Natale a sorpresa ( Nine Month ) di thedragontosaphira (/viewuser.php?uid=164585)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo Aprile ***
Capitolo 2: *** Cap 1 Aprile-Maggio ***
Capitolo 3: *** Cap 2 Maggio-giugno ***
Capitolo 4: *** cap 3 Giugno-Luglio ***
Capitolo 5: *** Cap 4 Luglio - Agosto ***
Capitolo 6: *** Cap 5 Agosto - Settembre ***
Capitolo 7: *** Cap 6 Settembre - Ottobre ***
Capitolo 8: *** Cap 7 Ottobre - Novembre ***
Capitolo 9: *** cap 8 Novembre -Dicembre ***
Capitolo 10: *** Epilogo Dicembre ***
Capitolo 1 *** Prologo Aprile ***
prologo Aprile
Eccoci a voi con questo piccolo dono di Natale
Una mini long dal sapore diverso.
Ispirata dal film Nine Month, ma chiaramente rivisitata.
Speriamo vivamente possa allietarvi e vi attendiamo numerosi.
Fateci sapere che ne pensate
Un bacio a tutte e buona lettura
The Dragon e to Saphira
P r o l o g o
Aprile
Lo sguardo fisso, quasi imbambolata, sicuramente se mi fossi guardata allo specchio avrei visto una donna terrorizzata.
Qualsiasi altra donna avrebbe esultato, ma non io.
La gola asciutta ed il cuore che batteva all'impazzata.
Scossi il capo come a negare l'evidenza.
Mille
domande si rincorrevano nella mia testa, ma una sola sembrava
lampeggiare a caratteri cubitali : come era potuto succedere?
Scioccata guardavo quel bastoncino, esso avrebbe decretato il mio futuro.
Stare
con Draco era un crescendo di emozioni contrastanti, almeno per me, non
sempre facili da affrontare, ma stimolanti sotto alcuni punti di vista.
A volte era così criptico, che faticavo a capire con quale dei suoi alter ego avevo a che fare.
Uomo
d'affari arrivato, aveva costruito dal nulla un grande impero
finanziario, a cavallo dei due mondi, quello magico e quello babbano.
Si era per come dire modernizzato “ babbanandosi ”, sempre che questo aggettivo esistesse.
Casa nostra, anzi sua, era super tecnologica.
Guidava un auto, aveva un cellulare e conosceva google.
Chi
l'avrebbe mai detto, ma spesso dentro di noi avviene un evoluzione, un
miglioramento di se stessi, una crescita interiore, e lui quel percorso
lo stava ancora affrontando.
Solo
alcune cose non cambiano mai e quella era l'educazione o meglio quello
che avevi ricevuto da bambino, un abbraccio una carezza in poche parole
esternare l'amore.
La sua freddezza a volte mi lasciava con l'amaro in bocca.
Ma sapevo che era una maschera che indossava per non soffrire, anche se poi ero io quella che ne usciva a pezzi.
Solo fra le lenzuola sembrava accendersi di una passione travolgente.
I
suoi amici storici erano anche i miei, mentre i miei erano i suoi, in
una sorta di patto fra noi. Certo ai tempi della scuola nessuno di noi
avrebbe immaginato che saremmo finiti insieme. Il nostro rapporto era
cresciuto nel tempo, non era perfetto, ma eravamo felici.
Nascosi la prova ed
uscendo dal bagno decisi che per ora non avrei affrontato la cosa,
almeno finché non ne fossi stata certa. Speravo con tutte le mie
forze in un errore, di certo non eravamo pronti ad una simile
eventualità.
Presi
al volo la giacca e mi fiondai fuori casa, ero in ritardo e quella
mattina avevo un incontro importante al ministero. Camminando per le
strade mi resi conto che al momento della nascita di mio figlio
sarebbero state addobbate per il Natale. Deglutii, lottando per non
pensare, rigettando l'idea della maternità, dovevo concentrarmi
sul lavoro per ora. Buttando una occhiata all'orologio da polso, mi
resi conto di essere in un pazzesco ritardo.
Mi
sarei scusata, magari mentendo, anche se non era da me, ma non ero
pronta a raccontare al mondo il mio "segreto", specie se riguardava me
e Draco.
Tutto
era filato liscio, nessuno si era accorto del mio ritardo, o se lo
avevano fatto, fecero finta di nulla. Non era da me, ma può
capitare a tutti una mancanza di puntualità. Quindi nessuno ci
trovò nulla di strano.
Nella
pausa pranzo contattai via camino Baston, era medimago al SanMungo, e
gli chiesi una visita urgente. Prima di affrontare il drago volevo un
parere specialistico, una data precisa, ma forse dentro di me speravo
ancora in un errore, in fondo poteva anche essere.
Lui gentilmente acconsentì, e chiaramente mi assicurò sulla privacy del risultato qualunque esso fosse.
Mi sentii stupida, io che avevo affrontato il vero pericolo, avevo paura di dire all'uomo che amavo, forse sono incinta.
Già
mi immaginavo i suoi occhi argentei che si assottigliavano, lo vedevo
puntare il dito, sentivo la porta sbattere, ed infine il mio cuore
andare in frantumi.
Per la prima volta persi la mia logicità, e lasciai la mente libera di vagare, di trovare soluzioni che non vedevo.
Quando uscii dal suo studio, non ero più agitata come quando ero entrata, ma sconvolta.
Tremavo come una fronda in mezzo ad un uragano.
Da
lì a otto mesi sarei diventata madre, ma lo scoglio più
grande era il padre di mio figlio. Lui sarebbe stato pronto? La
verità era che temevo la sua reazione.
Mentre mi facevo tutti i miei film mentali, il patronus del suddetto, ma ignaro padre, mi apparve davanti e mi parlò
-
Stasera ho organizzato una cena con relativo poker, ho già dato
disposizioni a Miles. Volevo solo avvertirti, magari passa a comprare
quel vino babbano che tanto ti piace, ci vediamo a casa. -
Perfetto, come sempre era lui a decidere per entrambi. Aveva la mania del controllo, lo scettro del potere doveva rimanere saldo nelle sue mani, in varie occasioni questo suo modo di essere mi era pesato.
Ma
in quel momento meglio così, almeno non avrei dovuto affrontare
il dilemma se parlargli o meno, oppure attendere e stare a vedere.
Per
una volta mi comportavo da serpe, aggiravo l'ostacolo, non volevo
affrontare il problema, avevo troppa paura che il mio castello
crollasse, avevo paura di ammettere che avrei potuto perderlo.
Lo
amavo, anche se non ero mai riuscita a dirglielo, sempre per lo stesso
motivo. Lui nascondeva i suoi timori emotivi molto bene, ma io
conoscevo il mio pollo, proprio per questo evitavo di metterlo sotto
pressione. Ma questa situazione era diversa, stavolta non avevo scelta.
Stavo solo temporeggiando, ma sapevo che non avrei potuto farlo ancora
a lungo.
Draco per quanto pragmatico e logico, sotto quella crosta da duro era un uomo complicato, almeno emotivamente.
Alla morte di suo padre, non aveva versato una lacrima.
Si era chiuso in un mutismo per giorni, e quando ne era riemerso, sembrava che una spugna avesse cancellato tutto.
Non l'aveva mai più nominato, come se non fosse mai esistito.
Se in quel momento il padre fosse stato lì, sicuramente avrebbe avuto il suo bel da dire per un nipote mezzosangue.
Ma lui non c'era, ed io almeno di questo non dovevo preoccuparmi.
Nonostante questo però, non riuscivo ad affrontare la situazione con il coraggio che di solito mi contraddistingueva.
Troppo sola, troppo spaurita.
Si,
avevo i miei amici di sempre, ma loro non avrebbero ragionato con il
mio animo che si stava torturando, avrebbero solo analizzato il
problema e consigliato, quello che in fondo sapevo di dover fare.
Una
volta giunta a casa porsi le bottiglie di vino a Miles che come sempre
mi venne incontro premuroso, gli sorrisi e mi diressi in quella che era
la nostra camera da letto.
Qui vidi Draco uscire dal bagno con indosso una esigua spugna intorno alla vita.
Lo osservai forse troppo. L'attrazione che provavo per lui era palese.
-
Ehi, guarda che così mi consumi, e poi non voglio fare tardi, se
continui a fissarmi così, quando arriveranno i nostri ospiti
potrebbero trovarci in una situazione piccante.
- Ammiccò, interpretando correttamente il mio sguardo. Merlino,
lo amavo così tanto, non potevo pensare di perderlo.
Feci un sorriso di circostanza, che apparve come una smorfia, tanto che lui si accigliò e mi chiese
- Tutto bene Hermione? Qualche problema? -
Il
mio cuore perse un battito, non ero brava a mentire e, mordendomi il
labbro mentre scomparivo veloce nel bagno, cercai di recuperare.
- Si, si .. Tutto bene, nessun problema, sono solo un po' stanca. -
Lo sentii rispondere
- Potevi dirmelo, avrei rimandato la cena. -
Dentro di me un tumulto, poi continuò con tono preoccupato
-
In effetti ho notato che da qualche giorno hai delle occhiaie profonde
e sei un po' pallida, magari sarebbe utile ti facessi vedere. -
Per poco non m strozzai con la mia stessa saliva.
" Si era accorto? E da quando era così attento, che sospettasse qualcosa? "
Mentre rieccomi sintonizzata sul canale della Granger picture, sentii delle voci provenire da basso, sicuramente gli ospiti erano arrivati.
Sfoderai il mio sorriso e li raggiunsi..
Indossai una maschera, ma avevo cuore e mente in tumulto.
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Capitolo 2 *** Cap 1 Aprile-Maggio ***
Cap 1 Aprile-Maggio
Aprile - Maggio
cap 1
Quando tutto sembra andare per il meglio, siamo felici di quello che
abbiamo, ecco che la vita ci porta ad un bivio o ci pone un ostacolo,
che mai avremmo immaginato di dovere affrontare.
Io l'eroina del mondo magico, osannata dai più, messa K.O. da un bastoncino.
Mentre mi preparavo per la cena avevo lo stomaco chiuso in una morsa,
il pensiero ostinato tornava sempre lì, a quel bastoncino che mi
aveva cambiato la vita. Draco aveva notato che qualcosa non andava,
suggeriva una visita medica. Se solo avesse saputo...
Con la scusa di andare a ricevere i nostri amici evitai di rispondergli.
Non ero brava a mentire.
****
La osservai perplesso, mi pareva sfuggente, come se qualcosa la tormentasse.
A volte davo troppe cose per scontate, e non mi rendevo conto che lei aveva bisogno di conferme.
Il mondo femminile era complicato, ma io lo ignoravo volutamente. Non
ero pronto a fare certi discorsi. Per ora mi beavo del nostro rapporto,
che mi piaceva esattamente così com'era. Ero consapevole che in
fondo il mio era timore di tuffarmi, a volte saliva alla mia coscienza
la sensazione di tenere un comportamento un po' vigliacco.
Ma ricacciavo in fretta questi pensieri.
Solo in seguito avrei compreso il mio egoismo.
In fondo sia io che lei eravamo felici così, perché complicarsi la vita?
Con lei avevo trovato il mio equilibrio, oltrepassare certe soglie poteva essere pericoloso.
Non ero pronto al grande salto, ma sapevo che prima o poi l'avrei
dovuto affrontare, lei era quella giusta, dopo tante femmine passate
nel mio letto, avevo trovato in lei la perfezione.
Sapeva completarmi, sapeva stimolarmi e non solo fisicamente, ma anche nella mente.
Brillante, con un ottimo eloquio, intelligente sopra la media, con una carriera fantastica.
Pratica, non appiccicosa, sapeva come e quando doveva ritirarsi lasciandomi i miei spazi.
Era perfetta, e non l'avrei cambiata con nessun altra al mondo.
Adoravo quel modo sexy di mordicchiarsi il labbro quando aveva un
dubbio o doveva porre qualche domanda, il portarsi dietro l'orecchio i
capelli quando leggeva concentrata.
Oppure quel modo buffo di mettere le mani sui fianchi, se era pronta ad una filippica.
Ma ora ero perplesso, comunque so che presto ne avremmo parlato, forse
doveva metabolizzare il problema, anche se non sapevo qual'era.
Quando la raggiunsi sorrideva, mentre offriva un aperitivo ai nostri amici, il ruolo di Lady le calzava a pennello.
Era perfetta.
Dovevo solo ammetterlo con me stesso.
Sapeva come muoversi in ogni occasione, con lei non avevo mai fatto brutte figure.
