò Ginny, sull'orlo di una crisi di nervi.

Erika annuì risoluta. "Dirò che ti senti poco bene... però vedi di recitare la parte della malata! Altrimenti poi, ci vado di mezzo anch'io nei tuoi casini..."

"Ma guarda che amici mi vado a scegliere..." Ginny affondò la testa nel cuscino, e la risollevò solo quando Erika menzionò Kyle.

"Senza permesso, non posso uscire, quindi se ti capita a tiro quello scemo raccontagli tutto e digli che se mi trovo in questi guai è anche colpa dei suoi ormoni altamente alterati!" disse arrossendo Ginny.

Erika ridacchiò, punzecchiando l'amica. "Ma certe cose si è in due a farle!"

Ginny la incenerì con lo sguardo ed Erika comprese l'avvertimento della compagna.

"Tornando serie," prese a dire Erika ,"ti ho portato gli appunti di stamani... se vuoi darci un'occhiata..."

"Nah, sono troppo esasperata!" concluse Ginny.

"Come vuoi, te li lasciò in camera. Ma per la cena come fai?" domandò la ragazza.

"Mi sembra chiaro che almeno per i pasti posso scendere..." disse Ginny, stiracchiandosi le gambe.

"Okay, allora ci vediamo nella Sala Comune! Vedi di fare la brava!"

"Spiritosa..." sibilò Ginny, osservando Erika scomparire dietro al Ritratto della Signora Grassa.

**

Mezza assonnata, scostò le calde coperte del letto, immergendosi completamente nella fredda aria mattutina. Erano passati ormai due giorni dall'inizio della sua sospensione, ma già sentiva una noia immensa invaderla di prima mattina. Se all'inizio aveva pensato che saltare le lezioni potesse in qualche modo essere divertente, ora doveva combattere per inventarsi cosa fare durante il giorno, e le scelte non erano molte, preclusa come era all'interno del dormitorio. Erika e le compagne del suo anno le tenevano spesso compagnia, ma durante il giorno erano costrette a studiare per le lezioni della settimana. Aveva perfino cercato di studiare, ma la sua concentrazione non rendeva il massimo, quindi, come era logico fare, Ginny utilizzò tutta la sua fervida immaginazione per farla pagare a Draco Malfoy.

Non sapendo da che parte iniziare, decise di cercare i propri fratelli. Per fare qualsiasi genere di scherzo, i gemelli Weasley erano senz'altro i migliori della piazza. Quel giorno Ginny saltò la colazione, rimanendo per tutta la durata della mattina nella Sala Comune dei Grifondoro; era certa che sia Fred che George avrebbero mal sopportato una lezione di pozioni. Infine, come volevano le sue previsioni, i suoi fratelli entrarono schiamazzando e ridendo, probabilmente per l'ultimo scherzo fatto. Quando la videro, entrambi la salutarono all'unisono.

Ginny corse verso i fratelli, saltando loro praticamente addosso.

"Come mai tutta questa dimostrazione di affetto?" domandò sorpreso Fred.

"Ho bisogno di un vostro consiglio!" I due gemelli si guardarono, senza nasconderlo a Ginny.

"Perché fate quelle facce?" domandò Ginny stizzita.

"No.. è che," prese a dire George ",da quando in qua ti rivolgi a noi per i consigli? Per quelle cose c'è Ron..."

"Nah, quando siamo in tema di scherzi, chi meglio di voi potrebbe darmi una mano!"

I due gemelli si stupirono il doppio.

"Sapete, sono stata sospesa solo per colpa di Malfoy." disse Ginny, sperando che i fratelli non volessero sapere i particolari di tutta la vicenda.

"Ma come? Non perché sei stata trovata mezza morta nella Foresta??" chiese stupito George.

"Si, ma chi diavolo credete che mi abbia spinto nella Foresta?" incalzò Ginny.

"Oh!" Esclamarono entrambi.

"Quindi, mi devo vendicare! Accettate di darmi una mano?"

I due gemelli si guardarono, poi fissarono la sorella. La determinazione di Ginny era quasi sorprendente.

Afferrarono le mani di Ginny, sorridendo furbescamente "Ok, si può fare sorella!"

La rossa sorrise grata e tutti e tre si sedettero davanti al camino della Sala Comune.

George prese a frugare nella sacca e dopo averne estratto solo due libri, presero a fuoriuscire oggetti di ogni forma e consistenza.

"Ma voi.." prese a dire Ginny, osservando tutto ciò che il fratello riversava sul divano ,"vi portate sempre dietro questa roba?"

"Quasi sempre," rispose George distratto.

"Ma che stai cercando, fratello?" gli domandò curioso Fred.

George si bloccò guardando il proprio gemello. "Ti ricordi di quella caramella rossa? Quella che abbiamo sperimentato su Daniel Chocov proprio ieri?"

"Geniale fratello!" esclamò Fred, iniziando a sua volta a svuotare la sacca che teneva accanto.

Ginny continuò ad osservarli, mentre i fratelli si facevano apprezzamenti da soli. Avevano parlato di una caramella... davvero un dolciume poteva fare al caso suo? Senza nemmeno darle tempo di pensare, George le mise davanti al naso una caramella incartata in malo modo.

"Non... non ha un bell'aspetto..." disse Ginny.

"Oh, ma la qualità non conta, a te basta che funzioni, no?"

"Si, ma visto che vi ho chiesto un aiuto, cercate di non farmi uno dei vostri scherzi!" disse Ginny sospettosa.

"Devi fidarti, sorellina!" esclamò Fred.

Ginny afferrò riluttante la caramella, ed osservandola, domandò ai fratelli la sua funzionalità.

"Quella che hai in mano è una Bon Bon Metamorfa!" esclamò orgoglioso uno dei gemelli. "In pratica ti permette di entrare nel corpo di chi vuoi, prendendone l'assoluto controllo!"

Ginny li osservò meravigliata.

"Non ci posso credere, l'aveva davvero creata voi?"

"Abbiamo trovato lo spunto su una rivista, noi l'abbiamo perfezionata." si pavoneggiarono i gemelli.

"Pensare che se impieghereste il cervello nello studio così come lo fate negli scherzi, nostra madre sarebbe la donna più felice del mondo..." osservò stupita, esaminando ancora con attenzione la caramella che teneva in mano.

"E come è andata a questo Daniel?" domandò un attimo dopo.

"Sorprendentemente bene," rispose serio Fred, anche se il tono della voce nascondeva una punta di meraviglia nella voce.

"Va bene, allora, cosa dovrei fare?"

"Se vuoi che la trasformazione riesca, devi piazzarti davanti a Malfoy, inghiottire la caramella e gridare la formula "Bon Bon Metamorfa!". Dopodiché dovresti essere nel suo corpo... l'unico problema è che..."

"Che?" intimò Ginny.

"Si, insomma, Daniel ci ha detto che sentiva i pensieri dell'altra persona... in pratica un solo corpo conterrà due anime. Almeno, mi sembra di aver capito... però sarai tu a controllarlo..."

"Vorreste dire che dovrò sorbirmi Malfoy mentre sono nel suo corpo?"

"Più o meno il concetto è quello!"

"Splendido..." disse sarcastica la ragazza.

"Prendere o lasciare, sorellina." disse Fred.

Ginny guardò i gemelli. L'idea di far fare a Draco tutto ciò che desiderava era molto allettante, ma d'altro canto, non sapeva se sarebbe riuscita a coesistere con un individuo del genere.

"Ok," disse infine ,"lo faccio!"

"Bene!" dissero Fred e George all'unisono.

"Ma quanto dura l'effetto?"

"Tre giorni all'incirca."

Mamma mia, così tanti?

Ginny inghiottì rumorosamente.

"Se tu l'avessi usata con Kyle, bhé, da bravi fratelli te lo avremmo sconsigliato..." Disse Fred, riponendo tutto nella cartella.

"E perché?" domandò Ginny.

"Vedi, Daniel si è ritrovato nel corpo della sua ragazza e pare che in tre giorni abbiamo fatto un putiferio... si insomma, si sono mollati."

"Una convivenza troppo stretta..." aggiunse infine George.

"Oh!"

"Per questo, cerca di resistere a quell stronzo!"

"Farò quel che posso. Ora c'è solo un problema..."

"Quale?" domandarono i gemelli.

"Ecco, io non posso uscire. Come faccio ad andare in giro per il castello per cercare Malfoy?"

"Per questo non c'è problema!"

Tutti e tre i fratelli si voltarono e videro Harry entrare nella Sala.

"Harry!" esclamarono i Weasley.

"Non ho capito bene i particolari, ma se si tratta di fare uno scherzo a quell'idiota di un ramarro, hai il mio appoggio Ginny!" disse Potter, sorridendo all'amica.

"Grazie! Ma come...?"

"Semplice, basterà che tu usi il mio Mantello dell'Invisibilità e la Mappa del Malandrino."

"Sei geniale, Harry! Dovresti unirti a noi!" Esclamarono i fratelli Weasley.

Potter sorrise ed estrasse dalla cartella gli oggetti di cui aveva parlato.

"Ma voi portate tutto fuorché i libri!" disse Ginny, vedendo Harry arrossire.

"Mi raccomando, vedi di non perdere niente. Per me sono oggetti molto importanti."

La ragazza annuì.

A noi due Malfoy.

**

Si mise in azione quel pomeriggio stesso. Cercando di nascondere le sue intenzioni ad Erika, prese una sacca da sotto il letto introducendovi le caramelle Bon Bon Metamorfa (due in caso che una andasse persa) e la Mappa che le era stata prestata da Harry. Scese le scale del dormitorio e si ritrovò nella Sala Comune. Subito dopo il pranzo era raro che gli studenti andassero nella Sala, la maggior parte riempiva la biblioteca o le aule messe a disposizione dagli insegnanti. Era un'ora perfetta per uscire indisturbata alla ricerca di Malfoy.

Una volta raggiunti i primi divani, si guardò intorno alla ricerca di occhi indiscreti; quando si sentì abbastanza sicura, si avvolse con il Mantello dell'Invisibilità e procedette verso il Ritratto della Signora Grassa. Donna diffidente quella del dipinto, sapeva benissimo che non doveva uscire dal Dormitorio per ordine della McGranitt, quindi, se l'avesse scovata, avrebbe passato un'altra ora rinchiusa nell'ufficio della sua insegnante. Ma per sua fortuna, quel giorno, la Signora Grassa stava allegramente conversando con una dama nel quadro accanto e quindi non badò a Ginny che, seppur invisibile, stava sgagliattolando via a velocità incredibile.

Si fermò dietro a un'armatura di ferro, ed estrasse la Mappa dalla sacca che portava sulle spalle. Quando l'aprì, pronunciando le parole che le aveva detto Harry, vide comparire sulla carta i nomi delle persone che erano nel suo raggio d'azione: Silente e la McGranitt erano nei loro rispettivi uffici, Piton nella classe di Pozioni, mentre Gazza e la sua assistente, nell'ala est del castello.

Perfetto, io sono dalla parte opposta! Pensò, sollevata al pensiero di non incontrare l'arcigno custode.

Infine, i suoi occhi cercarono la posizione di Malfoy, e con suo grande imbarazzo, vide le sue orme entrare nei bagni maschili.

No, lì non mi sembra il caso di andare...

Accanto alla targhetta con il nome di Malfoy, comparvero i nomi dei suoi scagnozzi.

Ginny prese a camminare nella direzione di Malfoy, cercando di fare attenzione a non urtare gli studenti che passavano nel corridoio, tanto meno i professori. Con occhio attento, controllava gli spostamenti del Serpeverde che, come aveva calcolato, le stava venendo incontro.

Quando alzò lo sguardo vide Erika sopraggiungere, mentre con altre amiche ridacchiava allegramente. Gli angoli della bocca di Ginny si incurvarono e, una volta che l'amica le passò accanto, senza naturalmente vederla, Ginny le sollevò la gonna della divisa. La ragazza, colta dalla sorpresa e imbarazzata al massimo, si afferrò da dietro la gonna, voltandosi per vedere il colpevole di quello scherzo. Ma non vide nessuno, solo qualche ragazzo che sghignazzava per l'opportunità di aver visto gratis l'abbigliamento intimo della compagna.

Anche Ginny ridacchiò, cercando di non farsi sentire dall'amica. Quando Erika somparve, borbottando, dietro l'angolo del corridoio, Ginny tornò ad osservare la Mappa e con sua grande sorpresa vide il nome di Rosemary Zleger affiancare quello di Malfoy. Dal momento che entrambe le targhette erano immobili, Ginny pensò che probabilmente i due stavano parlando. Di cosa poi, non riuscì a immaginarselo. Fu solo una sensazione che non le piacque.

Poi vide Rosemary procedere dalla parte opposta a quella di Malfoy.

Bene, adesso non mi rimane che beccarlo da solo.

Ginny attese di scorgere Malfoy in fondo al corridoio, e quando lo vide, iniziò a tremare per l'agitazione. Sebbene i suoi piani fossero perfetti, a rovinare tutto vi era sempre la presenza di Tiger e Goyle, due esseri talmente appiccicosi che Ginny si domandò come Malfoy potesse tollerarli.

Perché sono idioti come lui, pensò un attimo dopo, arrivando alle sue conclusioni.

Come da copione, il trio passò senza degnarla di uno sguardo. Ginny sospirò e si limitò a seguire gli studenti di Serpeverde a breve distanza. Quando Ginny udì il nome di Rosemary, la sua attenzione fu tutta attratta dalla loro conversazione.

"Sarebbe quella la mocciosetta che i tuoi ti hanno incollato dietro, eh, Draco?" la voce di Tiger risuonò ridicola esattamente come Ginny l'aveva ricordata. Però, in quel momento, non era il tono della voce ad interessarle, bensì la questione che riguardava quella ragazza.

Malfoy emise un grugnito, facendo un segno d'assenso con la testa.

"Sei fortunato, per lo meno, la tua promessa è carina..."

"Già quella di Goyle, assomiglia a lui!" sghignazzò Tiger ed anche a Ginny le venne da ridere.

Malfoy si bloccò, voltandosi di scatto, puntando il vuoto.

Ginny si fermò, smise perfino di respirare al solo pensiero che il Serpeverde l'avesse scoperta.

"Ehi, che ti prende Draco?" domandò Goyle.

"Niente..." borbottò Draco, lanciando un ultimo sguardo al corridoio vuoto.

"A volte sei strano," disse Tiger.

"Senti chi parla, lo stupido!" sibilò Malfoy.

Tutti e tre presero a camminare, mentre Ginny, notevolemente sbiancata, continuò a seguirli aspettando il momento giusto per incastrare Malfoy.

Finalmente, sentì i due energumeni salutare l'amico, mentre Malfoy si era fermato nel bel mezzo del corridoio.

Ma che accidenti fa?

Senza attendere una risposta, Ginny estrasse la caramella dalla sacca e si tolse con velocità sorprendente il Mantello magico. Malfoy, sentendo una presenza alle spalle, si voltò di scatto, trovandosi davanti Ginny.

"Ma tu guarda," disse serafico ,"non dovresti essere sospesa?"

"Si, ma vedi, volevo tanto rivederti." disse Ginny con un tono talmente malizioso che lei per prima si stupì.

Malfoy la vide mettersi in bocca una strana caramella ed urlare "Bon Bon Metamorfa!"

Dopo qualche secondo, sentì una seconda presenza dentro al suo corpo.

Ma che diavolo..?

"Bene, adesso mi prendo la mia vendetta, Malfoy." udì dire dalla sua stessa voce.

Weasley? Che diavolo mi hai fatto?

Ginny non rispose; guardò il proprio riflesso alla vetrata della finestra e sorrise compiaciuta.

Si sistemò il nodo della cravatta e con l'aria tipicamente arcigna di Malfoy, afferrò la sua sacca, prendendo a camminare fino alle scale del corridoio.

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Capitolo 8
*** Nel Corpo del Serpente - Parte b (Il Passato che Ritorna II) ***


Nota necessaria al fine di legge

Nota necessaria al fine di leggere il capitolo: ricordate che in questo capitolo, quando scrivo disse Ginny, fece Ginny o Ginny parve sorpresa intendo naturalmente la Ginny con le sembianze di Malfoy. Nel corso del capitolo troverete i verbi dire associati alle parole di Malfoy. Badate che in realtà, quelli del ragazzo sono solamente i pensieri che Ginny sente essendo entrata in possesso del suo corpo.

In corsivo sono riportati i pensieri e le parole di Draco.

"In questo modo saranno invece riportate i pensieri di Ginny rivolti a Draco"

Spero di attenermi a ciò che ho scritto.

 

 

Capitolo VII

Nel corpo del serpente - parte b (Il passato che ritorna II)

 

 

 

Solo in quel momento pensò che prendere in giro le persone, per quanto brutto fosse, poteva essere tuttavia divertente. Specialmente se queste persone facevano di nome: Draco Malfoy.

Era un divertimento che andava provato almeno una volta nella vita, e di questo Ginny Weasley ne era proprio convinta.

Peccato che il suo coinquilino non sembrava pensarla allo stesso modo.

WEASLEY! Ti ORDINO di darmi una spiegazione!

"Una spiegazione?" domandò stupita Ginny, ora nel corpo di Malfoy. Si guardò intorno per vedere se qualcuno fosse nei paraggi; va bene, era diventata Draco Malfoy, ma nonostante tutto non le sembrava il caso di parlare da sola e, soprattutto, a voce alta.

"In caso tu l'avessi scordato," disse lei a denti stretti ,"mi sto prendendo la mia vendetta. Quindi sta zitto!" imprecò. Ginny continuò a camminare nel corridoio, non badando alle proteste mentali di Draco. A giudicare dal tono della sua voce, Malfoy sprizzava malignità ovunque, imprecando contro di lei e la sua famiglia. Niente a cui non fosse abituata, naturalmente. Ginny alzò gli occhi, ora di un grigio opaco, al cielo, cercando di non dar troppo peso a tutte le offese che Malfoy le stava comunicando, e quindi si fermò nel mezzo del corridoio, guardandosi attorno, alla ricerca del primo spunto interessante per compiere la sua vendetta.

Fu allora che vide Pansy Parkinson.

Ginny fece un sorriso diabolico, sentendosi in netto vantaggio sul vero Malfoy.

"Invece di offendere... guarda un po' chi sta venendo da questa parte..."

Per qualche secondo, Ginny non sentì i pensieri di Draco. Segno tangibile che il ragazzo aveva accusato il colpo. Poi, come il sibilo proveniente da un pozzo, sentì Malfoy farfugliare qualcosa di incomprensibile.

Non-ti-azzardare-Weasley!

"Se me lo chiedi così, penso proprio che azzarderò!" Ginny si passò una mano tra i capelli ora biondi. "Ma quanto gel c'hai messo?" domandò Ginny, pulendosi la mano sul mantello del Serpeverde. Malfoy non rispose alla sua provocazione, Ginny udiva solo un borbottio sommesso venirle da dentro. Affrettò il passo, cercando di assumere l'aspetto austero ed altezzoso di Malfoy, quell'aspetto che gli aveva visto più volte mentre camminava nei corridoi di Hogwarts.

E sembrò funzionare, visto che la maggior parte degli studenti si ritirò contro le pareti per lasciarle libero il passaggio. Era impressionante quanto alta fosse la percentuale dei ragazzi che temevano Malfoy, perché era proprio il terrore che si leggeva nei loro occhi. Al contrario, lei detestava Malfoy, ma non riusciva a provare paura per un ragazzo che sapeva solo atteggiarsi a pallone gonfiato. La sua concezione del Serpeverde era tutt'altro che rosea.

Tornò con la mente al suo proposito, dirigendosi a passo spedito verso Pansy Parkinson, che con voce stridula, stava ridendo con le amiche di corso. Era incalcolabile quanto stupida fosse quella ragazza. O meglio, più che stupida, Ginny amava definirla frivola. E di certo la sua voce acuta ed altisonante non l'aiutava a migliorarsi. Per questa ragione, Ginny provava tutto il ribrezzo possibile nell'avvicinarsi a lei.

Se ti fa tanto schifo, non avvicinarti, RAZZA DI IDIOTA DI UNA WEASLEY!

Ginny si sorprese nell'udire il pensiero coinciso di Malfoy. La caramella Bon Bon Metamorfa aveva avuto effetti straordinari, tanto da permettere ad entrambi di percepire i pensieri dell'uno e dell'altra. Si domandò se ciò accadesse sempre; in tal caso, avrebbe dovuto prestare attenzione alle idee malsane che le potevano venir in mente. Quando Ginny fu a un passo dalla ragazza Serpeverde, vide l'espressioni delle sue amiche diventare ancora più stupide, mentre boccheggiando, la indicavano a Pansy. La ragazza, vedendo Malfoy, si colorò di un rosso acceso e biascicò qualche parola alle ragazze al suo fianco.

"Ciao Pansy, oggi sei più bella del solito." Ginny si trattenne dal ridere.

Il rossore sulle guance della Serpeverde aumentò, facendole assumere un'aria assolutamente ridicola.

"Accidenti, ma Pansy Parkinson non è quell'oca che ti salta sempre addosso? Come mai è così pudica?"

Ginny nemmeno si accorse di aver rivolto il pensiero al vero padrone di quel corpo.

Solitamente non le rivolgo mai la parola per primo... WEASLEY!

Ginny assunse un'espressione corrucciata, ma aveva comunque raggiunto un suo intento: ovvero infastidire Draco Malfoy. Tornò con lo sguardo alla Parkinson che mostrò uno strano scintillio nello sguardo. Ginny arretrò di un passo, non riuscendo ad impedire che la ragazza le cadesse tra le braccia.

"Oh, Draco, tesoro! Finalmente ti sei dichiarato!"

IO che COSA, razza di deficiente?!

Ginny fece un mezzo sorriso, cercando di resistere alla poderosa stretta della ragazza. Infine, sapendo bene le conseguenze di quel gesto, contraccambiò l'abbraccio, facendo infuriare Malfoy. Sentì il corpo di Pansy irrigidirsi tra le sue braccia e le imprecazioni di Malfoy ancora più distinte. Afferrò infine il volto della ragazza tra i palmi delle mani e, sorridendo maliziosamente, la lasciò impietrita in mezzo al corridoio, mentre a grandi passi, Ginny si distanziava da lei. Era stato notevolmente divertente: perché non solo aveva messo in ridicolo un Malfoy stranamente passionale, ma aveva canzonato una Pansy Parkinson ancora più stupida del normale. Sorrise soddisfatta a quella sua prodezza giornaliera, benchè l'idea di abbracciare una donna non l'aveva resa molto felice. Ma in confronto alla sua vendetta, quei gesti erano del tutto trascurabili.

"Mi sa che ti ho trovato la fidanzata, Malfoy."

Tu... razza di... di...

"Fossi in te ci penserei bene prima di insultarmi. In fondo, ora il tuo corpo è mio."

Lo so, in fondo, sanno tutti delle tue carenze sessuali, Weasley.

Le guance pallide di Malfoy si arrossirono.

Anche una stracciona come te desidera avere il mio corpo, non sei molto diversa dalla Parkinson.

"Ma sta zitto!" gridò Ginny, senza pensarci.

"Ha qualcosa da dirmi, signorino Malfoy?"

Quando si riebbe, Ginny vide di fronte a sè, Severus Piton. Trasecolò alla vista del professore, ma, ricordando di essere Malfoy, cercò di assumere un poco più di contegno.

"Mi scusi," disse ,"stavo parlando da solo."

"Originale, darsi dello zitto."

Ginny abbassò lo sguardo, nonostante tutto, lo sguardo di Piton era insostenibile per lei.

"Si sente bene?" domandò un secondo dopo il professore, non notando la spavalderia del giovane.

"Si, mi scusi." Ginny si affrettò a sorpassare il professore, che rimasto fermo, la seguì con lo sguardo fino alla svolta del corridoio.

VOGLIO delle spiegazioni MOLTO convincenti!

Ginny fece una smorfia rivolta al vero Draco Malfoy.

"Mi sembra di avertele date Malfoy, e visto le condizioni in cui sei, non penso che sia il caso di usare un tono tanto insolente."

Io parlo come cazzo mi pare, WEASLEY.

"Ecco, appunto."

Vedi di levarti dal mio corpo seduta stante, stupida di una babbanofila che non sei altro!

"Spiacente, ma anche se volessi non posso."

COME sarebbe a dire che non puoi, strega?!

"L'effetto della Bon Bon Metamorfa dura esattamente tre giorni."

TRE GIORNI?!

"Esattamente, per questo ti consiglio vivamente di fare il bravo bambino."

Sentì un ruggito soffocato venirle da dentro. Sapeva benissimo che quando Malfoy avrebbe ripreso il controllo di sè, gliela avrebbe fatta pagare molto cara. Ma era una delle conseguenze che aveva valutato e che aveva deciso di affrontare. Inoltre l'opportunità di poter ridicolizzare Malfoy era qualcosa che l'eccitava moltissimo. L'unico problema era appunto la loro cooesistenza forzata. Malfoy aveva un pessimo carattere, ma a lei non era poi importato molto per quel poco che ci parlava.

"Bene Malfoy, cosa fai di solito a quest'ora del giorno?" domandò Ginny con scarso interesse.

Cosa faccio? Dì Weasley, essere me ti ha fatto bere completamente il cervello? rispose lui, sarcastico.

"Mah, giudica un po' tu. Se vuoi mi posso spogliare e farti girare nudo per Hogwarts."

Ti piacerebbe.

"Mhm... solo un millessimo di quanto piacerebbe a te."

TE la farò pagare cara, WEASLEY.

"Sei monotono Malfoy, cambia disco."

Ginny prese a camminare con passo deciso. Non sapeva con esattezza dove andare, aspettava solo che Malfoy la fermasse.

In biblioteca. La voce di Malfoy sembrava rassegnata.

"Non mi dire che studi per davvero?" domandò serimante stupita Ginny.

Malfoy non rispose alla voluta provocazione, e Ginny fu soddisfatta di quella piccola battaglia verbale vinta su tutta la linea. Prese a camminare nella direzione della biblioteca, continuando ad incontrare gli sguardi impauriti degli studenti di Griffondoro. Quando entrò nella grande stanza, vide tutti gli sguardi fissi su di lei.

"Perché ti guardano tutti a questo modo, di grazia?"

Sono un ragazzo popolare io, stracciona.

"Salve a tutti!" gridò Ginny, facendo sobbalzare tutti gli studenti. Da dietro uno scaffale uscì la Price che, livida in volto, riprese Malfoy di fronte a tutti.

MALEDETTA! COME HAI OSATO?

"Tzè, così la prossima volta impari a chiamarmi come si deve."

Ginny si avvicinò a un tavolo isolato e scostando la sedia vi si lasciò cadere senza troppo cerimonie. Gli sguardi dei presenti erano a dir poco increduli.

Ehi, vedi di ricomporti! Un Malfoy non sta seduto a quel modo! disse stizzito Malfoy.

"Ma io sono te in via del tutto eccezionale, quindi faccio come mi pare." gli rispose inviperita Ginny, memore dell'appellativo tanto usato dal Serpeverde.

Il vero Malfoy fece per dire qualcosa, ma ricordando le condizioni in cui riversava tacque. Ginny, dal suo canto, prese a sfogliare un libro di Pozioni che era stato abbandonato sul tavolo.

"E in biblioteca, che fai?"

Studio.

"Oh, tanto di cappello allora. E che cosa studi?"

Che te frega? Tanto con il cervello che ti ritrovi non ci capiresti un'acca.

Ginny sbattè le mani sul tavolo, attirando contro di sè le ire della bibliotecaria.

Per quel giorno, l'accesso alla biblioteca le fu vietato. O meglio, fu vietato a Draco Malfoy.

"Certo che sei proprio uno stupido, ancora non hai capito l'antifona."

Aspetta che ritorni me stesso e la pagherai molto cara.

Ginny rimase in silenzio, consapevole che Malfoy stava semplicemente dicendo la verità. Era meglio godersi i suoi attimi di personale soddisfazione finché poteva. Ginny si affacciò alla grande vetrata di fronte alla porta della biblioteca ed osservò la neve cadere. Dopo qualche minuto, la sua attenzione fu attirata da un rumore di passi provenienti dal corridoio. Tiger e Goyle le stavano venendo incontro con un sorrisetto ebete stampato in volto. A giudicare da quegli sguardi, dovevano averne combinata una delle loro. E fu più o meno così.

"Eccoti qui, Draco! Ti sei perso un bello spettacolo!" sghignazzò Goyle, guardando con aria complice il compare.

Ginny li guardò, cercando di assumere la stessa freddezza di cui era capace Malfoy. Quei due erano gli ultimi di tutta Hogwarts che dovevano scoprire chi realmente fosse. Invece Malfoy non sembrava pensarla al suo stesso modo, visto che aveva preso ad urlare per attirare la loro attenzione. Uno spreco inutile di energie. Quei due erano talmente stupidi che non sarebbero mai stati capaci di accorgersi di qualcosa.

"Tanto non ti possono sentire." Disse Ginny, sperando di porre fine a quelle torture mentali. Udì solo Malfoy imprecare.

"Lenticchia e Potter sono stati ripresi in mezzo al corridoio da Piton!"

Ginny alzò un sopracciglio.

"Bhè," esordì Goyle ,"non sei felice di sapere che quei due idioti sono stati messi in punizione?"

Ginny mostrò un momento di esitazione.

"Uhm... credo di sì." disse infine, con scarso entusiasmo nella voce.

"Và che sei strano, oggi." constatò Tiger.

"E tu rimani il solito imbecille." gli disse Ginny, con un tono sincero della voce. Imbecille era il primo aggettivo che le era venuto in mente pensando all'energumeno che aveva di fronte.

Niente da eccepire. Disse Malfoy da dentro il corpo.

Quel pomeriggio fu trascinata per tutta Hogwarts dai due Serpeverdi, benché lei più volte avesse cercato una via di fuga. Ebbe modo di conoscere la ragazza di Goyle, e rimase stupita dalla sua somiglianza con un troll, pensiero che fece sghignazzare il vero Malfoy. Probabilmente, sotto quel frangente, la pensavano allo stesso modo. Era una ragazza estremamente ripugnante.

Dio li fa e poi li accoppia.

Frase che si era lasciata innavvertitamente scappare, gettando nelle lacrime la Serpeverde.

Quando vuoi sai essere estremamente perfida, Weasley.

"Ma senti da che pulpito viene la predica." fece sarcastica lei.

Solitamente con le ragazze mostro un certo decoro, anche se sono racchie.

"Nei miei confronti non mi sembra però."

Tu sei l'eccezione. Cos'è, ti dispiace forse?

"Per NIENTE!" tenne a precisare Ginny.

Quando l'opprimente chiacchierata con il troll giunse finalmente alla fine, Ginny trasse un sospiro di sollievo. Abbandonò finalmente gli stolti Serpeverdi e cercò un posto abbastanza solitario in cui sedersi. Non avrebbe mai creduto che essere un Malfoy potesse essere così stancante. Si diresse verso il portone principale del Castello, e si compiacque trovandolo deserto. Quella zona di Hogwarts era estremente fredda visto e considerato che si trovava in prossimità dell'uscita, ma l'entrata era l'unico posto che sapeva essere poco popolato. Alla fine però, nemmeno quel luogo riuscì ad essere tranquillo con la voce pressante di Malfoy nel cervello.

Fu proprio quando tentò di ribattere a una delle tante frecciatine maligne del biondo Serpeverde, che Ginny vide Rosemary Zleger osservarla dietro a una colonna portante dell'ingresso. E alla vista della ragazza, Ginny ricordò le parole che aveva sentito qualche ora prima di impossessarsi del corpo di Malfoy. Rosemary la promessa di Malfoy. La ragazza, notando che Draco l'aveva vista, accennò a un timido sorriso, benché rimanesse immobile dov'era. E Ginny si stupì moltissimo di quel comportamento pudico. A prima vista, non sembrava la stessa ragazza con cui aveva parlato nel corridoio.

"Poteva andarti peggio Malfoy, per lo meno lei non è un troll."

Molto spiritosa.

"Ma è vero. Bhè, comunque cosa vuole?"

Ed io che vuoi che ne sappia?!

"Scusa, ma non eri tu che parlavi di decoro?"

Malfoy ammutolì.

"Oh cavolo, adesso le parlo. Vedi di non imbarazzarti troppo." lo schernì Ginny.

Malfoy sbuffò.

"Ciao." disse Ginny rivolta a Rosemary. La ragazza sobbalzò, sentendo la voce di Draco. Ginny, sentendosi a disagio per quel silenzio ostinato, si avvicinò a Rosemary, osservando con attenzione le mosse della ragazza.

"Cosa vuoi?" disse scocciata Ginny, infastidita dalla timidezza morbosa di Rosemary.

Ma che finezza, Weasley.

"C-ciao. I-io non... non volevo nien-niente." disse a stento Rosemary.

Ma perché balbetta in questo modo?

"Sei un'idiota Malfoy." gli rispose Ginny esasperata dalla lentezza di comprendonio del Serpeverde.

E tu sei una... Weasley. Disse Malfoy, come se il cognome della ragazza fosse un'offesa da arrecarle.

"Ci-cioè..." l'attenzione di Ginny si riportò di nuovo su Rosemary e la ragazza, vedendo di nuovo gli occhi di Draco puntati su di lei, divenne ancor più paonazza. " Volevo scusarmi per quello che ti ho detto oggi!"

Ginny alzò un sopracciglio, constatando che la ragazza parlava di qualcosa di cui lei non era a conoscenza.

Non ebbe il tempo di chiedere delle delucidazioni al vero proprietario di quel corpo, che Ginny sentì afferrarsi il volto con violenza. Solo quando sentì delle labbra premute contro le sue, comprese che Rosemary aveva baciato Draco Malfoy.

Ginny si ritrasse imbarazzata e abbastanza disgustata, scansando bruscamente Rosemary. La ragazza farfugliò qualcosa di incomprensibile in vistoso imbarazzo e fuggì su per la grande scalinata.

Ma te guarda, mi ha baciato. disse con tono indifferente Malfoy.

"Non è che ha baciato te, ma ME!" disse quasi isterica Ginny, sfregandosi la bocca con la manica del mantello.

Fino a prova contraria sarei sempre io.

"Sono stata BACIATA da una donna!" piagnucolò Ginny.

Dio ti ha punito per ciò che hai fatto.

"E non farmi la predica morale, Malfoy!" sbraitò mentalmente Ginny.

Ginny si diresse verso le scale che portavano nei sotterranei di Serpeverde, imprecando contro un ragazzo che le era venuto addosso, terrorizzandolo. Nella mente Draco sgnignazzava maligno, canzonando la giovane Weasley e attribuendogli aggettivi sadomaso. Giunta di fronte alla porta del Dormitorio, Ginny domandò sprezzante la parola d'ordine a Draco e il ragazzo, costretto dalle circostanze a lui poco favorevoli, le confessò le parole tanto segrete.

Quando varcò la porta, la maggior parte dei ragazzi che sedevano nella Sala Comune lo salutarono con foga quanto mai inaspettata. E solo allora, Ginny comprese che Malfoy era un idolo per i Serpeverde, un po' come Harry lo era per i Grifondoro. Ginny non allentò in alcun modo la propria compostezza, in parte ancora scioccata dal gesto della Zleger.

"Ehi, Malfoy! Che ne dici di una partitina a Dama Magica?" le domandò un ragazzo, seduto di fronte a una scacchiera.

"Uhn, stasera non ne ho voglia..."

Dickinson.

"... Dickinson." concluse Ginny, ripetendo il nome dettogli da Malfoy. Il ragazzo non parve poi molto deluso, e continuò a giocare.

"Ehi, Malfoy! La Zleger ci ha dato dentro!" Ginny si voltò, incrociando lo sguardo di un ragazzo moro, molto più alto di lei, e dall'aria quantomeno sprezzante. Sentì un moto di odio feroce venirle da dentro. Guardò attentamente il ragazzo, comprendendo infine che non doveva far parte della schiera di Malfoy, visto che il biondo Serpeverde lo disprezzava così tanto.

"Saranno affari miei no? In fondo tu non puoi capire, impedito come sei." Ginny quasi si sorprese delle sue parole, e percepì anche un moto di meraviglia scaturito dal Malfoy con cui condivideva un unico corpo.

"Ohi, forse sarei dovuta starmene zitta."

Affatto, sei sulla buona strada Weasley. Mi sto divertendo.

"Oh bhè, tanto se mi da un cazzotto lo sento solo io."

Appunto.

"E chi sarebbe 'sto bellimbusto?"

Johnathan Hemilton... o qualcosa del genere.

Ginny osservò il Serpeverde diventare paonazzo per la rabbia.

"Senti, Hamilton... Hemilton... o come diavolo ti fai chiamare," disse Ginny, cercando dentro di sè un briciolo di coraggio ,"non sono dell'umore giusto stasera, quindi vedi di portare quella tua fottuta faccia fuori dalla mia vista!"

A quelle parole seguì un silenzio quasi impressionante. Tutta la sala comune si era spenta.

Vedi di non ammaccarmi troppo, genio di una WEASLEY!

"Ehi, non ti stava antipatico?"

Si, grazie, ma ci tengo alla pelle.

"Ma a Harry dici di peggio!" protestò Ginny.

Si ma San Potter è inoffensivo. 'Sto qui mena.

"Grazie per avermelo detto prima, cretino!"

Vide Hamilton avvicinarsi pericolosamente. Rimase immobile, cercò di ricordare le lezioni di autodifesa impartitele da sua madre, quando Tiger e Goyle si piazzarono con tutta la loro mole di fronte a Malfoy. Abbastanza sorpresa, Ginny rimase in piedi e non ci pensò due volte a farsi negare tale protezione.

"Oh ma guarda," disse con tono sprezzante Hamilton ," i due armadi sono qui per difendere il loro padrone. Commovente."

Ginny, infastidita da quel commento, afferrò la bacchetta di Malfoy da sotto il mantello e la puntò contro l'altro Serpeverde.

"Calandus!" gridò, mentre dalla bacchetta si sprigionava una piccola luce diretta contro Hamilton.

Di lì a poco, i pantaloni del Serpeverde raggiunsero il pavimento.

"Questo più che commovente, lo definirei patetico." disse sprezzante Ginny, osservando quanto il ragazzo fosse poco dotato.

Un coro di risate generali salì per tutta la sala comune. Ginny ripose la bacchetta sotto al mantello e tornò al vero Malfoy.

"Dov'è la tua camera?" domandò guardandosi intorno.

Non credevo che fossi capace di questo. disse sinceramente sorpreso Malfoy.

"Weasley non è sempre e solo sinonimo di stupido." disse acida lei.

Ti tolgo un punto.

"Eh?"

Quando tornerò normale ti esimo da una vendetta a tuo danno.

"Che onore," disse sarcastica Ginny.

Ma me la pagherai cara comunque, WEASLEY!

 

Note dell'Autrice: Grazie a tutti coloro che hanno commentato! :)

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Capitolo 9
*** Nel Corpo del Serpente - Parte c (Il Passato che Ritorna II) ***


Anatema //capitolo VII parte c // Pure Fire

Nota necessaria al fine di leggere il capitolo: ricordate che in questo capitolo, quando scrivo disse Ginny, fece Ginny o Ginny parve sorpresa intendo naturalmente la Ginny con le sembianze di Malfoy. Nel corso del capitolo troverete i verbi dire associati alle parole di Malfoy. Badate che in realtà, quelli del ragazzo sono solamente i pensieri che Ginny sente essendo entrata in possesso del suo corpo.

In corsivo sono riportati i pensieri e le parole di Draco.

"In questo modo saranno invece riportate i pensieri di Ginny rivolti a Draco"

Spero di attenermi a ciò che ho scritto.

 

Capitolo VII

Nel corpo del serpente - parte c (Il passato che ritorna II)

 

 

 

Ginny si sedette sul letto di Malfoy ed iniziò a guardarsi intorno. Le stanze dei Serpeverde erano di gran lunga differenti da quelle dei Grifondoro, a partire dai colori. Tutto ciò che vedeva era colorato di nero e di verde, verde e nero, senza la presenza di colori intermedi. Abituata come era all'oro e al rosso della sua Casa, Ginny ebbe non poche difficoltà ad allontanare il senso di disagio che aveva iniziato a provare. Osservò che il letto di Draco era esattamente al centro di una fila di tre letti, riassetati con un ordine sorprendente. Ed anche il letto di Malfoy era stato accuratamente rifatto. Certo, erano gli Elfi domestici a fare quel genere di cose. Lo stesso accadeva per i letti delle altre case. Si diede della sciocca e prese a guardarsi convulsamente intorno.

 

Non ti preoccupare, Weasley. I miei compagni di stanza non ci sono.

"Oh, bene." gli rispose Ginny cercando di mascherare il tono di meraviglia. La ragazza si rilassò visibilmente e si lasciò cadere completamente sul letto. Era abbastanza comodo, e fu felice alla prospettiva di poter almeno dormire tranquillamente.

 

"Che ore saranno?" una domanda più rivolta a se stessa che al vero Malfoy. "Non avete neanche le finestre. Siete proprio macabri."

Paese che vai, usanze che trovi, WEASLEY. E poi ti ricordo che siamo nei sotterranei.

 

Ginny arricciò il naso, indispettita per quell'osservazione acuta che Draco le aveva rivolto. Guardò nella direzione del comodino e con suo gran sollievo vide una sveglia magica che segnava le sei del pomeriggio. Di lì a poche ore sarebbe scesa per la cena. Si fece mentalmente forza, consapevole che il tavolo a cui si sarebbe seduta era quello dei Serpeverde.

 

Che c'è Weasley? Ti stai forse pentendo di ciò che hai fatto? disse provocatorio Malfoy.

 

La ragazza strinse i pugni, contando mentalmente per cercare di calmarsi. Doveva mostrare indifferenza a quelle provocazioni, altrimenti Malfoy avrebbe trovato un motivo in più per renderle la vita ancora più impossibile.

 

"No, Malfoy. Sto solo pregustando ciò che farò a cena."

 

Detto ciò tornò nella Sala Comune.

Tutta quella massa di Serpeverde era di gran lunga migliore dello star soli con Draco Malfoy.

 

**

 

 

"No, ti prego. Tutto questo è peggio di un incubo!"

Il volto di Malfoy, se possibile, si fece ancora più pallido. Ginny inghiottì a forza alla vista di Tiger e Goyle che le indicavano un posto libero tra loro, mentre proprio di fronte al suo posto, una Pansy Parkinson ammiccante le faceva un cenno di saluto. Si fece mentalmente forza, tentando di ignorare i commenti aspri e le risatine serafiche del Serpeverde dentro di lei. Si mosse rigida e impettita, tentando di trattenere il respiro il più a lungo possibile. Sedette, ormai completamente rassegnata, e quando Goyle con la sua forza sovrumana le diede una pacca sulla spalla, evitò di immergere il volto nella zuppa che aveva davanti. In quella situazione, anche la cena prelibata di Hogwarts le parve immangiabile. Accanto a lei, i due armadi avevano iniziato a massacrare una coscia di pollo arrosto in modo tanto rude che l'espressione di Ginny si fece allibita.

"Ma sei circondato da animali!" esclamò Ginny, osservando in silenzio i residui che Goyle aveva lasciato nel piatto. Malfoy non rispose, ma Ginny capì che stava trattenendo a stento le risate.

Ginny iniziò a mangiare riluttante, ma quando alzò lo sguardo, vide Pansy osservarla insistentemente.

"Hai bisogno di qualcosa?" le domandò Ginny in tono abbastanza scocciato.

Pansy arrossì di colpo e abbassò lo sguardo.

"Ma è diventata innoffensiva..."

Che ci vuoi fare, il mio fascino è irrestitibile, Weasley.

"Sì, quanto la coscia di pollo che sto mangiando." rispose Ginny, senza prenderlo minimamente sul serio.

Ginny tornò ad osservare a malincuore il proprio piatto, invidiando i due armadi che, nella loro foga, avevano terminato la loro razione e si stavano impossessando senza tante cerimonie del cibo degli altri Serpeverde. Ginny aprì la bocca cercando di terminare ciò che aveva nel piatto quando, uno sfregamento improvviso alla gamba le fece andare di traverso ciò che aveva ingerito. La rossa Weasley alzò lo sguardo e vide Pansy che, senza alcun pudore, le stava ammiccando, continuando a strusciare la propria gamba contro quella di Malfoy. Ginny si alzò di scatto dalla sedia, lasciando che questa cadesse dietro di lei. Il suo movimento improvviso aveva fatto oscillare i piatti sul tavolo e quindi aveva richiamato l'attenzione di tutti i presenti.

"Signorino Malfoy... qualche problema?" la voce distinta del Preside Silente troneggiò su tutta la sala.

Siediti cretina!

Ginny, un po' per le parole di Malfoy, un po' per gli sguardi di tutti su di lei, tornò a sedersi farfugliando uno scusa alquanto poco credibile. Dopo pochi secondi tutta la sala iniziò a ridere, in special modo gli studenti che sedevano nel tavolo del Griffondoro. Le guance di Malfoy si tinsero di rosso, mentre tutti i Serpeverde lanciavano frecciatine infuocate per proteggere il proprio compagno.

"Non farlo mai più, maledetta." La voce dura e tagliente di Malfoy fu udibile solo alle persone che lo circondavano, ma erano dirette ad unica persona. Pansy Parkinson impallidì e un secondo dopo lasciò il tavolo. Vedendola andar via, Ginny si riebbe dal proprio comportamento e guardò stupita i ragazzi che sedevano accanto a lei. Quando realizzò cosa aveva detto ebbe un sussulto interiore. Non era stata lei l'artefice di quelle parole, ma lo stesso Malfoy. Ma come aveva fatto?

"Forse sei stato troppo duro con lei," aveva osservato Ginny, tornando a mangiare.

Guarda che io non ho detto niente a Pansy... ti stavo solo dando della cretina, CRETINA di una WEASLEY!

Ginny fermò il boccone a metà strada tra il piatto e la sua bocca.

"Non scherzare Malfoy. Non direi mai una cosa del genere ad una ragazza, anche se si tratta della Parkinson." pensò risoluta Ginny, altamente convinta delle sue parole.

Pensala un po' come ti pare... quelle caramelle avranno effetti collaterali, che cavolo ne so.

"EFFETTI COLLATERALI?!"

Ginny lasciò cadere la forchetta che con un tintinnio fastidioso attirò l'attenzione di Tiger e Goyle.

"Ehi, Draco sei sicuro di sentirti bene?"

"Cazzi miei, ok?" rispose dura Ginny.

"ODDIO! Gli ho risposto male!"

L'ho sentito. Le rispose un Malfoy indifferente.

"Ma non capisci! IO non gli avrei mai risposto a quel modo!" esclamò con tono esasperato Ginny.

"Sto diventando Draco Malfoy!" disse Ginny a voce alta.

"Fin a prova contraria... SEI Draco Malfoy."Un Serpeverde aveva alzato il sopracciglio rispondendo a quell'assurda affermazione di Ginny.

"E a te che importa se lo sono o no?" Rispose di sua volontà Ginny, cercando di giustificare in qualche modo le sue parole. Rimase in silenzio fino al termine della cena, ignorando gli appellativi poco decorosi che il vero Malfoy le rivolgeva. Ginny sentì la testa diventarle pesante mentre cercava lo sguardo dei fratelli nel tavolo della sua vera Casa. Quando decise di alzarsi, i gemelli Weasley e lo stesso Harry si alzarono a loro volta con una certa discrezione, seguendo il Serpeverde fuori dalla Sala.

"Malfoy!" udì la voce di Harry chiamarla e si voltò, felice, verso i tre Griffondoro.

"Harry!" Ginny chiamò il ragazzo con un tono sollevato della voce. Il Bambino Sopravvissuto fece un passo indietro, poco abituato a quell'atteggiamento inusuale del Serpeverde. Ricordando che probabilmente era Ginny e non Malfoy a parlare si riebbe dal suo timore.

"G-Ginny stai bene?" le domandò Harry, prendendo a camminare verso di lei.

"Sorellina stai bene?" le domandò Fred, imitando Harry.

Digli di non AVVICINARSI!

L'urlo di Malfoy fece comprendere a Ginny quanto precaria fosse la sua felicità in quel momento.

"Fermi ragazzi! Malfoy non vuole avervi vicino!" disse loro, mordendosi il labbro inferiore.

I tre ragazzi si bloccarono, assumendo espressioni alquanto stupite.

"Vuoi dire che Malfoy ci può vedere?" domandò interessato George, osservando la sorella come una cavia di laboratorio.

"Ma sei stupido George? Lo sai benissimo!" gli rispose stizzita Ginny.

Ginny si guardò intorno e, notando che alcuni studenti uscivano in quel momento dalla sala comune, fece cenno ai tre ragazzi di rimanere in silenzio.

"Che vuoi San Potter? Lenticchia e Mezzosangue non ci sono a pararti il culo?"

Harry rimase sorpreso da quelle parole, ma capendo il gioco di Ginny, decise di rispondere per le rime.

"E te non hai quegli amici dei tuoi bisonti?" Harry finse un tono sprezzante.

Continuando a insultarsi, i quattro lasciarono il corridoio, e si fermarono di fronte alla classe di Divinazione.

"Allora," prese a dire Harry ora con tono normale ,"complimenti, la figuretta che hai fatto prima non era niente male. " Sghignazzò il ragazzo.

"Veramente quella non era voluta..." disse Ginny , "però ammetto che è stato divertente." Ginny sorrise.

"Oddio, Malfoy che sorride. Mi fa accapponare la pelle," disse un Fred perplesso.

Ginny rivolse gli occhi di Malfoy sul fratello che, sentendosi osservato, inghiottì pesantemente.

"Che c'è? Hai paura?" domandò divertita Ginny.

"N-no..." disse a stento Fred. Ginny osservò il fratello che aveva preso a grattarsi la base del collo, segno che aveva mentito.

"A proposito," disse con il tono freddo di Malfoy ,"ci possono essere effetti collaterali?"

La domanda spiazzò i gemelli Weasley, che iniziarono ad osservarsi.

"Allora?" domandò Ginny spazientita, mentre i due fratelli balzarono un poco per il tono autoritario.

"Non lo sappiamo. Perché? Hai avuto qualche problema?"

Ginny emise un sospiro. "Niente di particolare, evidentemente."

"Ehi, Draco! Che fai qui con lo Sfregiato e i Pel di carota?" la voce di Goyle risuonò in tutto il corridoio, e Ginny, uditolo, si ricompose con una delle espressioni sprezzanti di Malfoy.

"Gli stavo solo ricordando quanto idioti possano essere." disse Ginny, lanciando un'ultima occhiata a Harry e sorpassandolo per raggiungere i due Serpeverde. "Sapete," disse infine ,"certa gente è capace di dimenticarsi della propria vera natura."

Quando Ginny si fu allontanata abbastanza, i tre ragazzi si guardarono negli occhi, annuendo convinti.

Ginny Weasley era senza ombra di dubbio una Malfoy mancata.

**

"Allora ci vediamo domani, 'notte Draco."

Ginny salutò i due ragazzi con un lento gesto della mano, desiderando ardentemente di poter dormire. Quando entrò nella stanza di Malfoy ricordò che i compagni di quest'ultimo erano assenti. Almeno in quella circostanza poteva ritenersi tranquilla. Appena chiuse la porta alle sue spalle, sentì la voce sprezzante di Malfoy dentro di lei.

Spero solo che i tuoi fratelli non mi abbiano contagiato con il loro morbo dell'imbecillità.

Ginny fu presa dalla voglia di darsi un pizzicotto, ma ricordando che il vero Malfoy non avrebbe sicuramente sentito alcun dolore, resistette a quella tentazione. Osservò esausta il letto e si lasciò cadere di peso su di esso.

Ehi, non avrai mica intenzione di farmi dormire vestito così!

A quella espressione, Ginny aprì gli occhi. Una leggera preoccupazione prese a sfiorarle la mente.

"Ce-certo." disse, tutt'altro che sicura.

Ma non se ne parla neanche! Io ho bisogno di una doccia dopo esser stato a stretto contatto con quei tre! ESIGO una doccia!

Il volto di Malfoy si fece violaceo, non appena Ginny ricollegò le conseguenze alle parole di Malfoy. Si sedette con velocità sorprendente, assumendo espressioni illegibili. Iniziò a scuotere violentemente la testa.

"NO!" disse con tono secco, senza ammettere repliche.

EHI Weasley! Come osi dirmi di no! E' il MIO corpo, non lo dimenticare.

Sì, in effetti, per quel particolare, aveva dimenticato che il suo era un corpo maschile. Diventò ancora più paonazza, rendendo il volto di Malfoy ancora più inusuale. Ringraziò Dio per l'assenza dei suoi compagni di camerata; era l'unica nota positiva di tutta quella situazione. Non poteva fare una doccia, non poteva nemmeno spogliarsi perché altrimenti avrebbe visto tutto. TUTTO ciò che lei non voleva assolutamente vedere. Sentì il cuore di Malfoy batterle velocemente nel petto. Tentò di calmarsi per non mostrare la sua agitazione al vero Serpeverde, ma il suo tentativo sfumò quando con la mente tornava ad ascoltare l'esigenze del ragazzo.

"Ma non ti imbarazza sapere che io potrei vedere certe... parti?" Ginny riversò tutta la sua speranza sull'ultima parola. Attese qualche secondo, ma le parole di Malfoy le giunsero taglienti come al solito.

No, a me non fa nè caldo nè freddo. Tante ragazze mi hanno visto nudo, che differenza farebbe con te, Weasley?

Non era quella la risposta che avrebbe desiderato sentire. Lo stomaco di Malfoy si contrasse in una morsa. Ginny comprese che aveva iniziato quel lento processo in cui il cervello, troppo stressato, cercava di trasmettere un poco di tensione alle altre parti del corpo. Iniziò a balbettare a voce alta, sforzandosi di trovare una risposta decente per quella sicurezza così ostentata dal giovane Serpeverde.

"Sai che ti dico Malfoy? Il tuo corpo lo controllo io ora, quindi: NIENTE DOCCIA!" con quelle parole, scostò le coperte e si infilò nel letto. Chiuse gli occhi con forza, cercando di prendere sonno. La stanza cadde nel buio più totale e Ginny cercò una posizione abbastanza comoda su cui coricarsi. Dopo qualche minuto di silenzio, Ginny si portò a sedere parlando ad alta voce.

"PIANTALA MALFOY!"

"Ho detto basta!" urlò una seconda volta, mettendosi le mani nei capelli.

Dentro di lei, il vero Malfoy aveva preso a parlare e a lanciare dispregiativi contro la ragazza. Il suo intento era, chiaramente, quello di non lasciarla dormire. Ripeteva la parola doccia un numero incalcolabile di volte, lasciando Ginny nella disperazione più completa. Disperata, Ginny si diede un colpo in testa, lasciando che un vigoroso ahia le fuoriuscisse dalle labbra.

Almeno mettiti il pigiama, CRISTO!

Ginny sbuffò infastidita dalla pressante insistenza del ragazzo, tanto che alla fine cedette sconfitta.

"Dov'è?"

Sotto al cuscino, stupida di una Weasley.

Ginny imprecò ed afferrò con violenza un pigiama completamente nero. I gusti di Draco Malfoy, pensò, erano alquanto discutibili. Lo gettò sul letto e si sfilò il pesante maglione di lana, gettandolo, senza molte cerimonie per terra.

EHI! Quella lana viene dalla Scozia!

Ginny alzò gli occhi al cielo, non particolarmente sorpresa dalla vanità di Malfoy. Iniziò a sbottonarsi la camicia, mentre un leggero rossore prese a colorare le guance del ragazzo.

Weasley, il fatto che tu arrossisca, rende la scena alquanto perversa.

"E cosa te ne importa, non c'è nessuno no?" disse stizzita la giovane, che per l'agitazione, aveva difficoltà a sbottonare l'ultimo bottone.

Dopo qualche secondo di silenzio, la voce di Malfoy tornò a rimbombarle nella testa.

Non mi dire che è la prima volta che vedi il corpo nudo di un uomo?

Sorpresa da quelle parole, Ginny strattonò in malo modo la camicia, facendo rotolare il bottone dorato per terra, contribuendo ad aumentare le imprecazioni del ragazzo. Che male c'era se non aveva mai visto NIENTE? Era forse un peccato mortale? Lo pensò, ma non lo disse. Malfoy, incurante del silenzio della ragazza, tornò a rimarcare la sua domanda.

"Sì." disse Ginny per farla breve, poco convinta che Malfoy si sarebbe accontentato di quella risposta.

SI'?! Ma come? E con Kyle "manine sante" non c'hai fatto niente? disse Malfoy con un velo di presunzione nella voce.

"Non vedo perché debba dirti cose tanto personali, MALFOY." rispose decisa Ginny.

