I Grandi Quattro

di ChrisAndreini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Uno strano vortice nero ***
Capitolo 3: *** Quattro strani ragazzi ***
Capitolo 4: *** Madrina ***
Capitolo 5: *** Una lunga bufera ***
Capitolo 6: *** Sospetti e incertezze ***
Capitolo 7: *** La Prigioiosa (Pt.1) ***
Capitolo 8: *** La prigioiosa (Pt.2) ***
Capitolo 9: *** Un risveglio singolare ***
Capitolo 10: *** Una vecchia conoscenza ***
Capitolo 11: *** Un posto oltre la dimensione conosciuta, in teoria ***
Capitolo 12: *** Benvenuti ad Arendelle, beh, più o meno ***
Capitolo 13: *** Un drago ad Arendelle potrebbe attirare l'attenzione ***
Capitolo 14: *** Niente si sposa meglio con il freddo dell'oscurità ***
Capitolo 15: *** Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio (in alcuni casi) ***
Capitolo 16: *** Mostri da ogni parte, non se ne può più ***
Capitolo 17: *** Spesso ciò che pensiamo non si avvicina lontanamente alla verità ***
Capitolo 18: *** Alleanze e separazioni ***
Capitolo 19: *** Il portale di luce ***
Capitolo 20: *** Piano di fuga alquanto compromesso ***
Capitolo 21: *** Spiegazioni e lampi di consapevolezze ***
Capitolo 22: *** Prepararsi all'attacco ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

L’uomo nero prende un po’ della sua sabbia magica a raccolta, dopo ciò che è successo con quei guardiani l’ultima volta ha deciso di elaborare un piano migliore, con i suoi poteri dell’ombra chiama a raccolta l’oscurità nel regno, anzi, in tutti i regni.

Se vuole sconfiggere una volta per tutte la felicità, la gioia, la meraviglia e la speranza, deve prima scoprire chi potrebbe fermarlo, e fare in modo di annientarlo prima che possa capire chi è il nemico.

Apre il portale, gli ci vuole molta potenza per passare da una dimensione ad un’altra, ma l’ombra è ovunque, in ogni dimensione, regno, stato e universo.

Destinazione: Cina, da una vecchia divinatrice, per prevedere il suo futuro, poi vedrà il da farsi.

Entra nel vortice nero, e si ritrova nel fitto di una folta foresta di bambù, poco distante da un’umile dimora.

Si avvicina, un sorriso subdolo stampato sul volto, ed entra nella casa della divinatrice passando oltre alla porta come fosse semplice aria.

L’anziana capra alza lo sguardo tranquilla, niente può spaventarla, l’uomo nero lo sa bene.

-Allora, sei qui- afferma, come se sapesse già del suo arrivo.

-Ho bisogno che mi indichi il f…- inizia lui.

-Il futuro?- lo interrompe lei.

-Fortuna, la fortuna per la mia impresa- 

-Bene, io vedo, vedo…- inizia lei, chiudendo gli occhi con aria assorta, lui inizia a camminare nella sua direzione.

-Sterco di panda vecchio di anni- conclude lei, indicando una poltiglia informe sotto il piede dell’uomo.

-Io non sono un pavone con crisi familiari, e ti conviene portarmi rispetto-

-Se davvero vuoi vedere il tuo destino…- così dicendo prende un po’ degli incubi di Pitch, li mette nella ciotola e fa oscillare.

Delle figure compaiono come nuvole nere.

L’uomo si avvicina per vedere meglio.

Vede lui, che sottomette i quattro guardiani, il suo potere che raggiunge il massimo, ma quattro altri ragazzi arrivano all’orizzonte e lo fanno precipitare negli abissi.

L’uomo osserva attentamente le quattro figure, due ragazzi e due ragazze.

Uno di questi ragazzi lo riconoscerebbe tra mille, il suo acerrimo rivale, che già lo ha sconfitto una volta, poi una delle due ragazze ha i capelli ricci e molto folti, mentre l’altra li ha lisci e lunghissimi, il quarto ragazzo è più difficile da identificare, mingherlino e gracile.

Deve elaborare un piano, e gli viene un’idea niente male.

Poi chiede alla capra:

-Allora, chi sono esattamente questi prescelti?-

 

 

 

(A.A.)

E’ una fanfiction sui big four, fandom che ho scoperto da poco e che amo, spero davvero che vi piaccia.

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Capitolo 2
*** Uno strano vortice nero ***


Uno strano vortice nero

 

Jack Frost si sente finalmente libero, felice e spensierato, ora ha degli amici, e lo vedono quasi tutti i bambini del mondo.
In questo momento sta giocando a palle di neve con Jamie e i suoi compagni in uno degli ultimi giorni d’inverno.
-Jack, ci servono altre munizioni, la neve sta finendo- gli dice Jamie, prendendo quella rimanente e lanciandola alla sorellina Sophie.
-Ecco qui- un gesto del suo bastone e il campo si ricopre nuovamente di neve.
Da quando è un guardiano i suoi poteri sono aumentati, diventando potentissimi, e, anche se non lo ammette, ogni tanto difficili da controllare.
Tra i guardiani è quello più importante, perché è l’unico a stare a stretto contatto con i bambini, che quindi credono con più facilità a lui.
Sta giusto pensando a queste cose quando vede una strana ombra avviarsi in un vicolo.
Con un cattivo presentimento, decide di vedere che succede, e avverte Jamie di dove sta andando:
-Senti, io vado un attimo a controllare una cosa, voi aspettate qui-
Vola fino al vicolo, e i suoi sospetti diventano realtà, l’ombra che vedeva era uno degli incubi di Pitch, eppure sono passati due anni dalla sua sconfitta.
Evoca un cavallo di ghiaccio, per affrontare la sfida ad armi pari, quando l’incubo si trasforma, diventando un vortice nero, che tenta di risucchiarlo.
Jack decide di evocare un muro di ghiaccio per difendersi, ma la forza del vortice lo attira verso di sé.
Con fitti raggi di ghiaccio tenta di chiudere il portale, ma quello li inghiotte tutti come fossero caramelle.
Questo è un potere che va oltre Pitch, molto più potente di lui.
Troppo occupato a pensare al portale non si accorge che un’altra ombra lo immobilizza da dietro, un intero esercito.
Quell’attimo di sorpresa gli fa mollare il bastone, che viene immediatamente preso da un’ombra più grande delle altre, che si solidifica davanti ai suoi occhi.
-PITCH!!!- urla lo spirito del ghiaccio con astio, il vortice lo sta risucchiando, e senza il bastone ha paura di sprigionare i suoi poteri, temendo di non riuscire a controllarli.
Non riesce a credere di essersi fatto fregare così facilmente.
-Ma guarda, il mio caro amico Jack Frost, beh, buona gelata- e così dicendo gli punta il bastone contro, e gli sprigiona il suo stesso ghiaccio addosso.
Jack Frost inizia a perdere i sensi, mentre il vortice lo risucchia del tutto.

Poco distante, sul monte McKinley, degli alpinisti hanno notato una strana tempesta di neve anomala, fatta di ghiaccio, e, avvicinandosi di più al luogo trovano un ragazzo sui diciassette anni, vestito solo con una felpa, dei pantaloni leggeri, scalzo e congelato.

-Merida, non tornare tardi, lo sai che non approvo che tu esca con questo freddo-
Merida alza gli occhi al cielo, sua madre si preoccupa sempre troppo, per i gusti della ragazza.
-Non preoccuparti, mamma, farò come al solito- dice distrattamente, avviandosi di corsa verso le stalle, dove Angus la sta aspettando per il giro nel bosco, come ogni giorno libero.
-Angus, pronto a cavalcare?- chiede, dandogli una carota, per comprarlo.
Lui nitrisce soddisfatto.
Lei gli salata in groppa e inizia la cavalcata, i capelli ricci al vento, finalmente libera.
Da quando sua madre ha avuto quel problema ha più giorni di libertà, e ha affinato maggiorente la sua tecnica di tiro.
Infatti colpisce i bersagli dritti al centro, poi, dato che ormai è troppo facile, sprona Angus ad andare più svelto, colpendo i bersagli con più foga.
Si sente libera, felice, se stessa.
Senonché vede qualcosa che la fa fermare, un’ombra.
Scende dal cavallo, decisa a guardare meglio, ma vede un fuoco fatuo che sembra le faccia segno di allontanarsi.
Lei, però, capta male il segnale e si affretta a seguire l’ombra, certa che la condurrà verso il suo destino, o verso una nuova avventura.
Arriva alla casa della strega, ma, delusa e leggermente spaventata da quel posto (insomma, l’ultima volta che c’era andata sua madre era stata trasformata in un orso), decide di tornare indietro, ma viene bloccata da una figura oscura nell’ombra:
-Salve principessa- dice l’ombra con voce malefica, Merida si appresta a prendere l’arco, ma l’ombra si sposta velocemente, e lei non riesce a colpirlo.
-Chi sei?- chiede, guardandosi intorno, con tutta la grinta che la contraddistingue.
-Oh, di questo non devi curarti- una voce alle sue spalle la fa voltare, ma troppo tardi si accorge della trappola, un vortice nero la risucchia, nonostante li cerchi di opporsi.
Perde la presa sull’arco e scivola via, inghiottita dal nero.

A New Scotland, in Canada, un ragazzino esce per andare al parco con gli amici, ma nota una figura stesa a terra, indossa un abito lungo con un disegno scozzese, ed ha dei capelli rossi e ricci molto folti.

Rapunzel è davvero in ansia, ha intenzione di chiedere a sua madre il regalo per il suo diciassettesimo compleanno, come le ha chiesto per tutti gli altri anni, ma è sempre meglio tentare, tanto è cresciuta di un’altro anno, forse ora sarà pronta.
Sta facendo le prove con il fedele camaleonte Pascal.
-Allora, madre, quest’anno vorrei, per il compleanno, un regalo speciale, un regalo che volevo per tutti gli altri anni- finisce la frase a voce bassissima, borbottando tra se e se.
Pascal emette un verso di disappunto, e incoraggia la ragazza a parlare più forte.
-Lo so, lo so, non lo so, ho paura che mi dica di no- sbuffa, alzando una ciocca di capelli che le stava davanti agli occhi.
Poi decide di riprovare, ma viene interrotta da un rumore sinistro proveniente dalla sua camera da letto.
Lei si mette subito all’erta, Pascal si mimetizza all’istante.
Poi, terrorizzata, prende una padella, e si avvia nella camera, prendendo Pascal e mettendoselo in spalla, pronto ad aiutarla.
Appena entra non vede nessuno, solo oscurità più totale, sta pensando di accendere una candela, poi avverte di nuovo il rumore, e sente una forza trascinarle i capelli da qualche parte, come presa da un vortice di qualche entità.
Sente una voce, sussurrarle all’orecchio:
-Arrivederci, fiorellino-
Lei prova a colpirla con la padella, ma non c’è nessuno, e ormai quello strano vortice le sta risucchiando le gambe.
Pascal non sembra venire risucchiato, ma non riesce a tenersi a lei, e, mentre viene totalmente afferrata, riesce a prenderlo in mano e a trascinarlo con se.  

A Phoenix, in Arizona, una famigliola felice sta viaggiando in macchina quando vede uno stranissimo fenomeno in lontananza, una specie di cascata lunga e dorata, seguita da qualcosa di più solido.
Decidono di andare a vedere, e capiscono che la cosa solida è in realtà una ragazza, e la cascata sono i suoi capelli lunghissimi e dorati, che la ricoprono.
Indossa un abito corto del 1700/1800 e ha i piedi scalzi.

Hiccup sta perfezionando il suo modo di volare, da quando ha perso la gamba passa più tempo volando che camminando, e ormai il drago e parte di lui, come lui è parte del drago.
Mentre sta facendo qualche giro di perlustrazione nota uno stano vortice in cielo, poco lontano dalla costa.
-Forza, bello ,andiamo a vedere di che si tratta-
Sprona Sdentato ad andare a controllare, nonostante l’evidente disagio dell’amico.
Quando arriva, però, nota che non è un vortice normale, ma qualcosa di oscuro, e per tutti gli sforzi che fa non riesce ad opporsi.
-Forza bello, forza, andiamo via da qui- 
Il drago prova in tutti i modi, ma non riesce ad andare con Hiccup.
Sembra che la forza cerchi di prendere solo Hiccup, ma la corda li tiene legati l’uno all’altro, e Sdentato non riesce a volare via.
Così il ragazzo decide di sacrificarsi per il suo drago.
Armeggia con la cintura e riesce a staccare la corda.
Precipita nel tunnel, e l’ultima cosa che vede prima di perdere i sensi sono gli occhi spaventati del suo drago, e un’ombra che sorride con malvagità
Sdentato prova a varcare a sua volta il vortice, ma esso si chiude prima che riesca ad oltrepassarlo, e il drago cade a terra, incapace di volare senza il cavaliere.

A Terranova, un vecchio marinaio dai capelli rossi e la barba dello stesso colore, sta navigando tranquillo in cerca di pesci, quando scorge una tempesta in avvicinamento.
Si prepara a tornare al porto quando vede un ragazzo precipitare in acqua.
Si precipita a salvarlo, portandolo sulla propria imbarcazione, e nota cha ha dei vestiti davvero singolari, vichinghi a quanto vede, e una gamba di ferro.

 

 

 

 

 

(A.A.)
I nostri eroi sono finiti nel nostro mondo, ma ora che accadrà?
Spero che la storia vi interessi, ho già scritto metà del prossimo capitolo e conto di aggiornare quanto prima.
Grazie a mintheart e Starlight_00 per aver messo la storia tra le seguite.
Vi prego, se avete qualche commento da fare o critiche, di lasciarmi una recensione, sarà molto gradita.
Grazie e al prossimo capitolo.

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Capitolo 3
*** Quattro strani ragazzi ***


Quattro strani ragazzi

 

-Jack, oggi verrai trasferito a Terranova, in un orfanotrofio, mi dispiace, ma non possiamo più occuparci di te, è passato un mese ormai-
Jack se lo aspettava, sentiva che la sua presenza non era gradita.
Certo, nessuna presenza è gradita in Alaska se ha una temperatura corporea di 2 gradi costante e raffredda tutto quello che tocca, loro hanno già abbastanza freddo.
Jack è stato trovato sulla cima del monte McKinley in Alaska, vestito con una felpa leggera e scalzo, mezzo congelato e senza nessun ricordo di come c’era finito.
L’unica cosa che ricordava era il suo nome, e il fatto che doveva trovare un bastone, ma tutti credevano cha fosse pazzo, perché Jack Frost è solo una leggenda: un uomo che crea ghiaccio e neve per aiutare Babbo Natale, e la faccenda del bastone sembra una completa mancanza di senno.
Il ragazzo si avvia in camera, per preparare le sue poche cose.
Durante il tragitto, però,si imbatte in un paio di ragazzi del centro, i classici volontari che lo fanno solo per ottenere crediti e che prendono in giro i poveracci.
-Hey, Jack, finalmente schiodi di qui, che c’è, ti brucia che ti odiano tutti?-
Ed ecco che se ne partono con le solite battute squallide sul caldo e sul freddo, patetici!
-Ma si sa che tu sei una testa calda, se resti qui finisce che mandi a fuoco qualcosa!- dice un’altro, Jack cerca di lasciar perdere, ma ha i nervi tesi per la rabbia repressa di questi giorni.
Si sente inutile, insignificante, invisibile, visto solo per essere preso in giro.
E la cosa peggiore è che questa sensazione gli sembra molto familiare, e completamente ingiusta.
-Ragazzi, smettetela con queste freddure- dice un’altro assistente nei paraggi, scoppiando a ridere sguaiatamente e a questo punto Jack perde la pazienza.
Si gira di scatto per dargli una lezione, ma prima che riesca a fare loro qualcosa, scivolano tutti e tre.
Per terra si è creato del ghiaccio, che si espande per tutto il pavimento.
Lo guardano spaventati e sorpresi, ma Jack non sa spiegarsi questo strano fenomeno, decide dunque di lasciar perdere e di avviarsi in camera.
Mette a raccolta le sue poche cose offerte al centro, poi apre la finestra.
L’aria fredda del mattino gli scompiglia i capelli, adora il freddo e il gelo, sono il suo elemento.
Ma questa consapevolezza non lo aiuta a scoprire chi è, e crede che non lo saprà mai.
Respira per l’ultima volta, profondamente, poi si prepara per lasciare l’Alaska.

 

Intanto, a Terranova, una ragazza dai lunghissimi capelli dorati sta camminando per la strada, alla ricerca dell’orfanotrofio che le hanno suggerito.
Indossa maglione sgualcito, una gonna lunga e delle ballerine in tinta, tutto donatele dal vecchio orfanotrofio, inoltre tiene su un fianco una grande borsa, che contiene i suoi capelli, in modo da non crearle troppo impiccio.
In mano tiene una mappa della città, che però non riesce a capire molto bene.
Quest’orfanotrofio è stato l’unico che ha intenzione di ospitarla nonostante la sua lunga chioma, gli altri insistevano affinché la tagliasse, ma lei sentiva che se l’avesse tagliata sarebbero successe cose terribili.
Oltre a questa strana consapevolezza, solo una cosa ricorda della sua vita passata prima di ritrovarsi a Phoenix  scalza e con vestiti di epoca molto remota, il proprio nome: Rapunzel.
Cercando l’indirizzo adatto si ritrova davanti a un museo vichingo, spia dalla vetrina e nota un ragazzo gracile al suo interno.
E’ vestito con abiti un po’ grandi per lui, una maglia marrone e una felpa in tinta, più dei pantaloni neri e degli stivali.
Decide di chiedere indicazioni, ed entra nel negozio.
-Ciao, ehm, mi sapresti dire dove si trova l’orfanotrofio?- chiede imbarazzata.
Il ragazzo si gira verso di lei aprendo la bocca per parlare, ma rimane ammutolito notando la chioma notevole della ragazza.
Ma dopo un attimo di sbalordimento le risponde:
-E’ la porta accanto, il direttore è un uomo massiccio, dai capelli rossi e sparati e si crede un vichingo, comunque, benvenuta Rapunzel-
La ragazza rimane interdetta, sta per chiedergli come fa a conoscere il suo nome quando il ragazzo le risponde.
-Sono all’orfanotrofio anche io, e si parla molto di te in giro. A proposito, mi chiamo Hiccup- si presenta sorridendole.
Solo ora la ragazza nota la gamba di ferro.
-Oh, santo cielo, ma come ti sei fatto… quello?- chiede indicando la gamba.
-Oh, beh, è una storia interessante, credo- Hiccup è imbarazzato.
-Non ti va di parlarmene?- chiede Rapunzel desolata.
-No, il fatto è che non lo ricordo- ammette Hiccup, abbassando lo sguardo.
-Davvero? Come mai?- chiede Rapunzel curiosa, avvicinandosi per sentire meglio.
-Beh, in realtà non ricordo niente, sai, un mese fa mi hanno ritrovato in mare, rischiavo di affogare, quando mi sono risvegliato non ricordavo assolutamente niente del mio passato e della mia vita, solo due grandi occhi e il mio nome-
Rapunzel era affascinata, quella storia era molto simile alla sua, era mai possibile che loro due fossero collegati?
No, si disse, lei era stata ritrovata a Phoenix, lui a Terranova.
-Mi dispiace, è successa una cosa simile anche a me, un momento, perché lavori qui?-
-Il direttore mi ha offerto questo lavoro, dirige anche il museo, ed io ho accettato, almeno mi guadagno da vivere per il futuro- spiega alla curiosa ragazza.
-E poi sono abituato a fare queste cose, sistemare armi vichinghe, affilare spade, mi sembra di esserci nato- dice con semplicità.
-Io adoro dipingere, credo che prima di perdere la memoria disegnassi molto, ma non ne sono sicura, sai, pensavo addirittura di vivere in una torre- dice ridendo dell’assurdità della cosa, non si può vivere in una torre, o almeno è quello che le hanno detto.
Da un mese a questa parte sta iniziando a capire un po’ questo mondo, che le suona davvero molto strano e impossibile.
In quel momento un uomo molto bizzarro fa la sua comparsa dalla porta sul retro, capelli da pazzo rossi, aria massiccia.
-Salve Edgar- saluta Hiccup, la ragazza capisce da una sua occhiata che è il proprietario del museo e dell’orfanotrofio, e si affretta ad andargli vicina.
-Salve signore, io sono…- 
-Rapunzel, che piacere averti qui, e vedo che hai conosciuto il nostro Hiccup, che bella notizia- la interrompe lui, ha un accento nordico.
-Ah, ragazzo, devo informarti che mi è appena arrivata una telefonata. Pare che avremo altri due ospiti- dice contento.
-Davvero? Chi?- chiede Rapunzel con la sua solita curiosità, ma la risposta dell’uomo viene interrotta dalla porta che si apre.
Fa il suo ingresso una ragazza dai capelli rossi, ricci e indomabili.
-Salve, io sono Merida, vengo da New Scotland, e sto cercando l’orfanotrofio- dice decisa, porta una borsa a tracolla, dei jeans strappati e e una felpa lunga verde.
Ai piedi indossa converse scolorite, e i capelli sono inutilmente legati in una coda confusa dalla quale spuntano tantissimi ciocche di capelli.
-Ecco, lei è una, e l’altro dovrebbe arrivare a…-
In quell’istante la porta si apre, e un ragazzo dai capelli bianchi fa il suo ingrasso nel negozio, la temperatura cala bruscamente.
-… momenti- conclude il capo.
-Scusate, sapreste indicarmi l’orfanotrofio?- chiede il ragazzo.
Tranne per i capelli, il suo aspetto sembra normale, felpa blu con giacca molto pesante, jeans e stivali da neve, più una borsa con la scritta “centro d’accoglienza di Denali”.
-Bene ragazzi, l’orfanotrofio è alla porta accanto, Hiccup, ragazzo, se ci riesci senza affettarti potresti lucidare le asce vichinghe per la mostra di domani?-
E così dicendo si avvia all’orfanotrofio.
-Wow, dai ghiacci alle stalle- commenta Jack.
-Beh, qui non è male- commenta Hiccup, avviandosi in un’altra ala del museo.
-Scusa, ricciolina potresti spostarti? La mole dei tuoi capelli mi impedisce di passare- dice Frost con un ghigno alla riccia davanti a lui.
-Non parlarmi così, ragazzino platinato- dice Merida con rabbia al ragazzo dagli occhi di ghiaccio.
-Parla la ragazza con un nido di chiurli in testa, devo chiamare i pompieri per domare quella chioma?- risponde il ragazzo punzecchiandola.
-Calma, ragazzi, non prendetevi a botte nel museo!- li interrompe Hiccup, ricomparendo all’ingresso, in mano tiene una pesante ascia vichinga, e decidono di star zitti per non rischiare la vita.
-E poi, senza offesa, eh, ma Rapunzel vi batte tutti, avrà una chioma lunga venti metri- continua ammirando quella strana cosa.
-Lo prendo come un complimento- risponde la bionda.
-Si, lo è, non preoccuparti- la rassicura il ragazzo sorridendole.
-Io vado all’orfanotrofio, con permesso- così dicendo la riccia esce dal museo e va alla porta accanto.
Si è ritrovata lì dopo aver girato tutto il Canada.
Inizialmente è stata trovata da una famiglia nel New Scotland, ma non potendo occuparsi di lei l’hanno spedita all’orfanotrofio.
E’ passata da un posto a un’altro per via delle sue continue infrazioni alle regole.
Così avevano optato per lasciarla nell’orfanotrofio di Terranova, dove non ci sono regole e dove finiscono i più indesiderati d’America, perché il capo accetta tutti.
Ci ha messo molto ad abituarsi all’idea di questo mondo, che sembra non essere quello da dove è venuta, ma la sua voglia di avventura l’ha spinta a provare tutte quelle bizzarrie, come l’auto del proprietario del primo istituto, interessata all’idea ha provato a guidarla, e l’ha fatta schiantare contro un palo.
Oppure quando ha rubato l’arco e le frecce nel secondo istituto, ed è andata a caccia nel bosco oltre l’orario del coprifuoco.
Poi c’è stata anche una volta che è uscita dalla riserva, giurando poi di aver visto una strana luce azzurra.
Ripensandoci, più che una luce azzurra, sembrava proprio un fuocherello, ma, fuoco o luce, nessuno le ha creduto.
In più c’erano gli incubi che la perseguitavano, e che la portavano a fare la sonnambula.
Ripensando al mese appena trascorso si avvia nell’ufficio del proprietario, bussa con veemenza ed entra senza aspettare risposta.
-Ah, Merida, cosa posso fare per te- 
“Nessun ammonimento, meglio così”
-
Dov’è la mia stanza?- chiede senza ammettere repliche, con tono autoritario.
-Ah, certo, la tua stanza è dove vuoi, purché non sia già occupata, è un paese libero questo- dice con tono gioviale, questa cosa piace molto alla ragazza, che saluta ed esce, diretta nelle camere.


Intanto, Rapunzel, dopo aver salutato Hiccup, si avvia a sua volta alle camere, senza passare per l’ufficio.
Gira un po’, ma non ci sono camere libere, finché non ne trova una doppia, con un solo posto occupato.
-Scusa, posso stare qui?- chiede titubante, riconosce la ragazza di prima, quella con i capelli rossi.
Se proprio devi- le risponde lei, guardando i capelli che Rapunzel si porta appresso.
-Mai pensato a una tagliatina?- chiede mentre la ragazza entra.
Rapunzel è molto tesa, e si porta delle ciocche i capelli dietro l’orecchio.
-Beh… si… ma…- non sa cosa dire, il fatto è che le sembra davvero strano, quando ha provato a dirlo ai parrucchieri e ai proprietari di altri istituti erano sembrati tutti molto scettici.
-Ma…?- chiede Merida, giocherellando con le cinghie della sacca come fossero delle stranezze alle quali si deve ancora abituare.
Rapunzel decide di dirglielo, anche se teme che possa non crederle.
-Sai, quando vengono tagliati, diventano scuri- dice infine, mostrando una piccola ciocca corta e castana dietro la grande massa dorata.
Merida si avvicina per vedere meglio.
-Però! strano!- esclama infine, tornando a sistemare le sue cose.
Rapunzel non può fare a meno di chiederlo:
-Tu… tu mi credi?-
La risposta di Merida non si fa attendere
-Certo, perché?-
Rapunzel non riesce a credere alle sue orecchie
-Davvero? Non lo trovi impossibile?- chiede emozionata.
-No, è strano, difficile da credere, ma non impossibile, ci sono tanti misteri nella vita.-
-Tutte le persone che ho incontrato fino ad ora non credevano nell’impossibile o nella magia- dice Rapunzel sospirando.
-Dovrebbero, perché sono cose vere- la sicurezza di Merida è così forte che Rapunzel si chiede da dove provenga, ma decide di restare zitta, non vuole fare domande inopportune, non vorrebbe mai perdere la sua nuova amica, dato che deve mostrarle anche un’altra cosa, che non crede che accetterà tanto facilmente.


Hiccup, nel frattempo, continua ad affilare le pesanti asce per la mostra d’armi della contea, osservato a distanza da Jack Frost, che ha deciso di dare un’occhiata al museo.
Gira e osserva le varie armi, statue, pezzi di navi e scudi, ci sono davvero molti scudi, di varie forme e dimensioni.
-Ma questi vichinghi erano degli attaccabrighe?- chiede al moro.
-Che?- 
-Si, insomma, ci sono spade, navi, scudi…- continua Jack osservando la statuetta di un drago in una vetrina.
-Erano guerrieri, non attaccabrighe- specifica Hiccup, non gli va giù che insultino quelpopolo -E, comunque, hanno davvero girato il mondo, dalla Norvegia a Terranova-
-Buon per loro- Jack alza le spalle, continuando a osservare.
-Non dovresti andare all’orfanotrofio?- chiede Hiccup ad un certo punto.
-Si, ma non voglio conoscere subito il mio compagno di stanza, scommetto che sarà un rompiscatole incredibile- dice distrattamente.
-A dire la verità c’era una camera libera e senza compagni fino ieri- rifletta ad alta voce Hiccup.
-Cosa, le stanze le scegliamo noi?- sembra piacevolmente stupito.
-Si, ma ti conviene sbrigarti…- inizia Hiccup, Jack si precipita alla porta accanto.
-… può essere già stata occupata dalle ragazze do prima- conclude, ma è piuttosto sicuro che Jack non l’ha sentito.
All’uscita del ragazzo, inizia a sentire più caldo, ma non capisce bene perché.
“Sarà il riscaldamento poco funzionante” pensa, osservando la stufetta, quando l’ha vista per la prima volta si era subito stupito di come potesse uscire aria calda in questo modo, ma si era abituato in fretta.
Mentre affila e lucida l’ultima ascia osserva la statuetta del drago che prima aveva attirato l’attenzione di Jack, quando l’ha visto per la prima volta gli era sembrato qualcosa di davvero familiare, ma si disse che era altamente improbabile.
Lui non ha mai visto nessun drago…
“Oppure si?”

 

 

 

 

 

(A.A.)
Spero che il capitolo vi piaccia, e che i personaggi siano abbastanza IC.
Si sono incontrati, ma faranno amicizia, si troveranno bene, e, sopratutto, ritroveranno le loro origini?
Solo il tempo ce lo dirà.
In questa storia ci saranno molti riferimenti ad altri film Disney, Pixar o Dreamworks, e non solo.
Ma non voglio anticiparvi niente.
Al prossimo capitolo.

