can you learn from mistakes?

di rockmestolemyheart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo. ***
Capitolo 3: *** Secondo capitolo. ***
Capitolo 4: *** Terzo Capitolo ***
Capitolo 5: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 6: *** Quinto Capitolo ***
Capitolo 7: *** Sesto Capitolo ***
Capitolo 8: *** Settimo capitolo. ***
Capitolo 9: *** Ottavo Capitolo. ***
Capitolo 10: *** Nono Capitolo. ***
Capitolo 11: *** AVVISO. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


CAN YOU LEARN FROM MISTAKES? 
 
Sono Harry Styles. Forse il nome non vi è nuovo, forse vi suscita qualche cosa nella memoria.Bisogna dire che la mia vita è molto diversa da ciò che era due anni fa. Molte cose sono cambiate, tutto per colpa mia. 
E' stata tutta colpa mia, si.
Ho rovinato tutto, per colpa del mio egoismo, stupidità e infantilità. Molte volte mi trovo a pensare a tutto ciò che ho fatto, e il pensiero non mi fa dormire la notte.
Mi mancano i miei ragazzi. Mi manca Louis, il mio braccio destro. Lui c'era sempre per me. Non era quell'amico che potevo chiamare alle 3 di notte, che lui era subito pronto per parlare, proprio no. Louis mi avrebbe mandato a quel paese senza troppe cerimonie! Ma Louis nel suo piccolo c'era sempre quando avevo bisogno, e molte volte non c'era bisogno che io parlassi. Ero come un libro aperto per lui. Con le sue parole e i suoi consigli erano in grado di migliorarmi la giornata, di "salvarmi" in qualche modo. 
Scommetto che ora non voglia più vedermi.
Niall, il mio unico amico irlandese. Di lui ricordo soprattutto le risate insieme e le stupidaggini sparate, era un po' il mio complice. Era la persona più allegra che conoscevo, amava la vita in una maniera straordinaria, ed era quello che risollevava l'umore a tutti nelle giornate no, perchè sapeva trovare un lato positivo in una catastrofe.
Scommetto che ora non voglia più vedermi.
Zayn, quanto mi manca. Dovete sapere che nell'ultimo periodo mi aveva iniziato ad insegnare come fare i graffiti, o a "tenere in mano una bomboletta di vernice" come diceva lui. Aveva un cuore enorme, anche se lui non l'avrebbe mai ammesso, perchè voleva comunque risultare quello impassibile alle emozioni, ma era tutt'altro.
Scommetto che ora non voglia più vedermi.
Liam.. di lui mi mancano le lunghe chiaccherate, era un ottimo ascoltatore, ti capiva. Era quello più "responsabile" del gruppo, era quello che dettava un po' le regole e ci riportava con i piedi per terra. Nell'ultimo periodo però, si era lasciato "corrompere" dalla nostra idiozia, ed era diventato peggio di noi altri.
Scommetto che ora non voglia più vedermi.
Ripenso a tutto ciò che è stato, e a tutto ciò che poteva essere, se non fosse stato per me. Penso alla nostra ultima conferenza stampa, e al tono freddo e distaccato di Niall mentre diceva "Questa sarà l'ultima volta che vedrete i One Direction uniti come band, non fate domande, rimarrà tutto privato". Dopo queste parole si era alzato e se n'era andato, lasciando tutti i giornalisti e fotografi letteralmente a bocca aperta. Chi se lo aspettava? Nessuno. Eravamo ancora nel pieno del nostro successo, vedevo un futuro brillante per i One Direction, ma non c'è stato più un futuro.
Chissà ora che fine hanno fatto tutti e quattro. Non mi è tenuto saperlo, dato che abbiamo preso strade diverse, e, a distanza di due anni, a nessun paparazzo sembra più importare di beccare un membro della band più famosa del mondo per strada. Strano, due anni fa ci saltavano addosso come animali.
Chissà se loro si chiedono mai che fine abbia fatto io. Io sono ritornato ad Holmes Chapel, il mio vecchio paese. Credo che Niall sia tornato a vivere in Irlanda, da quanto ho letto in un giornale due anni fa. 
Ma a parte questo, non so nulla dei ragazzi da ben due anni.

 E ora me ne sto qui, nella mia vecchia stanza utilizzata quando ero stato adolescente, a fissare il soffitto, immerso nei ricordi e nei sensi di colpa. 


Ellie's corner.
Ciao belle! Allora, mi presento. Sono Ellie e questa è la mia prima FF.
Mi farebbe molto piacere se mi scriveste cosa ne pensate, se la storia vi ispira. So che così non vi dice nulla, ma ditemi qualsiasi cosa!
Va bien, ora vado. 
Baci a tutte, Ellie xx.

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Capitolo 2
*** Primo capitolo. ***


"Change, change your life, take it all
We gonna stick together know we’ll get through it all
Change, change your life, take it all 
You’re gonna use it to become what you’ve always known."
Change your life, Little Mix

 
Appena sveglio mi avvicino alla finestra, giusto per capire che tempo fa. Siamo in primavera, ma questa è una giornata piuttosto nebbiosa.
Scendo di sotto a fare colazione, e trovo mia madre indaffarata ai fornelli, e Robin, il mio patrigno, che legge il giornale appoggiato all'isola della cucina.
"Oh, vedo che il tuo caro Liverpool ha perso.. di nuovo!" commento per pizzicarlo, sapendo il suo tifo sfrenato per quella squadra, che quest'anno, sembra non essere partita col piede giusto.
"Buongiorno anche a te Harry! E comunque, si riprenderanno, speriamo." sospira, sorridendomi.
Ricambio il sorriso e saluto con un bacio sulla guancia mamma, che ricambia con un "Buongiorno!"
La mia famiglia è l'unica a non avermi voltato le spalle dopo quello che avevo combinato. Mi erano stati vicini, e mi hanno sempre sollevato il morale ogni volta in cui ne avevo bisogno.
"Harry, stasera Gemma, Mike e il piccolo Nick saranno a cena da noi.." mi informa mia madre con un grosso sorriso, evidentemente felice della visita di mia sorella e del mio nipotino.
"... quindi sarebbe meglio tu andassi a fare un po' di spesa se non vogliamo mangiare solo insalata!" annuisco, mentre mangio la mia colazione.
Corro in camera a cambiarmi, e quando torno giù mia madre mi allunga un bigliettino che intuisco essere la lista della spesa.
Arrivato al supermercato, mi accorgo subito che oggi è molto affollato. Che ci sia un'imminente carestia? Inizio la mia spesa dalla verdura, frutta e pasta. Ricontrollo la lista della spesa, per essere sicuro di non avere dimenticato nulla e mi avvio alla cassa per pagare.

La sera, mia sorella e la sua famiglia arrivano all'ora di cena.
"Ciao Gemma!" la saluto calorosamente appena entrata. Ho sempre voluto un bene immenso a mia sorella e ogni volta che viene a farci visita è sempre bellissimo. Lei vive a Londra con Mike, suo marito, un tipo in gamba, e il piccolo Nick, di tre anni.
"Eccolo il mio campione! Ciao piccolo!" saluto Nick prendendolo in braccio e facendolo girare un po'.
Saluto Mike con un abbraccio, quando vedo entrare mia madre dalla cucina con ancora il grembiule alla vita.
"Mamma!" esclama Gemma andando ad abbracciarla. Si unisce anche Nick, che incerto sui suoi passi, corre incontro alla sua nonna. Mia madre vedendolo, lo prende in braccio e lo bacia. Mamma saluta anche Mike, calorosamente. Le è sempre piaciuto quel ragazzo, non l'ha mai nascosto.
"E Robin?" chiede Gemma non vedendo il nostro patrigno in salotto.
"È appena tornato dal lavoro, ora scende." avviso io, con Nick in braccio.
La serata passa velocemente, tra una risata e l'altra. È sempre piacevole avere mia sorella attorno.

A fine serata mi avvio in giardino, per una boccata d'aria. Sento la porta scorrevole aprirsi, e vedo avvicinarsi Gemma.
"A che pensi fratellino?" mi chiede abbracciandomi.
"Sai, prima guardavo te, Nick e Mike. Tu hai una famiglia, una bella casa a Londra, un lavoro, una vita tua. Io cos'ho? Praticamente niente. Ho 21 anni Gemma, e ancora non so cosa devo fare nella mia vita! L'occasione che avevo l'ho sprecata." mi confido.
"Hai provato a richiamarli?" mi chiede, mentre ci spostiamo sulla sedia poco lontana.
"No, avranno sicuramente cambiato numero. E anche se li avessi, non vorrebbero parlarmi e c'è da capirli!" dico, giocando con le mani.
"Hai sbagliato Harry, questo è vero. Ma nella vita si deve riuscire anche a perdonare. Tu non hai mai parlato con Louis o Niall per poter ricominciare, non s-" inizia a dire Gemma.
"Gem, non c'è più niente! È tutto finito. Non mi vogliono più vedere, e, come ho detto, posso capirli. Io non mi perdonerei mai! Abbiamo tutti riniziato una nuova vita. E poi, chi ci ascolterebbe ancora?! Abbiamo avuto il nostro periodo, che è finito."dico a testa bassa, interrompendola.
".. Harry, mi fa male vederti così..." mi accarezza il viso dolcemente.
"Senti ho avuto un'idea. Perché non vieni a Londra con me e Mike? Ricominci Harry! E sicuramente Londra da più oppurtunità di Holmes Chapel! Ti trovi un piccolo posticino vicino a noi e cambi un po' aria!" esclama dopo alcuni secondi.
"Dici?" chiedo conferma.
"Ma si! Cosa vuoi fare ancora qui a Holmes Chapel?!" solo ora mi rendo conto che ha ragione.
"Hai ragione, stasera parlerò alla mamma e cercherò una casa!" esclamo convinto.
"Bravo fratellino!" mi dice sorridendo.
Il colloquio con mia madre fu più facile di quello che pensai. Era d'accordo con Gemma, secondo loro dovevo andare a Londra e svagarmi un po'.


Ellie's corner!
Ciao belle! Ecco a voi il primo capitolo.
Ci tenevo a spiegare un paio di cose: questo, come potete capire, è un capitolo di passaggio. Dal prossimo entreranno in scena nuovi personaggi e la storia prenderà il via.
Questo "segreto" di Harry, verrà svelato tra un po' di tempo, vi voglio tenere ancora un po' sulle spine!
Se volete recensire, assicuratevi che le vostre recensioni superino le 10 parole, se no mi arrivano come messaggi privati.
Che dire, grazie a chi segue questa storia, spero di non deludervi!
LETTORI SILENZIOSI, FATEVI SENTIRE! Non mangio nessuno! Riusciamo ad avere 2 recensioni per questo primo capitolo? Please! :)
Baci a tutte, Ellie. xx

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Capitolo 3
*** Secondo capitolo. ***


"And I will give you all my heart,
so we can star it all over again."
Over Again, One Direction.
Dopo un mese di organizzazioni varie, sono riuscito a trovare una casa e lasciare finalmente Holmes Chapel.
Gemma aveva ragione, questo trasferimento mi avrebbe fatto bene, e infatti ora mi sento più vivo e più energico, ho voglia di ricominciare. 

Appena arrivato raggiungo subito il mio quartiere, Kings Cross St. Pancras, dove anche Gemma abita, ovvero un sobborgo di Camden Town, uno dei miei quartieri preferiti per i suoi colori e la sua energia.
Mi metto subito alla ricerca di casa mia, che scopro essere una casa in stile inglese, che personalmente adoro. Salendo le poche scale, raggiungo il pianerottolo, dove c'è un grande portone che apro. Entrando si può vedere il salotto, arredato modernamente con mobili laccati bianchi, la cucina, raggiungibile dal salotto e dello stesso colore, tutta sistemata e studiata alla perfezione. Dall'ingresso notte si raggiunge il bagno, moderno anch'esso, e la mia camera da letto, con un letto matrimoniale. Sono molto soddisfatto della mia scelta, mi sembra perfetta per me, e non sarà nemmeno difficile tenerla ordinata.
Decido di sistemare i miei oggetti personali e la mia valigia, portando i vestiti da essa al mio grande armadio a muro, ma mentre compio questa operazione sento il cellulare squillare sopra il mio letto, e leggendo sul display, noto che è Gemma a chiamarmi, così rispondo subito.
"Ehi Harry! Sei arrivato?" mi chiede Gemma appena alzo la cornetta.
"Gemma, si sono arrivato! Sto sistemando le mie cose e mi trovo bene, la casa è accogliente, mi piace molto!" rispondo entusiasta.
"Sono contenta che ti piaccia Harry! Però dovrei chiederti un favore.." mi dice.
"Nemmeno sono arrivato che mi riempi di ordini, sorellona?!" chiedo ridacchiando, sapendo quanto le da fastidio quel nomignolo.
"Prima di tutto, evita quel soprannome, e poi si, sia io che Mike siamo impegnati con il lavoro e non possiamo proprio andare a prendere Nick all'asilo, non è che potresti passarlo a prendere tu?" mi chiede speranzosa.
"Nessun problema, anzi, credo di aver capito dove sia l'asilo di Kings Cross, probabilmente ci sono passato di fianco prima!" affermo felice di rivedere il mio nipotino.
"Perfetto! Esce alle 16, e verso le 17 lo vengo a prendere da te, ok?" chiede. 
"Ok, ti do l'indirizzo.." Dopo aver spiegatoa mia sorella dove abito, chiudo la telefonata. Guardo l'orologio, che segna le 15, e decido quindi di farmi una doccia e di andare poi a prendere Nick.

Esco di casa, che sono le 15.45 e mi dirigo a piedi verso l'asilo, che non è molto distante da casa, e quando arrivo vedo una grande quantità di genitori che aspettano i loro bambini. Appena si sorpassa il cancello d'entrata, si è subito accolti in un grande giardino, con alcuni giochi, tra cui le altalene e alcuni scivoli, e tricicli. Sull'asfalto è tracciato un piccolo "percorso" che porta fino alla grande porta d'ingresso, dove mi fermo per aspettare l'uscita di mio nipote.
Appena sento la campanella suonare, vedo Nick sgattaiolare fuori dall'edificio, correndo mano nella mano con una bambina verso una giovane ragazza, che si abbassa appena li vede correrle incontro. La ragazza abbraccia calorosamente i due bambini, e decido di avvicinarmi per far vedere la mia presenza a Nick, che appena si accorge di me, scioglie l'abbraccio dalla ragazza e mi corre incontro, abbracciandomi le gambe e urlando un sonoro "Harry!" per la sorpresa.
"Ehi campione! Come stai oggi? Sei proprio un ometto!" saluto il bambino prendendolo in braccio e dandogli un bacio sulla guancia paffuta.
Vedo la ragazza di prima avvicinarsi mano nella mano con la bambina, e noto che è.. carina. Non è troppo alta, capelli mori che le ricadono disordinati sulle spalle, occhi scuri ma ugualmente belli, e fisico pressoché perfetto. Rimango ad osservarla per qualche secondo di troppo, finché non decido di ritornare in me e ricompormi.
"Salve, son-" inizio a presentarmi cordialmente.
"So chi è lei. Lei è Harry Styles, fratello di Gemma e zio di Nick!" afferma la ragazza, interrompendomi.
"Già... Gemma mi ha incaricato di prendere Nick oggi, dato che non riusciva proprio a liberarsi." spiego cordialmente.
"Oh, capisco. Di solito quando Gemma ha da fare prendo io Nick, ma a quanto pare oggi c'è lo zio!" mi spiega sorridendo, e deduco quindi che lei e mia sorella siano amiche.
"Ah, non lo sapevo..." chiarisco "...anche se sa già chi sono.. Harry, piacere." esclamo, riprendendo il discorso, porgendole la mano.
"Dalia, piacere mio." risponde lei sorridendo, stringendo la mia mano. Rimaniamo ancora qualche secondo a guardarci stringendoci la mano, finché non decido di interrompere quel contatto.
"Ok campione, ora mi sa che è arrivato il momento di andare, saluta che andiamo" esclamo mettendo a terra Nick. Il bambino saluta con un abbraccio la bambina di fianco a Dalia, e successivamente Dalia, che ricambia l'abbraccio abbassandosi, aggiungendo anche un "a domani piccolo!"
"Arrivederci Harry!" dice alzandosi, guardandomi un'ultima volta. 

"Ciao Dalia." saluto cordialmente con la mano.
La vedo allontanarsi con la bambina per mano, iniziando a parlarle e sorridere.. penso che quella ragazza abbia un bel sorriso. 


