THE SECRET LOVE.

di Gre_30
(/viewuser.php?uid=601006)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAP 1 ***
Capitolo 2: *** CAP 2 ***
Capitolo 3: *** CAP 3 ***
Capitolo 4: *** CAP 4 ***
Capitolo 5: *** CAP 5 ***



Capitolo 1
*** CAP 1 ***


CAP 1

Zayn

Attendevo ansioso il treno che mi avrebbe portato dritto a casa di mio nonno.
Da un lato ero felice di rivederlo, ma il motivo della mia visita non gli avrebbe tanto gioviato. Avevo il terrore che si preoccupasse troppo. Nonno Mark era sempre stato molto agitato e per qualsiasi cosa aveva dei piccoli attacchi di panico.
Ero così avvolto dai miei pensieri che quasi non mi accorsi che il treno si era fermato e aveva spalancato le sue porte. Entrai a passo lento e deciso e il sibilo delle porte che si chiudevano mi fece sobbalzare.
Mi sedetti accanto ad una signora di mezza età, che mi scrutava da cima a fondo.
Mi infilai le cuffie e guardai fuori dal finestrino. Dal paesaggio urbano passai presto a prati e colline che mi ricordavano Niall. Nella mia mente affiorarono le immagini di me e lui da piccoli che giocavamo ad acchiappino  in quelle vaste distese di pianure tipiche dell'Irlanda. Era sempre stato il mio migliore amico. Le nostre mamme si conoscevano fin dai tempi dell'asilo, ed avevano frequentato tutte le scuole insieme. Erano migliori amiche fin da piccole, ma poi la mamma di Niall dovette ritornare in Irlanda, ma si tennero sempre molto in contatto. Così a volte noi andavamo a trovare loro e viceversa.
In questi ultimi tempi però, siamo entrati in una forte crisi, dovuta anche al fatto che i miei sono divorziati. E ora ero in viaggio per andare a vivere dal nonno, così la mamma avrebbe potuto ristabilizzarsi da sola. Le mie sorelle invece andarono due zie diverse.
Ero ancora immerso nei miei pensieri quando mi accorsi che la donna mi stava ancora squadrando.
"Scusi signora, ma c'è qualche problema?" Le chiesi pacatamente infine.
"No, niente. Mi scusi, ma lei mi ricorda tanto una persona. Per caso è figlio di..."
Sapevo che stava per dire qualcosa su mio padre, tipo "Per caso sei figlio di quell'alcolizzato che girovaga per le strade a spaccare bottiglie e a minacciare persone?"
Sapevo però che la sua frase si sarebbe interrotta a metà per paura di offendere me o mio padre.
"Mi scusi, ma di chi sono figlio non le deve riguardare, con permesso."
Mi alzai dal sedile e andai in cerca di un vagone completamente sgombro. Volevo stare solo.
Sentivo sotto i miei piedi il treno vibrare e il rumore continuo delle rotaie spezzate.
Finalmente trovai un vagone vuoto, proprio quando sentii il cigolio delle rotaie stridere e la voce metallizzata dell'altoparlante che annunciava la mia fermata.
"Cavolo."
Uscii in fretta dal treno e trovai subito mio nonno ad aspettarmi seduto su una panchina.
Il suo sguardo diventò all'improvviso felice. Sembrava quasi che non si aspettasse di vedermi.
"Nonno!" Esclamai.
Lui si alzò più velocemente che potè e mi dette una pacca sulla spalla, come se fosse un mio amico di vecchia data,ma sapevo che moriva dalla foglia di abbracciarmi e perciò fui io a fare il primo passo.
"Sai che non mi piacciono queste cose da mezze checche!" Esclamò ridendo.
"Oh andiamo nonno!" Risi.
Ci avviammo a passo lento verso la villetta in cui abitava mio nonno con Sparks, il suo fedele bulldog.
"Allora nonno, che mi dici di nuovo?"
"Oh, niente di che. Tu invece?"
Caddi in un troppo prolungato silenzio di imbarazzo. Non sapeva che eravamo in crisi, pensava solamente che dovevo rimanere lì da lui per fare un po' di vacanze.
"Zayn, ti conosco troppo bene. Il tuo punto debole è il silenzio. Dimmi, che è successo?"
Si fermò, mi guardò con aria grave.
"Nonno, non è successo niente di che... le solite cose..."
Ma il nonno non la bevve.
"Vuoi prenderti gioco di me? Su Zayn, forza e coraggio. Non sono così debole come tu credi. Dimmi tutto."
Così gli spiegai, per filo e per segno, cos'era successo. Per fortuna, non sembrò molto sorpreso.
"Me lo immaginavo sai.. In ogni caso sarete sempre accetti nella casa di nonno Mark! Sempre, ricordatevelo."
"Grazie nonno."
In meno di venti minuti si ritrovarono davanti alla villetta circondata da un giardino ben tagliato come tutte le altre villette che c'erano accanto, tutte perfettamente uguali e identiche. Era un'unica via fatta di villette tutte uguali. Avevo sempre pensato che era molto inquietante, però era allo stesso tempo accogliente.
La casa emanava un tepore caldo, l'aria era riscaldata dal camino del salotto. Era tutto molto stile western, e io adoravo quella casa. Il bulldog francese mi venne subito incontro, mi leccò tutte le mani ed io ricambiai con delle carezze brevi.
"Ehi Sparks, che mi dici bello?"
Abbaiò, ed io sorrisi.
"Levati pure il giubbotto e lascia la valigia nell'ingresso. Fai come se fosse casa tua."
"Ok!"
"Perrie, sei qui?"
"Si Mark, scendo, un'attimo!" Gridò una voce femminile.
"Perrie? Chi è?"
"Oh, anch'io ho qualche segreto. Perrie è la mia dog-sitter. Sai, questo vecchio lavora ancora eh! Perciò mi dispiace lasciarlo solo."
"Oh, allora ok."
"Eccomi." Annunciò all'improviso la voce che avevo sentito poco prima.
Dalle scale scese una ragazza abbastanza alta, con un fisico snello e slanciato, aveva un viso con dei bei zigomi ben definiti e portava dei lunghi capelli bianchi raccolti in una coda. era molto semplice e non era truccata eccessivamente, anzi, era molto semplice, anche nel modo di vestire. Era molto bella, inevitabile dirlo.
Mi rivolse un sorriso sgargiante che mostrò una file di denti bianchi e lucenti.
era così semplice e naturale. Forse troppo per i miei gusti. Probabilmente avrà avuto la mia stessa età.
"Ciao." Disse rivolgendosi a me. "Tu dovresti essere Zayn. Beh, io sono Perlard, ma puoi chiamarmi Perrie."
Mi porse la mano sorridendo ed io gliela restituii.
"Come Perry l'ornitorinco di Phineas e Ferb?"
Scoppiò a ridere e mi vennero quasi i brividi dallasorpresa del suono della sua risata. Era avvolgente.
"No, come Perrie. Beh, sei divertente, spero diventeremo amici, perchè andremo sicuramente a scuola insieme."
"Lo spero anch'io."
"Ora scusate, ma devo proprio andare! Ci vediamo domani Mark! A domani Zayn!"
Il tono gentile della sua voce mi metteva di buon'umore. Aveva uno strano effetto su di me quella ragazza. Non provavo attrazione come con le altre, ma simpatia. Una forte simpatia.
"Ciao!" Risposi.
"Ciao Perlard!" Disse mio nonno.
Perrie mentre si richiudeva la porta alle spalle diede un'ultimo sguardo furtivo a Zayn poi si voltò andando via.
"Sembra simpatica."
"Lo è."
"Oh, peccato. Devo portare io la valigia su io dato che Perrie è andata via."
"Su su sfaticato! Vabbè dai, riposati un po' sul divano, metterai a posto domani."
"Grazie nonno."
Mi distesi comodamente sul divano e guardai i messaggi di WhatsApp.
Un messaggio da Niall.
Ehi Zayn, come ti trovi da tuo nonno? La mamma mi ha detto tutto, vorrei essere lì ad abbracciarti. Mi dispiace per quello che è successo e vorrei tanto potervi stare vicino. Fottuta distanza di merda. Comunque, come stai? Appena arrivato, ti va se parliamo un po'? Ho bisogno di sentirti. Nialler.xx
Un sorriso comparve sul mio volto. Era così stupido Niall. Non capivo come mai si firmasse sempre “Nialler. Xx” non era una lettera, ma un messaggio. Non aveva senso. Ma d'altronde, Niall era completamente pazzo. Il contrario di me. Io sono molto tranquillo. Di solito.
All’improvviso, prima di aver avuto il tempo di rispondere a Niall, caddi in un sonno profondo e sognai.
“Zayn no! Ti prego, non andartene da me!” era la voce di Niall che proveniva da un corridoio lunghissimo, proprio davanti a me.
“Non me ne andrò Niall!” Gridai come risposta.
Cercai di andargli incontro, ma ero come bloccato.
“Zayn, non lasciarmi ti prego!”
Sul volto di Niall comparvero prima una, poi due, poi tantissime lacrime, da ricoprirgli la faccia. Era lontano, ma potevo vederlo perfettamente.
“Tornerò Niall, tu aspetta! Troverò il modo…”
“Non succederà mai!”
“Si invece!”
“Zayn… non ti ho mai detto che…”

Il sogno si interruppe all’improvviso. Chissà perché, ma mi ritrovai con una lacrima sul viso. Me l’asciugai, mentre Sparks mi leccava la mano che teneva ancora il cellulare su cui c’era la chat di Niall. Era in linea, così decisi di rispondergli.
“Anch’io avevo bisogno di sentirti. Mi sei mancato molto. In ogni caso sono qui da poco, ma mio nonno sa già tutto. È bravissimo ad estorcere informazione, come ben sai. Comunque non sarò completamente solo, c’è una dog-sitter per Sparks, il cane di mio nonno. Ha la mia stessa età e andremo nella stessa scuola, per fortuna. Mi sembra simpatica.” Scrissi.
Lui iniziò a scrivere, poi smise due secondi dopo, e ricominciò e smise. Odiavo quando faceva così.
E alla fine mi scrisse, dopo qualche minuto di tensione: “Oh, bene allora. Fantastico. Yeep, così il mio piccolo Kebabbaro non sarà solo.”
“Smettila di chiamarmi così Nello er Puttanello.”
“Oh, questa brucia!”
“No, questa ghiaccia.”
“…”
“HAHAHAHAHAH, ecco a voi Zayn Malik e le sue battute. Alla prossima puntata!”
“HAHAHAHAHAH”
Niall mi inviò un audio di lui che rideva. Mi vennero i brividi. Era così tanto che non ci sentivamo, che mi ero sorpreso di sentire la sua voce più matura. Era diverso, era cambiato. Eppure, la sua risata rimaneva sempre bellissima.
“La distanza non ci separerà un’altra volta Niall. Noi resteremo amici per sempre. Costi quel che costi.”
“Si, la nostra amicizia. È … molto bella. Niente ci dividerà.”
“Lo so. Ora passiamo ad altre cose. Come va in Irlanda? Hai trovato qualche ragazza?”
“No.”
“Oh, ok. Per niente?”
“No.”
Era più freddo del solito. Forse quest’argomento non gli piaceva molto, così decisi di cambiare discorso.
“Sai Niall, è tanto che te lo volevo dire. Ma la nostra amicizia mi piace un sacco. Non te lo so spiegare, ma a volte mi sembra di essere forse… troppo sentimentale con te? Mi sembra quasi che siamo fidanzati, ma forse è che la lontananza ci ha fatto diventare così. Più uniti che mai.”
“Si, deve essere per forza la nostra amicizia. Ti voglio bene Zayn.”
“Anch’io Niall.”
Vidi partire la scritta verde “sta scrivendo” ed attesi ansioso di scoprire la sua risposta. Mi piace parlare con lui, era come un fratello per me.
Passarono i minuti e non arrivava nessun messaggio.
Erano ormai dieci minuti che aspettavo, stavo proprio uscendo di linea quando finalmente mi inviò il messaggio. C’era scritto: “Zayn, io…”

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** CAP 2 ***


CAP 2
 
ZAYN


“Zayn, io volevo dirti che mia mamma..”
All’improvviso sentii tra le mie mani un'unica forte vibrazione e vidi lo schermo del telefono diventare blu, e poi nero. Cazzo, si era spento, proprio adesso.
Misi l’IPhone in carica e pensai a quanto fosse costato. Se quei soldi li avessi spesi per fare dei bei regali alle mie sorelle, o a mia madre, adesso avrei avuto la coscienza più apposto. Di punto in bianco mi si gettò addosso una profonda ondata di rancore, rimorso. Mi sentii terribilmente colpevole, in parte, di quello che stava succedendo a mia madre. Perché sono sempre stato così schifosamente parassita? Perché ho sempre preso, preso, preso, e mai dato? Perché sono sempre stato così fottutamente stronzo?
Perché io sono Zayn Malik. Gente, vi presento il figlio di un alcolizzato di fama nazionale, finito molte volte in prigione e ci mancava poco che uccidesse una donna. Tale padre, tale figlio. Ovvio. In parte, almeno in parte, avevo preso qualcosa da lui. L’egoismo. Mia madre mi ripeteva sempre che io ero del tutto diverso da lui, che ho sempre cercato di esser diverso e di fare il padre di casa. Perché lui, di noi, se ne fregava amaramente. Altrimenti, non sarebbe diventato un alcolizzato. Sarebbe stato tutte le sere a coccolarci e a raccontare storie a me e alle mie sorelline. E invece ero sempre io che le raccontavo a loro, perché sapevo perfettamente che la mamma era stanca, tornata stremata da un faticosissimo giorno di lavoro, per far campare me, mio padre e le mie sorelle.
Provavo un profondo odio vero mio padre, misto ad un grande sentimento di ripudio. Mi faceva schifo solo vederlo nelle foto del matrimonio, abbracciato a mia madre.
Non ci potevo neanche pensare, che già mi veniva da vomitare.
Schifo. Pensai. Schifo, schifo, solamente schifo, mi faceva.
I miei pensieri si interruppero di colpo, quando mi accorsi di essere scosso ripetutamente da una voce ovattata.
“Zayn, Zayn!”
“Oh! Ehm…” Mi strofinai gli occhi e misi una mano sulla testa per distogliermi completamente dai pensieri. Mi era sempre molto difficile farlo, dopo dei pensieri profondi.
“Scusami nonno…dimmi.”
“Sai che ore sono?! Devi andare a scuola, preparati!”
Avevo saltato la cena? Per quanto tempo mi ero addormentato?
“Oh, cavolo.”
Senti dei passi continui e leggeri, era arrivata Perrie.
“ Ciao Zayn!” Mi salutò con un sorriso stanco.
“Ciao!” Le sorrisi.
“Vieni che ti aiuto io...Mentre tu ti vesti io ti preparo lo zaino, ho qui con me tutti i libri che ti servono. Faremo colazione per strada.”
“Oh, beh…” Ero alquanto sorpreso dalla disponibilità e la gentilezza di quella ragazza.
Sembrava che amasse far del bene alle persone, come se fosse lo scopo della sua vita, e a me pareva che fosse la semplicità in persona.
“Grazie mille Perrie, non so che dire!”
“Allora non dire niente!” Scherzò facendo l’occhiolino.
Mi vestii in fretta e furia e quando fui pronto vidi Perrie e il nonno che mi aspettavano alla porta. Prima non ne avevo avuto occasione, ma adesso potevo scrutarla meglio. Indossava dei jeans molto chiari e attillati, con una magliettina rosa e un giubbotto di pelle corto, molto femminile, che rendeva l’abbigliamento molto casual. Portava i lunghi e mossi capelli bianchi raccolti in una coda molto alta che le metteva in risalto il viso angelico.
 “Scusate il ritardo…”
“Oh, lascia stare figliolo.”
“A dopo nonno!”
“A dopo Mark!”
“Ciao, ciao ragazzi!”
Mi richiusi delicatamente la porta alle spalle, senza distogliere lo sguardo da Perrie e dopodiché, la seguii mentre mi faceva strada.
“Vuoi un pasticcino? Li ha fatti mia madre.”
“Grazie, ho una fame!” Risposi. Forse non ero stato troppo educato, ma non m’importava. Stavo morendo di fame, non avevo neanche cenato.
“Immaginavo..”
Infilai la mano nel sacchetto che Perrie teneva retto per farmelo prendere. Sfiorai la sua mano e mille brividi mi percorsero la schiena e le mani e pensai subito che lei avesse percepito quella sensazione che avevo appena provato.
Cazzo.
“Ehm… sono molto buoni.” Dissi per rompere il silenzio che era piombato su di noi come un mattone. Tuttavia, avevo la bocca piena e feci fatica a parlare, facendo di nuovo una figuraccia.
“Grazie. Sai, non è decisamente la cosa più carina da dire, ma quando dormi sbavi, sai?” rise.
Mi sentii avvampare le guance e lei rise ancora più forte.
“Dai, non ti preoccupare… Lo fa anche il mio ragazzo.”
“Hai un ragazzo?”
“Esatto.”
Fui molto sorpreso da quell’affermazione così decisa e soprattutto deluso, da una possibile immaginaria storia tra noi due.
“Si chiama Liam. Ma non credo sia il tuo tipo… cioè… io non credo che vi stareste simpatici.”
“Oh beh, allora.”
 