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Capitolo 4
*** Madrina ***


Madrina

 

-Sai, Merida, dovrei dirti una cosa importante…- inizia Rapunzel titubante, tutti quelli che l’hanno visto si sono messi ad urlare, ma se devono condividere la camera deve conoscerlo.
-Si, cosa c’è?- chiede l’altra ragazza osservando la nuova amica.
Ma prima che Rapunzel possa rispondere la porta si apre di scatto e Jack Frost entra come una tempesta.
-No!- esclama subito dopo.
Merida è furente di rabbia, si alza come una furia e si precipita verso il ragazzo.
-MA TI SEMBRA IL MODO DI ENTRARE?!?!- prova a mollargli qualche ceffone, che Jack schiva con difficoltà.
-Hey… calmati… ti sembra il modo… di fare… Ouch!- l’ultimo schiaffone lo colpisce in pieno, e si affretta ad indietreggiare, sentendo vagamente i palmi delle mani farsi incredibilmente freddi e rigidi.
-La prossima volta bussa!!!!- lo ammonisce Merida, sta per colpirlo di nuovo quando Rapunzel la bocca, o meglio, una ciocca di capelli di Rapunzel le afferra il braccio.
-Ma che…?- Merida si gira sorpresa verso la ragazza dai capelli dorati, che tiene la sua ciocca con forza.
-Grazie, biondina,- dice Jack prendendo fiato, e controllando le mani per vederne le condizioni, sembrano tornate normali, poi chiede titubante:
-Ma questa è la vostra camera?-
Merida vuole dirgliene quattro, anzi, dargliene quattro, ma Rapunzel la trattiene, e si affretta a rispondergli:
-Si, era l’ultima libera- 
Il ragazzo si porta una mano tra i capelli, mordendosi il labbro inferiore.
Poi esce abbattuto, con un cenno di saluto rivolto a Rapunzel, che libera Merida.
-Quel piccolo elfo tinto! Se rivedo quel brutto muso lo faccio pentire di essere nato!- dice la rossa con rabbia, andando avanti e indietro per la stanza mentre Rapunzel cerca di calmarla, ma inutilmente, poi, come colpita da un fulmine, si ferma e chiede alla bionda:
-Cosa dovevi dirmi?- 
La ragazza si riprende e cerca le parole giuste, giocherellando con una ciocca di capelli, ma prima che riesca a rispondere un piccolo camaleonte esce dalla borsa di Rapunzel prendendo fiato e spaventando a morte la riccia.
-AH! COS’È QUELLO?- urla spaventata indicando il piccolo rettile.
Rapunzel lo sistema sulla sua spalla per proteggerlo, mentre esso si mimetizza sul maglione.
-E’ di questo che volevo parlarti, vedi, lui è Pascal- spiega indicando il camaleonte, mentre Merida la guarda come a dire:
“Mi stai prendendo in giro?”

 

“Quella ricciolina è proprio pazza” 
Pensa Jack Frost mentre continua a cercare una stanza libera in quel posto stravagante.
Spera vivamente di trovarne una singola, o con un compagno che sta per compiere i 18 anni decisivi per uscire da quel posto, ma finora le sue ricerche sono alquanto infruttuose.
Finché non incrocia il ragazzo del museo, che viene verso di lui con un po’ di difficoltà a causa della gamba di ferro.
-Allora, trovato una camera?- gli chiede distrattamente
-No, la riccia e la ragazza con venti metri di capelli si sono prese l’ultima libera- risponde sconsolato.
-Mi pare che le uniche rimaste senza compagno siano di Katy Gardner, Margaret Mark, Justin Black e la mia, a te la scelta- gli dice Hiccup indicandogli quattro camere, per poi entrare nella più vicina.
Jack ci riflette un attimo, le ragazze sono da escludere, Justin non sembra un buon auspicio, il cognome gli da fastidio, così opta per quella di Hiccup, che da quanto ha capito lavora e non ci passa molto tempo.
-Hey, tu, ti dispiace se sto con te?- chiede, aspettando un no deciso come risposta, invece rimane sorpreso:
-Certo, nessun problema- gli risponde sorridendogli.
Jack gli sorride a sua volta, e sistema i suoi pochi averi nella sua parte di stanza.
-Mh… che strano, oggi il riscaldamento fa i capricci- commenta poi, andando a controllare il termostato, e alzando la temperatura.
Jack annuisce leggermente imbarazzato, perché sa di essere la causa di quel gelo formatosi nella stanza.
-Allora, perché tutto quel lavoro sulle armi?- chiede per rompere, beh, il ghiaccio.
-Domani c’è una mostra speciale al museo, perché il capo ha trovato dei nuovi oggetti, tra le rocce a nord della città- spiega pensieroso Hiccup, come se stesse cercando di ricordare qualcosa, poi scuote la testa.
-Wow, sembra interessante- commenta poco convinto Jack.
-Come mai ti trovi qui?- gli chiede Hiccup, sempre controllando il termostato.
-Oh…- Jack non sa che dire, “Non ho una famiglia” “sono un pericolo pubblico” “persino in Alaska non vogliono l mio freddo” sembrano delle spiegazioni troppo assurde, si è mai sentito di un ragazzo che porta il freddo? E’ impossibile, ma lui, non si sa come, davvero porta il freddo, a la cosa gli mette i brividi.
“Basta con i doppi sensi sul ghiaccio” pensa arrabbiato con se stesso, la temperatura scende di qualche altro grado.
-Niente da fare, spero che tu non soffra il freddo, perché il riscaldamento è proprio andato- Jack non si trattiene dal sbuffare sonoramente, e Hiccup crede che ce l’abbia con lui.
-Hey, non è colpa mia, se vuoi cambiare stanza fa pure-
-No, non sbuffavo per quello- lo rassicura Jack -Non soffro minimamente il freddo-
-Bene, allora, perché sei qui?- chiede nuovamente il gracile ragazzo.
-E’ una lunga storia- cerca di svincolare Jack.
Prima che Hiccup possa ribattere suona l’allarme che annuncia la cena.
-Vieni, Jack, dobbiamo andare alla mensa- così dicendo Hiccup si alza e si avvia fuori dalla camera, seguito da Jack.

 

-Ma sei sicura, davvero sicura, che sia legale tenere una rana in camera?- chiede per l’ennesima volta Merida a Rapunzel, mentre si avviano verso la mensa per la cena.
-Camaleonte, comunque, qui è tutto concesso, da quello che ho capito- afferma la ragazza, anche se ha qualche dubbio.
-Spero che non si metta a strisciarmi addosso mentre dormo, lo trovo disgustoso- commenta Merida indicando la creatura sulla spalla dell’amica, che per tutta risposta le fa la linguaccia.
-E non farmi questi gesti- lo ammonisce con il dito per aria, Rapunzel non riesce a trattenere una risata.
-Non c’è niente da ridere, questo anfibio mi prende in giro- si lamenta Merida, ora Rapunzel ride di gusto per l’esuberanza dell’amica.
Ma Merida la interrompe:
-Scusa, Rapunzel, tu sai dov’è la mensa?-
La ragazza si guarda intorno, così facendo urta la riccia con i capelli, facendole perdere l’equilibrio.
-Oggi cadono meteoriti, vedo- commenta sogghignante una voce in un angolo.
-Va tutto bene?- chiede un’altra voce, affrettandosi a soccorrere Merida.
-Oh, ciao Hiccup! Scusa Merida!- si affretta a dire Rapunzel aiutando a sua volta l’amica ad alzarsi su.
Jack osserva la scena in disparte, divertito dall’espressione battagliera della rossa, impigliata nei capelli di Rapunzel senza riuscire a districarsi.
-Come vorrei avere una macchina fotografica in questo momento- commenta, suscitando uno sguardo assassino alla riccia.
Dopo una decina di minuti di fatica la ragazza riesce a liberarsi.
Avrebbe una gran voglia di darne quattro al ragazzo platinato, ma dato che è già in ritardo per la cena decide di rimandare i propositi di omicidio a momenti più opportuni.
Si sta già avviando in gran fretta verso la mensa quando si ricorda di non sapere la direzione, così torna indietro, dove Rapunzel sta già chiedendo le informazioni cruciali.
-Hiccup, potresti accompagnarci in mensa? non conosciamo la strada-
-Certo, venite, è qui vicino- annuisce il ragazzo, per poi svoltare con decisione verso destra imboccando un lungo corridoio.
-Ah, a proposito, è permesso tenere gli animali?- chiede approfittando dell’occasione mentre camminano, ignara del caos che i suoi capelli stanno generando dietro di sé, infatti, Jack e Merida devono farsi in quattro per evitarli, e non hanno nemmeno il tempo di litigare.
-Dipende dal tipo di animale, il capo li accetta a meno che non siano rettili, non gli piacciono, credo abbia avuto una brutta esperienza da piccolo.
-Oh…- commenta sconsolata Rapunzel, mentre la testolina di Pascal esce dal suo nascondiglio per consolarla come suo solito.
-Ma chi è quello?- chiede curioso, indicando Pascal.
-E’ un camaleonte- spiega Rapunzel, prendendolo in mano per impedire a Hiccup di spingerlo via dalla sua spalla o di schiacciarlo.
-Si, l’avevo capito, ma come si chiama?- specifica il ragazzo, chinandosi ad osservarlo.
-Pascal, l’hanno trovato con me, è mio amico, non voglio lasciarlo andare- spiega, sorpresa dal fatto che Hiccup non si sia preso un colpo come tutti gli altri.
-Ti capisco, ma non devi lasciarlo andare per forza, il capo ha paura dei rettili, se dici che è una rana, dato che ci somiglia molto, te lo lascia tenere- consiglia Hiccup, osservando attentamente il piccolo camaleonte, che stranamente non gli fa linguacce o espressioni sospettose, al contrario, con grande sorpresa di Rapunzel, sembra provare simpatia per il ragazzo.
-Grazie del consiglio, ma non sono molto brava a mentire, è più forte di me-
-Allora tienilo nascosto, vedo che è un esperto in mimetizzazione- 
-Si, credo che farò così-
Finalmente arrivano nella grande sala in stile rustico, tutti gli altri ragazzi sono già al secondo, ed è rimasto un solo tavolo libero, per sei persone.
-Siamo arrivati?- chiede Jack, che tra i capelli di Merida e quelli di Rapunzel non vede niente di ciò che ha davanti.
-Si- gli risponde Hiccup, poi si avvia nel tavolo libero, seguito dagli altri tre ragazzi, che vengono indicati e bisbigliati da tutti i ragazzi presenti in sala.
Il capo non si vede da nessuna parte, ma è una cosa normale, è solito girovagare per le rocce a nord, dice che hanno in loro molti misteri irrisolti.
Dopo essersi seduti Hiccup gli fa cenno di prendere i piatti e avviarsi al self-service, dove la cuoca gli servirà la cena, ma si dovranno accontentare del secondo.
I ragazzi seguono le istruzioni del ragazzo, e si avviano verso la cuoca, una donna sulla cinquantina dai capelli bianchi e dalla statura ridotta.
-Salve ragazzi- dice con voce farfallina -Dovete essere quelli nuovi- commenta osservandoli attentamente.
-Si Madrina, sono i ragazzi nuovi- conferma Hiccup.
-Oh, ma che gioia, chiamatemi “Madrina”- si affretta a riempire i piatti con una sbobba simile a vomito.
-Se sei simpatica come sai cucinare scommetto che diventeremo grandi amici- commenta sarcastico tra sé e sé Jack, ma la donna lo sente, e sibila:
-Tu non sai ancora quanto, Frost- con tono molto diverso da quello che ha mostrato finora, ha un qualcosa di sfuggente e ostile, che fa venire la pelle d’oca al ragazzo.
-Io non le ho detto il mio nome, come fa a saperlo?-
-Le notizie corrono, da queste parti- la voce di Madrina è tornata farfallina.
Dopo aver ricevuto da mangiare si affrettano a tornare ai tavoli.
Durante la cena Hiccup e Rapunzel parlano come amici, mentre Merida e Jack si limitano a lanciarsi occhiate ghiacciate nel caso di Jack, infuocate nel caso di Merida.
Ma Jack pensa anche a qualcos’altro, gli sembra di sentire qualcosa di sbagliato in tutto ciò che sta accadendo, gli sembra di sentire qualcuno nell’ombra, che trama qualcosa, sente di essere osservato.
Alla fine della cena Merida è la prima ad alzarsi, seguita da Rapunzel.
-Io vado a dormire, Punzie, tu vieni con me?- chiede alla bionda.
-Si, sono stanchissima, ci vediamo domani, Hiccup! Ciao Jack.- e salutando inizia ad avviarsi verso le camere.
-Ciao- commenta distrattamente, perso nei suoi pensieri, pensieri che Merida si sente in dovere di interrompere.
-Hey, che ti è preso, la fata ti ha mangiato la lingua?- commenta infatti indicando Madrina.
-No, sai, stavo riflettendo al modo migliore per tagliarti i capelli nel sonno, sono così incandescenti che mi viene da pensare che qualcuno ti ha gettato dei pomodori in testa- ribatte con un ghigno.
-I miei sono naturali, tu invece è palese che sei tinto- ribatte a sua volta la rossa, colta sul vivo.
-Lo pensano in molti, ma sono naturali- afferma convinto Jack.
-Se vuoi far passare l’informazione per vera farai meglio ad assicurarti prima di non avere ciocche castane- gli consiglia Merida, indicando un punto imprecisato tra i capelli bianchi.
Jack fa l’indifferente, ma si alza a sua volta, e si avvia verso le camere con un cenno a Rapunzel e dicendo a Hiccup:
-Io sto in camera, quando vuoi venire…- 
Poi, quando sta per uscire dalla sala decide di riprovare un trucco accaduto in Alaska.
Prova a concentrarsi sui capelli di Merida, e prova a immaginarli ricoperti di neve.
Si gira a controllare e nota dei bambini indicarla e sussurrare: -Quella lì ha la forfora-
Dopo ciò si avvia in camera sghignazzando e si cambia per andare a dormire, poi, vinto dalla curiosità, si avvia allo specchio, dove nota una ciocca castana tra i capelli bianchi, nitida, che quando è uscito non c’era.
“Ma cosa…?”

 

 

 

(A.A.)
Spero che il capitolo vi piaccia e che i personaggi siano abbastanza IC (lo scrivo sempre perché non sono mai sicura)
Comunque, ringrazio molto Fedejb97, P h o e, e Spirit734 per le recensioni, mi avete fatta molto felice :D
Spero che la storia continui a interessarvi.

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Capitolo 5
*** Una lunga bufera ***


Una lunga bufera

 

E’ passata una settimana dall’arrivo a terranova di Jack, Merida e Rapunzel, ma sembra passato molto più tempo, perché durante la notte di quello stesso giorno è caduta così tanta neve da bloccare completamente ogni accesso alla zona, sempre più isolata man mano che passano le notti.
Ogni notte, infatti, c’è una bufera di neve, mentre la mattina risplende il sole.
Edgar, il proprietario, non è nemmeno riuscito a tornare dopo l’ispezione alle rocce a Nord, e si è fermato in un hotel, lasciando la direzione/dittatura a Madrina, che ha imposto un coprifuoco e delle regole, che impongono di non uscire fuori per nessuna ragione, di non aprire le finestre, di mangiare sempre tutto ciò che gli viene messo nel piatto a cena e di rigare dritto.
Ha cacciato dall’istituto tutti gli animali dei ragazzi, e in cantina ha creato la “prigioiosa”, un luogo dove finisce chi infrange le regole, per scontare la punizione, ma per fortuna non c’è stato ancora nessuno.
Rapunzel passa i pomeriggi a disegnare su un blocco per appunti che le ha dato Hiccup, preso dal museo.
La maggior parte di suoi disegni sono sprazzi della vita quotidiana di questa settimana appena passata, come Merida che mangia una mela sgraffignata alle cucine o Hiccup che gioca con Pascal, gli altri, però, rappresentano scene molto più oscure, quando disegna sovrappensiero, e le righe con la matita escono più confuse, formando disegni molto singolari, come una donna incappucciata dai capelli ricci, soli, e molte, moltissime, luci fluttuanti lontane.
Questo è uno di quei momenti che la testa è altrove mentre disegna, che cerca di ricordare un sogno fatto, senza però riuscirci.
Pascal, per fortuna, non è stato trovato da Madrina, quindi è ancora con lei, pronto a mimetizzarsi tra i suoi capelli ad ogni visita, tranne quelle di Hiccup, naturalmente.
Strano a dirsi ma il rettile ha preso il magro ragazzo molto in simpatia, e anche la sua proprietaria ci ha stretto una grande amicizia.
Ciò ha anche fatto smettere un po’ la guerra fredda tra i loro due compagni di stanza, ma Jack continua a punzecchiare Merida, approfittando della sua testa calda.
Sta pensando al sogno, cercando di ricordarlo quando bussano alla porta.

 

Hiccup vive i giorni di neve con leggera noia, per passare il tempo ha sistemato il museo, lucidato gli scudi, affilato le spade e pulito le teche impolverate.
Sente un grande legame con quel posto, un legame che lo tiene legato lì, come se stando lì fosse a casa, gli sembra sempre di essere sul punto di ricordare la vecchia vita, ma ha solo dei flash mentali, che ogni tanto gli disturbano la mente, lasciandolo assente per qualche minuto.
La notte fatica a dormire, per via di Jack, che dorme poche ore e si svegli assalito dagli incubi, e per via del freddo della camera, che raggiunge il culmine proprio di notte, quando nevica.
Questa mattina si è svegliato più tardi del solito, e dopo colazione decide di fare un salto da Rapunzel per poi dirigersi al museo.
Ha fatto amicizia con Rapunzel anche grazie a Pascal, il suo camaleonte, gli piace molto giocare con lui, gli ricorda un vecchio amico, almeno così sente.
Bussa alla porta con delicatezza, per non svegliarla nel caso dorma, e Rapunzel gli apre sorridente, in pigiama e con i piedi scalzi.
-Hiccup, come va?- gli chiede allegramente, facendolo entrare.
-Non c’è male- le risponde il ragazzo entrando -ti ho svegliata?-
-No, non preoccuparti, stavo solo disegnando- Rapunzel indica il quaderno sul suo letto e Hiccup gli lancia un’occhiata veloce, per poi soffermarsi più a lungo sull’immagine.
E’ uno dei disegni oscuri di Rapunzel che non fanno capire molto bene il soggetto, lo prende e lo osserva meglio.
Due occhi, un muso, delle ali, uno schizzo nero e una coda non completa.
Gli viene uno dei suoi flash, uno dei suoi puzzle mentali incompleti:
“-Troviamo il nido, distruggiamolo e distruggeremo loro-
-Ascoltami, c’è qualcosa sulla loro isola, una bestia mai vista prima-
-Siamo vichinghi, sono rischi del mestiere-
Un mare di fuoco, una groppa nera, due grandi occhi verdi”

-Hiccup, tutto bene?- Rapunzel si avvicina a lui spaventata, fissa il disegno con occhi vitrei, come se non fosse realmente lì.
Quando si riprende rischia di cadere a terra, tenendosi la testa con fare confuso.
-Cosa è successo?- gli chiede Rapunzel affrettandosi a farlo sedere sul letto.
-Niente, niente- le risponde lui evasivo -Io… devo andare- 
-Ma…- prova a ribattere la bionda, ma lui si affretta a uscire ancora sovrappensiero.
-Ci vediamo dopo- sussurra in fine borbottando, e osservando Pascal fare capolino dalla borsa per lanciarle un’occhiata eloquente.
Mettendosi una ciocca dietro l’orecchio annuisce alla muta proposta dell’amico, e si affretta a vestirsi.

 

Merida non riesce ancora a capire perché Madrina faccia mangiare a cena solo una sbobba grigia fin dal primo giorno quando la cucina è piena di ottimo cibo: frutta, verdura, dolci, carne, pesce, c’è di tutto!
Da quando ha iniziato a nevicare passa molto tempo in cucina, ben attenta a non farsi beccare da quella psicopatica di Madrina, che per fortuna tiene d’occhio specialmente Jack Frost.
Le è stato subito antipatico dal primo momento che l’ha visto, subito l’ha presa per il verso sbagliato, ma ora erano arrivati ad un tacito accordo: niente liti davanti a Hiccup e Rapunzel.
Aveva preso Rapunzel molto in simpatia, nonostante la grande differenza di carattere.
Rapunzel è una ragazza ingenua, incline a fidarsi, eppure è molto timida, sembra non conoscere affatto il mondo esterno, quindi si barrica in camera quasi tutto il giorno a disegnare.
Merida invece è esuberante, energica, non riesce a stare rinchiusa, e ama andare all’avventura, oltre al fatto che infrange con piacere le regole.
Sta giusto mangiando beatamente dei biscotti quando si sente tirare i capelli.
Si gira di scatto, pensando di trovare Madrina, ma con sollievo nota che è solo Jack.
-Ah, sei solo tu!- sospira rasserenata, poi si riprende, e lo guarda in cagnesco -Ma tu che ci fai qui?- gli chiede con irruenza.
-Sai, ho visto una massa rossa dalla cucina e credevo stesse andando a fuoco- risponde semplicemente Jack, appoggiandosi contro il muro.
-Humpf! Che vuoi?- gli chiede lei con tono di sfida, incrociando le braccia al petto.
-Perché devo volere qualcosa per venire in cucina dove casualmente c’è una ragazza bersaglio perfetto di scherzi subito dopo aver fatto colazione, e quindi non avendo fame?- risponde lui.
-Beh, se non hai da fare puoi anche smammare- così dicendo indica la porta, e torna ai suoi dolci.
-Ma dov’è finita la tregua, principessa?- Jack fa il finto offeso, ma sorride sotto i baffi.
-Non chiamarmi così, e comunque non c’è nessuna tregua, solo in compagnia di Rapunzel e Hiccup- si gira alzando la testa, segno evidente di congedo, ma il ragazzo non demorde.
-Sei davvero sicura che non ci sia nessuna tregua?- i avvicina furtivamente alla ragazza, che, ignara del pericolo afferma:
-Nessuna nessunissima tregu…- ma prima che possa finire la frase Jack piomba su di lei e le fa il solletico.
Colta di sorpresa non fa in tempo a dimenarsi, e dopo due minuti di pugni mancati e scalciamenti  si ritrova senza fiato a supplicare:
-Tregua… tregua… smettila…-
Lui ridacchiando la lascia andare, e lei gli tira un pugno sul braccio, senza riuscire a trattenere un sorriso appena accennato.
-Non farlo mai più, Frost- cerca di assumere un cipiglio offeso e autoriatario, ma riesce solo ad ottenere un’espressione buffa, che fa ridere ancora di più Jack.
-Dumbrok, ammettilo, ti sei divertita- Jack assume un’espressione furbetta, e, alzandosi, le porge la mano.
Merida, però, si alza da se, lasciando Jack con la mano per aria.
-Che ti aspettavi, che la prendessi?- gli chiede sarcastica.
-Ci speravo, volevo toglierla all’ultimo, ma vedo che il mio trucco non ha funzionato- risponde lui passandosi una mano tra i capelli.
-Ma tu non pensi mai a qualcosa che non sia uno scherzo?- gli chiede lei sbuffando.
-No, non credo, è il mio centro- risponde lui di getto, come se non ci pensasse.
-Che significa il tuo centro?- prova a chiedergli lei, ma viene interrotta da una voce farfallina all’uscio:
-Bene, ragazzi, spero vi siate divertiti perché vi attende una brutta notte, oggi-

 

-Hiccup, vuoi dirmi cosa è successo?- continua a chiedere Rapunzel, ma il ragazzo resta zitto e pensieroso.
-Hiccup, ti prego, ti supplico dimmi qualcosa- prova ancora la ragazza, scuotendogli la spalla e bloccandogli il cammino, ma lui continua a ignorarla bellamente, così lei perde la pazienza.
Prende una ciocca di capelli e la lancia verso di lui per bloccarlo, poi lo avvicina finché non si trovano a pochi centimetri di distanza.
Lui ha un’espressione totalmente sgomenta, e lei ha messo su un’espressione risoluta.
-Dimmi cosa ti è successo o non uscirai più da qui- lo ammonisce, e lui si vede costretto a rivelarle i suoi sospetti, evitando accuratamente di guardarla.
-Tu credi nell’esistenza dei draghi?- le chiede a sorpresa.
-Draghi?- lei abbandona l’espressione combattiva per lasciare spazio a uno sguardo confuso.
-Si, draghi, ali, sputano fuoco, coda, molto, molto grandi- cerca di spiegarle Hiccup, indicando la statuina nella teca lì vicino.
-Esistono?- chiede la ragazza sempre più confusa.
-Sono creature mitologiche, quindi non dovrebbero esistere- spiega pazientemente, pronto ad andare alla fase successiva.
-Io… non lo so- Rapunzel non riesce a capire, se non esistono allora perché lui le chiede se lei ci crede?
-Beh… ogni volta che ho dei flash riguardano tutti dei draghi, e dei vichinghi, e un mare di fuoco- cerca di spiegarle per bene le sue “visioni” -E il disegno che hai fatto tu era u drago… che io credo di conoscere-
Ora Rapunzel è interessata, Merida le ha raccontato qualcosa sui fuochi fatui, ai quali molti non credono, ed ora Hiccup le parla dei draghi.
-Forse passi molto tempo qui, o forse vieni da un posto in cui ci sono molti draghi- prova a suggerire.
-Nessuno ha mia visto un drago prima d’ora- cerca farle capire Hiccup, ma lei si è esaltata all’idea.
-Possiamo cercarlo, ritroveresti le tue origini, chissà come sono belli i draghi, sono rettili, andranno d’accordo con Pascal, potremmo cercare il loro nido e riportarti a casa e…-
Alla parola “nido” Hiccup ha un brivido di paura, e si affretta a bloccare Rapunzel.
-Basta, Rapunzel, non esistono i draghi, sono solo un visionario- lui è il primo a non crederci, ma non vuole farsi speranze vane, i draghi non esistono, almeno così continuano a dirgli.
Lei sembra ferita, lo libera dai capelli e si avvia in camera, seguita da Pascal che gli lancia un’occhiata come a dire: “ti tengo d’occhio”.

 

-Oh, per tutti gli orsi!- esclama Merida alla vista della donna.
Per tutti i calmonigli!- esclama invece Jack, suscitando un’occhiata confusa da parte di Merida.
-Ragazzi, per essere entrati in cucina senza permesso vi condanno ad una intera nottata nella prigioiosa, avete qualche dichiarazione da fare?- ha la voce affabile, ma a Merida viene una grande voglia di prenderla a schiaffoni.
-Scusa, Madrina, ma non hai messo una regola per impedire a dei ragazzi di entrare in cucina- obietta Jack
-Non si può mangiare il cibo dalla cucina senza permesso- ribatte Madrina
-Ma chi ti dice che abbiamo mangiato qualcosa?- le dice Jack, certo di non poter essere colpevolizzato.
-Sa, Frost, ha ragione, verrà punita solo la signorina Dumbrok, mancano cinque biscotti nella scatola- cede Madrina, ma non ha perso il tono affabile e farfallino con una nota acida, come se si aspettasse la reazione del ragazzo:
-Sono stato io a mangiare i cinque biscotti- dice Jack frettolosamente, senza riflettere, accontentando i sospetti di Madrina.
-Porta per la cantina, alle sette, saltando la cena- si limita a commentare ed esce dalla stanza, seguito da Jack che non degna Merida neanche di un’occhiata.

 

 

 

 

(A.A.)
Avevo bisogno di mettere in evidenza il rapporto creato tra Merida e Jack, e quello tra Rapunzel e Hiccup, ma nel prossimo capitolo torneranno una squadra.
Spero che vi piaccia e spero di aver rispettato i personaggi, perché è stato un po’ difficile in questo capitolo.
Al prossimo.