La cena fu perfetta, le conversazioni anche, ma qualcosa la
disturbò. Improvvisamente il suo sguardo si velò, la voce
le si strozzò quando la moglie di Potter annunciò
- Bene, visto che siamo riuniti, io ed Harry vogliamo farvi partecipi
del nostro piccolo segreto, aspettiamo il nostro secondo figlio. -
La vidi diventare di marmo, impallidire, felicitarsi frettolosamente,
posare il tovagliolo e con una scusa eclissarsi, mentre i brindisi
fioccavano insieme alle congratulazioni.
La seguii con lo sguardo, perplesso cominciai a pormi domande.
Che fosse andata in crisi, vedendo i suoi amici con una vita avviata,
una famiglia in itinere, mentre per lei ancora tutto era da venire?
Mi sentii in colpa, sapevo che mia era la responsabilità,
sapevo, percepivo che lei voleva di più, ma fingevo di ignorarlo
cullandomi sul fatto che lei nulla aveva preteso.
Forse era giunto il momento di fare il giro di boa, ufficializzare il
rapporto con un fidanzamento, ed in seguito il matrimonio. Era la donna
giusta e lo sapevo, perché esitare?
Ma il solo pensiero mi procurava un peso alla bocca dello stomaco.
All'idea di matrimonio e “ per sempre ” mi si formava un nodo, che mi paralizzava. Era il panico.
Se chiudevo gli occhi, rivedevo i miei genitori ed il loro matrimonio,
falso, a tratti crudele. Il classico freddo rapporto combinato tra
purosangue di alto lignaggio.
Sarei stato in grado di essere diverso?
Ero terrorizzato, era inutile negarlo, e mi nascondevo dietro a finte scuse.
Ma non sapevo che invece lei nascondeva un segreto più grande delle mie stesse paure.
Un segreto che mi avrebbe portato a scelte non sempre giuste.
Molto era cambiato nel mondo magico, leggi obsolete erano state
riviste, ma a volte alcune rimangono tali e quali, almeno per chi
è stato cresciuto con ideali che aveva radici antiche.
Guardandomi intorno notai che nessuno si era accorto che lei era
fuggita, nemmeno io in un primo momento mi resi conto che qualcosa non
andava, ma quando non la vidi rientrare, l'andai a cercare.
La trovai affacciata alla terrazza che ammirava il tramonto su Londra,
le luci dei lampioni una ad una si stavano accendendo, il garrire delle
rondini echeggiava intorno.
Eppure lei sembrava lontana, persa nei suoi pensieri. E a giudicare dall'espressione tirata, non dovevano essere piacevoli.
- Cosa c'è che non va? - Le chiesi diretto, mentre le poggiavo uno scialle sulle spalle.
Sospirando lo strinse a se quasi a trarne forza, poi con un sussurro tremolante mi disse senza guardarmi
- Sono incinta. -
Rimasi muto, spiazzato, destabilizzato, incapace di realizzare, di
reagire, il mondo mi crollò letteralmente addosso. Un figlio non
era in programma.
Solo poco prima avevo pensato di dare una svolta al nostro rapporto con un fidanzamento, ed ora lei era incinta.
Era un brutto sogno, non stava veramente accadendo a me, non ero pronto, io quel figlio non lo volevo.
Non volevo fare il padre, chi non ha ricevuto non sa dare.
Ero spaventato, come lo può essere un cucciolo davanti al fuoco.
E come un idiota dissi la cosa più sbagliata.
Le parole mi uscirono di getto, prima ancora che la bocca si collegasse al cervello.
- Cosa pensi di fare? Io non sono pronto ad un moccioso piagnucolante
che mi stravolge la vita .- La frase mi sfuggì per pura
autodifesa. Era dura, fredda, cattiva, ma in quel momento non me ne
curai, né mi resi conto del male che potesse farle.
In quel momento pensavo egoisticamente solo a me, non a lei.
Hermione si girò, alzò lo sguardo su di me, in quegli
occhi che amavo lessi così tanto dolore, che mi sentii invadere
come da un onda. Rimasi senza fiato, realizzando solo in quel momento
quello che avevo fatto.
L'avevo uccisa.
Scosse il capo e mentre si allontanava rispose atona
- Tranquillo, non è un tuo problema. Hai chiarito perfettamente
come la pensi. Non ti coinvolgerò. Non avere paura. -
La fissai mentre con quelle parole, l'unica donna che mi aveva fatto sentire vivo usciva dalla mia vita.
Solo in seguito mi sarei reso conto che ero un emerito coglione.
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Capitolo 3 *** Cap 2 Maggio-giugno ***
cap 2 Maggio-giugno
Maggio - Giugno
cap 2
Ero delusa, amareggiata, chissà perché avevo immaginato
una reazione diversa, avrei dovuto saperlo, eppure ci avevo sperato.
Nei miei sogni lo avevo visto sbigottito indietreggiare, poi sorridermi
con tutto l'amore che credevo chiuso nel suo cuore, e abbracciarmi.
Non era accaduto, solo illusione ed un cuore in frantumi, il mio.
Amore? Come avevo potuto sbagliarmi tanto? Lui non mi amava, non mi aveva mai amato.
E per la prima volta mi chiesi cosa rappresentassi per lui.
Distrutta attraversai il salone, non salutai nessuno, non ne avevo la
forza, mi trascinai con le gambe di piombo, l'animo lacerato, e mi
chiusi in camera, dove gettandomi sul letto piansi tutte le mie lacrime.
Me la presi con il cuscino, e sobbalzai quando una voce mi richiamò con dolcezza dall'abisso in cui ero sprofondata.
- Herm, che succede? - Era Ginny che ora si stava sedendo accanto a me e mi carezzava i capelli.
Scossi il capo, senza riuscire a dire una parola.
- Hai litigato con Draco? -
Mentre tiravo sul con il naso, mormorai
- Sono nei guai e grossi. -
Lei corrugò la fronte perplessa.
- Hai problemi al lavoro? -
Scossi nuovamente il capo.
- Hermione, ti prego parla, mi ritengo abbastanza sveglia, ma giuro non capisco a cosa ti riferisci. -
Presi nuovamente fiato e finalmente sputai fuori
- Tra me e Draco è finita, sono incinta.. -
Lei sorrise incapace di comprendere.
- E' finita perché sei incinta? Ma non dire scemenze, voi siete
come un pisello nel baccello, non ci credo neanche se lo vedo. - Disse
scuotendo la testa.
- E' così, non ne vuole sapere. - Sussurrai con un filo di voce.
- Stai scherzando vero? - Chiese fissandomi basita.
Scossi il capo ancora una volta, un altro po' e si sarebbe svitato dal collo, poi mi alzai e dissi
- Mi ospiti finché non trovo un altra sistemazione? Vivere sotto
lo stesso tetto con lui, vista la situazione, non è possibile. -
Era spaesata, glielo lessi in viso, ma come sempre mi offrì il suo aiuto.
- Certo, ma voglio che comunque pensi a quello che stai facendo, gli
stai negando la paternità. - Cercò di convincermi, non
avendo ancora colto il nocciolo della questione.
- Forse non hai capito, non ne vuole sapere. Mi ha chiesto a chiare
lettere che penso di fare, come se la faccenda non riguardasse
minimamente, e poi che non si sente pronto. -
Ginny aprì la bocca, poi la richiuse. Nella mente aveva un solo
desiderio, scendere schiantarlo, aprirgli quella zucca vuota ed
inculcargli un po' di sale.
Quando scese di sotto con i bagagli, nessuno fiatò, nemmeno la
ciarliera Parkinson. Tutti la fissavano in silenzio, Draco sicuramente
li aveva messi al corrente.
Lui mi fissava senza espressione, non disse nulla, non tentò di
fermarmi e questa in definitiva fu la cosa che mi fece più male.
Non ero nulla per lui. Era chiaro. Nulla io, nulla il mio bambino.
Senza parlare gli passai davanti, nessuna scenata, sarebbe stata di
cattivo gusto e del tutto inutile. Quindi perché umiliarmi
ulteriormente, mi sentivo già abbastanza male.
Richiudendomi la porta alle spalle, avevo dato una nuova impronta al
mio futuro, sarei stata una madre single, solo io e mio figlio.
Avevo l'animo pesante, il cuore affranto, la mente in subbuglio, gli
occhi lucidi per le lacrime trattenute, e giurai a me stessa che non mi
sarei mai più fatta coinvolgere, che nessun uomo avrebbe avuto
accesso al mio cuore, non vi era posto per un altro essere di quella
“specie” nella mia vita.
Sarei stata da sola, e mi chiedevo se ero in grado di giocare i due
ruoli in contemporanea, essere madre e padre non sarebbe stato facile,
ma ci avrei provato. Era tutto quello che potevo fare, e non ero una
che si tirava indietro.
Mi accarezzai il ventre quasi a chiedere la sua approvazione
***
Per ora ero nella fase di metabolizzazione, quella in cui analizzi tutto.
Dove cerchi falle, vuoi colpevoli, e non vedi oltre la disperazione.
Era uscita dalla mia vita, e con lei mio figlio.
Nessuno aveva detto nulla, nemmeno Zabini, che da sempre era la mia coscienza.
L'amico fraterno pronto a correggere i miei errori.
La notizia era giunta come un fulmine al ciel sereno. Tuttavia il modo
in cui mi aveva guardato, come tutti mi avevano guardato, era stato
eloquente. L'accusa nei loro occhi era palese come lo schierarsi a
favore di Hermione.
Solo Pansy osò fiatare e andandosene mi sussurrò – Sei solo un coglione! -
Non me ne curai, né di lei né degli altri.
Ero arrabbiato, ma solo con me stesso.
Nei giorni a seguire non la cercai, e quando Miles perplesso mi chiese che fine avesse fatto, risposi con un escamotage
- Ci siamo presi una pausa di riflessione. - Che frase banale per dire che era finita.
Non fiatò, ma il suo sguardo di disapprovazione parlava da solo.
Mi aggiravo per casa come un ombra, era vuota, senza di lei sembrava fredda ed impersonale.
Quando rientravo speravo di vedere la sua borsetta sul tavolino
dell'ingresso, e la sua giacca buttata sulla spalliera del divano. Mi
mancavano le piccole cose, i gesti quotidiani, la sua presenza, persino
i suoi trucchi sparsi in bagno.
Ero troppo stupido per rendermi conto che l'avevo ferita.
Troppo orgoglioso per chiedere scusa.
A volte essere idioti fa parte del corredo genetico di noi uomini, ma questo l'avrei capito solo in seguito.
Per ora mi auto giustificavo.
E poi sapevo che fisicamente stava bene, avevo le mie fonti.
Era una di quelle leggi solidali non scritte fra noi uomini, Potter era la mia gola profonda.
Sapevo tutto su come procedeva, frasi gettate lì, come fossero casuali.
Ed io mentalmente lo ringraziavo, ma non lo avrei mai ammesso, come non avrei mai ammesso che mi mancava da morire.
In ogni caso il venire a sapere questi frammenti di notizie su di lei mi tranquillizzava in qualche modo.
Mettendo a tacere la mia coscienza, sempre se ne avevo una.
Era quasi passato un mese da quando se ne era andata, ed oggi avrebbe
fatto la prima visita, quella dove ti fanno sentire il cuore di tuo
figlio.
Come facevo a saperlo?
Sempre Harry, lei e sua moglie oramai sembravano fare le stesse cose. E questo era il mio vantaggio, monitoravo le sue mosse.
A che pro poi? In fondo l'avevo respinta, avevo dichiarato che non ne
volevo sapere nulla.La contraddizione era ormai la mia dimensione, ma
quelle pillole di notizie le bramavo ed Harry pareva percepirlo,
accontentandomi.
Piangere a suo dire era colpa degli ormoni, vomitare era normale nel primo trimestre e dormire, anche questo era normale.
Avrei dovuto fare domande, ma spesso cambiavo discorso. Ero offeso,
alla fine era lei che se ne era andata, non ero io ad averla cacciata,
non mi aveva dato diritto di replica, aveva deciso per entrambi, aveva
fatto la sua scelta ed io non ero quest'ultima. Nella mia mente la
realtà si era ribaltata, io non avevo fatto nulla di tanto grave
da giustificare il suo comportamento eccessivo. Mi aveva escluso senza
nemmeno un attimo di esitazione. Era questo tutto l'amore che aveva per
me? Allora in fondo non avevo perso nulla.
E poi arrivò la voce di chi osserva dal di fuori, soppesa e valuta perchè non coinvolto.
Ore ed ore si se e ma, di forse e potresti, ma io chiuso nel mio bozzolo rifiutai a priori.