POV. DALIA 
Molte volte Gemma mi aveva parlato di suo fratello Harry, e ovviamente lo avevo visto in moltissime riviste quando era nella band, ma mai avrei pensato che dal vivo fosse così.. bello. Ha degli occhi davvero meravigliosi, riuscivo a malapena a sostenere il suo sguardo, perché dopo due secondi ero costretta a distoglierlo. Il modo in cui tratta Nick è davvero dolce, e anche il bambino stesso stravede per lui, si vede benissimo.
"Dalia, chi era quel signore che Nick abbracciava prima?" mia sorella Valerie mi distoglie dai miei pensieri.
"È suo zio, piccola. È il fratello della sua mamma." rispondo accarezzandole i capelli castani e lisci.
"Penso che sia bello, e io lo sposerò. È anche più bello di tutti i principi che ci sono nelle favole che mamma mi racconta ogni sera!" mi dice felice, continuando a mangiare il suo gelato al cioccolato, che nella foga è stato sparso su tutto il grembiulino e la faccia. Devo dare ragione a mia sorella, anche se non glielo dirò mai. Harry è forse uno dei più bei ragazzi che io abbia mai visto.
"Valerie, sei un disastro! Hai gelato ovunque!" esclamo ridendo, facendo ridere anche lei.
"Vediamo se riusciamo a trovare una piccola fontana così da pulire questo disastro, se no chi la sente la mamma!" dico alzandomi dalla panchina porgendole la mano, che afferra subito.

 

Ellie's corner!
Innanzitutto, BUON NATALE A TUTTI! Spero che abbiate passato un sereno e felice Natale!
Per quanto riguarda il capitolo, abbiamo trovato 2 nuovi personaggi: Dalia, e la sua sorellina Valerie.
Nel corso della storia saprete la storia (scusate il gioco di parole) di Dalia e della sua sorellina, una cosa per volta.
Prima facciamoli incontrare! 
Harry si è trasferito a Londra, in un quartiere che io conosco bene, dato che per una settimana ho alloggiato proprio lì, e mi è entrato un po' nel cuore.
Fatemi sapere quello che pensate, ovviamente! 
Volevo ringraziare _StrongGirl_ per i preziosi consigli che mi sta dando, sto cercando di migliorare, e spero di essere sulla buona strada!

Detto questo, grazie a tutti, e Buon Natale ancora, Ellie xx 

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Capitolo 4
*** Terzo Capitolo ***


"She said 'hey, it’s alright!
Does it make you feel alive?'"
One Direction, Alive.
POV. HARRY 
Dato le mie scarse riserve di cibo disponibili in casa, sono stato costretto a portare Nick a fare merenda da Starbucks, con un bel muffin al cioccolato, che lui puntualmente si è spalmato su tutto il viso. Tornati a casa, decido di lavare la faccia a quella peste, ancora sporca di cioccolato, e successivamente di guardare qualcosa alla televisione, ma lui si è addormentato sulla mia pancia quasi subito. Quando sento suonare al campanello, mi alzo, stando attento a non svegliare Nick, spostandolo da me. Appena riesco a liberarmi corro al citofono per aprire a Gemma che entra in casa mia, sempre di corsa.
"Ciao!" mi saluta alzando la voce.
"Shh! Nick dorme, non svegliarlo!" dico lasciandole un bacio sulla guancia. Ci spostiamo in cucina, per parlare con più tranquillità, e verso a entrambi un po' d'acqua nei bicchieri.
"Allora, come ti trovi?" mi chiede fissandomi.
"Bene, per ora tutto bene." confesso annuendo.
"Senti ma... quella Dalia che oggi era all'asilo.. tu la conosci?" chiedo riprendendo il discorso.
"Si! È mia amica, e delle volte prende anche Nick, dato che lui e Valerie sono amici." afferma.
"Valerie.. ma è sua figlia?" domando timoroso.
"No Harry! Ha 18 anni, e quasi ogni pomeriggio è all'asilo per prendere Valerie, l'ho conosciuta lì. È una ragazza davvero deliziosa.. ma perché tutte queste domande? Per caso ti piace?!" mi stuzzica maliziosa Gemma.
"Cosa?! No! Beh, ma se non è sua figlia, allora chi è?" continuo curioso.
"È sua sorella, Harry, ma se hai così tanta voglia di conoscerla chiedele di uscire!" mi sorride.
"Io? Ma figurati..." smentisco abbassando lo sguardo, arrossendo.
"E invece si. Sai, non ci ho mai pensato, ma potresti essere il suo tipo." mi dice, scompigliandomi i capelli.
"Va bene, io levo il disturbo, si è fatto tardi, ciao fratello!" mi saluta con un bacio sulla guancia e corre in salotto per prendere Nick. Stando attenta a non svegliarlo, lo prende in braccio lasciandogli un tenero bacio. Escono, e io rimango solo nella mia nuova casa, e senza rendermene conto mi ritrovo a pensare a Dalia, ai suoi occhi e al suo dolce sorriso. Non credo che mi piaccia, insomma, l'ho appena conosciuta e non so niente sul suo conto, a parte piccoli dettagli. Potrei invitarla a bere qualcosa, ma accetterebbe?
Non posso fare a meno di pensare a quando, anni fa, vedevo una ragazza che sembrava piacermi, e alle bruttissime figure che mi faceva fare Louis, era davvero pessimo! Può sembrare difficile da credere, ma sono un ragazzo timido, quindi ho alcune difficoltà a parlare con una ragazza se mi piace. Louis questo lo sapeva e mi rendeva la vita impossibile, "cercando di aiutarmi", a suo dire. 


FLASHBACK: 
"Senti amico, è ormai mezz'ora che guardi quella povera cameriera, se ti piace così tanto chiedile il numero!" mi disse Louis.
"Lou, cazzo, vuoi stare zitto? Ti sentirà!" sussurrai per non farmi sentire.
"Sei un pappamolle, Styles!" mi canzonò il mio migliore amico ridendo.
"Non sono un pappamolle, Lou. E poi non è vero, quella ragazza non mi piace." tentai di difendermi.
"Ehi, scusa, puoi venire qui un momento?" Louis aveva chiamato la cameriera al nostro tavolo.
"Cosa Louis?! No, stai zitto, io ti uccido!" dissi, sentendo le mie guance andare a fuoco.
"Ehi, ditemi." ci sorrise la ragazza.
"Senti, il mio amico qui presente è mezz'ora che ti fissa il culo, non è che potresti gentilmente dargli il tuo numero così almeno la smette di fare pensieri poco casti sul tuo conto?" disse quel coglione, senza troppi giri di parole.
Quella ragazza non rispose nemmeno, si limitò a spalancare la bocca, fissarmi per un attimo, e afferrare il mio milkshake e buttarmelo completamente in faccia.
"Ops." mormorò Louis.
"Louis Tomlinson, ritieniti morto." dissi avvicinandomi, vedendolo indietreggiare.
"Ehi amico, calma. Volevo solo aiutarti!" tenta di difendersi Tommo.
"E ti sembra il modo?!" quasi urlai, iniziando ad inseguirlo, uscendo dal locale.

"Sono in cucina!"
Mi asciugo una lacrima sfuggita al mio controllo, ricordando quei momenti con il mio migliore amico. Non credevo si potesse soffrire così tanto per la lontananza di qualcuno, ma ho dovuto ricredermi. Mi manca Louis, mi mancano i miei migliori amici, e questa cosa mi sta letteralmente uccidendo. Ma d'altronde sono stato io ad allontanarli, è stata colpa mia.

POV. DALIA
"Mamma, siamo a casa!urlo dal salotto levando la giacca a Valerie.
 "Sono in cucina!" risponde mia madre.
Entrando in cucina vedo mia madre seduta al tavolo mentre legge alcuni fogli e digita qualche cosa nella calcolatrice. Mia sorella corre da lei per farsi salutare, ricevendo un bacio sulla guancia.
"Valerie, in camera tua è arrivato il tuo regalo di compleanno da parte di nonna, che ne dici di andarlo a vedere?" chiede affettuosamente mia madre. Mia sorella annuisce e corre subito su per la scale e raggiunge la sua cameretta per scartare il suo regalo. Io mi siedo di fronte a mia madre versandomi un po' di succo d'arancia nel bicchiere.
"Allora, come stai piccola mia?" mi domanda mia madre alzando lo sguardo dai fogli, posandolo su di me.
"Bene, mamma. Tu invece?" rispondo.
"Non bene. Leggendo queste carte e facendo qualche veloce calcolo ho capito che nemmeno questo mese riusciremo ad arrivare a fine mese.." sospira mia madre, iniziando a piangere. Mi alzo dalla sedia per correre ad abbracciarla.
"Dai mamma..." la stringo forte a me, sedendomi sulle sue gambe.
"Io voglio solo garantire un futuro sereno a te e Valerie, ma tutto quello che vi ho garantito finora sono solo debiti su debiti!" si sfoga tirando su con il naso.
"Mamma ce la faremo, cercherò di fare più ore al lavoro e-" provo a consolarla.
"No basta, tu fai già troppo per una ragazza della tua età! Tu dovresti divertirti, uscire, e invece sei costretta a lavorare in uno stupido negozio di CD per mantenerci." mi interrompe guardandomi negli occhi.
"Mamma, io l'ho sempre fatto volentieri, non mi è mai pesato farlo e tu questo lo sai bene!" affermo convinta guardandola.
"Lo so, ma non voglio che tu faccia di più di quello che stai facendo ora, capito?" mi dice continuando a piangere, accarezzandomi i capelli.
"Ok, come vuoi tu, ma non piangere. Ce la faremo mamma!" sussurro asciugandole le lacrime e lasciandole un bacio sui capelli. L'abbraccio ancora con forza, per farle capire che io ci sono, e che l'aiuterò.
Salgo in camera mia e mi butto a peso morto sul letto. Perché deve essere tutto così complicato? Sono ormai stanca di vedere mia madre piangere e disperarsi perché non ha abbastanza soldi, mi distrugge. Tra l'altro oggi al negozio è stata proprio una giornata pesante, sembra che sia presa a tutti la voglia di musica. Non è facile, per niente.
Con questi pensieri finisco per addormentarmi.

Ad interrompere il mio riposo ci pensa mia sorella, che balzando sul mio letto mi avvisa che la cena è pronta. Scendo le scale andando in cucina, dove vedo la tavola apparecchiata, con mia sorella intenta a mangiarsi il suo piatto di pasta, e mia madre a capo tavola. Mi siedo al mio posto, proprio di fronte a Valerie, versandomi un po' d'acqua nel bicchiere.
"Allora Valerie, come è andata oggi all'asilo?" chiede interessata mia madre, aggiungendo un po' di sugo nel mio piatto.
"Bene, la maestra mi ha detto che sono stata una delle più brave nel disegnare la casa!" afferma Val, davvero fiera di sé.
"Ma davvero?! Sei proprio bravissima!" la elogia mia madre.
"Si, e ho anche trovato un nuovo principe azzurro oggi!" continua mia sorella.
"Ah si, e chi sarebbe, sentiamo!" chiede sorpresa mia madre guardandomi.
"È lo zio di Nick! È bello." dice quella peste, con occhi sognanti.
"Ah, e lo avete conosciuto oggi?" mi domanda mia madre.
"Si, oggi c'era lui a prendere Nick." informo mia madre.
"Secondo me anche a Dalia piace, ho visto come lo guardava!" sogghigna Valerie.
"Cosa dici Valerie?! Non è vero!" fulmino con lo sguardo mia sorella.
"Beh, immagino che sia un bel ragazzo se ha colpito così tanto Dalia, guarda com'è diventata rossa!" mi indica mamma sorridendo maliziosa.
"Mamma, smettila! Si, è un bel ragazzo, ma non mi piace, e poi figurati se quello lì guarda quelle come me!" rispondo fingendomi indifferente.
"Bene, mi sa che ora la nostra Dalia verrà molto più volentieri a prenderti all'asilo, tesoro!" sussurra mia madre a Valerie, come se non mi avesse minimamente ascoltato.
"Siete impossibili!" sbuffo innervosita. Le due continuano a ridere, battendosi il cinque.
Finito di mangiare ci siamo sdraiate sul divano, scherzando tra noi, finendo per addormentarci come sassi tutte e tre, abbracciate.
 
 
IL GIORNO DOPO.
Questa mattina ho accompagnato Valerie all'asilo, o non è stata una missione molto facile, dato che non voleva proprio svegliarsi, e stavo seriamente pensando di utilizzare un secchio d'acqua fredda. Mamma era stata chiamata al lavoro dalla signora Dawson, in quanto quest'ultima aveva avuto la splendida idea di organizzare un 'tea party' nel pomeriggio, con tutte le sue dolci e simpaticissime amiche. Avevo conosciuto la signora Dawson solo una volta, e mi era bastato per capire che tipo era: una signora indubbiamente ricca, snob, e nullafacente, a cui mia madre era costretta, per contratto, a pulirle casa. La paga era piuttosto misera, bastava a malapena per pagare affitto e qualche cosa da mangiare.
Mamma mi ha inviato un messaggio dicendomi che quel pomeriggio sarei dovuta andare a prendere mia sorella, perché sembra che le signore invitate al tea party della Dawson hanno davvero tanto da dirsi, trattenendo così mia madre in quella casa. Controllando l'orologio noto che sono le 15.30 e che manca mezzora alla fine del mio turno di lavoro. Spero solo di arrivare in tempo all'asilo.

POV. HARRY
Ho chiesto a mia sorella se anche per quel giorno sarei potuto andare a prendere Nick, perché... perché voglio passare un po' di tempo con mio nipote, in fondo è un bambino dolce e divertente, e poi gli avevo promesso che avremmo fatto l'aeroplano insieme, che consisteva nel caricarlo sulle mie spalle e scorazzarlo a destra e a manca.
Arrivo all'asilo che sono le 15.55 e mi posiziono sotto una grande quercia all'interno del giardino, appoggiandomi al tronco. Mi guardo un po' intorno, curioso di trovare una chioma castana appartenente a Dalia. Purtroppo non c'è ancora, o forse oggi non sarà lei a prendere Valerie.
Quando sento suonare la campana nell'edificio, sposto lo sguardo verso l'entrata per riuscire a trovare Nick. Lo vedo guardarsi intorno, e appena posa lo sguardo su di me mi corre incontro, saltandomi in braccio appena mi raggiunge.
"Ciao peste! Come é andata oggi a scuola?" gli sorrido, lasciandogli un bacio sulla guancia.
"Bene!" esclama mio nipote.
Lo rimetto a terra e rialzandomi noto la piccola Valerie sedersi da sola sull'altalena dell'asilo, e decido quindi di avvicinarmi a lei, prendendo per mano Nick.
"Ehi piccola, perché sei qui tutta sola?" chiedo alla bambina, piegandomi sulle ginocchia davanti a lei.
"Non lo so, non c'è nessuno qui oggi, si sono dimenticati di me." mormora sconsolata Valerie.
"Sono sicuro che non è così principessa. Chi doveva venire a prenderti?" chiedo asciugandole alcune lacrime.
"Mia sorella..." mi risponde stropicciandosi un occhio.
"Aspetteremo insieme, che ne dici? Sono sicuro che sarà qui a momenti!" le sorrido.
La bambina si limita ad annuire, asciugandosi una lacrima.
Dopo quasi 10 minuti di attesa, vedo entrare dal cancello della scuola una ragazza, che corre a perdifiato verso di noi, e capisco subito essere Dalia. Ha i capelli che le ricadono sulle spalle disordinati dovuti alla corsa, ma rimane comunque una bellissima ragazza.
"Dalia!" urla Valerie scendendo dall'altalena e correndo verso di lei.
"Piccola, scusa, scusa, scusa!" esclama la sorella maggiore abbassandosi per accogliere tra le braccia la minore.
"Ti eri dimenticata di me?" chiede Valerie, staccandosi dall'abbraccio.
"Piccola, ma cosa dici?! Come potrei dimenticarmi di te?! Non lo pensare nemmeno!" Chiarisce subito Dalia, prendendo il viso della bambina tra le mani.
Dalia si alza e la vedo posare lo sguardo su di me.
"Harry e Nick hanno aspettato qui con me!" interviene subito Valerie.
"Val, giochiamo sullo scivolo?" chiede mio nipote alla bambina, che annuendo inizia a correre verso lo scivolo insieme a Nick, lasciandomi solo con Dalia.
"La ringrazio, davvero." mi ringrazia lei, abbassando lo sguardo.
"Dammi del tu, ti prego! E stai tranquilla, mi ha fatto piacere aspettare qui con Valerie." la tranquillizzo avvicinandomi.
"Non so come sdebitarmi, se c'è qualcosa che posso fare, sarò felice di farla!" mi dice, alzando lo sguardo.
"Beh, un modo per sdebitarsi ci sarebbe.. Vuoi venire a cena con me?" sputo fuori queste parole con non so quale coraggio. Mi do del coglione da solo, insomma... è troppo presto, cosa potrebbe pensare di me?
"Ehm, non me l'aspettavo.." vedo confusione nel suo sguardo.
"Non sei obbligata! Voglio dire.. puoi anche dire di no." mi affretto a dire.
"No, mi farebbe piacere.." dice, arrossendo visibilmente.
"Davvero?" chiedo, quasi incredulo.
"Si, non c'è problema!" mi conferma sorridendo.
"Perfetto, allora.. se non hai impegni, domani sera alle 20 ci troviamo qui davanti al cancello dell'asilo, e andiamo a cena." propongo.
"Certo, va benissimo, a domani allora!" mi saluta cominciando ad allontanarsi.
"Ciao Dalia." la saluto con un cenno di mano.
"Ciao Harry." ricambia il mio saluto, sorridendomi.
"Valerie, andiamo!" richiama lei sua sorella.
La vedo arrivare al cancello dell'asilo, girarsi verso di me, sorridermi e proseguire dritto, con sua sorella per mano.
Sono.. felice, non vedo l'ora che sia domani sera!
Prendo Nick sulle spalle, proseguendo fino all'uscita.
"Zio, mettimi giù!" urla Nick, ridendo come un matto.
"Mi avevi implorato di fare l'aeroplano? Questo è un aeroplano pazzo!" esclamo iniziando a muovermi a destra e sinistra, con ancora Nick sulle spalle.
 
