seven days.

di justinsgirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** first day ***



Capitolo 1
*** 1. ***


 

1

 

Sai di essere solo quando torni a casa, e nessuno è lì ad aspettarti, con una tazza di cioccolato bollente in mano.
Sai di essere solo quando il tuo cuore sembra distrutto in mille pezzi, senza motivo.
Sai di esserlo quando nessuno ti guarda più negli occhi capendo che stanno morendo lentamente.
E lui lo sapeva, sapeva di essere rimasto solo. Solo in mezzo al mondo. Solo col mondo ai suoi piedi. 
Eppure, nonostante avesse tutto, credeva di non avere niente. Eppure, nonostante avesse tutti, era convinto di non avere nessuno.
Nulla gli bastava, aveva tutto, ma quel tutto non gli apparteneva, quel tutto non era un suo bisogno, non lo voleva.
Ma di cosa ha bisogno un ragazzo di diciannove anni? Di una spalla forse? Di un amico? Di soldi?
Lui aveva tutto questo, non erano certo i soldi a mancargli.
A lui, mancava lei.


«Kaylie?» Era dietro la porta, sotto la pioggia, da almeno mezz'ora. «Kay? So che sei lì dentro» Urlava, sbattendo i pugni bagnati sulla porta. «Sto gelando, aprimi, per favore» Continuava ad imprecare dietro quella serratura che non scattava, dietro quel legno fermo e duro che non si muoveva. «Ti.. prego» Poggiò i pugni sul legno freddo, e ci appoggiò la testa.
Come aveva potuto incasinare tutto in questo modo? Come? Com'è possibile fare tutto questo in così poco tempo?
Sentiva il suo cuore spezzarsi, lentamente, ogni volta che schiacciava una foglia secca. "La finestra della sua stanza, sul retro" Pensò. Alzò il cappuccio ed abbassò la testa, fece un mezzo giro della casa e salì le scalette che portavano al balcone della stanza di Kaylie. Come aveva immaginato lei era lì, sdraiata sul suo letto, con le cuffiette nelle orecchie e la musica alta, ma non così alta da non riuscire a sentirlo.
«Kay.. Sei così bella» Disse, avvicinando il naso alla finestra. Era sicuro che lei potesse sentirlo. Lei aveva uno sguardo freddo e cupo, e lo guardava dritto negli occhi. Lui cercò di sorriderle, come per farla sciogliere, ma non funzionò, anzi, i suoi occhi grigi diventarono più tristi. «So che forse non leggerai, ma non posso aspettare qui, sotto la pioggia..» Fece una pausa, e lei si alzò, si avvicinò alla finestra e mise le mani su quelle di lui per qualche secondo, ma le tolse velocemente, come se stesse sbagliando in quel gesto disperatamente dolce. «..Entra» Aprì la finestra con un colpo secco, facendolo entrare.
La casa era vuota, e la stanza di lei era come congelata in quel momento in cui lui le aveva detto "Semplicemente non ti amo". Tutto era come lui l'aveva lasciato. I libri di scuola sulla scrivania, la radio impostata sulla stessa frequenza, con il volume abbassato, le cuffie di riserva messe sulla scrivania, come a formare un cuore. Gli occhi gli caddero sul suo diario, che scriveva ogni giorno, che si era bloccato a quel giorno in cui lui l'aveva lasciata. 8 luglio 2013. Lei che scriveva tutto su quel diario, aveva smesso. Come aveva smesso di ascoltare la sua frequenza radiofonica preferita, e di usare le cuffiette di riserva, e di leggere. Tutto fermo. Tutto fermo fino a quel 19 dicembre 2013.
«Non.. non è cambiato niente, vedo» Cercava di rompere il ghiaccio, di renderla più sciolta, di rendere l'atmosfera più natalizia, come a dirle "..ma io adesso sono qui". «Ti ho scritto una cosa» Le avvicinò un foglio al naso, aspettando che la sua mano lo prendesse, ma nulla si mosse. «E' per te» Ripetè, ma la ragazza era immobile, di fronte a lui, inespressiva e priva di vita. «Te la lascio qui..leggila» Sussurrò. Lei fece un leggero cenno del capo, come a dirgli che aveva capito. «Forse.. se vado è meglio» Si avvicinò e le sfiorò debolmente la guancia, come se avesse paura di toccare troppa pelle.
Lei come risposta rimase di fronte a lui, con una linea sottile al posto delle labbra, e due fessure al posto degli occhi.

