un nuovo crollo

di milano_me1997
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** voglia di alcol ***
Capitolo 2: *** ciambelle ***
Capitolo 3: *** Dave ***
Capitolo 4: *** Ricordi ***
Capitolo 5: *** non voglio scherzi ***
Capitolo 6: *** Lo hai scoperto? ***
Capitolo 7: *** un brivido ***
Capitolo 8: *** bmw ***
Capitolo 9: *** lei è un uragano ***
Capitolo 10: *** Lisbon? ***
Capitolo 11: *** Per sempre ***
Capitolo 12: *** messaggi ***
Capitolo 13: *** ah sì Lisbon? ***
Capitolo 14: *** incubi ***
Capitolo 15: *** è sempre colpa sua ***
Capitolo 16: *** rana rossa ***
Capitolo 17: *** lettere rosse ***
Capitolo 18: *** labbra fredde ***
Capitolo 19: *** veste rossa ***
Capitolo 20: *** cuore rosso ***
Capitolo 21: *** Luke! ***



Capitolo 1
*** voglia di alcol ***


POV Lisbon "esci da questa stanza ora" le parole di Minelli sono dure come mai prima d'ora. Rimango senza parole, ed esco in silenzio dalla stanza, lasciando a Jane uno sguardo assassino. Capisco la rabbia di Minelli, per colpa di Jane abbiamo perso un pericoloso killer, che ora si aggira da qualche parte fra la Croazia e la Russia cercando vendetta. Odio Jane per averlo fatto scappare, solo perché capiva la sua fame di vendetta. Che idiota. Senza quasi rendermene conto , ho afferrato la giacca e mi sto dirigendo verso il bar più vicino. Sono così arrabbiata. Mi siedo al bancone e una cameriera bionda mi chiede che cosa voglio. Che cosa voglio? Il mio consulente morto è ovvio, ma non credo che si riferisca a quello, perciò prendo un drink. E poi un altro. E un altro ancora. Ormai non sono più molto lucida,anzi per niente. Ma ne voglio ancora. Mio angolino Salve a tutti, questa è la mia prima fanfiction spero che vi piaccia :) Il primo capitolo è appositamente molto corto, spero che ne vorrete sapere di più. Un bacio :)

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Capitolo 2
*** ciambelle ***


 capitolo 2
 
Che mal di testa.
Mi siedo sul letto sforzandomi di lottare contro la luce. Mi guardo intorno. "beh sono a casa mia, questo è certo".
L'acqua della doccia si ferma. Aspetta. Doccia?
Mi giro intorno in cerca della pistola che tengo sempre vicino al letto, ma l'unica cosa che vedo sono i miei vestiti e un completo da uomo. Spalanco gli occhi. 
"ehi Tessie, Buongiorno." un uomo moro con un asciugamano intorno alla vita si avvicina e mi bacia sulla fronte.
 Ok stop. Chi è questo? E che ci fa in casa mia mezzo nudo? 
Neanche il tempo di associare i vestiti sul pavimento con il "ehi Tessie" che suona il citofono. Mi alzo di scatto non curante di quell'uomo "ti preparo un caffè? "
Annuisco mentre mi allontanò. Prima di aprire la porta infilo una maglietta e guardo da lontano il moro " che fisico..."
 
POV Jane
 
Finalmente si apre la porta
"ehi Tessie" la vedo sobbalzare. Sarà perché l'ho chiamata per nome? 
"J-j-ane..." mi risponde balbettando: qualcosa non va.
" tutto ok? Ti ho portato le ciambelle" cerco il suo sguardo ma lo evita, cosa che mi fa insospettire sempre di più. 
"grazie" abbozza un mezzo sorriso
" posso entrare? "
" no" 
Faccio appena in tempo a cogliere la sua risposta che sento qualcuno che fischietta. Una strana sensazione mi invade lo stomaco, un sentimento che non provavo da tantissimo tempo. Gelosia?
" Chi c'è? " riesco appena a sussurrare lottando contro il dolore
" mio fratello, Tommy" mi guarda dritto negli occhi. Non mi aveva mai mentito così bene prima. 
" Così mi insulti Lisbon, credi davvero che non sappia quando mi menti?" tento di sorridere.
"Non mi interessa quello che sai fare, non sto mentendo e anche se fosse non sono affari tuoi". Una fitta lancinante mi colpisce. Perché mi sento così? ormai davanti me c'è solo la porta dell'appartamento della mia partner, ma non riesco a muovermi. Qualcosa mi blocca.

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Capitolo 3
*** Dave ***


capitolo 3
 
POV Lisbon
 
Ora che mi sono liberata di Jane, posso concentrarmi su ieri sera.
" Il caffè è pronto. Chi era alla porta? " più sorride più mi accorgo di quanto è bello. "Nessuno" inizio a sorseggiare il caffè "senti, non voglio mentirti,ma ecco... io non mi ricordo assolutamente cosa è successo ieri sera, e non mi ricordo neanche il tuo nome" se ci siamo presentati... 
La sua risata riecheggia in tutta la stanza e abbozzo in sorriso
" Davvero Tessie nulla? Ti posso assicurare che io non la dimenticherò mai"
Credo di stare arrossendo, e parecchio.
" okay okay scusa. Beh la prima cosa da fare sono le presentazioni. Io sono Dave Ross, avvocato e tu sei Teresa Lisbon,agente della squadra omicidi del CBI,vedi? le presentazioni le abbiamo fatte" sorrido " ci siamo incontrati ieri ad un bar, tu eri un po' brilla e continuavi a bestemmiare riguardo ad un certo Patrick Jane e... beh ci siamo lasciati trasportare" ascolto per metà il suo imbarazzante racconto, perché sono esterefatta dalla sua bellezza e dalla sua voce calda.
Mi accorgo che sta attendendo una mia risposta " o-o-okay" 
Squilla il telefono " torno subito" sussurro alzandomi
"ehi capo" è la voce di Cho
" dimmi"
" È stato ritrovato un cadavere" quasi dimenticavo che i bastardi uccidono anche quando io devo smaltire la sbornia
" andate avanti vi raggiungo"
"okay"
Adoro come Cho liquida le conversazioni.
Sbuffo e vado in cerca di dei vestiti decenti "Senti Dave, ora devo andare a lavoro. Sono certa che abbiamo passato una bella serata e ci siamo divertiti ,ma..." mi sento cingere la vita da due mani molto forti " shh ,prima di continuare, offrimi la possibilità di portarti a cena ok?" 
Come posso dire di no? Mi sta baciando il collo, è una cosa che mi fa impazzire.
Annuisco lievemente e mi lascio trasportare dalla passione dei suoi baci, che ora sono arrivati alla bocca.
 
Un'ora dopo sono in ufficio. Ho deciso di non andare sulla scena del crimine oggi e sono qui a compilare scartoffie.
" Dov'è tuo fratello?" la testa riccioluta e bionda di Jane sbuca nella stanza
" Mio fratello? Che cosa ne so io..." mi accorgo troppo tardi della mia risposta e abbasso la penna irritata
" Jane vattene"
" Ancora arrabbiata per ieri? Forse stanotte non hai avuto tempo per sbollire la rabbia.. "
 
POV Jane
 
Dopo essere riuscito ad allontanarmi da quella porta, ho pensato molto a quelli che ho provato. Non può essere gelosia. 
Sto aspettando che Lisbon mi dia un pugno per quello che ho detto, ma non succede niente del genere. Si alza, si avvicina, si mette sulle punte e si avvicina al mi orecchio " Jane, quello che è successo stanotte non ti riguarda. Posso andare a letto con chi voglio ti è chiaro? "
Deglutisco. Lo ha ammesso davvero facilmente. Non è gelosia, non è gelosia. 
Mi sforzo di sorridere.
"sono contento per te" bugia
" grazie" così dicendo torna a sedersi alla sua scrivania. è proprio bella quando si concentra... cioè no. Che cosa mi succede oggi?
"Ehi capo" la voce di Van Pelt mi riporta alla realtà
"abbiamo portato il fidanzato della vittima qui, ma è venuto anche il suo avvocato"



Mio angolino
Ecco il terzo capitolo della mia prima storia. Ho voluto una Lisbon diversa dal solito, spero che vi piaccia. Ragazzi recensite,  accetto consigli. Un bacio :)

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Capitolo 4
*** Ricordi ***


Capitolo 4
 
POV Lisbon
 
Non ho voglia di alzarmi, non ho voglia di interrogare quel tipo cercando di sopportare il suo avvocato, non ho voglia di fare nulla. Voglio andare a dormire e sperare che questo mal di testa mi lasci in pace per qualche ora.
Apro il cassetto. Improvvisamente un ricordo mi torna in mente. Mio padre, seduto alla sua scrivania, che tira fuori dal cassetto una bottiglia di tequila. La stessa che ora è nel mio cassetto. 
Il mio respiro si fa molto più affannato e il cuore batte all'impazzata. Una lacrima solitaria cade sul fascicolo tra le mie mani.
" tutto ok?" sento la voce di Patrick, non mi ero accorta che fosse sul divano.
Asciugo velocemente gli occhi e richiudo il cassetto
"oh sisi, andiamo" mi guarda perplesso ma mi segue.
                | |
 
Entro nella stanza dopo Jane e il mio cuore perde un battito. 
Seduto accanto ad un tipo sui 25 completamente tatuato, c'è Dave. Mi accorgo di avere emesso un urletto per la sorpresa solo perché Jane mi sta fissando. 
Tossisco e cerco di ricompormi sotto la sguardo malizioso di Dave.
" Il suo nome è.." il mio partner inizia a parlare
" non dovrebbe saperlo?" sputa con disgusto il ragazzo tatuato
" non sto parlando con te, è evidente che non sei colpevole, sto parlando con il tuo avvocato, che ha avuto la fortuna di passare una notte con l' agente Lisbon" dice sorridendo.
Credo di essere porpora. La fortuna? 
Dave sorride " Dave Ross, lei deve essere Patrick Jane, Teresa mi ha parlato di lei". Si, sono decisamente porpora.
Jane sorride guardandomi . " ok direi di iniziare l'interrogatorio" balbetto,lottando contro la voglia di scomparire.
 
Esco dalla stanza decisamente frastornata seguita da Patrick
"come lo hai capito? " 
" oh andiamo è ovvio, per non parlare delle vostre pupille dilatate"
" queste cosa delle pupille inizia a darmi sui nervi"
Gli faccio segno di seguirmi nel mio ufficio
" ok. Ieri ero stanca e ubriaca e stamattina me lo sono trovata nel mio letto, non ne vado fiera"
Mi dà le spalle e questa cosa non mi piace. Passa qualche minuto prima di un suo commento "non è questo che ti preoccupa vero? " la sua voce è spezzata " prima pensavi a tuo padre"
" è stata solo una sbornia. Niente in confronto ad un alcolista" appena sento la mia voce pronunciare queste parole mi rendo conto che è esattamente quello che diceva mio padre per giustificarsi. 
Mio angolino Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia :) ammetto che l'idea dell'avvocato che poi rivela essere Dave è un po' scontata, ma Jane doveva pur incontrarlo no? Recensite in molti :) Ps. Per chi non lo sapesse, dopo la morte della moglie, il padre di Teresa è diventato un alcolista, che da ubriaco spesso picchiava lei e i suoi fratelli.In un episodio della prima stagione( non mi ricordo quale)si dice che è morto da poco. Un bacio a tutti i miei lettori :)

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Capitolo 5
*** non voglio scherzi ***


  POV Jane
 
Mi giro e la guardo. Le sue iridi smeraldo stanno annegando fra le lacrime,che trattiene a stento. Odio quando succede, non so come comportarmi. Vorrei solo avvicinarmi ed abbracciarla, ma non me lo lascerebbe mai fare. Decido di sdrammatizzare " Si solo una sbornia, ma non ubriacarti tutte le volte che ti faccio arrabbiare , oppure entro la fine della settimana avremo una schiera di avvocati vogliosi" sorrido, e lei mi sorride in risposta. Tiro un sospiro di sollievo. " Ora andiamo,abbiamo un caso da risolvere".
 
 
 
"Bene" incomincia Lisbon " ricapitoliamo, Megan Carter, 23 anni, è stata ritrovata morta con un foro alla testa nell' appartamento in cui viveva con il suo ragazzo, Jake, con il quale abbiamo avuto l'onore di parlare in presenza del suo avvocato. Precedenti di spaccio e violenza, ma nessun omicidio e non ha pistole, idee?"
" Il ragazzo torna a casa fatto, litiga con Megan e le spara con la pistola di un amico" tenta Cho
" No non è stato lui, non è colpevole"
" Come fai a dirlo?" Lisbon si avvicina al mio divano
" beh innanzitutto non aveva il movente, la amava"
"la cocaina è un buon movente" farfuglia Van Pelt
Odio essere interrotto.
" no, non lo è. Inoltre credo stesse cercando di ripulirsi, forse per Megan. Lascialo andare" la mia partner mi guarda sollevando un sopracciglio.
" Non sei tu che decidi"
" Dobbiamo discutere ogni cosa che dico? È innocente."
Sbuffa un "va bene" e si allontana. 
 
Decido di prepararmi un te,ma mentre aspetto l'amato fischio vedo passare Ross e impulsivamente lo seguo. 
"Ross" grido, lui si gira e sorride.
" Signor Jane,a cosa devo il piacere? "
" oh nulla... dove sta andando?" 
" riporto il mio cliente a casa" con un gesto della testa indica Jake " Teresa dice che non ha motivo di trattenerlo oltre"
" L'agente Lisbon ha perfettamente ragione" Teresa... "Non è gelosia" continuo a ripetermi. 
"e poi stasera ho un appuntamento" 
" Buona serata " non c'è bisogno che aggiunga altro, so che parla di Lisbon, si capisce da come mi sorride e mi guarda beffardo. Appena le porte dell'ascensore si chiudono corro nell'ufficio di lei.
" ehi Lisbon" dico buttandomi sul divano 
" ciao Jane" mi domando perché non inizia a chiamarmi Patrick e perché non mi viene naturale chiamarla Teresa. 
Il silenzio si fa un po' imbarazzante.
" devi dirmi qualcosa? "
" Nono" liquido ogni tentativo di conversazione
" ok, allora ci vediamo dopo cerco Minelli"
" Ciao".
Sentendo la porta chiudersi mi lancio verso il suo cassetto. Sollevo la bottiglia e ne osservo attentamente il livello
" Non voglio scherzi Lisbon" sussuro rimettendola a posto. 
 
Mio angolino
Bene bene siamo arrivati al quinto capitolo. 
Ne ho pronti già molti altri e spero che vi piaccia come si sta evolvendo la storia. Il prossimo riserverà molte sorprese. Un bacio

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Capitolo 6
*** Lo hai scoperto? ***


 POV Lisbon
 
"Finalmente a casa" penso togliendo le chiavi dalla toppa e buttandomi sulla poltrona. Ripenso agli eventi della giornata mentre tolgo le scarpe.
 " Chissà se Jane è geloso" dico sorridendo. " Ma figurati, insomma siamo partner, lui risolve i casi, siamo amici ma niente di più" un velo di tristezza inspiegabile mi assale. Non dico che non ho mai pensato a me e a Jane come ad una coppia, ma subito sono tornata sempre alla realtà. Lui non proverà mai niente per me, ed è giusto così. Ma per me è la stessa cosa ? Sì deve essere così. 
Squilla il telefono 
" ehi Teresa"
Dave? come ha avuto il mio numero?
" Dave"
" Ti passo a prendere fra un'ora ok? Dove andiamo lo scoprirai una volta lì."
Sono stanca morta e l'unica cosa che vorrei fare è andare a dormire,ma scopro di non saper dire di no a quella voce così calda
" okay". Metto giù, non un ciao, né una parola dolce, non sono brava nelle relazioni, non lo sono mai stata. Faccio una doccia e apro l'armadio. È talmente tanto che non esco con un uomo che non so neanche come vestirmi. Dovrei vestirmi sobria ed elegante come ad un primo apputamento, oppure più sciolta e sexi visto che il grande passo è giá stato fatto? Alla fine opto per un vestito verde lungo. " Si intona con i tuoi occhi smeraldo" la voce di Jane mi riecheggia in testa e non posso fare a meno di sorridere. 
Suona il campanello e per un attimo prima di aprire la porta, ho come l'impressione che l'uomo dietro la porta debba essere il mio consulente. Devo essere ancora ubriaca. 
 