Sconfitto se ne andò lasciandomi solo a leccare le mie ferite.
Convinto di essere nel giusto, ero stato giudicato e condannato senza appello.
Lo vidi scuotere il capo, ero una causa senza speranza a suo dire.
Neanche la paternale di Zabini mi fece cambiare idea, troppo cieco e stupido per ammettere i miei errori.
E cominciai e farne sempre di più grossi.
Mi accompagnai a donne prorompenti, mi lasciai fotografare in loro
compagnia, la mia attuale “occupazione” doveva esserle
chiara. Volevo che sapesse che quella che aveva perso era lei, io
sopravvivevo lo stesso e benissimo senza averla accanto.
Ma non mi rendevo conto che per me erano donne senza volto, era sesso
senza fine, se non quello di sfogare le mie frustrazioni che unite alla
rabbia a volte ti portano su un sentiero sbagliato. Così
come non tenni conto di quanto Hermione avrebbe sofferto al sapere di
ogni relazione o presunta tale, o ogni uscita con questa o quella
prontamente strombazzata dai media. Eppure la conoscevo bene, sapevo
perfettamente che le stavo rigirando un pugnale nel cuore, ma
stupidamente arrivai a gioirne.
Lei mi aveva abbandonato, escluso, non io, quindi che stesse pure male,
era quello che meritava. Ah, la stoltezza degli uomini quante
stupidaggini induce a fare.
E non cambiai neanche quando Pansy senza preamboli mi schiantò
in un locale, mentre mi stavo scopando nel bagno delle donne la
cameriera. Un attimo prima ero abbarbicato alla donnetta di turno, un
attimo dopo ero a terra senza sapere come, mentre la mia compagna
improvvisata, urlante e terrorizzata, se la dava ignominiosamente a
gambe.
- Sei un vero porco, mi fai schifo Draco! Ha fatto proprio bene a
mollarti!- Mi urlò un attimo prima di darmi le spalle e
lasciarmi lì come un imbecille con la patta aperta.
Rimasi basito, era la prima volta che prendeva le parti di una donna,
ed era la prima volta che che mi diceva in faccia quello che pensava.
Certo lo aveva già espresso alla cena seguita dall'abbandono di
Hermione, ma stavolta mi fece male e non tanto per lo schiantesimo,
quanto interiormente. Era da anni la mia migliore amica, un tempo
avevamo anche filato insieme per un po', non aveva funzionato,
l'amicizia era rimasta. Mi chiesi se sarebbe sopravvissuta a questo.
Mi alzai riordinandomi in fretta, per poi abbandonare rapidamente il
locale. Cominciai a fare un esame di coscienza o almeno ci provai.
Ma spesso non è facile ritrovarla, specie per uno come me.
Il tormento, può essere l'inizio, ma di cosa?
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Capitolo 4 *** cap 3 Giugno-Luglio ***
cap 3 giugno- luglio
Giugno-Luglio
cap 3
Questo capitolo lo dedichiamo a Barbarak, che domani compie gli anni.
Auguri di cuore da entrambi...
Saranno stati gli ormoni, saranno state le foto sui giornali di lui e della sua ultima bambolona
di turno, saranno state tutte quelle coppie che o si tenevano per mano
o si scambiavano gesti teneri, sta di fatto che uscii dalla visita di
controllo in lacrime.
Che stupida, chissà che mi credevo, aveva fatto presto a rimpiazzarmi.
Il sospiro che tirai sortì come un rantolo.
Mi sentivo sola in mezzo alla folla.
Camminavo come un automa, guardavo ma non vedevo.
Un unica certezza : ero sola, e sola avrei dovuto affrontare un lungo
percorso nei mesi avvenire, e dovevo farmene una ragione, ma come
sempre tra dire ed il fare...
Ma avrei avuto la mente occupata da controlli, ecografie magiche,
acquisto del corredo per il bambino, decorazione della sua camera.
Insomma tutte quelle cose che normalmente si fanno in coppia.
Ci ero ricascata, tutti i miei buoni propositi di non pensare a lui, ma
come si dice la lingua batte dove il dente duole, ed io avevo male
parecchio. Una parte di me sognava irrefrenabile di un Draco al mio
fianco, di amore e felicità, ma la ricaduta nell'orribile
realtà era ogni volta un colpo al mio cuore sanguinante.
Ma io ero single. Le immagini di Draco che sorridente si stringeva a
una donna dopo l'altra era stampata nella mia mente a fuoco, questo
alimentava la mia angoscia, la mia solitudine, il mio dolore.
Mi sentivo tradita, abbandonata e soprattutto rifiutata, come un
giocattolo che ormai è obsoleto ero stata buttata via e con me
il mio bambino.
Il terzo mese, era stato quello che mi era pesato di più.
Ero giunta nella fase della consapevolezza.
Avevo realizzato che sarei stata una madre sola, che me la sarei dovuta
cavare senza aiuto alcuno, vero potevo contare sui miei amici, ma non
era la stessa cosa.
La verità era che lo volevo al mio fianco. Ne avevo bisogno, un bisogno per cui mi struggevo e che mi ruggiva dentro.
Cominciai ad odiarlo, ed ogni volta che leggevo un gossip su di lui o vedevo una foto, davo fuoco al giornale.
Se i pensieri avessero potuto uccidere, a quest'ora di lui non sarebbe esistito più neanche un capello.
Avevo trovato un piccolo appartamento e mi ci ero trasferita.
Certo non era sfarzoso come quello del viscidone, tale ormai lo consideravo, ma per me ed il mio piccolo almeno all'inizio sarebbe stato sufficiente.
Quella sera rannicchiata sul divano facevo zapping, senza trovare nulla
che catturasse la mia attenzione ed i miei pensieri vagavano nei
ricordi.
Era inutile mascherare ciò che provavo, qui da sola a me stessa
potevo ammettere la verità che non avrei mai confessato a voce
alta, mi mancava quel bastardo.
E mi sentivo una stupida, lui mi aveva cancellato con tanta
facilità, e io non riuscivo a “ lasciarlo andare ”.
Nella mia testa lui era ancora mio, e d ogni sua avventura,
strombazzata prontamente in società, la percepivo come un
tradimento. Non era giusto, non era saggio, era demenziale e mi
spaccava il cuore a metà, ma era così che mi sentivo.
Questa era l'amara consapevolezza di quella sera.
E una perla salata scese lungo la gota, solitaria come lo ero io.
***
Che cazzo ci facevo lì? Neanche mi piacevano le discoteche.
Mi ero lasciato convincere da Theo, ed ora, oltre che pentito, ero
annoiato. Mi guardavo intorno insoddisfatto, non c’era più
gusto a serate come quelle, anche se mi sforzavo di divertirmi a tutti
i costi.
La musica rimbombava nella sala, le persone sembravano degli invasati
posseduti da chissà quale entità, visto come si muovevano.
Era il secondo mese che lei non faceva più parte della mia vita.
Mi mancava, ma stupidamente non ero ancora pronto ad ammetterlo.
Feci andare lo sguardo nella sala alla ricerca di una preda, qualcuna
che avrebbe potuto prendere il suo posto, in fondo ero lì per
questo. Ma era veramente ciò che volevo?
Un surrogato della donna che avevo fatto fuggire da me?
La compagna giusta, la donna che desideravo al mio fianco, l'unica degna di questo ruolo?
Stizzito da quei pensieri che mi pungolavano insistentemente, afferrai
la prima che mi capitò a tiro e mi smaterializzai a casa mia.
Abituato ad ottenere quello che volevo, poco mi importò della flebile ritrosia della donna.
Ero arrabbiato, ferito, o almeno così mi pareva, e volevo dimenticare quelle emozioni tra le braccia di un'altra.
Poco importava chi fosse, l'importante era che si portasse via quel malessere che mi attanagliava, strangolandomi.
Ma anziché reagire, mi crogiolavo pensando di essere nel giusto.
In fondo non avevo le mai nascosto le mie idee, né i miei pensieri.
Lo sapeva che non ero pronto, sapeva che non volevo fare il padre. Non
era colpa mia. Se credeva che avrei ceduto, beh, si sbagliava di
grosso. Così imperterrito continuavo, saltavo da una donna
all’altra, non duravano mai più di una notte e spesso
nemmeno tanto a lungo. E più il tempo passava, più mi
ostinavo, più mi arrabbiavo con lei.
L’amarezza per essere costretto
a ricorrere a queste pallide imitazioni di donne mi soffocava,
alimentando la rabbia. Era colpa sua, lei mi aveva lasciato, lei mi
aveva tradito.
Lei e solo lei.
E poi arrivarono i dubbi, seguiti dalle paternali e dai consigli non richiesti.
Un amico, poi un altro, tutti ad esprimere giudizi e pareri. Tutti a giudicare il mio comportamento. Ero io il cattivo,
io colui che aveva sbagliato, e di grosso anche. Lei era solo la
vittima, l’avevo abbandonata ed incinta per di più. E lei
con dignità si era ritirata, lasciandomi alla mia vita priva di
responsabilità, mentre lei se le assumeva tutte, comprese le mie.
Queste considerazioni si facevano largo nella mia mente.
Strada nell'animo fino alla consapevolezza più amara: mi mancava.
***
Stesa sul letto, riflettevo, Ginny era appena andata via, mi aveva fatto una bella lavata di capo.
Aveva detto che comunque era giusto, chiaramente dal suo punto di vista, che Draco sapesse come procedeva la gravidanza.
Invece io ero contraria, l'aveva detto chiaramente non ne voleva sapere
di noi, e se era interessato, cosa su cui avevo molti dubbi, poteva
benissimo farsi vivo lui. E poi comunque non volevo forzarlo, non mi
sarei umiliata a questo punto.
Non ci voleva? Bene, nemmeno noi volevamo lui.
Ma tolto il gossip, Draco era sparito, dissolto nel nulla come se non
fosse mai esistito nella mia vita, come se fosse una qualche star
del cinema babbano ed io una fan che non lo avrebbe mai incontrato. E
io? Io ondeggiavo tra dolore e rabbia, verso di lui, ma soprattutto
verso me stessa, perché il mio cuore non voleva rassegnarsi e
continuava a piangere il suo dolore infinito.
Ma spesso il fato ci mette lo zampino, spesso rema contro corrente, quasi sappia cosa è meglio per noi.
Il mio, o il nostro, fu affidato un gufo.
***
Avevo appena congedato la mia ultima fiamma, quando un picchiettio
catturò la mia attenzione, tra le sue zampe un pacchetto.
Era indirizzato a lei.
Un errore sicuramente, lei non abitava più qui.
In un primo momento fui tentato di rispedirlo al mittente, poi la curiosità prese il sopravvento, e lo aprii.
Era un video magico, si vedeva mio figlio, il suo cuoricino, anche se
appena abbozzato, era una parte di me ed una di lei, lui era noi.
Per la prima volta mi emozionai, avvicinandomi con la punta delle dita accarezzai quell'immagine tridimensionale.
E lì mi resi conto di cosa avevo perso, con la mia stoltezza
avevo preso a calci la felicità. La consapevolezza mi piovve
addosso come un macigno.
Lei era la mia anima gemella e l’avevo respinta.
Quello era mio figlio e l’avevo rinnegato.
Avevo avuto la sensibilità di una melanzana. Se pensavo a come
mi ero comportato quella sera in cui mi aveva confessato che era
incinta, mi sentivo un verme.
Lei aveva avuto paura della mia reazione, era così evidente,
ricordavo bene la sua espressione timorosa e tesa, ed io da perfetto
idiota le avevo chiesto cosa aveva intenzione di fare, come se la cosa
non mi riguardasse affatto. Merlino, l’avevo ferita e a fondo, le
avrei fatto meno male se le avessi affondato un pugnale nel cuore.
Quando era uscita dalla mia vita non mi aveva nemmeno degnato di uno
sguardo, a testa alta era uscita, ma era a pezzi. Ed io non lo avevo
capito, avevo pensato solo a me, al sollievo di non dovere assumermi
responsabilità che non volevo.
Mi sentivo l’essere più meschino di questa terra.
Non mi avrebbe mai perdonato.
Disperato mi strappai di dosso il pantalone della tuta, unica cosa che
indossavo, e mi schiaffai sotto la doccia. Volevo cancellare con
l’acqua l’odore della donna appena uscita che avevo
addosso, l’odore di sesso. Avrei voluto anche strapparmi dalla
mente i ricordi ed i sensi di colpa allo stesso modo.
Rimasi sotto l’acqua a lungo, appoggiato con le braccia alle
piastrelle, la testa bassa, meditavo sulla mia stupidità.