Perché al momento mi stai rompendo le palle con la TUA presenza nel MIO corpo. Disse senza esitazione il ragazzo.

Ginny fece una smorfia, cercando di evitare che lo sguardo si abbassasse nella direzione del petto. Si infilò con fretta e furia la maglia del pigiama, imprecando quando aveva compreso che l'aveva messa al contrario. Quando ebbe terminato quella prima parte decise di passare alla parte peggiore. Si guardò all'altezza della vita, dove stava una cintura con la fibbia in argento del serpente.

Quindi sei sempre una verginella? No, davvero Weasley, mi è caduto un mito. Continuò divertito Malfoy.

"Ma la vuoi smettere? Devo concentrarmi!"

Concentrarti?

"I pantaloni Malfoy, i PANTALONI!" urlò esasperata Ginny.

Ci fu una pausa di silenzio.

Weasley, da che mondo è mondo, i pantaloni non sono difficili da togliere. Disse con tono provocatorio il biondo Serpeverde.

"Ma questi sono i TUOI pantaloni e se permetti ho il diritto di essere disperata!"

Sono convinto che tu in fondo desideri strapparmeli di dosso.

Ginny si fece paonazza. Quella conversazione stava cadendo nell'assurdo. Lei non avrebbe retto a quelle provocazioni tanto evidenti ed esplicite.

Quando si tolse i pantaloni dell'uniforme, Ginny prese a guardare insistentemente le pareti della stanza. Sentì il calore dissolversi ed il freddo penetrarle dentro. Con un movimento impacciato si infilò i pantaloni neri del pigiama e al termine della sua impresa trasse un sospiro di sollievo. Il rossore dalle guance di Malfoy parve diminuire. Non aveva mai fatto niente di tanto audace prima di allora, eccezion fatta che per l'episodio con Kyle.

"Adesso sei contento, Malfoy?" domandò scocciata Ginny. Dopo una pausa di pochi secondi, Malfoy si degnò di rispondere.

No, ma fa lo stesso. C'è il rischio che guardando il mio corpo tu riesca perfino a deturparlo.

Ginny alzò una seconda volta gli occhi al cielo per la ricercata terminologia di Malfoy. Non esistevano limiti alla stupidità umana.

Tornò sotto le coperte, assaporando deliziata il loro tepore. Aveva tremendamente sonno dopo quella giornata così scombussolata e, chiudendo gli occhi, pregò Dio di mettere a tacere in qualche modo la voce fastidiosa di Malfoy. Era stato un bello scherzo, e più volte si era complimentata con l'idea dei fratelli, ma era uno scherzo pesante se adoperato su Malfoy. Perché non esisteva persona più stressante del Serpeverde.

Quando Ginny fu sul punto di addormentarsi, una fastidiosa sensazione al basso ventre la colse alla sprovvista. Ginny arrossì, realizzando che quella sensazione altro non era che il bisogno impellente di andare in bagno.

"Piuttosto me la faccio addosso!" esclamò, cercando di imporsi quell'idea. Non le importava se avrebbe macchiato il letto di Malfoy, ma mai e poi mai sarebbe andata al bagno. E il vero Serpeverde parve sentire i suoi pensieri, perché iniziò subito a lamentarsi.

Non OSERAI farla nel letto, VERO?!

"Se avessi in corpo la tua stessa cattiveria, ne sarei capace. Tu non ti fai certi scrupoli." rispose Ginny con un tono stranamente tranquillo. La ragazza sorrise al pensiero che le parti finalmente si erano invertite, ora era Malfoy ad essere agitato. Ma davvero una piccolezza come la pipì nel letto poteva far vacillare la sicurezza boriosa del Serpeverde? Ginny ci pensò qualche secondo ed emise un'esile risata. Immaginò Harry e Ron schernirlo davanti a tutta la scuola. Decisamente divertente.

"Siccome ho sonno, cercherò di trattenerla al più lungo possibile. Buonanotte e sta zitto."

Malfoy mugugnò un buonanotte a stento.

Ginny chiuse gli occhi cercando di prendere sonno, benché le fosse in parte impossibile. Ma in quel momento fu costretta ad ammettere che Malfoy non aveva alcuna colpa, visto e considerato che sembrava essersi chiuso in un religioso silenzio.

"Malfoy, stai dormendo?"

Adesso non più, WEASLEY. Rispose palesemente irritato Malfoy.

Ginny si morse il labbro, stranamente urtata per la risposta del ragazzo.

Sentì Malfoy sbuffare irritato.

Com'è la situazione nelle parti basse? Disse infine il Serpeverde.

"Non farmici pensare Malfoy!" urlò Ginny, terrorizzata al pensiero dello stimolo.

Se la fai, sappi solo che dopo non avrai modo di raccontarlo in giro.

"Non c'è bisogno che tu lo dica, lo so benissimo." Disse sarcastica Ginny.

Bene. Adesso sta zitta e lasciami dormire in pace!

Un'espressione delusa attraversò il volto di Malfoy. Non ne capiva il motivo, ma l'idea di parlare con Malfoy si era affacciata per qualche secondo nella mente di Ginny. E con parlare intendeva una conversazione civile priva di insinuazioni e calunniate reciproche. Ma i buoni propositi della ragazza non sembrarono essere compresi dal Serpeverde, e di questo Ginny ne fu dispiaciuta, in parte... perché Draco Malfoy rimaneva sempre l'essere viscido che Hogwarts racchiudeva tra le sue mura.

A poco a poco, sentì le palpebre appesantirsi e, capendo che il sonno sarebbe giunto di lì a poco, si riassettò il cuscino sotto alla testa.

**

Mosse una mano. Era il primo movimento che compieva la mattina: spegnere la sveglia magica sul comodino. Con sua grande sorpresa, non sentì gli spigoli dell'odiato oggetto, ma qualcosa di soffice e sorprendentemente caldo. Aprì lentamente gli occhi e si sorprese di non vedere i raggi di sole penetrare dalla finestra sopra al suo letto. Ah, ricordò, in quel momento non era lei. Bensì la persona più odiata di Hogwarts. Si sollevò lentamente, massaggiandosi la testa con la mano destra. Una massa voluminosa e increspata di capelli entrò in contatto con le dita della sua mano. Alzò un sopracciglio e solo allora vide Draco Malfoy sdraiato al suo fianco.

Ginny sbarrò gli occhi e, urlando con quanto più fiato aveva in gola, si sbilanciò dal letto e cadde trascinando in parte le coperte. In quel momento, Malfoy si svegliò di soprassalto, afferrando con gesto istintivo la bacchetta sul comodino. Rimasero per qualche secondo immobili, fissandosi l'uno negli occhi dell'altra.

"Weasley?" Malfoy abbassò la bacchetta, guardando sorpreso la ragazza che, sempre immobile, era coperta per metà dalle lenzuola del letto. Quando realizzò la situazione, il Serpeverde sollevò gli angoli della bocca. L'effetto della Bon Bon Metamorfa era durato un solo giorno.

"A quanto pare, lo scherzo è finito... WEASLEY."

Ginny inghiottì pesantemente, poi divenne di un rosso tanto accesso da competere con i suoi capelli.

"Ma-Malfoy co-copriti..." disse, coprendosi gli occhi con le mani.

Il ragazzo guardò il suo pigiama addosso a Ginny e di colpo comprese di essere completamente svestito. Con un gesto fulmineo delle mani, si portò le coperte all'altezza del torace, arrossendo leggermente.

Ginny si portò in piedi ed inciampò sui pantaloni del pigiama, ora troppo lunghi per lei.

"Ridammi il pigiama!" le gridò Malfoy con una voce sorprendentemente pudica.

"Non ci penso nemmeno!" rispose scioccata Ginny. E detto ciò scavalcò il letto passando oltre il corpo semi sdraiato di Malfoy. Il Serpeverde la bloccò costringendo Ginny a rimanere in parte seduta sul ragazzo.

"Dove credi di andare, eh, Weasley?"

"Che domande stupide! Voglio tornare nel mio dormitorio!" disse Ginny, mentre il freddo le penetrava da sotto il pigiama. Malfoy le rivolse un sorriso beffardo.

"Pensi davvero che dopo tutto quello che mi hai combinato ti lasci andare così facilmente?"

Ginny non rispose, annuì solamente.

Draco emise una sonora risata.

"Sbagliato! Uscirai quando la sala comune sarà gremita di Serpeverde!" disse trionfante il ragazzo.

Ginny impallidì, non aveva dubbi che stesse dicendo la verità.

"A te conviene Malfoy?"

Il ragazzo la guardò, alzando un sopracciglio.

"Tutti saprebbero che ho trascorso la notte con te... che ne sarebbe del tuo onore? Il grande Draco Malfoy che si spupazza la stracciona Ginny Weasley... degradante, non trovi?"

Malfoy non rispose, osservò Ginny con uno sguardo carico di rabbia. La ragazza aveva giocato d'astuzia.

"Se mi aiuterai ad uscire, dopo potrai raccontare quello che ti pare. A me non interessa."

Ginny balzò giù dal letto e si affacciò alla porta, stando bene attenta a non essere notata.

**

Quando vide la porta della sua stanza, un largo sorriso si fece spazio sul suo volto.

Non solo era riuscita ad uscire dai sotterranei e ad eludere Gazza, ma era giunta sana e salva nel suo dormitorio. Prima di aprire la porta un pensiero le attraversò la mente. Lei era in pratica scomparsa.

Senza poter pensare alle conseguenze, la voce di Hermione la fece voltare.

"Bentornata signorina."

"Hermione?" domandò Ginny, sorpresa di trovare l'amica sveglia.

"Non voglio sapere niente, Harry mi ha detto tutto." Ginny si sollevò. Non aveva voglia di raccontarle tutto. Per lo meno non in quel momento.

"Sappi," disse Hermione sospirando rassegnata ,"che ho dovuto fare l'incantesimo della Memoria sulle tue compagne di stanza e raccontare in giro che avevi una malattia quasi pestilenziale da essere ricoverata con urgenza da Madama Chips."

Ginny sorrise. Alla fine, benché ci fosse una punta di disapprovazione nelle sue parole, Hermione l'aveva aiutata.

"Grazie."

Hermione sorrise, ma prima di andare, osservò un biglietto comparire davanti a Ginny.

"Che dice?" domandò, osservando l'espressione accigliata di Ginny.

"La professore McGranitt vuole vedermi nel suo ufficio."

Hermione bloccò Ginny.

"Ginny, forse dovresti cambiarti..." le disse la ragazza, osservando il pigiama nero che faceva molto Malfoy.

Ginny arrossì e farfugliando parole sconnesse, corse nella sua stanza a prepararsi.

**

"TU?!"

Due persone gridarono all'unisono di fronte alla porta della professoressa di Trasfigurazione.

Ginny Weasley e Draco Malfoy si stavano additando a vicenda con aria feroce.

"Sei peggio di una PIATTOLA, Weasley!!" le gridò Malfoy.

Ginny gonfiò indispettita le guance senza trovare una pronta battuta per ribattere.

"Voi due, poco baccano." La voce severa della McGranitt giunse loro alle orecchie.

I due ragazzi furono trascinati di peso dentro alla stanza e fatti sedere a forza su due poltrone messe a loro disposizione.

Trascorsero alcuni minuti di completo silenzio, nei quali Ginny prese a tormentarsi le mani in grembo. Malfoy appariva calmo e per niente intimorito, fatto che mandò in bestia la stessa Ginny.

"Signorina Weasley, abusare del corpo di un proprio compagno, le sembra corretto?"

La domanda improvvisa della strega la fece arrossire violentemente. Abusare. Suonava come una molestia sessuale ai danni di Malfoy.

"... abusare?"

"Mi ha capito benissimo. Non è certo il primo studente a fare una cosa del genere. Non menta, sarebbe fatica inutile. Sappiamo pressapoco tutto." disse la McGranitt con un tono di voce monocorde.

"Mi scusi." disse Ginny, abbassando lo sguardo. Le scuse non sarebbero state sufficienti. Malfoy sghignazzò, ma anch'egli fu ripreso dalla donna.

"E a lei, signorino Malfoy, le sembra giusto costringere una compagna ad entrare nella Foresta Proibita per ischerzo?" disse dura la professoressa. Stavolta fu il turno di Ginny di sorridere.

"Come...?!" fece per dire Malfoy.

"Non una parola di più. E' stato visto il giorno con la signorina Weasley al cancello della Foresta."

"Mente! Riferirò a mio padre di quest'offesa arrecatami!"

"Mi dispiace, ma il professor Piton è un testimone credibile." Ginny si sorprese nell'udire il nome del professore. Era strano che l' avesse volutamente aiutata.

"Per vostra fortuna, il preside Silente è stato clemente e ha deciso che rimarrete in punizione fino alla fine della settimana. E non crediate che questo sia un bene," sorrise la McGranitt ,"dovrete recuperare tutte le ore di lezioni perse, durante i vostri momenti liberi. Ciò vuol dire che sarete esentati dagli allenamenti di Quiddich e da eventuali partite giocate in questi giorni."

Un moto di dissenso si sollevò da entrambi i ragazzi, ma la donna non ammise repliche.

Una volta congedati, la porta dell'ufficio si richiuse alle loro spalle.

"E' tutta colpa tua, maledetta di una Weasley!" urlò Draco.

"MIA? E chi mi ha fatto entrare nella foresta, deficiente di un Malfoy!?" urlò di rimando Ginny.

Il ragazzo le rivolse uno sguardo di puro odio e, sprezzante, si mise a camminare nel corridoio. Roteò gli occhi alla vista della ragazza che lo seguiva.

"E SMETTILA di venirmi dietro!"

"NON ti sto venendo dietro! Anche io vado da questa parte idiota!" disse ostinata Ginny, cercando di superarlo per dare a vedere che fosse lui a seguirla.

Quando giunse alla rampa delle scale, Ginny prese a salire i gradini senza esitazione e senza degnare Malfoy di uno sguardo. Il ragazzo fece lo stesso, dirigendosi verso i sotterranei.

"Malfoy!" La voce di Ginny risuonò nell'atrio e la ragazza, sporgendosi dalla ringhiera, vide il Serpeverde fermarsi e guardare verso l'alto nella sua direzione.

"Che vuoi ancora Weasley?" disse con tono non particolarmente sprezzante.

Ginny rimase in silenzio, poi disse tutto d'un fiato.

 

"Ti ODIO!"

 

Un sorriso di scherno si fece strada sul suo volto, mentre Ginny staccava le mani dal parapetto delle scale.

Malfoy alzò un sopracciglio, sorridendo di rimando, e con un cenno elegante della mano, si avviò per la sua strada.

"La cosa è reciproca, WEASLEY!"

 

Ti odio e ti amo. Come possa fare ciò, forse ti chiedi.
Non lo so, ma sento che così avviene e me ne tormento.

(Odi Et Amo ~ Catullo)

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Capitolo 10
*** La Bestia che gridò Amore al mondo* - parte a (il passato che ritorna III) ***


Anatema - capitolo 8

Capitolo 8

La Bestia che gridò Amore al mondo* - parte a (il passato che ritorna III)

Da bambino non ero come gli altri,

non vedevo come gli altri vedevano, nè le

mie passioni scaturivano da una

fonte comune, e le mie pene non avevano

la stessa sorgente, il mio cuore poi, non

si destava alla gioia in armonia con gli altri.

Io, tutto ciò che amai, lo amai da solo.

Allora, nell'infanzia, nell'aurora di una vita

tempestosa, trassi il mistero che ancora

mi imprigiona da ogni abisso del bene e

del male, e dal torrente e dalla sorgente

[...] dal fulmine del cielo che improvviso

mi sfiorava, scoppiava accanto a me, dal

tuono, dalla furia della pioggia e dalla nube

che prendeva forma di un demone ai miei

occhi, mentre il resto del cielo era sereno.

( Alone ~ E. Poe )

Draco Malfoy chiuse il libro di Pozioni che stava studiando con molta attenzione.

Nella grande biblioteca di Hogwarts gli studenti dell'ultimo anno stavano studiando alacremente per poter acquisire il diploma tanto agognato. E l'estate era ormai alle porte e con essa, la sua vita scolastica, spensierata e priva di problemi, sarebbe terminata. Un capitolo della sua esistenza che sarebbe stato accantonato in un angolo della sua coscienza.

Draco Malfoy si alzò in piedi nel silenzio più assoluto. Al petto, la spilla del Prefetto brillava splendente ed alterea come il suo stesso possessore. Si portò il libro e gli appunti sotto a un braccio, prendendo a camminare verso il portone che lo avrebbe condotto nei corridoi della prestigiosa Hogwarts. In quel periodo dell'anno, la scuola fuoriusciva dal suo torpore invernale e dalle grandi vetrate, i raggi di un sole più caldo, penetravano indisturbati, illuminando gli interni delle aule. Gli studenti più giovani guardavano i più anziani con occhi ammirati, ma allo stesso tempo timorosi. I grandi insegnavano ai piccoli, portando avanti una tradizione a dir poco millenaria fatta di rivalità e di scontri tra le Case.

Mentre camminava con incedere elegante, notò gli sguardi trasognati delle studentesse, spesso sue coetanee. Sorrise al pensiero di essere un idolo per delle stupide ragazzine, che non agognavano ad altro che alla sua compagnia e che bramavano ogni sua parola. Ma per cosa, in fondo? Per il nome che portava cucito al petto. Malfoy. Famiglia devota all'Oscuro Signore, dedita esclusivamente al Male. Povere sciocche, nessuna di loro, aveva ben compreso il significato della parola Malfoy, tanto meno il ruolo che avrebbe avuto nel futuro.

Guardò l'orologio che aveva al polso ed affrettò il passo verso l'ala del Castello a disposizione dei Prefetti. Era stata indetta una riunione, noiosa a suo parere, per far rapporto sui comportamenti della settimana. Stese le labbra in un sorriso al pensiero del numero di Griffondori che aveva segnato sulla lista delle Infrazioni. Giunto di fronte a una porta, l'aprì senza molte cerimonie ed entrò nella stanza.

"Educato come sempre," una voce infastidita le giunse alle spalle.

In un angolo della stanza, Ginny Weasley, chiuse il libro che stava leggendo, assumendo un'espressione sprezzante.

Malfoy contraccambiò lo sguardo e, prima di domandarle il motivo per cui fosse in quella stanza, notò la spilla del Prefetto che la ragazza aveva appuntata al petto. Dimenticava che la penultima rimasta della famiglia Weasley era diventata Prefetto esattamente come lui.

Ginny si alzò, riassettandosi la gonna, decisa in tutto e per tutto ad attendere gli altri Prefetti di fronte alla porta della stanza. Non era nelle sue intenzioni rimanere da sola con Draco Malfoy.

"Paura, Weasley?" Malfoy si tolse il mantello e sedette su una delle sedie libere al centro della stanza.

"Non la chiamerei paura, Malfoy." disse Ginny alzando un sopracciglio ,"vedi, la tua presenza mi è pestilenziale." concluse con tono velenoso.

Sentì un fischio di scherno alle sue spalle, segno che Malfoy la stava volutamente provocando.

Ginny si voltò, camminando a passo spedito verso Malfoy, che continuò a rimanere seduto, benché la ragazza stesse in piedi di fronte a lui. Con un movimento molto pacato, Ginny si protese un poco verso il ragazzo, con stampato in volto un sorriso mellifluo.

"Solo perché sei un Malfoy, non vuol dire che ogni ragazza cada ai tuoi piedi. Dio mi ha fatto dono del cervello, sai, e per questo gli sono molto grata. Così ho modo di distinguere la spazzatura dalle cose realmente utili." disse quelle parole con tono glaciale, senza che alcun tipo di emozione interferisse con esse.

"Allora Dio ha sbagliato. Ha donato il cervello a una persona totalmente inutile, ma forse, ha solo avuto pietà di te e della tua misera famiglia." le rispose Draco, senza interrompere lo sguardo con quello della ragazza. Ginny, da parte sua, rimase indifferente.

"Non ti rendi conto di essere patetico Malfoy? Riesci solo ad offendere la mia famiglia. Questo perché la tua mente è soffocata dalla tua boriosità ed è molto ristretta." Ginny si fece ancora più vicina, distanziando il suo volto di pochi centimetri. "Sono inutile, dici? Eppure un anno fa servivo a qualcosa, no?" Ginny sorrise in modo meschino, baciando un angolo della bocca di Malfoy.

"Puttana." le disse Malfoy, osservando Ginny che, allontanatasi, si portava una ciocca di capelli dietro alle spalle. La ragazza l'osservò divertita e per niente toccata dal pesante dispregiativo che il Serpeverde le aveva rivolto.

"Mai quanto le ragazze che ti porti a letto." disse Ginny, chiudendosi la porta alle spalle.

La riunione, esattamente come aveva previsto, era andata per le lunghe. Era scoppiato un litigio tra il Prefetto dei Tassorosso e quello dei Corvonero che difendevano entrambi i propri compagni di casata, a loro detta, ingiustamente accusati. Per la prima volta nella storia Griffondoro e Serpeverde non erano al centro della disputa. Draco Malfoy sedeva su una sedia, con le gambe accavallate, mentre sfogliava annoiato un pacco di fogli sul tavolino. Ginny Weasley stava invece cercando di raddolcire i due Prefetti avversari.

"Lascia perdere, Weasley. Quei due sono talmente scemi che andranno avanti per ore." disse Malfoy, portandosi in piedi e prendendo in mano il proprio mantello. La ragazza non gli rispose e nemmeno gli rivolse uno sguardo, si limitò semplicemente a raccogliere le proprie cose. I due Prefetti, che naturalmente avevano sentito il tono di voce con cui Draco si era rivolto a loro, fermarono la loro disputa guardando con occhi adirati il biondo Serpeverde.

"Come hai detto Malfoy?" gli gridò contro il Prefetto dei Corvonero.

Malfoy non gli prestò molta importanza e si diresse verso la porta, seguendo Ginny che aveva fatto lo stesso.

Un fascio di luce attraversò la stanza mancando di striscio sia il biondo Serpeverde che la rossa Weasley, finendo poi per infrangersi con uno scoppio sul portone di massello. Sia Malfoy che Ginny si voltarono, quest'ultima abbastanza sorpresa.

"Ma dico, Sallighan, ti è forse saltato il cervello?" domandò Ginny al Corvonero, che, nel frattempo, aveva abbassato la bacchetta.

"Non avevo intenzione di colpire te." rispose il ragazzo, guardando fisso verso Malfoy.

"Theodor," prese a dire Malfoy scuotendo la testa ,"le tue incapacità sono senza limiti. Non riusciresti nemmeno a prendere un piccione con la mira che ti ritrovi." Il Corvonero gettò a terra la bacchetta ed afferrò Draco per il bavero del mantello. Malfoy non si mosse, ma si lasciò afferrare dal mago.

"Adesso basta voi due." Ginny allontanò entrambi, facendo forza sulle mani. "Non mi sembra il comportamento degno di due Prefetti."

Il Corvonero abbassò lo sguardo mormorando uno scusa stentato.

"Ma guarda, adesso ti fai mettere sotto anche da una donna." disse maligno Malfoy. Ginny anticipò la mossa del Corvonero ed afferrò con violenza un risvolto del mantello del Serpeverde.

"Ho detto basta." Malfoy scostò con altrettanto violenza la mano di Ginny.

"A me non puoi dare ordini, Weasley."

"Avrai anche ragione, ma non mi costerebbe niente andare dalla McGranitt e dirle del vostro comportamento." Con quelle parole, Ginny fece un passo indietro, afferrò nuovamente la sua sacca, decisa ad evitare i volti dei suoi tre compagni. In quei mesi gli studenti dell'ultimo anno, in particolare Draco Malfoy, si erano resi ancora più insopportabili. Nemmeno riusciva a immaginarsi quella persona che aveva dato al Serpeverde la nomina di Prefetto; sapeva solo che era stata una nomina del tutto sbagliata, Malfoy non aveva fatto altro che causare problemi a lei e agli altri Prefetti.

"Oggi stesso sarò io a fare rapporto alla professoressa McGranitt."

Nell'udire quelle parole, Ginny si voltò verso Kyle McGraw, Prefetto di Tassorosso. Malfoy e Sallighan si voltarono anch'essi, osservando il Tassorosso che, con aria seria, raccoglieva a sua volta le sue cose. Il volto di Ginny si sorprese non poco: l'espressione di Kyle, il ragazzo con cui aveva condiviso un anno della sua intera esistenza, era estremamente inespressiva.

"Va bene, l'ho detto anche io, ma..." iniziò a dire Ginny, rivolgendosi verso Kyle che, nel frattempo, l'aveva raggiunta davanti al portone.

"No, ho deciso Ginny. Malfoy non può andare avanti con questo comportamento. Adesso mi sono stancato." Ginny si sorprese nel constatare che, mentre parlava, Kyle non la guardava negli occhi.

"Per tua norma, io sono qui Grande Prefetto. E Dio non mi ha ancora punito trasformandomi in una Weasley." disse Malfoy, infastidito dal fatto che il ragazzo non lo avesse tenuto minimamente in considerazione.

Il Tassorosso nemmeno si voltò e continuò a dare le spalle a Malfoy.

"Vedrai, presto o tardi riuscirò a toglierti quel sorrisetto idiota dalla faccia."

Prima che Ginny potesse replicare, Malfoy si parò dietro al Tassorosso e, scostandolo dalla porta, gli sfoderò un pugno diretto allo stomaco. Ginny emise un gridolino di sorpresa, mentre impietrita osservava Kyle rialzarsi e, estraendo la bacchetta dal proprio mantello, lanciare un incantesimo contro Malfoy. Il Serpeverde, completamente indifeso, ricevette in pieno l'offensiva di Kyle e fu scagliato contro il tavolo della stanza.

"Malfoy!" Ginny corse oltre Kyle, chinandosi a fianco di Malfoy che, semi svenuto, aveva battuto la testa contro il bordo del tavolo. Ginny ritrasse la mano da dietro il capo di Malfoy e vide che era macchiata di sangue.

"Ma che diavolo t'è preso, Kyle?!" urlò Ginny contro il Tassorosso che era rimasto completamente immobile. Solo il suo respiro era leggermente affannato. Quando si rese conto del suo gesto, impugnò di nuovo la bacchetta.

"LEVATI! Devo completare l'opera!"

L'espressione di Ginny si fece sorpresa, e in parte impaurita. Non aveva mai visto il proprio ex-fidanzato comportarsi in modo tanto violento. Abbassò lo sguardo e, sebbene Malfoy non meritasse la sua preoccupazione, tentò di rianimarlo dandogli delle pacche sulle guance pallide. Poi tornò con lo sguardo al Tassorosso.

"Smettila, stupido! Hai idea dei guai in cui ti sei cacciato?!"

"NON me ne importa niente, questo bastardo di un Mangiamorte si merita ben altro!"

"Adesso, falla finita Kyle." disse la voce del Corvonero.

Senza ascoltarlo, il Tassorosso si diresse a grandi passi verso Ginny e Malfoy e appena di fronte a loro, puntò la bacchetta contro un Malfoy semi svenuto.

"Ma-maledetto..." farfugliò Malfoy, mentre cercava di sollevarsi, evitando il contatto con Ginny.

"SMETTILA KYLE!" urlò Ginny contro il Tassorosso.

Con una mossa improvvisa, Ginny si sentì strattonare un braccio con una violenza tale da farla cadere lontana da Malfoy. Kyle l'aveva spinta, mentre si preparava a scagliare un secondo incantesimo contro un Malfoy che a malapena si reggeva in piedi.

Ginny, con una mossa istintiva, si rialzò ed afferrò il braccio di Kyle, impedendo all'incantesimo di centrare il bersaglio. Quando il ragazzo si accorse del gesto di Ginny, si liberò violentemente dalla stretta della ragazza e le diede uno schiaffo ben assestato sul volto.

"Puttana! Come puoi difendere Malfoy? Solo perché ci sei andata a let-"

Ginny, strofinandosi la guancia offesa, ricambiò il gesto, schiaffeggiando Kyle.

Per molti secondi tutti rimasero in silenzio. Ginny iniziò a tremare mentre le lacrime iniziavano a pungerle gli occhi.

"CRETINO! Cosa pensi di ottenere ammazzando Malfoy?!" urlò a un Kyle totalmente inoffensivo.

Sentendo il silenzio da parte del Tassorosso, Ginny riprese "In questo modo non sei diverso dai Mangiamorte che disprezzi tanto!"

Ginny tornò a respirare come se in quel momento l'aria stessa le fosse stata preclusa.

Si voltò verso Malfoy e adirata gli disse "Ti accompagno da Madama Chips!" Malfoy, notando lo sguardo rabbuiato della ragazza, non ebbe la forza di protestare, benché non avesse intenzione di essere aiutato da una Weasley.

Ma in quel momento non c'era niente di meglio.

Ginny si portò un braccio di Malfoy sopra la spalla e barcollando procedette verso la porta, che le fu prontamente aperta da Sallighan. Quando i due sparirono nel corridoio, il Prefetto dei Corvonero tornò con lo sguardo a Kyle che, con le braccia abbassate, impugnava ancora la bacchetta.

"Stavolta sei nei guai amico mio."

**

Quando riaprì gli occhi, la prima persona che vide fu Madama Chips. Di conseguenza comprese che in quel momento si stava trovando in infermeria. Fece per alzarsi, ma la voce della donna lo fece desistere dal suo intento.

"Signorino Malfoy, le consiglio vivamente di rimanere sdraiato."

Malfoy sbuffò, costretto a seguire l'ordine della donna.

Si voltò per guardare la sponda del letto, ma non vide nessuno. Aveva come la sensazione che prima, mentre ancora dormiva, qualcuno gli fosse seduto accanto. Un dolore improvviso alla nuca lo fece gemere, e in quel modo ricordò ciò che era avvenuto quel pomeriggio.

"So benissimo cosa è accaduto, perché la signorina Weasley mi ha detto tutto." Madama Chips si avvicinò al ragazzo porgendogli una pozione contro il dolore.

"Benché non sia mia abitudine, manterrò il silenzio verso i vostri professori."

"Tzè, ma non è detto che io faccia altrettanto." disse Malfoy, consapevole che, con quella mossa, Ginny voleva salvare McGraw. Madama Chips lo guardò ed alzò un sopracciglio.

"Oh, davvero? A quanto mi è stato detto lei è stato molto provocatorio."

Malfoy sbuffò, comprendendo ciò che la donna gli aveva voluto dire. In altre parole, nemmeno a lui conveniva parlare, altrimenti avrebbe ricevuto una uguale punizione

"Non si preoccupi, la sua ferita è leggera. Tempo domani e le toglierò anche la fasciatura."

"Mi dica, è stata Weasley a portami qui?"

"Sì."

Malfoy alzò gli occhi al cielo: non c'era cosa più umiliante che essere salvato da una Weasley.

**

Ginny camminava nel corridoio ad est di Hogwarts. Le sue lezioni erano durate fino a tardi pomeriggio. Quella mattina era passata dall'infermeria per informarsi delle condizioni di Malfoy, ma Madama Chips le aveva detto che il ragazzo dormiva. Insomma, per certi versi, era stato meglio non rivedere Malfoy. Aveva pensato tutto il giorno al comportamento di Kyle, perchè a differenza del Serpeverde, il Tassorosso si era sempre dimostrato pacifico e tranquillo. Almeno quando era con lei.

Sollevò lo sguardo e notò che delle giovani studentesse stavano in piedi vicino alla rampa delle scale. Quando la videro, le andarono incontro. Ginny si sorprese nel constatare che le ragazze appartenevano alla casa di Serpeverde.

"Weasley, ti dobbiamo parlare."

Ginny alzò un sopracciglio, non molto convinta delle intenzioni delle Serpeverde.

"Sentiamo, cosa volete?" disse Ginny con tono asciutto.

Una delle ragazze parlò in rappresentanza delle altre.

"Oggi in Sala Grande è successo del casino."

Ginny si sorprese, notando quanto fossero mansuete le studentesse.

"E allora? Io non sono il vostro il Prefetto." disse con voce abbastanza scocciata.

La Serpeverde che aveva parlato fece una smorfia.

"Lo sappiamo, ma a quanto pare sei l'unica a nostra disposizione."

"Non sono un oggetto e se avete avete qualche problema rivolgetevi a Malfoy."

Nel sentire il nome del Serpeverde, le ragazze arrossirono.

Queste sono andate. Altre vittime di Malfoy.

"Lo abbiamo cercato in infermeria, ma non c'è." disse una seconda ragazza.

"Non c'è?" Ginny le guardò, non avevano motivo per mentirle. Evidentemente la sua ferita era molto meno grave del previsto.

"Pensavamo che tu lo sapessi..."

Ginny si imbronciò per quelle parole.

"Non vedo perché IO dovrei sapere dove sia quel deficiente!" disse, arrossendo nonostante tutto.

"Bhè..." prese a dire una ragazza ," tu e Malfoy siete stati insieme, no?"

Il rossore di Ginny si fece più pronunciato.

"Si, ma è stato un anno fa. Adesso non c'è alcun tipo di rapporto tra noi!"

Ginny osservò una delle ragazze arrossire mentre guardava oltre la sua spalla.

"Precisamente." la voce atona di Malfoy le giunse alle orecchie come un sibilo. Ginny si voltò di scatto e vide Malfoy dietro di lei con stampato uno dei suoi soliti sorrisini. "Bene, vedo che vostra Eccellenza si è aggiustato la testa... speriamo meglio dell'ultima volta."

"Che c'è? Fai del sarcasmo Weasley?" le disse Malfoy, facendo una smorfia.

Dopo aver risposto con la medesima espressione, Ginny rivolse la sua attenzione di nuovo sulle studentesse.

"Bene, il vostro Prefetto è qui. Quindi, se permettete." disse Ginny, ma l'espressione inebetita delle ragazze la bloccò.

"Bhé? Adesso Malfoy è qui... ditegli quello che avete detto a me..." disse, non capendo il loro imbarazzo.

"Cosa volete?" domandò gelido Malfoy. Nel sentire la voce del ragazzo, le studentesse fecero un piccolo balzo. Ginny si tenne la fronte con una mano e parlò al loro posto.

"Hanno detto che oggi c'è stata un po' di confusione in Sala Grande... il perché non lo so." disse Ginny, alzando le spalle.

"E cosa sarebbe successo?" Malfoy rivolse uno sguardo mellifluo alle ragazze.

Prima che la più coraggiosa potesse rispondere, la voce di altri studenti richiamò l'attenzione di Ginny. Tre ragazzi di Griffondoro la raggiunsero affannati.

"Prefetto Weasley, oggi è successo un casino a mensa! I Tassorosso hanno picchiato i Griffond-" il ragazzo smise di parlare non appena notò la presenza di Malfoy.

"Esatto!" esclamò una Serpeverde "E si sono azzuffati anche con noi!"

"Scusate," prese a dire Ginny ,"lo dovreste dire ai professori... non a noi."

"Si, ma i Tassorosso hanno detto che la colpa era dei nostri Prefetti."

Ginny e Malfoy si guardarono.

"Che assurdità! Se vi azzuffate non è certo colpa nostra!" disse aspro Malfoy.

"Fatto sta' che hanno iniziato ad offenderci..." disse intimidito uno studente di Griffondoro.

Delle grida provenienti dal cortile destarono le loro attenzioni. Ginny si affacciò a una finestra e vide un gruppo di Tassorosso discutere animatamente con alcuni studenti di Griffondoro e Serpeverde.

"A quanto pare non hanno perso tempo..." disse uno studente.

Ginny iniziò a correre per il corridoio diretta verso l'uscita di Hogwarts. Malfoy la seguì qualche secondo dopo, così come gli studenti che erano con loro.

Raggiunto il cortile, Ginny gridò contro il gruppetto di persone.

"Cristo, i Prefetti!"

"Andiamocene!"

Ogni tentativo di fuga fu però bloccato dall'intervento di Malfoy. Gli studenti di Tassorosso si spalleggiarono, cercando una via d'uscita a quella situazione.

"Allora, si può sapere che v'è preso?" esclamò Ginny, cercando di farsi sentire.

"Ehi, cosa sta succedendo?!" Kyle accorse nel cortile. Alla vista di Ginny e Draco, il Prefetto dei Tassorosso abbassò lo sguardo. Un secondo dopo, Kyle guardò la bacchetta che Malfoy stringeva in pugno.

"Voi due," disse rivolto a Ginny e a Malfoy ,"cosa avevate intenzione di fare? Non potete usare le bacchette contro altri studenti."

Malfoy ebbe uno scatto di rabbia, ma Ginny stese un braccio per fermarlo.

"Non credo che tu sia la persona giusta per dire una cosa del genere..." disse con durezza Ginny.

"Ah, no?" disse Kyle con tono sprezzante. "Mi dispiace aver deturpato il bel faccino del tuo Malfoy..." a quelle parole, un'onda di esclamazioni si sollevò tra i presenti.

Ginny strinse i pugni cercando di calmarsi.

"Oh, ma guarda..." prese a dire sprezzante Malfoy. "Ti brucia forse che Weasley ti abbia piantato.... bhé non che tu fossi un ottima scelta."

"EHI! Non mi sembra il caso di parlare di queste cose!" disse adirata Ginny contro Malfoy.

Ginny vide Kyle diventare rosso per la vergogna, mentre tutte le studentesse presenti presero a seguire con molto interesse.

"O forse ti brucia perché ha preferito me a te?" il tono calmo della voce di Malfoy era in netto contrasto con l'espressione di Ginny. Dopo le parole del Serpeverde, un'ovazione quasi da stadio prese a sollevarsi nel cortile.

"MALFOY!" urlò la ragazza in preda al panico. Malfoy non la guardò nemmeno, ma mantenne il proprio sorriso mellifluo.

"Tzè, Ginny non fa testo," disse ridendo Kyle ,"perché alla fine si è rivelata essere quella che è."

Ginny afferrò la bacchetta e scagliò un incantesimo non molto potente contro il Tassorosso, lo raggiunse ancora steso a terra e lo afferrò con forza per il mantello.

"Continua mi interessa, cosa sarei io?" disse con un tono inferocito della voce.

Kyle non rispose, mentre Ginny lo riportava in piedi.

"Se la nostra vita sentimentale dev'essere sbandierata ai quattro venti, siamo sinceri fino in fondo: non sai baciare, sei un completo impedito e non arrivi mai al SODO!" urlò, presa da una foga arrestabile.

Delle risate sommesse si sollevarono, mentre Kyle si sbarazzava della stretta di Ginny. Fece per ribattere, ma con suo grande dissenso, pensò che Ginny non aveva difetti. O meglio, non aveva difetti nel lato sentimentale del termine. Si era fatta carina e non aveva problemi con i ragazzi.

"Questa me la pagherete tu e Malfoy." disse, sputando per terra.

"Ed io cosa centro di grazia?" domandò neutrale il Serpeverde.

Kyle non rispose, ma gli lanciò un sguardo abbastanza eloquente. Si incamminò verso l'entrata della scuola, seguito dal gruppetto di Tassorosso.

"Ehi, cosa fate voi ancora qui!?" esclamò Malfoy, risvegliando gli studenti rimasti dal loro torpore.

"Andatevene prima che faccia rapporto!" con quelle parole, Serpeverde e Griffondoro presero a correre, sparendo un minuto più tardi.

"Bene, Weasley," disse osservando la ragazza rimasta sempre in piedi ,"mi sa che hai dato inizio a una bella guerra."

Ginny lo guardò in tralice e sbuffò.

"TU" disse, puntando il dito indice contro il petto di Malfoy.

"Non ti azzardare più a dire certe cose!"

"Quali cose?" domandò provocatorio Malfoy.

La rossa lo guardò infastidita.

"Sai bene cosa. Bada che se non te ne starai zitto, potrei farti molto più male di Kyle."

Malfoy emise un fischio derisorio. Ginny gli passò accanto indifferente.

Si, decisamente lo odiava.

**

"Cosa? Griffondoro e Tassorosso si sono presi?" domandò meravigliata Hermione. Ginny la guardò sorpresa.

"Scusa a cosa stavate pensando durante il pranzo?" Hermione arrossì di colpo e Ginny comprese all'istante.

"Vabbè, lasciamo perdere." disse alzando gli occhi al cielo. Semplicemente Hermione non era a pranzo, ma in ben altra compagnia.

"Scusa, ma con il fatto che quest'anno abbiamo il diploma, non facciamo molto caso a queste cose..." Ginny squadrò Hermione che stava cercando di deviare da tutt'altra parte la loro conversazione. La ragazza sorrise maliziosa, reazione che fece ulteriormente imbarazzare l'amica.

"Ho notato," disse Ginny chiudendo un occhio ,"che parli sempre al plurale... non so se devo essere contenta o preoccupata." concluse soffocando una risatina.

Era al corrente che Hermione ed Harry stavano insieme, benché loro avessero mantenuto il riserbo più assoluto.

Non sapevano decisamente fingere.

"L-l'hai saputo..." disse in un soffio Hermione.

"Più che saperlo, mi sembra decisamente palese. Ho notato che di questi tempi brontoli solo mio fratello." disse ridendo la giovane Weasley.

"Oh, bhè, allora presumo che non debba più inventare scuse..." rispose Hermione con un tono decisamente sollevato.

"Non capisco perché vi facciate tanti problemi... in fondo, che male c'è?"

"Il fatto è che Harry è parecchio popolare..."

Ginny guardò Hermione e pensò a Malfoy.

"Ho capito l'antifona," disse, sospirando.

"Parlando di altro," Hermione sorrise. "La McGranitt ti ha chiamato nel suo ufficio... perché?"

"Hermione..." disse Ginny sospirando ," ho paura che la vicinanza di Harry ti abbia un poco privata della tua brillantezza mentale..." disse Ginny, volendo suonare ricercata. L'amica alzò un sopracciglio, contrariata.

"E' per quello che è successo nel cortile, no?" le disse.

"Di che ti lamenti, sei tu il Capo Prefetto dei Griffondoro."

Da Harry aveva anche acquisito la stessa ingenuità di pensiero.

Ginny sollevò gli occhi al cielo.

"Ho sentito che ti sei rimessa con Malfoy, è vero?" disse Hermione con un tono di disapprovazione.

"COSA? COME? QUANDO?" le urlò contro Ginny.

"Deduco che non sia vero,"

"Deduci bene!" disse Ginny stizzita.

"Meglio così. E' meglio lasciare perdere Draco Malfoy."

"Esatto, e poi ha la Zleger. Di certo non gli manca la compagnia." disse acida Ginny.

**

"Mi auguro che sappiate appianare i dissapori di questi ultimi giorni."

Ginny imprecò mentalmente. Era la seconda volta che entrava nell'ufficio della McGranitt nel giro di tre giorni. E accanto a lei, Malfoy sembrava completamente indifferente. Invece Kyle guardava fisso a terra, mentre Sallighan non era presente.

"Anche se non ho capito bene le cause di tutto questa confusione." disse la professoressa aggiustandosi gli occhiali al naso. "Comunque sia, voi siete i Capo Prefetti delle vostre Case, cercate di dare il buon esempio." e con quelle parole fissò Ginny.

"Risolvete i vostri problemi... sentimentali in altro modo." Ginny e Kyle arrossirono vistosamente, mentre Malfoy rimase immobile e per niente turbato.

"Tornate alle vostre classi ora."

Una volta fuori, Ginny estrasse dalla sacca l'orario delle lezioni e sospirò vedendo che l'ora era quella di Pozioni. Decisamente, quello era un giorno storto. I rimproveri imbarazzanti della McGranitt e le lavate di capo di Piton.

"Ancora problemi con Pozioni, Weasley?" domandò dietro di lei un Malfoy divertito.

"No, mi dispiace per te ma nell'ultimo test ho preso Oltre ogni previsione." Il che era vero. Nemmeno lei se ne capacitava, ma a Pozioni andava bene. Non che Piton fosse stato d'aiuto, era più probabile che fosse avvenuto un miracolo.

Infilò di nuovo l'orario nella propria sacca e si diresse verso i sotterranei, seguita a ruota dai due Prefetti. Si fermò e con tono infastidito disse

"Ma perché diavolo mi state seguendo voi due?"

"Io non ho lezione, Weasley. Se ben ricordi i Serpeverde stanno nei sotterranei." disse con tono pacato Malfoy. Abbastanza soddisfatta da quella risposta, Ginny guardò in direzione di Kyle.

"Abbiamo lezione insieme... cioè, sesto e settimo anno hanno Pozioni in comune."

"Ah davvero?" domandò sorpresa Ginny.

Quando Malfoy svoltò l'angolo, Ginny prese a camminare con passo spedito. Stava provando un po' di disagio nello stare sola con Kyle; specialmente dopo tutte le offese che le aveva rivolto in quegli ultimi giorni.

"Ginny!" La ragazza, sentendo il proprio nome, si fermò e si voltò.

"Che c'è Kyle?" domandò con tono poco colorito.

Il ragazzo rimase per qualche secondo in silenzio.

"Se non ci sbrighiamo, Piton ci farà la predica." disse Ginny.

Kyle si mosse velocemente verso di lei ed afferrò i polsi della ragazza. I libri che Ginny teneva in mano, caddero rovisonamente in terra.

"Torna insieme a me, Ginny! I miei sentimenti non sono cambiati!"

"Mi sembra una pretesa troppo grande, McGraw." disse Ginny. Nel sentire il proprio cognome, il ragazzo parve deluso.

Ginny sentì la presa ai polsi diventare più forte, ma non le diede peso.

"Prima mi dai della puttana, e poi pretendi che torni da te? Patetico." disse dura.

Kyle lasciò andare la presa e solo allorala guardò fisso negli occhi.

"Non ho intenzione di cederti a Malfoy." disse Kyle risoluto.

"Il problema nemmeno si pone: io e Malfoy non stiamo insieme! Ma quante volte lo devo dire!" disse esasperata Ginny.

Il Tassorosso non le rispose e, superandola, si diresse verso l'aula di Pozioni.

**

"ASSURDO!"

Hermione sospirò "E' la centesima volta che lo dici. Per favore, cambia almeno espressione."

Ginny si lasciò cadere all'indietro sul divano della sala comune.

Aveva raccontato tutto ad Hermione, ma la ragazza era presa troppo da Harry per degnarla con la sua comprensione. Era assurdo, e con questo ribadiva il concetto, che tutti la credessero con Malfoy. Più si ostinava a negarlo, più le voci si alimentavano. Draco Malfoy era stata una breve parentesi nella sua vita. Una parentesi che aveva innescato la disapprovazione da parte dei suoi genitori e dei suoi fratelli. E alla fine era sfumata come tutte le parentesi di poca importanza. La loro relazione si era presentata assurda fin dall'inizio. Ginny alzò un sopracciglio. No, sbagliava a chiamarla relazione. Si trattava più di un avvicinamento. Comunque, fu un qualcosa di breve durata. All'inizio era stata colta dall'eccitazione iniziale, in pratica gli ormoni avevano prevalso sul cervello. Il che capitava abbastanza di frequente.

O forse erano altre le ragioni.

Paura.

Ginny si sedette di scatto a quel pensiero.

L'aveva definita paura.

Già.

Era il cognome Malfoy che la terrorizzava. Malfoy era sinonimo di Voldermort, di Male.

Lucius Malfoy, patriarca della famiglia Malfoy e padre di Draco. Un Mangiamorte devoto all'Oscuro Signore.

Aveva visto il modo sprezzante in cui l'aveva guardata durante una delle sue rare visite a Draco. Quello sguardo diabolico che le aveva raggelato il sangue. E Draco... sprezzante, malvagio quanto il padre. Il degno erede di un Mangiamorte. Eppure, anche se per un breve periodo, aveva baciato quelle labbra, labbra da cui fuoriuscivano cattiverie rivolte verso terzi. Draco Malfoy era davvero capace di amare?

Malfoy non l'aveva mai amata in quel breve periodo. Come del resto lei non aveva amato lui. La loro era stata solo un'attrazione carnale.

Perché il termine amore esteso a loro due non era ammissibile. Semplicemente non poteva esistere.

E questo l'avevano compreso entrambi.

Amare voleva dire sacrificarsi per la persona amata.

E lei non sarebbe mai morta per un Malfoy.

Malfoy non sarebbe mai morto per una Weasley.

Una semplicità che quasi metteva paura.

* titolo leggermente modificato, preso in prestito da Neon Genesis Evangelion: La Bestia che gridò amore nel mondo - Episodio 21.

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Capitolo 11
*** La Bestia che gridò Amore al Mondo - parte b (Il Passato che Ritorna III) ***


Capitolo VIII

Capitolo VIII

La Bestia che gridò Amore al mondo - parte b (il passato che ritorna III)

 

 

La stanza era talmente buia che a stento riusciva a vedere i lineamenti della persona che aveva di fronte. Non che gli importasse molto, in fondo. Sentì delle braccia circondargli il collo, mentre delle labbra avide avevano iniziato a giocare con le sue. Si soffermò a pensare perché in un momento simile, non provasse alcun tipo di trasporto, non un'emozione, non un coinvolgimento. In fondo, quel genere di cose si erano in due a farle. La ragazza si staccò da lui per respirare, il respiro affannato gli stava dando fastidio. Afferrò quelle braccia femminili, ma lei non sembrò demordere e gli fu nuovamente addosso. Fu sul punto di gridarle contro qualcosa, ma la porta spalancata dell'aula riscosse i loro nervi.

"Scusate." Farfugliò Ginny, osservando Malfoy ed una Serpeverde semi sdraiati sopra alla scrivania. Richiuse con un gesto meccanico l'anta della porta e rimase per qualche secondo inebetita, immobile ed in piedi. Una moto di stizza l'avvolse, non tanto per la scena a cui aveva assisitito, ma per il modo in cui lei veniva messa al corrente delle vicessitudini sessuali di Malfoy. Appena sentì un rumore provenire dalla stanza, decise di andarsene più in fretta che poteva. Sentiva le guance ancora in fiamme e si ostinò a non capirne il motivo.

Quando fu abbastanza lontana, rallentò il passo, voltandosi per guardare che nessuno l'avesse seguita. E con suo grande orrore vide Malfoy a pochi metri da lei. Come se attraversata da una scarica elettrica, Ginny fece un passo indietro e fece per andarsene. Malfoy l'afferrò violentemente per un braccio e con il suo usuale tono apatico, le chiese di seguirlo. Ginny si liberò della presa e continuò a camminare nella sua direzione.

"Ti ho detto di venire con me!"

"Non ne vedo il motivo, Malfoy." Disse Ginny sprezzante. Davvero, non capiva il perché dovesse seguirlo. Non le interessava minimamente sapere delle sue prestazioni. Malfoy non rispose, ma il suo movimento brusco non ammise repliche e trascinò Ginny dentro ad un aula nelle vicinanze.

Ginny vide la sua unica via d'uscita chiudersi dietro alle spalle di Malfoy.

Rafforzò la presa sui libri che stava tenendo tra le braccia, mentre un'aria palesemente contrariata stava aleggiando sul suo volto. La stanza non era molto buia, le tende alle finestre erano leggermente scostate, ma quella situazione decisamente non era di suo gradimento.

"Cos'hai di così urgente da dirmi, Malfoy?" Domandò gelidamente Ginny, per niente a suo agio.

Il ragazzo si avvicinò pericolosamente a lei e, per istinto, Ginny arretrò un poco, sbattendo la schiena contro una libreria.

"Non devi dire assolutamente niente di ciò che hai visto oggi." Disse secco, puntandola come un serpente. Ginny alzò un sopracciglio, infastidita.

"E quando mai ti fai degli scrupoli su queste cose?" Domandò Ginny, "non fai forse a gara a chi si spupazza più ragazze?" Concluse, facendo una smorfia.

Malfoy non le rispose, ma con mossa improvvisa puntellò le braccia contro la libreria all'altezza del volto della Grifondoro. Ginny, spaventata da quel gesto e da quella posizione quanto mai imbarazzante, aderì completamente agli scaffali, mentre i libri le premevano contro la schiena.

"E cosa mi dici di te? Sei tornata con il tuo Kyle "manine sante" per caso?" Malfoy stirò le labbra in un ghigno sprezzante. Ginny lo guardò stupita, comprendendo che il ragazzo aveva assistito alla loro conversazione nei sotterranei. Con tanto di libri in mano, Ginny premette sul petto di Malfoy per allontanarlo da lei.

"Non sono cose che ti riguardano!" Rispose, concentrando la sua attenzione sulle mani.

Malfoy rimase nella sua posizione, senza mostrare alcuna intenzione di spostarsi.

"Non ti lascerò mai a Malfoy," disse, cercando di imitare la voce del Tassorosso, scoppiando dopo qualche secondo a ridere. In quel momento di distrazione, Ginny si scostò da Draco e lo osservò piegarsi in due per il divertimento.

"Felice di averti fatto ridere, Malfoy. In ogni caso non sono affari tuoi." Ginny aggrottò le sopracciglia, "Inoltre non ti permettere più di origliare i discorsi degli altri," lo ammonì Ginny, molto infastidita.

"Origliare dici?" Malfoy si ricompose.

"E' impossibile non sentire con quell'idiota che parla a voce alta."

Ginny si morse la lingua. Sotto questo aspetto, doveva ammettere che Malfoy aveva ragione. Quindi come ne era a conoscenza il Serpeverde, probabilmente altri avevano assistito a quella conversazione. Sospirò rassegnata.

"Comunque sia, sta tranquillo... non voglio certo rovinare l'immagine di quella povera ragazza..." disse Ginny, pensando alla Serpeverde che aveva visto con Malfoy. "Per non parlare poi della Zleger, credo che ci rimarrebbe molto male se sapesse che il suo fidanzato flirta con le altre." Si lasciò sfuggire una punta di risentimento e sperò che Malfoy non l'avesse notata.

Il Serpeverde sorrise divertito.

"Tu sei inclusa in quelle altre?" disse con nonchalance, notando il turbamento negli occhi di Ginny.

"No, noi non abbiamo mai avuto una relazione." Disse, abbastanza sicura Ginny.

"Perché, secondo te con quella ragazzetta ho avuto una relazione? Ho fatto più cose con te Weasley." Disse con scherno Malfoy, indicando con il dito indice la porta dell'aula.

Ginny lo guardò nauseata.

"Malfoy noi non abbiamo MAI fatto NIENTE." Specificò Ginny, cercando di rimanere indifferente. Malfoy la guardò divertito, osservando quell'imbarazzo che la ragazza cercava di nascondere, ed iniziò a simulare la voce di Ginny in modo totalmente libidinoso. Il rossore di Ginny prevalse e la ragazza, al pensiero che qualcuno li sentisse, chiuse con una mano la bocca di Malfoy. Dopo qualche secondo, Malfoy allontanò la mano della ragazza.

"Che schifo, hai idea di quanti gargarismi mi debba fare oggi?"

"Allora tu smettila di fare l'idiota! Ed ora, per favore, andiamocene!" Disse preoccupata Ginny. Non voleva che i pettegolezzi avessero una solida base su cui accrescere. Non era difficile che qualcuno li vedesse.

"Hai paura che ci vedano insieme?" Domandò Malfoy, benché sapesse già la risposta.

"Esattamente." Rispose coincisa Ginny.

Malfoy alzò gli occhi al cielo.

"Va bene, ma prima devo fare una cosa."

"E sarebbe?" domandò sorpresa Ginny.

Con un gesto improvviso, Malfoy avvicinò il volto di Ginny al suo, baciandola rudemente. La ragazza, sentendo le labbra di Malfoy premute contro le sue, sollevò la mano che ancora impugnava un libro e colpì duramente la testa di Malfoy. Il ragazzo gemette per il dolore e lasciò andare la presa. Ginny si allontanò di scatto, non del tutto consapevole di ciò che aveva fatto.

"EHI mi hai fatto male!" Disse in tono infantile Malfoy.

"Id-IDIOTA!" Urlò Ginny notevolmente arrabbiata.

Una volta rimasto da solo, Malfoy si strusciò la bocca con la manica del mantello.

Trasporto, emozione e coinvolgimento, con suo grande rammarico, li provava solo con lei.

 

**

 

"ODIOSO!" urlò Ginny, mentre un' Erika molto attenta le stava prestando ascolto. Ginny era fuggita nella sua stanza, e, vista la presenza della compagna, aveva pensato di scaricare su di lei tutta la sua rabbia repressa. Erika era rimasta in silenzio, fino all'ultima esclamazione rivolta contro il Serpeverde.

"Ti sei lavata la bocca?" domandò Erika.

"Si, quattro volte, dici che sono poche?" esclamò Ginny con un espressione altrettanto seria.

"No, credo che vada bene..."

"Quel pervertito!" disse Ginny, gonfiando le guance.