ELLIE'S CORNER.
Ciao belle! Ecco un nuovo capitolo.
Innanzitutto volevo augurarvi BUON ANNO, e spero vi divertirete stasera.
Comunque, tornando al capitolo. Harry ha già invitato a cena la bella Dalia, ma mai sentito parlare del colpo di fulmine? 
Credo proprio che Harry sia rimasto a dir poco fulminato!
Come vi immaginate questa Dalia? A quale personaggio famoso l'associereste?
Ditemi quello che pensate in una recensione, io vi saluto! 
Ciao belle! Ellie xx. 
PS: vi lascio con una dolcissima foto di Harry e Nick
.

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Capitolo 5
*** Quarto Capitolo ***


"'Cause all I know is we said hello
And your eyes look like coming home

All I know it’s a simple major, everything has changed."
Everything Has Changed, Taylor Swift ft. Ed Sheeran.

 

POV. DALIA 
Erano esattamente due ore che frugavo nel mio armadio nella speranza di trovare qualcosa di adatto per la cena con Harry, ma mi sembrava tutto banale. 
La mia camera era un disastro, la maggior parte dei miei vestiti si trovava tutta sul letto, ed erano quelli scartati. 
Controllai l’orario nel cellulare, erano circa le 19, e considerando che la doccia l’avevo già fatta, potevo ancora farcela.
Quando ero più piccola non ho avuto la possibilità di uscire molto, dovevo badare a mia sorella e aiutare mia madre, quindi non sapevo bene come ci si comportava  in queste situazioni. Nessun ragazzo mi aveva mai chiesto di uscire, quindi forse era normale che mi sentissi così nervosa.
Mi sedetti a terra, con la schiena appoggiata al mio letto, ormai stanca.
"Tesoro, la cena è in tav-" mia madre entrò in camera per avvertirmi che la cena era pronta, ma si bloccò non appena vide tutta quella confusione in camera.
"Dalia, cosa è successo?" chiese mamma notando tutta quella confusione.
"Sto cercando qualcosa da mettermi.." sbuffai sconsolata.
"Dove devi andare?" domandò entrando in camera.
"Harry mi ha invitato a cena fuori." dissi questo e involontariamente un sorriso si fece spazio sul mio viso.
"Harry? Quell’Harry?" chiese mia madre.
"Si lui." dissi sorridendo
"E che problema c’è? Ti aiuto io! Vado a chiamare i rinforzi." e quando usava la parola ”rinforzi”, sapevo parlasse di mia sorella.
Mia madre era la mia migliore amica, sin da piccola sono sempre stata molto legata a lei, e dopo la nascita di Valerie, ci siamo unite ancora di più. Lei sapeva tutto di me, e molte volte non c'era nemmeno bisogno che parlassi, perché lei era già lì, in mio soccorso. Come molti adolescenti possono pensare, se nasce un fratellino, il figlio maggiore viene “accontonato”, e questo faceva paura anche a me. Ma avevo avuto la prova che quello non sarebbe stato il mio caso, mamma per me ci sarebbe stata sempre e comunque. Mi conosceva meglio di chiunque altro, quindi fui contenta di farmi aiutare.

Passò mezzora, e in quel lasso di tempo mia madre osservò tutti i vestiti che avevo scartato e non, arrivando ad una conclusione. Avrei indossato un grazioso vestito verde acqua, in un tessuto che ricordava il pizzo. Li abbinò a dei collant e stivaletti beige. Sopra il vestito mise una giacchetta di jeans, e aggiunse alcuni accessori per completare il tutto. 
Non ricordavo nemmeno di avere quel vestito, sarà stato un regalo di qualche zia, che sfortunatamente non ho mai avuto l’occasione d’indossare.
Quell’abbinamento piaceva tanto a Valerie, che applaudiva entusiasta, e piaceva tanto anche a me. Niente di troppo eccessivo, ma molto bello. 
"Mamma, mi piace tanto!" esclamai felice.
"Perfetto tesoro, cambiati. Noi ti aspettiamo di sotto!" mia mamma mi passò gli indumenti, prese Valerie per mano ed uscì dalla stanza.
Iniziai a cambiarmi, e una volta finito, mi guardai allo specchio. Il risultato mi piaceva molto, mamma aveva fatto centro, e non credo sarei mai stata capace a mettere insieme tutto ciò.
Uscii dalla mia stanza ed entrai nel bagno di casa mia. Mi fissai allo specchio, pensando a quello che potevo fare per quanto riguardava i capelli e il trucco. Decisi di lasciare i capelli naturali, ovvero leggermente ondulati ma comunque lisci. Decisi di applicare la matita marrone sia sopra che sotto, rimanendo comunque molto naturale, e di osare di più sulle labbra, indossando un rossetto di un rosa abbastanza acceso. Finito tutto, mi diedi un’ultima occhiata allo specchio, presi la borsa e andai in salotto, dove mamma e Valerie mi stavano aspettando.
Quando entrambe sentirono i miei passi per le scale distolsero immediatamente l’attenzione dal televisore, correndo verso di me.
"Dalia, sei bellissima!" esclamò entusiasta Val.
"Grazie piccola!" le risposi, scompigliandole i capelli.
"Avrei dovuto fare la stilista." affermò modesta mia madre.
A quell’affermazione ridacchiai, e presi le chiavi della macchina di mia madre pronta per uscire.
"Ma non viene lui a prenderti, come tutti i principi con le principesse?" chiese mia sorella innocente.
"Tesoro, non sa dove abitiamo, ci troveremo davanti alla tua scuola." la informai lasciandole un bacio sulla guancia.
"Divertiti Dalia, fai attenzione." si raccomandò mia madre prima che aprissi la porta.
Le stampai un bacio sulla guancia, e le dissi di non aspettarmi sveglia, non sapendo l’ora in cui sarei rincasata.

Inutile dire che ero nervosa, me lo si leggeva in faccia. Non so il motivo di questo mio nervosismo, forse perché era la mia prima uscita con quello che potevo definire.. un amico. In realtà ci conoscevamo poco, e forse questo mi rendeva ancora più nervosa.
Appena entrai nella via dove sorgeva l’asilo, lo vidi, appoggiato alla fiancata della sua Range Rover nera. Parcheggiai poco lontana da lui, spensi il motore e scesi dall’auto. Mi avvicinai e notai che era davvero mozzafiato, rimasi senza parole. Indossava dei jeans neri attillati, che mettevano in risalto le sue invidiabili gambe; una camicia nera e un lungo cappotto nero. Aveva tirato su i capelli con del gel, ed era davvero bello.

POV. HARRY
"Ciao." sentii una voce alle mie spalle salutarmi e mi girai. Era Dalia, in tutta la sua bellezza.
"Ciao" ricambiai il saluto osservandola dalla testa ai piedi. Quel vestito le stava veramente bene.
"Lascia pure la tua macchina, andremo con la mia." le sorrisi riprendendo a parlare e mi spostai verso la portiera sinistra, per aprirla e fare sedere Dalia.
Presi posto alla sua destra, accesi il motore e partii, e cercai subito di rompere il ghiaccio.
"Come stai?" chiesi spostando lo sguardo su di lei. Era tesa sul sedile, forse un po' nervosa.
"Bene, e tu?" domandò guardandomi.
"Benissimo!" risposi.
"Dove mi porti di bello?" chiese lei sorridendo.
"È un ristorante qui vicino che a me piace molto, e credo piacerà anche a te!" mi sorrise e poi distolse lo sguardo per guardare fuori dal finestrino.
Accesi la radio e le note di Complicated di Avril Lavigne riempirono la macchina.
"Conosci Avril Lavigne?" domandai non appena la sentii canticchiare le parole della canzone.
"Era il mio idolo quando avevo 12 anni, ma purtroppo non sono mai riuscita a vederla.. Tu la conosci?"
"In un certo senso.. mia sorella impazziva per lei, e metteva sempre la sua musica a tutto volume, quindi alcune canzoni saprei riconoscerle." risposi ridacchiando. Scambiammo ancora qualche parola durante il viaggio, sembrava a suo agio.
Quando parcheggiai davanti all'entrata del ristorante, spensi il motore, scesi dall'auto e andai ad aprire la portiera di Dalia, che mormorò un timido 'Grazie'.
Era un po' di tempo che non tornavo a
64th and Social, direi 2 anni, ma non era cambiato molto. Era un locale alla moda non troppo noioso, che aveva anche l'angolo per il DJ che veniva usato solo il sabato sera. Davanti alla porta d'ingresso si trovava la cassa e il bancone del bar, e sulla destra vi era un grande arco che divideva l'entrata dai tavoli per mangiare. Era uno di quei posti con la luce soffusa, i muri un po' scuri, e a me piaceva tanto.
Mi avvicinai al cameriere che si trovava alla cassa, e chiesi il tavolo che avevo prenotato per due a nome Styles. Avevo fatto davvero bene a prenotare, perché il ristorante era pieno.
Dopo aver controllato sulla sua cartellina venimmo portati al tavolo e aiutai Dalia a sedersi. Il tavolo era un po' nascosto, rispetto agli altri, e in mezzo vi era una candela, che creava un'atmosfera romantica.
"Carino qui!" commentò sorridendo Dalia, una volta che mi fui seduto di fronte a lei.
"Speravo ti piacesse, in effetti erano due anni che non venivo qui, ma non è cambiato molto." osservai guardandomi intorno.
Infatti, in quei due anni erano cambiati alcuni camerieri e il colore delle pareti. Quando ci venivo qualche tempo fa le pareti erano colorate di giallo scuro, mentre ora erano di un caldo marrone che riscaldava l'ambiente, senza renderlo spento e smorto.
Arrivò il cameriere con i menù, e dopo 5 minuti eravamo pronti per ordinare.
"Allora, raccontami un po' di te." iniziai la conversazione, mettendo la mia mano sotto il mento.
Lei bevve dal suo bicchiere di vino rosso, azione che trovai molto attraente, e poi mi rispose.
"Non c'è molto da dire. Ho 18 anni, sono nata a Londra, e nella vita lavoro.." rispose con un mezzo sorriso.
"Che lavoro fai?" chiesi interessato.
"Lavoro da HMV, hai presente quel negozio di CD che c'è a Camden Town? Ecco, io lavoro lì."
"Tu invece? Cosa fai ora che non sei più nella band?" mi chiese riprendendo il discorso.
"Mi sono trasferito a Londra da pochi giorni, prima vivevo nel mio paese natale, ma ho deciso di cambiare aria. Vivo le giornate. Sai, non sono stati giorni facili, dovevo staccare. Ora non so bene cosa fare.. Conoscevi la band? Eri una nostra fan?" chiesi curioso.
"Sarò onesta, ma no. Ero più un'adolescente che ascoltava i Beatles, Rolling Stones... Ti sembrerà strano, ma avevo un debole per John Lennon, per me era il migliore, e lo è ancora!" confessò.
"Gusti strani per un'adolescente di allora!" dissi.
"Mio padre mi aveva messo in testa quella musica, sin da quando ero piccola..." dicendo questo s'incupì, come se un ricordo la facesse stare male.
"Tutto ok?" chiesi preoccupato.
"Si scusa... brutti ricordi." disse, fingendo un sorriso.
"Anche a me piacciono molto i Rolling Stones, in camera mia ho appesa la foto che ho con Mick Jagger, è un idolo!" dissi cercando di distrarla, versando nel mio e nel suo bicchiere un po' di vino.
"Tu hai una foto con Mick Jagger? Ora ti odio!" mi disse ridendo.
"Invidiosa?" chiesi divertito.
"No, per niente!" mi disse fingendosi offesa, incrociando le braccia.
Risi a quella reazione, era davvero buffa.
Arrivò il cameriere con le nostre ordinazioni e cominciammo a mangiare.
"Non hai voluto frequentare l'università? Di solito tutti i ragazzi vanno lì, a meno che non siano delle cause perse a scuola." chiesi portandomi alla bocca il primo boccone.
"Io non ero una causa persa a scuola, e mi sarebbe piaciuto fare l'università! Avrei fatto giurisprudenza, ma purtroppo non ho potuto farla, non è stata una mia decisione..." mi rispose.
"Cosa intendi?" chiesi confuso.
"Devo badare a mia sorella, prima di tutto. Mia madre fa degli orari assurdi al lavoro, e sono costretta ad accudirla."
"Tuo padre?" chiesi timoroso della sua reazione, perché avevo intuito che qualcosa non andava.
"Non è presente nella nostra vita" disse Dalia con una freddezza che mi spiazzò.
"Mi dispiace.." dissi accarezzandole la mano da sopra al tavolo. A quel mio gesto sembrò irrigidirsi, alzò lo sguardo e mi sorrise, ma subito tolse la mano.
"Ho dovuto rinunciare all'università e non solo, non ce lo potevamo permettere." rispose, e potei notare un velo di tristezza nel suo tono.
"Beh, ti ammiro. Non so bene la tua storia, ma ammiro sia te che tua madre. Crescere due figlie senza un marito è difficile, ma lei ha fatto un ottimo lavoro, sia per te che per Valerie." affermai sicuro. La vidi sorridere a questa mia affermazione.
Ha un bellissimo sorriso, forse l'ho già detto, ma diamine è vero!
"Cosa ti piace in un ragazzo?" domandai cambiando discorso. La vidi pensare prima di rispondere a questa domanda, forse l'avevo colta alla sprovvista.
"Una qualunque ragazza ti direbbe gli occhi, sorriso, eccetera. Io guardo molto le spalle e le mani in un ragazzo." rispose guardandomi.
"Non ho mai sentito le spalle!" osservai ridacchiando.
"Credo che siano importanti.. delle spalle larghe, che ti danno protezione. Tu cosa guardi in una ragazza, sentiamo!" chiese curiosa.
"Il sorriso, per me è molto importante. Certo, se ha anche un bel fisico non mi dispiace, sono un maschio in fondo. Ma il sorriso è la prima cosa." risposi.
La serata proseguì così, ci facevamo domande su di noi, per conoscersi. Scoprì che suonava la chitarra, che preferiva il mare alla montagna, e che le sarebbe piaciuto vivere in Italia, proprio perché lì c'è il mare più bello del mondo, a parer suo.
A fine cena, chiesi il conto, pagai e uscii fuori dal ristorante, con Dalia al mio fianco.
"Harry, grazie per la cena, mi sono davvero divertita!" disse guardandomi negli occhi una volta usciti dal locale.
"Di niente, mi sono divertito molto anche io, grazie a te!" risposi.
"Usciresti ancora con me?" quella domanda mi spiazzò, letteralmente.
Non mi aspettavo questa domanda da lei, mi sembrava una ragazza molto timida, ma non potei fare a meno di sorridere.
"Probabilmente si.. molto probabilmente!" confermai sorridendo. Un grande sorriso sfociò sul suo viso, contenta di quello che avevo detto, e potei giurare di averla vista arrossire.
"A questo proposito, che ne dici se mi dai il tuo numero?" le chiesi, estraendo il mio cellulare.
Annuì sorridendo, e tirò fuori il suo cellulare, lo sbloccò e me lo porse. Feci lo stesso con il mio, e iniziai a digitare il mio numero sul suo cellulare. Terminato ciò, salvai il numero, e le riconsegnai il telefono, e lei fece lo stesso.
Le presi la mano accompagnandola alla macchina, aprendole la portiera. La sua mano era piccola in confronto alla mia, ma era davvero morbida, e strinse la mia con una presa salda.
Il viaggio di ritorno fu piuttosto silenzioso, a parte per il lieve rumore della radio. Arrivati davanti all'asilo, mi fermai vicino alla sua macchina.
"Allora.. grazie ancora Harry!" mi ringraziò, guardandomi.
"Grazie a te, Dalia!" detto questo mi avvicinai lentamente per lasciarle un bacio sulla guancia, e quando vidi che non si opponeva appoggiai le mie labbra sulla sua guancia.
"Buonanotte Harry." disse aprendo la portiera e scendendo dalla macchina.
"Buonanotte." mi sorrise e si avvicinò alla sua auto. Salì, accese il motore e sparì dalla mia visuale.
Ero felice, era stata una piacevole serata, lei era simpatica, dolce, bellissima... era tanto tempo che non mi sentivo così... sereno.
Volevo rivedere Dalia, mi piaceva.