Ricercavo un modo per farmi perdonare da lei, ma non lo trovavo. Se
fossi stato al suo posto non lo avrei mai fatto.
Per la prima volta dopo anni piansi, lacrime silenziose e rade. Cosa potevo fare?
Poi però mi sovvenne in mente che lei non era me, io non avrei
mai perdonato, ma lei aveva un gran cuore, forse quindi avevo una
possibilità. Lentamente mi ricomposi e giurai a me stesso che se
mi avesse perdonato, mai più avrei commesso un errore
simile.
Dovevo tentare, anche se non sapevo come, avrei dovuto riconquistarla, e sapevo che non sarebbe stato facile.
Con lei nulla lo era. Non che potessi darle torto.
Ma ci dovevo provare, forse ero ancora in tempo, forse mi avrebbe
perdonato, forse mi avrebbe permesso di fare parte della loro vita.
Dovevo solo trovare il modo….
Dovevo ottenere il suo perdono.
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Capitolo 5 *** Cap 4 Luglio - Agosto ***
cap 4 Luglio -Agosto
Luglio - Agosto
cap 4
Cominciai a percorrere le vie classiche, telefonate, email, gufi ed invio di fiori.
Ma tutto mi veniva puntualmente restituito, se non cestinato. Hermione non voleva avere niente a che fare con me.
Aveva dato istruzioni precise.
Di lei non riuscivo a sapere più nulla, un muro di omertà
la circondava, cominciavo a spazientirmi. Se prima gli amici si erano
prodigati a darmi informazioni, ora si erano schierati con lei contro
di me. E come dargli torto, ero io il cattivo della storia.
Avevo provato a seguire Potter, ma senza risultato.
Sicuramente la virago rossa che aveva per moglie l'aveva minacciato.
E lui si guardava bene dal contraddirla. Provai con sua moglie, ma mi era sfuggita dopo l'ultima smaterializzazione.
A quel punto puntai a Pansy, magari in nome della nostra vecchia amicizia mi avrebbe aiutato.
Ma sbagliavo, come sempre davo per scontato, ma non avevo tenuto conto della solidarietà femminile.
Mi presentai a casa sua con la scusa più banale del mondo, dimentico di chi avevo di fronte.
Bussai e con la mia faccia tosta dissi
- Ciao Pansy come stai? Passavo di qua ed ho deciso di farti un saluto. - La scusa era debole e lo sapevo.
Avevo messo su la mia migliore faccia da poker, ma lei mi conosceva molto bene.
Sull'ingresso infatti lei mi fissò scettica, un sopracciglio alzato mi rispose scostante e dura.
- Passavi di qua? - Mi fece eco sarcastica - Se non ti fossi accorto,
siamo a duecento miglia dal primo posto abitato, praticamente in mezzo
al nulla, quindi piantala e dimmi cosa vuoi. -
Presi fiato
- Voglio vedere Hermione. -
- E' lei che non vuole vedere te! - Esclamò fissandomi con una
tale freddezza che mai avrei immaginato di vedere rivolta verso di me
da parte sua.
- Mi manca. - Mi giustificai. E così ammisi molto.
- Ci dovevi pensare prima. - Era polemicamente contro di me e meno male
che era mia amica. Mi stavo irritando con lei, ma non mi permisi di
darlo a vedere.
- Ho sbagliato lo so, e vorrei rimediare. - Tentai di spiegare.
- Cos'è? Nessuna oca è all'altezza del grande Malfoy? - Mi sentii punto e parecchio.
Non aveva ancora perdonato quella sera.
- Perché parli così? Sei mia amica, una volta non potevi
neanche tollerare di respirare la sua aria, ed ora la proteggi? -
Attaccai, stufo di prenderle.
- Hai detto giusto, una volta, le persone cambiano. Non tutte, tu sei
rimasto lo stesso stronzo di allora. - Il tono era stato secco, acido.
Non mi diede nemmeno modo di replicare.
Senza tanti preamboli mi chiuse la porta sulla faccia, lasciandomi sui gradini come un cretino.
Me l'ero meritato, ma questo non voleva dire che non ci fossi rimasto
male, se fossi stato un francese avrei usato un colorito epiteto
“merde”, che da inglese di certo non mi potevo permettere.
A volte mi spiaceva la compitezza della mia gente, mi impediva di
sfogarmi un modo ecclatante. Di cattivo gusto senza dubbio, ma almeno
mi sarei sfogato.
In ogni caso ci avrei provato, un Malfoy non si arrende. Avrei scoperto dove si nascondeva.
***
Mi aggiravo per casa, ero nella fase depressiva, dove sai che la tua vita è finita nel cesso.
E tu ne eri la causa principale.
Avevo chiesto di poter lavorare da casa, non volevo incontrarlo, sarebbe stato troppo doloroso.
Ed onestamente non mi andava di dare continue spiegazioni e di sentire su di me sguardi di compatimento.
Ero una reclusa.
Se non fosse stato per Pansy e Ginny, sarei impazzita.
E furono proprio loro a scrollarmi da dosso quella apatia.
- Basta - disse secca Ginny, che mi stava porgendo l'ennesimo
fazzolettino di carta. - Non fa bene né a te, né al
bambino. Esci, e se mai lo incontrerai, affrontalo e basta. Sei una
grifona, non una viscida serpe che scivola nelle fogne per nascondersi.
E poi quello che si deve vergognare è lui. Si è
comportato come un verme. Non è altro che un dannato vigliacco
incapace di affrontare la situazione. Tu non hai nulla di cui
rimproverarti.- Affossò Draco con due battute al fiele. Voleva
che capisse che a perdere era solo lui, lei se mai aveva guadagnato.
- Ehi - protestò piccata Pansy, che da serpeverde si era sentita punta.
- Scusa, ma questa testona deve capire che fuori di qui c'è un mondo, e che morto
un Malfoy se ne fa un altro. – Spiegò con uno sguardo di
scuse. Non voleva offendere l’altra, che si era dimostrata
un’amica imprevista.
- Non voglio un altro - pigolai mentre tiravo su con il naso. Io volevo
Draco, il mio Draco. Come poteva non capire? Non era come premere
un interruttore. Non potevo spegnere il mio cuore.
Mi fece alzare e mi portò davanti allo specchio.
- Guardati, guarda come ti sei ridotta. - In effetti l'immagine non era confortante, ero il fantasma brutto di me stessa e la causa era lui. O forse no?!
Avevano ragione, era ora di risorgere dalle mie ceneri, almeno se non
per me per il mio piccolo. E poi lui aveva dimostrato ampiamente di non
tenere a me.
Mi aveva abbandonata.
Se la spassava con una donna a sera.
Non mi aveva mai cercato.
Quante alte prove mi servivano per prendere atto della realtà?
Per lui ero meno di zero. Mi aveva cancellato dalla sua vita con un
colpo di spugna. L’amarezza mi invase, ma dovevo reagire, per un
uomo simile non valeva la pena di auto distruggermi.
Drizzai le spalle, con il dorso della mano asciugai le lacrime e
promisi a me stessa che nessun uomo mi avrebbe fatto ancora piangere.
Annuii, e mi girai verso di loro a cui mi rivolsi atona.
- Datemi dieci minuti e sarò pronta. Andiamo a fare shopping.
– Cercai di dare alla voce un tono deciso. Stavo reagendo con la
forza della disperazione, ma era uno sforzo immane.
Lo stavo facendo più che altro per farle contente e per un moto di orgoglio, ma era pura facciata.
Pansy batte le mani e disse
- Era ora, il mare è pieno di pesci.-
Mi girai e feci una smorfia che loro non videro. Io ne anelavo
solo uno, ma era uno squalo e della razza più pericolosa e non
mi voleva.
Finalmente respirai aria, le portai nella Londra babbana. Ebbene si, non ero ancora pronta ad affrontare la gente,
qui ero una fra un milione, nessuno mi conosceva e nessuno mi avrebbe
fatto domande, a cui per ora non ero pronta a rispondere.
Stavo prendendo in considerazione di partorire qui, e non al San Mungo, come sarebbe stata la regola.
Per prima cosa andai a comprarmi qualcosa di nuovo, non potevo andare
in giro con tute informi, niente di speciale, solo pochi capi
abbinabili fra loro.
Alla fine del raid le ringraziai, ora mi sentivo meglio.
Più me stessa, più libera.
Almeno per qualche ora non avevo pensato a nulla, mi ero rilassata accantonando i miei problemi.
***
Stavo uscendo da una caffetteria con Blaise, dopo un incontro di lavoro, quando mi parve di vederla fra la folla.
Mi si era fuso il cervello. La vedevo ovunque. Non pensavo ad altro.
Anche Blaise continuava a ripeterlo.
- Smettila di pensarci. Non ti vuole? Amen, guarda quante c'è ne sono disposte a stare con te. -
Non capiva, ero io che non volevo le altre. Del resto non mi aveva mai
visto così. Avevo avuto sempre molte donne nella mia vita, via
una avanti un’altra, senza rimpianti, senza dolore, senza
strascichi. Quindi ora come avrebbe potuto capire come mi sentivo?
Ma la verità era che ero pronto a strisciare se necessario.
La spinta decisiva me la diede Miles, una sera dopo avermi portato il
caffè, dopo cena si fermò sulla porta e disse
- Se mi permette signore, vorrei dirle che nessuno ci insegna a
fare il genitore, è il mestiere più faticoso del mondo.
Ogni giorno impari qualcosa, ogni momento ti metti in gioco. –
Aveva centrato il punto al millesimo senza tanti giri di parole.
Ero caduto proprio in basso, il mio domestico stava per farmi la morale.
Sospirai.
- Hai figli Miles? - Gli chiesi.
- Oh si, e sono il bene più prezioso. -
Scossi il capo, e dissi con amarezza
- Ma tu sicuramente non avevi un padre come il mio. -
Si sedette su una poltrona di fronte a me e serio mi disse
- Lei è Draco Malfoy, non Lucius, non Abraxas. Lei non
potrà mai essere la stessa persona, ogni individuo è a
se. Potrà forse cercare di somigliargli, ma lei rimarrà
sempre se stesso. -
- Io non voglio somigliargli - dissi con tono concitato. L'idea di diventare come loro mi terrorizzava.
- Questo l'avevo capito, ed è la sua più grande paura. Ma
mi creda, crescerà con il suo bambino, insieme percorrerete
sentieri irti e pericolosi, ma solo tenendovi per mano, potrete
giungere dove vi siete prefissati. Non chiuda il suo cuore per timore.
La cerchi e le dica quello che sente, è una donna intelligente
capirà. Non si lasci sfuggire la possibilità di amare. -
- Amore..- Sussurrai, mentre il viso di lei mi balenava nella mente.
Avrebbe davvero potuto capire? Perdonargli il suo assurdo comportamento? L'amava fino a questo punto?
- Si, amore, signore, che sia per una donna, o per un figlio, parliamo
d'amore. E se lei gli manca come l'aria che respira allora la ama.
Quanto alla signora, sono certo che se le parlasse con il cuore, se si
confidasse con lei, non la deluderebbe. Forse sarebbe un po'
arrabbiata, ma l'amore consente di passare sopra a molte cose. Sono
certo che alla fine la perdonerebbe. Certo vale la pena tentare. Non
crede?- Non ricordavo che Miles avesse mai parlato tanto. Di solito era
un uomo silenzioso. Mi fissò con i suoi occhi saggi come a
incoraggiarmi a tirare fuori il coraggio di affrontare i miei demoni.
Poi si alzò e se ne andò, lasciandomi con un marasma di emozioni e domande in sospeso.
Era dunque questo che mi faceva stare male?
L'amavo ma non volevo ammetterlo, perché troppo calato negli insegnamenti paterni?
Eppure ero cambiato, possibile che non fossi stato in grado di dar voce a quello che mi stava distruggendo?
La consapevolezza mi piovve addosso schiacciante. Io l'amavo... Merlino, cosa avevo fatto?
Aveva ragione Miles, dovevo dirglielo, poi stava lei, se mi avesse
respinto mi sarei arreso, ma solo in quel caso. La speranza però
che Miles avesse ragione, mi diede il coraggio di agire.
Andai a casa dei Potter, lei era il mio jolly, la rossa era il mio
cavallo di Troia, l'unico modo per me di arrivare ad Hermione.
Era tardi, ma Grimmauld place era la sola possibilità.
Bussai insistentemente, e quando un Harry dal volto assonnato e gli
occhiali di traverso, mi aprì borbottando, come un treno gli
sciorinai tutto.
Lo vidi confuso, e con la mano mi fece segno di entrare, Ginny ci
raggiunse subito dopo. Non aveva una espressione amichevole, ma io lo
ignorai.