Apro la porta con cautela
" Teresa sei incantevole" sorride Dave con un mazzo di rose rosse.
"Grazie Dave, anche tu non sei male" e lo penso davvero. Indossa un bel completo nero con tanto di cravatta.
Mi accompagna in macchina aprendomi la portiera, gesto che mi lascia un po' perplessa. Mi accorgo già a metà strada di stare stringendo in mano il mio telefono. Qualcosa mi trattiene dal metterlo via, o meglio dire, qualcuno... chissà se Jane è sdraiato sul divano del CBI con la sua tazza di the in mano, chissà a cosa sta pensando..
" Bene siamo arrivati" la voce di Dave mi fa sobbalzare
" oh di già? " mi guardo intorno cercando di capire dove siamo, ma non vedo nessun ristorante ed è una zona di Sacramento a me sconosciuta
" Ti piacerà " dice sorridendo e si avvicina ad una porta in cui infila una delle tante chiavi appese ad una palla da basket.
"Dave?"
Apre la porta e mi ritrovo davanti ad un salotto arredato perfettamente; un divano nero davanti a una tv gigantesca incastonata in un armadio a muro.
Mi ci vuole qualche frazione di secondo per capire dove sono.
"Entra pure Teresa, non c'è nessuno"
 Chi dovrebbe esserci? 
" Questa... è casa tua?"
" Si" sorride compiaciuto
" Sai stasera mia moglie è uscita e abbiamo casa libera" 
" T-t-tua moglie? " batto gli occhi ripetutamente per convincermi che non sto sognando. Il mio stomaco è in subbuglio, il mio cuore batte così forte nel petto che ho paura che possa schizzare fuori da un momento all'altro, mentre cerca di pompare sangue al cervello affinché riesca a capire qualcosa. 
" Sembri sorpresa, strano, ieri sera non ti importava" si gira alla ricerca di qualcosa.
Cerco di seguire la sua mano: nessuna vera, eppure si nota il segno su un dito che l'ha portata per anni. Mi sento male, non posso essere stata così ubriaca da fregarmene del fatto che fosse sposato! O sì?
" Io.. tu.. stamattina non me lo hai detto"
" oh andiamo Teresa" dice girandosi con aria trionfante per aver trovato la sua bottiglia di vino "non sei una che ti fa scrupoli su certe cose"
" lo sono eccome" perché non ho portato la mia pistola? Vorrei piantare del piombo nel cranio di questo traditore.
" Non parliamone più, vuoi del vino?" lo guardo incredula. Non è la prima volta che tradisce sua moglie, lo fa con una tale disinvoltura che deve essere un fatto abituale. Eppure... il telefono mi squilla.
" lo hai scoperto finalmente?"
" Jane!"
" Si sono io. Rispondi alla domanda. " mi allontano da Dave per poter parlare, lasciando imbambolato con la bottiglia in mano
" Si. Dovevi dirmelo"
" Non sono affari miei no?" posso vedere il suo sorriso da "io-te-lo-avevo-detto"
" Sei un bastardo! Ecco cosa sei!"
" Lisbon non è colpa mia se lui è un megalomane egocentrico traditore e neanche tua"
"Dovevi dirmelo"
" cosa pensi di fare?"
cosa penso di fare? Dovrei andare a casa, ma non è quello che voglio. Vorrei che ieri non fosse mai esistito, vorrei che Jane non mi avesse fatto incazzare, voglio dimenticare. Ma ora com le ora voglio bere, e sto guardando una bella bottiglia. Una voglia feroce si impossessa di me. Non riesco a smettere di fissare quella bottiglia e l'uomo che la impugna.
" Non farlo" sento appena le parole di Jane prima di mettere giù. 
"Allora Teresa? Hai sete? " 
" Sì. " mi avvicino e mi riempo un bicchiere di vino.

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Capitolo 7
*** un brivido ***


 POV Jane
Non sono riuscito a dormire. Tutta la notte. Sdraiato sul letto a fissare il soffitto pensando a quello che ho combinato. Non dovevo chiamare. Non dovevo farlo. Lei avrebbe capito che lui è sposato e sarebbe uscita subito. Invece non ho resistito. Avevo paura e non potevo sopportare l' idea che sarebbe potuto accadere qualcosa. È la mia partner e non voglio che soffra per un uomo sposato. Ho fissato il soffitto tenendo il cellulare in mano tutta la notte. Non sapevo se chiamarla o no. In fondo è libera di fare quello che vuole. Non siamo fidanzati. Non dico che non ho pensato a noi come ad un coppia, ma non è possibile. Ho paura che le sia successo qualcosa. Mi alzo. Sono ormai le 9 ed è ora per me di fare la mia comparsa quotidiana giù.
Scendo dopo essermi passato una mano tra i boccoli biondi.
"Ei c'è Jane" subito gli occhi di Grace, Rigsby e Cho sono su di me, con un velo di preoccupazione.
" Ei ragazzi. È nel suo ufficio?" non abbiamo bisogno di nomi. Loro sanno che lei è la prima persona di cui chiedo la mattina. I miei colleghi si guardano, cosa che non mi piace.
" Cho?" la mia voce è incerta. 
" Non è qui " 
Un colpo al cuore,causato da tre sole parole, ma di una forza impressionante. Barcollo. O almeno così mi pare.
" Beh" tossisco cercando di sembrare normale " Veniamo al caso. È così stupido questo omicidio che non c'è bisogno di indagare. Cercate lo spacciatore di Jake e arrestatelo"
" Cosa?" 
Non rispondo alla ovvia domanda di Van Pelt, perché corro verso i capelli mori della mia partner,che vedo uscire dell'ascensore. 
" Lisbon" mi fermo davanti a lei.
" Jane" mi guarda spaesata, come se non capisse perché tanta fretta.
 
"Jane" sembra in forma Novità riguardo al caso?"
La guardo perplesso " Jane?? " mi guarda sorridendo 
"Oh si insomma... no.. cioè.. l'ho risolto" balbetto
" Splendido! Chi è stato?"
" Io... lo spacciatore"
" Capisci tutto sempre prima di me" non smette un attimo di sorridere. 
Entriamo nel suo ufficio.
Decido di tirare in ballo l'argomento " Senti ieri sera..." mi interrompe, ma se lo fa lei non mi dà fastidio.
" Giusto giusto. Scusa se ti ho aggredito ero solo irritata che te ne fossi accorta prima di me" così dicendo si siede alla sua scrivania sorridendo.
Sono senza parole. Non riesco a capire se fa finta o se seriamente è indifferente. 
" ...che Dave è sposato" voglio insistere.
" Sì, ovvio, che Dave è sposato" dice allegra.
"Ma poi che hai..." vedo che fissa il cassetto molto intensamente. 
 " Jane, ora puoi uscire un secondo per favore?"
La guardo. Annuisco anche se non ricambio lo sguardo ed esco. Mi fermo un momento fuori dalla porta chiusa, giusto per sentire il rumore di una bottiglia di vetro sulla scrivania e il chiudersi di un cassetto. Sospiro e vado a prepararmi un the. 
 
Apro gli occhi sbadigliando. Davanti a me vedo Lisbon che parla con Grace, seduta alla sua scrivania.
Appena nota che sono sveglio si avvicina sorridendo.
" Ehi, bell'addormentato"
" Ciao Teresa" dico abbozzando un sorriso.
La vedo un po' strana.
" Riguardo al..." non finisce la frase perché le squilla il telefono.
" Agente Lisbon... ah sei tu..." tendo l'orecchio " nono va bene... ci vediamo"
"Chi era?"
" Dave" dice mettendo via il telefono. Dave? 
" Ah quindi il fatto che.." mi blocco trovandomi le sue mani sulla bocca. Si guarda intorno e non posso non notare un velo di agitazione nei suoi movimenti.
" Non parliamone qui" mi dice allontando le mani
" Okay, vieni su da me". 
Per un attimo noto che esita. Si guarda intorno e Cho ricambia il suo sguardo
" Tutto bene capo?" 
Lisbon ora guarda dritto verso il suo ufficio e con quello che sembra un tic muove le mani disegnando piccole forme irregolari. 
Mi avvicino e le tocco un braccio. Mi guarda qualche secondo e poi si gira
" Oh si Cho tutto a posto" con un gesto rapido e sicuro mi prende la mano e perdo un battito. Il contatto fra le nostre mani è così raro e bello che resto per un attimo con la bocca semi aperta.
" Torniamo subito" le sento dire, ma la sua voce sembra irreale, come se stessi vivendo un sogno.
 

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Capitolo 8
*** bmw ***


 Capitolo 8
 
POV Lisbon
 
Un gesto insistintivo, come quando abbracci la mamma quando sei triste. Solo questo. Eppure anche mentre saliamo le scale non voglio liberarmi dalla dolce stretta che unisce le nostre mani. 
Un gesto istintivo, non so perché l'ho fatto. Lui era lì e io avevo bisogno di lui. È sempre stato Jane ad aver bisogno di me, di una persona forte. E ora io, quella persona, non voglio mollare la presa e affrontare l'argomento. 
Ormai siamo davanti alla porta e lui si gira sorridendo. Il mio cuore si scalda.  
Solo ora mi rendo conto che è lui la mia roccia, non il contrario. Lui mi costringe a essere forte ogni giorno della mia vita da anni.
Sorrido di rimando e , accettando il suo gesto, entro nella stanza ( se così si può definire ).
Il letto è sfatto, ma mi ci siedo lo stesso.
Lui si appoggia al muro davanti a me, giocando con la fede.
Nessuno ha il coraggio di iniziare a parlare, o forse non sappiamo semplicemente cosa dirci. La cosa inizia a farsi un po' imbarazzante.
" Quindi..." cerco di rompere il silenzio.
Sorride.
" Racconta" mi dice finalmente sedendosi vicino a me.
" Che cosa?"
" Lo sai"
Sospiro e alzo gli occhi al cielo
Vorrei dire che non lo riguarda, ma non è il momento di fare l'orgogliosa.
" Lui aveva il vino" dico abbassando gli occhi.
" ma so gestire la situazione"
" Davvero?"
" Si, insomma, non è grave. Non ero certo astemia prima"
" E allora perché sei preoccupata?" 
Sta giocando con me.
" Non lo sono" dico alzandomi.
" No?" Sorride guardandomi.
" No" dico sicura e faccio per uscire. 
" Lisbon" dice prendendomi un braccio " puoi fidarti di me". 
Deglutisco, sorpresa da quelle parole.
" Teresa, mi hai sentito? Quando avrai bisogno, io ci sarò, a differenza sua."
" Okay" dico uscendo velocemente dalla stanza.
Chiudo la porta e mi ci siedo davanti. Respiro a fatica. Anche questa volta non sono riuscita a parlargli. Vergogna credo. Volevo correre ad abbracciarlo forte, invece sono scappata, perché è l'unica cosa che so fare davanti ai suoi splendidi occhi. Ormai non riesco a trattenere le lacrime.
Squilla il telefono.
" Pronto" dico sforzandomi di sembrare normale
" Ehi" è Dave. Sospiro. L'ultima cosa che voglio ora è parlare con lui.
" Ciao Dave" 
" Tutto ok? Mi sembri strana" 
"Sto bene. Hai bisogno qualcosa? "
" Volevo invitarti a cena. Veramente questa volta" lo sento ridere.
"Si ok passami a prendere più tardi" . 
Metto giù e mi alzo asciugandomi il viso.
Mi giro verso la porta e faccio per bussare,decisa a correre fra le braccia del mio consulente. Stringo il pugno e batto le nocche contro la sua porta, ma prima che lui possa apparire sulla soglia, io sono già corsa giù nel mio ufficio, lasciando il pavimento bagnato sotto ai suoi piedi.
 
Suonano alla porta. Accenno un " chi è? " anche se so già la risposta. 
Dave, nel suo completo più elegante, il suo sorriso più scintillante e un mazzo di rose, compare sulla porta. 
" Buonasera mia dolce principessa " dice inchinandosi lievemente.
" Mio bel principe" dico diveritita porgendogli la mano. 
Mentre mi preparavo ho pensato che non c'è nessun motivo di non continuare la nostra "relazione", perchè posso finalmente diveritirmi un po'.
Chiudo la porta e mi stringo dentro al mio cappotto.
" Si gela vero?" dice Dave
" Si abbastanza" balbetto lottando contro il freddo.
Saliamo sulla sua BMW.
"Dove mi porti? "
" In un bel ristorantino qui vicino, ti piace l'italiano vero?" 
" Oh si molto" .
Entriamo nel locale,parecchio chich e romantico. Era da tempo che non vedevo un posto così.
"Ti piace Tessie?"
" Molto" dico sorridendo e prendendolo per mano.
Ci sediamo al nostro tavolo e diamo un'occhiata al menù.
Sento la porta aprirsi. 
Mi scorgo lievemente per vedere la faccia di quell' uomo nascosto nel suo cappotto.  
Appena la vedo però impallidisco.
Dave nota il mio pallore cadaverico e si gira.
" Patrick Jane" dice sorridendo. 
Quello si gira e sorride in segno di stupore, mentre io nascondo la testa dietro al menù. 

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Capitolo 9
*** lei è un uragano ***


 POV Jane
 
" Patrick Jane" dice Dave sorridendo.
Sorrido di rimando, fingendo al meglio di essere stupito e mi avvicino.
" Ma quale incredibile coincidenza" dice lui sarcastico.
" Già incredibile, vero Lisbon?"
Non mi risponde , ma arrosisce.
"Beh ragazzi ho la sensazione di avere interrotto qualcosa, vado a sedermi al mio tavolo"
" Ma come sei da solo?" Dave guarda Teresa con uno sguardo complice, che lei non ricambia, intenta a tentare di scomparire.
 " Unisciti a noi , non ti dispiace vero Tessie?" 
Annuisce.
"Ma che gentili, lo faccio con piacere" prendo una sedia.
Guardo Dave. È bello, come sua moglie probabilmente, ma non abbastanza sveglio da capire che lei sa che la tradisce regolarmente ma che lo ama tanto da lasciar correre. Indossa la fede. Con rabbia tocco la mia, provando invidia. Lui ha la fortuna di avere una moglie che lo ama, e la fa soffrire. Stringo i pugni.
" Tua moglie dove pensa che tu sia, Dave?" 
Ride.
"Inizi di già? So già tutto di te, quando ho conosciuto Teresa ti imprecava contro "
"Si lo fa spesso" mi sento colpire la gamba, ma continuo imperterrito " Se sai tutto di me sai anche che ti conviene rispondere"
Abbassa il menù guardando Teresa diveritito.
" Al bowling" dice infine guardandomi.
"Ma per favore" dico rubandogli il menù .
" Come scusa? "
" Beh è una scusa molto poco credibile, non hai neanche l'abbigliamento giusto, oppure ti sei cambiato in macchina? Comunque lei sa già tutto su te e Lisbon".
" Ora basta Jane" finalmente sento la sua voce " usciamo un attimo." dice posando il tovagliolo sul tavolo. 
" Un ultima cosa. Usi il sesso per compiacerti vero? Sei ricco, bello, ma fottutamente pieno di te".
" Jane! Ora!".
" Un attimo Lisbon abbi pazienza, non ho finito" 
" Si che hai finito"
" Ma no, devo ancora dirgli un paio di cose. È tua moglie quella che comanda a casa giusto? E l'unico modo per sentirti veramente uomo è quello di tradirla".
Rimane a guardarmi a bocca aperta mentre lei mi prende per un braccio e mi trascina fuori.
 