Eccola là. La scuola. Questo era il mio primo giorno. Quando sentii un suono assordante arrivarmi fino al cervello e vidi le porte di quel grande edificio spalancarsi, mi accorsi che per me sarebbe stato come riiniziare una nuova vita. Nuovi amici, nuovi insegnanti.
Tutto sarebbe cambiato, e la cosa peggiore, è che non sapevo se sarebbe stato meglio, o peggio.
Attraversai un lungo corridoio, con affianco Perrie, che in un certo senso mi rendeva più sicuro di me. Con la coda dell’occhio vedevo che la gente mi scrutava in cerca di capire chi fossi e che ci facessi lì, mentre alcune ragazze riunite in un gruppetto, confabulando tra loro mi guardavano e ridacchiavano. Odiavo essere al centro dell’attenzione in questo modo.
Alla fine del corridoio, vidi seduta in un angolino, una ragazza che mi colpì molto.
Non era molto alta, ma aveva comunque sia un bel fisico. Aveva dei lunghi capelli rosso bordò che le ricadevano morbidi sulle spalle. Aveva un viso… angelico e in qualche modo mi trasmetteva dolcezza. Non sapevo dire come. Stava rimettendo dei libri nel suo armadietto mentre mi guardava con sguardo persistente.
Poi rivolsi il mio sguardo vero Perrie, la quale scoprii che stava guardando con uno strano interesse gli sguardi che ci rivolgevamo io e quella ragazza.
“Per tua informazione, dato che mi sembra che tu abbi provato già interessa, si chiama Ariana. Ariana Grande.”
“Ehm, chi?” risposi del tutto spaesato.
“Quella che ti guarda e che stai guardando pure te.”
“Si.. ehm. È carina.”
“Oh si che lo è. Molto simpatica, anche.”
PERRIE
Perché glielo stavo dicendo? Non capivo. In quel momento ero come un guazzabuglio di sentimenti contrastanti. Forse avevo paura che lui scoprisse quei minimi sentimenti che stavo iniziando a provare nei suoi confronti. In fondo però, non dovevo temere niente. Io mi ero sempre affezionata molto velocemente alle persone. Purtroppo mi hanno sempre tradite.
Ma adesso, mi sentivo diversa. Come se conoscessi Zayn da tantissimo tempo.
Anzi, mi sentivo addirittura stupida. Andiamo, chi è l’idiota che “si innamora” di uno che neanche conosce? Boh. Forse non sono normale. O forse quella era solo una cotta passeggiera. Fatto sta che appena l’avevo visto, avevo provato qualcosa di sensazionale. I brividi sulla schiena, il formicolio delle mani appena l’avevo sfiorato e la voglia di un suo dannatissimo sorriso.
Cazzo Perrie, devi svegliarti. Non sai chi è realmente Zayn Malik.
Mi accorsi della mancata presenza di Zayn solo dopo aver svoltato l’angolo che portava alla segreteria. Me ne accorsi perché all’improvviso, sentii un’ondata fredda avvolgermi il corpo. E ciò significava che il calore corporeo di Zayn non era più vicino a me. E mi sentii come terribilmente indifesa.
Vidi che era passato più avanti e lo raggiunsi.
“Perché sei scappato così?”
“Era tre ore che ti chiedevo dov’era la segreteria… Ma non tu mi rispondevi.”
“Oh scusa…” Mi sentii fottutamente male. “Dico sul serio… ero avvolta dai pensieri.”
“Non ti preoccupare, mi capita molto spesso pure a me.”
“In ogni caso, la mia lezione inizia tra cinque minuti, quindi mi avvio! Mi sono già fatto spiegare dov’è la mia aula… a dopo! E… grazie Perrie.”
“Ni niente… A dopo!”
Sulla sua faccia si allargò un sorriso smagliante che mi lasciò a bocca aperta e per un minuto buono rimasi così, a guardarlo con la sua camminata perfetta, ondeggiante, che raggiungeva la sua aula.
Sospirai. Stavo cadendo nella ragnatela di Malik. Ma non me lo potevo permettere.
Mi sedetti su una scalinata, in attesa di Liam. Ci incontravamo sempre lì, alla stessa ora. Per salutarci. Ma all’improvviso, quando lo vidi arrivare con la coda dell’occhio, rabbrividii. E il solo ricordo della notte precedente mi venne da vomitare. Non avevo assolutamente voglia di parlargli. Anche perché, mi sembrava quasi che lo stessi tradendo, con i miei pensieri su Zayn. Perciò decisi di far finta di niente e andare via, ma appena mi voltai, sentii una mano forzuta stringermi il braccio destro con un po’ troppa forza.
“Ehi piccola.” Disse la voce ambigua di Liam.
“Ehi LiLi.”
Si morse il labbro inferiore con gusto.
“Brava… sai che adoro quando mi chiami così.”
Mi attirò dolcemente costringendomi ad abbracciarlo, mentre lui mi afferrava con le sue mani calde la testa per attirarla alla sua. Per avvicinare le nostre labbra. Quando si incontrarono, non accadde niente. Sentii solamente il suo calore poco rassicurante sul mio corpo. La forza che imponeva su di me.
E quando si staccarono, ne fui quasi felice, perché mi nella mia mente si stavano ricreando le immagini dell’altra sera. Non volevo riprovarle.
“C’è qualcosa che non va cucciola?”
“No, no. Perché?”
“Perché ti vedo pensierosa..”
“No, niente. È arrivato Zayn.”
“Zayn chi?”
“Andiamo, te ne avrò parlato almeno venti volte. È il nipote di quel signore da cui lavoro.”
“Ah, si. Ora ricordo. Bene, me lo presenti?”
“Ora è a lezione.
“Vabbè. Non ti vedo bene Perlard mia. Che hai?”
“Niente, stai tranquillo. Sono solo un po’ stanca. Poi, vederti, mi fa sempre stare bene.”
“Va bene…”
A mentire in quel modo mi facevo schifo da sola. Insomma, gli volevo un bene dell’anima ma era già da tempo che non provavo più niente per lui.
“Anch’io.” Rispose. “Ti amo.”
“Idem.”
Mi baciò a stampo e se ne andò via.
Stavo per scoppiare in lacrime, la situazione in cui mi ero cacciata non era all’altezza della mia sopportazione. Non ce la facevo più. E non era solo per quello, ma per tutto quello che stavo provando in quel periodo. Essere abbandonata è la cosa più difficile che potessi provare. Per questo forse ero ancora legata in qualche modo a Liam, perché in fondo, lui e Mark erano le persone che erano restate.
Dall’altra parte però c’era Zayn, per il quale non sapevo ancora che cosa provare.
I pensieri più stupidi, più profondi, si stavano insinuando dentro di me strisciando lentamente come una vipera. E non riuscivo nemmeno a concentrarmi su uno che già arrivava l’altro. Ero come un mare in tempesta.
E sapevo che questa tempesta non si sarebbe placata con velocità. Ne ero certa.
ZAYN
Ero troppo occupato a scrutare le persone per badare alla lezione.
C’era una ragazza vestita e truccata come Heidi, un’altra come una strega. Fui colpito dal fatto che loro se ne fregavano del pregiudizio della gente, loro erano semplicemente se stessi e il resto non importava.
L ammiravo e da un lato mi sarebbe piaciuto molto conoscerle. Sapere la loro storia, la loro vita, che cosa le aveva dato la forza di essere semplicemente così.
Poi guardai il banco accanto al mio, era completamente vuoto. Mi sentivo molto solo senza Perrie. Fragile.
All’improvviso la porta si spalancò e entrò Ariana. La sua vista mi provocò un tuffo al cuore.
“Scusate il ritardo.” Disse una voce insicura ma allo stesso tempo dolce.
Mi guardò dritto negli occhi e si sedette accanto a me.
La lezione fu molto noiosa. Anche perché, avevo passato tutto il tempo a nascondere la tensione che provavo con Ariana accanto. Con la coda dell’occhio ogni tanto vedevo che lei mi osservava con sguardo incuriosito.
Sarei stato felice di sapere che gli passava per la testa.
“Io sono Ariana.” Disse infine.
“Lo s” Mi bloccai. “Ehm, piacere. Zayn.”
Sorrise. “Sei nuovo, vero?”
“Si, sono arrivato ieri e oggi è il mio primo giorno di scuola.”
“Beh, non ti preoccupare, ti troverai bene, ne sono sicura. Ho visto che conosci Perrie. Insomma, ti ho visto insieme a lei.”
“Si, beh, ci conosciamo appena. È molto simpatica però.”
“Si.” Fissò un punto con occhi persi. Poi ritornò a guardare me.
“Ti va se dopo la scuola, all’uscita, ci fumiamo una sigaretta e parliamo un po’?”
“Si, per me è ok.”
“Perfetto.”
All’improvviso su di lei si creò un’altra immagine. Più che angelica adesso sembrava una bad-girl.
Suonò la campanella che segnava l’intervallo.
Cazzo. Pensai. Erano passate già tre ore.
L’incontro con Ariana mi aveva letteralmente spiazzato, colpito. Tanto che adesso ero ancora più confuso di prima.
In ogni caso era troppo presto per ricominciare ad avere una nuova vita. Cioè, non mi sembrava giusto nei confronti di mia madre. Della mia famiglia. Avrei dovuto cercare di pensare meno ai sentimenti e di più su come trovarmi un lavoro, per raccogliere un po’ di soldi.
A pranzo non trovai Perrie, perciò mi misi ad un tavolino in fondo alla sala, nascosto da tutto e da tutti, cosi avrei avuto del tempo per stabilizzarmi, mentalmente.
Le ore, stranamente, ebbero un andamento molto leggero e la giornata passò in fretta.
Quando l’ultima campanella riecheggiò in tutta la scuola, capì di essere finalmente libero.
Mi avvia con una camminata tranquilla verso la porta principale, non avevo fretta.
Mi sedetti su una panchina di fronte la scuola e aspettai per un minuto buono l’arrivo di Ariana.
Finalmente la vidi arrivare, mentre mi guardava sorridendo, sfoggiando due carinissime fossette che prima non avevo avuto occasione di notare.
“Ehi.” Mi disse.
“Ciao.”
“Senti, qua non mi piace. È troppo… pubblico. Vieni dietro al muretto?”
“Ehm, ok. Basta che non ci allontaniamo troppo, perché devo aspettare Perrie.”
“Ah ok. Non ti preoccupare.”
Andarono dietro un muretto e lei ci si appoggiò sopra guardando il cielo, mentre frugava nella sua borsa.
“Eccole!” Mi mostrò un pacchetto di sigarette e me ne offrì una.
“Non si direbbe che tu sia una che fuma.”
“Già. È questo il problema. Non se lo aspetta nessuno. E siccome io per la gente sono molto affidabile e.. in qualche modo anche perfetta, non voglio deludere proprio nessuno. Perciò, per ora questo è un piccolo segreto tra me e te. Ok?”
“Tranquilla, non lo dirò a nessuno.”
“Grazie.”
 Mi porsi in avanti per farmela accendere e le sue dita fredde sfiorarono le mie labbra.
Lei fece un tiro e sospirò. “Che piacere. Sai perché fumo? Così mi sento libera da tutto e da tutti. Per una volta nella vita posso essere ribelle. Io non sono come la gente mi vede.”
“Cioè?”
“Cioè la solita ragazza dolce e perfetta, disponibile con tutti. In realtà non sarei così. Ma non mi svelo solo per comodità. Una brutta fama ti rrovina la vita.”
“Ne so qualcosa.” Ripensai a mio padre e alle prese in giro che ricevevo continuamente a scuola.
Decisi che quello non era né il luogo, né il momento giusto per avere una crisi mentale, perciò feci un tiro e mi concentrai su Ariana.
“Ti va di parlarne?”
“Scusa, ma ora no. Vorrei rilassarmi.”
“Capisco perfettamente, tranquillo.”
“Grazie.”
“l problema è che tutti si aspettano davvero troppo da me. Come se io fossi chissà cosa. La verità è che i vestiti me li compra tutti mia madre.”
“Ancora?”
“Si, ancora. Sai perché? Perché altrimenti io mi vestirei… che ne so.. tipo dark. Amo questo stile.”
“E perché non ti vesti così?”
“Perché io sono Ariana Grande. Sono quella ereditiera di cui parlano su tutti i giornali. Se io fossi me stessa, deluderei i miei, gli amici, e il mondo intero.”
“Scusa, ma non leggo molto i giornali. Ho smesso da quando sulla prima pagina è comparso mio padre.”
Quelle cose non gliele volevo, né dovevo dire. Eppure, lei mi esprimeva in qualche modo, fiducia. Sapevo che con lei mi potevo confidare, perché in fondo, anche per lei dirmi quelle cose doveva sembrare strano. Insomma, non è mai andata a dirle ai suoi amici, e viene a confidarsi con me, un perfetto sconosciuto.
Ma da un lato, la capivo. Meglio a volte confidarsi con qualcuno a cui non si è legati, piuttosto che con un tuo amico, perché l verità a volte fa male, troppo.
“Non ti chiederò nient’altro Zayn. Se non vuoi raccontare per ora, non c’è problemi. Forse ti chiederai perché sono così schietta e diretta con te. Beh, la verità è che per tutta la vita ho finto di essere qualcuno che non sono, e adesso mi ritrovo delle amicizie indesiderate, che non mi piacciono. Tu, sei nuovo, non hai pregiudizi su di me. Perciò voglio essere sincera sin dal primo momento. E se non ci piaceremo, sarà stato meglio essere sinceri sin da subito che costruire un’ amicizia basata su una bugia. No?”
Parlava estremamente veloce e diretta, come una saetta. Sembrava quasi un soldato.
“Si, hai perfettamente ragione.” Convenni. Mi piaceva il suo modo di pensare. Era insolito, diverso da qualunque altra persona. Ciò mi piaceva.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** CAP 3 ***


CAP 3

NIALL

Il dolore che stavo provando in quel momento non era paragonabile a niente. Avrei voluto vedere Zayn, raccontargli tutto, condividere le emozioni, sfogarmi con lui.
Per me lui era l’unico vero amico che avessi mai avuto in vita mia, quello che mi accettava per quello che ero e che non mi giudicava mai. Quello che quando piangevo io, piangeva anche lui.
Era strano il nostro rapporto. Io credo che non si sia mai visto due migliori amici maschi essere così sensibili l’uno con l’altra. Di solito gli altri ragazzi della nostra età vanno a prendersi una birra, passano le serate in discoteca e si ubriacano da matti. Invece, io e lui siamo sempre stati dei ragazzi tranquilli, devoti alla famiglia. Quando stavamo male, ci telefonavamo sempre e parlavamo. 
Ci dicevamo di tutto. Mai avevo sentito Zayn parlare di essere andato ad una festa, di essersi fatto cinque ragazze e di essersi totalmente ubriacato. No, lui era sempre stato il tipo che leggeva un libro alle sorelle e poi andava  a dormire. Secondo me, il suo carattere, era sempre stato dovuto al fatto che ha dovuto fare da padre per le sue sorelle. Era  stato costretto fin da piccolo a proteggere loro e sua madre e credo che ormai gli andasse anche bene così. 
Io idem. Forse, perché le condizioni di mia madre non erano mai state così buone.
Ripensai al messaggio che gli stavo per scrivere. Per fortuna, era andato via di linea.
Una cosa così importante non poteva certamente essere detta su WhatsApp, ma neanche con una chiamata. Dovevo assolutamente dirglielo a voce. 
Ma non potevo certo lasciare la mia famiglia, mia madre, in Irlanda e scapparmene per trovare Zayn.
Se fosse successo qualcosa alla mamma, non me lo sarei mai perdonato.
E poi, sarebbe stata una totale cazzata. Insomma, lui aveva così tanti pensieri, impegni, turbamenti, che se glielo avessi detto sarebbe totalmente crollato.
Ed io non volevo questo. Volevo solamente che lui continuasse a ridere, mi bastava questo per dimenticare un attimo i miei problemi.
Ma in quel momento, pensare a Zayn non era la cosa esattamente più giusta da fare. Per un po’, sarebbe stato meglio allontanarci. Così si sarebbe stabilizzato lui, ed io.
Così continuai la frase, e cliccando lentamente sulla tastiera le piccole lettere, formai la frase “Mia mamma vorrebbe starti vicino, sia a te che a tua madre. Vorrebbe essere utile in qualche modo.”
Sapevo che neanche mentire era la cosa giusta da fare, ma in fondo chi è che sa che cosa è giusto o cosa è sbagliato? 
Posai il cellulare sul comodino, sbadigliai lentamente e con fatica uscii dalla stanza per dirigermi  verso la camera di mia madre. La trovai distesa sul letto a leggere un libro, mentre la luce del sole proveniente dalla finestra alla sua destra, le illuminava il viso delicatamente, come una carezza. é così bella.
“Ehi mamma.”
“Niall. Devi dirmi qualcosa?”
“No, no. Niente.”
Avrei dovuto dirgli delle condizioni economiche di Zayn, ma non ero pronto.  E poi, non era assolutamente il caso. Volevo solo farla stare bene con se stessa.
Ma dentro, stavo morendo. Letteralmente. Non potevo dire niente a nessuno, mentre mi assorbivo tutto come una spugna. Ma la cosa brutta, era che non potevo liberarmi da quello che avevo assorbito. Non potevo “strizzarmi”. Perché così, avrei fatto un grande lago. Anzi, un’alluvione, che avrebbe spazzato via tutti.
“Ti voglio bene.” Dissi infine.
“Anch’io ti voglio bene figliolo.”
Si alzò dal letto e mi abbracciò forte, come non aveva mai fatto in vita sua.
Una lacrima stava scendendo lentamente sulla mia guancia, mentre sulla schiena mille mani pungendi mi provocarono mille brividi.
Poi mi sussurrò “Ce la farò. Ce la faremo insieme.”
Un miscuglio di brividi e sensi di colpa mi attraversarono il corpo. Sentivo come delle mani gelide percorrermi la schiena picchiettando con delle fliebili e lunghe dita.
“Ti amo mamma.”
“Ti amo anch’io.”

