Bittersweet Symphony

di Valeriagp
(/viewuser.php?uid=126298)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Christmas Carol ***
Capitolo 2: *** Snow and Sorrow ***
Capitolo 3: *** A Happy New Year ***



Capitolo 1
*** A Christmas Carol ***


Nota dell'autrice:
Ciao ragazzi!! Benvenuti nel nostro regalo di Natale al Fandom Merthur/Brolin :-) !!!

Questa è una fan fiction infatti scritta a quattro mani da me e Luisella - mia Beta e amica - e siccome avevamo voglia di scrivere qualcosa insieme una volta, ci siamo dette: "Perché non farlo con una bella Brolin Natalizia??"

La trovate pubblicata su entrambi i nostri profili perché è frutto della mente e della penna di entrambe.

Ha due capitoli, questo è il primo, speriamo di pubblicare - salvo imprevisti che ci costringano a rimandare - il secondo per Capodanno.

Ringraziamo la disponibilissima Boo che ci ha fatto da Beta e che ha scelto il bellissimo titolo della FF :D
E ringraziamo anche Lucia e Silvia, visto che molte delle idee sono nate da meravigliose chiacchierate con loro <3

Che rimane da dire??

Godetevela e... Buon Natale!!!!

Lu e Vale

*****

 

Non nevica, ha smesso da qualche ora, ma il cielo è plumbeo, e probabilmente ricomincerà presto. Appena atterrato a Dublino, all'aeroporto internazionale, la macchina a noleggio appena ritirata, Bradley carica il bagaglio non troppo voluminoso – non prevede di trattenersi molto – nel cofano, e poi si accomoda teso alla guida, la testa sovraccarica di pensieri, i muscoli irrigiditi delle gambe e le mani fredde, con le nocche bianche, sul volante: prevede di arrivare ad Armagh in poco meno di un'ora, se il traffico lo consentirà.

E' la vigilia di Natale, e Bradley ha sempre passato questa festa lontano da casa: in realtà non gli è mai piaciuto festeggiarla, permeata com’è dai ricordi malinconici e tristi della separazione dei genitori. A un certo punto della propria vita, Bradley aveva anche smesso di vivere il Natale, dedito a farlo passare in sordina per non pensare, solitamente impegnandosi a trascorrere quei giorni in America in vacanza, possibilmente al mare, per cancellare il freddo dell'Inghilterra e dei ricordi, e chiuderli dietro di sé.

Poi, però, Col era arrivato nella sua vita, e Bradley aveva cominciato ad amarlo, il Natale. Per due anni di fila, lo aveva passato a casa di Colin, ad Armagh, con la sua famiglia, i genitori e il fratello Neil, e così aveva scoperto la sua forza, il suo calore, e che cosa volesse dire avere una famiglia che si riunisce per l'occasione. Il primo anno, era rimasto incantato dall'enorme albero della casa di Col, addobbato nel salone centrale; dalla moltitudine di luci appese, nel cortile esterno, alla cancellata di casa; dalle varie siepi da vaso decorate; dalle ghirlande nell'ingresso; dalle stelle di Natale e dai fiocchi rossi disseminati ovunque; dal calore sprigionato in quei giorni. Tutte cose che Bradley aveva sempre evitato per molti anni e che, invece, gli avevano sciolto il cuore, vissute insieme a Colin.

Anche quest'anno era dunque lì, in Irlanda. Non era riuscito a fare a meno di voler festeggiare con loro, ormai era diventata un’abitudine alla quale voleva cedere, e poi doveva ammetterlo: da quando aveva conosciuto il Natale attraverso gli occhi di Colin e dei suoi cari, lo amava molto, e gli sarebbe mancato dolorosamente non viverlo. Così aveva preso l'aereo all'ultimo momento, ritrovandosi poi lì, sulle strade ghiacciate del freddo Irlandese. All'inizio, aveva un po' lottato contro la propria volontà di tornare nel Regno Unito, data la situazione di tensione con Colin, e aveva anche programmato delle vacanze in Florida insieme a Georgia e ad alcuni amici. Poi, però, man mano che il Natale si era avvicinato, non aveva potuto fare a meno di desiderare con tutte le proprie forze di rivedere Colin, che gli mancava da troppi mesi, ormai; di rivivere il calore degli anni precedenti, delle serate allegre, delle cene e dei pranzi di Natale pieni di tutto l'amore che una famiglia possa desiderare. L'aereo era partito qualche ora dopo la sua decisione, e, in fondo, era stato meglio così; una volta fatta la scelta, non aveva avuto molto tempo per riflettere, altrimenti, forse, non sarebbe più partito, quando, invece, era quello che voleva, e lui quello che desiderava davvero lo lasciava troppo spesso alle spalle.

*****

Adesso, tuttavia, ha una paura matta, mentre guida veloce, ansiosamente, consumando i chilometri che bruciano la distanza dalla casa di Colin. Manca dal Regno Unito da mesi, ormai; hanno litigato seriamente, stavolta, e Colin ha detto basta, sfinito dai continui tentennamenti di Bradley, stanco di elemosinare un posto al suo fianco o anche solo giorni e ore insieme.

Colin stava consumando i propri anni dietro a lui, accontentandosi di un rapporto incostante e altalenante, accettando tutte le sue partenze, i suoi ritorni, le sue decisioni non prese, i suoi umori ballerini… Finché un giorno di quella passata estate, talmente rassegnato al fatto di non potersi abbandonare a eventuali sentimenti, Colin non aveva ceduto definitivamente, chiudendo i rapporti tra loro. Non si sentivano più nemmeno su Skype, né al telefono, era davvero finito tutto. Bradley gli aveva mandato solo un paio di messaggi (“Spero tu stia bene…”), a cui Colin aveva risposto con un freddo e distante “Tutto a posto,” senza aggiungere altro.

Anche Bradley era crollato, sentendosi triste e solo, ma conscio delle proprie, profonde colpe nella fine del loro rapporto, e si era adattato, seppur soffrendo, ostinato nella posizione di sempre: quella dell'eterno indeciso, col piede in due scarpe, che non trova il modo di affrontare seriamente la propria vita.

Non era felice comunque, nemmeno così.

Non lo era mai.

L'America, ultimamente, gli stava stretta come non mai, proprio lei che era diventata, a un certo punto, il Paese della fuga, la compagna perfetta per volare via da tutta la propria inquietudine, dalla propria indecisione, da una vita incostante e altalenante. Perché un po' gli somigliava, e gli consentiva di ritrovare la leggerezza della distanza, del poco coinvolgimento nelle cose. Bradley, in quella terra, poteva concedersi di respirare emozioni poco forti e dense, di non provare niente e non lasciarsi coinvolgere, spaventato a morte da qualsiasi legame. Anche Georgia la viveva nel medesimo modo: stavano insieme da tempo, ormai, ma era sempre tutto così superficiale, così poco coinvolgente! Il loro rapporto andava avanti per inerzia, senza che mai si raggiungessero davvero, senza che mai si toccassero a un livello più profondo. Anche quello, a suo modo, un rapporto perfetto per lui: distanza emotiva, nessun reale impegno. Tutto perfetto, dunque, per la sua volontà di vita. Trascorreva mesi e mesi, chiuso fuori persino da se stesso, e quando non riusciva più a capacitarsene e stava male per tutto ciò che si negava e che, invece, desiderava – compreso, e soprattutto Colin – tornava a casa in Inghilterra. Ed era lì che si sentiva davvero vivo e parte del mondo, che faceva il pieno di vita vera e di emozioni fino a sfinirsi, per poi ritornare a star male sentendosi soffocare dalla troppa densità dei propri sentimenti; quindi si straniva e si estraniava nuovamente. Persino respirare diventava difficile, a Londra, a un certo punto. Quindi scappava per l’ennesima volta.

Da quando, poi, aveva iniziato a frequentare intimamente Colin e, quindi, a non vederlo più solo in amicizia ma ad andarci a letto, di fatto, aveva cominciato a fuggire più spesso, a tornare più spesso. Alternavano lunghi periodi in cui stavano benissimo insieme e sembravano vicini a fare sul serio a periodi di lontananza emotiva abissale, in cui si chiudevano le porte a vicenda.

E Bradley fuggiva ogni volta.

Passava così tanto tempo sugli aerei, ormai, da averne fatto un po' la propria casa. E ogni volta tutto crollava, nella sua vita: dapprima nel suo cuore, poi tutt'attorno.

I pensieri accavallati gli impediscono quasi di rendersi conto di essere arrivato ad Armagh, la casa di Colin davanti a lui; è pomeriggio inoltrato, e Bradley non ha dubbi che i Morgan siano tutti a casa: nel parcheggio la macchina di Bernard, il padre di Colin, e quella di Neil. Bernie, la vigilia, non lavora mai, organizzandosi a lavoro, e Colin è sicuramente con loro; il Natale è sacro per la loro famiglia e Colin non lo passerebbe mai con qualcun altro. Il camino fuma sul retro, già acceso, e, quando Bradley accosta per parcheggiare, nell'aria il profumo è quello di... casa.

Bradley non sa spiegarselo, ma sente più aria di famiglia in quel luogo che a casa propria, e quella vista gli provoca il magone ogni volta.

Trema, scendendo dall'auto, non sa che cosa lo attenda. Non ha avvisato nessuno che sarebbe arrivato a trascorrere il Natale con loro. E' certo che la famiglia di Colin sarà comunque felicissima di rivederlo e lo accoglierà con grande affetto e calore, ma non sa come Colin potrà prendere la cosa.

Ha, però, messo in conto tutto, compreso il suo eventuale malumore, e compreso anche il fatto che Colin potrebbe mandarlo via non appena finita la cena; ma Bradley ha un disperato bisogno di rivederlo adesso, anche se significa farlo solo per un'ora. Colin… L'unica persona al mondo che riesca a dargli un confine entro il quale stare con se stesso, l'unica a mettere a nudo davvero tutto ciò che è veramente; e, nonostante l'inquietudine al pensiero che, in quel momento, Colin potrebbe allontanarlo, sente di aver preso la decisione giusta nel voler stare a casa sua, con lui, ancora una volta insieme.

Il campanello suona con un tono natalizio e Bradley si trova a ricordare quel piccolo particolare dimenticato. Ogni dettaglio, tutti gli anni, è curato per le Feste a casa Morgan, persino il più insignificante; tuttavia, quell'anno, è cambiata la melodia, è più malinconica del solito... O è solo il suo cuore a percepirla in quel modo?

Ad aprire la porta è Neil, in pantaloni verde scuro e un grande maglione di lana natalizio e caldo, con l'effige di Babbo Natale dal naso a ciliegia. Bradley sorride apertamente a quella vista. Come da tradizione, in casa Morgan, alla Vigilia tutti ne indossano uno simile, e quel maglione gli fa venire subito una gran voglia di abbracciarlo, di respirare profondamente.

“BRADLEY?!? Oddio Brad!!!! Ma sei matto a venire così senza avvisarci?!? ENTRA!!! Col!!! Mamma!!! Papaaà!!! Indovinate chi è alla porta!”

Neil avanza nel vialetto per andare ad aprire personalmente il cancello e Bradley affonda nel suo caloroso abbraccio.

“Non hai risposto al mio biglietto! Lo hai ricevuto? Ti ho mandato l'invito per venire qui da noi a trascorrere le feste il mese scorso…”

Bradley si stacca e sorride, un po' in imbarazzo. “Sì, cioè, non ho risposto perché non ho saputo fino all’ultimo se sarei potuto venire e...”

“Lo so, anche Colin ha detto le stesse cose, e visto che non ti aveva invitato lui, rimanendo vago, ho pensato di farlo io. Non mi sembrava Natale, quest'anno, senza la tua presenza. Sarà che ormai siamo abituati ad averti qua con noi!!”

Il calore di Neil è disarmante e non è propriamente quello che gli ci vuole prima di rivedere Colin. Bradley ha seriamente paura che, con tutte quelle emozioni già addosso al solo pensiero di rivederlo dopo cinque mesi, potrebbe mettersi a piangere. Adesso che Colin è così vicino, infatti, la sua mancanza lo schiaccia, tutto gli fa così male da fargli quasi perdere le parole.

“Be’, eccomi qua! In realtà, neanche io volevo assolutamente perdermelo.” E’ sincero fino in fondo, e, nel pronunciare quelle parole, si accorge di quanto lo sia finalmente, dopo mesi. Tutto gli sta ritornando dentro le vene piano, la superficialità lasciata alle spalle, le emozioni adesso vive, una a una di nuovo tutte dentro. Dolorosamente dentro. Come tutto ciò che lo costringe a vivere Colin, presentando conti continui alla sua coscienza.

Bernard lo accoglie anche lui all'esterno, con la calma e la gentilezza che lo contraddistinguono, felice di rivederlo come sempre. “Bradley, siamo felicissimi di vederti! Sai che puoi venire quando vuoi, anche senza avvisare. Non dare retta a Neil, non devi sempre dircelo prima se vuoi passare le Feste con noi, va bene anche se decidi all'ultimo momento. Bernie stava giusto riattizzando il fuoco… Vieni, così ti riscaldi, che oggi è particolarmente freddo. Colin stava preparando il thè quando sei arrivato... Ti sta aspettando dentro.”

Il cuore di Bradley cede un battito: Colin ha saputo che era lui, alla porta, ma non gli è andato incontro come le altre volte, a rimarcare che tutto è cambiato rispetto ai due anni precedenti.

“La valigia?” Neil gli porge la mano per avere le chiavi della macchina e Bradley gliele consegna. “Sei stato fortunato. Trovare un biglietto aereo all'ultimo momento...”

“Ho un open ticket.” Sorride nel dirlo, ma adesso quell'affermazione lo gela dentro sbattendogli in faccia tutta la precarietà della sua vita. Il cuore si stringe un po' di più.

“Presa. Brad, la porto in camera di Col come sempre."

“Ehm, non lo so... Ogni volta ti esili nella camera degli ospiti per me."

“Oh, insomma, è vero che non vieni a trovarci da molto tempo, ma qui da noi le cose non sono cambiate.”

“Grazie Neil.”

Bradley vorrebbe dirgli che, per lui, non è un problema dormire con Colin, ma l'altro, probabilmente, non sarà d'accordo; poi, però, prende la decisione di lasciar stare un attimo le cose come sono, la valigia può sempre cambiare stanza anche dopo.

Avanza nell'ingresso addobbato e multicolore come sempre, il cuore stretto al pensiero che tra poco vedrà Colin, il suo viso così caro, gli occhi che gli sono mancati come l'aria, e la sua bocca, che ha già voglia di baciare per riprendere a respirare. Perché adesso proprio non riesce...

Bernard aiuta Bradley a togliere il giubbotto di pelle, e ride sonoramente quando quest’ultimo rimane vestito solo di un paio di jeans e del maglione natalizio che i Morgan gli hanno regalato il primo anno in cui ha passato il Natale con loro, per renderlo parte della tradizione di famiglia:

“Lo hai portato con te? Bravo ragazzo! Le tradizioni non si scordano!”

Bradley accarezza il maglione che indossa, sorridendo: è rosso, ha una renna che traina una slitta, e gli piace da morire perché, con esso indosso, si sente di appartenere anche lui al loro contesto, e poi Colin lo adora – o lo adorava? – perché le corna della renna sembrano disegnate a mo’ di corona e il rosso della lana è, a suo dire, 'rosso Pendragon'; e, l'anno in cui i Morgan glielo avevano regalato, nella serie Arthur era diventato Re, e tra lui e Colin era cominciato tutto. Colin era impazzito, vedendoglielo addosso. Una volta, Colin aveva preteso che non lo togliesse mentre facevano l’amore, e, quando avevano finito, lo aveva indossato lui. “Ha il tuo odore…”

Con il cuore un po' più stretto, Bradley vede avanzare Bernie nella sala: anche lei indossa un cardigan rosso con delle palline di Natale – simile a quello dell'anno precedente – e Bernard indossa quello con il pupazzo di neve che, invece, aveva messo Neil due anni prima.

Bernie. Rivederla, per Bradley, un sorriso quasi di liberazione… “Bernie... Come stai?” Perdersi nel suo abbraccio… Sarà davvero possibile trattenere le lacrime?

“Cielo, Brad, sono mesi che non ci vediamo! Nemmeno a teatro quando ha recitato Colin, nemmeno quando è stato male ci siamo visti!” Il tono non è di rimprovero, solo una semplice constatazione, e Bradley scioglie l'abbraccio, disarmato da quanto tutto ciò che lo circonda gli sia mancato.

“Già... Davvero.”

Poi lui.

Colin appare sull'uscio della porta della cucina: più magro, i suoi soliti jeans e il maglione in cui sembra navigare, quello del pinguino col cappello da Babbo Natale; è blu, e Bradley lo predilige, tra tutti i maglioni di Natale di quella casa, perché quel colore, unito al cappello rosso che ha vagamente l'aria di un fazzoletto sulla maglia, restituisce un po' a Colin l’aspetto di Merlin, che Bradley ama tanto; e il cuore gli si stringe ancor più nel petto: Colin ha messo il suo maglione preferito pur sapendo che, quest'anno, non avrebbero trascorso il Natale assieme. Un modo triste per averlo con sé?

Lo sguardo di Colin su di lui è… affamato. Triste e spento come non mai, dannato e sfinito dopo mesi di lontananza, ma Bradley sembra leggervi anche sollievo, voglia di piangere a suo pari.

Neil si avvicina a lui sulla porta per sfotterlo. “Di’ la verità!!! Tu lo sapevi, vero?!? Col, lo sapevi che Bradley sarebbe venuto!! Per questo non sei sorpreso e non scoppi dalla gioia quanto noi nel rivederlo!!”

Colin resta in silenzio, osserva Bradley e il suo maglione rosso di Natale, la sciarpa regalatagli da sua madre e lavorata da lei stessa ai ferri, e davvero non ha la forza di parlare. Perché rivedere Bradley significa soffrire e stare male, ancora… (Ma perché? Senza vederlo – riflette – sta forse bene?) E significa anche avere voglia di abbracciarlo e sprofondare in lui, nel suo fiato, nel suo calore; e tutto gira come un vortice attorno, e sparisce oltre quegli occhi azzurri, così belli e intensi, che lo fanno precipitare a fondo e nella voglia di piangere e urlare e imprecare e cacciarlo via… Per poi chiedergli di restare, esattamente come ogni volta.

Anche il suo cuore cede un battito, perché anche adesso, in mezzo a tutta la rabbia e all'infelicità, alla frustrazione del litigio e della separazione, Bradley è una visione che scava dentro le vene, prosciugandole, tirandosi appresso tutto il suo sangue, in un intenso e soffocante caos.

E' sfinito. Dopo tutti quei mesi di lontananza, gli manca ancora tantissimo, o forse persino più intensamente, anche se non lo avrebbe mai ritenuto possibile. Riuscirà mai a uscirne? A riemergere da quell'inferno? Da quel... Paradiso?

Bradley gli viene in soccorso. “Sì, lui lo sapeva, è così, Neil! L'ho chiamato anche prima, ed è per quello che stava preparando il thè...”

Bradley lo fissa, cercando di coinvolgerlo nella piccola bugia, per dargli una via di fuga secondaria rispetto alla lettura, da parte della sua famiglia, di quel momento di mutismo e distacco.

Colin lo ascolta imbarazzato. Bradley è così stronzo da schiaffargli in faccia, fin da subito, di essersi accorto del fatto che Colin stesse preparando il thè alla solita ora in cui lo prendevano assieme per le Feste?! Del fatto che indossi il maglione preferito di Bradley anche se lui non è da loro per Natale?! Si sente patetico, prevedibile e, naturalmente, un budino, gelatina, davanti a lui. Tanto che, adesso, è arrabbiato non con Bradley, ma con se stesso, e con tutto il potere che Bradley esercita sulla sua vita.

Si sporge un po' per riprendersi, per non dare a vedere agli altri niente della tensione che scorre tra sé e Bradley.

“Sì. Lo sapevo. Poteva FORSE Mister 'Ultimo Momento’ James lasciarci in pace per Natale, secondo voi?”

Bradley coglie la provocazione rivolta solo a lui, mentre gli altri ridono divertiti.

“Brad, non lasciarci mai in pace, ok? Fai pure come vuoi, tanto lo sai che Colin adora queste cose dell'ultimo minuto!”

Altra pugnalata dritta nel cuore di Colin, da parte di un Neil inconsapevole, stavolta; e Colin lo fulmina senza farsi vedere, disarmato da quella triste ma solida verità.

Perché, tra la rabbia e la solitudine, in mezzo a tutta la propria inquietudine, la felicità di vedere Bradley a casa, ad Armagh, per Natale, è più grande, meglio di qualunque cosa.