"Ehiehi con calma, guarda che ho imparato già da un po' a camminare".
Ho appena il tempo di sentire l'aria gelida sulla pelle che il suo pugno ha colpito il mio naso. Cado a terra.
Lei si gira ed inizia a parlare.
 " Sei un idiota Jane, questo tuo modo di parlare è già poco tollerato con i sospettati, figurati con Dave." 
Mi rialzo e la seguo nella sua camminata nervosa avanti e indietro.
" Lisbon ho detto solo la verità. Non è ricco? Non è bello? Non è egocentrico? Qual è il problema allora?" dico massaggiandomi il naso. 
" Il problema sei tu, proprio come al solito" si ferma, proprio davanti a me, a pochi centimetri dai miei occhi.
" Sei tu e.." sussura " e.." i nostri occhi si incontrano. 
" Scusa" bisbiglio " solo che tu eri così.. così..." appoggio timorosamente le mani ai suoi fianchi e la avvicino a me il più possibile. Le sue labbra sono infinitamente belle e il suo rossore è splendido . Ho desiderato più volte abbracciarla e dormire con lei sul divano.
Non fare sesso. Solo dormire, nel senso più innocente della frase. Ma mi mancava il coraggio e lei era impegnata, oppure io ero noioso e lei incredibilmente bella, oppure io ero tremendamente goffo e lei irrimediabilmente affascinante. Così sono sempre tornato nella mia stanzetta a pensare. Se la gente fosse pioggia, io sarei certamente pioggerella, mentre lei sarebbe un uragano. 
" Tu eri..." pende dalle mia labbra. 
" Io ero..?" 
 Perfetta,diamine, dannatamente perfetta. Ma non posso certo dirglielo.
Allento la presa e faccio un passo indietro.
" Molto rossa" dico sorridendo.
La vedo annaspare cercando di capire che cosa è successo. Posiziona una coccia dietro all'orecchio e si sistema il vestito.
" Si." dice infine, scossa " molto rossa".
 

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Capitolo 10
*** Lisbon? ***


 Capitolo 10
 
POV Lisbon
 
Resto immobile e senza parole mentre lui mi saluta e si allontana. 
Che cosa è successo? 
 Eravamo così vicini.
Sentivo il suo respiro e il suo cuore. Credo di essere andata in apnea per due minuti. 
Mi stava per baciare?  
No, è impossibile. Assolutamente impossibile. Eppure sembrava proprio così. 
"Jane , aspetta!" dico correndo verso la sua direzione. Lo vedo girarsi e guardarmi , con un espressione che non avevo mai visto e che non riesco a decifrare. 
Lo raggiungo. 
" Jane mi porti a casa?"
Lo vedo sgranare gli occhi.
" Si insomma non ho la macchina".
" E Dave? ".
" Lui ha la sua BMW " dico sorridendo. Ricambia il sorriso e mi fa segno di seguirlo.
Forse dovremmo parlare di quello che è successo. Mi volto verso di lui. 
Fissa la strada tutto concentrato con le mani sul volante che tremano un poco.
È davvero bello. 
" Arrivati" la sua voce mi fa sobbalzare.
Annuisco lievemente, ma non riesco a scendere. Sono rapita dai suoi occhi.
" Lisbon?"
Già Lisbon, che ti succede? Scendi da questa macchina ora. 
" Vuoi che ti apra la portiera? " dice con un sorriso che nasconde tensione. 
" No" dico fredda. Non voglio che mi interrompa nelle mie fantasie. Resterei a guardare il suo viso per sempre. 
Un brivido mi percorre la schiena. D'un tratto mi risveglio e mi scaravento fuori dalla macchina.
Sento la portiera del guidatore aprirsi.
La mano mi trema mentre infilo la chiave nella toppa. Una mano più calda circonda la mia e la aiuta a girare la chiave. Dovrei girarmi e salutarlo, ma so che troverei i suoi meravigliosi occhi poco distanti dai miei e non riuscirei a contenermi oltre.
Entro velocemente boffonchiando un "grazie" e chiudo la porta. 
Mi ci appoggio sopra e scivolo lentamente fino al pavimento. Sono innamorata. Completamente. Non che prima non lo fossi, ma ora è ufficiale. Tolgo le scarpe e le abbandono davanti alla porta. Mi alzo e vado verso la dispensa, da dove prendo della vodka e mi butto sul divano. 
 
               *************
 
" Capo?" I capelli rossi di Van Pelt spuntano nell' ufficio.
Alzo la testa. Stamattina sono orribile. Credo di avere esagerato con la vodka ieri sera. 
" Dimmi, nuovi casi?" 
" Nono. Volevo solo sapere come stai. Non sembri in forma." le sue parole mi irritano.
Appoggio la schiena alla sedia e la guardo. 
Certe volte vorrei essere come lei. Bella, con un buon carattere e senza problemi. 
" Sto bene" dico scocciata facendole segno di andare.
" Okay" dice sconsolata uscendo dalla stanza.
Sono stata troppo severa troppo? Questo mal di testa è infernale. Chiudo la porta e abbasso le tende, decisa concedermi un sonnellino. 
Mi butto sul divano e chiudo gli occhi. Non posso fare a meno di pensare a Jane, perché il divano ha catturato il suo profumo. Subito spalanco gli occhi, colpita come da un coltello in pieno petto. 
 
Pov Jane
 
Vedo Van Pelt uscire disarmata dall'ufficio di Lisbon.
Sbuffa. 
" Tutto bene Grace?" dico raggiungendola.
" Oh Jane. No, veramente no. Qualcosa non va nel capo e non mi vuole parlare. " dice per poi allontanarsi sconfitta.
Rimango davanti alla porta di Lisbon chiedendomi se entrare o no. Sarà confusa per ieri sera. Come non potrebbe?
Immediatamente l'immagine di ieri sera mi si para davanti.
Lei è lì con il suo bel vestito che chiude la porta del suo appartamento ed io mi allontano tornando in macchina. Chissà cosa ha fatto lei.
 Un brivido. E la consapevolezza di quello che ha fatto. Immediatamente la porta si apre e la piccola figura della mia partner si catapulta fuori con una bottiglia di vodka in mano.
Prima che possa rendermi conto di averla davanti, lei mi investe con tutta la forza che possiede e corre verso i bagni. 
 
Mio angolino
Questo è solo un capitolo di passaggio, ma spero che vi piaccia comunque. 
 

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Capitolo 11
*** Per sempre ***


Capitolo 11
 
"Ouch" dico rialzandomi da terra.
" Ehi Jane" vedo Rigsby con un fascicolo in mano. Deve aver assistito alla scena, perché mi guarda stupito.
" Ciao Wein". 
" Tutto ok?".
" Sisi tutto ok" dico correndo verso il bagno. 
Non faccio caso all'immagine della donna sulla porta ed entro. 
Lì davanti trovo Teresa che sta rovesciando la bottiglia dentro al lavandino facendo andare l' acqua.
Mi avvicino lentamente. 
Lei alza lo sguardo verso lo specchio,si gira di colpo lasciando cadere la bottiglia e tirando fuori la pistola. La punta verso di me con uno sguardo stralunato.
Alzo le mani in segno di difesa.
Vedo che delle lacrime le stanno rigando il viso. 
" Jane esci, vattene! Non puoi stare qui" urla singhiozzando. È ubriaca. 
" Sai cosa renderebbe questa conversazione più piacevole? Se tu smettessi di minacciare la mia vita con la pistola" dico indicando con la mano l'arma da fuoco.
Lei segue il mio gesto e guarda la pistola. Sbatte le palpebre due o tre volte e la butta a terra.
" Vattene Jane" dice girandosi a guardare i frantumi della bottiglia. Si passa una mano sui capelli e si asciuga gli occhi con la manica.
Una fitta di dolore mi colpisce.
" Teresa.." dico avvicinandomi.
" Vattene" si lancia furiosa contro di me e sono costretto ad arretrare di qualche passo.
Ma non posso andarmene e abbandonare la mia piccola principessa arrabbiata da sola con i suoi demoni, proprio come lei non lo ha fatto quando lottavo fino quasi alla morte per combattere i miei.
Sospiro. Lei ha già combattuto tanto da sola. Mentre io l'ho avuta quasi da subito accanto. 
Impegnato come sono nei miei pensieri, non noto neanche che Teresa si è seduta in un angolo del bagno finché un suo singhiozzo non mi fa rinsanire.
Mi avvicino delicatamente e mi siedo accanto a lei. 
Deve aver bevuto mentre io ero a pensare davanti alla sua porta. Potevo entrare e fermarla. 
" Jane... ma che sto facendo? Sono riuscita ad evitarlo per tutto questo tempo e ora..."
" Lisb.. Teresa, non è così. "
Le lacrime sul suo volto non si fermano e io mi sento malissimo. 
" Per favore.." dice in tono supplichevole. 
" Non me ne andrò, non ti lascerò da sola".
Vedo una sorta di rilassamento nei suoi muscoli e le metto una mano sul ginocchio. 
" Scusa Jane. Io sono così. O prendo una sbronza allegra e vado a letto con un uomo sposato, o inizio a piangere come una bambina. ".
La prima frase mi ha colpito. 
" No Lisbon. Tu non sei così. Tu non sei come tuo padre. 
Si gira , ma riesco a vedere delle nuove lacrime.
Le prendo la mano e la guardo negli occhi. È bella. Bellissima. Anche nella disperazione più totale, anche se ha il trucco sbavato , anche con le guancie rosse.
" Io ci sono. Ora non sei sola."
" E un domani? Non posso affidarmi a nessuno, Jane. Perché un giorno dovrò combattere di nuovo da sola"
" Starò con te per sempre". Le parole escono senza che io le abbia pronunciate. 
Mentre sono ancora nell'aria e Lisbon mi guarda esterefatta, Grace entra. 
Mi vede seduto e ,sorpresa di vedermi, le sfugge un urlo.
" Via Grace" dico sorridendo, mentre tengo ancora per mano Teresa che tenta disperatamente di coprire un piano evidente " neanche fossi mezza nuda."
" Oh Jane" dice ridendo. Qualche nanosecondo e si accorge della situazione. Molto probabilmente vorrebbe chiedere direttamente a Lisbon cosa succede, ma capisce che è un momento tra noi e decide di uscire di scena.
" Ehm..beh.. comunque non devo andare tanto... ci vediamo dopo" dice affrettandosi verso la porta. 
Mi resta poco tempo. So che Grace andrò da Rigsby che andrà da Cho,e che vorranno sicuramente origliare.
" Oh beh. Devo andare a lavorare ora" dice Lisbon alzandosi imbarazzata. 
" Stai scherzando? Ti riporto a casa."
" Neanche per idea".
" Non puoi lavorare così e neanche guidare" un sentimento di consapevolezza la investe e annuisce a malincuore.
" Devo sistemare questo casino prima" dice indicando il vetro. Finge che le sia passato, ma ha ancora gli occhi lucidi. Decido che è il momento di lasciarla sola per qualche minuto.
" Ok. Ti aspetto al parcheggio" dico uscendo. 
 
 
Sono seduto sul cofano della mia macchina. Ormai sono 20 minuti che aspetto e sto iniziando a preoccuparmi. Maltratto la mia vera.
Fra poco arriverà, perfetta come al solito, nascondendo perfettamente il suo dolore. Cosa farò? 
Dovrei fare finta di nulla,oppure parlargli ? Non lo so. Per la prima volta da quando la conosco, non so cosa fare. 
Sbuffo e salgo in macchina. Appoggio la testa allo schienale e chiudo gli occhi. Me la immagino da piccola, dopo la morte di sua madre. E me la immagino da adolescente, cercando di crescere i suoi fratelli e di proteggerli.
La immagino ancora, mentre guarda suo padre ubriaco, che picchia suo fratello. 
Vorrei essere stato lì. A proteggerla da lui.
Un rumore mi costringe ad aprire gli occhi. Lisbon sta bussando al mio finestrino. 
Sorrido, estasiato dalla sua trasformatore. Niente guancie rosse, niente occhi lucidi, niente trucco sbavato, ma perfettamente ricomposta e con un sorriso stampato in faccia.
Sale in macchina. 
" Grazie per prima Jane" dice sorridendo.
So quanto gli è costato trovare le parole giuste ed il coraggio di dirle. 
Così sorrido e parto senza dire una parola. 
 
 

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Capitolo 12
*** messaggi ***


 Capitolo 12
 
Siamo ormai arrivati davanti a casa sua e non ci siamo scambiati una parola.
" Che imbarazzo..." dico sorridendo mentre parcheggio.
" Già" dice ridendo.
" Jane non c'è bisogno che parcheggi, scendo io".
"Nono io vengo con te".
La vedo sgranare gli occhi e la mia risata è istintiva.
" Voglio starti accanto per un po'...".
" Non c'è bisogno, davvero. Sto molto meglio"
Mi giro e la guardo. 
" Non è vero". Arrosisce di colpo e scende dalla macchina.
La raggiungo correndo. 
" Una notte".
" Cosa?? " si gira con uno sguardo fra lo scandalizzato e il diveritito. 
" Una notte. Una sola. Lisbon non prendiamoci in giro. Tu hai un problema e io ti aiuterò a risolverlo. Se riesci a passare una notte senza problemi, domani sarò di nuovo nel mio stanzino deprimente".
Sbuffa e alza le mani in segno di resa, anche se completamente rossa.
" Sarà divertente" aggiungo.
 
Pov Lisbon
 
Inspira, espira. Inspira, espira. 
No, non ce la posso fare.
Patrick Jane, l'uomo che ho scoperto di amare, passerà la notte da me. A controllarmi. Devo essere forte, non come prima. Non so cosa mi sia successo.
 La maschera che mi sono creata in tutti questi anni è caduta in un attimo, e lui è riuscito a vedermi. 
Deglutisco spingendo la porta di casa e sentendo il suo respiro molto più vicino del normale. 
"Stai tranquilla Teresa, andrà tutto bene" mi dico per farmi coraggio mentre vado a cercare un'aspirina.
" È molto bello" lo sento da lontano " tipico di una donna single dedita al lavoro. Molte cose sono degli inquilini precedenti giusto? "
" Mhm" dico mentre bevo.
Devo mantenere la calma.
" Lisbon vieni qui".
Mollo il bicchiere sul tavolo e lo raggiungo, anche se mi tremano pericolosamente le gambe.
Quando vedo i riccioli biondi del mio consulente nel mezzo del mio salotto, queste cedono completamente. 
Sarebbe così perfetto se...
"Hai dei messaggi" Jane mi riporta alla realtà indicando la segreteria.
Mi avvicino quasi in punta di piedi e premo il pulsante.
 
"Messaggio uno
Ehi Teresa sono Dave
 Che fine hai fatto ieri sera ? Hai steso quel pazzo di Jane?" Lo guardo divertita, mentre stringe i pugni nervoso. " Chiamami ok?"
 
" messaggio due
Teresa sono sempre io. Ho trovato una collinina in casa. Ha una croce forse è tua? Fammi sapere"
 
Panico. Inizio a toccarmi il collo alla ricerca disperata della mia collanina.
Jane mi guarda divertito.
" Cazzo" dico affrontando la realtà.
" Oh-oh" dice sprofondando sul divano. 
" Jane!! Tu non capisci è gravissimo!" dico nel pieno della disperazione.
" Dai Lisbon stai tranquilla."
Mi giro e gli tiro un cuscino in faccia. Lo sento lamentarsi.
" Valla a prendere" gli dico facendomi un posticino sul divano.
Mi guarda stupito ma anche sorridente. 
" Io???".
" Sì tu" dico sicura di me.
" Perché dovrei? Perché non vai tu?" Dice sempre sorridendo.
" Perché... perché è imbarazzante ecco."
" Ah quindi sei una che fa così eh? Sparisci nel nulla quando vuoi finire una relazione" dice socchiduendo gli occhi " non me lo sarei mai aspettato da te".
Sbuffo. 
" Ti prego dai" dico con tono supplichevole. 
"Uff..." apre di nuovo gli occhi e mi squadra " se vado mi fai passare la notte qua?"
" Ma.."
" Non provarci Lisbon, so che mi avresti buttato fuori fra meno di un'ora" sorride. 
Sento le guancie avvampare. Non posso dirgli di no, tengo troppo alla catenina e non voglio vedere Dave.
Una notte. Ce la posso fare. 
"Okay" dico infine.
"Bene" si alza fiero e si dirige verso la porta. 
" magari dammi l'indirizzo" dice tornando indietro con un sorriso da idiota stampato in faccia. 
" Oh sisi certo".