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Capitolo 6
*** Sospetti e incertezze ***


Sospetti e incertezze

 

Quando Jack rientra in camera vi trova Hiccup intento ad osservare fuori dalla finestra mentre riflette con espressione depressa.
-Wow! Ci siamo scambiati i ruoli- commenta Jack avvicinandosi al compagno di stanza.
Infatti, da quando Jack è arrivato all’orfanotrofio viene spesso beccato da Hiccup che riflette guardando fuori dalla finestra.
-Ho litigato con Rapunzel- spiega il ragazzo avvilito, Jack capisce dal tono di voce che è davvero giù di morale, e prova a tirarlo su, cambiando argomento.
-Sai, ti volevo avvertire che oggi passerò la notte nella prigioiosa- ha un tono di voce tranquillo, per niente spaventato dalla prospettiva di una notte in una prigione in cantina, ma Hiccup non la pensa allo stesso modo, e si volta di scatto inorridito.
-Che cosa hai detto?!- esclama.
Ok, forse non l’ho tirato su di morale” pensa Jack, ma decide comunque di distrarlo da Rapunzel.
-Passerò tutta la notte nella prigioiosa, Madrina ci ha beccati in cucina, e mi ha punito perché Merida ha mangiato cinque biscotti- risponde con nonchalance.
-Cos… Scusa, non ho capito, ha punito te perché Merida ha mangiato cinque biscotti?- Hiccup sembra confuso, ma almeno non è depresso.
-Io mi sono preso la colpa, ovviamente- spiega Jack come se non fosse niente di che.
-Ma… tu odi Merida, perché ti sei sacrificato per lei?- Hiccup è molto pensieroso, ma Jack non la pensa allo stesso modo.
-Non mi sono sacrificato per lei, Madrina sembrava così sicura che volevo contraddirla, mi è venuto spontaneo- risponde alzando le spalle.
-A proposito di Merida, lei… non ha ricevuto una punizione, vero?- chiede speranzoso Hiccup.
-No, mi pare di no, ha detto solo: “Porta per la cantina, alle sette, saltando la cena”- Jack le fa il verso per far sorridere Hiccup, che però impallidisce, e cerca conferme
-Ha detto proprio “Saltando la cena”?- chiede, sperando con tutto il cuore di sbagliarsi.
-Si, perché?- chiede Jack confuso.
-Aspettami qui- e Hiccup esce in fretta e furia dalla porta, per quanto riesca con la gamba di metallo, lasciando Jack solo e piuttosto confuso.
-Beh… buona fortuna… ci vediamo dopo…- dice titubante, ed esce a sua volta dalla porta.
Certo che sono strane le persone che incontro, non strane quanto me, ma strane”


 

-E poi ha detto che era un visionario, che i draghi non esistono e…- Rapunzel va avanti e indietro per la stanza, urtando Merida con i capelli ogni volta che si gira, ma la rossa non le presta molta attenzione, ed è seduta sul letto giocando con la capigliatura rosso fuoco.
Sta pensando a quello che Jack ha fatto per lei, ma non si sente grata o altro, si sente quasi presa in giro, come se Jack l’abbia salvata solo perché crede che sia una ragazza debole.
Ma ha tutta l’intenzione di dire a Madrina chi sia il vero colpevole, e di prendersi le sue responsabilità, non ha paura di una nana sovrappeso.
-…Merida, mi ascolti?- chiede Rapunzel guardandola storto.
-Si, certo- Merida cade dalle nuvole e cerca di assumere un tono attento, per poi commentare -Stavo solo pensando che… ci siamo praticamente scambiate di ruolo- questa scusa campata in aria ha la sua logica, e Merida inizia a rifletterci sul serio.
Infatti, di solito, è lei che va avanti e indietro per la stanza lamentandosi di Jack mentre Rapunzel è seduta sul letto a pettinarsi i capelli.
-Ma… che centra! Io voglio capirci qualcosa al più presto- esclama Rapunzel, incrociando le braccia e sedendosi sul letto imbronciata.
“E’ ufficiale, ci siamo scambiate la personalità”
-Su, calmati, Punzie, anche io voglio capirci… di cosa stiamo parlando esattamente?- chiede, ha completamente perso il filo del discorso.
-Ma dei miei disegni, del tuo sonnambulismo e delle visioni di Hiccup, hanno un nesso, lo sento- spiega Rapunzel, gettando il quaderno con i disegni a Merida, che inizia a sfogliarlo titubante.
-Questo disegno getta ombra alla mia immagine- commenta infastidita, indicando con enfasi un disegno.
Rapunzel si avvicina per capire cos’ha infastidito l’amica, e non riesce a trattenere una risata.
Nell’immagine Merida sta dormendo, i capelli sono molto disordinati sul cuscino e tiene stretta una ciocca di Rapunzel come se fosse un pupazzetto di peluche.
-Comunque, dovevi vedere questi- e sfogliando le pagine le mostra i suoi disegni oscuri.
-Oh…- Merida non riesce a dire altro, non capisce nemmeno i soggetti delle immagini, quindi chiede a Rapunzel:
-Cosa sto osservando esattamente?- 
La bionda alza gli occhi al cielo esasperata, poi le spiega pazientemente:
-Ho disegnato questa donna senza intenzione, ma non la conosco, non credo di averla mai vista, quindi significa che la conoscevo prima di venire qui, e tu continui a parlare di fuochi fatui, e Hiccup dice di ricordare draghi, quindi, ho pensato, forse noi siamo collegati da qualcosa, forse veniamo da un qualche posto dove queste cose esistono- spiega compiaciuta, saltellando da una pare all’altra -Hai capito?-
Merida guarda l’immagine, non capisce niente del discorso di Rapunzel, certo, la magia può esistere, e i fuochi fatui, ma non riesce a seguire bene l’amica, così si limita a commentare:
-Quindi è una donna? A me sembrava un uomo nero e strano- 
Rapunzel sospira sconsolata.

 

-Haddock, che ci fa in cucina, vuoi farmi l’onore di seguire il tuo amico nella prigioiosa stanotte?- dice Madrina con voce farfallina al nuovo venuto in cucina.
-No, Madrina, volevo solo chiederti cosa si mangia per cena- risponde cortesemente, tremando e sperando che le sue intuizioni siano false.
-Per cena… oggi c’è la carne, e un contorno di purè, devi continuare a disturbare o puoi levarti dalle scatole?- gli risponde armeggiando in cucina.
-Niente sbob… composto di avena che fai di solito?- chiede, i suoi sospetti stanno diventando realtà.
-No, oggi no, ma domani ci sarà nuovamente, è un giorno speciale, il compleanno di… mio… il mio compleanno- spiega con la solita voce terribilmente falsa e fastidiosa.
-Ah… auguri- commenta sconsolato il ragazzo, uscendo e avviandosi in camera.
-Haddock… se il tuo amico non rientra immediatamente nell’istituto lo rinchiuderò nella prigioiosa anche la prossima notte- lo avverte lei con un ghigno subdolo, e Hiccup si precipita fuori.
Correndo incrocia Emily, una ragazza che copierà 18 anni tra pochi giorni, che gli dice.
-Hic, ho visto il ragazzo strano, tuo compagno di camera a quanto so, sul tetto dell’istituto (ne ho visto solo l’ombra, credo fosse lui), sarà il caso che lo riporti dentro, altrimenti Madrina lo ammazza- lo avverte, indicando un’ombra fuori dalla finestra.
-Per Odino! Grazie Emily- e con un cenno di saluto corre in soffitta, dove una finestra si colloca direttamente con il tetto.
Figlio di un mezzo troll, gli avevo detto di restare in camera e lui esce, se finisco nei guai per colpa sua lo…” 
Ma in realtà Hiccup non ha paura di finire nei guai, ma che lui finisca nei guai, non vuole, già la prigioiosa è terribile, oltre a quello che ha appena scoperto sul suo conto.
-Jack! Jack! sei qui?- urla alla finestra, di Jack non si vede nemmeno l’ombra, e, con la consapevolezza che se ne pentirà amaramente, esce dalla finestra per setacciare il tetto.
-Jack! Jack!- chiama in giro, il freddo è incredibile, e la neve gli arriva al ginocchio.
Poi scorge una figura sul bordo del tetto, che fissa l’orizzonte.
Capelli bianchi con sette ciocche castane, carnagione pallida, felpa blu, si, è Jack
-JACK!- gli urla contro, sforzandosi di raggiungerlo in fretta.
Il ragazzo si gira stupito, non riesce a credere che l’amico l’abbia seguito, ma sopratutto che l’abbia trovato.
Sono alcuni giorni che sale sul tetto per schiarire le idee, non riesce proprio a stare chiuso, è troppo soffocante per lui, specialmente nelle giornate di neve.
-Hic, che ci fai qui?- gli chiede stupito.
-Cosa ci faccio io? Cosa ci fai tu, piuttosto, sai che è vietato, se non rientri Madrina ti mette in prigioiosa per tantissimo tempo- lo ammonisce, tremando come una foglia.
-Cosa? ma… te l’ha detto lei?- chiede, al contrario dell’amico non sente freddo, beh… non molto, almeno.
-Si, ti ha scoperto, se non rientri subito ti rinchiude in prigioiosa- gli spiega Hiccup velocemente, e con questo freddo il mare di fuoco nelle sue visioni sembra quasi un sogno meraviglioso.
-Oh…- Jack si morde il labbro inferiore, non vuole tornare dentro, si trova così bene in mezzo alla neve, ma si alza e segue Hiccup alla finestra.
-Ah, a proposito, ti devo assolutamente parlare- gli dice Hiccup mentre passa dalla finestra.
L’allarme della cena suona, e Jack è costretto ad abbandonare l’amico per dirigersi in cantina.
-Scusa, Hic! Ne parliamo domani, salutami Rapunzel- gli dice prima di scomparire di sotto.

 

Merida, appena sentito l’allarme, esce in tutta fretta dalla camera e si avvia nella porta della cantina, decisa a prendersi le sue colpe.
Ma prima di arrivare incontra il soggetto delle sue disgrazie, meglio conosciuto (o sconosciuto) come Jack Frost.
-Che ci fai qui, la mensa è da quella parte- le dice con tono scherzoso, certo che la ragazza abbia solo sbagliato direzione, come la prima volta che sono andati in mensa.
-La cantina, però, è di là- gli risponde lei incrociando le braccia e guardandolo con aria di superiorità.
Jack passa dal divertito al confuso in un nanosecondo.
-Cosa, ha messo in punizione anche te?- le chiede con falsa noncuranza, sperando vivamente di sbagliarsi.
-No, ma io non sono debole come tu pensi che io sia, e sconterò la punizione com’è giusto che sia- gli risponde dandogli le spalle.
Jack tira un sospiro di sollievo, suscitando un’occhiata di soppiatto da Merida.
-Mi piacerebbe davvero vederti in quella gabbia…- inizia Jack riacquistando un tono scherzoso e ghignante.
-E allora perché ti sei sacrificato?- lo interrompe Merida arrabbiata, non vuole che gli altri facciano qualcosa per lei, non sa come comportarsi.
-Io non mi sono sacrificato- puntualizza Jack -E comunque, io… - si interrompe un attimo per trovare le parole, Merida alza un sopracciglio impaziente.
-E’ stata colpa mia se ci ha beccati, quindi è giusto che prenda io la punizione- dice infine, mettendosi le mani in tasca e alzando le spalle noncurante.
-Inoltre a me metterebbe in punizione comunque- continua, Merida apre la bocca per chiedere spiegazioni ma Jack la interrompe con un gesto della mano -e non voglio passare un’intera notte con te, sarebbe una punizione nella punizione- conclude il non-più-tanto albino.
Merida, all’ultima affermazione, diventa livida di rabbia, e si allontana sibilando tra i denti.
-Spero che la prigioiosa sia una camera di tortura, pezzo di un corvo impagliato con i capelli tinti- 
Quando entra in sala da pranzo, ancora arrabbiata, trova Hiccup e Rapunzel intenti a parlare amabilmente.
“Rapunzel non sa tenere il muso a lungo” pensa tra se quasi divertita.
-Merida, eccoti finalmente- le dice la bionda, facendole segno di sedersi accanto a lei, nota distrattamente che accanto ad Hiccup c’è un’altra sedia vuota, e non capisce per chi sia.
-Oggi Madrina ha lasciato il self-service- spiega allegra, indicando i vassoi.
-Wow, carne, ha finalmente ampliato i suoi orizzonti culinari?- chiede servendosi un bel piatto pieno, cercando in tutti i modi di godersi la serata per non rovinarla a Rapunzel.
-Merida, hai visto Jack?- le chiede però lei con curiosità, guardandosi attorno.
Merida non vuole rispondere, sa che se scopre che Frost è in punizione ne sarà sconvolta, preoccupata e non vuole guastare il suo buonumore, ma Hiccup non è nello stesso avviso
-Si, è nella prigioiosa- risponde, infatti,  senza pensare, guadagnandosi un calcio da parte di Merida da sotto il tavolo.
-Che c’è?- chiede infastidito, ma la risposta la vede da solo.
Rapunzel si è portata una mano alla bocca, con gli occhi sgranati, e chiede spaventata:
-Cosa?-
Hiccup capisce di averla fatta grossa, si era impegnato per non dirglielo, all’inizio, ma era sovrappensiero, e tutto il lavoro fato mentre aspettavano Merida per fare pace e metterle il buonumore era stato vano.
-E’… nella prigioiosa, con… Madrina, ma starà bene, domani mattina tornerà, insomma, prigioiosa non è un termine molto spaventoso- cerca di tranquillizzarla, ma Rapunzel sembra pensierosa, quasi infastidita, e inizia a toccarsi nervosamente i capelli.
-Anche torre non sembra un termine di vera prigionia, non sembra una gabbia, sembra un bel posto- dice sovrappensiero, come se stesse ricordando qualcosa.
-Punzie, di che stai parlando?- le chiede Merida, mettendole una mano sulla spalla in segno di conforto.
Rapunzel sembra riprendersi
-Non… non lo so, dobbiamo salvare Jack!- esclama determinata, alzandosi in piedi.
-Frema un momento- la richiama Merida, che non ha nessuna intenzione di rischiare altri guai per quel tinto, o meglio, vuole rischiare molti guai, ma non vuole proprio fare niente di niente per quel ghiacciato di Frost.
-Che c’è? Perché siete ancora seduti?- chiede confusa, come se per lei fosse naturale scendere in un luogo strano e sinistro solo per vedere se un ragazzo che si conosce solo da una settimana stia bene.
-Rapunzel, non sappiamo se Jack starà male, e, stanne certa, se vuole uscire non avrà bisogno del nostro aiuto, sarebbe capace di allontanarsi dall’istituto senza neanche prendere la giacca e sarebbe comunque in grado di sopravvivere- cerca di farla ragionare Hiccup, con una nota di sospetto, pensando a com’era tranquillo sul tetto mentre lui si stava congelando.
-Beh…- Rapunzel inizia a pensarci su.
-E poi, andiamo, Madrina non può fargli niente di male, è contro la legge- dice con sicurezza Merida per distoglierla del tutto da quell’idea folle.
Almeno credo” riflette però nella sua testa, senza osare esternarlo ad alta voce.
-Forse avete ragione, è meglio che lo lasciamo lì, tanto non gli può succedere niente, giusto?- chiede riacquistando il sorriso.
Gli amici si affrettano ad annuire.
“E perché ho una strana sensazione al riguardo?” pensa tra se e se.

 

Jack ha raggiunto la porta della cantina, e Madrina lo accoglie senza neanche fingere di non godere della sua punizione.
-Tu ci dai molti problemi, Frost, ma vedremo di fartela pagare a dovere- gli dice perfida, abbandonando il tono farfallino e aprendo la porta, che emette un suono sinistro.
-Hai pagato gli effetti speciali per lo scricchiolio?- chiede Jack per darle fastidio.
-Oh… Frost, vedrai che effetti speciali, tutti per te e per i tuoi tre amichetti- risponde maligna Madrina, entrando, seguita da Jack e chiudendosi la porta alle spalle.
La sala è completamente buia.
Jack sta iniziando ad inquietarsi, l’aria si fa più fredda.
-Paura, guardiano?- chiede la donna (se così si può definire) tirando fuori un bastone luminoso da una tasca, che illumina il posto di una luce violetta.
“Aspetta, Madrina non ha le tasche” pensa Jack, iniziando a capire qualcosa.
-Come… come mi hai chiamato?- forse inizia a ricordare qualcosa, sente un ricordo, una luce, uscire dalla sua mente, Madrina spalanca gli occhi, come se avesse capito, il ché è strano, perché non sta capendo neanche lui.
-Ti sei sacrificato, per la DumBroch, i tuoi ricordi vogliono tornare- dice quasi tra se.
-Io non mi sono sacrificato per nessuno, che stai dicendo? cosa c’entrano i miei ricordi?- le urla contro, gli sta venendo mal di testa.
-Oh… Frost, non preoccuparti, non permetterò che i tuoi ricordi tornino a galla, non finché sarò qui, non finché avrò tutto il mio potere- gli dice lei senza scomporsi.
Jack inizia davvero a preoccuparsi, quella cuoca è una pazza furiosa, sacrifici, guardiani bacchette e ricordi, poteri magici, è una matta, una folle, oppure… può essere che sia davvero…
-Si, Jack, sono una fata, la fata madrina, per l’esattezza, direttamente de Shrek, ed ora, buona notte-
Con un gesto della bacchetta, Jack viene legato mani e piedi, e con un’altro misurato gesto, tutto intorno a lui si fa oscurità così profonda da pensare che non possa esistere la luce.

 

 

 

 

 

 

(A.A.)
Chi di voi aspettava questo colpo di scena?

*tutti alzano la mano*

Che peccato, speravo di avervi fatto una sorpresa

*si ritira in un angolo ad autocommiserarsi*

Due ore dopo
Ok, che ne dite, vi è piaciuto il capitolo?
Ammetto che è un capitolo un po’ di passaggio, ma il prossimo sarà scoppiettante, ve lo prometto, e si troveranno tutti insieme.
Si, oggi non li ho fatti incontrare, il capitolo doveva essere direttamente la prigioiosa, ma sarebbe stato troppo lungo, e ho deciso di tagliare.
Al prossimo capitolo, che spero vi piacerà!

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Capitolo 7
*** La Prigioiosa (Pt.1) ***


La Prigioiosa
(Pt. 1)

 

Rapunzel si trova in un castello argentato, i suoi capelli sono legati in una treccia ma indossa ancora il pigiama.
Si guarda intorno, i muri sembrano fatti di roccia argentata, e il pavimento è duro, eppure comodo.
Si sta chiedendo cosa ci faccia qui quando una voce irrompe nella stanza.
-
Rapunzel, che piacere averti qui, devo chiederti di fare una cosa molto importante-
Nonostante le parole cortesi la voce è fredda, inespressiva, che non lascia trasparire emozione alcuna.
-Chi… chi sei, perché sono qui, cosa sta succedendo?- prova a chiedere la ragazza titubante, senza avere la minima idea di dove sia finita, e senza riuscire a vedere il suo interlocutore.
-So che sei spaventata, ma non devi temere, io non sono tuo nemico e voglio solo chiederti una cosa- le dice la voce, lei però inizia a spaventarsi, è una voce troppo inespressiva, inquietante.
“Cos’ha detto Merida? Se fai un brutto sogno devi darti un pizzico e ti sveglierai” si porta un amano al braccio pronta a pizzicarsi, ma la voce esce nell’ombra, lasciandola interdetta:
-No, non farlo, tu sei l’unica che crederà in me, devi guardare fuori dalla finestra, e devi…- si blocca come incapace di continuare.
Ora che è alla luce Rapunzel nota che è un ragazzo della sua età, con i capelli argentati e gli occhi che sembrano due pietre inespressive e impenetrabili, nonostante l’aspetto inusuale Rapunzel decide di fidarsi, è nella sua natura, non riesce a riconoscere il male.
-Cosa devo fare?- chiede, la mano ancora sul braccio pronta ad andarsene nel momento più opportuno, se accade qualcosa di grave.
-Non posso dirtelo io, non posso intervenire, ma Jack mi sta particolarmente a cuore, e… tu guarda fuori dalla finestra, ti prego- è la prima volta che un’emozione sembra uscire dal suo volto, supplica, forse, o preoccupazione, e colpevolezza, è troppo nascosta per approfondire.
-Come posso fidarmi di uno che neanche conosco?- chiede lei, ma sa già che lo farà, non potrà farne a meno.
-Mi chiamo Manny, tu hai una grande forza, Rapunzel, ricordalo- le dice lui, la ragazza si rilassa a conoscere il suo nome.
Ma prima che Manny possa aggiungere altro il castello inizia a sbriciolarsi in piccoli pezzi di carta, così come il corpo del suo interlocutore, che le lancia un ultimo avvertimento prima di sparire:
-Credi!-
E poi Rapunzel si sente precipitare.
La ragazza si sveglia con un sobbalzo, trattenendo a stento un urlo, ma si ritrova nel suo letto.
Si tocca i capelli per vedere se sono ancora intrecciati, ma sono sciolti e disordinati come ogni notte.
Una parte di lei le dice di tornare a dormire, ma ripensa alle parole del ragazzo, di Manny, nonostante l’inespressività sembrava davvero stargli a cuore che lei vedesse fuori dalla finestra, e decide di assecondarlo.
Si alza dal letto, rabbrividendo al contatto dei piedi scalzi sul pavimento, poi si avvia lentamente alla finestra, cercando di non fare rumore per non svegliare Merida.
Scosta le tende e osserva fuori dalla finestra, la bufera è più violenta del solito, ma nella neve sembra apparire un’immagine, come tracciata da un bastone, che non riesce a vedere bene.
Preme il naso contro il vetro assottigliando gli occhi, e, anche con l’aiuto della luce lunare, riconosce l’immagine di una figura legata mani e piedi, e con gli occhi chiusi, come svenuta.
Ci mette pochi secondi per afferrare l’immagine, e lancia un gridolino scioccato.
“Per tutte le luci fluttuanti, è Jack!”

 

Hiccup non riesce a dormire, sta pensando e ripensando a quello che è successo a Jack, al fatto che ogni volta che entra in una stanza la temperatura cala, al fatto che non senta mai freddo neanche con dieci gradi sottozero, al fatto che ora che non è in camera il riscaldamento ha reiniziato a funzionare.
Si rigira per l’ennesima volta nel letto, cercando di prendere sonno, negli ultimi giorni sono successe cose davvero strane, a cominciare dalla strana bufera, che parte di notte e di giorno scompare lasciando solo la neve che ha portato, che ha quasi seppellito tutto il centro.
Si obbliga di pensare a cose allegre, come Rapunzel che si offre con occhi da cucciolo di pettinare Merida, come a quella volta che Jack ha preso un po’ di neve dalla finestra e l’ha lanciata a Merida mentre non guardava, riuscendo pure a scampare alla punizione, come a quella volta che Merida si è vendicata facendo inciampare Jack sui capelli di Rapunzel.
Jack non se l’è presa per niente, è la sua grande differenza rispetto a Merida, lei si infiamma subito, mentre lui si diverte e basta.Continua ad agitarsi nel letto, pensando alla teoria di Rapunzel.
Lei crede che vengano tutti da qualche luogo misterioso dove esistono draghi, fuochi fatui e strane signore incappucciate, e lui inizia a pensare che ci possano essere anche strani ragazzi che sopportano il freddo e forse lo controllano anche.
Non vuole pensarci, cerca di far sparire il pensiero dalla testa, e prova nuovamente a dormire.
Sta giusto per prendere sonno quando sente un rumore alla finestra, come se qualcuno cercasse di raschiare il ghiaccio.
Si tira su di scatto, guardandosi intorno, dalla tende entra la luce lunare.
Si alza lentamente, con circospezione, e si avvia alla finestra.
Sul vetro, incisa nel ghiaccio, compare una scritta, dalla grafia inconfondibile.
*Quella cuoca è una pazza furiosa, salvami!*
“Per il grande Thor… Jack?” pensa Hiccup sconcertato, studiando la scritta con attenzione, così tanta attenzione che quando sente bussare alla porta per la sorpresa cade a terra.
Merida e Rapunzel, allertate dal rumore e con la paura che Madrina possa scoprirle, entrano velocemente nella stanza, la prima assonnata e contrariata, la secondo preoccupata e vigile.
Rapunzel aiuta Hiccup a rialzarsi, indossa la camicia da notte e ha i piedi scalzi.
-Hiccup, stai bene?- chiede premurosa.
-Si, non preoccuparti- risponde sedendosi sul proprio letto, poi si blocca sul posto e si gira di scatto verso Rapunzel e Merida
-Ma cosa ci fate qui?! Il coprifuoco è scattato da un pezzo, se Madrina vi becca fate le fine di Jack!- esclama, più rivolto a Rapunzel che a Merida, non tanto perché non teme per la sua incolumità, quanto perché si è rimessa a dormire nel letto di Jack, o almeno così sembra, ma è proprio lei a rispondere, con voce assonnata:
-Chiedilo a Rapa, mi ha svegliata farneticando su Jack e su un ragazzo in un castello dorato…-
-Argentato- la corregge Rapunzel 
-Come ti pare, fatto sta che l’ho portata da te perché puoi farla ragionare- conclude Merida, e si gira nel letto, segno che lascia campo libero a Hiccup, che non ha ancora capito la situazione.
-Non sono pazza, Jack è in pericolo e dobbiamo salvarlo!- esclama Rapunzel con determinazione.
Hiccup le fa cenno di abbassare la voce, poi le chiede:
-Allora, che cosa è successo?-
Rapunzel sente un po’ di speranza, magari Hiccup crederà e riuscirà a convincere anche Merida, così racconta velocemente, ma con dovizia di particolari, l’incontro notturno avuto con Manny.
Hiccup è piuttosto confuso, non riesce a credere che lei sia così convinta, dopotutto è solo un sogno, così, alla fine del racconto, cerca, come diceva prima Merida, di farla ragionare.
-Quindi tu credi che Jack sia legato e svenuto?- riassuma Hiccup con voce cauta, Rapunzel annuisce speranzosa.
-E lo credi perché lo hai sognato?- chiede nuovamente Hiccup, mandando in frantumi i sogni della bionda.
-No, un ragazzo mi ha detto nel sogno di guardare fuori dalla finestra, io l’ho fatto, e c’era l’immagine di Jack svenuto e legato tracciata sulla neve- spiega, dando le spalle a Hiccup arrabbiata.
Il ragazzo si alza dal letto e la rigira mettendole le mani sulle spalle.
-Rapunzel, guardala con un po’ di logica, se Jack fosse legato e svenuto non riuscirebbe a disegnare sulla neve, quindi, se rifletti un attimo, concorderai con me che avrai avuto un miraggio, insomma, sei appena svegliata, inoltre…- ma viene interrotto dalla ragazza, che lo spinge in malo modo.
-Manny mi aveva avvertita che solo io gli avrei creduto, se non vuoi aiutarmi andrò da sola, perché Jack è mio amico, e non abbandono gli amici- così dicendo si avvia verso la porta, ma prima di aprirla si gira un’ultima volta a guardare l’amico, con la speranza di vederlo al suo fianco, invece è seduto sul letto, a fissare le mani.
Mette la mano sulla maniglia e apre la porta.
Hiccup, però, non è insensibile al discorso di Rapunzel, ma sta avendo una delle sue visioni:
“-I nostri dei più importanti sono Odino, Thor e Freyr-
-E Jokul Frosti?**- 
-Non è importante, porta la neve e il ghiaccio, non è un dio da adorare, ma da temere, ricordalo, Hic!-
Jokul Frosti Jack Frost Jokul Frosti Jack Frost”
-Aspetta, Rapunzel, vengo con te!- 
Prima che la ragazza esca Hiccup la interrompe, alzando lo sguardo.
Rapunzel chiude la porta, e si gira a guardare l’amico.
-Davvero?- chiede incredula e felice.
-Certo, ho deciso di crederti, ma dobbiamo portarci appresso Merida- le dice lui indicando la rossa, che russa sonoramente sul letto di Jack, abbracciando il suo cuscino.
-Si, hai ragione, ma lei non vuole venire- si lamenta Rapunzel, indicando l’amica.
-Ci penso io a convincerla, tu svegliala- Hiccup ha un piano, e inizia a formare un bel discorso in testa.
-Ok, faccio io- e dai suoi capelli esce Pascal, che quatto quatto si avvicina a Merida e le infila la lingua nell’orecchio.
La ragazza si alza di scatto, e Pascal fa un salto che lo fa finire sul letto di Hiccup.
-Che cosa c’è ancora? Puoi smetterla di svegliarmi così?- chiede infastidita, Rapunzel si affretta a controllare le condizioni del rettile.
-Dobbiamo andare nella prigioiosa a salvare Jack…- comincia Hiccup, Merida alza gli occhi al cielo e si accoccola nuovamente sul letto.
-No, voglio restare su questo letto per sempre- si lamenta, Rapunzel guarda Hiccup, e lui le fa un cenno della serie “lascia fare a me”, poi dice, con voce tranquilla:
-Ok, Merida, resta a dormire, dopotutto si vede che sei stanca, e il letto di Jack è davvero comodissimo-
La reazione è istantanea, appena Merida sente le parole magiche si alza di scatto, totalmente sveglia, e pulendosi il pigiama come se fosse infetto.
-Non potevi dirlo prima, che schifo!!!- lancia a Hiccup un’occhiata disgustata.
-Merida, devi aiutarci…- comincia Hiccup, ma Merida lo interrompe nuovamente.
-Perché dovrei, se non l’hai notato, a me non import niente di Jack- dice orgogliosa, stringendo le braccia al petto.
-Se non vuoi farlo per Jack, almeno fallo per noi- Rapunzel guarda l’amica con occhi da cucciolo, e Merida cede.
-Ok, d’accordo, ma se è tutta una finzione Rapunzel mi cede il suo dolce a pranzo, e Hiccup mi cede il suo a cena- conclude, con un leggero sorriso.
E il trio si appresta a salvare l’amico.

 

Jack, senza sapere come, è finito in uno stranissimo posto.
E’ come un villaggio antico, niente macchine, niente grattaceli, né cemento.
Ci sono solo semplici casette di legno e pietra, montagne tutte intorno, mare e pascoli.
-Ok… dove sono?- si chiede il ragazzo guardandosi intorno, stordito, finché non sente un’ombra dietro di sé.
Si gira di scatto all’erta, e nota un lucertolone formato maxi provvisto di ali, spuntoni e artigli venirgli incontro, soppesandolo con sguardo diffidente.
-Salve, come va? c’è un’aria un po’ umida, ma si sta bene, non trovi?- cerca di assumere un tono tranquillo e sicuro di sé, ma il drago sembra non apprezzare, e gli ruggisce contro, facendolo sobbalzare.
Quando il drago sembra stia per sputare fuoco, Jack decide che è meglio scappare a gambe levate, e si rifugia in una capanna con la porta aperta, che sembra fungere più da deposito che da casa.
All’interno è acceso un fuoco, davanti al quale è seduta una ragazza di circa la sua età, con i capelli biondi raccolti in una treccia e gli abiti strani.
-Senti, scusa se sono piombato all’improvviso, ma c’era un enorme pollo che voleva carbonizzarmi, perciò credo di averlo fatto per una buona ragione, potresti dirmi dove mi trovo?- chiede Jack con disinvoltura, ma la ragazza non lo degna di uno sguardo, e si limita a parlare:
-Le ricerche continuano a non condurre da nessuna parte, non so che pesci prendere, Sdentato- Jack ci mette qualche secondo a capire che parla con una figura nell’ombra, e non con lui.
La figura in questione, infatti, emette un guaito malinconico, il ché lasca Jack un po’ perplesso, che persone emettono guaiti?
Si avvicina per vedere meglio, e nel buio si spalancano due occhi verdi, che si fissano su di lui.
-Sdentato, cosa c’è?- chiede la  ragazza, voltandosi verso Jack.
-Ciao, scusa se sono entrato, ma come ho detto prima…-
-Qui non c’è nessuno, che stai fissando?- la ragazza si rigira verso il drago, che si è alzato e si sta avvicinando a Jack con fare sospettoso. Visto alla luce del sole Jack scopre che è un drago diverso da quello di prima, privo di spuntoni e artigli, ha un aspetto più… acqua e sapone.
Jack si guarda le mani, e nota che sono visibili, non riesce a capire perché la ragazza non lo veda.
-Senti, bestione, io non cerco rogne, la tua padrona, come vedi, non può vedermi, ed io non ho intenzione di farle niente, quindi, ti prego, non uccidermi- cerca di convincerlo, sempre con tono disinvolto e tranquillo, benché in realtà sia terrorizzato.
Il drago si ferma, guarda la ragazza e scuote la testa, per poi posare nuovamente gli occhi su Jack.
-Non è la tua padrona? Va bene, comunque, se non ti da fastidio io me ne vado, devo tornare a casa, c’è Hiccup che…- al suono di quel nome il drago ringhia forte, andandogli addosso e intrappolandolo al pavimento.
-Per Odino, Sdentato, ma che fai?- esclama la ragazza.
“Finalmente mi vede” pensa Jack, ma non sente dolore, solo spavento.
Infatti il drago non lo sta toccando, gli è semplicemente passato attraverso.
-Perché ringhi e aggredisci il nulla?- la ragazza cerca di spostarlo, senza avere successo.
“Alla faccia di vedermi”
Il drago lo sta annusando attentamente, dopo un po’ sembra calmarsi, e lo “lascia”.
-Beh, bestione, è stato divertente, ma credo che me ne andrò-
Ma non è il solo ad uscire dalla porta, il drago, infatti, esce dietro di lui, e si avvia correndo verso una montagna.
Prima che Jack possa capire cosa sta facendo sente uno strappo all’ombelico, e si sente trascinare via.
“Che diavolo succede ora?!”