Quando lui se ne andò, si sedette sul letto, incerta se aprirla o no.
Aveva passato cinque mesi della sua vita in stato vegetale, senza uscire, senza andare a scuola o vedere nessuno, ed adesso una parte della stanza, quella in cui lui era rimasto per qualche secondo, sembrava aver leggermente ripreso vita, come se dall'inverno si fosse passati ad una leggera primavera che fatica ad arrivare.
Rimase così ferma per un tempo interminabile, poi si decidette ad aprirla.

"Cara Kaylie,
so che non vuoi parlarmi, non vuoi scrivermi, non vuoi sentirmi.
So che hai smesso di pensare a me, o almeno credo. So che pensi io sia un bastardo senza cuore, ma non è questo quello che sono.
La verità è che mi sento perso, solo, triste. E non so più cosa fare per sentirmi vivo.
Ho abbandonato tutti i miei amici, dicendo che ero stanco. In realtà ero solo distrutto, distrutto perchè ti ho lasciata. So che sembra assurdo, ma è la verità.
Come diceva quella canzone? "Sai di amarla solo quando la lasci andare". Sono stato uno stupido, ma se per capire che ti amo dovessi lasciarti altre mille volte, forse lo rifarei, ma questo significherebbe vederti mentre vivi la tua vita, e mentre mi odi.
So che lo fai. So che mi odi, che preferiresti sapermi morto.
Avrei dovuto portarti dei fiori,
avrei dovuto portarti a tutte le feste a cui non sono venuto con te, perchè so che ami ballare.
Ma odio il fatto che la mia piccola possa ballare con qualche altro uomo.

E se per non farti ballare con nessun altro dovessi essere costretto a farti innamorare ogni giorno di me, lo farei.
Dammi tempo una settimana.
Con amore,
Justin"


Rigirò fra le mani quel pezzetto di carta più volte, poi si sedette alla scrivania. Con un dito spostò via la polvere che si era accumulata sul diario, prese una penna e ci scrisse una data.
"19 dicembre 2013" Poi, come se non potesse controllare più nulla, iniziò a scrivere e a riempire parte di quel foglio.

"Non ti ho dimenticato, Justin. Non posso odiarti, ma non posso neanche amare chi mi ferisce. Vorrei ballare con chiunque tranne che con te, solo per vederti morire dentro, come tu hai fatto morire me.
Non avrai nessuna possibilità, non mi farai innamorare. Non di nuovo.. non ancora una volta.
Per me sei solo Justin Bieber, uno stupido diciannovenne che gioca a fare il figo e si droga di nascosto coi suoi amici.
Per me sei solo questo, e Justin è solo un ricordo.
Con meno amore possibile,
Kaylie"




hallelujah
soooo, non so che dire.
questa doveva essere una os, ma mentre la scrivevo mi sembrava interminabile,
e dato che odio i capitoli o le os troppo lunghe.. ho preferito dividerla e creare quella che (in teoria) dovrebbe essere una mini long.
un 7-8 capitoli, almeno credo, e spero.
sono mancata per un po',
ma rendo meglio con il cuore in frantumi.
spero vi piaccia, e di non essere stata troppo smielosa.
con amore,
me
xxx

 

 

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Capitolo 2
*** first day ***


2

 

 

La vita di Justin era una vita incasinata, piena di impegni e di cose scoccianti da fare.
Per cose scoccianti, si intendono le diverse interviste che gli portavano via un sacco di tempo, e no, non gli piacevano per niente.
Non gli piaceva dover rispondere alle domande assillanti dei giornalisti, e neanche dover dare una motivazione a tutto quello che faceva, o diceva.
I meet, quelli si che erano belli. Aveva la possibilità di incontrare i suoi fan, di avere un contatto diretto con loro, e la cosa lo rendeva anche abbastanza felice, come lo rendevano felici i concerti, e tutti i soldi che ricavava. Eppure per lui non era abbastanza.
Era sempre stato un ragazzo ambizioso, aveva sempre puntato a stare in alto, sopra chiunque altro, e ci era anche riuscito, ma adesso non gli andava più bene, non gli bastava far sorridere tutte quelle persone, lui voleva essere felice. Voleva quella felicità quasi irraggiungibile che aveva toccato con un dito per qualche tempo, ma che poi aveva fatto dissolvere lui stesso.