 

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Capitolo 13
*** ah sì Lisbon? ***


 Capitolo 13
 
È passata quasi un'ora e io sono ancora immobile sul divano da quando se ne è andato. Ho davvero un brutto presentimento. 
Sento il campanello e mi alzo di scatto. 
Apro la porta e rimango senza parole. 
Mi trovo davanti Jane con un occhio nero.
Scoppio a ridere mentre lui mi guarda storto.
Cerco di contenere la risata al meglio.
" Hai trovato la catenina?" Dico sorridendo facendolo entrare. 
" Ah sì Lisbon? È davvero questo che ti interessa? " dice con una smorfia di dolore. Tira fuori dalla tasca il mio crocifisso e me lo lancia. 
" Grazie al cielo" dico riemettendolo.
Prendo del ghiaccio e lo poso sull'occhio di Jane, che continua a lamentarsi. 
" Non vuoi sapere come è successo? " dice.
" Naa. Lo avrai fatto incazzare"
Sbuffa " è il tuo ragazzo che è uno psicopatico". 
" Se non vuoi anche l'altro occhio nero non chiamarlo più così" dico non riuscendo a trattenere la risata. 
È così buffo.
" Comunque grazie" dico sorridendo.
" Prego".
Per un po' ognuno sta per i fatti propri, lui sul divano e io intenta nelle mie faccende. Ogni tanto vedo che mi guarda con sospetto.
È tutto molto strano. Sembriamo...ecco..marito e moglie sì.
" Che ore sono?" dico sprofondando sul divano accanto a lui dopo un bel po', prima di accorgermi che sta dormendo. Mi avvicino al suo viso più che posso, cercando di non svegliarlo. Quando dorme è divino. Non è più il rompiscatole che devo sorbirmi al lavoro tutti i giorni, ma è Patrick Jane, quello vero. Quello che amo.
Torno al mio posto e sospiro. 
" Lisbon" dice aprendo gli occhi. 
" Ciao" dico sorridendo.
" Che ore sono?" chiede con un gemito di dolore per l'occhio. 
" Ora di cena! " rispondo.
Lui , come punto da un'ape, si alza all'improvviso.
" Vado a preparare. " dice sorridendo. 
" No Jane,neanche per sogno! Ordino qualcosa"
" Dai Lisbon, devo farmi pur sopportare no?" dice sorridendo. " vai a farti una doccia , è stata una giornata lunga. ".
Accolgo la sua proposta allettante e mi preparo per una bella doccia calda.
Era da tempo che non avevo una cena vera. Ormai ordinavo o italiano o indiano. La verità è che trovavo deprimente l'idea di cucinare per poi mangiare da sola.
Oggi la cosa sarà diversa e non so dire se mi piace o no.
Mi metto in tuta più preoccupata di prima e raggiungo Jane ai fornelli.
"Sai" dice sentendomi arrivare " era da tempo che non preparavo o mangiavo una vera cena" sorrido alle sue parole, prima di vedere il suo sguardo triste quando si gira.
Mi si stringe il cuore.
" Jane..."
"Mettiti seduta che è pronto" dice tornando a sorridere. 
 
Pov Jane
 
La cena è stata molto piacevole. Non c'era traccia di imbarazzo e dell'angoscia provata nella mattinata. 
Non abbiamo neanche pranzato in effetti.
Teresa mi ha fatto controllare la sua camera, nel caso avesse nascosto delle bottiglie. 
Ora sono sdraiato sul divano. Credo siano più o meno le 2, ma come al solito non riesco a dormite. 
Decido di alzarmi. 
 

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Capitolo 14
*** incubi ***


Capitolo 14
 
Cammino lungo il corridoio senza neanche accendere le luci, rischiando di inciampare ad ogni passo, perché so che ne varrà la pena.
Quando mi trovo sulla soglia non posso fare a meno di sorridere. 
Lei è lì rivolta verso di me ad occhi chiusi.
 Respira piano e senza fare rumore.
È rintanata in posizione fetale e riesco a vederne solo il viso. Ha un'espressione tranquilla e felice.
 Rimango immobile rapito dalla sua bellezza. 
È come quando guardavo Charlotte dormire. Due animi tanto dolci e sensibili. 
Chissà che cosa sto sognando? Forse è davvero inutile che io stia qui.
 La metto solo in imbarazzo.
 All'improvviso l'espressione del suo viso cambia, sembra in preda al panico. 
Stringe gli occhi ed inizia ad agitarsi. Sta facendo un incubo. Mi avvicino lentamente preoccupato. 
" Papà...no...lascialo..Jane" sussura sudando.
 L'ultima parola mi spiazza. Sento che le mie stesse gambe non riescono a reggermi. Sta sognando suo padre. 
Ha paura e mi sta chiamando. Sta chiamando me. Lei ha bisogno di me. 
Le lacrime le rigano ormai il viso. Vederla piangere ancora è come ricevere un pugno nello stomaco.
 Le prendo la piccola mano con tutte e due le mie. I suoi muscoli si rilassano. 
"Patrick...resta" sussurra.
Per un attimo temo che si sia svegliata e mi abbia sentito. Invece non è così. Sta ancora dormendo . Sospiro. 
" Starò con te per sempre " le dico avvicinandomi. 
Sorride. 
 
                *************
" Jane" mi giro.
" Jane " sbatto le palpebre due o tre volte.
" Jane" sono sveglio del tutto. " Ciao" dico sorridendo. 
" Che ci fai qui? " indossa una camicia da notte ed è lievemente imbarazzata.
Mi accorgo di essere in camera sua, seduto su una poltroncina. Le immagini di ieri sera mi tornano in mente. " Oh... io.." dico alzandomi.
" Tu? " 
" Ieri hai avuto un incubo " rispondo.
" Un incubo? " mi guarda perplessa. 
" Sì " .
" Ma... tu come fai a saperlo? "
" Perché parlavi".
Ora stiamo camminano verso la cucina. 
" e che cos..?" Il telefono interrompe la sua innesima domanda. 
Bene, non avrei saputo spiegarle perché ero in camera sua quando ha iniziato a parlare.  
" Agente Teresa Lisbon" la vedo annuire. 
" Un attimo solo Grace ". Mette in vivavoce e mi fa segno di stare zitto.
 " Vai pure " 
" Abbiamo trovato un cadavere, uomo, sui 40 anni, un colpo a bruciapelo. " 
"Ma siete già tutti lì? " chiede perplessa.
" Sì" la vedo alzarsi e partire alla ricerca di una qualsiasi cosa che le possa indicare l'ora. Intanto mi guardo in giro cercando un bollitore. 
" Cazzo " farfuglia poi. 
" Allora ti aspettiamo qui? " domanda Van Pelt. 
" Sì arriviamo".
 Silenzio dall'altro capo del telefono. 
Lisbon si è tradita e ora si morde un labbro. Decido che è il mio momento. 
" Sì Grace ha detto arriviamo. Ci sono anch'io " Lisbon mi incenerisce con lo sguardo, cosa che mi fa ridere.
" Jane??"
" Sì Jane " conferma la mia partner.
"Ma..."
" Non voglio domande " Lisbon si prende la testa tra le mani.
 " Ok " risponde confusa. Chiude la conversazione e mi guarda storto. 
" Jane!" 
" Jane, Jane, Jane. Perché siete così ossessionati dal mio cognome oggi? " sorriso.
Sbuffa e si allontana.  
" E cosa ho detto? " Continua a parlare attraverso le pareti. 
" come?" Metto su un tè. 
" Durante l'incubo " dice.
" Ah quello." passo una mano tra i boccoli biondi " non fai colazione?"
" Prenderò un caffè al volo " dice " Mi rispondi? ".
Sospiro aspettando il mio adorato fischio. 
" Parlavi di una certa Jennifer " riesco quasi a immaginarla mentre cerca di ricordarsi qualcosa. 
 " Mai sentita " afferma. 
" Le dicevi di smetterla di importunarti altrimenti le avresti sparato. Molto da te in effetti ".
" Bah " dice raggiungendomi. 
È vestita come al solito, ma con un trucco un po ' più pesante. 
" Lisbon, non credo che il morto baderà al tuo trucco " abbassa gli occhi imbarazzata.
Apre il frigo. Guarda qua e là e poi lo richiudo a malincuore.
 " Guarda che non devi aver paura di ingrassare. Vai benissimo così. " 
Diventa rossa e mi tira un pugno su un braccio.
 " Ahi " dico ridendo.
 " Non ci credo ti stai preparando un tè! " 
" Sì, non pensavo che ne avessi in casa, lo detesti "
" Siamo in ritardo e tu ti metti a fare un tè!"
" Lisbon, tu la mattina ti alzi, ti lavi, ti vesti e ti trucchi. Io la mattina mi alzo e mi faccio un tè. Sono abitudini ". 
Sbuffa infastidita e mi prende una tazza. Rovescio il tè mentre lei mi fissa impaziente. 
Mentre riappoggio il bollitore, mi prende la tazza e scappa verso la porta.
 " Ehi " 
" Lo berrai in macchina " Sbuffo e la seguo.
                 * * * * * * *
POV LISBON
Tocco la catenina con un sospiro di sollievo. Non avrei sopportato l'idea di perderla, è praticamente l'ultima cosa che mi rimane di mia madre. Jane mi ha salvata. 
Non posso neanche credere di non aver notato di averla lasciata da Dave.
 Jennifer. Probabilmente si è inventato tutto di sana pianta Jane. In effetti preferirei così. È già abbastanza strano che abbia dormito da me, incubo a parte. Anche se non posso dire che non mi ha fatto piacere averlo in casa. 
" Ciao capo " mi viene incontro Van Pelt. 
Squadra per un attimo Jane con la mia tazza in mano prima che si allontani per esaminare il cadavere. Gli avevo detto di lasciarla in macchina. Sospiro, preparandomi a delle spiegazioni. 
" Non è come pensi ok? Jane mi ha raggiunto stamattina e abbiamo fatto colazione. " 
" Okay, comunque non sono affari miei " dice nascondendo l'imbarazzo dietro ad un sorriso. 
Ci avviciniamo al resto della squadra. Rigsby mi guarda strano, ma non riesco a capire perché. Cho è sempre il solito e Jane guarda tutti con un sorriso da ebete.
 Spiegato il caso decidiamo di fare uno strappo alle regole e di andare a mangiare una pizza. Ormai siamo tutti seduti quando Rigsby attacca a parlare. 
" Capo " alzo lo sguardo dalla mia pizza " stai bene? " 
" Certo, perché? "
"Nessun motivo".
" In realtà ti ha visto correre in bagno ieri " commenta Jane mentre addenta la sua margherita. 
Divento di colpo rossa, mentre Rigsby abbassa lo sguardo imbarazzato.
" Ah" riesco appena a pronunciare. 
Bene Jane, ben fatto. Ora lo sanno anche gli altri. 
" Ragazzi non abbiamo ordinato da bere"
Sento gli occhi di Jane puntati su di me.
Mi giro verso di lui irritata " Che vuoi ora?" 
" Niente" dice ordinando dell'acqua. 
Sbuffo " Vado in bagno scusate. "
Ho bisogno di stare un po' da sola.
Appoggio le mani sul lavandino con un senso di nausea fortissimo.
" Capo" la voce di Van Pelt mi fa sobbalzare.
Fortunatamente è rimasta fuori. 
" Stai bene?"
Perché tutti continuano a chiedermelo?
" Benissimo" dico " chiamami Jane".
Resto immobile finché non sento la sua voce. 
" Teresa? " è un po' preoccupato. 
" Jane devi farmi un favore" non risponde, così continuo
" chiama Minelli. Chiedi se mi può dare qualche giorno . Ho bisogno di una vacanza".
" Non c'è bisogno" 
" Come?"
" L'ho già fatto, mentre eri tutta concentrata sul morto"
" Ma..."
" Non puoi dirmi niente ora" sento che sta sorridendo. 
Esco dal bagno con tutta l'intenzione di prenderlo a pugni. Ma quando me lo ritrovo lì davanti, con il suo occhio nero scoppio a ridere di nuovo.
" Che cosa hai detto ai ragazzi?"
" Che ci prendiamo qualche giorno"
" Mi riferivo all'occhio" aspetta aspetta... noi?
" Si noi" lo colpisco.
" Esci dalla mia testa".
Ma in fondo vorrei chiederglielo veramente. Perché noi? E perché a chiesto a Minelli delle ferie per me senza consultarmi?
 
Raggiungiamo gli altri e riprendiamo a mangiare come se nulla fosse.
" Che hai fatto all'occhio?" chiede freddo Cho a Jane.
Mi strozzo quasi con la coca cola che sto bevendo. 
Tutti mi guardano.
" Beh Lisbon è una passionale" sgrano gli occhi.
Lui ride. " No scherzo, in realtà è stato un tizio"
" Che gli hai fatto?" chiede curioso Rigsby. 
" Gli ho detto di lasciare in pace una ragazza. Sai,aveva una cattiva influenza. Ed era nervoso".
Tutti ridono. Tranne me ovviamente. Davvero gli ha detto così ? Mi ha protetto a costo di un occhio nero.
Sorrido. Forse anch'io gli piaccio.
" Terra chiama Lisbon" dice Jane picchiettandomi sulla spalla. 
 
               *************
 
Sono sul divano con una tazza di tè fumante in mano. Ho deciso di provarlo. Non so neanche perché lo compro sempre. 
Sto per assaggiarlo quando il campanello mi fa sobbalzare e rovesciare metà dell' infuso sui pantaloni. Impreco e mi alzo furiosa con la tazza in mano.
 
Mio angolino :)
In realtà questo capitolo era stato concepito come due capitoli differenti, ma ho preferito unirli.
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** è sempre colpa sua ***


POV Jane
 
" Ehi" sorrido ritrovandomi davanti agli occhi Teresa sconvolta con una tazza in mano e un'importante chiazza sui pantaloni. Rido pensando a cosa è successo.
"Jane" dice prendendomi per un braccio e costringendomi ad entrare " che diavolo ci fai qui?" chiede irritata.
" Minelli dice che se prendo una vacanza non posso usufruire della stanzetta in cui dormo...quindi....".
Sgrana gli occhi e si allontana in cerca di qualcosa con cui asciugarsi.
" Neanche per sogno Jane. Prenditi un albergo, con tutti i soldi che ti ritrovi "
La seguo " Dai dai dai ti prego solo per qualche giorno" dico sfoderando la mia faccia più supplichevole. 
" No!" 
" Ti prego"
" No!!"
" Ti prego"
" Oh insomma perché ci tieni tanto? " 
" Davvero non lo sai?" davvero non sai che voglio starti accanto, davvero non sai che passerei ogni istante della mia vita con te, davvero non sai che ti amo? Sì che lo sai.
La vedo che si presta ad una conversazione con se stessa abbastanza intensa. 
Sbuffa , si gira, mi guarda e si rigira. 
L'ultimo sguardo è alla dispensa delle bevande. Poi sospira e mi risponde. 
La abbraccio e appoggio la borsa che ho tenuto in mano per tutto il tempo. 
" Non è così semplice" dice sedendosi sul divano.
" parla" dico raggiungendola. 
" Fare il tè" dice sorridendo. 
Rido " fammi assaggiare".
Non appena sento il sapore mi allontano disgustato.
" È orribile". Ride di gusto. 
" Insegnami in questi giorni. " dice andando a rovesciare quel poco "tè" rimasto nel lavandino. 
" Sarà la prima cosa che farò dopo un riposino" dico sdraiandomi. 
" Nono ora devi ascoltare le regole". Apro gli occhi di malavoglia e la invito a continuare.   
" Regola 1: tu dormi sul divano" 
" Lo farei volentieri" dico interrompendola.
" Regola 2: nessuno deve sapere che sei qui"
" Ma non sarebbe peggio se mi scoprissero loro?"
" Smettila di interrompermi!!"
Alzo le mani in segno di resa. 
" Numero 3 : bussa prima di entrare"
" Caspita questa è difficile"
Mi fulmina con lo sguardo.
" Numero 4 : non puoi portare nessuna nei giorni che passi qui" la guardo perplesso. 
" Non mi interessa, è comunque una regola. "
" Quindi neanche tu puoi portare qualcuno?"
" Ma certo che posso, è casa mia!" 
" È molto ingiusto " 
Vedo che apre la bocca per commentare ma la blocco 
" No non avevo comunque intenzione di portare qualcuno. Mi stupisce che me lo chiedi".
" Bene le regole sono finite " dice alzandosi .
" Davvero? Niente cose del tipo ' non correre con le forbici in mano ' o ' non toccare le prese elettriche '? " dico ironico. 
" No" la sento dire convinta. 
             *************
 