 

-Rapunzel, sei sicura che la tua rana sia affidabile?- chiede sussurrando Merida all’amica, camminando furtiva verso la cantina.
-Si, Pascal, che poi è un camaleonte, è affidabilissimo- ribatte sicura la bionda, seguendola poco distante.
Il piano è semplice, hanno lasciato Pascal a sorvegliare la stanza di Madrina, così, se lei si dovesse svegliare, potrà avvertire i tre ragazzi tirando una ciocca della padrona.
Per fortuna la stanza non è molto distante dalla Prigioiosa.
-Mi chiedo ancore perché stiamo salvando quello lì- borbotta la rossa per l’ennesima volta.
-Perché siamo suoi amici e gli serve il nostro aiuto- le risponde distrattamente Hiccup, come seguendo un copione.
“E perché si è sacrificato per te” non lo esterna ad alta voce, però, ci manca solo che Rapunzel scopra che dovevano finirci entrambi.
Finalmente raggiungono la porta, c’è un’insegna con su scritto “Prigioiosa” a caratteri floreali e simpatici, pi sotto, però, si scorgono altre parole, scritte in piccolo, in rosso, e con caratteri deprimenti
“Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”
“Molto incoraggiante” pensa sarcastico Hiccup, chiedendosi a sua volta perché ha deciso di collaborare.
-Bene, entriamo- dice Rapunzel titubante, aprendo la porta, ed entrando in cantina, seguita dagli amici.
Rapunzel sperava di trovare direttamente Jack;
Hiccup credeva che ci sarebbe stato un lungo corridoio, una porta, ed infine Jack;
Merida pensava che ci fossero unicorni giocattolo, bambole, e decorazioni rosa.
Ma quello che nessuno si aspettava era un lungo ponte sospeso un un lago ribollente di lava, che terminava in uno spiazzo prima di una porta.
-Beh… ci abbiamo provato- Merida si avvia senza tanti complimenti verso la porta, seguita da un demoralizzato e scioccato Hiccup, ma nota che è bloccata.
Provano in tutti i modi a sbloccare la porta, ma non vuole saperne di liberarsi.
-Lo sapevo, Madrina ci ha beccati e ci ha rinchiusi, mannaggia a te, al tuo sonno e alla tua stupidissima ra… Rapunzel, va tutto bene?- Merida interrompe la sua sfuriata vedendo la faccia bianca dell’amica.
-Dobbiamo attraversarlo, vero?- chiede lei in un sussurro, fissando la lava sotto di lei con gli occhi sgranati.
-Non sembra ci siano alternative- afferma la rossa mettendole una mano su una spalla, Rapunzel annuisce cercando di farsi coraggio, mentre Hiccup non ci riesce.
-Ragazze, non potete essere serie, non possiamo attraversare quel ponte, io non posso attraversare quel ponte- Hiccup era molto più spaventato della stessa Rapunzel, fissando la lava sottostante con nausea e cercando di trattenere la visione del mare di fuoco che cercava di tornare nella sua mente.
Merida capisce di essere l’unica che non teme mortalmente il viaggetto, e decide di essere la prima, per dimostrare agli altri che non è molto difficile.
Mette il primo piede sul ponte, tenendosi al corrimano, sente Rapunzel trattenere il fiato dietro di lei.
Chiude gli occhi e procede, calibrando bene ogni passo e cercando di pensare a qualcosa di bello, e, un piede alla volta, riesce ad arrivare a destinazione senza troppe difficoltà.
-Ragazzi, dondola pochissimo, andate lentamente e provate a distrarvi con pensieri allegri- spiega, Rapunzel decide di provare, chiude pesantemente gli occhi e cerca di trovare pensieri felici.
Sta andando molto bene, ma a metà percorso socchiude gli occhi e guarda giù.
Trattiene bruscamente il fiato per lo spavento e stringe nuovamente le palpebre, tenendo il corrimano con forza.
Poi, quasi inconsciamente, inizia a cantare una canzone, continuando a camminare attraverso il ponte.

-Fiore dammi ascolto
se risplenderai
con i tuoi poteri
tu mi proteggerai
con la tua magia
tu mi aiuterai
e non dirmi che
per me è tardi ormai
è tardi ormai-

Alla fine dell’ultima strofa è dall’altra parte del ponte, e riapre gli occhi sollevata, per poi scontrarli con quelli sgranati e scioccati di Merida.
Si gira di scatto, spaventata dal fatto che magari i suoi capelli possono essere caduti nel lago, o che sia successo qualcosa a Hiccup, ma Merida sta guardando proprio lei, e lo stesso Hiccup la fissa con la bocca aperta, iniziando ad attraversare il ponte.
Merida non si è ancora riscossa, sta fissando i capelli come se venissero dallo spazio
-Merida, tutto bene?- le chiede Rapunzel preoccupata.
-bene…- sussurra la rossa per poi riscuotersi -Bene?! No che non va bene! Ho appena scoperto che alla mia compagna di stanza risplendono i capelli quando canta! Ti pare possa andare bene? Perché non me lo hai detto?!- le inveisce contro, senza badare a Hiccup, che ha raggiunto metà ponte.
-Ma di cosa stai parlando?- chiede Rapunzel sbigottita, ma prima che Merida possa rispondere, un urlo strozzato le fa voltare entrambe.

 

Quando Jack sente di nuovo la terra sotto i piedi si ritrova in un castello, in una bella sala da pranzo, che però manca di vita, nonostante sembri orario di cena.
“La faccenda comincia a farsi sempre più strana” pensa il ragazzo, dandosi un pizzico per vedere se riesce a svegliarsi, e notando con un certo disappunto di non riuscire a toccarsi, ma di trapassarsi.
“Confermo, sempre più strana”
Ad un certo punto nella stanza entra una donna dai capelli lunghissimi raccolti in due code composte, tiene un arco in mano e una faretra nell’altra. E’ in lacrime, si siede gettando le armi sul tavolo, e si prende la testa, come cercando di calmarsi.
Quando sembra che si sia ripresa osserva scioccata le armi sul tavolo, come se non le avesse viste.
-Elinor, non si posano le armi sul tavolo!- rimprovera se stessa, poi scoppia nuovamente a piangere, stringendo le armi.
Jack resta nella sua posizione, immobile, senza fiatare per paura di essere visto o sentito.
Quella donna sembra tanto una regina, dal modo di fare autoritario e la grande compostezza, ma sembra anche piuttosto sconvolta, e Jack crede che essere scoperto significhi venire ghigliottinato o peggio.
Non è sicuro che riuscirebbero a farlo, senza contare che non crede che la ghigliottina sia già stata inventata, ma decide di non rischiare, e inizia ad avviarsi quatto quatto verso la porta.
Ma questa viene spalancata lasciando entrare un uomo corpulento dai capelli folti rossi, anche tremendamente familiari.
Non sembra notare Jack, che tira un sospiro di sollievo, e ha occhi solo per la donna, che guarda con espressione tremendamente desolata, tenendosi l’elmo tra le mani.
Le si avvicina lentamente, e le posa una mano sulla spalla.
-Sono arrivate le lettere di condoglianze dai tre lord, ho pensato che forse dovevi pensarci tu- le dice porgendole tre lettere colorate da diversi sigilli.
La donna le prende tremante, smettendo però di piangere, ma invece di leggerle le strappa in tanti pezzi e li getta dietro di sé, suscitando lo sgomento nell’uomo.
-Lei non è… - ma non riesce a terminare la frase che scoppia nuovamente a piangere.
Jack inizia a pensare che forse ha perso un figlio, maschio a giudicare da come stringe l’arco, e si rattrista molto per lei, finché non si ritrova tre ragazzi davanti, che lo guardano con la bocca spalancata, tenendo in mano centinaia di biscotti.
Lo guardano per un po’, Jack guarda loro, poi dice, senza tradire l’ansia:
-Su, che state aspettando, andate a consolarla- indica la donna mora, con sguardo severo.
I ragazzi si girano contemporaneamente verso la signora, poi si guardano per accordarsi, infine guardano Jack, gli fanno un cenno di assenso e si avviano verso la signora, porgendole un biscotto.
La donna li guarda riconoscente, prende in mano in biscotto a e abbraccia i tre figli.
Jack osserva la scena con un sorriso, poi esce dalla stanza, ma viene di nuovo strappato via da quel luogo, sbuffando spazientito.
“Cosa succede ancora?!”

 

Hiccup si era fatto forza e aveva deciso di affrontare le proprie paure.
Quando i capelli di Rapunzel si erano illuminati di luce propria si era messo ad attraversare il ponte solo per capire il perché, poi, arrivato a metà, si era reso conto di essere sospeso su un mare di lava, e al passo successivo era inciampato e si era ritrovato lungo disteso sul ponte che oscillava pericolosamente, lanciando un urlo strozzato.
Si era ritrovata faccia a faccia con l’incubo che lo perseguitava da giorni, e, come un’idiota, l’aveva affrontato.
Ora cerca di rimettersi in piedi senza dondolare ulteriormente il ponte.
-Hic! Fermo!- gli urla Merida con voce ferma e autoritaria, ma che tradisce una nota di panico.
Hiccup vede chiaramente le corde che legano il ponte iniziare ad allentarsi, a causa del ghiaccio che inizia a coprire tutto il ponte.
Quando le uniche cose rimaste logiche (lava = caldo; ghiaccio = freddo) scompaiono, Hiccup comincia a sperare che sia tutto un orrendo sogno.
Quando gli arriva una ciocca dei capelli di Rapunzel è troppo tardi, le visioni gli rendono tutto nero e informe, e il ponte crolla.
“-Il dolore, io lo adoro-
-Siamo vichinghi, sono i rischi del mestiere-
E’ a bordo di Sdentato, sente di stare perdendo la parte sinistra della coda, quella che ha montato lui, e cerca di fare un ultimo sforzo, mentre il mare di lava creato dall’enorme drago capo si avvicina precipitosamente, perde del tutto la coda del rettile, vede quella del drago capo venirgli addosso e disarcionarlo, poi perde conoscenza, scorgendo, come ultima cosa, il mare di fuoco.”

 

 

 

 

 

 

 

 

**Informazione presa da Wikipedia e riadattata, infatti Jack Frost compare per la prima volta nella mitologia vichinga.

(A.A.)
Volevo fare una sola parte, ma non sono riuscita a trascriverla tutta sul computer, e poi volevo lasciare un po’ di suspense, spero non mi odierete per questo *Intorno alla gola compaiono tantissime spade come ad Eugene quando dice che non canterà*
Ok, perdonatemi anche l’assenza, però sono giustificata, dato che ho avuto la febbre a trentanove e mezzo e non sono riuscita ad aggiornare per una settimana.
Poi oggi era anche il compleanno di mia sorella, quindi ho avuto le mie giustificazioni.
Spero di continuare la storia quanto prima, senza lasciarmi distrarre da nuove idee che mi frullano in testa sui big four.
Al prossimo capitolo.
P.s. Scusate se non rispondo alle recensioni meravigliose che mi lasciate, prometto che risponderò a tutte partendo da quelle lasciate in questo capitolo.

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Capitolo 8
*** La prigioiosa (Pt.2) ***


La Prigioiosa pt. 2

 

Il tonfo è peggio della visione, sente come se tutte le sue ossa si bruciassero e poi ghiacciassero, e non è una bella sensazione.
Hiccup apre lentamente gli occhi, e nota di essere disteso su un pavimento di ghiaccio, che ha coperto il lago di lava e che invece di sciogliersi continua a irrobustirsi.
-Non ci credo- sussurra tra se e se.
O è un sogno particolarmente realistico o deve sinceramente rivedere le idee di Rapunzel sui mondi diversi e sugli uomini nei castelli argentati, perché alla luce del fatto che le leggi dalla fisica vanno a farsi benedire non ci sono molte altre spiegazioni.
-Hiccup!!! Stai bene?- gli urla Rapunzel preoccupatissima lanciandogli i propri capelli per farlo arrampicare.
-Sono stato meglio- risponde lui, cercando di apparire tranquillo, ma le sue gambe sembrano gelatina, ed è felice di poter uscire da quella gola impossibile.
Rapunzel e Merida, combinando i loro sforzi riescono a tirarlo fuori, ma lui non sembra essersi ripreso completamente, e appena prova rimettersi in piedi casca brutalmente a terra.
Ora che l’illuminazione della lava è scomparsa, risulta anche molto più difficile vedere le condizioni di Hiccup, che sente dolore dappertutto.
-Punzie, com’era la canzoncina “illumina-capelli”?- chiede Merida.
Rapunzel inizia a cantare, con un po’ di imbarazzo e titubanza, e la scena si illumina, mostrando la gamba artificiale di Hiccup completamente carbonizzata.
-Per tutti i fuochi fatui! Hai perso una gamba!!- urla Merida indicandola e allontanandosi.
-No, è quella di ferro- la rassicura Hiccup, mostrando i resti fumanti, e cercando un modo di spostarsi senza utilizzarla.
-Da quando hai una gamba di ferro?- chiede Merida, cascando dalle nuvole, e in effetti Hiccup la nasconde parecchio bene sotto i larghi pantaloni, ma trova davvero strano che Merida non se ne sia ancora accorta.
-Non lo sapevi?- le chiede Rapunzel stupita, smettendo un attimo di cantare e facendo piombare la stanza nuovamente nell’oscurità.
-Beh, perdonatemi se non mi metto a guardare le gambe delle persone- si irrita Merida.
-La tua attenzione è sempre attirata da Jack, vero?- la stuzzica Rapunzel, la rossa sta per ribattere offesa.
-Calma, ragazze, non vorrete svegliare Madrina- cerca di interromperle Hiccup, ma viene zittito dalle altre due.
Il ragazzo prova ad alzarsi approfittando del muro, ma gli dolgono tutte le ossa, e crolla nuovamente a terra.
-Hic, tu puoi fermarti, ti torniamo a prendere quando tutto sarà finito- gli dice Merida, avviandosi verso di lui, Rapunzel ricomincia a cantare, ed i suoi capelli illuminano una minuscola stanza piena di armi di tutti i tipi e rifornimenti da museo.
-Ok, ora mi dite quando siamo arrivati qui.- dice Merida scioccata, troppe cose strane tutte insieme, non riesce a digerirle. Hiccup, dal canto suo, si sta piano piano abituando a tutte quelle stranezze.
-Credo che la stanza si sia trasformata quando abbiamo superato la prova- constata con semplicità.
Merida punta un arco e delle frecce, Rapunzel delle fiaccole e Hiccup dei pezzi di ferro grezzo.
Rapunzel, sempre cantando per non perdere di vista le fiaccole, vi si avvicina lentamente e le raccoglie, poi chiede, facendo spegnere la luce:
-Qualcuno di voi sa come accendere delle fiaccole?- 
-Si, io, dove sei?- le dice Merida, avviandosi verso la voce di Rapunzel, ma inciampa su Hiccup, ancora per terra, atterrandogli sopra.
-Ahi!-
-Ouch!-
-Cosa è successo?- 
-Accendi i tuoi capelli!- 
Quando Rapunzel ricomincia a cantare e la luce si espande di nuovo lungo la sala, la ragazza vede i due amici sdraiati a terra, che cercando in tutti i modi di districarsi da una ciocca luminosa che li tiene legati insieme.
-Aiuto!- boccheggia Merida, Hiccup non riesce a respirare perché la ragazza gli blocca la gola.
Rapunzel si affretta a separarli, cercando di non ridere e di non smettere di cantare.
-Rapunzel, dammi quelle fiaccole- le dice poco dopo Merida seccata e arruffata, per poi accendere abilmente le fiaccole e fare in modo che Rapunzel possa smettere di cantare.
Quando la luce del fuoco inonda la caverna Rapunzel inizia a ridere di gusto, ma quando intercetta l’occhiataccia di Merida prova a fermarsi.
-Allora, Hiccup, tu aspettaci qui, ti prendiamo dopo, vieni Punzie- ma Hiccup non vuole darsi per vinto, nonostante Merida gli sia piombata addosso si sente stranamente in forze, e decide di tentare a riaggiustarsi la gamba.
-Aspetta, Rapunzel, puoi passarmi quei pezzi di metallo, il martello all’angolo a destra e una fiaccola?- chiede in modo pratico.
Merida vorrebbe proseguire ma Rapunzel decide di esaudire le richieste dell’amico.
Passa un po’ di tempo, Hiccup cerca di aggiustarsi la gamba, Rapunzel gli fa da sostegno morale, mentre Merida va in giro per la stanza a controllare le varie armi e rifornimenti.
Alla fine la ragazza opta per un semplice arco di legno con tutte le frecce che è riuscita a racimolare, per quanto ce ne siano alcune poco appuntite.
-Finito, dovrebbe reggere- esulta Hiccup dopo un po’, cercando di alzarsi aiutato da Rapunzel.
Testa la gamba cautamente, poi prova a fare qualche passo, e nota con sollievo che regge senza problemi il suo peso.
-Merida, Hic ce l’ha fatta, possiamo proseguire- la richiama Rapunzel.
-Bene- risponde l’altra un po’ assente -andiamo, allora-
-Dove hai preso l’arco?- le domanda Hiccup avvicinandosi a lei e osservando l’arma con la fiaccola.
-Qui in giro, non si sa mai, per ogni evenienza- gli risponde Merida con tono di sfida, che Hiccup fa finta di non cogliere.
-Ottima idea, dopo un ponte su un lago di fuoco è meglio essere preparati, però è strano che ci sia un arco, i vichinghi usano raramente queste armi- riflette pensieroso.
Merida non è molto interessata alla lezione di storia, si concentra maggiormente sulle prime parole del giovane. 
Si è sentita terribilmente stupida quando si è accorta di non aver notato la gamba artificiale dell’amico, e tremendamente imbarazzata nell’essergli piombata addosso in quel modo, non è affatto abituata ad avere contatti con le persone, perciò non sa bene come comportarsi, ma Hiccup l’ha fatta sentire importante per la prima volta dall’inizio di quella missione di salvataggio.
Bene, andiamo- dice e si avvia verso l’altro lato della stanza con la fiaccola.
Giunta ad una porta si ferma, fa cenno agli altri di stare indietro, tende l’arco e apre la porta con un calcio, rimanendo stupita nel trovarci dentro.
-JACK!!!- 

 

Jack si ritrova in una paesino della fine del settecento più o meno, e non riesce a fare a meno di notare che non sembra godere di buone guardie.
Infatti viene accolto da tre ladri che lo trapassano per dirigersi a passo furtivo verso il castello, e un’altra figura nera che va di casa in casa come una strega che rapisce i bambini.
“Che bella similitudine” commenta il ragazzo tra se e se, poi decide di nascondersi, onde evitare di essere visto dai ladri, e si rifugia in una locanda, viva di luci e balli allegri.
Quando entra un tizio si volta a guardarlo.
-Tu mi vedi?- chiede speranzoso il ragazzo, ma l’uomo si limita a chiudere la porta e commentare:
-Certo che dovrebbero chiamare un nuovo falegname, la porta si apre da sola-
-Come non detto- sussurra Jack, al quale la situazione di semi fantasma sta iniziando ad andare un po’ stretta.
“Ma se non mi vedono e non mi sentono, posso fare scherzi a tutti senza temere di essere beccato, ripreso, o messo in punizione” pensa però, ma prima che possa sfruttare l’idea per qualche bella birichinata, la porta si apre nuovamente, ed entra un cavallo, con il portamento fiero ed elegante (per quanto possa essere elegante e fiero un cavallo), zittendo tutti gli uomini in sala, che bloccano la musica.
-Maximus, possiamo fare qualcosa per lei?- chiede il locandiere, togliendosi il cappello a disagio.
Il cavallo annuisce con la testa, poi indica le scale con il muso.
-Non nascondiamo ladri, ma può controllare, se vuole, mia moglie la accompagnerà- dice il locandiere, facendo un cenno a una donna al tavolo.
-Ma è un cavallo!- esclama Jack senza ritegno, contando sul fatto che nessuno può sentirlo.
Come al solito la fortuna non è dalla sua parte, perché il cavallo si gira di scatto, e lo scruta con sguardo indagatore, soffermandosi in particolare sui vestiti e sui capelli inusuali e confrontandolo con qualche pergamena attaccata sul fondo della locanda, con le immagini di tre ladri e quella di una figura incappucciata, con la taglia sulla testa più alta.
-Sei un cavallo poliziotto?- chiede il ragazzo al cavallo, il quale gli fa un cenno d’assenso con orgoglio e diffidenza.
-Cavolo… allora è per questo che i criminali girano a piede libero, gli ho visti tutti e quattro adesso, due minuti fa e…- a queste parole il cavallo gli si fionda addosso con rabbia incredibile, e lo blocca al muro.
Dietro di lui la gente della locanda lo guarda come se fosse pazzo, e Jack alza le mani in segno di resa, leggermente preoccupato dalla furia dell’animale.
“Perché le uniche persone che possono vedermi vogliono uccidermi” pensa tra se e se.
-Calmo, Maksinus- dice Jack.
Il cavallo nitrisce in disappunto, mostrando la targa nel petto.
-Maximus, scusa… calmo, Maximus- si corregge il ragazzo, dandosi dello stupido per stare parlando con un cavallo, ma, andiamo, i locandieri parlano con il cavallo, Rapunzel arla con un camaleonte, lui può parlare con un cavallo, no?
Il cavallo in questione indice con il muso le pergamene da “ricercato”, poi indica la porta, e Jack sembra capire.
-Vuoi beccare i ladri e vuoi che io te li indichi, i tre stavano andando al castello, l’incappucciata andava di casa in casa- spiega Jack tranquillamente, come se stesse spiegando come attraversare la strada, e il cavallo esce al galoppo verso la porta, seguito per curiosità da Jack.
Ma prima che possa uscire si sente nuovamente trascinare via.
“E basta, ora, non ne posso più!”

 

Rapunzel si accinge a precipitarsi verso l’amico, ma Merida la trattiene, e lancia la fiaccola per terra, illuminando chiaramente un pavimento di ghiaccio spesso, che impedisce di passare se non si vuole finire a gambe all’aria.
-Dobbiamo sciogliere il ghiaccio, ma rischiamo di finire senza fiaccole, per cui…- Merida lancia uno sguardo eloquente a Rapunzel, che inizia a canticchiare.
-Bene, dividiamoci, così facciamo prima- propone Hiccup in modo pratico, indicando i vari lati della stanza.
-Io andrei a destra, tu Merida a sinistra, mentre Rapunz…- resta scioccato nel constatare che dove i capelli di Rapunzel hanno toccato il ghiaccio, questi si è sciolto come fosse stato al sole.
-Per tutti i troll!- esclama avvicinandosi lentamente.
Rapunzel osserva i suoi piedi, dove il ghiaccio si è trasformato in acqua calda.
-Non lo sapevo- riesce solo a dire tremendamente scossa, non aveva la minima idea che i suoi capelli fossero così magici.
-Continua a cantare, basta mettere i tuoi capelli nel ghiaccio e quello si scioglierà velocemente, così prenderemo Jack e torneremo in camera- propone Hiccup, ma a Merida è sorto un dubbio atroce.
-Ma quando Madrina non troverà più Jack punirà anche noi, non possiamo andare contro il suo volere, e con la bufera che non cessa…- a sentire i suoi dubbi Rapunzel si agghiaccia, non ci aveva minimamente pensato.
-Potremmo scavare un sentiero nel ghiaccio e scappare, oppure ci mettiamo sul tetto e sciogliamo tutta la neve da lì, ma la cosa più importante è non far dormire Jack, o almeno non fargli avere incubi- spiega semplicemente -Vi spiegherò poi, devo prima accertarmi di una cosa- aggiunge, mettendo a tacere le domande che le ragazze stavano per porgergli.
-Allora sarà meglio sbrigarci, potremmo anche chiuderci tutti dentro le camere, e uscire solo per mangiare di nascosto- propone Merida, cercando di non fari prendere dal panico, a tutto c’è una soluzione, anche ai vicoli ciechi.
-Su, dai, liberiamo Jack, ci penseremo dopo alle conseguenze- cerca di incoraggiare Rapunzel, ma lei è titubante.
-Ma… forse… dopotutto… Jack non sembra stare così male… potremmo…- non sa cosa fare, vorrebbe salvare Jack ma inizia a sentire tutte le conseguenze che questo potrebbe fare, e inizia a parlare da sola -Ma in fondo Madrina non può farci del male, quindi salvarlo è d’obbligo…  anche se il fatto che ha fatto del male a Jack significa che non esiterà a fare del male anche a noi… però non può rinchiuderci tutti qui dentro, ed è anche nostro compito da amici aiutarci a vicenda… nonostante il fatto che…- così parlando inizia a girare per la stanza, sotto gli sguardi scioccati degli amici, e tutto il ghiaccio, nonostante i capelli spenti, si scioglie, probabilmente dovuto al fatto che è la stessa Rapunzel a scaldarsi parlando così.
Merida e Hiccup si guardano un attimo, confusi dal comportamento dell’amica, poi si precipitano a fermarla e rassicurarla.
-Rapunzel, calmati, calmati, dobbiamo salvare Jack perché è ridotto malissimo, se non ci fossi stata tu a dircelo probabilmente domani l’avremmo ritrovato morto- le dice Hiccup, poi lo coglie un’illuminazione per convincerla, pure se sa essere falsa -Vedi tutto questo ghiaccio, pensi che un essere umano potrebbe sopravvivere con questo freddo un’intera notte?- Rapunzel scuote la testa, poi guarda Hiccup negli occhi riconoscente, accennando un sorriso, anche se molta della sua sicurezza è sparita.
-Scusate, ragazzi, è che tendo a essere troppo insicura, a volte sembro essere due persone- commenta a mo’ di scusa, Merida non può fare a meno di pensare per un attimo che l’amica sia affetta da bipolarismo, ma accantona subito l’idea, commentando:
-Almeno hai riscaldato l’atmosfera, anzi, direi che hai proprio rotto definitivamente il ghiaccio, con noi e in senso letterale- dice indicando il pavimento, coperto di acqua.
Rapunzel si lascia scappare un sorriso, dopodiché si avviano davanti al corpo a terra di Jack.
Non reca tracce di assideramento evidenti, ma le manette intorno ai polsi e alle caviglie sono coperti da uno strato molto spesso, perfino più spesso di quello del pavimento.
-Come facciamo a levargliele?- chiede Hiccup osservando da vicino il ferro spesso delle manette.
-Beh, per cominciare potremmo sciogliere il ghiaccio, Rapunzel, canta un attimo- propone Merida prendendo una ciocca di capelli.
Rapunzel inizia a cantare, ma quando la ciocca tocca la pelle fredda di Jack, egli emette un gemito di dolore e sposta di scatto la mano.

 

Jack si ritrova nel luogo peggiore visto finora.
E’ in una piazza devastata, circondata del più totale buio e della più totale desolazione, le case sono sbarrate e dall’interno si vedono solo delle fioche luci di candele.
Jack si guarda intorno scioccato, è certo di essere stato in quel luogo molte, moltissime volte, come se fosse casa sua.
Il suo respiro si fa via via più irregolare mentre il suo sguardo osserva la fontana della piazza, le varie abitazioni, per poi soffermarsi su una finestra, dove un bambino lo sta osservando con la bocca spalancata e gli occhi brillanti.
Jack è convinto di conoscere il bambino, e gli fa un timido cenno di saluto, che il bambino ricambia con gioia, scomparendo un attimo dalla finestra, per poi ricomparire pochi minuti dopo sulla soglia di casa, con una sciarpa al collo e l’aria di chi ha visto Babbo Natale.
“North!” pensa per un attimo, ma non ha idea di cosa significhi quel nome, eppure gli sembra di avere la risposta sulla punta della lingua.
-JACK!- esclama il bambino, precipitandosi ad abbracciarlo con forza, ma trapassandolo come tutti quelli che c’hanno provato finora.
-J…Jamie?- sussurra Jack, con un senso di realizzazione al petto per aver ricordato quel nome.
-Perché non riesco a toccarti, eppure io credo a te, siamo rimasti in pochi, ma io sapevo che saresti tornato, perché non posso abbracciarti?Che cosa sta succedendo, e perché hai delle ciocche marroni?- chiede il bambino, più rivolto a se stesso che al ragazzo di fronte a lui, il sorriso di prima ha lasciato posto a un’espressione confusa e meditativa, per poi tornare a fissarsi sul ragazzo, con sguardo ferito.
-Sei un’incubo di Pitch, vero?- lo accusa, gli occhi gli si riempiono di lacrime, che il ragazzo non sa come asciugare.
Non sa chi sia Pitch, o almeno non se lo ricorda, ma quello che gli ha detto Jamie è un’osservazione molto offensiva per lui, lo sente.
-Non sono un incubo di Pitch!- protesta incrociando le braccia al petto -Sono Jack Frost in carne e… diciamo in versione ectoplasma- ribatte testandosi le braccia e le mani.
-PITCH TI HA UCCISO?- urla scioccato Jamie, facendo scendere altre lacrime, ma Jack lo rassicura.
-No, non mi ha ucciso, ma devi ascoltarmi, io sono in un altro mondo, in un’altra epoca, non ricordo niente della mia vita passata, e non so neanche perché ti sto dicendo queste cose, ma devi credere e continuare a farlo, perché solo così potrete distruggere l’oscurità- gli dice provando a mettergli le mani sulle spalle, ma sbuffando quando si accorge di non riuscirci.
-Ma non posso farcela senza di te- gli dice il bambino con espressione sofferente.
Jack sta per ribattere quando sente un terribile e lancinante dolore al polso destro, e si sente trascinare via da li.
Riesce solo a sussurrare un tenue -Tornerò- prima di venire risucchiato nell’oscurità.

