Life, what is it but a--OMAKE!

di Artemisia_Amore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pan di Zenzero ***
Capitolo 2: *** Le eroiche imprese del prode Reim-san ***



Capitolo 1
*** Pan di Zenzero ***


Pan di Zenzero

 

“E’ il vanto del salone!”
“Quest’anno arriva direttamente dalle foreste del Nord!”
“Sta’ attento con quelle decorazioni, è cristallo boemo!”
 
Ogni anno, il Natale Rainsworth cambiava radicalmente l’aspetto della villa. Non solo gli addobbi, ma tutto sembrava diventare natalizio. Persino i piccoli cespugli di roselline selvatiche lungo il viale che precedeva il maestoso ingresso erano stati sostituiti da meravigliose poinsettie scarlatte, e tutti i corrimani erano rivestiti con del delicatissimo velo dorato. Nel camino, poi, ogni due ore un domestico aveva cura di mischiare alla legna corteccia di cannella, e nell’aria c’era sempre profumo di biscotti appena sfornati. Perfetto, per quella casa, in fondo.
 
“Lady Rainsworth, quest’anno, ha scelto proprio l’albero più bello che esiste in natura… E’ così verde, così alto, così--“
“Oh, smettila di fare filosofia, c’è ancora un’intera scatola di sfere da appendere! Lady Sheryl è stata categorica: finire di addobbare l’albero prima del rientro di miss Rainsworth dalla Pandora! Sono quasi le sette, stanno per rientrare!”

“… Chi sta per rientrare?”
 
I domestici, a Natale, hanno il compito di addobbare l’albero, decorandolo con una cura e una precisione da fare invidia ai dipinti natalizi che riempiono le strade di Reveille ogni anno. Ogni anno riempiono le tazze di zabaione appena preparato e i vassoi di biscotti allo zenzero, e li lasciano lì, accanto alla poltroncina di miss Rainsworth, consapevoli che sarà occupata anche da lui, il chiassoso Break-san. Lo stesso che li ha appena colti in flagrante, con le mani tra i rami d’abete e i volti pieni di porporina dorata. E a giudicare dal delicato ticchettio che lo segue, miss Rainsworth è con lui.
 
Per quanto la sala sia calda e piena di addobbi, per i poveri domestici sembra più freddo di un angolo di Polo, e solo la risata argentina di Sharon riesce a sciogliere quelle maschere di timore e difficoltà.
 
“Credevate davvero che non sapessi che eravate voi ad addobbare il nostro albero di Natale…? Sul serio?” Avanza, Sharon, e supera Break, sentendo distintamente Emily sussurrargli che Sharon-chan crede ancora a Babbo Natale! Un’occhiata alla bambolina, una al suo proprietario. Ci penserà dopo, a loro. “Sono anni che cerco di cogliervi con le mani nel sacco… Io… Adorerei poter addobbare l’albero di Natale!”
 
Gelo.
Silenzio.
Imbarazzo.


“Ma… Miss Rainsworth… Sua nonna, Lady Rainsworth, ha-- Lei--“
Un altro sorriso, questa volta più dolce e nostalgico, e poi lei scuote la testa. “Oh, no, è deciso. Finirò io di addobbare l’albero…” Con un gesto calmo della mano, li congeda, lanciando un’occhiata all’albero così verde in quella stanza così piena di luce rossa e oro. “… E Xerx-nii mi aiuterà.”
 
Non lo guarda, non ce n’è bisogno. Sa esattamente di quanti passi ha provato a indietreggiare, sperando di mescolarsi con gli altri domestici, e sa perfettamente la posa teatrale che ha assunto quando l’ha nominato, congelandosi come sotto incantesimo. E’ solo allora che lei si volta, con il sorriso più carino, adorabile e inquietante che quel bel visetto possa avere. “Non è vero, Xerx-nii…?”
 
~

“Miss Rainsworth, Lunettes-san per lei.”
“Lo faccia entrare!”
 
Reim-san è il genere di persona che non entrerebbe mai in quel salone senza essersi fatto annunciare. Sebbene Sharon gli abbia detto centinaia di volte che può farlo, come uno di famiglia. In fondo, sono cresciuti insieme. Con un sorriso, si rende conto che non cambierà mai.
 