ZAYN

“A volte mi sento come una principessa rinchiusa in un castello. Non posso fare niente. Pensa, ho avuto anche delle relazioni combinate. Credo che per i miei sia come una bambola, hai presente le Barbie?”
“Si, certo. CI giocavo sempre con le mie sorelline.”
“Davvero? Che dolce.. Comunque, per i miei sono come quelle. Loro credono di poter governare la mia vita. E ci stanno riuscendo pienamente. Questo mi spaventa, letteralmente."
“Perché non gli dici le cose che stai dicendo a me in questo momento? Forse, capirebbero.”
“Perché non voglio deluderli. E poi no, non capirebbero. Tu non li conosci. Mi guarderebbero con gli occhi colmi di orrore e mi tratterebbero con disgusto.”
“Ma sono loro che stanno deludendo te.”
Credo che quell’affermazione la colpì molto, in qualche modo, perché rimase per la prima volta senza parole.
“Beh… su questo hai ragione. Ma vedi, quando fai parte di una famiglia come la mia, non puoi permetterti niente. Io sono la loro unica figlia, e devo essere perfetta. È già tanto che mi abbino lasciato tingere i capelli.”
“Io ti capisco, ma se fossi in te mi ribellerei. In un modo calmo, ovvio. Ma pian piano gli farei capire che non sei più una bambina e che le scelte le sai fare, e le devi fare, anche da sola.”
“Giusto. Ma vedi, c’è una cosa che non ti ho ancora detto.”
“Spara.” Dissi facendo un tiro subito dopo.
“Loro, i miei, hanno sempre desiderato avere come figlio mio cugino.”
“Cioè?”
“Beh, lui era il classico ragazzino perfetto. Era come una donna nei panni di un ragazzino: Stirava, era educato, si vestiva ridicolmente elegante, capelli perfetti, cucinava e tutte le cose che ti puoi immaginare faccia una donna come può essere nostra madre, lui le faceva. I miei genitori erano estasiati da lui, lo invitavano quasi sempre da noi. Ma io vedevo che lui era infelice. Lo vedevo solo io. Ma i suoi genitori e i miei, no. Perciò per i miei lui era come il figlio che non avevano mai avuto.”
“Che idiozia. Ogni genitore deve amare il proprio figlio per quello che è, non per quello che fa.”
“Lo so. Infatti detesto la mia famiglia. In ogni caso, io e lui eravamo buoni amici. Ma un giorno, non so come fece, forse grazie all’aiuto di qualcuno, riuscì ad essere il vero se stesso. 
Io, che ero già cotta di lui da tanto tempo, per lui non ero più niente ormai."
“Eri cotta di tuo cugino?!”
“Si beh. Che ci vuoi fare. Avevo tipo tredici, quattordici anni bello.”
“E poi?”
“E poi lui è diventato un mezzo teppista e ne ho perso le tracce. I miei genitori erano sconvolti, letteralmente. Un giorno sono venuti da me e mi hanno detto: Tu non sarai mai così, vero Ariana? E da lì ho capito che se li avessi delusi, non me lo sarei mai perdonata.”
“Oh. Ti capisco, sul serio.”
Alla fine di quella lunga chiacchierata, avevamo finito entrambi le sigarette.
“Ehi, ma Perrie?”
Per poco non mi venne un attacco appena sentito quel nome.
“Oh mio Dio! Giusto! Perrie…”
“Sai, credo di sapere dove si trovi. Io non posso aiutarti ora, devo andare dritta a casa, ma tu cercala dentro la scuola. La troverai di sicuro.”
“Ma perché secondo te mi avrebbe fatto aspettare così tanto?”
“Boh, non lo so. È strana quella ragazza. Bene, mi ha fatto piacere parlare con te Zayn, grazie della chiacchierata. Ti prego però di non rivelare ciò a nessuno. Solo a Perrie… se proprio devi.”
“Non ti preoccupare, il tuo segreto con me è al sicuro.”
“Ciao Zayn, ci vediamo.” Mi diede una pacca sulla spalla e mi fece un sorriso mostrando quelle due fossette che adoravo tanto.
Io intanto mi precipitai diretto verso la porta principale, attraversai mille corridoi, ma niente Perrie.Visitai l’aula di scienze, il laboratorio, il teatro, la mensa, le aule secondarie, ma niente di niente, l'unico rumore che sentivo era il rieccheggio dei miei passi.
Poi mi venne un’idea. E se fosse in bagno?
L’idea di entrare in un bagno femminile non mi allettava molto, ma dovevo pur tentare. 
Aprii la porta molto lentamente, senza emettere alcun rumore. Infatti, appena fui completamente dentro, i singhiozzi di una ragazza rinchiusa in un bagno non cessarono, e allora capii che non si era accorta di me. Stava piangendo, si sentiva. Tutti gli altri bagni erano completamente spalancati, mostrando dei gabinetti in perfetto ordine, pulitissimi, in confronto a quelli dei maschi, erano un paradiso. Non sapevo cosa fare, perché non ero certo che quella fosse Perrie. Così mi decisi a parlare, non potevo mica rimanere lì per tutto il tempo a cercare di capire se era lei o no.
“Perrie..?” Tentai esitante.
Una voce flebile, soffocata dalle lacrime mi implorò. “Vattene Zayn.” Sentii che faceva fatica a pronunciare ogniparola, che tentava di sputare fuori quelle parole con disprezzo, ma non ci riusciva.
“No. Vieni tu fuori. Che è successo?”
“Ti ho detto vattene Zayn, lasciami in pace!” Questa volta tirò fuori le parole con un turbine di rabbia, che non mi sarei mai aspettato da lei.
“Perrie io non ti lascio qui come uno stupido a piangere. Se non mi apri sfondo la porta, giuro.”
“Oh, per favore. Non puoi semplicemente andartene a casa e dimenticare tutto?”
“Ho per caso scritto stronzo in fronte?! Per chi mi hai preso?”
“Per un perfetto sconosciuto.”
“Beh, lo sconosciuto si presenta. Piacere, sono Zayn Malik e ora entrerò nel bagno.”
Lei non disse nulla, continuando a piangere con singhiozzi soffocati sempre più forti. Sentivo che era completamente debole e incapace di reagire.
Così misi i piedi su il gabinetto accanto al suo e scavalcai il muro che divideva i bagni.
Appena rimisi i piedi per terra, davanti ai miei occhi c’era uno spettacolo che non avrei mai voluto vedere.
Mi prese un tuffo al cuore, e mille sentimenti mi piombarono addosso come una cascata.
Stupore, perché da lei non me lo sarei mai aspettato, per quanto poco la potessi conoscere.
Rabbia, perché una persona come lei non doveva rovinarsi così.
Sensi di colpa, per non averlo capito prima, dato che ne sapevo qualcosa.
Compassione, perché la capivo perfettamente da un lato, e vedere uno scricciolo così debole farsi del male,mi rendeva impotente. 
Rimasi lì, fermo in piedi davanti a lei. Mentre lei mi guardava colpevole con gli occhi gonfi di lacrime che le scendevano sulle guance. Le labbra tremanti per i singhiozzi e il fiato mozzato.
Per qualche minuto, rimasi lì, come un palo, mi sembravo quasi invisibile a me stesso. 
Sapevo però che sul mio volto c’era benissimo un’espressione allibita, avevo la bocca spalancata e gli occhi colmi di compassione.
Volevo fare qualcosa.
Anzi, dovevo fare qualcosa.
Così feci un passo avanti. Le presi con delicatezza i polsi sanguinanti e con molta naturalezza, aprii la porta del bagno, senza scostare lo sguardo dai suoi occhi che tentavano di capire il mio stato d’animo.
La trascinai verso i lavandini con un’innata calma, date le circostanze, non capivo da dove stavo trovando tutta quella fermezza. Aprii il rubinetto mentre i singhiozzi di Perrie stavano cessando a poco a poco e gli sciacqua i polsi, ormai completamente insanguinati. Presi una fascia dal mini pronto-soccorso attaccato al muro del bagno e gli avvolgei delicatamente i polsi. Sentii che lei stava rabbrividendo a quel contatto dolce e allo stesso tempo protettivo. Stavo molto attento ad atteggiarmi in maniera delicata, come se lei fosse un vaso di vetro molto prezioso, ma fragilissimo allo stesso tempo, in balia di una tempesta. Io dovevo proteggerlo, e non ne sapevo neanche il perché, ma dovevo. 
Lei mi guardava con aria del tutto sgomenta, perché non capiva la mia reazione. Al dire il vero, non la capivo nemmeno io. Ma, appena l’avevo vista, lì, con quella lametta in mano, a tagliarsi, qualcosa mi era scattato dentro. Come se qualcuno mi avesse dato una spinta e fossi caduto a terra. Io non conoscevo Perrie, ma sapevo che aveva una sensibilità come poche. Come la mia. Avevo notato subito dal primo momento in cui l’avevo vista che nei suoi occhi c’era una storia particolare. Di sicuro aveva sofferto molto nell la sua vita, e un non so che, si scatenò nel mio inconscio: improvvisamente volevo conoscerla, volevo sapere ogni singolo, anche più patetico dettaglio della sua vita, fino a condividerne anche i sentimenti. Fino ad essere una parte di lei. Non so esattamente che cosa mi aveva fatto provare tutto questo, ma sapevo che dovevo proteggerla, perché improvvisamente non era più “Perrie la dog-sitter del mio nonno” ma era “Perrie la ragazza speciale, Perrie la ragazza da proteggere a costo della vita” E sinceramente, quel discorso mi sembrava innaturale e primo di fondamenti, ma da un lato era completamente logico, una logica emotiva che mi esaltava.
Quando finii di fasciarla, le presi delicatamente la lametta ancora incastrata tra le mani, la sciacquai e la spezzai in due davanti ai suoi occhi, buttandola nel cestino che si trovava proprio ai miei piedi.
Lei mi guardò allibita, ma non ci badai molto. Le presi le maniche del golf di lana e con esse coprii le fasciature. Poi, presi delicatamente i polsi e me li portai a sfiorare le labbra, poi, li bacia entrambi, con un tocco leggero, protettivo.
Per farle sentire che io in qualche modo "l'amavo" e non aveva bisogno di farsi quei tagli inutili.
"Sai" Dissi con un sossurro mentre mi portavo le sue mani ad accarezzarmi le guancie. "I tagli non ti donanano. Sei molto più bella senza. Dovresti smetterla di trattarti così, c'è gente che tiene a te."
"Tu non mi conosci affatto, Malik."
"Forse io ancora no, o meglio, non del tutto. Ma Liam? Mio nonno? I tuoi? Qualcuno terrà pur a te."
"T-tu.. tu non sai niente di me. Niente."
"Neanche tu, a dire la verita."
Così, feci una cosa che non avevo mai avuto il coraggio di fare in vita mia, mi ero svelato.
Era stato un gesto non comandato, spontaneo, fin troppo spontaneo, perchè in fondo, non volevo aprirmi così tanto a lei, in fondo, anche se una parte di me credeva di conoscierla da una vita, una parte di me era ancora diffidente e prudente nei suoi confronti.
Alzai le maniche del mio maglione, mostrando dei tagli un po' vecchi e già risarginati. Non gli mostrai quelli nuovi, perchè gà quello era stato un vero affronto per me stesso. Gli avevo permesso di entrare a far parte, di conoscere, la parte più debole, insicura, malsana, sofferente, di me. La parte di me che odiavo di più, la debolezza interiore. L'incapacità di stare bene al mondo, l'incapacità di saper sopravvivere. Mi odiavo, con tutto me stesso, per tutto quello che facevo, perchè non ero mai la persona giusta per nessuno. Perchè mi facevo male da solo, consapevole che quella non era la cosa giusta da fare per stare meglio e confuso dall'idea che invece lo fosse. Ma adesso, che percepivo il calore, o meglio, la freddezza fioca di Perrie, mi sentivo in qualche modo circondato da un alone di comprensione. Il mio corpo caldo e il suo freddo, insieme emettevano un qualcosa che mi dava speranza. Mi dava il coraggio di fare qualsiasi cosa. Come se con lei, potessi fare tutto quello che non avrei mai avuto il fegato di fare.
Poteva sembrare strano, ma era fottutamente giusto. Era quello che stavo provando e non sentivo il bisogno di nasconderlo.

PERRIE

Mi sentivo atterrita. Confusa. Perchè stava facendo questo? Perchè non se ne era andato come ogni persona faceva scoprendo i lati peggiori di me? Perchè mi aveva medicato, mi aveva aiutato? Perchè ora mi stava facendo vedere il suo dolore?
Che cosa dovevo fare? Il mio impulso in quel momento era di aggrapparmi a lui, piangere, piangere come  non avevo mai fatto in vita mia e sfogarmi con lui di tutto quello che avevo passato, dirgli il perchè lo facevo e chiedergli il perchè lo faceva lui.
Invece rimasi lì, immobile a guardare il suo dolore che si impersonizzava in tagli incrostati, ormai vecchi. Ero sicura al cento per cento che ne aveva altri, nuovi. Ma sapevo che per lui era stato molto difficile già rivelare quelli. Perchè dal lato dell'esperienza, sapevo che i tagli sono una cosa molto personale e che di solito, ogni persona vuole nasconderli da tutti e da tutti, quasi come un malsano tesoro.
"Zayn.. perchè?" Dissi con un filo di voce che a malapena riuscii a trovare.
"No, la domanda è perchè tu Perrie. Tu sei perfetta, non hai bisogno di rovinarti così."
"Nessuno mi ha mai detto queste parole, prima d'ora."
"Perchè non credo che nessuno ti possa capire più di me, dato che proviamo le stesse emozioni."
Sospirai e chiusi gli occhi. "Hai ragione. Scusami."
Sorpresa forse non per i suoi gesti, ma per il semplice fatto che lui non mi conoscieva, per niente, ma aveva deciso di restare, fin dall'inizio. Provai un grande senso di protezione. All'improvviso, sentii il cuore alleggerirsi solo un po'. Ma ne fui grata e non potei fare a meno di aggrapparmi a lui, proprio come avevo immaginato poco prima. Delle lacrime silenzione scesero attraversando la mia guancia, fino ad arrivare a toccare il suo golf, formano una minuscola macchiolina.
"Grazie" Sussurrai.
Lui mi strinse ancora più forte. Sentivo che anche lui stava piangendo, in silenzio. 
Dovevo assolutamente conoscerlo. Ero lì, nel bagno delle femmine e stavo abbracciando un perfetto sconosciuto, che in realtà però non era proprio uno sconosciuto. Chissà perchè, ma mi sentivo molto legata a lui, in qualche modo. 
Sentivo che per me lui era speciale, come non mai. Nessuno, mi era mai stato così vicino, neanche Liam, forse, perchè lui non conosceva niente di me, e non si era mai dato la pena di scoprire qualcosa. Io a lui servivo solo ad una cosa. Ma ora non era il momento di pensare a lui, o alla mia vita. Ora era il momento di cercare di scoprire ogni dettaglio del cuore di Zayn. Non sapevo come avrei fatto, ma ci sarei riuscita. In fondo,chi era lui per me? Niente di niente. Un niente, che però era riuscito a rendermi in qualche modo importante, solo con dei piccoli gesti, più di quanto non abbia mai fatto qualcuno che ritenevo importante per me. Era lui, lo sapevo. Era lui che mi avrebbe tirato fuori da quel cumulo di macerie sopraffatte nel mio cuore, che mi trafiggevano ogni singolo instante della mia insignificante vita. 
Finalmente, pensai. 

ARIANA

Odiavo essere portata a casa dal mio maggiordomo, il Signor Clarks. Si, era simpatico e tutto, ma ciò mi faceva pensare che venivo trattata diversamente da come venivano trattati gli altri adolescenti. La grande macchina nera con i vetri oscurati che ogni giorno mi accompagnava e mi riprendeva da scuola, mi aveva sempre fatto pensare alle macchine che usano i personaggi famosi. Poi subito dopo, realizzavo che anche io ne facevo parte. Non proprio come  una cantante o un'attrice, ma di sicuro non passavo in osservato. Inoltre, fin da piccola adoravo giocherellare con Bill, la mia guardia del corpo più fidata. Mamma e papà non avevano mai badato molto a me, mi trattavano come un gioiellino ancora custodito nella scatoletta di cristallo. Tenevano tanto a me, ma ero sempre stata troppo preziosa per poter essere indossata. Ciò stava a significare che, loro mi amavano e tutto, certo, ma l'affetto di una carezza o un abbraccio non l'avevo mai ricevuto da loro. 
Il Signor Clarks, Bill e Tiffany, la mia baby-sitter, erano la mia famiglia, quella con cui ti confidi, scherzi, giochi e ti diverti da matti. 
Ecco tutto.
Ripensare alla mia infanzia non era certo la cosa migliore da fare, perchè spesso le lacrime uscivano senza comando, ma la chiacchierata con Malik mi aveva stimolato molto. Non solo, mi aveva anche in qualche modo tranquillizzato, per questo gli ero grata. 
Sentivo che lui mi avrebbe apprezzata per quello che ero, e non per quello che la gente diceva sul mio conto o per come mi mostravo agli altri. Avevo fatto bene a rivelarmi per quella che ero sin dal primo momento, così se fosse nata un'amicizia non sarebbe stata fondata sulla base di una grossa bugia, come erano consuete le mie "amicizie" a crearsi.
"Wow, sei Ariana Grande?" 
"Si, e tu come ti chiami?"
"Wow, adoro la tua famiglia, vorrei tanto essere al tuo posto! Tua madre è così dolce e tuo padre è un grand'uomo!"
Ecco come iniziavano le conversazioni con le mie amicizie approfittatrici.
Odio la mia vita, pensai un attimo dopo.
Lo scoppiettio delle gomme sui piccoli sassi che precedevano l'entrata alla grande villa, mi riportarono alla realtà. Quando la macchina si fermò del tutto, mi slacciai in fretta e furia la cintura e aprii lo sportello. Chiusi gli occhi e annusai l'aria fresca che il bosco intorno a noi emetteva, insieme ad un senso di pace e tranquillità, dato dal cinguettio permanente degli uccellini. Corsi a suonare il campanello, e una signora molto alta e magra, aprii improvvisamente la porta.
"Mery!" Esclamai  gettandomi tra le sue braccia.
"Oh piccina mia, come mai così tanta euforia?"
Era vero, di solito ero molto, molto più tranquilla. Ma mi sentivo insolitamente bene, quel giorno.
"Boh, così." Risposi.
"Ascolta tesoro, i tuoi volevano dirtelo prima, ma non ne hanno avuto il tempo. Staranno via per due settimane,fuori per lavoro. Non ti preoccupare..." Ma non riuscì a finire la frase che già io ero nel salotto ad esultare di gioia.
"Si, si, si! EVVAI!" 
Mi misi a saltellare sul divano con un sorriso che mi arrivava fino all'altezza degli orecchi mentre sostenevo con esaltazione lo sguardo sgomento di Mery, la mia bab-sitter da ormai tutta la mia vita.
"Oh, non credevo che la prendessi così male!" Disse una voce roca e profonda, proveniente da Bill, che era appena entrato nella stanza con un cheesburger in mano.
"Neanche io!" Risposi, gettandomi subito a dare un morso al panino che teneva in mano.
"Ehi!" Esclamò.
"Non c'è bisogno di salutarmi Bill, ti ho già visto!" Scherzai.
Lui mi guardò con aria divertita, mentre scuoteva il capo.
"Dai dai, è ora di mangiare!" Mi esortò il Signor Clarks.
"Va bene..." Risposi.