Era terrorizzata al pensiero che qualcuno avesse potuto assistere al loro incontro. Mentre correva verso il dormitorio aveva come la sensazione di essere osservata da tutti gli studenti che incrociava lungo il corridoio e per tutto il tragitto non aveva fatto altro che strofinarsi la bocca con il maglione della divisa. Quel bacio l'aveva fatta notevolmente infuriare, perché la metteva allo stesso livello delle sgualdrine che Malfoy era solito frequentare. Non aveva importanza quale ragazza baciasse, bastava che fosse del sesso opposto e che, possibilmente, respirasse.

"Non credevo che fosse un cascamorto fino a questo punto," disse Erika a Ginny ,"ma dimmi, era così anche quando stavate insieme?"

Ginny guardò l'amica e sospirò.

"Non lo so, ma non credo. A me sembrava normale..."

"Insomma, si è scatenato dopo?"

"Cosa vuoi che ne sappia?!" ribattè Ginny con tono alterato. Parlare della sua passata relazione con Malfoy le dava fastidio.

"Adesso cosa farai?" domandò ad un tratto Erika.

Ginny guardò l'amica alzando un sopracciglio.

"Che vuoi che faccia? Farò finta di niente."

"Uhm, e ci riuscirai?" disse Erika, alquanto dubbiosa.

Ginny lanciò un'occhiata inferocita alla ragazza.

"Ma da che parte stai? Vuoi forse deprimermi ancora di più?"

Erika emise una risatina divertita. Adorava mettere in difficoltà l'amica.

"Affatto," disse poi ,"so solo che non sei il tipo da rimanere indifferente a un bacio."

"Non se il bacio è di Malfoy." E con quelle parole fece il gesto di sputare.

"E' ora di cena, sua Altezza se la sente di mangiare?" disse in tono canzonatorio la Grifondoro.

Ginny arricciò il naso e, precedendo Erika, scese nella sala comune.

**

 

"Ron." Il giovane Weasley si voltò e vide la sorella in piedi dietro di lui.

"Ginny, vai a cena?" la ragazza annuì, osservando che il fratello era completamente solo.

"Ma dove sono Harry ed Hermione? No ti prego, non dirmelo." disse vedendo l'espressione imbarazzata del ragazzo.

Ginny sospirò, pensando a quanto fossero diventati appicicosi i suoi due migliori amici. Provò pena per la solitudine del fratello e quindi lo invitò ad andare a cena insieme a lei, invito che il ragazzo accettò di buon grado.

Quando passarono oltre il dipinto della Signora Grassa, l'espressione di Ron si fece più cupa. Alla fine, prese a balbettare, assumendo un tono di voce preoccupato.

"Ginny, dimmi, sono vere le voci di te e Malfoy?"

La ragazza si voltò a guardare il fratello, vicina al ridere come una pazza. Quando negò con veemenza, l'espressione sul volto di Ron si rilassò notevolmente.

"Meglio così. Sai bene che se mamma e papà lo venissero a sapere succederebbe un casino."

"Non dare la colpa ai nostri genitori, anche te pianteresti un casino non indifferente. L'hai già fatto no?" disse Ginny, ricordando il fratello un anno prima.

La conversazione sembrò cessare con le parole di Ginny, ma la ragazza non potè impedirsi di alzare gli occhi al cielo. Se perfino suo fratello, che solitamente non dava mai peso alle chiacchiere di corridoio, si impensieriva alla presunta relazione tra lei ed il Serpeverde, non osò pensare alle opinioni degli altri studenti. In qualche modo avrebbe dovuto smentire le dicerie. Non sapeva come, ma ne andava della sua sanità mentale.

Quando entrarono nella Sala, Ginny incontrò gli occhi di Kyle, e gli rivolse un breve cenno della mano che il ragazzo ricambiò. Prese posto al tavolo dei Griffondoro e con sua grande sorpresa vide Hermione ed Harry.

"Come mai siete a cena?" domandò Ginny sinceramente sorpresa.

Sia Harry che Hermione arrossirono.

"Saltare sempre i pasti non è molto salutare." disse Hermione. Ginny sorrise, era una risposta tipica della ragazza. Peccato che stavolta non le si addiceva in alcun modo. Durante la cena, Ginny si sentì molto più rilassata. Accanto a lei, i Grifondoro non facevano altro che scherzare e ridere, una compagnia che le era mancata. Erika le stava parlando allegramente e Ginny si sorprese nel constatare che la sua mente non era distratta in ben altri pensieri.

"Avete letto la Gazzatta del Profeta?" disse un Grifondoro seduto accanto ad Harry.

"Si," disse il Bambino Sopravvissuto ,"pare che i Mangiamorte abbiamo attaccato una cittadina Babbana."

"E' pazzesco come il Ministero non faccia niente." riflettè Ron.

"Non essere stupido Ron," disse Hermione, riprendendo il ragazzo ,"Il Ministero avrà di certo provveduto. Ma non vengono di certo a svelarti i loro piani."

"Uhao, mi hai illuminato Hermione," disse sarcastico il ragazzo, beccandosi una linguaccia dall'amica.

"Pare che tra le fila dei Mangiamorte abbiano riconosciuto Lucius Malfoy." Nel sentire il nome del padre di Draco, Ginny ebbe un lieve sussultò che passò inosservato.

"Non capisco come faccia Malfoy ad andarsene tranquillo per la scuola. Io mi sotterrerei dalla vergogna." disse un Grifondoro.

"Che ci vuoi fare, probabilmente anche lui finita la scuola seguirà le orme del padre." disse un secondo Grifondoro.

"Quel bastardo," Ginny osservò gli occhi di Harry che venivano attraversati da una scarica di odio.

"Allora diventerete Auror?" domandò Ginny a bruciapelo.

Harry annuì con convinzione. Sconfiggere Voldermort e vendicare i proprio genitori erano azioni più che lecite. Hermione e Ron annuirono anch'essi, così come i Griffondoro che avevano potuto sentire la sua domanda. Ginny sorrise. Era destino che i Griffondoro andassero a riempire le fila degli Auror, mentre i Serpeverde si schieravano dalla parte dell'Oscuro Signore divenendo Mangiamorte.

"E tu piccola Ginny?" le domandò Harry. Il tono fraterno che aveva usato la fece sorridere.

"Non lo so. In fondo a me manca ancora un anno. Avrò molto tempo per pensarci. Ma sono felice per te Harry... se Tu-sai-chi tarderà lo scontro finale avrai la possibilità di batterti e nessuno metterà in dubbio le tue capacità."

Ginny sorrise ed Harry ricambiò quel gesto d'affetto.

Davvero, Harry si meritava più di tutti la sua vendetta. E anche se la morte di Voldermort non avrebbe portato indietro i suoi genitori, poteva comunque essere un gesto gratificante sconfiggere il Signore Oscuro.

"Mi sa che sentirò la vostra mancanza..." disse Ginny, fingendosi triste.

"Ti verremo a fare visita!" disse Hermione.

"Mhm, però non portatevi dietro 'sto qui!" disse Ginny, indicando il fratello.

Sotto lo sguardo contrariato di Ron, i Grifondoro si misero a ridere.

Quando i suoi amici tornarono a parlare di tutt'altre cose, la mente di Ginny tornò ai Mangiamorte. Ed inevitabilmente a Draco. Non doveva essere semplice vivere sapendo di essere odiati per ciò che eri e per ciò che saresti diventato. Lei per prima disprezzava i Mangiamorte e le loro famiglie. Esattamente come i Malfoy disprezzavano i Babbani. Ognuno ereditava la linea di pensiero dalle proprie famiglie e veniva educato secondo gli ideali di ciascun genitore... perché appena nati nessuno poteva scegliersi la famiglia che più gradiva. E questo le sembrò molto triste. Un figlio che non voleva seguire le orme dei propri padri, cosa faceva? Ginny sbuffò, scuotendo la testa. Una domanda stupida. Semplicemente non poteva esistere quel figlio. Lei stessa si sarebbe odiata passando dalla parte avversa.

**

 

"Ginny, stai bene? Sei rimasta silenziosa alla fine della serata." Hermione le si fece accanto mentre tornavano al loro dormitorio.

"No, in effetti mi gira un po' la testa..." disse Ginny. Era vero, il pavimento aveva iniziato a muoversi sotto ai suoi piedi.

"Non avresti dovuto bere quella... quella cosa!" disse Hermione con un tono di rimprovero.

"Granita Mille Gusti, Hermione. Mi dispiaceva rifutare la cortesia di Kyle."

Infatti durante la cena, Kyle le aveva offerto quella bevanda. Si era sorpresa della sua strana gentilezza e, pensando che fosse un modo per farsi perdonare, aveva accettato di buon grado la bevanda che le era stata offerta. Ginny si fermò ed Hermione fece lo stesso.

"Hermione vai pure, penso che andrò in infermeria da Madama Chips."

"Ti accompagno."

"Scherzi? Harry non me lo perdonerebbe mai." disse con poca forza Ginny.

L'amica con fare riluttante annuì e lasciò Ginny nel corridoio. La rossa Weasley prese a camminare nella direzione opposta, tenendosi molto vicina alle pareti. Si, si sentiva decisamente male. Il giramento di testa aumentò notevolmente e si pentì di aver rifiutato l'offerta di Hermione.

"Ginny, cosa ci fai sempre qui?" La ragazza guardò nella direzione della voce e vide Kyle in piedi e da solo.

"V-vado in infermeria," disse con poca veemenza. Sentì il ragazzo avvicinarsi a lei, ma per qualche strana ragione, ebbe come l'impulso di scappare. Azione impossibile in quel momento. Sentì la testa diventarle sempre più pesante e il sudore ghiacciarle addosso.

"Vuoi che t'accompagni?" Nel sentire quella domanda, Ginny si ritrasse.

"N-No, ce la posso fare..." rispose poco convinta. Ridusse gli occhi in due fessure e cercò di mettere a fuoco la direzione da prendere. Sentì una mano afferrarle una spalla, ma non ebbe la forza necessaria per divincolarsi.

"Kyle... las-lasciami stare." farfugliò, procedendo di qualche passo. Udì la risposta nitida del ragazzo.

"Non credevo che quella brodaglia avesse questo effetto, ne sono piacevolmente stupito." afferò il mento di Ginny e avvicinò il volto della ragazza al suo. Ginny, seppur consapevole delle intenzioni del ragazzo, capì che il suo corpo non avrebbe fatto resistenza.

"Ma guarda, i due piccioncini civettano perfino nel corridoio."

"Malfoy, sempre tra i piedi." disse la voce sprezzante di Kyle.

"Ohh, mi scusi, ma la scuola è di tutti."

Ginny riconobbe la voce di Malfoy, e per un momento preferì trovarsi da sola con lui, piuttosto che con Kyle. Approfittò di quell'occasione per allontanarsi un poco dal Tassorosso, mentre quest'ultimo con tono falso della voce la persuadeva a lasciarsi aiutare. Ginny fece un profondo sospiro e disse gelida.

"Vattene, mi fai schifo e non provare a toccarmi."

Malfoy emise un fischio. "A quanto pare sono capitato nel mezzo di una lite." Ginny ebbe l'impulso di strozzarlo, ma in quelle condizioni non ne era capace. Kyle sbottò una parola offensiva nei confronti della ragazza e se ne andò a grandi passi. Ginny emise un sospiro di sollievo, poi guardò verso Malfoy.

"Ma-Malfoy..." Il ragazzo, sentendo il proprio nome, tornò a guardare Ginny.

"Mi riesce insopportabile chiedertelo, ma... ho bisogno di un favore."

Malfoy osservò divertito Ginny, mentre quest'ultima appoggiava le spalle contro il muro.

"Un favore, Weasley? E chi ha detto che io te lo faccia?" disse ridendo e fece per andarsene.

"Quell'episodio di stamani... sarebbe divertente da dire in giro." Quelle parole richiamarono Draco sui suoi passi. "Credo che Rosemary lo apprezzerà moltissimo." disse, cercando un tono sufficientemente minaccioso. Sentì Malfoy sbuffare infastidito. Ginny sorrise nel sentire un braccio del Serpeverde che le cingeva la vita per sorreggerla, segno che le sua pacate minacce avevano sortito l'effetto desiderato.

**

 

"Non va affatto bene!"

Ginny non aprì gli occhi, ma riconobbe la voce di Madama Chips.

Non aveva la forza di sollevare le palpebre, quindi decise di desistere. Stava decisamente male, un forte senso di nausea aveva iniziato a torturarla, come se la testa non creasse di per sè pochi problemi.

"M-Madama..." farfugliò Ginny, sollevando un braccio.

"Stia tranquilla signorina Weasley, tra poco il professor Piton sarà qui con una pozione." disse la donna, toccando il braccio della ragazza. Ginny non fu affatto felice di sentire il nome del professore di Pozioni, ma viste le sue condizioni, decise di non mostrare il suo dissenso.

Di lì a poco, Piton entrò nella stanza seguito da una McGranitt notevolmente preoccupata.

"Cos'è successo?" domandò la professoressa di Trasfigurazione.

"E' stata drogata." rispose Madama Chips. La donna ebbe un sussulto e Ginny, che nonostante tutto continuava a rimanere sveglia, si sentì doppiamente male. "Qualcuno deve averle dato qualcosa da bere per ridurla volutamente in queste condizioni."

"Beva questa signorina Weasley." la voce pacata di Piton giunse alle orecchie di Ginny che, aiutata da Madama Chips, bevette la pozione del professore.

"Le ci voranno almeno tre giorni prima di riprendersi completamente."

"Lei, signorino Malfoy, sa forse qualcosa?"

Nel sentire il nome di Malfoy, Ginny si sorprese. Nonostante fossero trascorsi molti minuti, il Serpeverde era rimasto in infermeria. I pensieri di Ginny andarono pian piano affievolendosi, fino a quando il sonno non la colse. Notando che il respiro della ragazza si era notevolmente calmato, Madama Chips tirò le tendine attorno al letto e lasciarono riposare la ragazza, uscendo fuori dalla stanza.

"No, Weasley mi ha scongiurato di accompagnarla in infermeria. E l'ho fatto." disse, senza alcuna emozione nel tono della voce.

"Capisco." disse infine la McGranitt. "Ora può tornare nelle sue stanza, vada." ordinò la donna e Malfoy si avviò verso i sotterranei dei Serpeverde.

**

 

"Come ti senti, Ginny?"

"Male." rispose Ginny. Prima Ron e poi Hermione. Nel giro di una mattina aveva ricevuto la visita di tutti i Griffondoro. La cosa le faceva piacere, ma in quel momento il suo mal di testa atroce non le stava dando tregua. Per sua fortuna, pensò, almeno la nausea era un poco passata. Madama Chips l'aveva visitata quella stessa mattina: aveva la febbre molto alta e per quella non c'era Pozione che tenesse, quindi Ginny doveva pazientemente attendere che gli anti-febbrili da lei inghiottiti facessero il loro lavoro. Si meravigliò di quanto Madama Chips contasse su quei medicinali Babbani.

"Madama Chips mi ha detto che ti hanno drogata!"

"Non esagerare, Hermione..." disse Ginny con tono flebile.

"Ma... mi hanno detto così!"

"Hermione," disse Ginny con la voce un poco roca, "... non urlare..." e con una mano si strofinò la fronte.

"Scusa..." disse sinceramente dispiaciuta la ragazza.

Sapeva benissimo che Hermione aveva ragione. E sapeva anche chi fosse il colpevole. I suoi occhi si strinsero pensando a Kyle McGraw e alla sua maledetta bevanda. Era chiaro, anche dalle parole che le aveva detto quella sera, che era sua intenzione ridurla in quello stato. Provò un moto di odio puro e desiderò averlo davanti per ucciderlo. Hermione, notando le mani dell'amica che stringevano con forza la coperta, sembrò comprendere i pensieri di Ginny.

"Non mi dire che è stato K-"

Una mano di Ginny schiaffeggiò il braccio dell'amica, mentre Hermione alzò un sopracciglio.

"Non hai detto nulla?" domandò, leggermente arrabbiata.

Ginny scosse stancamente la testa.

"Sei troppo buona Ginny! Maledizione, guarda come t'ha ridotto!"

Si era troppo buona. Ma il Tassorosso non l'avrebbe passata liscia. Infatti si era ripromessa che, una volta stabilitasi, sarebbe andata dalla McGranitt a raccontare tutto.

"Non ti preoccupare Hermione..."

La ragazza sospirò e guardò l'orologio che teneva al polso.

"Adesso devo andare a lezione, mi raccomando, fa la brava!"

Ginny le rivolse una smorfia ed osservò l'amica sparire oltre i vetri dell'infermeria.

**

 

Ginny comprese che era giunta l'ora del pranzo sentendo il proprio stomaco brontolare. Udendo il mormorio sommesso provenire dalla ragazza, Madama Chips sorrise ed andò nelle cucine a prelevare una razione del pranzo. Ginny le fu mentalmente grata, ma si ricredette quando vidi la minestra verdastra che la donna le aveva prepato.

"E' fatta con delle erbe medicinali."

Ginny deglutì a forza tutta la brodaglia e, terminata, pensò di stare peggio di prima. Ogni tanto la rossa Weasley lanciava occhiate alla porta dell'infermeria con la speranza che uno dei suoi amici entrasse per farle compagnia; per questo si rallegrò moltissimo quando la figura esile di Erika giunse nella stanza.

"Come sta' la nostra malata?" domandò la compagna affabile.

"Ho ancora la febbre alta." disse Ginny, visibilmente arrossata.

Erika le sorrise.

"Che avete fatto oggi di bello?" domandò Ginny, interessandosi alle lezioni che aveva saltato.

Il volto di Erika sembrò corrucciarsi, fatto che non sfuggì a Ginny.

"Qualcosa non va?"

La Griffondoro prese a grattarsi la base del collo, indecisa se parlare o meno.

"Vedi, oggi si è scatenato il finimondo..." disse Erika, titubante.

Ginny osservò stranita la ragazza, invitandola a continuare.

"Quei Tassorosso sono dei deficienti," prese a dire con foga ,"e i Corvonero li spalleggiano!"

"Aspetta, aspetta..." disse Ginny, incrociando lo sguardo ,"incominciamo da capo, ok?"

Erika fece un profondo respiro e prese una sedia per potersi sedere accanto alla compagna.

"Oggi, durante la lezione di Trasfigurazione alcuni Tassorosso hanno trasformato dei Grifondoro!"

"In cosa se è lecito saperlo?" domandò Ginny curiosa.

"Err, dunque, la lezione di oggi si intitolava Come diffidare dei porcelli Ghardeniani..."

La sonora risata di Ginny richiamò l'attenzione di Madama Chips.

Erika gonfiò le guance e disse stizzita "NON c'è niente da ridere!"

Ed alzandosi, si scostò la gonna, mostrando a Ginny una piccola molla rosa.

"Ma quella..."

"Si, hanno trasformato ME!" esclamò Erika con le lacrime agli occhi, mentre tornava a nascondere la sua coda da suino.

Dopo qualche attimo di silenzio, Ginny prese a ridere sguagliatamente di fronte all'amica e a niente valsero gli ammonimenti di Madama Chips.

"Quando sua Maestà ha finito..." disse imbronciata Erika, incrociando le braccia al petto.

"Scusa," disse Ginny asciugandosi gli occhi ,"ma non me l'aspettavo..."

"Quel che è peggio è che dopo Grifondoro e Tassorosso se le sono date di santa ragione a suon di Trasformazioni! E la McGranitt ha tolto a ciascuna casa cento punti!"

Ginny si ricompose ed osservò il volto infervorato dell'amica.

"Cento punti non sono pochi..." riflettè la rossa.

"Comunque lo stesso è successo tra Serpeverde e Corvonero. Oggi avevano insieme una lezione di Hagrid e hanno iniziato a istigarsi gli animali contro."

"Sembra che in questa scuola siano impazziti tutti," osservò Ginny, stupita nel sentire certe notizie.

"Ti sbagli Ginny, solo i Tassorosso e i Corvonero stanno andando di matto." ci tenne a specificare Erika.

Ginny rimase in silenzio, ma aveva la netta sensazione che tutta quella baraonda dipendesse in parte anche da lei. La voce di Erika la riscosse dalle sue riflessioni.

"Come amica dovrei starmene zitta, ma sono sicura che lo verresti a sapere comunque... e allora dopo mi uccideresti di sicuro."

Ginny alzò un sopracciglio, guardando Erika con uno sguardo perplesso. Osservò l'amica mentre estraeva da una tasca della gonna un biglietto accartocciato. Prima di porgerlo a Ginny, Erika controllò che Madama Chips non fosse nelle vicinanze e pregò Ginny di non leggerlo a voce alta.

"Pare che all'insaputa dei professori, i Prefetti di Tassorosso e di Corvonero vi abbiano lanciato una sfida."

Dopo aver letto quelle poche righe scarabocchiate, Ginny capì che Erika alludeva a lei e a Malfoy.

"Ma per quale ragione vogliono fare una cose del genere?" domandò Ginny, seriamente preoccupata. Erika sollevò le spalle, segno che anche lei era all'oscuro di tutto.

"Da quel che ne so," aggiunse la Griffondoro ,"pare che siano stati i Prefetti ad istigare i propri compagni."

Ginny rimase in silenzio, ed Erika ne approfittò per parlare.

"Io non vorrei dire chissà cosa, ma ho paura che questa sia una ripicca di Kyle."

Nel sentire il nome del ragazzo, Ginny alzò lo sguardo sulla ragazza.

"Ripicca?" ripetè Ginny. Erika osservò sorpresa l'amica.

"Non mi vorrai dire che non ti sei accorta dell'amore morboso che quel Tassorosso prova per te?"

Ginny arrossì, ma stavolta non per colpa della febbre.

**

Quando Erika se ne andò, Ginny tornò a leggere il foglietto che l'amica le aveva consegnato. L'indomani si sarebbe dovuta presentare all'entrata della Foresta Proibita, dove avrebbe trovato gli altri Prefetti. Si meravigliò di come la Foresta Proibita riscuotesse tanto successo e si ricordò della sua esperienza. In quel pezzo di carta non veniva minimamente accennato, ma le parve chiaro che presto avrebbe di nuovo messo piede nel luogo più proibito di tutta Hogwarts.

Vedendo Madama Chips sopraggiungere, nascorse il foglio sotto al cuscino e si infilò ben bene sotto alle coperte.

"Signorina Weasley, ho paura che la sua permanenza in infermeria verrà prolungata." disse calma la maga.

Il volto di Ginny divenne un misto tra lo sconcertato e il preoccupato.

La donna le sorrise rassicurante. "La sua febbre sembra non voler scendere, ma non si preoccupi, la rimetterò in sesto al più presto."

Ginny guardò Madama Chips che si allontanava nella stanza adiacente.

E adesso come faccio?

Per buona parte della notte, Ginny non riuscì a chiudere occhio. La febbre sembrava non volerle scendere, tanto che quel pomeriggio aveva ricevuto una visita di sua madre e Ginny aveva notato un'ombra di preoccupazione nel suo sguardo. Per il resto, sentiva il suo corpo più appesantito, mentre il sudore, freddo, le rimaneva aderente in tutto il corpo. Una sensazione che Ginny giudicò molto sgradevole. Inoltre, la preoccupazione per il giorno seguente la stava attanagliando; in quelle condizioni le era impossibile presentarsi alla sfida, ed anche eludere la sorveglianza di Madama Chips non era per niente semplice. Però, la sua mente ripensava molto spesso alle ultime righe di quel messaggio:

Se non vuoi oltremodo essere reputata una sgualdrinella, ti consiglio caldamente di presentarti.

Compresa la firma,

Kyle McGraw

Il cambiamento repentino del Tassorosso l'aveva visibilmente turbata. Sembrava che il ragazzo provasse un gusto sadico nel torturarla. Le lanciava addosso le ingiurie più offensive, la scongiurava di mettersi di nuovo con lui, l'avvelenava con chissà cosa e, dulcis in fundo, tornava a chiamarla sgualdrina senza nemmeno il coraggio di presentarsi davanti a lei. Quattro aspetti legati a Kyle che facevano scattare le sue difese immunitarie contro il Tassorosso. Non riuscendo a comprendere il comportamento del ragazzo, Ginny si alterò, impotente in tutta quella situazione. Avrebbe voluto il Tassorosso di fronte a lei per gridargli contro tutte le malignate che aveva in mente in quel preciso momento. Nemmeno con Malfoy la sua fantasia galoppava tanto.

Al pensiero del Serpeverde, Ginny tornò a chiudere gli occhi. Probabilmente la stessa lettera era stata consegnata anche a lui, in quanto Prefetto dei Serpeverde, forse scritta con diciture diverse. E, conoscendo vagamente l'orgoglio del biondo Malfoy, era sicura che almeno lui si sarebbe presentanto.

Malfoy rappresentava un'altra incognita della sua equazione mentale. Aveva avuto modo di approfondire la conoscenza del Serpeverde l'anno precedente, quando per uno strano scherzo del destino, si erano volutamente messi insieme. Ginny era sempre stata convinta che le persone celassero sempre una seconda personalità, quella parte di loro stesse più debole e tendenzialmente più fragile, credeva a ciò come a un credo. Malfoy, invece, era stato capace di smentire perfino quel suo pensiero superfluo; perché Malfoy era esattamente come appariva: freddo, scostante e subdolo, pronto a prendersi gioco delle persone, pronto a ferirle. E benché avesse trascorso dei momenti piacevoli in sua compagnia, la freddezza del ragazzo era talmente radicata in lui, che rendeva impossibile un ulteriore avvicinamento. Inoltre, all'apice della vita di Draco Malfoy, stava il padre Lucius. Una persona degna del cognome che portava. Un fedele di Voldermort, schierato tra le fila dei Mangiamorte al suo servizio. Un uomo che aveva programmato per filo e per segno il destino del proprio unico figlio. E Ginny non aveva mai dimenticato lo sguardo maligno e freddo che le aveva rivolto il giorno in cui l'aveva vista baciarsi con Draco. Uno sguardo colmo di odio, di ira e di disprezzo. Disprezzo che nasceva nel vedere suo figlio tra le braccia di una Weasley, figlia di due Membri effettivi dell'Ordine.

Non osare avvicinarti mai più a Draco.

Aveva sentito quelle dita fredde e sottili circondarle il collo, mentre con lo sguardo aveva intravisto il Marchio che l'Oscuro Signore infliggeva sulla pelle dei propri devoti. I Malfoy non provavano pietà per le loro vittime, nessun tipo di compassione o commiserazione. Probabilmente nemmeno sapevano amare, perché l'amore si contrappone all'odio. E la vita di un Malfoy non conosce opposti.

La morte non è un gioco, Weasley. E' fredda, agghiacciante. E' sofferenza. E tu, sei davvero disposta a soffire?

No, lei non voleva soffrire. Era cresciuta senza conoscere in pieno il significato di quel sentimento, sofferenza. Non aveva mai provato un dolore o una rabbia tali da uccidere qualcuno, mentre tale rabbia e tale dolore erano presenti negli occhi di Lucius e Draco Malfoy. Lei non avrebbe mai capito le loro intenzioni, non avrebbe mai compreso i loro ideali, semplicemente perché non poteva comprenderli per natura. Lei era una Weasley, pertanto un individuo devoto alla Luce.

Se non vuoi morire, Weasley... vattene, sparisci dalla mia vita. Esseri spregevoli come te non meritano di stare con me.

E con quelle parole, si era conclusa la sua breve storia d'amore ed era iniziato il suo graduale allontamento da Malfoy. Quel giorno, in quel corridoio completamente vuoto, tra quelle parole che risuonavano fredde e taglienti, Ginny aveva intravisto le fasciature che Draco Malfoy cercava ostinatamente di coprire con i propri abiti. Ed ogni fasciatura bendava una ferita che suo padre gli aveva inferto e che lei aveva contribuito a creare. Ferite che, anche se rimarginate, avrebbero continuato a sanguinare nell'animo scostante di Malfoy. Per questo, quel giorno, non provò nè rabbia, nè dolore. Bensì sentì il suo cuore colmo di quel sentimento che solo gli esseri della Luce potevano provare: la pietà.

 

 

Dall'Autrice: vi prego di perdonarmi se non sono riuscita a rispettare le scadenze bi-settimanali, ma se avete avuto modo di leggere il mio livejournal (il cui link è reperibile nella mia pagina account) avrete sicuramente capito che è stato un periodo estremamente impegnativo per via degli esami universitari. Infatti, ho deciso di laurearmi il prossimo anno, quindi devo dare più esami che posso. E credetemi, si arriva ad utilizzare il computer solo per gli slides/lucidi delle lezioni, è deprimente. Il lj è sempre e comunque l'unico sito dove mi faccio viva costantemente :)

Vorrei ringraziare tutti coloro che sono tornati a leggere Anatema e tutti coloro che sono nuovi di questa storia. Grazie mille!

Claudia

 

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Capitolo 12
*** La Bestia che gridò Amore al mondo - parte c (il passato che ritorna III) ***


Capitolo VIII

Capitolo 8

La Bestia che gridò Amore al mondo - parte c (il passato che ritorna III)

 

And I wish I could know if the directions that I take
And all the choices that I make won't end up all for nothing
Show me what it's for
Make me understand it
I've been crawling in the dark looking for the answer
Is there something more than what i've been handed?
Crawling in the dark ~ Hoobastank

 

Dopo aver letto quelle poche righe schizzate con l'inchiostro, la sua stretta si fece più forte attorno al mero foglio di carta. Guardò con sguardo truce lo studente che, tremante, gli aveva consegnato la missiva per ordine del Prefetto dei Tassorosso. Intimò il ragazzo ad andarsene con fare ben poco gentile e tornò a percorrere quei pochi metri che lo dividevano dall'aula di Pozioni.

Entrando, notò che molti studenti di Serpeverde e Corvonero erano già seduti attendendo l'inizio della lezione. Vide molti degli studenti di Corvonero osservarlo con aria divertita, mentre sghignazzavano lanciandosi gomitate a vicenda. Per niente divertito da quel comportamento, Draco Malfoy rivolse loro uno dei suoi sguardi gelidi, cercando di trasmettere tutto il disprezzo che provava per quei pezzenti. Si sedette ai banchi occupati dai suoi stessi camerati, incenerendo a vista tutti coloro che osavano anche solo guardarlo.

Quella mattina si era svegliato con un umore pessimo, che poi era andato peggiorando leggendo quella lettera del Tassorosso. Sfidare Draco Malfoy. Stirò le labbra in un sorriso malvagio e beffardo: nessuno aveva mai osato mettersi contro di lui, tanto meno sfidarlo. Pertanto, non sarebbe stato responsabile delle proprie azioni. Il suo volto pallido si corrucciò al pensiero di Kyle McGraw, uno degli esseri umani più spregevoli che Hogwarts avesse mai ospitato. La loro antipatia non solo era reciproca, ma era costantemente tenuta viva dai loro ripetuti scontri come Prefetti.

Per questo adorava vederlo morire dalla gelosia ogni qualvolta che Ginevra Weasley gli rivolgeva la parola. Provava un gusto sadico nel privarlo di qualcosa a cui non poteva agognare, e forse, questa era una delle ragioni per cui aveva sedotto la petulante ragazzina di Grifondoro. Aveva visto l'espressione del Tassorosso quando, un giorno, aveva costretto Ginevra Weasley a baciarlo, sotto agli occhi di tutta Hogwarts. Benché quel giorno avesse guadagnato, da una parte, uno schiaffo ben assestato dalla Grifondoro, aveva comunque goduto dello sguardo irritato di McGraw.

E da quel giorno, i suoi approcci con Ginevra Weasley aumentarono, così come aumentarono le corrosioni nell'animo del Tassorosso. Sorrise, mentre un ricordo affiorò nella sua mente: una volta McGraw l'aveva picchiato con quanta più forza aveva in corpo e lui lo aveva lasciato fare. Fu una delle rare volte in cui vide Ginevra Weasley seriamente arrabbiata, mentre prendendo le sue difese, gridava contro a un McGraw tanto pallido da competere con un clown. Sghignazzò al ricordo.

La lezione di Piton si svolse normalmente, e benché Pozioni fosse la sua materia preferita, quel mattino sembrava non provare molto interesse. Al termine della lezione, ricacciò, senza molte premure, i fogli dentro a un libro e, salutati Tiger e Goyle, uscì dall'aula. Mentre si avviava verso l'aula della lezione successiva, sentì una voce flebile raggiungerlo alle spalle. Si fermò senza voltarsi, ricordando benissimo a chi appartenesse quel timbro di voce. Notevolmente scocciato, si voltò, guardando sprezzante la figura esile di una ragazza.

"Che vuoi?" Domandò, con un tono tagliente della voce.

Rosemary Zleger, un poco intimorita dall'atteggiamento del ragazzo, farfugliò qualcosa di incomprensibile per il Serpeverde.

"Se non hai niente da dirmi, allora non farmi perdere tempo." Disse secco Malfoy, intenzionato ad andarsene.

"Aspetta!" Rosemary lo richiamò "... domani c'è una gita a Hogsmenade. Potremmo andarci insieme..." Concluse, un poco rossa per l'imbarazzo. Draco le si avvicinò, distanziando di pochi centimetri il proprio viso da quello della ragazza. Se c'era qualcosa di cui Malfoy andava fiero era proprio il suo volto; sapeva renderlo tanto inespressivo che era arduo per gli altri capire a cosa stesse pensando.

"E perché dovrei?"

Osservando il volto della ragazza, Malfoy giudicò che non erano quelle le parole che lei avrebbe voluto sentire. Le sorrise in modo beffardo, notando come Rosemary cercasse di rispondere con arguzia alla sua domanda. Vedere l'espressioni di disagio sul volto delle persone era un qualcosa che lo saziava nel profondo. Spazientito dal silenzio di Rosemary, Malfoy schioccò i palmi delle mani di fronte alla ragazza, facendola sussultare.

"Te lo dico io perché," Disse Malfoy, abbassando pericolosamente la voce ,"Perché siamo fidanzati, vero?"

La ragazza incerta se rispondere o meno, si limitò ad annuire. Dopo qualche secondo di silenzio, Malfoy prese a ridere attirando l'attenzione di tutti i presenti. Rosemary, intimorita da quella reazione, emise una piccola risata isterica.

"Ti faccio per caso ridere?" domandò Malfoy, tornato improvvisamente serio.

Rosemary si fermò all'istante, mentre la risata le moriva lentamente in gola.

"Benché siano i nostri genitori a volerlo, io non ti considero affatto come una fidanzata." A quelle parole, Rosemary impallidì, completamente rapita dallo sguardo magnetico del ragazzo. Malfoy, notando di quanta poca forza di volontà fosse dotata la ragazza, sorrise maligno.

"Ad essere sincero, nemmeno ti considero una ragazza."

Si voltò, concludendo in quel modo la conversazione, ma sentì una presa ben salda strattonargli la manica del mantello. Si girò di scatto, infastidito dal gesto e vide Rosemary che con mano tremante lo stata trattenendo dall'andare.

"Ma io ti amo!" Gridò Rosemary, facendo risuonare quella frase più come a un piagnisteo che ad una confessione.

Malfoy afferrò la mano della ragazza, allontanandola con convinzione dal proprio braccio.

"Amore dici?" Sibilò Malfoy "Non credo, Zleger, che tu sia in grado di comprendere il vero significato di questa parola. Altrimenti sapresti bene che è impossibile amare un Malfoy."

"M-ma..." La ragazza osservò basita il Serpeverde.

"Quindi, vedi di appiccicarti a qualche altro ragazzo e lasciami in pace."

Le voltò le spalle, udendo chiaramente i sigulti sempre più crescenti della ragazza. Era un' illusa se pensava che delle semplici lacrime fossero capaci di impietosire un Malfoy. Sbuffò, allontanandosi a grandi passi; sentiva un dolore alle tempie diventare sempre più persistente. Pensò di passare da Madama Chips, ma il pensiero che Ginny Weasley era stata trattenuta in infermeria lo riportò verso l'aula di Trasfigurazione.

Alla porta dell'aula, notò la presenza di una ragazza che, a detta dello stemma cucito al mantello, apparteneva alla casa di Grifondoro. Sorrise alla prospettiva di potersi divertire con battute serafiche ai danni della studentessa e si preparò una frase maligna da rivolgerle. La ragazza, appena vide Malfoy, si raddrizzò con la schiena, assumendo un espressione di disagio. Prima di dar la possibilità a Malfoy di parlare, la ragazza camminò verso di lui.

"Malfoy, avrei una domanda da farti." Disse, cercando di rendere il suono della sua voce neutrale. Malfoy sollevò un sopracciglio, dimenticandosi della battuta che aveva mentalmente preparato.

"Ginny mi ha pregato di domandarti cosa hai intenzione di fare per... quella faccenda."

"Faccenda?" Domandò Malfoy, leggermente infastidito nel sentir pronunciare il nome della Weasley.

"Intendo la sfida." Disse la ragazza, senza lasciarsi intimorire.

"Che idiozie. Non ho nessuna intenzione di accettare una sfida tanto stupida." Rispose, facendo cenno alla ragazza di scostarsi.

"Capisco, allora glielo riferisco."

Quando la ragazza diede segno di andarsene, Malfoy la trattenne per un braccio, guardandola con un' espressione interrogativa.

"Se vuoi sapere come sta," Prese a dire la ragazza osservando il Serpeverde ,"Beh, sta abbastanza bene."

Malfoy lasciò andare la presa, simulando una smorfia infastidita.

"A me non interessa affatto."

"Certo, certo." Disse la ragazza, scomparendo un secondo dopo alla vista del ragazzo.

**

 

"Quindi non ci va?" Domandò Ginny.

"Esatto. Così mi ha detto." Le rispose Erika, seduta al bordo del letto.

Ginny sospirò. Era chiaro che Malfoy non si sarebbe mai abbassato a una sfida del genere.

"E nemmeno tu ci andrai." Disse Erika risoluta.

Ginny sollevò gli occhi al cielo, intravedendo una certa autorità nel tono dell'amica. Nessuno le avrebbe mai permesso di lasciare l'infermeria con ancora la febbre. E nemmeno lei avrebbe voluto. Per tutto il giorno si era sentita tramortita e aveva dormito molto più del solito. Madama Chips l'aveva rassicurata, dicendole che era l'effetto delle medicine che stava prendendo.

"Tranquilla, non credo proprio che lo farò." Ginny cercò di sfoderare uno dei suoi sorrisi migliori e a giudicare dalla reazione di Erika sembrò esserci riuscita.

"Bene, allora torno a trovarti domani."

Ginny annuì e appena l'amica scomparve dalla stanza, lasciò cadere pesantemente il braccio sulle coperte. Sentiva il pigiama completamente aderente alla pelle a causa del sudore provocatole dalla febbre.

Decise di riposare, guidando il proprio braccio sotto al cuscino, ma il contatto con qualcosa di ruvido la destò dal suo intento. Osservò il foglietto che era tornata a stringere tra le dita della mano e, con uno scatto di rabbia lo gettò a terra, affondando un secondo dopo il volto tra le lenzuola.

Kyle McGraw stava mostrando un lato della sua personalità che non aveva mai notato. Un lato che le metteva paura. Anche il quel momento non riusciva a capacitarsi di quel gesto nei suoi confronti; l'aveva drogata con una bevanda, provocandole nausea e febbre alta, per poi sfidarla tramite un misero foglio di carta. La sua rabbia nei suoi confronti era un crescendo di emozioni contrastanti, perché Kyle era pur stato un ragazzo a cui aveva voluto molto bene. Quando si era avvicinata a Draco Malfoy, aveva visto la sofferenza del Tassorosso e la sua indisposizione nei confronti del Serpeverde. Non amava lasciare nessuno, specialmente chi si era dimostrato carino con lei, ma allo stesso tempo non poteva permettere di mentire a se stessa ed agli altri. Aveva sempre preferito l'essere sincera. E a volte, se non spesso, l'onestà e la sincerità erano le prime armi con cui ferire le persone.

Immersa sotto le lenzuola, pensò al motivo che Kyle aveva avuto per sfidare lei e Malfoy. Anche se negli ultimi tempi vi erano stati parecchi dissapori, non avrebbe mai creduto un simile comportamento da parte del ragazzo. Era molto più plausibile se un simile gesto fosse appartenuto a Draco Malfoy.

Sollevò il volto dal cuscino, fissando la testata del letto.

Che la risposta fosse la gelosia?

Ci pensò un poco, senza scartare a priori quella semplice soluzione.

Se davvero era la gelosia a riempire il cuore di Kyle, allora ogni sua dissuasione sarebbe stata completamente inutile.

**

Affondò gli stivali neri nella neve. Da ormai due giorni aveva smesso di nevicare, benché le temperature mantenessero l'inverno ben vivido nella mente di tutti gli studenti di Hogwarts. Non fece caso all'alone biancastro che posava sul suo mantello, mentre con passo deciso si dirigeva nei giardini della scuola. Il vialetto che si districava tra gli alberi era completamento sommerso dalla coltre nevosa e quindi non visibile, pertando seguì le impronte lasciate da qualche suo precedessore. L'aria pungente del pomeriggio gli penetrò nelle ossa, facendolo rabbrividire nonostante il pesante mantello che si era messo sulle spalle. Era la centesima volta che si riproponeva mentalmente la stessa domanda. Non capiva il motivo per cui stava rispondendo alle provocazioni scritte su quel foglio di carta.

Sbuffò, cercando di emettere un poco di calore per il suo naso intorpidito, sprofondando le mani nelle tasche dei pantaloni. Il respiro si sperse nell'aria gelida, creando solo un breve conforto.

Per tutto il giorno, da quando aveva ricevuto quel messaggio, non aveva fatto altro che pensare ai mille modi che serbava per punire Kyle McGraw di tanta arroganza. E benché fosse molto famoso per le sue inventive malvage e subdole, Malfoy non riusciva a scegliere un modo per farla pagare al presuntuoso Tassorosso. Il più delle volte aveva pensato di usare di nuovo la giovane Weasley, ma, dato l'ultimo schiaffo della ragazza, difficilmente sarebbe riuscito ad avvicinarla.

Quindi, alla fine, aveva deciso di recarsi al luogo dell'appuntamento. Dalle parole che McGraw gli aveva rivolto nella lettera, aveva pienamente compreso ciò che il Tassorosso aveva architettato. E doveva ammettere che quella sfida lo aveva molto stimolato.

Quando giunse ai cancelli della Foresta proibita, esattamente dove Weasley fu succube del suo scherzo, vide due figure incappucciate, avvolte nei loro mantelli che davano le spalle all'oscurità della Foresta, guardando un punto imprecisato di fronte a loro. Non appena si accorsero della sua presenza, uno dei due individui si raddrizzò sulla schiena, e se non fosse stato per il mantello che indossava, Malfoy avrebbe riso della rigidità che si imponeva.

I due Prefetti si portano il cappuccio alle spalle, lasciando scoperto il capo e gran parte del collo.

"Devo ammetterlo, non avrei mai detto che ci avresti degnato della tua presenza, Malfoy." Disse Kyle, pronunciando il nome di Draco con una punta di disprezzo.

"Allora potevi anche risparmiarti il disturbo di rompermi le scatole, McGraw." Rispose Malfoy, allo stesso modo.

I due rivali si guardarono, mentre l'aria intorno a loro diventava ancora più gelida. Theodor Sallighan emise un piccolo colpo di tosse riportando alla realtà di due Prefetti.

"A questo punto, manca solo Ginny all'appello."

"Oh, non credo che verrà..." Disse Malfoy, cercando di assumere l'aria di chi sapeva. "O per lo meno non dopo quella schifezza che gli hai fatto bere." Notando il sopracciglio sollevato di Kyle, Malfoy sorrise.

"Che c'è, pensavi che non lo avessi capito? Di sicuro anche Weasley saprà che il colpevole altri non è che il grande Kyle McGraw." Pronunciò l'aggettivo grande imprimendo tutta l'ironia e il sarcasmo di cui era capace.

Nonostante le intenzioni del Serpeverde, Kyle non vacillò e tanto meno rispose alla provocazione di Malfoy.

"Sinceramente poco mi interessa." Disse Kyle scrollando le spalle. "Non sarò di certo il solo."

"Cosa intendi dire?" Domandò Malfoy, cercando di non dar soddisfazione alcuna al giovane Serpeverde.

"Ogni cosa a suo tempo... ciao Ginny."

Malfoy guardò sorpreso Kyle che, di rimpetto a lui, aveva preso a guardare in un'altra direzione. Si voltò e vide una quarta persona, oltre a loro, che stava in piedi avvolta dal proprio mantello. Dal cappuccio fuoriuscivano ciuffi di capelli rossi, e Malfoy non impiegò molto a comprendere che quella di fronte a loro era Ginny Weasley. La ragazza non rispose al saluto di Kyle, bensì rimase immobile.

"Come ti senti?" Domandò Kyle falsamente preoccupato.

Ginny sollevò una mano, scostandosi il cappuccio dal volto. Era pallida, tanto quanto la neve che aveva ai piedi; la febbre, ancora troppo alta, combatteva quel pallore mostrando due occhi arrossati e vitrei. Ginny si strinse le braccia al petto, come reazione al colpo di vento che li aveva avvolti. Malfoy osservò la Griffondoro camminare, mentre affondava i piedi nella neve, assumendo un'andatura tutt'altro che stabile.

"Bene, adesso che c'è anche Ginny... direi che siamo al completo." Esclamò Kyle, senza badare alle condizioni della ragazza. Malfoy non prestò attenzione alle sue parole, ma si limitò a guardare Ginny che ancora non aveva pronunciato una parola.

"Perchè?" I due Prefetti, che al contrario le avevano dato le spalle, si voltarono per vedere gli occhi di Ginny puntati su di loro.

"Spiegami cosa hai intenzione di fare, idiota." Disse Ginny, avvicinandosi pericolosamente al Tassorosso. Kyle rimase immobile, e quando Ginny fu a meno di un metro da lui, sorrise soddisfatto.

"E' molto semplice, se io non ti posso avere, nemmeno lui ti avrà."

Ginny lo guardò sorpresa, inizialmente senza capire a chi Kyle si riferisse. Alla fine, osservando gli occhi del Tassorosso che si posavano sulla figura di Malfoy, Ginny parve improvvisamente capire e come lei stessa aveva ipotizzato, era proprio la gelosia ad animare l'animo di Kyle.

"Il problema non si pone." Prese a dire Malfoy, avanzando di un passo. "Per il semplice fatto che io e Weasley non stiamo insieme, nè tanto meno ci amiamo."

"Esattamente." Disse Ginny, sentendo la voce del Serpeverde per la prima volta in quel giorno.

Un sorriso sprezzante contorse la bocca del Tassorosso.

"Ma non fatemi ridere. Vi ho visti, quel giorno, avvinghiati mentre vi stavate baciando."

Ginny e Malfoy si guardarono, ricordando lo scontro-incontro nell'aula, e nonostante il pallore la Grifondoro arrossì leggermente.

"Quello... è stato uno spiacevole incidente." Disse Ginny, cercando di dare forza alle sue parole.

"Ma davvero Weasley? Eppure sbaglio o hai risposto al bacio?"

"Sbagli, infatti! Lo schiaffo mi sembrava molto convincente e... realistico." Rispose risoluta Ginny.

"Scommetto che non ti è dispiaciuto." Continuò Malfoy con tono indifferente.

"Vuoi morire Malfoy?"

"Dubito che riusciresti ad ammazzarmi." Disse Malfoy in tono di sfida.

"Adesso basta!" Kyle gridò a pieni polmoni emettendo una nuvoletta di aria calda dalla bocca. Malfoy e Ginny si azzittirono, spostando la loro attenzione sul Prefetto del Tassorosso. Ginny osservò i pugni del ragazzo stringersi in una morsa convulsa.

"Kyle, io non so cosa stia macchinando, so solo che è una sciocchezza! Smettila di comportarti come uno stupido."

La risposta del Tassorosso non fu a parole, bensì afferrò violentemente i polsi che Ginny nascondeva sotto alle lunghe maniche del mantello. Spaventata da quella reazione violenta, la ragazza cercò di indietreggiare, ma la neve ostacolava i suoi movimenti.

"IO non sono STUPIDO!" Kyle gridò con quanto più fiato aveva in gola, lasciando Ginny in silenzio.

"Possibile che tu non capisca ciò che provo per te!?" Kyle avvicinò il proprio volto verso quello di Ginny e la ragazza, comprendendo le sue intenzioni, si voltò per impedire a Kyle di baciarla. Benché la stretta del Tassorosso non fosse poi molto forte, la sua debolezza fisica era in quel momento un grande ostacolo.

"In questo momento ti stai comportando da stupido, smettila Kyle!" Disse Ginny in un soffio, incapace di prevedere le reazioni del ragazzo.

Un colpo di tosse provenne da dietro le spalle di Kyle. Malfoy, visibilmente infastidito, incrociò le braccia al petto ostentando un'aria strafottente.

"Se era per risanare le vostre questioni disgustosamente amorose potevi fare a meno di infastidirmi con la tua insulsa presenza." Disse Malfoy, squadrando la figura di Kyle.

Il Tassorosso lasciò andare la presa su Ginny con un gesto tutt'altro gentile, rivolgendo la propria attenzione sul Serpeverde.

"E qui ti sbagli. Ho intenzione di farla pagare sia a te che a questa sgualdrina." E con un gesto spintonò Ginny nella neve. La ragazza, ancor debole per la febbre, perse facilmente l'equilibrio, affondando le mani e gran parte del corpo nella neve gelida.

"Vuoi sapere perché di quella brodaglia, Weasley?" Un brivido percorse il corpo della rossa: da quando aveva conosciuto Kyle, mai, prima di allora, si era rivolto a lei utilizzando il suo cognome.

Ginny, imponendosi un certo decoro, si portò traballante in piedi, imprecando per la sua condizione di salute.

"Ben presto nessuno potrà avvicinarti. Se io non posso averti, nessun uomo potrà mai farlo."

"Ma di che diavolo stai parlando?" Domandò Ginny, intorpidita da freddo.

"Semplice," Disse Kyle come se tutto fosse ovvio ,"Quella che ti ho fatto bere non è una semplice bevanda, ma una pozione che ho imparato durante quelle noiosissime lezioni con il Professor Piton."

Ginny inghiottì pesantemente, ricordando di aver sentito parlare Madama Chips di qualcosa di molto simile.

"Ma non voglio anticiparti niente," Disse Kyle emettendo una breve risata ,"Scoprirai tutto tra non molto e sarà proprio il tuo amato Malfoy a farti soffrire!"

Ginny fece per ribattere ma una luce chiara l'avvolse e, a pochi metri, vide la figura di Malfoy smaterializzarsi esattamente come lei.

"Uh, guarda che peccato... gli sono cadute le bacchette." Osservò Kyle, mostrando un sorriso poco rassicurante e calpestando la bacchetta di Draco.

"Non è che hai esagerato stavolta?" Domandò Sallighan, seguendo il Tassorosso verso l'entrata di Hogwarts. Il ragazzo gli rispose con uno sbuffo. Theodor Sallighan rimase immobile, contemplando la figura di spalle dell'amico. Sospirò, scuotendo il capo. No, decisamente non lo riconosceva.

**

Quando riprese coscienza sentì un peso rivelante su di lei. Il respiro caldo di Malfoy le solleticava la pelle all'altezza del collo e, comprendo all'improvviso la sua situazione, fece pressione sulle spalle del Serpeverde.

"Ehi, Malfoy! Saresti pregato di spostarti, grazie." Farfugliò, impedendosi di arrossire.

Sentì un debole mugugnio provenire dalla bocca del Serpeverde, mentre questo si sollevava affondando le mani nella neve. Quando comprese la posizione che stavano assumendo, notando il rossore sul volto della Grifondoro, Malfoy si scostò senza molte cerimonie, facendo cadere addosso a Ginny un poco della neve che gli si era depositata sulla schiena.

"Ehi, fai attenzione!" Protestò Ginny, osservando il ragazzo che, con agilità sorprendente, si riportava in piedi.

"Quanto sei lagnosa, Weasley." Disse, spolverandosi il mantello.

Ginny sbuffò, alzandosi a fatica. Un senso di vertigine la fece barcollare, ma per sua fortuna un albero nelle vicinanze le impedì una dolorosa caduta.

"Voglio delle spiegazioni, Weasley e che siano convincenti!" Malfoy prese a guardarsi intorno, posando infine lo sguardo sulla Griffondoro.

"Ma sei stupido? Come faccio a darti delle spiegazioni se nemmeno io so che cavolo sta succedendo!"

Malfoy guardò Ginny in modo sprezzante, mentre con una mano aveva iniziato a perlustrare l'interno del suo mantello.

"Accidenti!"

Ginny, strofinandosi la fronte con una manica, osservò Malfoy che aveva iniziato a tastarsi in modo convulso.

"Che c'è ora?"

"La bacchetta! Non ho la mia bacchetta, merda!"

Ginny continuò ad osservare il Serpeverde, indecisa se sorprendersi per l'imprecazione di Malfoy o per l'agitazione che stava mostrando in quel momento. Infine, le venne un dubbio e, scostandosi il mantello, notò che la sua bacchetta non era più appesa alla gonna della sua uniforme.

"Magnifico, anch'io l'ho persa." Sospirò, ricoprendosi per il freddo.

Malfoy diede un calcio a un albero nei paraggi e Ginny sorrise al pensiero che anche un Malfoy a volte, poteva perdere il proprio autocontrollo.

"Vedi di darti una calmata, Malfoy. Piuttosto pensiamo a dove siamo."

Malfoy si voltò verso Ginny, mostrandole un sorriso isterico.

"TU, stracciona di una Weasley, non ti rendi conto dei CASINI in cui siamo!"

"Ma guarda," Osservò la Grifondoro ,"Sbaglio o Draco Malfoy sta perdendo il suo sangue freddo?"

Ginny notò il volto di Malfoy contrarsi in una smorfia.

"Non essere idiota, Weasley. Siamo nella Foresta Proibita e per di più non abbiamo nessun modo per difenderci."

"E la cosa ti preoccupa?" Domandò Ginny divertita. Malfoy alzò un sopracciglio, considerandola pazza.

"Di che ti lamenti, Malfoy? In fondo, questa è la stessa situazione in cui mi hai lasciato quella volta..." Disse con tono beffardo.

Malfoy, notando la piega a lui sfavorevole che stava prendendo il discorso, rimase in silenzio e si avviò in un punto imprecisato della foresta.

"Ehi! Dove hai intenzione di andare?" Domandò Ginny, sprofondando i piedi nella neve per raggiungerlo.

"Potrebbe essere pericoloso muoverci in due e siccome non ho intenzione di venir mangiato, stammi lontana."

Ginny rimase per un secondo immobile.

"Ma stai scherzando?! Hai forse intenzione di abbandonarmi qui?" Domandò incredula.

"E perché no?" Rispose Malfoy senza voltarsi "Non mi sembra di aver alcun tipo di obbligo nei tuoi confronti."

"Sei davvero senza cuore." Disse Ginny dopo averlo raggiunto.

"Lo so."

"Sei un bastardo."

"So anche quello."

Ginny gonfiò le guance indispettita.

"Stupido di un Mangiamorte..." Farfugliò, cercando di contenere la rabbia.

Dopo un movimento improvviso si sentì afferrare la gola da due mani che, sotto comando, avrebbero rafforzato la loro presa.

"Non osare più chiamarmi a quel modo se non vuoi morire." La voce gelida di Malfoy penetrò Ginny ancor più del freddo circostante. La ragazza rimase immobile, contemplando le iridi grige del Serpeverde. Non stava scherzando. Un Malfoy non amava scherzare e se voleva uccidere, uccideva senza remore. Draco Malfoy non avrebbe mai fatto eccezione. Era una questione radicata nella sua famiglia da intere generazioni; il sangue, l'aggressività e la prepotenza erano fattori che venivano inculcati ai membri di quella famiglia fin dalla nascita.

"Adesso, lasciami andare." Ginny afferrò i polsi del Serpeverde allontanandoli dal suo collo. "Se proprio devi uccidermi, vedi di farlo in modo intelligente." Con quelle parole, Malfoy si voltò riprendendo la propria marcia mentre Ginny si strofinò il collo. Ora che Malfoy non la stava osservando, sentiva le gambe tremare. Detestava ammetterlo, ma in quel momento aveva avuto paura.

Draco Malfoy non avrebbe avuto problemi a stringere le sue dita esili.

Ma forse era troppo intelligente per uccidere veramente qualcuno.

Mentre camminavano verso una direzione imprecisa, Ginny continuava ad osservare le dita delle mani che avevano toccato i polsi del Serpeverde. Una sottile striscia rossastra stava pian piano diventando sempre più evidente, causandole un leggero senso di fastidio.

"Non possiamo far altro che sperare che San Potter e Lenticchia si accorgano della tua scomparsa."

Ginny sollevò lo sguardo su Malfoy.