“Miss Rainsworth, Xerx, buonasera…Mi dispiace essere piomb--”
Reim-san non saluta Emily! Forse Reim-san non sa che le signorine per bene si offendono, quando non vengono salutate~~
 
Quelle guance rosse, quello sguardo interdetto e subito deviato. Quel tentativo di fingere di non aver sentito niente. Assolutamente niente. Questo è quello che fa scoppiare a ridere Break, proprio in quel momento, e lo spinge ad avvicinarglisi, per torturargli la spalla del cappotto che ha ancora indosso. “Oh, Reim-kun, non vorrai offendere la piccola Emily-chan? A ben vedere, è la migliore pretendente che potresti avere, sai?” Ancora, quel tentativo di ignorarlo. “Emily è una signorina di gran classe, non certo come quelle delle riviste europee che Reim-san tiene sotto il materasso!
E a quel punto, è chiaro che ogni sforzo sarebbe vano. Così l’uomo appena arrivato sobbalza e fa un passo indietro. “N-non dire sciocchezze, Xerx! No-non esiste nessuna rivista! Oh, Sharon-sama, non creda a queste illazioni!”
La risata di Sharon è disturbata solo dal soffio della piccola impertinente, che continua a sogghignare accusandolo di averle proprio viste, quelle riviste.
 
La piccola miss ha rinunciato a rendere alla conversazione un po’ di serietà. Ormai, aveva preso una piega disperatamente senza via d’uscita. “Reim-san, ignora Xerx-nii… E’ successo qualcosa alla Pandora…?” Quel nome sembra risvegliare il rigore tipico del giovane ancora vestito di tutto punto, che fa un passo avanti e si inchina appena. “Siete andati via prima di firmare il resoconto di Oz-sama e Gilbert-kun sul recupero del Trump nella piazza della statua dell’Angelo Bridget, e dato che--“ un’occhiata veloce a Break “E’ il coordinatore di Gilbert-kun, non potrebbero archiviare la--“
 
“Oh, Reim-san… A villa Barma hanno già addobbato l’albero di Natale? Com’è? Bello come il loro?” In qualche momento, durante il discorso di Reim, Sharon si è alzata, ed è tornata di fronte al grande abete, con in mano una delicatissima campana trasparente. Un sorriso, poi, e si solleva in punta di piedi per appenderla. “Non pensiamo alle cose noiose. Potresti aiutarci a decorare il nostro albero! Io e la mamma eravamo sempre così felici di addobbarlo insieme…” In quella piccola manina, una stella di filigrana dorata. Brilla, mossa da quelle dita bianche e sottili, e poi finisce nelle mani di Break, perché la appenda in alto.
“Ma--Miss Rainsworth, io non--“
“Oh, non essere noioso, Reim-san… E’ Natale.” Quella frase, detta in quel modo gentile e fermo. Come se quello chiudesse la questione.
L’albero di Natale di villa Rainsworth aveva appena conquistato altro aiuto.
 
~
 
“Miss, fuori c’è una carrozza dalla Pandora. Dicono che Lunettes-san è atteso al protocollo.”
 
A Sharon non rimane che sospirare, rassegnata, mentre Reim si concede di appendere l’ultima sfera d’oro a uno dei rami più in alto, e poi si inchina, scusandosi. E si inchina di nuovo, troppo formale. Lei lo guarda, ridacchiando e, proprio mentre lui sta per dire qualcosa, solleva l’indice, facendogli segno di tacere.
“Hai promesso di tornare per cena!”
“Hai promesso di cedermi il tuo dolce!”
Hai promesso di baciarmi!
 
Il coro di richiamo della bambola - divertito da parte di entrambi - non impedisce a Reim di arrossire. Conoscerli da anni non fa certo sì che possa prevenire le loro burle. Perché solo un occhio poco attento penserebbe che Xerxes Break sia l’unico a prendere in giro anima viva. Sharon Rainsworth è altrettanto capace, e più subdola, perché lascia che sia il proprio giullare di corte a fare il lavoro sporco. “Associazione per delinquere, ecco cosa sono…” Pensa Reim una volta lontano da villa Rainsworth.
 