Sbatto le palpebre due o tre volte. 
Devo smetterla di addormentarmi così spesso. 
Mi alzo e mi guardo in giro.
Intravedo Lisbon in cucina e la raggiungo. 
Ha gli occhi chiusi e l'anta degli alcolici aperta.
Inspira ed espira profondamente. 
" Non farlo Teresa" si dice ad alta voce " Respira Teresa. Non farlo." 
Sorrido fiero di lei.
Ora ha aperto gli occhi ma non può vedermi, perché sono alle sue spalle. 
Allarga il pugno e prende l'anta. La muove avanti e indietro per un po', guardando una e poi l'altra bottiglia. 
" Stai andando bene" le sussuro in un orecchio avvicinandomi. 
Pessima mossa.
Si gira spaventata e arretra andando a sbattere violentemente contro la dispensa. Non riesco a non ridere.
Si massaggia la testa mentre si rialza.
" Jane! Diamine, mi hai fatto spaventare"
" Scusa. Ma ero serio" 
" A me non pare" si siede e si prende la testa fra le mani.
" Fidati. Scommetto che l'avresti chiusa" dico sedendomi di fronte a lei.
" Non è vero ne stavo prendendo una" ormai ha appoggiato la testa sul tavolo.
" Ho tanto criticato mio padre, ma ora capisco come si sentiva" farfuglia.
" Sciocchezze! Tu non sei nulla a confronto. Davvero. " 
" Presto sarò come lui. Non potrò lavorare e sarò una minaccia per tutti".
Rido " Tu sei già una minaccia per tutti, con tutte le pistole che ti ritrovi".
Solleva la testa permettendomi di vederle gli occhi. Non sono lucidi, posso tirare un sospiro di sollievo.
Mi porge una mano e mima grazie con le labbra. 
" Beh," dice alzandosi " andiamo?"
" Dove?"
" A cena" dice guardandomi stupita.
" Non stiamo a casa?"
" No" risponde divertita " dammi 20 minuti e sono pronta"
" 20 minuti?? " chiedo rincorrendola per il corridoio " scherzi? Non puoi uscire così? Vai bene" 
Si blocca e si gira sorridendo 
" suvvia Patrick, non sei rimasto single per così tanto". Le sue parole mi riportano indietro nel tempo, in cui un Patrick più giovane aspetta indispettito una ragazza.
 " Angela ci metteva secoli" dico abbassando gli occhi.
Quando li rialzo Lisbon non c'è più, ma sento chiudersi la porta di camera sua.
 
"Angela ci metteva secoli "? Davvero Patrick? Sono proprio un idiota. 
Aspetto ormai da mezz'ora e di Lisbon nessuna traccia, se non qualche rumore qua e là. 
Non riesco a stare fermo e gironzolo per l'appartamento, cercando qualcosa che mi faccia capire che è di Lisbon. 
Nulla. Nessuna foto, nessun quadro, niente. 
Tutto è posizionato in un rigoroso ordine. 
Sono attratto da un oggetto sul tavolo. Sembra... anzi è una rana di carta.
La prendo tra le mani e la esamino. 
È ben conservata ed è l'unico tocco personale in quell' appartamento. 
" Uno dei tuoi primi casini" sento le sue dita che sfilano dalle mie la rana.
" Già! Uno dei tanti" dico sorridendo. 
Posa la rana con una delicatezza e una precisione assoluta e prende la borsa.
Ha dei pantaloni eleganti e una bella maglietta. 
Faccio per aprire la porta quando qualcuno bussa rumorosamente. 
 
Pov Lisbon
 
Allontano Jane ordinandogli di nascondersi e apro la porta.  
Un Dave evidentemente sbronzo mi compare davanti. 
" Ehi bella" dice. 
Entra e si butta sul divano, finendo quel poco di whisky che aveva ancora nella bottiglia. 
Rimango per un attimo immobile, non avendo avuto tempo di realizzare. 
Fisso la testa di Dave che spunta dal divano per qualche secondo, poi chiudo la porta, faccio un lungo respiro e mi avvicino. 
" Dave. Che fai qui? " dico parandomi davanti a lui. 
" Sai, mia moglie mi ha piantato" è ubriaco, davvero tanto. 
So che non risponderà alle mie domande , tanto vale dargli corda. 
" Il tuo consulente... Patrick Jane... " il mio consulente. Mi sta ascoltando. " è venuto a casa mia. Ha combinato un bel casino,sai?" Sogghigna, facendomi gelare il sangue nelle vene. 
" Ha fatto le valigie e.. boom... se ne è andata" indica la porta con la bottiglia vuota.
" Mi dispiace. Ma non puoi stare qui"
" Teresa, shh dai. Portami qualcosa da bere." 
Deglutisco. 
" Avanti! Portami qualcosa da bere" ripete alzando la voce.
Sono un poliziotto. Dovrei sapere reagire. Invece nulla. Mi hanno puntato pistole, minacciato, ferito. E ora sono terrorizzata. 
 Fisso i suoi occhi stralunati pregandolo in silenzio.
Si alza di scatto e mi spinge con una mano dirigendosi verso la cucina. 
Lo seguo tremante.
Guardo le sue mani che aprono ante e cassetti, che buttano per terra tutto.
Mi allontano disgustata da quell'uomo e da me stessa. 
 So che cosa può fare un uomo ubriaco, ma al momento l'unica mia preoccupazione è Jane, nascosto in camera mia, che sente tutto. 
Afferro la pistola nascosta sotto il divano e la infilo dietro la maglietta.
Quando torno in cucina Dave è seduto con del rum in mano.
Beve e guarda la bottiglia. 
" È tutto colpa sua sai Teresa? ".
" Dave io..." la mia voce è tremante. 
" Sua. È sempre colpa sua. Anche quando ho ucciso Angela e Charlotte" urla.
 Ho gli occhi chiusi quando dice l'ultima frase. 
Li spalanco al nome Angela e li richiudo con forza al nome Charlotte. 
Quando li riapro sta bevendo ancora, ma appena finito scaraventa la bottiglia a terra, e il rumore del vetro infranto mi fa sobbalzare. 
Si avvicina, fin quando, a pochi centimetri da me, allunga la mano dietro la sua schiena. 
Non riesco a reagire. Non riesco a pensare. L'unica cosa che spero è che Jane non abbia sentito. Non è ubriaco. Sua moglie non lo ha lasciato. È tutto finto. Tutto per potermi uccidere e far sì che Jane sia presente. 
Poi succede tutto in un attimo. Porto una mano alla schiena quando vedo che ha in mano un coltello, ma non ho il tempo di estrarre la pistola che la sua lama è già penetrata in profondità della mia carne.
Uno sgorgo di sangue all'altezza della milza. 
La lama esce e rientra velocemente in punti diversi dell'addome.
 " Jane è qui. Io lo so. Sai sei davvero bella. Mi sono divertito con te, ma ogni cosa deve finire. Pensa come reagirà quando saprà che sei stata a letto con me. Ti ripudierà, non ti vorrà più. Ma..aspetta.. tu sarai morta" il suo ghigno e le sue parole arrivano al cervello come veleno.
Non abbasso lo sguardo, ho ancora gli occhi fissi nei suoi.
Non urlo, non mi agito. Sono semplicemente ferma, incapace di muovermi o di reagire, mentre lui mi guarda sorridendo, e il suo sorriso mi svela che non è certo la prima volta che usa un coltello.
Si allontana estraendolo per l'ennesima volta. 
" Lisbon, sono stanco posso farmi vedere?" sento la voce giocosa di Jane mentre si avvicina. 
Per la prima volta mi obbligo a distogliere lo sguardo e a girarmi.
Jane è appena arrivato e il suo sguardo è divertito.
Ma quando nota le mie mani sporche di sangue che avvolgono il vuoto lasciato dal coltello questo si fa terrorizzato.
Una porta che si chiude, un voce che mi chiama e il nulla.

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Capitolo 16
*** rana rossa ***


Riapro gli occhi. Mi accorgo che sono passati a malapena trenta secondi. 
Sono sul pavimento. E Jane è lì, le guancie rigate dalle lacrime e le mani che tengono le mie. 
Ha un cellulare all'orecchio. 
Non riesco a sentire niente, se non un dolore lancinante.
Lo vedo riattaccare e muovere le labbra guardandomi. 
Le mie guancie sono bagnate.
" Andrà tutto bene" sorrido, perché finalmente riesco a sentire la sua voce, ma il dolore è quindici volte più forte.
"Jane" sussuro.
Giro la testa, quanto basta per vedere che sono circondata da un lago di sangue " pulisci tu?"
" Sì certo" dice soffocando nelle lacrime. 
" Jane" sussuro.
" Teresa" piange disperatamente. 
" È lui"
Un velo di terrore si stende fra noi e per un attimo allenta la presa sulle mie mani.
" No" dice scuotendo la testa. 
Piango sopraffatta dal dolore.
" Smettila di parlare. Andrà tutto bene. Presto sarà tutto finito"
" Lo so" 
Si morde le labbra, accorgendosi di ciò che ha appena detto. 
" Prendila" dico con un filo di voce.
Senza un'altra parola Jane si alza e torna.
Me la mette fra le dita e io la guardo inzupparsi di sangue. 
" Ci vediamo dopo" dico guardando di nuovo lui. 
" No! Resta con me" urla prendendomi il viso tra le mani.
" Scusa... io...sono troppo stanca" un'ultima lacrima mi bagna la guancia. Ma non so dire se è la mia o la sua, perché le sue labbra sono premute forte sulle mie e mi accorgo che il suo dolore è ancora più del mio.
" Resta" dice staccandosi.
Non riesco più a parlare. Le labbra si muovono in una specie di spasmo e così anche le mie mani.
Voglio dirglielo ora. Ora. Perché non ci sarà un dopo. 
" Non...voglio...lasciarti" riesco appena a sussurrare. 
" Starò qui per sempre" sento appena le sue parole prima che l'ambulanza copra tutto. I suoni, il dolore.
 
     *******************
Riapro gli occhi. 
Il panorama è diverso.
Tutto bianco. 
Il dolore è lancinante, ma la pelle non sembra essere rotta.
Una lacrima mi cade sulla guancia, ma ci metto poco a capire che non è la mia, perché vedo una cascata di capelli rossi accanto a me.
" Grace?" la mia voce è così debole che a malapena riesco a sentirmi.
Una fitta di dolore mi crea una smorfia sul viso. 
" Capo" si alza di scatto asciugandosi gli occhi e piegandosi su di me. 
Con mia grandissima sorpresa, riesco a muovere un braccio per spostare i suoi capelli dalla mia faccia.
" Scusa"dice infilandosi la ciocca dietro all'orecchio " oh mio dio tu eri.."
Mi porto un dito sulle labbra, perché ho capito che mi è più facile muovere il braccio destro che parlare. 
Lo stesso non riguarda il braccio sinistro, che non mi sento più. 
Grace scompare per un attimo e torna con tutta la squadra. 
" Capo grazie al cielo stai bene " inizia Wayne " siamo arrivati a casa tua il prima possibile e.."
" Non lo abbiamo preso" Cho capisce al volo senza bisogno di chiedere. 
Una lacrima mi percorre il viso. Non per me. Ma per Jane. È per lui che dobbiamo prenderlo.
" Jane" sussuro. 
" È stato qui fino a qualche minuto fa. Tutto il tempo. È andato a prendere un caffè, torna subito" Grace risponde all'ennesima domanda non detta. 
" I medici..." Cho colpisce Wayne prima che possa finire la frase. 
Non vedo nulla. Guardo dritto verso il soffitto, ma quello che guardo in realtà sono gli occhi di John.
"Continua".
Nessuna risposta. 
" Avanti"
" Non sanno se ce la farai" dice Cho, mentre Grace ritorna a piangere. 
" Ce la farai" dice Wayne.
" Dovete tornare a casa mia" ho rinunciato a non parlare, tanto fa male lo stesso " controllatela 24 ore su 24. John non firmerà sulle mie pareti. Mi ucciderà, ma non farà il suo smile ".
Silenzio generale.  
" Non lo farà".
sorrido riconoscendo Jane. 
Per la prima volta mi giro.
Sono tutti pallidi e stravolti. 
" Non sono io quella morta? "
Strappo un sorriso al resto del team, ma non a Jane. 
Ha tra le mani un caffè. Mani rosse , che non si è lavato. 
Le guardo. 
Di colpo mi ricordo della mia situazione. 
Presa com'ero dalla conversazione, non ho avuto il tempo di realizzare.
Scosto le coperte imprecando dal dolore che ogni minimo movimento mi provoca.
La squadra si allontana , lasciando che Jane si avvicini.
Si siede accanto a me, guardandomi in ogni singolo movimento e soffrendo con me.
Tiro su il camicie, non curante che Jane mi veda in intimo. 
Bende. 
Le tolgo, anche se Jane mi prega di non farlo, e sbianco.
Ci sono sei profonde cicatrici, che nascondono lo stato in cui sono ridotti i miei organi. 
Fisso ogni cicatrice per quasi cinque minuti. Le sfioro. Le mani mi tremano e a un certo punto non sono più lucida. I ricordi mi annebbiano la mente e mi metto le mani sulle orecchie, perché dentro la mia testa sento milioni di urla. Anche il mio urlo si unisce. Ma lui è reale.
 Anche Jane può sentirlo. 
Mentre sono in questo stato si avvicina e mi abbassa il camicie, coprendolo con le coperte. 
Mi guarda negli occhi quanto basta per farmi smettere di urlare, cosa che mi provoca un dolore accecante , e poi mi prende le mani.
Si risiede accanto a me.
" I medici sono degli idioti"
Fisso ancora lo sguardo di John sul soffitto.
" Abbiamo poco tempo"
" Non è vero" replica. 
" Mi mancherai".
"Smettila!" .
 "Ora sai chi è, sei contento? " non so perché lo dico, ma il dolore è così forte che ho bisogno di concentrarmi su altro. 
Si prende i capelli con forza. 
" No."
Il silenzio torna fra di noi. 
Dopo qualche minuto riprendo a parlare. 
" Ho paura" è così. Ne ho tanta. 
" Non te ne andrai"
" Hai infranto la regola" 
" Quale? "
" Sanno che eri a casa mia"
Ride per un attimo.
 " Già scusa. Ma tu hai infranto la mia"
" Non ne avevi tu!" protesto. 
 " Già vero". 
Ancora silenzio. 
 " Fa male?" 
 " Vuoi sapere se tua moglie e tua figlia hanno sofferto? ".
Non risponde.
" Sì. Tanto" continuo. 
" Mi dispiace. È colpa mia. Io non sarei dovuto rimanere in camera, se fossi arrivato prima...."
"Non mi avresti baciato"
Sorride. 
" È stato bello". 
Gli antidolorifici hanno effetti positivi. Non ho freni. 
" Molto" puntualizza. 
" Lo vedo ancora"
" cosa? "
" Quando mi ha colpita, non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi. E ora sono ovunque. "
 
POV Jane
" Uccidimi". Le sue parole mi fanno sobbalzare. 
" c-c-osa?" 
" Ti prego Jane. Non voglio vivere con questo peso. Se mai sopravviverò"
Ha gli occhi gonfi.
Sono stato due giorni qui in ospedale. Fuori quando la operavano e dentro quando potevo vederla. Temendo che non si sarebbe più svegliata e allo stesso tempo temendo che si sarebbe svegliata e avrebbe dovuto affrontare la realtà. 
Non era lui. Non è possibile. Eppure i tagli... 
" È lui" le sue parole pronunciate lì, sul pavimento coperto di sangue della sua cucina, mi sono ritornate in mente milioni di volte. 
E ora mi sta pregando, mi sta dicendo che avrebbe preferito non risvegliarsi e non affrontare tutto questo.
E quel bacio. Così intenso e disperato.
" È stato tutto finto"
" Come? "
" Ero già il suo obiettivo. Faceva solo finta di essere ubriaco, o di essere sposato" piange di nuovo.
" Io credo che sia davvero sposato"
" io...e John... abbiamo"
" No!" mi alzo di scatto girandomi.
" Invece sì" nascondo il viso tra le mani. 
È vero. 
 Poteva ucciderla in qualcunque momento. Lo ha fatto quando io ero in casa. Perché sapeva che io c'ero. 
" Mi odi?" La sua domanda è pronunciata con un'innocenza impressionante, come un bambino lo chiede alla mamma dopo essere stato sgridato.
Mi giro cercando i suoi occhi, ma sono nascosti dalle sue mani.
"John ti ha detto questo vero? "
Annuisce. 
" Come potrei odiarti Teresa? Tu sei la mia vita " poso a terra un pesante fardello. 
"Anche io" risponde. 
Una risposta sbagliata a quello che le ho detto. 
Ma perfetta per quello che ho paura di dire.
Chiude gli occhi sorridendo e la macchina a cui è attaccata inizia a fare un rumore assordante. 
Mi avvicino a lei lentamente. 
Non sono pronto a lasciarla andare. Non dopo quello che le è successo a causa mia.
Un team di medici e infermieri la circondano e mi urlano di uscire. 
Non lo faccio. Resto a fissare il viso di quella donna. La rivedo con le mani che stringono la rana rossa.
Perché tutto è così tremendamente rosso?
Sorride.
Lo voglio morto. 
 