 

Merida rimuove immediatamente i capelli dal polso del ragazzo, confusa.
A lei i capelli non fanno niente, si rivelano, anzi, piacevolmente rilassanti e sembra guarire da ogni ferita e ogni preoccupazione, eppure a Jack sembrano fare terribilmente male.
-Merida, cosa hai fatto?- le chiede Rapunzel prendendole di mano i capelli con uno strattone.
-Cosa ho fatto io, sono stati i tuoi capelli a fargli del male- si mette subito sulla difensiva, come le viene spontaneo fare, ma si tappa immediatamente la bocca alla vista della faccia di Rapunzel, che tiene la ciocca gelosamente stretta al petto, e che ha gli occhi lucidi dall’affermazione dell’amica.
Hiccup lancia uno sguardo ammonitore alla rossa, poi si avvicina a Rapunzel e le mette una mano sulla spalla come conforto.
-Non sono stati i tuoi capelli, probabilmente Jack ha qualche problema con la luce dopo essere stato così tanto al buio- spara, Rapunzel lo guarda scuotendo la testa, e Hiccup cerca di azzardare un’altra ipotesi -Forse Madrina gli ha fatto un’incantesimo, o qualche altra diavoleria- suggerisca, Rapunzel ci pensa un po’, ma non è ancora molto convinta.
Si sente così stupida, così ingenua, e così tremendamente vulnerabile.
-Non credo Hiccup, sono solo un mostro, una ragazza strana con capelli che bruciano la gente- si autocommisera, piangendo silenziosamente.
-No, Rapunzel, non è vero, forse fanno male a Jack, ma io e Merida, se li prendiamo in mano o ne veniamo avvolti, come prima…- si tocca distrattamente una ferita al braccio causata dall’urto di poco fa, e nota con piacevole stupore ce è… -…guarita-
-Come prima guarita?- chiede Merida, che non ha afferrato il nesso.
-La ferita al braccio è guarita, e anche alcune sulla gamba, dove i capelli di Rapunzel mi hanno… Merida, dammi una freccia appuntita- le dice con sicurezza.
-Che vuoi fare?- chiede Merida sospettosa.
-Tu dammela- la incoraggia Hiccup, prendendo con l’altra mano una ciocca dei capelli di Rapunzel, che ha smesso di piangere e guarda Hiccup confusa.
Merida porge la freccia all’amico, che mordendosi il labbro, la preme nel palmo della mano, generando una ferita, e dei versi di sorpresa e confusione nelle due ragazze.
-Punzie, potresti cantare, per favore- le chiede Hiccup, la ragazza esegue incerta, perché dentro di se sente che è la cosa giusta da fare, Merida è scioccata, si sente un passo indietro agli altri, e annaspa per cercare di raggiungerli, fallendo miseramente.
-Hiccup… cosa…- ma lui la interrompe con un gesto della mano, fasciandosi la ferita con i capelli.
La chioma si illumina, Hiccup aspetta un po’, poi, alla fine della canzone, la libera, osservando la mano.
-Hiccup, perché l’hai fatto?- chiede Merida nella più totale confusione, Hiccup per tutta risposta le mostra la mano con aria grave, è perfettamente guarita.
-Ma… Rapunzel smette di cantare, scioccata quanto gli altri.

 

Jack non riesce ad aprire gli occhi, si sente sfinito, esausto, e il polso destro pulsa terribilmente.
Sente uno strano vociare, ma non riesce neanche ad alzarsi , dato che ha le mani e i piedi legati.
“Preferivo i draghi” pensa, mentre le voci si fanno più chiare.
“Chissà dove sono ora. Sarò in un covo di pirati, o in una casa di dolci, oppure, chissà, sarò forse andato nel futuro?- lentamente acquista il controllo del proprio corpo, e riesce ad aprire gli occhi, e scopre di essere in un posto umido e di essere sdraiato sul ghiaccio. Davanti a lui vede tre figure sfocate, e l’unica fonte di luce viene dai capelli di una delle figure e da due torce.
“Aspetta, dai capelli?” prova a mettere a fuoco, ma non riesce neanche a tenere gli occhi aperti, così li richiude.
Apre la bocca per parlare, ma non riesce a far uscire alcun suono, non ne ha le forze, e le manette e il dolore non contribuiscono.
-Rapunzel, i tuoi capelli riescono a fare anche questo?- chiede una voce maschile che Jack associa a Hiccup.
“Ma cosa ci fanno, qui, loro due?” si chiede il ragazzo, incapace di esternarlo ad alta voce.
-Ti giuro, Hic, non so perché lo so fare, lo sai che non ricordo niente- dice a sua discolpa la ragazza -Sono un mostro?- chiede in un sussurro, sedendosi a terra e prendendosi la testa fra le mani.
-Assolutamente no, è impossibile, inverosimile, ma non sei un mostro, non lo è neanche Jack- risponde Hiccup.
“Io che c’entro?” pensa il ragazzo citato.
-Jack che c’entra, perché dovrebbe essere un mostro?- chiede una voce femminile.
“Ecco, appunto… MERIDA?!” il ragazzo non riesce a crederci, cerca di muoversi nuovamente, ma i viaggetti mentali lo hanno proprio allontanato dal corpo, e non riesce proprio a controllarlo.
Ma riesce a muovere il polso ferito, un movimento quasi impercettibile, che Merida nota.
Si avvicina a Jack, mentre Hiccup inizia a farneticare senza sapere cosa dire.
-Zitto!- gli dice Merida, poi, vicinissima a Jack, chiede -Frost, sei sveglio?- lo punzecchia con un dito.
“Si, ricciolina, solo non ho proprio le forze, che credo siano levate dalle manette” pensa il ragazzo, ma che gli ha fatto quella psicopatica di Madrina?
“Santa Luna! Madrina! Se li scopre li ammazza, o peggio!”
Merida prende una freccia dalla faretra, posiziona la fiaccola vicino ai polsi incatenati di Jack, e carica l’arco.
-Merida! che stai facendo? gli spezzerai le mani!- esclama Rapunzel, cercando di fermarla.
“Spezzare cosa? Si riferisce a Hiccup, voglio sperare”
-Lo so che ti sta antipatico, ma non è una buona ragione- interviene Hiccup.
“Oh, cavolo! Si riferisce a me. Merida, ti prego, non uccidermi”
Jack sente l’arco tendersi, e Merida tranquillizzare gli amici:
-Non preoccupatevi, c’è una buona probabilità di spezzare le catene senza ferirlo- dice prendendo la mira.
-Quante probabilità?- osa chiedere Hiccup, titubante.
-60%- risponde la rossa scoccando.
“COSA?!” Jack si prepara all’impatto maldicendo il salvataggio, ma sente solo il rumore delle catene che i spezzano, e la forza che torna a rifluirgli nella parte superiore del corpo.
-E’ andato tutto bene?- chiede Rapunzel, che si era coperta gli occhi per non guardare.
-Niente di che, la pazza mi ha liberato- risponde Jack con voce secca.
-Ehy, un po’ di riconoscenza!- si lamenta Merida, ma Rapunzel è corsa ad abbracciarlo.
-Jack! sei vivo!- la ragazza lo abbraccia forte, contenta, seguita da Hiccup, che si mette in ginocchio accanto a Jack, per controllare le sue condizioni.
Mentre Merida resta in un angolo, fiera del suo operato.
Certo, aveva trattenuto il fiato, quando aveva scoccato aveva avuto un attimo di panico, ma era certa di riuscire a farcela, ce l’ha nel sangue.
-Ragazzi, che ci fate qui?- chiede Jack preoccupato, cercando di mettersi seduto.
-Ti salviamo, come ha detto Manny- risponde Rapunzel con semplicità, armeggiando con le manette che gli tengono legati i piedi.
-L’uomo della luna?!- esclama a sorpresa Jack, ma scuote la testa come a cancellare un pensiero, poi allontana i ragazzi da lui.
-Dovete andarvene subito, se Madrina vi scopre…- ma una voce farfallina alla porta lo interrompe.
-Vedo che abbiamo altri candidati per la prigioiosa- 
-Per le mutande di Thor!- impreca Hiccup.
Madrina esca dall’oscurità, in mano tiene una bacchetta violetta e Pascal, l’espressione è terribilmente arrabbiata e crudele.
-PASCAL!!!- Rapunzel fa per correre nella sua direzione, ma Hiccup la trattiene, perché Madrina sta puntando la bacchetta al suo collo.
-Sinceramente l’unico che mi preoccupava era Jack, ma, se devo essere sincera vi siete rivelati tutti delle palle al piede. Non me l’aspettavo da te, mocciosetta della Disney, un po’ di più dalla principessina della Pixar, lo sfigato credevo che fosse l’eccezione che confermava la regola che la Dreamworks, la favolosa DreamWorks era la migliore, ma vedo che creano sempre dei personaggi pericolosi. D’accordo, dovrò prendere misure drastiche.-
Con un gesto della bacchetta Pascal scompare.
-NOOOO!!!!- Rapunzel si libera dalla stretta di Hiccup, e si precipita da Madrina, che con un altro gesto la rinchiude in una gabbia di fuoco.
-Rapunzel!- Merida e Hiccup provano a loro volta a bloccare Madrina, ma lei li intrappola entrambi.
-Resterete qui a marcire per l’eternità- si volta per andarsene, ma viene bloccata da una figura massiccia coperta di neve che fa il suo ingresso nella stanza.
-Edgar!- esclama sorpresa, nascondendo la bacchetta dietro al schiena.
-Cuoca dei miei stivali, non osare rinchiudere i miei ragazzi- il proprietario stringe tra le mani una pesante ascia vichinga, e ha lo sguardo arrabbiato e duro.
Madrina sguaina la bacchetta, che lui colpisce con l’ascia.
Un colpo segue l’altro, finché Madrina non viene disarmata e imprigionata in un’angolo.
-La tua dittatura è finita- urla l’omone, Madrina però non sembra preoccupata, solo seccata, dietro di lei si apre un portale e vi si infila con un sorriso maligno.
-Ragazzi, tutto bene?- l’uomo è tornato alla sua solita espressione gentile e un po’ pazza.
Libera i quattro ragazzi, e prende in braccio Jack, il più provato dei tre.
Merida e Hiccup sono scossi dagli avvenimenti, Rapunzel piange copiosamente, consolata dai due amici, in particolare da Hiccup.
-Cosa accadrà, ora?- chiede singhiozzando.
-Non lo so, andremo avanti- le risponde lui, abbracciandola.
-Le cosa cambieranno, ragazzi, in meglio, ve l’assicuro- e con questa ultima affermazione di Edgar, i ragazzi si preparano a tornare nelle proprie stanze e dormire.

 

 

(A.A.)
Scusate per l’enorme ritardo, e per tutti gli errori che troverete, ma dovevo scegliere, o pubblicavo oggi con qualche errore, o sabato prossimo con meno errori, e ho deciso di pubblicare oggi.
Spero di fare un capitolo più in fretta la prossima volta.
Edgar non l’ho preso da nessuna parte, quindi non sforzatevi di pensare a qualche film dove potrebbe essere, perché l’ho inventato io.
Madrina si è ritirata, ma ci sono ancora tante domande senza risposta.
Dov’è Sdentato? cosa farà Jamie? I ragazzi recupereranno presto la memoria? Ma sopratutto, Pascal che fine ha fatto?
Per trovare le risposte a queste domande dovrete solo continuare a seguire la storia.
Alla prossima.

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Capitolo 9
*** Un risveglio singolare ***


Un risveglio singolare 

 

L’uomo nero osserva la fata con occhi che mandano bagliori oscuri, lei, dal canto suo, si è fatta piccola piccola. Nel senso che è proprio rimpicciolita e Pitch l’ha rinchiusa sotto un bicchiere.
-Quindi… ti hanno battuto?- la voce è pacata, ma esprime rabbia cieca.
-Li avrei distrutti se non fosse stato per il vichingo- ribatte Madrina, con le braccia incrociate e l’espressione imbronciata.
-Non ti ho riportata in vita per farti scappare a gambe levate al primo intoppo!- urla Pitch perdendo la pazienza e battendo un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare la fata.
-Mi consenta, sono stato io a riportarla in vita, se vogliamo dirla tutta- prova a intervenire una voce alle sue spalle.
-Zitto, Disney!- lo rimbecca Pitch, spedendo un manipolo di incubi verso di lui.
-I-Io… intendevo dire… c-che… po-potremmo Ehm…- cerca di riprendersi il dio dei morti -riportare in vita altri cattivi, come Facilier, è molto bravo con le bambole voodoo, ha i poteri simili ai tuoi- dice alla fine, convinto della sua idea.
Pitch non la pensa allo stesso modo: 
-Ed io che me ne faccio di uno “come me” quando sono il migliore, Facilier mi farebbe solo perdere tempo- crea altri incubi per la frustrazione, e un’altra voce osa parlare.
-Ma non sarebbe più facile ucciderli e basta?- dice con voce bassa, ma non intimorita più di tanto dall’uomo nero.
-Shan Yu, ma che discorsi prendi. certo, sarebbe più facile uccidere i nostri nemici, ma io non voglio farlo, sarebbe così gentile nei loro confronti. No, io voglio distruggere la loro casa, le loro abilità e le loro personalità, distruggerli interiormente è meglio di farlo esteriormente. E poi, chissà, potrebbero anche diventare come noi, e unirsi a noi, Oh, si, non sono così vile da usare la carta più facile, io sono molto più forte di così- risponde Pitch Black, con un gelido sorriso.
Ade spera che questo abbia fatto dimenticare all’uomo nero la faccenda delle anime, ma si sbaglia di grosso.
-Dammi il nome di chi potrebbe rafforzare le mie schiere di guerrieri- gli dice infatti Black, che ha bisogno di qualche potente arma di distruzione.
-Ehm… Malefica…Turbo… Gaston… Ursula… Ehm…- spara questi nomi, i primi che gli vengono in mente, ma l’uomo nero non li apprezza più di tanto.
-Malefica e Ursula le abbiamo già, Turbo è inutile, ci abbiamo già provato e Gaston si crede chissà chi, peggio di quel montato di Hans- è pronto a mandare i cavalli neri in azione quando sente Madrina proporre, in tono annoiato
-Mai sentito parlare di Tai Lung?- come se fosse una cosa ovvia.
-Tai Lung, eh?- Pitch ci pensa un po’, poi richiama a se gli incubi -Buona idea, davvero buona, Ade, pensaci tu, e, Fata Madrina, la tua punizione sarà decisa in riunione, mi hai deluso-
Madrina non è una serva fedele come gli altri, ma vuole il potere, questo è certo. Segue Pitch solo perché potrebbe farla tornare nel mondo dei morti se osasse disubbidirgli, ma ha già intenzione di prendere il comando, e magari scatenare una ribellione.
Certo, prima dovrebbe convincere Ade, ma lui non è molto condizionabile, segue Pitch perché sono molto simili.
Poi, quando sarà libera e potente, darà una lezione a quei quattro ragazzini, non avranno scampo.

 

Hiccup si sveglia convinto di essere ancora sotto il regime Madrina e convinto di aver fatto uno stranissimo sogno su loro tre che salvavano Jack nella prigioiosa.
L’assenza di Jack conferma la sua idea, ma quando si vede le gambe il mondo di castelli in aria e false rivelazioni gli crolla addosso.
Al posto della sua solita gamba di ferro vede una gamba fatta a casaccio, come se fosse di fretta e non avesse avuto i giusti materiali.
“Per Odino!” esclama mentalmente, alzandosi in piedi e precipitandosi fuori dalla stanza, senza contare di essere ancora in pigiama, con i capelli scompigliati e che sono le sei e mezza del mattino.
Si precipita in camera delle ragazze, e bussa con veemenza alla porta.
Dopo qualche minuto Rapunzel, con sguardo assonnato apre la porta, e saluta Hiccup un po’ confusa.
-Ciao, Hic, sono le sei e mezza, che ci fai qui?- dal tono di voce e dall’aspetto si direbbe che si è appena svegliata, e che non si ricorda dell’avventura trascorsa durante la notte.
-Stai bene? state bene?- chiede Hiccup preoccupato.
-Si, perché?- gli occhi di Rapunzel si spalancano.
-Oh mio dio! Tu stai bene? come va la gamba? Merida dorme ancora, Jack!?- inizia a parlare in preda all’ansia, e lo fa entrare e accomodarsi.
-Non lo so, non è a letto- risponde Hiccup, attento a non svegliare Merida.
-PER TUTTE LE LUCI FLUTTUANTI!!!!!- urla Rapunzel, mettendosi le mani alla bocca, Merida non da segno di sentirla, e continua a ronfare beatamente -E se Madrina fosse tornata, se l’ha rapito, se lo vuole torturare, dobbiamo salvarlo- e si avvia ancora in pigiama verso la porta a passo di marcia.
-Ferma, ferma, aspetta un attimo, probabilmente è solo andato a fare colazione, oppure è in infermeria, dopotutto aveva una bruciatura sul polso destro- cerca di farla ragionare Hiccup, Rapunzel sembra calmarsi un po’.
-Forse hai ragione, sono stanca, stanotte è stata così dura- mette le mani sulle tempie per schiarirsi le idee.
-E’ meglio che vada, torna a dormire, e che… ero preoccupato per voi- Hiccup si avvia alla porta, ma Rapunzel lo prende per le spalle e lo abbraccia fortissimo.
-Grazie, Hic- gli dice in un sussurro.
-Quando Merida si sveglia salutala da parte mia- le dice lui ricambiando l’abbraccio un po’ imbarazzato.
-E tu avvertimi quando trovi Jack- la ragazza lo guarda con grande speranza negli occhi, e Hiccup glielo promette.
-Certo, ci vediamo più tardi, ok?- ed esce dalla stanza un po’ più tranquillo.
“Jack, dove ti sei cacciato?” Hiccup si avvia in sala da pranzo, sperando in cuor suo che ha solo deciso di fare colazione, ma ha paura che possa essersi allontanato dall’edificio per qualche motivo.
Ieri sera era molto silenzioso, ferito, pensieroso, sembrava aver perso il suo solito umore scherzoso e sarcastico, tutti loro erano abbattuti, ma Jack era peggio, in camera non aveva detto una parola, e a giudicare dal respiro e dai frequenti movimenti, ci aveva messo molto a riaddormentarsi.
Quando arriva nella sala da pranzo non trova nessuno, solo Edgar, intento a mettere a disposizione per la colazione una sbobba peggiore di quella di Madrina.
-Edgar, hai visto Jack?- chiede Hiccup all’uomo che lo ha salvato due volte da un mese e mezzo a questa parte.
-Jack? No, non l’ho visto, credevo che stesse ancora dormendo- risponde l’omone.
-Bene, vado a cercarlo- Hiccup fa dietro front, ma viene interrotto dall’uomo.
-Tu mi ricordi tanto una persona che conoscevo quando ero piccolo- sussurra quasi tra se e se. Hiccup si gira a guardarlo, senza dire niente.
-Mi dispiace per quello che avete passato questa ultima settimana, ho scavato e ho affrontato la tempesta per tornare il prima possibile, da oggi si ricomincia- cerca di tranquillizzare il ragazzo, sempre guardandolo con affetto quasi genitoriale.
-Beh, dovrebbe assumere una buona cuoca secondo me, magari non una che è anche una pazza omicida- suggerisce Hiccup, leggermente imbarazzato per lo sguardo penetrante dell’uomo, che fortunatamente lo sposta per posarlo sulla sbobba da lui cucinata, ridacchiando sotto i baffi.
-Hai proprio ragione… sarà il caso che faccia qualche telefonata, tu cerca il tuo amico, ci vediamo più tardi- e prendendo il cellulare e iniziando a digitare un numero.
-A dopo- saluta Hiccup, ed esce dalla stanza, leggermente preoccupato per la sorte dell’amico.
Dopo aver controllato la cucina, ogni angolo della camera e persino l’ingresso della prigioiosa, gli viene un oscuro presentimento.
“Non è che se n’è andato” a questo pensiero si blocca, non riesce a credere che possa aver fatto una cosa del genere dopo tutto quello che avevano passato per aiutarlo.
Mentre rimugina su questi pensieri si affaccia alla finestra del corridoio vicino alla cucina, e nota un’ombra proiettata, come di qualcuno che sta sopra il tetto.
Tira un sospiro di sollievo e si precipita in soffitta maldicendosi mentalmente per non averci pensato prima, ma a metà tragitto la gamba poco consona a reggere il peso di un essere umano cede, e Hiccup crolla a terra, per la seconda volta in meno di ventiquattr’ore per colpa della gamba.
Riesce a mettersi seduto, e controlla le condizioni della gamba.
Ormai sono le sette e un quarto, e tra non molto i ragazzi si sveglieranno, e Hiccup non vuole rendersi ridicolo di fronte e tantissimi ragazzi orfani mezzi delinquenti, è abbastanza preso in giro senza passare da “Lo zoppo” a “Il ragazzo senza gamba”, così decide di andare nel museo, prendere un martello, dei pezzi di metallo e i aggiustarsi al meglio la gamba, per poi andare a rintracciare il compagno di stanza e avvertire Rapunzel.
“Perché diavolo mi sono preso questa responsabilità?”
Riesce con fatica a raggiungere il museo, e con grandi difficoltà e “prese in prestito” riesce ad aggiustare la gamba in maniera eccellente.
Decide, però, di non sforzarsi più di tanto, e fa il tragitto che lo separa dalla soffitta camminando lentamente.
Quando entra nella stanza, nota la finestra aperta, e affacciandosi chiama a gran voce
-JACK! Se sei qui vieni subito, dobbiamo parlare!-
Ma si accorge con grande shock, che Jack non è solo.
“Per tutti i Thor di questa terra: Marvel e mitologici”

 

Dopo la visita più che gradita di Hiccup, Rapunzel ha provato a riaddormentarsi, senza però riuscirci.
Ha provato a svegliare Merida, ma la rossa dorme così profondamente che tutti i tentativi della bionda si rivelano futili.
“Se solo ci fosse Pascal, la sveglierebbe senza problemi” solo pensare all’amico rettile le fa venire i lucciconi, e decide di andare a fare colazione,
dove forse riesce a parlare un po’ con qualcuno, perché se aspetta la compagna di stanza si fa notte.
Si mette il solito maglione violetto, la gonna e la borsa per i suoi capelli, che tuttavia tocca con molta cautela, senza sapere bene come maneggiare, per paura che reinizino a brillare e scongelare il ghiaccio.
“Tutto a posto, Rapunzel, va tutto bene Rapunzel, i capelli si illuminano solo se canti Rapunzel” continua ad autoconvincersi per non cadere nel panico, e si appresta a lasciare la camera stringendo la borsa come e temesse ladri pronti a scipparla.
Respirando rumorosamente esce finalmente dalla camera, e nota che il corridoio è completamente deserto, nonostante ormai si siano fatte le otto e mezza.
Si avvia velocemente in sala da pranzo, ha deciso di non mettersi le scarpe e camminare scalza, in questo modo si sente leggermente più sicura, nonostante il freddo che entra da vari spifferi del vecchio edificio.
Non incontra nessuno per tutto il tragitto, e quando giunge nella sala trova un Edgar corrucciato intento a parlare al telefono.
"Che strano ordigno” pensa, Hiccup le ha spiegato l’uso del cellulare, ma lei lo trova così strano e innaturale, come del resto Merida e Hiccup stesso. L’unico che sembrava a conoscenza di quella tecnologia era Jack, che ridacchiava alle loro spalle, ma non in maniera cattiva, Rapunzel lo sa, in maniera scherzosa, lui prende tutto come un gioco, ed è forse la cosa che le piace più di lui, riesce a mantenere freschi gli animi, e riusciva a strappare una risata al gruppo anche durante la dittatura di Madrina, Merida esclusa ovviamente.
Rapunzel osserva il cibo. A giudicare dalla consistenza e dall’aspetto deve aver esagerato con il burro e con la farina per la crema, che è diventata più una sbobba grumosa.
Mette un dito per assaggiarla e scopre che il capo ha anche confuso il sale con lo zucchero.
Mentre il capo è impegnato la ragazza ne approfitta per entrare di soppiatto in cucina, e inizia ad armeggiare ai fornelli.
Prende uova, farina, latte, un cucchiaio di olio vegetale, succo di mela dalla dispensa, uvetta, mandorle e un po’ di burro, poi si mette a lavoro canticchiando e riacquistando il buonumore.
Dopo aver finito i Fladle, decide di cimentarsi nella torta alle nocciole, ma viene beccata da Edgar mettendola nel forno.
-Rapunzel, che ci fai qui?- le chiede lui accigliato.
La ragazza diventa tutta rossa, e, iniziando a torturarsi i capelli, borbotta:
-Io.. beh… ero qui… la crema era salata… ho cucinato i Fladle… e la torta… mi dispiace- conclude, aspettandosi una punizione esemplare alla “Madrina”, o un rimprovero per aver borbottato, invece Edgar le da una pacca sulla spalla, raggiante di felicità.
-Bravissima, Rapunzel, ti andrebbe di diventare la nuova cuoca- le propone con un sorriso incoraggiante.
La ragazza annuisce sorridendo a sua volta, sentendosi finalmente utile a qualcosa per le sue abilità e non per i suoi strani capelli.
-Perfetto, continua la torta e dopo prepara il pranzo, puoi fare quello che vuoi, ma devi preparare per trentotto persone, ne sei in grado?- chiede l’uomo avviandosi alla porta.
Rapunzel ci pensa un po’ su, poi risponde:
-Si, certo, sarà un piacere-


Merida, dopo un po’, si è finalmente svegliata, e si stiracchia con un grande sbadiglio e con tantissimo rumore, controllando l’ora.
-Oggi la rana non mi ha svegliato per fortuna- dice orgogliosa constatando che sono quasi le dieci.
Poi, ricordando ciò che è accaduto la sera prima si riscuote completamente, cercando l’amica per la stanza, e chiamandola a gran voce.
Se la conosce bene ora se la immagina sperduta, triste e sconsolata, magari facendosi consolare da Hiccup, e la rossa non vuole farla sentire sola. Così decide di vestirsi in fretta e andare a cercarla.
Mette la felpa verde, i jeans strappati e indossa velocemente le scarpe senza neanche rendersi conto di cosa stia mettendo, determinata com’è a vedere le condizioni di Rapunzel.
“E Hiccup? Lui starà bene? E Jack?” non che le importi qualcosa di Jack, naturalmente, solo non vuole assolutamente che tutti i loro sforzi siano stati vani.
Ok, lo ammette, forse un po’ le importa, ma non tanto, e non per amicizia o cosa, ma forse perché non si sa immaginare l’orfanotrofio senza le loro litigate, e, dopotutto, lui non si è mai davvero arrabbiato per i suoi eccessi.
“Ma che vai a pensare, Merida, tu lo odi!” ma è davvero odio, o è amicizia camuffata.
Scaccia il pensiero dalla mente, lei è Merida Dumbroch, non può permettersi di essere confusa, e si avvia velocemente in cucina, dove i ragazzi stanno allegramente facendo colazione.
“Fa che non sia una sbobba, fa che non sia una sbobba” pensa Merida incrociando le dita e avviandosi al suo tavolo, dove nota delle frittelle già messe nel piatto, con una scritta fatta con lo sciroppo d’acero: “Sono in cucina :)” Merida si tranquillizza, è certa che il messaggio sia di Rapunzel, e si appresta ad andare in cucina, portandosi naturalmente il piatto con se. Non si rinuncia certo a delle frittelle dall’aspetto delizioso come queste.
Quando arriva in cucina vede Rapunzel intenta a canticchiare e cucinare allegramente, andando da una parte all’altra della cucina come se volasse, l’esatto contrario della ragazza triste e sconsolata che Merida si era figurata nella sua mente.
Inizia a mangiare le frittelle, e nota che sono squisite, con succo di mela, uvetta e mandorle.
-Complimenti, Punzie- le dice con un sorriso -Non sapevo sapessi cucinare- commenta poi, sedendosi su un tavolo libero.
-Ciao Merida! Non lo sapevo neanche io, veramente, ti piacciono? sono Fladle- dice allegramente l’amica, continuando a cucinare la zuppa di nocciole per pranzo, la sua preferita.
-Falde che?- chiede l’amica confusa.
-Fladle, sono delle frittelle tedesche- spiega Rapunzel, confondendo ancora di più Merida.
-Non solo cucini, ma cucini anche pietanze tedesche?- chiede incredula.
Questa domanda fa tentennare il recuperato buonumore di Rapunzel
-Io… si, evidentemente si- risponde secca, mescolando la crema per il dolce della cena.
Merida avverte il distacco appena creato, e cerca di porvi rimedio.
-Significa che forse vieni dalla Germania o da qualche altro paese europeo nelle vicinanze- suggerisce Merida, dando una speranza alla bionda, che si illumina di nuovo.
-Si, forse, si, che bello, devo andarci un giorno di questi, forse trovo il mio paese, e forse riuscirò a capire che è la donna dai capelli neri con il mantello- eccitatissima, inizia a saltellare da una parte all’altra della cucina, facendo uscire un po’ di capelli dalla borsa che finiscono addosso a Merida, che svelta svelta se ne tira fuori, non vuole assolutamente finire di nuovo legata e intricata nella massa bionda.
Così facendo però, per sbaglio inciampa, facendo cadere buona parte delle frittelle rimaste ancora nel piatto.
-Sgrunt- commenta solo.
-Scusa Merry- Rapunzel si affretta a rimettere i capelli nella borsa, e a porgere una mano a Merida, dispiaciuta.
-Mi devi tre frittelle- commenta solo la rossa rialzandosi.
-Un momento, dove sono Jack e Hiccup?- chiede Rapunzel a Merida -Li hai visti in sala?-
-No, in effetti credevo che fossero qui, con te, non li vedo da ieri sera- risponde Merida pensierosa, e iniziando a preoccuparsi.
-COSA!?- Rapunzel si è già preoccupata, e levandosi il grembiule si appresta ad andarli a cercare.
-Hey, tranquilla biondina, siamo qui- Jack annuncia la suo presenza con il solito tono sbruffone, ma si vede che non lo fa con la solita enfasi, infatti è ancora piuttosto acciaccato e dolorante, il polso destro, poi, è fasciato e dove finiscono le bende Merida nota un pezzo di pelle rossa e con qualche vescica, cerca di non guardarla e si concentra su Hiccup.
Il ragazzo è totalmente scosso, dal colorito verdognolo e l’aria di chi ha visto un fantasma.
-Hiccup, stai bene?- chiede avvicinandosi al moro, che annuisce distante.
-No, e solo che ha visto…- Jack viene interrotto da una gomitata che Hiccup gli tira allo stomaco, e dopo uno scambio di sguardi resta zitto.
-Che hai visto?- chiede Rapunzel avvicinandosi per vedere le loro condizioni, quando i capelli sfiorano Jack, lui si ritira visibilmente.
-Puoi tenere i tuoi capelli lontani da me?- chiede alla bionda quasi sussurrando, in tono sofferente.
-Perché?- lo prende in giro Merida -Paura di un po’ di fili, che c’è, credi che ti strangoleranno?-
-Merida, smettila- la riprende Rapunzel, senza convinzione, è rimasta molto sorpresa e delusa dalla reazione di Jack.
-Scusa, ma… non ho un buon ricordo dei suoi capelli- si spiega l’albino.
-Perché ti hanno salvato la vita?- dice sarcastica Merida.
-Perché mi hanno bruciato il polso!- esclama Jack, toccandosi il polso destro inconsciamente.
-Non sono stati i suoi…- Merida si blocca, in effetti si era ritirato quando lei aveva provato a sciogliere il ghiaccio dalle manette, e la sua espressione non faceva presagire niente d buono, inoltre le pare di ricordare che quando aveva lanciato la freccia il polo era già rosso.
Guarda Rapunzel, imitata dagli altri, e la ragazza sembra farsi piccola piccola di fronte agli sguardi degli amici.
-Io… non so… cosa dire…- gli occhi le si riempiono di lacrime, e Hiccup prova a far ragionare gli altri due.
-Ma i suoi capelli mi hanno guarito dalle ferite, forse è diverso solo per Jack- Merida sembra convincersi, ma Jack non ci rimane molto bene.
-Ed io chi sono, quindi, lo spirito del gelo e dell’anti luce?- dice a mo’ di scherzo, ma Hiccup lo guarda con sguardo eloquente.
-Stai scherzando, vero?- 

 

 

 

 

(A.A.)
Corto, è vero, in ritardo, è ancora più vero, ma sono molto impegnata questi giorni.
Vi assicuro che il prossimo capitolo sarà migliore, o almeno spero.
E chissà chi ha visto Hiccup, scommetto che l’avranno capito tutti, ma come si sono svolti i fatti?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo.
Inoltre si capiranno molte più cose sul nostro caro amico mezzo vichingo.
Al prossimo capitolo.
P.s. Ho iniziato un’altra fanfiction HogwartsAU sui Big Four: “La profezia delle quattro bacchette” (lo so, sono una frana con i titoli) se vi va fateci un salto.

