I miracoli del vischio. di Dart of Pleasure (/viewuser.php?uid=539746)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Le
tre spie si trovavano al castello e, in attesa della chiamata del
generale Beckman, ipotizzavano la prossima missione.
-Magari
dovremo asportare la CPU di una potentissima macchina distruttrice!-
disse Chuck con eccitazione.
-Magari
dovremo asportare le tue corde vocali- rispose Casey, con aria
sadica, suscitando il sorriso di Sarah.
Ad
un tratto lo schermo di fronte a loro s'illuminò, mostrando
l'espressione accigliata del generale:
-Niente
di tutto questo- esordì- Il vostro compito sarà
proteggere un
civile che ha sfortunatamente assistito all'omicidio del premier
Alejandro Goya che si trovava per motivi personali ad una convention
sulla filosofia moderna in Italia. E' necessario proteggere il
testimone dall'organizzazione responsabile dell'attentato
affinché
questo possa riconoscere l'assassino.
-Quindi
è italiano? Fantastico!- si entusiasmò Chuck.
-No,
Chuck- disse la Beckman- non è proprio italiano.
Le
porte interne del castello si aprirono ed entrarono due agenti in
divisa che scortavano una giovane ragazza. Una bellissima
e
giovanissima ragazza.
Casey
e Chuck, anche se per diversi motivi, assunsero la stessa espressione
scioccata, mentre Sarah sorrise, animata da una subitanea e sincera
simpatia.
-Salve
a tutti!- disse la ragazza tra l'imbarazzo e la curiosità;
del resto
non aveva mai visto dei veri agenti segreti, delle
spie
come quelle
che si vedono nei
film.- Io mi chiamo Sabrina, come già saprete sono italiana,
e..
odio essere osservata nel modo in cui mi state osservando.
-Scusa,
scusa, hai ragione. Ma sai noi ci aspettavamo un uomo, possibilmente
sulla cinquantina, magari pelato..e invece tu sei molto giovane ed
hai molti capelli.- il ragazzo si rese conto che stava divagando e
delirando perciò si presentò- Io sono Chuck, lei
è la bellissima
Sarah e lui è il simpaticissimo Casey.
Sabrina
trattenne a stento una risata vedendo che quel ragazzo allampanato
era quasi più goffo di lei. E mossa da un senso di fiducia
che quei
tre le suscitavano corse a baciare Chuck e Sarah sulle guance, nel
tradizionale saluto italiano. Quando arrivò davanti Casey,
tuttavia,
si fermò imbarazzata e protese la mano, sussurrando un
timidissimo:
-Piacere
di conoscerla!
Il
colonnello un po' sorpreso e in fondo un po' scocciato, dal diverso
trattamento ricevuto, si limitò a grugnire un:
-Piacere.
-Niente
calore italiano per il nostro colonnello!- bisbigliò ridendo
Chuck.
-Piantala,
idiota!- mormorò Casey, tirandogli un orecchio.
Nel
frattempo, Sarah, Sabrina e la Beckman, discutevano sulla copertura
della ragazza.
-Potrei
essere tua sorella minore.
-Mi
piacerebbe- sorrise Sarah- Ma hai i capelli castano scuro, e inoltre
sono ricci e lunghi. Hai gli occhi castani e..sei semplicemente
troppo diversa.
-L'agente
Walker ha ragione. Potresti fingerti la sorella di Chuck se non fosse
che tutti conoscono quella reale..ma..mm..che ne diresti di fingerti
la figlia del colonnello John Casey?
-La
figlia?- ripeté Sabrina diventando rossa- Non sono
abbastanza
giovane per essere sua figlia! Non è assolutamente una buona
idea!
-E'
vero, non è abbastanza giovane per essere mia figlia. -
rincarò
Casey, infastidito come sempre dalle allusioni alla sua età.
-Ma
se potresti essere mio padre!- provocò Chuck.
-Sta'
zitto se ci tieni ai tuoi insulsi capelli- rispose sottovoce. Poi
alla ragazza - Quanti anni hai?
-24!
-rispose Sabrina, sempre più rossa.
-Stai
davvero cercando di mentire a degli agenti governativi segreti?-
chiese la Beckman, aggrottando le sopracciglia.
-19..-
sospirò a quel punto la ragazza alzando gli occhi al cielo.
A
quel punto tutti aggrottarono le sopracciglia.
-Ah..-si
limitò a grugnire Casey.
-E
così ti piace la filosofia..-iniziò Chuck.
-Non
è il momento di fare amicizia Chuck!- lo interruppe il
generale-
Dunque.. Sabrina sarà ospitata dallo zio John che le
troverà lavoro
presso la yogurteria dove sarà affiancata dall'agente
Walker. Questo
è tutto. - concluse, chiudendo bruscamente la connessione.
Nella
stanza calò un improvviso silenzio.
-Bene..allora..andiamo
nella tua nuova sistemazione, così ti aiuterò a
disfare le
valigie.- disse Sarah, sorridendo in modo rassicurante e prendendo
per mano la ragazza.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
L'appartamento
era in perfetto ordine, un ordine quasi maniacale
che
suggeriva rigore e austerità. Gli unici indizi che
suggerivano la
presenza di un residente erano le bottiglie di cognac mezze vuote e i
sigari spenti in un portacenere di vetro.
Ad
una ragazza avvilita e lontana da casa tutto ciò non poteva
sembrare
altro che triste e tetro. Mentre riponeva la propria biancheria nei
cassetti gli occhi le divennero lucidi.
-Non
devi lasciarti abbattere dallo sconforto..certo, non è un
posto
molto allegro ma ha tutte le comodità.- provò a
consolarla Sarah.
-Non
è per l'appartamento..-sorrise tristemente la ragazza.- E'
che
vorrei essere a casa..sai, ho dovuto dire a mia madre che ho vinto un
soggiorno linguistico gratuito a New York. Non posso neanche
chiamarla..
-Tutto
questo finirà molto presto, vedrai. Io, Chuck e Casey
arresteremo i
cattivi e tu potrai tornare a casa.
-Il
colonnello sarà sicuramente irritato dalla mia permanenza
qui..-
arrossì leggermente Sabrina.
-Non
devi preoccuparti, Casey è..sì un po'
scorbutico..ma tiene a cuore
ogni missione. E il generale ha detto che questa è la tua
sistemazione quindi, anche se temporaneamente, devi considerarla casa
tua.- Vedendo che l'umore della ragazza non migliorava, aggiunse- E
comunque, Chuck vive nella casa accanto lui non ti darà modo
di
annoiarti. E' un ragazzo divertente. Ecco abbiamo finito, scendiamo
in soggiorno.
Notando
la luce negli occhi di Sarah, Sabrina affermò:
-Siete
davvero una bella coppia!
-Chi,
io e Chuck?- chiese Sarah agitata- Noi siamo solo colleghi.
Sabrina
alzò un sopracciglio:
-Mah..sarà..
L'agente
sbirciò l'orologio e disse- Casey dovrebbe arrivare da un
mom..
Il
rumore della serratura la interruppe.- E infatti eccolo qua! Aspetta
Casey, devo parlarti.
I
due uscirono, lasciando la ragazza seduta sullo scomodissimo divano
dei pelle nera. Calmati cazzo. Che situazione di
merda.
Fanculo mi sudano le mani. Mentre
Sabrina cercava di non andare in paranoia, Sarah cercava di rendere
la situazione meno imbarazzante per tutti.
-Tieni
presente che è una ragazzina lontana da casa, è
triste e confusa.
Non essere brusco e la mattina non svegliarla con l'allarme
antincendio.
-Sto
perdendo la pazienza Walker. So come trattare un testimone.
-Bene.
I
due agenti rientrarono in casa.
-Allora
io vado, ci vediamo domani. E tranquilla, ti lascio in buone mani!
Casey
fece un sorriso a labbra strette e grugnì per tutta risposta.
Quando
finalmente Walker uscì, fissò la ragazza. Era
buffa con
quell'espressione tra timorosa e sfacciata. Guardò com'era
vestita:
vestito blu scuro con ricami rossi, calze chiare, scarpe rosse e
cerchietto rosso. E i lunghissimi capelli scuri che le incorniciavano
il volto. Così immobile sembrava una bambola. Una bambola
che stava
aspettando qualcosa, che lo guardava perplessa.
-Dunque..è
abbastanza comoda la stanza?- chiese, tanto per rompere quel silenzio
pesante.
-Sì,
anche se non credo di poter dormire con la pistola sotto il cuscino
-E'
solo questione di abitudine- disse lui con noncuranza.- Hai bisogno
di qualcosa? Cibo, acqua?
-Potrei
avere un po' di quello?- chiese la ragazza indicando il cognac sul
mobile bar?
Lui
la guardò incerto.
-Sei
sicura?..non sembri il tipo
-Non
lo sono infatti, ma ne ho bisogno.-rispose lei fingendo sicurezza.
Casey
le porse il bicchiere con pochissimo liquidò. Lei
sembrò riflettere
un secondo, poi si alzò e lo riempì fino a
metà. Lo bevve tutto
d'un fiato e disse, salendo le scale:
-Scusami
ma ho molto sonno, grazie e a domani.
Lui
la guardò salire, in silenzio. E per distrarsi da quel
sentimento di
tenerezza che lo infastidiva cominciò a pulire le sue
pistole
preferite.
L'indomani
il colonnello John Casey si svegliò come di consuetudine
esattamente
un minuto prima che la sveglia suonasse e, da perfetto soldato
andò
a controllare lo stato del testimone. Bussò lievemente e,
non
ottenendo risposta, aprì cautamente la porta: il letto,
disfatto,
era vuoto ed il cuscino stranamente bagnato. Cominciò a
chiamare la
ragazza a gran voce e si precipitò al piano di sotto per
avvertire
Chuck.
Bussò
sonoramente alla porta, urlando:
-Chuck!
Apri stupido idiota, hanno preso la ragazza!
-Calmati
Casey, è qui!-rispose l'altro, aprendo la porta e indicando
la
ragazza seduta a terra con il joystick in mano.-Ho visto che era in
terrazzo tutta sola e l'ho invitata a fare colazione.
-Non
volevo svegliarti facendo rumore- soggiunse timidamente Sabrina.
-Comunque..Jhonny
caro..ti sei
accorto di essere
in boxer?
Casey
afferrò il ragazzo per il colletto e gli grugnì
in faccia:
-Bartowski,
prima o poi ti ammazzo!- lo mollò bruscamente e
tornò in casa.
Chuck
si voltò verso Sabrina e con aria comica le disse:
-In
realtà mi vuole un bene immenso!
-Si
vede!- rise lei.- Comunque mi stavi descrivendo i riflessi che i
capelli di Sarah hanno al sole.
-Sono
davvero così ossessionato?- chiese ironicamente.
-Sei
innamorato, e prima o poi vincerai.- puntualizzò lei
convinta.
Chuck
sorrise in modo ottimista e tornando a giocare all'x-box, chiese:
-E
tu? La tua l'hai già vinta o non l'hai ancora cominciata?
-Non
l'ho ancora cominciata. Non ne ho mai trovata qualcuna per cui valga
la pena combattere.
-Capisco
che tu voglia puntare in alto,
signorina-a-diciannove-anni-vado-alle-convention-di-filosofia, ma dai
una chance anche ai comuni mortali- rise lui, mentre veniva battuto
per la seconda volta a Need for Speed.
-Casey
si è comportato bene? O ti ha obbligato a fare cento
flessioni prima
di andare a dormire?
-Non
ha quasi aperto bocca, a dire il vero.
-Tanto
meglio! Non è capace di affrontare una discussione senza
tirar fuori
le pistole.- scattò in piedi e cominciò
un'imitazione grottesca del
collega.- Io sono il colonnello John Casey e vi ucciderò
tutti con
il mio super bazzuga!
-C-Chuck..zitt
-Oh
sì, io sono un super agente segreto!- continuò
lui facendo finta di
avere tra le mani una pistola.
-Ci
puoi giurare Bartowski- affermò a gran voce Casey, alle sue
spalle.
-Tu..io..come
sei entrato?- chiese il ragazzo impallidendo.
-La
finestra era aperta, idiota!- spiegò l'altro sovrastandolo
minacciosamente.
Sabrina
rideva fino alle lacrime.
-Ti
stai schierando dalla parte del male?- chiese quasi offeso Chuck.
-Io
sono il male solo perché ti ho salvato il culo infinite
volte!
La
ragazza tossicchiò, per richiamare l'attenzione e disse
semplicemente:
-Linguaggio.
Casey
lasciò andare Chuck e alzando un sopracciglio
brontolò un- Scusa.
-Ecco,
moderiamo il linguaggio, questa è una casa rispettabile!-
continuò
l'altro.
-Bartowski
se non chiudi il becco io..
-Ok,
ok. Casey per caso cercavi me?- chiese la ragazza per distrarlo.
-Sì.
Devo scortarti fino alla yogurteria.
-Saluta
Sarah da parte mia- disse Chuck.
-Potrai
salutarla tu stesso, Walker ti aspetta al castello. Dovete esaminare
del materiale sequestrato.- poi, rivolgendosi alla ragazza.- Andiamo.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
John
Casey guidava magnificamente lungo la super strada. Sebbene il tempo
fosse soleggiato, guardando fuori dall'abitacolo si potevano vedere
abeti innevati. Casey fissava la strada innanzi a sé mentre
Sabrina
lo sbirciava senza farsi notare. Entrambi erano silenziosi ma
l'atmosfera non era pesante bensì serena. Tuttavia ad un
tratto lui
disse:
-La
prossima volta che uscirai di casa, sia pure per giocare con
Bartowski, devi avvisarmi. Dobbiamo seguire ordini precisi.