*****

Il fuoco brucia lento nel camino, e Bernie porta il thè. Bradley siede sul divano grande di pelle nera del salotto insieme a Neil, l'albero di Natale di lato: sotto, pochi regali, ma incartati con colori vivaci e soffocati dai nastri che Bernie, ogni anno, compra a dozzine. I genitori di Colin sono accomodati sul divano piccolo, e Colin siede, invece, sull'enorme tappeto davanti al salotto, scaldandosi con le spalle al fuoco, rivolto verso di loro.

“Allora, Bradley, come sta la tua famiglia?” Bernard chiede gentilmente. Si sono incontrati una volta sola in tutti quegli anni, ma Bernard chiede sempre di loro, per sincero affetto verso Bradley.

“Stanno tutti bene. Stephanie è in America da mio padre, in montagna, e mamma è partita per un paio di giorni in Scozia su invito dei genitori di Georgia.” Bradley vorrebbe mordersi le labbra per quell'ultima affermazione, ma ormai è troppo tardi. Colin solleva lo sguardo e gli punta gli occhi addosso in disapprovazione. 'Dovevi proprio sbattermi in faccia la cosa?'

Bradley cerca di risistemare le cose in qualche modo: “Sua madre, Isobel, è una cantante d’opera e questo Natale è in scena a teatro; lei sa che mia madre adora l’opera, e così l’ha invitata...”

Colin non sembra, tuttavia, distendersi.

Neil chiede a Bradley dettagli sulla sua vita: quando riprenderà a lavorare? Forse dovrebbe ricominciare col teatro? Gli amici? E’ un fiume in piena, interessato a ogni dettaglio, e Colin ha occasione, tramite il fratello, di apprendere informazioni sulla vita di Bradley che non ha più avuto da quando si sono divisi, come ad esempio il fatto che abbia avuto per le mani una grossa parte al cinema, per un kolossal; che la parte fosse già sua ma che poi il progetto sia stato messo in stand by.

Alla notizia, Colin trema e riesce a parlargli per la prima volta. “Riprenderanno in mano il progetto? Voglio dire… E’ una grande occasione!”

Bradley lo osserva felice, cercando di catturare i suoi occhi, leggendovi un serio interesse, l’eccitazione che Colin non sa trattenere quando è contento per qualcosa di bello che succede a Bradley.

“Sì… Penso che se ne possa riparlare alla fine dell’anno prossimo. Ed è per questo che sto aspettando; ho avuto altre offerte, ma non voglio impegnarmi con qualcosa che non mi consenta di muovermi liberamente dopo, se tutto riparte. SPARTACUS è un grande progetto.”

Colin si raddrizza un po’ di più.

“Ma significa stare un altro anno senza lavorare... Ci hai pensato bene?”

“Sì, so che la cosa mi terrà fuori dalle scene ancora, e questo è un problema; stavo pensando, infatti, di accettare finalmente qualche ruolo come guest star in qualche serie americana finora rifiutato, tanto per non sparire. Mi sono preso il mio anno sabbatico, ma sono cosciente di dover riprendere a lavorare adesso, e il mio agente è già impegnato e in corsa su un paio di cose…”

Colin si rilassa. Riprendere il dialogo con Bradley, dopo tutti quei mesi, non è stato poi così difficile. Tra loro va così: si ritrovano subito, hanno un impatto empatico immediato, solo che la cosa fa maledettamente male. Ancora.

Bernie gli sorride calorosamente e poi osserva  il figlio con attenzione, cercando i suoi occhi, volendo leggergli dentro. Colin ha una luce diversa nello sguardo, è innegabile. Dopo mesi di lasciva vita sociale, di disinteresse, Colin sembra riavere un minimo di luce dentro; è bello rivedere suo figlio così… Bradley gli fa bene.

“Allora! Ci sono dei cambiamenti per stasera! Ovviamente, essendoci Brad, stanotte non andremo a Messa, si va domani; e chi vuole può venire, altrimenti rimanere a dormire… Insomma, fate voi. Stanotte passiamo la mezzanotte assieme, qui a casa, tra di noi. Avremo da dirci così tante cose! Bradley, sappi che ho preparato il mio fantastico Christmas pudding e non vedo l’ora di vedertici affondare come hai fatto lo scorso anno, quando lo hai praticamente finito da solo!”

Bradley ride sonoramente, adesso. “Era davvero buono…”

Neil gli dà una pacca sulla spalla. “Noi domattina dormiamo. E, se Bradley ne ha voglia, andiamo a fare jogging. Nessuno corre come te, e avremo da smaltire la cena e preparare lo stomaco per il pranzo.”

Bradley lo fissa un attimo, indeciso… e Neil contiunua…

“Ok… altrimenti possiamo andare a pattinare al parco, così viene anche Colin che non reggerebbe il nostro ritmo"

Colin sorride calorosamente con finto disappunto,  rilassato per la prima volta dall’arrivo di Bradley …

“Grazie per avermi considerato Neil, molto gentile da parte tua…”

“Ok Bradley andata … domani si va a pattinare, puoi noleggaiare i pattini là … a meno che Colin non abbia ancora i suoi vecchi pattini in cantina …”

Bradley si rilassa sul divano, la tazza vuota di the al latte tra le mani, e cerca continuamente lo sguardo di Colin, in muta richiesta, per capire se abbia gradito il suo ritorno, o se invece sia arrabbiato …

Bernard si alza e incalza Neil …

“Ok Neil, andiamo a portare dentro un altro po’ di legna, se non usciamo stasera, quella che abbiamo non basta …”

Neil si alza ed insieme escono, ed anche Bernie fa per lasciare la stanza …

“Devo andare a controllare la cena, se non voglio che bruci tutto. Bradley dopo ti aspetto in cucina, la tua Cheese Sauce lo scorso anno ci è piaciuta un sacco e mi piacerebbe la preparassi tu! a dopo allora…”

Colin rimane seduto sul tappeto, mentre Bradley si sporge un po’ di più sul divano, appoggiandosi sulle ginocchia coi gomiti e le mani unite in un pugno davanti a lui.

“Mi dispiace di essere piombato qui senza preavviso, e mi rendo conto che probabilmente non sarei dovuto venire, che bruciare cinque mesi di distanza non è una cosa che potevo decidere da solo … ma…”

“Bradley …”

lo sguardo di Colin è sfinito, sofferto, e a Bradley fa male vederlo a quel modo.

“Vorrei dirti di non essere felice, ma non posso. E mi odio per questo. Odio il fatto che dopo tutto questo tempo in cui avevo pensato di poter sopravvivere senza di te la porta si apre, tu entri, e per me la vita ricomincia. Mi odio, quando ti rivedo e la rabbia vola via e mi lascia finalmente respirare, e mi odio ancora di più perché

ho cosi tanto bisogno della tua presenza da non avere una vita senza di te, tanto da accontentarmi delle briciole solo per rivederti una volta.”

Bradley chiude gli occhi e scuote la testa piano …

“Sapevo che non era buona cosa venire … ma…”

Gli occhi di Colin trattengono una lacrima. ..

“Non avrei mai immaginato, sul serio Bradley … che tu potessi trovarti ad un passo così importante per la tua carriera, ad una svolta, ed io non saperne niente. Mi fa malissimo il fatto che tu non me ne abbia parlato. Quando pensavi di dirmelo? o volevi che lo apprendessi dai giornali??”

“Non … avevo il coraggio di chiamarti, avevo paura che mi chiudessi la porta in faccia, e avresti avuto ragione.”

“Non l’hai trovata chiusa nemmeno adesso …”

“Col, non serve chiedere scusa, o spiegare. Sono qui perché era la cosa più naturale del mondo essere qui ok? perché non dovrei stare da nessun’altra parte a Natale, lo sappiamo entrambi che questo è il mio posto, era … scontato.”

Colin annuisce piano, dolorosamente, ritornando sul discorso della parte di Bradley nel film.

“Non capisci quanto mi fa male che tu non abbia trovato le palle per dirmi tutto? anche se ti beccavi la porta in faccia? non posso pensare che succeda una cosa così importante nella tua vita ed io non ne so niente! come dici tu.. dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo condividere le cose importanti fra di noi .. ed invece mi tagli fuori ancora.”

“Non ti ho tagliato fuori, ancora non lo sa nessuno. Nemmeno la mia famiglia.”

“Nemmeno Georgia?”

Bradley ammutolisce e Colin abbassa il capo sorridendo arrabbiato, arreso.

“appunto.”

Bradley incalza:

“Lo sa perché è stata lei a fornirmi i contatti, a procurarmi gli agganci giusti.”

“Come è stata lei presumo ad accompagnarti ai provini, a vederti ottenere la parte, a vivere con te quella gioia … sai qual’è il punto Brad? che siamo troppo diversi. Io sono abituato a vivermi le cose con le persone a cui tengo davvero. E secondo me, dovevo esserci io quel giorno al tuo fianco, non lei. O forse vaneggio io, e tu invece tieni molto a lei... ma se così è ... non mi torna il fatto che la vivi come un passatempo e la tradisci venendo a letto con me."

“ancora siamo rimasti al venire a letto con te Col? Onestamente pensavo avessimo superato quella fase... lo sai che tra noi le cose non vanno proprio così."

"e come vanno allora? Dimmelo perché tutte le volte fai mille giri di parole attorno all'argomento senza dire in definitiva niente.. e poi sparisci. Non ho più voglia delle tue entrate teatrali nella mia vita.. torni, mi riempi di attenzioni, non vedi nessuno a parte me per mesi ... viviamo nell'Eden per un po, sei geloso marcio se anche provo ad avere una vita sociale che vada al di là di te, non esco con nessuno, passiamo settimane chiusi in casa e mi soffochi col tuo ardore .. poi? Il giorno dopo trovo le valigie sulla porta e stai andando via per tornare di nuovo dalla tua donna. Permetti che mi senta incazzato... usato????... come cavolo vuoi che mi senta? Un'uscita secondaria!!"

"Col mi spiace sentirti parlare cosi. Io non ti userei mai!!! Non credi nemmeno tu a quello che dici.. sai quanto tengo a te... quello che abbiamo, la nostra amicizia..."

"tu scopi con tutti gli amici Brad?"

Bradley ammutolisce...

"Col .. sai che non volevo dire questo!"

"e allora smettila di dirlo. Non sono un tuo amico e a me sembra chiarissimo. Finiscila di trattarmi come tale. Non lo reggo più ..."

Bradley abbassa la testa piano ...

"non dovevo venire. E' chiaro che sei ancora arrabbiato e probabilmente per te le cose sono cambiate davvero..."

Colin abbandona le spalle, fino a quel momento tese, e lo fissa in silenzio col cuore in mano, lo fissa ed è una tortura stargli vicino senza poterlo desiderare... senza perdersi nelle sue braccia.

Anche lui abbassa lo sguardo:

"È meglio raggiungere gli altri..."

*****

Bernie ha preparato la tavola natalizia nel salone, la cucina è piccola e le piace avere spazio attorno nei giorni di festa. Il grande televisore a parete è fisso su un canale che nessuno ascolta e i Morgan chiaccherano come sempre amabilmente... fuori ha ripreso a nevicare.

Manca ancora un'ora alla cena e il buio esterno accentua l'atmosfera serena e distesa, tutto il calore in casa; Bradley si rilassa davvero dopo molto tempo. Neil ha cominciato a discorrere della prima volta che si sono incontrati e sta raccontando di quando Bradley lo ha salutato senza sapere che fosse il fratello di Colin, quella volta in cui aveva fatto da comparsa nella serie...

"Bradley avevi uno sguardo ed un atteggiamento molto diverso allora... te la tiravi molto di più. .. eri inavvicinabile... ce n'è voluto prima di capire che fosse tutta una facciata... e che sotto sotto eri un buono.."

"ero un ragazzino, nel paese dei balocchi ...una grande occasione in mano e un cast eccezionale ... volevo essere all'altezza."

Lo sguardo di Colin è fisso su di lui da quando sono immersi nei ricordi di qualche anno prima, e Bradley nota che adesso è più rilassato, un moto di tenerezza nello sguardo.

Bradley abbassa lo sguardo poi lo rialza verso Neil ..

"in realta' mi trovavo antipatico anche da solo in certi momenti..."

Neil ride e Colin ... sorride, un sorriso sincero. Bradley affonda, parlando apertamente.

"è stato il lavorare a fianco di Colin a cambiare il mio modo di pormi ... aveva un talento immenso ed innegabile e non se la tirava mai, davanti a lui ho capito che se hai talento e carattere vieni fuori come persona anche senza bisogno di fare niente...."

"non avevo mai conosciuto una persona più esibizionista e ... piena di sé di te. Te ne andavi in giro con la spada anche nella pausa, sempre desideroso di metterti in mostra, ne combinavi una dietro l'altra a tutti e davvero eri incontenibile!! Lo scherzo sempre dietro l'angolo e la troupe esasperata, ci facevi dannare, era sfiancante starti appresso!"

Colin sta parlando di Bradley con affetto immenso adesso, l'emozione della sua voce palpabile e a Bradley manca il fiato ...

Anche adesso stargli vicino è sfiancante ovviamente, e lo legge chiaramente nei suoi occhi...

Neil appoggia il fratello..

"si .. mi ricordo questa cosa. Come la volta in cui, quei tre giorni in cui ho girato con voi, ha fregato una maglia rossa ad un cameramen, e ci ha girato tutto il giorno solo perché era una maglia originale di una squadra di rugby che adorava e l'ha restituita solo la sera ... quando ha rimesso la sua felpa."

"Camicia. Aveva una camicia bianca quel giorno..."

Colin lo fissa intensamente ed è come se lo avesse ancora davanti ...

Neil ride...

"Accidenti Col sono passati quattro anni! Ma dimenticavo la tua formidabile memoria!"

Bradley fissa Colin immobile, senza fiatare. Colin ricorda ogni cosa di lui, persino gli albori. Da quanto tempo Morgan si danna l'anima appresso a lui? Lo voleva e lo desiderava già allora? Possibile che non si fosse mai accorto di niente? A lui ci sono voluti quattro anni e una sbornia da manuale prima di cominciare a vedere tra loro due qualcosa di ... oltre?

Colin lo sta ancora fissando e l'aria adesso dopo le sue parole è densa.

"Ecco spiegato perché tutti amavano Colin e non me.." cerca di scherzare Bradley.

Neil ride...

"ahhhh Bradley adesso non sottovalutarti, sei cambiato quasi subito, non appena ti sei .. rilassato, diciamo."

"non appena ho conosciuto un po di più Colin e i suoi modi davvero esemplari."

Colin non ha mai smesso di fissarlo e Bradley sente le gambe tremare sotto il tavolo, il cuore accellerare ...

Bernie interviene per rompere la tensione:

"Andiamo.. eri già un amore di ragazzo, avevi solo bisogno di un'occasione e di una guida per venire fuori davvero per com'eri."

"Già."

ll cuore di Bradley si stringe di più e distoglie lo sguardo da Colin richiamato da Bernard.

"Allora Brad! Chi vince quest'anno la Premier League? Voglio la tua opinione!!"

Un sospiro di sollievo e la conversazione si sposta definitivamente.

*****

La cena di Natale è volata, cosi come il brindisi di mezzanotte, tutti hanno passato molto tempo al telefono per inviare messaggi e chiamare amici e parenti, un po' meno Bradley, limitatosi ai soli messaggi, ai quali almeno la sua famiglia ha risposto solo dopo molto tempo, ma lui non se ne cura più.  Il Natale è tutto li, a casa di Colin, vicino a lui.. altrimenti per quanto lo riguarda potrebbero anche cancellarlo.

Hanno aperto i regali, Colin e Neil hanno regalato a Bernard una magnifica e accessoriata Reflex che il padrone di casa non vede l'ora di usare. Neil e Colin hanno ricevuto dei biglietti ingresso per uno spettacolo teatrale a Dublino in scena quei giorni e che entrambi volevano vedere - per andarci insieme - Bernie ha ricevuto dai suoi tre uomini di casa un buono weekend da trascorrere in un centro benessere con un'amica e sta già programmando quando andarci, ridendo sonoramente.

Poi fa cenno a tutti di stare un attimo in silenzio..

"Bradley, non pensavamo tu venissi anche quest’anno, quindi non abbiamo preso niente per te, ma volevo darti qualcosa ugualmente..."

Bradley è imbarazzato ..

"non devi dirlo nemmeno per scherzo Bernie non preoccuparti.. ci mancherebbe che tu ti creassi questo problema!"

Colin guarda la madre e non ha idea di dove voglia andare a parare..

Bernie sparisce e dopo qualche minuto torna con un plaid a patchwork cucito da lei stessa, intessuto con svariate sfumature di blu, care a Colin..

"Questo l'ho fatto per Colin, ma ancora.non glielo avevo dato, lo regalo a te, lui lo avrà il prossimo anno."

Bradley sorride imbarazzato.. senza parole.. e guarda Col ... che gli fa cenno di prenderlo se la madre ha deciso così. ..

"Grazie... è davvero molto bello.. e fa tanto idea di caldo."

"Cosi te lo porti sull'aereo durante i tuoi viaggi..."

Bradley sorride teneramente e poi si alza anche lui.

"Anche io non ho portato niente, non ho doni per voi, non sapevo di venire sino a ieri e ho preso l'aereo dell'ultimo momento.. però in viaggio, in aereo.. ho fatto una cosa..."

Bradley si allontana verso l'ingresso e ritorna da loro con in mano un cartoncino arrotolato e tenuto evidentemente nel giubbotto lasciato sull'attaccapanni prima... lo srotola ed è un disegno a carboncino, una caricatura della famiglia Morgan al completo, sorridente e naturalmente allegorica, che mette in bella mostra le caratteristiche principali di tutti.

Neil si alza dalla sedia e comincia a ridere in maniera fragorosa, e Bernie e Bernard sono entusiasti ..

"Oddio Bradley ma sei bravissimo!! Sul serio! Quando Col ha detto che disegnavi bene non immaginavo quanto!! E' bellissima e la farò incorniciare cosi che troverà posto nello studio! Seriamente! Hai talento!"

Bradley sorride felice, lusingato dal fatto che il dono sia piaciuto a tutti, poi guarda Colin, e ciò che legge in lui lo sfinisce.

 

Nel suo sguardo la resa. Colin alza bandiera bianca. La rabbia volata via, il risentimento anche, nei suoi occhi solo immenso calore e voglia ... di affondare in lui. È lo sguardo che conosce meglio Bradley, quello che gli vede in faccia ogni volta che poi gli si avvicina per baciarlo: desiderio intenso, battaglia interiore di sensi.

Perché tutto è cosi complicato?

Perché non sono soli e non finiscono l'uno nelle braccia dell'altro?

Bradley quasi soffoca per la voglia che ha di baciarlo e il suo sguardo adesso è dannato e perduto su Colin, che leggendolo si volta per non soccombere davanti a tutti e alla voglia di corrergli incontro e buttargli le braccia al collo ed annegare in lui ...

Bernard mette una pezza, anche se senza volerlo...

"Bene!!! Allora?? Voglio provare la mia nuova macchina! Facciamo una bella foto? Ragazzi prima voi! Andate sul divano!"

Neil si accomoda approvando sul divano e Bradley prende posto al centro tra lui e Colin, poi dopo qualche scatto di prova Bradley alza le braccia e le poggia sulle spalle dei fratelli Morgan, abbracciandoli:

"Bernard fai un paio di scatti! Queste le voglio ... le stamperò"

Neil allarga il sorriso, e si rilassa giocoso, mentre Bradley stringe di più inconsapevolmente il braccio sulla spalla di Colin, attirandolo di più a se, anche se in maniera impercettibile dall'esterno.

Colin si lascia andare ad un lungo brivido ed il cuore gli pulsa nelle orecchie, sono mesi che lui e Bradley non si sfiorano, e quel semplice contatto è elettricità pura tra i loro corpi. Bradley stringe la mano serrandola un po di più,  e Colin scioglie la tensione e si accomoda più morbidamente nel suo calore...

Bradley profuma di buono, non può paragonare il suo profumo a niente al mondo, semplicemente profuma di .. Brad. Sono la sua pelle e la sua chimica ad entrargli dentro le narici e raggiungergli le vene, non è necessario altro.

Per lui è come se il mondo adesso perdesse spessore, il tempo è immoto, Colin non realizza ciò che succede attorno, e quasi si dimentica di respirare, vorrebbe girarsi e abbandonarsi sul suo petto, vorrebbe che Bradleylo abbracciasse e lo stringesse così forte da tagliargli il fiato ...

non ha difese adesso, e scivola un po di più premuto verso il suo fianco, tanto vicini che può sentire anche Bradley trattenere il respiro ... il suo medesimo desiderio che tutti attorno a loro spariscano ..