~
 
Sharon ha le guance rosse come una bambina divertita. Erano anni che sperava di sottrarre ai domestici quel compito, che sperava di poter addobbare l’albero come quando lo faceva insieme a sua madre, da bambina. Uno sguardo oltre le proprie spalle, e quello che vede è un uomo annoiato, seduto sul bracciolo della propria poltroncina, intento a rifare il fiocco alla piccola bambolina che porta sulla spalla. Inclina la testa, Sharon, sorride ancora, e con un movimento veloce, infila un cappellino da elfo sul ciuffo di Emily. Da qualche parte, un pupazzetto avrà pianto la perdita del proprio copricapo. “Adesso anche voi siete un po’ più natalizi…”
L’uomo ride, quel sorriso sorpreso, sincero, che raramente gli si vede sul viso. Ogni cosa, di Xerx-nii, sembra sempre calcolata… “Sono felice che… Tu sia qui, Xerx-nii. Anche se per te sono tutte sciocchezze, queste…”. Lui non risponde, ma quello sguardo è come una carezza calda sulla pelle fresca. Le provoca un brivido che la costringe a girare su se stessa e tornare a fissare l’albero.
 
“Non lo trovi splendido?”
“Ojou-sama è stata bravissima a decorarlo…”
Ojou-sama ha decorato anche Emily~
“Manca ancora qualcosa, però…”
 
Sharon corre fino all’ultima scatola di addobbi, e quando torna ha un gran sorriso sulle labbra, e una grande stella tra le mani, il puntale di un albero ormai quasi completamente addobbato.
“Voglio metterlo io, Xerx-nisan…” Sussurra, ammirando i bagliori del camino che si riflettono sulle facce della stella. “Non credo che sia sicuro che saliate su una scala, ojou-sama… Potreste farvi male. Lo metterò io, lasciate che--“
“No, Xerx-nii, lo metterò io. Tu…” Le guance appena più colorite. Un effetto del camino, forse. “Tu potresti aiutarmi ad arrivare così in alto…?”
Questa volta è Break ad avere le guance più rosse del solito. E questa volta, il camino non c’entra. Tentenna, prima di avvicinarsi ancora di più alla sua ojou-sama, prima di allungare le mani verso di lei. E trema appena quando stringe le mani sui suoi fianchi, sollevandola senza fatica, lasciandole il privilegio di concludere la decorazione.
 
Passano quasi tutto il giorno insieme, a stretto contatto, ma non si sfiorano mai. Mai. Quindi quel gesto, per Sharon assume i colori di un abbraccio, la forza di un gesto nuovo, caldo. Al punto da arrossire vistosamente, mentre sente le sue mani grandi, le mani di un uomo, quell’uomo, premerle sui fianchi con quella che crede sia disinvoltura. Se solo sapesse che lui, dietro di lei, ha le guance del suo stesso colore, per quella vicinanza inaspettata, per quel contatto così intimo e delicato. Se solo lo sapesse, forse avrebbe mancato la punta dell’abete, con il suo puntale. E invece, quell’albero di Natale riesce, finalmente completo, a illuminare d’oro e bagliori di cristallo il grande salone di villa Rainsworth.
Con le mani finalmente libere, poi, Sharon sfiora quelle di lui, un tocco delicato con le sue piccole dita bianche, e lui la lascia scendere, schiarendosi la voce, nervoso. Lentamente, rimette i piedi a terra, e altrettanto lentamente, si volta, muovendo la vita ancora tra le sue mani. In quel momento, l’orologio a pendolo dell’atrio rintocca una volta.
E lei, fiera sotto quel rossore imbarazzato, si solleva in punta di piedi e gli bacia la guancia.
 
 
~
 
Nell’aria, una carola di Natale. Deve essere la cuoca. Adora le carole di Natale, probabilmente sta costringendo l’intera cucina a cantare con lei.
 
“Hai visto che alla fine, non era poi così noioso…?”




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Capitolo 2
*** Le eroiche imprese del prode Reim-san ***


Le eroiche imprese del prode Reim-san
 

Ore 5.58

Il prode Reim-san ama svegliarsi presto. Possibilmente, pochi minuti prima del sole, così da potergli rivolgere un sorriso e approfittare del calore dei suoi raggi fino all’ultima goccia. Lentamente si alza. Lentamente piega le lenzuola ai piedi del letto. Poi, traballante e incerto, raggiunge il bagno, lasciando gli occhiali sul comodino.
 