-Non
vorrei fare la spia ma Chuck aveva detto che non
era
necessario avvisarti.
-Non
dare troppa retta a quello che dice Bartowski- dopo un secondo di
silenzio chiese- hai preso sonniferi o ansiolitici ieri?
-No!-
rispose la ragazza perplessa.
-Stupefacenti?-insisté
lui.
-Ma
per chi mi hai preso? Dopo quel bicchiere di cognac mi sono subito
addormentata e ho dormito per undici ore consecutive.
-E
allora perché il cuscino era bagnato?- accusò lui.
Sabrina
divenne rossa dalla rabbia e dalla
vergogna-Perché..perché..-le
divennero gli occhi lucidi-perché sì.
Un
campanellino squillò nella testa del colonnello. Perché
sì,
come i bambini. Ma infondo lei è quasi
una bambina, ed è
sola in un paese straniero, ricercata solo perché si trovava
nel
posto sbagliato al momento sbagliato.
-Scusa..ma
sai devo..
-Seguire
ordini precisi, ho capito.- disse lei come ripetendo una filastrocca.
Calò
nuovamente il silenzio. Casey sentiva la tristezza
della
ragazza e ne provava una profonda pena, a dispetto della sua regola
“Vietati i sentimenti”.
-Posso
accendere la radio?- chiese lei per distrarsi.
La
accese lui. Era appena iniziata “Cold December
Night” di Michael
Bublè, lui fece per cambiare stazione ma venne fermato dalla
mano di
Sabrina.
-Non
mi obbligherai ad ascoltare queste canzoni smielate! Non sono
Bartowski.
-Tu
sei il colonnello John Casey- disse lei imitando la sua voce- ma io
so che sei gentile e che mi farai questo favore.
-Io
non credo proprio.
-Dopo
questa ascoltiamo ciò che vuoi tu.-propose lei con voce
supplichevole.
Casey
grugnì ma la lasciò fare. Le fece decidere tutte
le canzoni, del
resto gran parte di queste piacevano anche lui; Led Zeppelin,
Beatles, Franz Ferdinand erano più che graditi.
Dopo
aver ascoltato questa musica, Sabrina sembrò aver acquisito
un nuovo
coraggio e cominciò ad interrogarlo:
-Allora..quando
non arresti i cattivi..diciamo nel tempo libero..cosa ti piace fare?
Lui
la guardò di sbieco.
-Informazioni
riservate?-sorrise lei.
-Esattamente-
rispose lui impassibile.
-Mmm..-
era rimasta un po' male-beh se non mi parli di te non saprò
cosa
posso e non posso fare. Infondo siamo costretti alla convivenza.
-Non
preoccuparti..mi casa es tu casa.- disse, più per liquidare
l'argomento che per cortesia.- siamo arrivati.
Scesero
dalla macchina e si avviarono al negozio. Appena entrati, Sabrina
vide la divisa che avrebbe dovuto indossare. Wow. Non
riusciva
a capire se fosse il corpo di Sarah a far sembrare il tutto
così
fottutamente sexy o quel ridicolo completo. Senza dubbio
è merito
di Sarah. Vestita così sembrerò un salsicciotto
tedesco, pensò
con orrore.
-Credo
che la misura sia esatta, provali e fammi sapere- disse la bionda,
incoraggiandola con un sorriso.
-Ci
sono stati problemi?
-Non
proprio, ma credo che stamattina abbia pianto.
Sarah
socchiuse gli occhi come una gatta-Intendevo problemi come attentati
o imboscate. Ma..ho capito, proverò a tirarla su di morale.
-Beh
sì io..no..intendevo
Li
interruppe la ragazza fuoriuscendo dal bagno.
-Perfetto!-
esclamò sorridendo Sarah.- Non è vero Casey?
Casey
rimase in silenzio, o meglio grugnì. Le ragazze, tuttavia,
non
capirono se quel grugnito fosse di approvazione o meno
perché subito
dopo l'uomo se ne andò.
-Non
credo che gli sia piaciuto- mormorò Sabrina, nascondendo di
essere
un po' offesa. Si era guardata allo specchio. Non era assolutamente
un salsicciotto tedesco.
-Certo
che sì! Ma a Casey non interessano queste cose e poi ti ho
già
parlato della sua natura poco socievole.- guardò
l'orologio.- Chuck
e Casey arriveranno tra un'ora.
-Lavorano
entrambi al Buy More?
-Sì,
è la loro copertura.
Sabrina
sembrò riflettere un momento.
-E
se portassi qualcosa allo zio? Non sarebbe ottimo
per la
copertura?- chiese con uno strano luccichio negli occhi.
Quando
varcò la porta del centro commerciale si ritrovò ogni
sguardo
maschile addosso.
Jeff,
Lester e Morgan cominciarono ad azzuffarsi e vinse quest'ultimo.
La
avvicinò con il suo modo impacciato e goffo.
-Salve
posso esserle d'aiuto?
I
suoi occhi verdi ispirarono un immediata fiducia in Sabrina, ma non
erano gli occhi verdi che cercava.
-Sì,
grazie- rispose con il tono più dolce di cui era capace- Sto
cercando mio zio John Casey.
-Sì,
certo..a-aspetta, cosa? Casey è tuo zio? Non è
possibile!
Sabrina
lo guardò allarmata: che avesse compromesso la copertura?
Che
l'avessero scoperta?
-Perché
è impossibile?-soffiò preoccupata.
-Perché..perché..Perché
tu sei bellissima, purissim..
-Mi
disintossicherei dalla colla per un tuo bacio- s'intromise Jeff.
-Se
accetterai di sposarmi io bacerò le tue scarpe ogni volta
che
rientrerai a casa- disse Lester.
Sabrina
schifata e spaventata chiese aiuto a Morgan con gli occhi.
-Ora
basta! Casey è suo zio e se la vede così
spaventata potrebbe anche
uccidervi!- prese per mano la ragazza e la portò nello
spogliatoio.
-Tuo
zio è dietro quella porta. Ti prego non dirgli di Jeff e
Lester se
non vuoi essere responsabile di un omicidio- disse ridendo ma con un
velo di paura negli occhi.
-Non
preoccuparti- sorrise, veramente colpita da quel ragazzo tanto strano
quanto gentile.- e grazie..
-Morgan-
si presentò lui.
-Morgan..-e
lo baciò sulla guancia, prima di sparire dietro la porta.
Morgan,
quasi in trans, si diresse verso la reception dove incontrò
Chuck.
-Ehi
amico che ti prende?
-Sono
stato baciato da un angelo- rispose Morgan con aria sognante.
-Son
contento per te fratello e, dimmi, quest'angelo ha un nome?
-Non
lo so, non gliel'ho chiesto perché lei
stava..-sembrò risvegliarsi
dal sogno lucido- Casey è suo zio! E' terribile!
-Che
cosa? Lei è qui?- urlò Chuck preoccupato.
-Tu
la conosci?- urlò Morgan di rimando.
-Sì
perché..-si grattò la testa (era sempre a disagio
quando doveva
mentire al suo miglior amico)- perché lei lavora con Sarah
e, sai
com'è, no?
-E
tu non me l'hai presentata? Oh, ma tanto a che serve? Anche se Casey
non mi uccidesse lei è troppo per me.
-Non
dimenticarti che hai conquistato Karina- disse Chuck per consolare
l'amico.
-Karina
era bellissima, è vero, ma non era dolcissima ed
intelligentissima e
divertentissima e..
-Ma
quanto ci hai parlato?- chiese Chuck, sorpreso.
-Tre
minuti al massimo, ma io queste cose le sento.
-Sarà..comunque
vado a vedere che combinano quei due- e si avviò.
-Metti
una buona parola per me, fratello!
-Contaci!
- rispose, dispiacendosi per l'amico tra sé e sé.
Trovò
Sabrina e Big Mike che ballavano un mambo trasmesso dalla radio e
Casey che fissava intensamente il tavolo a cui era seduto.
-Ma
che diavolo..-sussurrò scioccato.
-Ehi
Bartowski, guarda cosa ci ha tenuto nascosto Casey per tutto questo
tempo!
-Eh..lo
vedo..-Chuck si era accorto che in quella divisa Sabrina sembrava
più
donna
del
solito, e, anche se la cosa non lo toccava, capì la reazione
di
Morgan.
Non
capiva, tuttavia, quella di Casey che sembrava volesse incendiare un
punto preciso del tavolo.
-Comunque
io devo tornare a lavoro!- disse la ragazza.- Ciao, zietto,ci
vediamo dopo.- disse baciandolo sulla guancia. Il viso di entrambi si
colorò di porpora, ma, mentre Sabrina passò
inosservata, il viso di
Casey fu squadrato con profondo stupore da Chuck. Non
ci posso credere. Sta arrossendo.
Non
credevo ne
fosse capace.
-Che
cara bambina!- esclamò Big Mike, uscendo dalla stanza subito
dopo
Sabrina.
-Dannato
idiota- urlò l'uomo a Bartowski- smetti di guardarmi in quel
modo!-
e si diresse al castello come una furia, lasciando Chuck totalmente
sconvolto.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
-Come
va il programma protezione testimoni?- chiese il generale Beckman.
-Molto
bene, generale, la ragazza si adatta ad ogni nostra richiesta.
-Menomale,
perché ho l'impressione che questa situazione
perdurerà per un bel
po'. I nostri agenti non hanno fatto nessun passo avanti, purtroppo.
-Ma
generale, vuole dire che Sabrina sarà costretta a
trascorrere il
natale lontana dalla sua famiglia?
-Mi
dispiace molto Chuck, ma è per il suo bene.
-Ma
è solo una bambina, sarà molto triste..
-Ebbene
Chuck, la tua missione sarà rallegrare il natale di quella
povera
ragazza!- rispose la Beckman infastidita da quell'agente sempre fuori
luogo con i suoi sentimentalismi.- Il rapporto del colonnello
qual'è?- domando in procinto di chiudere la video-chiamata.
-Non
è stato evidenziato nessun problema.
-D'accordo
squadra, tornate a lavoro.
Sarah
e Chuck stavano per andarsene quando Casey disse:
-Walker
potresti scortare la risorsa a casa? Io devo compilare delle
scartoffie.
-Certo,
John.- rispose, chiedendosi: quali
scartoffie? Ma venne
subito distratta dal chiacchiericcio del proprio finto-fidanzato, che
facevi programmi per le feste natalizie.
-Che
ne dite di pizza e film?- chiese Chuck a Sarah e Sabrina.
-Sabrina
ti dispiacerebbe restare sola con Chuck? Sono molto stanca.- disse la
bionda scuotendo il capo.
-Perché
mai dovrebbe dispiacerle? Sono la miglior compagnia che si possa
desiderare!- esclamò il ragazzo offeso.
-Ma
puoi anche essere snervante!- rise la bionda.
-Per
me va benissimo, che film?
Erano
passate due settimane da quando Sabrina si era trasferita
nell'appartamento del colonnello e mancavano quindici giorni a
natale. Da quattro giorni non piangeva più,
perché adesso non era
più la nostalgia di casa a tenerla sveglia la notte ma un
altro
sentimento, che la spingeva a voler restare proprio lì, a
Burbank.
In
soli sette giorni lei e Chuck erano diventati intimi come fratelli,
complici, grazie ai gusti e alle storie famigliari comuni; come lui,
anche Sabrina aveva vissuto la lontananza del padre durante
l'infanzia.
Quella
sera si stavano abbuffando di birra e patatine fritte, tra una risata
e l'altra, prendendo in giro Morgan che non riusciva a capire le
battute che si stavano scambiando. Quando Morgan se ne andò
Chuck
rimproverò la ragazza:
-Non
dovresti essere così carina quando Morgan è nei
paraggi. Caspita,
la sua venerazione per te cresce ogni ora di più!
-La
sua venerazione? Credo che tu stia esagerando!-rise Sabrina.
-Tu
non conosci Morgan!- rise anche lui.
-A
me piace Morgan, solo che non mi piace come potrebbe piacermi..
-Come
potrebbe piacerti..?
-Un
uomo.- rispose lei, confusa.
-Ok.
So che a volte non sembra ma..Morgan è un uomo.- rispose lui
perplesso.
-Ma
non è il mio tipo.- rispose lei arrossendo.
-E
sentiamo chi è il tuo tipo..mm..Lester?
Scoppiarono
in una sonora risata al solo pensiero, quando ad un tratto qualcuno
suonò alla porta.
-Ehi
John! Vuoi unirti a noi?- lo invitò Chuck.
Casey,
seppur titubante, entrò e si andò a sedere sul
divano. E poi, come
infastidito, chiese:
-Perché
preferite sedere sul pavimento anziché usare le sedie?
Chuck
e Sabrina si guardarono interrogandosi: non lo sapevano nemmeno loro.
Il
ragazzo scoppiò a ridere, mezzo ubriaco e contento, mentre
la
ragazza arrossì selvaggiamente, sentendo su sé lo
sguardo severo
del colonnello.
Chuck
vide il rossore della ragazza e subito ricordò la simile
espressione
che Casey aveva assunto dopo il bacio che l ragazza gli aveva dato al
Buy More.
E
la cosa lo faceva ridere sempre di più.
-Bartowski
offri proprio un pessimo spettacolo!- disse Casey andandosene,
infuriato.
Quando
chiuse la porta Sabrina colpì il ragazzo con un enorme
cuscino:
-Stupido!
Lo hai fatto scappare!- era veramente arrabbiata.
-E
che t'importa?- rise, guardandola.- Oh, mio Dio. T'IMPORTA!
-Zitto!-
urlò lei, soffocandolo con il cuscino
-Non
puoi dire sul serio! Cos'è un orribile remake della Bella e
la
Bestia?
-Senti
Chuck, adesso basta. E' meglio che io vada.