Poi l'attimo passa, e sono costretti loro malgrado a slegarsi. Bradley si gira per un attimo a fissare Colin, e ci sono parole inespresse nei suoi occhi, Col ricambia lo sguardo per una frazione di secondo perché di più non può fare, le mani sudate e il respiro che gonfia nuovamente i polmoni ridotti quasi in mancanza di ossigeno.

Non è stato un abbraccio intenso, ma è come se lo fosse stato: i loro corpi hanno parlato per le loro labbra, ed è dura, durissima staccarsi.

Neil si alza e si avvia alla tavola per stappare l'ennesima bottiglia di vino ..

Bernard e Bernie danno forfait...

"ragazzi continuate pure senza di noi, io e vostra madre siamo troppo stanchi e domani andremo presto in chiesa... perciò vi salutiamo e vi auguriamo un buon proseguimento!!"

Il congedo è caloroso, e l'attimo per Bradley e Colin è ormai svanito, la conversazione riprende leggera e fitta tra una bottiglia e l'altra per ancora un'ora, sono tutti e tre brilli e rilassati, l'aria del Natale ormai invade gli animi e tutto sembra scorrere più facilmente anche per Bradley e Colin, poi anche Neil si congeda,

"Ragazzi.. è stato un piacere. Io me ne vado a letto, ho bevuto troppo, e anche voi ... ma è stata una serata memorabile. Bradley .. la tua valigia è in camera di Colin... io vado nella stanza degli ospiti."

Colin non ribatte, e Bradley si rilassa ...

Neil lascia la stanza.

 

"Ho voglia di restare qui ancora un po'... ti va?"

Colin si siede sul divano ancora una volta, e Bradley si siede accanto a lui piano. Non sono pronti ad andare in camera soli, è tutto ancora denso tra loro nell'aria ... meglio rimanere ancora davanti al fuoco ..

Colin si leva le scarpe, solleva le gambe agganciadosele al petto abbracciandole e poggiando il mento sulle ginocchia, fissando il fuoco.

"Quando riparti?"

"Domani."

"Toccata e fuga, anche peggio delle altre volte ..."

"Non sapevo di venire ... andiamo a sciare per il Capodanno, e devo tornare."

Colin annuisce in silenzio. Il calore di Bradley gli invade il corpo anche da lontano e ha i sensi annebbiati dall'alcool. Da quanto tempo non beveva a quel modo? E il fatto di voler bere cosi tanto ... era dovuto alla voglia di scacciare via la tristezza? o all'eccitazione di avere nuovamente Bradley al proprio fianco? Impossibile capirlo... le emozioni sono troppo intense e invischiate ...

"Ho la nausea."

"Hai bevuto troppo"

"Anche tu."

"Ma io lo reggo meglio..."

Bradley ride e Colin si lascia andare al ricordo della loro prima volta, un po’ il risultato finale di una sonora sbornia. Colin aveva trovato il coraggio di farsi avanti con Bradley con l'alcool, di provarci insomma ... e Bradley... semplicemente c'era stato, ritrovandosi a desiderarlo davvero.

"Ti gira la testa?"

Colin annuisce piano e Bradley si avvicina...

"Sono sempre incazzato Brad..."

"Volevo solo che ti appoggiassi... se ti va."

Colin si stende un po' sul divano, allunga le gambe e si infila sotto il braccio di Bradley, che lo ha sollevato ed appoggiato sullo schienale.

"La stanza ha smesso di girare?"

"Si. Ma tu continui a darmi le vertigini."

 

Bradley sorride e gli posa un lieve bacio sulla testa, fa scivolare il braccio su di lui e poi gli si abbandona contro morbidamente, gli occhi di Colin si chiudono nel sonno, e il ritmo del suo respiro è una ninna nanna adesso che pare accompagnarlo nel proprio, di sonno.

*****

E’ trascorso un po’ di tempo, e Bradley si sposta piano aprendo gli occhi, spinto da Colin che si muove accanto a lui: è scivolato un po’ più in basso sul suo petto, accomodato come su di un cuscino, il viso disteso.

Bradley lo guarda e sorride. Il calore del corpo di Colin lo ha cullato fino a fargli perdere i sensi... realizza così di aver dormito un po’, a sua volta.

Accarezzati dal tepore del camino, in cui ancora bruciano gli ultimi tizzoni accesi, alla fine si sono addormentati abbracciati, e nonostante siano passati mesi in cui non si sono visti, l’ultima cosa a cui Bradley pensa adesso con Col tra le braccia è l’attrazione fisica che  ha sempre provato per lui. Più passa il tempo - e più si reincontrano nelle proprie nottate calde e lussuriose rubate alla “vita reale” - più Bradley diventa consapevole di quanto non sia il corpo di Colin quello di cui ha bisogno come l’aria, bensì la sua mente brillante, il suo talento, e la luce nei suoi occhi che fa impallidire quella di mille soli, il sorriso che trasforma il suo volto spigoloso in un quadro di Botticelli...

E’ di Colin come persona che ha  bisogno,  ed è della sua anima che non può fare a meno, e la cosa mentre ci pensa lo terrorizza.

Nel buio della notte irlandese, Bradley lo stringe un po’ di più, respirando l’odore dei suoi capelli, e sfiorando con le labbra il suo orecchio caldo. Fino a ieri si era permesso a malapena di pensare a quanto Colin fosse importante per lui, e parlarne ad alta voce era per lui impossibile.

Finora infatti, non ha mai detto al giovane che ha tra le braccia che cosa significhi per lui; si era imposto infatti di non fare mai certi discorsi, di non aprire mai il proprio cuore ... tutto perché sapeva che comunque non ci sarebbe stato futuro per loro due, entrambi ingabbiati nelle proprie facciate di normalità - Colin schiavo del proprio lavoro per scelta e per passione... Bradley schiavo della propria presunta eterosessualità.


Bradley lo ascolta respirare piano nel sonno, pensando a quanto siano entrambi incapaci di liberarsi delle rispettive catene, o incapaci di fare quel salto di fiducia che sarebbe necessario per accettare davvero i sentimenti che provano l’uno per l’altro. Perché sebbene nessuno dei due lo dica mai o non si esponga mai con l’altro, entrambi sanno che quello che c’è fra di loro è Amore, di quello con la A maiuscola, di quello che sei fortunato se lo trovi una volta nella vita.

E adesso Bradley sa che loro lo hanno trovato, e questa vicinanza dopo mesi di lontananza lo ricorda duramente, anche se non sono capaci di viverlo…. E lasciare cadere la cosa lì sta distruggendo entrambi, impossibile negarlo ormai.

Cosa li aspettava in fondo adesso? Nuovamente?

Bradley alza gli occhi al soffitto, il solletico dei capelli di Colin sotto il mento... riflette: lui tornerà da Georgia, a fingere di amare una donna a cui vuole sì molto bene, ma in cui non troverà mai quello di cui ha bisogno.

E Colin tornerà alla propria frenetica vita, fra uno spettacolo e l’altro, fra un teatro e il prossimo, a schivare fans e allontanare amici, perché ormai è evidente che ha un’anima troppo tormentata per lasciar entrare qualcuno nella propria vita…

Qualcuno che non sia Bradley.

Dilaniato dai propri pensieri, Bradley ha passato un sacco di tempo, quasi tutta la notte, sveglio a riappropriarsi della vicinanza di Colin, accarezzandolo lievemente, incapace di realizzare che di lì a poche ore si troveranno di nuovo separati, e che per mesi non si rivedranno, ancora una volta quindi, e per  molto tempo.

Nel fissarlo lieve, adesso il solo pensiero di ripartire ancora una volta gli fa riempire gli occhi di lacrime, ma questo fatto è comunque una realtà oggettiva ed ineluttabile nella mente, tanto da non permettergli nemmeno di valutare un’alternativa.

Bradley osserva per l’ennesima volta l’orologio a parete del salotto. Quante volte lo avrà fissato durante la notte? quanto lo scorrere delle lancette lo avrà accompagnato nei pensieri?

Le ore si sono susseguite e poi, alle prime luci dell’alba, stremato e angosciato dall’ennesimo distacco che stava per consumarsi, si è assopito, con le lacrime seccate sulle ciglia in reticoli salati, a cementare il suo dolore in modo palpabile.

A un certo punto, Bradley non aveva neanche più cercato di ricacciarle indietro… perché era stato come se, a lasciarle uscire, avesse sentito una prova tangibile di quello che provava, sbattendoselo in faccia, e quel piangere era parso perfino salutare alla fine: meglio di nulla. Quello che non riusciva a esprimere a parole, ci avevano pensato le sue lacrime ad esteriorizzarlo.

La legna nel camino si è ormai consumata, e Bradley ipnotizzato dai tizzoni accesi ritorna nel torpore del sonno, scivolando ancora di più a fianco del corpo esile di Colin, mentre si riaddormenta cercando il calore che emana dalla sua pelle e dal suo cuore.

 

Un movimento nel salone fa ridestare per un attimo Bradley dal dormiveglia ... è solo un piccolo fruscio, ma è forte abbastanza per fargli riaprire gli occhi.

Nel buio sente scivolare addosso a sé e Colin una coperta, e poi dei passi silenziosi che si allontanano. Non è capace di svegliarsi del tutto però, e per qualche minuto rimane lì a godere del delizioso tepore: spostando una mano può riconoscere al tatto il patchwork che gli ha regalato Bernie qualche ora prima.

Colin continua a dormire senza dare segno di essersi accorto di nulla, ma Bradley a quel punto è cosciente, ormai troppo sveglio e scosso dalla cosa per non chiedersi chi sia stato a coprirli discretamente perché non soffrissero il freddo.

Si districa lentamente dalle lunghe gambe di Colin, ormai  intrecciate alle sue, e quando ci riesce, sente la mano di Colin che si stringe appena alla sua, come a volerlo trattenere anche nel sonno.

Si alza delicatamente dal divano e deposita un lieve bacio sulle nocche della mano che ancora stringe, così vede Colin  rilassarsi di nuovo.

Bradley si passa una mano fra i capelli, e stropiccia gli occhi per cercare di cacciare il sonno dal viso e dalla mente, poi si guarda intorno, e grazie alle luci colorate dell’albero il cui riflesso danza sulle pareti, riesce ad orientarsi e si sposta verso l’androne della casa. E’ ancora immersa nel buio: il sole non ancora sorto del tutto, e le tapparelle chiuse nascondono per la maggior parte il suo flebile bagliore. C’è solamente una luce che filtra da sotto la porta della cucina, così Bradley si dirige lì in silenzio, poi entra adagio fino a trovarsi davanti Bernie, seduta al tavolo alto con in mano una tazza di caffè fumante.

Quando la donna sente aprire la porta, alza lo sguardo e fissa il ragazzo con un’espressione indecifrabile, e Bradley per un attimo ha paura di quell’essere minuto e delicato. Bradley trattiene il fiato in attesa, fissandola. Era stata lei evidentemente a trovarli. Gli altri sicuramente ancora dormivano, e poi adesso lo legge anche nei suoi occhi.

Questo fa precipitare in un attimo la sua sicurezza, lasciandolo disarmato davanti alla madre di Colin, faccia a faccia con un pensiero che non aveva mai voluto affrontare, perché sa quanto siano religiosi i Morgan, e sa cosa il cattolicesimo dica dell’omosessualità… e adesso, la posizione in cui la madre di Colin li ha trovati è assolutamente inequivocabile.

Bradley è in agitazione, non sa molto in realtà di cosa Colin racconti ai genitori della loro strana storia, ma e' certo che non gliene abbia parlato granché, forse per niente, e adesso sono invece stati beccati abbracciati da sua madre!

Non e' pronto ad affrontare la Santa Inquisizione.

‘Bene’, pensa Bradley. ‘E ora che faccio?’ Rimane quindi impalato sulla porta, incerto su come comportarsi, fino a che Bernie gli sorride: “Vuoi un caffè? Dalla tua faccia direi che ne hai bisogno.”

Il giovane lascia sfuggire un respiro che non si era accorto di aver trattenuto. “Ti ringrazio.”

Si siede di fronte alla tazza di caffè che gli viene offerta, e la afferra con entrambe le mani assorbendo il suo calore, prima di portarla lentamente alle labbra. I suoi occhi rimangono ostinatamente fissi sulla superficie chiara del tavolo, in qualche modo incapace di guardare negli occhi la madre della persona più importante della sua vita,  terrorizzato da cosa potrebbe trovare o leggere in quello sguardo.

E’ Bernie a rompere il ghiaccio: allunga una mano verso quella di Bradley  e lo accarezza dolcemente, con un gesto affettuoso, simile a quello che faceva sua madre quando lo vedeva in crisi, così, per la prima volta da quando è entrato nella cucina, incrocia lo sguardo della donna, e vi legge un misto di emozioni, in prevalenza tenerezza. Bradley si rilassa così un poco e stringe la mano che copre la sua, in muto segnale per trasmettere a Bernie che ha capito ciò che lei gli sta offrendo: comprensione.

“Quando era piccolo, Colin dormiva sempre come un angioletto. Tutte le mamme dei suoi compagni d’asilo mi invidiavano, perché era capace di cadere in un sonno profondo e sereno per tutta la notte, mentre loro penavano fra risvegli in lacrime e nottate in bianco. E poi…. con l’adolescenza tutto è cambiato. Per il mio piccolino sono iniziate ad arrivare le nottate insonni. Non sai quante volte l’ho trovato qui seduto, avvolto in una coperta e con le occhiaie che gli cerchiavano gli occhi, immerso a leggere libro dopo libro, incapace di dormire per più di un paio d’ore di fila.

E ora è di là sul nostro divano, che sta finalmente dormendo profondamente dopo mesi in cui non lo faceva più.

Ho la netta impressione che il motivo sia di fronte a me.”

Bradley non sa come reagire all’onestà di Bernie. Il suo volto è aperto, e la mano calda ancora stringe la sua, tutto a manifestare chiari segnali che non ci sia volontà di critica nelle sue parole, non un’aggressione. Bernie ha semplicemente dato voce al proprio pensiero e ora si aspetta che Bradley risponda con la stessa onestà.

 

Ma lui non riesce a dire ad alta voce cose che lo mandano in crisi al solo pensarle, tantomeno alla madre dell’uomo a cui sa di stare distruggendo la vita.

Prende quindi fiato, intenzionato a rispondere che non sa di cosa lei stia parlando, pronto a sfoggiare il proprio sorriso più noncurante…

 

Ma mentre sta per iniziare a parlare, lei riprende la parola, lasciando la sua mano e riafferrando la tazza.

 

“All’interno dell’anta dell’armadio di Colin c’è una fotografia dei tempi di Merlin… credo sia stata fatta mentre giravate la quarta stagione. Ci siete tu e lui che vi guardate, probabilmente stavate ridendo ad una delle vostre assurde battute che capite solo voi. E il sorriso di Colin è bellissimo: in quella foto mi ricorda tantissimo il mio bambino sempre allegro e solare, che ormai sono tanti anni che non vedo più davanti a me quando guardo mio figlio.

Quando è con te, Bradley, Colin rinasce. Sono anni che ne sono convinta… Tu sei venuto spesso a trovarci, e il Colin che mi trovo davanti quando sei presente è un’altra persona rispetto a quella che vedo quando non ci sei. Una madre certe cose le vede, che le vengano dette o no.

Colin ti ama. E tu ami lui.”


Il fiato mozzato in gola, le lacrime che si fanno strada nei suoi occhi, Bradley stringe i pugni come a cercare un appiglio per non annegare nella marea che lo assale. Sentir dire queste parole è una pugnalata al cuore, perché una volta rilasciate nell’aria attorno a loro, non c’è più ritorno. Bradley stringe i pugni, perché avverte che adesso è come se fossero state disperse per sempre nelle molecole di ossigeno che li circondano, e non c’è più alcun modo di sfuggir loro; ormai le inalerà ad ogni respiro da quel momento fino alla morte.


Colin lo ama.

Lui ama Colin.

Non c’è via di fuga, ormai non ha più senso nemmeno nascondersi, perché non c’è più nulla da nascondere.


Deve ancora rispondere a Bernie, e cerca ancora le forze per mentirle, come ha sempre fatto con se stesso e con suo figlio, ma si rende conto che non può farlo. Non adesso. Non è in grado di nascondere nulla a questa donna.

Gli occhi di lei - così simili a quelli di Colin che a Bradley fa male guardarli - sono nudi, in attesa della sua risposta. E lui non ha scelta… Sente nascere piano dentro di sé la voce che le vuole dire tutto, tutto come non ha mai fatto con anima viva fino a quel momento.


“Lo amo.”

 

Due parole adesso sulla sua bocca che Bradley non avrebbe mai pensato di pronunciare in vita sua, quel pronome che sarebbe dovuto suonargli alieno associato a quel verbo… Eppure, una volta fuori dalle sue labbra, sussurrati in un alito quasi impercettibile, Bradley si accorge che non sono altro se non naturali, consoni, affini alla sua anima quanto non lo era mai stata alcuna parola pronunciata fino a quel momento.

Bernie sorride e gli prende di nuovo la mano incoraggiandolo ad andare avanti.

Una lacrima solitaria si fa così strada sulla sua gota, incastrandosi fra i peli della barba corta. Le dita tremanti di Bradley cercano di cancellare quella tangibile manifestazione della sua fragilità: il suo orgoglio gli impone di non farsi mai vedere così indifeso. Però allo stesso tempo è consapevole di quanto poco gli importi farsi vedere così da Bernie, lei capisce ed accetta la sua debolezza, e non la critica.

Aspettandosi un qualche rimprovero da Bernie a causa di quanto faccia soffrire suo figlio, Bradley si mette sulla difensiva: “So cosa pensi di me, Bernie. Che sono un disgraziato, un bastardo che approfitta di tuo figlio e di quello che lui prova per divertirsi ed appagare le proprie voglie inconfessate.”

“Oh, mio caro ragazzo, ti sbagli di molto. Di te penso che sei probabilmente più disperato di Colin… Con l’unica differenza che tu hai delle braccia in cui rituffarti quando lo lasci, mentre lui si isola da tutti, noi inclusi.”

A occhi sbarrati, con un’altra lacrima che scappa indisturbata dai confini della sua palpebra, Bradley guarda di nuovo quella donna acuta ed eccezionale, che riesce a  leggerlo nel profondo come nemmeno sua madre e' capace di fare, annuendo poi in un tacito ringraziamento per la sua apertura mentale: “Allora ti chiederai perché, disperato come sono, io non faccia niente per cambiare la nostra situazione.”

“Non voglio dare l’impressione di pensare di sapere tutto, ma immagino che ci siano molti motivi per cui questo non è ancora successo. Se interpreto bene i segni che ho letto, negli anni, nelle parole e nel volto di mio figlio, direi che questa vostro tira e molla va avanti da almeno un paio d’anni… Direi che avete iniziato a considerarvi più che amici verso la fine delle riprese della quarta stagione di Merlin. Quell’anno passasti il Capodanno qui con noi: era la seconda volta che ti vedevo qui a casa mia da quando ti conoscevo, e il modo in cui voi due vi guardavate in quell’occasione era inequivocabile. Vi amavate allora come vi amate adesso.

Eppure gli anni sono passati, e io ho atteso che qualcosa cambiasse, atteso pazientemente che mio figlio mi dicesse che aveva finalmente ammesso a sé stesso cosa provava, e che non aveva interesse per le donne - tra parentesi, questo l’ho capito quando aveva 12 anni, e lui non me ne ha mai fatto parola. Non ha mai avuto il coraggio di confidare alla propria madre di essere gay. E nonostante la delusione dovuta al fatto che mio figlio non si fidasse di me abbastanza da condividere questo aspetto così fondamentale del proprio essere, non l’ho mai forzato affinché me lo dicesse: venire a patti con una verità così profonda su sé stessi, quando si è cresciuti in una realtà cattolica e - onestamente - un po’ bacchettona come quella di Armagh, non dev’essere facile, e io non avevo nessun desiderio che lui si sentisse in soggezione con noi della famiglia a causa di questo.”

Bradley la guarda con rispetto: aveva sempre avuto l’impressione che Bernie fosse una donna straordinaria, ma finora non ne aveva mai avuto la prova definitiva. E vedere l’amore di una madre, così assoluto e totale, e la sua prontezza ad accettare qualsiasi cosa per amore del figlio, lo commuove.