Ore 6.42

Dopo una fresca doccia ristoratrice, il prode Reim-san si prepara per il sacro rituale della rasatura. Ama disporre gli strumenti nell’ordine di utilizzo: la scatolina di latta, il sapone, il pennello, il rasoio, la bacinella d’acqua. Infine, posa un morbido telo bianco sulla spalla. Si guarda allo specchio per pochi secondi, prima da un lato, poi dall’altro, dopodiché afferra la scatolina di latta e il pennello, che bagna e muove velocemente sul sapone per montare la schiuma. Il passaggio seguente è il suo preferito.
 

Ore 6.53

Se c’è una cosa che Reim-san adora, questa è il profumo di tutto ciò che è pulito. In questa categoria rientrano le lenzuola, le camicie dal colletto inamidato, i fazzoletti, i cache col e persino i guanti della divisa della Pandora. Non può mancare all'appello, naturalmente, la sua stessa persona. Questa è, perciò, la ragione per cui il prode Reim-san versa due gocce di acqua di colonia sulla punta delle dita. Un istante dopo, il profumo viene equamente distribuito tra polso destro e polso sinistro. Altre due gocce vengono versate, ma quest'ultime trovano la loro destinazione dietro le orecchie. Un sorriso di compiaciuta soddisfazione pone fine alla consueta liturgia mattutina.
 

Ore 7.21

Per il suo primo giorno libero dopo due settimane di intenso e spossante lavoro, Reim-san ha deciso di indossare una comoda camicia di cotone bianco, sostituendo un gilet antracite alla più consueta, rigida giacca della divisa della Pandora. Gli orecchini per quel giorno di festa sono rossi, sobri, con una certa, sommessa nota vivace che pare riflettere il suo buonumore.

A Reim-san piace il rosso.
 

Ore 8.13

Sono rare le occasioni in cui Reim-san riesce a concedersi una colazione appropriata. Il menù della sua frettolosa routine quotidiana propone, quasi invariabilmente, poche dita di latte fresco a cui viene aggiunta una generosa quantità di corposo, caldissimo tè nero, due cucchiai di zucchero e tre biscotti al burro. Ma nel suo giorno di festa il prode Reim-san non può far altro che cedere ai sereni, onesti occhi azzurri del gioviale fornaio di Reveille, lasciandosi andare pertanto al piacere semplice di un fragrante croissant appena sfornato, mangiato all’angolo della strada, con la schiena appoggiata a un lampione la cui candela è stata da poco spenta.

 

Ore 8.46

Reim-san è innamorato. Sebbene sia un uomo composto, razionale e riservato, tuttavia non riesce a imporre al proprio cuore di battere secondo il ritmo della volontà del suo padrone. E’ questo il motivo per cui si sorprende a posarsi una mano sul petto, e a stringere appena la stoffa sotto le dita, quando i suoi occhi si posano distrattamente sul profilo perfetto e delicato della più graziosa visione che abbia mai avuto la benedizione di incrociare sul suo cammino.

Esitante, il prode Reim-san si congela dapprima sul posto. Impaziente, freme per poter compiere il prossimo passo.
 

Ore 8.57

Reim-san è una persona corretta. Soprattutto, è una persona estremamente rispettosa. Ma nonostante tutte le sue migliori intenzioni, non riesce a impedirsi di sbuffare e lanciare un’occhiata fremente al possente orologio a pendolo che rintocca pigramente i lunghi, infiniti minuti mancanti all’apertura del negozio. Ancora tre minuti. Solamente tre minuti, e le dita di Reim-san potranno corteggiare l’oggetto di così tanta emozione nel suo cuore. Ancora tre minuti.

Ma lei lo sta già aspettando.
 

Ore 9.24

Lei è costata un intero stipendio. Reim-san sapeva bene che il prezzo dell’amore è sempre irragionevolmente alto, e sebbene inizialmente la somma richiesta l’abbia fatto vacillare, tuttavia quel delicato, sensuale intrecciarsi di pelle lavorata a mano e tese, vibranti corde di canapa l’hanno infine persuaso a comprare il libretto rilegato in cremisi e oro, coordinato a un delicato pennino obliquo dalla punta di metallo e l’impugnatura di vetro soffiato, più bello, elegante e profumato che avesse mai visto. Avrebbe potuto scrivere maree di calcoli, su quella carta così spessa, così gialla, così ruvida. Avrebbe versato fiumi e fiumi del più incisivo, pungente, ordinato inchiostro. Parole nere su sfondo bianco, gocce e gocce a simboleggiar virgole e punti e sottrazioni e moltiplicazioni e affermazioni. Scrivere su quel libretto sarebbe stato pura poesia dei sensi e dell’anima.