-No,
aspetta scusami. Sono un idiota ma, capisci, è troppo strano!
-Va
bene, scherzavo. Sono veramente stanca. Ci vediamo domani al Buy
More.
Entrò
nell'appartamento accanto con le chiavi che Casey le aveva dato.
Sembrava deserto, ma sapeva che il proprietario sarebbe potuto
apparire da un momento all'altro. Spesso mormorava
“ricognizione”
e spariva per mezzora, apparendo poi dal nulla.
Decise
che per farsi passare la mezza sbornia era necessaria una doccia,
così salì in camera sua.
La
differenza tra la propria camera e il resto della casa era eclatante.
Trucchi e vestiti ovunque. E pensare che l'uomo rude era lui.
Lui che invece era sempre impeccabile, perfetto, anche con quella
stupida maglia verde del Buy More che faceva sembrare chiunque
semplicemente ridicolo. Avrebbe dovuto riassettare il tutto per non
fare la figura della barbona, dell'inetta. Anche se, a dire il vero,
era abbastanza sicura che lui la considerasse già una
stupida
lagnosa. Ogni tanto le rideva in faccia per qualche suo errore e poi
si rabbuiava più di prima.
Se
solo non fosse stata così preparato.
Aveva
provato a fare la civetta e la cosa aveva riscosso pessimi risultati;
aveva ottenuto distacco e freddezza oltre ogni limite. Aveva provato
ad ignorarlo ed aveva ricevuto altrettanta indifferenza.
Lei
proprio non sapeva che fare. Non aveva nessuna esperienza nel
corteggiamento; solitamente erano gli altri a corteggiare lei, e lei
a respingerli.
Non
il contrario. Per
la prima volta
nella vita desiderava veramente qualcuno.
In tutti i sensi. E il lui della situazione se ne sbatteva altamente
o, addirittura, ne pareva infastidito.
Persa
in questi pensieri fece la doccia e ne fuoriuscì
più calma ma
stordita. Scese al piano di sotto per bere dell'acqua e se lo
trovò
davanti. Lui non poteva vederla, ma la sentì:
-Non
si dorme stanotte?- chiese con una punta di insofferenza nella voce.
A
quel punto, dentro, le montò una rabbia indicibile.
Non
era abituata ad essere tollerata, soprattutto dalle persone che le
interessavano.
Era
costretta a vivere in una fottuta casa a lei estranea, per una colpa
di cui non era responsabile, un po' di gentilezza le era dovuta.
-Non
sapevo avessi un coprifuoco!- rispose acidamente.
A
quel tono, lui si voltò un po' sorpreso. Lei era sempre
educata,
spesso ironica ma sempre gentile.
Quando
la vide avvolta in un minuscolo asciugamano di spugna ed i capelli
bagnati gli cadde la mascella a terra.
Lei
restò perplessa, non si era resa conto delle condizioni in
cui si
era presentata.
-Che
c'è? Ti do fastidio? Non ho chiesto io di vivere questa
situazione!
Credi sia contenta di esserti sempre tra i piedi? Puoi sempre passare
questa dannata missione a qualcun altro.- era esaltata, totalmente
fuori di sé.
Casey
non aveva afferrato una sola parola. La indicò
semplicemente, con
espressione vuota ed incantata.
In
lacrime, la ragazza scappò al piano di sopra singhiozzando
e, dopo
aver a lungo esitato, John la seguì. La trovò
distesa prona sul
letto, la faccia affondata nel cuscino.
Confuso,
sulla porta, chiese:
-Vuoi
che chiami Walker o Bartowski?
-No!-pianse
lei.
-Posso..
portarti qualcosa?- in realtà tutto ciò che lui
voleva
in quel momento era fuggire: consolarla voleva dire esporsi,
lasciarla sola una crudeltà.
-No!-
disse lei sollevandosi.-Vorrei solo che sopportassi meglio la mia
permanenza qui. Vorrei che tu non mi guardassi disgustato ogni volta
che do un bacio allo zio. Vorrei
che tu non mi scaricassi a Chuck con l'aria di chi si toglie un
enorme peso dallo stomaco - lo guardò sconsolata.
Lui
ascoltò in silenzio e poi bisbigliò:
-Sei
scossa. Era prevedibile che prima o poi avresti avuto un sfogo del
genere.- le sfiorò la fronte con le mani- Bruci. Cerca di
riposare.-
e senza aggiungere altro uscì.
Come
un automa si trascinò fino al soggiorno/camera da letto.
Il
suo udito addestrato riusciva a percepire i singhiozzi soffocati,
provenienti dal piano di sopra. Aveva sempre considerato le lacrime
roba da stupidi, deboli, indegni di stare al mondo perché
incapaci
di affrontarlo. Ma può un bambino che piange essere
considerato un
debole?
Per
quattro notti è riuscita a non piangere. Ma stanotte
è stato
diverso era..arrabbiata. Mi avrebbe picchiato se non fosse stata
così..così..così.
Forse
potrei insegnarle la box..no..decisamente no.
Nel
buio, un rumore..un fruscio.
Si
ritrovò a combattere come un forsennato contro sei uomini.
Sentì
l'urlo di Sabrina e, quando ebbe finito, silenzio. Si
precipitò
nella stanza. Un uomo la teneva in ostaggio.
-Butta
la pistola o le sparo.- fu l'avviso lapidario.
Casey
poggiò cautamente la pistola in terra.
-Il
che sarebbe un gran peccato..-continuò il malvivente- un
faccino
così bello..due gambe così
belle..-mormorò accarezzandole.
-Non
mi toccare, stronzo!- ruggì lei.
Casey
inviò un messaggio automatico all'agente Walker, premendo un
pulsante.
-Non
fare così, gattina! Preferisci morire? Infondo non sono mica
male se
collabori..
-Cosa
stai cercando? -chiese freddamente Casey.
-Shh..shh..non
sono affari che ti riguardano.
-Il
mio compito è proteggere i civili, questo è un
affare che mi
riguarda!
-Lasciaci
soli e chiudi la porta.- lo liquidò l'altro.
Sabrina
e l'assassino ora si guardavano negli occhi.
-Sì
John..lasciaci soli e chiudi la porta- ripeté la ragazza con
voce
maliziosa.- Non sapevo fossi così dannatamente carino..
Entrambi
gli uomini nella stanza restarono a bocca aperta.
-Ah
vedo che..cominci a ragionare.- biascicò l'uomo che
continuava a
puntarle la pistola addosso.
Sabrina
cominciò a baciarlo, voluttuosamente, lungo le guance ed il
collo.
-Ehi
ehi non perdi tempo..-disse l'uomo, facendole scivolare l'accappatoio
che la copriva.
Un
espressione delusa e disgustata, intanto, si andava dipingendo sul
volto di Casey.
-Esci
John..ti prego..-disse
la ragazza con voce incrinata, mentre trascinava il proprio
potenziale assassino a letto.
Casey,
come un sonnambulo, uscì dalla stanza e vide che Sarah
furtivamente
si avvicinava.
-Dov'è
la ragazza?- chiese preoccupata.
-E'
dentro.. ha..ha appena sedotto l'uomo che la teneva in ostaggio.
-Cosa?-
domandò, scioccata, la bionda. Ma dopo un secondo
capì ed entrò
nella stanza.
-Sabrina..cosa
stai facendo?
L'uomo
le puntò subito la pistola contro.
-Ferma
dove sei!
-Non
sono abbastanza carina?-sussurrò lei, con fare seduttivo.
-Oh
ma..certo che sì..ce n'è abbastanza per tutte-
rise, sguaiatamente,
l'uomo.
Walker
si tolse sinuosamente la maglietta, si avvicinò e
baciò l'uomo con
passione. Subito dopo riuscì a disarmarlo.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
-Non
è ancora uscita dal bagno?- chiese Chuck preoccupato.
-No,
i medici dicono che è una reazione post-traumatica.- rispose
Sarah,
scuotendo la testa, amareggiata.- Povera piccola, presa dal panico ha
dovuto fingere di voler andare a letto con lui. Per una spia
è del
tutto normale ma lei..è solo una bambina.
-Già..beh,
anche io pur essendo una spia vomiterei l'anima dopo un'esperienza
del genere.- commentò Chuck, pensieroso.
-E
ha dovuto vivere quest'incubo solo per degli stupidi ladri. Per una
stupida rapina a mano armata. Niente a che vedere con l'assassinio di
Goya.
Casey
osservava il via vai degli agenti governativi con distacco.
Era
sconvolto. Sebbene all'esterno apparisse freddo e immobile come la
pietra, dentro sentiva divampare le fiamme dell'inferno. Sentiva cose
dentro sé che lo disgustavano oltre ogni dire. E non era la
paura
provata a disgustarlo, da quando conosceva Bartowski aveva imparato a
convivere con la paura che un suo caro si facesse del male. Era
quella strana, ossessionante, eccitazione che aveva sentito mentre
Sabrina si strusciava contro il ladro, a terrorizzarlo.
Aveva
provato invidia e ammirazione per quell'essere che era sembrato
capace di suscitare in lei la lussuria, anche mentre lo aveva pestato
a sangue.
Certo,
aveva provato anche una forte delusione vedendo che quell'agnellino
poteva sporcarsi con un idiota qualunque.
Si
sentiva inoltre in colpa, perché la ragazza era stata
costretta a
quella pantomima per salvare la vita ad entrambi, e adesso era in
bagno senza riuscire a stare in piedi.
Sapeva
che lei, poco prima, stava solo fingendo ma non riusciva più
a
considerarla allo stesso modo. Era fottutamente eccitante. Non la
vedeva più come una candida bambina, eppure quel sentimento
di
tenerezza non svaniva.
No,
quell'istinto di protezione sembrava convivere perfettamente con
quella voglia di dominio.
E
tutto questo per il colonnello John Casey era semplicemente
ributtante.
Aveva
avuto molte donne nella sua vita, ma ogni storia poteva durare al
più
due notti. Ed erano sempre state donne esperte e consapevoli che lo
avevano invitato a trascorrere una notte di piacere. Mai aveva
desiderato far del male ad una di loro, anzi.
Ed
adesso si sentiva eccitato dopo il quasi stupro di una diciannovenne.
Non
si era mai disprezzato così tanto.
-Forse
sarebbe meglio che, almeno per stanotte, dormissi con lei- concluse
Sarah, dopo una lunga discussione con Chuck.
-Potete
usare la mia camera, ammesso che riusciremo a tirarla fuori dal
bagno.- suggerì il ragazzo, bussando cautamente alla porta
della
toilette.
La
ragazza uscì dal bagno, con un espressione tetra.
-Che..che
ne dici se per stasera dormiamo nella camera di Chuck?- chiese la
bionda.
Sabrina
si limitò ad annuire con un movimento del capo.
-Dai
su, andiamo.- disse Sarah, passandogli un braccio attorno le spalle.
Chuck,
intanto, osservava Casey e, appena le due ragazze se andarono, gli
disse:
-Amico,
non puoi sentirti in colpa per quello che è successo.
Quell'uomo le
puntava una pistola alla testa.
-Lo
so.- rispose l'altro asciutto.
-Certo
che, davvero, è una ragazza sfortunata. Un ladro da quattro
soldi
entra in camera sua e, anziché derubarla, cerca
di..abusare-pronunciò questa parola con profondo
disgusto-..di lei.
Dopo
un momento di silenzio, Casey disse:
-Forse
sarebbe meglio che la ragazza soggiornasse presso te o dall'agente
Walker.
-No,
Casey! Non devi fartene una colpa è stato solo un incidente!
O,
almeno, nessuno avrebbe potuto fare qualcosa.
Casey
non ripose. Non poteva certo dirgli i suoi pensieri.
A
casa di Chuck, nel frattempo, Sarah cercava di consolare la ragazza,
la quale aveva una strana espressione seria, determinata.
-Puoi
sfogarti se vuoi..è..è comprensibile che tu
voglia piangere- le
disse Sarah.
-Non
voglio piangere. Sono stanca di piangere. Stop. E' successo, punto.
La
bionda la guardò perplessa.
-Sono
solo arrabbiata perché ho rischiato di dover far sesso con
un uomo
disgustoso, senza averlo mai fatto prima di..di mia spontanea
volontà.-disse, sforzandosi.
-Non
hai mai..?- chiese Sarah, titubante.
-No.
Perché l'unica persona con cui vorrei..- si
sforzò di andare fino
in fondo.- vorrei..cioè l'unico uomo che mi ha ricordato di
avere
delle esigenze..oh, insomma. E' Casey.
Sarah
sgranò gli occhi.
-Cosa?
Ma lui è..tu non puoi..
-Sì
lo so. Lui è il colonnello e io nessuno.- disse Sabrina, con
rabbia.
-No,
volevo dire..come puoi esserti infatuata di John?
-Non
credo che la mia sia solo un'infatuazione. Da subito ho provato una
forte attrazione per lui..- divenne rossa ricordando che al primo
incontro non era nemmeno riuscita a salutarlo col bacio.
-Credimi..non..non
può essere! Sarai rimasta abbagliata dall'idea dell'uomo
forte e
rude. Ma tu sei solo..una bambina.- cercò di spiegarle
dolcemente,
Sarah.
-Non
esattamente. Si smette di essere bambini quando si vivono situazioni
del genere. E sì, so di essere un'ingenua. Ma non voglio
più
sprecare tempo. Sarei potuta morire, stavo per essere violentata.- e
con sguardo determinato e disperato.-Le occasioni vanno colte al
volo.
Sarah
restò in silenzio. Sì, conosceva quello sguardo.
Era lo stesso che
aveva visto nello specchio quando aveva deciso di proporre la fuga a
Chuck.