So che questo cap è corto, però spero vi piaccia comunque. 
            

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Capitolo 17
*** lettere rosse ***


 Capitolo 17
 
Due settimane dopo
 
" Jane" la voce di Lisbon mi risveglia.
" Mi fai un favore? " mi stiracchio la schiena cercando di capire dove mi trovo. 
" Dimmi" 
" Puoi chiedere ai medici quando posso uscire? " si mette su un fianco e mi guarda. 
" L'ho fatto ieri, devi aspettare ancora un po'."
Sbuffa. 
Da quando si è risvegliata dal coma, tre giorni fa, l'unico suo desiderio è uscire da questa stanza d'ospedale.
Ogni tanto ha degli attacchi di panico, ma per il resto è tranquilla a guardare il soffitto. 
Non sono ancora andato al CBI o a casa sua. Tanto c'è già una squadra che la controlla.
Di John nessuna traccia. 
" Voglio andare via" dice mettendosi a sedere " Jane tu vai"
" Neanche per sogno!"
" Sei stato qui per giorni, vai a casa"
" Io non ho una casa"
" Ora basta Jane! Ok è stato orrendo, ma devi riprenderti. Vai fuori, mangiati un piatto vero, risolvi un caso! "
 Ma come fa? Dove trova questo coraggio e questa voglia di lavorare?
" Sto bene".
Non riesco più a parlare con lei. Dico sì e no due parole quando mi fa delle domande, ma non riesco a fare conversazione o altro.
So che ci soffre. 
" Ti prego"
Mi alzo furibondo e mi allontano, uscendo da quell' ospedale per la prima volta da quasi tre settimane.
L'aria fredda che mi sfiora il viso non mi dà alcun sollievo. Non riesco a credere a quello che è successo. 
"Jane?" 
Mi accorgo di essere già arrivato al CBI.
" Ciao Risbgy" tutta la squadra mi guarda sorpresa. 
" Come sta Lisbon?"
Le parole di Grace mi procurano una fitta alla tempia sinistra. 
Mi butto sul divano e scoppio in un pianto disperato. Non lo faccio da quando ho visto Lisbon ferita. 
Mi sono ripromesso di essere forte per lei. 
Cho si siede di fianco a me.
" Starà bene vedrai"
" No, tu non c'eri" singhiozzo " tu non l'hai vista lì sdraiata in un lago di sangue. Tu non vedi il suo sguardo disperato ogni notte, né hai visto come era affascinata da lui. "
Nessuno mi risponde per qualche minuto, dandomi il tempo di calmarmi.
" Vuoi saperlo Jane? No, noi non eravamo lì. Noi non sappiamo quello che vi siete detti. Ma so che lei ora è in quel letto e tutto quello che vuole è riavere il vecchio Jane, che la faccia ridere, che le faccia dimenticare per un attimo quello che ha subito"
Guardo sorpreso Wayne.
" Non ci riesco" è vero, io non ci riesco. Lei è stata sua amante. Lui l'ha toccata.
" Come pensi che si senta lei?" Ora è Grace che parla.
Male. È ovvio. Ma io non posso aiutarla.
" Signor Jane? "
Mi alzo di scatto e prendo la lettera che il postino mi porge.
Nessun indirizzo, nessun francobollo. 
Tutti mi guardano. 
So già di chi è quella lettera e non voglio aprirla.
 
 
" Caro signor Jane,
  Mi sento terribilmente male.
  Ho commesso un errore.
  La prossima volta vedrò di rimediare.
   Forse si sta chiedendo perché io la voglia uccidere.
   La trovo maledettamente affascinante. Lo faccio per lei. Non potrebbe vivere con il peso di aver dormito con colui che ha ucciso la famiglia dell'uomo che ama, ed inoltre quell'uomo la odia ora, non è così? 
  Entro due settimane sarà morta. "
 
La lettera è firmata con una faccina. Mi chiedo se sia davvero il sangue di Lisbon.
Passo la lettera ai miei colleghi che la leggono uno per uno.
" con l'uomo che ama, con l'uomo che la odia". Mi sento talmente stupido. Sto facendo il suo gioco.
Riprendo la lettera e senza commenti corro di nuovo all'ospedale. 
Finisco quasi sotto una macchina ed investo una signora, mentre il cuore mi batte all'impazzata. 
Arrivo in ospedale e per un attimo assaporo quel l'odore che mi ha accompagnato nei momenti peggiori della mia vita. Quelli in cui temevo che l' avrei pers per sempre.
Lei è ancora nella sua camera,ma ci metto meno di un secondo a capire che sta avendo un'altra crisi.
È completamente sdraiata, posizione che non tiene mai da sveglia, e ha gli occhi spalancati verso il soffitto. 
Ha una sguardo terrorizzato e stringe le coperte con tutta la sua forza. 
" Lisbon " sussuro avvicinandomi. 
Questa si gira di colpo. 
" Aiutami".
Annuisco. Torna a guardare il soffitto ancora completamente immersa nel suo incubo a occhi aperti. 
" Li vedi?"
Mi avvicino lentamente. 
" Cosa?"
" Come cosa? I suoi occhi"
Mi mordo le labbra. 
"Sì li vedo" dico con voce tremante. 
" Lo senti?"
Cosa posso dirle?
" No forse è troppo lontano da me" dico " mi puoi riferire quello che dice?"
Annuisce senza togliere lo sguardo dal soffitto.
" Dice che Jane mi odia, che mi detesta"
Solo allora capisco che non sta parlando con me. Non so chi sono nella sua testa.
" Dice che mi vuole uccidere perché sono stata con lui. Dice che...dice che mi salverà da lui."
" Non è vero" replico.
Chiude gli occhi per qualche secondo e quando li riapre è di nuovo con me.
" Jane? Quando sei tornato? ".
La guardo perplesso. Ora so cosa prova davvero. 
 
POV Lisbon
 
" Mi è arrivata una lettera".
" Davvero? Chi è il mittente?"
Mi guarda. 
" Su chi è?"
Mi guarda ancora senza dire una parola. Ma ho già avuto la mia risposta.
" Che cosa dice? "
Inizio a toccarmi le cicatrici, come faccio sempre ora quando sono nervosa.
" Non è importante"
" Ma come non è importante? Su non fare il bambino e leggila"
Lo vedo respirare per due o tre volte prima di rispondere. 
" Ma io sono un bambino" dice abbozzando un sorriso.
Eccola. Una sua battuta finalmente. Ma ho notato lo sforzo con cui l' ha pronunciata.
" Lo so" dico ridendo. 
" Comunque vuoi davvero che ti dica il contenuto?"
No. Per niente. 
" Sì"
" dice che ti ucciderà entro due settimane, che ti farà un piacere. "
Sospiro. Lo farebbe davvero. Un enorme piacere. 
" Tu non lo pensi vero Teresa? "
Sospiro ancora. 
" Devo essere sincera? "
" No. Non devi. Puoi"
" Penso che sia pazzo."
Si avvicina lentamente. 
Mi allontano per quanto possa fare in un letto. 
Appena lo nota il suo sguardo cambia e si fa molto triste. 
" Perché fai così? "
Alzo le spalle.
" Sono io , Patrick"
Questa affermazione non mi rassicura affatto. 
"Io non ti odio" aggiunge a bassa voce.
" Non mi hai ancora dimostrato il contrario"
Stringo le labbra e mi accarezzo le braccia. L'ho detto finalmente. 
" questo è assurdo! Capito Teresa? è assurdo! "
Lo so che è assurdo! Ma una parte di me non può non aver paura.
" Mi dispiace, davvero. Io so che non mi faresti mai del male. Ma non posso farci niente."
"Lo so. Non è colpa tua."
 Si avvicina così tanto che devo sforzarmi per non urlare. 
Accosta il suo viso al mio.
Le nostre labbra si sfiorano. Un brivido caldo mi percorre il corpo. 
" Ti bacerei se non avessi paura di me"
Lo guardo allibita allontanarsi. 
Una mia cicatrice inizia a sanguinare ma non ci faccio molto caso.
" Non ho paura" dico poco convinta. 
" No? Io sì"
Sono completamente senza parole. Assolutamente sconcertata.
Lui mi guarda sorridendo normalmente mentre io lo guardo incredula. 
" merda ma stai sanguinando"
Mi ricordo di colpo della ferita e guardo in basso.
Il sangue ha riempito il camicie e anche le lenzuola. 
Mi alzo di scatto. 
Non lo facevo da quasi tre settimane. 
Jane mi guarda diveritito e sconvolto allo stesso tempo. 
" Dobbiamo andare" dice prendendomi un braccio.
" cosa? "
" Qui non sei al sicuro"
" Ma Jane.. sto sanguinando" dico indicando la chiazza all'altezza dell'addome.
" Giusto. Allora ce ne andremo domani"
" Ma che diavolo dici? Jane John non mi ucciderà mai qui , anzi probabilmente morirò se me ne vado!"
Mi lascia il braccio e mi guarda divertito " Non volevi andartene tu fino a mezz'ora fa? "
"Sì ma ora.." una fitta di dolore mi fa contorcere.
Jane mi accompagna sul letto. 
"Hai ancora paura di me?"
Lo guardo dritto negli occhi.
" Domani. Alle 14"
Sorride e va a chiamare un'infermiera. 
 
*********************
 
Sono in attesa delle due. Non sono rimasta mai così tanto tempo da sola in ospedale ed è orribile. Ma Jane deve preparare la mia fuga. 
Ripasso le cicatrici per passare il tempo, di cui una appena risistemata.
Come mi sento? Orribilmente. I suoi occhi sono dappertutto e come posso vivere sapendo di essere stata l'amante di John Il rosso? Per lo più cerco di non pensarci. Ma è difficile non farlo. 
" Lisbon"
" Sì? " mi giro verso la voce.
" Andiamo" dice Jane.
Senza domande affero i pantaloni e la maglietta che mi lancia e mi cambio in zero secondi.
Ormai ho delle fitte ogni tanto, ma il dolore non è più così forte.
"Come facciamo a non farci vedere? "
" Ci faremo vedere molto banalmente ".
Incredibilmente il piano di Jane funziona e in un attimo camminando a braccietto, siamo fuori dall'ospedale. 
 
 
 
 
POV Jane
 
" Dove andiamo?" " chiede in un sussuro Lisbon. 
" Io devo andare a fare una cosa. Puoi stare in macchina?"
Apre gli occhi e mi guarda preoccupata. 
" Preferirei di no"
Non aggiunge altro, ma è evidente che la lettera l'ha spaventata un po' e non vuole stare da sola.
" Farà male" aggiungo solo mentre parcheggio. 
 
Tiro fuori una forcina ed entro in quella che era la casa di John.
Lisbon mi segue, non mostrando segni di cedimento o altro. Si accomoda sul divano mentre io mi guardo in giro. 
" quando sei venuto qui a riprendere la catenella.."
" Me l'ha data subito"
" L'occhio?"
" Un tipo per strada. Gli ho fatto notare che la sua ragazza lo tradiva con il suo migliore amico"
Scoppia a ridere e io sorrido. 
"Ma a Cho hai detto che..."
"Vero. Volevo fare bella figura con te".
 Il silenzio ricolmo di imbarazzo piomba fra di noi. 
" Andiamo, non troveremo niente qui" dico raggiungendola. 
" Okay" risponde, ma senza alzarsi.
La guardo per un po'.
"Io dicevo sul serio. "
" Jane... non posso permetterlo. Ti farebbe troppo male."
" Non mi interessa."
Entrambi ci capiamo senza bisogno di parole superflue.
Le ho detto che la amo, ma lei non riesce a non sentirsi male per quello che ha fatto con John.
" Teresa, non mi interessa quello che hai fatto con lui, presto sarà morto."
" forse non capisci Jane. Tu pensi che io sia uscita d'ospedale per andare a uccidere John no? A trovare la vendetta insieme a te." 
" Non è così? "
" No. Io sono diversa. Non mi importa cosa succederà a lui. Se verrà ucciso da te o da un iniezione o se vivrà come un latitante. "
" come puoi dirlo?"
Le guancie le diventano rosse e gli occhi lucidi. 
" Non credi che ti abbia distrutto la vita già abbastanza? Vuoi anche uccidere un uomo e vivere con questo peso tutta la vita?"
La guardo incredulo.
" Non desideri vendetta per quello che ti ha fatto?"
" Patrick, la verità è che non posso farci niente. Anche se dovessi ucciderlo, le ferite sulla mia pelle rimarranno sempre. I suoi occhi saranno sempre sul mio soffitto. Anche se lui sarà morto."
" Quindi ti arrendi?"
" Non ho mai scelto di combattere. Tu lo hai fatto."
" ma ora stai giocando anche tu!"
Alza la maglietta permettendomi di vederle le cicatrici ancora una volta. Vorrei urlarle di coprirle, ma come posso farlo?
" Le vedi Jane? Io non sto giocando. Io ho già perso."
" Ma non sei ancora morta"
" Già e neanche tu. E presto lo saremo tutte e due se non lo lascerai andare. "
Mi alzo sconvolto e ferito dalle sue parole.
" Se non lo trovo ti ucciderà"
" E se lo trovi ucciderà te."
Restiamo per un attimo in silenzio, sopraffatti dalla paura di perderci.
" Teresa, sappi una cosa. Io lo troverò. Preferisco morire che vederlo ucciderti. "
" Tu solo puoi tenermi in vita, altrimenti sarò comunque morta".
" Tu mi hai tenuto in vita per tutto questo tempo" sussurro. 
Il nostro discorso viene interrotto da una risata.