Cominciai a parlare a ruota libera, come non avevo mai fatto. Misi sul
" tavolo ", ogni piccola sensazione, ogni piccolo mio errore, non
cercavo giustificazioni al mio comportamento, ma solo aiuto per
riaverla.
E lo trovai.
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Capitolo 6 *** Cap 5 Agosto - Settembre ***
cap 5 Agosto-settembre
Agosto - Settembre
cap 5
Mi sentivo meglio, ero più determinata, meno zombie e più me stessa.
Quel giorno poi ero particolarmente euforica, quello sfarfallio che sentivo nel mio ventre era stato, se pur lieve, un calcetto.
Sembrava che mio figlio approvasse, ed io ero al settimo cielo.
Volevo dirlo a qualcuno e mi smaterializzai in casa di Ginny, sapevo
che era sola con James, ma ero emozionata e desideravo condividere con
lei, visto che eravamo entrambe nella medesima situazione.
Cioè molto incinte.
Lei aveva Harry e la sua famiglia che la supportavano, ed inoltre era
la seconda gravidanza, per me era tutto nuovo, e nessuno con cui
confrontarmi.
Desideravo una spalla su cui poggiare il capo.
Se solo.. Scossi la testa, non ci dovevo pensare.
Draco era un capitolo morto, chiuso.
Poi sorrisi, ma a chi la davo a bere, quel bastardo mi mancava. Era con lui che avrei voluto condividere quel momento.
La sera prima mi ero voluta uccidere con
un film strappalacrime ed una vagonata di gelato al cioccolato, non
quello di Fortebraccio, ma quello babbano, colmo di zuccheri e grassi.
Tanto chi se ne fregava, non avevo nessuno a cui dover piacere, se non il mio fagiolino.
Ci avrei pensato in seguito a riconquistare la linea, dovevo pur
affogare i miei dispiaceri in qualcosa e visto che l'alcool mi era
negato, evviva zucchero e grassi.
Ridemmo insieme, ed affrontai la sua torta al doppio strato di panna e cioccolato come fosse l'ultimo pasto del condannato.
Affondai il cucchiaio come se scavando alla fine avrei trovato un tesoro, avida.
Dovevo dire che l'appetito non mi mancava, e le poche volte che avevo
dato di stomaco non mi avevano tolto la voglia di gustare i cibi.
Anzi facevo di quei mix dolce-salato che avrebbero fatto accapponare la
pelle a qualunque chef, anche quelli della nouvelle cousine, che in
confronto a me nell'accostare i sapori erano dei veri pivelli.
Vidi Ginny che sembrava squadrami, ed improvvisamente mi chiesi se mi era cresciuta una seconda testa.
Poi facendomi strozzare con il boccone, mi disse cogliendomi del tutto impreparata,
- Quanto ti manca Draco? - Ma che razza di domande faceva? Ogni
qualvolta riuscivo a dimenticarmi di lui, ecco che riappariva. Lo
potevo paragonare ad un brufolo fastidioso.
Saltava fuori sempre nei momenti meno opportuni.
La fissai
- Perché mi chiedi ciò? - Tergiversai.
- Rispondi. - Mi esortò.
Sospirai
- Tanto, lo sai. Inutile negarlo. Ma cerco di andare avanti, proprio
come lui che pare vivere benissimo senza di me. - Non nascosi la mia
amarezza. Questa volta non potevo fare finta di nulla.
- E se ti dicessi che anche lui cerca di andare avanti, ma che è distrutto? -
Mi inalberai immediatamente. Mi aveva rifiutato, indotta ad andarmene, non mi voleva, non ci voleva. E quello distrutto era lui?
- Ma da che parte stai? Ed io ci dovrei credere? Sino ad un mese fa
riempiva le pagine di quei giornaletti scandalistici, sembrava urlare
“una femmina al giorno mi toglie il medico di torno!” -
-E se lo avesse fatto per ingelosirti? - Suggerì.
- Beh, non solo ci è riuscito, ma lo odio dal più
profondo del mio cuore. Sarà contento! - Sbottai irritatissima.
- Bugiarda. -
- Mi ha rifiutato, rinnegato non solo me, ma anche suo figlio! - Ribattei.
La rabbia che avevo accumulato in tutto quel tempo esplose nel tono
acuto della mia voce. Me ne resi conto ma non riuscii a controllarmi.
- Non hai pensato che magari fosse spaventato? Non scordarti chi era
suo padre. - Cercò di farmi riflettere, ma io ero troppo ferita
per ragionare lucidamente.
-E che centra suo padre? Lui è Draco, non Lucius. -
- Ricordi, la storia della pianta, della mela e che si dice che non
cade mai lontano dall'albero? - Ammiccò con un lieve sorriso,
che mi diede ai nervi.
- Ma mi stai facendo la predica? Non eri tu che mi dicevi che il mare
è pieno di pesci? - La ripresi irritata. Il mondo si era appena
capovolto un Weasley che difendeva Draco Malfoy.
- Ma tu sei come quello di quella fiaba, ah La Balena bianca, sei ossessionata. -
- Non è vero! - Negai, sentendomi scoperta.
Accidenti a me ed ai miei regali educativi, il Natale precedente avevo donato a James una raccolta di racconti babbani.
- Si che lo è. ammettilo e troverai pace. - Disse mettendo il dito nella piaga.
Stizzita mi alzai e senza salutarla mi smaterializzai. Ma cosa
pretendeva Ginny da me? Tanto lui non mi voleva, era stato evidente in
tutto quel tempo. Cosa cercava di fare la mia amica, di farmi illudere
ancora?
*****
Un gufo della rossa mi portò notizie, ma non erano quelle sperate.
Lei non ne voleva sapere di me, né vivo né morto.
Ma la moglie di Potter non era una che si arrendeva facilmente e non si
diede per vinta, mi mandò un secondo gufo che mi strappò
il primo vero sorriso da molto tempo. Il giorno successivo Hermione
avrebbe avuto una visita di controllo presso una clinica babbana.
Mi consigliava di farle una sorpresa, conoscendola non avrebbe fatto scenate in pubblico, ed io avrei avuto la mia occasione.
"Sappiti giocare le tue carte, è l'unica occasione che avrai."
Ci speravo, ero un ottimo giocatore di poker, e quella era la mano che avrebbe potuto cambiarmi a vita.
Arrivai proprio mentre veniva chiamata. Quando mi vide si bloccò
incredula, e dal viso era non solo stupita, ma anche molto irritata.
Tuttavia ingoiò il rospo lanciandomi uno sguardo fulminante.
Me l'avrebbe fatta pagare in un secondo momento, quello non era
né il luogo, né l'occasione giusta, ma se lo
sguardo avesse potuto incenerire, io sarei stato solo un mucchietto di
polvere.
Quando il medico mi chiese chi ero, io tronfio riposi
- Sono il padre del bambino, nonché fidanzato della qui presente. -
A causa mia, si era rivolta a medici babbani.
Lui si grattò il capo ed invitandomi ad entrare disse perplesso
- Credevo di aver capito che era single. -
- Sarebbe stata single, se si fosse rivolta ad una delle vostre
cliniche per l'inseminazione artificiale, ma come saprà, nostro
figlio - e calcai su queste parole - è stato concepito nella
maniera tradizionale. -
L'uomo mi fissò confuso, e mi fece guadagnare una gomitata
dritta nelle costole. Le guance di Hermione erano cremisi, era furiosa
per essere stata messa in imbarazzo e per la mia
“ingiustificata” presenza lì.
So che me l'avrebbe fatta pagare, e con gli interessi, ma ora ero
troppo emozionato per preoccuparmene. Non solo lei era lì,
bellissima davanti a me, ma avrei assistito al miracolo della vita.
Avrei visto mio figlio, avrei sentito il suo cuore, avrei provato e senza vergogna un emozione travolgente.
Ero al settimo cielo, ed il mio sorriso ebete ne era la dimostrazione.
Mentre il medico svolgeva la sua mansione in maniera più che
professionale spiegandoci ogni passaggio, lei mi ringhiò fra i
denti, attenta a non farsi sentire dall'uomo,
- Che vuoi? -
- Fare parte della vostra vita. -
- E cosa ti fa credere che noi ti vogliamo? - Sibilò cattiva.
L'avevo ferita così profondamente, ero stato un idiota
insensibile, lo sapevo, ora lo vedevo, ma
fu come ricevere una secchiata gelata in piena faccia. Non per le
parole che erano dettate dal rancore, ma per il tono che era freddo
come il polo.
I miei occhi si velarono di tristezza, e lei questo lo notò sicuramente.
La bocca si era asciugata improvvisamente, mi stavo arrampicando sugli
specchi. Non sapevo più come perorare la mia causa, far si che
rivedesse le sue idee e che mi perdonasse. Dissi le uniche due parole
che mi passarono nella mente in quel momento.
- Perché tu mi ami, come ti amo io. La mia vita non ha senso
senza di te, tu sei l'oasi nel deserto, quella fonte a cui mi disseto.
Ti prego perdonami, aiutami ad essere un buon padre. -
Lei mi fissò, gli occhi colmi di lacrime, potevo sentire il suo cuore battere all'unisono con il mio.
Per la prima volta avevo ammesso ad alta voce di amarla.
La vidi umettarsi le labbra indecisa nei minuti più lunghi della
mia vita, e poi, cedendo, mi disse con tono serio e deciso
- Ricordati che sei in prova, al primo errore sei fuori. -
Mi chinai e la baciai lieve sulle labbra, mentre le sussurravo.
- Grazie. -
E non era tanto per dire, era sentito, forte e riconoscente. Ora non
dovevo fare altro che dimostrarle quello che le avevo appena detto.
Stavolta non avrei sbagliato.
Non avrei commesso errori, lei era tutto quello che volevo. Non potevo
rischiare di perderlo di nuovo. Allungai una mano e strinsi la sua, non
ricambiò la stretta, in questo compresi che ancora era insicura
di me. Potevo capirla, ma mi fece male.
Decisi che l'avrei fatta ricredere, sarei stato quello che lei voleva,
il compagno che non ero mai stato, poi il padre che temevo di non poter
essere. Lo giurai a me stesso in quel momento, ed un Malfoy mantiene
sempre quello che promette.
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Capitolo 7 *** Cap 6 Settembre - Ottobre ***
cap 6 Settembre-Ottobre
Settembre - Ottobre
cap 6
E la mia nuova vita iniziò in punta di piedi.
Un passo alla volta, la vivevo alla giornata.
In compenso cominciai a fare tutte quelle cose che non mi sarei mai sognato di poter fare.
A cominciare dallo shopping babbano.
Mi ritrovai immerso in una nuova realtà, fatta di culle e passeggini, biberon e tutine.
Comprai diversi libri che parlavano dei bambini, della loro crescita
evolutiva, del parto e di come confrontarsi con i problemi che
sarebbero sorti.
Per ora avevo a che fare con una sorta di rubinetto rotto, ogni tanto
la trovavo in lacrime davanti allo specchio, che di profilo a maglietta
alzata
guardava il ventre che cresceva, domandandosi se sarebbe mai tornata come prima, se l'avrei guardata come facevo prima.
Cercavo di starle vicino, di rassicurarla, ma non sapevo come gestire
questa Hermione irrazionale, di solito lei era fin troppo controllata.
Non ero abituato ad avere a che fare con le lacrime femminili e con gli
ormoni impazziti di una donna incinta.
In più accadeva che di notte mi ritrovassi spesso per le strade
buie alla ricerca di qualcosa che lei desiderava ardentemente, quasi
fosse questione di vita o di morte.
Ma al mio rientro, o lei si era addormentata, o il cibo la bevanda o
quello per cui mi ero dannato l'anima per trovare non le andava
più. Perché nell'attesa aveva mangiato altro.
Mi sentivo un idiota e presto mi ritrovai a chiedere a Potter se anche lui fosse messo così.
Ridacchiando mi rispose
- Non so te, ma Ginny sembra tramutarsi in un drago sotto possessione quando succede. -
Risi, mi resi conto che era un rito di passaggio per noi maschietti,
una sorta di punizione per aver sparso il nostro seme. Così mi
consolai, in fondo non ero il primo, né l'ultimo uomo a dovere
confrontarsi con una donna posseduta dagli ormoni.
La casa aveva preso vita, sapeva di bambino anche se non era ancora nato.
Si respirava un profumo diverso, talco e serenità
La sua cameretta la preparammo come due babbani qualsiasi.