A
lei era andata male, e, probabilmente, sarebbe andata male anche alla
ragazza. Perché, benché riconoscesse che lei
fosse davvero
speciale, dubitava che Casey avrebbe ceduto ad un qualsiasi
sentimento, soprattutto con un testimone da proteggere. No, Casey non
avrebbe commesso il suo stesso errore, non dopo aver visto il suo
fallimento.
-Promettimi
che non dirai nulla di ciò che ho detto.
Sarah
la guardò negli occhi, le strinse le mani e rispose:
-Prometto.
Passarono
i giorni. Mancavano solo sei giorni a natale.
Sabrina
sembrava aver dimenticato l'accaduto e trascorreva le giornate con
Chuck e Morgan a ridere e fumare, o con Sarah a parlare delle loro
vite.
La
ragazza sembrava aver sviluppato un profondo rispetto, oltre che
affetto, per Sarah. Dopo quella tragica notte non parlarono
più di
Casey, il quale, dal canto suo, aveva evitato in ogni modo di restare
solo con la ragazza.
Quella
sera, tuttavia, Chuck e Sarah dovevano svolgere una missione in
Belgio mentre il colonnello doveva sorvegliare il testimone: questi
erano gli ordini della Beckman.
Ebbene,
stasera non potrà ignorarmi, pensò
Sabrina.
Il
pomeriggio si chiuse in casa e preparò un super cena, con
tanto di
vino e candele. Scelse un vestito che le aveva regalato Sarah e
attese pazientemente che l'uomo rientrasse in casa.
Quando
Casey inserì le chiavi nella serratura, per poco non si
andò a
nascondere ma decise di restare.
-A-aspetti
qualcuno?- chiese Casey, sorpreso.
-N-no..Ho
pensato che ti meritassi una serata di relax.- ormai era in gioco e,
per la miseria, doveva
giocare.
L'uomo
aggrottò le sopracciglia, meditando in cuor suo la fuga.
-Non
ce n'era bisogno..
-Oh
sì, invece..e poi è solo una cena, di cosa hai
paura?- provocò
lei.
-Io
sono il colonnello, non ho mai paura.- rispose lui, fissandola con
aria cattiva.
-Bene,
siediti.- invitò lei, cercando di mantenere il controllo.
Si
sedettero a tavola e cominciarono a mangiare in silenzio, fissandosi.
Quando
lei gli riempì il sesto bicchiere di vino, lui chiese:
-Stai
forse cercando di ubriacarmi?
-No..-
cazzo
mi ha
scoperto,
pensò lei trattenendo una risata.- Penso solo che ti aiuti a
rilassarti. Allora..
-C'è
qualcuno alla porta- disse Casey un secondo prima che qualcuno
bussasse.
L'uomo
mise mano alla pistola e chiese da dietro l'uscio:
-Chi
è?
-Sono
io, Morgan!
Casey
grugnì ed aprì la porta:
-Che
vuoi?
-Ecco,
Casey n-non arrabbiarti v-volevo sapere se Sabrina era in casa.
Casey
lo fulminò con lo sguardo ma, anche se combattuto, lo fece
entrare.
-Ciao
Morgan, tutto bene?- chiese Sabrina, sorpresa.
-No!-
rispose Morgan, con tono solenne.-Non va tutto bene. Sono venuto qui
per dirti c-che..che..che sono pronto a darti la mia casa e il mio
nome! Non picchiarmi Casey ti prego!-urlò chiudendosi a
riccio.
Furioso
l'uomo lo prese per il colletto e lo sbatté fuori.
Sabrina
era, a dir poco, scioccata sia per la proposta, che per la reazione
di Casey. Ma poi pensò la
copertura.
-Fermo
zio..- si avvicinò a Morgan.- Ascoltami..tutto questo
è
commuovente, davvero. E io ti voglio bene, Morgan, ma purtroppo sono
innamorata di un altro.
-Chi?
Lo ucciderò!-
disse Morgan, esaltato.
Sabrina
lo baciò. Fu
un contatto tenero, dolce, che esprimeva l'affetto della ragazza.
Morgan, stordito e confuso, disse:
-Io
ti aspetterò per
sempre.- e fuggì via.
La
ragazza rientrò in
casa e si sedette sul divano, accanto a Casey, perplessa.
L'uomo
voleva
andarsene, davvero. Non era abituato a bere vino e quei bicchieri gli
avevano dato alla testa. Sabrina se ne accorse e ne
approfittò.
-Sei
scioccato?
-Non
più di tanto-
rispose l'altro, tentando di rimanere impassibile.
-Non
ti sorprende che
qualcuno, seppur Morgan, mi abbia chiesto di sposarlo?
-No.
Hai più di
diciott'anni, la legge ti consente questo ed altro.
La
ragazza si avvicinò
ancor più e gli sussurrò all'orecchio:
-Cos'altro?
Un
brivido percorse
l'uomo da capo a piedi. Decise di ribellarsi:
-Grazie
per la bella
serata! Era tutto squisito ora, se permetti, vado a letto!-
esclamò
lui, scattando in piedi.
-No,
John!- urlò lei
parandosi davanti.- Perché? Faccio davvero così
schifo da non
meritare neppure una misera notte?
L'uomo
barcollò. Con
un filo di voce disse:
-Abbiamo
bevuto troppo,
andiamo a letto.
-Sono
lucidissima.
L'alcol,
il desiderio e
la frustrazione, lo resero iroso:
-Adesso
basta! Cosa
vuoi da me?- chiese lui con voce minacciosa.- Il mio compito
è
proteggerti. Non sono il tuo giocattolo!
-Io
non sto giocando!
Tutti
gli impulsi
repressi in quelle settimane vennero a galla; le strappò il
vestito
e la spinse contro il muro.
-Davvero?
E' questo che
vuoi?- le gridò in faccia
-Sì.-
disse lei in un
soffio, ma decisa.
Casey,
a quel punto,
smarrito e fuori controllo, si perse completamente e violentemente in
lei.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
La
luce fioca dell'alba la destò dal sonno. Ancor prima di
aprire gli
occhi, distese le labbra in un sorriso sprizzante di
felicità.
La
notte più strana e importante della sua vita si era appena
conclusa
e si sentiva ancora elettrizzata. Sabrina non aveva mai passato
troppo tempo a fantasticare sulla sua prima volta ma, ne era certa,
non avrebbe potuto immaginare di meglio: le sue mani, che l'avevano
stretta con tanto vigore, le avevano procurato un dolore
così
piacevole da farle desiderare di fondersi completamente in lui.
Nulla
era imperfetto, fuori posto. Neanche quello strano furore da cui lui
sembrava essere dominato.
Da
qualche parte nella sua testa, voci continuavano a dire che no, nulla
era perfetto; che aveva appena perso la verginità con un
uomo
quindici anni più vecchio di lei, con un uomo di cui non
sapeva
nulla. Con un uomo che forse l'avrebbe messa alla porta.
Fare
tacere le voci era impossibile, ma altrettanto impossibile era che
queste prendessero il sopravvento.
Aprì
gli occhi: no, quell'uomo animalesco- le aveva lasciato il segno di
un morso sulla spalla- che si era intenerito quando aveva scoperto la
sua verginità, non l'avrebbe sbattuta fuori di casa.
Strofinare
ripetutamente il panno sulla canna della propria pistola non sarebbe
servito a niente, lo aveva capito, ma non riusciva proprio a
smettere.
Rifletteva
da circa due ore- aveva trascorso ciò che restava della
nottata a
pulire pistole- su quello che avrebbe dovuto fare. Dirò
a Walker
che la ragazza è malata e che oggi non potrà
lavorare. Ma, così,
quell'idiota di Bartowski insisterà per vederla. Scosse
la testa: l'ultima cosa che voleva vedere era proprio la faccia da
idiota ottimista di quella sottospecie di spia.
Quell'idiota,
con quel suo strano fiuto per le emozioni, avrebbe cominciato a fare
domande. Ma John Casey aveva già fin troppe domande a cui
non sapeva
dare una risposta. Ad esempio: verrò
congedato o spedito in uno squallido e remoto sobborgo della Russia
orientale? La ragazza
avrebbe raccontato l'accaduto alla Beckman, la quale lo avrebbe
punito per aver abusato di un testimone incapace di intendere e di
volere. Perché ovviamente
quando
la ragazza
aveva cercato di sedurlo, in modo maldestro peraltro, era incapace di
intendere e di volere, non c'erano altre spiegazioni.
Non
poteva certo addossare la colpa di ciò che era successo a
quella
povera ragazza che solo ieri, con
lui
-per
la miseria-, era diventata “donna”.
Pensarci
era peggio
delle mille torture che in passato aveva subito senza batter ciglio.
Si
sentiva in colpa, come se avesse realmente abusato di lei, ed era
pronto ad accettare l'odio e il disprezzo. Un altro quesito a cui non
trovava risposta era: sono
un dannato marine, il colonnello, addestrato a reprimere ogni istinto
o emozione. Perché diavolo ho perso il controllo?
Davvero,
non riusciva a
capacitarsene, aveva agito come un animale.
Non
le aveva dato modo di respirare, l'aveva stretta sempre di
più,
sempre di più, sempre di più. Quando aveva
scoperto che la ragazza
era vergine, stupito ed intenerito, aveva provato a trattenersi, ma
il suo volto arrossato e gli occhi lucidi lo avevano privato di ogni
capacità di raziocinio.
E
l'aveva morsa, perché
si sentiva in trappola.
Voleva
farle del male e
marchiarla a vita.
Perché
in una sola
notte lo aveva derubato del suo onore, lo aveva rovinato.
Non
farò niente. Meglio tagliare la testa al toro.
Sentì
dei passi
agitati correre giù per le scale, chiuse gli occhi e si
preparò a
subire, immobile, la furia..di baci.
Scioccato,
si rese
conto che Sabrina gli stava tempestando il viso di baci a casaccio,
tra i capelli, negli occhi, sul mento.
Quando
lei si fermò a
guardarlo, rossa, con i capelli arruffati, si chiese se fosse ancora
sotto shock.
Era
radiosa ma
timorosa, come una bambina che avesse appena combinato un piccolo
guaio. E lo guardava con occhi adoranti.
Era
sicuramente
sotto shock.
-Vuoi..vuoi
del caffè?
Io so prepararlo, sai?- continuava a guardarlo, sorridente.
-Non
abbiamo caffè.-
rispose asciutto.
-Allora..del
latte?-
insisté lei, sempre più nervosa.
-Non
bevo
latte..Aspetta!- un pensiero sembrò fulminarlo.- Non devi
avere
paura! Non devi usare la stessa tecnica che hai usato con il ladro!
Sabrina
assunse un'aria
spiacevolmente sorpresa:
-Non
ricordarmi quel
giorno. Sto solo cercando di farti piacere..
La
guardò come se
fosse un fantasma:
-Far
piacere..a me?
-E
a chi allora?-
ritornò sorridente- a te! Al colonnello più bello
e brontolone che
ci sia al mondo!- gli si buttò addosso, stropicciandogli la
faccia.
Il
mondo era
sottosopra.
La
giovanissima ragazza
che avrebbe dovuto odiarlo a morte per la sua brutalità, gli
stava
pizzicando e baciando il viso, e lui non si stava nemmeno ribellando.
-Oh,
ma insomma!
Baciami!- disse lei, spazientita.
-Credo
che tu sia
ancora sotto shock.-le disse, preoccupato.
Lei
lo guardò, sempre
più arrabbiata:
-Cos'è?
Una scusa per
respingermi?
La
fissò in silenzio.
-Ti
prego, dimmi che
non sei pentito, che non mi odi..-gli occhi le si riempirono di
lacrime.
Quelle
lacrime appena
nate abbatterono ogni muro, ogni incredulità.
Le
afferrò il viso tra
le mani e la fece sentire amata.
Il
mondo era
sottosopra, sì, ma era fottutamente bello.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Stavolta
si sarebbe comportato da uomo, non sarebbe fuggito.
Mandò
un messaggio a Walker per avvisarla del ritardo, e s'infilò
sotto la
doccia. Lei si era addormentata di nuovo, con un'espressione stanca e
felice.
Cercò
di reprimere un sorriso.
Dunque,
lei sembrava sicura di ciò che voleva e lui non riusciva a
negarsi.
La
situazione era assurda e totalmente in contrasto con le sue idee ed i
suoi principi, anche se estremamente piacevole.
Già,
si sarebbe comportato da uomo. Si coprì con un panno di
spugna ed
andò a svegliarla.
-Mi
spiace, ma dobbiamo andare.
Lei
aprì gli occhi e diventò immediatamente color
porpora:
-Ti
sembra il modo di presentarsi? Vattene!
Inizialmente
non capì a cosa lei si riferisse, ma poi cominciò
a ridere
fragorosamente. Quella ragazza che lo aveva aggredito
per ben
due volte in sole dodici ore adesso s'imbarazzava e urlava solo
perché era nudo sotto l'asciugamano.
Lei
non lo aveva mai sentito ridere così, lo guardò
estasiata:
-Maniaco!-
gli urlò- Mi devo vestire, esci!
-Ma
ti ho già visto..
-Fuori!
Lui
si mise le mani sui fianchi e la sfidò con lo sguardo. Si
stava
divertendo veramente.
-Se
non esci immediatamente fuori da questa stanza io comincerò
ad
urlare così forte che le finestre si frantumeranno.- disse
lei
lentamente.- Oppure non mi vestirò e non ti
lascerò uscire. E Chuck
verrà qui a cercarci.
Lui
aggrottò le sopracciglia e si diresse alla porta:
-Hai
mezzora per vestirti.
-Facciamo
50 minuti.
Lui
alzò gli occhi al cielo e uscì.
Quella
prepotenza infantile era ancora più eccitante di un
conflitto a
fuoco con i comunisti.