POV DALIA.
Quando arrivai a casa, parcheggiai la macchina, ma aspettai un po' di secondi prima di scendere. Era stato il mio primo appuntamento, ed era stato meraviglioso. Mi guardai nello specchietto della macchina, e potei notare che stavo sorridendo, quasi involontariamente. Ero davvero felice, come non lo ero da tempo.
Scesi dalla macchina, e attraversai quel breve tratto di strada che mi separava dalla porta d'ingresso. Girai le chiavi nella toppa, e cercando di fare meno rumore possibile, entrai in casa. Appoggiai delicatamente le chiavi sulla sinistra dove si trovava un piccolo mobile, e mi levai le scarpe. Non accesi la luce, quella dei lampioni che filtrava dalla finestra era abbastanza. Qualcuno però mi anticipò, la luce si accese, e vidi mia madre affianco all'arco che divideva l'entrata di casa al salotto.
"Mamma!" sussultai dalla paura, portandomi una mano al petto.
"Non volevo spaventarti!" si avvicinò a me, sussurrando.
"Cosa ci fai ancora sveglia, mi sembrava di averti detto di non aspettarmi!" la rimproverai.
"Ringrazia che abbia messo a letto tua sorella, non ne voleva saperne di addormentarsi! Ora però vieni, mi devi raccontare un po' di cose!" mi prese per il braccio e mi trascinò fino al salotto, sul divano.
Mamma si mise di fronte a me, con una mano sotto il mento, pronta ad ascoltarmi. Non potei fare a meno di ridere, sembrava davvero una quindicenne pettegola!
"È stata una bella serata, Harry mi ha portato a mangiare in un ristorante davvero carino! È un ragazzo gentile, educato, e stasera era dannatamente bello! Mi ha chiesto il numero, e quando mi ha riaccompagnato davanti all'asilo, mi ha dato un bacio sulla guancia." raccontai.
"Sono davvero felice, tes-" mia mamma s'interruppe quando sentì il mio cellulare squillare, segno che era arrivato un messaggio. Mi misi subito a frugare nella borsa, e appena trovai il cellulare lo sbloccai. Il nome 'Harry' illuminava il display del mio telefono, così aprii il messaggio.

"Hey, sono Harry, da quando tempo! Volevo augurarti ancora una volta buonanotte, e spero di rivederti. xx"

Mia mamma era totalmente appoggiata su di me per leggere il messaggio.
"Mamma, da quando in qua si sbirciano i miei messaggi?!" chiesi divertita.
"Dalia, quel ragazzo è davvero dolce, e guardati sei rossa come un peperone!" constatò, prendendomi in giro.
"Mamma smettila!" risi, spostandomi leggermente per poter rispondere al messaggio in santa pace.

"Buonanotte Harry, spero di rivederti presto anche io. xx"

"Sai tesoro, in teoria domani potrei andare io a prendere Valerie all'asilo, ma qualcosa mi dice che ci voglia andare tu, non è così?" chiese mia mamma maliziosa.
"Si, nessun problema."
le sorrisi.
"Ora vado, domani io lavoro e anche tu, quindi tutti a letto!" dissi sarcastica.
"Dalia." mi fermò mia madre quando stavo per salire le scale.
"Non fare cavolate, so che sei una ragazza intelligente, ma essendo tua madre mi preoccupo." scesi l'unico gradino che avevo fatto e corsi verso mia madre che si trovava ancora sul divano.
"Tranquilla, mamma. Fidati di me." le dissi abbracciandola.
"Io mi fido tesoro, ma fai attenzione. Non voglio che tu soffra." si raccomandò, accarezzandomi i capelli. Le lasciai un dolce bacio sulla guancia e ci scambiammo la buonanotte.
Salii le scale e andai in bagno per sistemarmi per la notte. Mi guardai allo specchio, e vidi che ancora quel sorriso non voleva saperne di lasciare il mio viso. Mi misi il mio pigiama, e mi buttai sul letto a peso morto, spensi la luce e mi abbandonai tra le braccia di Morfeo.

 
ELLIE'S CORNER.
Ciao belle! Allora, premetto che questo capitolo non è proprio il massimo, me ne rendo conto,
ma sono stata ammalata, in realtà lo sono ancora, quindi perdonatemi se fa un po' schifo.
Rimedierò.
Parlando del capitolo, i due sono usciti a cena, e sembra essere andata piuttosto bene!
Avevo promesso ad una mia lettrice che avrei pubblicato una foto su come io mi immagino Dalia.
Io me la immagino come la bellissima Troian Bellissario, l'attrice che interpreta Spencer in Pretty Little Liars.
Ditemi quello che pensate in una recensione! 
Big Love, Ellie xx
P.S. questo capitolo è scritto al tempo passato, a differenza degli altri che erano al presente. Ho voluto cambiare perchè in mia opinione risultava più semplice sia da scrivere che da leggere.

Dalia.



Harry per la cena con Dalia (senza cappellino).

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Capitolo 6
*** Quinto Capitolo ***


"Grants me with a second chance,
I've never thought I’d see your face again.
Learning life through trial and error,
Just trying to make it right."
Justin Bieber, Recovery.
POV. HARRY
Erano passati due giorni da quando io e Dalia eravamo usciti a cena fuori, e l'avevo vista solo una volta, ovvero ieri. E oggi l'avrei rivista ancora, sarebbe andata lei a prendere Valerie. Magari avrei potuto chiederle se le andava di fare un giro al parco, cosicché Nick e Valerie avrebbero potuto giocare insieme e io e lei potevamo parlare e le avrei potuto offrire un milkshake, per esempio.
Ci continuavamo a sentire via messaggio, ed ero sempre più sicuro sul fatto che fosse una ragazza simpatica e anche molto dolce. Ieri notte abbiamo parlato fino alle due, poi era stata costretta a salutarmi perché era troppo stanca, ma sono sicuro che saremmo potuti andare avanti per ore!
Scoprii che di cognome faceva Baker, e che era nata in dicembre, ora non ricordo bene il giorno, forse il 10. Scoprii che il nome suo e di sua sorella appartenevano rispettivamente alla nonna paterna e materna. Inoltre, seppi che la madre si chiamava Leah. Non volli chiedere del padre, non volevo farla stare male, ma fu direttamente lei a dirmi il nome, ovvero Mat.
Quel mattino Gemma mi invitò a casa sua, per passare un po' di tempo insieme. Siamo sempre stati molto legati e sono davvero contento che questa unione sia rimasta anche dopo che lei si è creata una famiglia.
Casa sua si trovava non lontano dalla mia, nello stesso quartiere, e constatai che era raggiungibile a piedi, ma per quel giorno, fu Gemma a venirmi a prendere in macchina per mostrarmi la strada.
Entrai in casa e subito notai come fosse stranamente in ordine. Stranamente, perché mia sorella era la regina delle persone disordinate, era senza speranze. Magari era Mike, suo marito, a tenerla così in ordine, supposi.
"Haz, io preparo del tea, tu accomodati pure.." mi sorrise mia sorella sparendo in cucina.
Dall'entrata mi spostai al salotto, che era abbastanza grande, con un divano ad angolo al centro, di un grigio topo. Davanti ad esso si trovava un piccolo tavolino di vetro, e di fronte un grande televisore al plasma che decisi di accendere per ingannare il tempo. Feci zapping con il telecomando, notando che a quell'ora del mattino non c'era veramente nulla di interessante. Mi fermai su un canale che stava trasmettendo le ultime notizie, e cercai di prestare attenzione.
Mia sorella entrò in cucina con un vassoio in mano, contenente due tazze fumanti di tea, e i dolcetti che era solita fare mamma quando tornavamo a casa da scuola, per merenda.
"Hey, questi li conosco!" esclamai sorpreso, indicando i dolcetti.
"È la prima volta che li faccio in realtà. Non sai quanto ho dovuto pregare mamma affinché mi desse la ricetta! Assaggiali, io non l'ho ancora fatto." propose, e annuii.
Assaggiai quei dolci alla crema, meravigliandomi. Erano davvero buoni! Certo, non eravamo come quelli di mamma, ma se si pensava che li aveva cucinati mia sorella, erano buoni. Mi complimentai con Gemma, e le suggerii di lasciarne qualcuno per Nick e Mike, quando sarebbero tornati a casa.

"E ora passiamo a notizie un po' più leggere, si fa per dire. L'ormai l'ex superstar dei One Direction, Louis Tomlinson, è stato sorpreso ubriaco e, a detta di alcuni, sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, in un famoso locale di Londra."

Spostai immediamente lo sguardo sul televisore. Vedevo Louis mentre usciva da un locale, con addosso un sacco di flash. Paparazzi del cazzo, ti stanno addosso quando stai male, solo per buttarti addosso merda. Lui era anche senza guardia del corpo, giustamente pensava di non averne più bisogno. Vidi il mio amico spingere chiunque gli si parasse davanti, con una rabbia che poche volte gli avevo visto in corpo.
Riuscii a vedere i suoi occhi, erano spenti, non scorgevo più quel bel colore. Spenti, e rossi.

"..Il 24 enne inglese si è poi messo alla guida del suo Porsche Cayenne nero, mentre i suoi amici gli suggerivano di non farlo. L'ex superstar, così come vediamo dalle immagini di alcuni paparazzi, non era di certo nelle condizioni di guidare, e ha poi causato un incidente, finendo di ospedale con qualche frattura, ma nulla di serio. Louis dovrà rispondere di guida in stato di ebrezza e uso di sostanze stupefacenti. Bene, per oggi è tutto, vi sal-"

Il televisore si spense, probabilmente fu Gemma a spegnerlo. Io non connettevo più, i miei arti sembravano come pietrificati, il mio viso era bagnato da lacrime che continuavano a scendere ininterrottamente sulle mie guance, arrivando a bagnarmi il collo.
Sentii mia sorella buttarmi le braccia al collo, ma non mossi un muscolo.
Era colpa mia, tutta colpa mia. Louis stava male, ed ero l'unico responsabile.
"Haz.. non piangere. Che ne dici se lo andiamo a trovare in ospedale?" mi disse mia sorella accarezzandomi i capelli, nel tentativo di calmarmi.
"Gemma, sei impazzita? Mi uccide se mi avvicino a lui.." la guardai ad occhi sbarrati.
"Vengo con te." provò.
"Gemma, tu vorresti vedere quella persona che ha fatto la stessa cosa che ho fatto io?" dissi questo, e una morsa mi attanagliò lo stomaco.
"Harry ragiona! Louis ha bisogno d'aiuto! Questo aiuto lo sta cercando nell'alcol e nella droga, ma non lo troverà mai! Ha bisogno che qualcuno lo faccia ragionare, e tu lo conosci così bene, Harry... provaci. Ricominciate!" mi spronò.
"Gemma, è una pazzia. Non può essere curato dalla stessa persona che lo ha distrutto. " mormorai.
"Io sarò accanto a te." le sorrisi e la strinsi di più al mio petto. Certe volte non saprei proprio come avrei fatto senza di lei, la mia gioia.
Era la cosa giusta andare da Louis? No, non lo era, era la cosa più sbagliata del mondo. Mi ero lasciato convincere da Gemma, ma sapevo che era uno dei tanti errori che avrei commesso.
"Oggi pomeriggio andremo a trovarlo, chiamo Dalia per chiederle se può prendere Nick." a sentire il nome della ragazza, sobbalzai.
"No! La chiamo io." esclamai sorridendo.
Gemma sapeva che io e Dalia eravamo usciti, glielo avevo accennato due giorni fa, e sembrava felice per me. Stimava molto quella ragazza, probabilmente conosceva aspetti di lei che dovevo ancora conoscere, ma ero convinto che li avrei scoperti tutti. Composi il suo numero e aspettai che rispondesse.

POV DALIA.
Possibile che Valerie sia così disordinata quando gioca? Avevo trovato suoi giocattoli ovunque, persino nel lavandino del bagno. Mamma aveva accompagnato Valerie a scuola, e mi aveva gentilmente chiesto di riordinare casa, dato che lei non ci sarebbe stata per tutta la giornata.
Questo voleva dire prendere Valerie dall'asilo, cucinare per lei, lavarla e metterla a letto. Ecco, questo era il mio "giorno libero dal lavoro."
Le canzoni dei Beatles mi accompagnavano nella missione di riordinare casa, quando avvertii il cellulare vibrare nella mia tasca. Lo afferrai e quasi non svenni quando lessi il nome che appariva sul display. Harry mi stava chiamando. Corsi giù per le scale più veloce che potevo, e quasi non mi ruppi una gamba, per arrivare in salotto e spegnere la radio.
"Pronto!" risposi alla chiamata, forse con troppo entusiasmo.
"Ciao Dalia." dall'altro lato del telefono non sentii lo stesso entusiasmo che mi aspettavo, infatti la voce di Harry era spenta e più bassa del solito.
"Harry, tutto bene?" chiesi preoccupata.
"Non proprio... volevo chiederti un favore." rispose.
"Dimmi pure." esclamai.
"Oggi potresti prendere anche Nick all'asilo? Né io né Gemma possiamo oggi.." mormorò.
Ero dispiaciuta in realtà, pensavo volesse chiedermi qualcos'altro, e mi dispiaceva non rivederlo quel giorno.
"Certo ma... è successo qualcosa di grave?" domandai non capendo.
"No, tranquilla. Ti spiegherò, magari davanti ad una fumante tazza di cioccolata, che dici?" il suo tono sembrò risollevato.
Questo mi rallegrava, in qualche modo voleva rendermi partecipe di quello che gli succedeva.
"Perché no!" risposi sorridendo.
"Passerò a prendere Nick verso le 18, inviami il tuo indirizzo di casa via sms!" mi disse.
"Ok, lo farò." confermai.
"Ora devo scappare, e grazie ancora Dalia!" mi ringraziò.
"Figurati, ciao Harry!" salutai. Chiuse la chiamata, e mi affrettai ad inviare l'indirizzo di casa.
Però rimanevo un po' confusa. Cosa stava succedendo? Stava male qualcuno? Sperai vivamente di no.
Rimisi il telefono nella tasca, riaccesi la radio e continuai a sistemare casa.