"Ti ricordo che io dovrei essere in infermeria. Probabilmente hanno già scoperto che non ci sono, anche se ho preso le dovute precauzioni."

Notando il silenzio del ragazzo, Ginny continuò. "Ho creato un fantoccio da mettere sotto le lenzuola al mio posto."

"E' il trucco più vecchio del mondo, Weasley."

"Potrebbe anche funzionare, che ne sai."

Il silenzio cadde di nuovo e Ginny ne approfittò per guardarsi intorno. La Foresta le parve ancora più terrificante dell'ultima volta che l'aveva vista. Benché ci fosse con lei un'altra persona, era terrorizzata dal poter di nuovo incontrare i Dissennatori. Era sicura di non poter ottenere due volte la stessa fortuna di essere salvata. Osservò Draco, domandandosi quanto mai potesse essere affidabile e sbuffò al pensiero che non si sarebbe fatto scrupoli ad abbandonarla per salvarsi.

E' meglio non farci molto affidamento.

"Posso domandarti una cosa?" Ginny si maledì per aver interrotto il silenzio tra loro.

"Che vuoi?" Rispose Malfoy senza molta gentilezza.

"Posso sapere cosa ti ha scritto Kyle in quel biglietto? O meglio, penso che anche tu ne abbia ricevuto uno."

"Non sono affari tuoi." Disse secco, senza degnarla di uno sguardo.

"Come preferisci... a me ha scritto che se ti amavo dovevo presentarmi."

Ginny non riuscì a immaginare il tempo che Malfoy impiegò a voltarsi.

"Stavo scherzando." Disse, ridacchiando tra sè e sè, divertita per la reazione del Serpeverde. Gli passò accanto e prese ad osservare la situazione.

"Di questo passo dubito che ne usciremo, stiamo girovagando alla cieca. Inoltre la mia febbre non accenna a passare. Ehi, Malfoy, mi stai ascoltando?" Ginny si voltò verso Malfoy, che continuava a rimanere in silenzio, ignorandola completamente. Con un gesto improvviso afferrò un braccio della ragazza. Con quel contatto Ginny gridò per il dolore, sottraendosi con violenza alla presa.

"Ma che diavolo ti prende?" Gridò stizzito Malfoy, in parte spaventato per quella reazione.

"Stammi LONTANO, Malfoy. Non TOCCARMI!" Gridò Ginny, afferrandosi il braccio.

Il ragazzo osservò incredulo Ginny che, nel frattempo si era arrotolata la manica lungo il braccio.

"Oh, mio Dio."

Malfoy focalizzò la sua attenzione sul braccio della Grifondoro che aveva precedentemente afferrato.

"Che cavolo è quella cosa?"

Una macchia rossa grande quanto il diametro di una mela, si era estesa sulla pelle diafana di Ginny. La ragazza scosse la testa, sapeva solo che quando Malfoy l'aveva toccata, aveva sentito un bruciore insopportabile.

"Ehi, cosa avresti intenzione di fare?!" Esclamò Ginny, ritraendosi da Malfoy.

"Voglio vedere cosa succede se ti tocco di nuovo." Disse, facendo per afferrare l'altro braccio della ragazza.

"Ma te sei pazzo!" Strillò Ginny, ritraendosi ulteriormente.

"Idiota! Non capisci che probabilmente è l'effetto di quella pozione?"

"Sarà anche quella, ma hai intenzione di uccidermi dal dolore?" Urlò Ginny sconvolta.

"Potrebbe essere un'idea." Disse indifferente Malfoy.

Ginny sbuffò.

"Non ti tocco. Voglio solo vedere se la sola vicinanza ti causa qualcosa."

"E perché mai vorresti saperlo? In fondo non voglio assolutamente che tu t'avvicini a me." Disse risoluta la ragazza.

"Sei proprio scema, Weasley. La Foresta Proibita è famosa per i suoi rimedi a questo genere di pozioni."

"Ti ricordo Malfoy che se anche solo esistesse una pianta curativa, è coperta da metri di neve."

"E se tu avessi studiato Pozioni, sapresti che non esistono solo le piante, cretina."

Sentendosi sconfitta, Ginny rimase in silenzio, ma senza mostrare il braccio a Malfoy.

"Che c'è, Weasley? Non ti fidi forse di me?"

La ragazza emise una risata stridula.

"Perché Malfoy, DOVREI? No, dico... sai a chi devo dare il braccio con il rischio di rimanere ustionata? Al Serpeverde più viscido e subdolo di tutta Hogwarts."

"Grazie."

"Non voleva essere un complimento." Disse, abbassandosi la manica della camicia.

"Vedrai, Weasley. Presto mi supplicherai di darti una mano e allora ti pentirai di quello che hai detto."

"Non me ne pentirò finché rimarrai alla dovuta distanza."

Ginny maledì Kyle. Malfoy aveva senz'altro ragione, quelli erano gli effetti collaterali di quella pozione.

"Entriamo là dentro." Sentì la voce di Malfoy scuoterla dalle maledizioni rivolte verso il Tassorosso ed osservò l'entrata di quella che a prima vista sembrava una caverna.

"Vuoi davvero entrarci? Voglio dire, non sembra molto allettante."

"E cosa vorresti? Una villa con portone d'oro massiccio, Weasley?"

"Molto spiritoso, Malfoy" Disse Ginny.

La ragazza seguì il Serpeverde, facendo attenzione a dove stava camminando. Di lì a pochi istanti, inciampò in un sasso acuminato cadendo in avanti verso Malfoy. Il Serpeverde, sentendo il trambusto provocato da Ginny alle sue spalle, si ritrasse, lasciando cadere la ragazza a terra.

"Ahia, che male!" Gemette Ginny, strofinandosi il naso.

"Tzè, se mi cadevi addosso stavi anche peggio. Alzati, non farmi perdere tempo." Ginny si rialzò, ma un senso di vertigine l'avvolse costringendola a posarsi su uno spuntone di roccia.

"E adesso che ti prende?" domandò esasperato Malfoy.

Ginny strinse i denti.

"Le ricordo Mister Sensibilità che io fino a qualche ora fa ero in un letto d'infermeria. Pagherei a sapere chi me l'ha fatto fare a venire." Disse Ginny, sedendosi a terra.

"Già, chi te l'ha fatto fare?" Domandò repentino Malfoy. Ginny lo guardò e sospirò.

"La stessa domanda vale anche per te."

Dopo qualche secondo di silenzio, Malfoy imitò Ginny sedendosi al lato opposto della caverna.

"Possiamo anche fermarci."

Ginny trasse un sospiro di sollievo. Il suo corpo era ormai allo stremo delle forze e l'aggiunta di quegli effetti non la stavano per niente aiutando. Pensò al caldo letto dell'infermeria e si pentì di non aver dato ascolto ad Erika.

"Tieni."

Ginny osservò un piccolo sacchetto di canapa atterrare all'altezza dei suoi piedi.

"Metti un po' di neve su quelle macchie, potrebbe diminuirti il dolore." Disse Malfoy, ostentando la solita indifferenza.

"Mi stai forse aiutando?" Domandò Ginny basita.

"No. Sono solo stufo di sentirti lamentare."

Ginny si sollevò le maniche del mantello, slacciando i bottoni della manica e posizionando un poco di neve sulla macchia dell'avambraccio. Il refrigerio che sentì in quel momento, le alleviò il bruciore persistente.

"Dobbiamo trovare un modo per uscire di qui, altrimenti potrebbe diventare assai pericoloso passare la notte nella foresta."

"Noto con piacere che stai parlando al plurale." Osservò Ginny.

"Questo perché San Potter e quello stupido di tuo fratello mi ucciderebbero a vista, anche se ammazzarmi non sarebbe poi tanto facile."

"Oh." Esclamò Ginny, falsamente sorpresa.

"Questa caverna, la conosco." Disse Malfoy, puntando lo sguardo verso la gola dell'antro. "Mi è già capitato altre volte di ritrovarmi nella Foresta, quindi ho scoperto che questa caverna porta oltre la recinzione ovest della Foresta."

Ginny osservò Malfoy stupita. Per tutto il tempo che avevano camminato, Malfoy sapeva con precisione dove recarsi; e per delle ragioni che ben pochi avrebbero potuto spiegare, aveva fatto l'immenso sforzo di portarla con sè. Ginny sorrise tra sè e sè. Benché avesse trascorso un breve tempo della sua vita assieme a Malfoy, erano molte le cose negative e positive che ancora non conosceva di lui. Chiunque si sforzasse di capire Malfoy, riceveva spesso amare delusioni. Malfoy era come una fortezza inespugnabile, dal suo sguardo nessuno avrebbe mai capito i suoi pensieri. E forse era questo che l'affascinava.

Scosse la testa. Associare la parola fascino a Malfoy era assurdo e si maledì per quel suo momento di debolezza.

"Non vuoi proprio dirmi cosa ti ha scritto Kyle?" Ginny fece quella domanda dopo molti minuti di silenzio, e per questo, cercò di nascondere il proprio rossore avvolgendosi nel mantello.

"Anche se te lo dicessi, cosa cambierebbe?" Domandò Malfoy in tono gelido.

"Hmm, niente... si tratta solo di curiosità. A me mi ha dato deliberatamente della sgualdrina, probabilmente non gli è mai andato giù il fatto che l'ho lasciato, frequentando poi te." Ginny fece un enorme sforzo per fare una simile confessione. Sperava, con il suo atteggiamento, di invogliare Malfoy a parlare.

"Mi aveva lanciato una sfida."

Ginny si sorprese nello scoprire che era riuscita nel suo intento, ma non rispose per evitare che Malfoy chiudesse l'argomento.

"Non mi domandi quale genere di sfida?" Domandò irritato il ragazzo, guardando Ginny.

"Er, sì, che sfida?"

Malfoy affondò una mano nella tasca dei propri pantaloni e gettò un foglietto appallottolato verso Ginny. La ragazza osservò la pallina di carta con sospetto.

"Ehi, mi hai rotto le scatole fino ad ora, e adesso non leggi, Weasley?"

Ginny dispiegò il foglio ed assunse una tinta rossastra.

"Che cosa vorrebbe dire?" domandò Ginny, farfugliando.

"Esattamente quello che c'è scritto." Rispose Malfoy, abbandonando un poco della sua sicurezza.

 

Ti propongo una sfida. Il vincitore avrà il diritto di stare con lei.

Kyle McGraw

 

Benché Kyle non avesse specificato con chiarezza il nome, sapeva di essere lei la ragazza in questione. E questa sconvolgente rivelazione la imbarazzò ulteriormente.

"Sia ben chiaro che non ho accettato per il motivo che immagini." Si affrettò a dire Malfoy. "Io e McGraw non ci sopportiamo a vicenda per natura."

Ginny ridacchiò, lasciando Malfoy perplesso. Anche se non erano i ragazzi più perfetti del mondo, a Ginny faceva comunque piacere essere contesa tra i due.

"A prescindere da questo però, hai accettato."

Il volto solitamente pallido di Malfoy si fece leggermente rosato.

Ginny sorrise.

"Non devi essere imbarazzato. In fondo quello è un capitolo chiuso per entrambi. Non era fattibile una relazione tra di noi." Disse, sentendo un po' il sapore amaro nelle sue parole.

"Probabilmente perché non l'hai mai voluto per davvero".

Ginny osservò Draco incredula.

"Cosa vorresti dire? Che è colpa mia se non ha funzionato?" Domandò, sentendo l'irritazione nascerle dentro.

"Esattamente."

"Non essere stupido! Sai benissimo che non dipende da me!"

"Ah, no? E da chi sennò?" domandò Malfoy inviperito.

"Quella volta non sono stata io a procurarti quelle ferite, ma tuo pad-"

Ginny si azzittì di colpo, portandosi una mano alla bocca. Osservando lo sguardo di Malfoy, capì di aver parlato troppo. Malfoy si alzò di scatto, facendo scorrere il mantello sul corpo. Ginny sospirò, afferrandosi la fronte con una mano.

"Pensavi forse che non me ne sarei accorta? Tuo padre ha parlato chiaramente sia a te che a... me."

"E che cosa ti ha DETTO?" Malfoy diede un pugno alla parete rocciosa, lasciando Ginny esterrefatta. Dalla reazione del ragazzo, Ginny capì che Malfoy non era mai venuto a conoscenza dell'incontro tra lei e suo padre.

"Mi ha detto cose che, a pensarci oggi, non possono essere che vere." Disse Ginny, fissando con ostinazione la terra.

"Che vorresti dire?!"

"Voglio dire che io non posso e non potrò mai stare con te." Ginny si portò in piedi, spolverandosi il mantello dalla terra cavernosa.

"Ti ha detto questo?" Il tono di Malfoy non sembrava mostrare alcuna emozione.

"Diciamo che me lo ha fatto capire." Disse Ginny, indicando con un dito la propria gola. "A parte questo," disse la ragazza, spostando un sasso con un piede ,"credo che alla fine abbia sempre avuto ragione. Noi siamo troppo diversi, a partire dalle nostre famiglie che sono inconciliabili e poi... io credo che i Malfoy non sappiano veramente amare."

"E TU CHE NE SAI?!" L'esclamazione di Malfoy fece sobbalzare Ginny, mentre l'eco nella caverna le rimbombava nelle orecchie.

"Cosa ne sapete voi di quello che provo io, eh?"

Ginny rimase in silenzio, troppo intimorita per rispondere. Malfoy calciò violentemente un sasso nelle vicinanze.

"Per anni non mi è stato mostrato affetto, nè da mio padre, nè da mia madre. Tutti coloro che si sono avvicinati a me lo hanno fatto solo per interesse, perché in realtà non gli è mai importato niente di me! E se vuoi sapere di tutte quelle ragazze che mi sono portato a letto, bhè sappi che è stato divertente trattarle allo stesso modo in cui trattavano me! E' vero, io non so amare, semplicemente perché nessuno ha mai amato me!" Malfoy terminò di parlare, e Ginny notò il respiro affannato del ragazzo.

Ginny sentì una morsa nel petto, sospirò e abbracciò Malfoy con quanta più forza aveva. Il ragazzo cercò di liberarsi dalla stretta della ragazza. Ginny sentì un forte bruciore invaderla sia dentro che fuori, ma cercò di resistere come meglio poteva.

"N-non è vero c-che nes-nessuno ti ama... certo, sei maligno, perfido.... m-ma i tuoi compagni ti a-adorano." Ginny cercò di mantenere il controllo della sua ragione, benché il dolore diventasse estremamente potente.

"Lasciami andare! Così rischi di-"

"E se a-anche non fosse... s-sono sicura che... presto troverai la persona... capace di amarti. Ne sono certa." Ginny si staccò da Draco, con una smorfia dipinta sul volto. Si sbottonò i primi bottoni della camica e vide la sua pelle come ustionata.

"Perché..." Ginny osservò attraverso la sua vista appannata, i lineamenti sempre più opachi del Serpeverde.

"Perchè non puoi essere tu quella persona!?"

Nonostante il dolore, Ginny si sorprese di udire quelle parole da un Malfoy, da Draco Malfoy. Dall'essere più indifferente che avesse mai conosciuto. Una fitta di dolore la colse, ma prima di svenire, riuscì a rispondere a quella domanda; una domanda che esigeva a chiare lettere una risposta.

"P-probabilmente perché non ne avrò mai il coraggio."

**

 

Erika la stava aspettando picchiettando il piede sul pavimento di marmo.

"Ti vuoi muovere Ginny? Così perderemo l'inizio della cerimonia!"

"Arrivo."

Ginny uscì con aria trafelata dal dormitorio dei Grifondoro, seguita da Erika, la sua migliore amica.

Quel giorno, gli studenti dell'ultimo anno avrebbero lasciato per sempre Hogwarts. E loro si stavano recando alla cerimonia della consegna dei diplomi. Non era affatto felice di assistervi, ma Hermione come Harry e suo fratello avevano insistito affinchè lei ci fosse.

Appena entrate nella grande sala, furono avvolte da luci e decorazioni sfarzose, mentre tutti gli studenti diplomati, avvolti nei loro mantelli neri, sedevano composti con le rispettive case.

Uno per uno, tutti gli studenti di Hogwarts furono nominati a gran voce da Silente e Ginny non si stupì del boato di applausi che accolse il nome di Harry. Notò come l'amico, visibilmente in imbarazzo, avesse preso il suo diploma ostentando un inchino molto goffo. Così come non si stupì del boato che accolse Draco Malfoy. Nel sentire il nome del ragazzo pronunciato da Silente, Ginny chinò il capo. Dopo quell'episodio nella caverna, a loro modo i loro sentimenti erano stati chiariti. Per sua fortuna, la pozione Anti-Homo inventata da Kyle aveva perso la sua efficacia qualche giorno dopo il loro ritorno a scuola. Da allora, aveva evitato il Tassorosso con tutte le sue forze, prendendosi in parte anche una bella vendetta.

Per quanto riguardava Draco Malfoy, quello della caverna fu uno degli ultimi incontri diretti che ebbe con lui. Dopo quel giorno, furono molto rare le occasioni per parlare o anche solo per scambiarsi insulti. Se si incrociavano nei corridoi, facevano finta di non conoscersi e quando la conversazione vergeva su uno dei due, sapevano evitarla alla perfezione. Nonostante tutto, Ginny non aveva mai creduto di essersi lasciata con lui in cattivi rapporti. Ognuno di loro conosceva le confessioni dell'altro ed entrambi si prodigavano per mantenerle segrete. Era nato una specie di rispetto silenzioso, sconosciuto ai fratelli di Ginny e allo stesso Harry.

Sospirò.

Notò Rosemary Zleger che, al termine della cerimonia, gettava le braccia al collo di Malfoy. Aveva sentito dire che Draco aveva acconsentito al fidanzamento con Rosemary voluto da suo padre; che ciò fosse un atto conseguenziale alla sua risposta nella caverna, non lo sapeva.

Suo malgrado, quel giorno, incrociò i suoi occhi con delle inconfondibili iridi grige. Per un attimo, dopo molto tempo, erano tornati a guardarsi di nuovo.

"Ginny, tuo fratello ti sta cercando." Erika le diede una pacca sulla schiena.

"Come?" Domandò Ginny, trasecolando.

"Harry, Hermione e Ron ti stanno aspettando. Ma chi stavi guardando?"

"Oh, nessuno in particolare."

Quando Ginny si incamminò verso i suoi amici, Erika lanciò una breve occhiata nella direzione tanto osservata da Ginny, ma notò solo un Malfoy stretto tra gli abbracci dei suoi compagni. Un sospetto le si affacciò alla mente, ma la voce di Ginny la fece di nuovo accorrere verso la parte adibita dei Grifondoro.

La rossa rivolse ancora una volta un timido sguardo verso il Tavolo dei Serpeverde. Malfoy stava festeggiando con un inusuale sorriso sulle labbra. Sorrise, sentendosi in parte felice, ma triste allo stesso tempo.

"Ehi, Gin che hai?" Hermione le aveva passato un braccio attorno alle spalle.

"Dì la verità, sei triste perchè il tuo fratello preferito se ne và!" Disse trionfante Ron.

"Sentirò moltissimo la mancanza di Harry ed Hermione, ma... sinceramente sono felice di non averti più intorno, fratellino."

Ron simulò un'espressione offessa, tra l'ilarità dei suoi compagni.

Si, quella era la sua vita.

La Luce era tutto ciò che l'avvolgeva.

Una volta lesse che dove c'è luce, c'è ombra.

Che la Luce richiama a sè l'oscurità, originando un'unica entità indivisibile.

Quel pensiero la rincuorò, sciogliendo anche quelle piccole gelosie che erano nate dentro di lei.

Un giorno, forse, avrebbe incontrato l'ombra a lei destinata.

Ancora una volta.

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Capitolo 13
*** Sotto a un cielo color del sangue - parte a (il passato che ritorna IV) ***


~ Sotto a un cielo color del san

Capitolo 9

Sotto a un cielo color del sangue - parte a (il passato che ritorna IV)

 

L'amore può portare a due cose: alla felicità completa, o alla più lenta e triste agonia.
Lady Oscar

 

Stringendo al petto i libri di Divinazione, Ginevra Weasley camminava con passo spedito lungo i corridoi di Hogwarts. Chiuse gli occhi, cercando di ignorare l'agitazione di stomaco che stava provando dal termine della lezione. Non aveva mai sopportato la Cooman e in quel momento, il suo livello di sopportazione aveva raggiunto il vertice massimo. Tutta Hogwarts considerava la professoressa di Divinazione una pazza isterica e visionaria, e lei aveva sempre sorriso alle accuse che venivano rivolte contro la maga. Aveva cercato più volte di farla apparire sotto a prospettive diverse, ma senza molto successo.

In parole povere, non ne pensava nè bene nè male. Fino a quella stessa mattina.

"Ehi, Ginny! Mi vuoi aspettare un attimo?"

La ragazza si fermò di scatto, mentre Erika le sbatteva rovinosamente addosso. Ginny si voltò, osservando la sua migliore amica intenta a strofinarsi con una mano il naso dolorante.

"Santo cielo, te ne sei andata come una furia!" Ginny notò il respiro affannato della compagna e si scusò. Al termine di Divinazione era balzata fuori dall'aula senza prestare ascolto alla voce stridula della Cooman che assegnava i compiti per le lezioni successive.

"Non mi dire che credi a quello che ti ha detto?" Domandò Erika, riassettandosi la gonna della divisa e lanciando un'occhiata fugace all'amica. Il volto di Ginny si contorse, esprimendo meglio che a parole l'opinione della rossa. Erika emise una risata sommessa, dando una piccola pacca sulla spalla della Grifondoro.

"Sai benissimo che quello che dice non è mai vero. Guarda Potter... a detta sua doveva essere morto già da un bel po' di tempo, invece è vivo e vegeto."

"Forse hai ragione..." Mormorò Ginny poco convinta.

"Visto? Adesso ti lascio, Michael mi aspetta!" Erika sorrise, sventolando una mano in direzione dell'amica. Ginny contraccambiò il saluto, ma quel giorno non riusciva a condividere la stessa felicità della compagna.

Mentre camminava verso la biblioteca, estrasse un pacco di fogli dalla propria cartella. Come tutti i suoi fratelli prima di lei, Ginny viveva i suoi ultimi mesi ad Hogwarts con trepidanza e grande nostalgia e, nonostante gli esami fossero alle porte, aveva accettato di buon grado l'incarico di Prefetto che le era stato affidato. Aveva constatato che avere una tale nomina comportava sia il rispetto da parte degli altri studenti, sia privilegi scolastici.

Scorrendo con la mente tutta la sua carriera scolastica, pensò che l'ultimo anno era di gran lunga il suo preferito. Fin da quando aveva messo piede ad Hogwarts era stata sempre etichettata come l'ultima ruota del carro della famiglia Weasley, mentre i suoi fratelli, in qualche modo, erano comunque riusciti a farsi notare. Ron, ad esempio, aveva avuto l'unica fortuna, a suo parere, di essere un amico molto intimo di Harry Potter, mentre lei veniva semplicemente considerata come la sorella minore del migliore amico di Harry Potter. Una condizione sociale abbastanza degradante.

Invece, in quel momento, era semplicemente Ginny Weasley. La sola ed unica Weasley. Con il tempo era riuscita a guadagnarsi la fiducia di tutti, studenti e professori compresi, scrollandosi di dosso la povertà della sua famiglia; infatti, essendo l'unica studente di casa Weasley, aveva avuto il privilegio di avere i suoi maglioni, i suoi mantelli, il suo guardaroba, abbandonando così gli abiti maschili passati da fratello a fratello.

E per lei, tutto questo, rappresentava una grande conquista.

Si bloccò di fronte alla porta della biblioteca quando udì delle voci provenire dall'interno. Si meravigliò moltissimo, visto che in quelle ore del giorno l'edificio era solitamente vuoto. Vi entrò con riluttanza, prendendo in seria considerazione l'idea di andarsene, ma, pensando ai compiti che aveva in arretrato, entrò. Ginny prese posto ad un tavolo vicino alle grandi vetrate e notò un gruppo di ragazze che, vedendola entrare, presero a ridere sommessamente.

Ginny si impose di ignorarle e prese a leggere gli assegni delle lezioni con attenzione scrupolosa. Anche se l'ultimo anno era il suo preferito, doveva comunque ammettere che era estremamente difficile e con tutta se stessa desiderò di avere il cervello di Hermione.

"Quella è la Weasley, vero?"

Nel sentire il proprio cognome, Ginny strinse i pugni abbandonati sul suo grembo.

"Si, è proprio lei! Dicono che gli anni passati abbia sedotto un sacco di studenti!"

"L'ho sentito dire anch'io, pare che anche Malfoy sia cascato nella sua rete!"

"Per non parlare di McGraw che è stato mollato di sana pianta." Una delle ragazze emise una piccola risata.

"Tzè, certa gente ha tutte le fortune. Ma l'avete vista? Non capisco cosa ci trovino in una così."

Ginny chiuse il libro di scatto, irritata dai commenti delle ragazze. Odiava essere giudicata da persone che nemmeno conosceva. Le studentesse, notando lo scatto della Grifondoro, smisero di parlare.

"Ve lo spiego io cosa ha Ginny più di voi."

La rossa, seguita a ruota dalle altre ragazze, si voltò verso l'entrata della biblioteca e vide, ben eretta con la schiena, Rosemary Zleger.

"E' carina, ha un bel corpo, ha ottimi voti, ma soprattutto non è frivola. Vi basta come risposta?" Rosemary rivolse loro un debole sorriso, mentre con una mano raggiungeva la sua bacchetta.

Mentre le altre studentesse si affrettarono ad uscire fuori dalla stanza, Ginny rimase immobile, contemplando l'immagine di Rosemary che continuava a minacciarle freddamente. Durante tutta la durata dell'anno, non aveva avuto più occasione di parlare con la Corvonero, ed era proprio per questo che era rimasta molto sorpresa dell'iniziativa intrapresa dalla ragazza.

Quando Rosemary si voltò a guardarla, Ginny si sentì tremendamente a disagio.

"Probabilmente ti starai domandando perché l'ho fatto."

Ginny, del tutto incapace di parlare, si limitò a fare un cenno d'assenso col capo.

"Semplicemente perché non sopporto la stupidità."

Era un'ottima motivazione, pensò Ginny.

"Comunque, grazie," Disse infine la Grifondoro ,"Ma sono abituata a questo genere di cose."

Ginny ripose i propri libri nella sua cartella e si diresse verso la Corvonero per uscire anch'essa dalla stanza.

"Per essere sincera ho anche altri motivi..." Disse Rosemary, subito dopo che Ginny era passata oltre.

"Uno tra questi, Draco Malfoy."

Nel sentire pronunciare il nome del Serpeverde, Ginny si voltò di scatto, cercando di interpretate l'espressione illeggibile della Corvonero.

"Come scusa?" Domandò la rossa con tono flebile. Davvero, non capiva cosa centrasse Draco Malfoy in tutto ciò. Era da molto tempo che non sentiva quel nome sulle labbra delle altre persone, ed ogni sillaba scandita corrispondeva ad un battito del suo cuore. Che Malfoy le facesse ancora un tale effetto?

Ginny osservò Rosemary mentre giocherellava con un ricciolo dei suoi capelli.

"Draco è il mio fidanzato."

"L-lo so." Rispose Ginny, alzando un sopracciglio. Non riusciva a comprende ciò che la ragazza volesse realmente dire.

Notò la Corvonero osservarla attentamente, come se volesse decifrare ogni singola espressione del suo volto.

"Voglio essere sincera con te, Weasley. Io AMO Draco e non ho nessuna intenzione di cederlo a qualcun'altra."

"Continuo a non capire cosa tutto questo abbia a che fare con me." Ribattè Ginny, sentendosi molto imbarazzata per quella conversazione.

"Draco tornerà ad Hogwarts tra qualche giorno."

Quella notizia, lasciò Ginny senza parole.

"E per questo motivo, ti pregherei di stare lontano da lui."

Ginny aumentò la presa attorno alla sua cartella. Quelle ultime parole l'aveva notevolemente infastidita.

"Lascia che ti dia un consiglio Zleger," Prese a dire Ginny, fissando gli occhi della ragazza ,"Non ti servirà a niente avanzare questo genere di minacce. Mi stai dimostrando quanto deboli siano i sentimenti che ti legano a lui, se davvero lo ami come dici, abbi la decenza di non infastidirmi con simili sciocchezze. Io non nutro niente per Draco Malfoy e il solo fatto che tu abbia voluto mettere in chiaro questo genere di cose proprio con me, mi porta a credere che non sei poi tanto matura come pensavo. Scusami, ma adesso devo andare."

Abbandonò la biblioteca, senza attendere una reazione da parte della Corvonero.

**

Osservò la foglia del tè affondare lentamente nel contenuto della sua tazza. Quella mattina, la lezione di Divinazione era incentrata sulla lettura del destino in qualsiasi tipo di bevanda. Dopo la conversazione con la Zleger, Ginny si era rifugiata nel proprio dormitorio, trascorrendo una notte insonne. E quella stessa mattina, aveva dovuto far violenza su se stessa per partecipare alle lezioni di una pazza psicopatica.

"Tutto bene, Gin? Stanotte ti sei alzata un sacco di volte." Bisbigliò Erika al suo fianco, cercando di mantenere l'attenzione sulla sua bevanda.

"Mi dispiace, ma non avevo sonno." Le rispose la rossa, assicurandosi della posizione della Cooman.

"Se hai qualche problema, sai bene che me ne puoi parlare."

"Tranquilla, non c'è niente di particolare." Ginny vide il corpo dell'amica irrigidirsi e voltandosi, ne comprese il motivo.

"Signorina Weasley, visto che sta tranquillamente conversando, ne presumo che ha già scoperto cosa le serba il futuro."Disse la Cooman con voce stridula.

"No, non riesco a leggere molto bene, per via della foglia."

"Foglia?" Domandò sospettosa la professoressa. La Coomar si curvò su Ginny, osservando con i suoi occhi sporgenti il contenuto della tazza. Un grido spaventoso fece allarmare tutti gli studenti che, voltandosi verso il banco di Ginny, videro la Coomar tremare come un ossessa, mentre arretrava da Ginny.

"Po-povera piccola, il-il tuo destino... terribile, Voldermort..."

Nel sentir pronunciare il nome dell'Oscuro Signore tutti i presenti, Ginny compresa, ebbero un moto di terrore. La rossa Weasley si sentì afferrare con forza le mani, la Cooman di rimpetto a lei, aveva preso a piangere.

"Pro-professoressa..." Farfugliò Ginny.

"Weasley, al termine delle lezioni, fermati cinque mi-minuti."

"Come desidera." Disse Ginny, stropicciandosi le mani al proprio mantello. I compagni che avevano assistito a una delle tante profezie della professoressa di Divinazione continuarono a fissare Ginny che, ancora confusa, cercava di rallentare i battiti del cuore imponendosi un certo autocontrollo. Le profezie della Coomar, come era risaputo, si avverravano solo in parte, mai completamente. Ricordava perfettamente ciò che la professoressa le aveva predetto in una delle scorse lezioni... lei, Ginny Weasley era destinata a un futuro incerto, doloroso ed infelice, ma quella era la prima volta che la Cooman pronunciava il nome dell'Oscuro Signore così apertamente.

"Gin, davvero non vuoi che ti aspetti?" Erika stava osservando l'amica con sguardo notevolmente preoccupato, mentre tra le mani stringeva la sua tazza del destino.

"Non preoccuparti, in fondo sono solo sciocchezze... l'hai detto anche tu, no?"

Erika fece un cenno d'assenso poco convinta e, dopo aver consegnato il proprio lavoro alla professoressa, lasciò l'aula in silenzio. Ginny, rimasta un poco a contemplare il banco di fronte a sè, si fece mentalmente coraggio, dirigendosi verso la cattedra dove sedeva la Cooman.

Come fu prevedibile, lo sguardo della professoressa si incupì notevolmente quando Ginny chiamò la donna ad alta voce.

"Si sieda signorina Weasley,"

"Preferisco rimanere in piedi, grazie."

"Come vuole." Disse la professoressa scuotendo il capo.

"Deve forse dirmi qualcosa professoressa?" Domandò sbrigativa Ginny.

Dopo qualche attimo di silenzio, la maga fisso Ginny negli occhi. Gesto che sorprese non poco la giovane Grifondoro.

"So benissimo che le mie predizioni vengono considerate come dei vaneggiamenti, ma le ricordo che hanno sempre avuto un margine di verità. Per questo motivo, signorina Weasley, la prego di stare molto attenta a ciò che le accadrà in futuro. Farà fronte a delle scelte che la condurranno alla felicità o la getteranno in un vicolo cieco. E cosa peggiore..."

Ginny che fino a quel momento era stata rapita dalle parole della donna, inghiottì pesantemente.

"Nel suo destino ho intravisto l'Oscuro Signore." Il volto della Cooman assunse un'espressione amareggiata, mentre Ginny rabbrividì sentendo pronunciare il nome del Maligno.

"Farò come lei mi ha consigliato." Ginny fece un frettoloso inchino, per poi correre fuori dall'aula verso il dormitorio dei Grifondoro.

Erika osservò preoccupata l'amica che sedeva di fronte a lei. La colazione era iniziata ormai da parecchi minuti, ma Ginny non aveva mangiato niente di tutto quel ben di Dio che si proponeva davanti ai loro occhi.

"Ginny?"

La ragazza, sentendo il proprio nome, sollevò lo sguardo sulla compagna.

"Non mangi niente?" La rossa Weasley scosse la testa, allontanando la sua tazza da latte di fronte a lei.

"Non ho fame." Rispose in tono apatico.

"Ti ho detto mille volte che non devi dare ascolto alla Cooman, quella è una visionaria!" Disse risoluta Erika, intuendo subito il problema che assediava l'amica.

"Sarà anche vero, ma un mago non si mette a terrorizzare i suoi studenti pronunciando apertamente il nome di Tu-sai-chi!" Il tono di voce di Ginny fu talmente risoluto che concluse all'istante la conversazione tra le due Grifondoro.

Erika continuò a fissare a lungo il suo piatto con un'espressione mortificata e quando Ginny iniziò a parlare per scusarsi del suo comportamento, la voce calma e pacata di Silente si diffuse per tutta la Sala.

"Cari studenti e studentesse," Silence si schiarì la voce con un piccolo colpo di tosse ,"come sapete fra tre mesi alcuni di voi lasceranno Hogwarts per intraprendere le loro vite future. So con certezza che molti di voi hanno già trovato la propria strada, mentre altri la stanno ancora cercando."

Il Preside fece una breve interruzione, durante la quale la McGranitt gli porse un foglio piegato.

"Per questa ragione, in accordo con i vostri professori, ho deciso di aiutarvi in questa difficile scelta, invitando al castello tutti gli studenti che si sono diplomati l'anno scorso."

Queste parole provocarono una serie di mormorii tra le Case, mentre molti volti sorpresi si guardavano a vicenda ancora del tutto increduli.

"Che bello!" Erika battè insieme i palmi delle mani, rivolta a Ginny. "In questo modo potrai rivedere sia Harry che Hermione!"

"Già, e tu potrai vedere di nuovo mio fratello Ron." le rispose Ginny, soddisfatta del rossore nato sulle guance dell'amica.

Erika non riuscì a ribattere perché Silente prese a pronunciare a voce alta i nomi di tutti gli invitati. E come le era stato detto da Rosemary, il nome di Draco Malfoy era uno dei primi della lista. Ma era sicura di ciò che provava ed era fermamente convinta delle parole che aveva rivolto alla Corvonero: rivederlo non sarebbe stato un problema.

"I nostri ospiti ci allieteranno della loro presenza esattamente tra tre giorni. E adesso, buona giornata a tutti voi."

**

Quella stessa mattina, al termine delle lezioni, Ginny ricevette due lettere: una da parte di Harry ed Hermione, l'altra da parte di suo fratello, che sembrava essere il più entusiasta nell'andare a farle visita. Nei giorni che mancavano dall'atteso arrivo, tutta Hogwarts era in fermento e come Prefetto, anche il suo lavoro diventò doppio; non solo doveva svolgere i suoi doveri come studentessa, ma era stata nominata membro del Comitato di Accoglienza, e come tale, doveva preparare un'accoglienza adeguata per gli ex-studenti di Hogwarts. Tra le fila del Comitato vi era anche Rosemary Zleger che, nonostante la loro breve conversazione, sembrava trattarla come se niente fosse accaduto.

"Ti vedo parecchio pallida, non avresti dovuto accettare quel ruolo nel Comitato." Disse Erika, squadrando l'amica da cima a fondo.

"Sai bene che sono sensibile alle suppliche." Rispose Ginny, gettandosi a peso morto sul letto.

"Domani saranno di nuovo tutti qui... sarà come tornare indietro di un anno."

"Già, pare che assisteranno anche a qualche lezione." Sospirò Ginny, girandosi su un fianco.

"DAVVERO?!" Gridò Erika con fervore. Ginny, sorpresa per l'entusiasmo dell'amica, la guardò dubbiosa.

"C-Cioè, volevo dire... davvero? Spero che capitino alle lezioni in cui sono più brava..." Farfugliò Erika. Ginny sorrise, un sorriso estremamente malizioso.

"Guarda che per far colpo su mio fratello l'intelligenza è l'ultima risorsa da usare."

E come risposta ottene un cuscino dritto in volto.

Al termine della cena, dopo aver ascoltato le ultime raccomandazioni del Preside Silente, tutti gli studenti si diressero verso i loro dormitori. Ginny si sentiva mortalmente stanca e l'evento del giorno dopo sembrava non suscitare in lei molto entusiasmo. E forse, in parte, ne comprendeva anche le ragioni.

"Uffa, quando ti invidio Ginny!" Una ragazza di nome Sarah, appartenente anch'essa ai Grifondoro, abbracciò la giovane Weasley con affetto.

"E perché mai?" Domandò sinceramente sorpresa la ragazza.

"E me lo domandi? In quest'ultimo anno hai fatto una trasformazione non indifferente e di certo non sfigurerai domani! Io invece sono addirittura ingrassata!"

"Cosa vuoi che conti domani l'aspetto fisico?" Domandò ingenuamente Ginny.

Sarah ed Erika si guardarono a vicenda, probabilmente in sintonia con i loro pensieri.

"Ginny hai presente chi verrà domani, vero?"

"Certo, ma che domande fate?"

"Noi intendiamo una persona in particolare..." Disse Erika.

Ginny osservò stranita l'amica.

"Guarda che se non vedi l'ora di vedere Ron la cosa è molto preoccupante."

"Ma perchè vai sempre a parare lì?" Disse Erika con voce stridula.

"Oh, avanti Gin," Disse la voce pacata di Sarah ,"Il nome Draco Malfoy non ti dice niente?"

Dopo un breve attimo di silenzio, Ginny arrossì.

"Ma quanto siete stupide."

"Noi saremo anche stupide," Disse Erika assoparando la vendetta ,"ma tu sei diventata paonazza."

"Non avete ancora ben chiara la cosa." Rispose Ginny, facendo un profondo respiro. "Io e Malfoy non ci frequentiamo, non c'è stato nessun scambio di lettere, non c'è stato niente di niente. Possibile che questa diceria tra me e lui non sia ancora svanita? Inoltre lui è fidanzato con Rosemary Zleger."

"Questo è vero," Disse Sarah, "ma devi ammettere che quando la gente qui pensa a Malfoy vi associa subito il tuo nome e non quello di Rosemary."

Ginny rimase in silenzio, ripensando anche al comportamento di Rosemary durante il loro fatidico incontro.

"Io non so che dirvi oltre a quello che vi ho già detto. Pensatela come vi pare. Che domani ci sia o no Draco Malfoy, a me non interessa!"

**

Contrariamente a quanto aveva sperato, quando si svegliò si sentì lo stomaco in sobbuglio. Osservò le tende accostate e le sue compagne che ancora dormivano placide nei loro letti. Benché avesse cercato in tutti i modi di nasconderlo, l'attesa per quel giorno era stata estenuante e il suo corpo aveva retto a stento a quella pressione. Si portò i lembi della coperta fin sotto il collo, desiderando ardentemente di riprendere sonno. Dopo un po' di tempo che le parve interminabile, decise di alzarsi ed iniziò a prepararsi. Di lì a pochi minuti, anche le sue compagne, compresa Erika, seguirono il suo esempio e alle otto in punto erano tutte pronte per scendere a fare colazione.

"Weasley, sai a che ora arrivano?"

Una ragazza, appartenente alla casa dei Serpeverde, le si fece vicina mentre camminava nel corridoio. Benché la studentessa non avesse specificato il soggetto, era chiaro che si stava riferendo agli ex-studenti di Hogwarts.

"Più o meno alle nove di questa mattina." Disse con tono atono, senza mostrare il minimo interesse per ciò che stava dicendo.

"Potresti metterci un po' più di allegria..." Erika affiancò Ginny, osservando la Serpeverde che si allontanava. "Non capisco, non hai voglia di rivedere Granger, Potter e compagnia bella?"

"Certo, ma in questo momento ho altro per la testa."

"E cioè?" Domandò incuriosita Erika.

Ginny osservò Erika di traverso.

"Stamani, mentre camminavo in corridoio ho sentito di nuovo gli stessi vostri discorsi."

"Che discorsi?" Domandò Erika, cascando dalle nuvole e girando involontariamente il dito nella piaga.

"Lo sai benissimo, quelli su di me e su di una certa persona." Disse aspra Ginny.

"Oh, capisco. E allora?"

"Allora," Disse Ginny trattenendo un moto di stizza ,"devo trovare un modo per evitare quella persona a tutti i costi."

Prima che Erika potesse rispondere, un Grifondoro corse affannato verso di loro.

"Weasley, è successa una cosa terribile!"

Il ragazzo si fermò, chinandosi per riprendere fiato.

"Che è successo?"

"Andrew si è sentito male e adesso siamo scoperti!"

"Cosa vuol dire che siete scoperti?" Domandò Erika, rivolta a Ginny.

"Accidenti! Andrew avrebbe dovuto affiancare Silente in qualità di Rappresentante degli Studenti. Dobbiamo trovare qualcun'altro."

"Devi sostituirlo tu, Weasley!" Disse il Grifondoro.

"Io? Non se ne parla neanche!" Rispose sconvolta la rossa.

"Ma sai benissimo che il Rappresentante deve essere un Prefetto! E oltre a lui, nel Comitato ci sei solo tu."

"Si, ma...." Fece per replicare Ginny.

"Contiamo su di te, vai a prepararti!" Detto questo, il ragazzo scomparve ancor prima che Ginny potesse replicare.

Dopo aver osservato attentamente l'amica che calciava i muri del corridoio, Erika si intromise nella questione.

"Che cosa deve fare esattamente questo Rappresentante? Di solito non rifiuti mai certe nomine."

"Il fatto è che," Prese a dire Ginny, cercando di darsi un contegno ," Il Rappresentante deve affiancare Silente durante l'arrivo degli ospiti e stringere la mano ad ognuno di loro."

"Ciò vuol dire che i tuoi propositi per non incontrare quella certa persona sono sfumati?"

"Esattamente." Rispose borbottando Ginny.

"E adesso dove vai?" Domandò Erika, vedendo che Ginny si stava dirigendo verso la direzione opposta.

"Devo andare a prepararmi."

"Posso farti compagnia?"

"Sicuro, avrò bisogno di tutto il sostegno possibile."

Erika non capì.

**

"Ehi, Ron? Ti vuoi svegliare? Siamo quasi arrivati!" Un Hermione dall'aria molto scocciata stava scuotendo con quanta più forza aveva il giovane Weasley che le sedeva accanto. Harry sorrise al vano tentativo della ragazza e prese a punzecchiare il braccio del compare. Come risultato, Ron emise dei placidi borbottii e sembrò non aver nessuna intenzione di interrompere il suo sonno pacifico.

"Ehi, Ron! Ma quella non è Olivia Stone? E NUDA per giunta!"

Le parole di Hermione riscossero subito Ron che, per la frenesia, cadde dai sedili del treno, picchiando il capo contro il finestrino. Mentre il ragazzo proferiva parole ingiuriose contro l'amica, Hermione l'osservò con sguardo di disapprovazione.

"Non c'è proprio niente da fare... il nostro Ron è proprio cotto!" Lo canzonò Harry, ridendo sommessamente per non urtare ulteriormente la sensibilità dell'amico. Ron, da parte sua, accennò a un lieve rossore, mentre la sua ira si stava lentamente scemando. Olivia Stone, per quanto Harry ed Hermione ne sapevano, era una donna prosperosa che affiancava Ron nel suo compito di Auror. Ogni Auror possedeva un compagno, o per meglio definirlo, un partner e i due innamorati avevano avuto la fortuna di stare insieme.

"Stai diventando osceno Ron, davvero." Hermione scosse la testa, mentre il ragazzo si portava di nuovo a sedere.

"Fino a prova contraria sono un UOMO, pertanto la reputo una cosa normale." Ribattè stizzito Ron.

"Chi sarebbe l'uomo?"

Il trio si voltò di scatto verso la porta del vagone, incrociando con lo sguardo due occhi tanto grigi quanto provocatori.

"Di certo ti stai sbagliando Weasley, io non vedo nessun uomo... tranne me."

"Altezzoso come al solito, Malfoy." Disse Harry, spiegando le labbra in un sorriso di sfida.

Malfoy ricambiò lo sguardo e si avvolse ancor di più nel proprio mantello.

"La vostra aura è talmente rivoltante che si sente dal fondo dei vagoni." Disse sprezzante l'ex Serpeverde.

"E che problemi hai Malfoy?" Prese a dire Hermione con astuzia ,"In fondo, non sei un Mangiamorte."

Malfoy non ribattè subito come Harry aveva immaginato, ma fece trascorrere alcuni minuti prima di rispondere con le sue solite frasi offensive.

"E questo chi lo sa, stupida Mezzosangue." Disse, scomparendo dalle loro viste.

"Avrei voglia di ammazzarlo!"

La voce di Ron riscosse Harry dai suoi pensieri.

"Non essere stupido, sai bene che non possiamo farlo. Punto primo: siamo ad Hogwarts, pertanto il nostro compito di Auror è momentaneamente messo da parte. Punto secondo: non è stato ancora accertato che Draco Malfoy sia un effettivo fedele di Voldermort. Punto terzo: SMETTILA di sbavare a quel modo, Ron!" Gridò Hermione, osservando disgustata l'amico che nel mentre si era portato alla bocca quante più caramelle poteva .

"E' vero, ma io non mi fido."

Harry pronunciò quelle parole, mirando al paesaggio che si stagliava al di fuori del finestrino.

"E' matematicamente impossibile che un membro della famiglia Malfoy non sia un Mangiamorte. Sono sicuro che il tranquillo posto che Malfoy occupa al Ministero è solo una copertura. Anche se l'Ordine lo ha escluso, l'aura intrisa di malvagità che Malfoy si porta dietro è quella di un Mangiamorte. Non ho dubbi."

"Fatto sta che non possiamo fare niente. Non abbiamo prove e durante gli scontri con i membri di Voldermort non abbiamo mai intravisto Draco Malfoy. Su questo Harry, mi devi dare ragione."

Il Bambino Sopravvissuto emise un lamento.

"E tanto per essere chiari," Disse Hermione sporgendosi verso il proprio ragazzo ,"Vedi di non fare cose assurde Harry Potter. Siamo ad Hogwarts e non ho la minima intenzione di scervellarmi sui modi per scoprire se Malfoy è un Mangiamorte o no. Quindi, questo esclude pedinamenti, origliare e cose del genere. Sono stata sufficientemente CHIARA?"

"Come il sole." Borbottò il ragazzo.

"Sai Harry?" Disse Ron inghiottendo l'ultima caramella ,"Non dovresti farti mettere troppo i piedi in testa da Hermione... sembri succube di questa viper-"

"RON!"

"Chiedo umilmente scusa!" Gemette il rosso, prostrandosi davanti al sedile della ragazza.

**

Si lasciò cadere all'indietro, senza dare molta importanza a chi si fosse trovato vicino a lui. Accavallò le gambe e per gran parte del tempo rivolse ostinatamente lo sguardo oltre i vetri del finestrino. L'Espresso su cui stavano viaggiando andava a una velocità consistente, ma riusciva comunque a distinguere le vette delle montagne e gli abeti della zona.

"Ehi, Draco! Che ne dici di andare a rompere le scatole a quel damerino di Potter?" Goyle si affacciò alla porta del loro scompartimento con un'espressione idiota dipinta sul volto. Malfoy non gli dedicò la minima attenzione, continuando a fissare il paesaggio. Dopo l'ennesima insistenza dell' ex Serpeverde, Malfoy scattò in piedi scaraventando Goyle dentro la cabina con una violenza inaudita.

"Adesso piantala idiota! Non siamo più dei mocciosi, non me ne frega più un cazzo di San Potter e della sua rivoltante compagnia!"

"M-ma... capo..."

"E NON chiamarmi capo!" Detto ciò tornò a sedersi, storgendo il naso con disprezzo.

"Che sensazione disgustosa..." Sibilò infine, portandosi una mano davanti agli occhi.

"Di che sensazione stai parlando, Draco?"

La voce squillante di Pansy Parkinson gli ferì le orecchie all'istante. La ragazza, senza notare minimamente l'espressione di Malfoy, gli sedette accanto stringendo a sè l'avambraccio del ragazzo.

"Pansy, per favore... " Sospirò Draco, cercando di tornare in possesso del suo arto.

"La sensazione di cui stavi parlando," Prese a dire Pansy senza degnare le parole del ragazzo ,"Si riferisce forse a tutti gli Auron che stanno su questo treno?"

Malfoy, senza lasciarsi intimorire dal tono deciso della ragazza, scostò il braccio.

"Non sono affari che ti riguardino."

"Suvvia Draco, lo sanno tutti che sei un Mangiamorte... perché ti ostini a negarlo?"

Pansy ne era abbastanza certa. Benché non capisse il motivo che spingeva Malfoy a nascondere il proprio ruolo tra i fedeli di Voldermort, sapeva che la sensazione di nausea derivava dall'aura più o meno potente che era percepibile da ogni membro dell'Ordine.

"Pansy, smettila di fare domande idiote. Gli Auror non conoscono l'identità di tutti i Mangiamorte, salvo di quelli che vedono durante le battaglie. Io non nego un bel niente, ma ci tengo a mantenermi integro e faresti meglio a stare zitta anche tu se non vuoi che questo genere di conversazioni vengano ascoltate dalle persone sbagliate. Non so me mi hai inteso."

"Più o meno. Diciamo che per ora mi accontento di saperti dei nostri." Disse Pansy accavallando le lunghe gambe.

Malfoy scosse la testa, rassegnato.

"Cambiando discorso, Dracuccio..." Pansy intonò una voce mielosa, iniziando a strusciarsi addosso a Malfoy.

"Cosa mi dici di quella ragazzina che dovrebbe diventare tua moglie... se non sbaglio si chiama Rosemary vero?"

"Non chiamarmi Dracuccio." Sibilò Malfoy.

Pansy si premette un dito sulle labbra, assumendo un'aria falsamente pensierosa.

"Lei da che parte sta? Da quel che ne so i Corvonero non sono molto propensi a diventare... tu-sai-cosa..." Disse con aria civettuola.

"A me non interessa. Questi sono problemi che riguardano mio padre non certo me." Rispose risoluto Malfoy.

"Vuoi dire che non la ami?" Domandò lasciva Pansy.

Draco rimase in silenzio, infastidito non poco dalle sciocchezze della ragazza.

"Chi tace acconsente, dunque posso sperare di avere ancora delle possibilità... oppure hai sempre per la testa quella Weasley?"

Nel sentire quel cognome, Malfoy si irrigidì e si alzò di scatto, fatto che non sorprese minimamente la ex Serpeverde. Pansy fece un piccolo sorriso, sapendo di aver perfettamente colto nel segno e, benché la cosa non le piacesse affatto , si elogiò per la sua capacità di alterare l'inespressione nel volto di Malfoy.

"Spiacente di deluderti, ma è necessario averci un minimo di cervello per diventare Malfoy."

"E con questo cosa vorresti dire? Che quella Rosemary ne ha? Sei sicuro che riuscirà davvero ad amare un Malfoy?" Domandò inespressiva Pansy.

Malfoy rimase immobile davanti alla porta della cabina.

"A me non interessa essere amato nè tanto meno amare," Malfoy strinse con forza la maniglia ,"A me importa soltanto dare ai Malfoy degli eredi degni di tale nome. Voi donne siete davvero stupide..."

Pansy alzò un sopracciglio nell'udire quell'affermazione.

"Non avete ancora capito che per tutti i Malfoy, non siete altro che oggetti da usare per mandare avanti una discendenza senza eguali. Amore, fedeltà. Sono solo sciocchezze che vi mettete in testa, appigli ai quali volete aggrapparvi per fuggire ad una realtà che è ben diversa. Probabilmente, io non amerò mai nessuno e francamente credo che nessun Malfoy, prima di me, abbia mai amato nel profondo qualcuno se non se stesso. Se amare significa sacrificarsi, fare di tutto per la persona amata... spiacente, ma io non farei niente nè per te nè per Zegler."

Detto ciò sbattè la porta alle sue spalle, lasciando Pansy da sola.

Di lei, di Ginevra Weasley, non aveva detto una parola.

"E per lei Draco? Cosa faresti per lei?"

Sospirò con un piccolo sorriso sulle labbra, sapendo benissimo che Malfoy non l'avrebbe mai potuta sentire con il rumore esterno del treno.

Lanciò uno sguardo fuori dal finestrino e un senso nostalgico la travolse.

All'orizzonte, le alte torri di Hogwarts si stagliavano algide e perfette come le ricordava.

Quella vista face nascere in lei un presentimento; non sapeva come, non sapeva quando, ma qualcosa sarebbe cambiato nelle loro vite.

E chissà se una di quelle sarebbe stata la vita di Draco Malfoy.

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Capitolo 14
*** Sotto a un cielo color del sangue - parte b (Il passato che ritorna VI) ***


Capitolo IX

Capitolo 9

Sotto a un cielo color del sangue - parte b (il passato che ritorna IV)

 

No one's here and I fall into myself

This truth drives me into madness

I know I can't stop the pain if I will it all away.

Whisper ~ Evanescence

 

 

Quando anche il mantello coprì le sue gracili spalle, Ginny uscì dal proprio dormitorio affiancata da Erika. Abbottonò con leggiadria i bottoni dorati che chiudevano parzialmente il mantello sul davanti e lasciò cadere i lembi di quest'ultimo lungo le gambe. Come notò estasiata Erika, l'abito nero che Ginny stava indossando per quell'occasione era adornato ai bordi da striature dorate che risaltavano sul nero velluto. La pelle diafana di Ginny, insieme ai suoi capelli ramati, risaltavano meravigliosamente. Erika provò una punta di invidia per la semplice, ma austera bellezza dell'amica. Sotto al mantello, Ginny si aggiustò la casacca che era esattamente dello stesso colore, rifinita al collo e ai polsi da dei ricami anch'essi dorati.

Ginny non aveva mai dubitato del prestigio di Hogwarts e, per quel che ne sapeva, divise del genere erano indossate solo nelle grandi occasioni. Abbassò lo sguardò e notò lo scintillio dello stemma della Scuola che le risaltava sul petto, accompagnato dal Grifone simbolo della sua casata.

Si sentì sciocca, ma vestita a quel modo aveva ripreso un po' del coraggio che aveva sentito inesorabilmente scivolare alla notizia di Andrew. Le mani, che fino a qualche minuto prima tremavano per l'agitazione, erano ferme, nascoste da guanti di morbido velluto.

"Sei un incanto Ginny!" Le disse entusiasta Erika.

"Non capisco perché ti ecciti tanto... questa uniforme è stata ideata per un uomo."

Mentre camminava, i lembi del mantello fluttuavano al ritmo del suo passo, lasciando intravedere i lunghi pantaloni che coprivano le gambe della ragazza.

"Se tu fossi un maschio, mi innamorerei seduta stante di te!" Ridacchiò Erika, facendo notevolmente arrossire l'amica.

"Smettila, rischi di darmi false speranze."

Entrambe si misero a ridere e Ginny fu grata all'amica che, con metodi tutti suoi, aveva smorzato la tensione che fino a qualche secondo prima l'attanagliava.

Quando entrarono nella sala, la giovane Weasley osservò con palese imbarazzo, gli sguardi dei presenti puntati su di lei. La professoressa McGranitt le si avvicinò sorridente e con lo stesso sguardo ammirato di molti.

"E' incantevole signorina Weasley," Disse con tono dolce la maga.

"La ringrazio, professoressa." Rispose Ginny, diventando rossa quanto i suoi capelli.