**
-Tranquillo,
non lo dirò a Chuck e Sarah.- Pronunciò lei,
pensierosa, mentre
Casey guidava.
Si
voltò perplesso.
-So
che la cosa ti preoccupa, anche se non so perché.- aggiunse
lei.
-Perché
le cose sono.. molto complicate.
-Un
uomo e una donna- a questa parola lui alzò il sopracciglio.-
stanno..insieme..credo. Che c'è di complicato?
-Niente.
Ma se un colonnello del FBI e la sua missione diciannovenne
stanno..insieme..le cose sono complicate.- la guardò
intensamente.-
Hai diciannove anni.- le disse, come se fosse una colpa.
Lei
abbassò gli occhi e rimase in silenzio.
A
pensarci, la differenza d'età era molta.
Ma
non le importava. Tutto ciò che voleva era guardarlo,
ascoltare la
sua voce, sentire il suo respiro mentre le accarezzava i capelli la
notte.
Quando
si sarebbe stancato di lei, sperava il più tardi possibile,
avrebbe
pensato al da farsi.
-Ti
piacciono i canti natalizi?- chiese, per cambiare argomento.
-Quand'ero
molto piccolo adoravo ascoltare i cori della chiesa il giorno di
Natale.- rispose, dopo un attimo d'esitazione.
-Ora
non più?
-Le
cose sono molto cambiate. Il mio.. mestiere..implica la violazione di
molti comandamenti.
-Mentire..rubare..uccidere.-
elencò lei, con voce quasi inudibile.
-Sì,
fa parte del mestiere. Da quando sono un membro del FBI, comunque,
non ho più festeggiato il Natale. Non nel modo tradizionale,
almeno.
-Ti
sei mai pentito delle tue scelte? Insomma..l'essere una spia ti
condiziona la vita. Lo so, è un'osservazione ovvia
ma..davvero, non
puoi avere un'esistenza normale, una famiglia.- pronunciò
con voce
flebile queste parole. Aveva paura di ferirlo, che si offendesse o
che la reputasse una sciocca.
-Come
già una volta dissi ad un'amica, io faccio quello che faccio
affinché altri, là fuori, possano vivere il sogno
americano*.
Aveva
lo sguardo orgoglioso dei guerrieri, ma osservando bene si poteva
anche scorgere la tristezza di chi sa a cosa deve rinunciare.
Sabrina
gli stampò un sonoro bacio sulla guancia, e lui, per tutta
risposta,
la fulminò con lo sguardo:
-Non
sono ammesse effusioni in pubblico.
-Ma
in privato sì, giusto?- lo prese in giro, alzando un
sopracciglio.
-No..io
volevo dire..
-Siamo
arrivati. Ciao, ciao.- scese dalla macchina e si avviò senza
voltarsi, fingendosi offesa.
Quando
varcò la soglia dell'Orange Orange si era già
pentita del proprio
atteggiamento. Ma era felice, si sentiva leggera. Sapeva che tra tre
ore al massimo l'avrebbe rivisto.
Sarah
la osservava, sorridente, da dietro il bancone.
-A
cosa stai pensando?
-A
niente- scosse la testa.- Come è andata in Belgio?
-Molto,
molto bene. Io e Chuck abbiamo trovato due uomini che potrebbero aver
a che fare con l'attentato di Goya. Casey ci saprà dire
qualcosa.
-Che
intendi?
-Beh
a quest'ora starà già interrogando i sospettati.
Le sue tecniche
di persuasione sono sempre efficaci- spiegò lei,
un po' a
disagio.
-Non
mi dirai che le torture che si vedono nei film sono reali!- l'orrore
le si dipinse in viso.
Sarah
restò in silenzio.
-Dio!-
esclamò lei disgustata.
-Tutto
questo finirà presto- la consolò la bionda,
passandole un braccio
attorno le spalle.- Oggi è giorno di paga!-
esclamò poi, per
distrarla.
-Prendo
un paga?- chiese la ragazza, sorpresa.
-Sì,
certo!
-Ma
se non viene mai nessuno!- rise lei.
-Ebbene,
è il tuo primo stipendio, no? Dobbiamo andare assolutamente
a fare
shopping!
**
(Al
Buy More)
-Chuck,
amico, credimi! Ha detto di essere innamorata di qualcun altro!
-Morgan,
non fraintendermi, ma magari l'ha detto per non ferire i tuoi
sentimenti. Tu le hai proposto di sposarti e vi conoscete da un
mese! Non credi di averla terrorizzata?
-Ok,
magari ho affrettato un po' i tempi, lo ammetto, ma..
-Niente
ma, amico.- lo interruppe Chuck, deciso.- E' una ragazzina. Voglio
dire è una tosta, è
ben..strutturata..fisicamente. Ma ha 19 anni.
-L'età
non conta!- ribatté Morgan, lagnoso.
Chuck
vide Casey uscire da una porta.
-Ne
riparleremo..cerca di non deprimerti!- gli disse avviandosi.
-Allora?
Hanno parlato?
-Sì.
Non hanno agito da soli. Altri agenti potrebbero riconoscere Sabrina.
-S-strano
di solito non chiami noi comuni mortali per nome.- lo
osservò
sospettoso.- E non hai l'aria sadicamente felice che di solito hai
dopo aver torturato qualcuno. Parla John Casey.
-Chiudi
il becco idiota!- gli ringhiò l'altro in faccia, punto sul
vivo.-
Concentrati.
Chuck
lo guardò stranito:
-Perché
dovrei concentrarmi?
Prima
che John rispondesse, Lester, seguito da tutti i dipendenti del
negozio, si materializzò accanto alle due spie e
tossicchiò per
richiamare l'attenzione:
-Caro,
carissimo John..-esordì, battendo una mano sulla spalla di
Casey, il
quale la guardò come se stesse per staccargliela. Lester la
tolse,
prima di continuare- Lavoriamo insieme da tanto tempo..possiamo
considerarci quasi amici. C'è un profondo rispetto tra
noi..-Chuck
stentava a trattenere una risata, mentre Casey stentava a non
colpirlo-Quindi vorremmo sapere a chi di noi darai il permesso di
uscire con tua nipote.
Queste
ultime parole scatenarono il putiferio: Casey involontariamente
colpì
con un pugno Lester, che volò a terra. Chuck si mise tra i
due per
evitare ulteriori danni.
-Io
ti ammazzo sottospecie di lesbica indiana! Se solo osi appestarla con
la tua colonia alla fogna io..
-Ok,
Casey, calmati!- Chuck lo trascinò nello spogliatoio.- Ma
sei
impazzito? Potevi rompergli il naso!
-Sono
stato delicato, smettila di starnazzare!
-Delicato?
Ti sembra delica..? Ok. Questo è troppo anche per te.
Oggigiorno uno
zio non è così geloso e possessivo, cerca di
adeguare la copertura
al 2000.
Casey
grugnì, sperando che la conversazione si chiudesse
lì, ma Chuck
continuò:
-Un
uomo innamorato forse avrebbe agito così, 50 anni fa, forse.
E comunque non è il nostro caso.
Casey
lo guardò di sottecchi, senza farsi notare.
-Tutto
fiato sprecato, con te. Il mio turno è finito da ben cinque
minuti,
andiamo dalle ragazze.- sembrò riflettere un momento.- Ci
sono in
programma missioni, sparatorie o pestaggi per stasera?
-No,
perché?- domandò l'altro, già
disgustato.
-E'
la Vigilia. Ellie ci ha invitato a cena.
Nda_Dart
of Pleasure:
*Casey
disse questa frase a Sarah in una delle prime 2 stagioni, non ricordo
quale XD
Grazie
a tutti coloro che leggono!
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Sarah
gli aveva comunicato che Sabrina sarebbe rimasta insieme a lei
l'intero pomeriggio e che sarebbero arrivate insieme a casa di Ellie.
La
casa era fastidiosamente silenziosa. All'inizio della loro convivenza
aveva quasi odiato il perenne rumore che la ragazza produceva
rompendo tazzine, ascoltando la radio, tenendo la TV costantemente
accesa, facendo domande. Per non parlare della confusione che
provocava in ogni stanza; da quando era arrivata, la sua ormai
ex-stanza si era trasformata in una baraonda di vestiti e scarpe,
mentre la mensola in bagno era diventata un campo di battaglia per
matite e ombretti.
Il
telecomando, quando lei era in casa, era un miraggio, quando lei non
c'era, introvabile.
Non
riusciva a trovarlo nemmeno adesso e quella calma, colma di vuoto,
iniziava ad irritarlo.
Certo,
nell'appartamento accanto c'era Bartowski sempre disposto a
blaterare, ma non era così disperato.
Decise
di farsi una doccia lunga e riposante, del resto quando c'era lei
doveva sempre sbrigarsi ad uscire o ad entrare.
Nel
giro di un mese era riuscita a manipolare anche la
casa.
**
Un
secondo prima di bussare alla porta, Chuck la tempestò di
raccomandazioni:
-Sii
spontanea, ma non rispondere impulsivamente. Fenomeno sa tutto, ma
non raccontargli i particolare. Morgan ci proverà con te,
non
ferirlo. Mia sorella ti inonderà di domande..
-Hai
finito?- gli domandò, irritata, Sabrina.
-Già,
Chuck. Finora non si è mai fatta sfuggire niente.- la difese
Sarah.
-Ok,
ok. Dov'è Casey?
-Sta
arrivando-rispose la bionda.
Lui
annuì e, sospirando, suonò il campanello.
-Ehi!-
li accolse con un caloroso sorriso Ellie.-Accomodatevi.
-E
così sei tu la famosa nipote di Casey- iniziò
Devon, squadrandola.
-Non
vi somigliate nemmeno un po'.- commentò Ellie.
-Scherzi
della natura!- esclamò il marito.
Morgan
e Casey entrarono, contemporaneamente, nell'appartamento.
-Morgan!-
salutò Sabrina, affettuosamente.
-I-i-io..devo
andare in bagno. Vogliate scusarmi.- balbettò lui,
provocando la
risata generale.
-Se
ti chiedi se con il tempo migliorerà, ti rispondo subito che
andrà
sempre peggio!- rise Ellie, aggrottando le sopracciglia.- Ma
sedetevi, su!
-Vieni,
Sabrina, ti siederai tra me e Morgan, così lo faremo stare
sulle
spine l'intera serata!
-Siete,
davvero, senza cuore.- sentenziò Chuck, mentre la ragazza
andava a
sedersi ed ognuno prendeva posto.
-Allora,
Casey..- iniziò Ellie, versando il vino nei bicchieri- avere
una
bambina per casa non ti fa venir voglia di metter su famiglia?
Chuck
e Casey per poco non si strozzarono con il liquido appena bevuto.
Sarah
e Sabrina lo guardarono allarmata.
-Beh
non è che sia proprio una bambina..-rispose lui, forzando un
sorriso.
-Beh
no, ma potresti esserle padre!
Casey
assunse l'espressione che gli era solita prima di abbattere il
nemico.
Chuck
intervenne immediatamente:
-Sa-sapevi
che Sabrina è un'appassionata di filosofia?
-Davvero?
Bella ed intelligente!
-Già!
Alla tua età io e la mia cara moglie eravamo interessati a
ben altre
cose!- disse Devon, guardando in modo allusivo la compagna.
-Medicina?-chiese
ingenuamente- Chuck mi ha detto che siete due eccellenti dottori!- si
guadagnò uno sguardo materno da Ellie.
Sarah
le accarezzò la mano, teneramente, ed aggiunse:
-Oggi
ho scoperto che è anche un'eccellente cuoca!-
-Non
dimentichiamoci che è italiana!- sorrise Chuck.- Basta
riempirla di
complimenti, altrimenti Morgan diventa ancora più
ossessionato.
-Stavate
parlando di me?- chiese il bassetto, accomodandosi al posto.
La
cena trascorse tranquilla, senza intoppi. Arrivati al dolce, Ellie
disse:
-Quando
John diventa troppo noioso o irascibile sentiti libera di venire a
trovarci.
-A
me non l'hai mai detto!- disse Morgan, contrariato.
-Perché
tu non aspetti mai l'invito!
-Per
la verità, lo zio è molto paziente con me.-un
luminoso sorriso si
distese sul suo volto.
-Casey,
paziente?- chiese Morgan, esterrefatto.
-S-si.
E' gentile..
-Vuoi
che ti mostri quanto so essere gentile?- chiese Casey, irritato, a
Morgan.
-Non
scaldiamoci!- cercò di sdrammatizzare, Chuck.
-E
dimmi, esci con qualcuno?- insisté Ellie.
Sabrina
cominciava a sentirsi un po' a disagio:
-N-no..
-Come
potrebbe? E' qui da poco più di un mese e finora ha
conosciuto solo
uomini del Buy More..senza offesa.- disse Devon.
-Sei
sempre fenomenale.- commentò Chuck, con tono offeso.
Si
andarono a sedere sui divani, sorseggiando cognac. Chuck
buttò due
cuscini a terra per sé e Sabrina, la quale, senza
riflettere,
avvicinò il suo ai piedi di Casey. Il ragazzo, notando lo
strano
movimento, inarcò un sopracciglio.
John
avvicinò la bocca all'orecchio della ragazza e chiese
sottovoce:
-Non
potresti sederti come una persona normale, almeno per stasera?
-No,
sarebbe come tradire Chuck.- rispose lei, decisa.
Casey,
sorpreso, non insisté; la lealtà era ai vertici
del suo codice
d'onore e stimava chiunque fosse leale, nel bene o nel male, ma
dubitava che una ragazza, una civile, potesse avere a cuore questi
principi. Sentì una mano fredda stingere la sua.
Sgranò gli occhi
in chiaro segno di disapprovazione.