ZAYN

Ero sul ciglio della strada, seduto sul piccolo scalino del marciapiede ad aspettare Perrie.
Era una magnifica mattinata di settembre, nessuna traccia di nuvole, un cielo scoperto che lasciava spazio al sole di picchiare con i suoi lunghi raggi, accompagnato da una fresca brezza leggera che mi toccava le guancie delicatamente e faceva ondeggiare la cresta dei capelli.
Nell' aria c'era un odore di erba tagliata che adoravo da impazzire. Quell'aria fresca mi fece ricordare subito cos'era successo l'altro giorno con Perrie.
Ritornammo a casa subito dopo quella specie di conversazione e ci tenemmo per mano per tutto il tragitto fino a casa di nonno Mark. A pochi metri dalla villetta però, mi fermai e le misi le mani sulle spalle. 
"Perrie." Le avevo detto guardandola dritta negli occhi."Facciamo un patto."
"Mmh." Annuì.
"Entrambi,siamo dei perfetti sconosciuti, non sappiamo veramente niente l'uno dell'altra. Però, sappiamo che entrambi stiamo male."
"Si."
"Proprio così. Io, ho cercato di smettere a farmi del male, in tutti i modi, ma senza risultato. Per la prima volta nella vita sento il bisogno di smettere, per te."
"Per me..?"
"Si. Perchè non voglio che tu lo faccia. Mi sembri.. così fragile. Non so perchè, ma credimi, non voglio che ti accada niente di male."
"Neanche io voglio che ti accada qualcosa di male. Sei l'unica persona che non è scappata da me, quando lo ha scoperto. Anche se non mi conosci, hai deciso di restare."
"Perchè so che cosa si prova, e fa male. Nessuno deve sentirsi come mi sono sentito io in questi ultimi mesi. Nessuno. Perciò, visto che..."
"Ci capiamo." 
"Si... volevo.. insomma.. che noi..."
"Ci iniziammo a conoscere?"
Mi ricordo che le fui immensamente grato per aver finito quelle due frasi quasi impossibili da pronunciare per me, mi sentivo così piccolo, e stupidamente timido.
"Si, esatto. Forse, cesseremo di soffrire una volta per tutte."
Sorrise, un sorriso dolce, che mi scaldò il cuore.
"Certo che voglio."
"Wow, davvero?" Ero assolutamente esaltato all'idea.
"Sicuro."
"Beh,che ne dici se rimani da noi a mangiare?"
"Non mi sembra opportuno.. non vorrei disturbare."
"Non, preoccuparti." Le tolsi le mani dalle spalle. "Tu sei la benvenuta."
La vidi arrossire, e poi abbassare lo sguardo. "Beh.. se proprio insisti.. resterò."
"Ovviamente, se tu vuoi, non ti voglio certo costringere."
"No, no.. Anzi, mi fa molto piacere."
Le feci un sorriso smagliante.
I miei ricordi svanirono come una nuvola dissolvendosi nell'aria, all'arrivo di Perrie, nella realtà.
"Ehi." Mi scopigliò i capelli.
"Ehi!" Dissi forse con troppa enfasi.
"Beh, ti alzi e ce ne andiamo..?"
"Oh.. si.. ehm. Ok!"
"Vieni, ti aiuto." Mi prese la mano e mi aiutò a rialzarmi.
"Sai.. non so perchè ma io ho sempre pensato che tu fossi una persona molto insicura. E ora.. beh,in qualche modo mi stai facendo capire di essere tutto il contrario."
"Sai, non sei il primo. In ogni caso... si, sono molto, molto insicura. Il fatto è che sono anche altrettanto brava a nasconderlo. Poi, dipende dalle persone. Tipo... con te... cioè..."
"Si, si, credo di aver capito."
Mi sorrise. "Beh, ci avviamo?"
"Si.. va bene. Spero che  tua madre abbia preparato degli ottimi pasticcini anche oggi... ho una gran fame! Credo che dovrei pagarla.."
"Cosa? Scherzi? Lei lo fa volentieri. Comunque, sei fortunato Malik, li ha preparati."
Fece un sorriso un po' spento, quasi falso, come se fossi andato a scavare qualcosa con le parole che avevo detto, a toccargli il profondo. Però, non potevo fargli troppe domande.
Mi porse il sacchetto un po' stropicciato e ci infilai dentro la mano, mentre avvolgevo tra le mie mani un pasticcino tiepido, che mi ricordava quelli che faceva mia madre.
Ne assaporai un pezzetto. Erano così buoni... Un'ondata di foto dei ricordi più belli che avevo della mia famiglia mi invase la mente... cosa avrei dato per aver avuto la vita di prima.
Mi rabbuiai a quel pensiero e forse, Perrie, se ne accorse.
"Che hai?" Mi chiese.
"Oh.. niente.. è che.." In quel momento ero molto concentrato sui nostri passi che andavano allo stesso ritmo, sui nostri respiri caldi che si scontravano con la costante aria fresca e il calore dei pasticcini che riscaldava le mie mani. Tutto faceva si che l'atmosfera fosse l'ideale per una chiacchierata tra amici, ma io forse non mi sentivo ancora pronto a parlarle, cuore a cuore. Le avevo fatto vedere la parte più dolorosa di me, ma i gesti mi erano sempre rimasti più semplici da mostrare alle persone. Le parole, mi si annodavano in gola, mi sforzavano a rilasciare quelle fottutissime lacrime, che ogni volta mi avvolgevano l'intero viso. In fondo, quelle lacrime erano sentimenti, ed io non avevo mai avuto intenzione di rivelarli a nessuno.
Perchè dovevo sfogarmi su tutta la mia vita, proprio con lei?
"Zayn, non ti preoccupare. Se non ti va di dirmelo, è tutto ok. Ti capisco, sul serio."
"No..no.. è solo che non ci riesco." Sentivo che gli occhi si stavano gonfiando e che la gola si attorcigliava, soffocandomi ogni parola. Chiusi gli occhi, abbassai lo sguardo e mi fermai.
"Scusa Perrie." Feci un respiro profondo e tremolante: le avevo appena mostrato che ero un debole, una mezza cartuccia. Una checca. 
"Ehi, ehi." Si avvicinò a me e mi mise una mano sulla spalla. "Va tutto ok Zayn."
Tremai a quel contatto, mentre vedevo con la coda dell'occhio che mi scrutava pensierosa e impotente, sapevo che voleva fare qualcosa per me, ma non voleva.
"Sai che possiamo fare oggi?"
"Cosa?"  Dissi con un filo di voce.
"Beh, tu seguimi."
"Come? Adesso?"
"Si Malik, non hai mai saltato la scuola?" Mi invitò con voce cantilenante.. A dire la verità non credevo affatto che lei avesse saltato la scuola più volte di me, ma intuì che stava cercando di farmi stare meglio e apprezzai molto il suo tentativo. Solo, non potevo metterla nei guai.
"Perrie, non voglio che tu finisca nei guai solo perchè mi vuoi far stare meglio."
"No... non ti preoccupare. Io non sono certo un'esperta in certi casi, ma non mi importa. La.. missione? Che mi sono data in questi giorni è stata di conoscerti meglio ed è proprio quello che ho intenzione di fare. Perciò, si o no?"
"Beh.." Ci riflettei un attimo. Forse, lei, stava cercando solo di vivere la vita che probabilmente non aveva mai vissuto, attraverso me e le mie esperienze. 
Beh, sembrava molto emozionata all'idea di farlo, quindi accettai. Molto più per rendere felice lei, che me.
"Si, va bene. Per una volta si può fare."
"Oh, grazie!" Mi si gettò al collo e io la strinsi in un abbraccio molto forte, per scaricare tutti i sentimenti che fino a poco fa, non avevo avuto modo di repellere.
Risi. "Wow, sei felice anche con poco."
"Sai davvero poche cose di me, Malik."
"Beh, allora fammele scoprire."
"Vieni, ti porto in un posto." Mi afferrò una mano attorcigliando le dita con le mie e ed io ricambiai. In quel momento, le nostre mani sembravano perfette per stare così, attorcigliate insieme. La nostra pelle, sembrava perfetta così. La mia scura ad avvolgere la sua chiarissima, la sua freddezza ad accarezzare il mio calore.
Eravamo degli opposti. Ed era perfetto così.




Salve! Mi presento, sono Greta e come avrete immaginato sono una Directioner, e anche Larry Shipper, quindi se non lo siete oppure se siete venuti per criticare non dite niente, non voglio insulti, grazie. :)
Vorrei scusarmi per non essermi presentata prima, ma mi dimenticavo sempre! Sorratemi. ;)
Comunque sia, spero che la storia vi piaccia. Ho iniziato a scriverla perchè ho una grande passione per la scrittura e da grande vorrei appunto fare la scrittrice, così volevo anche un po' verificare le mie capacità. Mi piacerebbe sapere che tengo incollate le persone a leggere i miei capitoli, ma non sono molto sicura del mio successo. Beh, vedremo. :)
In ogni caso, vi consiglio di non fermarvi alle apparenze, questa storia racchiuderà molte più insidie di quanto possiate credere, perchè so che all'inizio vi può sembrare la solita storia banale, ma se andrete avanti vi assicuro che racchiuderà molto, molto di più. Dovrete solo essere pazienti e continuare a leggere. 
Ora, andiamo ad analizzare la storia: Zayn e Perrie sono uniti al fatto che entrambi sono autolesionisti, ma non sanno niente l'uno dell'altra. Quando stanno insieme, sono felici e non sanno neanche il perchè. Per ora però, non provano nient'altro che l'unione dei loro sentimenti. Così decidono di conoscersi e a Perrie viene in mente un'idea... EhEh, poi scoprirete. u.u
Niall che dire, ha grandi segreti da teneri tutti per sè e sapere di non poterli rivelare neanche alle persone di cui si fida di più lo fa sentire letteralmentea pezzi. Sa di avere molte responsabilità, ma non riesce a tenersele tutte per sè. Prova degli strani sentimenti per Zayn, non riesce nemmeno a decifrarli. Sua madre invece... beh, lo scoprirete. :P
Durante la storia, inizierete a capire anche il suo carattere contorto che ora non ho neanche accennato. 
Abbiamo accennato anche la vita di Ariana,la giovane ereditiera imprigionata in una vita da principessa, letteralmente. Sembra però che Zayn riesca a tirare fuori il meglio di lei,  che sta iniziando a provare un forte rispetto nei suoi confronti. 
Inoltre, abbiamo intravisto anche un po' la figura di Liam e ben presto vederete che cosa c'è tra lui e Perrie, i loro passati e cosa li unisce. 
Spero che questa storia frutti, e che vi piaccia! Per ora non ha avuto molto successo, spero che però riuscirò a fare appassionare almeno qualcuno!
Ci vediamo con il quarto capitolo, a presto! ;) 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** CAP 4 ***