Lei aveva il viso sporco di pittura, ma felice girò su se stessa a braccia aperte, e disse
- Guarda che meraviglia, non sei soddisfatto? -
Certo che lo ero, ma se avessimo usato la magia, oltre ad averlo fatto
in metà tempo, non avrei avuto questo tremendo mal di schiena
Ma vedere i suoi occhi brillare furono la mia panacea.
La casa tornò ai vecchi tempi, ogni tanto qualcuno veniva a
farci visita. Gioia e risate allora riempivano le stanze. Io ero sereno
e vivo come mai, grato, ringraziai Merlino e ogni divinità di
avermi fatto ritrovare il senno e ritornare da lei.
Solo Pansy sembrava non essere convinta della scelta fatta da Hermione e prendendomi da parte mi minacciò duramente.
- Prova a sgarrare, prova a farla piangerei e ti pentirai di essere nato.-
Una frase così me la sarei aspettata da un Harry, non certo da
lei. Annuii in silenzio, non avevo alcuna intenzione di fare del male
ad Hermione, gliene avevo già fatto anche troppo.
E poi giunse il giorno che senza vergogna piansi.
Eravamo a letto, che ormai ci serviva solo per dormire, altro che
ormoni impazziti e libidine a livelli stratosferici. Su questo
dissentivo con chi scriveva quei libri, di cui avevo il comodino pieno.
Lei mi afferrò la mano e la pose sulla sua pancia. Perplesso in
un primo tempo non capii, poi lo sentii, sembrò un piccolo
colpo. Emozionato e con la voce rotta chiesi
- Che cosa provi ogni volta? -
- Non so spiegarti, ma è emozionante. -
La baciai con tale passione, che le barriere tra noi crollarono
improvvisamente. Quello che seguì fu la dimostrazione che mi
aveva perdonato e dato un altra chance.
Fu un occasione per dimostrarle quanto l'amavo. E ci riuscii e lo feci,
fui lento ed appassionato, attento e generoso. Trascurai me stesso a
suo favore, e la cosa incredibile fu che non mi pesò affatto.
Le mie labbra avide la percorrevano, ogni centimetro della sua pelle
non venne trascurato da esse che impertinenti esploravano ogni anfratto.
Le mie dita sembravano comporre una melodia, ogni nota un sospiro, ogni punteggiatura un ansimo.
La sentivo gemere, arcuarsi verso di me ad ogni mio tocco, il desiderio era ormai quasi doloroso per entrambi.
Lentamente strofinammo i bacini in una danza sensuale, che ci
catapultò in mondo fatto si sensi, ed infine fu un esplosione.
Entrambi appagati ritornammo sulla terra planando lentamente dal culmine scintillante del nostro piacere.
Ed infine restammo abbracciati, in silenzio, come sempre dopo aver fatto sesso.
Ma quella volta avevamo fatto l'amore ed entrambi ne eravamo consapevoli.
Ero cambiato e Blaise fu il primo a farmelo notare, ghignando mi disse
- Oh, allora niente poker? Hanno messo le pantofole al nostro Draco?
Sei sicuro che questo è il tuo posto? Che sia la scelta giusta? -
Annuii deciso e risposi
- Si lo sono! -
- La sposerai? - Chiese curioso e sfottente.
- Se lei mi vorrà, per ora non voglio affrettare, siamo ancora
in fase di prova. - Lui mi prendeva in giro provocatoriamente, ma io
risposi molto seriamente.
- Ma se avete convissuto per anni! - Non pareva convinto o forse voleva conferme.
- Si, ma ora è diverso, presto saremo una famiglia. - Spiegai,
sperando che mi capisse. Ci tenevo alla sua approvazione. Era da sempre
il mio migliore amico.
- Non ti ci vedo. - Rispose infatti.
- Beh, allora comprati un paio di occhiali. - Mi irritai.
- Ti do tempo un paio di mesi, e poi vorrai tornare indietro ai tempi
andati, quelli dove non c'erano regole, perché, credimi, fra
qualche mese sentirai spesso “ non fumare, non bere, non parlare,
non fare rumore ”. - Mi sfotteva senza riguardo e probabilmente
aveva ragione. Ma non importava un fico secco, il gioco valeva la
candela e, se dovevo camminare in punta di piedi e diventare un guru
del buon vivere, l'avrei fatto.
Lui non poteva capire come mi ero sentito quando avevo creduto di averla persa.
Vedere lo sforzo di Draco nel provare ad essere diverso, mi fece
comprendere che spesso le paure aiutano tanto quanto terrorizzano, anzi
più una paura è forte, più superandola miglioriamo
noi stessi.
Ma lui non era l'unico che aveva paura, più si avvicinava la
data del parto, più mi rendevo conto che non avevo idea cosa mi
aspettasse.
Si, avevamo letto molto insieme, ma la teoria non era mai come la
pratica. Avevo paura e tanta, però cercavo di non farglielo
capire. Per lui era già tutto così nuovo e difficile, non
volevo scaricargli sulle spalle anche i miei problemi.
Ringraziai Ginny per averlo mandato quel giorno alla clinica, ammisi
che in fondo avevo sperato che lui venisse da me, ma che la situazione
ora mi pareva fragile, un lento divenire, anche se io ci speravo con
tutte le mie forze. Lei abbracciandomi disse
- Datevi una possibilità, hai sempre tempo per schiantarlo in fondo. -
Ma la verità era che Draco mi sorprendeva ogni giorno di
più, era praticamente perfetto, così attento,
disponibile, amorevole. Non ci potevo credere, non sembrava neanche lui.
Spesso lo vedevo che confabulava con Harry, sperai che il mio amico sciogliesse quei dubbi che forse l'attanagliavano.
In fondo anche se ogni gravidanza era a se, lui ci era già
passato, mentre per Malfoy era un mondo nuovo. Dentro di me albergava
la paura di vederlo fuggire a gambe levate da un momento all'altro.
Temevo che tutto questo fosse troppo per lui. E poi mi rendevo conto
che ultimamente non ero me stessa, i miei nervi vibravano, piangevo per
un non nulla. Temevo di esasperarlo al punto da lasciarmi.
Eppure per la prima volta ci volevo credere, lo desideravo con tutta me stessa.
E quando una sera nel ristorante più lussuoso di Londra fece
scivolare un scatoletta vicino al mio piatto, credetti che il mio cuore
si sarebbe fermato.
Lui che non credeva nelle unioni, quelle da per sempre, mi stava proponendo di sposarlo.
Ero confusa, e forse lui pensò che mi stavo ritraendo, perché mi disse agitato
- Cosa c'è non ti piace? Hai cambiato idea? Corro troppo? -
- Frena, è solo che non credevo che.. Insomma, hai sempre parlato del matrimonio come se fosse una brutta malattia. -
- Spesso per cambiare strada, bisogna fare un esame di coscienza,
rivedere la propria vita, e poi vedo solo te come moglie e madre dei
miei figli. Quindi mi pare ovvio, arrivati a questo punto che... -
Disse con un cenno di ovvietà che mi urtò alquanto.
Quell'ultima frase la trovai infelice, ma volli comunque dargli il
beneficio del dubbio. Non diedi a vedere il mio turbamento. Non volevo
che mi sposasse solo per il bambino, desideravo che lui volesse me a
prescindere dal resto. Inghiottii i miei dubbi, perché compresi
che
in fondo ci stava provando, a volte malamente, ma ci stava provando.
Quello era meglio che niente. Anzi da parte di uno come lui era tutto.
Mi faceva sentire speciale, importante, il centro della sua vita, e per
ora andava bene così. Ed io lo amavo troppo, per resistere alla
tentazione di sposarlo.
Infilai la veretta all'anulare e allora lui sorridendo disse, mentre alzavo un calice di succo di frutta,
- Allora brindiamo a noi. -
Facemmo cin cin e, come a suggellare quel patto, poi arrivati a casa
facemmo l'amore. Fu un tripudio di sensazioni vecchie eppure nuove, ci
univa un sentimento crescente, la consapevolezza che era per sempre,
l'ardore sensi e quello del cuore. Fu unico, esaltante, straordinario
come mai prima.
Mi sentii proiettato in un nuovo mondo, toccai il cielo con un dito e,
se lei in quel momento mi avesse chiesto la luna, io gliela avrei
donata.
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Capitolo 8 *** Cap 7 Ottobre - Novembre ***
cap 7
Salve a tutti, questo capitolo è dedicato a To Saphira, che oggi compie gli anni
Unitvi a me nel farle gli auguri
Buon compleanno tesoro...
Ottobre - Novembre
cap 7
Altra visita di controllo, ed anche questa volta non potemmo vedere il sesso del nascituro.
Ci mostrò bellamente il suo sederino, come a dirci
"Godetevi questa parte, perché l'altra è cosa privata."
Che fosse asessuato?
Sembrava farsi beffe di noi, anzi di me, probabilmente mi odiava.
E come dargli torto.
Doveva per forza essere così.
Chissà
magari sentiva che non lo avevo propriamente ben accolto quando avevo
saputo di lui. Pensiero un po' assurdo, ma il mio senso di colpa era
tale ancora, che la mia mente volava alta.
Scossi
il capo, strappandomi alle mie strane elucubrazioni, ogni volta facevo
un miliardo di domande al medico che gentilmente mi rispondeva. Spesso
dal viso si denotava lastanchezza, ma per deontologia e professionalità continuava ad esaudire ogni mia curiosità.
Persona paziente, al suo posto io non sarei riuscito a fare come lui.
Senza mezzi termini ad un certo punto Hermione mi spingeva fuori dallo studio e scusandosi diceva
- Lo perdoni, è una persona curiosa, e vuole avere il controllo su tutto. -
L'anziano annuiva, e forse una volta usciti, sbuffava e magari passandosi una mano sul capo pensava
"Anche stavolta me la sono cavata."
Quella sera lei propose una serata cinema.
Un bel dvd accompagnato da una montagna di pop corn.
Proposi una serie di film, ma lei decise per un film horror.
Risi
sbeffeggiandola, ricordandole il suo stato, e che sicuramente la notte
avrebbe avuto gli incubi e poi lui avrebbe dovuto consolarla. Lo dissi
con un ghigno soddisfatto, in fondo quel ruolo non mi spiaceva, ma le
cose non andarono come immaginavo.
Infatti
non feci conto con le mie paure, che riemersero prepotenti da
quell'inconscio che i babbani avevano studiato così bene.
Gli incubi li ebbi io.
Enormi
biberon mi rincorrevano, mio figlio con una risata satanica mi
agguantava per poi vomitarmi addosso litri e litri di latte, quasi
affogandomi in una sorta di vendetta.
Mi
svegliai di soprassalto, ero sudato ed il cuore sembrava uscirmi dal
petto, come sempre mi chiesi se Potter vivesse le mie stesse paure.
Ma
ero certo di no, lui era Potter, l'uomo che aveva combattuto e
sconfitto due volte l'Oscuro signore, e di certo un bebè non
poteva fargli paura. Io mi sentivo molto meno coraggioso e molto
più complessato.
Per la prima volta nella mia vita lo invidiai un po'.
E poi come sempre quando credi che tutto sia perfetto, quello che hai creato crolla.
Un fulmine a ciel sereno ti colpisce, il mio aveva un nome ed un cognome, si chiamava Narcissa Malfoy.
Ero
rientrato a casa pronto per farle una sorpresa, stringevo tra le mani
le chiavi dell'auto nuova, quando uscendo dal camino la trovai in mezzo
alla stanza.
Mi aspettava, ed il viso non annunciava nulla di buono.
Hermione mi fulminò, i suoi occhi parevano braci ardenti.
Ma
le sue parole mi colpirono come una secchiata di acqua gelata in piena
faccia, ma non avrebbero dovuto sorprendermi, non vista la situazione.
Con freddezza emise il suo ultimatum.
-
O io o lei! - Poi si girò ed uscì lasciandomi confuso, ma
quest'ultima venne sostituita dall'irritazione quando una voce
familiare arrivò dritta alle mie orecchie.
Un sospiro mi sfuggì dalla labbra, mentre la comprensione più assoluta si faceva largo in me.
- Non pensavo di aver partorito un figlio babbeo. -
-
Madre - salutai seccato. Aveva il raro dono di esasperarmi solo con due
parole. Era una strega nel senso più deleterio del termine.
-
Bando ai convenevoli - rispose lei muovendo la mano. - Ti ho lasciato
divertire, quando mi hai detto che la frequentavi, ho pensato
“mah sì, è la sua voglia di riscatto, poi
farà la cosa giusta.” Sono passati tre anni, e alla fine
ti sei fatto incastrare come un pollo. Non pensavo che fossi tanto
stupido. -
-
Non mi sono fatto incastrare, e poi..- Protestai indignato. Come al
solito però non mi lasciò parlare. Non lo faceva mai.