Con il suo amore stretto tra le braccia, il prode Reim-san esce dalla bottega del tipografo, diretto alla fontana.
 

Ore 9.39

Reim-san è affezionato a un ricordo della sua infanzia. Ogni volta che riesce a guadagnarsi un giorno di riposo, non manca mai di attraversare le strade colorate e vivaci di Reveille per raggiungere la fontana della piazza. A quella fontana, una bambina sempre allegra gli aveva regalato un fiorellino, sancendo così la loro eterna amicizia - un’amicizia innocente, che al tempo spensierato dell’infanzia non si curava neanche lontanamente di prendere in considerazione il diverso grado di nobiltà nel sangue di Reim-san e in quello di Sharon-sama. Un’amicizia che si sarebbe gioiosamente trasmessa, anni e anni dopo, alla loro età adulta, nascosta dalle formalità che le avrebbero imposto un quieto contegno. Tuttavia, il silenzio non ne avrebbe mai negato l’esistenza. Sorride, il prode Reim-san, cercando con il suo sguardo di brillante brandy d’estate l’oggetto del suo amato ricordo. Gli occhi scorgono un luccichio, e il suo cuore si sorprende ancora una volta nel constatare come la sua monetina di piombo - un giocattolo donatogli dal Conte suo padre per il suo ottavo compleanno - sia ancora là, sommersa dall’acqua cristallina, alla base dell’elegante statua danzante. Sorride di nuovo, ricordando il proprio desiderio di serenità, espresso per quello sciocco, angosciato cavaliere che si era rifiutato di credere al Miracolo della Fontana, aveva dato le spalle a lui e Sharon-sama, e se n’era andato a rifugiarsi in una locanda - o almeno così era parso ai suoi giovani occhi - abbandonandoli alle cure della balia della bambina. 

Uno sciocco cavaliere, davvero. La fontana aveva esaudito il suo desiderio, e il prode Reim-san, silenzioso, si volta per tornare al Quartier Generale con quella rinnovata consapevolezza nel cuore.
 

Ore 10.01

A differenza della maggior parte dei suoi colleghi alla Pandora, Reim-san non ama sperperare il suo denaro. Nonostante il cognome che porta potrebbe facilmente tradursi in un certo grado di comodità e facilità nella vita di tutti i giorni, Reim-san non ha nessuna intenzione di lasciare che siano i suoi avi a determinare il suo effettivo valore. Al prode Reim-san piace riuscire a cavarsela con le sue sole forze. Per questo motivo, valuta attentamente il costo della carne, alla terza bancarella del mercato. Ha evitato, senza neanche prenderli in considerazione, le insegne e il profumo invitante delle locande ai lati della strada principale: comprare le materie prime gli permetterà di risparmiare un po’ del poco denaro che, dopo il sensuale lusso cartaceo che si è concesso, gli è rimasto in tasca. Ed è così che Reim-san, dopo un paio di veloci e precisi calcoli mentali, torna a percorrere la strada di casa, le braccia occupate dal suo tanto peccaminoso quanto intensamente amato acquisto, da un arrosto dall’intenso aroma speziato e da un sacchettino di carta colmo delle prime fragole dell’anno. Reim-san ama molto le fragole.

 

Ore 10.57

E’ l’acuto, disperato suono di un pianto ciò che distoglie il prode Reim-san dai suoi pensieri, un attimo dopo aver posato il piede destro sul primo gradino della breve scalinata del Quartier Generale. Sorpreso, sbatte le palpebre un paio di volte e si sporge per lanciare un’occhiata furtiva al di là dei cespugli decorativi. Un topo miagola di nuovo.

Un topo?

Il prode Reim-san rimane interdetto per qualche istante. Spostando il peso del pacchetto e dei due sacchetti su un solo braccio, si sistema gli occhiali sul naso. Perché i topi non miagolano, e questo lo sanno tutti.