Continuava a rigirare la sigaretta fra le mani, a passare il filtro alla bocca, ad inumidirlo e poi a lasciarlo andare. "Ieri sera.. è stata così fredda" Pensava, e il suo stomaco si contorceva ad ogni pensiero. Doveva trovare un modo per farla sua, ed aveva tempo una settimana, che in teoria potrebbe bastare, ma nella sua pratica, non sarebbe mai stata abbastanza.
Nel frattempo Kaylie era sul suo letto, con quella lettera fra le mani, posata all'altezza del cuore. «Stupida!» Ripetè urlando, e gettando la lettera per terra.
«Come hai potuto pensare di dimenticarlo?» Si alzò, e si mise davanti allo specchio. La sua immagine riflessa nello specchio le provocava disgusto, e le sue ossa ormai sporgenti la invitavano a saltare anche la colazione di quella mattina fredda di dicembre. «Sei una stupida!» Batteva i pugni sulla superficie fredda dello specchio, mentre una lacrima le scese dall'occhio destro. «Tu.. tu lo ami, Kaylie» Parlava a se stessa come se stesse parlando con un'estranea.
In realtà, quel corpo non le apparteneva. Non più.
Da quando lui l'aveva lasciata aveva lasciato anche le sue abitudini col cibo. Era sempre stata qualche chilo in sovrappeso, nulla di grave, nulla che una tavoletta di cioccolato non potesse curare. Non le era mai importato il suo peso, e neanche adesso lo faceva, per questo non voleva un aspetto sano, ma lasciava che il suo corpo fragile lasciasse trasparire tutto il suo dolore.
E' possibile che un semplice amore possa ridurti in mille pezzi?
E' possibile sentire il rumore di un cuore mentre si rompe?
Perchè sentiamo le ossa scricchiolare, e non ci accorgiamo mai quando scricchiola la nostra anima?
«Come hai potuto pensare che uno come lui potesse innamorarsi di una come te..» Accarezzò dallo specchio una delle sue guance, poi andò sulla pancia, alzando la maglietta, percorrendo ogni centimetro di pelle e facendo smorfie, come se fosse doloroso anche toccare la propria immagine nello specchio.
Era a pezzi, era a pezzi e si vedeva.
Era a pezzi e nonostante fosse visibile, nessuno riusciva ad accorgersene.
Era a pezzi e non aveva la forza di rialzarsi, di rimettere insieme i cocci come aveva fatto in passato. Si accasciò di fronte allo specchio, ai piedi del letto, e scoppiò a piangere, mentre fuori il tempo non era migliore di quello di ieri, e la pioggia continuava a cadere insistente e priva di emozioni.
Proprio come Kaylie, che ormai era sola e vuota, senza nessun tipo di emozione a riempirla. «Sei così piccola, Kaylie» disse continuando ad asciugarsi le lacrime. Poi alzò gli occhi allo specchio, e vide i suoi occhi marroni sembrare neri, cupi e tristi. «Sei talmente piccola che nessuno ti abbraccia mai»


«Ho bisogno di due mazzi di rose, molto, molto grandi» Justin parlava al fioraio come un bambino che sta per perdere tutte le sue caramelle in cambio di un cioccolatino. «Sa, mia figlia la adora» Disse l'uomo sulla cinquantina dietro il bancone. «Grazie..» Fece un cenno del capo, prese i suoi due mazzi e fece per andarsene, poi tornò indietro. «Sua figlia è qui?» Sussurrò. «E' in chiesa, non abbiamo molti soldi, e se aiuta con l'organizzazione, le danno qualche dollaro da portare a casa» Sorrise ed alzò gli occhi al cielo.
Il ragazzo uscì dal portafogli qualche banconota, la lasciò sul bancone e poi prese un foglio ed una penna che erano poggiati lì sopra, ci mise una firma e lo lasciò all'uomo. «Comprate qualcosa di buono, oggi» Sorrise ed uscì.
Era la prima volta che faceva qualcosa di buono. Qualcosa di buono che non gli portasse soldi, ma, anzi, glieli togliesse.
Nella sua testa l'immagine di Kaylie felice prendeva sempre più spazio, e l'immagine di lei che porta i suoi vestiti ai bambini gli rimase in testa per parecchio tempo.
Prese i fiori, li mise sui sedili posteriori ed guidò fino alla casa di Kaylie, poco lontana dal centro della città, ma abbastanza in periferia da non essere fermato da nessuno.
Posò i due mazzi sulla cassetta della posta, suonò il campanello e rientrò in macchina, pronto a ripartire.

«Chi cazzo è adesso?» Kaylie si trascinò fuori dalla porta, e trovò due mazzi da 37 rose rosse sulla cassetta della posta. 37, perchè le rose van sempre date dispari.

"Grazie per avermi insegnato ad amare,
a donare, a perdonare
con amore,
Justin"



Hallelujah
ne approfitto per farvi gli auguri di Natale,
e per ringraziarvi per le recensioni, e per chi ha già messo la storia nelle seguite,
preferite e ricordate.
siete la mia felicità in un periodo in cui la mia felicità è un po' messa da parte.
vi ringrazio di cuore,
con amore,
me
xx

 

 

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