POV. HARRY
Passai tutta la mattinata in casa di mia sorella dormendo, cercando di distrarmi da tutti i pensieri che affollavano la mia mente.
Erano le 16 quando mia sorella mi disse che era il momento di avviarsi all'ospedale, perché l'orario delle visite sarebbe iniziato a momenti. Andai in bagno per darmi una rinfrescata al viso, cercando di togliere quell'espressione stanca a distrutta che mi caratterizzava in quel momento, senza grandi risultati.
Io e Gemma scendemmo insieme le scale del suo condominio per dirigerci alla macchina, dove lei prese il posto del guidatore. Accese il motore e imboccò la strada che portava direttamente all'ospedale. Avevo paura, rabbia, vergogna, tanti sentimenti che tutti assieme contribuivano a rendermi pazzo e confuso. Il viaggio durò circa 25 minuti, e al termine di questo, scendemmo dalla macchina e mia sorella mi avvolse un braccio intorno al fianco, e posizionai il mio sulle sue spalle.
Salimmo alcuni piani con l'ascensore e arrivammo al reparto in cui si sarebbe dovuto trovare Louis. Mia sorella chiese all'infermiera la sua stanza, e ci disse che si trovava in fondo il corridoio a sinistra. Il mio cuore batteva all'impazzata quando fui davanti a quella porta. Gemma mi incitò a bussare, ma i miei muscoli non volevano muoversi, come se fossero paralizzati.
Passarono 5 minuti, durante i quali fissai la grande porta blu dell'ospedale, e poi mi decisi a bussare.
"Avanti" fu udibile da dentro. Era una voce spenta, stanca, non potevo credere che era la voce di Louis.
Erano due anni che non lo vedevo, ma non potevo credere che fosse cambiata così tanto. Presi un grosso respiro ed entrai nella camera d'ospedale. Era sdraiato sul suo letto, con il portatile appoggiato alle sue gambe, probabilmente collegato a qualche gioco online. Una benda gli circondava la testa, una barba un po' incolta si trovava sul suo viso, rovinato qua e là da graffi e lividi. Più che un incidente sembrava essere stato picchiato, pensai.
Sollevò lo sguardo su di me e un'espressione dura e arrabbiata sostituì quella rilassata di pochi secondi prima.
"Cosa cazzo ci fai qui?!" esclamò con un tono così duro che fu in grado di gelarmi il sangue.
Mi obbligai di rimanere calmo.
"I-Io.. sono venuto a vedere come stavi." esclamai balbettando un po'.
Una risata ironica scappò dalla bocca di Louis.
"Pensavo di essere stato chiaro alcuni anni fa: io non ti voglio più intorno, Harry Styles!" mi ringhiò contro con una cattiveria inaudita.
"Ma-"
"Ma niente! Tu mi hai distrutto la vita, mi hai reso quello che sono adesso, e sono una persona che non sarei mai voluto diventare! Hai distrutto i nostri sogni, anche quelli di Niall, Liam e Zayn!" queste parole mi entrarono dentro come delle lame, e qualcosa mi disse che se Louis non fosse stato attaccato alle flebo, si sarebbe sicuramente alzato a menarmi.
Le lacrime ripresero a scendere lungo le mie guance, e riprese a parlare.
"E ora hai il coraggio di presentarti qui, per chiedermi come sto! Guarda, guarda come sto! Sono su un letto di ospedale, ed è colpa tua! Cosa vuoi, chiedermi scusa?! Sappi che non accetterò mai le tue scuse!" disse alzando ancora di più la sua voce, iniziando ad urlare.
Un'infermiera entrò, ovviamente sorpresa di sentire quelle urla.
"Senta, esca da questa stanza, credo proprio stia infastidendo il paziente." la giovane infermiera mi guardò per poi afferarmi un braccio.
Scostai malamente la sua mano dal mio braccio e uscii da quella camera, e stavo malissimo, faticavo a respirare. Non aspettai nemmeno mia sorella, corsi fuori da quelle mura, fuori da quell'ospedale sentendomi male, come non lo ero mai stato. Sentii Gemma corrermi dietro e chiamare il mio nome, ma non mi volevo fermare. Arrivai alla macchina, e mi ci appoggiai, affondando le mani nel viso, continuando a piangere. Mia sorella arrivò e mi strinse forte nelle sue braccia, e scoppiai.
"L'ho distrutto, Gemma... come potevi pensare che avrebbe funzionato?! Mi odia!" urlai contro il suo collo.
Mi caricò in macchina, appoggiandomi ai sedili posteriori della sua macchina, dove mi sdraiai. Mi riportò a casa mia, mi fece distendere sul mio letto matrimoniale, mi preparò del tea per tranquillizzarmi, e mi consigliò di dormire. Le lacrime non smettevano di scendere dai miei occhi, era come se un rubinetto al mio interno si fosse rotto, causando una grande perdita d'acqua.
Le parole di Louis continuavano a ripetersi nella mia testa, come un disco rotto. 

"Guarda, guarda come sto! Sono su un letto di ospedale, ed è colpa tua! Cosa vuoi, chiedermi scusa?! Sappi che non accetterò mai le tue scuse!" 

Avevo sbagliato tutto, anche andare all'ospedale era stato fottutamente sbagliato. Con un mal di testa allucinante, e ancora i sensi di colpa che mi mangiavano vivo, mi addormentai.

 
ELLIE'S CORNER
Ciao belle! Come è andato il rientro a scuola? Traumatico come il mio?
Ma veniamo al capitolo. Harry è andato all'ospedale da Louis, per sapere come sta, perchè nonostante tutto, lui gli vuole ancora bene.
Ma Louis non ha reagito per niente bene, e si è arrabbiato tantissimo.
Secondo voi cosa è successo tra i due? Vi dico che non è una cosa molto leggera. Fatemi sapere qualche cosa!
Ora vi saluto, devo scappare, byee <3 
Ellie, xx

P.S. vi lascio con questa gif di Harry, la trovo perfetta per il capitolo! 








 

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Capitolo 7
*** Sesto Capitolo ***


POV. HARRY 
Sentii qualcuno scutermi la spalla nel tentativo di svegliarmi, e aprendo gli occhi notai che era Gemma.
"Haz, Nick è a casa di Dalia, devi andarlo a prendere." mi disse Gemma.
"Gem, vai tu.." dissi, girandomi dall'altra parte, non convinto delle mie parole.
"Oh Haz, sappiamo entrambi che vuoi andare tu!" mi canzonò mia sorella.
Gemma mi convinse ad alzarmi, sistemarmi e andare da Dalia. Ero nervoso all'idea di rivederla, nervoso e contento allo stesso tempo. Quella ragazza mi piaceva, era dolce e anche molto bella, ma avevo paura di sbagliare con lei, sbagliare sin dall'inizio e di farla soffrire, perché io nella mia vita facevo soffrire tutti in un modo o nell'altro. Era la mia specialità, e Dalia non lo meritava.
Mi diressi al bagno per sestimarmi, e notai che i miei occhi erano completamente rossi, per colpa del pianto. In quel caso non c'era molto che potessi fare, se non sciacquarmi la faccia e sperare che potesse attenuare il rossore dei miei occhi.Mi sarei inventato un'allergia su due piedi per giustificare quel rossore, pensai.
Mi recai in salotto, dove Gemma stava guardando quelle tristi e noiose telenovele che mandavano nel tardo pomeriggio, con una ciotola di patatine sulle gambe, in tuta e con i capelli sfatti. Era davvero buffa, a stento trattenni una risata. Afferrai le chiavi di casa e della mia auto, promisi a Gemma che sarei tornato in una mezzoretta, e uscii di casa.
Dalia mi aveva inviato il suo indirizzo via messaggio, e sapendo che abitava nel mio stesso quartiere immaginai che non doveva essere così difficile trovare casa sua. Trovai la via dopo circa mezzora di ricerca, chiedendo anche aiuto ad alcuni passanti. Nel messaggio c'era scritto che abitava in una piccola palazzina di mattoni rossi, e in quella via ce ne erano due. Parcheggiai la macchina non molto lontano da quest'ultime, e mi diressi verso la prima palazzina. Spostai lo sguardo lungo i vari cognomi posizionati sui campenelli, nella speranza di trovare il suo, ma niente. Mi spostai quindi verso l'identica palazzina a fianco e facendo scorrere ancora lo sguardo, scorsi il suo nome, Dalia Baker, accompagnato anche da quello di un'altra donna. Sua madre, supposi. Suonai e attesi ansioso una risposta che non tardò molto ad arrivare.
"Chi è?" una voce metallica, ma dolce rispose.
"Ehm.. Dalia, sono Harry!" risposi incerto.
"Harry! Sali pure, ultimo piano!" mi disse, aprendomi il portone.
Diedi uno sguardo in alto lungo tutto l'edificio, sperando che contenesse un'ascensore. Fortunatamente le mie preghiere furono ascoltate, e sulla destra vi era infatti un piccolo ascensore. Schiacciai il tasto dell'ultimo piano, e una volta arrivato mi diressi verso la porta che vidi socchiusa.
"È permesso?" chiesi entrando.
"Harry, entra pure!" sentii la voce di Dalia proveniente dalla mia destra.
Entrai e girando il mio sguardo vidi il mio piccolo nipote corrermi in braccio come suo solito, allacciandomi le sue piccole braccia al collo.
"Campione! Come stai?" esclamai felice di vederlo.
"Bene. Io, Dalia e Valerie stiamo facendo l'albero di Natale!" mi indicò Nick.
Posai il bambino a terra, e guardai davanti a me. Vidi Dalia e Valerie davanti all'ancora incompleto albero di Natale, e solo il quel momento mi ricordai che la più grande festa dell'anno stava per arrivare, quella che da bambino aspettavo con così tanta ansia, che in quel momento mi ero dimenticato. Il fatto è che con il trasferimento, Louis e tutto il resto mi era proprio passato di mente.
"Wow, sta venendo davvero bene!" esclamai avvicinandomi.
"Ciao Dalia." la salutai per bene.
"Harry." salutò lei, sorridendo.
Non seppi se avvicinarmi per lasciarle un bacio sulla guancia, non sapevo se le avrebbe fatto piacere, quindi lasciai perdere.
"Come si è comportato Nick?" chiesi guardando Dalia.
"È stato bravissimo, come suo solito, ci ha aiutato a fare l'albero ed è di ottima compagnia!" sorrise Dalia.
"Harry, sai che oggi è il compleanno di Dalia?" sentii Valerie tirarmi la giacca richiedendo la mia attenzione.
Spostai lo sguardo dalla bambina a Dalia, stupito, e cercai di fare mente locale su che giorno fosse. Era il 10 dicembre.
"È il tuo compleanno?" le chiesi conferma. Lei si limitò ad annuire posizionando altre palline sui rami finti.
"Perchè non me l'hai detto?" le domandai.
Infatti quando eravamo andati a cena fuori lei non aveva minimamente accennato a questo fatto.
"Non la ritenevo una cosa importante.." ammise abbassando lo sguardo.
"Certo che è importante! Tanti auguri!" quella volta fui più sicuro e mi avvicinai per lasciarle un bacio sulla guancia.
La vidi arrossire violentemente, facendomi scappare un sorriso, e mormorò un lieve "Grazie."
Un rumore di tacchi distolse la mia attenzione, portandola verso le scale della casa. Una donna stava scendendo le scale, una donna che notai essere molto somigliante a Dalia. Quindi dedussi che fosse la madre.
"Tu sei... Harry, giusto?" mi domandò quando mi fu di fronte.
"Ehm.. si, sono io signora. Piacere di conoscerla." esclamai intimorito.
"Per carità, dammi del tu e non mi chiamare signora! Chiamami Denise." mi sorrise, porgendomi la mano che immediatamente strinsi.
Non mi sembrò per niente una persona severa, ed ero davvero sollevato. Subito, un'idea si fece spazio nella mia mente.
"Sign- volevo dire, Denise. Ho appena saputo che oggi è il compleanno di Dalia, e quindi vorrei poter festeggiare con lei, una cosa molto improvvisata, ma mi piacerebbe molto." spiegai alla madre.
"È molto gentile da parte tua, Harry. Io sono d'accordo.. Dalia?" chiese guardando la figlia.
"Ehm.. si, nessun problema." rispose un po' incerta.
"Harry, non ti preoccupare per Nick, per stasera può dormire qui, abbiamo alcuni suoi vestiti qui, non sarà un problema. Fate pure con calma! Avviserò Gemma." esclamò la donna.
"Grazie Denise!" la ringraziai riconoscente.
"Ok, io vado a sistemarmi.. ci metterò poco." esclamò Dalia, salendo le scale.

 
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POV. DALIA.
Oh santo cielo. Mia madre aveva appena conosciuto Harry e quel fatto mi rendeva non poco nervosa! Non sapevo il motivo, ma ero molto agitata. E poi Harry che mi ha invitato ad un... appuntamento per festeggiare il mio compleanno, ha dato il colpo di grazia. La mia mente era in una confusione pazzesca.
Decisi di non esagerare nel vestire, pensando che Harry non avesse grandi piani. Indossai un paio di jeans stretti, un maglietta bordeaux, e un gilet di lana grigio scuro, decorato con motivi bianchi, e le mie amate All Star alte, nere. Lascio i capelli naturali, non avendo altra scelta dato che non li potevo stirare o arricciare, e applicai inoltre un po' di mascara e un rossetto rosa.
Controllai l'orologio notando che avevo impiegato solo 5 minuti per prepararmi, e potei sentire la sigla del Guinness World Record in sottofondo. Afferrai la borsa, infilandoci il cellulare e il mascara e scesi le scale.
Spostando lo sguardo verso il salotto alla mia sinistra, assistetti ad una scena che mi fece letteralmente sciogliere: Harry aveva preso sulle spalle Valerie per farle posizionare la punta dorata, in cima all'albero.
"Ma che bello!" esclamai entrando nel salotto.
"Si, avete fatto un ottimo lavoro!" confermò Harry, riposizionando mia sorella a terra.
"Sei pronta?" mi chiese sorridendo.
"Pronta!" confermai, sorridendo a mia volta.
"Andiamo allora!" disse, e salutammo così i bambini e mia madre, avviandoci alla porta.
Arrivati di fronte alla sua macchina mi aprii la portiera e mi fece accomodare al posto del passeggero, sulla sua Range Rover nera.
"Ora posso dirlo, sei bellissima." disse guardandomi non appena si accomodò al posto del guidatore alla mia destra.
Inutile dire che il mio cuore iniziò a fare le capriole, e che il mio stomaco era popolato di elefanti impazziti.
"Grazie, anche tu stai bene." ricambiai il complimento.
Mi sorrise e accese il motore, immettendosi nella strada.
"Ti piace mangiare giapponese?" chiese spostando per un secondo gli occhi su di me.
"Lo adoro! È la mia cucina preferita!" confermai entusiasta.
"Perfetto, conosco un posto davvero bello, ai presente quei ristoranti giapponesi con il nastro trasportatore?" domandò.
"Si certo, è perfetto!" Il viaggio in macchina continuò, per niente imbarazzante come temevo.
Ci chiedemmo come erano andate le giornate, mi chiese del mio lavoro e di altro.
Dopo 10 minuti circa, Harry parcheggiò davanti ad un piccolo locale decorato con motivi orientali. Una volta entrati potei notare come il posto fosse davvero carino, con il nastro trasportatore al centro, e altri tavoli ai lati. Harry ci fece scortare ai nostri posti, e ci sedemmo su un paio di sgabelli, uno di fianco all'altro. Amavo questa sistemazione, molto di più che essere uno di fronte all'altro.
La cena era davvero deliziosa, io amavo il cibo giapponese, e il nastro trasportatore era davvero divertente. Io ed Harry non eravamo per niente imbarazzati. Era come se il leggero ghiaccio che si poteva sentire tra di noi alla prima uscita, si fosse sciolto rivelando così i nostri caratteri. Harry era un ragazzo gentile, educato e simpatico, ma anche molto bello. Amavo il suo sorriso, che creava delle fossette ai lati della bocca. Per alcuni aspetti assomigliava a Gemma, avevano lo stesso sorriso e le stesse fossette, ed anche il modo di fare era praticamente lo stesso.
"Tua madre è davvero simpatica! Inizialmente, da come ha sceso le scale, pensavo fosse una madre del tipo 'tocca mia figlia e sei morto', ma invece si è rivelata simpatica!" esclamò.
"Perché come ha sceso le scale?" risi.
"Lentamente, a testa alta, e con quello chignon sembrava una di quelle signore severe del Medioevo, ho avuto davvero paura!" ammise.
Non potei fare a meno di ridere, era davvero divertente pensare che Harry avesse avuto quella prima impressione di mia madre.
"Avete lo stesso sorriso." disse d'un tratto.
"Dicono che io e lei ci assomigliamo molto, se non fosse per l'età saremo sorelle!" aggiunsi, addocchiando del sashimi che si stava avvicinando.
"A parte gli occhi, lei li ha chiari." precisò Harry portandosi alla bocca un involtino.
"Quelli sono di mio padre, abbiamo gli stessi occhi." non volevo pensare a mio padre in quel momento, la serata stava andando così bene.
"Non vorrei sembrarti ficcanaso, ma cosa è successo oggi? Sembravi parecchio sconvolto." aggiunsi, cambiando discorso.
Lo vidi sospirare e abbassare lo sguardo, e capii che, forse, quella domanda era un po' inopportuna.
"Harry, se non vuoi dirme-" tentai di riparare. Volevo davvero sapere cosa lo rendeva così nervoso, ma non lo avrei di certo costretto. Sapevo che però non sarebbe stata una cosa da nulla.
 "No, tranquilla, è che.. non è stata una giornata facile. Per farla molto breve ho rivisto un amico che non vedevo da tanto, ma lui non era felice di vedermi.." disse, bevendo un sorso d'acqua.
"Harry, non voglio saperlo per forza, se non vuoi parlarne non è un problema!" lo rassicurai accarezzandogli la mano, appoggiata al piccolo piano d'appoggio.
"Sembrerà strano, ma.. ho paura che tu possa allontanarti da me se sapessi tutto." mormorò, ricambiando la stretta e accarenzandomi il dorso della mano con il pollice.
"Harry, io non so il tuo passato, ma ti assicuro che se un giorno vorrai parlarne con me io ci sarò per ascoltarti, senza giudicare, perché tutti commettono degli errori!" lo rassicurai. Pensavo davvero ciò che avevo detto, io lo avrei ascoltato e capito, non lo avrei lasciato andare.
"Sei.. fantastica." mi sorrise, facendo comparire quelle fossette.
"Grazie.." ringraziai afferrando un piattino contenente un altro tipo di involtino.
La serata andò avanti piacevolmente, non passavo un compleanno così divertente da anni. Risi di gusto, come non accadeva da tempo. Capitava che ogni tanto un involtino gli cadesse dalle bacchette, facendogli assumere un'espressione davvero divertente, tanto da farmi piangere dalle risate e farmi prendere alcune leggere gomitate sulle costole.