“E poi sei arrivato tu… la sua luce e insieme la sua oscurità più profonda. Colin non è mai stato innamorato come lo è di te… Nonostante non me ne abbia mai parlato, il suo sguardo non mente. Tu e la sua arte siete le sue ragioni di vita. E non posso che star male quando vedo che, a ogni tua partenza, lui ricade nella disperazione.

Immagino che non vi sentiate spesso quando tu sei a Los Angeles, e immagino che anche tu, quando decidi di tornare lì, lo faccia con il cuore a pezzi, dilaniato dal dolore di lasciare lui qui. E allora non posso fare a meno di chiedermi: hai mai provato a non andartene? Hai mai dato una possibilità a questo amore?

Bada bene… non sto criticandoti per non averlo fatto. Sto solo cercando di aprirti gli occhi sul fatto che forse una possibilità c’è… che finché non ci provi non lo saprai mai. E, onestamente, è un gran peccato abbandonare una cosa così rara come quello che vi lega senza averci nemmeno provato.

Ti sto parlando con il cuore in mano, per il bene di mio figlio, ovviamente, ma anche per il tuo. Perché sei ancora in tempo, Bradley, hai ancora modo di cambiare le cose… sei giovane, non sei sposato, non hai figli, e per quanto tu abbia un’immagine pubblica da preservare, non è un reato amare qualcuno così tanto da decidere di cambiare se stessi. Anzi… è una cosa bellissima. E ci vuole coraggio a rivalutare le fondamenta della propria vita, molto più di quello che ci vuole a lasciarsi scorrere le cose fra le mani perché è quello che la società vuole da te.”

Bradley abbassa gli occhi rendendosi conto che la madre di Colin ha ragione: “Non so come ringraziarti, Bernie. Non ho idea se avrò mai il coraggio di prendere in mano questa situazione, e non posso promettertelo perché con te voglio essere franco e non mentirti. Ma sentirmi sbattere in faccia certe realtà mi è sicuramente servito."

La mano di Bernie che è poggiata su quella del giovane si stringe in un gesto affettuoso, e un sorriso le si dipinge in volto. A sua volta Bradley le sorride e, molto toccato dalla chiacchierata appena terminata, si alza e gira attorno al tavolo che li separa per stringere la donna in un abbraccio, in cui cerca di infondere tutta la propria gratitudine e il proprio rispetto per lei.

“Mamma?”

Bradley e Bernie si girano all’unisono nella direzione della voce che ha pronunciato quella parola, e vedono Colin sulla porta della cucina con la faccia assonnata e i capelli sconvolti: è la cosa più tenera che Bradley abbia visto negli ultimi mesi, e vorrebbe tanto correre ad abbracciarlo, ma ha paura di metterlo in imbarazzo davanti a Bernie, così si trattiene con molta difficoltà.

“Che succede qui?” chiede il giovane, evidentemente perplesso nel trovare il proprio... non-proprio-ragazzo abbracciato alla propria madre alle sette del mattino.

Bradley, senza perdere la calma per la paura che Colin abbia sentito l’ultima parte della loro conversazione, risponde: “Mi sono svegliato presto, Col, e ho visto la luce della cucina accesa, così sono venuto di qua per elemosinare un caffé e stavo giusto ringraziando tua madre per avermi accolto così, senza alcun preavviso, per la cena di Natale. Tutto qua!”

“Mmmm… ok.” dice Colin con la voce ancora impastata dal sonno. “Non è che ce ne sarebbe un altro po’ di quel caffé?” Il giovane guarda Bradley ma nei suoi occhi non c’è sospetto che gli abbia mentito, quindi il biondo gli sorride, sicuro di non essere stato sentito mentre dichiarava il proprio amore per lui a sua madre.

Bernie sorride a Colin e gli va incontro per dargli un vigoroso abbraccio e una carezza sulla guancia ombrata dalla barba di un giorno. “Certo tesoro mio, te lo preparo subito! Andate in salotto ad aspettarmi, ragazzi, sciò!”

“Siii siii mamma, andiamo, tranquilla!” Colin sorride e si avvia in salotto, con Bradley subito dietro. Una volta lì, entrambi si siedono sul divano, e Colin prende guardingo la mano dell’amico: “Mi sono svegliato e non ti ho trovato. E sai quanto questo… mi faccia stare male. Meno male che eri solo andato nell’altra stanza…”

Per Bradley è come se una pugnalata gli trapassasse il cuore: l’espressione ferita negli occhi dell’uomo che ama, anche se dura una frazione di secondo, lo uccide sempre. Non può sopportarlo, ma non sa cosa fare per uscire da questa situazione… se Colin soffre così tanto a trovarsi da solo al suo risveglio quando hanno solo dormito abbracciati, come starà quando lui sta via per mesi? Dopo le loro intense settimane insieme?

Probabilmente malissimo, tanto quanto sto male io, suppone Bradley. Solo che io sono un po’ più capace di distrarmi, mentre Col si strugge da solo e non fa avvicinare nessuno a sé.

Non sarebbe dovuta andare così, non avremmo dovuto lasciare che ci accadesse questo. Ma ormai è tardi…. ormai è fatta, pensa. Eppure… dopo la chiacchierata con Bernie, una vocina piccola piccola in un angolino della sua coscienza gli dice: “Non è vero. Sei solo tu che puoi decidere se hai perso la tua occasione o se sei ancora in tempo per cambiare la vita di entrambi.”

Assorto nei propri pensieri, Bradley non si accorge che Colin gli si sta avvicinando, così quando le loro labbra si uniscono, è quasi più la sorpresa che la gioia di quel contatto così anelato. Colin lo sta baciando, con una tenerezza e una delicatezza inenarrabili, e Bradley non fa nulla per rendere il bacio più passionale, perché in quel momento è esattamente questo quello di cui ha bisogno: una conferma che nonostante tutto, nonostante le parole dette con rabbia e quelle non dette, nonostante tutte le cose brutte che si sono fatti negli ultimi anni, Bernie ha assolutamente ragione. Colin lo ama e lui ama Colin.

Le loro labbra si separano, ma i loro visi restano vicini, fino a che non sentono la voce di Bernie che li chiama: “Bradley, visto che sto portando il caffé a Colin, ne vuoi un’altra tazza anche tu?”

Al biondo viene da sorridere, perché immagina che la donna li abbia intravisti baciarsi mentre usciva dalla cucina, e che li stia avvisando in modo indiretto di ricomporsi, per non mettere in imbarazzo Colin. E’ davvero una grande donna, pensa Bradley. E ad alta voce aggiunge: “Ti ringrazio Bernie, sarebbe magnifico.”

*****

La giornata è ormai trascorsa, volta al termine da un po'. Bradley ha finito di fare i bagagli e ripone in valigia anche la coperta regalatagli da Bernie per portarla con sé in America. Ha l'aereo l'indomani mattina presto, quindi saluterà i Morgan quella sera, e recupererà la macchina a noleggio parcheggiata nel viale senza disturbarli svegliandoli.

È ancor più difficile partire stavolta, dopo i discorsi tenuti quella mattina presto assieme a Bernie, dopo aver lasciato uscire allo scoperto i propri sentimenti... Eppure, in questo momento, Bradley sente che imporre una distanza è, se possibile, più necessario che mai; non tanto per fuggire da Colin ancora una volta, quanto perché tutto ormai è chiaro come il sole; e, soprattutto, dopo aver chiarito i propri sentimenti e quelli comuni, adesso significa anche prendersi le proprie responsabilità e, dunque, la decisione di lasciar stare Colin per non farlo soffrire più.

Bradley, nel ripensare a questo, rivede il pranzo di Natale consumato solo poche ore prima, l'atmosfera gioviale e rilassata, con Colin che, dopo il bacio fuggevole, aveva abbandonato completamente rabbia e tensione, regalandogli la parte di sé che Bradley ama di più, quel suo lato divertente e piccato, sempre pronto allo scherzo acuto e provocatorio, e che gli conferisce ogni volta quell'aria da genio talentuoso e sofisticato che lo fa impazzire.

Avevano giocato distesi e felici con gli altri.. e per tutta la giornata i loro mesi di lontananza erano stati cancellati.

Dopo pranzo, lui Colin e Neil erano andati a pattinare.

Avevano corso ed erano scivolati sui pattini per un po’, difendendosi dal freddo ben coperti, riappropriandosi del tempo perduto, e alla fine era stato esattamente come nei due anni precedenti, era stato tutto così familiare e meraviglioso da diventare una normalità dolorosa e difficile da guardare, per quanto bella.

Poi Bradley aveva giocato un po’ a hockey unendosi ad alcuni ragazzi lì vicino assieme a Neil, mentre Colin aveva abbandonato l'attività fisica allontanandosi verso un chiosco per prendere un thè caldo.

Bradley, dopo un po’, aveva lasciato il gioco e aveva raggiunto Colin per rimanere un po’ solo con lui e riappropriarsi dell'intimità ritrovata al mattino e perduta durante il giorno assieme agli altri.

Bradley lo aveva guardato intensamente, una volta davanti a lui, sorseggiare con le labbra strette attorno alla tazza, senza aspettare che il thè si raffreddasse - bruciandosi come altre volte la lingua - e lo aveva amato immensamente; seppure imbaccuccato all'inverosimile, mostrava come suo solito le guance arrossate, sensuali e allo stesso tempo tenere, in fiamme per il freddo e la corsa sui pattini, cosicché, in mezzo all'aria bianca attorno e la neve, il suo viso era apparso sempre pallido e ancora stanco, ma le sue guance colorate di felicità ed emozione, rosse come il suo cuore innamorato.

Per Bradley, ormai conscio e pienamente sicuro di quello che c'era tra loro, la visione di lui a quel modo, il leggere l'amore soffocato nei suoi occhi e tutta l'emozione palpabile dei loro sentimenti nell'aria, era stato troppo... e, sopraffatto da tutto ciò, non era riuscito a reggere, aveva deciso di tornare prima a casa con la scusa di sistemare la valigia per la partenza e alla fine erano ritornati a casa tutti e tre assieme.

E ora è lì in camera, a tenere in piedi il proprio cuore ancora una volta in partenza.

Bradley chiude la valigia e poi si cambia, smette la felpa un po’ bagnata di neve, s’infila la maglia di tuta rossa e scende nuovamente in salone.

I Morgan sono fuori, in visita a casa di alcuni parenti, e anche Neil è uscito a bere qualcosa con un amico, così Bradley trova Colin solo nella grande sala, davanti alla finestra, che guarda fuori.

Tra poco si riuniranno tutti per cena ed è bello poter stare un po’ soli dopo due giorni intensamente vissuti.

Bradley riflette su come, al proprio arrivo ad Armagh, non avesse idea di ciò che sarebbe stato tra loro, ma sicuramente quello che poi era successo, almeno per lui, era andato oltre quanto aveva potuto immaginare, e non era sicuro di come affrontare la nuova situazione tra loro due... o la propria... la necessità di guardare in faccia i propri sentimenti con calma e lucidità.

Colin sente Bradley arrivare dietro di sé, ma continua a fissare il buio fuori, le luminarie a intermittenza vicine, nel giardino, e quelle lontane, oltre la strada, inizialmente in silenzio; poi, sentendolo più vicino, parla, senza voltarsi, con tono basso e serio. "Valigia pronta?"

"Non era poi così complicata. Giusto un paio di cambi..."

Colin annuisce senza parlare e si stringe le braccia attorno come in cerca di calore, anche se il grande camino nella sala è acceso, come se sentisse freddo. "Domani te ne vai di nuovo."

Bradley si avvicina da dietro, lo circonda con le braccia e affonda il viso nei suoi capelli, ancora scompigliati.

"Ho un viaggio prenotato con gli altri per Capodanno..."

Colin si irriggidisce tra le sue braccia e Bradley stringe un po’ più forte, attirandolo ancora di più a sé.

"Lo passi con lei..."

"E con gli amici. Abbiamo prenotato tutti insieme."

Colin annuisce rabbrividendo. "Perché sei venuto? Dopo tutti questi mesi? Perché??"

"Avevo bisogno di vederti. Anche solo per qualche ora." Affonda piano sul collo adesso, depositandogli un bacio sull'incavo tra il collo e la spalla, da sopra la maglia. Rimangono così, stretti e in silenzio, per un tempo lungo e imprecisato, ed è Colin, infine, a staccarsi. Bradley non trova la forza.

"Bradley..." Colin si divincola e si volta, perso nei suoi occhi adesso tormentati, incollato con lo sguardo dentro al suo. "Quando sei arrivato, ero molto arrabbiato. Avrei voluto mandarti via e chiuderti la porta in faccia. Adesso, invece, capisco che è valsa comunque la pena rivederti; anche se alla fine fosse stato solo per un'ora, ne sarebbe valsa comunque la pena. Sempre."

Bradley rimane davanti a lui, indeciso se prenderlo tra le braccia, poi decide di non farlo per non causargli altro dolore. Resta cosi, immobile, e mette le mani in tasca per trattenersi.

Colin si avvicina e si china verso di lui fino ad arrivare a toccargli la fronte con la propria.

"Non abbiamo nemmeno scopato. Allora mi dici perché stavolta è ancora più dura delle altre volte lasciarti andare via?"

Bradley chiude gli occhi e rimane in silenzio, ascoltandolo respirare piano, sperando che il proprio cuore parli al suo posto e che Colin capisca. 'Perché possiamo negarcelo ancora quanto vogliamo, ma adesso sappiamo entrambi che ci amiamo.’

Naturalmente, rimane tutto sospeso a mezz'aria ancora una volta, le cose davvero importanti non dette.

"Col, se vuoi stanotte dormo qui sul divano, non... voglio costringerti ad avermi nella tua camera e a ulteriore tensione."

Colin scende verso il basso e lo bacia piano ancora una volta, un po’ più duramente, però, che quel mattino. Il bacio è intenso e pieno di sapore, la lingua che aggancia solidamente la sua, ed è possesso, realtà,  la fermezza di ogni cosa che trova il giusto posto. La bocca di Colin è calda e sicura, e gli sta volutamente comunicando che Bradley deve ricordarselo, quel contatto, vuole che il ricordo di quel bacio lo ossessioni nei suoi giorni in America. 'Sei stato mesi senza questo... e te ne priverai ancora.' Colin ha messo tutto dentro la sua bocca, assieme al bacio e alla propria lingua, ogni muta promessa: 'niente sarà mai così. Come il sapore di noi due.'

Bradley lo capisce e si lascia baciare, lo lascia fare, arreso, godendosi la forza che Colin sembra avere per entrambi, adesso, e che invece lui non riesce ad avere.

Quando Colin lascia le sue labbra, è come se si trascinasse appresso il suo respiro e Bradley ha bisogno di riappropriarsene. Sospira, e lui sorride lieve.

"OK. Ma resto con te. E' stato bello dormire a quel modo, stanotte, e non voglio correre il rischio di rimanere addormentato e non salutarti domani, di risvegliarmi che tu già non ci sei più."

Bradley annuisce piano, si allontana e gli prende la mano, dirigendosi insieme a lui verso il divano.

 

Il viaggio di ritorno in America, adesso, è una prospettiva non solo desolante, ma anche assolutamente sofferta, nel realizzare che, davvero, l'America sta già al suo fianco.

'Libertà non vuol dire libertà da legami affettivi o emotivi,' pensa Bradley, stringendo la mano di Colin più forte, 'ma soprattutto la libertà di fare ciò che più ci fa stare bene...'

E, presto o tardi, dovrà trovare in sé il modo di perdonarsi e concedersi la possibilità di farlo.

*****

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Snow and Sorrow ***


Nota dell’autrice:

Eccoci di nuovo qua, con questo sospirato seguito della Brolin scritta a quattro mani con la mia tesora Ship :D
L’avevamo iniziata come ff di Natale alla fine del 2013, ma poi non eravamo riuscite a concluderla in tempo per il Capodanno come ci eravamo prefissate, e come spesso accade, passata l’urgenza della scadenza era stata accantonata nostro malgrado. 
Solo l’altroieri io e Ship abbiamo deciso di concluderla, ma scrivendo questo secondo capitolo ci siamo accorte che avevamo ancora troppe cose da dire per racchiuderle in un capitolo solo… e quindi abbiamo deciso di dividere il finale in due parti.

Eccovi il primo dei due - lo pubblichiamo su entrambi i nostri profili perché è frutto della scrittura di entrambe, tanto mia quanto sua.

Entro un paio di settimane promettiamo di pubblicare l’ultima parte :)

Copertina di questo capitolo è un’immagine creata dalla nostra cara amica Jessica della pagina “Alice Graphics for fun” - che abbiamo preso in prestito perché incarna perfettamente lo spirito di questo capitolo.

Ed ora, buona lettura, e mi raccomando recensiteci! :)

Valeria & Ship

 

--------

 Art by Jessica - Alice Graphics for fun





















 

Colin stringe un po di più le spalle alzando lo sguardo in alto al cielo di Londra, e rabbrividisce.
Pioverà... e lui non ha nemmeno preso l'ombrello.

Osserva in silenzio il teatro da lontano arrivando, l'entrata secondaria è ancora deserta: bene. Non ha voglia di fermarsi a firmare autografi e parlare coi fans, ha solo bisogno che quella giornata passi presto, e che quelle feste finiscano il prima possibile...

Mancano due giorni a Capodanno e il giorno della vigilia deve lavorare, ma anche quella sera Mojo va in scena, e in fondo a lui va benissimo così: affogare nel lavoro è l'unica cosa che gli permette di staccare la spina e non pensare a lui.
Bradley era partito da una settimana o poco meno, e non si erano quasi più sentiti. Colin gli aveva mandato un messaggio di saluto, e lui aveva risposto brevemente, con un semplice saluto altrettanto scarno e impersonale.

Quei giorni senza Bradley erano stati soffocanti.

Era ripartito anche lui subito per ritornare a Londra, per mettersi al riparo dagli sguardi indagatori della sua famiglia - alla quale non riusciva a nascondere i suoi stati d'animo - per ripararsi dalle loro domande, poi con una scusa si era nuovamente isolato e chiuso al mondo.

Varca la soglia della porta del teatro stringendosi con un brivido nelle spalle, i pensieri accavallati nella mente; quella sera è se possibile anche più difficile per lui. Per tutto il giorno si era infatti ossessionato col pensiero di Bradley in America, di lui nuovamente lontano: di lui in vacanza, di lui che dormiva tra le braccia di Georgia, che scopava con lei e gemeva e sospirava sulle sue labbra.

Era stata una tortura continua alla quale si era volontariamente sottoposto, anche ben conscio di quanto facesse male al suo umore e alla sua salute mentale, ma aveva avuto bisogno di quell'ossessione: qualsiasi cosa, pur di sentirlo vicino... e l'espressione del suo viso adesso portava chiaramente addosso i segni della tensione e della stanchezza emotiva; benché pienamente cosciente che Bradley assieme a Georgia non provasse le stesse cose che sentiva per lui, né a livello sentimentale né come intesa sessuale, Colin al solo pensiero perdeva la testa per la gelosia.

Si era avvilito con le immagini di lui abbandonato sulla morbida figura di lei, intento a dormire sui suoi seni o agganciato alla sua schiena nuda, il respiro caldo e le mani addosso affondate con doloroso possesso su una pelle ed una carne che non era la sua e che non aveva il suo profumo: una carne di donna.

Una carne femminile con la quale si sentiva di non poter nemmeno competere: che tipo di competizione poteva in fondo opporre alla stessa natura di Bradley? Non si illudeva nemmeno lontanamente che solo per il fatto che Bradley forse lo amasse, potesse totalmente rinnegare quello che era, o lasciarsi andare completamente ad una vita diversa da quella che aveva sempre vissuto.

 

Colin infila in tasca le mani per coprire il tremore causato ancora da quei pensieri: Georgia era troppo forte, e faceva parte troppo profondamente di una fetta del mondo di Bradley a cui lui non avrebbe mai rinunciato: la vita 'reale’, quella ordinaria, la normalità.

Lui invece era sempre e solo una questione di momenti, al massimo di brevi periodi, di incontri clandestini - oscenamente e dannatamente morbosi: il proibito, la vita nascosta, la segretezza.

 

Colin impreca un paio di volte contro sé stesso per la continua tortura che pensare a Bradley gli causa, per il dolore che prova ad appartenergli così completamente anche in mezzo a tutte quelle evidenze e certezze di un rapporto surrogato, poi si ferma al distributore automatico dell'acqua ed infila due monete per prendere un paio di bottiglie, quando una voce lo chiama alle sue spalle.

 

"Ciao Col! Sei arrivato presto!"