Mio angolino :)
Lo so, capitolo lungo quanto inutile. Ma anche indispensabile! 
alla prossima

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Capitolo 18
*** labbra fredde ***


 
Ci giriamo immediatamente nella stessa direzione. 
La televisione è accesa e chissà da quanto tempo. 
John è lì a volto scoperto. 
Il suo viso ha ben poco di ciò che era Dave. 
" Nono Patrick. Angela non sarà felice" dice ridendo. 
Il suo nome pronunciato da quella voce orribile mi fa venire i brividi e mi paro immediatamente davanti a Teresa, per proteggerla. Questa mi guarda diveritita come per dire " è un'immagine Jane, non ho paura".
Incapace di pronunciare parola, aspetto che sia lui il primo a parlare. 
" Ascolta la mia ragazza Patrick. La ucciderò solo per farle un piacere e tu continuerai a vivere. Non è fantastico? "
La sua ragazza. Come ha osato chiamarla così? 
"Jane ti troverà stronzo. Anche se mi ucciderai. Non la passerai liscia"
Guardo sconvolto Teresa,ammaliato dalla sua forza di volontà. Io invece sono terrorizzato.
Ride di gusto. 
" Amore mio, perché fai così? Hai dimenticato ciò che eravamo? Hai dimenticato come ci siamo divertiti? Come ti baciavo? Come ti facevo dimenticare di Patrick tutta la notte? "
Guardo Teresa, che non ha paura. Solo un profondo senso di disgusto.
Le sue parole però mi rapiscono tremendamente. 
"Non provare a dire una cosa del genere. Mi hai ingannata! Sei solo uno psicopatico. Pensi che sarei venuta a letto con te se avessi saputo la verità?".
Il mio sguardo va da Teresa a John. Assisto alla conversazione come uno spettatore. 
" Ora dici che è colpa mia? Tu non eri d'accordo? Ho sempre avuto la tua approvazione non è così? Ho saputo fare che tu mi desiderassi. E io ora sono la tua tigre. " 
Le rivolge una sguardo diverso. Diverso da quello che ha avuto finora. 
Quello sguardo blocca il senso di disgusto di Teresa. 
E io non respiro. 
" Guardami Teresa. Sono io, il tuo Dave. Io che ti desidero più di mia moglie. Vieni con me e non ti succederà nulla. Ti guarirò dalle ferite del cuore e potrai stare con me per sempre. "
Dovrei parlare, ma lo sguardo di lei mi terrorizza.
Lo guarda con gli stessi occhi che aveva prima dell'incidente, gli stessi occhi che mi hanno fatto innamorare.
" Dave" si avvicina piano, come ipnotizzata.
" Ti darò tutto quello di cui hai bisogno. "
Ora il suo volto assomiglia molto di più a quello di Dave e per un attimo dimentico che quello è l'uomo che ha ucciso la mia famiglia. 
" Ti chiamerò , amore mio, e potrai venire con me."
" Brutto bastardo" riesco a dire finalmente. 
Lisbon continua a guardare John mentre lui si rivolge a me.
 "L'hai persa per sempre. Avresti dovuto parlare prima."
Così dicendo la televisione si oscura.
 
          *************
Siamo in una stanza d'albergo e Lisbon non ha ancora parlato. 
Non me la sentivo di lasciarla sola, così abbiamo affittato una matrimoniale. 
 A tutte le mie domande ha annuito o scosso la testa. 
"Ho sonno" dice invitandomi a spegnere la luce.
La guardo alla disperata ricerca della mia Teresa.
" Tu... stai bene?"
" Sì Jane. Benissimo. "
" Posso ipnotizzarti?"
Sbatte le palpebre continuando a guardare il soffitto.
" No!"
" A lui lo hai fatto fare" Nessuna risposta. 
" Non te ne sei accorta? 'Io sono la tua tigre'. È la frase che ha usato. "
Continua a non rispondere.
" Posso farti tornare"
Ora si gira e mi guarda. 
" Io sono già qui"
" Non è così. "
" Lui mi ama. "
Deglutisco terrorizzato. 
" Perché ti ha ferito se ti ama?"
" Bisogna ferire il corpo per guarire le ferite del cuore. "
La guardo incredulo. 
Silenzio per qualche minuto. La continuo a guardare. Ad un certo punto gli angoli della bocca le si piegano. Tentano di tornare all'espressione seria di prima ma non gli è possibile.
Scoppia a ridere.
" Jane per favore! Sto scherzando!"
" Cosa?" dico sbattendo le palpebre. 
" Credi che dopo anni al tuo fianco non sappia quando una persona sta tentando di ipnotizzare?"
"Ma..."
" Sono una brava attrice? "
Semplicemente sconvolto.
" Scusa, forse non era il caso di scherzare. Ma non hai visto come era convinto? Ho fatto fatica a non ridergli in faccia. " ride ancora.
"Brutta bambina cattiva. Cosa aspettavi a dirmelo? " dico sorridendo. 
" Una volta che sono io a prendermi gioco di te... fammi divertire."
Si solleva dal letto e si avvicina a me.
Mi guarda negli occhi.
"Che fai?" dico un po' spaventato dalla sua vicinanza.
Silenzio.
" Hai ribrezzo del mio corpo Jane? Nel senso... tu hai paura delle mie cicatrici? Ti spaventano? Sono sempre io. John non mi ha cambiata. Davvero."
Dice con un filo di voce.
" Scusa " riesco solo a dire
" Non importa. Anch'io ho ribrezzo di me stessa."
 
        ***************
 
"Credi che stia fingendo? Lei mi ama Patrick".
 
Sbatto le palpebre finché non mi rendo conto che sono sveglio. Mi guardo intorno. 
Lisbon non c'è. 
Mi alzo svogliatamente e busso alla porta del bagno.
"Sono qui"
"Tutto bene?" la porta si apre pian piano e una Teresa distrutta ne esce fuori. 
" Non sono riuscita a dormire" ammette sprofondando sulla poltrona. 
"Non l'ho più fatto se non sotto l'effetto della morfamina".
Strofino gli occhi e mi ributto sul letto. 
"Che vogliamo fare?"
"Troviamo quel figlio di puttana no?"
Sorrido compiaciuto. 
"Tu non eri contro la vendetta? "
Sospira accavallando le gambe. 
"Vuoi parlare? "
" Di cosa?"
" Di quello che ci siamo detti"
Chiudo gli occhi e respiro , pronto a dire tutto in una volta. 
"Mi dispiace aver tirato fuori l'argomento della vendetta. Ma di quello che ci siamo detti prima non ricordo molto. " mento. 
"Jane . Entrambi sappiamo ciò che proviamo. Per conto mio, sono stanca di fingere. Ora tutto sembra aver perso importanza. ".
Ora. Dopo l'incidente. 
"Dobbiamo trovare John"
"E se fosse lui a trovare noi?".
" Penso che sarebbe più facile se lui non ci fosse".
In realtà ho paura. Se ci dicessimo tutto ora, il dolore di non rivederla mai più sarebbe troppo forte. 
Ho ancora gli occhi chiusi quando sento qualcosa sulle mie labbra. 
Non le avevo mai immaginate così fredde. Quella notte non conta. Non era vero, era disperazione.
Le avevo sempre immaginate calde, calde e stupende. 
Stupende lo sono, ovvio. Ma così fredde...
Le sue labbra sfiorano le mie,come per chiedere il permesso di toccarle.
Apro gli occhi, ma i suoi sono chiusi. 
Incapace di prendere una decisione, esamino per quelle che mi sembrano ore la situazione. 
Nel più religioso silenzio, ha gattonato fino al mio viso. Si regge con le mani, appoggiate di fianco a me e le sue gambe sono dolcemente disposte fra le mie, ma senza un vero contatto.
Tremando, appoggio una mano sul suo fianco e rispondo dolcemente al suo invito. 
Appoggia il busto al mio corpo e mi prende il viso tra le mani, cercando di approfondire il bacio. E qui mi blocco. 
L'immagine di Dave mi appare mentre la bacia e con voracità chiede di più. Lei sorride accontendandolo.
La scosto con violenza e in un attimo sono in piedi dandole le spalle.
Mi mordo un labbro,assaggiando ciò che è rimasto del suo sapore.
Profondamente irritato senza un vero motivo per ciò che ha provato a fare tiro un pugno al muro, lasciando che il sangue sporchi le pareti. 
Sento un respiro soffocato di Teresa e mi giro.
Guarda spaventata la scia lasciata dal mio sangue. 
Sangue rosso su parete bianca. Il nostro più grande incubo è di nuovo con noi. 
 
 
 
Pov Lisbon
Il telefono. 
Quel rumore omogeneo e fastidioso che sento mentre guardo il muro.
Mi alzo evitando lo sguardo di Jane e rispondo. 
"Capo"
"Dimmi" dico poco interessata alle parole di Rigsby. 
"Stai bene? Dove sei?"
Ora mi ricordo. Sono scappata. 
Lancio il telefono a Jane, sperando che si inventi qualche cazzata. Invece mette giù.
Fisso di nuovo la parete, almeno finché lui non la copre con il suo corpo. Così mi fingo interessata alle mie scarpe. 
Il telefono squilla di nuovo e Jane mi ripassa il telefono. 
"Pronto" spalanco la bocca.
"Dave" dico pronta per la recita. 
"Vieni da me. 1540 Newton street. Alle 13."
"Ci sarò"
" Porta anche lui"
Riattacco.
" Ti ha detto dove dobbiamo andare?" dice Jane senza guardarmi. 
" Dove devo andare. Tu non vieni." dico caricando la pistola che gli ho chiesto di portare. 
"Certo che vengo. " alzo lo sguardo ed incontro i suoi occhi. Desiderio di vendetta. 
"Lo ucciderò per te giuro" 
"Tu sei pazza! Io vengo" urla poco convinto della prima affermazione. 
Non posso permettere che John lo uccida o peggio. 
"Ti prego"
"No".
Morirò comunque. Ma Jane non deve. Jane deve vivere. A qualcunque costo.
Sospiro e prendo la mira.
"Che diavolo fai?"
Il silenziatore attutisce il rumore, ma non il senso di colpa.
Mi avvicino. 
" Mi spiace" dico.
La sua gamba sanguina sul pavimento. 
Jane, fra una bestemmia e l'altra mi guarda arrogante. 
"Ti raggiungerò" dice " ti salverò da lui. Fosse l'ultima cosa che faccio. "
" No. " dico uscendo. 
Prima di chiudere la porta mi giro. 
"Addio."
Il suo sguardo mi uccide. 

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Capitolo 19
*** veste rossa ***


 
" Teresa Lisbon" dice John vedendomi incontro. 
" Dave" dico sorridendo. 
" Smettila di fingere. Patrick ha capito il tuo gioco? "
Sospiro. 
"No"
La sua risata mi raggela quel poco sangue che mi rimane. 
"Dov'è? "
"Da qualche parte fra un albergo e un ospedale".
Sento qualcosa di freddo alla tempia, ma cerco di non togliere lo sguardo da John.
"Voltati Teresa"
Alla mia sinistra, un uomo incappucciato mi punta una pistola. 
Cerco di mantenere la calma. 
"Dovrei avere paura? Questo non è il tuo modus operandi. Non mi ucciderai così."
Ride ancora. Ho un profondo desiderio di spaccargli la faccia. 
"Hai ragione. Questo è solo per farti buttare la pistola. "
Stanca della conversazione, butto a terra la mia glock e osservo l'ambiente. 
Una stanza con due sedie,un televisore. Altre porte la collegano ad altri locali. 
Strano posto per un omicidio premeditato.
Mi stringo nelle spalle, rendendomi conto che è l'ultima cosa di cui devo preoccuparmi ora.
Mi indica la sedia. 
Mi accomodo guardandolo. Non ho paura, perché Jane è al sicuro. 
" Dev'essere orribile per te non avermi ucciso"
" No " dice sedendosi " avevo altri progetti per te. Rivedere il tuo visetto non mi dispiace"
" Visto che tanto mi ucciderai, posso farti delle domande?" 
" Hai proprio il sangue da sbirro. La morte non ti spaventa? "
" Non quanto la vita" rispondo fredda.
" Perché no? Risponderò alle tue domande. "
Respiro cercando di pormi quelle giuste.
"La prima notte"
" Eri brilla, ma non tanto. Ti ho drogato, ma non ti ho toccata. La mattina dopo è stata la prima volta. "
Eccola. La conferma. 
" Come immaginavo" sussuro. 
"Altro?" John sembra divertito. 
"Sei davvero sposato?"
"Certamente. È così divertente. Henry. Così mi chiamo per lei. E tornerò a casa senza che lei sappia che ho ucciso la mia amante" ride di gusto. 
" Divertente sì. Perché me?"
"Patrick ti ama. Ed è così divertente farlo soffrire."
Sadico bastardo.
"Lui non mi ama. Stai sbagliando persona."
"Come no"
Sorrido. Non so bene perché. 
"Altro?"
"Farai come al solito? "
"No".
Non so se essere felice o terrorizzata da questa risposta. 
"Iniziamo?" Dice alzandosi. 
Jane. Lo rivedo. Lì sdraiato. Gli ho detto addio? Sì. 
Ho provato anche a baciarlo. Ad assaporarlo per l'ultima volta.
Me lo immagino che mi saluta sorridendo con la mano.
Sono pronta. 
"Sì. "
" È bello avere a che fare con qualcuno che ragiona. Vai in camera. Troverai qualcosa da mettere".
Non ho bisogno di parole per capire cosa succederà. 
 
Pov Jane
Lisbon. Cazzo. Sono uno stupido. Certo. Come potevo pensare che mi avrebbe portato con sé? 
Il dolore alla gamba è del tutto superfluo mentre sfreccio a centoventi verso il CBI.
Salgo le scale di corsa.
"Jane. Che hai combinato? " Grace mi saluta sorridendo. 
"Non ora".
Racconto tutto al team. La televisione, la telefono, il piombo. Il terrore. 
" Non ti ha detto dove andava? "
"Sarei già lì ora" rispondo trattenendo il pianto. 
"La troveremo" mi tranquillizza Cho. 
Non riesco a non pensare che cosa le stia facendo in questo momento. 
 
Pov Lisbon. 
 
"Vuoi da bere?" dice John sistemandosi i capelli allo specchio.
Mi mordo un labbro e tengo gli occhi serrati. Indosso una veste bianca di seta. E nient'altro. 
Sono legata al letto con una manetta. 
"No"
"Sei la prima fortunata" dice vedendomi incontro " le altre sono morte e basta. Tu morirai felice" il suo ghigno.
Sono incapace di provare altro che disgusto.
Serro i pugni. 
Apro gli occhi. Eccolo lì. 
Torso nudo, jeans e coltello in mano.
" Teresa rilassati. Prima eri così tranquilla. Ti faccio paura ora? Perché? Come se fosse la prima volta" dice ridendo. 
Si avvicina. 
Il primo bacio e sento un dolore acuto alla gamba. Il secondo e lo stesso ad un braccio. 
"Ogni bacio un taglio" mi dice sorridendo sulle labbra.
Non verserò neanche una lacrima per questo mostro.
Ma tutti i miei propositi vanno in fumo quando si slaccia i pantaloni.
 
Pov Jane
" Non mi interessa se non la riuscite a trovare. Sateccierò tutti gli appartamenti, i capannoni e gli edifici della California per trovarla è chiaro?" 
"Jane devi mantenere la calma" dice Wayne prendendomi un braccio. 
"No! Non starò qua su un divano ad aspettare che John mi dica dove trovare il suo cadavere ! Lei non morirà! " urlo contro tutti da circa 20 minuti ma nessuno ci fa troppo caso.
Mi squilla il telefono e per un attimo sono costretto a prendere fiato.
"Pronto"
" Patrick" faccio segno a Van Pelt di rintracciare il cellulare. 
"John. Lei dov'è? " 

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Capitolo 20
*** cuore rosso ***


Penultimo capitolo. Non avetemene male se la trama riguardo a RJ e a come finisce fa un po' schifo, mi sono concentrata più sulle dinamiche Jisbon. Detto questo, buona lettura, spero vi piaccia :)
 
"Lei dov'è? "
" Proprio qui con me. Viva e... beh non proprio vegeta"
" Passamela" dico con una punta di speranza.
Noto un certo movimento dall'altro capo del telefono.
John inizia a gridare, ma la voce di Teresa giunge piano e debole e non riesco a decifrare ciò che dice. Il mio cuore batte a mille.
" Non vuole parlare con te" dico arrabbiato John.
"Come sarebbe? " dico stupito.
 