-Zio,
tu sì che hai le mani calde!- gli occhi di Sabrina erano
pieni di
sadica soddisfazione, perché sapeva che lui, a causa della
copertura, non poteva ribellarsi come avrebbe voluto.
-A-anche
io ho le mani calde, se v-vuoi..-intervenne Morgan.
-Io
credo che stia bene così. Arrenditi, amico.- disse Devon,
battendogli una mano sulla spalla.- Jeff e Lester mi hanno detto che
sei in grado di ballare il mambo!
-Come
fanno a saperlo?- chiese lei, imbarazzata.
-Ricordi
il tuo spettacolino con Big Mike?- chiese Casey, vendicandosi.
-Ah..già.-
rispose, fulminandolo col sguardo. Lo aveva fatto solo per mettersi
in mostra, per lui. Non poteva criticarla.- Comunque conosco i passi
del cha cha e della salsa, oltre che del mambo. Ma dire che so
ballare mi sembra un po' esagerato!
-Non
essere timida! Gente, la ragazza è troppo modesta.-
suggerì Chuck,
che si divertiva a vederla arrossire.
-Peccato
che manchi il cavaliere!- esclamò lei stizzita, sperando che
Fenomeno non sapesse ballare.
-Oh
ma Chuck ha preso lezioni di danza, non ve l'aveva detto?- Sarah
aveva appena ricevuto un messaggio dalla Beckman ed intendeva
distrarre tutti.
-Questo
è un colpo basso!- si lamentò il ragazzo.
Tutti
insisterono affinché i due cominciassero a ballare, le note
di Ahora
Quien di Marc Anthony ( http://www.youtube.com/watch?v=toLrTToaN0M
) risuonarono nella stanza attivando l'intersect.
-Da
quanto prendi
lezioni di danza?- chiese la ragazza volteggiando leggerissima tra le
braccia di Chuck.
-E'
un programma
inserito nell'intersect.
-Quella
cosa da nerd
di cui non mi dovevi parlare?
-Già!-
rise lui,
dandosi arie da grande ballerino.
Li
guardavano
estasiati, erano veramente bravi. Gran parte del merito era del
ragazzo, ma Sabrina non sfigurava.
Il
fatto che i due,
insieme, sembrassero eterni Peter Pan, infastidiva non poco il
colonnello. Sapeva che i passi sensuali e le buffonerie erano cose
che non poteva offrire e che lei invece sembrava apprezzare molto.
Era
invidioso di
quell'allegria stupida e frizzante, non geloso: era palese che i due
erano legati da un tipo di amore scevro da ogni tipo di tensione
sessuale. Sembravano gemelli siamesi, piuttosto, con la differenza
che la ragazza era più riservata.
Ma,
infondo,
chiunque abbia un minimo di cervello è più
riservato di Bartowski.
I
due, nel frattempo, accaldati e sorridenti tornarono a sedersi, tra
gli applausi.
Casey
notò che Sarah gli faceva cenno di avvicinarsi.
-La
Beckman ci vuole tra 90 minuti al castello. Tu dirai che sei molto
stanco e che la ragazza deve venire con te. Io e Chuck usciremo
subito dopo.
Casey
esitò:
-Ci
rivedremo al castello tra 90 minuti?
-Sì,
è un problema?
-No,
assolutamente..- rispose lui, con un mezzo sorriso. Senza perdere un
secondo - Gente vi ringraziamo per la serata, ma si è fatto
proprio
tardi. Dobbiamo andare.- aggiunse, lanciando un'occhiata a Sabrina,
la quale subito scattò in piedi e iniziò a
salutare tutti.
-Devi
venire assolutamente a trovarci e, ah, ritieniti invitata per il
pranzo di Natale!- le disse Ellie, abbracciandola.
-Sei
una ragazzina forte!- Devon le scompigliò i capelli.
-Sarah,
Chuck, noi ci vediamo domani!
Uscirono
e, attraversata la fontana, arrivarono al loro appartamento.
-Ellie
sa che abitiamo qui, di fronte a loro?- chiese la ragazza, perplessa.
-Sì,
ma si preoccupa per te, ecco, non mi considera un buon tutore.
-E
fa bene- rise lei.
Le
mancò il fiato perché, d'un tratto, si
sentì sollevare e
scaraventare, subito dopo, sul letto.
-Come
tuo tutore, è ora che ti insegni un po' di rispetto.
Nda_Dart
of Pleasure
Salve!
Niente volevo solo comunicarvi che a breve la storia si
concluderà!
*
Sente sospiri di sollievo e gente che esulta a chilometri di
distanza*
…...............
Ok XD
Vorrei
ringraziare tutti quelli che leggono, siete tantissimissimissimi! Vi
perdono e amo anche se non recensite u.u Alla prossima :D
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
-Ti
odio John Casey- gli sussurrò sul petto.
Lui,
che stava fissando il soffitto, si girò di scatto, allarmato.
-Ti
odio perché quando acciufferete i cattivi ti dimenticherai
di me,
mentre io non potrò mai farlo. Sei stato il primo in tutti i
sensi.
Lui
rimase in silenzio, carezzandole i capelli.
-E
pensare che solo pochi mesi fa prendevo in giro chiunque dicesse che
chi non ha mai amato non ha mai sofferto.
-Non
pronunciare frasi avventate. Non puoi sapere cosa significhi amare.
Lei si
girò a guardarlo.
-Sei
un'adolescente e confondi la passione con l'amore.
-Non
sottovalutarmi.
-Non
metto in discussione ciò che provi. Sto solo dicendo che non
può
essere definito amore.
Lei
non ribatté: era abbastanza razionale da sapere che aveva
ragione.
L'amore era un qualcosa che veniva dopo aver conosciuto tutti i
difetti dell'altro, dopo averli odiati ed accettati. L'amore,
avvolte, sbocciava dopo anni che due persone stavano insieme.
Ma,
d'altra parte, lei si sentiva pronta ad affrontare qualsiasi cosa pur
di restare accanto a quell'uomo ombroso, divertente a modo suo, e
valoroso.
-E
comunque non ti dimenticherò.- promise, prima di baciarla
tra i
capelli.
Il
cellulare di Casey squillò.
-Bartowski?
-Apri
Casey! Fa' presto, prima che mia sorella ci veda!
-Merda..rivestiti!-
le disse prima di sparire dietro la porta.
-Ehi
amico, bella capigliatura!- esclamò Chuck, notando i suoi
capelli
scarmigliati.
-Dov'è
Sabrina?- chiese Sarah, guardandosi attorno con circospezione.
-E'..è
di sopra.
-Arrivo,
arrivo!- urlò lei, correndo giù per le scale.
-Avete
fatto la lotta con i cuscini senza invitarmi?- chiese Chuck, vedendo
che anche i ricci della ragazza erano in disordine.
Due
paia di occhi accusatori si fissarono su Casey.
-No,
ecco io..lui..-la ragazza era nel panico, sapeva quanto John tenesse
che gli altri non lo scoprissero.
-Le
stavo insegnando come soffocare con un cuscino un malintenzionato.-
spiegò lui, impassibile.
Chuck
e Sarah aggrottarono le sopracciglia:
-Perché?
-Lo ha
chiesto lei, io gliel'ho mostrato. Adesso basta, perché
siete venuti
qui?
-Sempre
ospitale!- borbottò il ragazzo.
Sebbene
Chuck e Sabrina fossero in disparte, poterono sentire che Casey
diceva:
-Non
può venire con noi!
-Deve!
Gli uomini che hai interrogato hanno detto che il loro ritrovo
è al
Que Pasa, no? Ci andremo, lei li riconoscerà e li
arresteremo.
-Riconoscere
i criminali è il lavoro dell'idiota!
-Ma
stavolta sembra che non ci siano dati relativi a quest'organizzazione
nell'intersect.
-Dannazione!-
ruggì lui, a denti stretti.
Sarah
era sempre più insospettita.
-Non
la prenderanno.- gli disse, guardandolo negli occhi.
-Mi sa
che ora iniziano i guai- sussurrò gravemente Chuck alla
ragazza.
**
-Colonnello,
sarai un capo mafia e dovrai provocare qualcuno affinché gli
uomini
armati vengano allo scoperto. In questo modo la ragazza
potrà
indicarci i responsabili dell'attentato. Chuck, tu sarai un..uhm- la
Beckman sembrò riflettere.- un ospite guardone.
-Ehi!
Io non voglio essere l'ospite guardone!
-Chiudi
il becco, Bartowski!- gli disse John, nervoso.
Chuck,
notando lo strano atteggiamento dell'amico, rimase in silenzio.
Prima
di una missione, solitamente, Casey aveva gli occhi accesi
dall'eccitazione e non perdeva occasione per prenderlo in giro
mentre, adesso, era teso ed inquieto.
Non
che Casey stesse mostrando emozioni in qualche modo, ma il ragazzo lo
sentiva. Da troppo tempo lavoravano insieme per non
accorgersi
di sottigliezze del genere.
Dal
canto suo, il colonnello pareva non vedere né sentire nulla.
Era
arrabbiato.
Quella
situazione non avrebbe dovuto sfiorarlo minimamente. Era solo colpa
sua se adesso si sentiva coinvolto. Una spia che ha paura è
una spia
inefficiente o, nella maggior parte dei casi, morta.
Aveva
ceduto, ancora stentava a crederci, e aveva sbagliato.
Le
ragazze entrarono nella stanza:
-Wow!-
esclamò Chuck, spalancando gli occhi.
-Come
avrete capito, Sarah è una spogliarellista mentre Sabrina
sarà la
ragazza del boss.- puntualizzò il generale.-Buon lavoro.-
aggiunse,
prima di chiudere la connessione.
Sabrina
era irriconoscibile: i lunghi ricci erano stati sostituiti da un
caschetto di serici capelli neri, aveva un striminzito tubino rosso e
neri tacchi vertiginosi.
Sarah
cercava di istruire la ragazza sul comportamento da adottare:
-Se
devi sorridere fallo in modo provocatorio, sii un
po'..-gesticolò
come per afferrare le parole-.. volgare. Cammina e muoviti come se
volessi essere osservata da tutti e soprattutto NON ARROSSIRE.
Le
mise le mani sulle spalle e le sorrise per incoraggiarla:
-So
che puoi farcela. Casey sarà sempre accanto a te e sarai
collegata a
me e Chuck tramite questi- le mostrò degli auricolari.
La
ragazza inspirò profondamente.
-Non
sarà più difficile di battermi a Need for Speed-
le disse Chuck,
ammiccando.
-Oh,
allora sarà un gioco da ragazzi- gli lanciò
un'occhiata di sfida.
-Così
mi piaci!- le sorrise entusiasta.
Casey
le si avvicinò:
-Lascia
stare quest'idiota, tieni a mente le indicazioni di Walker. Fa'
qualsiasi cosa ti dica di fare e non agire di impulso.- si rivolse
agli altri.-Andiamo.
**
Il Que
Pasa era davvero un locale di cattivo gusto, non solo per la presenza
di spogliarelliste, e ciò era positivo per Sabrina, che
cercava di
imitare l'atteggiamento delle donne presenti in sala.
Erano
seduti ad un tavolino e non riusciva a guardare Casey in faccia.
-Sei
l'amante del boss, non puoi distogliere lo sguardo!-le fece notare
mentre inseriva-non senza un certo imbarazzo- una manciata di dollari
nel tanga di una ballerina.
-Non
potevo guardarti perché mi veniva da ridere.
-Ora
non più?- chiese lui, guardandosi intorno.
-No.
Sono incazzata- calcò su questa parola- nera.
Doveva
essere volgare? Bene.
Si
alzò dal suo posto per andare a sedersi a cavalcioni su di
lui.
Lui
sgranò gli occhi allarmato.
*Ehi,
ehi, non state esagerando?* sentì la voce di Chuck nel suo
orecchio
destro.
*Perfetto
Sabrina, era questo che intendevo* intervenne Sarah.
-Sono
la puttana del boss, no?- sussurrò prima di baciarlo
rabbiosamente.
*Ehm..Sabrina?*
*Zitto,
Chuck. Sta facendo un ottimo lavoro**Adesso va nella stanza vicino
alla toilette e guarda chi è dentro. Noi siamo qui, non
avere
paura.*
Lei
si staccò lentamente fissandolo. Si alzò e si
avviò.
Era
contenta di averlo baciato, se fosse andata male..già se
fosse
andata male.
Lo
aveva salutato, ma non avrebbe potuto salutare la
sua famiglia
ed i suoi amici. Così lontani..avrei dovuto
lasciare un
biglietto, un messaggio per loro. Ma non lo avrebbero mai ricevuto,
la CIA farà in modo che la mia morte passi per un incidente.
Espirò,
strinse i pugni, ed entrò nella stanza.
-Ma
che diavolo..-urlò un uomo seduto ad un tavolo da pocker.
-Dov'è
il bagno delle signore?- chiese lei, fingendosi interdetta.
-Ti
ci porto io..-propose uno, alzandosi.
Quando
si volse verso il suo interlocutore, un brivido la percosse da capo a
piedi: quell'uomo aveva sparato per ben due volte ad Alejandro Goya,
con un fucile a canna mozza. E l'uomo biondo dietro di lui aveva
sparato alle guardie del corpo. Cominciò a sudare freddo
ricordando
com'era riuscita a scampare alla morte per poco. E adesso era faccia
a faccia con lei, con loro.
-Il
mio uomo non approverebbe- gli rispose, provando a sorridere in modo
sfacciato.
*Sono
loro?* chiese Sarah, preoccupata.
-Sì-
sussurrò lei senza muovere le labbra, tuttavia fu sentita
dai due.
-Sì
cosa?- chiesero.
-Sì
è proprio ora che io torni al tavolo..- disse avviandosi.
-Ferma!
Ha un auricolare, guarda!