"Harry, devi smetterla di pagarmi la cena ogni volta che usciamo!" lo rimproverai una volta usciti dal locale.
"Primo, è il tuo compleanno, e secondo, non sono così scortese da lasciare pagare una ragazza ad un appuntamento!" mi spiegò, elencando i due punti del discorso con le dita.
"Grazie, era da tanto che non passavo un compleanno così.." non riuscii a trovare un aggettivo giusto per spiegare quella serata.
"Così?" mi spronò Harry.
"Così sereno, bello." conclusi, anche se quelle parole non resero l'idea.
"Sono contento che ti sia piaciuto." il suo volto si aprii in un enorme meraviglioso sorriso.
Il resto del viaggio verso casa fu silenzioso, ma non era un silenzio imbarazzante, e arrivati davanti casa mia, decise di sostare poco lontano l'entrata.
"Aspetta!" esclamò appena cercai di aprire la portiera.
Uscì dall'auto e corse dalla mia parte per aiutarmi a scendere.
"Harry, non c'è bisogno che mi apri la portiera ogni volta!" dissi ridacchiando.
"Si chiama essere gentili!" precisò, facendomi sorridere.
"Allora.. buonanotte e grazie per la serata." disse ancora.
"Grazie e te Harry!" replicai, stando tra lui e la portiera chiusa della macchina. Cominciò ad avvicinarsi, facendo aderire la mia schiena contro la sua auto. Non lo avevo mai avuto così vicino, e potei così notare i suoi occhi. Occhi verdi, stupendi, quel verde smeraldo che in quel momento mi ipnotizzò. Le labbra erano perfette, piene e rosa, labbra che in quel momento ero tanto curiosa di sentire sulle mie. Si fermò a pochi centimetri dalle mie labbra, deviando poi per un casto bacio sulla fronte.
"Buonanotte." sussurrò ancora vicino a me, tanto che riuscii a sentire il suo soffio caldo sulle mie guance.
"Buonanotte Harry." sussurrai a mia volta, completamente ipnotizzata dalla sua bellezza.
Mi avviai verso il portone, sentendo il suo sguardo sul mio corpo. Aprii il portone del palazzo e mi girai per guardarlo, appoggiato alla fiancata della sua macchina, illuminato dal lampione, bellissimo. Un ultimo sguardo e chiusi il portone d'ingresso.

ELLIE'S CORNER.
Vengo in pace. So di essere in un ritardo sconvolgente ma è stato davvero un periodo difficile.
Sono di Modena, quindi ho dovuto un po' fare i conti con il maltempo e il fiume, ma da me nulla di allagato, solo tanta paura.
Veniamo al capitolo. La coppia "Halia" sembra andare sempre meglio!
Tenetevi pronte al prossimo capitolo, molti dubbi saranno risolti.
Che ansia, ahahah 
Scusate ancora per il ritardo, Ellie xx.

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Capitolo 8
*** Settimo capitolo. ***


"but if i kiss you, 
will your mouth read this truth?
darling how i miss you! 
strawberry's taste how lips do."
Ed Sheeran, Little Bird

POV. HARRY
Quel giorno decisi di andare a prendere Dalia al lavoro, sarebbe stato bello passare un po' di tempo con lei. Aveva detto che lavorava da HMV, ad Oxford Circus, e in quel quartiere c'era solo quel negozio di CD. Era una sorpresa, quella mattina le avevo semplicemente chiesto via messaggio a che ora avrebbe finito il turno, dicendole che era solo una curiosità.
Ero davanti alla porta d'ingresso del negozio, e decisi di entrare. Mi guardai intorno e la vidi, spostarsi veloce tra gli scaffali del negozio, sistemando i vari CD.
"Mi scusi, quanto costa questo CD?" dissi, avvicinandomi, stando dietro di lei per attirare la sua attenzione.
"Ehi! Che ci fai qui?" il suo viso si aprì in un enorme sorriso appena si girò e mi vide.
"Ti sono venuto a prendere alla fine del turno." risposi ovvio.
"Ah, ecco perché mi hai chiesto a che ora staccavo!" dedusse ridacchiando.
"Perspicace!" risi.
"Si, in effetti è ora. Prendo la borsa e andiamo... dove vuoi andare." rispose guardando l'orologio.
Sparì dietro il ripostiglio adibito al personale, e ricomparve alcuni secondi dopo con la borsa, pronta per uscire.
Uscimmo ed entrambi salimmo in macchina.
"Dove andiamo?" mi rivolse lo sguardo mentre si metteva la cintura.
"Pensavo.. al parco, se ti va." proposi.
"Certo che mi va!" confermò.
"Perfetto." le sorrisi.
Accesi il motore e partì verso il parco, e dopo circa 5 minuti arrivammo a destinazione, dove spensi il motore. Scendemmo entrambi dall'auto e ci dirigemmo all'interno del parco.
"Vuoi qualcosa da mangiare?" le chiesi appena scorsi un chioschetto di cibo.
"No, in realtà." scosse la testa.
"Sicura?" chiesi.
"Si, davvero." confermò.
"Qualcosa non va?" le domandai appena notai che mi stava fissando.
"No niente, è che.. hai pianto?" mi chiese.
"Cosa?! No!" scossi la testa sorpreso.
"Harry, non me la bevo, dimmi cosa è successo!" mi disse puntandomi un dito contro.
"C'entra qualcosa con il tuo segreto?" domandò quando rimasi in silenzio.
Io annuii. Era vero, avevo pianto stamattina. Avevo avuto uno dei miei soliti incubi, e nessuna camomilla o tranquillante sembrava funzionare.
"Non ti voglio obbligare, ma forse dovresti parlarne.." mi consigliò.
"Ti ascolto, ti avevo promesso che ti avrei ascoltato." mi disse.
Ci fermammo, quando decisi che forse lei avrebbe dovuto sapere.
"Ok.. quello che sto per dirti non è facile da accettare, quindi se tu ti vorrai allontanare, ti capirò. Anche se farà male cercherò di non trattenerti. Era il 1 febbraio di due anni fa, il giorno del mio ventesimo compleanno. I miei compagni di band decisero di organizzare una festa gigantesca in un locale fuori Londra, per evitare paparazzi e fan. Non avrei avuto preoccupazioni, potevo davvero divertirmi con i miei amici. Ero davvero emozionato e carico quella sera, e la festa cominciò verso le 10.30, e c'erano davvero tutti. Oltre i ragazzi con le proprie fidanzate e gli amici, c'erano anche i nostri collaboratori in tour, che erano diventati nostri ottimi amici, e anche le sorelle più grandi di Louis e Zayn. Non so esattamente perché Louis organizzò una festa così grande, ma sapevamo entrambi che ci saremo divertiti. Io ero ubriaco, e forse avevo anche ingerito qualcosa di.. strano, offertomi da alcuni cazzoni che ritenevo amici. La mia mente era davvero annebbiata, riuscivo a malapena a stare in piedi." iniziai a raccontare la storia, continuando a camminare di fianco a Dalia.

"Harry, cazzo. Smettila di bere, ma come ti sei ridotto! Ti avevo detto di divertirti, ma mi sa che hai davvero esagerato!" urlò Louis per sovrastare la musica al suo amico Harry.
"Louis, smettila di fare il paparino del cazzo, ho 20 anni e mi voglio divertire! Goditi la serata, amico! Ci sono tante belle ragazze, prendine una e portatela a casa, dimentica per una sera Eleanor, divertiti!" urlò Harry in faccia a Louis, e quest'ultimo poté chiaramente sentire la puzza di whisky provenire dalla bocca di Harry.
"Tu stai male. Andiamo, ti riporto a casa." sentenziò Louis, attirando l'amico.
"Fanculo Tomlinson, non ho bisogno della tata, fatti i fottutissimi cazzi tuoi. Me ne vado da solo, mi hai rovinato la serata." scattò Harry, liberandosi dalla presa del suo amico.
"Tu non puoi guidare!" grido esasperato Louis, riafferrando Harry per il braccio.
"Lo farò." concluse Harry, testardo.
"Ma si.. vai! Schiantati contro un muro, fai pure il cazzone, come tuo solito!" gridò Louis arrendendosi.
"Va' al diavolo." mormorò Harry, allontanandosi da Louis.
Harry prese le chiavi della macchina dalla tasca posteriore del jeans e barcollando sui suoi piedi raggiunse l' auto. Odiava Louis in quel momento, gli aveva rovinato il compleanno, facendo il saggio della situazione, quando lui stesso gli aveva suggerito di non pensare per una sera, e di rilassarsi. Lo stava facendo, ora perché Louis doveva rompergli l'anima?!
Salì in macchina e accese il motore, spingendo con tutta la forza che aveva sull'acceleratore. Avrebbe cercato un'altra discoteca, senza nessuno a dirgli cosa doveva o non doveva fare. Imboccò l'uscita della discoteca quando sentì un grosso botto sul parabrezza della macchina.
"NO!"
Quell'urlo, quella voce. Harry era sicuro di sapere a chi appartenesse quella voce, ma a causa dello stato pietoso in cui si trovava non riuscì a riconoscerla.
Scese barcollando dalla macchina e riconobbe Eleanor, o forse Sophia, completamente piegata a terra, su un giovane corpo di una ragazza, dai lunghi capelli biondi.
Non riconobbe quella ragazza a terra, era già tanto se riusciva a stare in piedi e semplicemente battere ciglio.
La giovane era inerme in quel momento, sulla fredda strada dell'uscita di una discoteca.
"Harry, cos'hai fatto?!" urlò la ragazza a squarciagola.
Da lì il buio, Harry svenne osservando quella scena e sentendo quelle urla.
 

 
Intanto io e Dalia ci eravamo seduti su una delle panchine del parco, o meglio, lei si era seduta, io ero sdraiato con la testa sulle sue gambe. Era stata lei a suggerire questa posizione, forse per calmarmi, e devo ammettere che ci stava riuscendo. Ricordare quei momenti non era mia stato facile, ma lei in quel momento era la mia camomilla, o un tranquillante che aveva fatto effetto.
"Il pomeriggio successivo mi svegliai con un forte mal di testa e corsi subito in bagno a vomitare. Non ricordavo molto, nella mia mente c'era solo la litigata con Louis, e il grande botto sulla macchina. Decisi di scendere le scale per sapere se qualcuno si ricordava esattamente cosa era accaduto, perché nella mia mente c'era un grosso buco nero. Scesi le scale e vidi Louis seduto sul divano con gli occhi colmi di lacrime, occhi rossi e pieni di rabbia. Di fianco a lui vi erano Niall e Zayn, che gli accarezzavano la schena, anche loro parecchio sconvolti. Eleanor, la sua ragazza, era seduta sulla poltrona di fianco, e Liam cercava di calmarla in qualche modo. Anche lei era sconvolta. Appena gli occhi del mio migliore amico incrociarono i miei vidi qualcosa scattare nei suoi occhi, ma in quel momento non capii esattamente cosa fosse."

 
"Tu! Brutto figlio di puttana, ti rendi conto di quello che hai fatto?! Meriti di morire, nello stesso modo in cui tu hai fatto morire lei! Sei una merda! " urlò Louis, avventandosi su Harry cominciando a picchiarlo.
I ragazzi si alzarono immediatamente prendendo Louis per le braccia e il busto, strappandolo letteralmente da Harry.
"Louis, mi dici che cazzo ti è preso?!" quasi urlò Harry, pulendosi il labbro spaccato sanguinante.
"Spero tu stia scherzando, Harry!" disse Niall.
"Zayn, porta via Louis ed Eleanor." ordinò Liam.
Zayn annuì prendendo i due fidanzati e portandoli fuori da quella casa, lontano da Harry e da tutti.
"Qualcuno mi può spiegare cosa cazzo sta succedendo?!" scattò Harry.
"Siediti e stai zitto." urlò Zayn.
"Puoi non grid-" tentò di calmarlo Harry.
"Harry, cazzo! Fai come ti ho detto!"
Harry si sedette sul divano, ritrovandosi poi in mezzo a Niall e Zayn. Liam stette in piedi di fronte ai tre seduti sul divano.
"Harry... non so come dirtelo. Ma tu eri ubriaco e molto probabilmente.. drogato, ieri sera. Sei uscito dalla discoteca mettendoti alla guida, e hai.. combinato un casino.." cominciò a parlare Niall, abbassando il suo sguardo sui suoi piedi alle ultime parole.
La mente di Harry cominciava a riprendere lucidità. Cominciò a ricordare lunghi capelli biondi sparsi sul vetro della macchina e l'urlo straziante di... Eleanor.
"Cosa ho fatto?" domandò Harry, avendo paura di sentire la risposta.
Niall esitò a rispondere, torturandosi le pellicine delle unghie.
"Hai investito Lottie." rispose Liam per Niall, freddo e distaccato.
"Cosa?!" chiese Harry, sperava di aver capito male.
"Hai sentito." rispose Liam.
Le guance di Harry cominciarono a essere riempite da lacrime, non ci poteva credere, era tutto uno scherzo. Si mise le mani sulla faccia e cominciò a piangere.

"Meriti di morire, nello stesso modo in cui tu hai fatto morire lei!"

Le parole di Louis gli ritornarono alla mente.
Alzò lo sguardo verso Liam, che era sempre in piedi, freddo davanti lui, dai suoi occhi non traspariva nessuna emozione, due pezzi di ghiaccio marroni.
"L'ho uccisa?" domandò Harry tra i singhiozzi.
Liam si limitò ad annuire, facendo scoppiare Harry a piangere, urlando e tirandosi i capelli.
Harry si sentiva un assassino.

 
Mi asciugai le lacrime che erano sfuggite al mio controllo rivivendo tutto ciò, e feci lo stesso con Dalia, perché si era commossa anche lei.
"I giorni seguenti furono i più brutti della mia vita. La tensione fra noi ragazzi si poteva tagliare con un coltello, perché era ovvio a tutti che niente sarebbe tornato come prima. Louis non mi denunciò, ancora mi chiedo perché non l'abbia fatto. Dovrei marcire in galera, ma sono qui, grazie a lui. Disse che fu un ubriaco che usciva dalla discoteca ad uccidere la sorella, e solo noi ragazzi, la mia famiglia ed Eleanor sappiamo la verità, che l'assassino sono io. Il caso fu archiviato un anno dopo per assenza di prove." conclusi infine.