Con un cenno di saluto, si allontanò da Erika, e, affiancata dalla McGranitt, percorse il corridoio centrale che conduceva alle postazioni del Preside e dei professori. Niente le impedì di sentire mormorii e frasi di apprezzamento sul proprio conto, provenienti perfino dalle schiere dei Serpeverde. Quell'approvazione generale le fece guadagnare un poco di fiducia in se stessa e, a testa alta, giunse al cospetto del Preside Silente.

"E' molto graziosa con quell'abito, signorina Weasley." Silente sorrise da sotto la lunga barba e Ginny, in forma di cortesia, fece un leggero inchino, ringraziandolo del complimento fattole. Di lì a pochi minuti fu fatta accomodare su una sedia preziosamente decorata, collocata a sinistra del preside. Alzando lo sguardo, vide tutta la Sala di Hogwarts contraddistinta dalla folla di studenti che, vocianti e impazienti, sedevano ai propri tavoli. Per un attimo, a quella vista, Ginny rimase impietrita, essendo poco avvezza ad osservare i propri compagni da una postazione più alta e di maggior prestigio.

Cercò di distrarsi scorrendo con lo sguardo uno ad uno i professori. In fondo alla lunga tavola vide Hagrid vestito di tutto punto che, notandola, le fece un sorriso accompagnato da un leggero cenno della mano. Un modo per incitarla a stare calma. Ginny gli sorrise a sua volta e spostò lo sguardo sulla Cooman. Quest'ultima, pur sapendo di essere osservata dalla ragazza, la ignorò volutamente cercando di instaurare una conversazione appropriata con Hagrid.

Quell'atteggiamento non ferì minimamente Ginny che, anzi, fu grata alla professoressa per averla risparmiata di una sua minima attenzione. E per ultimo, il suo sguardo incrociò quello di Piton che, come era prevedibile, l'osservò con occhi duri e severi. Probabilmente non aveva acconsentito di buon grado alla sua piena partecipazione a quell'evento e come era tipico del suo essere, era certa che avrebbe preferito di gran lunga un Serpeverde nei panni del Rappresentante.

Ma dal canto suo, bastava la vicinanza di Silente per renderla tranquilla e serena. Come le aveva consigliato in precedenza Erika, Ginny prese a pensare ai propri amici e alla voglia che aveva, nonostante tutto, di rivederli.

**

 

"Harry l'Espresso si fermerà tra pochi minuti, non vieni?"

"Arrivo."

Ron si soffermò a guardare l'amico che, con aria pensierosa e serena, osservava l'avvicinarsi di Hogwarts. L'erba e gli alberi, ormai verdi per l'imminente arrivo della primavera, sfrecciavano davanti ai suoi occhi come i miraggi di un' oasi. Aprì un poco il finestrino e respirò a pieni polmoni l'aria che aveva dimenticato da molto tempo. Notando la vicinanza di Ron, Harry sorrise, richiudendo con uno scatto il vetro.

"E' bello vedere che certe cose sono sempre le stesse."

"Già. Speriamo che sia veramente così." Sospirò Ron.

"Stai forse pensando a Ginny?"

Ron arrossì un poco di fronte alla perspicacia dell'amico.

"E' da un anno che non la vedo. A Natale eravamo tutti impegnati come Auror e non sono tornato a casa."

"Da come parli sembra che Ginny sia la tua ragazza."

Dallo scompartimento uscì Hermione che, con qualche difficoltà stava trascinando il proprio bagaglio.

"Ma che centra? Ginny è mia sorella, non essere stupida!"

"Guarda che quello stupido sei tu," Gli ribattè secca Hermione ,"volevo soltanto dirti che è ammirevole la tua preoccupazione per Ginny, ma non ti devi assillare... Ginny non è certo morta per non averti visto."

"Cosa vorresti dire con questo?!" Ron gonfiò le guance indispettito.

"Avanti voi due, smettetela." Harry sorrise ai due compagni.

"Uffa, io vi esprimo tutta la mia sensibilità e invece voi mi offendete!" Disse stizzito Ron.

"Guarda che io ed Harry sappiamo benissimo cosa ti frulla in mente: hai paura che Ginny non sia più la sorella dolce e timida che hai lasciato. Ma, Dio, Ron è passato solo un anno!" Disse esasperata Hermione.

"Un anno, tre, non ha differenza. Le persone cambiano anche a distanza di soli dodici mesi. Guarda noi!"

Alle parole di Ron, il sorriso di Harry si spense.

"Stiamo diventando dei mercenari." Disse infine Ron, dando un leggero pugno alla parete del treno.

"Adesso smettila, Ron. Non siamo mercenari. Siamo maghi che lottano per la salvaguardia del mondo magico."

"Ciò non toglie che abbiamo ucciso delle persone con queste mani." Disse sollevando i palmi verso di loro.

"Basta!" Disse Harry con tono deciso e severo ,"non mi sembra nè il momento nè il luogo adatto per affrontare un argomento simile."

La durezza di quelle parole, mise a tacere i due compagni.

Harry lanciò un ultimo sguardo alla boscaglia nei pressi di Hogwarts, fino a quando la voce di uomo li annunciò del loro arrivo alla Scuola di Magia.

"Sei sempre tra i piedi Potter." Draco Malfoy, esattamente dietro ad Harry, osservò il ragazzo moro con un'espressione mista a disprezzo e a scherno. Dietro l'ex Serpeverde, Tiger e Goyle trascinavano i loro bagagli e quelli di Pansy. La ragazza, invece, stava comodamente appoggiata a una parete attendendo la fermata del treno.

"Come vedi lo spazio è quello che è Malfoy, se non ti va bene... vola."

A quelle parole, gli occhi grigi dell'ex Serpeverde si strinsero in due fessure, mentre sul volto di Harry si faceva largo un sorriso di chi sapeva di aver colto nel segno. Il volo senza l'uso delle scope era una prerogativa dei Mangiamorte, una delle tante abilità di cui andavano fieri.

"Vorrà dire che San Potter avrà l'onore di scendere per primo dal treno. Ma fossi in te mi guarderei bene alle spalle."

"Senza dubbio." Rispose Harry, voltandosi verso la direzione opposta.

Le ruote del treno stridettero lungo i binari e, dopo un ultimo scossone, il treno si arrestò completamente. Ad attenderli vi erano grandi carrozze trainate da cavalli bianchi molto simili ad unicorni, ma che, come si accertò Hermione in seguito, presentavano comunque delle sostanziali differenze.

Harry osservò da sopra le sue lenti le numerose persone scese dal treno che arrancavano verso le carozze con dietro i propri bagagli. Un senso di nostalgia lo pervase ed ebbe la tentazione di ripetere ciascun anno di Hogwarts per assoporare solamente i bei momenti trascorsi.

**

La Cerimonia di Benvenuto ebbe inizio nel momento stesso in cui Silente si alzò in piedi, battendo i palmi delle mani per accogliere la schiera di persone che stava entrando nella Sala. Ogni Casa era stata dotata di un lungo tavolo supplementare a cui far accomodare gli ospiti del giorno. L'entrata di Harry fu acclamata a gran voce tra la schiera dei Grifondoro, mentre i Serpeverde si stringevano attorno a Draco Malfoy, esultando felici. Dall'alto, Ginny osservò suo fratello e i suoi amici che, impacciati prendevano posto alla tavola dei Grifondoro, mentre, esattamente dalla parte opposta riconobbe Malfoy parlare con Pansy, Tyger e Goyle.

Malfoy era esattamente come lo aveva immaginato. Sia lui che Harry erano cresciuti non solo in altezza, ma avevano maturato i loro aspetti e il loro portamento. D'altro canto, Malfoy possedeva un'eleganza innata e, fasciato nel suo abito nero, stava dando lezioni di grande stile.

Ginny osservò Rosemary avvicinarsi al biondo Malfoy. Desiderò destare lo sguardo dai due con tutta se stessa, ma ogni loro movimento impediva qualsiasi sua iniziativa. Vide Malfoy abbassare il volto all'altezza di quello della ragazza e sfiorarle una guancia con le labbra.

Finalmente distolse lo sguardo, mentre la sua espressione assumeva un'aria stranamente imbronciata.

"Non vedo Ginny, dov'è?" Domandò Ron, osservando la lunga tavola dei Grifondoro alla ricerca della sorella.

"Non la vedo nemmeno io, forse sarà in ritardo..." Disse pensiero Harry, non scorgendo la chioma rossa e fulva della ragazza.

Il vociare nella Sala fu interrotto dallo schiarimento di voce di Silente. Notando che il preside era in procinto di parlare, tutti i presenti nella sala sedettero compostamente ai loro posti.

"Hogwarts vi dà il benvenuto, ragazzi miei."

"Quel vecchio è diventato ancora più orrendo." Pansy fece una smorfia, mentre appellava a quel modo il preside. Accavallò le gambe sotto al tavolo, assumendo un atteggiamento che attirò l'attenzione di molti Serpeverde seduti nelle vicinanze.

Quando si accorse di aver posato gli occhi sul tavolo dei Grifondoro, Malfoy riportò la sua attenzione sul preside, ridacchiando del commento di Pansy. I suoi occhi grigi si fecero più intensi scorgendo una macchia nera esattamente dietro a Silente.

"Abbiamo preparato un'accoglienza che spero tutti voi gradirete." Silente si scostò, lasciando intravedere l'esile figura di Ginny, avvolta dal suo mantello nero e dorato. Ron ed Harry, vedendo la ragazza al fianco di Silente, sussultarono, mentre Hermione sorrise felice, battendo le mani.

"Cosa ci fa Ginny lì? E vestita a quel modo poi?" domandò boccheggiando il rosso Weasley.

"Sei proprio un ignorante Ron," Disse sarcastica Hermione. "Durante le cerimonie importanti vi è sempre un Rappresentante degli Studenti che partecipa all'evento affiancando il Preside. Solitamente lo si diventanta per la carica di Prefetto che si ha spillata al petto. In questo caso Ginny rappresenta l'autorità stessa di Hogwarts." concluse orgogliosa del suo sapere e della sua amica.

"Come vedi," aggiunse poi "se l'è cavata benissimo anche senza di te."

Ron rimase in silenzio con lo sguardo rivolto alla sorella, pienamente d'accordo con le parole di Hermione.

Ginny fece un passo in avanti superando Silente, liberò le mani da sotto il mantello e sollevò in alto la propria bacchetta. Mosse le labbra in modo quasi impercettibile e dall'apice della sua bacchetta una luce abbagliante avvolse la stanza. Un secondo dopo, tutta la Sala traboccava di cibo e bevande. Molti studenti alzarono lo sguardo verso il soffitto, da cui piano piano presero a scendere piccole luci dorate e luccicanti che caddero nella Sala come stelle cadenti. Le pareti della Sala si trasformarono assumendo la forma di alberi e cespugli e, in pochi secondi, la grande stanza scomparve, immergendoli nell'aperta campagna circostante Hogwarts. La raduna creata dalla magia di Ginny era ricca di fiori colorati, mentre il sole, alto nel cielo, scaldava la terra.

"Magnifico..." Disse Hermione, farfugliando per lo stupore.

"E G-Ginny... ha fatto tutto questo...?" Domandò esitante Ron, mentre una farfalla si posava sul proprio bicchiere.

"Spero che la nostra accoglienza vi sia cosa gradita." Disse Ginny, con tono delicato, facendo un leggero inchino verso gli studenti.

"E' stata molto brava, signorina Weasley." le Disse la McGranitt appoggiando una mano affusolata sulla spalla della ragazza.

Dalle lunghe tavolate, Ginny ricevette numerosi applausi.

"Adesso, anche lei può prendere posto e festeggiare come gli altri. La chiameremo noi per dopo."

Ginny fece un breve inchino, sorridente e mentre si apprestò a scendere la scalinata che l'avrebbe portata dai propri amici notò che per raggiungere la proprio tavola era d'obbligo passare accanto a quella dei Serpeverde. Inghiottì pesantemente, sperando di passare inosservata agli occhi della Parkinson e di Malfoy. Prese a camminare con passo spedito, scostando il lungo mantello nero dalle proprie gambe. Benché guardasse diritto davanti a sè, si bloccò di fronte al piede affusolato della Parkinson che aveva tutta l'aria di giocarle un brutto scherzo.

"Oh, ma guarda, la nostra pezzente si è fatta scaltra..." Disse con voce stridula Pansy. Ginny non degnò minimamente di uno sguardo la Serpeverde, che, vedendosi ignorata, offesse Ginny con le parole peggiori.

"Non sono diventata scaltra," Disse finalmente Ginny, rivolgendo i suoi occhi color nocciola verso la ragazza ," è il tuo piede che è diventato come quello di un elefante." Detto ciò con tono tagliente e privo di emozioni, Ginny andò oltre la Parkinson. La Serpeverde rimase impressionata per la lingua tagliente che Ginny aveva dimostrato di avere. La giovane Weasley sospirò mentalmente, ringraziando il cielo per aver superato l'impiccio in modo tanto egregio.

Fu in quel momento che sollevò il capo, convinta dello scampato pericolo. E fu proprio in quel momento che si pentì di averlo fatto. Vide due occhi grigi puntati su di lei, mentre con leggiadria percorreva lo spazio che la divideva dai suoi compagni. Draco Malfoy, l'essere più indefinibile che conosceva, aveva di nuovo posato lo sguardo su di lei. Non seppe se per l'imbarazzo o per l'improvviso disagio, Ginny scostò lo sguardo dirigendosi a grandi passi verso la figura di Ron che, trepidante, la stava attendendo in piedi.

Vedendo il volto sorridente e disteso del fratello, il cuore di Ginny si rilassò notevolmente. Abbracciò Ron con un impeto di felicità che non credeva nemmeno sua. Il giovane Weasley, da parte sua, contraccambiò il gesto, meravigliato ma felice per il gesto prorompente della sorella. Dopo aver fatto lo stesso con Harry, Hermione e gli altri ragazzi che conosceva, Ginny prese posto accanto ad Erika, voltando volutamente le spalle ai Serpeverde.

"Ginny sei stata fantastica, questa magia è stupenda!" Disse Hermione con sguardo estasiato.

"Grazie, ma non è unicamente opera mia. Ci abbiamo messo dei giorni per idearla." Disse la ragazza, ben disposta a parlare.

"Sembra che tu abbia acquisito un'ottima padronanza della magia, davvero." Ginny sorrise soddisfatta alle parole di Harry, visto che ricevere un complimento dal Bambino Sopravvissuto era sempre un onore.

"Oh, Potter, parli proprio come un professionista." Disse Erika.

"Infatti," fece per lui Hermione ,"ormai Harry pensa unicamente dal punto di vista di un Auror."

"E se dice che la magia di Ginny è buona, vuol dire che è vero." Disse un secondo ragazzo, probabilmente anche lui un Auror.

"Grazie." Disse Ginny, arrossendo.

"Sono sicuro," prese a dire Harry osservando l'amica ,"che Ginny ci sarebbe di ottimo aiuto."

Il bicchiere che Ginny si stava portando alle labbra rimase a mezz'aria. In pratica, Harry le aveva detto di diventare un Auror.

Un Auror.

In quegli ultimi mesi aveva pensato molto al suo futuro ed era una di quelle persone che ancora non aveva trovato la sua strada. Sorrise, al pensiero che Harry inconsapevolmente stava agendo esattamente come Silente voleva.

"Davvero Ginny," le sorrise Hermione ,"hai in mente cosa vorresti fare uscita da Hogwarts?"

"No, ma diciamo che le prospettive di vita non sono molte... forse Auror è una professione alquanto rischiosa, dubito che la mamma mi lascerebbe libera di sceglierla."

"Ma che dici? Sai bene che i nostri genitori sarebbero contenti!" Disse Ron, sorpreso per la scarsa fiducia riposta in loro.

"Mhm, ma per te è stato diverso Ron. Sei un uomo e anche forte."

Hermione le sorrise dolcemente posando una mano su quella di Ginny.

"Ginny, non dimenticare che anch'io sono un Auror e sono una donna! Nel nostro lavoro quel che conta è la velocità, la concentrazione e la destrezza nell'usare le Arti Magiche. Non è una questione di muscoli, ciò che veramente conta è quello che si ha qui e qui." E con un dito indicò la propria testa e il proprio cuore.

"Hermione è molto più brava di tre uomini messi insieme, credimi!" Disse Ron, massaggiandosi un braccio probabilmente colpito dalla ragazza.

"Ci penserò, tranquilli." Disse Ginny, sorridente.

"Comunque ben presto i professori vi chiameranno uno ad uno... vedrai che la McGranitt saprà consigliarti al meglio."

"Lo spero." Disse Ginny tornando al proprio piatto.

Tra risate e scherzi rivolti contro il povero Ron, Ginny fu convocata dalla McGranitt a raggiungere il lungo tavolo degli insegnanti.

"Che altro devi fare?" le domandò Harry, mentre osservava la ragazza riassettarsi il prezioso mantello.

"Credo che dovrò stringere un po' di mani," Disse Ginny, sbuffando.

"E per quale motivo?"

"Oh, io non lo so. Chiedilo a Silente..."

Detto ciò si allontanò, facendo un breve cenno di saluto al proprio tavolo.

"Eccola qua, signorina Weasley. Le chiediamo un ultimo sforzo." Il preside Silente le sorrise dolcemente, rassicurandola.

"Cosa devo fare con esattezza?" domandò la giovane Weasley.

"Oh, lei faccia esattamente come me." Il vecchio mago fece cenno alla fila degli ex studenti di Corvonero di farsi avanti.

Ginny osservò il preside stringere poderosamente le mani degli ospiti, baciando le loro guance in un secondo momento come di consuetudine. Quando la Sala, tornata perfettamente normale, vide che lo stesso veniva fatto da Ginny, i più si accalcarono per ricevere i baci della ragazza. Ginny non notò il trambusto che il suo gesto aveva generato e non si diede pena. Solo un lieve imbarazzo l'avvolgeva nell'istante in cui si trovava faccia a faccia con la componente maschile.

Non fu per niente difficile baciare suo fratello, Harry ed Hermione. I problemi arrivarono quando il turno dei convenevoli toccò ai giovani Serpeverde.

"Voi due fate veramente schifo." Disse senteziosa Pansy, guardando con disgusto gli occhi libidinosi di Tyger e Goyle.

"Il pensiero di essere baciata da quella ragazza mi fa venire il voltastomaco." Disse con una smorfia dipinta sul volto. Tyger che tra i due era il più vicino alla ragazza si voltò verso di lei.

"Ma è normale. Tu sei una ragazza. Noi invece siamo uomini e la Weasley in questione non è niente male."

"Aspirate davvero a poco voi due," Disse aspra Pansy ,"ma del resto nessuna vi vorrebbe. Vero Dracuccio?"

"Hanno ragione loro." Sentenziò Malfoy, senza rigiri di parole.

Pansy fece un espressione meravigliata, non capendo se Malfoy stesse scherzando o dicendo sul serio. Il biondo Serpeverde si voltò verso la ragazza, dispiegando le labbra in un ghigno.

"Pansy, Pansy..." Disse scuotendo la testa ,"lo dovresti sapere che gli uomini sono come dei lupi affamati. A loro basta che la preda sia fresca e giovane." E detto ciò afferrò con una mano diafana il volto della ragazza.

"Comunque, baciare una sporca Weasley è rivoltante."

Quelle parole rinfrancarono l'animo di Pansy che, non comprendendo appieno l'atteggiamento di Malfoy, si limitò ad emettere una lieve risata di scherno.

"P-professoressa McGranitt?"

"Dimmi cara."

"E'... è proprio necessario che debba baciare anche i Serpeverde? Cioè... io..."

La maga sorrise affettuosamente alla ragazza.

"Anche questo fa parte del piccolo sforzo che il preside le ha chiesto di fare."

"Si, ma non lo chiamerei piccolo..."

Il pensiero di avvicinarsi a pochi centimetri dal volto di Tyger e Goyle le mise l'agitazione di stomaco. Quando poi vide la chioma bionda di Malfoy si sentì doppiamente male. Non era esattamente quello il modo con cui voleva evitare il ragazzo.

Si fece mentalmente coraggio e quando aprì gli occhi vide di fronte a sè, Pansy Parkinson. La ragazza, come notò Ginny, non era poi molto cambiata, ma aveva mantenuto il suo pessimo carattere. Ginny ricordava le parole offensive che aveva rivolto al suo piede ed era quasi certa che, in un modo o nell'altro, Pansy le avrebbe fatto pagare la sua insolenza. In segno di disprezzo, Pansy le strinse solo la mano e se ne tornò risoluta al proprio tavolo. Ginny ne fu sollevata e ringraziò mentalmente la giovane donna.

L'accoglienza di Tyger e Goyle fu invece abbastanza drammatica per Ginny. La giovane Grifondoro, infatti, si accostò ai due energumeni trattenendo il più a lungo possibile il respiro. I due, invece, se ne andarono soddisfatti, ghignando come stupidi ed intimorendo coloro che intralciavano la loro strada.

Quando Ginny rilassò i muscoli del volto, vide un'ombra pararsi di fronte a lei. Alzando lo sguardo, vide Draco Malfoy osservarla con il consueto ghigno stampato in volto. Ebbe la voglia di ritrarsi, ma fece violenza su se stessa per rimanere ben ferma nella sua posizione. Al suo risveglio, quella mattina, aveva fatto numerosi tentativi di fronte allo specchio per decidere l'espressione migliore da mostrare di fronte a Malfoy. Ma, purtroppo, in quel momento, l'aveva dimenticata.

"Che hai Weasley? A me niente baci?" Disse, con tono ilare e di scherno.

"Non posso volare, Malfoy. A meno che tu non decida di abbassarti." Disse, leggermente imbarazzata. Ma ciò che aveva detto corrispondeva a verità. Draco Malfoy era notevolmente cresciuto in altezza, superando di gran lunga sia Harry che suo fratello. Probabilmente era cresciuto solo fisicamente e non di cervello.

Senza esitare Malfoy si chinò all'altezza di Ginny che, vista la mossa improvvisa, sussultò. Il ragazzo nascose il volto accanto alla guancia di Ginny, impedendo a quest'ultima di vederne il viso. Il rossore sulle guance della ragazza si accentuò notevolmente quando sentì le labbra sottili del giovane posarsi sulla sua pelle. Benché avesse ripetuto quel gesto ad altra gente prima di lui, Ginny sentì il proprio cuore mancare di un battito. E presa dall'agitazione totale, non si accorse della stretta di mano che Malfoy le stava dando.

"Non pensavo di farti ancora tutto questo effetto, Weasley. Non sei cambiata di una virgola." Disse il ragazzo con aria di scherno.

"Fino a prova contraria," Disse la rossa stringendo la stretta della sua mano ,"non sono mai stata succube al tuo fascino."

Malfoy fece spallucce e con la solita aria trionfante, raggiunse i tavoli della propria casa. Ginny l'osservò allontanarsi e, spostando lo sguardo, vide Rosemary dalle file opposte che la puntava impassibile. Ripensando ai timori che la ragazza nutriva nei suoi confronti, Ginny si sentì estremamente a disagio e desiderò ardentemente di andarsene.

L'ultimo su cui si posarono le labbra di Ginny fu Kyle McGraw. La ragazza si sorprese non poco nel trovarselo davanti e si ricordò solo allora che Kyle aveva lasciato Hogwarts ormai da un anno, esattamente con suo fratello ed Harry. Rimase interdetta, osservando il ragazzo che, apparantemente dimentico delle loro passate controversie, le sorrise.

"Ciao Gin."

La rossa fece un cenno con il capo e lo salutò come richiesto da Silente. Kyle si allontanò all'istante, senza proferir parola, mentre Ginny lo seguì con lo sguardo fino al tavolo dei Tassorosso. Quando Kyle si sedette, una ragazza mora, molto carina, strinse un braccio del ragazzo che la ricambiò con un leggero bacio sulle labbra.

Kyle s'è fatto la ragazza, pensò Ginny, notevolmente rinfrancata.

Infine, a conclusione della cerimonia, Silente la raggiunse congratulandosi con lei e congedandola dai suoi doveri.

Ogni fibra del corpo di Ginny si rilassò.

**

Corse giù per la rampa delle scale, facendo ben attenzione che non si muovessero di punto in bianco cambiando la loro posizione. Si sistemò la cravatta al collo e si aggiustò la gonna al livello della vita. Era corsa nei dormitori per cambiarsi di abito e vestita con i classici colori del Grifone, puntò verso l'aula della prima lezione. Aveva lasciato i suoi amici nella Sala, ignara delle lezioni alle quali avrebbero assistito.

"Ginny! Di quà!" Quando Ginny entrò nella stanza di Trasfigurazione, vide Hermione alzarsi per attirare la sua attenzione.

"A quanto pare la vostra prima lezione l'avrete con la mia classe!" Disse felice Ginny, sedendosi accanto all'amica.

"A dir la verità siamo stati smistati... non so dove siano Harry e Ron." Le rispose pensierosa Hermione.

Ginny posò i propri libri sul banco e sorrise.

"Conoscendo la fortuna di mio fratello, probabilmente sarà a una lezione di Piton."

Le due ragazze ridacchiarono complici, fino all'arrivo della McGranitt.

"Ho intenzione di godere a fondo di questa lezione," Disse seria Hermione ,"è stata da sempre una delle mie materie preferite."

E come aveva previsto Ginny, per tutta la durata della lezione, Hermione si mise in luce fornendo ogni genere di risposte, esasperando la stessa McGranitt. Uscite dall'aula, il sorriso della ragazza era spaventosamente raggiante. Ginny sospirò e, dal fondo del corridoio, intravide Harry e suo fratello avanzare verso di lei. Harry notando l'espressione della fidanzata scosse il capo, intuendo alla perfezione il comportamento di Hermione durante la lezione.

"A che lezione avete assistito?" Domandò Ginny ai due ragazzi.

"Cura delle Creature Magiche! Hagrid è stato fantastico! Esattamente come lo ricordavo!" Disse entusiasta Harry.

Notando il volto rabbuiato del fratello, Ginny sorrise.

"E tu Ron?"

"Pozioni." Borbottò il ragazzo, disegnando con il piede cerchi immaginari sul pavimento.

"La tua fortuna mi lascia senza parole," Disse sarcastica Hermione.

"Mi ha rimproverato esattamente come in passato, solo perché non mi è riuscita una pozione. Accidenti a lui!"

"E scommetto che ti ha detto "Weasley, ti hanno accettato come Auror solo per compassione!"

"Qualcosa del genere. Mi ha rinfacciato che perfino mia sorella è più brava di me."

"Spiacente, ma a Pozioni ho ottimi voti, modestia a parte." Senteziò Ginny orgogliosa.

"Vuol dire che il mondo sta giungendo al termine, Weasley."

Riconoscendo la voce, il gruppetto di amici si voltò indietro per vedere Malfoy che, con la postura eretta, stava godendo delle proprie parole.

"Forse." Gli disse Ginny, desiderosa di smontare l'arroganza del ragazzo.

"Purtroppo," Prese a dire Malfoy con aria annoiata ,"pare che debba seguire l'ora di Pozioni con la tua classe, Weasley."

"Oh, ma che sfortuna Malfoy... " Disse Ginny con una smorfia.

Hermione guardò l'orologio magico che teneva al polso "Allora ti conviene andare Ginny. Piton è sempre stato molto intransigente sui ritardi degli studenti."

Ginny fece un cenno col capo e, sistemandosi i libri sotto ai bracci, superò Malfoy dirigendosi verso i sotterranei di Hogwarts.

Rimasto solo col trio, Malfoy dispiegò le labbra in un ghigno.

"Mi raccomando Lenticchia, medita sulle parole di Piton." Disse, riferendosi a Ron.

Il giovane Weasley fece uno scatto in avanti, ma fu bloccato dalla presa di Harry.

"Piantala Malfoy. Possibile che in un anno tu non sia minimamente cambiato?" Gli domandò Hermione, contrariata.

"Cambiato?" Malfoy fece un'espressione derisoria. "Ma certo che sono cambiato Mezzosangue. E presto ve ne accorgerete." Harry alzò un sopracciglio, notando che quell'ultima espressione sembrava più rivolta ad uno di loro in particolare.

Malfoy si voltò, dirigendosi verso la stessa direzione presa in precedenza da Ginny.

"Tenetevi ben strette le persone che amate."

Le parole di Malfoy giunsero come un impercettibile bisbiglio alle orecchie di Harry.

Quel giorno, il destino aveva dato loro un avvertimento. Un avvertimento che avevano, inconsapevolmente, ignorato.

**

Ginny osservò l'espressione soddisfatta sul volto di Piton. Era chiaro come il sole che la presenza dei suoi ex protetti l'aveva fatto rinascere a nuova vita. Fin dall'inizio della lezione, parole di scherno ed offese erano state costantemente rivolte alla sua classe. Da circa un quarto d'ora dall'inizio aveva fatto domande a raffica su tutti gli studenti di Grifondoro, umiliandoli apertamente di fronte agli ex Serpeverde che, naturalmente, sostenevano a parole il loro insegnante. Fortunatamente per lei, Ginny aveva risposto correttamente a tutte le domande insidiose di Piton, rispondendo con intelligenza, in modo pacato e per niente di sfida. Come lei, anche Erika ebbe la fortuna di salvarsi dalle grinfie dell'insegnante.

Quando Piton prese a scrivere alla lavagna la formula della pozione da creare, Ginny trasse un sospiro di sollievo.

"Bene, adesso dividetevi in coppie. Un Grifondoro e un Serpeverde dovrebbero essere sufficienti per preparare questo tipo di pozione." Dopo un secondo di silenzio continuò arcigno "Mi correggo. Un Serpeverde dovrebbe essere più che necessario."

Erika, di fianco a Ginny, si voltò e con suo grande disgusto scoprì di far coppia con Goyle. Ginny, sghignazzando per la sfortuna dell'amica, notò con grande soddisfazione che il suo posto era esattamente l'ultimo della fila di banchi. Con la bacchetta, fece comparire gli ingredienti e il pentolone, preparandosi a creare la pozione individualmente.

"Cosa crede di fare, signorina Weasley?" Piton le si parò davanti con aria minacciosa.

"Preparare la pozione." Disse con naturalezza Ginny.

"Capisco. Vada immediatamente insieme a Malfoy e a Richardson." Disse Piton senza ammettere alcuna replica.

Delusa per la non riuscita del suo intento, Ginny si avvicinò al banco del compagno e notò che il volto di Richardson era bianco cadaverico. La ragazza si affiancò accanto al ragazzo, cercando in tutti i modi di evitare qualsiasi contatto con il Serpeverde.

"Richarson!"

Sentendo il proprio nome pronunciato dal tono autoritario di Malfoy, il Grifondoro ebbe un leggero sussulto, mentre, con sguardo disperato, si voltò verso il biondo Serpeverde.

"Potresti dire alla stracciona della Weasley che non ho la minima intenzione di rimanere coinvolto in qualche sua geniale impresa?" Disse, puntando lo sguardo di fronte a sè. Senza dare il tempo a Richarson di replicare, Ginny senteziò

"Richardson, potresti dire allo stupido Furetto di evitare di fare il gradasso come a suo solito?"

Il giovane Grifondoro aprì la bocca per parlare, ma fu malamente interrotto da un pugno di Malfoy contro il tavolo.

"Come osi, pezzente, darmi del Furetto?"

"E tu come osi chiamarmi stracciona, pezzo di cretino!" Ribattè risoluta Ginny, guardando Malfoy diritto negli occhi.

Accorgendosi che Richardson, in mezzo a loro, aveva preso a tremare come una foglia, Ginny distolse lo sguardo da Malfoy e cercò di concentrarsi sugli ingredienti della pozione.

"Una pozione del genere si è capaci di preparla in pochi minuti, lo sai Weasley?" Disse derisorio Malfoy.

"Naturale, visto che ti sei diplomato l'anno scorso. Nel caso in cui il tuo povero cervello limitato non lo avesse capito io e Richardson siamo sempre all'ultimo anno." Gli rispose Ginny serafica.

Sentendosi in difficoltà, Malfoy aggiunse.

"Queste pozioni ero capace di prepararle anche senza l'aiuto del professore."

"Allora, genio, a te l'onore."

"Cosa succede qui?" L'ombra di Piton coprì per intero l'esile figura di Ginny.

"Niente, professore," Senteziò Ginny in modo arguto "Malfoy stava solo dicendo che avrebbe preparato da solo la pozione, per dimostrarle la sua bravura con il passare del tempo."

Piton osservò Ginny e, pienamente convinto delle parole della ragazza, elogiò la decisione di Malfoy. Quando il professore scomparve alla loro vista, Malfoy digrignò i denti contro la giovane Grifondoro.

"Maledetta!" Le disse, a denti stretti.

"Ma come, Malfoy? Non sono banali queste pozioni per te?"

Imprecando contro la ragazza, Malfoy iniziò a preparare la pozione, sotto allo sguardo vittorioso di Ginny. Al termine della lezione, come aveva previsto, lei e Richardson non si presero alcun merito da parte di Piton, ma godettero pienamente dello scherzo fatto a Malfoy.

**

"Una partita di Quidditch?" Harry distolse l'attenzione dalla propria cena.

"Sì, avrà luogo domani pomeriggio. Domani mattina cavalcherete le scope per allenarvi un po'. Ma per questo dovrete parlare con il capitano della squadra." Ginny chiuse il pacco di fogli da cui aveva appreso la notizia e con aria serena si sedette al proprio posto.

"Tu non fai parte della squadra?" Sentendosi chiamata in causa, Ginny scosse la testa.

"No, essendo già prefetto e dovendo studiare per gli esami, non avrei molto tempo da dedicare al Quiddicht."

"Io invece ero in squadra!" Disse Ron allegro, osservando che, in qualcosa, superava la sorella.

"Certo Ron," Disse Hermione acida "Con l'unica differenza che non eri prefetto e che non studiavi."

"E' da tanto che volevo chiederti una cosa, Hermione." Disse il giovane Weasley, guardando storto l'amica. "Che ho fatto di male per ricevere tutte queste frecciatine?"

Hermione, fingendo indifferenza, replicò "Niente. Prenderti in giro è altamente stimolante."

"Dovresti esserne fiero, Ron," Gli disse Harry ridacchiando "Stimolare Hermione non è per niente facile."

"Oh, ma in questo tu dovresti riuscirci meglio di me... amico mio."

Le parole chiare ed esplicite di Ron, freddarono Harry e misero Hermione in tremendo imbarazzo. Ron, sorrise e, ridacchiando per le due vendette ottenute in un sol colpo, addentò il coscio di pollo che aveva nel piatto.

**

Dopo mangiato, tutto il divertimento scatenato dalla battuta di Ron, volò via dai pensieri di Ginny. La giovane Grifondoro stava in piedi, col busto ben eretto, di fronte a una porta che mostrava chiaramente lo stemma dei Serpeverde sulla parte frontale. Bussò per tre volte, fino a quando la porta di legno pesante si aprì di fronte a lei. Fece un passo in avanti ed entrò nella Sala adibita agli ex studenti di Serpeverde. Vedendola entrare e riconoscendola come la ragazza che aveva dato loro il benvenuto, molti ragazzi l'accolsero con sguardi biechi e libidinosi.

Ginny si fece mentalmente coraggio e cercò di simulare una voce sicura e per niente intimorita.

"Come Prefetto, sono venuta a dirvi che domani pomeriggio si terrà una partita di Quidditch."

Sollevata dall'interesse che quella notizia sembrava aver suscitato, Ginny continuò a parlare.

"Per maggiori dettagli dovrete rivolgervi al Capitano della vostra squadra, la partecipazione è aperta a tutti. Da quel che mi è stato detto pare che sarà uno scontro tra le quattro case. Le squadre che daranno iniziò al torneo saranno scelte per estrazione."

"E dimmi, bellezza, tu saresti il premio per il vincitore?"

Spiazzata per una simile pretesa, Ginny non riuscì a non arrossire.

"Che domande stupide," Disse. "Chiaramente no."

"Oh, ma così ci togli il divertimento." Replicò una voce alle sue spalle.

Prima ancora che Ginny potesse riconoscere il padrone di quelle parole, sentì un braccio circondarle la vita e sollevarla un poco da terra. Si voltò, pronta a schiaffeggiare l'autore del gesto, ma la sua mano non giunse mai a destinazione. Draco Malfoy le sorrise mellifluo, osservando lo sguardo sorpreso di Ginny con i suoi occhi grigi e intensi.

"Potresti farci anche divertire. Non dirmi che nel giro di un anno sei diventata una santarellina."

Ginny si liberò dalla stretta esercitata alla sua vita, e, senza remora alcuna, diede uno schiaffo ben assestato al biondo Serpeverde. Malfoy, strofinandosi la guancia lesa, mostrò un'indifferenza che sorprese la ragazza.

La giovane Weasley si ritrasse titubante e senza attendere un minimo gesto da parte di Malfoy, abbandonò la stanza in fretta e furia, sbattendo con forza il portone di legno. Dopo pochi passi, sentì una presenza alle sue spalle e una stretta micidiale attorno al suo esile polso. Malfoy, avvolto dalla sua espressione imperturbabile, rinnovò la sua presa intorno all'arto della ragazza.

"Non credere che permetta a una misera Weasley di schiaffeggiarmi a questo modo." La voce monocorde del ragazzo, spaventò non poco Ginny.

"E sentiamo, cosa vorresti farmi Malfoy? Uccidermi?"

"Potrei farlo." Le rispose il Serpeverde, privando la sua voce di qualsiasi emozione.

"Lo so perfettamente. Come so che non lo farai." Disse Ginny, assumendo una punta di sicurezza nella voce.

Malfoy non rispose, si limitò ad osservare la ragazza, esigendo una risposta solo con lo sguardo.

"Avanti, Malfoy. Non puoi uccidermi rischiando di essere scoperto come un bambino. Se in questo momento morissi, sarebbe facile pensare che sei tu il colpevole... sanno che mi hai seguito. Mettere a repentaglio il tuo prestigioso posto ministeriale e macchiare il nome dei Malfoy... i bravi bambini non lo fanno."

Ginny sentì le dita affusolate di Malfoy stringere ulteriormente la sua pelle; a stento, Ginny trattenne un gemito di dolore.

"Questo tuo comportamento irrispettoso nei miei confronti... sta pur certa che prima o poi lo correggerò. E allora non potrai permetterti nessuna di queste parole."

Ginny alzò un sopracciglio, non capendo il senso di quell'affermazione.

"Tu non dovrai fare proprio un bel niente Malfoy. Se proprio vuoi correggere qualcuno, inizia dalla Parkinson, o ancor meglio dalla Zleger... e lascia in pace me." Riacquistato un po' del coraggio perso, Ginny liberò il polso dalla stretta di Malfoy.

La ragazza fece per andarsene, ma Malfoy la scaraventò contro la parete, impedendole qualsiasi via di fuga.

"Tu, Weasley, hai sempre vissuto in un mondo pieno di stupide favole. Ma la realtà è ben diversa e prima o poi dovrai accorgerti che nel mondo in cui vivi sei semplicemente un essere insignificante, della cui vita non importa a nessuno."

Con quelle parole, Malfoy afferrò il volto di Ginny ed unì, con violenza, le sue labbra a quelle della giovane Grifondoro. Ginny gemette mentre un rigolo di sangue le scese lungo il mento, macchiando il colletto della camicia. Malfoy abbandonò la presa sulla ragazza e, sotto al suo sguardo terrorizzato, si leccò le labbra, assoporando il sangue di Ginny. Un sorriso, che alla giovane Weasley parve terribile, comparve sulla bocca sottile del Serpeverde.

"E quelle favole... sarò io a distruggerle."

Senza pronunciare altre parole, Malfoy prese a camminare verso la direzione della Sala. Ginny, benché immersa in uno stato di completo terrore, sentì, seppur in modo impercettibile, la risata gelida del ragazzo.

La giovane Grifondoro scivolò a terra, mantenendo le spalle ben salde alla parete retrostante.

Sentì il bruciore delle lacrime scenderle sulle guance, mentre, tra singhiozzi più o meno intensi, il destino aveva preso a muoversi verso una direzione a lei del tutto sconosciuta.

**

"Ginny."

Hermione posò un mano sulla spalla della ragazza e si sorprese, vedendola sussultare per quel semplice gesto. Da due giorni, sia lei che Harry avevano notato un cambiamento nella giovane amica. La vitalità, che di solito contraddistingueva la rossa Weasley, era completamente scomparsa, lasciando il posto a una ragazza più pallida del normale.

"C'è forse qualcosa che non va? Con noi ne puoi parlare, sai?"

Ginny, seduta sul divano della Sala, scosse con vigore la testa, accennando a un sorriso poco rassicurante.

"Tutto bene. Forse sono solo un po' stanca per via degli esami. Vorrei avere il tuo cervello, Hermione."

La ragazza sorrise, scompigliando con una mano la chioma di Ginny. Hermione sospirò parzialmente rincuorata.

"Cosa hai fatto al labbro?" domandò in seguito, notando il piccolo taglio sulla bocca di Ginny.

La giovane Grifondoro simulò un sorriso.

"Oh, questo?" domandò indicando la piccola ferita ,"mi sono tagliata accidentalmente."

Vedendo Hermione poco convinta, Ginny si affrettò a deviare la conversazione sulla partita di Quidditch ormai imminente.

"Harry e Ron sono in squadra, vero?"

"Già, e come al solito Harry avrà il ruolo del Cercatore."

"Mhm, Ron mi ha detto che avrà di nuovo a che fare con i Bolidi. L'ultima volta che ha giocato a Quiddicht è caduto dalla scopa per colpa loro. Se mamma lo sapesse gli impedirebbe di giocare... le ci è voluto una settimana per rimettergli le ossa a posto."

Hermione rise sommessamente.

In seguito, osservando l'espressione triste dell'amica, Ginny si incupì.

"Dimmi Hermione, non sono l'unica ad avere dei pensieri, vero?"

Hermione, sorpresa per le parole dell'amica, alzò di scatto la testa.

"Oh, ma che dici..." Il suo tentativo di convincimento non fu molto brillante e, notando che l'espressione di Ginny non era minimamente cambiata, sospirò.

"Lo sai perché siamo tornati ad Hogwarts, Ginny?"

La domanda dell'amica, lasciò Ginny interdetta.

"Mhm, credevo per darci una mano a scegliere le nostre strade..." Disse la giovane Weasley pensierosa.

Hermione scosse con vigore il capo e, guardandosi intorno, abbassò il tono della voce.

"Siamo qui per volere dell'Ordine."

Ginny sgranò lo sguardo, pensando che sua madre non le aveva accennato niente nelle sue lettere.

"Una settimana prima del nostro arrivo, Tu-sai-chi ha minacciato di uccidere quello che lui stesso ha definito il futuro del vostro mondo."

L'espressione di Ginny sembrò non cogliere il significato di quell'affermazione. Hermione, notando che l'amica non aveva compreso, si morse il labbro inferiore.

"In altre parole vuole distruggere voi, Ginny."

La giovane Weasley sussultò, terrorizzata.

"Vuole distruggere tutti coloro che frequentano Hogwarts. Il nostro futuro siete voi."

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Capitolo 15
*** Sotto a un cielo color del sangue - parte c (Il passato che ritorna IV) ***


Capitolo 9

Sotto a un cielo color del sangue - parte c (il passato che ritorna IV)

 

I believe in you

I'll give up everything just to find you

I have to be with you to live to breathe

You're taking over me.

Taking over me ~ Evanescence

 

 

Guardava il mondo al di fuori della finestra.

Guardava il suo mondo al di fuori di Hogwarts.

Le grida incitanti che si sollevavano dai campi di Quidditch le parvero meri sussuri, mentre le parole di Hermione continuarono a volticarle in testa senza tregua. Quella mattina aveva osservato i volti ignari dei propri compagni, la natura ridente che aveva circondato il castello di Hogwarts.

Tutto ciò a cui lei teneva, tutti i suoi sogni, la sua vita stessa erano minacciati dall'incombente presenza dell'Oscuro Signore.

E a quel pensiero, si sentì terribilmente male.

"Weasley, ti stanno cercando giù ai campi."

Ginny si staccò dalla finestra e guardò una giovane Grifondoro che, con aria serena, era stata incaricata di cercarla.

"Vado subito, grazie."

La ragazza fece un cenno di saluto col capo e scomparve alla vista della rossa.

Rimasta di nuovo sola, Ginny guardò i prati verdi che si estendevano oltre ai suoi occhi. Tutta la loro magnificenza era a malapena racchiusa dalle cornici della grande vetrata. Cercò di catturare con lo sguardo ogni minimo particolare, di impremere nella memoria ogni singola cosa.

Lo fece come se fosse stata l'ultima possibilità concessale.

Mentre camminava in direzione dell'entrata, la voce di Hermione suonò nitida alle sue orecchie. L'amica, con aria trafelata, le sorrise mestamente e l'afferrò saldamente per un braccio.

"Hermione?" Ginny si sorprese, perché era raro vedere la ragazza di fronte a lei agitata per qualcosa. Hermione, infine, afferrò le spalle di Ginny, mostrando un'aria terribilmente seria.

"Ginny, non dar troppo peso a quello che ti ho detto!"

"Come?" domandò stranita la rossa.

"Lo so che è terribile e che non è facile non pensarci, ma... non ti devi preoccupare! Noi siamo qui appositamente per difendervi."

Ginny sorrise al tentativo dell'amica di rincuorarla.

"Non avrei mai dovuto dirti una cosa simile, mi dispiace. Se tua madre od Harry lo sapessero mi rimproverebbero all'istante. Sono stata una stupida a terrorizzarti a questo modo." Disse Hermione tutto d'un fiato.

Ginny afferrò le mani di Hermione poste sulle sue spalle.

"Non ti preoccupare Hermione. Va tutto bene. E' stato una notizia scioccante, ma non mi faccio mettere così facilmente a tappeto. Il solo fatto che tu, Ron ed Harry siate qui per proteggerci è già una grande consolazione." Disse con sincerità Ginny.

La giovane Weasley notò il volto di Hermione rilassarsi.

"Però non capisco per quale ragione anche i Serpeverde siano stati mandati ad Hogwarts."

Hermione osservò il volto corrucciato di Ginny e scosse la testa.

"Benché siano una grave minaccia per noi, invitare tutti tranne i Serpeverde sarebbe stato un gesto troppo rischioso, e avrebbe messo in pericolo il piano dell'Ordine. Ascolta Ginny..."

Hermione afferrò una mano dell'amica.

"Qualunque cosa succeda, non dire niente a nessuno di ciò che ti ho detto. Va bene?"

Ginny annuì con convinzione e, qualche minuto dopo, camminò oltre il grande portone della scuola. In lontananza intravide un gruppo di ragazzi che, come riconobbe dalle loro uniformi, appartenevano alla Casa di Serpeverde. Al pensiero di Malfoy e al ricordo del loro incontro, il corpo di Ginny si irrigidì per la paura, che le impedì di muoversi anche solo di un passo.

Gli studenti le passarono oltre e riconoscendola come una Griffondoro, sorrisero maliziosi come era consuetudine. Quando li vide scomparire dietro al grande portone di Hogwarts, ogni singola parte del corpo di Ginny si rilassò, mentre il suo cuore prese a battere normalmente.

Aggiunto alla preoccupazione comunicatale da Hermione, anche l'inusuale comportamento di Malfoy nei suoi confronti la rendeva agitata. Si sfiorò il labbro ferito con le dita, e rabbrividì al ricordo del bacio.

"Ah, eccoti qui Weasley."

Ginny alzò lo sguardo e vide procedere verso di lei il Capitano dei Tassorosso.

"Ciao Jewett." Disse con tono piatto lei. Non sopportava quel ragazzo.

"Sei tu il prefetto che deve registrare i nomi dei membri? Sei in ritardo." Disse Jewett senza guardarla in volto.

"Chiedo venia." Disse Ginny freddamente, sollevando i palmi delle mani in cenno di resa.

Camminarono fianco a fianco fino ai bordi del campo di Quidditch. Tra le fila dei Griffondoro scorse Harry e Ron che la salutarono con un cenno della mano. Ginny ricambiò il saluto e sedette su una panchina, afferrò dei fogli e aprì un registro sul quale scrivere il nome dei partecipanti. Ad uno ad uno, chiamò a gran voce i membri della squadra dei Griffondoro, consegnando le divise e le scope a ciascun giocatore.

"Penso che avrò dei problemi senza la mia scopa." Mugolò Ron alla sorella.

"Oh, avanti. Ti giudichi tanto bravo a questo gioco... la scopa dovrebbe essere l'ultimo dei tuoi problemi." Disse Ginny, indicando il baule contenente i Bolidi. Vide il fratello deglutire pesantemente e scosse il capo rassegnata.

"Ginny, non dire niente alla mamma." la pregò Ron come un bambino.

"Va bene, va bene," Disse la ragazza consegnando nelle mani del fratello la divisa tipica della loro Casa ,"ma smettila di lagnarti."

"Ti occupi perfino di queste cose?" Le domandò Harry, sorpreso.

"Sono il miglior prefetto in circolazione," Disse in tono scherzoso Ginny.

Harry sorrise.

"Qual è la mia scopa?" domandò con aria curiosa.

"Questa" fece Ginny, passando nelle mani del ragazzo una FireBolt SuperPlus. Il Bambino Sopravvissuto sgranò gli occhi per lo stupore.

"Ma questa è la scopa che avevo l'ultimo anno!"

Ginny sorrise alla felicità dell'amico.

"E' un piccolo regalo da parte della McGranitt." E con quelle parole, Ginny vide Harry allontanarsi con un sorriso enorme stampato sulle labbra.

Notando che Harry era l'ultimo membro dei Griffondoro, Ginny fece comparire le divise delle restanti squadre.

"La prossima squadra è la mia."

Ginny sollevò lo sguardo e riconobbe George Havalon, capitano della squadra di Serpeverde.

"Dammi la lista," Disse Ginny allungando un braccio verso il ragazzo.

Havalon le porse il foglio dei membri che Ginny, con scarsa voglia, si mise a percorrere con lo sguardo.

Leggendo a chiare lettere il nome di Draco Malfoy, Ginny sollevò di scatto la testa, sentendosi una preda braccata.

"Qualcosa non va, Weasley?" le domandò Havalon.

"N-no," sospirò Ginny ,"fa venire avanti i tuoi giocatori."

Ginny strinse il foglio che teneva tra le mani, mentre la paura di trovarsi faccia a faccia con il biondo Serpeverde diventava sempre più persistente. E dopo mezz'ora le sue paure si concretizzarono.

Quando Malfoy giunse di fronte a lei, Ginny non sollevò lo sguardo; rimase seduta sulla panchina, scrivendo il nome del ragazzo nel proprio registro e maledì la propria mano che tremava vistosamente. Dopodiché, si portò in piedi e afferrò la divisa verde da dare a Malfoy.

"Che c'è Weasley? Hai forse paura di me?"

Malfoy sorrise notando il disagio che scatenava nella rossa.

"Ecco la tua divisa." Disse Ginny, evitando con eleganza la domanda del Serpeverde e guardandolo per la prima volta negli occhi.

"Grazie." mormorò Malfoy del tutto indifferente alla divisa.

"E questa è la tua scopa."

Dopo averla presa in mano, Malfoy sorrise arcigno.

"La stessa con cui ho sconfitto Potter."

"Un regalo di Piton." Disse Ginny, desiderando terminare la conversazione col ragazzo al più presto.

Notando che Malfoy non se ne andava, Ginny lo guardò contrariata.

"Malfoy, adesso puoi andare." Disse con tono acido.

Il Serpeverde sollevò una mano verso il volto della ragazza e il gesto fece chiudere gli occhi a Ginny. Sentì un tocco leggero sulle proprie labbra e quando aprì gli occhi, capì che Malfoy le stava toccando il taglio che le aveva causato. Imbarazzata per la situazione, Ginny arrossì vistosamente, mantenendo un'aria dubbiosa.

"Ti fa male?"

Ginny socchiuse la bocca per rispondere, sorpresa dal tono che Malfoy aveva usato per rivolgerle la domanda.

"Sì." Rispose Ginny con tutta la sincerità di cui era capace.

Vide le labbra di Malfoy dispiegarsi in un ghigno, mentre il Serpeverde tornava ad assumere la sua usuale espressione.

"E farà ancora più male, Weasley."

E con la stessa indifferenza con cui si era avvicinato, Malfoy raggiunse la propria squadra. Ginny l'osservò per tutto il tempo che le fu disponibile; non sapeva come, non sapeva in cosa, ma il Malfoy che era tornato ad Hogwarts dopo un anno di lontananza era cambiato. Essendo a conoscenza in parte dei piani dell'Oscuro Signore, Ginny vide il giovane Serpeverde come una minaccia. Aveva la sensazione che in qualche modo Malfoy fosse come una miccia inesplosa. Nessuno, nemmeno l'Ordine, era a conoscenza del suo reale ruolo tra le schiere di Voldermort.

Perché Malfoy non poteva non essere un Mangiamorte.

Con quei pensieri, Ginny tornò verso il castello per consegnare il registro compilato a Madama Bum. E fu proprio all'entrata che notò una carrozza maestosa. In parte curiosa, Ginny lanciò uno sguardo allo stemma rappresentato sulla porta del mezzo, senza tuttavia riconoscere il simbolo per via della lontananza. Quando distolse l'attenzione dalla carrozza, cadde rovinosamente a terra.

"Maledizione, vuoi stare attent-"

Capendo di aver urtato contro qualcuno, Ginny sollevò lo sguardo e si freddò nel riconoscere Lucius Malfoy. L'uomo, avvolto nei suoi preziosi abiti, sembrava averla riconosciuta e questo Ginny lo capì dalla smorfia che le venne rivolta.

"Ah, sei tu." Disse Lucius inespressivo, osservando Ginny con lo stesso sguardo del figlio. La ragazza non potè fare a meno di pensare quanto il figlio somigliasse al padre, nell'espressione e nel portamento. Dal loro ultimo incontro, Ginny notò che Lucius Malfoy era cambiato ben poco, ad eccezion fatta che per qualche filo argentato di capelli. La sua espressione arcigna e malvagia era invece rimasta sempre la stessa.

"Mi scusi." Disse Ginny, con tono sommesso.

Lucius sbuffò, sollevando con il respiro una ciocca dei suoi lunghi capelli.

"Sei sempre tra i piedi, esattamente come tuo padre." Detto ciò, allungò il suo bastone nero nella direzione di Ginny.

"Alzati, prima che qualcuno possa pensare male." Disse Lucius con voce tagliente.

Ginny eseguì ciò che le era stato detto come un ordine, aiutandosi con il bastone ad alzarsi.

"Vedi di guardare dove vai la prossima volta. Potrei non essere così indulgente."

"Sissignore." rispose Ginny.

Ginny fece un veloce inchino e, quando passò oltre Lucius, la voce di tagliente di quest'ultimo bloccò i suoi passi.

"Anche se Draco è mio figlio, Weasley, per me varrai sempre e comunque meno di niente."

E con quelle parole, salì sulla carrozza che, con uno scossone, si allontanò lungo il viale del castello. Ginny, dal canto suo, sollevò il registro da terra e fissò il portone semi aperto di fronte a sè. Lucius Malfoy era sospettato di essere un Mangiamorte a tutti gli effetti. Più volte era stato visto dai membri dell'Ordine durante le lotte provocate dall'insorgenza di Voldermort.

Al solo pensiero di aver toccato un Mangiamorte, un devoto di Voldermort, Ginny si strinse il registro al petto e prese a correre dentro ad Hogwarts. Nonostante tentasse di ignorare il brivido lungo la schiena, Ginny cercò di capire le ultime parole pronunciate dal padre di Malfoy. Nessun significato. Per lei non avevano significato. Le parole di Lucius e lo strano comportamento del figlio fecero nascere in lei il verme del dubbio e della paura.

**

Quello stesso pomeriggio, ebbe inizio il torneo tanto decantato dagli ospiti di Hogwarts. Nelle tribune del campo da Quidditch risiedevano un gran numero di persone tra professori e studenti venuti per fare il tifo alla propria Casa. La prima estrazione vide, per ironia della sorte, Grifondoro e Serpeverde al primo turno di eliminazione. La rivalità ancorata da sempre tra le due Case aveva richiamato anche gli studenti di Tassorosso e Corvonero che simpatizzavano per l'una o per l'altra squadra.

Sugli spalti, le tifoserie acclamavano a gran voce i nomi dei giocatori, in particolar modo quelli di Harry e di Malfoy. Ginny camminava nei corridoi degli spogliatoi di Grifondoro insieme ad Hermione; l'intento delle due ragazze era quello di superare la folla di fan accaniti per augurare la vittoria sia ad Harry che a Ron. Quell'evento gioioso e tanto atteso sollevò l'umore pessimo di Ginny, strappando un sorriso al volto della ragazza.