Ma il topo, al di là di ogni ragionevole senso comune, miagola ancora.

Incuriosito, Reim-san si avvicina. Posa a terra i fagotti, si inginocchia e studia attentamente quell’insolito caso. Un istante dopo un sorriso si dipinge sulle sue labbra, e il prode Reim-san allunga coraggiosamente le braccia tra i cespugli, le ritrae, e rivela alla luce del sole…

Un gattino.

Un gattino dello stesso colore del latte, e gli spaventati, disperati occhi rossi. Perde un battito, il cuore di Reim-san, nel constatare l’anomalia di quella creatura. Un gattino albino. Abbandonato, disperso. Perduto.

“La natura ha un modo crudele di lasciarsi alle spalle i più deboli…”, pensa Reim-san, mentre le sue dita gentili - perché il prode Reim-san sfiora sempre ogni cosa con una precisa, discreta delicatezza - percorrono il pelo scompigliato della creaturina, i cui intensi occhi cremisi devono essersi aperti sul mondo da non più di una decina di giorni.

Il prode Reim-san sospira. La Pandora non ammette animali, e il prode Reim-san è un uomo ligio al suo dovere. Ma il gattino trema. Il gattino miagola. Quel gattino albino con gli occhi rossi, perduto. Sospira di nuovo, Reim-san, e afferra la prima fragola dal sacchettino di carta. Seduto sull’erba fresca, con le spalle appoggiate al muro ruvido dell’imponente edificio in cui lavora e fin troppo spesso vive, il prode Reim-san divora, una dopo l’altra, le sue amate fragole, sotto un tiepido sole che pare cantare un debole, timido preludio di primavera.

 

Ore 11.29

Dopo essersi chiuso la porta alle spalle, Reim-san posa sul tavolo i suoi fagotti. Lentamente, allunga le mani dentro il sacchettino delle fragole. Ne tira fuori il gattino spaurito, il pelo e la coda ritti mentre miagola e piange, incerto su quelle sue piccole, inesperte zampine. Reim-san lo posa a terra e lo lascia libero di annusare il pavimento per pochi istanti. Quando torna, ha un piattino di latte tiepido per la creaturina senza un posto nel mondo.

Sorride, Reim-san. Ha infranto una regola.

Ma qualcun altro prima di lui non aveva forse fatto altrettanto, dando asilo a un’anomalia della natura, senza più un posto nel mondo?

Il prode Reim-san si siede a terra. Osserva il gattino lappare il latte, si toglie gli occhiali, cerca il proprio fazzoletto nella tasca dei pantaloni e pulisce le lenti, delicatamente, accuratamente.

“E adesso, un nome…”, sussurra Reim-san, mentre il gattino perduto sembra leccare la vita e l’amore da quel piattino tanto più grande di lui.

D’un tratto, gli occhi caldi e dolci del prode Reim-san si illuminano, decisi.

“Beh… Pare che saremo entrambi meno soli, da oggi, Sake”.








*** [Nota di Amore] ***

Innanzi tutto, grazie a tutti voi per aver letto questo nostro secondo omake! Le eroiche imprese del nostro prode Reim-san vi sono piaciute? Chissà quali altri entusiasmanti avventure gli riserverà il futuro!

Sfrutto questa insolita nota a fine capitolo per spiegare la ragion d'essere del piccolo gattino albino che da questo momento entrerà inevitabilmente a far parte della nostra storia principale. Il prode Reim-san ha scelto il nome "Sake" per due motivi. Il primo è l'assenza di colore del micetto, che ha richiamato alla mente del nostro amato protagonista il sakè, bevanda di cui - ne siamo più che certe - Reim-kun deve apprezzare il meraviglioso sapore.
In secondo luogo, "sake" (sakè, letto /saki/) e "sake" (letto /seik/) condividono la stessa grafia, ma il secondo termine in inglese viene utilizzato per frasi di questo tipo: "To do something for someone's sake", ovvero "agire in un certo modo per il bene di qualcuno".

E non è forse questo ciò che Reim fa con ogni suo respiro? Agire per il bene, per amore di qualcuno?

Chiamate il nostro gattino come più preferite. Che lo leggiate /Saki/ oppure /Seik/, speriamo che possa conquistarsi un angolino nel vostro cuore.

 

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