 

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Capitolo 10
*** Una vecchia conoscenza ***


Una vecchia conoscenza

 

E’ ormai pomeriggio inoltrato, Rapunzel è rimasta a cucinare tutto il giorno, con la compagnia di Merida, che però ha mangiato più che parlare.
Hiccup è andato in giro, mentre Jack, dopo che Hiccup ha spiegato i suoi sospetti, è uscito dalla stanza e si è rifugiato nel tetto senza dire una parola.
A pranzo entrambi i ragazzi latitavano, e Rapunzel inizia a preoccuparsi.
-Secondo te Hiccup ha ragione, su Jack intendo?- chiede Rapunzel a Merida.
-Si, io credo sia plausibile, dopotutto spiegherebbe molte cose- risponde lei, mangiando un biscotto.
-E’ il diciottesimo che mangi, non ti fa male?- chiede Rapunzel infastidita.
-I principini sono peggio- risponde Merida senza riflettere.
-Chi?- 
-Non… non lo so- Merida sente di essere vicinissima a una risposta, al suo passato, ma ogni volta non capisce ciò che magari ha appena detto.
-Lasciamo stare, appena finisco questa torta di mele alla crema pasticciera vado a cercarli- si ripromette Rapunzel, ma non lascia la cucina, neanche quando ha finito la zuppa di nocciole e la meringa.
Sfoga in cucina la sua voglia di fare qualcosa di utile, dato che ormai non può più disegnare. Ha finito il quaderno durante la notte, scrivendo sempre la stessa parole infinite volte: torna da me, torna da me, torna da me, in tutti i modi possibili e immaginabili, conclusi dalla solita immagine della donna incappucciata nell’ultima pagina.
Se n’è accorta solo dopo pranzo, e non ne ha parlato con nessuno.
Dopo l’avventura notturna è troppo spaventata da qualsiasi cosa, sente che loro quattro sono legati da qualcosa, che non è un caso se l’hanno rifiutata da tutti gli orfanotrofi, non è un caso che si è ritrovata nella stesa camera di Merida, che ha incontrato Hiccup e ha stretto amicizia con lui, che lui sia diventato il compagnio di stanza di Jack.
Sembra come se ogni sua mossa, ogni sua decisione e ogni suo pensiero sia manipolato, come se fosse una marionetta nelle mani di qualcuno, e la sola idea la atterrisce profondamente.
“Chi sono io, veramente?” continua a chiedersi, senza riuscire a trovare una risposta.
Merida sta affogando tutta la sua inquietudine nell’ottimo cibo di Rapunzel, cercando di rielaborare tutti i fatti accaduti durante la notte, e durante la giornata.
Pensa all’espressione di Hiccup quando sono entrati in cucina, ai sospetti su Jack, è stata l’unica a non considerarli plausibili, insomma, è vero che Jack è molto strano, che sembra porti freddo e che è stato l’unico soggetto a soffrire con i capelli di Rapunzel, ma da questo a dire che è lo spirito dell’inverno c’è molta strada. Purtroppo Jack, invece di negare questa ipotesi, è rimasto in silenzio tutto il tempo e alla fine si è alzato e se n’è andato, pensieroso.
Hiccup è andato via poco dopo, Edgar gli ha chiesto di sistemare il museo, e nessuno dei due è tornato per il pranzo.
Le sette, però, stanno arrivando, e Merida inizia a temere che non ceneranno nemmeno.
-Punzie, io vado, ci vediamo a cena- saluta Rapunzel e si avvia in stanza, pensierosa.
Entra nella camera con l’intenzione di riflettere con calma, magari farsi una doccia, e andare a cercare i ragazzi, ma si sdraia sul letto e si addormenta. 

Jack è sul tetto, sta ripensando da ore a quello che Hiccup gli ha detto, ai viaggi che ha fatto nella prigioiosa, e a ciò cha ha visto sul tetto.
Quando si è svegliato quella mattina è salito sul tetto per riflettere, in questa settimana è diventato il suo posto preferito, il suo rifugio da Madrina, ed ora, il suo punto di riflessione.
Hiccup ha raccontato a tutti le sue idee, e farlo in un momento così delicato per Jack non è stata una buona idea.
“Chi sono io? Perché ho fatto quei viaggi? Che cosa ci faccio qui?” sono ore che ci riflette, e non è riuscito a trovare una soluzione.
Prende una manciata di neve dal tetto, e la lancia di sotto per la frustrazione, ma nota con stupore e orrore che la neve resta sospesa in aria per qualche secondo, poi gli ritorna in mano.
Si sdraia sulla neve giocherellando con la pallina formata, ma inizia a sentire freddo.
Decide di rientrare, non vorrebbe prendersi il raffreddore, e gli è venuta leggermente fame.
“I sospetti di Hiccup sono davvero infondati, se fossi davvero uno spirito non sentirei freddo, e di certo non mi verrebbe fame, gli spiriti non mangiano, almeno credo”
Però, riflettendoci bene, arriva alla conclusione che esiste almeno uno spirito che mangia di sicuro
“Dopotutto chi mangia i biscotti e il latte se non Babbo Natale, almeno che i genitori non fingano di lasciarglielo mentre se li mangiano loro, no, sono quasi sicuro che...”
Perso nei suoi confusi pensieri non si rende conto della ragazza che si sta precipitando dalla sua parte.
-Mamma, papà, dove siete? Hamish, Hubert, Harris?- una furia rossa gli sbatte contro, mandandolo a gambe all’aria.
-Me-Merida?- La ragazza ha gli occhi chiusi e espressione spaventata e furiosa, e dimena le mani come a scacciare qualcosa.
-Ridammi la mia famiglia, ridammi la mia famiglia- urla dando un pugno a allo stomaco di uno sconvolto Jack.
-Ahi, Merida, svegliati, svegliati- prova a scuoterla leggermente, ma la ragazza si dimena sempre più forte
-Basta, smettila, lasciami!- continua a menare colpi a destra e a manca, e Jack decide di passare a metodi drastici.
“L’hai voluto tu!” forma una gigantesca palla di neve e gliela lancia addosso.
-AH!!!- Merida si sveglia di botto, guardandosi intorno spaesata, poi scoppia a piangere singhiozzando poggiando la testa conto il muro e sedendosi a terra.
Jack si avvicina titubante.
-Va tutto bene?- chiede a bassa voce, come timoroso di farla arrabbiare e di farle scatenare altra furia omicida, o di darle fastidio con la sua sola presenza, Merida è una ragazza forte, non una che si lascia scalfire, e Jack ha anche paura di non essere in grado di consolarla.
-Vattene via- gli dice, dandogli le spalle.
-Non mi dici cosa devo fare- Jack incrocia le braccia a le si avvicina con sicurezza.
-Non mi servi tu, non mi serve la tua aria da sbruffone- Merida ha la voce spezzata, ciò che ha visto doveva essere davvero terribile.
-Si da il caso che io sia un esperto di incubi- Jack si ferma, e si mette le mani in tasca con fare noncurante.
-Ah, si?- chiede Merida sarcastica, girando la testa verso di lui -Non sono di certo come i miei- gira nuovamente la testa, nascondendola tra le braccia.
-Non credo, sai, vedere mia sorella risucchiata da un lago ghiacciato, provare in tutti i modi a salvarla e non riuscirci, vedere i miei migliori amici venire indeboliti e distrutti da un uomo nero e non sapere neanche i loro nomi, ma sentire solo una forte sensazione di dolore al petto, come se il cuore venisse strappato via, sapere, inconsciamente di essere la causa di tutto…- fa una breve pausa, Merida lo guarda con gli occhi sgranati, mentre lui gira la testa per non farle scorgere i lucciconi che gli sono venuti ripensando ai suoi incubi -… non è esattamente un sogno dorato, a mio parere- 
-Io ho visto la mia famiglia, i miei genitori e i miei tre fratellini che venivano uccisi, la mia casa distrutta, ed io non riuscivo a salvarli- lacrime continuano a scendere dai suoi occhi, ha deciso di fidarsi di Jack e raccontargli tutto -Sogno queste cose da quando mi hanno ritrovata, in più vedo mia madre trasformata in un orso, e non tornava normale, e noi restavamo soli-
-Tornerai a casa- dice Jack con sicurezza -I tuoi genitori ti aspettano con ansia, sono preoccupatissimi, e sta pur certa che tua madre ancora non si è arresa-
-Non lo so, ormai non so più niente, non so come si chiama, che aspetto abbia, non so se è viva o no, come puoi saperlo tu- gli dice con veemenza.
-L’ho visto- risponde lui con semplicità, ma prima che Merida possa chiedergli spiegazioni, la campana della cena suona, e Hiccup esce dalla porta che conduce al museo, trema tutto, e sembra che abbai visto un fantasma.
-Hiccup, tutto bene?- chiede Jack -Visto qualche altro spirito o qualche altro dra…-
-ZITTO!- lo riprende Hiccup, mettendogli una mano a coprirgli la bocca.
-Drache?- chiede Merida, ancora troppo confusa dal sogno per arrivare da sola alla conclusione.
-Draniente- risponde Hiccup avviandosi verso la sala da pranzo. Merida si rialza, si asciuga le lacrime e si avvia a sua volta verso la cucina, per capire a fondo al questione, ma Hiccup non ha proprio voglia di parlare.
Ha avuto una mattinata orribile, e ripensa costantemente a ciò che è accaduto poco prima.

 

Sta mettendo a posto il museo, come fa di solito per rinfrescarsi le idee, poi, ripassando per la teca con le piccole sculture, osserva quella del drago, identico a quello che ha visto quella stessa mattina, quando era salito per chiamare Jack.
Preso da un’inspiegabile rabbia apre la teca, e prende la piccola scultura, per poi distruggerla in mille piccoli cocci di legno.
Dopo aver completato l’operazione si sente stranamente triste.
“Perché non riesco a ricordarmi”
Si porta una mano alla testa, sforzando la memoria, ma un tonfo davanti alla porta lo sa sobbalzare.
Si avvia alla porta titubante, con un’ascia pesante in mano per precauzione, e la apre, ritrovandosi faccia a faccia con la terribile bestia nera, che lo guarda con occhi sgranati e imploranti.
Cade a terra per lo spavento, e il drago mette la testa dentro, come se volesse aiutarlo.
-Vattene, vattene via- dice Hiccup tremando, agitando una mano nella sua direzione, come se scacciasse le mosche.
Il drago, con sguardo triste, ignora il suo suggerimento, e prova a entrare, restando incastrato nella porta.
Il ragazzo prova per un attimo il desiderio di andare lì e aiutarlo, ma la paura e il senso di smarrimento sono più forti, si rialza e riprende l’ascia che aveva perso con la caduta.
Si avvicina rabbioso, con l’ascia troppo pesante stretta con entrambe le mani.
-Non mi hai sentito, vattene via- gli urla contro, e pentendosi da una parte di stargli dicendo questo.
Il drago piega la testa, sembra non capire, e non voler credere a ciò che Hiccup gli ha detto.
-SUBITO!- Hiccup è spaventato e furioso con se stesso per esserlo, non riesce a capire più niente, e la confusione lo fa essere più brusco di quanto voglia apparire.
Il drago guaisce, poi sembra arrabbiarsi, si libera dalla porta e va via, lanciando solo un’occhiata ferita e delusa a Hiccup, prima di scomparire nella neve.
-Ecco! E non tornare- Hiccup sussurra queste cose quasi tra se, poi si siede a terra, maledicendosi per averlo fatto. Lascia l’ascia e si prende la testa fra le mani, si sente vuoto, afflitto, vorrebbe solo piangere e scomparire.

 

-Hiccup, HICCUP! Mi stai ascoltando?- 
Merida lo fa tornare alla realtà, non sa come ma è in mensa, sta mangiando del pesce, e la rossa gli sta agitando una mano davanti agli occhi, mentre Rapunzel al suo fianco lo guarda preoccupata.
-Si, che stavi dicendo?- chiede distrattamente.
-Che sarebbe bello fare una sfilata in costume da bagno- risponde sarcastica Merida.
-L’idea non sarebbe male- scherza Jack, guadagnandosi una gomitata nelle costole.
-Stavamo dicendo che siamo arrivati a una conclusione- risponde Rapunzel, giocando con i capelli.
-Conclusione su cosa?- chiede Hiccup preoccupato.
-Su ciò che hai visto e che ti spaventa- risponde ovvia Merida.
Hiccup guarda di traverso Jack, che alza le spalle come a dire “Io non ho detto niente”.
-Dato che drastico non è un oggetto, e che drappo e dracma non sono oggetti che mettono in agitazione le persone, siamo arrivate solo a questa conclusione…- comincia Merida.
-Drago- conclude Hiccup rassegnato.
-Drago?- chiede Merida, spaventandosi -Io pensavo un dramma- all’improvviso si alza dalla sedia, guardandosi intorno.
-Non preoccuparti, non è più qui, l’ho mandato via- la rassicura Hiccup con tono neutro.
-Che hai fatto?- Jack è fuori di se.
-I draghi sono cattivi- risponde Hiccup senza convinzione.
-Ma lui no- risponde Jack con veemenza.
-E chi te lo dice?- Hiccup alza gli occhi dal piatto, per fissarli in quelli di Jack, è confuso, spaventato, la testa sembra volergli scoppiare da un momento all’altro.
-Il mio istinto, diavolo Hiccup, quel drago ti guardava con sollievo palpabile, era più felice di Merida di fronte a un piatto di biscotti…-
-Hey!- si lamenta la citata.
-… e comunque l’ho visto, nel mio sogno nella prigioiosa, era in una strana capanna, con una ragazza dalla treccia bionda, e… mi ha attaccato, ma dopo, quando ho detto il tuo nome… no, prima, prima ho detto il tuo nome, dopo mi ha attaccato, e la ragazza non era la sua padrona, forse… forse…- i suoi occhi si puntano su Hiccup, sentendo finalmente id essere arrivato alla pista giusta -o sei tu il suo padrone, oppure siete nemici, ma credo più nella prima, forse pensava che ti avessi fatto del male, e probabilmente…- Rapunzel è l’unica ad ascoltarlo rapita, Merida lo guarda confusa, e Hiccup si inizia a innervosire.
-NON ESISTONO I DRAGHI, SE ESISTONO SONO CATTIVI E DI CERTO IO NON NE HO ADDESTRATO UNO, GUARDAMI, TI SEMBRO UN ADDESTRATORE DI DRAGHI!- gli urla contro, attirando gli sguardi di tutti gli orfani, che lo guardano allibiti, come se fosse pazzo.
-CHE AVETE DA GUARDARE, FATEVI I CAVOLI VOSTRI!!!- esclama rivolto ai ragazzi, che si girano di scatto.
-Hic, calmati- Rapunzel gli mette una mano sulla spalla con cautela, e il ragazzo si prende la testa tra le mani cercando di tranquillizzarsi.
-Mi potete spiegare, per favore?- prova a chiedere Merida, titubante, Hiccup le lancia un’occhiataccia.
-No, io intendevo, mi spiegate perché Hiccup all’improvviso perde le staffe come me, Jack inizia a sparare teorie a caso come Rapunzel, Io inizio a non farmi valere come Hiccup, senza offesa, e Rapunzel inizia a… no, lei è rimasta piuttosto IC, ma il resto sembra stravolto-
-Sto bene, tutto a posto, sono solo molto confuso e… voglio ricordare, ma non ce la faccio- Hiccup si spreme le meningi, ma si arrende all’evidenza. -Io conosco Sdentato, ma non lo riconosco, ha senso?- chiede agli amici.
-Si- rispondono i tre in coro.
-Ah, si?- chiede Hiccup leggermente sollevato.
-Si, devi ammettere che ciò che ci sta succedendo è fuori dall’ordinario, la perdita della memoria è molto confondente, si dice così?, comunque, sappi che avrai il nostro appoggio, e la nostra comprensione, siamo tutti sulla stessa barca- Rapunzel gli da delle pacche sulla spalla, incoraggiante.
-Hai ragione, domattina vado a cercarlo, io voglio ricordarmi di lui, e forse è il solo che possa aiutarmi a farlo- Hiccup sembra tornato quello di sempre, abbastanza tranquillo e posato, almeno finché una delle orfane non entra nella stanza urlando a squarciagola.
-C’E’ UN DRAGO FUORI DI QUI!!!!!!!!- allertando tutti gli orfani, in particolar modo i quattro ragazzi.
La ragazza sviene dall’ansia, ed Emily, poco convinta, si alza da tavola.
-Vado ad avvertire Edgar- 
-No!- l’avvertimento di Hiccup arriva troppo tardi, e la ragazza è già scomparsa nell’ufficio del capo.
Il moro si alza di scatto e la segue, e gli altri tre fanno altrettanto, dopo essersi lanciati un’occhiata eloquente.
Edgar esce dall’ufficio come una furia, scansando Hiccup prima che possa parlar,e ma non si dirige in mensa, come egli crede, ma al museo, per prendere un’ascia affilata e uno scudo.
-Edgar, non puoi farlo!- prova a fermarlo Hiccup, che ha capito le sue intenzioni.
-Ragazzo, sta fermo qui, al drago ci penso io- Hiccup aveva sperato fino all’ultimo che Edgar non credesse alla storia del drago, ma sapeva in cuor suo che ci avrebbe creduto, tempo addietro gli aveva parlato di una antica leggenda alla quale lui credeva molto

-La chiamano Berk, dovrebbe essere un’isola di vichinghi al quale vi si accede dalle rocce del Nord, da li vengono molti reperti, io stesso sono stato ritrovato lì alla tenera età di cinque anni, almeno, così mi è stato detto, perché non ricordo molto di quando ero piccolo.
Si dice sia infestata da grossi draghi volanti sputafuoco, e non è il caso di andarci alla leggera, ma si sa, i vichinghi sono tosti, cocciuti, e li combattono da anni e anni-
Hiccup è arrivato solo da un giorno e si sente raccontare questa storia, senza capire se il capo scherza o fa sul serio, eppure, nel profondo del cuore, gli sembra di conoscere quella storia, come se ne facesse parte.

 

Hiccup segue il guardiano fuori nella neve, con l’intenzione di fermarlo, senza sapere bene perché.
“Dopotutto, via il drago, via le incertezze”
Ma non riesce a fermarsi dall’inseguirlo, guidato da una forza che non riesce a controllare.
Inciampa numerose volte nella neve, cadendo e rialzandosi perdendo però di vista Edgar.
“No, no, no, no, no” 
guarda in ogni angolo, e alla fine intravede un’ombra nera.
vi si precipita più veloce di quanto il piede possa permetterglielo, giusto in tempo per vedere la lama dell’ascia che si sta per abbattere sulla testa dell’animale, che non riesce ad indietreggiare velocemente per colpa della neve.
Sa che non può bloccare Edgar, e fa l’unica cosa che gli sembra sia possibile fare.
Si getta a capofitto davanti al drago, cercando di fargli da scudo con il proprio corpo.
Chiude gli occhi, aspettandosi l’impatto, della lama, che lo colpisce su un fianco.
Sente un dolore atroce e cade a terra, l’ultima cosa che vede prima di perdere i sensi sono gli occhi spaventati del suo migliore amico, ormai stranamente nitido nei suoi ricordi, sente l’esclamazione sorpresa di Edgar, l’urlo inorridito dei suoi amici, poi il nero.

 

 

 

 

A.A.
Capitolo corto, personaggi OOC, capitolo incentrato su Hiccup, si, direi che forse è uno dei peggiori, ma vi prometto che inizieranno a migliorare, e poi è tornato in scena Sdentato, dai almeno è successa una cosa buona.
Ne approfitto per augurarvi buona pasqua a tutti.
Al prossimo capitolo, e vedrò di aggiornare la fanfiction HogwartsAU nei prossimi giorni.
P.s. le parti in corsivo sono ricordi.

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Capitolo 11
*** Un posto oltre la dimensione conosciuta, in teoria ***


Un posto oltre la dimensione conosciuta, in teoria

 

Quando Hiccup apre gli occhi nota di essere in infermeria, è ormai mattina, è coperto da pesanti coperte e con la testa in totale subbuglio.

Merida è al suo fianco, addormentata.

Ci mette un po’ a ricordare cosa è successo, e si alza di botto, svegliando anche Merida.

-Sdentato, dov’è Sdentato?- chiede preoccupatissimo per la salute del suo drago.

Piano piano che si sveglia inizia a ricordare tutto.

Il villaggio assediato dai draghi, lui che ne cattura uno, che ne addestra uno, la morte rossa, tutto.

-Hiccup, non preoccuparti, Edgar non gli ha fatto male, l’ho minacciato di morte se avesse provato ad avvicinarsi nuovamente, ora Jack e Rapunzel stanno controllando il drago. Io non sembro stargli molto simpatica- si lamenta -tu come stai? Rapunzel ha usato i capelli, ma hai perso molto sangue, ti senti bene?-

-Si, sto benissimo, devo vedere Sdentato, poi potremo tornare a Berk, lui sa la strada- queste parole confondono e feriscono Merida.

-Berk? Cos’è Berk?- Hiccup non può volerli lasciare, non dopo tutto quello che hanno passato insieme.

-E casa mia, vengo da lì- risponde semplicemente Hiccup, si sente meglio ogni minuto che passa, i capelli di Rapunzel sono prodigiosi.

-In che senso?- chiede Merida, poi si spiega meglio -Insomma, come fai a saperlo se non ricordi niente?- fino a prima che venisse ferito quasi mortalmente non ricordava chi fosse il drago, da dove venisse ed ora sembrava riaver acquistato la memoria, ma come ha fatto?

Hiccup si fa pensieroso, sembra come se il blocco nella sua testa sia scomparso, ricorda tutto ciò che ha fatto, ma non capisce perché ha fatto molte di quelle cose, come se venissero fatta da una copia di lui che non capiva molte cose che lui ora capisce. [Scusate per l’ingarbugliamento -Autrice] 

-Non so, ma ora ricordo tutto, io vengo da Berk, un paesino di vichinghi su un’isola, era infestata dai draghi, ma ora sono diventati i nostri più cari amici- si rifiuta di dire animali da compagnia, i draghi sono molto più di questo -l’unica cosa che mi resta ancora confusa è il mio arrivo qui, non me lo ricordo ancora- conclude Hiccup, facendo per alzarsi.

-Ma che stai facendo?- chiede Merida spingendolo nel lettino.

-Eh?- 

-Devi riposarti, hai perso molto sangue e…- Merida si interrompe, sembra sua madre Elinor. Quel nome le spunta in mente, ma si perde subito, Merida sospira -Vai, sei libero-

Se c’è una cosa di cui è certa e che non vuole essere come sua madre.

-Grazie per la comprensione- Hiccup si alza, azzarda qualche passo frettoloso verso la porta, poi un dolore lo colpisce a un fianco.

-Per i fulmini di Odino- impreca a denti stretti.

-Hiccup, se devi prendertela con gli dei nordici ti consiglio di farlo come si deve- lo riprende una voce dietro la porta che fa sobbalzare il ragazzo -I fulmini sono di Thor-

-Edgar- riconosce il capo dell’orfanotrofio, ma l’aria tra loro diventa ghiaccio.

-Così, hai difeso un drago- non è una domanda, solo un dato di fatto, la voce di Edgar è fredda, ma nonostante sia il doppio di lui Hiccup non ne è intimorito, ma lo osserva con gli occhi di chi sa, e inizia a capire molte cose.

Ma prima di qualunque dubbio deve assicurarsi di una cosa.

-Sdentato sta bene?- chiede sperando con tutto il cuore in una risposta affermativa.

Il capo storce il naso.

-Gli hai dato pure un nome?- chiede schifato, Hiccup si arrabbia, Merida si limita ad osservare la scena, non capisce cosa ci sia di male a tenere un drago.

Certo, i draghi non dovrebbero esistere, ma non dovrebbero esistere neanche capelli magici o fate pazze, ma ormai si è abituata alle stranezze. Lei è una tipa adattabile, non sta a rimuginare ma passa direttamente all’azione, come ha fatto con Hiccup quando Edgar l’ha ferito, mentre Rapunzel è rimasta agghiacciata dal terrore e Jack ha esitato non sapendo che fare, Merida si è gettata sul braccio ancora teso di Edgar che sembrava voler comunque colpire il drago e l’ha disarmato con molta facilità, più per proteggere Hiccup che per altro, ma deve essere stata molto minacciosa, perché il drago non si è voluto avvicinare, ringhiandole contro ad ogni passo nella direzione di Hiccup.

Alla fine si era fatta da parte tenendo sotto arma un confuso e arrabbiato Edgar, mentre Rapunzel aiutava Hiccup e Jack cercava di tenere sotto controllo il drago, che però lo ha scansato con l’ala per andare a vedere le condizioni di Hiccup.

Rapunzel, che lo stava medicando velocemente con i suoi capelli non aveva possibilità di scappare, si è limitata a chiudere gli occhi aspettandosi di essere mangiata, ma il drago si è limitato a osservare tristemente Hiccup emettendo dei guaiti, e dandogli dei colpetti con il muso.

Rapunzel aveva preso sicurezza, e gli aveva assicurato che Hiccup sarebbe stato molto meglio, poi ha iniziato a cantare.

Il drago ha sobbalzato, guardando sospettoso Rapunzel, poi le si è avvicinato diffidente, si vedeva che non voleva allontanarsi troppo da Hiccup. Quando Rapunzel ha finito di cantare il drago l’ha guardata come a chiederle spiegazioni, e, ironia della sorte, anche Edgar ha fatto la stessa identica espressione.

-Non preoccuparti, starà bene, ho curato le sue ferite, ma ha perso del sangue, dovremmo portarlo in infermeria- ha accarezzato il drago, per calmarlo, e lui non ha opposto resistenza, era ancora un po’ pensieroso, ma si è affidato a lei.