"Mi dispiace. Ma se proprio vuoi sentire la sua voce...." cerco di fermarlo ma ormai si è allontanato dalla cornetta.
Silenzio per circa 30 secondi. Poi un urlo.
 Deglutisco terrorizzato. 
"Vedi? È ancora viva!"
"Che diavolo vuoi da me?"
"Volevo avvisarti, visto che non te lo potrà mai dire, che ho fatto l'amore con Teresa"
Il respiro mi manca e stringo forte i pugni. 
L'amore. Non può fare l'amore. Lui non conosce l'amore. 
"Non può essere"
" Oh non pensare che lei fosse d'accordo" ride. 
" Porco bastardo. Dimmi dove sei. Abbi il coraggio di dirmi dove ti nascondi , verme!"
L'idea che John abbia violentato Teresa mi scorre nel sangue. 
Me la immagino. Piccola e fragile. Incapace di proteggersi. Debole.
" Non hai ancora imparato che non devi insultarmi? Credi che migliorerai la situazione? ".
Un altro urlo.
Van Pelt mi fa segno di aver trovato l'indirizzo.
 " Che cosa vuoi fare ora? Ascolti in diretta le ultime parole della tua amata o metti giù per la paura? "
Cosa vuole dire con questo? Dovrei essere un codardo per non sentirlo che tortura e uccide colei che amo? È uno psicopatico Patrick. Metti giù e raggiungila.
"Pensaci. Non vorresti sapere quali sono state le ultime parole di Charlotte? Se fossero state "aiuto papà"? " 
Colpito e affondato. La mia piccola principessa. 
La squadra mi fa segno di andare. 
"Allora? Vuoi sentire? "
La voce di Charlotte che mi chiama annebbia tutti i pensieri logici.
Guardo Cho. Mi fa segno di no con la testa come se avesse ascoltato tutta la conversazione. Ciò mi ricorda che questo è John, manipola le menti delle persone. Devo essere forte. 
Allontano il telefono dell'orecchio e guardo lo schermo. 
Metto giù.
Già pentito per quello che ho fatto mi faccio caricare in macchina senza dire una parola mentre piango in silenzio. 
         *****************
 
Siamo davanti alla casa. 
Faccio segno agli altri di fermarsi fuori mentre busso.
"Patrick" sento John attraverso la porta. 
"Posso entrare? "
Apre.
Mi giro, dicendo agli altri di aspettare. 
"John, ormai è finita. Verrai arrestato. " dico guardandomi intorno. Avere davanti l'uomo che ha sterminato la mia famiglia non mi fa nessuno effetto. Devo pensare solo a Lisbon ora. 
"Hai ragione. "
"Perché ti sei fatto trovare? "
"Avevo voglia di parlare con te"
Sfinito dal pianto annuisco "Dov'è? "
"Al piano superiore"
Salgo le scale seguito da John.
Apro la porta. So cosa mi attende. La sua faccina e il corpo senza vita di Lisbon. 
Invece mi sbaglio.
Lisbon è sul letto. Respira a malapena. La veste che indossa è quasi completamente rossa. Ha centinaia di tagli, ma nessuno profondo o mortale, a parte uno sul labbro.
"Teresa" dico correndo verso di lei.
Appena sente la mia voce inizia a piangere. 
"Non dovevi venire qui. " dice solo.
Cerco di parlarle, ma non risponde. Continua a fare "no" con la testa. 
Le urlò di rispondermi. Voglio sentirla lì con me. Voglio illudermi che starà con me per sempre. Voglio vederla viva. 
Mi giro verso John che ha riso per tutto il tempo. 
"Quindi? Non hai intenzione di ucciderla?" dico con rabbia.
"No. Perché? Mi ha detto chiaramente che per lei sarebbe più difficile continuare a vivere."
"Non dovevi farle un piacere? " urlo stringendo la mano di Teresa.
"Ho cambiato idea" ride ancora. 
Sento Teresa che cerca di alzarsi. 
Si regge a me con tutta la forza che ha in corpo e guarda dritto negli occhi John. 
"Ho mentito." sorride. 
Per un attimo John smette di ridere.
Mi giro verso di lei.
"È ovvio che morire è più facile. Ma vivere è più bello".
John ha un'aria spaesata. 
Ancora una volta lei è più forte di me. 
"Io so perché ti vuoi fare catturare. Perché la tua vita non è bella. Perché morire sarà più facile" dice "la mia vita e quella di Jane sono belle. Anche se tu ci tormenti. La nostra vita è bella. Noi conosciamo l'amore. " dice sorridendo. 
John rimane senza parole per qualche secondo.
E anch'io. 
Lisbon si risiede sul letto.  
Il silenzio viene rotto da una mia risata.
"Teresa, hai proprio ragione. " dico guardando lui . " uccidimi ora John se vuoi. Io ho conosciuto l'amore e l'ho perso. Poi l'ho riconosciuto in questa piccola donna che mi stupisce ogni giorno della mia vita. Io la amo. La amerò per sempre. Incondizionatamente da quello che farai a noi due. " dico in un solo respiro. 
"Se la ucciderò non potrai più amarla" dice cercando di restare calmo.
"Certo che potrò" 
Mi giro verso Teresa. Lei mi guarda. 
"Potrò amarla in ogni fragola che mangerò, in ogni rana di carta che preparerò, in ogni fiore che coglierò dal prato. Potrò amarla in ogni sfumatura di verde che vedrò e in ogni tazza di caffè che mi costringerò a ingurgitare"
"Ti amo" dico.
"Ti amo" mi dice.
Sorride.
Poi con una mano si tocca tutte le ferite.
Con il sangue raccolto fa una cosa che mai avrei immaginato. Si mette seduta sul letto e disegna sul muro un cuore. 
Non so se essere sconvolto o divertito, so solo che sto sorridendo.
John le urla di fermarsi, ma lei sembra non sentirlo. Disegna questo bellissimo cuore e come una bambina , inserisce le nostre lettere. 
P+T.
"Per sempre" aggiunge. 
John , con un'espressione di orrore, guarda la scritta sulla parete. 
Profondamente turbato si scaglia cercando di cancellarla. 
Lisbon è stanca. Molto. Lo si vede da con quale sforzo sorride. 
Mi siedo accanto a lei, mentre John se ne va bestemmiando.
"E così mi ami eh?" dice appoggiandosi a me.
"Colpevole vostro onore" dico ridendo. 
"Cosa pensi succederà ora?" 
"John uscirà da quella porta urlando contro tutti e probabile qualcuno gli sparerá. Lo hai turbato con quelle parole."
" Non vuoi essere tu?"
"Scherzi? Resto qui con te."
"Per sempre? " dice prendendomi la mano.
" No, prima devo farmi estrarre un proiettile dalla gamba"
" Giusto " dice ridendo. 
"Ora mi baci? " sussulto a quelle parole. 
"Hai un taglio. Ti farà malissimo"
Sorride.
"Non importa".
Lo scintillio dei suoi occhi smeraldo accende in me un desiderio che non provavo da anni.
Incapace di trattenermi ancora sollevo Teresa dai fianchi e l'appoggio sulle mie gambe.  
Le stringo la schiena avvicinando il suo viso il più possibile. 
Le bacio il collo con una delicatezza infinita, e la sento ridere.
Mi allontano solo quando sento uno sparo. 
La guardo ancora negli occhi ed entrambi sorridiamo.
"Ora no" dico stringendola forte a me e iniziando a piangere. 
Lei mi accarezza i capelli e la schiena lasciandomi sfogare. 
"Avevo..avevo così paura di perderti" singhiozzo. 
 "Capo" dice Grace venendoci incontro. 
Lisbon si gira, ma non si stacca da me. 
"Cho gli ha sparato" mentre parla, tocco le cicatrici sul suo volto. 
"Okay" dice "Ahia Jane!".
Scoppio a ridere e le chiedo scusa. 
Lisbon annuisce lievemente guardandomi. Si alza in piedi. 
Guarda le sue mani e i suoi tagli. Poi me e il cuore sul muro. Mi ricordo improvissamente che anche lei è umana e anche lei prova dolore. Che John l'ha stuprata. Che sono un egoista. 
Mi alzo per andarle incontro ma non faccio in tempo. È già svenuta. 

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Capitolo 21
*** Luke! ***


Pov Lisbon
 
Oggi è la mia prima visita al CBI dopo quasi due mesi.
Non vedo Jane dal giorno in cui Cho ha ucciso John.
Mi ha accompagnato all'ospedale e poi se ne è andato. 
Non ho avuto più notizie di lui. 
Cammino piano verso il mio ufficio dopo che tutti mi hanno salutato. 
Entro. Jane è lì, sul divano. 
Quando mi vede sorride. Si alza e mi guarda.
Io non sorrido. 
" Toh ma guarda. Sei ancora vivo?"
Colpito dalle mie parole smette di sorridere. 
Ma cosa si aspettava? Che saltassi tra le sue braccia quando non lo vedo da due settimane? 
"Sì" dice avvicinandosi. 
Faccio un passo indietro.
Mi guarda perplesso. 
"Come stai? "
"Bene" rispondo fredda. 
"Che succede? "
"Non succede niente. Jane, ti capisco ok? È stata l'adrenalina degli ultimi tempi. Non c'è motivo di essere imbarazzati. Voglio solo ritornare a lavorare." 
Mi guarda strano.
Poi ride. Lo guardo allibita. 
"Sei arrabbiata perché non sono venuto a trovarti ? Pensavo volessi stare da sola"
Sbatto il portamatite sulla scrivania indignata.
"Oh si certo! Quale persona non vorrebbe stare da sola dopo essere stata violentata e aggredita da un serial killer? Certo ovvio. Quale persona non vorrebbe stare da sola per ripensare a quei momenti per settimane intere? Nono mi sembra molto sensato Patrick Jane!" sbraito. 
"Io..io..."
"Tu un corno! E ora vorresti dirmi che lo hai fatto per me! Come se ti importasse davvero qualcosa di me! Sono stata sempre e solo parte del tuo piano. Bene . Ora John è morto. Perché non ti licenzi?"
Mi guarda sconvolto. 
"Ma...stai scherzando Teresa? Tu credi davvero che non provo per te niente di quello che ci siamo detti? "
"Non ti sei fatto vedere per due settimane! " urlo.
"Avevo paura! " urla.
Lo guardo allibita. 
Abbassa lo sguardo. 
"Ma ora..ecco...io non ne ho più"
Lui aveva paura? Ma di cosa?
" Io ora sono pronto"
Sorrido. Sono così arrabbiata con lui.
Gli corro incontro. Sorride e lo abbraccio. 
"Eh no" dice "niente più abbracci!".
Mi alza il mento e mi guarda divertito. 
E poi succede. Le sue labbra toccano le mie. Con tanta passione e dolcezza che ho paura di non saper rispondere. Approfondiamo il bacio senza più paura. 
 
      *******************
4 anni dopo
 
POV Jane
 
"LUKE!"
Sono svegliato da un urlo.
Mi alzo di buon umore e vado in salotto. 
Luke sta correndo per la stanza con la maglietta della mamma in mano.
"Patrick! Mi stavo vestendo e tuo figlio mi ha rubato la maglia" dice guardandomi allibita in reggiseno. 
"Perché quando fa qualcosa di sbagliato diventa mio figlio? "
La peste riccioluta si avvicina a noi.
"Mamma! Cos'hai sulla pancia?" dice indicando le cicatrici. 
"Ci sono cose che un bambino di tre anni non dovrebbe vedere" dice lei con dolcezza recuperando la maglietta. 
Prendo in braccio mio figlio e sorrido.
"Luke, tua madre ha ragione" sussuro al suo orecchio " mai rubarle qualcosa. Una volta mi ha sparato sai?"
" Sì" mi dice avvicinandosi al mio orecchio " ma è stata colpa tua"
Rido. 
"Hai ragione" dico guardando Teresa " Teresa Jane è una gran donna"
Questa mi guarda e si avvicina. 
" Teresa Lisbon" dice.
Poi stampa un bacio sulla guancia di Luke che la guarda sorridendo. 
"Ancora per poco " aggiungo. 
Metto giù Luke che corre in camera sua.
"Che peste" mi dice ridendo. 
"Luke è fantastico no?"
"È figlio tuo no?" mi dice
" Allora? "
"Che?"
"Mi sposi o no?"
Sbuffa. Glielo chiedo tutte le mattine quando mi alzo e tutte le sere prima di dormire.
"Tutto è già perfetto così! Perché cambiare le cose?" 
Sbuffo alla sua solita risposta. 
"Perché voglio poterti chiamare la signora Jane"
"Beh, signor Jane, se ti dico di sì andiamo in un bel posto in luna di miele? "
Sorrido fiero. 
"Sì . Anzi la iniziamo adesso".
La prendo in braccio e la faccio girare.
"Cosa stai aspettando? " dice mordendosi un labbro.
" Che mi dici quello che mi devi dire" dico rimettendola giù. 
"Dopo" dice sensualmente al mio orecchio. 
Allontano la sua mano ridendo. 
"Dai piccola pervertita".
Sbuffa.
" che te lo dico a fare se lo sai già?".
"Voglio sentirlo da te"
" Luke avrà una sorellina. Il signor Jane ha colpito ancora. Dovremmo stare più attenti." dice ridendo.  
È vero. Anche Luke non era previsto. Non da lei almeno. Ma so che lo desiderava moltissimo. 
" Come fai a dire che è femmina?" dico baciandole la pancia. 
"Perché sono in minoranza e ho bisogno di una mano contro i miei due Jane!"
Sorride.
"Ti amo"
"Anch'io...signora Jane" aggiungo. 
Alza gli occhi al cielo e ride.
"La luna di miele?" domando.
"Mi è passata la voglia" dice guardandomi negli occhi.
"Davvero? " dico fingendomi triste.
"No" dice baciandomi "come potrei? Dio quanto ti amo."
La sollevo dolcemente. Poi la ributto sul divano e scappo.
"Che fai?" dice ridendo
Torno con una scatolina. 
Mi guarda sconvolta. 
"Stai scherzando? "
Mi metto in ginocchio davanti a lei.
"Teresa Lisbon" dico tutto convinto " ti chiedo, in nome della piccola , di sposare l'uomo della tua vita. L'uomo che hai amato e sempre amerai. L'uomo perfetto. "
"Bando alla modestia" dice paonazza.
"Senti" dico piano " io lo so che sono un disastro. Che non aiuto in casa, che sono uno sfaticato, che ti faccio sempre arrabbiare. Però ti amo. E amo questo. Amo svegliarmi tutte le mattine e vedere il tuo viso. Anche se succede raramente perché mi sveglio sempre tardi. Amo Luke. Lui è il bambino migliore del mondo, perché ha preso tutto da te. Tu e lui mi avete risvegliato da un sonno da cui io stesso non volevo destarmi. Tu e lui mi avete salvato la vita. E.. adoro averti come fidanzata. So che sei mia anche senza uno stupido anello. Ma vorrei vedertelo portare sempre. Perché quando la vita sarà brutta guarderò le nostre mani e sorriderò, perché grazie al cielo ho te. Ti amo. Ti amo. Ti amo. Non smetterò mai di dirlo. Anche se questa frase non basta a descrivere ciò che provo per te. Tu sei la mia vita. Come posso dirtelo in un altro modo? Tu... tutte le volte che ti bacio è come se fosse la prima volta. E mi ricordo di tutti i momenti brutti che abbiamo passato io e te. Tutti gli errori a cui non potrò mai rimediare. Come la prima notte, ti ricordi , amore? Io così impaurito, avevo paura di farti male dopo quello che ti aveva fatto... no non lo nominerò oggi. E tu come al solito hai dimostrato di essere più forte di me. Ecco io voglio che tu mi dica sì. Perché se mi dici sì vuoldire che tu provi la stessa cosa. Ma io so che è così. Che anche tu mi ami, anche se sono insopportabile. Sposami Teresa, perché voglio amarti per sempre"
Anche se glielo chiedo sempre, questa volta ha qualcosa di più. Qualcosa di più serio. 
Sorride guardandomi. 
" oh Jan.. Patrick! certo che è così. Ti amo tantissimo" poi ride e a bassa voce aggiunge " come posso dimenticare la prima notte?"
"Sono stato bravo eh?"
"Te la ricordi così? Io come un completo disastro!"
Sbuffò " Non voglio parlare di quel mio UNICO fallimento ora!"
Lei ride.
"Allora?"
Annuisce piano. Sorrido. 
Luke, la cui testa di capelli spunta da dietro la porta mi lancia uno sguardo di intesa.
Gli annuisco. 
Corre verso Teresa. 
"Finalmente mamma!" dice tutto contento mentre lo prende in braccio. 
Lei ride e si ricaccia le lacrime per l'emozione. 
Io le metto l'anello. La donna della mia vita. 
 
 
 
 

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