"Noi vi guarderemo dalle tribune! Dateci dentro!" Disse Ginny ad Harry.

"Ron, sta attento ai Bolidi!" Disse Hermione, sinceramente preoccupata per l'amico.

"Non ti preoccupare, mi hanno ben dotato." Disse il ragazzo, dando una pacca sulla protezione che indossava.

"Guardatevi anche dai Serpeverde," Disse Ginny ,"sapete bene che quelli hanno sempre giocato sporco." Il chiaro riferimento della ragazza andava a Draco Malfoy.

Quando giunsero nel corridoio principale, Ginny salutò Hermione con la promessa di raggiungerla in un secondo momento. Successivamente, il suo sguardo intravide l'esile figura di Pansy Parkinson che, da dietro un angolo, sbirciava qualcuno o qualcosa con molto interesse.

"Tipico della tua persona," le disse Ginny, arrivandole alle spalle. Pansy sussultò per lo spavento ed accortasi di Ginny le rivolse una smorfia orribile.

"Non impicciarti, Weasley." le disse, tornando a guardare l'oggetto del suo interesse.

Ginny si sporse un poco più in avanti di Pansy e vide la causa di tanto interesse.

"Gelosa, Parkinson?"

Ginny sorrise alla Serpeverde con fare canzonatorio. A pochi passi da loro Malfoy e Zleger stavano parlando tra loro. Il fastidio che aveva provato nel vederli insieme la prima volta venne surclassato dall'espressione furente e gelosa di Pansy. La giovane Serpeverde spintonò Weasley con rabbia, imprecando contro di lei. Dopodiché l'attenzione di entrambe le ragazze fu catturata dal movimento della giovane Corvonero. Ginny si nascose dietro Pansy ed entrambe guardarono con stupore la ragazza che afferrava con violenza la manica di Malfoy.

"Come si permette quella sgualdrina?" sibilò Pansy, vedendo il gesto.

"Stà buona, Parkinson!" la incitò Ginny, curiosa di sapere cosa stesse accadendo tra i due.

Le grida provenienti dalle tribune impedirono alle due ragazze di seguire la conversazione dei due fidanzati, ma a giudicare dal comportamento di Zleger e dall'espressione di Malfoy, Ginny pensò che non doveva trattarsi di una conversazione felice.

Sia Pansy che Ginny sussultarono all'unisono quando Zleger, con tutta la forza di cui sembrava capace, schiaffeggiò Malfoy. Pansy fremette dalla rabbia, mentre Ginny osservò la solita espressione indifferente del ragazzo. Un secondo dopo, le due ragazze furono travolte da Rosemary che, senza nemmeno notarle, corse verso l'esterno. Mentre lo sguardo di Ginny seguiva sempre la figura di Rosemary, Pansy si trovò faccia a faccia con il proprio adorato.

"Cosa fate voi due qui?" domandò Malfoy, portandosi la propria scopa sulle spalle.

"Oh, niente! Volevo solo augurarti buona fortuna!" Disse Pansy, intimorita.

"Non ho bisogno dei tuoi auguri, Parkinson. Vincerò sicuramente." replicò freddo.

"Hai ragione, scusa. Sono stata una sciocca. Ci vediamo!" Pansy corse oltre Ginny che, a quel punto, si accorse di essere rimasta sola.

"E tu Weasley? Trovi divertente origliare i discorsi degli altri?"

"Abbastanza." Disse Ginny presa alla sprovvista.

"Ti consiglio di non dire a nessuno quello che hai visto." Disse Malfoy a denti stretti e con aria minacciosa.

"E perché questo non l'hai detto anche a Pansy?" domandò curiosa Ginny.

Malfoy anticipò la propria risposta con un sorriso scontato.

"Perché lei fa esattamente tutto ciò che voglio io." Disse con una semplicità che a Ginny parve disarmante.

"Dovresti trattare meglio le donne, Malfoy." replicò Ginny indignata.

"Trattarle meglio?" rise il Serpeverde. "E a che pro? E' divertente vedere quanto possiate essere succubi di noi uomini."

"Non vedo perché tu debba includere anche me."

Malfoy sorrise di fronte alla cocciutaggine della ragazza. Con mossa improvvisa, il Serpeverde afferrò un braccio di Ginny, attirandola a sè e nascondendosi dietro alla parete del corridoio principale. In un secondo momento afferrò il volto di Ginny, premendo le sue labbra contro quelle della ragazza.

Memore del loro penultimo incontro, Ginny irrigidì le labbra, cercando di sciogliersi dall'abbraccio del Serpeverde, ma la stretta di Malfoy fu comunque ben salda. Quando ad entrambi mancò il respiro, Malfoy scostò il proprio volto, osservando con soddisfazione il rossore pronunciato sulle guance della ragazza.

"Come vedi, non è difficile farvi arrossire." proferì Malfoy con sguardo divertito.

Ginny rimase senza parole. Rispetto all'ultima volta, il bacio di Malfoy non era stato per niente aggressivo. Quando il ragazzo allentò la presa attorno a lei, con il chiaro intento di andarsene, Ginny afferrò una manica della sua divisa, strattonandolo indietro.

"Si può sapere che intenzioni hai?" domandò Ginny, nemmeno lei ben convinta delle proprie parole.

"Di che diavolo stai parlando, Weasley?" rispose sprezzante Malfoy.

"Si può sapere che gusto ci provi a tormentarmi in questo modo?" gridò Ginny tutto d'un fiato.

Malfoy guardò il volto ostinato della ragazza e, dopo essersi guardato intorno, la spinse dietro alla parete.

"Oggi ho incontrato tuo padre e mi ha fatto un discorso strano!"

"Mio padre?!" Il volto di Malfoy fece uno scatto improvviso.

Ginny si ritrasse, stupita per aver suscitato una simile reazione nel ragazzo.

"Che ti ha detto?"

"N-niente di particolare," balbettò Ginny ,"è stata la situazione in generale ad essere strana."

Malfoy rimase in silenzio; Ginny giurò di vedere una goccia di sudore scivolare lungo le guance pallide del Serpeverde. Da come stava reagendo, Ginny intuì che nemmeno il figlio era stato messo al corrente dell'arrivo del padre. Benché Ginny non stesse comprendendo affatto la situazione, sentiva un senso di profonda angoscia nascerle dentro.

Dall'esterno, entrambi furono riportati alla realtà dalla voce del preside Silente che invitava le squadre a presentarsi nel campo. Malfoy fece un passo indietro, lasciando cadere la scopa a terra. Ginny osservò i movimenti del ragazzo, fino a quando scorse la bacchetta del Serpeverde ben impugnata in una mano. Vedendosi puntata una bacchetta addosso, Ginny retrocedette impaurita e, invano, cercò la propria bacchetta alla vita.

"Cercavi forse questa?" le domandò Draco, sollevando in alto l'arma della ragazza.

"Nel posto in cui andrai, non ti servirà a molto."

Ginny rimase immobile, impossibilitata a difendersi. Sentiva il cuore batterle all'impazzata e il sangue fluirle nelle vene a una velocità impressionante. Di fronte a lei, Draco Malfoy mosse le labbra silenziosamente, disegnando cerchi concentrici con la punta della propria bacchetta.

E il resto fu il niente.

**

Hermione abbassò lo sguardo verso le gradinate, ma benché stesse guardando da più di un quarto d'ora, non notò Ginny tra la folla. Nello stesso istante, le squadre di Grifondoro e Serpeverde fecero il loro ingresso in campo, acclamate dalle rispettive tifoserie.

Harry si sistemò le lentì sul naso ed impugnò la propria scopa con grande determinazione. Nell'ultimo torneo che aveva giocato, la sua squadra era stata malamente vinta dai Serpeverde e quella occasione rappresentava per lui una rinvincita. Al suo fianco, Ron controllava la propria divisa con un lieve velo di preoccupazione dovuto ai Bolidi. Le grida di incitamento che si innalzavano attorno a loro li catapultarono un anno indietro nella loro vita.

Al loro fianco, la squadra avversaria, sfilava con la stessa imponenza. Nella sua identica posizione c'era Malfoy, Cercatore scelto dei Serpeverde. Esattamente come un anno prima. Draco Malfoy rivolse lo sguardo verso quello di Harry, ma la sua usuale espressione derisoria non era presente nei suoi lineamenti e di questo, Harry se ne sorprese.

Malfoy strinse tra le mani la propria scopa, dando poca importanza allo sguardo persistente di Harry. Il suo primo pensiero era stato quello di abbandonare la partita per lasciare Hogwarts, visto che, dopo ciò che aveva fatto, anche la scuola di magia più prestigiosa non rappresentava più un luogo sicuro per lui.

Il fischio di Madama Bum fece disporre tutti i giocatori nelle rispettive posizioni. Con la stessa leggiadria di un tempo, sia Draco che Harry si sollevarono da terra a cavallo delle loro scope. Il vento sferzò i capelli biondi del Serpeverde che, con mossa nervosa, li scostò dal volto. Quando il suono del fischietto di Madama Bum risuonò nell'aria, i due Cercatori sfrecciarono nell'aria alla ricerca del Boccino d'Oro. Sotto di loro, l'intero campo di Quidditch veniva attraversato da ogni parte dai restanti giocatori delle due squadre.

Intravisto il Boccino dietro a uno stendardo del campo, Draco si abbassò sul calcio della scopa per sfruttarne al meglio la velocità. Harry, vista la mossa dell'avversario, si precipitò all'inseguimento di Malfoy. Harry affiancò Malfoy ed entrambi iniziarono a spalleggiarsi cercando di disarcionarsi a vicenda.

"Arrenditi Potter, anche stavolta saremo noi a vincere."

"Risparmia il fiato per combattere, Malfoy."

Nel momento stesso in cui entrambi stavano curvando attorno ad una delle torrette, Harry fu raggiunto da delle grida insolite provenienti dal campo. Distolto lo sguardo dall'oggetto alato, Harry abbassò gli occhi e vide gran parte degli studenti riversarsi nel campo e scendere le tribune come presi dal panico. Istintivamente alzò lo sguardo verso Malfoy che lo stava osservando a sua volta. Il volo delle loro scope rallentò progressivamente fino a fermarsi del tutto.

"Che sta succedendo?" gridò Harry osservando la situazione sotto di lui.

"Quello che sarebbe dovuto accadere da tempo, Potter." Disse Malfoy, sbottonandosi il mantello all'altezza delle spalle.

Harry lanciò uno sguardo oltre le spalle di Malfoy e vide un gruppo di persone incappucciate che, agitando le loro bacchette, scagliavano incantesimi contro il campo. Comprendendo all'istante chi fossero i maghi in questione, afferrò violentemente Malfoy per il colletto dell'uniforme.

"BASTARDO! Che sta succedendo?"

Malfoy mantenne un'espressione glaciale, totalmente indifferente.

"Non dovresti perdere il tuo tempo con me, Potter."

Harry lo liberò dalla sua stretta, rivolgendogli uno sguardo di puro odio.

"Approfitta di questo momento per fuggire Malfoy; perché la prossima volta che ti avrò tra le mani ti ammazzo, lurido Mangiamorte!"

"Fa come ti pare. Ma voglio solo dirti una cosa: se uccidi me anche Ginevra Weasley farà la stessa fine."

Senza dare ad Harry il tempo di replicare, Malfoy sfrecciò lontano.

**

Sotto ad Harry, la battaglia stava infuriando. Numerosi Mangiamorte, a cavallo delle loro scope, avevano raggiunto il campo da Quidditch e stava mietendo vittime con i loro incantesimi. Silente, affiancato da tutti i professori della scuola, aveva innalzato una barriera protettiva per permettere agli studenti di fuggire nel castello. Tutti gli Auror presenti, armati delle loro bacchette, combattevano corpo a corpo con ogni avversario che capitava loro a tiro.

Toccata terra, Harry gettò lontano la scopa ed accorse tra la folla sfoderando la propria bacchetta. Con sguardo terrorizzato, vide molti degli studenti accasciati a terra e sanguinanti. Il trambusto creato dalle grida e dagli schiocchi notevoli delle bacchette assordava l'aria nel raggio di molti metri. Alcuni Mangiamorte, intravistolo, gli si gettarono contro, lanciandogli addosso Schiantesimi con il chiaro intento di ucciderlo.

Uno di questi lo sfiorò ad un braccio, causandogli una ferita sanguinante benché poco profonda. Harry contraccambiò l'attacco con ogni tipo di magia, annullando completamente tre dei suoi avversari. Chiuse gli occhi, tentando di percepire con ogni fibra del suo essere i propri compagni. In lontananza intravide Ron combattere apertamente con un Mangiamorte, mentre a distanza di pochi metri, Hermione era circondata da due seguaci di Voldermort.

Con uno scatto poderoso delle anche, Harry spalleggiò Hermione, visibilmente felice di vederlo sano e salvo.

L'offensiva di Silente riuscì ad arrestare l'impeto dei Mangiamorte, permettendo a molti di chiudersi nelle mura del castello. Una volta dentro, la situazione si presentò nella sua mostruosità più totale. La maggior parte degli studenti era intrisa di sangue tanto che era difficile stabilire se fosse sangue nemico o meno.

Alcuni studenti si era accasciati privi di forze contro le pareti rocciose, mentre le lacrime rigavano loro le guance. Le divise delle ragazze erano lacerate in più punti segno che avevano rischiato più volte violenze. Gli studenti di Serpeverde, anch'essi terrorizzati dall'improvviso attacco, sedevano inermi ed in gruppo, troppo timorosi per le possibili ritorsioni contro di loro. Come pensò Harry, i Mangiamorte avevano concentrato il loro attacco su tutti coloro che non vestivano il verde della serpe.

La figura agile di Ron, che dai recessi del castello avanzava verso di lui, fece ricordare ad Harry le parole di Draco Malfoy. D'improvviso, l'angoscia già esistente per via dell'attacco, si fece più intensa al pensiero di Ginny.

"Harry!" Ron, raggiuntolo, si chinò sulle ginocchia respirando a fatica. "Non riesco a trovare Ginny!"

Harry osservò interdetto l'amico, incapace di dare al ragazzo una risposta concreta, ma soprattutto veritiera. Notando l'esitazione del moro, Ron afferrò con disperazione le braccia di Hermione che, nel mente, si era avvicinata ai propri amici.

"Hermione hai visto Ginny?"

La ragazza, sorpresa per quella reazione improvvisa, sussultò spaventata.

"Adesso, calmati Ron!" Harry afferrò un braccio del rosso, cercando di calmare la sua ansia. "Sono sicuro che Ginny è da qualche parte... al sicuro." Harry si morse il labbro inferiore: alla fine, aveva cercato di rassicurare l'amico con parole di circostanza; nemmeno lui sapeva dove fosse la giovane Weasley.

"Ginny doveva raggiungermi sulle tribune... ma alla fine non è venuta. L'ultima volta che l'ho vista è quando ci siamo salutate negli spogliatoi." Disse Hermione, rivolta verso ai due compagni. "Ma è possibile che sia riuscita a scappare, potrebbe essere nel castello in mezzo agli altri Grifondoro!"

"Esatto, " prese a dire Harry guardando Ron ,"prima di lanciare ipotesi errate, dobbiamo riferire tutto a Silente."

Weasley annuì rassegnato. Per il momento, non potevano agire diversamente.

**

Di fronte a Silente, Ron si dimostrò molto irrequieto. La preoccupazione per Ginny e la paura di saperla morta, andavano di ora in ora sempre crescendo; anche Erika, sotto precise domande del preside, aveva ammesso di non aver visto l'amica per gran parte della mattinata. Silente aveva dato l'ordine a Gazza di ispezionare ogni centimetro del castello, aiutato da tutti i professori disponibili. Ma il rapporto del custode fu negativo: nessuno si era nascosto negli anfratti del castello. Tutti gli studenti erano stati condotti ai propri dormitori dove ricevevano ogni cura necessaria e nella Sala Comune di Griffondoro, Ginny non rispose all'appello della McGranitt.

"Ginny è là fuori! IO me lo sento!" urlò Ron, mentre si trovava sempre con Harry ed Hermione nella stanza di Silente.

"Adesso calmati!" Gli intimò contro Harry, afferrandolo per un braccio. Ron allontanò con violenza la presa di Harry, lasciando un'espressione sbigottita nel volto del moro.

"SONO STUFO di sentirmi dire che devo calmarmi! Merlino santo Harry, Ginny è la FUORI! Ci sono i Mangiamorte che hanno circondato il castello e man mano che il tempo passa mia sorella rischia di MORIRE! Se già non è morta, cazzo!"

Quando Ron smise di parlare, Harry notò con un velo di tristezza la minaccia sempre più pressante della morte di Ginny.

"Mi scusi..." Disse Ron, rivolto a Silente. Il preside scosse il capo, comprensivo.

"Quando l'attacco è iniziato..." prese a dire Harry, sedendosi su una poltrona ,"Draco Malfoy mi ha parlato di Ginny."

A quelle parole, Ron scattò contro Harry, afferrandolo al collo.

"Quel BASTARDO, cosa ha fatto a Ginny?"

"Adesso basta Ron!" gli gridò Hermione, mentre Ron lasciava andare la propria presa sull'amico.

"Non lo so," Disse Harry, tornando a sedersi composto sulla poltrona , "ma non possiamo toccare Malfoy, Ron."

"Cosa vorresti dire, Harry?" domandò Silente, anticipando Ron.

"Malfoy mi ha detto che morto lui, anche Ginny sarebbe stata uccisa. Non ho mai creduto a Malfoy, ma stavolta, per il bene di Ginny... voglio provare a farlo."

La stanza affondò nell'assoluto silenzio.

"Mhm." Silente si sistemò i piccoli occhiali a mezzaluna. "A questo punto non ci resta che trovare il signor Malfoy. Lui potrebbe dirci dove si trova la giovane Weasley. Però, per quanto sia addolorato nell'ammetterlo, Ginevra Weasley non è al momento la causa principale dei nostri problemi."

Ron, furente, sbattè le mani sulla scrivania del preside.

"Cosa vorrebbe dire che mia sorella al momento non è il problema principale?"

Silente rimase impassibile di fronte all'ira del rosso Weasley. "Ho più di un centinaio di persone da difendere dentro a queste mura, signor Weasley. E benché la sorte di sua sorella mi stia molto a cuore, purtroppo non posso privare il castello dei suoi difensori per andare a cercarla."

"La vita di mia sorella non è ugualmente importante?" urlò Ron, con le lacrime che gradualmente gli pungevano gli occhi.

"E la vita di più di un centinaio di persone, l'ha presa in considerazione?" rispose il preside, austero.

"A me non importa se Hogwarts crolla da un momento all'altro, non mi importa di mettermi in salvo come un codardo! Io VOGLIO mia sorella! E per trovarla basterò solo io! IO andrò a salvare la persona che amo!" Disse Ron, uscendo dalla stanza di Silente, con un cigolar di cardini.

"Se permette, preside, io andrò insieme a Ron." Disse Harry, facendo un passo avanti.

"Il giovane Weasley ha completamente frainteso i miei intenti. Trovare la giovane Weasley è un'azione prioritaria per l'Ordine. Ma se avessi mandato tutti gli Auror per trovarla, probabilmente tutti gli altri sarebbero morti. Comprendo i sentimenti del giovane Weasley, ma io, ancora prima di essere uomo, devo essere un preside. E come preside, devo proteggere le persone che sono state affidate alla mia tutela." Disse Silente, sorridendo pacatamente.

"Noi lo sappiamo," Disse dolcemente Hermione ,"ed anche Ron lo sa. Ma Ginny è una delle persone più importanti per lui e per questa ragione, non me la sento di biasimarlo. Come Harry, chiedo il permesso per affiancarlo nella sua uscita."

Silente fece un cenno d'assenso col capo e prima che i due Auror lasciassero la stanza, il preside rivolse loro queste ultime parole.

"Trovate Malfoy. Non uccidetelo, ma portatelo qui. Potrebbe esserci utile."

"Sarà fatto." Dissero all'unisono.

**

Quando aprì gli occhi, oltre al buio che l'avvolgeva, sentì un dolore lancinante alla base del collo. Mosse una mano e, nel silenzio più assoluto, si sorprese nell'udire un suono metallico e stridente. I suoi sensi presero pian piano a riaffiorare, finché non percepì una morsa gelida attorno ai suoi polsi. La luce, fino a quel momento inesistente, comparve all'improvviso. Ginny chiuse gli occhi di scatto, violentemente feriti dalla luce accecante che aveva illuminato il luogo in cui si trovava.

"Svegliati."

Ginny, senza più preoccuparsi della luce, diresse il proprio sguardo di fronte a sè.

Draco Malfoy, avvolto nei propri abiti neri, la stava osservando con sguardo indifferente. La ragazza, ricordando la bacchetta dell' ex-Serpeverde puntata contro di lei, ebbe un sussulto di paura. Con un gesto incondizionato, Ginny avvicinò una mano laddove era solita portare la propria bacchetta, ma constatò che era completamente indifesa.

"Ti ho già detto che qui non hai bisogno della tua stupida bacchetta." le disse Malfoy, con un sibilo.

Ginny fece per rispondere al ragazzo, ma con suo grande stupore, non sentì la propria voce. Convinta di aver mosso le labbra, Ginny fece un secondo tentativo. Malfoy la osservò per tutto il tempo con uno sguardo illeggibile. Solo dopo qualche minuto, Ginny sollevò i polsi all'altezza del suo petto: due forti lacci d'acciaio intrappolavano nella loro morsa i suoi arti, mentre attraverso delle catene, la legavano saldamente al letto su cui stava semi-sdraiata. Ginny strattonò le catene, senza alcun risultato.

"E' inutile, quelle catene non si spezzeranno... a meno che non sia io a volerlo."

Ginny rimase in silenzio, avendo ormai preso coscienza di non poter parlare. Malfoy notò il suo sguardo impregnato di odio e di disprezzo.

"Ho fatto anche un incantesimo alla tua voce. Le tue grida sarebbero state soltanto una seccatura."

Malfoy si sistemò il mantello sulle proprie spalle, coprendosi il volto con un cappuccio nero. Ginny ebbe un moto di terrore.

"Goditi la tua permanenza, Miss Weasley." Disse l'ex-Serpeverde, dirigendosi verso la porta.

Ginny udì la chiave girare per ben due volte nella serratura.

E il buio tornò ad avvolgerla.

 

Note dell'autrice: Per questo capitolo dovete ringraziare Micia_Loves_Draco, devo ammetterlo. Benchè le abbia mandato le conseguenti risposte alle sue domande, ho realizzato che è giusto che leggiate quei capitoli che esistono e che possono essere pubblicati. Per rendervi partecipe della situazione, vi dico che attualmente i capitoli pronti giungono fino al 17. Il 18esimo capitolo non è stato mai pubblicato e, come dicevo a Micia_Loves_Draco è il capitolo che mi sta creando più problemi per mancanza di ispirazione (chi è autore, sa che la mancanza di idee è una brutta bestia). A voler essere sinceri, la trama è ben delineata nella mia mente, ma sono bloccata su un punto particolare della storia. Purtroppo, non ho più il tempo a disposizione che avevo una volta da dedicare alle fanfiction (infatti, noterete che se pubblico, pubblico brevi one-shot), ma vorrei comunque tranquillizarvi e dirvi di non temere, perchè non sono una persona che lascia a metà una storia. E' probabile, piuttosto, che la leggerete con tanto di dentiera e bastone per la vecchiaia XD Scherzi a parte, abbiate fiducia! La promessa a terminarla è l'unica garanzia che posso darvi. Vi ringrazio di cuore per seguirmi anche quando non sono così celere negli aggiornamenti, il vostro disappunto è del tutto comprensibile e non ve ne faccio colpa. Tuttavia, cercate anche di comprendermi XD Vi rimando alla mia pagina autore con link che potrebbero interessarvi (almeno, avrete la certezza che son sempre attiva)!

Claudia

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Capitolo 16
*** Discesa nell'Ade - parte a (Il Passato che Ritorna V) ***


Capitolo 10
Discesa nell'Ade - parte a (il passato che ritorna V)
 
 
 
Le creature commettono milioni di atti che
non possono essere perdonati in alcun modo.
Feriscono le altre creature,
agiscono in modo egoistico.
Eppure... eppure amano.
Diventano una cosa sola con la persona che amano.
Ciascuno di noi vive la propria vita,
costellata da una serie infinita di colpe...
... e ama con tutte le proprie forze.

Lei, l'Arma Letale
 
 

Era trascorso un giorno, forse due o perfino tre. Non lo sapeva nemmeno lei.
Tutto ciò che sapeva era racchiuso in quelle quattro pareti che, nonostante tutto, riusciva a vedere molto di rado per l'assenza di luce.
I suoi occhi venivano gratificati esclusivamente con l'arrivo di Malfoy, che entrando, permetteva alla luce esterna di penetrare nella stanza.
Niente di più, quando se ne andava.
 
Immobile sul letto e completamente priva di voce, Ginny si era arresa al tentativo di liberarsi: non solo perché la magia di Malfoy era risultata essere molto efficace, ma anche nel caso di una fuga, avrebbe avuto poche possibilità per uscire indenne. Qualunque fosse il luogo in cui si trovava.
 
Pensare era l'unico lusso che Malfoy le aveva concesso. E proprio per questa ragione, dopo aver abbandonato l'idea di fuggire, pensò al luogo in cui si trovava. Quelle poche volte che la luce le aveva concesso di vedere, Ginny aveva notato che la stanza in cui veniva tenuta prigioniera aveva l'aria molto antica anche se spoglia. Era dotata di un solo letto, quello su cui lei sdraiava, un mobile di legno e un'armadio dalle ante scardinate. Ma ciò che aveva attratto il suo interesse era un quadro, appeso al fianco della porta che, nonostante i suoi innumerevoli tentativi, rimaneva completamente immobile e muto.
 
Quest'oggetto le aveva fatto pensare di essere nel mondo babbano dove, si sa, le opere non hanno voce nè vita propria.
 
A parte queste sue considerazioni, Ginny non conosceva l'uomo ritratto nell'opera; quindi, le era anche impossibile capire se avesse un legame con la famiglia Malfoy. E la sua curiosità fu, in parte, la sua stessa fortuna: i mille interrogativi che rivolgeva a se stessa le avevano mantenuto la mente occupata, distogliendola dalla situazione che stava vivendo.
 
Appena udì la chiave girare nella toppa della serratura, Ginny si irrigidì nel letto. Draco Malfoy entrò nella stanza, facendo stridere i cardini della porta che, per la forza del Serpeverde, sbattè con fragore contro la parete. Ciò che però terrorizzò Ginny non fu la vista di Malfoy, bensì la figura di Lucius che, dopo il figlio, aveva messo piede nella stanza. I suoi occhi squadrarono freneticamente i due uomini con il sospetto palesemente visibile nel suo sguardo.
 
Lucius Malfoy era vestito interamente di nero, esattamente come il figlio. Il mantello, anch'esso dello stesso colore, copriva la sua figura risaltando il biondo ormai bianco dei suoi capelli, sempre lunghi, come Ginny li ricordava. Al suo fianco, con la stessa austerità, stava in piedi Draco che, a differenza del padre, non indossava il mantello tipico della sua famiglia.
 
"Ci si rivede, Weasley. Ma non posso certo dire che la cosa mi renda felice." Disse Lucius, arricciando il naso come per enfatizzare i suo disprezzo nei confronti della ragazza. Ginny mosse le labbra come per voler parlare, e, benché non emise un singolo suono, Lucius sorrise serafico riuscendo a leggere il movimento delle sue labbra.

"Non è educazione dire certe cose, Weasley. Oh, ma che sciocco," Disse Lucius guardando il figlio ,"Dimenticavo che i Weasley non possono conoscere le buone maniere, visto che appartengono a una famiglia di poveri rozzi."
 
Ginny fece uno scatto, sentendo la propria famiglia derisa, ma le catene bloccarono qualsiasi suo tipo di movimento.
 
"Decisamente." Sibilò il patriarca dei Malfoy, guardando Ginny con visibile odio.

"Ma non sono qui per questo, piccola selvaggia." Lucius si avvicinò al letto su cui giaceva Ginny. La ragazza si ritrasse, avvicinandosi le gambe al petto in una sorta di difesa. "Solitamente non voglio entrare in contatto con dei pezzenti, fosse per me ti avrei già ucciso. Peccato che l'Oscuro Signore non sia del mio stesso parere."
 
Ginny spalancò gli occhi. Notando l'espressione della ragazza, Lucius si protese verso di lei, con un sorriso malvagio dipinto sulle labbra.
 
"Ma appena Voldermort non avrà più bisogno della tua misera esistenza, mi occuperò di te personalmente."
 
Ginny, non vista, raccimolò un grumo di saliva che poi lanciò diritto verso il volto di Lucius. L'uomo, sorpreso quanto disgustato, si ritrasse, inveendo contro la giovane e offendendole la guancia con un poderoso schiaffo. Ginny gemette per il dolore, mentre osservava lo sguardo di Lucius Malfoy accendersi come fuoco.
 
"Piccola puttanella!" Le gridò Lucius, strattonandole con violenza una ciocca di capelli. Ginny tentò di divincolarsi dalla presa di Malfoy, ma le catene che le circondavano i polsi le impedirono di muoversi liberamente.
 
"Padre."
 
Draco Malfoy, che fino a quel momento era rimasto di fianco alla porta, posò una mano sulla spalla dell'uomo. Lucius Malfoy esitò per qualche secondo finché non lasciò andare completamente la presa sulla ragazza. Con uno scatto di rabbia, si avvolse il mantello sulle spalle e lanciando un ultima invettiva contro Ginny, abbandonò la stanza. La giovane Weasley potè udire i passi distinti dell'uomo mentre si allontanava dalla stanza in cui era tenuta prigioniera.
 
"Non vivrai a lungo se ti comporti in questo modo." Disse la voce tagliente di Malfoy.
 
Ginny scosse la testa, snobbando liberamente il giovane Serpeverde.
 
"Mio padre non si farà certo degli scrupoli e quando gli sarà possibile troverà senz'altro un modo per ucciderti. Voglio darti un consiglio Weasley: fin tanto che servirai a Voldermort, nessuno oserà toccarti... perciò vedi di non inimicarti mio padre. Non vinceresti."
 
Detto ciò, se ne andò, lasciando Ginny nuovamente sola e con un angoscia in più nel cuore.

**

 
“Questo è il piano. Che ne dite?”

Ron infilò il foglietto su cui aveva appuntato la propria strategia nel taschino della giacca. Hermione ed Harry rifletterono sulle ultime parole dell’amico e alla fine annuirono convinti.

“Potrebbe funzionare.” Ammise il moro.
“Uhm, alcune parti sono ancora poco chiare, vorrà dire che agiremo secondo le conseguenze.” Disse Hermione, strizzando l’occhio al compare. Ron sorrise, grato agli amici che gli avevano offerto spontaneamente il loro aiuto per ritrovare Ginny.

Il rosso diede una pacca alla tasca della giacca, pensando nuovamente al piano che aveva ideato durante la notte. Come prima cosa, dovevano accertarsi della presenza o meno di Ginny nei dintorni di Hogwarts; sua sorella, infatti, era estremamente capace nel nascondersi ed era sicuro che, se ne aveva avuta la possibilità, Ginny si era rifugiata da qualche parte per sfuggire ai Mangiamorte. In questo caso, spettava a loro trovarla. Invece, nel caso in cui non l'avessero trovata, tutta la missione si focalizzava su un unico intento: stanare Draco Malfoy. Durante la notte, fintanto che la mente gli aveva permesso di ragionare, Ron aveva costantemente pensato alla sorella e allo strano legame che poteva legarla al Serpeverde. Ma, benché la sua sete di sapere fosse preponderante, non era riuscito a trovare una risposta ai suoi dubbi e alle sue domande. Ragion per cui, decise di abbandonare il lato passivo dell'impresa ed entrare nell'azione vera e propria.

Ottenere il permesso da Silente, non fu molto difficile dopo la loro ultima conversazione. L'anziano preside aveva fornito loro tutto ciò di cui avevano bisogno, dalle mappe alla più banale polvere magica. Gli Auror che sorvegliavano l'esterno del castello li avevano tenuti informati sugli spostamenti dei Mangiamorte: difatti, dal giorno dell'attacco, gruppi più o meno numerosi di seguaci di Voldermort stringevano Hogwarts in una morsa serrata. Perfino durante le notti, chiunque si affacciava ad una finestra del castello, poteva facilmente vedere, nell'oscurità, il bagliore del fuoco e delle fiaccole, costantemente tenute in vita dalla magia. Ma come del resto era prevedibile, Voldermort considerava Hogwarts come un rudere in declino e pertanto, impiegava solo un quarto del proprio esercito per tenere la scuola sotto controllo.

Un quarto che per Ron, Harry ed Hermione faceva la differenza.

"La Foresta Proibita può rivelarsi un luogo molto più sicuro di Hogwarts, al momento."

Hagrid, al fianco di Silente, annuì concorde con le parole del Preside. Paradossale come quella Foresta, così dannatamente insidiosa, rappresentasse in quel momento un'ancora di mera salvezza.

"I Mangiamorte non sono stupidi e sanno perfettamente il rischio che si corre nella Foresta. Voi siete avvezzi alle stranezze del bosco, pertanto potete usarle a vostro vantaggio. A Nord della boscaglia, oltre il villaggio dei Centauri di Fiorenzo, esiste una seconda uscita che vi permetterà di uscire e raggiungere il villaggio più vicino."

Dopo aver ascoltato attentamente le parole di Silente, i tre Auror annuirono, facendo leva sul proprio auto-controllo; anche se il loro lavoro li aveva portati a fronteggiare eventi di pari pericolosità, stavolta era il loro stato d'animo ad essere diverso. In quel momento, non stavano lottando per preservare il loro mondo, ma stavano combattendo per se stessi o, meglio ancora, per una persona a loro molto cara. Avevano distolto lo sguardo dal resto del mondo, pensando unicamente a Ginny e al modo per ritrovarla. Avevano il cuore gonfio di speranza, soprattutto Ron.

Ma come esisteva la speranza, esistevano anche i dubbi, le paure. Paure che Ron aveva avuto modo di conoscere nell'arco di un'unica notte, sufficiente per prendere in considerazione anche la morte di Ginny.

Harry finì di avvolgersi nel suo mantello di stoffa ruvida, coprendosi il volto con il cappuccio. Nascose la bacchetta magica nell'incavo della manica, pronta ad essere usata in caso di necessità. Hermione si sistemò i capelli ribelli ed arruffati, imitando Harry dopo qualche secondo. Purtroppo, nonostante la buona dose di volontà, alcuni ciuffi castani le fuoriuscirono dal cappuccio, facendole il solletico all'esile collo. Infine Ron, con estrema cautela, infilò la bacchetta tra i pantaloni e la cintura, dando un ultimo strattone a quest'ultima. Tutti e tre, quasi contemporaneamente, si portarono delle piccole sacche sulle spalle, dichiarandosi pronti per uscire.

Il portone principale del castello era stato sigillato dalla magia di Silente ed ogni singola vetrata era stata magicamente bloccata dall'interno, rendendo i vetri indistruttibili. Pertanto, visto e considerato che ogni uscita ordinaria era stata bloccata, Silente ordinò ad Hagrid di condurre i tre amici nei sotterranei di Hogwarts.

"Non credevo che vi fosse una via d'uscita dai sotterranei." Disse Ron, mentre con Harry seguiva Hermione ed Hagrid lungo i sotterranei della scuola. La chioma castana di Hermione si voltò verso i due ragazzi, palesemente meravigliati da quella scoperta.

"Se avreste letto Storia e Magia di Hogwarts avreste saputo che la scuola conta più di un'uscita; ma del resto è inutile pretendere così tanto da voi due." Disse infine Hermione, sbuffando scocciata.

"Scusami Hermione se mi reputo una persona normale." Le rispose Ron, facendo del velato sarcasmo. La ragazza tornò con lo sguardo avanti, snobbando la battuta del giovane Weasley. Dopo qualche minuto di silenzio, i tre Auror sentirono chiaramente la voce bassa e profonda di Hagrid che emetteva dei colpetti di tosse.

"Siamo arrivati." Disse loro il gigante, sollevando la fiaccola altrettanto enorme. La pallida luce della fiammella, mostrò loro una piccola porta di legno, dai cardini arrugginiti che presentava una testa di leone perfettamente incisa come pomello. Ron osservò prima la porta e poi Hagrid: in caso di fuga, la mole dell'amico avrebbe fatto fatica ad uscire.

Hagrid, muovendo con agilità il braccio che sorreggeva la fiaccola, accese un secondo bastone alimetandolo di una guizzante fiammella. E lo porse ad Harry.

"Se si spegne, tenetelo acceso con la magia. Il fuoco vero vi aiuterà ad attraversare la Foresta ed è molto più sicuro della luce emessa dalle vostre bacchette. Le Creature magiche sono molto intelligenti e anche se la bacchetta è molto più pericolosa, non amano nemmeno il calore del fuoco. Tenetelo a mente."

Hagrid guardò Hermione, giudicandola la più adatta per carpire quel consiglio.

Harry annuì e fece il gesto di aprire la porta. Il gigante, però, lo precedette, posando la sua grande mano su quella del moro.

"Per favore, state attenti. La Foresta non sa distinguere i nemici dagli amici, essa distrugge tutto ciò che per lei rappresenta una minaccia. Fate uso del vostro buonsenso e ricordate le mie lezioni."

Quello che per Ron parve un discorso troppo vanitoso, per Hermione rappresentò il fattore scatenante per mettere in azione il proprio cervello. La ragazza, oltrepassata la soglia della porta e al seguito dei suoi amici, iniziò a pensare alle lezioni di Cura delle Creature Magiche, maledicendosi per le assenze che, a suo tempo, aveva fatto.

Nella mente di Harry, invece, vigevano altri pensieri. Aveva letto molto chiaramente la preoccupazione negli occhi del loro amico e la preoccupazione, non era certo prerogativa di Hagrid. Chiunque poteva provare timore od ansia, ma non Hagrid. E questo la diceva lunga sulla loro situazione. All'inizio, durante il colloquio con Silente, era stato tentato di bloccare Ron e di rimanere al castello per fronteggiare a volto scoperto i propri nemici. E questo, non perché non avesse alcun interesse di salvare Ginny, ma perché era convinto che la piccola Weasley, in qualche modo, era salva. Ma non sapeva spiegarsi se fossero state le parole di Malfoy a dargli quella certezza, fatto stà che il suo istinto, come aveva avuto modo di comprendere, raramente si sbagliava.

E il suo istinto parlava chiaro: Ginny era viva.

Dopo che Hermione, l'ultima che chiudeva la fila, accostò attentamente la piccola porta, i tre Auror presero a camminare lungo quel piccolo corridoio, illuminato esclusivamente dalla fiaccola che Harry teneva saldamente in mano.

"Ehi, Ron!" Hermione diede una piccola pacca sulla spalla del rosso di fronte a lei. Il giovane Weasley fece uno scatto, emettendo un piccolo grido.

"E tu saresti un Auror?" Domandò scettica Hermione, mentre Harry si fermava per guardarli. Ron, ripresosi dallo spavento, diventò rosso quanto i suoi capelli.

"Non mi piace questo corridoio e basta." Rispose con tono secco. Hermione fece spallucce, sorridendo alla caparbia dell'amico.

"Mi dispiace per te, Ron" Disse Harry tornando a fissare l'oscurità che dovevano ancora percorrere "Ma ho paura che il corridoio sia più lungo del previsto."

"Figo." Disse sarcastico il giovane Weasley, guardando indietro le loro ombre allungate per la luce della fiaccola. Il corridoio era stretto, il pavimento scivoloso e le pareti laterali ruvide e bagnate al tatto. Probabilmente la profondità dei sotterranei era tale da presentare un'umidità quanto mai eccessiva.

"Una volta fuori di qui, che faremo?" Domandò Hermione, mentre camminava con cautela dietro i compagni.

"Naturalmente staremo all'erta e dovremo cercar di capire su quale versante di Hogwarts siamo." Disse pacato, Harry.

"Spero solo che i Mangiamorte non ci trovino troppo in fretta." Borbottò Ron, con stizza.

Harry si fermò, voltandosi verso i due amici, che lo guardarono con curiosità.

"Oh, beh, ecco, per quello non dovrebbero esserci problemi." Disse, sorridendo.

"Mi fa piacere che tu sia ottimista Harry, ma non-" Hermione non fece in tempo a terminare la frase che Harry le sventolò davanti il Mantello dell'Invisibilità.

"Va bene, me ne sto zitta." Disse placidamente la ragazza.

"Urca, ce l'hai ancora!" esclamò Ron entusiasta, pregustandosi già una vittoria sui Mangiamorte.

"Sì, ma," Disse Harry riponendo l'oggetto magico nella sua sacca ,"Dovremo stare comunque attenti... perché in tre si sta stretti."

Detto questo, Harry continuò a camminare. Dopo un periodo di tempo che sembrò loro interminabile, i tre Auror giunsero finalmente alla fine del corridoio.

"Harry?" Ron fissò lo spazio davanti a loro, alzando un sopracciglio.

"Siamo alla fine del corridoio, no?"

"S-sì." Rispose il moro togliendosi gli occhiali per pulirli.

"E allora mi spieghi perché l'uscita non c'è?"

Harry inforcò di nuovo gli occhiali sulla punta del naso, ma niente. Continuava a vedere la parete laddove doveva esserci una porta.

"Calma." Proferì Hermione, sorpassandoli. La ragazza si mise a tastare il pezzo di muro alla ricerca di qualcosa.

"Che stai facendo?" Domandò basito Ron.

"Che vuoi che faccia?" Scattò Hermione ,"Sto cercando l'uscita!"

"Ma se non c'è!"

"Oh, sta zitto!"

"Dai, Ron, lasciala fare..." Intervenne pacato Harry.

L'amico dai capelli rossi borbottò qualcosa di incomprensibile e se ne rimase muto in disparte.

"Se avreste letto Segreti e Magie di Hogwarts avreste saputo che questo è un semplice incantesimo, fatto perché la porta non si veda dall'esterno." Spiegò Hermione con fare saccente.

Anche se Ron sbuffò, Harry fu compiaciuto dalla cosa. Non gli andava di ripetere tutta la strada che avevano percorso.

"E sentiamo," Domandò sarcastico Ron, "La formula quale sarebbe? Apriti sesamo?"

Senza che Hermione avesse la possibilità di rispondere, la parte di muro che ostacolava la loro marcia si trasformò in una piccola porta, molto simile a quella che avevano precedentemente varcato. Harry si sistemò le lenti sul naso, mentre Hermione guardava basita il loro amico.

"Come facevi a saperlo Ron? Quella formula è babbana. Non dovresti saperla... o meglio, la sapresti solo dopo aver letto un volume di tremila pagine di Abitudini e consuetudini Babbane." Gli disse Hermione.

Ron sollevò il volto, atteggiandosi a grande sapiente e guardando dall'alto della propria superiorità la ex-Grifondoro.

"Non ho certo bisogno, io, di fossilizzarmi sui libri come te."

Il ragazzo si dimostrò infanstidito, notando che Hermione non gli stava prestando la minima attenzione.

"Ma insomma!"

"Sta zitto, Ron, vuoi farci scoprire?" Gli disse la ragazza con un sibilo. Solo allora, Ron notò che la porta appena aperta dava direttamente all'esterno, in una parte indeterminata del giardino della Scuola.

La sera, ancora una volta dopo l'attacco, era scesa su tutta Hogwarts come per lenire le ferite di tutti i suoi abitanti. Nell'aria non un sibilo di vento scuoteva gli alberi maestosi e millenari. Una vista che ai loro occhi parve apocalittica. L'erba illuminata dalla pacata luna, rispecchiava la luce interna della Scuola che si riversava dalle grandi vetrate. La luna, una grande falce in un cielo paradossalmente limpido, illuminava anche i loro volti.

Harry, tenendo ben salda la propria bacchetta, affondò un piede nell'erba bagnata, guardando con circospezione lo spazio che si apriva di fronte a loro. Non riusciva ancora a focalizzare mentalmente il versante in cui erano capitati, soprattutto a causa dell'oscurità che si rintanava laddove i raggi lunari non arrivavano.

"Harry, hai capito dove siamo?" Domandò Hermione, alzando la testa oltre la spalla di Ron.

Harry, senza rispondere, tornò indietro, chiudendo parzialmente la porta. "No, ma di sicuro quella macchia scura è la Foresta."

"Ma la Foresta se non sbaglio ha un' unica entrata, ovvero il Cancello." Riflettè Ron.

"Giusto Ron, il Cancello!" Hermione battè il pugno sul palmo della mano. "Ecco dove siamo! Siamo nel versante in cui si ha diretto accesso alla Foresta!"

"Come fai ad esserne sicura?" Le domandò Ron.

"Pensateci bene. Hogwarts ha due possibili accessi, da intendersi anche come vie di fuga: il lago che costeggia i binari dell'Espresso 9 e ¾ e il Cancello della Foresta Proibita. Questa via d'uscita è stata progettata tempi addietro per permettere una via di fuga verso il bosco."

"Ma entrare nel bosco è un suicidio per chiunque... non lo vedo come una via di fuga." Disse Ron, facendo una smorfia.

"Tra i Mangiamorte e la Foresta chi preferiresti Ron?" Domandò secca Hermione.

Ron rimase in silenzio, trovando delle serie difficoltà nel rispondere a quella domanda.

"Bene," Proruppe pacatamente Harry ,"Non ci resta che uscire e trovare il Cancello."

Ron emise un sospiro rassegnato.

"E smettila di sospirare," Hermione pestò il piede del giovane Weasley ,"Sei tu che hai adottato questa strategia!"

Il ragazzo emise un mezzo urlo, soffocato in parte dalla mano di Harry.

"Smettela voi due! Giuro che se siete nei guai non verrò a salvarvi il culo!"

Ron emise un fischio, mentre Hermione abbassò lo sguardo imbarazzata, entrambi sorpresi per l'espressione colorita adottata da Harry.

**

Quando aprì gli occhi vide una donna che non riconobbe. Per tutta la notte aveva combattuto contro le coperte del letto che, inesorabili, le scivolavano dai fianchi lasciandola scoperta. Il freddo pungente della camera spoglia gli era penetrato nelle ossa, intirizzendo ogni centrimetro della sua pelle. Ginny gemette per la stretta delle catene che la tenevano, anche quel giorno, prigioniera. Pur non uscendo mai, vi era una piccola finestra, molto simile a un lucernacolo che, quando era notte, lasciava filtrare dei deboli raggi lunari. Di giorno, invece, si riduceva a un piccolo quadrato luminoso.

Tornò con lo sguardo alla donna. Era magra, il volto scavato dagli anni le dava un'aria spettrale. Vestiva abiti che, a Ginny, non parvero minimamente strani: il classico mantello lungo e nero. Nonostante l'età che gravava sulle spalle della donna, aveva capelli corvini lunghi e lucenti. La giovane Weasley rimase in silenzio, osservando l'esile figura che era entrata, svegliandola dal suo sonno leggero. Quando le fu vicina, Ginny notò che la donna impugnava una chiave nella mano destra. Con gesto veloce e netto, la donna afferrò un braccio di Ginny e fece girare due volte il piccolo oggetto argentato in una fessura metallica all'altezza del polso. Ginny sentì un pacato click e successivamente la bellissima sensazione di sentire il proprio arto libero. Lo stesso accadde per l'altro polso della ragazza, fino a quando la pelle lesionata dalle lame tornò di nuovo visibile agli occhi di Ginny.

La donna, minimamente intimorita dal fatto che Ginny fosse priva di qualsiasi resistenza, sfilò da sotto il mantello un panno bianco che avvolse attorno ai polsi congiunti della ragazza. La stoffa andò lentamente macchiandosi di sangue. Ginny emise un gemito, osservando le macchie rosse che, anche se piccole, avevano delineato una loro forma finale. Senza alcun tipo di premura, la donna tolse il panno, che, strofinando la pelle sensibile di Ginny, le provocò una punta di dolore. La ragazza osservò mortificata i propri arti lividi che dal rosso, erano passati al violaceo.

"Adesso si alzi."

La voce bassa della donna giunse alle orecchie di Ginny come un leggero sussulto. La ragazza fece scorrere le gambe lungo la superficie del letto ed un secondo dopo, le lasciò oscillare lungo la sponda. Posò le punte dei piedi a terra, cercando di far pressione su di esse per sorreggere tutto quanto il proprio corpo. Finalmente in piedi, Ginny oscillò instabile, ma fu trattenuta dal cadere dalle esili, quanto rudi mani della donna. Ginny si meravigliò non poco della sua forza, tanto che si ripromise di stare molto attenta ad ogni suo atteggiamento.

Senza molti preamboli, ma soprattutto senza chiederle il permesso, la donna iniziò a sbottonare la camicia dell'uniforme, ponendo un vivido imbarazzo sul volto di Ginny. Non potendo parlare, la ragazza prese a muovere le braccia con il chiaro intento di allontanare la sconosciuta.

La donna non mostrò alcuna attenzione alle proteste della ragazza, tanto che alla fine, Ginny si ritrovò quasi nuda - eccezion fatta per la biancheria intima - di fronte alla sconosciuta. Ginny sentì maggiormente il freddo attaccarle la pelle, mentre i brividi presero a risalirle lungo la schiena. Senza pronunciare alcuna parola, la donna gettò sul letto della ragazza un secondo mantello, nero quanto quello che indossava ed un vestito del medesimo colore, insieme ad un paio di stivali. La giovane Weasley sentì un leggero ribrezzo alla vista dell'indumento, tanto che, per molti secondi, ebbe la mezza intenzione di non indossarlo.

"Si faccia un bagno." Le disse la donna indicandole una seconda porta. "E quando sarà pronta, mi segua."

Ginny osservò la sconosciuta darle le spalle e in seguito richiudere la porta della sua prigione. Quando capì di essere sola, la giovane Weasley fece forza su se stessa e raggiunse il piccolo bagno, adiacente alla stanza. Quand'ebbe terminato, cercò di ignorare la sensazione piacevole provocata dall'acqua calda e lasciò che il lungo mantello le cadesse sulla pelle, assumendo la forma del suo corpo. In silenzio, si mosse lentamente verso il grande mobile a cassettoni che si trovava a pochi metri dal letto. Iniziò ad aprire i cassetti, cercando di attutire i rumori come meglio poteva. Con sua grande delusione, i cassetti non custodivano niente al loro interno, solo un odore di vecchio.

Temendo che la donna misteriosa entrasse da un momento all'altro, aderì il mantello al corpo sottostante, meditando di fuggire in qualche modo. Aprì la porta e vide per esteso il corridoio che dal letto si riduceva a un mero rettangolo. Di fianco alla porta, dalla parte opposta ai cardini, la donna stava in piedi, impeccabile nella sua postura. Ginny si stupì non poco dell'indifferenza che mostrava, come se neanche l'idea che scappasse potesse in qualche modo impaurirla.

"Scappare è inutile, mi creda. Adesso, da questa parte."

Ginny rimase basita tentando di ricordare se aveva espresso a voce i suoi pensieri. Inutile, perché la sua voce non le era ancora tornata.

Che sia dunque un Legimens, si domandò seguendo remissiva la donna.

Non posso scappare, va bene, ma non ha paura che potrei farle del male? pensò tra sè e sè Ginny, mordendosi il labbro inferiore.

La donna, senza voltarsi, continuò a camminare lungo il corridoio.

"No. Non ha la sua bacchetta. In questo momento lei è potenzialmente innocua."

Ginny sgranò gli occhi. Con quella risposta la donna aveva dimostrato di non essere una persona comune. Ginny iniziò ad agitarsi.

Posso almeno sapere dove stiamo andando? Domandò Ginny, puntando le spalle della sconosciuta.

La donna si fermò, ma contrariamente a quanto pensò Ginny, non fu per risponderle. Bussò tre volte ad una delle tante porte che si affacciavano lungo il corridoio : tre battiti scanditi a tempo. Ginny udì a stento una flebile risposta provenire dall'interno della stanza, più che sufficiente per permettere alla donna di aprire la porta.

"Entri, la prego."

Ginny guardò la porta, poi la sconosciuta.

Non aveva la minima intenzione di eseguire quell'ordine impartito con voce così ferma. Avrebbe voluto fuggire. Benché non avesse più con sè la bacchetta magica, era sicura che in quanto a forza fisica poteva scaraventare a terra quella donna. O quanto meno provarci. Vedendo però la tranquillità che aleggiava nei suoi occhi, preferì riservarsi tale possibilità di fuga in futuro.

Con passo esitante entrò nella stanza, mentre la donna, con prontezza, le chiuse la porta alle spalle. Ginny, sentendo lo scatto della serratura, afferrò la maniglia e prese ad alzarla ed abbassarla in modo frenetico.

"A quanto pare hai recuperato tutte le forze."

Una voce pacata da dietro le sue spalle, la fece sussultare.

Ginny si voltò, benché avesse riconosciuto immediatamente la persona che le aveva rivolto la parola. Avrebbe voluto sibilare un Malfoy pieno di disprezzo, ma la mancanza di voce glielo impediva. Si limitò a fissare l'uomo che, in tutta la sua altezza, stava in piedi a pochi metri di distanza da lei. Ginny, non potendo esprimersi, prese a guardare agitata la stanza in cui era stata condotta alla ricerca di qualche via di fuga.

"L'unica uscita, Miss Weasley, è esattamente quella dietro di te." Le disse Malfoy, in tono sprezzante e derisorio.

Ginny toccò nuovamente la maniglia dorata della porta.

"Peccato solo che sia chiusa." L'uomo emise una risata, più fredda e più pungente del freddo della sua stanza. E Ginny non potè far altro che scivolare con la schiena contro il legno della porta. Sentiva le lacrime che a stento si trattenevano dallo scendere e se c'era qualcosa che impediva loro di bagnarle le guance era proprio l'unico desiderio di Ginny di non mostrarsi debole di fronte a un Malfoy.

Bastardo di un Mangiamorte, sibilò mentalmente.

Malfoy le si avvicinò velocemente, afferrandole violentemente i polsi lisi. Ginny emise un gemito di dolore mentre l'uomo continuava a stringerle gli arti con il chiaro intento di farle del male.

"Ti fa male, Miss Weasley?" Le domandò Malfoy con un sorriso sprezzante. Ginny sentì la stretta aumentare, mentre per il dolore si era inginocchiata a terra con le mani intrappolate dalla presa di Malfoy.

"Questo è il dolore che si prova nell'offendere un Malfoy, ricordalo, Miss Weasley." Disse l'uomo, lasciando andare la presa sulla ragazza. Malfoy fissò le proprie mani diafane macchiate del sangue della ragazza. Una smorfia attraversò i suoi lineamenti affilati e, inginocchiandosi, provocò un moto di paura in Ginny. Notando la sottomissione della ragazza, Malfoy sorrise soddisfatto, mentre, lentamente, iniziò a scorrere le proprie mani sul volto della giovane Weasley. Ginny si ritrasse inorridita da quel contatto, senza però evitare che il proprio sangue aderisse alla pelle del viso.

"Essere macchiato del tuo sangue, Weasley, mi fa ribrezzo." Le fece notare Malfoy, con voce tagliente.

"Ma quando sarà il momento di ucciderti, lascerò correre."

Ginny sollevò lo sguardo verso Malfoy. Lucius Malfoy. L'angelo bandito da Dio.

"Anche se mi guardi così," Disse Lucius sogghignando ,"Non riuscirai a sottrarti al tuo destino: sarò io a porre fine alla tua spregevole vita." Malfoy si sollevò in piedi ed abbandonò la stanza, lasciando Ginny a terra e tremamente. Benché avesse promesso a se stessa di non piegarsi mai di fronte a un Malfoy, Ginny non riusciva a scacciare l'angoscia opprimente che da molti giorni le si era annidata nel cuore.

Sollevò nuovamente lo sguardo, puntando la porta alle sue spalle. Tentò per la terza volta di aprirla ma la porta continuava ad essere chiusa dall'esterno. Di nuovo in piedi, Ginny prese ad osservare la stanza in cui si trovava: molto simile alla sua prigione, anche se esteticamente più raffinata. La luce dei candelabri emetteva ombre lunghe, mentre gli scuri alle finestre impedivano ai raggi del sole di entrare. La giovane Weasley si avvicinò a una grande vetrata, mentre l'idea di fuggire dalla finestra stava lentamente prendendo spazio nella sua mente.

Con le mani, fece scattare i fermagli che tenevano accostate le ante della vetrata. Benché la finestra fosse molto più alta rispetto a lei, Ginny riuscì a retrocedere, aprendo uno spiraglio d'aria fredda. Una volta aperti i vetri verso l'interno, Ginny fece forza sulle proprie mani per spingere verso l'esterno gli scurini. Con un gesto netto e sicuro le ultime barriere, che la dividevano dall'esterno, si aprirono inondando la stanza di luce. Ginny chiuse gli occhi, non più abituati a tanta luminosità, mentre una folata di vento le scompigliò i capelli e il mantello.