POV DALIA.
"Dopo quello che è successo, solo la mia famiglia non mi voltò le spalle. Mi sono sempre stati vicini, quando crollavo, quando avevo gli incubi la notte.. Solo loro sono rimasti." spiegò Harry asciugandomi ancora le lacrime, e spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Anche tu mi volterai le spalle." sussurrò Harry guardandomi intensamente negli occhi.
Cosa? Come poteva lontanamente pensare ad una cosa del genere?
"No, scordatelo! Harry, hai sbagliato ma... eri ubriaco! Non l'hai fatto di proposito. Io penso di avere capito chi sei. Tu non sei un assassino, sei un ragazzo splendido, gentile e dolce. Ti vedo quando sei con Nick, e credo che non potrebbe desiderare zio migliore! Non puoi dimenticare il passato, perché sarà sempre una parte indelebile della tua vita, ma io ti aiuterò ad andare avanti, se vorrai. Se mi vorrai, io sarò qui per aiutarti. Non sei un assassino, Harry. Tu non mi faresti mai del male, come non lo faresti nemmeno al tuo peggior nemico." non ci rendemmo nemmeno conto che le nostre mani si erano intrecciate, tanto l'intensità delle mie parole.
"Non ti libererai tanto facilmente di me, Harry Styles." sorrisi, spostandogli con la mano libera i capelli che gli erano caduti sulla fronte.
"Io non ti lascio andare." sussurrò Harry.
Lo vidi avvicinarsi ulteriormente e fissarmi le labbra. Sentivo il suo profumo, un misto tra vaniglia e menta, che mi mandò letteralmente in confusione. Le nostre labbra si toccarono, finalmente, e nello stesso momento chiusi gli occhi. Mi sfiorò il labbro inferiore con la lingua, e le schiusi ricambiando il bacio. Le nostre lingue si rincorrevano, si sfioravano, danzavano insieme, popolando il mio stomaco di centinaia e centinaia di elefanti impazziti. Posò una mano sulla mia guancia, avvicinandomi di più a lui, intensificando il bacio. Le mie mani finirono tra i suoi ricci, stringendoli, scoprendo che essi erano morbidi, proprio come avevo immaginato. Interruppe il bacio, e sentì un grande vuoto che mi attanagliò il petto.
"Ti riporto a casa." sussurrò guardandomi negli occhi.
Scossi la testa, non d'accordo con le sue parole, e lo attirai a me per il colletto della sua maglia bianca per baciarlo di nuovo. Sentii il suo sorriso nel bacio, e fece sorridere anche me.
Rimanemmo abbracciati su quella panchina a parlare dei programmi per i prossimi giorni, del mio lavoro e del fatto che saremo dovuti uscire ancora una volta, magari al pomeriggio.
Quando il sole cominciò a tramontare decidemmo che sarebbe stato meglio rincasare, così mi fece alzare dalla panchina e mi prese a mia sorpresa sulle spalle, con le mie gambe a circondare i suoi fianchi, e le mie braccia allacciate al suo collo.

 
ELLIE'S CORNER.
Ehilà! Un altro capitolo per voi, perchè devo farmi perdonare del grosso ritardo!
Eccovi svelato il gran segreto di Harry!
Vi aspettavate di più? Di meno? Ditemi tutto!
E poi, il bacio Helia, che carini sono? Troppo dolci.
Come al solito, ditemi cosa ne pensate, io sarò felice di ascoltare complimenti, critiche, quello che vi pare!
Per il prossimo capitolo, avevo pensato di fare il punto di vista degli altri 4 ragazzi, per capire come sono andate le loro vite, vi farebbe piacere?
Oppure volete altri momenti Helia? Ditemi voi!
PS: se volete seguirmi su twitter io sono @xharrysdrink! 
Un bacio a tutte, Ellie xx.

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Capitolo 9
*** Ottavo Capitolo. ***


"Written in these walls are the stories that I can't explain, 
Leave my heart open but it stays right here empty for days."
One Direction, Story Of My Life.

POV LIAM.
"Liam, altri 100 addominali e per oggi abbiamo finito." mi annunciò Mark, il mio personal trainer, mettendo i suoi piedi sui miei per tenermi fermo.
Eseguì la consegna concentrandomi a pieno sull'esercizio. Ormai lo sport era diventato la mia valvola di sfogo per tutto ciò che andava male, e in quel periodo sembrava che niente andasse per il verso giusto.
Finito l'esercizio, rimasi alcuni secondi a terra per la fatica fatta, e Mark mi aiutò ad alzarmi. Ringraziai il mio allenatore con il nostro saluto, e mi avviai verso la porta dello spogliatoio maschile. Feci una doccia veloce, e mi diressi verso il parcheggio, per raggiungere la mia auto.
Buttai il borsone sul sedile posteriore, e salì in macchina, accesi il motore e presi la direzione per casa mia.
Il silenzio all'interno dell'auto mi stava opprimendo, così decisi di accendere la radio.

"E ora torniamo indietro di qualche anno e ascoltiamo un grandissimo successo della band One Direction, sto parlando di 'Story Of My Life'!" disse, dopo alcuni secondi, il conduttore radiofonico.

Normalmente avrei spento la radio o cambiato stazione, ma non lo feci e mi lasciai trasportare dai ricordi. Quella canzone era sicuramente quella che aveva avuto più importanza nella storia della mia... nostra carriera.
Ricordai quando la scrivemmo insieme ai ragazzi, a Los Angeles, sulla terrazza dell'albergo, ammirando la città di sera. Con l'intenzione di scrivere qualcosa di nostro, che parlasse di noi e delle nostre vite, nacque 'Story Of My Life'. La registrazione del video fu meravigliosa, con quelle 10'000 foto appese in quella specie di capannone, la nostra famiglia, era proprio ciò che volevamo trasmettere.
Non c'è giorno in cui non penso ai ragazzi, vorrei tanto poter passare ancora un pomeriggio con loro.
A Londra mi sentivo un po' solo, avendo la famiglia lontana, e poi ero single. Non da tanto in realtà, solo da alcuni mesi. Sophia non era la ragazza per me.
Era colpa di Harry? Non lo sapevo. Certo era che se non si fosse messo a bere così tanto e ad accettare "caramelle" da chiunque, tutto questo non sarebbe successo. Era ubriaco e drogato, certo, ma il casino lo aveva combinato lui.
I primi mesi furono orribili, paparazzi e giornalisti mi seguivano ovunque, per scoprire anche solo un minimo dettaglio sul motivo per cui avevamo rotto. Credo che molti avessero intuito che il problema era tra noi ragazzi, che qualcosa aveva rotto il nostro equilibrio, ma non potevano immaginare cosa.
Sono due anni che non so niente, due anni di silenzio.
Chissà se stanno bene, chissà se Harry e Louis si sono ripresi, chissà se Zayn si è sposato, e Niall, avrà trovato la sua dolce metà?
Queste sono domande che mi pongo ogni giorno.

 
POV NIALL.
Un rumore proveniente dalla cucina mi fece sussultare e aprire gli occhi, che richiusi immediatamente quando un raggio di sole mi colpì in pieno viso. Tastai il materasso alla mia destra, ma non sentì nessuno al mio fianco, così scesi dal letto e indossai un pantalone, rimanendo a petto nudo.
Scesi le scale, dirigendomi in cucina, e quando aprì la porta vidi Alex, la mia ragazza, indaffarata ai fornelli.
Era una visione davvero divertente, la cucina sembrava un vero e proprio campo di battaglia.
"Cosa combini?" domandai ridacchiando, entrando in cucina.
"Stavo cercando di essere.. romantica." rispose.
"Mi stai preparando la colazione o stai semplicemente sparpagliando farina in giro?" la stuzzicai, abbracciandola da dietro.
"Non prendermi in giro, piuttosto ringraziami, ti sto preparando le omelette nonostante odi cucinare, e nonostante io vada molto di fretta al mattino!" si girò per guardarmi.
"Grazie piccola!" dissi, baciandola a stampo.
Apprezzavo davvero il suo sforzo, cucinare non era la sua passione, e il fatto che mi stesse preparando la colazione mi riempiva il cuore.
Era un piccolo gesto, ma con Alex avevo cominciato ad apprezzare le piccole cose.
"Programmi per oggi?" mi chiese, quando la appoggiai al bancone della cucina, mettendomi tra le sue gambe.
"Niente, tu?" risposi, avvolgendo le braccia intorno alla sua vita.
"Tra un po' vado al lavoro." rispose.
"Passi più tempo in quella libreria che a casa con me!" mi finsi irritato, facendola sorridere.
"Sei geloso di un paio di libri, Horan?" ridacchiò Alex.
"Non tanto dei libri, quanto di quel tuo collega, com'è che si chiama? Josh, John, Jack?" domandai, fingendo di non ricordare il nome del suo collega.
"Si chiama Jaden, e come hai detto tu, è solo un collega!" mi rassicurò.
"Niall.. mi farai bruciare la colazione!" mi disse quando iniziai a lasciarle piccoli baci sul collo.
La lasciai scendere dal bancone della cucina, e la vidi recuperare un piatto e metterci le omelette. Feci i complimenti ad Alex per la colazione, per essere una che non cucina quasi mai, era venuta buona!
Andai in camera da letto per prendere i vestiti e il mio sguardo cadde sulla grande foto appesa al muro. Raffigurava me e i ragazzi, nel backstage di qualche concerto, e ogni volta che osservavo quella foto sentivo un grande vuoto attanagliarmi il petto, che si poteva definire malinconia. Mi mancavano quei periodi in giro per il mondo, le fan, ma soprattutto loro, i ragazzi.
Non sentivo nessuno di loro da quel maledetto 23 febbraio, dove annunciammo che la band non sarebbe più esistita. Non ero mai riuscito a dare la colpa di tutto questo ad Harry, lui era ubriaco e per giunta drogato, non l'ha fatto apposta. Anche Louis lo capì, quando non lo denunciò, ma sinceramente non me lo sarei aspettato. Louis era molto arrabbiato, credevo avrebbe fatto qualsiasi cosa per farla pagare ad Harry.
Poco dopo l'annuncio mi trasferì a casa di mia mamma in Irlanda, alla ricerca di un po' di tranquillità, ero distrutto.
Dopo alcuni mesi incontrai Alex. La incontrai in una piccola libreria in Irlanda, dove lei era la commessa, quando le chiesi aiuto per un regalo per mio nipote Theo. Tornai in quella libreria ogni giorno, fingendo di avere un sacco di regali da fare, ma non riuscivo mai a chiederle di uscire. Dopo due settimane ci riuscì. Accettò e continuammo ad uscire altre volte, finché entrambi non ci innamorammo l'uno dell'altra. Ci eravamo trasferiti a Londra, perché Alex aveva deciso di aprire una libreria tutta sua, ma dall'Irlanda non ci si poteva aspettare granché. La mia vita aveva ripreso un senso grazie ad Alex, ero più felice e sereno.
Avrei però dato qualsiasi cosa perché tutto potesse tornare come prima, ovvero io e i ragazzi uniti come band, i nostri concerti, le nostre cazzate, tutto. Mi mancavano loro.

 
POV ZAYN
"Stai fermo caro, sto per infilare alcuni spilli nella manica!"
disse la sarta, cominciando a puntare alcuni spilli nella giacca.
"Quando finisce questa tortura?" sussurrai a mia madre.
"Sembri un principe azzurro!" mormorò mia madre non ascoltandomi, tamponandosi gli occhi.
"Dio, non piangere!" le dissi ridacchiando.
I preparativi per il matrimonio mi stavano letteralmente uccidendo. Pensavo che per un uomo la questione fosse molto più facile, ma dovetti ricredermi.
"Io direi che è perfetto così!" esclamò la sarta, osservando la mia figura allo specchio.
"Abbiamo finito?" chiesi conferma.
"Si, figliolo." sorrise.
"Sia lodato il cielo." esclamai, scendendo dalla pedana.
Tornai nel camerino per cambiarmi e rimettere i vestiti e uscì fuori dal negozio, con mia madre al seguito.
"Quante prove mancano?" le domandai non appena ci accomodammo in auto.
"La prossima settimana sarà la prova definitiva, con anche i testimoni." rispose, allacciandosi la cintura del sedile del passeggero.
"Finalmente!" esclamai sollevato.
"Ho sempre pensato che avremmo dovuto vestire Niall, o Harry da testimone, mi dispiace che non sia andata così." mormorò, guardando fuori dal finestrino.
"Mamma.." cercai di fermarla.
"Senza nulla togliere a tua sorella e tuo cugino, ovviamente, ma mi sarebbe piaciuto vedere loro vicino a te, in quel grande giorno, infondo erano i tuoi migliori amici." continuò, spostando lo sguardo su di me.
"Si, mamma." annuì.
"Non hai nemmeno pensato di invitarli?" domandò ancora.
"No, immagino.." sussurrai.
Non potevo e volevo chiamarli. Sarebbe stato il giorno più bello della mia vita, quello che aspettavo da due anni e non volevo in qualche modo soffrire la malinconia.
Ero d'accordo con mia madre, avrei voluto i ragazzi come testimoni, sarebbe stato carino, ma le cose non erano andate a buon fine. Non potevo nemmeno invitarli, perché ognuno sarebbe stato per conto suo, a bere dal proprio bicchiere, a osservare da lontano, e questa cosa mi avrebbe fatto troppo male. E sicuramente Louis non avrebbe voluto stare così vicino ad Harry per così tanto tempo.
No, era da evitare, purtroppo.
I numerosi impegni di Perrie avevano rimandato la data un po' di volte, ma eravamo riusciti a fissare una data, e mancavano ancora tre mesi al matrimonio, ma ero così emozionato! Non vedevo l'ora di vedere Perrie nel suo meraviglioso abito bianco, superare la navata a braccetto del padre, bella più che mai. Non vedevo l'ora di infilarle quell'anello al dito, e poterla finalmente chiamare mia moglie.

POV. LOUIS
"Amico, sarà incredibile!" concluse Kyle non appena ebbe finito di raccontarmi l'organizzazione della festa.
"Non lo so, sono appena uscito dall'ospedale..." dissi.
"E quindi? Non succederà nulla!" rise Kyle.
"Ci penserò, ok?" lo liquidai.
"Sai dove trovarmi." mi disse, uscendo dalla porta.
Ormai la mia vita consisteva in quello. Andare ad una festa diversa ogni sera, ubriacarmi senza nemmeno ricordare come mi chiamavo, e passare il giorno dopo a dormire o vomitare l'anima, per riprendermi dalla sbornia.
Alla fine Kyle mi aveva convinto ad andare alla festa, non che avessi molta scelta, perché mi avrebbe reso la vita impossibile se non ci fossi andato. Era il suo compleanno e non potevo mancare.
Conoscevo Kyle dal liceo, ma avevamo ripreso i contatti da poco più di un anno.
Quando raggiunsi la discoteca erano circa le 23, parcheggiai l'auto e mi avviai all'interno del locale. Cercai con lo sguardo il mio gruppo di amici, quando vidi Ryan, uno del gruppo, vicino al bancone dei drink, con una biondina che gli si strusciava addosso. Classico.
Mi avvicinai al bancone e ordinai subito da bere, salutando con un cenno i miei amici.
Passarono le ore, ed ero già ubriaco.
Molto ubriaco.
Una ragazza era seduta sulle mie gambe, ma non sapevo come ci era finita sopra di me, e non sapevo nemmeno chi fosse. Vidi in lontananza un'altra ragazza avvicinarsi, questa però sentivo di conoscerla. Eccome se la conoscevo, era lei, Eleanor.
"Louis, che cazzo fai?!" urlò Eleanor appena si avvicinò.
"Senti, io e te non stiamo più insieme da un pezzo, quindi posso fare ciò che voglio!" gridai, stringendo il fianco della ragazza sopra di me.
"Di certo non mi sto riferendo a questa... ragazza sopra di te, puoi scoparti chi vuoi! Sto parlando di te, come ti sei ridotto?!" mi urlò contro, non appena mi ebbe trascinato in un luogo più isolato.
"A te cosa importa?! Invece di aiutarmi a superare il momento mi hai abbandonato a me stesso!" la mia intraprendenza era dovuta alla grande quantità d'alcol che avevo ingerito, altrimenti non sarei mai riuscito a risponderle così, io l'amavo ancora.
"Io non sapevo come aiutarti, perché tu non ti facevi aiutare. Tornavi a casa ogni sera completamente ubriaco, e quando non andavi in discoteca ti ubriacavi in casa! Io non sapevo cosa fare, ero stanca!" sapevo che stava trattenendo le lacrime.
"Lasciami stare Eleanor, non sono più affari tuoi!" sbottai, iniziando a camminare per ritornare dove ero seduto prima.
"Lottie sarebbe così delusa dal tuo comportamento." urlò.
"Non azzardarti a pronunciare il suo nome un'altra volta, è chiaro?! Ringrazia che sei una donna, perché ti avrei già messo le mani addosso!" le urlai, più forte che potei.
Mi girai per allontanarmi da lei, e mi diressi verso il bancone del bar. Chiesi al bar man di farmi un Bloody Mary, con quanto più alcol potesse.
Eleanor mi aveva davvero fatto incazzare, come cazzo si permetteva di usare Lottie contro di me?! Non era più la mia ragazza, e non era neppure mia madre, perciò doveva farsi i fottutissimi affari suoi.
Avevo ricordato Lottie, la mia piccola sorellina che quel coglione aveva strappato alla vita. Sarebbe delusa dal mio comportamento? Probabilmente si. Quando veniva a sapere che avevo bevuto a qualche festa, lei mi chiamava, dicendomi quanto fossi stupido. Non immagino cosa mi farebbe ora...
Quel coglione si era pure presentato all'ospedale, ma cosa voleva ottenere?! È uno stronzo, un fottuto stronzo. Deve ringraziare Dio, perché se fossi stato un'altra persona, lo avrei lasciato marcire in galera.
Pensare ad Harry aveva alimentato ancora di più la mia sete di alcol, ritrovandomi così a bere altri bicchieri, altri drink con chissà quali intrugli.
La mia vista era veramente annebbiata, la stanza sembrava volteggiare, e la musica alta di certo non alleviava il mio già forte mal di testa.
Non capì più niente, la cosa migliore e più naturale che mi veniva da fare era accasciarmi a terra.
E lo feci.