Provò
a scappare ma fu tutto inutile. Contemporaneamente all'arrivo dei tre
amici sentì un oggetto freddo e metallico contro la tempia.
-Gettate
la pistola a terra o le sparo!- disse uno, mentre l'altro puntava la
pistola contro le tre spie.
I
tre posarono le pistole in terra ed il biondo legò i quattro
a delle
sedie.
L'altro
uscì silenziosamente dalla stanza.
-Chuck,
ascoltami-iniziò Sabrina.- Quando tutto sarà
finito, trova mia
madre e dille che ero felice e che..
-Piantala
di dire sciocchezze!- ruggì Casey.
-Sono
le mie ultime parole, ok?- disse lei stizzita. Sapeva
che
sarebbe morta, non aveva troppa paura.- devi dire a
mia madre
che eravamo amici e che non avevo rimpianti e che non si disperi..-la
voce le si incrinò.
-Potrai
dirgliele tu stessa tutte queste cose. Troveremo un modo.- gli
rispose lui, dolcemente.
Sarah,
repentinamente, si alzò fracassando la sedia a lei legata
sul
sequestratore e contemporaneamente Casey gli diede il calcio di
grazia, prima di prendere la sua pistola.
-Ecco
trovato il modo!- esclamò Chuck, piuttosto perplesso.
-Hanno
dimenticato di legarci le gambe, non devono essere spie-
commentò
Sarah, slegando Sabrina.
Arrivarono
altri tre uomini armati ma Casey riuscì a sparargli prima
che
estraessero le pistole.
-Ragazzi,
missione compiuta!- esultò l'intersect.
-Portala
a casa, ci pensiamo noi qui- disse John in modo cupo.
**
-Come
puoi sopportare tutto questo?- chiese lei tra i singhiozzi.
-Non
lo so..- erano sdraiai sul letto e le accarezzava i capelli.
-Come
puoi dormire la notte pensando che potrebbero spararle..per lavoro?
-E'
anche per questo che ho deciso di diventare una spia. Per restarle
accanto sempre e proteggerla..anche se la maggior parte delle volte
è
lei a salvarmi.
-E
Casey..lui ha sparato a quelle
persone..così senza
pensarci..come si può essere così crudeli?- non
riusciva a smettere
di piangere. Sapeva fin dall'inizio che era una spia, un'agente
federale, ma mai aveva riflettuto su ciò che questo volesse
realmente dire.
-Avresti
preferito che sparassero a lui?- la voce di Chuck era seria come rare
volte.- Loro sono così..praticamente da sempre e noi non
possiamo
farci proprio niente. Noi non possiamo giudicare le loro scelte
perché non possiamo sapere quanto loro costi. Loro sono diversi
e per quanto li possiamo amare non riusciremo mai a comprenderli del
tutto.
Le
parole di Chuck le aprirono un punto di vista diverso.
-Non
lo hanno chiesto loro di essere amati..-disse lei, con voce flebile.
-E
nemmeno noi lo abbiamo deciso..parlo di proposito al
plurale..dobbiamo semplicemente accettarlo.
Quando,
all'alba, Sarah e Casey entrarono dalla finestra li trovarono
addormentati, abbracciati.
-Finalmente,
per lei, è tutto finito- sussurrò la bionda-Mi
mancherà- aggiunse,
sbirciandolo.
L'occhiata
che lui le lanciò di rimando la lasciò
esterrefatta: dietro i
lineamenti immobili si percepiva la sofferenza.
-Ma
se tu..
-No.
Non potrebbe mai sopportare una situazione del genere. Deve vivere
come una ragazza della sua età, con un suo coetaneo.
-Dovresti
chiederlo a lei prima di decidere.
-Non
so quale sarebbe la sua risposta. La costringerei a rinunciare ad una
vita normale. Ci sono spie che si pentono delle proprie scelte,
questa decisione che effetto pensi potrebbe avere su di lei?
-Non
è una bambina, ha il diritto di scegliere!
-Oggi
ho avuto paura – disse con evidente
sforzo.- In vent'anni di
onorata carriera non ho mai avuto paura!
-A
volte avere qualcosa da perdere è un bene!-
esclamò lei, colpita
dalle sue stesse parole.
I
ragazzi si svegliarono.
-Ehi,
cos'è un pigiama party?- chiese Chuck, stordito.
-John!-
trillò Sabrina, saltandogli in collo.
Dopo
un attimo di esitazione, lui la strinse:
-Andiamo
a casa.- e tenendola in braccio, sparirono dietro la porta lasciando
i due amici e colleghi a bocca spalancata.
-E'
proprio vero che certi miracoli si compiono solo a Natale.-
sentenziò
il ragazzo.
-Natale?
-Sì,
Sarah. Questa è l'alba del 25 Dicembre.- disse voltandosi,
indicandole con la mano il cielo grigio-azzurro alle loro spalle.
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
-Ti
fa male?- le chiese, indicando con gli occhi verdi l'ematoma sulla
sua spalla.
-Sì..mi
piace!- rispose lei sorridendo. Era il testimone della sua prima
volta come poteva non piacerle?
Lui
rimase in silenzio. Aveva capito che era un po' masochista, dalle
notti trascorse era abbastanza evidente.
-Dovresti
chiamare tua madre, è la mattina di Natale.
Vide
il suo sguardo illuminarsi e diventare raggiante, più di
quanto già
fosse.
-Posso?
Davvero?
-Certo,
ormai è tutto finito..-la vide saltare giù dal
letto come un razzo,
infilare il suo maglione e precipitarsi giù dalle
scale-..potrai
tornare a casa.- continuò, senza che lei sentisse.
Ascoltò
la sua voce squillante che cinguettava dal piano di sotto:
-Mamma?
Buon Natale! Sì, sto bene..non sarò sola!
Pranzerò da amici
con..con un amico. Mamma non iniziare..smettila di prendermi in giro!
Alto? Quanto l'Everest!..non è un ex-galeotto- rise
fragorosamente-
Mamma devo andare, basta domande! Augura un bellissimo, felicissimo,
strepitosissimo Natale a tutti da parte mia! Certo che mi manchi..ti
dispiace che io sia felice? Ecco, allora mandami un bacio. Ti voglio
bene!- posò giù il telefono. Con gli occhi
lucidi, sussurrò,
consapevole che lui era alle sue spalle:
-Non
puoi immaginare quanto mi è mancata la sua voce.
Lo
sapevo che non avrebbe mai funzionato. Sopporta a malapena poco
più
di un mese di lontananza dai suoi cari.
-Presto
potrai rivederla.
-E
tu? Non devi chiamare nessuno?
-Nessuno
si aspetta i miei auguri di Natale.
Sabrina
intuì la tristezza dietro la voce monocolore del colonnello.
-D'ora
in poi sappi che attenderò sempre i tuoi auguri di Natale-
sorrise
lei.- ma.. nel frattempo il telecomando è mio. Cartoni di
Natale a
tutto spiano!
-Almeno
il notiziario del mattino..
-No!-
lo sfidò lei.
-Dammi
quel dannato telecomando.- ordinò lui, con aria truce.
Lei
si avvicinò, porgendo l'oggetto di contesa.
-Mai!-
esclamò, prima di iniziare a correre per tutto il soggiorno.
-Pensi
di poter battermi?- domandò lui scettico, piantandosi dietro
al
divano per bloccarle le vie di fuga.
-Ho
vissuto per vent'anni con un fratello più piccolo, credimi
posso
batterti.
-Non
mi avevi detto di avere un fratello- si interessò lui.
-Non
me l'hai chiesto! Ma tranquillo ha solo 15 anni, non ti
picchierà
per avermi portata a letto!- spiegò lei, saltando sul divano.
-Fino
a prova contraria, sei stata tu a
provocarmi.- ribatté lui, cercando di afferrarla.
-Oh,
il povero colonnello John Casey sedotto ed abbandonato da una
ventenne.
Riuscì
ad acciuffarla e bloccarla contro il tappeto:
-Meglio
che non si sappia in giro- sorrise lui, inarcando un sopracciglio.
In
quel momento la porta si aprì, mostrando Sarah e Chuck
scioccati ed
imbarazzati.
-N-noi..-iniziò
Sarah.
-Ma
che diamine succede qui?- domandò il ragazzo, con aria
inquisitoria.
-N-non
è come può sembrare..-cercò di
giustificarsi Casey, per la prima
volta titubante davanti Chuck.
-Nel
mio Paese le porte si chiudono a chiave!- esclamò Sabrina,
con il
volto spaventosamente rosso.
-Ne
riparleremo più tardi, Ellie ci aspetta per pranzo.
**
Il
pranzo, seppur con qualche intoppo dovuto alla tensione creatasi la
mattina, andò più che bene; l'amore, in ogni sua
forma, regnava
sovrano riscaldando il cuore di ognuno.
Tornati
nell'appartamento di Casey, tuttavia, i quattro si sentivano nervosi.
Chuck
e Sarah, seduti di fronte a loro, cercavano di mascherare la
curiosità con un'espressione severa.
-Perché
ci avete fatto una visita a sorpresa stamattina?- cominciò
Sabrina,
rompendo il silenzio.
-Perché
volevamo trascorrere un po' di tempo con te- rispose il ragazzo,
piccato.
-Beh..ci
saremmo visti da Ellie.- si addolcì lei.
-Sì,
ma ci restano meno di 24 ore.
-Cosa?
Che vuoi dire..?- chiese la ragazza allarmata.
-Questo
è il biglietto di sola andata per l'Italia..partirai domani
alle 10
del mattino.- disse Sarah, allungandole un biglietto.
-Domani?-
tuonò Casey.
-Non
c'è motivo per cui dovrebbe rimanere un giorno di
più..non per il
generale.- spiegò la bionda.- Tu sapevi che questo giorno
sarebbe
arrivato.
Un
gemito di frustrazione fuoriuscì dalle sue labbra:
-Non
così presto.
-Ma
non potrei restare qui come una persona qualunque?- chiese la
ragazza.
-Dovresti
dimostrare che hai un lavoro regolare e superare un test e un
interrogatorio e..dire perché vuoi restare.
-La
CIA e l' FBI non vedrebbero di buon occhio questa situazione
perché
conosci le nostre vere identità. -intervenne Chuck.
-Sembra
quasi che non mi vogliate..-disse Sabrina, con espressione tradita.
Il
ragazzo restò interdetto.
-Non
è questo, non fraintendere..ma tu odi questa vita..
Casey,
che fino a quel momento non aveva parlato, affermò:
-Dovresti
andare.
Lo
guardò con le lacrime agli occhi.
-Non
potresti tollerare tutte le rinunce che una scelta simile comporta.
Un mese lontana da tua madre ti è sembrata
un'infinità? Ci saranno
periodi anche più lunghi di 4 mesi in cui non potrai avere
contatti
con le persone che ami. Dovrai essere assente a compleanni,
festività, matrimoni. Dovrai mentire. Molte volte io
dovrò
mentirti. Non potrò mai essere totalmente sicuro quando ti
dirò:
tornerò presto. Tra me e te, poi, ci sono quasi 20 anni di
differenza. Come pensi reagirebbe tua madre? Ed i tuoi amici? Se non
te ne vai adesso non potrai più fare stronzate da
adolescente ed è
un tuo diritto farle.
Io
non posso darti niente.
Chuck
e Sarah, ammutoliti, lo osservavano sconvolti.
Non
lo avevano mai visto così frustrato, combattuto. E si
vergognavano
perché non avevano capito fino a che punto fosse affezionato
alla
ragazza.
Il
silenzio, nella stanza, era carico di tensione.
Sabrina
non sapeva cosa rispondere, o meglio, avrebbe voluto dire che
sì
rinuncerebbe a tutto per lui, ed era vero.
Ma
la prospettiva di una vita in gabbia, le sbarre costituite da
menzogne, era terribile.
Eppure,
nonostante mi si spezzi il cuore, voglio restare.
Vent'anni
di vita son niente, ma mi conosco per la miseria.
Non
ho mai perso la testa per nessuno e ho sempre messo il dovere prima
dei miei interessi. So essere razionale e responsabile, quando
voglio. Non sono mai stata così me stessa come da quando
sono qui.
Sono disposta a tutto. Avrò una vita un po'..innaturale ma
sarà
sempre un pezzo di vita con lui ed è tutto ciò
che desidero.
Non
aspirava al per sempre, non ci credeva, ma aveva imparato che la vita
può essere più breve di quanto si pensi e deve
essere goduta.
-Io
resto, John.- disse decisa.
-No!
Sbagli! E' una decisioni immatura, stupida, dettata da..
-Io
voglio sapere solo se a tu saresti felice trovandomi a casa ogni
volta che torni. Se riusciresti a dire a mia madre che, sì
hai
vent'anni in più, ma che questi anni fanno solo del bene
alla mia
stupidità, alla mia ingenuità.
Se
un domani, incontrando un'affascinante spia, tornerai lo stesso a
casa. Non mi serve altro. Se puoi rispondere sì a queste tre
domande, io resto. Perché io
sono sicura. E tu?
Gli
occhi verdi, solitamente glaciali, la fissavano muti.
Si
sentì cedere le gambe:
-Rinunceresti
a tutto per qualche piccolo ostacolo? A John Casey non manca il
coraggio..forse non t'importa abbastanza. Forse mi sono solo
illusa..già.
Scusate,
v-vado a prepararmi.- concluse, con voce rauca, salendo al piano di
sopra. Quando sparì dalla vista dei tre, Chuck
scattò:
-Casey,
parla! Cosa provi? Perché se
provi qualcosa dovresti dirglielo!
-Sei
stato il primo a dire che è una cattiva idea!-
ruggì John.