-
Abbi almeno la decenza di tacere, ora sono tornata e metteremo le cose
a posto. Come al solito sono io che devo raccogliere i cocci, prima con
tuo padre e ora con te. - Il suo tono sottintendeva una somiglianza con
suo padre che di certo non ritenevo piacevole condividere. In passato
spesso le avevo lasciato dominare la mia vita, ma quei tempi erano
finiti, ora lo avrei reso chiaro.
-
Non ho chiesto il tuo aiuto, la tua presenza qui non è
necessaria. Se non avessi afferrato, lei aspetta un mio erede. -
Sibilai a occhi stretti.
-
Ho afferrato ed anche bene. La famosa eroina ha pensato bene di
incastrarti e tu ci sei cascato con tutte le scarpe. - La sua voce
grondava sarcasmo.
La
odiavo quando faceva così, si era auto esiliata dopo la guerra,
non tollerava i pettegolezzi su mio padre ed ora era tornata per
rendermi la vita un inferno.
Non sapevo però che stavo per sprofondare a piè pari nel girone dei dannati.
Grazie al suo comportamento tutto quello che avevo cercato di rimettere insieme stava per finire nel cesso.
Dovevo liberarmi di lei, ed anche alla svelta.
-
Perché sei tornata? - Chiesi, anche se il quadro mi era chiaro.
Solo che masochisticamente lo volevo sentire dire da lei.
-
Per mettere le cose a posto, cacciare quella impostora, ed assicurarmi
che tu faccia un matrimonio degno di un Malfoy.E comunque sono qui per
passare il Natale con il mio unico ma idiota figlio - aveva
rimarcato le ultime parole.
La fissai con astio, sperando che il messaggio subliminale le arrivasse forte e chiaro.
Ma Narcissa Malfoy non si lascia impressionare da così poco e io avrei dovuto saperlo.
Altro
che Natale, anche perché era in netto anticipo sulle
festività, le voci erano giunte ai suoi padiglioni auricolari,
ed era corsa a mettere " pezze ", tutto nel nome della famiglia.
*****
Ero arrabbiata, quella donna e la sua cattiveria avevano il potere di farmi uscire fuori dai gangheri.
Avevo abbozzato ad ogni sua cattiveria nel passato, ma ora non ero disposta a cedere.
O
la buttava fuori a calci, o me ne andavo io. Non vedevo altre
soluzioni, anche se sapevo di fare il suo gioco. Ma di certo non potevo
vivere e respirare la stessa aria di quella vipera.
In quegli anni avevo ingoiato troppi bocconi amari a causa sua, e non ero più disposta a chinare il capo.
Chiusa nella stanza, sentivo le voci concitate provenire dal salone.
La strega, stava cercando di fare leva sull'onore ed i doveri che Draco, da bravo purosangue, avrebbe dovuto seguire.
Io
per lei non ero abbastanza, andavo bene per far sollazzare il figlio,
ma non ero degna di sposarlo, né dargli un figlio.
Discorsi vecchi, discorsi purosangue che mille volte nella mia vita avevo sentito e che mi fecero storcere il naso.
Ed in aggiunta a questo, lei era il prototipo classico di suocera, prepotente e odiosa.
Ma
stavolta non gliela avrei data vinta, le avrei fatto ingoiare tutte le
cattiverie sputate gratuitamente in quegli anni, e con gli interessi.
Decisa
a non farmi mettere i piedi in testa, decisi di prendere in mano la
situazione e come un panzer mi diressi nel salone.
Avanzai con il piglio di un generale, con poco garbo le dissi categorica, facendola rimanere a bocca aperta,
-
Mi spiace di non essere quello che lei considera il meglio per Draco,
ma è tutto quello che lui ha o che avrà. Se vorrà
fare parte della nostra vita senza mettere becco, sarà la
benvenuta, se no, quella è la porta. Può andare! -
Era spiazzata, ma non accusò il colpo e acida poco dopo mi rispose
-
Tu non hai voce in capitolo. Non conti nulla, sei stata un diversivo,
ed è lui che mi deve dire se sono gradita o no, questa non
è casa tua. - Il suo atteggiamento era glaciale, aveva tirato
fuori tutta la sua spocchia snob. Mi fissava dall'alto in basso nello
stesso modo in cui una signora medioevale sicuramente avrebbe guardato
l'ultima delle sue serve.
Ero
talmente furiosa che quando sentii le parole di Draco, per quanto
stupende alle mie orecchie, non me le gustai come dovevo, anche se il
mio cuore non poté che esultare di gioia.
-
Sbagli madre, lei ha tutti i diritti di questo mondo, questa è
casa sua. Presto diverrà la nuova Lady, e se la cosa non ti sta
bene, quella è la porta, ritorna pure da dove sei venuta. -
Mai
parole mi erano uscite con tanto ardore, non avrei mai pensato di poter
parlare così a mia madre, l'avevo sfidata senza tentennamenti,
ero orgoglioso di me stesso.
Alzai
lo sguardo e incontrai quello di Hermione, era lucido e quasi
incredulo. In quel momento ebbi conferma di avere fatto la cosa giusta.
Finalmente avevo preso una posizione.
Finalmente le avevo dimostrato che ci tenevo a lei.
E che niente e nessuno ci avrebbe separato.
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Capitolo 9 *** cap 8 Novembre -Dicembre ***
cap 8 novembre -dicembre
Bene, bene.
Eccoci qui con il penultimo aggiornamento.
Abbiamo fatto coincidere questo cap con il compleanno di una nostra lettrice, alla quale facciamo gli auguri più sinceri.
Quindi questo cap è dedicato a " zia Voldy " Buon Compleanno tesoro.
The Dragon e To Saphira
Novembre- Dicembre
cap 8
Se speravo che mia madre raccogliesse l'invito di liberarci della sua presenza, avevo sbagliato a fare i conti.
Nei giorni a seguire un desiderio sempre più crescente di
strangolarla si faceva largo in me e sospettavo che per Hermione non
fosse diverso.
Sapeva essere veramente irritante, oltre che odiosa.
Non perdeva occasione di far notare quanto lei fosse inadatta, e quanto sporco fosse il suo sangue.
Pronta a criticare ogni cosa lei facesse.
Che fosse un addobbo, per il Natale imminente o il menù per la sera della vigilia.
Tra loro era una guerra a colpi di battute taglienti, ed io avevo paura, ogni volta che rientravo a casa, di non trovarla.
Ero esasperato.
La nostra vita stava diventando un incubo, la tensione si poteva tagliare con il coltello.
Il mio livello di saturazione era giunto al punto di non ritorno, e non solo il mio.
Cercavo d arginare, ma il contenimento risultava sempre più difficile.
- Guardati, stai lievitando come una mongolfiera, una purosangue
sarebbe accorta al suo fisico. Ma cosa posso aspettarmi da una come te?
- Disse con aria di disprezzo mia madre.
- Infatti, sono tutte manici di scopa, fatte con lo stesso stampo. E'
un miracolo se arrivano al parto. - Rispose la mia Hermione, punta
dalla osservazione sarcastica e sprezzante.
- Cosa vorresti insinuare, che io sia un vecchio manico di scopa?- Non
tollerava che una sanguesporco le tenesse testa, ma io ero orgoglioso
di come la MIA mezzosangue conducesse la tenzone.
Sì, la sentivo mia, come parte di me
- L'ha detto lei, non io. - Puntualizzò con un sorrisetto e gli occhi brillanti per avere segnato il punto.
Stizzita mia madre era pronta a ribattere, ma io posi fine alla
diatriba. Era ora di intervenire o sarebbe finita nel sangue tra quelle
due, giusto per rimanere in tema.
- Basta, non ne posso più. Tu, madre, sei un ospite, e vorrei
portassi più rispetto verso la mia fidanzata, e tu, Hermione,
vorrei soprassedessi alle battute di lei, cercando di non alimentare il
fuoco. Ti ritengo superiore a certe provocazioni. -
- Ma come ti permetti! - Disse mia madre, fissandomi indignata.
Non era abituata al fatto che le tenessi testa. Non aveva ancora capito
che il suo bambino era cresciuto, né che non si faceva
più controllare come un burattino.
- Mi permetto eccome, sei mia ospite, ed inoltre stai offendendo la tua
futura nuora nonché madre dei tuoi nipoti. Ti ripeto la stessa
cosa di poco tempo fa, se non ti sta bene, quella è la porta,
nessuno di trattiene. Anzi ci faresti un gran favore... - Fui fin
troppo chiaro, e pregai che fosse talmente offesa da andare fuori dalla
nostra casa e vita.
Una smorfia di trionfo sul viso della mia donna mi strappò un sorriso a fior di labbra.
Sinceramente, però, non l'avevo fatto per lei, ma solo per le
mie povere orecchie ed il mio stomaco, che ultimamente sembrava
soffrire di un incipiente ulcera.
*****
Era ora che Draco dicesse il fatto suo a quella arpia.
Dopo essersi stabilita da noi, non aveva fatto altro che sottolineare
la mia inadeguatezza, che le figlie delle sue amiche sarebbero state
perfette al fianco di Draco, che io ero feccia e, come me, la mia
creatura.
Sapevo di tirare la corda con Malfoy, ma ero stanca di essere presa a calci in bocca da sua madre.
Non la tolleravo, lei e la sua puzza sotto il naso. Era solo una snob
della peggiore specie, razzista e miope. Una donna meschina e
maleducata, che si spacciava per gran signora. Conoscevo babbane
infinitamente più nobili di lei, quelle si che erano delle vere
signore.
Ero decisa a non dargliela vinta, c'era troppo in gioco per me, avrebbe
visto di che pasta ero fatta, presto le avrei presentato il conto, a
cui avrei aggiunto tutti gli "interessi" maturati nel tempo.
Mai ero stata così serpe, pregustavo la vendetta, non era da me, ma il boccone era prelibato ed io lo stavo assaporando sin dal giorno prima.
La sera precedente infatti alla visita di controllo, aveva sputato malignamente.
- Vedrai ti sfornerà una femmina, solo per farmi dispetto. -
- Cos'è che non va nelle femmine? - Avevo chiesto acida.
- Non possono tramandare il cognome, ma che ne vuoi sapere tu. - Ancora una volta aveva tentato di umiliarmi.
Avevo stretto le labbra, e pregato Merlino di esaudire il piccolo desiderio che stavo formulando a voce alta.
- Vuol dire che nel caso fosse maschio, se ne andrebbe lasciandoci in pace. -
Lei mi aveva fissato pensierosa, come riflettendo, poi convinta aveva risposto
- Facciamo così, nel caso fosse maschio, me ne andrei e non
metterei più becco nella vostra vita, ma ho i miei dubbi che tu
sia in grado di perpetuare la nostra stirpe. - Mi aveva fissato con
sfida, una luce maligna le brillava negli occhi.
Avevo fissato Draco, e lui aveva contraccambiato lo sguardo, come a
dire “ ti stai infilando in un ginepraio, non farlo.” Non
lo avevo ascoltato, avevo raccolto il guanto della sfida, pronta a
tutto.
- Bene allora, domani ci sarà il controllo, in caso sia maschio lei lascerà casa nostra la sera stessa. -
***
Preoccupato avevo fissato l'una e l'altra, intuendo quello che forse
Hermione nella sua ingenuità aveva ignorato, mia madre aveva un
piano.
Non potevo crderci, era caduta nella sua rete.
Ed infatti da serpe aveva risposto subdolamente
- Ed in caso contrario, lo farai tu. -
L'avevo vista sbiancare ed irrigidirsi, poi allungare la mano e dire
- Affare fatto. -
Il patto era stato stretto, ed io impotente avevo sentito già il brivido della sconfitta.
Tutto il lavoro fatto in quei mesi stava per finire alle ortiche.
Era impazzita, non vedevo altra spiegazione, forse gli ormoni fuori
fase, ma di certo non poteva avere accettato una scommessa simile sulla
nostra pelle.
Un moto di rabbia mi prese.
Accidenti alle donne, ed al loro spirito di rivalsa. Nelle ore
successive ebbi modo di maledire varie volte questo loro aspetto, mente
il timore dentro di me si ingigantiva.
Sapevo che Hermione adorava le sfide, ma quella era come una sorpresa
nell'uovo di Pasqua, una volta rotto l'involucro il contenuto delude.
L'avrei persa, ora ne ero certo, e mia madre avrebbe vinto.
Fui sul punto di affrontare mia madre e dire la mia, ma venni fermato da Hermione.