"Ciao Ben. Sì. In realtà avevo da fare una commissione venendo qui, ma ho fatto più in fretta del previsto. Tu? Anche tu avevi fretta di venire?"

Ben Wishaw e lui erano diventati amici. Dopo alcuni giorni in cui si erano studiati - entrambi scostanti come carattere, riservati e solitari - avevano scoperto di avere parecchie cose in comune, e Ben aveva un compagno - marito in realtà - molto in gamba. Un paio di volte aveva bevuto qualcosa con loro, e gli erano risultati persone piacevoli da frequentare, a loro agio col mondo, coppia gay dichiarata, serena e appagata.

Guardandoli Colin non aveva potuto fare a meno di invidiarli, e di pensare a quanto lui e Bradley rispetto a quei due ragazzi, fossero ancora lontani dalla serenità di vivere la propria vita senza pensare al parere e al giudizio del mondo… E anzi, che probabilmente non l’avrebbero mai raggiunta.

"Già... mi ha accompagnato Mark, prima di andare a fare le ultime commissioni: non voleva che prendessi la mia macchina temendo che il tempo peggiori; è molto probabile che venga giù di brutto."

"Sì, ho sentito."

"Allora? Pronto per cenare da noi stasera?"

Colin annuisce piano: aveva dato disponibilità per cenare con Ben e Mark quella sera, quasi lo aveva dimenticato.

"Benissimo allora. E per la Vigilia invece? Hai già qualche programma?"

"Mah, niente. Tornerò a casa. Che voglia vuoi che abbia di festeggiare fuori dopo lo spettacolo? Finiremo tardi, saremo stanchi da morire e a dire la verità non ne ho nemmeno voglia."

 

"Bradley non è a Londra vero?"

 

Colin non ha mai parlato esplicitamente di Bradley a Ben, ma l'amico sembra avere comunque intuito che tra loro due le cose sono ben diverse dalla facciata di cui il mondo è ufficialmente a conoscenza. Colin non ha mai negato o declinato certi sottintesi di Ben, a volte anche espliciti, su discorsi che riguardavano loro due, lasciandogli intendere più di una volta che se credeva che uscissero insieme come coppia avesse in qualche modo ragione.

 

"No. Lui... non... non c'è. È in America."

 

Ben lo guarda annuendo comprensivo.

"Una ragione in più per non chiuderti a casa... vieni da me e Mark, è probabile che verrà anche qualcun altro dei ragazzi. Stiamo insieme, beviamo qualcosa... magari compriamo qualcosa di pronto. Niente caos: una vigilia intima e rilassante tra di noi."

"Vedremo... dopo lo spettacolo deciderò."

Ben annuisce piano, lo sguardo fisso sul suo amico.

 

"Bradley ti sta proprio distruggendo Col, che senso ha continuare a questo modo?"

Colin gli aveva detto che avevano passato il Natale insieme ad Armagh.

"Non lo so. Devo essere un idiota masochista presumo."

Ben lo fissa intensamente.

"Col, lo sapevi che lasciarsi andare ad un rapporto con un etero vuol dire correre sempre il rischio più alto? Sono forse i rapporti più intensi per noi... ma anche quelli più difficili. Non si riesce a trovare pace."

 

"Anche tu quindi hai vissuto qualcosa di simile?"

Ben annuisce piano.

 

"Non c'è niente di più eccitante. Di più coinvolgente. Ed il sesso è... beh, lo sai, non devo spiegartelo io di certo. Unico, intenso, e crea dipendenza quasi fosse un droga. Il problema è la testa. Le menti viaggiano a due livelli differenti... impossibile conciliarle. Siamo due universi troppo lontani."

Colin lo osserva e abbassa lo sguardo, per la prima volta esponendosi un po’:

"Sì. Non riusciamo a conciliare i nostri mondi, il modo di vedere la vita. Ma, come già sai probabilmente, non è possibile nemmeno uscirne, o almeno per me. Tu come hai fatto?"

 

"Non lo amavo. Presumo quindi che per me ad un certo punto sia stato più facile. Eppure anche solo senza amore è durata più di tre anni. Stava con una, era sposato. Era una droga... non riuscivo mai a lasciarlo né a starci insieme del tutto, e ci vedevamo anche poco in realtà. Quando poi succedeva stavamo a letto per giorni di fila. Il sesso con un gay non sarà mai la stessa cosa paragonato a quello con loro. D’altro canto però, con un compagno che ha la tua natura puoi avere altro, tutto quello che con loro non puoi: complicità, stabilità, equilibrio.Anche se presumo siano discorsi troppo facili sulle mie labbra ora che ho un compagno fisso che è sempre stato gay. È stato difficile anche per me staccarmi da quell'uomo, e nemmeno lo amavo!! Non oso pensare in quale situazione possa trovarti tu, perso ed innamorato come sei.”

 

Colin abbassa gli occhi, non volendo dare all’amico ulteriore conferma di quanto sta dicendo.

“È altamente probabile che alla luce dei sentimenti che provi tu possa anche non uscirne mai. Amore mischiato a tutta quella passione... insomma Colin, è una miscela esplosiva e devastante. Hai poche possibilità da cogliere se vuoi uscirne. Per me dovresti concederti una svolta. Una chance. Prova a vedere qualcun altro, Colin. Qualcuno che non sia etero. Qualcuno con cui puoi vederti seriamente... prova a frequentare dei nuovi giri, ci sono anche un sacco di gay interessanti in giro, sappilo."

 

Colin infila le mani in tasca e lo fissa:

"Credo di avere sinceramente voglia di venire a casa tua domani sera per il Capodanno. Forse è meglio che io non stia da solo..."

"BENE! Mi fa piacere! Domani verrà a casa nostra anche un amico di Mark, un suo collega musicista. È un vero artista, suona il piano in una grossa orchestra ed è molto carino e in gamba, io dico che voi andreste d'accordo sai? E lui ti ammira molto come attore... è capitato di parlare di te..."

"Non vengo per provare a vedere qualcuno, ma per stare con voi."

"Ok. È comunque un buon inizio."

 

“Ben... con il tuo etero... sei stato con lui tre anni..."

Ben annuisce, attendendo la fine della domanda.

"Cosa ti tratteneva vicino a lui? Voglio dire... non lo amavi..."

"Ossessione. Dannazione. Il gusto del proibito. Onnipotenza... il fatto che lasciasse sua moglie per me. Che potesse avere tutte le donne del mondo perché era uno strafigo assoluto e invece impazzisse per scopare con me. Mollava veramente tutto facendo le pazzie più folli per avermi. Poi ovviamente il sesso. Non ho mai potuto paragonarlo a nessuno nella mia vita. Non ho mai fatto un sesso così distruttivo e coinvolgente come con lui, scopate indimenticabili. Rimaste uniche."

 

Colin coglie quanto gli costi dire certe cose: ha un marito che ama adesso, ma non è nemmeno capace di mentire a sé stesso...

"Ero cosi dipendente da lui! Mi prendeva e mi faceva girare mille volte su me stesso con un gesto, lui chiamava ed io correvo... sempre, in attesa eterna di spazi che centellinava e ritagliava dalla sua vita. Non posso ripensarci senza sentire una nostalgia struggente. Ma proprio perché tutto era cosi dannato ed intenso, non mi abbandonavo mai a sentimenti d'amore... era quindi solo un’ossessione. Era tutto violento, compresi i litigi, compresi gli allontanamenti… e soprattutto i ritorni! Ogni singolo respiro insieme a lui era una tortura ed un piacere infinito. Soffocante."

 

Colin coglie con pena una punta di rimpianto nella voce di Ben... al suo amico quell'uomo manca, nonostante sia molto innamorato del marito Mark.

"Lo capisco benissimo. E adesso? Che cosa provi quando lo vedi?"

"Non lo so. Non lo vedo da 4 anni... da quando abbiamo rotto."

Ben sorride a labbra strette poi abbassa lo sguardo.

"È un bene. Presumo che rivedendolo probabilmente mi troverei mio malgrado a cadere di nuovo nel suo letto."

 

"Pur essendo consapevole che tradiresti tuo marito??"

"Non credo di essere capace di resistergli... è... come paglia vicino al fuoco. L'inferno che ti consuma di passione. È per questo che non voglio vederlo. Dovresti farlo anche tu Colin. Se vuoi davvero chiudere con Bradley, non vederlo più. "

 

Colin guarda l'amico intensamente, rendendosi conto di quanto lui abbia ragione: nemmeno lui è capace di resistere a Brad. Perché diavolo aveva permesso a suo tempo di lasciarsi andare a quella storia?? Sa benissimo quanto Bradley lo abbia in pugno...

Se l'avesse voluto scopare a Natale, lui ci sarebbe cascato malgrado tutti i suoi buoni propositi nell'aver rotto la loro storia. E se non era successo, era perché era stato Bradley a tirare il freno e a non osare di più, e Colin sapeva che non lo aveva fatto solo per non farlo soffrire. Se il biondo ci avesse anche solo minimamente provato, lui di fatto sarebbe crollato tra le sue braccia, esattamente come sempre... gli moriva troppo dietro.

 

E poi, doveva anche ammetterlo... nonostante tutta la sofferenza dentro, quando Bradley era ripartito, ci era rimasto male che non avessero fatto l'amore: perché lo desiderava troppo, perché nonostante tutto ne aveva bisogno. Colin si era persino rimproverato ad un certo punto di non avere osato lui stesso.

Il giorno successivo alla sua partenza si era maledetto per non aver chiesto a Bradley di scopare, per non aver preso l'iniziativa.

 

Colin fissa il suo amico col cuore stretto, perché vederlo davanti a sé a parlare, ancora con una nota di rimpianto nella voce, dell'uomo a cui era stato legato per tre anni gli fa male; e non per Ben, ma per un motivo egoisticamente più personale: Colin lo guardava, ed in lui vedeva sé stesso tra qualche anno, legato a qualcuno a cui avrebbe imparato a voler bene, dannandosi ancora l'anima nel ricordo di Bradley. Fa male vedere il proprio futuro riconoscendolo nella vita di un altro, e non è sicuro che quella sia davvero la soluzione anche per lui.

 

O forse sì?

Forse l'importante per lui in quel momento è solo sopravvivere.

È chiaro che si sta distruggendo.

 

"Sei felice con Mark? Voglio dire... anche se non è lui la tua metà della mela a letto."

"Sì. Sono felice. Con lui ho tutto quello che mi rende me stesso, ho un’intesa profonda, emotiva, mentale, abbiamo interessi comuni. Stessa lunghezza d'onda... con lui sto bene."

"Il problema più serio Ben, è che tra me e Bradley non è solo questione di sesso..."

"Si Col... lo avevo capito. È per questo infatti che ci stai cosi dentro. Ma non puoi nemmeno distruggerti la vita appresso ad una storia che non va. Riflettici bene."

 

"Lo farò. Grazie per l'interesse sincero. E comunque ho deciso che alla vigilia vengo da voi... hai già la mia risposta."

 

"Bene!!! Mark sarà felice. Tra tutti i miei colleghi sei quello che trova più interessante."

 

"La stima è reciproca."

Colin è sincero, e Ben lo saluta con una strizzata d’occhio e lo lascia, mentre fuori Colin osserva oltre il vetro della porta la pioggia cominciare a cadere.

 

Dopo averci pensato qualche minuto, ci mette un attimo a prendere il cellulare e digitare una decisione, cementando una scelta drastica che ha fatto in quel momento.

 

-------------

 

Il volo da Armagh a Los Angeles gli sembra eterno. Bradley non può fare a meno di pensare che sta facendo un errore, che partire non è la soluzione ai suoi problemi.

Che per quanto si allontani da lui fisicamente, la sua anima non si allontanerà mai da Colin.

 

E per quanto il pensiero lo terrorizzi - visto che lui non è, decisamente, gay - d’altro canto sente un calore nel cuore che raramente ha provato nella sua vita: la situazione della sua famiglia è sempre stata complicata, e sebbene ami profondamente sua madre e le sue sorelle, la separazione fra i suoi genitori, ed il successivo allontanamento di suo padre, hanno sempre lasciato una macchia di inquietudine nella sua vita.

 

Quello che prova per Colin è intenso e senza scampo, e lo distrugge dentro. Ma allo stesso tempo gli infonde la sensazione di essere vivo, è una lenta morte ovvero l’apice della sua vita, racchiuse insieme in un volto spigoloso e in occhi che quando lo fissano gli tolgono il fiato.

 

Sa che tornerà da lui, prima o poi.

Sa che inevitabilmente la propria debolezza lo riporterà fra quelle braccia, in quel letto, dentro quel corpo. L’unica domanda che può farsi al massimo è: ‘Fra quanto? Quanto resisterò fino alla prossima volta?’

 

Non dovrebbe, lo sa. Non dovrebbe pensare a lui, dovrebbe concentrarsi su Georgia, il lavoro, i suoi amici… ma gli è impossibile staccarsene. Colin gli dà dipendenza, più di una droga, e non ha modo di disintossicarsene.

 

L’unica cosa che lo blocca, che lo fa sempre pensare due volte prima di prendere un aereo e presentarsi alla sua porta, è la consapevolezza che non può dare a Colin quello che lui vuole. Non può abbandonare tutto e mettersi in gioco così, andare contro la sua natura stessa, sentirsi giudicato da tutti…

 

Bradley allunga le gambe stiracchiandole, quasi ad alleggerire la tensione, divenuta anche corporea oltre che emotiva. Chiude gli occhi portando indietro la testa, come a far scivolare via tutto, ma i pensieri continuano ad accavallarsi. Sospira un paio di volte fissando quindi fuori dal finestrino il cielo competamente terso e freddo, l'aria al di fuori è immota come solo l'inverno la sa regalare, quasi un tempo adatto per le riflessioni, per schiarirsi le idee. E allora perché tutto continua a restare confuso?

 

Una nuvola in lontananza sembra sporcare l'azzurro, ma aprire con la sua vista una diversa possibilità, e un pensiero lo colpisce improvvisamente: e se invece potesse?

Cosa perderebbe se decidesse di fare il passo e accettare tutto quello che comporterebbe una relazione con Colin? Cosa guadagnerebbe?

 

In modo quasi inconscio, Bradley si mette a fare una lista dei pro e i contro:

 

Avrebbe Colin, avrebbe l’amore di quell’uomo stupendo, e potrebbe dichiararlo al mondo. Decisamente un pro.

Non avrebbe più Georgia, e nessun’altra donna dopo di lei: paragonato all’idea di avere Colin per sempre, gli sembra quasi un pro anche questo.

Non dovrebbe più nascondersi, fingere di essere felice quando invece ha la morte dentro: un altro pro.

Di contro probabilmente perderebbe la stima di alcuni dei suoi amici: conosce bene il loro modo di pensare riguardo all’omosessualità e le relazioni fra persone dello stesso sesso, dunque un contro. Ma in fondo, ripensandoci, le persone che metterebbero i loro limiti mentali davanti alla felicità di un amico, meriterebbero di venir considerati suoi amici? Non un contro eccessivo, tutto sommato.

 

Che altro?

 

Incontrare inevitabilmente il giudizio dell’opinione pubblica.

Essere un attore di discreta fama lo rendeva comunque interessante per i media, e di certo avrebbe trovato qualche difficoltà nel campo lavorativo, dove certe cose che succedono in camera da letto, è bene che lì rimangano. In particolar modo per l’ambiente di Hollywood, invasa da una gran quantità di attori e attrici gay, tutti rigorosamente non dichiarati, e che anzi, magari, hanno anche partner “di facciata” del sesso opposto, proprio per nascondere la verità.

Quanto, nella prospettiva dettata dalla sua volontà di lavorare in America, questa cosa poteva pesargli?

Decisamente un grosso  contro.

 

Però...

 

A casa, in Inghilterra, le cose erano di certo meno complicate, lì c'erano molti personaggi di grande fama che avevano partner dello stesso sesso, e continuavano a lavorare normalmente.

E sebbene il suo più grande desiderio fosse sempre stato lavorare nel cinema americano, la prospettiva di avere Colin e dover perseguire la sua carriera in patria non lo spaventava affatto. Anzi, forse  gli pareva persino meno stressante.

 

Rimaneva quindi la questione più importante: se avesse deciso davvero di scegliere Colin, il giovane sarebbe stato pronto ad imbarcarsi in quella avventura?

Colin a volte era così riservato da risultare quasi asociale, un maniaco della privacy fino all’ossessione...

 

Era così tanto riservato da non essere mai riuscito a confessare a sua madre di essere gay, sebbene lei lo sapesse ormai da anni!

Cosa avrebbe detto Colin, una volta messo davanti alla possibilità di iniziare una vera e propria relazione con lui?

 

Bradley si rende improvvisamente conto che sta davvero valutando la cosa, seriamente.

L’idea non gli suona più assurda e impossibile come succedeva giorni fa, e una scintilla di apprensione ed eccitazione gli si accende nel petto.

 

Non sa perché questa volta sia diverso: forse perché non ce la fa più a sopportare la mancanza della persona che ama - perché ormai è certo di amare Colin, e non deve nemmeno più nasconderlo a sé stesso come si era sempre sforzato di fare. La chiacchierata con Bernie gli aveva davvero aperto gli occhi.

 

Il suono che indica di allacciare le cinture per prepararsi all’atterraggio risveglia Bradley dai suoi pensieri, e un senso di disagio inizia ad impossessarsi di lui: sta per arrivare a Los Angeles, e Georgia sarà in aeroporto ad aspettarlo. La dovrà baciare, e una volta a casa, lei vorrà sicuramente fare sesso. E il solo pensiero gli fa venire la nausea.

 

Non può continuare a vivere così… non ce la fa più.

 

-----

 

Bradley apre il rubinetto dell'acqua calda per fare una doccia, lasciando che scorra più bollente del solito, ne ha un bisogno assoluto.

 

L'arrivo a Los Angeles era stato esattamente come lo aveva immaginato: Georgia lo aveva aspettato fuori dall'area arrivi, e gli si era gettata addosso con tutto l'entusiasmo che l'aveva sempre caratterizzata. Lo aveva abbracciato e baciato, e lui si era lasciato abbracciare e baciare, perché quella era la vita che aveva scelto.

 

Arrivati a casa, la giovane lo aveva aiutato a disfare la valigia, continuando a chiacchierare di cose che lui nemmeno aveva ascoltato davvero: lei non si era nemmeno accorta di quanto le fosse distante.

Un'anima semplice, che non meritava il suo tempo distillato o le sue attenzioni surrogate, disinteressate.

 

L'acqua gli scorre sulla pelle nuda, e lui si perde nei pensieri mentre si insapona rapidamente. Riesce a pensare solamente a Colin, ma cerca di scacciare le immagini sensuali che la sua mente gli suggerisce, perché non è né il momento né il luogo di lasciarsi andare a fantasie di quel tipo.

 

Sta chiudendo l'acqua quando sente un rumore, e il vetro della doccia si apre, rivelando Georgia, completamente nuda che lo guarda con desiderio, che con una mano gli sfiora il petto bagnato.

 

Bradley non riesce proprio a non compierlo quel gesto: preso alla sprovvista, non riesce a mascherare la sua reazione istintiva di repulsione, e si scansa dal tocco della sua donna, cacciandole via la mano di scatto.

 

Georgia lo guarda, la sua espressione è ferita e stupita, la postura rigida, mille domande in una sola, almeno il doppio nella testa:

 

"Tesoro ma che succede?"

 

Bradley sa di aver scoperto le sue carte in quell'unico gesto, valso molto più di mille confessioni, e rimane per un attimo pietrificato; solo dopo aver aperto e chiuso due volte la bocca riesce a rispondere:

 

"Scusami Georgia, sono molto stanco dal viaggio e non me la sento adesso."

 

Lei lo guarda perplessa, evidentemente sospettosa. Bradley sa che non le basta quella risposta, e' una ragazza intelligente, ma al momento sta valutando la situazione, forse preferisce assorbire prima di affrontarlo, misurare le parole, riflettere, è sempre stata così lei, tutto fuorché impulsiva.

Tuttavia la sua risposta ha un suono duro, per ricordargli una volta ancora che è pacata ma non stupida, e l'accusa è velata, avvolta dalla tipica maniera femminile del sottinteso.

 

"Ok, scusami, pensavo che ti avrebbe fatto piacere. Evidentemente mi sbagliavo."

 

Bradley, rimasto da solo nella doccia, riapre l'acqua e si poggia alla parete con la fronte, il corpo sotto il getto caldo.

 

‘Come farò a fingere? Stavolta sembra ancora più difficile del solito...’

Pensa disperato mentre l'unica cosa che desidera è tornare in una certa casa ad Armagh, ed abbracciare il suo irlandese dalle orecchie enormi.