PERRIE
"Allora, dove mi vuoi portare..?" Esordì Zayn.
"E' una sorpresa Malik." 
"Puoi smetterla di chiamarmi Malik?" Disse quasi divertito.
"E come vuoi che ti chiami?"
"Ehm... Zayn?"
"Ok, allora ti chiamerò Ehm Zayn."
Scoppiò a ridere e per poco temetti che le nostre mani si sarebbero staccate. 
"Tu sei pazza." Sorrise.
"Beh, sarò anche pazza, ma almeno ti faccio ridere un po'."
"Per questo ti devo dire grazie."
"Ora però smettiamola di farei sentimentali, lo siamo stati fin troppo." Scherzai. Non che il rapporto che si stava creando tra noi non mi piacesse, anzi, ma volevo allentare un po' i freni. Volevo anche scoprire gli altri lati. Volevo sapere ogni singola cosa su Zayn Malik. Dall'inizio alla fine.
"Direi che hai ragione pure te."
La nostra camminata fu piuttosto lunga, schiacciammo il tempo parlando di qualsiasi cazzata ci passasse per la testa, anche la più assurda. Mi piaceva.
"Guarda quella nuvola, sembra mia prozia Kitty!"
"Adoro i gelati." Per esempio.
Ogni cosa era buona per trarne un discorso. La parte più bella poi, era che ci tenevamo sempre per mano, non ci staccavamo un secondo.
"Perrie..." Esitò.
"Dimmi."
"Beh.. è solo che.. tu non passi mai un po' di tempo con Liam?Cioè.. in questi due giorni siamo praticamente sempre stati insieme io e te.. non vorrei intromettermi nel vostro rapporto. Cioè.. hai capito, insomma."
Oh, non mi dispiace affatto staccarmi da Liam. 
"Non ti preoccupare, sul serio. Lui.. insomma, a volte deve fare delle cose con i suoi amici."
"Non è geloso, vero?"
Non avevo considerato quell'idea. Liam era sempre stato un tipo geloso ed ero certa che dopo un po' si sarebbe stufato di vederci sempre insieme. Non osavo immaginare come avrebbe reagito.. Ma per ora, volevo godermi il momento, instante per istante, nelle mani confortanti di quel ragazzo sconosciuto dagli occhi dolci, che a poco a poco, mi stavano aprendo il cuore lasciando un tepore di tranquillità.
"Non.. non credo, almeno per ora no. Sa che dovremmo comunque passare del tempo insieme dato che io lavoro da tuo nonno, quindi non saprei."
"Bene, perchè non vorrei creare scompiglio, capisci?"
"Capisco perfettamente. Stai pure tranquillo."
"Beh, è un bel po' che camminiamo, dove mi vuoi portare?"
Mi fermai. Ero così presa a parlare con lui che avevo perso la strada. Così mi guardai intorno, con mia grande sorpresa, eravamo arrivati. 
Ci trovavamo proprio davanti alla stradina sterrata circondata dal bosco, che arrivava fino al prato dove di mattina non ci andava quasi nessuno.
"Ci siamo quasi." Dissi infine. 
Gli strinsi la mano e lo trascinai correndo per il sentiero poco illuminato. Intorno a noi girava un'aria di bosco, umida e fredda. I  nostri passi emettevano uno scricchiolio, schiacciando il fogliame secco e i piccoli ramoscelli, le nostre risate si mischiavano e i nostri occhi di tanto in tanto si incontravano volutamente, come se non si volessero perdere di vista. Tutti i suoni, compresi quelli degli uccellini che cinguettavano intorno a noi, erano ovattati dall'imponenza dei grandi alberi che qua e là lasciavano filtrare degli spiragli di luce. Amavo quel posto, che mi ricordava immensamente la mia infanzia.
Finalmente, vidi una grande voragine di luce che segnava la fine del percorso, così rallentai.
"Zayn, chiudi gli occhi." 
"Cosa?"
"Ho detto chiudi gli occhi." Ribadei.
"Perrie.." 
"Cristo Santo Malik, ti ho detto chiudi gli occhi!" Gridai ridendo.
"Ok,ok! Mi arrendo!" Rise. 
Gli misi la mano libera sugli occhi e sentii che rabbrividi a quel contatto, mentre lo trascinavo lentamente verso la fine della stradina.
ARIANA.
Ero rimasta molto delusa dall'assenza di Malik, mi sarebbe piaciuto parlarci un po'. In questi ultimi giorni non avevamo avuto tempo per chiacchierare e parlare con lui mi aveva fatto stare immensamente bene, avevo trovato finalmente qualcuno che potesse parlare con me normalmente, del più e del meno, fregandosene di chi fossi e da quale famiglia venissi.
Sospirai e guardai l'orologio, mancava ancora molto alla fine della lezione ed io ero in crisi.
Quando, ad un certo punto, qualcuno bussò alla porta che si aprì senza la conferma di permesso. Ora tutta la classe, compresa la professoressa, era intenta ad osservare un  ragazzo alto, spavaldo, con atteggiamento fin troppo sicuro di sè, che andava dritto verso la cattedra.
Per poco non mi venne un colpo, io lo conoscevo, sapevo fin troppo bene chi era e la sua presenza mi faceva quasi paura, o meglio, timore. Timore, perchè non sapevo che reazione avrebbefatto al mio povero cuore ammaccato.
Era stato lui il ragazzo a farmi soffrire di più in vita mia. Facendomi prima innamorare del suo carattere vero, quello che nascondeva a tutti, facendomi credere di essere davvero speciale per lui, che fossi l'unica a capirlo, e poi ingnorandomi, completamente, chissà per quale assurdo motivo, rivelandosi un fottuto stronzo, drogato, ricercato, stato più volte in carcere, per quanto leggevo sui giornali, era un teppista rinomato. 
Era lui, il cugino perfetto che tutti amavano, che con quei ricci e con quelle fossette identiche alle mie, aveva conquistato il cuore di tutti per poi lasciarli a morire in un cumolo di macerie di delusione, era lui, mio cugino. Harry figlio di puttana Styles.
"Sono Styles. Harry Styles. Penso che sappiate già del mio arrivo, da oggi sarò nella vostra classe." Disse con voce lenta, roca e molto languida, con un tocco di superiorità che lo faceva sembrare ancora più attraente. Era rivolto verso la professoressa, che lo guardava male perchè era appoggiato maleducatamente sulla cattedra e la guardava come per prenderla in giro.
"Beh, se non vuole dirmi niente allora mi siederò ad assistere la lazione. Ciao a tutti."  Disse stavolta facendo un cenno verso la classe.
"Lì vicino a quella ragazza con i capelli rossi c'è un posto libero, siediti pure lì." Si limitò a dire la professoressa con una punta di disprezzo.
Oh mio Dio no, Signore, non puoi farmi questo, perchè proprio a me?!
Zayn doveva mancare proprio oggi... oh Santo cielo. Aiutatemi gente!
Harry si diresse verso di me senza proferir parola, forse non mi aveva riconosciuto.
Scostò con burberità la sedia facendo un gran rumore e poi si sedette in una maniera poco educata, portandosi le mani incrociate dietro la testa, mentre mi osserava.
Distolsi subito lo sguardo e da allora fissai solo e solamente la lavagna. Non mi restava che ascoltare la lezione.
Passarono cinque minuti di grande noia, mentre ogni tanto con la coda dell'cchio lo osservavo, ma ero sempre costretta a distogliere lo sguardo perchè lui era fisso a scrutarmi.
Cazzo guarda?!
"Non si saluta più?" Disse così all'improvviso che sobbalzai.
"Eh?" Risposi.
"Oh andiamo Ariana. So perfettamente che ti ricordi di me... un faccino come il mio non si scorda facilmente."
"Scusa, ma non so proprio chi tu sia." Finsi per non fare una bella figura di merda. "E poi come fai a sapere il mio nome?!"
"Oh andiamo Ariana." Socppiò a ridere, ma dovette subito soffocare la risata per non dare nell'occhio.
"Mi sono appena presentato davanti a tutti, non ricordarsi il nome del proprio cugino è da stupidi."
Mi arresi, ero stata patetica.
"Ok, hai ragione anche te. Te la do' vinta questa volta." 
"Sai, non so perchè ma ho il presentimento che non me la darai vinta per solo questa volta."
"Come dici tu, Styles." Risposi, stanca della nostra conversazione, stanca di lui, per quanto poco ci avessi parlato.
"Da quando siamo così suscettibili, eh?" Mi provocò.
"Da quando tu hai deluso la nostra famiglia."
"Oh."
"Già. Così adesso io non solo devo essere te, ma di più."
"Scusa." Disse abbassando lo sguardo.
"Scusa un cazzo,Harry. Ora tu mi dici che cosa ti è passatoper la mente. Mi hai abbandonato e ho dovuto affrontare i miei senza di te. Bel cugino di merda. Poi ti stupisci che non ti tratto bene."
"Beh, io volevo solo prendere la mia strada da solo."
"Potevi portarmi con te." Mi scapparono fuori quelle parole senza comando, non volevo, non dovevo dirglielo.
Sul suo volto comparve un volto compiaciuto e allo stesso tempo pensieroso.
"Beh, credimi. Ciò che ho fatto  durante la mia assenza non ti sarebbe piaciuto."
"Oh, perfavore Styles. Non sono una bambina."
"Ora non più, ma forse prima si."
"Allora lo eri anche tu."
RImase in silenzio per qualche secondo e poi sospirò guardando un punto a caso del banco.
"Mi dispiace." Disse in un sussurro. La sua espressione però, dimostrava che era sincero.
Ma non dovevo rischiare di cadere un'altra volta nella trappola che mi avrebbe spinto ad amarlo di nuovo. Non potevo permettere al mio cuore di frantumarsi di nuovo, perchè si era appena risarginato e non avevo intenzione di soffrire ancora.
Così, semplicemente, rimasi in un prolungato silenzio.
"Dopo.. Se ti va..Vorrei prendere un caffè con te." Lo disse con un tocco timoroso, per la prima volta, da quando era entrato.Non sembrava più quel ragazzo spavaldo di poco prima, addirittura pareva quasi un'altra persona. E allora accettai. Un po' titubante, ma daltronde era sempre mio cugino.
"Va bene." Risposi più decisa che mai.
Mi mostrò un sorriso debole. "Grazie Ari." 
Quel nomignolo mi portò a rivivere per un momento i bei momenti passati insieme, ma li scacciai subito via. Non volevo dimostrargli di essere fragile,debole. Dovevo fargli capire che adesso ero forte, forte grazie a lui. Forte, grazie a quello che mi aveva fatto.
Restammo in silenzio per il resto della lezione e fui grata ad Harry per non aver detto nient'altro.
La campanella suonò ed io uscii in fretta dall'aula. 
Avevo finalmente finito quella lunga giornata di scuola, la più noiosa della mia vita.
Non sapevo dove poter trovare Harry, perciò mi sedetti ad attenderlo su una delle panchine davanti alla scuola. Ad un certo punto, vidi qualcuno venirmi incontro, ma non era Harry.
Payne. Impossibile. Che voleva da me?!
Quando fu proprio davanti a me, ebbi il coraggio di parlare.
"Payne." Sputai fuori quella con parola con disgusto, quasi come se mi facesse più schifo il suo cognome che lui stesso.
"Come mai tutto questo tono disprezzante?"
"Lo sai già. Anzi, lo sanno tutti. In ogni caso, dì quello che hai da dire e sparisci. Non farò niente per te."
Rise. Odiavo la sua risata. "No, non sono qui per chiederti quel tipo di lavoretto." Sghignazzò.
"Comunque.. tu conosci Mallik?"
"é Malik, comunque non ti deve interessare. Poi, perchè?"
"Rispondi." Si fece improvvisamente cupo e serio. Mi fece paura l'espressione del suo volto.
"No." Dissi con un tocco di indecisione, che mi costò caro. Adesso lui aveva la certezza che io avevo paura di lui, che lo temevo. Non gli bastava altro per farsi il grosso. 
"Ti ho detto, rispondimi." Pronunciò quelle quattro parole scandendole precisamente con un andamento lento e soffocato, minaccioso.
"Si, si. Porca troia, Payne!"
"Bene. Ti ha detto qualcosa sulla mia Perrie?"
"No. Tranquillo, Zayn non te la ruberà. In ogni caso, la Edwards non farebbe certo male a scrollarti di dosso."
Stavolta rise come i cattivi dei cartoni, ma era estremamente bravo a mettere paura. 
Mi guardò dritto negli occhi.
"Perrie non mi lascierà mai. Mi ama."
"Certo. Vai pure convinto Payne."
"Ovvio."
"Senti, perchè sei ancora qua? Muoviti e lavati dal cazzo."
"Fossi in te non sarei così spavalda, con me."
"Io non ho paura di te Payne."
"Dicono tutte così."
"Prima che tu gli salti addosso e..." Ma non riuscii a finire la frase, vidi solo il luccichio da maniaco nei suoi occhi iniettati di sangue e poi udii dei passi correre verso di noi.
"Liam!" Gridò la voce inconfondibile di Harry. "Cazzo, non la toccare. é lei. é mia cugina."
"Oh." Disse come per scusarsi, ma capii subito che non era assolutamente dispiaciuto di avermi quasi toccato.
"Già." Disse in tono incazzato Harry.
Mi stava difendendo?
Mi prese la mano e me la strinse forte, quasi stritolandomela.
"Ora vattene Liam. Vattene a casa."
"Ok, ok! Calmati."
Solo quando Liam fu più lontano possibile, rallentò la mano ed io mi azzardai a parlare.
"Lo conosci?.."
"Si." Disse fermo. "é lui che mi ha fatto cambiare. Se vuoi, ti spiego meglio quando saremo al bar."
"Ok, però prima devo dire a.."
"Gli ho già detto io che saremo stati insieme."
"Vuoi dire che il SIgnor Clarks..."
"Si, lo sanno che sono tornato. Tutti lo sanno. Scusa comunque se sono freddo, ma conosco troppo bene Liam. Poi ti spiego. Adiamo a mangiare qualcosa invece di un caffè? Muoio di fame."
"Va bene." Risposi come per rassicurarlo.
Lasciò a poco a poco la presa e ci avviammo.
HARRY
Le scostai la sedia per farla sedere. Anche se ero diventato un drogato, non avevo ancora perso i miei modi da gentiluomo. Che dire, ormai ero stato abituato bene, e a dire la verità un po' mi mancava la mia vecchia vita. Un po'.
"Allora.. Cos'è che ti dovevo dire?"
"Come fai a conoscere Liam."
"Oh. Beh. é giunto il momento che ti racconti che cosa ho fatto dopo essere diventato.. quello che sono ora."
"Spara."
"Allora..  Beh, avevo appena iniziato a frequentarlo e ci siamo subito stati simpatici. Eravamo piccoli, allora. Lui era molto tranquillo. Ci capivamo a vicenda e lui non è che abbia avuto un bel passato... le nostre vite erano entrambe contorte e complicate."
"Ti ascolto."
"Beh.. poi siamo cresciuti. A Liam è capitato... un qualcosa, e da allora si è fatto forte. Forse.. troppo. Ha iniziato a feseggiare ogni giorno, andando a festini, nei bar.. a volte faceva pure tutto il giro di ogni bar della città. Pazzesco. Era diventato popolare. Poi si è iniziato a drogare, anche con roba molto potente. Per fortuna, sono arrivato io a salvarlo, in qualche modo. Ma ormai, era diventato quel Liam Payne che oggi voi tutti conosciete."
"Come hai fatto a.. diciamo.. salvarlo?"
"Io.. in un certo senso, sono finito in galera. Ma questo nessuno lo sa. Apparte i miei, ovviamente. Lui mi è debitore. Vedi.. nessuno lo conosce bene come lo conosco io. Praticamente, lo conosco meglio di chiunque altro. Vi assicuro che tutto ciò che fa, è perchè ha avuto un passato molto, molto tragico. Non lo compatisco, ma lo capisco, in un certo senso."
"Niente può giustificare quello che fa. Niente. Neanche noi due abbiamo avuto un'infanzia così rose e fiori.. ma non è che ce ne andiamo in giro a.."
"Non capisci. é diverso." La interruppi.
"A volte credo che..insomma.. a volte per me è come un figlio. Ero maturo, grazie a lui sono diventato un normale adolescente, ho superato il limite ed eccomi qua a fare il papà." Sospirai.
"Ma so ancora divertirmi eh." Aggiunsi sorridendo compiaciuto delle esperienze che avevo fatto in quegli ultimi anni. Poi ritornai al discorso.
"E tu? Che hai fatto durante la mia assenza?"
Sembrò esitare per un attimo a rispondere a quella domanda, ma poi prese fiato. "Niente." Rispose guardandomi imperscrutabilmente. Il suo sguardo smunto e cupo mi fece per un attimo rabbrividire. Non era più una bambina, e questo non lo avevo tenuto di conto. Io l'avevo fatta cambiare, lo sapevo. Le avevo reso la vita totalmente di merda andandomene. Abbandonandola. In ogni caso, le mie esperienze, quella grande corazza immaginaria che era cresciuta sopra di me man mano che crescevo, mi permetteva di essere più reattivo alle mie emozioni. Mi permetteva di non far passare i sentimenti che non volevo fare entrare, come il pentimento. Il disprezzo nei miei stessi confronti. Niente poteva rompere quella corazza, ne ero assolutamente certo.
"Sono sempre stata la solita Ariana." Continuò.
"Hai degli amici?" Un attimo dopo mi pentii di avergli fatto quella domanda poco educata e spavalda, ma subito dopo pensai...Harry Styles non si pente di niente.
Mi sentii quasi spaventato dalla sua presenza, perchè solo lei dopo tanto tempo stava riuscendo a farmi provare delle emozioni diverse da quelle che facevo entrare... Ovviamente a parte Liam.
Lei intanto mi guardava come se le avessi appena sputato addosso l'acqua. "Sai, forse ti sei fatto un'immagine sbagliata su di me. Non ti ho detto di essere una sfigata senza speranza, ok? Io ce li ho degli amici. Degli amici veri. Degli amici che non se ne vanno a giro a.."
"Ok, ok. Ho capito. Scusami."
CHE CAZZO STAI FACENDO?! "SCUSAMI"?! SEI PERCASO UN IDIOTA? CAZZO, STYLES, TU SI CHE SEI UN VERO DURO.
Mi ero appena scusato. Io. Ci doveva essere qualcosa di strano nell'aria... Non potevo averlo detto seriamente. Fanculo.
Mi guardò in un primo momento con un espressione sconcertata e poi sorrise maliziosamente.
"Sei strano, Harreh."
Odiavo essere chiamato così.  Era un nome troppo tenero e cuccioloso. Tuttavia, risi.
"Tu non mi conosci affatto."
"Neanche tu. Vedi, ho avuto modo di cambiare, quando tu non c'eri. Tutto quello che ho da dirti è grazie."
"Cosa?"
"Grazie. Ho detto. Grazie di avermi fatto innamorare perdutamente di te, grazie di avermi trascinato in un appuntamento romantico per poi fare finta di baciarmi mentre te ne sgattaiolavi via, lasciandomi lì da sola, come una rimbambita ad aspettare il mio primo bacio, il bacio più bello della mia vita, dal ragazzo dei miei sogni. Adesso tu ti sentirai il più figo del mondo, ed io, da quell'orribile storia romantica, se si può sempre definire così, ne ho tratto mesi e mesi di sofferenze che ora ho trasformato in esperienza. L'esperienza più bella della mia vita, Harreh."
Si alzò lentamente prendendo la sua borsa, mentre continuava a parlare con un sorriso stampato sul volto.
"E adesso, posso dire di aver avuto per ora un'asolescienza fantastica, grazie al mio piccolo." Pat. Una pacca dolce sulla testa.
"Dolce." Pat.
"Amoroso." Pat.
"Harreh." Pat pat.
"Ci si rivede, Harry caro." Mi fece l'occhiolino e si avviò con la sua andatura dolce verso la porta d'ingresso del locale. Ero stupefatto. Pensavo di trovare una timida e insicura Ariana, ed invece mi ero appena ritrovato una ribelle Ariana. 
Questo è solo l'inizio, Harreh. Mi dissi. In cuor mio però, sapevo già che quella storia mi sarebbe piaciuta.

ZAYN.
Aprii gli occhi lentamente, lasciandomi trascinare dalle dita fredde di Perrie che pian piano si toglievano dalla mia faccia.
Davanti ai miei occhi c'era uno spettacolo stupefacente. Un enorme prato di un verde chiarissimo, mai visto così chiaro. In quel periodo dell'anno, non si vedevano quasi mai dei fiori nei prati, ma li ce ne erano a centinaia, quasi migliaia. Tutti emanavano un miscuglio di aromi che mi facevano mandare in palla il cervello e i colori luminosi li faceva quasi sembrare finti. Sembrava quasi estate. Gli uccellini cinguettavano sui numerosi alberi che circondavano quell'immensa distesa. Era un' atmosfera unica. Mi innamorai all'istante di quel posto. 
Un brivido, mi percorse tutta la schiena, fino a solleticarmi il collo. Un'ondata di brezza fresca mi aveva avvolto e non mi ero mai sentito più protetto di così.
Una sensazione strana stava iniziando a crescere dentro di me, qualcosa i profondo che non riuscivo a decifrare. Mi sentivoun po' come essere nel luogo giusto, al momento giusto, con la persona giusta. Perrie. Era lei che mi aveva fatto scoprire quel posto. Lei mi ci aveva portato.
Portai gli occhi su di lei, che mi stava guardando soddisfatta. Le mostrai un enorme sorriso, i miei soliti sorrisi con la lingua che regalavo solo alle personepiù belle, dentro. Quelle che mi facevano stare bene.
Mi strinsela mano.
"Vieni." Disse, trascinandomi correndo verso il prato.
Ridevamo come matti mentre ogni pochino ci fermavamo perchè eravamo incampati, e poi rotolammo per il prato, partendo da una specie ci collinetta.
Quel momento, fu il più bello. Guardavo il cielo, limpido, senza neanche una traccia di nuvole. Sentivo l'erba, che mi accoglieva dolcemente. Le nostre risate, che combaciavano perfettamente come la canzone più bella del mondo. Ogni poco, i nostri sguardisi incontravano, ed io desideravo solo quello. In quel momento, volevo Perrie più di ogni altra cosa. Lei, anche se non volevo assolutamente ammetterlo, mi stava facendo uscire dal guscio. Mi stava facendo riscoprire me stesso. Forse, mi stavo innamorando. Forse, no. 
Ma di una cosa ero certo. Volevo trascorrere ogni singolo giorno con lei, con lei e nessun'altro.
Ci fermammo.
Eravamo distesi a pancia in su, mentre osservavamo il cielo. Le nostre mani erano estremamente vicine, ma  non si sfioravano neanche. Detestai quella piccola fastidiosa distanza. Volevo stringerle la mano, ora. Ma qualcosa mi fermò.
"Venivo qua da piccola." Disse all'improvviso Perrie. "La mamma mi ci portava sempre. "
"Come avete fatto a scoprire questo posto?" domandai.
"Prima.. era un parco giochi. Il più bello di tutti."
"E poi?"
"E poi.. lo hanno tolto. Non so perchè..."
"é un peccato. Questo posto è bellissimo."
 "Già...ma ogni tanto, quando voglio stare un po' sola vengo qua a rilassarmi. Mi fa venire in mente la mia infanzia." Non mi azzardai a guardarla, ma sapevo che aveva chiuso gli occhi e aveva sospirato, nel tentativo forse di nascondere una lacrima.
"Ma ora.. non sei sola. Ci sono io qui con te."
Girò il capo verso di me e io seguii il suo esempio. Mi guardò con un'espressione imperscrutabile, gli occhi che traforavano i miei. Avevo voglia di distogliere quello sguardo penetrante, non riuscivo a sostenerlo. Però distogliere lo sguardo significava abbandonarla, in qualche modo. Così continuai, anche se con molta fatica.
"A me va bene così." Disse in un sussurro appena percettibile.
E così avvenne.
Finalmente, mi strinse la mano, intersecò le sue dita con le mie. Combaciavano alla perfezione. Quasi come se fossero nate per stare così.
"Grazie." Dissi dopo almeno un minuto di ripensamenti su che dire.
"Di cosa?"
"Di accettarmi."
"Non mi devi ringraziare, Malik. Devi solo.." Si avvicinò a me, mi premette delicatamente un dito sulle mie labbra. "Stare zitto." Pronunciò quelle parole con dolcezza, ma anche con fermezza.
Poi, quasi come se avesse visto qualcosa di spaventoso, gli si allargarono le pupille, distolse lo sguardo e freneticamente si staccò del tutto da me.
Si rigirò dandomi le spalle.
"Ho paura." Disse.
"Anch'io." Presi un po' di coraggio e mi avvicinai sempre di più a lei, lentamente, per fargli capire che non volevo fare niente di male.. 
Poi, l'avvolsi in un abbraccio e sentii che entrambi chiudemmo gli occhi nello stesso momento, assaporando quel momento.
Che cosa stava succedendo non lo sapevo, ma era bellissimo.