- Non dire nulla, sia quel che sia, sappi che ti amo. Ma era una cosa
che dovevo fare, o la nostra vita sarà un inferno. -
Sospirai e per la prima volta pregai ogni Dio o Santo, o protettore dei maghi, che venisse in mio aiuto.
Non volevo perderla, non così almeno.
Odiai dal più profondo mia madre e quello che rappresentavo io,
avrei dato tutto il mio oro della Gringott per essere un semplice uomo,
e non un Malfoy.
Ma una cosa non potei evitare di buttargliela in faccia, mi bolliva
dentro ed esplose, tanto che con astio dissi rivolto a chi mi aveva
generato ringhiai
- Se la perdo a causa tua, la nostra casata si estinguerà con
me. Non prenderò in moglie nessuna, quindi prega che sia
maschio. -
Ed uscii lasciando mia madre senza parole, a fissare le mie spalle.
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Capitolo 10 *** Epilogo Dicembre ***
epilogo
Dicembre
Epilogo
Tremo.
E se.. Non volevo neanche pensarlo, figuriamoci immaginarlo.
Possibile che tutti quegli anni al mio fianco non le avessero insegnato nulla?
Una serpe tesse tele come i ragni e ha sempre un piano di riserva.
Aveva sottovalutato mia madre ed ora rischiavamo di perdere tutto.
Quello avrebbe dovuto essere il periodo più bello della mia
vita, denso di emozioni, di aspettative ed invece mi trovavo ad
aggirarmi come una tigre in gabbia, incapace di trovare sfogo.
Altro che Natale felice, avrei depennato quella festività se avessi potuto. Rischiava di tramutarsi in un disastro.
Intanto il tempo inesorabile passava e anche quella volta alla visita,
il nostro "frugoletto" ci negò la vista della sua
intimità.
Una volta usciti, imprecai tra i denti. Dovevamo aspettare per sapere e l'attesa mi stava uccidendo...
Però oramai mancava poco, l'idea mi consolò un po', ma io ero sempre più ansioso.
Vederla così tranquilla e serena, poi, mi innervosiva.
Possibile che non le fregasse nulla di noi due? Come faceva ad
ostentare tutta quella calma, che fosse una recita a beneficio di mia
madre?
Glielo chiesi un giorno e lei rispose serafica
– Quel che sarà sarà, inutile fasciarsi la testa prima del tempo. -
Rimasi senza parole, incapace di ribattere alcunché, ma non
capivo, e dentro di me ruggiva la tempesta. Più volte fui sul
punto di afferrare mia madre e lanciarla dalla prima finestra utile.
Arrivai ad odiarla in quei giorni.
*******
Vedevo Draco aggirarsi nervoso, come se pensasse che da un momento all'altro una tegola lo avrebbe colpito in piena fronte.
Ma stare con lui aveva affinato la mia arte, ed avevo un asso nella manica che avrei giocato se e quando sarebbe servito.
L'avrei tirato fuori solo se necessario, e per sicurezza non ne avevo parlato con nessuno.
Non mi fidavo di quella iena di sua madre. Avevo la mia arma carica e
pronta, ma avrebbe sparato solo nell'attimo giusto o non prima, non
volevo mancare il bersaglio.
Mi spiaceva per Draco, ma in fondo tutto quel suo agitarsi faceva il
mio gioco, intorbidava le acque, impedendo all'arpia di vedere al di
là del suo aristocratico naso.
Sorniona mi aggiravo per casa e, nonostante lo sguardo di mia suocera,
sapevo di avere la vittoria in pugno in un caso o nell'altro.
La stronza non l'avrebbe avuta vinta. Stavolta il grifone si era fatto serpe.
***
La tensione in casa in quei ultimi giorni si poteva tagliare con il coltello.
Se lo sguardo avesse potuto uccidere, sicuramente una delle due sarebbe morta tra atroci sofferenze.
Mia madre si sentiva la padrona, invitava le amiche e le loro figlie.
Spesso le avevo udite sparlare della mia fidanzata a voce alta,
incuranti che lei potesse sentire, a volte perfino alla sua presenza.
In quelle occasioni arrivai a vergognarmi di quello che ero, un
purosangue di nobile schiatta. Se la nobiltà era quella, ero
disposto a barattare tutto il mio purissimo sangue con quello babbano
all'istante.
Hermione non sapeva quante volte mi ero trattenuto dal prenderle a calci e sbatterle fuori.
Avevo la testa che viaggiava per conto suo, anche sul lavoro ero spesso assente e non solo fisicamente.
Cercavo di non lasciarle troppo sole, non avrei voluto trovare cadaveri al mio rientro a casa.
Decisi, che mi sarei goduto ogni momento al suo fianco, avevo
paura di perderla, quindi sfruttavo tutto il tempo che mi era concesso.
Non mi ero mai sentito così male. Eppure quelle due come fiere
si giravano intorno pronte al duello finale per il territorio ed il
maschio, ignorando bellamente come io potessi sentirmi. Hermione era la
più calma tra le due, ma anche se lei pareva tranquilla, io non
lo ero per nulla.
Avrei potuto perdere la mia felicità futura, e tutto per delle
stupide rivalse da femmina. Se Hermione non fosse stata incinta,
probabilmente l'avrei scrollata fino a farle tornare il senno.
E quel momento tanto atteso, ma al contempo odiato, arrivò.
La cena della vigilia era stata un incubo, tra le due erano volate battute al vetriolo.
Ma i presenti avevano fatto finta di non cogliere, era noto a tutti l'astio fra le due donne.
Eravamo quasi a fine party in un atmosfera di festosa vigilia all'ombra
di un magnifico albero di natale scintillante di candele e festoni,
quando Hermione avvicinandosi mi sussurrò
- Ci siamo, il gran momento è arrivato. -
Emozionato e spaventato la fissai come un ebete.
Era giunto il tanto temuto parto.
Ora si sarebbe decretato il nostro futuro.
In un momento ci smaterializzammo al San Mungo, dove dei medimaghi la presero in consegna.
Sembravo essere sospeso in una bolla.
Ero diviso in pezzi, da una parte la paura che qualcosa non andasse per
il verso giusto, dall'altra l'emozione, stavo per diventare padre,
dall'altra il terrore di perdere tutto.
Poi gli eventi si accavallarono tanto rapidamente che in seguito non riuscii mai a ricordarli esattamente.
Fu tutto così veloce, che quasi non me ne resi conto, se non
quando con orgoglio e commozione strinsi tra le braccia quel fagottino.
La mezzanotte era scoccata da un minuto.
Era bellissima, era nostra, ma era una femmina. Mi sentii morire,
già l'adoravo, ma mia madre non avrebbe perdonato e avrebbe
preteso il fio...
Alzai gli occhi velati su di lei, un groppo mi stringeva la gola.
Sentivo il mio cuore andare in pezzi.
Quello che era il mio eden, l'avrei perso, e tutto per stoltezza.
Non avevo fatto in tempo nemmeno a godermelo.
Vidi mia madre entrare e ghignando dire soddisfatta e tronfia
- Bene, è femmina, lo immaginavo... - Tutto il suo disprezzo era
concentrato in quella frase acida e cattiva e mi fece contorcere lo
stomaco dal disgusto. Le parole successive furono la mia sentenza di
morte - quindi manteni la tua parola, sempre se sai cosa vuol dire un
patto. -
- Certo che lo so, e non avere paura onoro sempre i miei propositi. -
Rispose con una calma innaturale. Non abbassò lo sguardo,
nonostante tutto pareva sfidarla.
- Bene, allora quando verrai dimessa, te ne andrai da casa e non ti
farai più vedere. E ovviamente porterai con te la tua bastarda.
- Disse trionfante.
Ero distrutto, il mio mondo era crollato.
Mi muovevo come un automa, non riuscivo a parlare.
Un groppo mi strangolava.
Una folata di vento aveva fatto svanire il mio sogno. Gli occhi mi si
fecero lucidi, un Malfoy non piange, ma io ero vicino a crollare e non
me ne importava un bel nulla.
Non potevo perderla così, non potevo capacitarmene.
A capo chino, stringendo ancora tra le braccia la nostra bambina, feci
materializzare un mazzo di chiavi, era il mio dono alla mia erede.
Almeno questo mia madre non poteva impedirmelo.
- Ecco, accetta almeno queste per la nostra piccola, una casa che avevo
fatto costruire per noi, il tuo sogno ed anche il mio. Almeno vi
saprò al sicuro lì . -
Lei sorrise e, allungando la mano, prese la chiave stringendo al
contempo la mia mano. Poi si girò verso mia madre e rispose con
una voce gelida, dura che non le riconobbi, e con lo sguardo tagliente
di disprezzo.
- Bene. Ora finalmente anche lei può togliere le tende, io me ne
vado, e come vede ho già dove stabilirmi. Però temo che
le cose non andranno come lei crede. Avevo detto che lasciavo la casa,
ma non ho mai asserito che avrei fatto altrettanto con Draco. Quindi
bye bye, e non arrivederci. -
La fissai sconcertato, incapace di capire. Poi realizzai, era vero, non lo aveva mai detto.
Scoppiai a ridere, con gli occhi colmi di lacrime.
Il mio cuore batteva, l'aveva aggirata da perfetta serpe.
Mai ero stato più fiero di lei.
Ed io l'amavo da impazzire.
Mia madre non aveva fiatato, era impallidita solo paurosamente, poi
incapace di affrontare la sconfitta con dignità ci voltò
le spalle e stizzita e furiosa uscì, sbattendo la porta con
violenza.
Ma a me poco importava, ero troppo felice, troppo orgoglioso.
Eravamo una famiglia.
Io, lei e la nostra bambina. Il mio piccolo mondo perfetto.
Hermione mi fissò stanca ma sorridente - Buon Natale, amore mio – sussurrò felice.
La strinsi d'impulso, lei era il mio mondo.
L'avevo umiliata, offesa, tradita, eppure mi aveva perdonato.
Ora compresi il significato della parola amore, lei me lo aveva dimostrato quando mi aveva riaccolto nella sua vita.
In quella magica notte di Natale ringraziai per quello che avevo e per
avermi dato la forza di comprendere cosa avrei perso se non avessi
trovato il coraggio di andare da lei ed affrontarla dopo come mi ero
comportato.
- Buon Natale – le sussurrai all'orecchio – e grazie...-
Ci insediammo nella nuova casa.
Era perfetta, steccato bianco e dondolo sotto il porticato.
Aiuole e folti alberi.
L'arredamento dai caldi colori del legno.
Quella era casa nostra.
Lì avremmo cresciuto i nostri figli.
Tutto quello che desideravo era lì, e io non mi ero mai sentito così vivo.
La notte mi alzavo e mi nutrivo nell'osservare la mia piccola, un vero miracolo.
Spesso suonavo per lei, le mie mani scorrevano lievi sui tasti, componendo una ninna nanna.
Avevo lottato, ed avevo vinto.
Insieme avevamo superato molti ostacoli, ed ora il futuro ci aspettava luminoso.
Erano stati nove mesi sospesi tra inferno e paradiso.
Nove mesi, durante i quali avevo imparato che l'amore è una potente magia.
Nove mesi in cui avevo lottato contro fantasmi.
Nove mesi che avrei rivissuto infinite volte nella mia memoria.
Ora ero sereno, consapevole di quello che davvero provavo nel mio cuore
e che spaventato avevo rifuggito, rischiando di perdere tutto.
Non sarei più scappato.
L'amavo.
Quella notte dopo aver fatto l'amore glielo ripetei senza paura
- Ti amo Hermione. -
E lei accoccolandosi sul mio petto sussurrò
- Idem.-
Mai dare nulla per scontato, mai essere sicuri di stessi, ma lottare ed emergere.
L'amore da forza, l'amore insegna, ed io avevo imparato molto.
Il cammino era stato lungo e non facile.
Ero caduto e mi ero rialzato.
Avevo riso e pianto.
Ma ora potevamo guardare al futuro
Il Natale è una prodigiosa medicina, un antidoto a tutti i
veleni della vita, insieme all'amore è qualcosa che va al di
là dell'umana comprensione.
Ma a me, a noi poco importava.
Era una data che si sarebbe scritta indelebile nei nostri cuori per sempre.
Ed anche questa mini long è terminata.
Sperando di avervi allietato, ringraziamo chi ha letto e recensito e chi l'ha fatto in silenzio.
Torneremo presto promesso.
Inoltre vogliamo farvi i nostri più sinceri Auguri di Buon Natale e Felice Anno nuovo.
Un grande bacio a tutte/i
The Dragon e To Saphira
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