ELLIE'S CORNER.
Ciao gente! Ecco a voi un nuovo capitolo!
Questa volta ho voluto spostare l'attenzione dalla coppia "Halia", "Darry", come preferite.
Queste sono le vite degli altri quattro ragazzi.
Ovviamente Louis è ancora molto provato dalla scomparsa di sua sorella, e tutta questa rabbia ha anche complicato le cose con Eleanor.
Il primo anno per Niall è stato molto difficile, essendo molto legato ai ragazzi, per lui è stato difficile riprendersi. Ora sembra aver riacquistato un po' di serenità al fianco di Alex.
Zayn si sposa! E sarete voi a dirmi se vorreste "vedere" il matrimonio nella FF, e Liam, cerca di svagarsi con lo sport ogni giorno.
Come al solito, ditemi cosa ne pensate! 
Spero vi piaccia, Ellie xx. 

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Capitolo 10
*** Nono Capitolo. ***


"Are you gonna stay the night?"
Zedd ft. Hayley Williams, Stay The Night.
POV. HARRY
"Eccoci, questo è il mio appartamento."
esclamai, aprendo la porta d'ingresso.
"Wow!" disse, guardandosi attorno.
"Che c'è?" domandai divertito.
"Me l'aspettavo..diversa."
"E come?"
chiesi curioso.
"Qualche Jacuzzi qua e là, una piscina in giardino... invece non hai nemmeno il giardino, siamo in un condominio!" rispose, sghignazzando.
"Sorpresa da tutta questa umiltà?" chiesi.
"Felicemente sorpresa!" mi sorrise.
"E, dato che sei un ragazzo, mi aspettavo più magliette o biancheria intima sparsa per tutta casa" continuò, facendo una smorfia da lady snob.
"Ho solo risistemato tutto prima del tuo arrivo." dissi.
"Scherzavo!" la rassicurai, quando la vidi alzare un sopracciglio.
"Harry... c'è qualcosa che brucia." osservò Dalia, annusando l'aria.
"L'arrosto!" mi alzai dal divano e corsi direttamente in cucina.
Aprì il forno e una grande nube di fumo riempì la cucina. Come avevo potuto dimenticare l'arrosto nel forno?! È da stupidi.
"Oh, è carino da parte tua ridere!" osservai, sentendo le risate di Dalia, e vedendola tenersi la pancia.
"È una scena troppo divertente, scusa." si asciugò persino le lacrime, era così divertente?
"Rimarrai senza cena, c'è poco da ridere!" esclamai, tentando di farla smettere di ridere.
"Possiamo ordinare le pizze!" propose.
"Non è elegante."
"Dai Harry, ormai abbiamo superato la fase delle... uscite romantiche per conoscerci." disse, aiutandomi a pulire quel macello.
"Tu credi? E in quale fase saremmo?" domandai malizioso, tirandola verso di me.
"È una fase un po' più avanzata, quando l'avremo superata saprò dirti il nome." la guardai negli occhi e la baciai, era tempo che desideravo rifarlo.
"Io vado a chiamare le pizze, tu apri le finestre e sistema il casino che hai fatto!"

Le pizze arrivarono dopo un'ora, e ci mettemmo a mangiarle davanti al televisore, mentre guardavamo 'La Storia Di Noi'. Era un film che avevo visto un paio di volte, e mi piaceva. Mamma poi mi regalò il DVD, e quando capitava lo guardavo, non mi dispiaceva.
Misi un braccio attorno alle spalle di Dalia, e lei appoggiò la testa sulla mia spalla. Senza nemmeno rendercene conto, ci addormentammo entrambi sul divano, mentre la televisione ancora parlava e narrava la storia.
Erano le due di notte, forse le tre, quando sentì il mio cellulare squillare. Spostai delicatamente Dalia che dormiva al mio fianco, e mi alzai per andare a vedere chi era quell'emerito coglione che chiamava a quell'ora. Cercai di capire da dove provenisse la suoneria, che capì provenire dal giubbotto attaccato all'attaccapanni dell'ingresso. Appena afferrai il cellulare, il nome che apparve sul display mi lasciò senza fiato e un attimo confuso.
Era Jay, la mamma di Louis. Perché mi stava chiamando? A quell'ora della notte, poi.
Mi chiusi in bagno, così da non disturbare Dalia. Esitai alcuni secondi, indeciso se rispondere oppure no, ma poi risposi.
"Pronto?"
"Harry? Sei tu?" una piccola voce rispose, di certo non era Johanna.
"Daisy?" domandai incerto.
"No, sono Phoebe." rispose.
"Piccola, che succede?" ero un po' confuso, ad essere sincero.
Non vedevo ne sentivo la famiglia di Louis da quelli che parevano secoli.
"Louis sta male!" disse la bambina, tra i singhiozzi.
"Cosa?! Aspetta, dove sei?!" chiesi, alzando involontariamente la voce.
"All'ospedale, mamma e le mie sorelle sono nella stanza con Louis, che non si sveglia. È attaccato a quella macchina che fa sempre 'bip bip bip', io non so il nome." continuava a parlare frenetica Phoebe, scossa dai singhiozzi.
"Non piangere.."
"Devi venire qui, Harry!" affermò.
"Io.. non posso piccola." risposi, quasi sussurrando.
"Si, Harry! Avete litigato, lo so. Però potete sempre fare la pace, e Louis ha bisogno del suo migliore amico."
"Phoebe, Louis non mi vuole più come amico." tentai di rendere le cose più semplici di quanto fossero in realtà.
"Sono sicura che non è vero! Vieni, tanto lui continua a dormire, non ti vedrà!"
Oh, piccola e innocente bambina, mi allontaneresti anche tu, se solo sapessi.
"Ok, piccola. Ora vengo." mi arresi.
"Grazie Harry!" esultò Phoebe, e chiusi la chiamata.
Presi il cappotto, le chiavi di casa e dell'auto, e lasciai un bacio sulla guancia a Dalia. Nel momento in cui appoggiai la mano sulla maniglia, Dalia si svegliò.
"Dove stai andando?" domandò.
"Da nessuna parte." la rassicurai, tornando di fianco al divano.
"Non è vero." sembrava quasi una bimba mentre si stropicciava gli occhi.
"Torno subito, tranquilla." la rassicurai.
"Tu.. hai pianto. Harry, cosa sta succedendo?" mi domandò, dopo avermi guardato attentamente. Probabilmente aveva notato i miei occhi rossi.
"Louis sta male, è all'ospedale, e per quanto ho potuto capire è più grave del solito."
"Vengo con te."
affermò sicura.
"Non ce n'è bisogno." affermai.
"Si invece!" rispose convinta, alzandosi dal divano.
Decisi di non discutere, in quel momento era l'ultima cosa che volevo.
Aspettai che si infilasse la sua giacca, scendemmo le scale e salimmo in macchina. Guidai più forte che potei verso l'ospedale, e ci impiegai circa 10 minuti. Entrai al pronto soccorso, cercando tra i vari corridoi un parente, o un amico di Louis, con Dalia al seguito.
Questa scena l'avevo già vista una volta, io che correvo tra i corridoi dell'ospedale cercando Louis. Mi ero stufato.
Ad un certo punto vidi una piccola testolina bionda, seduta su una di quelle scomode sedie blu scolorite dell'ospedale.
Mi avvicinai a passo svelto.
"Harry?" domandò appena mi vide.
"Phoebe." sussurrai a me stesso.
"Sono Daisy." mi corresse.
"È inutile, non ce la farò mai, siete uguali! È qui dentro?" domandai, indicando la porta grigia di fronte a dove la bambina era seduta.
Daisy annuì, e in quell'istante, la porta scattò, segno che stava uscendo qualcuno. Era Phoebe, com ancora il cellulare di Jay tra le mani, quello che probabilmente aveva usato per contattarmi.
"Harry!" urlò non appena alzò lo sguardo e incontrò i miei occhi.
"Sono qui, sono venuto." le sussurrai mentre l'abbracciavo.
"Vai, Harry." mi sussurrò Dalia dopo alcuni minuti, infondendomi forza.
Lasciai le due bambine insieme a Dalia, che aveva cominciato a distrarle, parlandoci e presentandosi. 

Un ultimo respiro ed aprì la porta. Sulla destra c'era un letto, su cui Louis era adagiato. Jay gli teneva la mano, alla sua sinistra, e Eleanor era alla sua destra, che semplicemente lo guardava.
Entrambe le donne avevano gli occhi rossi, segno di chi tanto aveva pianto. La prima che notò la mia presenza fu Eleanor, che mi lanciò una bruttissima occhiata, perché lei sapeva, lei era una delle poche persone che sapeva tutto. Sapeva che non avrei dovuto essere lì, e probabilmente me lo avrebbe urlato in faccia se non ci fosse stata Jay nella stanza.
La madre di Louis non sapeva, così come tutta la sua famiglia.
Quando Jay notò la mia presenza sgranò gli occhi, incredula.
"Harry, oh mio dio! Come mi sei mancato!" Jay si alzò dalla sedia e mi abbracciò.
"Anche tu, Jay!" la strinsi a me.
Presi una sedia e mi sedetti di fianco a Jay e Louis, di fronte a Eleanor.
"Cosa gli è successo?"
"Overdose di alcol, è in coma." rispose tagliente e fredda Eleanor, puntando lo sguardo su Louis.
"Dato che ci siete voi due, io vado a prendere qualcosa da mangiare alle gemelle." così dicendo, Jay si alzò e abbandonò la stanza.
"Non dovresti essere qui, lui non lo vorrebbe." ringhiò Eleanor, senza guardarmi.
"Lo so." io rimasi seduto sulla sedia, mentre Eleanor si era spostata di fronte la finestra della stanza d'ospedale.
"Perché sei venuto, allora?!" sbottò guardandomi, rimuovendo lo sguardo dalla strada.
"Mi ha chiamato Phoebe, era disperata!" mi alzai raggiungendola.
Quella ragazza mi stava facendo saltare i nervi.
"Mi manca Louis." confessai.
"Potevi pensare prima di metterti a guidare ubriaco e drogato." esclamò, fredda.
"L'hai detto! Ero ubriaco e drogato, come avrei potuto pensare?!" strinsi i pugni.
"È buffo, ti stai giustificando!" rise, una risata nervosa.
"No, Eleanor. Io non mi sono mia giustificato, perché anche se non volevo, anche se non ero cosciente, ho ucciso Lottie." quasi urlai, guardando negli occhi Eleanor. Poi mi ricordai che era pur sempre un'ospedale, così moderai il tono della mia voce.
"Tu e Louis vi state comportando come se lo avessi fatto di proposito, come se io vivessi la mia vita normalmente, andando avanti ogni giorno come se non fosse successo nulla. Beh, ti posso giurare che non è così! Sono due anni che non dormo senza fare un fottuto incubo su quella notte, due anni che faccio fatica ad addormentarmi. Ogni giorno sono logorato dai sensi di colpa, perché come ho messo fine alla vita di Lottie, ho messo fine anche a quella di Louis, guarda in che condizioni è, per colpa mia!" indicai il letto alle nostre spalle. "Non credere che questo non mi pesi, che questo non mi renda impossibile guardarmi allo specchio ogni giorno. Phoebe mi ha chiesto aiuto per suo fratello, Jay mi si è buttata addosso abbracciandomi, e non sai quanto io mi faccia schifo. Sai cosa ti dico? Che mi sono stancato di essere trattato così! Ho sbagliato, ma ero drogato, cazzo! Sono stufo di essere trattato come l'assassino cosciente che ha ucciso senza pietà, perché non lo sono!" detto questo fui costretto a chiudere il discorso, perché Jay entrò nella camera.
Mi avviai verso la porta, per uscire da quel posto, non avrei retto un secondo di più.
"Harry, già te ne vai?" mi domandò Jay triste.
"Sono le tre del mattina, e ho un sacco di cose da fare domani." mentì.
Diedi un ultimo sguardo a Louis, e salutai i presenti in quella camera con un cenno della mano.
Uscito dalla stanza vidi Dalia parlottare con le gemelle, e fu quasi un dispiacere per me interrompere quella scena.
"Scusate ragazze, ma vi devo rubare Dalia, è meglio che torniate nella stanza." suggerì, avvicinandomi alle tre.
"Harry, sei sicuro di voler andartene?" mi sussurrò Dalia.
"Si, andiamo." affermai sicuro.
Dalia salutò le sorelle con un cenno della mano, mentre queste rientrarono dove il loro fratello maggiore era ricoverato. Presi Dalia per mano, avviandomi verso l'uscita di quel posto dall'odore fastidioso.
"Harry, ne vuoi parlare?" mi domandò Dalia quando fummo saliti in macchina, lei alla mia sinistra. Evidentemente la mia rabbia e la frustrazione trasparivano.
"No, io.. dormi con me stanotte." la pregai.
La vidi sussultare a questa mia improvvisa richiesta, arrossendo.
"Non voglio fare niente, voglio solo dormire con te. Tu domani non lavori, potremmo stare insieme tutto il giorno, se vuoi..." proposi.
"C-Certo, mi piacerebbe molto." balbettò.
Le sorrisi, mettendo in moto l'auto, e raggiungendo casa mia. Arrivati nell'appartamento l'accompagnai nella mia camera da letto. 
"Non ho un pigiama." affermò abbassando lo sguardo.
"Userai una mia maglietta e un mio pantalone della tuta, ti va bene?" la rassicurai, alzandole il mento con le dita.
"Benissimo." mi sorrise, baciandomi a stampo. 
Le allungai il suo pigiama e le indicai dov'era il bagno, dove lei si rifugiò e ne uscì dopo pochi minuti. La mia maglietta nera le arrivava a metà coscia, e le maniche quasi ai gomiti. I pantaloncini erano appena più lunghi della maglia, si vedevano appena.
Era comunque straordinariamente bella.
"Si, molto divertente!" esclamò quando notò il mio maldestro tentativo di trattenere una risata.
"Scusa, in realtà sei bellissima."
"Grazie."
arrossii.
"Accomodati" dissi, picchiettando il lato destro del letto.
Appena si sistemò sotto le coperte, spensi la luce. Mi girai sul fianco, nella stessa posizione in cui si trovava lei. Mi avvicinai, mettendo quasi in contatto il mio petto con la sua schiena. Le avvolsi un braccio intorno alla vita e l'avvicinai ancora di più a me, lasciandole un bacio tra i capelli.
"Grazie per essere restata." confessai, ispirando il suo dolce profumo.
Si girò, e sentì le sue dita sulle mie labbra, come se le stessero localizzando nel buio. Successivamente le dita furono sostituite dalle sue labbra, e fu un bacio lento, pieno di gratitudine e amore.
La strinsi ancora di più a me e entrambi ci facemmo cullare tra le braccia di Morfeo.

ELLIE'S CORNER.
Hey girls! Buon San Valentino a tutte <3 
Scusate il ritardo, ma non riesco mai a trovare un secondo per postare!
Veniamo al capitolo: Louis è finito in coma, per il troppo alcol, e la piccola Phoebe ha chiamato una delle poche persone che secondo lei poteva salvare il fratello, ovvero Harry. Ovviamente, lei è ignara di tutto. 

Gli "Halia" sono la dolcezza, sorry, ahahah.
Va bene, come al solito ditemi cosa ne pensate/critiche/qualsiasi cosa.
Love you, Ellie xx.

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Capitolo 11
*** AVVISO. ***


Sono davvero molto spiacente riguardo quello che sto per dirvi, ma non credo di poter continuare ancora con questa FF.
Il motivo principale è essenzialmente il tempo: la scuola e i vari impegni mi rendono difficile aggiornare, infatti è quasi un mese che non mi faccio sentire, e non mi sembra giusto nei vostri confronti.
Ho alcune materie da recuperare, non voglio proprio essere rimandata a settembre e di conseguenza sto dando priorità alla scuola.
Mi dispiace tantissimo, anche perché mi ero un po' affezionata a questa storia un po' imperfetta, la mia prima storia.
Ringrazio tutte quelle che mi hanno "sostenuta", mettendo la storia tra le seguite o tra le preferite, e ringrazio con tutto il cuore 
Mad Girl 
per aver recensito ogni santissimo capitolo, per avermi fatto crescere e per aver sottolineato i miei errori, aiutandomi così a migliorare. Grazie tesoro <3
Alla prossima.
Grazie a tutte quante, Ellie. xx

 

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