 

---

 

Bradley osserva la città fuori dal finestrino della macchina, i grattacieli stagliarsi all'orizzonte che sfilano veloci di fianco a loro.

 

I preparativi per la partenza erano stati frenetici. Avevano avuto solamente poche ore per organizzarsi, visto che il loro volo per Salt Lake City era previsto per quella mattina, e adesso difatti si ritrovavano già in viaggio.

 

Grazie al fatto che entrambi erano stati occupati a preparare sci, tute e abiti caldi, Georgia non aveva tentato nessun nuovo approccio, e quando era arrivata la sera, lui era crollato addormentato molto presto, realmente scombussolato dai due voli intercontinentali in pochi giorni, così che non avevano preso più nessun discorso.

 

Sul taxi Georgia è particolarmente silenziosa, e sono sempre distanti. Evidentemente la ragazza è ancora scossa da quanto accaduto il giorno prima, mentre Bradley, che fino a quel momento è sempre stato bravo a fingere, non sopporta più quella falsa intimità, quell'aria di circostanza dovuta. Dopo aver rivisto Colin quell'ultima volta, sente che qualcosa è cambiato in lui... e non sa quanto ancora sarà in grado di ingannare Georgia.

 

Inoltre non è nemmeno giusto nei suoi confronti: anche se non la ama, è una brava ragazza e merita qualcuno che la faccia felice. E Bradley questo non può darglielo. Non può farla felice.

Non può nemmeno più regalarle la soddisfazione ed il calore di un corpo accanto, non come lei vorrebbe, non come è sempre stato.

 

La guarda per un attimo quando sa di non essere visto, perchè ha bisogno di chiederle silenziosamente scusa, per tutto quello che le ha fatto, per quello che non le ha saputo dare.

 

Per il fatto che probabilmente non avrà più nemmeno quel minimo.

 

All'arrivo in aeroporto Bradley rifiata, l'atmosfera cambia decisamente. I loro amici li aspettano all'imbarco, così fra uno scherzo e l'altro il tempo passa con leggerezza: in poche ore si ritroveranno sulle distese innevate. L'amore per lo sport gli farà dimenticare per qualche ora le sue preoccupazioni, pensa, mentre imbarcandosi, inconsciamente rimanda la decisione che sa ormai essere inevitabile: chiudere la sua storia con Georgia. Perché, che lui decida di iniziare una vera relazione con Colin o no, quello che è certo è che non vuole continuare a fingere con lei.

 

Stanno spegnendo i cellulari quando riceve un messaggio.

È già il suono a fargli balzare il cuore in gola come se conoscesse in anticipo il mittente, è come se sentisse che è di Colin: sapeva l'orario del suo volo, e Bradley sa che lo sta pensando in quell'esatto momento, guardando l'orologio.

 

È solo un saluto. Nessun grosso discorso, poche scarne parole.

 

"Un saluto. Neve anche a Londra. Il teatro è vuoto come non l'ho mai visto."

 

Sono lame dentro il cuore, piene di cose non dette, come...

'Vai sulle montagne rocciose a cercare la neve, potevi aspettare e l'avresti avuta anche qui.'

 

Oppure...

'Il teatro è vuoto perché manchi tu.'

 

Bradley sapeva che 'Mojo' faceva il tutto esaurito ogni sera, e che l'assenza del calore del pubblico non era dovuta al manto bianco che ricopriva Londra. La neve non aveva mai impedito ai Londinesi di circolare; Bradley sapeva che l'assenza di calore di cui parlava era quella dovuta alla sua assenza.

 

Il solito Colin. Mille pensieri e significati in due parole.

 

Gli risponde con un saluto scarno, perché non può lasciarsi andare adesso, ora che non ha ancora deciso cosa fare.

Vorrebbe scrivergli che lo ama e che non vuole più vivere un giorno senza averlo accanto, ma non è ancora pronto per farlo, quindi per rispetto verso i sentimenti del giovane, mantiene una certa distanza.

 

"Io sto partendo ora. Andrai alla grande."

 

Richiude il telefono, lo spegne, lo infila in tasca, al riparo.

È stato meglio così, aver inviato un messaggio impersonale, perchè sospetta che Georgia, memore della sua reazione del giorno prima, controlli il suo telefono - è molto gelosa, e quel viaggio organizzato di fretta proprio nei giorni di Natale l'aveva insospettita.

 

Il suo rifiuto nella doccia poi doveva senz'altro averle confermato che c'era qualcosa che non andava, portandola a sospettare sicuramente che potesse avere un'altra.

Le donne è così che fanno, arrivano sempre prima dentro le verità delle cose, molto prima di te, anche sulle tue.

 

Di certo Georgia, che legge accanto a lui una rivista di moda al suo fianco, non immagina però che la persona che tiene il cuore del suo ragazzo nelle mani, è un uomo.

 

------

 

Le giornate si erano susseguite una dopo l'altra, e Bradley amava la sensazione che gli dava andare in snowboard... mentre volteggiava sulle distese innevate, con solo il rumore della tavola sulla neve ad accompagnarlo si era sentito libero; eppure nemmeno quella leggerezza lo aveva aiutato, perchè quella gabbia dorata che si era costruito intorno lo stava davvero soffocando.

 

Le notti con Georgia erano state imbarazzanti: lei per due giorni non aveva nemmeno più provato ad avvicinarsi a lui, e Bradley, grato perché non aveva dovuto giustificarsi, non aveva fatto nulla per cambiare la situazione.

 

È la sera prima della Vigilia del Capodanno però che tutto viene fuori, che il problema trova sfogo come una detonazione.

 

Al momento di andare a dormire, dopo due giorni di distanza Georgia inizia ad accarezzarlo e baciarlo, e Bradley ci prova, si impegna, ma nulla di quello che lei fa riesce a suscitare in lui una reazione. Il suo corpo non risponde.

 

Prova anche a pensare a Colin, a immaginare che siano le sue labbra e le sue mani sul suo corpo, ma non riesce a ricreare nella sua mente le sensazioni incredibili che il giovane riesce a fargli provare.

 

A quel punto prende le mani di Georgia e gliele bacia, spostandole dal proprio corpo, in una sola possibile conclusione di rifiuto.

 

Lei incassa con dignità, col cuore lacerato, gli occhi pieni di lacrime...

"Cosa c'è Bradley? Chi è? A chi stai pensando? Perché io non ti vado bene?"

 

L'autocontrollo di Bradley crolla a quelle parole, assieme a tutti i dubbi, e impallidisce in un attimo.

 

"Georgia, sai quanto io ti voglia bene..."

"...ma non mi ami più."

"No. E non è giusto che io continui a mentire."

 

La ragazza scosta bruscamente le mani e si rannicchia sul letto, abbracciandosi le ginocchia, sentendosi improvvisamente nuda ed esposta.

 

"L'ho sospettato per un po', eri spesso assente e distante con me. Ma non ho voluto crederci... fino al giorno del tuo ritorno dall'Irlanda. È per Colin, vero?"

 

Bradley sgrana gli occhi e non risponde per qualche istante, incredulo che Georgia abbia saputo leggere così profondamente nella sua anima. Pensa di negare per un momento, ma poi si rende conto che non la vuole ferire, e che probabilmente sapere davvero come stanno le cose la aiuterebbe ad accettare la separazione. Glie lo deve... prima di tutto lei è una sua amica.

 

"Sì. È Colin. Non riesco a togliermelo dalla testa. Sto impazzendo Georgia..."

"Da quanto...?"

"Non abbiamo una storia. Non stiamo insieme."

"Ma siete stati insieme... fisicamente?"

 

"Sì. Alcune volte. Quando è successo la prima volta io e te non stavamo già più insieme. All'inizio è stato per uno sfizio, almeno per me, un attimo di follia, finito come era cominciato, un lampo. Poi sei rientrata nella mia vita, e per un periodo ho provato davvero ad amarti, a dimenticare quello che era successo con lui... per te, e per l'amicizia che aveva sempre legato me e Colin, perché avevo sempre pensato che la cosa tra me e lui fosse sbagliata. Ma poi l'ho rivisto, e... insomma, non ho avuto la forza di non vivermelo, di negarmi. Non volevo mancarti di rispetto, davvero, ti chiedo perdono."

 

Gli occhi di Georgia sono rossi e pieni di lacrime, si vede chiaramente che sta cercando di trattenersi.

 

"Sono felice che finalmente tu sia stato sincero con me. Ci ho sperato fino all'ultimo che tu potessi innamorarti di nuovo di me, ma mi rendo conto che è sempre stato impossibile. Basta vedervi insieme... potrei dire che incarnate la profezia della leggenda, 'due facce della stessa medaglia'..."

 

Una risata amara ma sommessa abbandona le sue labbra: è una gran donna anche nell'essere rifiutata, anche mentre abbassa gli occhi tenendo sempre le braccia strette attorno alle ginocchia.

Fa malissimo lasciarla, perchè Bradley capisce di avere sbagliato tutto, con Colin, con lei, con sé stesso.

 

"Lo ami?"

 

Bradley chiude gli occhi e prende fiato, perché ammetterlo a lei è un passo enorme.

 

"Sì Georgia, lo amo come non ho mai amato nessuno nella mia vita. Mi dispiace..."

 

Distende le gambe, tremando.

È quasi surreale che sia lei a fargli chiarire le idee, a dargli inconsciamente la forza di prendere una decisione.

 

"E cosa hai intenzione di fare? Sai a cosa vai incontro se decidi di iniziare una relazione con un uomo, vero? La stampa, gli amici... I fans..."

 

"Non so ancora cosa farò, ma per me era comunque importante chiarire le cose con te. Tu non mi meriti... sei una persona meravigliosa e meriti di essere amata. Devi essere libera di trovare qualcuno che ti faccia sentire speciale... non come me, che ormai da tempo non lo faccio."

 

Sono parole tanto vere da fargli male, perchè non sopporta di stare spaccandole il cuore in due per la seconda volta.

"Non nego di essere profondamente amareggiata, triste, delusa. Ma forse hai ragione... non avrebbe senso continuare così, ingannandoci senza guardare in faccia la realtà."

 

A quel punto lei si alza dal letto, e inizia lentamente a rivestirsi, la tristezza evidente nei suoi gesti misurati. Torna a sdraiarsi accanto a Bradley, ma gli rimane lontana, sdraiata su un fianco, dandogli la schiena.

 

Bradley assume un tono definitivo, perché altro non rimane.

"Domani prenderò un'altra stanza. Non voglio che tu sia obbligata a dormirmi accanto."

"Non preoccuparti, non è necessario. Fra tre giorni torneremo a Los Angeles e ci separeremo definitivamente. Posso sopportare per qualche giorno."

 

Bradley non risponde, e rimane sdraiato al buio a fissare il soffitto, incapace di addormentarsi. Dopo qualche minuto si rende conto che Georgia sta piangendo sommessamente, e il suo cuore si spezza un'altra volta. Lacrime amare scendono finalmente anche sulle sue guance.

 

-----

 

La luce filtra dagli scuri delle finestre, e Bradley apre gli occhi. È solo a letto, e il silenzio nella stanza gli rivela che Georgia è già uscita, probabilmente a cercare conforto in una delle loro amiche.

 

Il cielo è nevoso, livido, e non ha voglia di alzarsi, di fare qualsiasi cosa.

 

Fra tre giorni sarà libero da tutto questo, e potrà finalmente.... fare cosa? Cosa farà quando tornerà a Los Angeles? Probabilmente avrà bisogno di un po' di tempo per decidere se andare da Colin, se parlargli di quello che prova, se fare IL passo tanto temuto.

 

Come d'abitudine prende il telefono per vedere l'ora, notando un messaggio arrivato a tarda sera il giorno prima.

 

È di Colin.

 

Lo apre con mani tremanti, perché leggere quel nome da uomo libero gli dà un brivido, e quello che legge lo paralizza.

 

'Non ce la faccio Bradley. Non posso andare avanti così. Questa non è vita. Non abbiamo futuro purtroppo, e dobbiamo mettere un punto. Non voglio più vederti. Ti prego di non cercarmi, permettimi di andare avanti. Colin’

 

Il sangue gli si gela nelle vene ed inizia a tremare... Colin, il suo Colin! l'uomo che ama... lo stava lasciando. Gli stava chiedendo di lasciargli vivere la sua vita.

 

Vita? Quale vita poi? Dopo che aveva appena mandato a puttane la sua per lui?

 

Le lenzuola volano dal letto con un unico gesto rabbioso, mentre apre la cornetta per una chiamata.

-------

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** A Happy New Year ***


Nota dell'autrice:
Ed eccoci finalmente alla lunga conclusione di questa Brolin su cui io e Ship lavoriamo da tanto tempo.
Speriamo di aver fatto giustizia a questi due, e che vi piaccia come abbiamo deciso di far evolvere la storia. 
Attendiamo entrambe le vostre recensioni; come sempre, anche questo capitolo conclusivo verrà pubblicato su entrambi i nostri profili, visto che è frutto della collaborazione equa di entrambe.

Personalmente, approfitto per ringraziare proprio lei, la mia adorata Ship, che con il suo costante incoraggiamento mi ha ridato la voglia di ricominciare a scrivere. Sei sempre la mia autrice preferita per quanto riguarda il Merthur e il Brolin, ed è stato un onore collaborare con te :*
Valeria

---------------


Il tempo sembra essersi fermato, imponendo a Bradley la sensazione che stia correndo contro di lui.

Si stiracchia bruscamente, per rimettersi in moto subito, inquieto.

Perché doveva trovarsi a tutti quei chilometri di distanza da Londra? Non aveva mai odiato gli Stati Uniti tanto come in quel momento.

Doveva ritornare subito in Inghilterra, cercare di recuperare il rapporto con Colin... il suo messaggio era stata una frustata inaudita sul suo cuore, una presa di consapevolezza estrema, ulteriore, definitiva.

Si riscuote coi nervi ormai a pezzi, ma la mente lucida per la prima volta.

L'unica maniera per risparmiare tempo era fare più cose contemporaneamente, sempre che riuscisse a trovare i biglietti, ovvio.

Saltando giù dal letto, allo stesso momento cerca quindi di chiamare la compagnia aerea, un taxi, vestirsi e fare la borsa per partire immediatamente.

I suoi gesti sembrano volare, fino a che fare tutto insieme ad un certo punto diventa impossibile, quindi si ferma per un attimo in piedi in mezzo alla stanza, paonazzo in volto, con il telefono in una mano, l’altra che stringe la cintura dei jeans, e un piede all’interno della gamba del pantalone.

E’ completamente incastrato, immagine palese di quanto lo sia anche la sua vita ormai, così rimane lì un secondo, prima di buttare il telefono sul letto, sbuffare, e finire con la mano libera di tirarsi su i pantaloni.

Dannazione...

Ricade sul letto, preda dello sconforto, prendendosi la testa fra le mani, i gomiti poggiati sulle ginocchia, concentrandosi per qualche istante in modo da raccogliere i pensieri.

Colin lo aveva lasciato.

Bradley sa bene che il suo doveva essere un gesto disperato, e dopo il loro ultimo incontro a Natale forse se lo era anche aspettato…

Solo che...

In fondo aveva pensato che non sarebbe mai successo, sicuro com’era di sé, dei sentimenti di Colin per lui.

Del fatto che nonostante tutto ci fosse sempre un domani per decidere, per ripensarci, per crescere.

Stupido!

Bradley si dispera a quel punto.

L’ho perso, o almeno lo sto perdendo…

Pensavo di avere tutto il tempo del mondo, nella mia presunzione che Colin mi avrebbe aspettato per sempre, o almeno fino a quando mi sarei deciso. Invece questa volta mi ha dimostrato che non vuole più aspettare… e che preferisce costruirsi una vita senza di me.
Ma non succederà, non posso lasciare che succeda.

È tutto quello che può fare per restare a galla: aggrapparsi disperatamente a una soluzione materiale, correre una corsa contro il tempo...

Quello, almeno, può farlo.

Sicuro ormai sul da farsi, Bradley afferra di nuovo il telefono, e questa volta è lucido e deciso. Deve partire immediatamente per andare a salvare il loro rapporto.

Ne vale della vita di entrambi, non solo di quella di Colin, ma sopratutto della sua.

----------

Un paio di telefonate e mezz’ora dopo, è in taxi, che si sta dirigendo all’aeroporto.

Ha miracolosamente trovato infatti un volo in partenza solo un’ora dopo, e sta precipitandosi a imbarcarsi per le 10 ore più lunghe della sua vita.

Con sé ha solamente un paio di cambi di vestiti, visto che la maggior parte di quello che aveva in valigia era adatto alle piste da sci ma non al clima di Londra, sebbene fosse fredda in quel periodo dell’anno.

I vetri dell'auto sono appannati, come appannata è la sua visione di ciò che sarà da quel momento, almeno fino a quando non vedrà Colin, non proverà a riprenderselo una volta per tutte.

Chissà cosa diavolo stava facendo, quanto doveva essersi consumato dietro a quella decisione, se stava mangiando, se si stava spegnendo...

Se stava comunque pensando a lui in quella vigilia nonostante la rottura.
Se il bisogno di lui lo soffocava, come stava soffocando lui proprio a causa di quella decisione.
Non doveva essere stato facile prenderla, scegliere di vivere anche quando sapeva che una vita poteva averla solo al suo fianco...

Accontentarsi.

Esattamente come lui.

Una sensazione che Bradley conosceva molto bene.

Si irrigidisce sul sedile posteriore ricordandosi improvvisamente che ha anche un'altra telefonata da fare, e nonostante tutto ancora spiegazioni da dare: chiama Georgia per avvisarla che sta partendo.

Qualche minuto di fredde parole di entrambi e stavolta è finito davvero tutto.

Il cellulare resta muto sul numero di lei, sulla loro distanza ormai abissale.

Non era stato necessario nemmeno spiegare il perché della sua partenza, lo aveva capito da sola.
A Bradley dispiaceva che fra loro le cose fossero finite così, ma in quel momento Georgia era davvero l’ultimo dei suoi pensieri.

Colin era l'unica cosa importante, un pensiero pervasivo, schiacciante.

Era stato quasi incredulo quando la signorina della British Airways gli aveva detto che c’era un posto libero sul volo su cui avrebbe viaggiato: era o non era il 31 di dicembre in fondo? Molta gente stava di sicuro raggiungendo i propri cari per passare insieme le feste.

Il taxi si ferma, Brad paga la corsa e come un automa immagina le lancette dell'orologio nella mente, pregando che scorrano più velocemente, senza respiro, e allo stesso tempo temendo che siano troppo lente, che quando arriverà a Londra sia già troppo tardi.

Sa bene cosa farà Colin quella sera: sarà in scena con Mojo.

Sa anche che gli sarà impossibile arrivare in tempo a teatro, prima che lo spettacolo finisca: il suo volo arriva a Londra di prima mattina. Tuttavia spera di trovarlo a casa, e segretamente confida che sia talmente giù che non se la senta di festeggiare.

Non vuole chiamarlo, dirgli che sta andando da lui, perché teme un rifiuto da parte sua.  Non vuole correre quel rischio.

Ormai sta correndo contro il tempo, mentre passa il suo borsone nel metal detector dell’aeroporto per imbarcarsi.

Tic toc, tic toc…


Sente scorrere i minuti dentro, mentre percorre con passo rapido i lunghi corridoi del terminal, sentendo il suo nome venir chiamato dall’altoparlante per l’imbarco immediato: è l'ultima chiamata per il suo volo, deve davvero muoversi.

Neanche gli interessa che il suo “anonimato” sia stato violato così bruscamente dall’attendente dell’aeroporto: il suo nome che riecheggia nella hall di imbarco lo avrebbe fatto infuriare in un altro momento, ma non gli interessa adesso.

Vede due ragazze girarsi verso di lui, e poi mettersi a parlare fra di loro e tirare fuori i loro cellulari.

Ok. Ci mancava solamente un volo lunghissimo con due fan a bordo.

Le due giovani ridacchiano, ma non lo importunano, e di questo Bradley è grato. Sale in aereo e si siede: gli è toccato un posto sul corridoio e, subito dopo il decollo, puntuali come orologi, le due ragazze che lo fissavano durante l'imbarco arrivano accanto al suo posto e si presentano.

"Scusami,  tu sei Bradley James vero?"

Domanda di cortesia, evidentemente.

Almeno non urlano però.

Gli piace il contatto con i fans, quando non troppo invadenti. O almeno gli piace quando ne ha voglia.

E le due ragazze sono discrete e riservate, e la cosa lo fa divenire disponibile.

"Accidenti, mi avete scoperto!", risponde ridendo.