Salve miei prodi! Premetto che sto facendo dei capitoli molto corti, ma non vorrei essere troppo affrettata. La storia per ora non ha raggiunto molto successo, ma spero che in futuro ne abbia, l'unica cosa che vi chiedo è di recensire il più possibile.. :)
In ogni caso, facciamo il punto della situazione: non ho fatto il pov Niall ma non ce ne era bisogno, per ora. Allora... devo ammettere che la coppia Zerrie sta affrettando i tempi, ma non posso assolutamente farne a meno. Sono sempre più intimi e Perrie gli ha fatto vedere una parte del suo passato, anche se per lei non è stato così facile come si dà a credere. Non sa che cosa fare, decidere di aprire il suo cuore a Zayn, o essere cautae lasciare che col tempo si conoscano? Zayn invece è abbastanza sicuro sul da farsi: lui vuole a tutti i costi avvicinarsi più in fretta possibile a Perrie, perchè è impulsivo. Lei lo fa stare bene, gli fa dimenticare per un po' tutti i suoi problemi, quasi gli azzera la memoria. Così lui è più tranquillo, si sente.. a posto. Ariana invece è colta alla sprovvista dall'arrivo di Harry, tuttavia  però come avete già visto è riuscita a tenergli testa in modo valoroso e degno di non essere sottovalutato. Ha fatto uno sforzo incredibile solo per il semplice fatto che non gli è uscita neanche una lacrima. é stata forte, cosa che ha notato anche suo cugino, spiazzato dal fatto che sia cresciuta così in fretta. Si aspettava di trovare la solita ragazzina di qualche anno prima, invece si imbatte contro una nuova, più sicura di sè, Ariana. 
Inoltre, abbiamo iniziato a scoprire alcune cose su Liam... per esempio, che è molto amico di Harry. Oppure, dalle frasi non completamente finite di Ariana..
Perchè "Perrie farebbe meglio a lasciarlo perdere"?
Perchè è quasi "saltato addosso" ad Ariana?
Dovrei porvi altre domande, ma preferisco lasciarvi un po' nel dubbio almeno per ora..
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusate il ritardo ed eventuali errori, ma ho avuto davvero molto da fare in questo periodo. 
Alla prossima. ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** CAP 5 ***


ZAYN
Era appena suonata la campanella. Un altro giorno frustante di scuola era finalmente terminato e avrei potuto dedicarel'intero pomeriggio di uno splendido sabato sera tutto per me. E per Perrie. Per un attimo, riflettei sul fatto che era ormai passata una settimana e lei non aveva mai accennato di voler passare del tempo con Liam.. La cosa mi incuriosiva molto, spesso gli chiedevo perchè passasse più tempo con me e con lui, ma rispondeva sempre in maniera evasiva, fin troppo, così io lasciavo perdere.
Forse avevano litigato. Forse, no. Tuttavia questo non mi doveva interessare più di tanto... in fondo, avevamo appena iniziato a conoscerci.
Invece, la cosa che mi aveva turbato più di tutte in quella settimana fu che Niall non mi aveva mai messaggiato. Di solito, mi scriveva sempre prima lui, perchè io ero troppo orgoglioso. Non avevo intenzione di scrivergli, ma mi mancava terribilmente. Per quanto mi sforzassi di capire il motivo della sua riluttanza nei miei confronti, non riuscivo mai a capirne il senso. Non avevamo litigato, non avevamo neanche parlato molto, a dire il vero...
Poi alla fine di ogni giornata trascorsa in balia di quel pensiero, mi convincevo che forse aveva altre coe a cui pensare, altri problemi. Ma il punto era che, proprio perchè aveva altri problemi doveva parlarne con me. Io sarei riuscito a farlo stare meglio, ne ero sicuro. Ci ero sempre riuscito e niente mi avrebbe fermato a farlo ancora, neanche quella fottutissima distanza che sembrava allontanarci un giorno sempre di più. Come se pian piano, le corde legati ai nostri piccoli e fragili cuore, si staccassero, si sfilacciassero. Ma non avrei mai permesso a niente e a nessuno di dividermi da Niall.
Niente, poteva dividerci, niente e nessuno.
Mi ripetevo sempre. Il solo pensiero di una vita senza Niall mi distruggieva. Come pensare alla luce senza l'oscurità. Che senso avrebbe la luce, se non ci fosse l'oscurità? che senso avrebbe l'oscurità, se non ci fosse la luce?
Ecco. Così. 
Eravamo uniti, più che mai. Perchè quando uno dei due riusciva a vedere solamente l'oscurità, l'altro gli faceva vedere la luce. 
Sospirai.
Avevo una voglia incredibile di sentire la voce di Niall. Adesso. Ne avevo un immenso bisogno.
Mi sedetti su una panchina al di fuori della scuola, mentre osservavo decine e decine di studenti che salivano sugli autobus, accendevano i motori delle loro moto, levavano i lucchetti alle loro bici. Per un attimo, paragonai tutti ad un grande e grosso ammasso di pecore. In fondo, lo erano un po'.
Visto che Ariana stava facendo un po' di ritardo, mi decisi.
Presi il cellulare, premetti con euforia il touch e schiacciai il tasto di chiamata.
Sullo schermo c'era scritto Nialler.
Per una frazione di secondo, il silenzio puro. Trattenni il respiro. Poi, il primo "tu" mi fece sobbalzare. Il cuore riprese a battere con una regolarità strana. 
ero agitato, teso, e non ne sapevo neanche il perchè. In fondo, risentire la voce di Niall mi avrebbe dovuto far stare meglio, no?
Poi, nonostante il sole che picchiava su di me, sentii un grande gelo incombere sul mio corpo.
"Zayn." Pronunciò il mio nome come nessun'altro sapeva fare, con quell'accento irlandese che tanto amavo.
"Niall." Risposi. "Credevo che non mi avresti risposto."
"Perchè pensavi questo?"
"Beh, è da un po' che non mi scrivi."
"Scusami.. Io.. Io ho avuto da fare Zaynie."
"Sei sicuro che non sia successo niente?"
"No.. no. Tranquillo. Non volevo che ti preouccpassi così tanto."
"Beh, che mi dici Nialler? Cose nuove?"
"Oh.. beh. é sempre la solita storia qua in Irlanda."
"Che vuoi dire?"
"Nulla... Te? Come stai?"
"Devo dire che sto molto meglio. Ma ne parleremo dopo, prima voglio sapere di te.  Si può sapere che cosa hai di meglio da fare a parte parlare con me?" Scherzai.
Rise. Rabbrvidii, come facevo sempre quando rideva. Anche se il suono della sua voce al telefono risultava più meccanico, riuscivo comunque sia a percepirlo come ad un passo da me. Quella sensazione mi fece sentire protetto e al sicuro.
"Zay, non sono un completo asociale."
"Quindi... con questo.. vuoi dire che stai iniziando ad essere un po'.. come gli altri?"
"Si, diciamo."
"Scommetto che hai trovato una ragazza... dai, so che è così."

NIALL.
Sospirai. Speravo da giorni in un messaggio, una chiamata da parte di Zayn, ma non arrivavano mai. Conoscevo fin troppo bene il suo lato orgoglioso e sinceramente era la parte di lui che odiavo più di tutte. Il fatto che però fosse riuscito da mettere da parte tutto solo per sentirmi parlare, me rilasciò una scarica energica. ero eccitato, emozionato. Ma sapevo che sentirlo allo stesso tempo mi faceva stare male. Era per quello che non gli avevo più scritto. In realtà, non stavo vivendo un periodo molto semplice, e soprattutto, non stavo diventando come tutti gli altri. Anzi, forse ero ancor più asociale di prima. Quello era di sicuro il termine che di più mi si addiceva. Si. Asociale.
Odiavo e amavo allo stesso tempo quella parola, quell'appellativo che ogni volte che veniva pronunciato da una bocca, persino anche da quella di uno sconosciuto, mi rievocava tutta la mia infanzia, tutta la mia infanzia senza Zayn. 
Lui non sapeva che ogni giorno mi rinchiudevo in camera a piangere, piangere e piangere per lui. Perchè quella fottuta distanza mi stava distruggendo.
Perchè lui non sapeva di quei brividi che mi assalivano quando solo mi scriveva un messaggio. Quando percepivo anche da una corneetta di un telefono che stava ridendo.
Eh no, lui non sapeva di quanto cazzo potessi stare male per il semplice motivo che non era  qui con me. Il suo alito caldo sul mio collo, le nostre braccia che si sfioravano quando camminavamo uno fianco all'altro. Del calore interno che provavo, quando nella mia mente iniziavano a riaffiorarsi i ricordi del suo sorriso, che avevo avuto modo di osservare e scrutare nei minimi dettagli un mese prima, quando era venuto in vacanza da noi. sapevo che non ci saremmo rivisti per molto altro tempo, perciò avevo cercato di memorizzarmelo il più possibile. Gli avevo scattato anche una foto, quando lui non se ne era accorto, e l'avevo messa come sfondo del cellulare.
Lui non sapeva che quando quel lontanissimo primo settembre di un anno prima, esattamente  alle ore 17:23 me ne ero accorto.
Lui aveva aperto una porta, la stessa che io stavo cercando di aprire. 
Un attimo prima di scontrarsi però, avevamo alzato il capo e ci eravamo uniti in un patetico, privo di sentimento, doloroso, bacio a stampo.
Mi ricordo ancora che tutti e due avevamo ritratto il capo schifati. 
Ma io stavo fingendo. Quello era stato l'quivoco più bello della mia vita. Le mie labbra fredde, premute, fin troppo, contro le sue calde. Mi aveva fatto un male cane, ma allo stesso tempo un formicolio incessante stava girovagando al mio interno. Avevo realmente le farfalle nello stomaco. Avrei voluto assaporare il dolce calore della sua lingua, avvolgerla con la mia, ma era stato così frenetico, così brusco e privo di sentimento. Privo di sentimento,  per lui.
Ci chiedemmo scusa e io andai subito a segnarmi la data e l'ora del bacio nel promemoria.
"Primo settembre, ore 17:23. Ho finalmente dato il mio primo bacio. Mi sono finalmente accorto di essere innamorato di Zayn Malik."
Era stato il mio primo bacio. Forse, non era da ritenersi tale, non era neanche con la lingua. Ma io lo consideravo comunque sia un vero bacio, perchè quando baci una persona e ti senti dentro quella sensazione... Capisci, che quello è un bacio.
Lui, questo, non lo sapeva. E forse, non lo avrebbe mai saputo.
Perchè sapevo che non avrebbe mai ricambiato. Quella certezza, mi stava uccidendo letteralmente. Ogni giorno, cercavo di convincermi che non lo amavo, ma ogni volta che accendevo il cellulare e vedevo sulla schermata quel sorriso così dannatamente perfetto, mi convincevo sempre di più, che lui era e sarebbe sempre stato l'unico per me. Anche se non ero e non sarei mai stato l'unico per lui. Avevo cercato di togliermelo dalla testa, avevo provato anche a levarlo come sfondo. Ma non riuscivo a staccarmi da lui neanche mentalmente. Era come un chiodo fisso per me, che mi martellava il cervello in continuazione. Cercavo di evitare ogni casa che mi riportasse a ricordarmelo, ma era più forte di me. Zayn Malik mi apparteneva, apparteneva al mio cuore. Io lo amavo. Nel profondo del mio cuore, forse, lo avevo sempre saputo.
"No Zayn. Quante volte te lo devo dire?! Non sto con nessuno!" Quasi mi vergognai di avergli risposto in maniera così tanto brusca. Quell'argomento però, mi dava sui nervi. Mi sentivo dannatamente diverso dalle altre persone.
Perchè non ero come un normale adolescente gay.
A me non erano mia piaciuti i ragazzi. A me era sempre piaciuto solo ed esclusivamente Zayn Malik. Era strano, ma ogni volta che vedevo un ragazzo che, anatomicamente era carino, non provavo come una strana eccitazione, come quando un ragazzo normale vede una bella ragazza ed improvviso prova un qualcosa dentro, come una calamita, che l'attrae. No. Io ero attratto solo da Zayn. L'idea di baciarlo, unire la mia saliva alla sua, unire le nostre bocche era già una fantasticheria stupenda, irrealizzabile, che senza volere mi sognavo ogni fottuissima notte. Poi, pensare a qualcosa di più, mi faceva elettrizzare. 
Perchè se, in un lontano futuro alquanto improbabile, fosse successo, non sarebbe stata una cosa sporca. No. Io ci avrei messo tutto l'amore che provavo nei suoi confronti, ogni singolo centimetro del mio cuore. 
Ricordarmi amaramente che niente di tutto ciò sarebbe mai accaduto, mi rattristava in una maniera fin troppo cupa. 
"Ok, ok Nialler..."
"Tu invece come stai?"
"Come ti ho già detto prima, sto alla grande."
"Come mai tutta questa felicità?"
"Perchè... Uh." Sbuffò. "é una storia un po' lunga. Comunque, ti avevo parlato di Perrie?"
"Mi sembra di si.."
"Ci siamo iniziati a conoscere meglio. Sai? é da una settimana che non mi taglio più. Tutto questo, grazie a lei."
Una fitta di gelosia mi trafisse il cuore come un coltello.
Dovevo essere io ad aiutarlo a non tagliarsi più.
Non Perrie. 
Il nome di quella ragazza risuonò nella mia mente con tono disprezzante, prima di accorgermi che Zayn continuava a parlare.
"Lei non deve aver avuto un... passato molto semplice. Comunque sia non vorrei divulgare quel poco che so di lei a te.. non perchè non mi fidi, ovvio che mi fido di te, ma perchè voglio conoscerla meglio prima di parlarti più a fondo di lei. Poi c'è Ariana."
Cazzo Malik, così mi spezzi quel poco che resta del mio cuore.
"Wow, quante ragazze." Commentai privo di entusiasmo.
"Già.. Ma ti assicuro che per Ariana non provo assolutamente niente, ne sono certo. é solo un'amica. Mi piace sfogarmi con lei, è davvero una tipa tosta. Ha un bel caratterino."
"Ma amici maschi?"
"Sai che essendo cresciuto in una famiglia di donne le so capire piuttosto bene... e spesso mi trovo meglio a parlare e a confidarmi con loro piuttosto che con i maschi. Poi qua mi sembrano tutti come a Bradfort. Drogati e malconci. Non tutti, ma per ora non ho voglia di mettere troppa carne al fuoco. No?"
"Fai bene. Ma questa... Perrie, dico bene? Ti piace?"
"Ehm.. cioè.. io... no. Non.. non credo."
"Non credi? Zaynie, ti stai prendendo una bella cottarella!" Pronunciavo quelle parole di scherno affettuoso con troppo poco entusiasmo per farmi sembrare realmente entusiasta. 
Ormai avevo finto fin troppo, non ci riuscivo più bene come un tempo.
"No.. Nialler! Per oggi ho detto anche abbastanza.. Ora devo andare, ci sentiamo. Promesso?"
"Certo." Ma dentro di me, non sapevo se quel "certo" fosse stata una vera promessa.
"Ti voglio bene Nialler."
Riattaccò.
"Ed io ti amo Zayn." Sussurrai così piano, che solo io mi potei sentire.
PERRIE.
Quella mattina era stata davvero faticosa. 
Avevo avuto un'interrogazione di matematica, a cui ero andata peggio del solito.
Il brutto voto mi aveva avuto abbattuto per un bel po', ma poi, quando io e Zayn ci incontrammo a mensa cambiò tutto. Mi tranquillizzò, al contrario di quello che faceva Liam.
Anzi, Liam non fa proprio niente per me.
Quel pensiero mi fece venire la nausea mischiata ad un inaspettato nervosismo.
Avevo paura.
Paura che Liam mi chiamasse, che mi chiedesse dov'ero stata l'altra mattina. Che scoprisse che ero stata con Zayn.
Che si infuriasse.
Che venissa a casa mia.
Paura, perchè per qualche giorno mi aveva dato una meritata tregua e questo significava che quando sarebbe tornato sarebbe tornato più frustrato di prima. Più incazzato. E se la sarebbe rifatta con me.
Paura, di un Liam che ancora non avevo avuto l'orrore di conoscere, per fortuna.
Guardai l'orologio. Segnava le cinque. Stavo studiando dalle due, dovevo decidermi a darmi una tregua. Avevo rifiutato l'invito di Zayn di andare a studiare a casa sua, perchè sapevo che tanto ci saremmo distratti a vicenda e poi volevo starmene un po' sola a pensare.  Ma adesso, mi sentivo troppo sola per pensare a qualcosa di sensato.
Il telefono trillò e io sobbalzai per lo spavento.
LIam. 1 messaggio.
"Fanculo." Sussurrai. 
Feci un bel respiro e lessi lentamente il messaggio.
Hey, è da un bel po' che io e te non ci si sente... Ti va se vieni a trovarmi?
Cazzo.
Ora ero costretta ad andare da lui. Il solo pensiero di avere i suoi occhi rossi, fulminanti, con quello sguardo completamente folle, mi fece rivoltare lo stomaco.
Il suo alito che sapeva di alcool, le sue mani possenti a bloccarmi al muro, aiutate dai muscoli che quando mi azzardavo solo a dargli un occhiata pulsavano.
Della vena di pazzia che si sporgeva sul lato destro della sua testa, che mi terrorizzava a morte. Il suo corpo, schiacciato contro il mio.
Mi odiai per essere così terribilmente debole, incapace di difendermi da sola. Incapace di saper badare a me stessa.
Sapevo che ciò che mi aspettava a casa di Liam sarebbe stato tutto tranne che divertente.
Ma ovviamente, risposi al messaggio come voleva sempre lui.
Certo amore, ti raggiungo subito.
Gli rispondevo sempre così, come lui esigeva che gli rispondessi.
Così, presi lentamente il cappotto, le chiavi della macchina e un ombrello e mi avviai lungo il vialetto.
Accesi il motore. Stavo per scoppiare in lacrime. Ma mi trattenni, infondo, sapevo che quel momento sarebbe ritornato. Ritornava ogni volta e sapevo che non se ne sarebbe mai andato del tutto.

Eccomi. Davanti a me si presentava la casa che negli ultimi anni avevo odiato più di tutte. La casa, che mi aveva rovinato l'adolescienza più di quanto la vita non ci avessegià pensato da sola.
Dovevo accettarlo, una volta per tutte. Non sarebbe mai cambiato assolutamente niente. Quindi, tanto valeva affrontare le cose così com'erano.
Suonai il campanello.
La porta si aprii subito e Liam, senza proferir parola, mi aveva già trascinato dentro con un'innata violenza.
"Amore.." Disse, quasi gridò, accompagnato da uno sguardo perverso, pazzo.
"Hei." Risposi con le lacrime agli occhi.
Mi sbattè al muro, riuscendo in meno di un secondo a bloccarmi del tutto.
Mentre lottavo con me stessa per reprimere la voglia nascente di gridare, implorare di lasciarmi andare e scappare via, lui mi baciò premendo le sue labbra che sapevano di alcool sulle mie, con una forza tale da farmi male.
Mugolai per il dolore.
Poi affondò la sua putrida lingua e io capii che aveva appena bevuto almeno tre litri di vodka.
Con le sue mani, prese le mie spalle e le spinse ancor di più spiaccicate al muro.
E poi, da lì, vidi solo le stelle fluttuare intorno a me. Mentre sentivo le sue unghie graffiarmi , dandomi pugni dappertutto: sui bracci, sulla faccia. La sua cinghia battere contro la mia schiena.
"Dimmi che mi ami. DIMMELO! GRIDALO!"
"Ti amo.." Sussurrai.
"NON HO SENTITO!"
"TI AMO!" Urlai più forte che potei, aspettando con ansia il momento in cui tutto ciò sarebbe finito. 
Il momento in cui avrei potuto curarmi il profondo taglio che mi aveva procurato sul labbro, che mi lasciava in bocca un ferroso gusto di sangue.

Passò un'ora. E finalmente smise.
Si accasciò esausto sul divano per poi "Oggi sei stata meglio del solito." grugnire con un ghigno soddisfatto sul volto.
"Grazie." Sputai con disprezzo.
Andai dritta in bagno. Il mio volto era ridotto in pessimo stato. Su un sopracciglio avevo un livido enorme, che mi prendeva metà testa. Un labbro era squarciato in un taglio profondissimo e avevo graffi dappertutto.
Mi guardai i bracci. Lividi. Tagli. Graffi. La mia pelle non era più bianca e linda come un tempo. Ora, era tutta chiazzata da macchie girgie, verdi, viola, e da linee rosse.
Ero orribile.
Sentii la porta spalancarsi e un Liam molto più pacato entrò nel bagno, avvicinandosi a me per poi avvolgermi in un abbraccio dolce. Dondolandomi.
Sussultai. Quel contatto dolce mi faceva ribrezzo, avrei voluto vomitare, vomitare tutto quello che avevo in pancai, vomitare anche i ricordi di quella serata, se possibile. Ma purtroppo, non potevo farlo.
Se volevo risparmiarmi qualche altro regalino da parte di Liam, dovevo stare al suo gioco.
"Sei bellissima." Sussurrò, quasi come una persona normale.
Mi diede un leggero bacio su una spalla e gemetti.
Mi scostò i capelli guardandomi. "Sei tutto quello che ho, sai? Ti amo. Tu mi ami, vero?"
"Si." Risposi abbassando lo sguardo. 
"Ora, ti lascio un po' di tempo per sistemarti." Pronunciò quella frase con una naturalezza spaventosa. Per lui quello era normale. 