Poi Edgar era rientrato, arrabbiato, Merida e Jack avevano preso Hiccup e lo avevano portato in infermeria e Rapunzel si era occupata del drago, portandolo, cercando di non farsi vedere, nel museo, il luogo più grande a loro disposizione, perché non volevano che congelasse. Beh, in effetti era l’unica a non volerlo.

Merida si riscuote dai suoi pensieri, Hiccup guarda Edgar quasi con sguardo di sfida, nonostante non gli riesca molto bene, ma si può dire che è determinato.

-Si, Edgar, è il mio migliore amico, mi pare evidente che io gli abbia dato un nome- si siede sul letto, non vuole farlo notare, ma il punto dove è stato ferito è ancora dolorante, glielo si legge in faccia.

-Migliore amico di un drago, tra i vichinghi sarebbe sacrilegio- commenta cupo Edgar.

-Non più- risponde Hiccup.

-Come sarebbe a dire, non più? Non ne potrai mai sapere più di me, poco ma sicuro. Io li studio da tutta la vita- Edgar inizia ad arrabbiarsi, ma Hiccup accenna a un sorrisino.

-Io vivo in mezzo a loro da tutta la vita- controbatte Hiccup.

Cala un silenzio di tomba.

Poi, vedendo che Edgar non dice niente, Hiccup chiede nuovamente:

-Sdentato sta bene?- 

-Si- risponde freddo Edgar.

-Bene- Hiccup si alza, e si avvia con decisione alla porta, ansioso di rivedere il suo amico.

Merida si avvia affianco a lui, pronto ad aiutarlo nel caso le ferite gli facciano ancora male, ma Hiccup tiene duro, e non parla fino all’arrivo al museo.

Quando apre la porta rimane piuttosto sorpreso, Rapunzel sta giocando con Sdentato allegramente, Hiccup non riesce a credere che Rapunzel abbia conquistato così rapidamente la sua fiducia, e non riesce a fare a meno di essere un po’ geloso.

Quando entra, però, Sdentato lo guarda speranzoso, ma non gli si avvicina.

Hiccup gli sorride, non riesce a credere di essere stato senza di lui per un mese e mezzo senza ricordarselo, ora anche solo questi pochi metri gli sembrano troppo lunghi.

Cerca di andargli vicino il più velocemente possibile, e dopo un attimo di felicità, Sdentato si fa offeso, e gli da le spalle.

Hiccup è confuso di questo comportamento, poi gli ritorna in mente ciò che ha fatto il giorno prima.

Non riesce a credere di essere stato così orribile, si batte una mano sulla fronte e si avvicina a Sdentato.

-Senti, bello, mi dispiace per ieri, ma il fatto è che…- non dovrebbe dirlo, lo sente, ma lui si merita la verità -… non  i ricordavo di te- conclude, la reazione che arriva è quella che si aspettava: un’enorme ala nera lo solleva per il piede finto e lo tiene a testa in giù per dispetto. 

Con la coda dell’occhio Hiccup vede Merida allungare lentamente la mano verso un arco vichingo, ma il drago e il ragazzo la fulminano con lo sguardo, e lei solleva la mano con fare indifferente sistemandosi i capelli.

-Sdentato, non fare così, mi hanno fatto un incantesimo- prova a farlo ragionare Hiccup, il sangue inizia ad andargli alla testa. Restano un minuto buono a fissarsi, poi il drago lo lecca affettuosamente sulla faccia, bagnandolo tutto, e poi posandolo delicatamente.

-Mi sei mancato anche tu, bello… beh, più o meno- lo abbraccia dal collo affettuosamente, e Sdentato chiude gli occhi per godersi le coccole.

Rapunzel osserva la scena commossa, con i lucciconi tra i grandi occhi verdi, Jack sorride, felice che almeno uno di loro sembra tornato a posto, Merida è cupa, e dopo un po’ di silenzio chiede, cercando di non farsi tremare la voce:

-Allora, ora che farai?- 

-Beh, torneremo a Berk- risponde Hiccup senza esitare.

Queste parole hanno un effetto immediato sui ragazzi.

Merida sospira, i suoi timori sono diventati realtà, Rapunzel inspira bruscamente, mettendosi le mani alla bocca per soffocare un gemito, mentre Jack aggrotta le sopracciglia, e chiede -Cosa?!- 

Hiccup osserva spaesato le reazioni dei suoi amici.

-Che c’è, ragazzi?- non riesce a capire perché sembrano così sconvolti.

-Ma… ma non puoi pa-partire così- a Rapunzel trema il labbro inferiore, si è affezionata tantissimo a Hiccup, non può lasciarla, non ora che si è scoperto che i draghi esistono e quindi probabilmente tutti loro sono collegati, non dopo tutto quello che hanno passato insieme.

-Devo tornare a casa- cerca di giustificarsi Hiccup -Da mio padre, Astrid, Skaracchio, chissà quanto si sono preoccupati- guarda Sdentato che annuisce tristemente.

-Dopo tutto quello che abbiamo passato tutti insieme ci abbandoni così?- lo accusa Merida, facendolo sobbalzare, non ha parlato forte, non l’ha accusato con rabbia, ma sembra molto delusa, e si morde il labbro.

-I-io…- Hiccup non sa che dire, non aveva pensato che l’avrebbero presa così male, ma hanno ragione, non può andarsene, ma non può neanche restare, guarda Sdentato in cerca di rassicurazioni, il drago si è avvicinato a Rapunzel e la sta annusando, come per consolarla.

La ragazza, ormai in lacrime, lo scaccia bruscamente, sorprendendo il drago, e facendolo indietreggiare.

Non è un gesto da Rapunzel, e lei lo sa bene, ma non riesce a non accusare Sdentato di portare via Hiccup, è tutta colpa sua.

Segue un momento di silenzio, Hiccup deglutisce, non sa proprio che fare.

-Se vuoi andare fai pure, probabilmente faremmo tutti la stessa cosa se fossimo in te- Jack cerca di aiutarlo nella decisione, poi però non riesce ad essere imparziale neanche lui, a aggiunge-…anche se probabilmente sbaglieremmo tutti- 

Hiccup guarda un’ultima volta Sdentato, non può non andare.

-Io…- cerca di non guardare Rapunzel, ma osserva la scarpa -… credo che…- le parole non gli escono, sente un groppo in gola, ma non può fare altrimenti -…partirò domattina- dice infine, in un sussurro.

Il gelo cala sui ragazzi, probabilmente tutto emesso da Jack, che però guarda Hiccup come a dirgli che non lo biasima per la sua decisione, e di questo Hiccup gli è riconoscente.

-Scu-scusate un attimo- Rapunzel si precipita fuori dal corridoio, singhiozzando, diretta probabilmente in camera sua.

Merida lancia uno sguardo gelido a Sdentato, poi segue l’amica.

Hiccup si siede sulla groppa del drago, prendendosi la testa fra le mani.

Jack gli si avvicina, il drago lo guarda con un po’ di sospetto, ma lo lascia avvicinare.

-Non esiste la scelta giusta, solo la migliore a la peggiore- cerca di consolarlo.

-E’ una frase da Rapunzel- commenta Hiccup accennando un sorriso.

-La convivenza cambia tutti- risponde Jack sorridendo a sua volta -Pure gli spiriti immortali di trecento anni fa e più- 

-Hai riflettuto sui miei sospetti?- chiede Hiccup, osservando attentamente Jack.

Nota, e si maledice mentalmente  per non averlo notato prima, che Jack è messo molto male.

Le ciocche castane sono sempre di più, ha le occhiaie e sembra più pallido del solito.

Inoltre, strano a dirsi, ha il naso rosso, come se avesse.

-Ho il raffreddore, non credo sia una cosa che ci si aspetta da uno spirito della neve, non trovi?- Jack ci ride su, ma si vede che non sta bene, anzi, sta malissimo.

-Jack, sei stato in infermeria?- gli chiede preoccupato.

-Sto bene, non preoccuparti- ma viene smentito quasi subito da un colpo di tosse.

-Non è possibile, eppure sembrava così fattibile- riflette Hiccup, poi scuote la testa, concentrandosi sul problema più serio -Devi farti vedere, non stai bene, hai dormito stanotte?- chiede controllandogli la fronte per constatare che è fredda, ma non come al solito, meno fredda, e non capisce se è un bene o un male.

-Sembri mia mamma- commenta Jack, si abbuia un attimo, poi continua come se nulla fosse -Se io avessi una madre-

-Forse da qualche parte qualcuno ti aspetta- prova a convincerlo, ma è il primo a non crederci, se è uno spirito, come Hiccup ancora crede, non può avere genitori.

-No, non c’è nessuno, sono sempre stato da solo e sempre sarò solo- c’è una freddezza nelle sue parole e nel suo sguardo che stupiscono Hiccup, Jack è sempre così allegro e spensierato, certo, riflette molto, ma cerca sempre di prendere tutto in maniera divertente.

-Forse no, non ricordi niente del tuo passato, forse ti sbagli- cerca di consolarlo, ma Jack non sembra convincersi.

-Beh, io vado, devi preparare le tue cose per domani- si avvia alla porta del museo e scompare attraverso di essa.

Ma il gelo nella stanza non scompare, o forse è solo Hiccup che lo sente nel suo cuore.

Appoggia la testa sulla schiena del drago e chiude gli occhi, cercando una soluzione che per ora gli sembra infattibile.

Il drago lo avvolge con l’ala per coprirlo, poi si accoccola anche lui, e si addormenta.

 

Rapunzel, quando è entrata nella stanza era tremendamente triste, e arrabbiata, dopo tutto quello che avevano fatto insieme Hiccup li lasciava senza problemi, lei non lo avrebbe mai fatto, sentiva, nel più profondo del suo cuore, che non aveva una vita che l’aspettava se avesse ritrovato la memoria.

Inoltre si sentiva inutile per l’esito negativo che avevano dato i suoi capelli a Hiccup.

Quando infatti l’aveva avvolto e aveva contato la canzone, si era aspettata un miglioramento incredibilmente veloce che l’avrebbe subito fatto guarire, ma, nonostante la ferita fosse guarita, aveva notato perfettamente la sua difficoltà nel camminare, come se l’avesse ancora.

I suoi capelli l’avevano annullata alla vista, ma gli effetti sembravano non essere ancora cessati, come se non bastasse Jack li evita come la peste, e di conseguenza evita, anche se forse non se ne rende nemmeno conto, anche lei.

L’unica persona che le è rimasta è Merida, ma deve ammettere con se stessa che vorrebbe più Hiccup accanto a se, è in grado di essere paziente, di ascoltarla, e di tranquillizzarla, è molto più pratico di Merida, ma in quel momento soffre troppo per la sua improvvisa partenza, e si sforza di pensare a ciò che potrebbe andare meglio senza di lui.

Conclusione: Niente.

Fin da quando ci aveva parlato il primo giorno sentiva che c’era qualche collegamento tra di loro, e sente tutt’ora che devono restare uniti.

Cerca di mettersi nei suoi panni, con dei genitori, degli amici, forse una ragazza.

Non ci riesce, e come se lei non conoscesse la vita, come se fosse davvero vissuta rinchiusa in prigione per tutta la sua esistenza e non conoscesse niente del mondo reale.

-Rapunzel- Merida prova nuovamente a fare conversazione, ma la bionda non risponde.

-Rapunzel, andrà tutto bene, fidati- prova a tranquillizzarla, non se la cava molto bene con le parole, si vede da lontano un miglio che non ci crede neanche lontanamente a ciò che dice.

Rapunzel si limita a prendere i quaderni dei disegni, e iniziare a sfogliarli.

-Lo so che senza Hiccup niente sarà più lo stesso, ma ce la caveremo, doveva succedere prima o poi, no? E dovremmo essere felici per lui, dopotutto ha riavuto la sua vita, ora potrà essere felice- il ragionamento di Merida non fa una piega, ma invece di sollevare Rapunzel la butta a picco, la fa sentire egoista, come se volesse Hiccup tutto per se e impedirgli di vivere la sua bella e completa vita a Berk.

Appena arriva alla prima immagine di Hiccup, la strappa dal quaderno e la butta, e così fa con le altre.

Hiccup che lucida un’ascia, Hiccup che inciampa nei suoi capelli, Hiccup in sella a Sdentato che cade…

“Un momento, che era quell’immagine?”

Riprende l’immagine da mucchietto e la guarda attentamente.

Hiccup viene disarcionato da Sdentato, la gamba è in fiamme e dietro di lui c’è l’immagine di un arciere con aria soddisfatta. Sulla schiena di Sdentato c’è la freccia che ha staccato la corda che lo teneva agganciato a Hiccup. E’ uno dei suoi disegni oscuri.

Non può lasciarlo andare via, c’è qualcuno che vuole fargli del male, che vuole fare loro del male, a tutti e quattro, se lo sente.

Prende il foglio ed esce velocemente dalla camera, sotto lo sguardo confuso e leggermente irritato di Merida, che stava ancora cercando di consolarla.

 

Nel sogno Jack è in un altro posto ancora, nuovo e strano, ma gli ricorda vagamente il luogo del cavallo, Maxinus? non ricorda bene il nome.

Passeggia per le strade poi, stranamente, si ritrova nella camera di una giovane donna, dai capelli biondi platino raccolti in una treccia, che dorme.

La prima cosa che nota Jack è che non sta facendo un sogno sereno, ha gli occhi strizzati e lo sguardo dolorante, e si rigira numerose volte.

Poi nota che tutta la sua stanza è ghiacciata, e nevica.

Infine nota che lui sembra avere corpo, il che non è molto incoraggiante, visto che se si svegliasse il tutto sarebbe molto sconveniente.

La giovane donna, per fortuna, non da segni di volersi svegliare, e inizia a borbottare un nome nel sonno.

-Anna, Anna, no- con tono di supplica.

Jack sente rimbombare una voce per tutta la camera, come se fosse anche lui nel sogno.

-Prendi il ragazzo dai capelli bianchi, e portalo da me, se non vuoi che tua sorella facci una brutta fine- una voce familiare e odiata dal più profondo del cuore.

-Farò tutto ciò che vuoi, non fare del male ad Anna- la giovane donna sta piangendo, nonostante continui a dormire.

-Questo è per darti un’idea- dice la voce, e nonostante Jack non riesca a vedere il sogno della giovane donna, intuisce che deve essere qualcosa di davvero, davvero, terribile, perché si forma una terribile tempesta nella stanza, e la giovane donna urla terrorizzata.

Quando si sveglia Jack si sente anche peggio di prima, e prima stava male, molto male.

Sente freddo, si alza dal letto e prende una vestaglia, poi si specchia, e nota che si  aggiunta una nuova ciocca castana alla sua collezione, e che pure gli occhi sembrano scurirsi.

“Viva l’albinismo al contrario!” esulta sarcastico tra se e se.

-Stai bene- la voce di Hiccup lo fa sobbalzare, non si era accorto della sua presenza.

-Si, certo, pronto per partire?- chiede, osservando la borsa di Hiccup.

-In effetti no, a parte il fatto che è ancora pomeriggio, ho parlato con Rapunzel e Merida, e ho una proposta da farti- Hiccup sembra un po’ imbarazzato, Jack lo guarda interessato, sedendosi nel letto accanto a lui.

-Su, spara- lo incita.

-Pensavamo che magari potreste venire con me- dice a bassa voce.

Jack ci mette un po’ a capire quelle parole, andare con lui, conoscere la sua famiglia, i suoi amici, la sua città, allontanarsi da quel posto orribile pieno di brutti ricordi, sarebbe molto bello, ma non capisce da cosa gli è venuta questa idea.

-Rapunzel mi ha rivelato dei sospetti secondo i quali forse noi siamo legati da qualcosa, e per scoprire chi vuole farci fuori forse è meglio iniziare a muoverci- spiega Hiccup, non accenna al disegno e al litigio, non vuole preoccuparlo ulteriormente.

Jack, ci riflette un po’ su, poi gli sorride, raggiante.

-Bene, quando si parte?- chiede.

-Appena possibile, devo solo imbrigliare Sdentato e siamo pronti- Hiccup si alza e si avvia alla porta.

-Bene, io vado, quando sei pronto ci vediamo al museo- ed esce.

 

Affrontare una tempesta non è una passeggiata, Merida deve ammetterlo.

Pensava che con un enorme drago sputafuoco e un presunto spirito della neve con il raffreddore non sarebbe stato difficile, ma la neve era davvero tenta, e Sdentato non riusciva a portarli tutti in volo, perciò si erano divisi: Rapunzel e Hiccup in volo e Jack e Merida via terra.

Merida non si lamentava più di tanto, lei e il drago non si sopportavano più di tanto, lei tendeva a diffidare delle creature grosse e scure, lui di gente armata, e Merida aveva preso un arco con delle frecce e una spada dalle scorte del museo, che Edgar aveva ceduto malvolentieri.

Gli avevano spiegato tutto, proponendogli di venire con loro e magari visitare una vera città di vichinghi, ma lui aveva rifiutato, anche se con riluttanza, aveva molti ragazzi a cui badare, e non  voleva abbandonarli.

Aveva salutato Hiccup facendo finalmente pace con lui, regalato un nuovo quaderno a Rapunzel e dato delle armi a Merida, per Jack si era limitato a cambiargli la fasciatura del polso.

“Tutti i vichinghi odiano Jokul Frosti” ci aveva scherzato lui, ma lei ormai credeva che ci fosse un fondo di verità in questo.

-Merida, tutto bene?- le chiede Jack, con un sorriso.

-Spero andrà tutto bene, non mi fido di quel drago- risponde Merida, alzando lo sguardo per vedere se li hanno ancora sott’occhio.

-A me sembra un tipo a posto- commenta Jack, Merida si accorge che trema un po’, ma non sa dire se è per il freddo o per qualcos’altro.

-Tutto bene, Jack?- non sa da dove le esca questa domanda, dopotutto lei odia Jack, no?

“No, cara mia, tu non odi Jack” le risponde una voce sincera nella sua testa.

“Chiude il becco” dice la parte orgogliosa.

“Ammettilo che ti sta simpatico” continua la parte sincera

“Troppo sbruffone”

“Ma molto divertente”

“Si crede chissà chi”

“Ma è pronto ad aiutare gli altri”

“Deboluccio”

“Mica tanto, si è sacrificato per te”

“Sta zitta”

Merida si prende la testa, non capisce più a cosa pensa e cosa prova.

-Io, sto benino, diciamo che sono stato meglio- se Jack nota il suo dibattito interiore non lo da a vedere.

-Spero che ti rimetterai presto- gli dice Merida, ha paura che questa frase suoni falsa, ma lei si rende conto che lo spera davvero.

-Sono forte- alza le spalle Jack.

“Si, è vero, è molto forte” Merida non capisce da dove è venuto quel pensiero, ma probabilmente da entrambe le parti.

Sta per parlare quando una voce li richiama:

-Ragazzi, è qui, venite, presto- a pochi metri da loro Hiccup e Rapunzel atterrano davanti a un ammasso di rocce e grotte enormi.

-Wow, ma che capolavoro- dice Merida sarcastica, quell’ammasso di rocce sembra così inutile, some una discarica.

-Sdentato, guidaci- Hiccup da dei colpetti al drago per incoraggiarlo, e il drago punta sicuro sulla grotta più piccola e invisibile.

-Ma siamo sicuri che sappia ciò che fa?- chiede Merida scettica, ma viene fulminata dallo sguardo di Sdentato e di Hiccup in contemporanea.

-Ok, ok, dicevo per dire- alza le mani in segno di resa.

-Bene, andiamo- li incoraggia Hiccup, e tutti e quattro attraversano il portale.

Dopo qualche metro di semplice grotta, che Sdentato attraversa con sicurezza, vengono risucchiati da un vortice nero, e sentono che c’è qualcosa che non va.

Non è quello il passaggio, quel vortice è un’altra cosa, terribilmente familiare a tutti e cinque e incredibilmente malvagio.

Vengono sbalzati da una parte all’altra, come risucchiati da una centrifuga, e quando sono di nuovo a terra, perdono i sensi, e il buio li coglie peggio di prima.

 

 

(A.A.)

Si, Hiccup ha ricordato tutto! Su, gioite con me.

Ma cosa sta succedendo a Jack, qualcosa mi dice che c’è lo zampino di Pitch e i suoi alleati, così come per il vortice, ma chissà dove sono finiti.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, a me sinceramente è piaciuto più degli ultimi e spero che valga il ritardo.

Beh, che devo dire, spero vivamente che vi piaccia, di aver mantenuto i personaggi IC e credo che aggiornerò la fanfiction HogwartsAU la prossima settimana, è a buon punto.

Beh, che devo dire, recensite numerosi, e al prossimo capitolo.

P.s. Grazie a tutti quelli che continuano a seguire la storia e a metterla tra le ricordate, preferite o a recensirla. Davvero, vi ringrazio di cuore.

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Capitolo 12
*** Benvenuti ad Arendelle, beh, più o meno ***


Benvenuti ad Arendelle
Beh, più o meno

 

Ultimamente le cose non stanno andando affatto bene ad Anna.

E’ passato poco più di un mese dall’incoronazione di Elsa, e la poca armonia che Anna era riuscita a respirare dopo la sua folle avventura era sparita.

Sono giorni che Elsa è rigida, preoccupata, e ha ricominciato a chiudere la porta a chiave durante la notte, e Anna ha paura che possa farlo nuovamente durante il giorno.

La verità è che si sente sola.

Elsa si è di nuovo chiusa in se stessa e se anche non fosse ha tantissime riunioni e impegni da regina che Anna non capisce.

Kristoff ha tanto da fare, per lui estate significa cercare ghiaccio più a nord possibile e viaggi a non finire.

Olaf invece è sempre in giro a divertirsi con i bambini, e Anna non può fare altrettanto perché è vincolata nuovamente in casa.

Ci ha litigato, con Elsa, per questo. Non vuole essere di nuovo chiusa tra le mura di quella prigione, ma la sorella non ha voluto sentire ragione, e l’ha messa sotto stretta sorveglianza.

Ora fa entrare al castello solo la gente di cui si fida, e non la fa andare oltre la sala del trono dove tiene le riunioni.

-Uffa, uffa, uffa, uffa- si lamenta Anna, sbattendo i piedi per terra come una bambina che fa i capricci.

Si affaccia alla finestra e osserva il cielo, pregando che presto arrivi qualcosa a spezzare la sua noia.

-Qualunque cosa, qualunque cosa, ti prego, ti prego, ti prego- supplica, temendo che la sua preghiera non venga ascoltata.

Si alza e decide di fare un giro per il castello, giusto per ammazzare il tempo.

“A proposito di tempo, Kristoff doveva essere qui un’ora fa” osserva guardando l’orologio, e sbuffando indispettita.

Decide di aspettarlo all’ingresso per dirgliene quattro, ma proprio quando è a pochi passi dalla pesante porta, qualcuno bussa, con urgenza.

-Chi è la?- domanda una guardia.

-Sono Kristoff Bjorgman, devo immediatamente parlare con la regina Elsa!- esclama una voce grave, che Anna riconosce subito.

Si prepara la sua faccia da “Perché hai fatto ritardo?” con le braccia incrociate, ma quando aprono e porte Kristoff non la degna di un’occhiata, e si precipita nella sala del trono, seguito da due confuse guardie.

Anna resta un attimo sorpresa dal suo comportamento, poi si riscuote e lo segue, curiosa sull’argomento che rende tanto ansioso e preoccupato Kristoff.

Le guardie lo precedono, e Anna si mette di fianco a Kristoff, aspettando che lui la noti.

-Hem hem- tossisce, per attirare la sua attenzione.

Kristoff sobbalza, poi la guarda come se non l’avesse vista fino a quel momento.

-Oh, ciao Anna-la saluta un po’ goffamente, arrossendo un po’.

-Ma si può sapere cosa…?- ma le porte che si aprono la fermano.

-Sua maestà, Kristoff Bjorgman ha detto di avere delle importanti notizie da rivelarle- lo presenta una guardia, Elsa è seduta sul trono, pensierosa.

Quando Kristoff entra e si inchina si raddrizza elegantemente.

-Maestà, i miei omaggi- Kristoff si inchina togliendosi il cappello, ma Elsa lo fa raddrizzare con un gesto della mano.

-Alzati, Kristoff, non devi inchinarti, che notizie porti?- ha il tono posato e tranquillo, ma Anna nota chiaramente che sembra preoccupata per qualcosa.

-I-io- Kristoff so rigira il cappello tra le mani, ingoia, poi continua -o trovato delle persone svenute, ai margini della foresta, mentre tornavo- lancia un’occhiata di sfuggita ad Anna, come per scusarsi del ritardo.

-Oh, e dove sono ora?- chiede Elsa, la sua voce ora tradisce una nota di panico, e il suo sguardo si posa su Anna.

-Le ho portate qui, sono sulla slitta, non sapevo che fare, e il fatto più preoccupante… - Kristoff teme la reazione della regina quando lo dirà, perciò distoglie lo sguardo -… e che attorno a loro c’era un bel po’ di neve- 

La reazione è istantanea, Elsa si irrigidisce, e sul trono si forma un leggero strato di ghiaccio.

Tutti i presenti indietreggiano, tranne Anna, che invece si avvicina.

-Elsa?- chiede preoccupata, la sorella fa un profondo sospiro per tranquillizzarsi, poi guarda Kristoff e gli chiede.

-Dove sono ora? Esattamente- precisa.

-Nel cortile, devo portarli qui o…?- inizia a chiedere, ma Elsa lo interrompe, presa dal panico.

-NO! Cioè, meglio stare sul sicuro, vengo io, tu, Anna, resta qui- la voce torna calma, ma è chiaro che non lo è. Rimuove il ghiaccio e si alza dal trono, avviandosi verso il cortile.

Anna, naturalmente, la segue.

Quando arrivano vedono uno spettacolo piuttosto singolare.

Sulla slitta, messi non proprio bene, ci sono quattro ragazzi dai vestiti bizzarri, svenuti e inermi, posizionati un po’ fuori e un po’ dentro visto lo spazio ridotto della slitta.

Appena gli occhi di Elsa si posano su uno dei ragazzi, sbarra gli occhi, e inizia a respirare a fatica.

-Che strani capelli che ha quel ragazzo, sono quasi bianchi, con qualche ciocca marrone- osserva Anna avvicinandosi.

-Vai immediatamente dentro- le ordina Elsa, poi si rivolge a Kristoff.

-Portali in una locanda, e assicurati che dopo che si sono ripresi tornino a casa loro- 

-Aspetta, che?- chiede Anna iniziando a scaldarsi.

-Sono stranieri, non sappiamo nulla di loro, che ti aspetti che faccia?- le chiede la sorella.

-Oh, non lo so- risponde sarcastica -Forse aiutarli? Sono bisognose di aiuto, e avevi promesso che le porte sarebbero sempre state aperte per le persone bisognose di aiuto- le ricorda Anna, ormai prossima alle lacrime, di frustrazione, di delusione.

Elsa ha un attimo di esitazione, poi esclama.

-Va in camera tua, e non uscire per nessuna ragione- le ordina, indicando due guardie, che si avvicinano titubanti, guardandosi spaesate.

-Non sono una delle tue creazioni, non sono Marshmallow, che potevi comandare a bacchetta, e non accetterò che tu chiuda di nuovo le porte in faccia a tutti, né a me né agli ospiti!- urla, ormai piangendo, non vuole credere che sua sorella sia tornata alle origini, dopo che si è fatta gelare il cuore per lei, dopo tutto quello che hanno passato.

Elsa non sa che ribattere, ma proprio in quel momento Olaf entra in cortile, tutto allegro.

-Ciao a tutti!- esclama tutto allegro, poi si immobilizza, guardando i nuovi venuti svenuti.

-AHHHHH! E loro chi sono?- chiede, sempre sorridendo, dopo un urletto acuto spacca timpani.

Prima che Elsa possa rispondere interviene Anna.

-Ospiti del castello, finché sarà necessario- risponde per lei Anna, asciugandosi gli occhi e dirigendosi verso il castello, sotto lo sguardo di Kristoff, che non sa se può andare con lei o no. si sta per dirigere dietro a lei quando Elsa lo richiama.

-Portali alla locanda- gli ordina, sempre fissando il ragazzo con i capelli bianchi.

-Ma Anna ha detto…- prova a ribattere Kristoff.

-Non mi interessa cosa ha detto, sono ancora io la regina- 

Olaf, nel frattempo, si è avvicinato lentamente a Merida, con gli occhi sgranati, fissando i suoi capelli.

-Ma… regina Elsa, Anna è comunque…- ma la frase di Kristoff viene interrotta da una lastra di ghiaccio che si diffonde dai piedi di Elsa, se c’è una cosa peggiore di Elsa spaventata, è Elsa spaventata e arrabbiata.

-Ho detto che non staranno con noi, e non staranno con noi, ora fila a…- indica la slitta, ma si blocca.

-Olaf, che fai?- chiede, osservando il pupazzo di neve, che tende la manina verso i capelli ricci di Merida.

-Ohhhh, ha i capelli fatti di fuoco!- esclama, tirandoli.

-NO!- esclamano all’unisono Elsa e Kristoff, ma è troppo tardi, e Merida si sveglia di scatto, mettendosi in piedi con un balzo tenendo le mani come in preparazione per mosse ninja.

-Chi sei? Dove siamo? C’è stato quel vortice… Siamo a Berk?- chiede ad Elsa, che la guarda scandalizzata.

Le guardie sono state colte di sorpresa, e non hanno fatto in tempo a pararsi di fronte alla regina.

-No, sei ad Arendelle- le risponde, facendo un passo indietro.

-Uff, sapevo che quel vortice non era niente di buono!- esclama arrabbiata -Hiccup, Hiccup?- si guarda intorno, e solo ora nota gli amici svenuti.

-PER TUTTI I FUOCHI FATUI!!!!- esclama, precipitandosi verso di loro e provando a smuoverli.

-Fuochi fatui?- sussurra Kristoff. non ha mai sentito quella parola.