È strano. Non è infastidito come solitamente gli succede, anzi parlare con qualcuno gli fa piacere in quel momento di nervosismo: continua ad avere il terrore che Colin lo respingerà una volta arrivato a Londra, che possa dirgli che ha fatto un viaggio inutile...

E la distrazione momentanea data dalle fan è in fondo gradita.

Le due si presentano: londinesi e fan di Merlin, dicono che lo avevano riconosciuto già prima che l'attendente della British Airways lo chiamasse all'altoparlante.

Sono gentili, discrete: non gli fanno domande private, si limitano ai complimenti per la serie e a domande sul suo futuro lavorativo. Quindi gli chiedono una foto insieme ed un autografo, e Bradley acconsente con piacere, scrivendo:

"Che il vostro anno nuovo sia magico come, spero, sarà il mio".

Loro lo guardano perplesse per un attimo, ma discrete non chiedono chiarimenti, e solo al momento di andar via per tornare al loro posto lanciano comunque una battutina cara a tutto il fandom:

"Salutaci Colin quando lo vedi!"

Ride sinceramente, esponendosi perfino, e forse parlando troppo:

"Spero di poterlo fare molto presto..."

Le due sgranano gli occhi - evidentemente doveva aver fatto loro un regalo, se sono shippers, perchè le ragazze lo salutano sorridendo.

I loro gridolini lo raggiungono non appena tornano a sedersi, e Bradley continua a sorridere: in fondo, almeno le fan, saranno felici se un giorno dichiareranno la loro relazione pubblicamente.

---------------

Colin sbatte un paio di volte col piede contro il muro, profondamente arrabbiato con sé stesso. "Cazzo!"

Ben è pronto a rientrare in scena, e lo fissa dispiaciuto per lui.

"Colin lo so che stai male stasera però per favore... concentrati."

Colin chiude gli occhi appoggiandosi al muro, un lungo sbuffo che gli esce dal petto sfinito… Non riesce. Quella sera è troppo difficile recitare.

"Ho fatto uno sbaglio Ben. Che diavolo mi è saltato in mente di mandargli quel messaggio per lasciarlo? Non dovevo."

Ben lo fissa, Colin sta male e rischiano che l'ultimo spettacolo dell'anno vada a fondo con lui.

"Hai fatto quello che dovevi."

Colin lo fissa, la bocca un taglio.

"Balle. Non ero pronto, non sono pronto, mi sto convincendo ma la verità è che al solo pensiero di non rivederlo più mi sento morire."

"Non lo saresti stato mai. Quindi era da fare e basta."

Colin annuisce ad occhi chiusi, sopraffatto dalla tristezza, dall'inquietudine.

"Sì ma adesso è davvero finita. E mi manca l'aria senza di lui."

Ben sta per rispondergli quando Brendan Coyle li raggiunge in una pausa dalle sue battute.

"Che diavolo succede Morgan? Stasera non sembri nemmeno tu e la gente in sala se ne sta accorgendo. Dimentichi le battute, le correggi in corso di dialogo, dimentichi la respirazione e sbagli i tempi.

Ti siamo venuti incontro io e Ben un paio di volte, visto che la maggior parte delle battute le abbiamo insieme, ma non possiamo continuare a questo modo. L'aria sul palco si è fatta tesa, nervosa. Anche Daniel si sta innervosendo. Rischiamo di trascinare questa ultima dell'anno nel fallimento. Cosa c'è? Stai male? Hai la febbre?"

"No nessuna febbre. Davvero Brendan, scusatemi. Sono... molto nervoso, ho dei problemi personali che mi distraggono e la testa va altrove..."

"Colin, cerchiamo di mettere da parte i nostri problemi negli spettacoli, lo sai bene. Siamo attori, sei un attore da molto tempo, la tua carriera è in forte ascesa, hai un futuro brillante davanti..."

Futuro brillante... senza Bradley?

Che diavolo poteva significare?

Niente.

Non se ne faceva niente di tutto quel successo senza di lui.

Assolutamente niente.

"Probabilmente non ascolterai nemmeno quello che ti sto dicendo. Quando uno sta così di merda e si chiama Colin Morgan nessuno è capace di trovare parole per tirarlo su. Eppure se non vuoi farlo per te perché decidi di fregartene della tua carriera, devi farlo per gli altri tuoi colleghi sul palco, che hanno a cuore la loro e non puoi deciderla al loro posto. Quindi Morgan, trova la concentrazione per favore, come tutti noi. O pensi che nessuno di noi altri sia mai andato in scena con qualche problema personale nella sua storia artistica? Il punto è come lo tieni fuori. Il punto sono i nervi saldi. Ora... sei un ragazzo. Un giovane uomo va bene, ma hai da lottare proprio adesso se non vuoi farti schiacciare. Poi dopo il Capodanno se vuoi parlare con qualcuno sai di trovarlo, siamo qua. Ma stasera Colin... per favore, riprenditi."

Colin ha le lacrime agli occhi, se le leva via col dorso della mano, completamente colpito. Ha un lavoro da fare, dei colleghi a cui portare il rispetto che non vuole considerare di dare a sé stesso. Nessuno può pagare i suoi problemi al suo posto.

Eppure... a farlo tornare, rinsavire, riprendere colore e concentrazione, non è quel discorso ma una propria decisione.

"Sono pronto. Scusatemi tutti, torno in scena e vi garantisco professionalità. Andiamo Brendan, tocca a noi."

Ben gli batte una pacca sulla spalla, facendogli cenno con la testa in approvazione, e Brendan annuisce...

"Bravo ragazzo."

Colin annuisce, pronto a tornare il Colin di sempre, e solo per un semplice motivo.

L'indomani sarà Capodanno, e telefonerà a Bradley per dirgli che ha fatto una cazzata, che ha bisogno di lui, di tornare quando vuole, perché tanto lo aspetterà.

Esattamente come tutte le altre volte.

 

A volte la morte può vestirsi del piacere più sublime.

Perché se era vero che Bradley lo era, se era la sua fine...

Era quella la maniera in cui avrebbe scelto di finire.

Tra le sue braccia.

-------------

La vigilia se ne è andata, volata via nella noia, nella sua scostanza e finta allegria.

A casa di Ben l'atmosfera era stata rilassata tutto il tempo, tutti erano stati discreti con lui, nessuno gli aveva chiesto o detto niente in merito alla sua serata no, e così aveva avuto modo di rilassarsi, di pensare alla chiamata che avrebbe fatto l'indomani, alle parole da dire.

L'amico di Ben e Mark, il musicista, Oliver, si era rivelato una persona piacevole, brillante, attraente. Un bellissimo giovane, elegante, raffinato, colto. Qualcuno davvero da conoscere meglio, se il suo cuore e la sua testa non li avesse già ceduti a qualcun altro, ed il giovane, benché avesse cercato di coinvolgerlo in una conoscenza, alla fine si era accorto della sua scostanza, desistendo.

"Ragazzi... Ben, Mark. Io vado a casa, sono le sette del mattino e ho bisogno di andarmene a letto..."

Di chiamare Bradley appena arrivato.

"Quindi dovete scusarmi. Chiamo un taxi e poi ci sentiamo."

Mark si alza, fissando Ben e Oliver.

"Un taxi? Non è il caso Colin, non ne troveresti uno a quest'ora. Ti accompagno io."

Anche Oliver si alza dal divano e gli si avvicina, serio.

"In realtà anche io avevo pensato di andare via, posso accompagnarti se vuoi, visto che sono arrivato con la mia macchina."

Colin fissa i due stranito, non ha voglia di incoraggiare nessun tipo di apertura alla conoscenza di quel giovane, ma è un amico di Mark e davanti a lui non vuole essere scortese, così accetta. Può sempre essere sincero con il giovane in macchina, a tu per tu, senza mettere in mezzo gli altri.

"Ok. Ma solo se stavi andando via."

L'altro annuisce e Mark sembra soddisfatto.

"Prendo le chiavi allora."

Quando escono dopo aver salutato gli altri, Mark torna da Ben soddisfatto, ma Wishaw spegne subito il suo entusiasmo.

"Colin ha acconsentito solo per dargli il benservito Mark, non farti illusioni. Ha solo voglia di dirglielo con discrezione, tutto qua."

----------

Il resto del volo era passato senza altri eventi particolari, e alle 5.25 del mattino Bradley era finalmente atterrato all’aeroporto di Heathrow.

Il tempo è brutto, e mentre ritira la valigia, sta piovendo, ma lui ha in mente solamente una cosa: arrivare il prima possibile a Londra.

Di nuovo a bordo di un taxi, Bradley come destinazione dà l’indirizzo di casa di Colin, sperando con tutto sé stesso di trovarlo lì. Nella sua testa ripassa il discorso che vuole fare al giovane, cercando di bilanciare le promesse da fargli ponendole in contrapposizione con la realtà della loro vita: il suo desiderio di instaurare una quotidianità con lui che va contro alla riservatezza innata del giovane irlandese.

Sta ancora pensando a come dire quello che vuole esprimere, quando il taxi si ferma sotto al portone ben noto a Bradley. Paga l’autista e pensa, scendendo dalla macchina, che casa di Colin è l’unico posto a Londra, dove sono stati insieme: per rispetto verso Georgia, infatti, non si erano mai incontrati a casa propria, visto che nel suo letto lui dormiva da anni regolarmente con lei.

Ed il fatto stesso che quella abitudine non dichiarata sussistesse, sebbene Colin non glielo avesse mai detto chiaramente, era stato ovviamente interpretato dal bruno come un “paletto” ben piantato in terra da parte sua, che aveva significato solo e sempre una cosa, ossia: “Lei per prima… a te gli scarti”.

Vomitevole.

Era stato egoista e vomitevole.

Si era davvero comportato irrispettosamente in tutti quegli anni, lasciando Colin sempre nelle retrovie, pretendendo da lui il massimo nel loro rapporto, ricambiandolo col minimo indispensabile.

Bradley è ben deciso a cambiare quella situazione, sempre che Colin lo voglia.

Prende un respiro profondo e, raccogliendo tutto il coraggio necessario ad un gesto così piccolo ed insieme enorme, suona il citofono dove campeggia la scritta “C.Morgan”.

Nessuna risposta.

Riprova altre due volte a suonare, e il silenzio che lo continua ad accogliere dall’altra parte lo terrorizza.

La pioggia continua a cadere insistente, ma il freddo che avvolge il suo corpo è nulla al confronto con quello che lo riempie dentro: Colin non è in casa. Sta passando la notte fuori a festeggiare.

Mi sta dimenticando, e magari sta con qualcun altro.

La sua mente inizia a girare a vuoto, chiedendosi dove mai possa essere andato a passare il veglione: non può essere tornato ad Armagh, visto che aveva uno spettacolo la sera precedente.

Quindi deve stare comunque a Londra: e dato che sicuramente doveva essere uscito tardi dal teatro, e vista la sua amicizia con quel Whishaw (di cui Bradley era segretamente gelosissimo, nonostante sapesse che l’altro era sposato), la cosa faceva sì che la destinazione più probabile fosse casa sua.

Bradley non ha il numero di telefono del collega di Colin in 'Mojo', così non può verificare la sua teoria, e non riesce a trovare un taxi a quell’ora, così decide, disperato e risoluto a riprendersi il suo uomo, di camminare fino alla fermata più vicina della metropolitana, per poi continuare a piedi.

Quando mezz’ora dopo arriva all’indirizzo di casa Whishaw, è stanco, completamente zuppo del nevischio che aveva cominciato a cadere nell'ultima ora, infreddolito come non mai, ed i suoi nervi stanno per saltare.

Si avvicina al portone che riconosce facilmente: ha accompagnato una volta Colin lì durante il periodo del casting di Mojo, visto che i due volevano provare insieme alcune scene che avrebbero dovuto recitare all’audizione finale.

Quello che vede però quando alza lo sguardo oltre la scala, gli spegne completamente la razionalità, lasciando il posto ad una rabbia cieca, irrazionale, primordiale: Colin sta proprio in quel momento uscendo dall’edificio insieme ad un ragazzo, e stanno ridendo insieme, la mano dell’altro poggiata delicatamente dietro la schiena dell’irlandese.

Dalle labbra di Bradley trova sfogo un suono quasi animalesco, un ruggito sordo, e lui, dimentico di tutta la stanchezza, il freddo, e il borsone che ha sulle spalle, si scaglia addosso allo sconosciuto con tutta la forza di cui è capace: afferra la sua mano con prepotenza, scagliandola di lato, e gli assesta uno spintone sulle spalle, di fatto facendogli perdere l’equilibrio all’indietro e costringendolo a cascare seduto in una pozzanghera sul marciapiede.

Non riserva nemmeno un’occhiata a Colin, né gli rivolge un saluto, lo percepisce accanto a sé, ma in quel momento il suo istinto di maschio dominante non glie lo fa nemmeno considerare: deve prima affermare la sua posizione di superiorità con la 'feccia' d’uomo che si è permesso di mettere le mani addosso a Colin.

L'altro è inerme a terra, sbalordito, e Brad respira affannato, sconvolto dalla paura di essere arrivato tardi, che non possa esserci niente da fare.

Ma Colin è suo, e non può permettergli di chiudere le cose almeno fino a quando l'altro non avrà ascoltato cosa deve dirgli.

E poi non è solo quello...

Non può sopportare l'idea che un altro gli stia anche lontanamente vicino, o che si permetta di posargli una mano addosso.

“Non so chi tu sia, e non so cosa tu voglia da Colin, ma stai pur sicuro che non potrai mai averlo!”

La sua voce esce in un sussurro, minacciosa e letale come il sibilo di un serpente.

“Colin è MIO! e tu devi. Tenere. Le. Mani. A. Posto!”

Ogni parola di questa frase viene sputata fuori e puntuata su di lui dal dito di Bradley che colpisce duramente la spalla dello sconosciuto, il quale lo guarda sconvolto mentre è ancora seduto a terra.

Per qualche secondo il giovane non proferisce parola, e alla fine abbassa gli occhi, sconfitto.

“Ho capito perfettamente. James giusto? Ma davvero, credimi, non hai nulla da temere da me. Ora capisco tutto…”

La mascella serrata di Brad si abbandona ad un ghigno di soddisfazione, ma ancora non ha fatto i conti con chi non ha considerato fino a quel momento, per la cieca rabbia.

A quel punto infatti Bradley si sente spinto di lato, e si ricorda che Colin sta assistendo a tutta la scena: si gira verso di lui, e il moro gli assesta furioso uno schiaffone sulla guancia destra, urlando: “Come ti permetti! Brad! TU! Sei l'uomo più testone ed egoista che conosca! Cosa diavolo?..."

Bradley in tutta risposta gli afferra i polsi e lo tira a sé, unendo le loro bocche e di fatto riducendo Colin al silenzio.

Il bacio è deciso e non lascia scampo al moro, che nei primi secondi oppone resistenza, ma dopo qualche attimo di indecisione si abbandona fra le sue braccia ricambiando lascivamente le sue attenzioni soffocanti: è Bradley dopotutto, quello che ama proprio per tutta quella dannazione, per il suo essere così possessivo ed asfissiante, e resterebbe perfino deluso a vedere una sua eventuale reazione differente davanti a lui con un altro uomo.

Qualche attimo dopo, e dopo averlo ridotto senza fiato, il biondo si stacca duramente da lui, e fissandolo negli occhi, lo sguardo scuro e predatore che non ammette opposizione, chiarisce tutto: “Tu sei mio, Colin, solamente mio. Non esiste che frequenti un’altra persona. Ed ora andiamo via insieme di qua e te lo dimostrerò.”

Colin lo segue docile, il respiro già accelerato e le guance rosse dall’eccitazione, mentre si allontanano a passi rapidi da lì, lasciando il povero malcapitato a guardarli a occhi sgranati.

---------

Arrivano in silenzio sulla strada principale a mezzo isolato da lì, Bradley tiene ancora il polso sinistro di Colin stretto in una morsa inespugnabile.

La città è sempre semideserta, in giro solo gruppetti di persone in vari gradi di ebbrezza dovuta ai bagordi della nottata appena trascorsa.

Mentre le prime luci del giorno fanno capolino in mezzo ai palazzi, miracolosamente un taxi passa loro davanti, e Bradley lo ferma e fa cenno a Colin di entrare.

Lui era rimasto fino a quel momento in una specie di trance, scaturita dall’incredulità di vedere Bradley lottare - brutalmente quasi, almeno nei toni - per lui, ed era stato poi ulteriormente anestetizzato dal bacio possessivo che il biondo gli aveva riservato, quasi a dimostrargli che le sue affermazioni sul fatto che Colin fosse di sua proprietà erano assolutamente vere.

Si siede in macchina e rimane solo per qualche istante mentre Bradley, che è ancora fuori dal veicolo, parla brevemente con l’autista. In quel momento di solitudine mentale, finalmente libero dall’influenza che il biondo ha sempre, inesorabilmente e costantemente su di lui, si rende conto che non può dargliela vinta così facilmente.

E poi forse le cose non stavano esattamente come lui si stava illudendo stessero andando, come stava disperatamente desiderando.

E quella sensazione lo ferì.

Il fatto che Bradley fosse lì in quel momento dimostrava solo che aveva ricevuto il suo messaggio, e che forse non era d’accordo con la sua decisione comunicatagli per messaggio poche ore prima.

Non doveva necessariamente significare che fosse venuto a chiarire e riprenderselo, nonostante ci stesse sperando con tutta l'anima....

E quindi non gli avrebbe detto che anche lui aveva già cambiato idea… non subito almeno.

Bradley doveva capire che non voleva tagliare con lui, ma che non necessariamente quell'eterno tira e molla gli andava a genio.

Quando Bradley sale in macchina, gli si avvicina immediatamente, cercando di baciarlo per siglare il suo riavvicinamento, la sua proprietà esclusiva su di lui, ma Colin in tutta risposta scansa il viso e lo fissa, il silenzio è pesante e carico di tensione fra di loro.

“Cosa…?”

Bradley è quasi incredulo, la sua espressione è dura, ancora dominata dalla rabbia che lo ha fatto reagire violentemente alla presenza di Oliver poco prima.

“Ma tu chi ti credi di essere, per aggredire così i miei amici? Cosa cazzo stai facendo Bradley? Non sei nessuno per rivendicare qualcosa da me.”

Le parole di Colin colpiscono Bradley come se fossero una frusta, e sul suo volto il moro vede chiaramente la delusione causatagli da quella risposta - che, ad essere completamente onesto con sé stesso, Colin sa essere un po’ esagerata. Non voleva parlargli così duramente, anche perché teme che lui decida di tornare da dove è venuto, solo che ormai ha tirato fuori quello che pensa da anni, ed è difficile tornare indietro.

Tutto il suo essere vibra in una sola ed unica domanda.

LA domanda, quella rimasta sempre inespressa, affondata nel silenzio:

Che cosa sei per me Bradley? E cosa sono io per te?

Già immagina la risposta del biondo: sarà come sempre evasivo, inconclusivo, e non parlerà dei suoi sentimenti, di quello che prova davvero.

Perché Colin lo sa bene che fra di loro ormai non è più solo questione di sesso e di evasione dalla realtà… sa che Bradley prova qualcosa di profondo nei suoi confronti… Però non è in grado di ammetterlo, né a sé stesso né a lui.

Bradley rimane in silenzio fissandolo, e il moro vede che sta combattendo una battaglia interiore, con i suoi preconcetti e le sue paure.

"Credevo fosse quello che volevi. Vedermi deciso e chiaro con te."

Colin, in tutta risposta, affonda ancora il coltello nella piaga, continuando:

“Chiaro? Non è una parola che ti si addice Bradley. Cosa te ne può fregare, di cosa faccio io quando non ci sei? Cosa ti è mai fregato finora? Come ti permetti di dirmi che sono tuo?? Mi sembra che tu ti sia sempre comportato come cazzo hai voluto, no? Hai fatto di me quello che desideravi quando ti andava, ma poi non appena giravi l’angolo ti dimenticavi di me e continuavi a fare la tua vita, lasciando me alla mia, un eremita in mezzo alla gente, incapace di godere della compagnia di chiunque.”

Bradley si sente morire a quelle parole, ma ormai Colin aveva rimosso qualsiasi diga che bloccava le parole dentro di sé, ed esse fluiscono libere, taglienti, sputate fuori proprio con l’intento di ferire: armi bianche che escono ormai dalla sua bocca libere da ogni freno.

Un fiume in piena.