Quando se ne fu andato, presi distrattamente a spazzolarmi i capelli. La cosa più inutile da fare in quel momento. Ma daltronde, riusciva anche a distrarmi.
Che bello il silenzio. L'avevo sempre amato.
Ma quel momento di beatitudine interiore finì molto presto, perchè improvvisamente sentii la porta di ingresso sbattere violentemente e Liam parlare con qualcuno.
Mi avvicinai alla porta per origliare.
"Che cos'è questo sangue?!" Esclamò una voce roca e sconcertata che non avevo mai sentito prima. Era sicuramente un ragazzo.
"N-niente."
"Liam."
"Che c'è?!"
"Dimmi cos'è successo. Chi è stato qui? O meglio, chi è stata qui?"
"P-Perrie."
"Oh mio Dio... No! Liam! Di nuovo?! Devi lasciarla perdere!"
"Noi... Noi ci amiamo!" 
Liam balbettava insicuro, aveva paura. 
Ero divertita da quel suo nuovo lato. Non avevo mai avuto occasione di sentire nella sua voce un tocco di timore, figuriamoci adesso, che era terrorizzato! 
"Si certo." rispose l'altro a sua volta divertito.
"Lei non ti ama. Smettila. Lei ti teme."
"A me va bene anche così."
L'altro ragazzo sospirò esasperato. "Si, lo so. Saresti da denunciare, sai? Sei fortunato ad aver incontrato una rgazza come lei. Dov'è ora?"
"A-a casa."
"Certo. Liam, dimmi dov'è. Adesso."
"Si sta facendo una doccia." Ammise infine.
"Mmh. Resta qua."
Sentii i passi lenti del ragazzo che aveva appena parlato venire incontro al bagno, così mi affrettai ad allontanarmi dalla porta, proprio quando essa si aprii, rivelando un ragazzo molto alto, capelli ricci castani, occhi verdi magnetici e un viso che dimostrava la sua stanchezza segnata dalle profonde occhiai che si lasciavano calare sotto i suoi occhi.
I jeans strettissimi, che lasciavano vedere tutte le forme delle sue gambe.
Indossava degli scarponcelli in pelle orribili, con un leggero tacco.
Era molto bello.
Mi squadrò da cima a fondo e io lo imitai. Poi sospirò e chiuse gli occhi, mentre si portava le mani a strofinarsi gli occhi.
Si richiuse la porta alle sue spalle.
"Vieni qua." Mi ordinò.
Prese da un armadietto una fascia e l'acqua ossigenata. Mi avvolse cautamente le parti in cui i tagli erano più profondi, disinfettandomele prima.
Faceva il tutto con mani esperte, come se facesse quelle cose da anni.
Poi toccò ai lividi e prese a cospargermi sulle parti interessate una crema.
"Questa." Enfatizzò. "é una crema speciale." Sogghignò. "Vedrai che tra due giorni i lividi saranno scomparsi." Abbozzò un sorriso forzato.
"Grazie." Risposi incerta.
E forse lui colse quell'incertezza dovuta alla paura che avevo anche nei suoi confronti, perchè "Non avere paura di me Perrie. Non sono come Liam. Anzi, sto cercando di aiutarlo a smettere di farti certe cose." Disse.
Rimasi in silenzio, a pensare su ciò che avrei dovuto dire. Ma arrivai alla conclusione, che forse non c'era poprio niente da dire.
"Chi sei? Perchè mi stai aiutando?" Chiesi qualche minuto dopo.
"Aiha, questa è tosta!" Commentò il taglio sul mio labbro inferiore. "Comunque, ora solo perchè ti sto medicando non ti devi prendere tutte queste confidenze." Rispose in tono secco e irritato.
"In ogni caso, mi sembra che sia giusto che tu lo sappia, date le circostanze. Mi chiamo Harry. Da poco vivo con Liam e vengo a scuola con voi. Ora, ti prego di non parlare più."
HARRY
Mi sorpresi di come l'avevo appena trattata.
Le avevo dimostrato un'innata gentilezza dolce amara, che avevo dato l'onore di conoscere solo a Liam. Ma vederla in quello stato, mi faceva ricordare Liam. Quando io lo avevo salvato. Non potevo fare lo stronzo con tutti,infondo. 
In quegli ultimi anni mi ero convinto di essere padrone dei miei sentimenti, di governare quello che io chiamavo il mio regime mentale. 
Ma la chiacchierata con Ariana, mi aveva acceso un campanello di avvertimento.
Stavo crescendo, stavo diventando più maturo. Per Liam. Per gli altri. Dentro di me avrei voluto restare il teppista che ero sempre stato, ma la prigione, mi aveva fatto crescere.
Alla fine, scendiamo tutti sulla terra per uno scopo. E forse io avevo appena trovato il mio.
Salvare le persone. Mi piaceva. 
Solo che, io restavo sempre il fottussimo stronzo Harry Styles. 
E mantenere entrambi i due ruoli al momento mi rimaneva molto difficile.
Per ora, dovevo cercare di essere semplicemente me stesso. Ma dovevo anche cercare di non far entrare nessuno nella mia vita, a parte Liam.
Già lui mi procurava abbastanza guai, non volevo avere a che fare con nient'altro.
"Ora va a casa."
Si allontanò senza guardarmi neanche in faccia e non ne fui affatto sorpreso.
Sapevo come si sentiva in quel momento. In trappola.
"H-harry.." Cominciò. "Grazie." riuscì a dire.
"Di niente. E non farti più rivedere in questa casa. Mai più."
"Vorrei tanto... Ma non"
"Si che puoi." La interruppi.
"Magari." 
"Ce la farai. Ora vai."
E se ne andò, mostrandomi un sorriso debole.
Io non risposi a quello sguardo e rimisi a posto la crema e le fascie.
Che giornata insolita.
Pensai.
ZAYN
Il telefono squillò ed io, attirato come una calamita, corsi in salotto e mi precipitai a rispondere.
Era Ariana. Strano.
"Pronto?"
"Zayn. Ti va se ci vediamo?"
"Adesso?" Guardai perplesso l'orologio. Erano quasi le sette. "Tra poco mangio.. Nonno Mark non mi lascierà mai."
"Digli che ceni fuori."
"Sicura che i tuoi ti lascino?"
"Ovvio. Non ci sono!"
"Oh.. beh, in questo caso credo che possa venire."
"Ti vengo a prendere io con la macchina, non credo tu sappia dov'è il posto in cui voglio andare. Parto adesso, ok?"
"Ok, ciao!"
Riattaccò. 
Mi era sembrata tesa e fredda nei miei confronti, ma lasciai perdere.
"Nonno!" Esclamai. "Ceno con una mia amica. Ok?"
"Certo! Non fare tardi però!" Gracchiò il vecchio dalla cucina.

Mi preparai in dieci minuti e proprio quando mi infilai il cappotto, sentii il rumore del motore di una pacchina sportiva squarciare la quiete serale che alloggiava nel quartiere.
é di sicuro Ariana.
Mi aspettai di trovarla con il suo maggiordomo che ci faceva da taxi, ma in realtà, quella seduta al volante era proprio lei. E non era seduta sulla solita macchina che la veniva a prendere ogni giorno dopo scuola, no. Era una ferrai rosso fuoco.
Strabuzzai gli occhi. Non ci potevo credere. 
Corsi vero la macchina e lei mi aprii il finestrino. 
"E questa?" Chiesi con un misto di esaltazione e sorpresa.
"Beh, un piccolo prestito della mia famiglia..."
Ormai avevo capito che quando diceva "della mia famiglia" non intendeva dire dei suoi genitori, ma della servitù che l'aveva cresciuta.
"Wow. é un vero e proprio gioiellino." Commentai divertito.
"Ascolta, vuoi stare qui ad adulare la mia macchina tutta la serata o ti decidi a salire?" Scherzò.
Io ridacchiai ed entrai, richiudendo lo sportello con cautela. 
Ora, che ebbi modo di vedere Ariana meglio, notai che aveva cambiato look. Era più... se stessa. Sembrava quasi che fosse nata per essere proprio in quel modo.
Si era truccata. Aveva messo la matita nera sulla palpebra inferiore e si era data un filo di mascara. Dato che ero vissuto in una famiglia di tutte donne, avevo imparato un po' di cose sulle ragazze.
Comunque sia, il viso risultava sempre naturale, ma a renderla più aggressiva erano le Dottor Martens nere, le calze un po' strappate quà e là, i jeans corti e una camicia accompagnata da un gilet. Era davvero carina.
"Sai.. stai molto meglio così Ari."
"Grazie. Comunque lo so."
Risi. "Modesta, eh?"
E lei scoppiò a ridere a sua volta. "No, non dico di essere carina, dico che mi sento più a mio agio così. Sono me stessa e sto meglio."
"Si, avevo capito." Le sorrisi e rimanemmo in silenzio per un po'.
"Non sapevo che sapessi guidare la macchina." Osservai qualche minuto dopo.
"Non sai molte cose di me Zay."
"é per questo che volevi portarmi a cena fuori? Per parlare?"
"Hai indovinato, Malik." Si fece improvvisamente seria.
"é il mio forte." Ma quella battuta stavolta, non la fece ridere. Forse, perchè stava già pensando ai mille modi per dirmi quello di cui si voleva sfogare quella serata, il motivo del perchè aveva organizzato tutto quello.
Restammo per tutto il tempo in silenzio da allora e sembrava che il viaggio non sarebbe finito mai. 
"Dove mi porterai?" Azzardai.
"Siamo già arrivati." 
La macchina si accostò di fronte ad un locale che assomigliava più ad un bar.
Sopra la porta d'ingresso c'era un' insegna con scritto: "Jake's Pizzas"
"Scusami se sei rimasto un po' deluso dalla qualità del locale, ma devo andare nei posti meno frequentati da gente di grande importanza. Sai, le voci girano e non vorrei che si sapesse che sono stata trovata in questo stato con un ragazzo di cui nessuno sa la conoscienza."
"Non preoccuparti, non sono decisamente il tipo da grandi galà. Anzi, preferisco così."
"Meglio, allora." Mi fece l'occhiolino prima di entrare nel locale.
Adoravo la nostra amicizia, perchè c'era qualcosa di particolare in lei. 
Mi stava nascondendo una parte di se, la stessa parte che mi avrebbe rivelato proprio stasera. Ed io non vedevo l'ora di conoscerla, di capirla, di sentirmi in Ariana e di provare le sue stesse emozioni.
Perchè è così che fanno due persone quando iniziano a conoscersi, no? Iniziano a parlare del proprio passato, della loro vita.
Fin dall'inizio, avevamo avuto una simpatia reciproca verso l'altro.
E adesso, perchè non approfondirla? Perchè non affondarci le radici e iniziare a creare un germoglio?
Ecco perchè Ariana mi piaceva. Perchè pensava esattamente come me.
Invece, con Perrie era tutta unamarea di incomprensioni.
Io sapevo che lei aveva bisogno di me, ma lei si comportava quasi come se avesse paura di aver bisogno di me. Ed era per questo che non dormivo la notte. 
Ogni giorno mi convincevo che non c'era niente sotto e che forse quello era tutto frutto della mia immaginazione, ma in realtà forse era colpa mia. Forse la stavo trattando in un modo che la spaventava, in un certo senso.
Era così difficile. Eppure, quando stavo con lei mi sentvo in paradiso. E sapevo che per lei era lo stesso, me lo sentivo.
Quindi, perchè doveva complicare tutto?

Per un attimo però lasciai da parte l'argomento Perrie, perchè quella era la serata Ariana e Zayn. Zayn e Ariana. Stop.
E per quanto l'immagine di Perrie mi martellava il cervello in continuazione, in qualce modo, riuscii a placare quel pensiero, perchè quando ci sedemmo ad un tavolino nascosto dietro ad una pianta, Ariana mi guardò cupa.
"Zayn." Disse più seria che mai. "Tu vuoi conoscermi, giusto?"
"Si." Risposi, incuriosito da quella domanda.
"Quindi... non mi giudicherai per quello che sto per dire, vero?"
"Dipende che cosa..."
"Che cosa ci fa quell'idiota qua?!" Esclamòall'improvviso.
"Chi?!" Chiesi perplesso. 
Poi mi voltai e vidi che Payne e un ragazzo riccio e alto di cui non sapevo il nome erano appena entrati nel locale.
"Stai parlando di Payne?"
"Sto parlando di Harry."
Nel pronunciare quel nome una vena gli pulsò in viso e vidi le sue mani stringersi in due pugni serrati dalla rabbia, gli occhi iniettati di un misto di furia e dolore.
"Harry? Chi è? E poi.. calmati Ariana!" Poggiai una mano sulla sua spalla, ma me la scostò delicatamente.
"Scusami Zayn. Vado a sistemare una faccenda."
"Ariana, che cosa vuoi fare.."
Ma lei si era già alzata dal tavolo e si stava dirigendo verso i due che poco fa erano entrati.
Così mi alzia anch'io, intento a fermarla, qualunque cosa volesse fare.
"Zayn." Quasi gridò in preda alla rabbia. "Non. Seguirmi." Enfatizzò.
Io annuì, perchè tanto sapevo che niente l'avrebbe fermata.
Feci per andarmene a sedere al mio tavolo, ma poi una voce risuonò nella mia mente.
Sei uno stupido codardo, Malik.
Aveva fottutamente ragione. 
Così, mi voltai di nuovo e stavolta andai dritto con passo deciso verso Ariana che stava avendo una conversazione movimentata con il ragazzo riccio seduto alla destra di Payne. 
Ma qualcosa, o qualcuno, mi afferrò il braccio.
Dietro di me c'era Liam Payne, che non avevo mai avutro occasione di vedere così bene in faccia.
Beh, che dire, sembrava un drogato. Occhi rosso fuoco, sguardo addirittura omicida.
"Malik." Quasi disse in tono di scherno. Sentii l'odore acido del misto dell'alcool e non potei evitare di pensare come Perrie facesse a stare con un elemento del genere. Forse si erano presi una pausa.. Insomma. Era da un po' che non si sentivano.
"Payne." Risposi. "Scusami, vorrei tanto conoscerti ma ora ho di meglio da fare, scusa e con permess"
"No." Disse fermo.
"Non andrai da Harry e Ariana. "
"Harry è quello riccio, dico bene?"
"Si."
"Si.. conoscono?"
"Sono cugini, Malik. La tua amichetta Ariana non te lo ha detto?"
"Me lo stava per dire." Mentii. 
"Bene. Vedo che ultimamente hai fatto amicizia con molta gente... Compresa la mia Perrie."
Pronunciò quell'aggettivo in modo possessivo, quasi intimiditorio che mi mise i brividi. Ma non gli lasciai intravedere neance un briciolo di quel poco timore che stava nascendo nei suoi confronti.
"Tranquillo. Non te la ruberò."
"Oh, di questo ne sono sicuro." Rise, ma non una risata come di quelle tra amici, no. Una risata malvagia, come i cattivi dei cartoni animati.
"Nessuno tocca ciò che è di Liam Payne."
Sentii la sua convinzione nel pronunciare quelle parole e mi fece realmente pena.
"Ok." E scoppiai a ridere. "Senti Payne, ci vediamo." Sghignazzai ancora tra me e me e mi allontanai..
"Malik." Sentii tutto l'odio che provava nel pronunciare quel nome, il mio nome.
Lo guardai. Sembrava un maniaco. "Ascoltami bene." Scandì bene le parole, pronunciandole quasi in un sussurro. Ora stringeva le mani in un pugno e sembrava tentato dal piantarmi un sinistro in faccia. "Stalle lontano. Lei.. non ha bisogno di te."
Per un attimo fu come se qualcuno mi avesse appena colpito al cuore.
Mi sentii quasi inutile, come se così, da un momento all'altro, potessi scomarire e nessuno se ne sarebbe accorto. Perrie, non se ne sarebbe accorta.
Ma una vocina, mi sibilò qualcosa nel profondo.

Chi è lui per giudicare, eh? Lo vedi meglio di me Zayn, è un drogato, e Perrie non vede l'ora di liberarsene. Lei ha bisogno di te, è così...

"Calmati Payne. é solo la dogsitter di mio nonno." Ero in colpa per aver pronunciato quelle parole, perchè nel mio intimo sapevo che lei per me era molto, molto di più.
Qualcosa ci univa, qualcosa ci legava. Ed era strano. Perchè io con lei ero più timido, mentre con gli altri ero decisamente sciolto, tranquillo. Lei invece quando era con me sembrava finalmente libera dalla sue oppressioni, che ogni tanto tornavano, e quindi sembrava molto più sicura di sè.
Insieme, in qualche modo, ci completavamo. Ed io non riuscivo a capacitarmene il perchè.
Era ormai una settimana che avevamo iniziato a conoscerci. Non potei negare che forse, erano state le settimane meno movimentate di tutta la mia vita. Spesso studiavamo oppure guardavamo un film, rannicchiati insieme sotto le coperte. Le volte in cui magari potevamo sembrare più intimi era quando lei si appoggiava delicatamente sulla mia spalla, oppure mi stringeva la mano. Cose da fratelli, insomma.
Ma non potei neanche negare, che quelle, furono anche le settimane più belle. 
Era riuscita a placare i miei tormenti, come se me li avesse raccolti pian piano dalla testa e li avesse avvolti con le sue braccia, che li avesse strinti, fino a bloccarli, a schiacciarli.
Io e lei, stavamo bene insieme. 
Ed il mio intento era quello di proteggierla, di renderla libera. Volevo che lei si sentisse finalmente felice, che riposasse.
Ultimamente, non facevo altro che pensare ad una vita senza di lei.
Ovvio, troppo presto per dire che non avrei potuto vivere senza lei, ma spesso arrivavo a domandarmi cose come..
Se tu non l'avessi incontrata? Cosa faresti adesso?
Probabilmente diventerei amico di Ariana. Rispondevo sempre.
Ariana non ha bisogno di te quanto ne ha bisogno Perrie, e tu questo lo sai perfettamente.
Uscii da quel fottutissimo bar e mi accesi una sigaretta.
Aspirai il fumo e lo rilasciai come se avessi appena buttato fuori tutti i miei sentimenti, tutti i miei pensieri. Ma purtroppo, non fu così.
Faceva freddo, fuori.
Ed io, a vedere quella luna bianca come il latte in mezzo a tutto quel nero del cielo, non potei fare a meno di pensare a Perrie.
Merda.
Pensai a quanto lei potesse sembrare forte, ma che in realtà era più fragile di quanto volesse dimostrare. Lei era diversa, era bianca, come quella luna. Era pura, semplice, melodica. 
Eppure, era circondata da una marea di oscurità, di gente che la faceva soffrire.
Ed io dovevo essere il suo sole, quello che l'avrebbe tolta dall'oscurità.
Allo stesso tempo però, stare insieme implicava molti problemi.
Esattattamente come il sole e la luna: insieme, formano qualcosa di meraviglioso, stupendo, che tutti amano. Ma appena si avvicinano di più, succede qualcosa di raro, che nessuno vorrebbe mai vedere.
ARIANA

Ero incazzata. Anzi, infuriata con Harry Styles. 
Gli avevo chiesto esplicitamente di non chiamarmi, non messaggiarmi e soprattutto di non seguirmi. 
Ero decisa a dimenticarmelo del tutto e anche sel nel mio profondo sapevo che niente e nessuno mi avrebbe completamente allontato da lui, rimaneva sempre la speranza.
La speranza che potessi dimenticare.
La speranza che lui un giorno non fosse assolutamente niente per me.
La speranza di viviere finalmente tranquilla, felice e serena.
La speranza di passare almeno una notte, senza sognarlo.
L'avevo trascinato nel retro del bar, quasi dimenticandomi che ero andata lì per perlare con Zayn e non con lui.
Ma l'atroce pulsazione nelle vene mi stava facendo contorcere e non potevo resistere all'impulso irrefrenabile di urlargli addosso.
Come non poteva capire quanto cazzo ci stessi male?
Come non poteva capire che io dopotutto, forse, provavo ancora qualcosa per lui?
Mi aveva trattato come una principessa, mi era stato vicino, mi aveva fatto sfogare e lui si era aperto con me in una maniera indescrivibile.
Avevamo costruito qualcosa di unico, da non sottovalutare, era come se io e lui, insieme, potessimo spazzare tutto ciò che ci opprimeva, come una forza incontrastabile.
E lui, lui aveva deciso di mandare tutto a puttane.
Aveva deciso di mandare a fanculo ciò che avevamo costruito e ciò che avevamo stabilito.