Ginny ridusse gli occhi color nocciola a due fessure, desiderosa di vedere oltre quelle mura. Il cielo che, azzurro, si stagliava sopra di lei, fece rinascere nel suo cuore la speranza. Il sole, una macchia troppo luminosa per poter essere osservata a lungo, riscaldò la sua pelle, creandole un calore tenue e gradevole. Ginny si staccò dalla finestra e prese una sedia nelle vicinanze. Dopo essersi aggrappata al cornicione della finestra, la giovane Weasley fece forza sulle gambe, affondando i piedi nella stoffa della sedia.

Con il cuore che le batteva all'impazzata, Ginny si affacciò cautamente, per scorgere ciò che si estendeva sotto di lei. Fu sorpresa e allo stesso tempo delusa, di vedere il muro roccioso inghiottito verso il basso dalle nuvole. Ginny aveva così compreso che, il luogo in cui si trovava, era talmente alto da impedirle qualsiasi fuga, ma allo stesso tempo qualsiasi tipo di salvataggio. Fintanto che le nuvole avessero circondato quella costruzione come un mare d'acqua, non avrebbe mai potuto capire dove si trovava.

"Fossi in te non lo farei."

Ginny si voltò di scatto, perdendo quasi l'equilibrio sulla sedia. In piedi alla porta, Draco Malfoy la stava osservando con sguardo indifferente.

"N-n-non avvici-narti!"

Ginny per prima si sorprese di udire la propria voce.

"A quanto pare l'incantesimo è finito." Disse Malfoy, impugnando la bacchetta. Vedendo il gesto del ragazzo, Ginny, con uno scatto poderoso delle anche, puntellò i piedi sul cornicione della finestra e si sollevò in piedi.

"Sta fermo! Altrimenti mi butto di sotto!" Disse la giovane Weasley, osservando il vuoto dietro di lei.

Draco Malfoy non le diede ascolto e a grandi passi attraversò la stanza, fermandosi a un metro di distanza dalla finestra.

"Se cadi, sta certa che morirai."Le disse, con voce tranquilla.

"Lo so anch'io, cosa credi?"

"Credo che non ne saresti mai capace."

Ginny si sentì fremere dalla rabbia, notando la tranquillità ostentata da Malfoy. Fece aderire i palmi delle mani ai cardini della finestra, cercando di mantenersi in equilibrio, reso instabile dal vento che entrava nella stanza.

"A quanto pare continui a comportarti da stupida." Malfoy incrociò le braccia al petto. "Solo gli stupidi non tengono alla propria vita."

"Cosa ne sai tu della vita?" Gridò stizzita Ginny. "In questo momento per me vita e morte hanno lo stesso valore! Anzi no, piuttosto che essere usata da Voldermort preferisco morire!" Le guance di Ginny iniziarono lentamente a bagnarsi. Voltò su stessa, dando le spalle all'interno della finestra.

Era vero. Piuttosto che essere usata per chissà che cosa, piuttosto che essere prigioniera, preferiva morire. Preferiva morire in quel modo, di sua sponte, piuttosto che essere uccisa da Lucius Malfoy. Le dispiaceva solo per sua madre e per i suoi cari; ma avrebbero capito. Era sicura che l'avrebbero compresa.

Una folata di vento alquanto violenta, entrò nella stanza, emettendo un sibilo quasi assordante. Il mantello di Ginny si sollevò e la ragazza perse l'equilibrio scivolando con il piede sulla lastra di cemento del cornicione. Prima ancora di emettere un solo grido, Ginny si aggrappò con le mani al cornicione, mentre tutto il suo corpo aderiva alla parete esterna di roccia. Sentiva i propri piedi immersi nel vuoto sottostante. Lentamente, sentì la forza venirle meno alle mani, mentre i polsi avevano preso a pulsargli per il dolore. Ginny inclinò leggermente la testa, osservando lo strato di nuvole sotto di lei e con gli occhi della mente si vide inghiottire in quella massa grigia.

Facendosi mentalmente coraggio, aprì le mani, lasciando che le dita non avessero più un valido appiglio a cui aggrapparsi, e, come se fosse diventata di piombo, sentì il proprio corpo scivolare verso il basso, mentre l'aria le sferzava lungo i fianchi, sollevandole il mantello. Ginny chiuse gli occhi, pensando a ciò che si provava o pensava prima della morte che sapeva inevitabile. I suoi genitori, i suoi fratelli ed i suoi amici. Già, pensava a loro. E alla paura di morire.

All'improvviso, come se il mondo avesse abolito la propria forza di gravità, Ginny aprì gli occhi e si vide galleggiare in aria, le nuvole che solo in parte, la circondavano con la loro nebbiolina umida. Il volto di Ginny si sollevò verso la finestra dalla quale era caduta e, sul cornicione, esattamente dove era lei prima, Draco Malfoy impugnava la propria bacchetta. Osservò le pareti di roccia che scorrevano verso il basso, comprendendo che era lei a risalire verso l'alto. Giunta all'altezza della finestra, Ginny vide due profondi occhi grigi fissarla.

"Perché?" Domandò semplicemente a Malfoy.

"Non puoi permetterti di morire." Rispose il biondo ex-Serpeverde.

Ginny fece una smorfia, mentre, tornando con i piedi sul cornicione, fu attirata all'interno da Malfoy. Entrambi caddero a terra, e solo allora Ginny sentì il respiro affanato del proprio carceriere. Il cuore aveva preso a batterle regolarmente. Sentì una rabbia e una delusione incontenibile avvolgerla totalmente.

"Perché non mi hai lasciato morire?" Gridò, picchiando con i pugni feriti il petto del ragazzo. Stava piangendo, ma non sapeva per quale delle due ragioni: perché si era salvata o perché non era morta. Sapeva solo che quel senso di delusione esisteva e nasceva dal fatto che non era riuscita a liberare la propria vita dalle grinfie di Voldermort.

Malfoy le afferrò i polsi, impedendole ulteriormente di picchiarlo. Si alzò in piedi, trascinando anche Ginny in quel movimento.

"Perché non ne valeva la pena." Disse, mantenendo un timbro di voce molto tranquillo. Ginny si liberò dalla presa del ragazzo, allontanandosi.

"Io non servirò MAI il tuo Signore! Troverò altri modi per morire, morderò la mia lingua e soffocherò con il mio sangue." Disse convinta Ginny, fissando Malfoy con astio.

"Tu non tenterai più di morire." Disse Malfoy, voltandole le spalle. Ginny fremette, domandandosi cosa rendesse così sicuro il ragazzo. "Semplicemente perché Voldermort te lo impedirà. Tu gli servi, pertanto non può privarsi della tua esistenza."

"Troverò il modo!"

Malfoy si voltò a guardare Ginny.

"Per i tuoi ideali, saresti davvero capace di morire?"

"Sì. Tu, Malfoy, come il resto della tua famiglia, saresti capace di fare altrettanto per Voldermort! Non vedo perché noi Weasley non potremmo fare altrettanto per dei valori a cui crediamo."

"E' qui che ti sbagli."

Ginny rimase sorpresa da quelle parole. Malfoy si voltò completamente verso di lei.

"Noi Malfoy non siamo fedeli a nessuno, nemmeno a Voldermort. Aspiriamo al massimo tra i poteri, uccidiamo coloro che per noi sono un ostacolo e non abbiamo pietà per le nostre azioni. Questo vuol dire essere un Malfoy."

Ginny rimase immobile ad osservare il ragazzo, avvolto dal suo consueto mantello nero.

"Nessun Malfoy prima di me e mio padre ha servito qualcuno senza poi tradirlo, e Voldermort non rappresenta l'eccezione."

"Perché vieni a raccontare tutto questo a me? Potrei benissimo riferirlo a Voldermort!" Domandò Ginny, non comprendendo appieno il valore di quella confessione. Osservò le labbra di Draco stirarsi in un sorriso.

"Semplicemente perché Voldermort lo sa. Lo ha sempre saputo. Gli siamo devoti, ma non completamente. Sa benissimo che in un momento di debolezza mio padre potrebbe approfittare della sua situazione e distruggerlo."

"Se è vero quello che dici, perché non vi ha ancora ucciso? Voldermort non si fa certo scrupoli ad uccidere i traditori!"

"Perché i Malfoy gli servono. Il nostro potere, la nostra influenza gli sono necessari per i suoi intenti. Esattamente come noi ci serviamo di lui. Ma adesso basta, è giunto il momento della tua punizione."

"Punizione?" Domandò impaurita Ginny.

Vide Malfoy sorridere in modo quasi diabolico mentre solleva la bacchetta verso l'alto.

"La punizione per aver tentato di ucciderti."

"Aspetta un momento! Che vorresti dire? Di che diavolo di punizione stai parlando?" Domandò Ginny, retrocedendo di qualche passo.

"Voldermort vuole vederti."

**

Avvolti dal Mantello dell'Invisibilità, i tre Auror avevano abbandonato il passaggio segreto, mentre la piccola porta era di nuovo scomparsa, prendendo la forma del muro del castello. Sapevano che, in caso di fallimento, nel migliore dei casi, avrebbero dovuto tornare nella Scuola dall'ingresso principale. Hermione, che si trovava esattamente al centro tra i due ragazzi, aveva il compito di individuare il Cancello della Foresta, mentre i due compagni, chi davanti, chi di dietro, cercavano di avvistare eventuali minacce.

"Hermione?" Ron chiamò il nome della ragazza con una certa apprensione.

"Ancora non lo vedo." Disse Hermione, lasciando trapelare un poco di preoccupazione.

"Forse saremmo dovuti andare verso ovest." Disse il rosso.

"Sta tranquillo, Ron, il mio istinto mi dice che siamo nella direzione giusta." Gli disse Harry, mentre guidava il gruppo a parecchi metri di distanza dal recinto della Foresta. Di comune accordo, avevano deciso di procedere a ridosso delle mura della Scuola, per risultare meno visibili agli occhi dei propri nemici.

"Harry," Prese a dire Ron ,"Del tuo istinto mi fido, ma questa tranquillità non mi quadra."

"In effetti non abbiamo ancora incontrato nessuno." Fu concorde Hermione.

"Probabilmente i Mangiamorte si sono riversati all'ingresso principale. Da quel versante hanno anche sotto controllo i binari dell'Espresso. Non hanno alcun interesse nella Foresta." Disse Harry.

"Comunque, Ron, è improbabile che qui si possa nascondere Ginny. Questo lato della Scuola è privo di arbusti."

Il giovane Weasley rimase in silenzio.

"Ron," Lo chiamò Harry ,"Hai detto che ti fidi del mio istinto, no?"

Ron annuì "Sì, l'ho detto."

"Allora credimi se ti dico che Ginny è viva e non è qui."

Ron osservò l'amico, in parte celato da Hermione.

"Draco Malfoy mi ha fatto intendere che Ginny si trova da qualche parte e che è ancora viva. Non è uno stupido e non direbbe mai cose che potrebbero mettere in repentaglio la sua vita."

Il rosso Weasley chinò la testa, pensando alla sorella.

"Voglio crederti, Harry." Disse infine.

Harry, anche se non visto, sorrise.

"Bene, allora raggiungiamo la Foresta e troviamo quel bastardo!"

Proprio subito dopo tale affermazione, Hermione emise un piccolo grido di felicità.

"L'ho visto Harry! Là!" Hermione sollevò un braccio per indicare la direzione all'amico. Harry osservò attraverso le lenti dei suoi occhiali e distinse un poco le punte del cancello che si stagliavano verso il cielo.

"Perfetto, adesso attraversiamo il giardino. Mi raccomando, non abbassate la guardia."

"Ricevuto." Gli rispose Ron, perfettamente concentrato.

"Aspettate!"

Sia Harry che Ron si bloccarono, mentre l'ultimo picchiò contro la ragazza.

"Che ti prende?"

"C'è qualcuno là in mezzo." Disse Hermione, abbassando il tono della voce.

"In mezzo dove?" Le fece eco, Ron, assottigliando lo sguardo per focalizzare meglio.

"Un Mangiamorte?" Domandò Harry, imitando Ron.

"Non... non lo so. Riesco solo a vedere una massa scura."

"Magnifico, ci mancava anche questa!" Sbuffò scocciato Ron.

Dopo qualche secondo di silenzio, Harry parlò. "Non ha importanza, andiamo lo stesso."

"Come non ha importanza? E se fosse un Mangiamorte?" Domandò Hermione.

"Harry ha ragione, non possiamo fermarci solo per un Mangiamorte." Ribattè Ron.

"Stupidi, può essere uno come tre!"

Harry prese a camminare, incurante delle proteste della ragazza. Il giovane fece sfilare la bacchetta dalla manica del proprio mantello e la tenne salda di fronte a sè, pronto ad attaccare in caso di pericolo.

"E' una pazzia!" Gemette Hermione.

"E' Harry." Disse semplicemente Ron.

Man a mano che si avvicinavano verso il recinto della Foresta, la figura individuata da Hermione prendeva lentamente le fattezze di una persona. L'oscurità, vincendo la luce della luna, impediva ai tre Auror di capire l'identità dello sconosciuto. Per questo, giunto a meno di due metri, Harry alzò la bacchetta sulla figura che dava loro le spalle. All'improvviso, con una mossa che sorprese i tre, la persona si alzò di scatto dalla posizione inchinata che stava assumendo, puntando la bacchetta contro di loro. Ron, non capendo come lo sconosciuto avesse potuto scorgerli da sotto il Mantello, irrigidì i muscoli, bloccando la propria mano all'altezza della cintura. Harry che manteneva sollevata la propria bacchetta, ora di rimpetto a quella dello sconosciuto, sentì tutto il corpo in allerta, fino a quando la voce di Hermione non ruppe il silenzio.

"Professor Piton?"

La figura, sentendo il proprio nome pronunciato da una voce a lui nota, guardò di fronte a sè. Harry scostò leggermente i lembi del mantello rivelando le loro teste al professore di Pozioni.

"Siete voi." Disse, con il suo consueto timbro di voce.

"Professore cosa sta facendo lei qui?" Domandò Hermione, abbassando lo sguardo verso il cestino di erbe che stava ai suoi piedi.

Piton ripose la propria bacchetta nella fodera della propria veste ed Harry fece lo stesso.

"Potrei farvi la stessa domanda." Rispose asciutto.

"Andiamo a salvare mia sorella!" Disse risentito Ron.

"Oh, Weasley." Piton non parve minimamente toccato dalla cosa.

"Mi secca doverle ripetere la domanda." Disse Hermione.

Piton abbassò lo sguardo, afferrando il cestino.

"Erbe medicinali. Servono per guarire le ferite degli studenti."

Harry osservò il professore di Pozioni, sollevando un sopracciglio.

"Non teme che qualche Mangiamorte possa catturarla?"

"No Potter, io sono un mago esattamente quanto voi. So usare la magia e so difendermi." Rispose Piton, quasi offeso dall'osservazione di Harry.

"E adesso fareste meglio a sbrigarvi, prima che vi catturino." Disse loro pungente.

"Professore," Prese a dire Hermione ,"Lei sa dove dobbiamo andare?"

Piton osservò la ragazza, stupito.

"Granger, una volta sapevi fare domande più intelligenti."

Ron ridacchiò, ma ricevette una gomitata dalla ragazza.

"Intendevo dire se lei, per caso, sa dove i Mangiamorte potrebbero tenere Ginny prigioniera."

"Non vedo il motivo per cui dovrei saperlo."

"Perché è a capo dei Serpeverde."

"Draco Malfoy mi ha detto che morto lui, anche Ginny avrebbe fatto la stessa fine." Spiegò Harry.

Piton rimase in silenzio.

"Una volta sentii Malfoy che parlava di un posto." Harry sgranò gli occhi sorpreso: Piton stava per far loro una confessione che il suo pupillo non avrebbe gradito.

"Un luogo dove Voldermort pare abbia creato la propria base."

"E perché non l'ha mai detto all'Ordine?" Domandò sconvolta Hermione.

"L'Ordine lo sa." Piton fece una smorfia.

I tre Auror rimasero senza parole.

"Est. E' tutto ciò che so."

"Cosa intendeva dire con l'Ordine lo sa?" Domandò Ron, sconvolto.

"Esattamente quello che ha detto. Probabilmente l'Ordine ha segreti anche con noi Auror." Gli rispose Hermione, sorpresa che segreti di tale importanza potessero in qualche modo essere taciuti.

"Io credo," Disse Harry "Che l'Ordine abbia un piano ben preciso. Se si spargesse la voce che abbiamo scoperto il probabile rifugio di Voldermort, sicuramente non avremmo più la stessa possibilità di distruggerlo. E' comprensibile."

"Ad ogni modo adesso dobbiamo trovare Ginny." Disse Ron.

"Mhm, ha detto est?" Hermione prese la cartina "Non sarà facile trovarla..." Gemette.

"Per adesso accontentiamoci di passare indenni la Foresta." Disse Harry alzando lo sguardo sul Cancello che li sovrastava.

"Potremmo continuare ad indossare il Mantello." Propose Ron.

Harry scosse la testa.

"No, l'ultima volta che sono stato nella Foresta, il Mantello si è lacerato. Vorrei non ripetere la stessa esperienza."

"Vorrà dire che lo useremo in casi di emergenza."

"E questo non è un caso di emergenza?" Deglutì Ron, indicando l'entrata del bosco.

Hermione incenerì l'amico con lo sguardo. Harry, invece, piegò il Mantello riponendolo con cura nella propria sacca.

"Andiamo."

"Aspettate... Harry dove hai messo la fiaccola che ti ha dato Hagrid?" Domandò Hermione.

"L'ho spenta." Disse Harry porgendo il bastone di legno alla ragazza.

Dopo averlo esaminato attentamente, Hermione sorrise.

"Con questa ce la caveremo senz'altro." L'ex-Grifondoro prese la propria bacchetta generando una fiamma scintillante all'apice del bastone.

"Vorrei tanto avere la tua spensieratezza." Sospirò Ron, dopo che il Cancello fu chiuso alle loro spalle.

**

 

Note dell'Autrice: Non so come o cosa mi sia successo, fatto sta che ho superato il fatidico blocco del capitolo diciotto! Adesso, potete ben sperare. Esisterà una "parte d" per il capitolo dieci (decimo considerando la suddivisione in parti) dal momento che gli eventi sono troppi perchè possa racchiuderli unicamente nella parte c. La parte d devo sempre scriverla, attualmente ho concluso la c. In quel capitolo vi sono due parti che ho scritto a distanza di un anno. Probabilmente, noterete delle differenze dal resto di tutta Anatema.

Ne parlerò a tempo debito, adesso vorrei ringraziare chi di voi a recensito: Zippo, proprio nel capitolo dieci avrai le tue risposte su Ron, Hermione ed Harry. Mi hai scritto che non sopporti vedere Draco in versione smielata, sono certa che avrai le tue soddisfazioni nel capitolo futuro!, jessy16 ti ringrazio di cuore, spero che recensirai ancora i capitoli che verranno, Micia_Loves_Draco leggerò senz'altro la tua storia!, Ommy la tua fiducia è sempre ben riposta, lo sai <3,  zippo non sei andata poi molto lontano dalla realtà, tuttavia Draco potrà sorprenderti e non è detto che ti sorprenderà in meglio!

Ringrazio, ovviamente, tutti coloro che hanno letto! Alla prossima (adesso sento proprio di poterlo dire)!

 

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Capitolo 17
*** Discesa nell'Ade - parte b (il passato che ritorna V) ***


Capitolo 10
Discesa nell'Ade - parte b (il passato che ritorna V)

 

 

Non c’è niente che l’uomo sappia amare più di se stesso.

Non c’è niente che l’uomo sappia temere quanto se stesso.

Sull’amore ~ Hermann Hesse

 

 

La Foresta si presentò ai loro occhi esattamente come l'avevano sempre ricordata. Inquietante, spettrale, incantevole. I rami che si protendevano lungo i sentieri, il vociferare dei gufi non addomesticati. La Foresta pulsava di vita, aveva un battito pari, come importanza, a quello di un cuore umano. Una vita celata dietro alle foglie degli alberi, dentro ai tronchi delle quercie più antiche. Affascinante, quanto pericolosa. Da ogni dove, si udivano suoni indistinti, gutturali e fruscii sommessi; qualsiasi persona, perfino il mago più abile del mondo, poteva perdersi nei sentieri interrotti, vista l'innata capacità della Foresta di cancellarli per crearne di nuovi. Era un labirinto senza pareti, che si estendeva per molti chilometri da Hogwarts. E proprio lungo un sentiero, i tre Auror procedevano in fila indiana, veloci e silenziosi.

Harry apriva la fila, con la bacchetta in una mano. Ron, dietro ad Hermione, osservava il fumo della fiaccola che la ragazza serrava in un pugno, domandandosi se davvero quel fuoco poteva salvar loro la vita. Non ricordava molto delle lezioni di Hagrid, nella sua mente erano rimasti impressi solo le figuracce che aveva fatto di fronte a tutta la sua classe.

Hermione, dietro ad Harry, aderì il proprio mantello al corpo, più per un istinto di protezione che per altro. Ricordò l'ultima volta che era entrata nella Foresta Proibita, senza naturalmente, il permesso degli insegnanti. Fu proprio allora che si convinse di diventare un Auror al termine degli studi. E fu felice di scoprire che anche Harry aveva deciso di fare lo stesso. La Foresta, seppur magnifica, non mostrava pietà per nessuno, nemmeno per i propri abitanti. Fin da quando aveva messo piede ad Hogwarts, quegli alberi intricati che aveva scorto dall'Espresso l'avevano incuriosita e allo stesso tempo impaurita.

"Hermione, quanto abbiamo percorso?"

La voce di Harry riportò la ragazza alla realtà e subito Hermione prese ad osservare la cartina che si portava appresso.

"E' da un po' che ti volevo chiedere da dove hai preso... quella cosa." Disse Ron, non trovando un nome appropriato per indicare quella specie di cartina logora che Hermione stringeva tra le mani.

"L'ho trovata in biblioteca. Ho pensato che poteva esserci utile. Comunque, se questa cartina funziona, dovremmo aver percorso sì e no un chilometro."

"Un po' poco considerato il tempo che ci abbiamo messo." Ragionò Ron. Hermione annuì scoraggiata.

"Invece credo che sia andata anche troppo bene." Proferì Harry che fino ad allora era rimasto in silenzio. "In passato bastava procedere di nemmeno un metro per trovarsi di fronte a un ragno con la bava o a un verme succhiasangue."

"Pensi che anche alla Foresta sia successo qualcosa?" Domandò Ron, mentre rifletteva sulle parole dell'amico.

"Non lo so, ma dobbiamo andarcene il prima possibile."

Ron deglutì a forza, per niente incoraggiato dalle parole di Harry che, con passo spedito, prese a percorrere il sentiero che avevano scelto. Hermione pensò che Harry aveva ragione. Da quando erano usciti dalla Scuola non avevano affrontato alcun tipo di ostacolo, come se qualcosa o qualcuno desiderasse condurli esattamente dove loro volevano andare.

"Cosa è stato?"

Ron si bloccò, osservando il sentiero silenzioso alle sue spalle. Harry ed Hermione si voltarono osservando l'amico che si era fermato poco distante da loro.

"Che c'è Ron?" Domandò Hermione con tono apprensivo.

"Ho sentito un ringhio." Disse, estraendo la bacchetta. Hermione seguì l'esempio dei compagni ed impugnò la bacchetta. Gli animali che ringhiavano, magici o normali che fossero, erano sempre e comunque pericolosi. E lei odiava gli animali violenti, eccezion fatta per il suo Grattastinchi, che si dimostrava aggressivo solo con le persone che lo meritavano.

"E adesso che facciamo?" Domandò Ron.

"Semplicemente aspettiamo." Gli rispose Harry.

I tre Auror fissarono un punto imprecisato dietro di loro, attendendo con le proprie armi magiche sollevate. La loro attesa fu infine premiata da una massa scura che, lentamente, stava divinsolandosi tra gli alberi, spezzandone i rami più bassi.

"Dobbiamo sempre aspettare?" Domandò Ron, guardando Harry e poi la massa scura.

"Altri suggerimenti?" Disse Harry, mentre osservava nervoso la creatura.

"Io proporrerei di darcela a gambe." Hermione arretrò di qualche passo.

I due Auror non replicarono al suggerimento della ragazza e, al seguito di Hermione, presero a correre il sentiero.

"Ci sta seguendo?" Ansimò Ron, cercando di guardarsi indietro per osservare la posizione della creatura. I due amici non replicarono, ma continuarono ad evitare i sassi più sporgenti, cercando di mantenere l'equilibrio laddove il terreno era bagnato. Harry, mantenendo ben salda la bacchetta, guidò gli amici per un secondo sentiero che sembrava conoscere. Di lì a poco, i tre Auror giunsero ad un lago che si trovava al centro della Foresta.

"Ma questo-" Hermione non fece in tempo a parlare che la terra prese a tremare sotto ai suoi piedi.

"Via di lì!" Harry gridò con quanto più fiato aveva in gola, mentre insieme a Ron aveva preso a percorrere la sponda destra del lago. La massa scura spezzò anche gli ultimi arbusti che ostacolavano il suo cammino, scuotendo intensamente tutta la terra nel raggio di molti metri. Un enorme tronco d'albero, probabilmente abbattutto dalla creatura, cadde rovinosamente a terra, impedendo ad Hermione di correre lungo lo stesso lato di Harry e Ron. Costretta dalle circostanze, Hermione prese a correre lungo il lato sinistro della sponda, evitando come meglio poteva i macigni che emergevano dalle acque del lago.

"Harry! Hermione non è dietro di noi!"

Ron correva dietro al Bambino Sopravvissuto, riversando tutte le sue energie nella fuga. Harry, benché avesse compreso perfettamente le parole dell'amico, non si arrestò, nè si voltò. Ron, sorpreso da quell'atteggiamento, ribadì l'assenza di Hermione, senza ottenere risposte dall'amico.

"Ma insomma Harry mi stai ascoltando?!" Gridò, sentendo i polmoni andargli in fiamme.

Il moro si fermò bruscamente e Ron gli andò a finire rovinosamente addosso. Ma prima che il giovane Weasley potesse replicare, Harry sorrise compiaciuto fissando un'apertura profonda a pochi metri dalla sponda.

"Salta giù!"

Ron osservò Harry scomparire nella voragine. Si avvicinò al piccolo baratro, fissando l'oscurità che inghiottiva le pareti rocciose dell'apertura.

"Stai scherzando, vero?" Domandò Ron, sollevando perplesso un sopracciglio.

Senza udire risposta alcuna, Ron sospirò.

"Non stai scherzando."

E dopo qualche secondo, saltò anche lui.

**

Nella sua mente continuavano a turbinare le ultime parole pronunciate da Draco Malfoy. Le sembrava inconcepibile, quanto mai assurdo, l'idea di incontrare Voldermort. Ginny continuò a fissare Malfoy, che di rimpetto a lei, sembrava quanto mai deciso a portare a compimento le sue parole. Benché i pensieri di Ginny si focalizzassero sull'Oscuro Signore, tutto il corpo della ragazza fu attraversato da un fremito di paura.

Paura.

Quel sentimento che Voldermort suscitava in chiunque. Chiunque non appartenesse alla sua schiera di seguaci.

E fu proprio la paura, il terrore per ciò che poteva accaderle, che permise a Ginny di scattare con le proprie gambe in un punto imprecisato della stanza. Mossa prevedibile, visto e considerato che Malfoy le parò qualsiasi via di fuga con il proprio corpo.

"Te l'ho già detto! E' del tutto inutile! Non puoi opporti al volere dell'Oscuro!" Malfoy afferrò saldamente le spalle della ragazza, facendola gemere per il dolore.

"Se continuerai ad opporti non avrò riguardi." Disse il biondo ex-Serpeverde, con tono duro.

Malfoy sentì i muscoli della ragazza contrarsi sotto alle sue mani. Il volto di Ginny divenne pallido, mentre gli occhi di un intenso color nocciola, divennero vitrei, persi nel vuoto.

"Adesso andiamo."

Malfoy strinse la presa attorno al braccio di Ginny, trascinandola verso la porta della stanza. La giovane Weasley, come risvegliatasi dal proprio terrore, liberò il braccio intrappolato nella mano di Malfoy e con violenza, sollevò una mano, graffiando il volto diafano di Malfoy.

Il ragazzo si ritrasse, toccando con la punta delle dita i rigoletti di sangue che uscivano dalle ferite. Osservò le proprie mani con aria assente ed indifferente. Ginny si ritrasse, ma con la schiena urtò la vecchia mobilia della stanza, mentre percepiva uno spigolo legnoso pungerle la pelle. D'improvviso, sentì un dolore secco alle gambe e, priva di qualsiasi forza negli arti inferiori, cadde a terra, sulle proprie ginocchia. Ginny imprecò, mentre sollevava lo sguardo su Malfoy che la stava sovrastando con tutta la sua imponenza; nella mano destra impugnava la propria bacchetta.

"Non mi dai altra scelta, Weasley. Io ti avevo avvertito."

Detto ciò, Malfoy richiamò a sè il proprio mantello e, sempre mantenendo puntata la bacchetta su Ginny, si coprì il volto con il cappuccio, nascondendolo dietro ad una maschera dorata. Ginny ricordò l'importanza che le maschere assumevano tra i Mangiamorte: permettevano loro di non essere riconosciuti, inoltre il colore simboleggiava l'importanza di ciascun seguace tra i devoti di Voldermort.

E lui, alla fine, non aveva fatto eccezione.

Draco Malfoy era esattamente un Mangiamorte come tutti i Serpeverde.

"Un Mangiamorte." Farfugliò Ginny, chinandosi su se stessa. Malfoy mantenne il suo sguardo di ghiaccio sulla ragazza, senza mutare espressione al tono sprezzante di Ginny. La giovane Weasley pensò nuovamente alla propria posizione, mentre un barlume di lucidà tornò a scintillare nella sua mente. Sotto al mantello che copriva l'esile corpo, la tensione si era tramutata in una contrazione involontaria dei muscoli. Concentrò la propria attenzione sulle gambe, ma, con sua grande preoccupazione, esse non si mossero come lei si aspettò.

"Cosa diavol-" Un bruciore soffuso prese a scenderle fino ai piedi. Le mani di Ginny, sotto al mantello, entrarono in contatto con un liquido umido e vischioso. Sorpresa, Ginny si scostò la pesante veste e con orrore vide innumerevoli ferite sanguinanti che incidevano la sua pelle arrossata. Il sangue della ragazza cadde a terra, impregnando il tappeto su cui Ginny era accasciata. La giovane Weasley si morse il labbro inferiore, cercando di resistere al dolore provocato dall'apertura di quelle ferite, mentre le lacrime presero a scenderle dagli occhi.

"Adesso ti sarai convinta che non puoi agire come ti pare. La tua vita è indispensabile a Voldermort."

E Voldermort fu esattamente ciò che vide.

**

"Preside Silente?" Hagrid entrò nel grande studio, dopo aver bussato alla porta di legno massiccio. Il vecchio mago, seduto alla sua scrivania, sollevò lo sguardo al di sopra dei propri occhialetti e fissò il gigante. Senza attendere alcuna parola da parte di Silente, Hagrid fece un passo avanti nella stanza.

"Ho condotto Harry e i suoi amici alla porta dei sotterranei."

"Molto bene, a quest'ora avranno sicuramente raggiunto la Foresta." Nonostante la barba bianca del preside, Hagrid notò le esili labbra del mago incurvate verso il basso. Fin dall'inizio aveva stentato a credere che Silente avesse permesso a tre Auror, come Harry, Hermione e Ron di lasciare il castello. I Membri dell'Ordine avevano riposto grande fiducia nei tre ragazzi affinché difendessero il destino di Hogwarts da ciò che lo minacciava. Ma Silente, li aveva lasciati deliberatamente andare. Hagrid aveva sentito che Ginny Weasley era scomparsa durante l'attacco dei Mangiamorte e la sua mancanza aveva allarmato il fratello Ron Weasley, spingendolo a compiere una simile azione.

"Preside, Harry, Hermione e Ron hanno poche possibilità di ritrovare la giovane Ginny. Non hanno indizi su dove possa essere. Con tutto il rispetto che ho per lei e per Merlino, dubito che la decisione di lasciarli andare sia stata giusta."

Silente sorrise amaramente.

"Hagrid, tu pensi veramente che Hogwarts possa avere un futuro?"

La frase asettica pronunciata dalle labbra del Preside allarmò non poco Hagrid, che, con tutta la imponente massa, si avvicinò alla scrivania di Silente.

"Preside Silente! Come può proprio lei decantare la fine di Hogwarts!? Quei Mangiamorte non avranno mai questa scuola, dovessi morire per proteggerla!"

"Ciò ti fa onore, Hagrid. Nemmeno io ho intenzione di arrendermi così facilmente a Voldermort, ma la realtà dei fatti mi mette di fronte a ben altre decisioni. Hogwarts sta spirando e prima che tutto finisca, noi dobbiamo vincere."

Hagrid osservò il proprio preside con lo sconcerto dipinto negli occhi. Silente non ci fece caso.

"Hagrid, sai bene che a volte per vincere bisogna mettere in gioco tutto ciò che si ha... anche a rischio di perderlo definitivamente. Tutto ciò che ho è questa Scuola e gli Studenti che la frequentano."

"Ma questo sarà un vero e proprio massacro." Disse Hagrid, con una smorfia addolorata.

"Massacro o no, noi dovremo combattere anche se ciò per cui lottiamo andrà perso."

Il gigante strinse i pugni lungo i fianchi.

"Ginevra Weasley non è morta, ma è stata rapita da Voldermort."

"Allora lei sa dov'è?" Domandò stupito Hagrid.

"No, non esattamente. Ma a quanto pare Draco Malfoy ha lasciato intendere che la ragazza è viva. Harry me ne ha parlato. Probabilmente Voldermort la intende usare a suo vantaggio per attirare l'Ordine in una sua trappola."

Hagrid sbattè irrispettosamente i pugni sulla scrivania di Silente, accendendosi di un rosso scarlatto.

"Ma in questo modo ha mandato Harry e gli altri verso una MORTE SICURA!"

Silente rispettò lo sconvolgimento nell'animo del gigante ed attese qualche minuto prima di rispondere.

"Harry ne è al corrente. Ed ha accettato. Trovare Ginevra è l'unico modo che abbiamo per trovare anche Voldermort." Disse serio Silente.

Hagrid abbassò lo sguardo, ma il Preside sorrise lievemente. "Mi scusi per la mia rezione."

Quando Hagrid abbandonò la stanza, Severus Piton si presentò alla soglia dell'ufficio di Silente.

"Preside, ho riferito a Potter, Weasley e Granger ciò che mi aveva detto."

"Molto bene. Adesso dobbiamo trovare un modo per allontanare i Mangiamorte da Hogwarts."

"Se non ha niente in contrario, io avrei un piano da proporle."

Silente notò lo scintillio negli occhi di Severus Piton.

**

Sentì il freddo torturarle le ossa, ma sapeva che quell'agghiacciante sensazione non era dovuta ad una banale questione atmosferica. In piedi, Ginny fissava una porta immensa, che si stagliava per molti metri al di sopra della sua testa. Nonostante il terrore che pian piano aveva preso possesso del suo corpo, Ginny lasciò cadere lo sguardo sulle decorazioni che adornavano le venature del legno: due serpenti dorati decoravano tutto il perimetro della porta e con le proprie teste, giungevano all'altezza della maniglia, anch'essa dorata. Ginny rabbrividì, osservando le lingue biforcute che si intrecciavano dando origine alla serratura. In essa, non era riposta alcuna chiave.  Dietro di lei, Draco Malfoy attendeva di essere ricevuto dal proprio Signore, mentre, sempre con la bacchetta puntata, impediva a Ginny di compiere qualsiasi tipo di mossa.

Al loro arrivo, Ginny aveva osservato Malfoy mentre parlava con un uomo sparuto, basso e dall'aspetto poco gradevole. Dalla veloce occhiata che le aveva rivolto, la giovane Weasley aveva notato le due profonde cicatrici che segnavano i lineamenti del servo.

"Un modo come un altro per punire gli infedeli." Le aveva detto Malfoy, osservando lo sguardo della ragazza.

Ginny rimase in silenzio, convinta del fatto che Voldemort non si faceva scrupoli a punire i suoi stessi seguaci. Ricordava le parole di suo padre, quando con l'ira negli occhi, affermava che Voldermort pretendeva la fedeltà più di qualsiasi altra cosa; per questo, ciò che gli aveva raccontato Malfoy riguardo all'unione della sua famiglia con Voldermot gli era suonato alquanto strano.

Abbandonò quei pensieri, perché, fondamentalmente, erano privi di importanza. In quel momento, benché la paura la divorasse, doveva mantenere la mente lucida, pronta per approfittare di qualsiasi occasione che le permettesse di fuggire.

Osservò le spalle di Malfoy, ampie e robuste, mentre il ragazzo si apprestava a chiedere udienza al proprio Signore.

"Smettila di fissarmi. Mi dai fastidio." Le disse, senza nemmeno voltarsi.

Ginny abbassò lo sguardo. Perché non poteva fare altrimenti... no, non poteva. Perché lei era nelle loro mani, era loro prigioniera. E ribellarsi equivaleva solo ad affrettare l'ora della sua morte.

Doveva portare pazienza.

Sì, la stessa pazienza che suo padre le aveva insegnato a coltivare. La calma e la pazienza sono le virtù dei forti, andò ripetendo mentalmente, ricordando il detto babbano che suo padre amava tanto.

Suo padre.

Mentre la porta di fronte a loro prese lentamente ad aprirsi, Ginny ripensò alla sua famiglia. A Ron, ad Harry e a Hermione. Desiderava averli accanto, desiderava vederli anche per l'ultima volta, se necessario.

Da quando era stata imprigionata tra quelle mura, non c'era momento in cui Ginny non pensasse a loro. Al suo appicicosissimo fratello, al suo idolo di sempre e alla ragazza che più di tutte aveva saputo ascoltarla. Loro, probabilmente, la stavano cercando. Sì, il pensiero di saperli da qualche parte, impegnati nella sua ricerca la confortava, molto più di quanto lei stessa era disposta ad ammettere.

"Vai."

Malfoy la spintonò oltre la porta e Ginny, presa alla sprovvista, barcollò all'interno della stanza. La ragazza assottigliò lo sguardo, incapace di vedere oltre a sè, a causa del buio soffocante. Abbassò lo sguardo e notò che una fila di piccole fiammelle, disposte in fila indiana, si stendeva davanti a lei, tracciando con la loro luce tremolante un piccolo percorso.

Con il cuore in gola, seguì con gli occhi la fila di piccole luci, sollevando lentamente la testa. Laddove l'oscurità pareva ancora più densa, Ginny scorse una massa indistinta, probabilmente seduta. Alle sue spalle, la giovane Weasley percepì la presenza di Malfoy e udì la porta richiudersi, precludendole qualsiasi speranza di fuga.

"Benvenuta, giovane Weasley."

Ginny rabbrividì nell'udire il suo nome, a lei tanto caro, pronunciato da un timbro di voce metallico e basso.

La voce di Voldermort, non ci sono dubbi.

No, non aveva dubbi.

Di fronte a lei stava il nemico numero uno dell'Ordine.

Il nemico della sua famiglia, il nemico di Harry e l'assassino di molte persone.

Malfoy, dietro di lei, fece un passo in avanti, affiancandola. Dopodiché, senza nemmeno guardarla negli occhi, si inchinò di fronte al nulla.

"Le ho portato Ginevra Weasley. Come lei ha comandato."

Ginny storse la bocca, udendo il tono estremamente ossequioso di Malfoy. Un tono che non si addiceva ad una persona arrogante ed orgogliosa come lui. Ma stiamo parlando di Voldermort, si era detta. E nessuno può oltraggiarlo, nemmeno un Malfoy.

"Eccellente. Sarai ricompensato come promesso." La voce metallica divenne vischiosa, quasi insopportabile a sentirsi.

Draco Malfoy fece un secondo inchino, ringranziando con tale gesto il proprio Signore. Ginny ebbe la sensazione di sentire un paio d'occhi puntati contro di lei. E raggelò al pensiero che tale sguardo potesse appartenere a Voldermort.

"Fai un passo avanti."

Ginny sentì i muscoli del proprio corpo irrigidirsi, mentre la voce biascicata di Voldermort scandiva ogni sillaba del suo nome. Stava tremando, e Ginny si maledì per quell'atto di debolezza che stava mostrando al proprio nemico. Voldermort poteva sentire la paura, perché era la Paura stessa a formare il suo ego. Godeva e si nutriva del terrore provato dalle sue vittime, ci giocava e alla fine le straziava. Leggende, storie che gli Auror avevano più volte professato come vere. Si accorse di non aver la minima intenzione di sperimentare tutto ciò sulla propria pelle. Inoltre tutto quel buio non l'aiutava.

"Fa come ti ha detto." Le biascicò Malfoy al suo fianco.

Ginny guardò il biondo ex-Serpeverde e trascinò, in un secondo momento, lo sguardo sulla distesa di fiammelle.

"Non c'è motivo per terrorizzare la nostra ospite, Signor Malfoy." La voce di Voldermort risuonò nell'aria, suonando falsa alle orecchie di Ginny. La ragazza non potè distinguire i lineamenti del volto di Malfoy, ma giurò di vedere il ragazzo chinare il capo contro il suo orgoglio.

"Lumus!"

Ginny chiuse gli occhi di scatto, feriti dalla luce improvvisa che si sprigionò nella stanza. Benché sapesse che la sua vista non avrebbe avuto problemi ad abituarsi a quel cambiamento repentino, non ebbe il coraggio di aprirli. Perché immaginava perfettamente la visione che li avrebbe colmati.

"La Luce richiama l'Ombra, esattamente come il Bene implica il Male. Bene e Male riuniti in un'unica stanza... qualcosa di veramente unico." Ginny percepì quelle parole come se le fossero nate da dentro. E sentire Voldermort dentro di lei fu qualcosa di assolutamente inquietante.

"Non credi anche tu, giovane Weasley?"

Ginny aprì finalmente gli occhi, non tanto perché era stata lei a volerlo, bensì perché non aveva potuto fare altrimenti. Ebbe la strana sensazione di essere manovrata, come se Voldermort stesso dettasse le sue azioni in lei.

E gli occhi di Ginny videro ciò a cui un Auror ambiva di più nella sua vita: una figura, avvolta in un mantello blu notte, troneggiava a qualche metro di distanza da lei, nascondendo l'identità del suo volto agli astanti. Sì, perché in quella stanza, lei, Draco e Voldermort non erano gli unici presenti. Lo sguardo di Ginny cadde su ciascuna delle figure incappucciate, dai volti celati dietro maschere dorate e argentate e dai corpi avvolti come in sudari. Rabbrividì. Un'unica stanza, sembrava contenere centinaia di Mangiamorte.

Ginny tornò a posare lo sguardo sulla figura che sedeva al centro di quella stanza immensa. Non capiva se era solo un'allucinazione dettata dal proprio stato d'animo, ma aveva come la sensazione che Voldermort apparisse molto più imponente rispetto a tutti gli altri.

"Adesso, giovane Weasley, possiamo anche parlare di affari." Disse, strascicando il timbro della voce.

Ginny fece una smorfia, sprezzante.

"Affari? Non ho la minima intenzione di trattare con Voi!" Disse Ginny, maledicendosi un attimo dopo per il tono di voce che aveva usato.

Tra la schiera dei Mangiamorte, Ginny vide la figura di un incappucciato sfrecciare al centro della sala, verso la sua direzione. Senza avere neanche il tempo di mettere a fuoco l'intera scena, Ginny sentì una stretta poderosa attorno al suo collo.

"Modera le parole, puttana!"

Ginny afferrò con le proprie, le mani guantate del Mangiamorte, mentre il respiro le veniva sempre di più a mancare. A causa delle catene che le avevano imprigionato i polsi, la ragazza capì di non avere più forza per stringere qualcosa.

"Adesso, basta."

Nell'udire l'ordine del suo Signore, il Mangiamorte mollò la presa sulla ragazza. Ginny, tossendo per l'aria improvvisamente aspirata, retrocesse di un passo chinandosi leggermente. Un urlo tagliente costrinse Ginny a sollevare di colpo il capo, mentre la figura dell'incappucciato che fino a un momento prima aveva intenzione di ucciderla, si accasciò ai suoi piedi, mentre un rigolo di saliva mischiata a sangue scendeva dalla bocca, contratta in una smorfia di dolore. Ginny, spaventata da un simile gesto, si lasciò sfuggire un singhiozzo, mentre sentì mormorare uno stupido da Malfoy, che ancora le stava a neanche due metri di distanza.

"Non c'è cosa che più mi disgusta, quando i miei ordini non vengono rispettati." Sibilò Voldermort, come a volersi giustificare per quel gesto. Ginny osservò la mano pallida dell'Oscuro sollevarsi, mentre con un semplice gesto dava l'ordine di portare via il cadavere. Dalla schiera di Mangiamorte, due incappucciati si diressero verso di lei, si chinarono e portarono via di peso il loro compagno.

"Ginevra Weasley è una mia ospite," disse Voldermort, marcando l'ultima parola ,"Pertanto va trattata con il dovuto riguardo." Emise un sibilo soffuso, che ben contraddiceva la frase appena pronunciata.

"Ma pretendo comunque rispetto... come vedi, eliminare te o loro, non fa differenza." Disse, lasciando intendere che con loro si riferiva ai suoi seguaci.

Se non fosse stato per il velo che copriva il suo volto, Ginny giuro di vedere Voldermort sorridere.

"Anzi, forse c'è una differenza. La tua vita mi è in questo momento molto utile... è la sola ragione per cui ti risparmio."

E Ginny non ebbe motivo per non credere alle sue parole.

"E per cosa sarei utile?" Domandò Ginny, trattenendo l'aria dentro ai polmoni ,"Non faccio forse parte di quel futuro che vuoi distruggere?"

Ginny osservò Voldermort, che immobile, sembrò soppesare l'importanza delle sue parole.

"Devo forse pensare," Disse poi con un ringhio ,"Che Draco Malfoy ti ha detto cose che NON aveva il permesso di dire?"

Il chiamato in causa sollevò la testa di scatto, osservando Ginny e poi l'Oscuro, con uno sguardo di incomprensione dipinto sul volto. Prima che Ginny potesse in qualche modo rispondere, vide Malfoy, al suo fianco, contrarsi violentemente, afferrandosi con altrettanta violenza la testa con le mani. Malfoy cadde a terra, divincolandosi come un serpente, emettendo grida lancinanti, raramente alternate a sigulti e singhiozzi.

"N-no... NO!"

Come conseguenza alla sua reazione, Draco, steso sul freddo pavimento, parve calmarsi. Ginny, sorpresa di aver gridato a quel modo, per quella circostanza, rimase immobile a fissare Voldermort, senza avere il coraggio di abbassare lo sguardo.

"No-non è stato Malfoy a dirmi ciò che so..." Disse, balbettando, non sapendo come difendersi da quella situazione.

Un Cruciatus, Ginny l'aveva riconosciuto.

E sapeva molto bene, ciò che scatenava un Cruciatus nella mente delle sue vittime. Dolori tanto lancinanti da spezzarti il fiato, da privarti dello stesso respiro. E poi, la pazzia eterna, laddove il Cruciatus veniva lanciato a vita.

Sì, comprendeva il dolore, benché fosse il dolore di un Malfoy.

Che poi fosse questo il motivo del suo no, bhé, preferiva non domandarselo.

Voldermort rimase in silenzio, per un lasso di tempo che a Ginny parve eterno. Ai suoi piedi, percepì il respiro, ora regolare di Malfoy.

"L'Ordine?" Domandò l'Oscuro.

Ginny, incerta sulla risposta, preferì limitarsi a un solo cenno col capo. Un cenno d'assenso. Immaginare ciò che provasse Voldermort era inconcepibile per lei. Paura? No, Voldermort non aveva paura, perché la paura era insita in lui. Allora, rabbia? Sì, probabilmente era la rabbia il sentimento che lo accendeva in quel momento. Perché l'Ordine aveva scoperto i suoi piani, perché poteva in qualsiasi modo trovarlo.

"Tu!" Tuonò, mentre il suo timbro metallico sembrò stridere come i cardini arrugginiti di una porta. Ginny abbassò lo sguardo su Malfoy, che a fatica si stava mettendo in piedi, con una smorfia di dolore che cercava di nascondere.

"Mio Signore?"

Ginny non potè fare a meno di constatare quanto la voce di Malfoy fosse ridotta a un rantolo.

"Anche se porti il nome dei Malfoy, mi basta anche solo tuo padre per i miei scopi. Un solo passo falso e il Cruciatus che ti scaglierò sarà ben peggiore, tanto che mi pregherai di ucciderti."

Draco Malfoy si chinò leggermente, serrando le labbra in una smorfia di dolore.

"In quanto a te, Ginevra Weasley. Tra due giorni, all'alba, verrai condotta dai tre Auror incaricati di trovarti."

Ginny rimase in silenzio, mentre un sentimento molto simile alla gioia, prese a traboccarle dal cuore. Tre Auror. Sì, non potevano che essere loro: Ron, Harry ed Hermione. Come aveva sperato, erano venuti per lei, per cercarla, per salvarla. Ma fu solo la gioia di un breve istante, perché quando vide Voldemort alzarsi in piedi, un qualcosa, dentro di lei andò in frantumi.

"Incontrerai Harry Potter e lo condurrai secondo le mie disposizioni. E se cercherai di ingannarmi, tu e i tuoi insulsi amichetti potrete dire addio alla vostra vita." Ginny osservò l'Oscuro Signore incamminarsi verso di lei, ma ebbe come la sensazione che stesse fluttuando nell'aria. Le pieghe del mantello color blu notte si mossero libere, come se non avvolgessero affatto un corpo di carne ed ossa.

Sentì il freddo insinuarsi nelle pieghe del suo mantello, mentre Voldermort diminuiva la distanza tra loro. Lo stesso freddo, la stessa angoscia, che aveva provato nella Foresta, durante l'attacco di un Dissenatore. E la stessa opprimente paura che si prova quando si vorrebbe fuggire, con la consapevolezza che i piedi non scatteranno mai per permettere la fuga.

Così si sentiva Ginny in quel momento.

Le spalle contro un muro molto più alto di lei... e di fronte a sè, aveva solo due scelte. Due scelte che si riducevano drasticamente ad una: obbedire, per quanto le fosse possibile, a Voldermort. Sentì la propria volontà ritorcersi contro quella decisione, come se il veleno avesse colmato interamente il suo corpo. Si sentiva macchiata di tradimento, anche se ancora non aveva tradito.

Rifiutarsi di collaborare non solo avrebbe abbreviato la sua vita, ma anche quella di Ron e dei suoi amici. Se invece si limitava ad ubbidire, avrebbe potuto trovare l'occasione per svelare il piano dell'Oscuro ad Harry ed insieme, trovare un modo per salvarsi.

La scelta era difficile, ed il tempo a sua disposizione molto limitato.

Quando Ginny smise di pensare, notò con terrore che Voldermort era a poco più di un metro di distanza da lei. Ebbe l'impulso di ritirarsi, ma le gambe non obbedirono al suo volere. Impaurita, Ginny fu costretta a guardare davanti a sè e la vicinanza sgradita le permise di vedere Voldermort nella sua interezza. E non era cosa da poco; cercò di sdrammatizzare, pensando a quanti Auror avrebbero fatto la firma, per essere al suo posto. Bastava un braccio sollevato e la distanza tra loro diventava nulla. E cercò la fortuna, laddove era precaria: ad un passo dalla Morte e miracolosamente viva. Nessun Auror, nemmeno il più potente, si era mai avvicinato così tanto a Voldermort e, anche se era capitato, non era certo tornato indietro per raccontarlo.

E questo Ginny lo sapeva.

La ragazza emise un gemito sommesso, mentre chiuse gli occhi con tutta quanta la forza che aveva in corpo. Di fronte a lei, Voldermort rimaneva in silenzio ed immobile. Ginny percepì l'ondata dei suoi pensieri diventare sempre più lieve, come se la razionalità stessa abbandonasse il suo corpo. Sentì una voce, ferrosa e metallica, insinuarsi tra i recessi della sua mente, usando violenza contro i suoi ricordi più felici e spensierati. Sentì la coscienza abbadonarla, mentre l'esile mano di Voldermort si protese verso la sua guancia. E Ginny aprì gli occhi, e vide. Vide ciò che era inconcepibile per un essere umano. Vide ciò che Voldermort celava dietro quel mantello, vide ciò che era veramente.

Gli occhi di Ginny, seppur appannati, osservarono il lembi del mantello scivolare verso la spalla dell'Oscuro, come rapiti da una danza ipnotica. Sbarrati, sorpresi ed impauriti per ciò che andavano vedendo: un braccio diafano, tanto bianco quanto la neve d'inverno, colmo di tagli e cicatrici che gemicavano una sostanza verdastra, simile al più tossico dei veleni. E poi lo percepì. Le sue narici furono aggredite violentemente da un odore che Ginny aveva avuto modo di conoscere in passato.

L'odore di putrefazione.

Troppo forte, troppo intenso.

Troppo per il suo debole corpo.

Smise di respirare, cercando di trattenere un conato. Sentì il suo stomaco ribellarsi violentemente, reagire. Si sentì male, molto male. Si convinse che la morte non era il peggiore dei mali, se paragonato al turbinio di disgusto che stava provando in quel momento.

Desiderò morire, ormai al culmine delle sue forze.

Ogni parte del suo corpo era diventata insensibile, come anestetizzata. Non sentì più le gambe, nè le braccia, le parve di essere tutt'uno con l'aria circonstante. Malfoy osservava con attenzione, in disparte. Non poteva e non voleva mostrarsi. Notò il pallore di Ginny farsi sempre più mortale, come se ogni singola goccia del suo sangue fosse stata risucchiata. Gli occhi vitrei, sbarrati.

Non aveva dubbi.

Voldermort stava attuando ciò che sapeva fare meglio: annullare l'animo umano... penetrando le più segrete intimità, annullando qualsiasi tipo di certezza o pensiero ritenuto tale. Si nutriva della paura, dell'angoscia, dei pensieri felici. Li annullava, li distruggeva fino a ridurli ad una poltiglia irrecuperabile.

E lui, come tutti i Mangiamorte, sapeva di quel potere.

Il potere che usava per soggiogarli, per renderli docili ed inoffensivi. Lo stesso potere che, se prolungato, aveva effetti devastanti, pari ad un Cruciatus.

Lui, Draco Malfoy, osservava la giovane Weasley mantenendo la sua espressione impassibile. Non provava pietà, perché provare pietà era una debolezza dell'animo. Qualcosa che l'Oscuro disprezzava. Ma provava consapevolezza.

Sì, benché il corpo della ragazza rimanesse immobile, sapeva cosa si andava rompendo dentro.

Si perdeva contatto con la realtà, precipitando in un limbo fatto delle tue stesse paure. E le vivevi, perché loro ti assalivano, ti rincorrevano e ti raggiungevano, straziandoti, penetrandoti. Il tuo unico attaccamento alla vita, ciò che ancora ti rendeva un essere umano, andava lentamente scomparendo, risucchiato da qualcosa di molto più grande della tua misera volontà. Cercavi un appiglio, una remota speranza a cui aggrapparti, a cui sorreggerti. Ma niente. Quando prendevi coscienza di ciò che stavi diventando, tutto diventava più chiaro, più distinto... come se tutti i tuoi dubbi avessero facile risoluzione. Semplicemente capivi di essere morto, morto dentro.

E non esisteva Dio a cui appellarsi.

Abbandonato in te stesso, da te stesso.

Solo, miseramente solo.

Avresti continuato a trascinarti dietro un'esistenza priva di sogni, di ambizioni.

Fino alla Morte, quella vera, la tua salvezza, la tua redenzione.

La Morte che sempre avevi agognato, con le ultime fibre del tuo essere.

Lei sarebbe giunta, ti avrebbe liberato dalle catene e ti avrebbe avviluppato con il suo calore.

Caldo, caldo e soave era il ritorno alla terra, alle ceneri, all'esistenza primordiale.

Ma fino ad allora, fino a quando la Falce non si fosse presentata al tuo cospetto, non potevi fare altro che andare avanti, stringere i denti e lottare per qualcosa che sapevi di aver già perso. Qualcosa che non sarebbe mai tornato indietro, qualcosa che avevi perso per sempre.

La tua Vita.