“Mi hai privato per anni della gioia di stare con le persone; mi hai tolto la serenità di stare con la mia famiglia, ti rendi conto? Nemmeno con loro posso passare tanto tempo, perché so che se mi vedono così, come mi lasci quando te ne vai, capiscono TUTTO! Quanto sono debole a causa tua! Come puoi anche solo immaginare di far valere qualsiasi pretesa nei miei confronti, Bradley? Dovresti chiedermi solo scusa! perché non sei un uomo, se non sai prendere in mano le redini della tua vita. Dimostrazioni di mascolinità e virilità o meno.”

Ecco, aveva detto tutto. Aveva sicuramente sigillato la sua condanna: Bradley sarebbe stato così arrabbiato di quello che aveva appena sentito che non avrebbe mai più voluto rivederlo. Ma forse era meglio così: era vero che ci aveva ripensato e che aveva già deciso di tornare sui suoi passi, poche ore dopo aver chiuso la loro relazione; ma si era davvero stufato di vivere in sospeso, senza sicurezze e senza felicità.

E lo aveva capito dicendoglielo.

Bradley rimane in un silenzio aghiacciante, ma qualcosa sul suo volto sta cambiando: è infatti uno sguardo deciso e sincero quello che gli illumina gli occhi azzurri, e questo è in netto contrasto con quella che Colin immaginava sarebbe stata la sua reazione.

Quando riprende a parlare poi il suo tono è sconfitto, triste, addolorato.

“Hai ragione Colin. Hai ragione. Sono stato un mostro con te… Ho sempre preso quello che ho voluto, ma non ho mai preso l’unica cosa che avrei dovuto: una decisione.

Fino ad ora.”

L’ultima frase toglie il fiato a Colin e un terrore improvviso lo avviluppa completamente: Bradley è qui per lasciarlo. Anche lui ha raggiunto la conclusione che così non può andare avanti, ed è qui per farla davvero finita. Vuole solo scoparlo forse un’ultima volta, usarlo come sempre ha fatto, prima di mettere un punto. Colin ne è certo. Ed è certo anche di quello che accadrà: Colin sa che non avrà la forza di impuntarsi e negargli quell’addio, e come ogni altra volta, alla fine si abbandonerà di nuovo.

Il terrore cieco lo assale, togliendogli definitivamente le parole dalla bocca, ma poi si rende conto che la macchina nel frattempo si è fermata, e rivolge lo sguardo fuori dal finestrino, certo di trovare davanti a sé il portone di casa sua, teatro di ogni loro incontro.

Ed è allora che impallidisce...

Non sono a casa sua. Sono a casa di Bradley.

Ed è nuova come cosa, destabilizzante.

Una muta speranza o un sigillo definitivo della fine?

Quell’appartamento, quel letto, sono sempre stati dei tabù per il suo amante… e non riesce ad immaginare che questo tabù venga violato proprio l’ultima volta che staranno insieme.

“Bradley, come mai sei venuto a Londra?”

Lo chiede senza sottintesi, perché vuole sentirsi dire la verità, almeno una volta vuole sentirla.

“Perché ti amo, Colin… e non voglio più passare un minuto senza averti accanto a me. Sempre che tu sia d’accordo.”

Colin rimane impietrito come una statua di sale, incapace di muovere anche solo un dito… e dopo qualche secondo si rende conto che aveva trattenuto il respiro fino a quel momento, per la paura della risposta che avrebbe ricevuto.

Eppure… non è certo di aver sentito bene.

Era mai possibile che Bradley gli avesse davvero detto di amarlo?? E Georgia? E la sua reputazione? E…

Mentre lui era ancora perso nei suoi pensieri, confuso e incredulo e ancora incerto di non aver sognato tutto, Bradley paga il tassista e apre la portiera della macchina. Un paio di secondi dopo è di fronte a quella di Colin, e gli afferra il braccio destro per trascinarlo di forza fuori dall’abitacolo. Rimangono in piedi per un attimo, uno di fronte all’altro, mentre il taxi riparte, e il silenzio della strada deserta li inghiotte.

Bradley si avvicina e gli accarezza una guancia, in un gesto di una dolcezza inaudita.

“Ti amo, Colin. Ho preso la mia decisione. Se tu mi vorrai, da oggi sarò esclusivamente tuo, così come tu sarai solamente mio.”

Colin non ricorda più niente.

Tutto è volato via in un attimo soltanto: paura, sofferenza estrema, sbandamento, non vita.

Tutto nasce e muore dentro gli occhi di Bradley, sulle sue labbra, nelle sue mani tese, sul suo corpo caldo che in un attimo lo accende come sempre, consegnandolo a lui senza rimedio.

Gli butta le braccia al collo, donandogli definitivamente le sue labbra, in un gesto tanto sofferto quanto sognato, morendoci sopra con un nuovo sapore, assieme alla sua definitiva resa.

----------

L'ascensore è troppo stretto per i loro ansiti, per le loro mani febbrili che rincorrono i corpi accesi, troppo piccolo per non restituire con un forte eco i loro sospiri divorati dentro le bocche unite in un bacio affamato.

Una volta dentro Bradley lo aveva afferrato, inchiodato alla parete di legno dell'ascensore baciandolo senza chiederglielo, senza dargli scampo, e Colin aveva schiacciato il tasto del loro piano mettendo in moto la cabina, perché Bradley perduto nella sua febbrile passione se ne era completamente dimenticato.

Quando le porte si riaprono, Bradley lo spinge verso la porta del suo appartamento, cercando le chiavi ed aprendo la porta alla cieca, mentre Colin gli continua a tenere le braccia al collo e a baciarlo, e resta avvinghiato a lui come se temesse di vederlo svanire. Continua a mordergli le labbra facendogli male, per richiamare la sua attenzione nonostante la fatica di doverli portare entrambi dentro casa...

Una volta dentro la valigia di Bradley resta abbandonata davanti alla porta, e Colin comincia a spogliarlo esattamente lì, senza dargli tregua.

"Dimmi quanto ne hai voglia... Bradley. Dimmelo."

E le mani di Bradley sono dappertutto, i vestiti sono già sul pavimento, e Colin allarga un sorriso sofferto, dannato, senza riuscire a slegarsi da quell'abbraccio per ragionare, provare a chiedere una ulteriore conferma.

"Bradley, ho detto che voglio sentirtelo dire. Dimmi quanto hai voglia di scoparmi. Siamo lontani da cinque mesi, dimmi quanto mi hai desiderato in questo tempo. Dimmi quanto mi hai sognato! Perché io ho sognato di te tutte le notti, perso nel ricordo del tuo calore. Desiderandoti come la prima volta, volendoti così tanto dentro di me da annientare tutto il resto..."

Bradley risponde sulla sua pelle, ormai nuda, mordendogli il collo e strappandogli grida di felicità e piacere, allargandogli le gambe e spingendoselo contro, mentre Colin gli si abbandona tra le braccia, sussurrando a labbra aperte ed occhi serrati sui suoi capelli bagnati, respirando il profumo di lui misto a quello della stanchezza, della neve di Londra.

"Sto morendo dalla voglia. Ti voglio. Ti voglio così tanto che adesso ti prenderò e ti inchioderò così tanto a me da non lasciarti nemmeno il tempo di prendere respiro. Ti voglio Colin. Ti ho sempre voluto, in questi mesi ho creduto di impazzire senza poterti tenere tra le braccia, senza poterti sentire stretto a me, senza poter stare dentro il tuo corpo, avvinghiato alla tua pelle, aggrappato ai tuoi sensi... ti voglio."

Colin sorride trionfante, appropriandosi delle sue labbra, facendogli scivolare le mani addosso febbrilmente, mentre Bradley lo trascina nella sua stanza e con una spinta lo butta sul suo letto, sulla biancheria pulita ma che comunque dappertutto gli regala il profumo di lui, accendendogli l'anima...

Colin lo libera dai pantaloni, afferrandogli il sesso teso, al limite dell'eccitazione, aggrappandosi alla sua carne eretta con un sospiro di piacere, quando la stringe forte nella mano, muovendola velocemente per togliergli il respiro.

"Dio Bradley. Ti voglio... ADESSO."

A Bradley manca l’aria per un istante, e chiude gli occhi lanciando un grido di godimento nell'aria, spalancando le gambe di Colin con le mani, mentre lui in cambio gli afferra fermamente i capelli e lascia il suo sesso, cosicché Bradley possa prendere il comando della situazione e fare di lui quello che vuole.

Bradley comincia così a muoversi su di lui, unendo le loro carni tese allo spasmo, eccitate e giunte come in un sensuale abbraccio, e Colin si perde dentro il suo stesso fiato avvolto dalla carezza del pene di Bradley a contatto col suo.

"Prendimi... ti prego... Bradley... non ce la faccio... più."

Gli ansiti di Colin si fanno ormai veloci, e lui parla con un filo di voce, il fuoco che gli brucia dentro ormai troppo ardente perché gli rimanga abbastanza fiato nei polmoni.

Bradley gli infila due dita fra le labbra, che lui succhia piano; le dita lasciano poi la sua bocca e dopo qualche secondo Colin le sente entrare dentro di sé, prima delicatamente, poi con un ritmo più passionale, duro, penetrandolo e preparandolo per quello che sarebbe venuto in seguito.

Colin è sottomesso adesso, distrutto dal piacere e dalla voglia, gli occhi chiusi, i nervi tesi e le carni frementi sotto Bradley, schiavo delle sue dita dentro di lui che gli stanno regalando l'anticamera del paradiso.

"Bradley... io... non ho.... niente con me. Tu?"

L’altro allunga la mano verso il cassetto, aprendolo e porgendogli un preservativo, mentre continua a baciarlo e si sposta da lui in modo che Colin possa farglielo indossare...

"Mettimelo tu. Morgan... adoro le tue mani... continua ad accarezzarmi."

E' la maniera in cui quella preghiera, quel sussurro, arriva a Colin, a riempirlo ancora prima di averlo dentro, a colmare tutto il suo essere, e le sue mani sono tremanti e inferme sul sesso teso e maestoso di Bradley, quando esegue la volontà dell'altro per calmare la sua voglia ormai incontenibile.

Quando Bradley lo prende Colin gli si aggrappa alla schiena trattenendo il respiro, e Brad gli cattura le labbra senza farglielo riprendere... costringendolo a gemere in silenzio.

"Cristo Col. Quanto mi sei mancato! Come sono sopravvissuto questi cinque mesi senza avere questo? Senza poterti prendere a questo modo? Senza la tua carne, il tuo respiro... senza fare l'amore con te?"

È il trionfo per Colin, e se lo vive appieno, mangiandogli le labbra, mordendogliele a sangue e succhiandogliele piano, tanto che Bradley aumenta il ritmo, l'intensità delle spinte, arrivandogli tanto a fondo da farlo urlare di piacere.

Tanto da fargli male ai sensi.

"Non lo so. Non lo vedi che sono perfetto per te? Come fai a resistermi James? Io sono come lo zucchero per te... il mio corpo si scioglie a contatto col tuo... prendimi Bradley. Senza respiro. Amami..."

L'onda che li travolge li spinge più in là di quello che avevano sempre provato, uniti in una consapevolezza diversa e uniforme di respiri e pensieri, e sangue in circolo allo stesso ritmo sinuoso e fatale.

Lo scoppio del piacere si abbandona sulla loro pelle, gli esplode nei sessi accesi, l'uno dentro l'amante, l'altro sulla pelle dell'amato, in un'unica voce, alta, maestosa e fiera.

Finalmente piena di certezze.

----------

Colin è stretto a Bradley adesso, abbandonato sul suo petto, i capelli corvini che gli solleticano il viso, e Bradley glieli sfiora piano.

"Bradley..."

Lui si sposta per guardarlo in viso, gli occhi innamorati di Colin dentro i suoi.

"Hai detto di avere preso una decisione. Ma io ho ancora paura. Ho il terrore di svegliarmi e non trovarti accanto a me. Ho il terrore delle tue incostanze, dei tuoi cambiamenti... non ho certezza alcuna se non le tue parole, e ho paura che possa stancarti, ritornare sui tuoi passi, o che finisca tutto."

Brad gli accarezza il viso piano, poi gli passa le dita sulle labbra dolcemente, chiudendole in silenzio, e Colin tace, ha paura ma quello che i suoi occhi gli raccontano non lo ha veduto mai nel suo sguardo.

È una possibilità,  una via, una tanto anelata promessa.

"Posso darti la certezza del mio amore, della mia decisione. Se vuoi il per sempre Colin quello non sono in grado di darlo. Nessuno è in grado di dire se un amore può durare per sempre. Ho visto amori forti e solidi naufragare nella vita, quello dei miei genitori solo il primo di una lunga serie; non possiamo prometterci che il nostro sarà eterno... ma possiamo prometterci di mettercela tutta, di volerlo finalmente fare, di tentare di stare insieme come non abbiamo mai fatto, e rimettere i nostri destini in gioco. Io sono pronto, e  dopo averlo capito lo chiedo ora a te. Tu lo sei?"

Colin si risolleva per depositargli un bacio lieve sulle labbra, gli occhi commossi, gli zigomi ancora colorati dalla porpora dell'amplesso consumato.

" Ti avrei detto di si dopo la nostra prima volta. Lo avrei fatto quel giorno se lo avessi chiesto."

" Hai dovuto aspettarmi a lungo. Non so se al tuo posto sarei mai stato così forte."

"Questo è stato solo perché sapevo che ne valeva la pena."

Bradley lo spinge contro di sé, deciso a recuperare tutto il tempo perduto.

"Col... ho davvero intenzione di provarci seriamente. Perché non ci prendiamo qualche giorno insieme? Hai una pausa dagli spettacoli adesso, non sono tanti come giorni ma... regaliamocene giusto un paio. Vieni con me. Devo tornare negli Usa..."

Colin si irrigidisce, stranito, e Brad lo stringe di più.

"Devo ritornare in albergo a Salt Lake City per ritirare le mie cose, la valigia. Posso chiedere di tenermele ancora, tornarci con te. Gli altri andranno via domani e se partiamo anche stasera saremo soli, solo tu ed io in vacanza sulla neve. Ti va? Io devo comunque tornare, sono venuto via tanto di corsa... e se lo facessi con te sarebbe meglio, decisamente."

Colin lo fissa, una smorfia sulle labbra...

"Non sono sicuro che ti piacerebbe. Tu vai in montagna per sciare, ed io invece ti costringerei a stare in camera sotto alle coperte per tutta la vacanza, lontano dalle piste e dal gelo..."

Bradley ride mordendogli lascivamente il lobo di un orecchio.

"E perchè credi che ti voglia portare in un posto tanto freddo allora?"

Colin ride a sua volta, sdraiandosi addosso a lui.

"Potevi dirmelo prima allora."

Brad sorride mentre Colin sovrastandolo gli cattura le labbra eccitato.

"Non mi basti mai... ho ancora una voglia pazza di te."

Bradley lo bacia abbandonandosi nuovamente alla passione, ascoltando i loro corpi accendersi, sentendo il sesso di Colin inturgidirsi e diventare bollente, il proprio inguine risvegliarsi ancora una volta, mentre prende ad accarezzare Colin piano, con tocco gentile, sottile, leggero, che fa fremere Colin ridotto a un unico fascio di nervi tremanti.

"Dio... Brad."

Bradley gli lecca il collo piano, accarezzandogli la pelle nivea con la lingua, accendendolo fin nel profondo, facendolo sciogliere in mille gemiti di piacere: la sua mano continua a prepararlo piano, avvicinandolo inesorabilmente ad un nuovo orgasmo.

"Colin..."

Bradley si sposta, facendolo scivolare tra le proprie gambe, il sesso di Colin schiacciato sul suo, gli occhi chiusi mentre gli va incontro col bacino.

L'altro si ferma un attimo, confuso da quel gesto, le labbra gonfie, il respiro affannato, la voce malferma, gli occhi socchiusi a fissarlo.

"Mmmm? Cosa Brad?"

Bradley gli divora le labbra per un attimo, poi si stacca nuovamente.

"Voglio... provare. Hai sempre desiderato prendermi, voglio provare... me lo hai chiesto mille volte, ed io non mi sono mai abbandonato a te, ma stavolta... voglio farlo. È una dimostrazione di fiducia in quello che siamo e che possiamo essere, di un affrontare una via senza paura per noi due, di amore per te."

Colin resta a fissarlo senza respirare, sorpreso, accecato nel cuore da quello che gli sta dicendo Bradley.

"Non voglio che ti sforzi... non voglio che tu ti sottometta per punirti di quello che è stato finora, ti voglio, ma non significa che debbo averti con i dubbi."

Bradley lo bacia, andandogli incontro ancora di più, sollevando le gambe per aderirgli meglio, invitandolo.

"Non ho nessun dubbio. Ho voglia di sentirti dentro di me, di lasciarmi andare completamente al tuo corpo, goderlo come tu godi del mio, sentendoti totalmente in me."

"Oddio Bradley..."

Colin comincia a muoversi contro la sua apertura, piano, beandosi dell’inaspettato regalo che il suo amante gli sta facendo.

"Non c'è niente che desideri di più, davvero... che prenderti."

Bradley affonda con la bocca sul suo collo, cercandogli il sesso col bacino, muovendoglisi contro per invogliarlo ancora, la voce un sussurro.

"Ho immaginato mille volte cosa significasse per te avermi dentro di te, quale tipo di piacere estremo dovessi provare, desiderando di provarlo io stesso, invidiandoti, beandomi del tuo... ma per paura non ho mai avuto il coraggio di affrontarlo. Ma adesso Colin, adesso ho voglia di sapere finalmente cosa significa, e di sapere cosa provi tu, quando sto dentro di te..."

Colin gli cattura le labbra, infilandogli la lingua in bocca di prepotenza, sottomettendolo alla sua passione più recondita e vorace, affondando nel suo sapore senza concedergli di ripensarci, prendendo ad accarezzarlo piano, intimamente, staccandosi quindi con la voce un sussurro, sorridendo beato, felice.

"Sarebbe meglio per la prima volta... usare un lubrificante, un olio, qualcosa... non vorrei farti male e traumatizzarti al punto di non volermi più una seconda volta."

Bradley sorride, allungandosi verso il comodino, e Colin quando lo fa si abbassa su di lui, accogliendo in bocca il suo sesso, accendendolo ancora di più, leccandolo piano ad occhi chiusi, toccando la sua apertura gentilmente ma con ardore, e Bradley geme forte, mentre gli passa il lubrificante e Colin si allontana per poterlo preparare.

Il resto sono solo ansiti e grida di piacere da parte di entrambi, godimento puro.

Colin lavora piano la sua entrata con maestria e devozione, scivolando via oltre sé stesso per la voglia che ormai lo acceca, e quando arriva a prenderlo resta per qualche minuto fermo dentro Bradley, in abbandono totale, per godere di quella sensazione, di quella resa, di quel concederglisi fino in fondo.

Per la paura di rompere l'attimo, e che tutto termini troppo in fretta.

Di venire immediatamente per la troppa passione come un adolescente alla prima volta.

"Ti... faccio male? Dimmelo..."

È un sussurro ansioso, ma suona sublime alle orecchie di Bradley, che si accende ancora di più, muovendosi per farlo entrare ancora più a fondo in sé.

"No... è meraviglioso, averti così..."

E Bradley sotto di lui, si concede per la prima volta la possibilità di arrendersi a qualcun altro, di sentire placato il proprio piacere, invece di placare, di non trattenersi per non scoppiare, abbandonandosi senza remore, senza tirare alla lunga le cose, venendo quasi subito vinto dalle sensazioni nuove che sta provando.

" Colin… Continua… voglio vedere il tuo volto mentre vieni dentro di me."

Le spinte di Colin schiacciano finalmente e senza fretta contro i loro stomaci uniti e ormai appiccicosi, mentre Bradley continua a gemere anche dopo essere venuto, e Colin continua ad entrargli dentro sempre più forte, fino a quando non gli scoppia dentro, addosso, ovunque, singhiozzando sulla sua pelle con un unico potente grido.

E infine restano lì, allacciati e stremati, Colin sul petto di Bradley e tra le sue gambe forti ma per la prima volta arrese, e Bradley affondato nei battiti del suo cuore caldo.

-------------

Il Capodanno si affaccia nuovamente nelle strade di una Londra innevata e fredda, tra i clacson delle macchine ed il pullulare della gente per le strade, mentre i loro fiati piano tornano regolari.

E giusto prima che il sonno prenda i loro corpi esausti, si rinnovano con gli occhi la promessa che si sono fatti quella notte con le loro voci e attraverso i loro corpi: che oggi, primo giorno dell’anno, sarà anche un nuovo inizio per loro.

E Bradley non dubita più che sarà l’esperienza più meravigliosa della sua vita.

----------


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2351736