-Perché
io tengo a lei, e tutti sappiamo che una vita normale è una
vita
felice! Ma nonostante le apparenze è un'adulta e sa
ciò che è
meglio per sé! Non sarebbe disposta a restare se non fosse
sicura
delle proprie scelte. Io la conosco. Il punto è: la ricambi?
Se la
ami la metà di quanto lei ami te, corri Casey. Te lo dico da
amico.
-Non
mi conosce! Non sa quasi niente del mio passato, le cose terribili
che ho fatto..
-Parlale!
Se entro domani mattina non avrà cambiato idea
allora..dovrai
tenertela stretta. Tu, spia privilegiata, avrai trovato finalmente
una casa.- le parole
di Sarah risuonarono colme di speranza ed invidia.
Se
non fosse stato John Casey li avrebbe abbracciati. Ma lui era il
colonnello e, dopo un breve sorriso riconoscente, si limitò
a volare
su per le scale.
-Speriamo
bene..- sospirò Sarah.
Chuck
la guardò intensamente:
-Vorrei
che il futuro di tutti fosse come te, splendido!
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Sospirò
sollevato, tra due giorni sarebbero ripartiti. Non che non avesse
apprezzato la famiglia di Sabrina, ma in quella città
poetica gli
sembrava che la ragazza fosse meno sua, che troppa gente l'amasse.
Sospirò nuovamente.
Erano
passate ben tre settimane da quando era atterrato a Firenze ed ancora
non aveva capito perché la gente si ostinasse a riempirlo di
cibo a
qualsiasi ora del giorno. Anche adesso, seduto in silenzio nella sua
camera d'hotel, si ritrovava a fissare la torta che la nonna di
Sabrina aveva insistito per dargli. Erano moli gli usi che non gli
erano familiari e che infastidivano la sua natura diffidente e
riservata, ma ogni volta che la vedeva sorridere lo scontento
evaporava.
Ripensò
a quando, per la prima volta, aveva incontrato la madre di Sabrina:
-Mamma!-
aveva esclamato abbracciandola, con le lacrime agli occhi.
La
donna aveva ricambiato l'intenso abbraccio in silenzio, poi l'aveva
guardato inarcando lievemente un sopracciglio.
-Lui
è John..
-Piacere
di conoscerla.- aveva detto, quasi sull'attenti. Quando l'aveva
osservata attentamente era rimasto sbalordito perché sua
madre aveva
solo qualche anno più di lui.
-Possiamo
darci del tu, John. Se non altro per l'età.- aveva esordito
lei,
ridendo.
Gli
aveva offerto del caffè- gli italiani bevevano sempre
caffè- e non gli aveva più dato tregua.
Se
le battute taglienti fossero letali, quella donna avrebbe potuto
sterminare un esercito senza particolari sforzi.
Nonostante
questo piccolo dettaglio, aveva subito capito che era una donna degna
di ogni stima. Sola, era riuscita a crescere due figli e, anche se
non conosceva il figlio minore, poteva dire che Sabrina era colma di
senso del dovere, leale e buona.
Certo,
a spese sue, aveva notato che la superbia e l'arroganza erano difetti
radicati in lei, la quale ogni volta affermava: la mia non è
presunzione ma autostima, o, io non sono arrogante ed ho
semplicemente ragione.
In
aereo, prima di arrivare, avevano deciso che avrebbero discusso di
ogni cosa, per mettere alla prova i loro caratteri e da quel momento
non avevano più smesso di discutere.
Certo
era dura; lei gli aveva pure confessato di avere tendenze verso la
sinistra politica, ma aveva finalmente trovato una casa.
**
Tre
settimane prima tutto sembrava finito, lei era corsa rifare le
valige convinta che sarebbe tornata sola in Italia. Poi lui l'aveva
raggiunta e le aveva detto:
-Sì,
mi piacerebbe trovarti a casa ogni volta che torno. Sì, i
miei
vent'anni ti saranno d'aiuto ogni volta che vorrai. Sì,
anche se
dovessi incontrare la più affascinante spia del mondo,
tornerò da
te. Ma prima devi conoscere la parte peggiore di me.
Dopo
essergli saltata addosso, lei aveva risposto:
-Parti
con me. Lontano dal tuo mondo sarai libero di esprimerti e nel
frattempo vedrai tutto quello che di buono e cattivo c'è in
me.
E
lui aveva accettato, con suo sommo stupore.
A
Firenze, passeggiando per il Giardino delle Rose, le aveva confessato
il suo passato: ciò che più colpì
Sabrina fu che era stato
costretto a fingere la propria morte per poter diventare un'agente
segreto, lasciando per sempre i suoi genitori e la sua fidanzata.
-La
amavi?- gli aveva chiesto.
-Amavo
di più l'esercito, la carriera. Non mi sono mai pentito di
questa
scelta, sarebbe come rinnegare la mia vita.
Scoprì
parti del suo vissuto difficili da accettare, ma anche tesori
nascosti di generosità e tenerezza.
Nel
giro di tre settimane era ancora più sicura di quanto
già non
fosse.
La
madre, tuttavia, non era troppo d'accordo. Il trasferimento
definitivo della propria bambina in America era inaccettabile, per il
suo cuore di mamma.
La
sua opinione su Casey, constatazioni pungenti sull'età a
parte, era,
però, positiva. All'inizio, aveva temuto che quell'uomo
riuscisse a
manipolare la sua bambina, troppo innamorata, ma aveva visto, con i
propri occhi, che era lui, spesso, a farsi consapevolmente
raggirare da Sabrina.
E
vedendo i suoi atteggiamenti era riuscita ad inquadrarlo si era
guadagnato la sua stima.
Diverso
discorso era per gli amici di Sabrina, i quali non lo avevano
accettato ed erano evidentemente a disagio in sua presenza.
Non
avrebbero molte occasioni per incontrarsi comunque,
aveva pensato, sospirando.
Si
sentiva come una traditrice, come se stesse abbandonando tutti e
tutto, voltando loro le spalle, per un uomo che conosceva da solo
poco più di due mesi.
Quando
aveva confessato questi pensieri a sua madre, lei le aveva
semplicemente risposto:
-Non
ci stai tradendo, stai costruendo la tua strada. Prima o poi, tutti
devono allontanarsi dal nido e tu hai iniziato prima degli altri.
Poi
Casey, dalla stanza accanto, con un po' di panico nella voce, le
aveva chiesto di tradurgli ciò che sua nonna gli stava
dicendo.
-Mia
nonna ti fa i complimenti e dice che non ne fanno più di
uomini come
te.- aveva tradotto lei.
-
Tua nonna è una donna molto saggia!- aveva esclamato lui
soddisfatto
ma un po' titubante.
Ed
in quel momento aveva capito che l'unico tradimento che rischiava di
commettere era verso se stessa, perché se non lo avesse
seguito
avrebbe chiuso le porte ad un regalo del destino.
Lui
era tutto ciò di cui aveva bisogno, ciò che la
rendeva più forte
proteggendola, ciò che le permetteva di crescere
ma restare
bambina, ciò che la faceva sentire a casa pure in capo al
mondo.
Non
aveva dubbi.
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Nda_Dart
of Pleasure
Questo
capitolo è ambientato cinque anni dopo il precedente: Chuck
e Sarah
sono sposati, da due anni, Morgan è diventato una spia e
convive con
Alex, che Casey ha già conosciuto.
Nonostante
qualche iniziale problema dovuto all'età della protagonista,
Alex e
Sabrina sono diventate amiche.
Ellie
e gli altri hanno saputo che Sabrina non ha nessun tipo di parentela
con Casey e sono diventati una coppia ufficialmente. Ai dipendenti
del Buy More è stato detto che in realtà Casey
è un trovatello è
non ha quindi nessun legame di sangue con Sabrina (scusate la
banalità ma non sono riuscita ad inventare qualcosa di
meglio XD)
5
anni dopo.
-Attenzione
gente! Un urrà per il genio italiano!- urlò Chuck.
-Urrà!-
gridarono tutti in coro.
Casa
Bartowski era animata da brindisi e sorrisi che festeggiavano la
laurea appena conquistata da Sabrina.
-Sapevamo
che avresti ottenuto la lode!- le disse Sarah, abbracciandola.
-La
CIA e l'FBI facevano il tifo per te!- rise il ragazzo.
-Sei
stata strepitosa, grandiosa, hai lasciato tutti di
stucco..-s'inserì
Morgan.- Guarda cosa ti manda la Beckman..-aggiunse, mostrandole una
strana valigetta.
Sabrina,
curiosa, l'aprì subito, e vide un biglietto:
Sentiti
complimenti alla mia più giovane analista federale.
La
tua laurea con lode mi permette di promuoverti capo
analista-investigativa.
La
frase la riportò indietro di quattro anni, quando un giorno
il
generale l'aveva convocata:
-Sabrina,
so che nel tempo libero ti diverti a risolvere gli enigmi in cui la
squadra Bartowski incorre durante le missioni. So anche che, insieme
a Chuck, ti diverti a ricreare i più pericolosi ingegni
elettronici
di cui i servizi segreti dispongono.
La
ragazza si era sentita gelare il sangue.
-Non
puoi giocare con i servizi segreti. Pertanto..che ne dici di
trasformarlo in un lavoro?
Allibita,
si era voltata verso Casey, il quale le aveva lanciato uno sguardo
pieno d'orgoglio. Da quel giorno era diventata un'agente federale.
Certo, raramente partecipava alle missioni-non era quello il suo
lavoro-, ma se queste potevano essere portate a termine era anche
grazie a lei.
Ora,
nella valigetta, aveva trovato un mazzo di chiavi.
-Sono
capo della sezione analista-investigativa!- Iniziò ad
urlare,
saltellando con Chuck.
-Oh
yeah, baby! Suppongo che queste siano le chiavi del tuo nuovo
ufficio!
-Abbassate
il tono!..che razza di spie!- commentò Morgan, alzando gli
occhi al
cielo.
In
disparte, Casey ed Alex, discutevano:
-Non
puoi tirarti indietro proprio ora!- lo rimproverò la
figlia.-
L'unica nota stonata, nella vostra storia è la gelosia.
A
quella parola, l'uomo aggrottò le sopracciglia.
La
gelosia di entrambi era stata l'unica spina nel fianco, in quei
cinque anni di convivenza.
Ripensò
al giorno in cui l'agente Verbanski era ripiombata nella sua vita:
Sabrina, la ragazzina dall'animo gentile, si era trasformata in una
donna tanto aggressiva e territoriale da riuscir a tener testa ad una
spietata spia con il doppio dei suoi anni.
Se
non avesse visto la sofferenza nei suoi occhi, avrebbe semplicemente
riso.
Ma
anche lui, tanto più vecchio e maturo, peccava ogni volta
che
inseriva una cimice nella borsa di Sabrina per controllarla durante
le sue riunioni notturne in ufficio.
Aveva
cieca fiducia in lei, ma il pensiero che un uomo la potesse guardare
in modo impuro e invasivo gli faceva perdere il senno.
-Papà?
Mi stai ascoltando?- gli chiese Alex, irritata.
-Oh,
sì, certo- mentì lui, spudoratamente.
-Che
collana!- esclamò Sarah, abbagliata.
-Me
l'ha regalata Casey..-sorrise lei, emozionata.
-Però
manca qualcosa, non credi Sarah?- domandò Chuck, ammiccando.
La
bionda, sorridendo, le diede ciò che teneva nella mano
dietro la
schiena:
-Da
parte mia e di Chuck.
Dentro
la vellutata scatolina c'erano orecchini di diamante che riprendevano
i motivi della collana, anch'essa di diamanti.
-Sono
b-bellissimi..non dovevate!- balbettò lei, indossandoli.
Tutti
i regali che aveva ricevuto le erano parsi esagerati, per una festa
di laurea.
Tutti
loro erano più ricchi di quanto potessero sembrare, usavano
appena
un quarto del loro stipendio ogni mese, ma ricevere diamanti
per
la laurea è davvero troppo, pensò.
Osservò
i presenti: c'era molta gente, soprattutto marines, con i quali non
aveva nessun tipo di rapporto. Perchè Casey aveva voluto
invitarli?
Quando
aveva visto che anche sua madre era stata invitata era rimasta
felicemente sorpresa. Le aveva raccontato che tutti i militari
presenti erano amici che John aveva conosciuto molti anni prima,
durante il servizio militare obbligatorio.
Era
certa che sua madre avesse intuito qualcosa, ma, fortunatamente, non
faceva domande.
Ad
un tratto vide entrare la Beckman in persona, la quale
esclamò:
-Non
potevo perdermelo!
Notò
che Casey si avvicinava, titubante ma sorridente.
-Vorrei
ringraziare tutti per essere qui.- iniziò, con espressione
solenne.-
Stasera festeggiamo la laurea, conseguita con lode, di questa
splendida ragazza.
Cinque
anni fa, ha irrotto nelle nostre vita e con la sua aria da pulcino
indifeso ha sconvolto le nostre vite, in particolare la mia.- disse
con aria un po' colpevole, che provocò una risata
generale.-Oggi,
dunque, non siete qui solo per festeggiare, ma per essere testimoni
dell'inizio,spero, della missione più ardua della mia vita.-
s'inginocchiò, e aprendo una minuscola scatola di velluto
rosso,
pronunciò emozionato.- Sabrina, vuoi sposarmi?
La
ragazza, pietrificata, incapace di formulare una frase di senso
compiuto, lo abbracciò. Tutti esplosero in un applauso e
venne
stappato dello champagne.
Sabrina,
che voleva semplicemente appartarsi con il suo futuro marito, venne
sommersa da abbracci e congratulazioni.
Era
scioccata, ma non poteva essere più felice.
E
pensare che quel lontano Natale le era sembrato l'inizio di un
incubo.
La
vita ti sorprende sempre.
The
end.
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