E questo lo sapeva, sì, Draco Malfoy lo sapeva.

Perché era esattamente la Vita, ciò di cui era stato privato. Come tutti i Mangiamorte che riempivano la sala. Benché esistessero, tra quella schiera, legami di sangue, figli e genitori assieme, nessuno pensava agli altri, ma esclusivamente a se stesso. Mantenere l'ultimo briciolo di amor proprio era tutto ciò che gli era permesso fare. E di fronte a Voldermort, tutti erano uguali e dannatamente deboli.

Ginny Weasley, un essere della Luce.

Non poteva vederle, ma si immaginò le ali piumate della ragazza piegarsi contro il Male che la stava divorando. Lentamente, inesorabilmente. C'era differenza tra Luce ed Ombra. Una netta differenza. Benché la prima attirasse la seconda con il suo invitante aspetto, una volta in contatto, l'Ombra si mescolava alla Luce, creando qualcosa di indefinito ed estramemente pericoloso. Come il Nero e il Bianco che generano il Grigio. Colore misterioso, ambiguo, devoto ad entrambi i colori che gli danno vita. E così era l'animo umano, come il Grigio sulla tavolozza di un pittore: l'uomo, mai immensamente buono, ma il più delle volte immensamente cattivo. Capace di fare del bene, propenso a fare del male.

Esisteva del buono in lui?

Rise, mentalmente, ma rise. Perché farsi una tale domanda, quando la risposta era tanto ovvia: impossibile.

Non era nato per essere buono, lui. Altrimenti, avrebbe compreso ciò che significava l'essere pio. E lui, di fatto, non lo comprendeva. Amore, pietà e compassione. Aveva compreso che per lui erano parole senza senso: odiava la compassione, disprezzava la pietà e non conosceva l'amore.

Suo padre non lo amava, semplicemente gli era indifferente.

Sua madre, forse, l'avrebbe compreso. E amato. E protetto. Ma Narcissa, la bella Narcissa era morta, lasciandolo solo, nelle mani di suo padre.

Quando tornò a guardare alla realtà, Malfoy notò l'esile figura di Ginny, accasciata ai suoi piedi e sopraffatta dall'Oscuro Signore.

Sciocca di una Weasley, il buonismo gratuito è la causa stessa della tua sofferenza.

"Fanne ciò che vuoi. Considerala come la mia ricompensa per i tuoi servigi. Ma non ucciderla fino a quando mi sarà utile, altrimenti pagherai con la tua stessa vita. " Draco tornò ad osservare il corpo della ragazza disteso a terra, mentre percepì l'Oscuro allontanarsi da loro.

Pagare con la mia vita? E' da anni che non aspetto altro. Peccato che il mio orgoglio mi impedisca di farmi ammazzare.

Sollevò Ginny, gemendo per il peso della ragazza e per il proprio corpo, che ancora subiva le conseguenze del Cruciatus.

Storse il naso al pensiero che una Weasley fosse diventata il premio per i suoi servizi. L'importanza della ricompensa non era affatto elevata quanto le volte che aveva rischiato di morire per la causa di Voldermort. Ma sapeva che ogni "dono" doveva essere accettato, senza lamentele, perché era già tanto riceverne uno.

Uscì dalla sala, in silenzio.

Sentì gli sguardi dei Mangiamorte puntati contro le sue spalle e gli parve di percepire invidia e rabbia.

L'invidia. L'unico sentimento che li manteneva incollati a quella terra.

L'unico sentimento che gli procurava piacere se, naturalmente, non era lui a provarlo.

Abbassò lo sguardo su Ginny, che con la fronte imperlata di sudore, sembrava aver riacquistato un po' di pace interiore.

E forse comprese la loro rabbia.

Era bella e desiderabile. Ma ancora di più, era una donna.

E Voldermort l'aveva concessa a lui, ad un Malfoy.

Sorrise soddisfatto, crogiolandosi in quell'immenso piacere che assumeva il nome di Vittoria.

**

"SIETE DUE PAZZI!" Ron, rosso in viso, sentiva il proprio sangue pulsargli ferocemente nelle vene del collo.

"Ron, per l'amor del cielo, calmati." Gli disse pacato Harry, cercando di frenare la valanga di parole dell'amico.

"Sì, Ron, dacci un taglio." Sibilò secca Hermione.

"CALMARMI?! Avete IDEA dello spavento che mi avete fatto prendere?!" Gridò additando l'amica.

Harry si nascose il volto con le mani, gemendo in segno di rassegnazione, mentre Hermione si accaniva sempre di più contro il rosso.

"Ron, era NECESSARIO! Io ed Harry sapevano dell'esistenza di questa... buca."

"Buca?! Cinque metri di discesa franosa per te sono una... BUCA?! Potevo rompermi l'osso del collo! Sa solo Iddio come faccio ancora ad essere vivo!"

Hermione sbuffò, guardando Harry con uno sguardo del tipo E'-tuo-amico-quindi-parlaci-te.

"Ron, ci dispiace, davvero. Ma era necessario! Se non ti avessimo trascinato qui dentro, adesso saresti il pranzo di quell'essere." Disse, alzando il dito indice verso l'alto.

"Va bene, potreste anche avere un minimo di ragione! Ma Cristo, Harry! Non stiamo facendo una passeggiata! Quando ho visto che Hermione non era più dietro di noi, ho pensato che fosse davvero finita!"

"Il solito esagerato." Disse Hermione, ma sinceramente grata per la preoccupazione dell'amico.

"Vorrei vedere te al mio posto," Ribattè secco Ron. "Voi due siete troppo importanti, non posso lasciarvi morire come... come due IDIOTI!"

"Grazie per il complimento." Disse Harry, dando una pacca sulla spalla dell'amico.

Ron emise un lungo sospiro, cercando di distendere i nervi a fior di pelle.

Non si era arrabbiato solamente perché i suoi due migliori amici l'avevano tagliato fuori da un piano, che, vista la situazione, decretava la continuazione o meno delle loro vite, ma anche perché fermarsi, comportava un arresto, almeno temporaneo, del suo piano. Perché la sua preoccupazione per Ginny, diventava sempre più intensa di ora in ora e per quanto avesse fiducia nell'istinto di Harry, nessuno poteva cancellare a priori le sue inquietudini.

Era più che mai desideroso di uscire dalla Foresta, di trovare sua sorella e di uccidere Voldermort. Anche se l'Oscuro Signore non era stato citato al termine del suo piano. Ma lui, in cuor suo, ci sperava. Ardeva dal desiderio di debellare dal mondo la radice stessa del Male.

E sentiva che con al fianco Harry ed Hermione, avrebbe potuto fare di tutto.

Inoltre amava sua sorella. Ginny era troppo importante.

Troppo.

E non gli importava di essere additato come il fratello possessivo e geloso. Perché lui era esattamente così: protettivo fino allo spasimo delle forze. E sapeva, che spesso, ciò poteva dare fastidio, creare confusione o semplicemente far sorridere.

Non credeva di dover giustificare a qualcuno le sue azioni, perché agiva secondo ciò che gli veniva dettato dal cuore.

E poteva sbagliare, giungere a conclusioni troppo affrettate, o agire di impulso.

Ma per lui tutto ciò non contava, se a ridere con lui, se a vivere con lui c'erano le persone che amava.

Questo era Ron Weasley.

Nero su bianco.

Lo si amava o lo si odiava.

Ron Weasley non era nessuna via di mezzo, nessuna scorciatoia. O si stava con lui o contro di lui.

Era maturato, in modo diverso da Harry, ma finalmente aveva raggiunto quello stadio della sua vita che finalmente lo soddisfava. Aveva adorato Harry e tutt'ora l'amico era per lui un esempio di virtù e coraggio che il più delle volte mancava in uomini più potenti. Però, per quanto volesse bene ad Harry, per quanto fosse il suo amico tra gli amici, aveva sempre vissuto nella sua ombra. Nell'ombra solenne della sua popolarità. E non si trattava solamente di far colpo sulle ragazze, no, Harry era sempre un passo davanti a lui, in tutto. Nel Quiddicht, nello studio - benchè la voglia di applicarsi fosse scarsa in entrambi - e sì, anche nella questione "ragazze".

Perché a nessuno era venuto in mente che, forse, anche a lui poteva piacere Hermione?

Sì, Hermione gli piaceva, benché fosse cervellotica e troppo problematica. Era carina, dai modi gentili, anche se su questo c'era da discutere. Però c'era Harry e lui per primo aveva pensato che l'amico meritasse cento volte più di lui una ragazza come Hermione.

Stiamo insieme. Gli avevano detto. Era l'ora! Aveva risposto lui. E lo pensava veramente.

Fino a prova contraria, non aveva mai, MAI, odiato Harry. Mai. Tutt'altro. Fatto stava che spesso giravano voci di corridoio circa una loro presunta relazione omosessuale.

E ci scherzavano, ridendoci sopra fino alle lacrime.

Santo cielo, a Ron piacevano le ragazze!

Forse se Harry fosse appartenuto alla categoria del gentil Sesso o se fosse stato lui stesso ad appartenervi, qualcosa sarebbe potuto perfino nascere. Non lo escludeva a priori, e nemmeno si vergognava ad ammetterlo.

Tra loro c'era affinità ed una complicità fuori misura. Non poteva negarlo. Ed erano proprio i sentimenti che Ron provava per Harry che gli permettevano di vivergli alle spalle. Perché, fondamentalmente, a lui andava bene.

"Un Penny per i tuoi pensieri." Harry sorrise, come se quel sorriso fosse appartenuto ad un bambino nel pieno di una scampagnata.

Quello era Harry: un bambino, forse.

"Stavo pensando." Sbuffò Ron.

"Pensavi? Fenomenale!" Esclamò Hermione guardando l'orologio babbano che portava al polso. "Un record. Hai pensato per ben dieci minuti."

"Sto migliorando, cosa credi?" Ron storse il naso, decidendo di reggere il gioco alla ragazza.

Hermione non ribattè, non ci trovava gusto quando Ron le dava ampliamente ragione.

"Pensate che quella bestiaccia se ne sia andata?" Domandò Ron.

"Perché non sali per accertartene?"

Harry alzò lo sguardo in alto, immaginando un'ennesima discussione.

"Hermione stava scherzando, Ron." Aggiunse Harry, quando notò che l'amico era pronto a ribattere. "Difatti, dovrebbe essersene andata. Merito della fiaccola di Hagrid." Ron notò un cenno d'assenso tra i due compagni.

"Ovvero?" Domandò, perplesso.

Hermione si strinse nelle spalle, come a voler giustificare l'ignoranza del ragazzo.

"Sicuramente non avrai notato che la fiaccola di Hagrid è cosparsa di una sostanza che è reperibile da un unico arbusto nella Foresta. E sicuramente non avrai intuito che tale arbusto si disseta unicamente delle acque del lago che abbiamo appena visto."

"Quello che Hermione sta cercando di dirti," Spiegò Harry scuotendo il capo "E' che questo lago conosciuto come Lago Santo allontana qualsiasi tipo di creatura magica che si avvicini alle sue sponde."

"Hagrid, dandoci quella fiaccola, ha sperato che ci ricordassimo del collegamento tra la sostanza ed il lago, per proteggerci da eventuali pericoli." Concluse enciclopedica Hermione.

"Credo di aver capito." Disse Ron meravigliato dall'elasticità di analisi di Harry.

"Se ben ricordi, una volta Hagrid ci parlò del Lago Santo. A quando pare solo le Creature Pure possono abbeverarsi con le sue acque."

"Ma se l'essere che ci ha rincorso è fuori dal nostro raggio d'azione, perché siamo in questa buca?"

"Ron, va bene che la mia intelligenza, rispetto alla tua, non è da mettere in discussione, ma comunque non era il caso di rischiare."

"Come facevi a conoscere questo avvallamento?" Domandò Ron ad Harry, ignorando volutamente la frecciatina dell'amica.

Il giovane Weasley osservò con stupore le guance del moro diventare vermiglie, esattamente come il carnato che stava assumendo Hermione. Ron spostò lo sguardo sui due amici, sguadrandoli uno ad uno e domandandosi cosa avesse mai detto di così strano. Poi, ad un tratto, parve capire.

Si imbarazzò a sua volta, spalancando la bocca per la sorpresa.

"V-voi... qui?" Riuscì a dire.

Hermione lanciò uno sguardo di sottecchi ad Harry, mentre con le mani aveva iniziato a torturarsi i lembi del mantello.

Harry, da parte sua, fissò un punto imprecisato ai suoi piedi.

"S-sì... cioè no.. ok, sì, però..." Balbettò.

Ron sollevò il palmo della mano, come per dire all'amico che aveva capito e che non importava che andasse oltre.

"Voi siete dei matti... cioè, non me ne intendo molto ma, voglio dire, un letto non era sufficiente... e più sicuro?"

Hermione serrò le labbra, doppiamente imbarazzata, mentre Harry non ebbe il coraggio di replicare all'ovvietà di quella domanda. Notando il loro imbarazzo, Ron si mise a ridere, sciogliendo quella situazione comica ed altalenante che si era venuta a creare.

Harry distese i muscoli del viso, mentre Hermione osservò con cipiglio la derisione dell'amico.

"Scusate," rise Ron, piegato in due dalle lacrime ,"Ma voi, così perfettini, proprio non vi ci vedo!"

"Ah, ah!" Hermione simulò una risata.

"Co-comunque, lasciando perdere queste cose, "Prese a dire Harry, tentando di deviare l'argomento ,"E' ora di proseguire."

Ron smise di ridere, in compenso piegò gli angoli della bocca in un enorme sorriso.

Era felice, veramente. E non era una questione di masochismo. No, perché Hermione era diventato un capitolo chiuso, almeno per lui.

Semplicemente era felice di saperli felici.

Era stupido? No.

Perché se si amava veramente qualcuno, si poteva solo gioire per la sua felicità.

I tre Auror sollevarono i loro sguardi verso la fenditura della terra in cui avevano trovato rifugio.

La Foresta sopra di loro aveva tremato di nuovo.

Harry scattò in piedi e con l'incantesimo della Levitazione, atterrò a un metro o più dall'apertura. Con la coda dell'occhio, vide che Hermione e Ron lo avevano imitato, mantenendo ben salde le loro bacchette.

"Che diavolo succede?" Gridò Ron, mentre perdeva l'equilibrio a causa delle scosse continue. Hermione, che a stento si reggeva in piedi, cercò appiglio a qualche arbusto o masso nelle vicinanze.

"Cazzo, cazzo, cazzo!" Harry si sbilanciò indietro, cadendo rovinosamente con la schiena contro la terra brulla. Hermione vide le acque del Lago Santo sollevarsi, prendendo la forma di onde dall'aria ben poco rassicurante. Dagli alberi, stormi di uccelli e gufi volarono spaventati.

Era come se la Foresta stesse impazzendo.

Un' ultima scossa e la terra gemette con un rantolo sommesso. Un silenzio improvviso calò, come se la Foresta avesse trattenuto il proprio respiro. Harry percepì qualcosa di inquietante, qualcosa che a pelle gli consigliava di fuggire. E sapeva, osservando i suoi compagni, che anche loro provavano lo stesso. Perché erano Auror, tre tra i migliori. Le loro continue missioni avevano marchiato a fuoco la loro vita, avevano creato delle consuetudini, avevano dato luogo alle loro esperienze. Per essere un Auror non bastava metterci il cuore nelle azioni, ma anche la testa. Tutto andava calcolato: il pericolo, le probabilità di successo. Per questo Harry si fidava del suo istinto. E il suo istinto, paradossalmente alla situazione che stavano vivendo, gli piantava i piedi a terra come le catene impediscono i movimenti a un prigioniero.

"Harry?" Sentì la voce di Hermione ridotta a un sussuro, come se la ragazza temesse di rompere quel silenzio.

E subito dopo, si manifestò il corso del loro destino.

Al centro del Lago Santo, bagnata dalle acque cristalline di quel bacino naturale, stava emergendo una figura incappucciata, con il volto inequivocabilmente nascosto dietro a una mascherina dorata.

"Un Mangiamorte!" Urlò Ron, a pochi passi di distanza da Harry. Il ragazzo sentì una goccia di sudore scendergli lungo la tempia, andando a macchiare il colletto del mantello. Harry rimase in silenzio, serrando i denti come in una morsa, mentre fissava la figura sospesa nell'aria. Sentì il sangue fluire velocemente dentro di lui, mentre il cuore prese ad aumentare i suoi battiti.

"Harry!" Hermione, esattamente dietro di lui, richiamò l'attenzione del ragazzo. Il moro fece un cenno d'assenso e con un gesto unico si calarono i cappucci dei loro mantelli davanti agli occhi; una precauzione che tutti gli Auror erano soliti prendere prima di iniziare a combattere.

Dare al proprio nemico il beneficio del dubbio.

Eppure, Harry aveva la sensazione che niente sarebbe servito.

Perché quel Mangiamorte sapeva, sapeva con chi avrebbe combattuto. E lo vedeva dalla distanza che aveva adottato. Una distanza di difesa.

Intimò Ron ed Hermione a rimanere immobili.

Non ci furono cenni d'assenso, la sintonia tra loro aveva raggiunto i massimi livelli.

Era questa la loro forza.

La reciproca comprensione, senza l'uso intermediario delle parole.

"Harry Potter, Hermione Granger, Ronald Weasley!" Tuonò la voce del Mangiamorte.

Una voce da donna.

Harry sollevò gli angoli della bocca in un sorriso sprezzante.

Una voce inconfondibile, quando la si udiva.

Una voce che avrebbe riconosciuto tra mille altre, in quanto richiamava alla sua mente il ricordo di Sirius, Sirius Black.

"Venendo qui, oggi, avete decretato la vostra condanna a morte."

"Come fa a sapere i nostri nomi?" Farfugliò Ron, da sotto la falda del suo cappuccio.

"Harry, la conosci?" Domandò Hermione, avendo capito che si trattava di una donna dal timbro della voce.

Harry fece un cenno d'assenso, mentre sentì la cicatrice ardere sulla sua fronte.

"Bellatrix Lestrange."

 

**

Note dell'Autrice: Dunque, nel mentre che vi ricomponete (sia per la sorpresa di trovare un nuovo capitolo, che per questo finale ad effetto), io rispondo alle vostre recensioni. Micia_Loves_Draco, il problema non era tanto il non volerla continuare, quanto il non sapere come continuarla XD! Comunque, all'epoca ho creato un Lucius davvero meschino, pensare che adesso mi piace XD; Ommy, al tempo in cui scrissi questa storia in Italia avevamo il "Prigioniero di Azkaban" e forse (perchè non ricordo) "Il Calice di Fuoco", quindi fai i tuoi conti. Infatti, non credo che seguirò la trama dei libri seguenti (ormai è impossibile), forse prenderò qualche informazione che non abbia gran rilievo; jessy16, se non comprendi quanto Draco possa essere interessato o meno a Ginny, significa che, modestemènt, sto facendo un ottimo lavoro! :D; zippo, in questo capitolo hai avuto le risposte alle tue domande! Infine, Flori, grazie dei complimenti! <3

Claudia

 

 

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Capitolo 18
*** Discesa nell'Ade - parte c (il passato che ritorna V) ***


Capitolo 10
Discesa nell'Ade - parte c (il passato che ritorna V)

 

No one but me can save myself, but its too late

Now I can't think, think why I should even try

Fade to Black, Metallica

 

 

"Bellatrix Lestrange."

La voce di Harry risuonò mortalmente atona alle orecchie di Ron ed Hermione. La figura scura e longinea di Bellatrix fluttuava sulle acque sottostanti del lago, tornate ad essere perfettamente calme ed immobili. Il giovane Weasley puntò lo sguardo laddove era rivolto quello di Harry, mentre Hermione fece scivolare lentamente la bacchetta giù per la manica del proprio mantello.

"Perspicace, Potter."

La voce serpentinta di Bellatrix sembrò perforare l'aria come un sibilo, tanto che Hermione ebbe come l'impressione che tutta quanta la Foresta Proibita si fosse soffermata ad osservare quell'incontro. Bellatrix Lestrange aveva fama di essere una protetta, una delle donne Mangiamorte più altamente interpellate dall'Oscuro Signore. Aveva fama di essere gelida quanto la lama di un coltello, calcolatrice e spietata nei confronti delle proprie vittime. Assassinava uomini e bambini senza distinzione e raramente mancava nelle file di uno schieramento.

Il fatto che fosse lì, di fronte a loro, la diceva lunga sull'opinione che Voldermort aveva di loro.

"A cosa dobbiamo l'onore?" Sibilò di rimando Harry, guadagnandosi uno sguardo truce da parte di Hermione. Ron si voltò a guardarlo, credendolo impazzito per la provocazione che aveva rivolto alla donna.

"Onore?" Le labbra taglienti di Bellatrix si stesero in un sorriso. "Sì, Potter, hai ragione. Per te sarebbe un onore morire per mano mia." A quelle parole seguì una risata stridula che non allietò affatto l'udito del trio. "Peccato che mi debba astenere dall'ucciderti." Disse, con un tono di voce falsamente dispiaciuto. A quelle parole, perfino Harry si concesse un attimo di smarrimento.

"Harry Potter, anche conosciuto come il Bambino Sopravvissuto perché bla, bla, bla... tutto molto divertente, davvero, ma la verità è una sola, ragazzo mio, e la verità è che oggi non è il giorno della tua morte, bensì quello dei tuoi cari amichetti." Ridacchiò, portandosi una mano smaltata di fronte alle labbra. La stretta di Harry sulla propria bacchetta si rafforzò, mentre potè percepire chiaramente Ron ed Hermione trattenere il respiro.

"Bene, abbiamo parlato anche troppo." Detto ciò, una sferzata di aria gelida accompagnò i movimenti di Bellatrix verso il trio di ragazzi, che sollevarono le bacchette pronti a bloccare qualsiasi offensiva da parte della Mangiamorte. Esattamente come aveva detto, Bellatrix scagliò un incantesimo Cruciatus nella direzione di Ron ed Hermione, mancando volutamente Harry. Il Bambino Sopravvissuto si voltò appena in tempo per osservare Hermione bloccare la magia con un Protego potente, mentre Ron veniva scagliato in lontananza contro un masso nelle vicinanze.

"Ron!" Gridò Harry, scattando in direzione dell'amico.

"Senza fretta, Potter." Sibilò Bellatrix. Prima ancora di poter realizzare cosa stesse accadendo, Harry si sentì sollevare in aria; emise un gemito strozzato quando la sua schiena andò ad urtare il tronco di una quercia. I rami di quest'ultima, con un movimento del tutto imprevedibile, si abbassarono circondando la vita del ragazzo e bloccandolo a mezz'aria.

"Harry!"

"Goditi la scena in tribuna d'onore, Potter!" La risata di Bellatrix riechieggiò una seconda volta, mentre uno stormo di corvi si sollevò spaventato dalle fronde degli alberi. La Mangiamorte puntò nuovamente la bacchetta in direzione di Ron, riverso a terra e privo di sensi "Bon vajage."

L'intuito di Hermione fu sufficiente per capire che la luce verde proveniente dall'arma di Bellatrix altro non era che un Avadra Kevadra pronto per essere scagliato. Con uno scatto poderoso dei fianchi, Hermione si lanciò nella traiettoria dell'incantesimo, mentre Harry osservava impotente a quasi cinque metri da terra. La maga sollevò la bacchetta, pronta ad evocare un Protego di pari potenza, ma la voce le venne meno quando con una deviazione improvvisa il fascio verde colpì a morte Ron, poco dietro di lei. Il mago emise un rantolo soffocato, mentre il suo corpo veniva percorso da convulsioni brevi ma intense.

Quando Ron esalò l'ultimo respiro, le grida di Hermione rappresentarono l'unico suono emesso dalla Foresta. La maga prese a correre nella direzione in cui giaceva l'amico, incurante dei sassi che le ostacolavano il cammino.

"Ronald Weasley, un inetto in meno che impesta questo mondo." Disse Bellatrix con tono strafottente.

Ron, Ron, non è possibile, no ...

"Hai guardato bene, Potter? Presto o tardi quella sarà la tua stessa fine." Senteziò Bellatrix, sollevando la bacchetta verso la figura di spalle di Hermione. Harry, capendo l'intento della Mangiamorte, tentò di gridare all'amica di allontanarsi, ma la sua voce non andò oltre le sue labbra. Sorridendo soddisfatta, Bellatrix lanciò un secondo Avadra Kevradra destinato al successo. Il corpo di Hermione si accasciò, inerme, sopra a quello di Ron, mentre rigoli di sangue presero a fuoriuscire dalla bocca della ragazza. Harry allargò le braccia nel disperato tentativo di liberarsi dalla quercia, ma lo sforzo lo fece desistere.

Hermione! Ron!

Harry fissò le due figure accasciate a terra, adesso semplici corpi ricoperti da mantelli. Sentiva le lacrime pungergli gli occhi sotto alle lenti, mentre una sensazione orribile imprigionava la sua voce nei recessi della sua gola. Non poteva credere a ciò che era successo, al fatto che non avesse potuto niente di fronte alla furia scatenata di Bellatrix Lestrange. Il pensiero della donna fece spostare il suo sguardo smeraldo sulla Mangiamorte, che lentamente aveva preso a fluttuare verso la sua direzione. Quando giunse a meno di due metri da lui, Harry potè vagamente immaginare le fattezze della donna dietro alla sua maschera mortale.

Dopo averlo osservato in silenzio per qualche minuto, le labbra di Bellatrix si stesero in un sorriso. "Notevole, Potter."

A quelle parole, Harry non potè fare a meno di sorprendersi.

"Ho sempre immaginato questo giorno, il tuo volto rigato dalle lacrime, le tue grida impazzite. Invece, non mi stai dando alcuna soddisfazione. Devo forse credere che quegli insetti non erano importanti per te?" Domandò, facendo un cenno con la mano alle sue spalle.

"Bastarda." Sibilò Harry.

"Ohoh, no questo invece l'avevo previsto." Ridacchiò e con un gesto veloce afferrò il mento di Harry, strattonandolo verso di lei. Il mago emise un gemito, mentre le dita affusolate della Mangiamorte stringevano in una morsa la carne giovane di Harry.

"Ascoltami attentamente moccioso." La voce di Bellatrix si fece nuovamente tagliente, mentre una luce omicida balenò nel suo sguardo. "Il fatto di non poterti uccidere è per me una fonte di immenso dispiacere, ma al mio Signore servi. Se vuoi salvare quella ragazza così rozza e disgustosa, tutto ciò che devi fare è procedere verso est. Vedrai che al momento opportuno saprai di essere arrivato." Infine, con le labbra sfiorò un orecchio del mago.

Harry serrò la mandibola e con uno scatto, allontanò il volto da quello della Mangiamorte.

"La verità fà male, Potter." Disse, sollevando la bacchetta e scomparendo davanti allo sguardo del giovane. Harry sentì la stretta attorno al proprio corpo allentarsi, fino a quando non cadde a terra. La polvere del terreno l'avvolse, ma Harry parve esserne incurante.

Non c'erano più. Questo fu tutto ciò che formulò la sua mente, in un primo momento.

Sollevò lo sguardo, maledicendo le lenti sporche dei suoi occhiali e le lacrime che lentamente stavano iniziando ad appannargli la vista. Poco distante, il corpo di Hermione giaceva disteso sopra a quello di Ron e solo i mantelli, mossi da un flebile vento, davano vita a una scena di morte. Le mani di Harry si serrarono in due pugni, intrappolando la terra nella loro stretta. La consapevolezza di ciò che era successo e di ciò che non sarebbe più stato, lo inondò come un fiume in piena, travolgendolo al ricordo dei due amici.

I suoi genitori, Ron e in seguito Hermione. Tutti, tutti lo stavano lentamente lasciando. Tutti morivano per colpa sua, esclusivamente sua.

Harry si accasciò al suolo, toccando con la fronte l'erba arida e bruciata della Foresta. La sua mente tornò alle parole di Bellatrix, sussurrate con cattiveria al suo orecchio.

'Adesso sei solo Potter. Sei nato solo e morirai solo.'

Per la prima volta in vita sua nessun'altra frase gli suonò più vera.

**

"Ti odio. Te e la fortuna che ti ritrovi."

Una figura incappucciata osservò i cerchi concentrici che si propagavano quasi ipnotici sulla superficie dell'acqua, mentre una massa scura e indistinta veniva trascinata verso il fondo da mani pallide e putrefatte. Di fianco, a volto scoperto, Draco Malfoy osservò la distesa d'acqua che rifletteva le luci di quella notte così apparentemente serena; le stelle parevano adagiarsi docilmente sulle flebili onde che, come carezze, lambivano le sponde circostanti. Per lungo tempo, quel piccolo bacino d'acqua si era sporcato del sangue di tutti loro. Del sangue di chi veniva gettato, morto, nelle sue acque e dal sangue di chi, al contrario, gettava. Da esso venivi avvolto, inghiottito e condotto direttamente all'Inferno dove in tanti speravano, ardevano andare.

Perchè l'Inferno liberasse tutti loro, liberasse lui.

"Quanto lo odio," Ribattè nuovamente la figura incappucciata. "Si è fatto ammazzare quel bastardo."

Malfoy si coprì il volto con il capuccio del mantello, sospirando. "Almeno lui, adesso, ha risolto i suoi problemi."

Dalla figura incappucciata provenne uno sbuffo derisorio. "Chissà come è bello poter morire."

"Sicuramente, è meno faticoso che vivere." Sentenziò Malfoy, riprendendo a camminare verso il sentiero che lo avrebbe ricondotto indietro.

Il Mangiamorte lo imitò, senza tuttavia abbandonare il tono di scherno. "Proprio tu, Malfoy, che adesso puoi divertirti! Se l'avessi io, tra le mani, sarebbe tremendamente difficile rispettare l'ordine dell'Oscuro. Avrei colto l'occasione per farmi ammazzare." Concluse, ridendo.

Malfoy non si voltò, ma mantenne lo sguardo puntato verso di sè. "Non sono così fortunato. Non ho nessuna intenzione di divertirmi con lei."

Alle sue spalle salì un fischio derisorio.

"Ha un bel faccino, quella pollastrella. Belle tette, bel culo. Fossi in te non sarei così esigent-"

"Ho detto," Disse Malfoy, puntando con un gesto veloce la bacchetta contro il compagno, "Che non farò niente del genere. Mc Graw."

L'uomo incappucciato rimase in silenzio, mentre un sorriso sardonico si dipinse sulla labbra di Malfoy. "Uno dei tanti motivi per cui non faccio niente a Ginevra è per la sensazione fantastica che provo nel vederti così divorato dall'invidia, Mc Graw."

"Ouch, Malfoy! Così mi trafiggi dal dolore." Disse Kyle Mc Graw, procedendo oltre Malfoy. L'ex-Tassorosso risalì il sentiero, mentre Malfoy osservò la sua figura voltata di spalle.

Fosse la volta buona, pensò, rispondendo mentalmente.

**

Ginny Weasley osservò la porta della stanza a lungo.

Dopo aver ripreso conoscienza, aveva realizzato di essere priva delle catene che inizialmente le affliggevano i polsi, ma un dolore ricorrente le attanagliava la base del collo. Aveva lasciato i polpastrelli vagare sotto la massa increspata dei suoi capelli, ma niente lasciava presagire il segno di una ferita. Il dolore, tuttavia, pulsava ostinato e nessuna pressione pareva attenuarlo.

Sì ricordò di Voldermort quando, abbassando lo sguardo, si scoprì sempre vestita del lungo mantello nero. Trattenne a stento un forte senso di nausea che, partendo dallo stomaco, le trafisse la gola. Quella vista, quel fetore sembravano ancora ristagnare nei suoi sensi.

Aveva parlato con Voldermort ed era sempre viva. La morte non era così facile da ottenere.

Ripensò alle parole dell'Oscuro Signore, continuando a fissare la porta che rimaneva ostinatamente chiusa.

Avrebbe rivisto Harry. Forse anche Ron, forse Hermione. Forse, nessuno dei tre. Avrebbe comunque visto degli Auror. Ipoteticamente parlando e giocando bene le sue carte, avrebbe potuto salvarsi. Sì, poteva esistere una soluzione. Una soluzione a cui Voldermort non aveva pensato. Poteva, doveva esserci. La sua mente lavorò freneticamente, cercando un piano abbastanza congeniale che non includesse la parola morte, o per lo meno, non la sua. Forse, Malfoy non aveva tutti i torti, affermando che non valeva la pena morire. La vita offriva ogni tipo di soluzione, bastava sceglierla con cura.

E proprio mentre Ginny scandagliava ogni possibile soluzione, la porta si aprì con violenza. I suoi riflessi guidarono la sua mano all'altezza della vita, tastando quel vuoto che le ricordò di essere priva di qualsiasi difesa. Alla porta, la figura di Draco Malfoy la riportò alla realtà.

Gli occhi grigi del ragazzo si posarono su ogni particolare della stanza, infine, trovandola intatta si adagiarono su Ginny.

"Sei sveglia." Disse, infine, chiudendo la porta alle sue spalle.

"Non certo per merito tuo. Lo sono da un bel po'."

Malfoy si slacciò la fibbia argentata che legava il mantello alle sue spalle, gettando a terra il soprabito senza grandi premure. "Dopo tutto, sei sempre in grado di fare dell'ironia, Weasley. Non so se ritenerti stupida o più intelligente di quanto credessi."

"Ti consigliò la seconda."

Senza badarle, Malfoy si tolse il pensante maglione. Ginny osservò incuriosita, fino a quando realizzò l'intento del biondo.

"M-Malfoy," Balbettò, maledicendosi per il rossore delle guance. "Credo che tu sia finito nella stanza sbagliata."

Un sorriso mellifluo sollevò gli angoli della bocca di Malfoy, mentre quest'ultimo armeggiò con la cintura attorno alla sua vita. "No, non credo. Sono nella stanza giusta, invece." Disse, continuando il suo operato.

Ginny afferrò l'unico cuscino che aveva ed affondò il volto in esso. "Non voglio vedere, sei disgustoso!"

La voce di Malfoy le giunse lontana, tanto che quando sollevò lo sguardo non lo vide più nella stanza. "Bagno, Weasley."

La giovane donna aggrottò la fronte, rispondendo a tono quando Malfoy decantò la sporcizia che incrostava la vasca. "Weasley, bagno."

Ginny inghiottì aria. "N-Non ho nessuna intenzione di fare un bagno con te."

"Infatti," Rispose la voce strascicata di Malfoy. "Tu non lo farai, aiuterai me a farlo."

"Non credo proprio!" Sbottò Ginny, colpendo con la schiena il parapetto del letto.

"Weasley, lui ti ha dato a me. Con tutto quello che ho fatto, mi sei capitata come insulsa ricompensa. Dal momento che esisti, non trovo altre utilità se non quelle di una schiava. Quindi, Weasley, prima che la mia pazienza abbia una fine vieni qui." Il tono gelido di quelle parole non passò inosservato alla ragazza che, memore delle ferite che ancora gemicavano, preferì obbedire. Seppur a malincuore.

Quando entrò nella stanza da bagno, tenne gli occhi così fortemente chiusi che il suo capo gemette dal dolore. Tastò lo spazio attorno a lei con le mani, in cerca di qualcosa di solido che potesse corrispondere ad un oggetto.

"Weasley."

"Non ho nessuna intenzione di aprirli, Malfoy."

L'ex-Serpeverde non replicò, ma il rumore dell'acqua nella vasca tanto bastò per convincere Ginny. "Ok, ok, li apro, ma tornatene sotto!" Con grande attenzione, la ragazza aprì un occhio, poi l'altro. Draco Malfoy giaceva a torso nudo contro la vasca di porcellana, mentre il vapore aveva ammorbidito le ciocche bionde lungo la fronte.

Ginny mantenne lo sguardo fisso sul volto del ragazzo, pregando i suoi occhi di non tradirla preferendo il basso.

"Se vuoi, Weasley, posso sanare la tua curiosità." Disse Malfoy, con un tono derisorio.

"No, non scomodarti, non credo che ne valga seriamente la pena." Ribattè Ginny, afferrando la spugna che quella mattina lei stessa aveva adoperato.

"Niente spugna, Weasley." Disse Malfoy, chiudendo gli occhi. "Usa le mani."

"Le-le mani?"

Malfoy sbuffò. "Sì, le mani! Weasley, credi forse che voglia essere lavato dalla spugna che hai usato? E' sporca."

Con un gesto di stizza, Ginny picchiò il palmo della sua mano destra contro la schiena di Malfoy. "Mi scusi!" Nello stesso momento, Malfoy fece emergere la sua mano da sotto l'acqua schiumosa, afferrando senza preamboli il polso sinistro della ragazza.

"Weasley, non scherzare con il fuoco. Mi basta poco."

Ginny sollevò un sopracciglio, quasi ridendo. "Non posso morire, Malfoy. Gli servo."

"Non puoi morire, ma puoi soffrire."

Ginny strattonò il polso, liberandosi dalla presa di Malfoy che portò la mano nuovamente sott'acqua. La giovane Weasley afferrò una bottiglia di sapone e la rovesciò sulle spalle del ragazzo. Infine, si osservò i palmi delle mani e con uno sbuffò li adagiò contro la pelle di Malfoy.

"Con delicatezza, Weasley."

Ginny fece una smorfia, ma obbedì. La pelle dell'uomo, così diafana, si arrossò al di sotto delle scie di sapone e Ginny osservò i muscoli di Malfoy rilassarsi sotto al suo tocco. Arrossì leggermente, ma si ostinò nel non voler provare nessuna sensazione. Analizzò freddamente la situazione, guardandosi attorno con circospezione. Il bagno era talmente spoglio che non offriva alcuno spunto per dei piani di fuga. Non vi era uno specchio, solo un lavabo ingiallito e la vasca da bagno. Tornò con lo sguardo a Malfoy, odiandolo per la sicurezza che ostentava. Non sembrava minimamente preoccupato della sua presenza.

Le mani di Ginny tornarono nuovamente sulla spalle, alla base del collo. Lo sguardo della ragazza si fermò su una goccia d'acqua che con lentezza scivolò lungo la schiena del ragazzo, mentre le sue mani si fermarono.

"Cosa stai facendo?"

La voce di Malfoy le risuonò odiosa, dandole la forza di serrare una stretta poderosa attorno al collo dell'uomo, mentre con tutto il peso del corpo si sbilanciò contro Malfoy. Tuttavia, perse il controllo della situazione. Si sentì afferrare con violenza, mentre le braccia di Malfoy la trascinarono nella vasca assieme a lui. L'urto fece fuoriuscire l'acqua oltre i bordi, mentre il mantello di Ginny si gonfiò del liquido.

"STRONZA! COSA CREDEVI DI FARE?"

Ginny tossì con violenza, mentre una mano di Malfoy serrò il collo della giovane.

"Mc Graw aveva ragione! Non dovrei trattarti così bene." Disse, mentre la rabbia filtrava come veleno ogni singola parola. Ginny sgranò lo sguardo, afferrando il polso di Malfoy con entrambe le mani. Tentò di liberarsi, ma scivolò più volte nell'acqua.

Con un gesto d'ira, Malfoy la liberò della sua possente presa, mentre Ginny ansimò in cerca di aria. Non soddisfatto, le afferrò i capelli ed immerse il suo volto nell'acqua.

"Weasley, la mia pazienza è seriamente esaurita." Disse, mentre la giovane gesticolava per liberarsi. Con uno strattone, Draco le sollevò il viso. Ginny tossì acqua, ancora succube della presa dell'uomo.

"Non so cosa tu abbia intenzione di fare, ma è inutile!" Urlò, tanto che Ginny chiuse gli occhi di scatto. Malfoy tolse con violenza la mano, strattonando volontariamente le ciocche vermiglie di Ginny. Capendo di essere libera, Ginny incespicò verso il lato opposto della vasca, sbattendo la schiena contro la fine. Si strinse le braccia al petto, tremando.

"Puoi odiarmi, a me non interessa." Disse Malfoy, stendendo le braccia lungo i bordi come se niente fosse accaduto. Dal lato opposto, gli occhi di Ginny lo osservavano con odio. I singhiozzi presero a scuoterle il corpo, mentre le lacrime si confusero con l'acqua insaponata.

"Non voglio morire."

"Non sembrerebbe." Sbottò gelido Malfoy.

"N-Non voglio morire. Voglio tornare a casa." Singhiozzò, ormai le sue difese erano definitivamente crollate. "Voglio andare a casa."

"Molti di noi ti considerano fortunata, Weasley. Proprio perchè morirai."

Ginny sollevò il volto, osservando Malfoy terrorizzata.

"Molti di noi pagherebbero per fare la tua fine."

"No-non capisco."

Malfoy la osservò in silenzio. "Noi non possiamo morire, a meno che non sia Voldermort a volerlo."

Notando il silenzio di terrore della ragazza, Malfoy continuò. "Tu stessa hai sentito Voldermort. Hai provato quella paura, quel terrore che ti divora le viscere, Weasley. Noi siamo fatti di quel terrore, ogni giorno. Siamo suoi. Siamo privati di qualsiasi altra cosa. Siamo stati costruiti per essere devoti al Male, nient'altro conta per un Mangiamorte. Di un'unica cosa non siamo stati privati... del desiderio di morire. Voldermort ci fa desiderare ogni giorno la morte, distruggendoci e godendo del fatto che non potremo mai averla."

Ginny fissò Malfoy, incredula. Infine, spezzò il silenzio con un singhiozzo. "Tu-tu tradirai Voldermort?"

Malfoy la osservò, mentre una ciocca di capelli bagnati le cadde sulla fronte. "Tu tradirai Voldermort per morire."

"Ognuno ha la realtà che si merita, Weasley. In un modo o nell'altro, la soluzione la si trova sempre."

Ginny abbassò lo sguardo sull'acqua ormai torbida di sapone.

"Io non voglio che tu muoia, Malfoy." Quelle parole le uscirono dalle labbra, senza darle il tempo di riflettere.

Quando sollevò il capo, notò un bagliore negli occhi gelidi dell'ex-Serperverde.

"Non vuoi che muoia." Disse, iniziando a ridere, chinando il capo all'indietro. "Non vuoi che muoia, ma se mi stavi per uccidere!"

Il voltò di Ginny si incupì. "Malfoy, hai questa capacità innata di rovinare tutto." Sbottò.

"E sentiamo," Disse Malfoy sporgendosi verso di lei. Ginny arrossì, senza abbassare tuttavia lo sguardo. "Cosa avrei rovinato?"

Dopo qualche secondo di silenzio, con uno scatto che sorprese lo stesso Malfoy, Ginny attirò a sè l'uomo, premendo le sue labbra contro quelle di lui.

"Questo." Sbottò, rossa in volto, prima di uscire dalla vasca e scomparire nella stanza accanto.

**

"Sta scherzando?!" Il corpo voluminoso di Hagrid fu scosso da un fremito, tanto che la professoressa McGranitt fu costretta a sistemare le proprie lenti sul naso adunco. Nell'ufficio del Preside Silente, tutti i professori di Hogwarts si stavano scambiando occhiate più o meno perplesse, mentre Hagrid aveva espresso a voce i loro pensieri. I personaggi dei quadri assistevano al colloquio con altrettanto sconcerto.

"Far entrare i Mangiamorte ad Hogwarts è una pazzia!" Tuonò il Gigante.

Silente tossì con tono pacato, attirando l'attenzione dei presenti. "Hagrid, per favore. Calmati."

"Hagrid," Intervenne la Direttrice di Grifondoro. "Ascolta ciò che Silente ha da dirci."

Negli occhi del gigante balenò un luccichio sinistro. "Minerva, lui ha consigliato di far entrare i Mangiamorte. Lui è uno di loro!" Tuonò, riferendosi ad un Piton in quel momento assente.

"Hagrid," Il tono di voce di Albus Silente non tradì alcuna emozione. "Tutti voi dovreste riporre fiducia nel professor Piton, la stessa fiducia che riponete in me."

"Pre-Preside, forse chiede troppo da noi." Intervenne la professoressa Cooman.

"Cara Sibilla, tu stessa hai affermato che il piano è previsto anche nella tua sfera." A quelle parole, la professoressa chinò il capo, imbarazzata.

"Tutti gli studenti saranno condotti nella camera delle Necessità, attraverso il passaggio che li porterà ad Hogsmeade. Abbasseremo le difese di Hogwarts, senza insospettire i Mangiamorte e faremo in modo di chiuderli all'interno."

"Adesso il piano mi piace un pochino di più." Bofonchiò Hagrid.

Silente sorrise. "Avremo bisogno dell'aiuto di tutti coloro che abitano Hogwarts." Disse, riferendosi al fantasma del Frate Grasso che, tranquillo, volteggiava sopra i presenti. "Senza dubbio, Preside."

"Silente," La professoressa McGranitt attirò l'attenzione dell'uomo. "Cosa faremo quando i Mangiamorte saranno all'interno di Hogwarts?"

Le lenti del Preside scintillarono senza che alcuna luce vi riflettesse. "Questi sono solo dettagli, cara Minerva."

"BENE!" L'esclamazione di Hagrid scosse perfino i mobili, mentre il gigante prese a schioccare le nocche delle mani poderose. "Non vedo l'ora di mettere le mani su quei manigoldi. Già mi prudono!"

Silente sorrise sotto ai baffi candidi. "Sono felice che il piano sia di tuo gradimento, Hagrid."

"Solo perchè mi fido di lei, Preside!"

"Molto bene, Hagrid perchè l'aiuto che sto per chiederti è indispensabile."

Gli occhi del gigante scintillarono d'orgoglio.

**

Con un ultimo sforzo, Harry distese Ron al fianco di Hermione, sotto ad un arbusto che affondava le proprie radici nelle acque del Lago Santo. Sentì una fitta alla spalla, ma il dolore non gli impedì di trovare un luogo sicuro dove collocare i corpi dei suoi amici. Aveva il volto sporco di terra e rigato dalle lacrime, che erano scese copiose dopo la scomparsa di Bellatrix. Ogni movimento era una morsa stretta attorno al cuore, ogni pensiero un ricordo del suo migliore amico e della ragazza che amava. Si accovacciò di fianco ad Hermione, prendendole una mano ancora calda tra le sue. Ignorando le fitte di dolore, se la portò all'altezza del cuore, chinandosi sul corpo inerme della ragazza.

Non era riuscito a dirle niente, niente di ciò che avrebbe così disperatamente desiderato dirle.

Le sole parole che sentiva nascergli dal profondo, in quel momento non servivano a niente. Erano inutili se non vi era lei ad ascoltarle.

"Ti accompagnerò ad Hogsmeade, Herm." Le sussurò, spostandole una ciocca castana al lato della fronte. "Così, potrai comprare quel libro che volevi tanto. E lo leggerò anch'io, perchè tanto so che sarò costretto a farlo." Un lieve sorriso increspò le labbra di Harry. "Sei terribile quando sei così ostinata, a Ron non hai mai fatto leggere niente. E' un ingiustizia." Disse, spostando lo sguardo sull'amico.

"Passeremo da Ambrosius Flume e compreremo le Cioccorane per Ron e quando torneremo al castello Ron ci dirà che preferiva le Millegusti + 1." Disse, con tono strozzato della voce. "Già, ci dirà proprio così." Harry rafforzò la stretta attorno alla mano di Hermione, sforzandosi di non piangere altre lacrime.

"Herm, io ti a-"

Harry si bloccò di colpo, osservando il volto tranquillo della ragazza. "Tu comunque lo sai." Concluse, lasciandola andare.

Si portò in piedi ed osservò Ron. "Trattamela bene, compagno. Tornerò presto a riprendervi e ci sarà Ginny con me."

Afferrò la bacchetta, disegnando un cerchio attorno all'arbusto. Mosse sommessamente le labbra, mentre un incantesimo di protezione li avvolse completamente. Nessun'altro, oltre ad Harry avrebbe potuto vederli.

Proprio per loro, Harry Potter era deciso più che mai a rimanere in vita.

Dalla tasca dei pantaloni afferrò il Mantello dell'Invisibilità del padre e con un gesto esperto si coprì completamente con esso. Impugnò saldamente la bacchetta e con uno scatto poderoso delle anche si diresse nella direzione indicata da Bellatrix Lestrange.

Verso est, verso Voldermort.

**

"Preside! I Mangiamorte! I Mangiamorte stanno attaccando la parte Ovest del castello!" Gridò la professoressa Cooman, da dietro le lenti dei suoi grandi occhiali. Andava correndo avanti ed indietro di fronte al portone di Hogwarts, dove per l'occasione gli insegnanti avevano fatto riunire tutti gli studenti della Scuola. Un coro di voci terrorizzate echeggiò tra le mura del castello, mentre i Prefetti, invano, tentavano di placare la paura nei più piccoli. I direttori di ciascuna casa stavano in piedi di fianco ai propri studenti, con le bacchette saldamente impugnate.

"Molto bene. Ragazzi!"

La voce di Silente attrasse l'attenzione di tutto il corpo studentesco.

"Non abbiate timore, ciascuna Casa segua il proprio Prefetto. Non disubbite agli ordini che vi saranno impartiti, sono stato chiaro?" Domandò, osservando il gruppo di studenti di Serpeverde. "Una volta che sarete fuori da Hogwarts rimanete uniti, non vi allontanate per nessun motivo. Altrimenti, i Mangiamorte non tarderanno a raggiungervi."

Le voci si ammutolirono all'istante. "Ai Serpeverde che non abbracciano le mie opinioni," Disse Silente. "Consiglio di stare molto attenti. In un campo di battaglia, nemici ed amici si confondono facilmente. Loro non avranno certo pietà per voi." Concluse, con durezza. "Adesso, avanti! Uscite!"

Uno ad uno gli studenti si allontanarono e lentamente l'atrio del castello si svuotò completamente, salvo degli Auror e degli insegnanti che vi rimasero. Senza trapelare agitazione nel tono della voce, Silente comandò agli Auror più esperti di raggiungere l'ala Sud del castello con il preciso ordine di attirare i Mangiamorte verso i sotterranei di Hogwarts. Li pregò di salvaguardare le proprie vite, senza soffermarsi ad attaccare. In poco tempo, si crearono tre barriere umane che lentamente indietreggiarono, attirando la schiera nemica verso i sotterranei. Volarono incantesimi e fatture potenti, mentre gli stessi quadri partecipavano all'azione sporgendosi dalle loro cornici. I fantasmi, eccitati come non mai, fluttuavano impazziti tra le schiere nemiche, sbattendo il proprio ectoplasma contro i volti dei Mangiamorte. Il Barone Sanguinario fendeva la propria ascia, liberando grida di guerra per secoli represse, Nick-Quasi-Senza-Testa gettava le pesanti armature verso il nemico, mentre il Frate Grasso colpiva alle spalle con il proprio Rosario. Corpi, grida e sangue colmarono Hogwarts.

"Poveri illusi!" Un Mangiamorte si scoprì il volto, mentre con un abile mossa evitò uno schiantesimo scagliato contro di lui. Lucius Malfoy lanciò un Cruciatus che, tuttavia, non trovò la propria destinazione.

Aveva gli occhi iniettati di sangue, mentre una smorfia sgraziava i lineamenti nobili del suo viso.

"Siete degli stupidi se credete di poter resistere, anche solo pensare di vincere!" Esclamò, liberando una forte risata che echeggiò con prepotenza.

"Lucius, pensa a combattere! Le parole non ti si addicono affatto."

Lucius Malfoy si voltò verso la voce che lo aveva beffeggiato. La figura esile di Severus Piton gli sorrise melliflua.

"TU, Severus! Tu!" Con un grido di rabbia, Lucius si scagliò contro il Mangiamorte. L'impatto fu violento, tanto che entrambi si trovarono con le spalle contro un muro. Piton sollevò la bacchetta, appena in tempo per evitare un Cruciatus.

"TU, maledetto traditore! Lurido mezzosangue!"

Con un agilità sconosciuta a molti, Piton prese a correre nella direzione dei sotterranei, mentre Lucius e gran parte dei suoi uomini presero a seguirlo, lanciando contro di lui incantesimi di ogni tipo. Uno schiantesimo colpì il professore di Pozioni ad una spalla, ma lo sfiorò, provocando solo una leggera ferita ed una striscia di stoffa tagliata.

L'ira che accecava i Mangiamorte impedì loro di vedere cosa realmente stesse accadendo. Lentamente, mentre si dirigevano lungo le scale che conducevano sotto Hogwarts, gli Auror bloccarono le vie d'accesso ai sotterranei, un tempo Casa dei Serpeverde. Come guidati dagli abili fili di un burattinaio, gli Auror, i professori e lo stesso Silente evocarono degli incatesimi protettivi attorno alle proprie persone, gridando a pieni polmoni Wingardium Leviosa.

La terra tremò all'improvviso ed in seguito, un boato echeggiò nell'aria.

Il fianco a Sud di Hogwarts cedette al peso del castello, mentre un ondata d'acqua del Lago Nero investì in pieno la fiancata del castello. I sotterranei si colmarono delle grida dei Mangiamorte, mentre le acque, senza pietà alcuna, li travolsero spingendoli verso il basso. Quando le onde del Lago cessarono di esistere, un silenzio sovrannaturale calò in tutto il Castello.

Silente ed altri come lui atterrarono sulle sponde opposte del Lago Nero, mentre la terra si assestò definitivamente.

Lontano, la figura incrinata di Hogwarts si immobilizzò.

I sopravvisuti si affrettarono ad accertarsi delle condizioni di chi si era riuscito a smaterializzarsi, mentre i professori si incaricarono di controllare chi dei proprio alleati fosse assente.

"Minerva, chi manca?" Domandò Silente, non appena la professoressa McGranitt andò da lui.

"Hagrid e Piton, Silente."

"Per la barba di Merlino!" Entrambi si voltarono verso le acque del lago. "E' stato fantastico!" La mole di Hagrid spuntò dalle acque, mentre il fango della riva gli scivolò addosso. In pugno teneva ben saldo il proprio ombrello, mentre su tutto il corpo apparvero delle bruciature.

"Hagrid!"

"Oh, Silente! E' stato meraviglioso! Vorrei farlo di nuovo!" Hagrid rise, notando l'espressione cupa che la McGranitt gli rivolse.

"Mi sono permesso anche di portare lui." Disse, sollevando senza sforzo il proprio braccio nerboruto. La figura di Severus Piton, completamente impregnata d'acqua, oscillò come un pendolo in aria. I capelli neri del professore aderirono completamente al suo volto spigoloso.

"Lasciami andare." Sbottò, infastidito.

"Come vuoi." Disse Hagrid, scrollando le spalle. Aprì il palmo della propria mano, lasciando che Piton cadesse rovinosamente a terra.

"Mi sono permesso di usare la magia, Preside." Hagrid si scusò, ma Silente sorrise.

"Va bene, Hagrid. In fondo hai salvato anche Severus."

Dal professore di Pozioni provenne un grugnito.

"Oh, non ho fatto tutto da solo, anche loro mi hanno aiutato!" Esclamò, puntando il grosso dito verso le sponde del lago. Silente si avvicinò all'acqua, facendo un inchino profondo. "Vi ringrazio per averci aiutato a liberare Hogwarts da Voldemort."

Dall'acqua affiorarono delle piccole bolle d'aria, infine il popolo del lago tornò verso le profondità.

"Sono molto simpatici," Esclamò Hagrid, visibilmente contento. "Un po' timidi, forse."

Silente trattenne una risata sotto i baffi. "Sapevo che ti avrebbero trovato simpatico, Hagrid. E' per questo che ho voluto che fossi proprio tu a chiedere loro di aiutarci."

Il petto di Hagrid si gonfiò orgoglioso.

"Tuttavia, adesso non possiamo adagiarci sugli allori." Disse Silente. "Abbiamo una guerra da vincere."

 

 

Note dell'Autrice: Questo è il famoso capitolo incriminato, quel capitolo che per lungo tempo è rimasto incompleto. La parte iniziale prima degli asterischi è stata scritta diverso tempo fa (uno o due anni fa, addirittura), mentre tutto il resto che segue è stato scritto recentemente. Il capitolo successivo è sempre in fase di scrittura, quando nella mente mi attraversa una possibile idea per mettere per iscritto quello che intendo far accadere. Sono abbastanza certa che dopo la parte D del decimo capitolo ci sarà nuovamente un ritorno al presente (tanto per farvi scervellare un po'), ma credo che i racconti passati non siano del tutto finiti :) comunque, questo è sempre da vedere. Vi ringrazio Micia_Loves_Draco, Flori per le loro parole; zippo, sono curiosa di sapere cosa pensi del Malfoy in questo capitolo XD; Ommy, forse sai che non amo le Hermione/Ron, ma ti assicuro che a me il personaggio di Ron piace moltissimo, è uno dei miei preferiti! Grazie anche a coloro che han letto senza commentare. Alla prossima!

Claudia

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