"Ari." Harry si avvicinò di più a me.
Io stavo piangendo a dirotto, il viso coperto dalle mani. Non volevo nascondergli che stavo male, ma non volevo neanche fargli capire quanto cazzo fossi debole.
Eppure, a lui non sembrava importare. Sembrava capire le mie paure, le mie angoscie. Sebrava quasi che anche lui provasse le stesse cose, per me. Perchè infondo sapevo che lui mi voleva bene, mi voleva bene più di chiunque altro. Non mi avrebbe mai abbandonato o tradito, mai. Ne ero totalmente sicura.
"Ari." Ripetè, stavolta avvolgendomi con un braccio. Mi scostò i capelli e venni immediatamente percossa da un'ondata di brividi.
Non mi chiese perchè piangevo, perchè lo sapeva già.
E non tentò neanche di dire un semplice "mi dispiace" che anche se fosse stato sincero, non sarebbe servito assolutamente a niente. E poi, lui non era il tipo.
Mi baciò cautamente la testa e levò con una dolcezza innata le mie mani ancora attaccate al volto.
Mi asciugai velocemente le lacrime e lo guardai.
Occhi verdi, pieni di pietà, tristezza, paura. Gli stessi occhi di cui mi ero perdutamente innamorata da tempo, che mi avevano trascinato in salvo da quella lugubre vita senza senso. E poi i suoi riccioli, così belli, così dannatamente perfetti.
Lo sguardo imperscrutabile. Era tirato, come se fare qualsiasi espressione gli costasse caro, uno sforzo immane.
Mi accarezzò la guancia ed io, inevitabilmente, arrossii.
"Cosa?" Dissi in un soffio, con quel poco di voce che mi rimaneva. Mi sentii goffa, stupida per non aver neanche il fiato per parlare.
"Sei bellissima." Mi disse, infine. Io diventai quasi come un pomodoro e lui molto probabilmente se ne accorse.
Mentre io, non so come, ma ero riuscita a smetterla di piangere. Poi sorrisi, perchè pensai all'effetto che Harry aveva su di me.
"Harry.." Iniziai, senza in realtà dover dire alcun chè. E come avevo previsto, lui mi interruppe.
"Ariana. Stavolta, siamo io e te, contro il mondo. Lo saremo per sempre, lo sai? Non dovremmo più essere costretti a stare soli."
Ed io, senza preavviso, spinta da un'ondata di emozioni indescrvibili che mi soffocavano il respiro, presi la sua testa tra le mie mani e lo baciai.
Fu una cosa veloce, appena il tempo di avvolgere le mie labbra contro le sue, senza lingua.
Poi mi staccai e lo guardai dritto negli occhi.
"Harry.. scusa, ma credo di.. amarti." sussurrai.
Lui mi guardò esattamente come mi aveva guardato prima. Volto indecifrabile ed io ebbi una fottutissima paura di aver appena perso il mio migliore amico, il mio cugino.
Ma appena mi ritrassi, lui improvvisamente mi prese e strinse la mano per poi "Vieni con me." Annunciare fermamente.

Ci ritrovammo in un ristorante. Io non sapevo che dire,stava facendo tutto lui.
"Questo, che ti piaccia o no, è il tuo primo appuntamento." Disse in fare quasi divertito dopo aver ordinato due pizze.
A che gioco stava giocando? Stava cercando di dirmi qualcosa, di mettermi in imbarazzo o semplicemente quello era il suo modo contorto e subdolo per farmi capire chelui provava lo stesso?
Ecco, quella era l'unica cosa che odiavo di lui.
Non riuscivo mai a capire cosa gli saltasse per la testa.
Dopo mangiato, mi trascinò fuori dal locale.
"Ariana.." Sussurrò, portandomi dolcemente attaccata al muro.
"Eh.." Sussurrai a mia volta.
"Chiudi gli occhi." Disse.
Sapevo che mi voleva baciare. Ne ero sicurissima. Allora chiusi gli occhi, l'aria fredda ad accarezzarmi la pelle, il viso ghiacciato per il freddo, l'aria che entrava e usciva lentamente dal naso. Respiri che si stavano facendo più affannosi, man mano che l'attesa si prolungava.
Ma quel dannatissimo bacio, non arrivò mai. 
Quando aprii gli occhi, vidi il vuoto davanti a me. Il mondo crollarmi addosso, le nostre risate, i nostri sguardi, i nostri sfoghi cuore a cuore risultavano come ricordi di un passato offuscato dalle tenebre.
Mi ero odiata per essere così ingenua. E poi capii una cosa: lo avevo spaventato. Lui non mi amava e quello era stato il suo modo carino e gentile, per così dire, per dirmi una volta per tutte addio. E pensare, che poche ore fa, mi aveva detto il contrario.
Un attacco d'ansia. Respiro affannato.
Cuore a mille, vista annebbiata. Volto rigato di lacrime, occhi gonfi.
Ero a pezzi, ed era stata colpa mia e della mia detestabile ingenuità. Ero caduta nella ragnatela e nelle false promesse di quel ambiguo e superficiale Harry Styles, che mi era stato vicino per comodità tutto il tempo, aspettando solo il momento giusto per abbandonarmi. Io gli avevo dato l'opportunità di farlo e ora lui non c'era più. 
Svanito, puff.
Ora, mi faceva molto più freddo di prima. E non era perchè le temperature si stavano abbassando.
No, era il freddo interno che mi annunciava che ora, ero realmente sola.
E lo sarei stata per sempre, forse.

"Che c'è?!" Disse Harry frustrato. "Perchè mi hai trascinato qua?!"
"Perchè tu mi stai seguendo, Styles."
"No." Rispose. "Non sto facendo proprio un cazzo, Ariana." Sembrò pentirsi per un attimo di avermi risposto così, ma poi cambiò del tutto espressione.
"Lo vuoi capire che io non dipendo dalla tua vita? Sei solo mia cugina, stop. Non sto cercando di esserti amico, o meglio, prima volevo che tu ti lasciassi tutto alle spalle, ma ora ho capito che non me ne frega proprio un cazzo di te." 
Fu un'immensa pugnalata al cuore. Per tutto il tempo io avevo pensato che lui un minimo tenesse ancora a me e che volesse restaurare il rapporto che prima c'era tra noi.
E adesso, che vedevo nei suoi occhi il disprezzo che provava nei miei confronti, addirittura il disgusto nel solo pronunciare il mio nome, mi sentivo inutile. Una merda, una schifezza.
"Tu sei una grande testa di cazzo Styles."
Sbuffò. "E te ne sei accorta ora? Non ti è bastato vero che ti lasciassi da sola, dopo averti promesso che non ti avrei mai abbandonata, eh? Non ti è bastato il solo fatto che ti abbia illuso per un solo momento che io fossi realmente interessato a te, eh? Beh, sai che ti dico? Prima ero un grande stupido, un idiota. Dovevo dirtelo chiaramente in faccia che di te me ne fregava meno di un cazzo."
Lo guardai a metà tra lo schifata e l'inorridita. Ma allo stesso tempo, sorpresa. Sorpresa che si ricordasse di quello che era successo nei dettagli. Ma  se davvero pensava certe cose sul mio conto, che senso aveva avuto trascinarmi in quel bar quella mattina e parlarmi come degli amici di vecchia data? Non poteva solo.. evitarmi?
E allora capii. Finalmente.

HARRY

Cercai di non mostrare quanto sforzo facessi per dirgli quelle falsità, quelle cazzate che in realtà non pensavo neanche minimamente.
Lei non sapeva di quanto avessi sofferto quando ci eravamo allontanati.
Lei non sapeva, o forse si tifiutava di capire, che quando mi aveva baciato io non avevo provato assolutamente niente.
Daltronde, come succedeva con ogni ragazza che avevo frequentato da tanti anni a quella parte. 
Non trovi mai quella giusta, Harreh. é questo il problema.
Mi ripetevo ogni volta.
Ma con lei, era diverso. Per me era davvero importante e non potevo solo permettermi di farla soffrire. Per un attimo avevo pensato che portarla in un appuntamento l'avrebbe fatta stare tranquilla. Ma poi mi ero reso conto che era la cazzata più grande che avessi mai fatto in vita mia, perchè la stavo illudendo. E quello, era ancora peggio.
Non volevo abbandonarla, perchè la promessa che le avevo fatto, sarebbe durata per sempre. L'avevo fatta con la mia stessa anima, con il mio stesso cuore. Era un giuramento.
Poi, ci riflettei a lungo.
Il modo più semplice era lasciarla andare.
Sì, perchè così lei mi avrebbe creduto un perfetto stronzo e così io avrei potuto vergliarla da lontano, un po' come un angelo custode.
E così, l'abbandonai, proprio come gli avevo promesso poche ore prima quel giorno che non avrei mai fatto.
Le feci credere di essere un completo deficente e poi, io stesso, trasportato da Liam, lo diventai.
Iniziai a gettare tutta la mia vita nell'alcool, nella droga.
Non c'era giorno in cui non ne facessi uso.
Perchè lo stai facendo, Harreh? Perchè ti riduci così?
Per Ariana. Per dimenticare ciò che ho fatto. Per levarmela dalla testa, una volta per tutte.
E poi, pian piano, mi accorsi che non potevo nasconderlo ai miei genitori così a lungo.
E perciò, decisi di scappare.
Fu il giorno più triste della mia vita, perchè sapevo che infondo la mia assenza sarebbe stata una gioia per tutti, perchè una volta dimenticato ciò che avevo fatto, come li avevo trattati, sarebbero stati tranquilli per il resto della loro vita. Si sarebbero dimenticati anche il mio nome e sarebbe stato meglio per tutti.
Però, il solo fatto che la mia stessa esistenza fosse la causa di così tante delusioni, sofferenze, angoscie, mi uccideva.
A cosa servi, eh Harreh? Dimmelo, perchè io proprio non lo so..
Non fai altro che "uccidere" le persone, non sarebbe ora giunto il momento di uccidere te stesso?
Ritornai alla realtà.
"S-se.. se davvero pensi queste cose di me, vattene. Ma stavolta, non tornare più."
"Non voglio tornare." Ma già le lacrime, stavano iniziando a gonfiarmi gli occhi, così mi voltai di scatto, per non fargli notare la tristezza remissiva che non cessava di torturarmi con la voglia di piangere, urlare, per buttare fuori tutto quello che mi ero sempre tenuto per me.
Mi poggiò con una naturalezza estrema una mano sulla spalla, come per farmi voltare.
Ed io lo feci, ma fui accolto da uno sguardo grave, profondo che mi mise un po' a disagio.
"Allora... Ciao Harry."
Lei staccò lentamente la mano dalla mia spalla e mi sentii improvvisamente freddo, dentro.
Il volto tirato, mentre a poco a poco gli occhi pieni di delusione e rigati da lacrime.
Non potei resistere, non ci riuscivo proprio a vederla così.
Così l'afferrai e la costrinsi a guardarmi di nuovo, eravamo ad un centimetro di distanza, i petti che si scontravano e le pelli che si pigiavano l'una con l'altra.
Ma, non stavo provando niente. 
"Ciao." Dissi infine, lasciandola andare via per sempre.
L'avevo appena persa, di nuovo. Ed era giusto così.

ARIANA

Entrai nel locale per poi vedere che Zayn era fuori a fumare.
Lo squadrai per un po' in silenzio, ammirando la sua bellezza. Gli zigomi sporgenti, quel poco di barbetta che lo faceva sembrare più sexy di quanto non lo fosse già. La gamba ripiegata ed appoggiata al muro, lo sguardo fisso sulla luna. Chissà a cosa stava pensando.
Mi diressi verso il nostro tavolo e notai subito che ci avevano portato le pizze. Ne toccai una.. era troppo fredda per essere commestibile.
E allora mi vergognai tremendamente. Mi ero comportata da insensibile, attratta dalla voglia di piantare Harry al muro e gridargli tutto l'odio che provavo nei suoi confronti mi ero dimenticata del vero motivo del perchè mi trovavo lì: Zayn. Dovevamo sfogarci e raccontarci i nostri segreti, le nostre paure. Ed io l'avevo piantato in asso.
Presi un po' di coraggio e lo raggiunsi, ancora il volto rosso e lo sguardo vuoto.
"Ehi." Disse tranquillo come non mai, senza dsitogliere neanche per un attimo lo sguardo dalla luna.
"Ehi." Risposi a mia volta. "Zayn..." Cominciai.
"Non dire niente, Ariana. Avrai avuto di sicuro i tuoi motivi e se non ne hai bisogno tu, non dirmeli neanche." 
"Scusa. Mi dispiace, ma dovevo dirtelo. Davvero, io mi sono comportata.."
"Ariana, perfavore. é tutto ok, davvero."
Sospirai. "Grazie."
"Ne vuoi una?" Disse indicando il pacchetto di sigarette che aveva incastrato nei pantaloni.
In quel momento sarebbe stato molto più educato non accettare, perchè già quella serata era stato un totale schifo e chiedergli qualcosaltro sarebbe stato da veri idioti. Ma con lui era diverso, era un po' come avere un fratello. Non dovevo chiedergli scusa perchè lui mi capiva perfettamente, voleva solo il mio bene. Ed era strano avere per amico una persona come Zayn, perchè riusciva a farti stare bene anche in momenti del genere, con delle semplici parole, a volte solamente un cenno. Lui se ne stava sempre in silenzio ad ascoltare tutti. 
Ognuno di noi è capace di sentire le parole delle persone, ma lui sapeva ascoltare con il cuore, cosa che nessuno che avevo incontrato in vita mia ci era mai riuscito, a parte Harry.
Ma ovviamente Harry aveva finto e quindi Zayn sarebbe rimasto il primo.
Così annuì e lui mi gettò l'intero pacchetto e ritornò a scrutare con occhi lucidi il cielo.
Così, del tutto presa da quel momento di intimità "Stai pensando a Perrie, vero?" azzardai.
E dalla sua faccia avevo capito che quella domanda non l'aveva sorpreso e non era neanche infastidito. Fui colpita dalla sua reazione così spontanea, e lo ammirai.
Rilasciò una nuvoletta di fumo e abbassò lo sguardo.
"Si.." 
"Ti piace, vero?"
"Non lo so.. è solo che..." Fece una pausa. "é così strano."
"Lo so." sospirai. "é difficile."
"Proprio così. Il fatto è che non so cosa provo realmente e tutto ciò è molto frustrante."
"Siamo sulla stessa barca, Malik. Non so cosa provo neanche io e in più, non so cosa provo per mio cugino. Sono messa molto bene, direi." Ridacchiai, e lui mi guardò un po' sconcertato.
"Non me l'avevi mai detto."
"Te lo volevo dire oggi. Volevo parlare nel nostro passato, per conoscerci meglio. Ed è per questo che mi sento in colpa.."
"Non preoccuparti. Alla fin fine, non c'è miglior modo che parlare accompagnati dal silenzio della notte e da una buona sigaretta di qualità." Un attimo dopo mi sentii sollevata, perchè ero appena riuscita a strappargli un sorriso e lui a me.
"Zayn... sono contenta di conoscerti. Tu.. non vorrei fare la sdolcinata del momento ma.. cioè.. grazie."
Fece un ghigno compiaciuto per poi "Io non giudicherò mai il vero amore. che tu ami tuo cugino o meno, poco importa. Nessuno può comandare i sentimenti, e chi sono io per dire che ciò è sbagliato?"
"Zayn."
"Dimmi."
"Credo di... Volerti bene."
"Lo credo anch'io."
Le nostre sigarette finirono nello stesso momento.
Lo stesso momento in cui capii che quel ragazzo era diventato parte di me, lo stesso momento in cui capii che finalmente, dopo tanto tempo, avevo trovato una persona che mi volesse bene per come ero, senza pregiudizi.
E da ora in poi il mio compito sarebbe stato quello di renderlo felice, per sempre.
"Zayn.."
"Si?"
"Mi prometti una cosa?"
"Spara."
"Promettimi che se io mi innamorassi di te, tu non mi lasceresti andare."
"Ma ti farei soffrire."
"No, soffrirei di più senza la tua presenza."
"Ariana..."
"Promettimelo."
Fece un respiro profondo e poi mi guardò dritto negli occhi. "Te lo prometto."
Ed io, gli credetti.

Bene, siccome prima avevo fatto un ritardo immenso, ho deciso di premiarvi pubblicandovi un altro capitolo. 
é una fortuna che mi è tornato internet, non potevo stare senza.
Mi scuso per eventuali errori, sono un disastro. 
Allora, dato che la storia non è molto recensita ho deciso di fermarmi a scrivere questa ff per un po', anche perchè adesso ne sto scrivendo una Larry con una mia amica e devo dire che sta venendo molto meglio. 
Quindi, questa storia prenderà una pausa per un po', ma poi continuerò a scriverla se qualcuno si degnerà di recensirla, ahahah. :') 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2352930