-Ch gli avete fatto?!- Merida si precipita verso la regina, ma le guardie stavolta si mettono tra lei e la rossa imbestialita, e la gettano a terra e la tengono ferma.

-Non gli abbiamo fatto niente, li ho trovati svenuti- prova a dire Kristoff.

-Lasciatemi andare!!!- urla Merida, strattonando le guardie con una ferocia che non si aspettavano, e liberandosi.

Sta per prendere l’arco e le frecce rimaste intrappolate in mezzo agli amici quando Olaf le va incontro, tutto allegro come suo solito.

-Ciao, io sono Olaf, e amo i caldi abbracci- si presenta, Merida resta un attimo interdetta, poi urla.

-AHHHHH!!!! MA DOVE SONO CAPITATA!!!- e si precipita dagli amici, scuotendoli a più non posso.

-Svegliatevi, vi prego, svegliatevi!!!- loro restano immobili, e Merida si siede sul bordo della slitta, prendendosi la testa tra le mani.

Passa un attimo di assoluto silenzio, Merida respira profondamente per calmarsi, non sa proprio che fare, e cerca di ragionare, pure se di solito non è lei che fa queste cose.

L’intelligente del gruppo è Hiccup, aiutato da Rapunzel.

Jack è il comico, ma anche lui sembra sapere molto più di lei, che è più abituata all’azione che alla riflessione, e sente in cuor suo che sbattere a terra la bionda non l’aiuterebbe a trovare aiuto.

Una voce le viene in aiuto, una voce sepolta nel suo cuore e nella sua anima.

Le viene un flash, una situazione in cui doveva fare la calma, la pacata e la… principessa? Possibile che fosse davvero una principessa.

Si alza dalla posizione rannicchiata in cui si era seduta, e si avvia con calma e compostezza verso la bionda.

-Io avrei bisogno di aiuto, io e i miei amici siamo qui per sbaglio, e ci servirebbe riparo almeno finché non si riprenderanno, ci potrest-potrebbe aiutare, signora?- per un attimo stava per darle del tu, ma si era corretta abbastanza in tempo.

-Dipende, potreste essere una minaccia alla pace del regno, chi sei tu, riccia?- le chiede Elsa con tono decisamente poco regale.

-Io sono Merida, primogenita discendente del clan DumBroch- risponde piccata di getto, senza sapere da dove le siano venute quelle parole, e senza sapere perché le viene voglia di aggiungere “E gareggerò per ottenere la mia mano”.

Decide di lasciar perdere, non sembra una frase adatta alla situazione, e si ferma prima.

-Quindi, in parole povere, una principessa?- chiede Kristoff, che rivede un po’ Merida nella sua Anna, sembrano così poco principesche entrambe.

-Non lo so, forse- è confusa, e odia essere confusa.

-Comunque, non ti chiedo di ospitarci a casa tua, solo di darci un posto per la notte- usa volontariamente il tu, la regina non le sta molto simpatica.

-Regina ,se è una principessa dovremmo ospitarla, e, insomma, hanno bisogno di aiuto, e come diceva Anna…- Kristoff, imbarazzato, illustra le sua argomentazioni, per diventare un aspirante principe ha studiato molto, vuole essere all’altezza della sua amata.

-Va bene!- esclama infine Elsa, dalle sua mani escono fiocchi di neve per la frustrazione.

-Ma… ma… tu… crei…- Merida guarda la neve, poi Olaf, poi Elsa poi, di nuovo Olaf.

Elsa alza gli occhi al cielo, ignorandola. 

-Bene, guardie, portate gli “ospiti” nelle camere, e teneteli d’occhio, quando si sveglieranno mandateli nella sala del trono, e mettete le armi nell’armeria. Olaf, tu chiama Anna, e dille di tornare in camera sua, e non uscire finché non le mando una guardia dirglielo. Kristoff…- 

-Se permette, regina Elsa, potrei parlare io ad Anna?- chiede Kristoff indietreggiando di un passo per paura che lei possa congelarlo.

La regina lo guarda un attimo con sguardo truce, poi sospira.

-D’accordo, scommetto che avete tante cosa da dirvi- acconsente, poi si rivolge ad Olaf.

-Accompagna la nostra…- squadra Merida dall’alto in basso, sembra essersi ripresa dallo shock della neve, ma guarda ancora diffidente il pupazzo di neve -…ospite nella sala del trono, io arrivo tra un momento- 

Olaf le sorride, poi prende Merida con la manina e la trascina verso la sala del trono, mentre lei lo guarda ancora stupita, confusa e anche un po’ arrabbiata nei confronti di Elsa, che le ha riservato un’accoglienza più fredda della neve che scende dalla nuvoletta di Olaf.

-Senti… Olaf, perché la tua regina è così scorbutica?- chiede sottovoce, osservando la donna mentre sussurra qualcosa all’orecchio della guardia che trasporta Rapunzel, i cui capelli biondi nascondono il viso.

-Non è affatto scorbutica, è la persona più carina, gentile e affettuosa del mondo- risponde Olaf, lasciandole un attimo la mano per aprire la pesante porta. Merida lo aiuta, incredula, di ciò che ha sentito.

-Wow, è chi è questa Anna?- chiede aprendo la porta per lui.

-E’ sua sorella, la mia migliore amica, la persona più carina, gentile, affettuosa e simpatica del mondo- risponde, prendendola nuovamente per mano e dirigendosi verso la sala del trono.

-Non lo era Elsa?- chiede Merida, sempre più confusa.

-Si, è vero, Elsa è la seconda persona più carina, gentile e affettuosa del mondo- si corregge.

“Uff, allora non voglio conoscere Anna, chissà quanto è scorbutica e rigida!”

 

-Uff, io non so più cosa fare, Giovanna, Elsa mi tratta come un animale da compagnia, mi da ordini, mi chiude in camera e manda Kristoff sempre a cercare altro ghiaccio, non potrebbe aiutarlo un po’, insomma, non lo vedo quasi mai!-

Il quadro resta zitto.

-Cosa? Dici che non vuole che io stia con lui? Ma mi ha salvato, ha salvato Arendelle-

Il quadro non parla.

-No, no, no, non è affatto come Hans, lui è davvero il mio vero amore-

Il quadro resta muto e immobile.

-Uff, ma chi me lo fa fare di parlare con te, cambiamo argomento, ti va? Sono sicura che Elsa li porterà alla locanda senza ascoltarmi, come al solito, e Kristoff seguirà i suoi ordini come un cagnolino. Sono stanca e annoiata di questo, sai che ti dico? Io esco di nascosto e li vado a conoscere- si alza dal divanetto della stanza dei quadri e inizia ad avviarsi alla porta. Si ferma un attimo, come se ascoltasse qualcosa, poi si gira di nuovo verso il quadro.

-Che significa che non ho cambiato argomento?- 

E proprio in quel momento entra Kristoff, con un sorriso.

-Anna, ti cercavo. Stai bene?- si avvicina alla sua amata, che incrocia le braccia e lo guarda mettendo il broncio.

-Io non vado in camera- dice soltanto.

-Beh, la regina Elsa mi ha detto di dirti che devi andare in camera e non uscire finché non sarebbe venuta una guardia a dirtelo.-

Anna sbuffa contrariata, pensando che probabilmente Kristoff la prenderà in braccio di peso e la porterà in camera per acconsentire al volere della regina, ma il fidanzato la sorprende.

-Ora che te l’ho detto posso tranquillamente andarmene nella sala del trono dove la regina sta per parlare con la ragazza che si è svegliata per prima mentre aspetta che gli altri ragazzi si sveglino. Mi raccomando, non nasconderti nella sala dietro il trono, quella da cui si può vedere tutto perché è dietro il quadro con gli occhi bucati del re e della regina che ti permettono di vedere tutto ciò che succede- le raccomanda, facendole l’occhiolino.

Anna sorride raggiante, e gli va incontro abbracciandolo forte e imbarazzandolo un po’.

-Grazie, mastro consegnatore del ghiaccio di Arendelle- gli dice in tono formale, facendogli un inchino, poi si avvia correndo verso la sala del trono.

 

Hiccup si sveglia con il mal di testa e la ferita sul fianco riaperta in una stanza molto elegante, ma totalmente estranea, se non spaventosa, si sente come in trappola.

Si alza di scatto, aumentando il mal di testa e il dolore al fianco, così si rimette seduto, guardandosi intorno.

Ricorda vagamente il vortice nero, la sensazione di centrifuga, e dopo essersi svegliato, si rende conto della cosa più importante.

-Non è Berk- sussurra, osservando l’eleganza della stanza.

-Questa non è Berk! E Sdentato sarà in pericolo!!- si alza di scatto, ignorando il dolore, e si avvia alla porta.

Quando la apre una guardia gli si para davanti con aria minacciosa.

-Vieni con me- gli dice, prendendolo con un braccio e trascinandolo verso la sala del trono.

Ok, Hiccup sarà anche molto diverso dalla sua gente e ferito, ma un vichingo è un vichingo, e riesce a liberarsi dalla presa della guardia e a scappare.

-Guardie, sta scappando!- urla la guardia, chiamando le alleate. Una di queste, osservando la mole minuta del ragazzino, chiede:

-Ma come hai fatto a fartelo scappare?-

-Non è colpa mia, sono stato addestrato a Corona*-

-Ah, si spiega tutto- e lo inseguono.

dopo una curva Hiccup riesce a nascondersi dietro una porta quasi invisibile, che le guardie superano.

Si accascia a terra, e solo ora si accorge che c’è un’altra ragazza nella stanza, e che l’ha spaventata non poco.

Sta per presentarsi quando lei gli fa cenno di stare in silenzio, e torna a fissare da due buchi nella parete.

Hiccup si avvicina a lei, e nota altri due buchi.

Decide di provare e osserva la scena dall’altra stanza.

ci manca poco che non lanci un’esclamazione mandando a monte l’osservazione. Merida è nella stanza, i piedi sono bloccati al pavimento, e una ragazza dai capelli biondi le parla.

-Te lo dico per l’ultima volta, dimmi cosa ci fate qui e come ci siete arrivati o ti trasformo in una statua di ghiaccio- Elsa sta perdendo la pazienza, e Merida la sta perdendo di più.

-Te l’ho detto, eravamo a Terranova, abbiamo passato un vortice nero e e ci siamo ritrovati qui- risponde, se non avesse i piedi attaccati al terreno avrebbe già dato due sberle a quell’antipaticissima regina. Al diavolo l’educazione!

-Questa storia non sta in piedi, non conosco nessun posto che si chiama Terranova, e non esistono vortici neri che ti trasportano da qualche altra parte- ribatte la regina.

-Beh, neanche io ci avrei creduto, ma… non sono brava a spiegare, devi chiede a Hiccup!- il citato sobbalza.

-Elsa non è mai stata così arrabbiata- sussurra la ragazza a Hiccup, sembra davvero triste.

-E’ tua sorella?- le chiede, ma prima che Anna possa rispondere due guardie entrano nella sala del trono, e i due ragazzi tornano a guardare la scena.

-Uno dei ragazzi è scappato- esclama preoccupato.

-CHE COSA?!- urla Elsa. -Quello con i capelli bianchi?- chiede aspettandosi una risposta affermativa che però non viene.

-Quello con i capelli castani- risponde invece la guardia. Anna si stacca dai buchi e osserva Hiccup, allontanandosi un po’.

-Cercatelo in tutto il castello, portate gli altri nelle prigioni- guarda fissa Merida, con odio e paura, uno sguardo che sembra ghiacciarla, letteralmente.

Dai piedi inizia a salire del ghiaccio, ma viene interrotta.

-NO!- urlano infatti Hiccup e Anna in contemporanea.

La regina si gira di scatto, osserva i fori sui ritratti e fa due più due.

Merida ha riconosciuto la voce di Hiccup, Elsa quella di Anna, e manda le guardie a prenderla.

-Oh oh- ha il tempo di commentare Anna, poi le guardie ed Elsa li raggiungono.

-Ciao, sorellona- saluta Anna, con un sorriso forzato.

-Sta lontana da lui!- esclama Elsa arrabbiata, una guardia prende Anna per un braccio, ed Elsa si avvicina a Hiccup con guardo gelido.

Hiccup, per indietreggiare, cade a terra, con la ferita gli fa sempre più male e che ormai ha imbrattato la maglia di sangue, chiude gli occhi, aspettandosi il peggio.

 

Quando Rapunzel si sveglia si sente in un posto giusto per lei, come a casa, nonostante il posto non le ricordi niente di conosciuto.

Si alza dal letto, ricordandosi solo in quel momento ciò che è successo, ed esce dalla stanza, per cercare i suoi amici.

Non c’è nessuno in giro, ma sente delle voci provenire da pochi metri di distanza, una di queste sembra Merida, perciò si mette a correre, sperando non le sia successo niente di grave.

Quando gira l’angolo, rimane scioccata.

davanti a lei c’è una ragazza, tenuta da un paio di guardie, che cerca di ribellarsi, e riesce a intravedere, dentro la stanza, una treccia bionda e… un piede di ferro.

-Hiccup!- esclama, le guardie si girano verso di lei, che inizia a spaventarsi.

Anche Anna la guarda, poi sgrana gli occhi e chiede, con faccia confusa

-Rapunzel?-

-Si… pe-perché?- chiede la bionda tremando, rimanendo immobile.

Elsa esce dalla stanza, guardando Anna incredula, e posando lo sguardo su Rapunzel, che indietreggia di qualche passo.

Poi si rivolge ad Anna.

-Non è la principessa di Corona, Rapunzel ha i capelli scuri e corti, la conosci la sua storia- le dice.

Anna si volta verso Elsa, indica con lo sguardo i lunghissimi capelli della ragazza.

-Anche tu- le dice poi.

Elsa chiude gli occhi cercando di riflettere, poi ordina alle guardie.

-Portate tutti nella sala del trono, e portate anche il tipo con i capelli bianchi, Anna, tu…-

-No, Elsa, io. verrò. con. te.- le dice, con sguardo sicuro, prendendole la mano.

-Non è possibile- Elsa sembra persa, non sa proprio che fare.

-Lascia che si spieghino- la supplica Anna.

E si dirige, con la sorella, nella sala del trono, mentre una guardia, quella di Corona, accompagna Rapunzel osservandola molto attentamente, scioccato, mentre un’altra si dirige a prendere Hiccup, nella stanza accanto.

 

Jack si è svegliato con difficoltà.

Si sente davvero malissimo, non riesce quasi ad aprire gli occhi, ma quando lo fa, crede di stare ancora dormendo.

La stanza in cui si trova è pressoché identica a quella dal suo ultimo sogno, l’unica differenza è che non c’è la neve e non ci sono decorazioni e soprammobili, ma anzi è piuttosto spoglia.

Prova ad alzarsi, e riesce con difficoltà a mettersi seduto quando delle guardie entrano nella stanza, con aria tutt’altro che amichevole.

“Ci mancavano solo altri tizi che vogliono ucciderci” pensa Jack, non ha la forza di scappare, parlare o anche solo correre, e si lascia prendere senza opporre resistenza.

-Non cercare di scappare anche tu, che altrimenti la regina Elsa si arrabbia, e tu non vuoi vedere la regina Elsa arrabbiata, te lo dico io- lo mette in guardia la guardia (?)

“Se avessi avuto la forza di scappare ora saresti a mani vuote” pensa Jack, quel posto non gli piace per niente, sente proprio di non appartenergli, anzi, di essere in territorio nemico quasi.

Lo trascinano nella sala del trono, dove viene abbandonato in maniera poco fine per terra.

-Hey, grazie mille- commenta sarcastico, con voce rotta. Ha una sete incredibile.

-Jack, stai bene?- gli chiede Rapunzel, chinandosi su di lui per accertarsi delle sue condizioni.

Jack si guarda intorno, Merida è in piedi, sembra seccata, Hiccup è seduto su una sedia, con la maglia sporca di sangue, intento a parlare con due ragazze, una sui diciotto forse diciannove anni e l’altra sui ventun’anni, con i capelli biondo platino raccolti in una treccia.

-Io ti conosco- dice Jack.

-Come, scusa?- chiede lei, osservandolo e fissando lo sguardo sui suoi capelli.

Jack non sa come spiegarlo, né a lei né a se stesso, ma è la ragazza del sogno, quella con l’incubo, incaricata da una voce nemica di prenderlo e portarlo da lui.

“Bene, siamo morti, sepolti e con un manipolo di scheletri che ballano sulle nostre fosse” pensa sconsolato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Ho detto così perché, se si pensa al film Rapunzel si può sicuramente notare che le guardie sono piuttosto sfigate, dato che tutti nel film riescono a prendere e/o picchiare Eugene mentre le guardie falliscono miseramente, dai, ci riesce un cavallo, un camaleonte, una ragazza con una padella, una donna di centinaia di anni e tra un po’ anche il vecchio ubriacone del bell’anatroccolo.

 

(A.A.)

Spero che il capitolo vi piaccia, e che i personaggi siano abbastanza IC.

So che forse Kristoff non l’ho reso molto bene, e mi scuso per questo.

Spero davvero che vi piaccia il capitolo.

Ormai abbiamo superato il decimo capitolo (da due capitoli, ma i primi due non contavano più di tanto) e voglio sapere se la storia continua a piacervi e entusiasmarvi come prima, o se devo cambiare alcune cose.

Quindi, fatevi sentire, e al prossimo capitolo.
P.s. scusate se ci sono errori di distrazione, ho avuto molte cose da fare questi giorni.

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Capitolo 13
*** Un drago ad Arendelle potrebbe attirare l'attenzione ***


Un drago ad Arendelle potrebbe attirare l’attenzione

 

Hiccup si gira per controllare e condizioni di Jack e nota con malinconia che non sono migliorate, anzi sembrano peggiorate. Elsa lo sta guardando un po’ indispettita, e lui la osserva concentrato, e un po’ spaventato.

Hiccup decide così di attirare la sua attenzione continuando il suo racconto.

Dopo aver deciso di ascoltarli e averli portati nella sala del trono, Hiccup stava per svenire per la ferita riaperta, e Rapunzel, nonostante Hiccup tentasse di farla desistere, lo aveva curato con i suoi magici capelli.

L’effetto si era rivelato stranamente migliore di quando lo aveva sperimentato a Terranova, e Hiccup non capiva il perché, anche se non si lament.

Ciò che più lo preoccupa, infatti, è la reazione delle due sorelle, che si sono guardate con espressione grave.

Anna aveva provato a sussurrare qualcosa all’orecchio di Elsa, che aveva accantonato i suoi sospetti con un gesto della mano, e aveva sussurrato “Ne parliamo dopo”.

Poi la regina aveva chiamato la guardia di Corona, rimasta incantata ad osservare i poteri di Rapunzel con espressione scioccata, ordinando una sedia per Hiccup, al fine di non stancarlo ulteriormente.

Quando Jack era arrivato stava giusto raccontando della dittatura di Madrina.

-E poi, non so bene per quale infrazione, Jack è stato mandato nella prigioiosa. Inizialmente non eravamo preoccupati, dopotutto pensavamo che Madrina non poteva fargli del male, ma un tipo, Bunny…- Hiccup non ricorda il nome, e Rapunzel, avvicinandosi a lui dopo aver constatato le condizioni di Jack, lo corregge, e continua per lui.

-…Manny. L’ho sognato, e lui mi ha detto di guardare fuori dalla finestra, era molto inquietante in effetti, ma ho seguito il suo consiglio, e c’era l’immagine di Jack legato mani e piedi sulla neve, così…- ma la regina la interrompe.

-L’hai sognato?!- chiede incredula e spaventata. E’ un bel po’ di tempo che anche lei fa sogni di persone inquietanti.

-Si, lo so che sembra strano, ma era in un palazzo d’argento, era un ragazzo della mia età, e aveva capelli argentati, occhi inespressivi come due pietre argentate- lo descrive al meglio Rapunzel, la regina un po’ la inquieta, ma non l’ha presa in antipatia come Merida, che continua ad osservarla come a dire “Lo dicevo che non mentivo, brutta scorbutica”

-Ah… non era lui- commenta tra se e se Elsa, senza sapere se è una buona o una cattiva cosa.

-Lui chi?- prova a chiedere Anna avvicinandosi alla sorella per sapere meglio.

-Prego, Rapunzel, (tentenna un po’ nel pronunciare il suo nome) continua- propone alla ragazza, ignorando la domanda di Anna.

E Rapunzel continua, racconta il salvataggio, Hiccup precisa alcuni punti, Merida resta lì ad annuire ancora seccata per il trattamento subito, mentre Jack osserva preoccupato la regina, sperando con tutto il cuore che Hiccup non riveli anche i suoi sospetti sul gelo e la neve. Non crede che la regina sarebbe molto contenta.

Quando arrivano alla mattina dopo il salvataggio, che, strano a dirsi, ma è proprio il giorno prima, è Hiccup a raccontare, ma si interrompe nel momento della ricerca di Jack, mentre sale le scale per il tetto.

Non vuole rivelare di Sdentato, è già piuttosto seccante il fatto che sono ancora separati, ma è evidente che chiunque li abbia condotti al castello non ha dato l’allarme per eventuali draghi nel bosco.

Spera con tutto il cuore che Sdentato stia bene, e vorrebbe assolutamente andare a cercarlo, ma la regina non li guarda di buon occhio, e se teme quattro ragazzi disarmati, figuratevi quattro ragazzi disarmati accompagnati da un drago sputafuoco grande quanto mezza sala del trono.

-Insomma, l’hai trovato?- chiede la regina interrompendolo, e guardando Jack come se avesse fatto lo sgambetto a sua nonna. 

Ed è proprio Jack a continuare.

-Si, eccome se mi ha trovato, ma con me c’era un suo amico- Hiccup lo guarda terrorizzato, scuotendo impercettibilmente la testa, ma Jack lo ignora e continua -un compaesano grande e grosso, che era riuscito a trovarlo non si sa come, essendo un tipo un po’ spaventoso, tipo Edgar, Hiccup si è spaventato e l’ha cacciato, ed Edgar in persona, pensando fosse un complice di Madrina ha cercato di fargli del male, ma Hiccup si è ricordato tutto e si è, diciamo, sacrificato per lui, riportando quella ferita- spiega, con un’occhiata complice a Hiccup, che è piuttosto sollevato, e lo ringrazia con lo sguardo.

Dopotutto non ha mentito, ha solo taciuto il fatto che il compaesano grande, grosso e spaventoso è un drago.

Anna guarda Hiccup con tanta ammirazione, ricordandosi del suo sacrificio per salvare la sorella.

Proprio in quel momento entra Kristoff, un po’ trafelato.

-Mi scusi per il ritardo, regina, ma il ghiaccio rischiava di sciogliersi e…- si interrompe osservando lo sguardo di ammirazione di Anna, che si affretta a ricomporsi.

-Non preoccuparti, Kristoff, piuttosto, mi preoccuperei di più del fatto che non ti sei assicurato che Anna fosse in camera- la regina lo guarda con sguardo gelido, Kristoff impallidisce.

-Allora… credo… io… ripasserò più tardi- prova a svignarsela, ma Anna lo trattiene, dopo che non l’ha visto per così tanti giorni lo vuole tenere accanto a se il più possibile.

-Aspetta, dopotutto li hai trovati tu, non vuoi sentire la loro storia?- lo prende per un braccio, e lo presenta ai quattro ragazzi.

-Ragazzi, lui è Kristoff, il mastro consegnatore del ghiaccio di Arendelle, Kristoff, loro sono Jack, Merida, Hiccup e Rapunzel- il nome della bionda lo dice un po’ titubante, ma gli altri non se ne accorgono, o fingono di non accorgersene.

-Mastro consegnatore del ghiaccio di Arendelle, e a che serve con una regina che crea ghiaccio?- chiede Jack, incapace di trattenersi.

Kristoff diventa rosso peperone, Elsa lancia un’occhiataccia a Jack.

-Si da il caso che io non sia un fenomeno da baraccone, ma la regina di questo regno, e ho altre cose a cui badare, non posso mettermi a creare ghiaccio quando Kristoff è il più abile del regno, e riesce a raggiungere anche i ghiacciai più incontaminati- dice quel discorso come se se lo fosse imparato a memoria, ma con molto disprezzo per Jack.

-Inoltre Kristoff è un eroe, mi ha aiutata a salvare mia sorella quando si è rifugiata nella montagna del nord, ed è il mio fidanzato- conclude tutta allegra Anna, Kristoff diventa, se possibile, ancora più rosso.

-Molto piacere Kristoff- Rapunzel gli stringe la mano con un sorriso, lui sembra farsi pensieroso, Rapunzel gli ricorda vagamente qualcuno, tipo una reale in visita, gli viene un’illuminazione.

-Ma tu sei…?- ma Elsa lo interrompe.

-Piuttosto, Kristoff, c’era qualcun altro con loro, qualcuno che non hai preso?- chiede.

-No, non direi, perché?- risponde il venditore di ghiaccio.

-Allora dov’è il vostro amico, se era un compaesano di Hiccup e siete partiti per tornare a Berk doveva far parte anche lui della spedizione.

“Sveglia, la regina” commenta Jack tra se e se.

-Non lo so- Hiccup è preoccupato -Forse non è stato risucchiato nel vortice ed è arrivato a Berk- azzarda, spera vivamente che sia così, anche se questo significherebbe averlo perso di nuovo, ed è davvero doloroso, ora che ricorda tutto.

-Potrebbe essere, per sicurezza invio una squadra di guardie a pattugliare la foresta- propone Elsa, e fa per chiamare le guardie quando Hiccup esclama.

-NO!- le regina lo guarda con sospetto -Cioè, voglio esserci anche io, è un po’, diciamo, istintivo con le persone che non conosce, e voglio che sia tranquillo, onde evitare spiacevoli incomprensioni come accaduto poco fa- si spiega meglio, la regina acconsente.

-Ti do il tempo di guarire completamente dalla ferita, tra una settimana avvieremo le ricerche, sempre che lui non venga da solo, e voi ve ne andrete da qui, nel frattempo indagherò, e se la vostra storia non si rivelerà vera io vi farò rinchiudere nelle prigioni per sempre, sono stata chiara- i ragazzi annuiscono, Hiccup alza la mano titubante.

-Si- gli concede parola Elsa.

-Potrei dare un’occhiata alla biblioteca? vorrei cercare un modo per tornare a casa il prima possibile- si azzarda a chiedere, la regina acconsente con un cenno -D’accordo, ma una guardia dovrà sempre tenerti d’occhio. Ora andate nelle vostre camere a riprendervi- più che un invito sembra un ordine, e due guardie li scortano in camera.

La regina si rivolge a Kristoff.

-Vai dai troll e chiedigli informazioni su questa storia dei portali tra i mondi, voglio avere delle risposte-

Anna cerca di obbiettare.

-Ma, Elsa, è appena tornato… non abbiamo quasi avuto il tempo di salutarci- cerca di protestare.

-Anna, è importante- insiste Elsa.

-Allora fammi andare con lui- propone Anna.

-Non se ne parla neanche, ti voglio al sicuro- Elsa inizia ad arrabbiarsi, possibile che Anna non capisca quanto ci tiene a lei?

-Ma starei più al sicuro con Kristoff, i ragazzi sono al castello- riflette Anna, ma Elsa è irremovibile.

-No, Anna, al sicuro al castello, con le guardie e con me, non voglio che tu esca, almeno finché non se ne saranno andati- le ordina Elsa.

-Preferivo quando non mi calcolavi di striscio, almeno ero libera a casa mia!!!- esclama Anna, uscendo dalla stanza furente.

Elsa chiude gli occhi, e si massaggia le tempie per cercare di calmarsi.

Kristoff sta per correre dietro ad Anna, ma Elsa lo ferma.

-Ti prego, va subito, se si risolve questa cosa in fretta andrà tutto meglio- lo prega, Kristoff acconsente, ma vuole comunque salutare Anna prima di partire, ha una brutta sensazione nel lasciarla sola, ma sa che quella furia scatenata è terribilmente tosta se ci si mette, perciò cerca di tranquillizzarsi.

La trova nella sala dei ritratti intenta a sfogarsi su Giovanna, prima di annunciare la sua presenza si gode lo spettacolo, ma poi non si trattiene dal ridacchiare, a Anna se ne accorge.

-Uff, non prendermi in giro, o darò ragione a Giovanna!- lo minaccia lei.

-Ragione su cosa?- chiede Kristoff, guardando il quadro.

-Dice che non sei il mio vero amore, ma che sei come Hans- gli riferisce Anna, Kristoff sobbalza.

-Cosa? E tu le credi?- guarda Anna sbalordito.

-In tutti questi anni non ho mai dubitato di lei, perciò potrei iniziare a crederle- Anna incrocia le braccia e gli da le spalle.

-Senti, Anna, mi dispiace tanto che non stiamo abbastanza tempo insieme, solo che.. sai… io non sono abituato a stare con le persone, e… poi il lavoro, d’estate ne ho tanto, ma d’inverno ce ne sarà di meno, te lo assicuro… io…- cerca di giustificarsi lui, Anna sorride ancora girata di spalle, poi non  si trattiene, e scoppia a ridere.

-Ahahahah! Dovresti vederti, lo so che non sei come Hans, solo che non ne posso più di vederti così poco, ed ora devi andare anche dai troll, ed io non posso venire- si lamenta Anna, posando la testa sulla spalla di Kristoff.

-Dai, andrà tutto bene, Elsa è solo molto tesa questi giorni, ma andrà tutto bene- cerca di consolarla lui, accarezzandole i capelli -Pensa poi cosa avrebbero fatto i troll, ricordi l’ultima volta, che hanno cercato di sposarci?- arrossisce solo al pensiero, Anna ridacchia.

-Hai ragione, dopotutto abbiamo ospiti al castello… per la prima volta da tantissimo tempo abbiamo ospiti permanenti al castello!!!- si anima di scatto, eccitata.

Si sta avviando verso la porta quando Kristoff la trattiene per una mano.

-Anna, mi raccomando, fai attenzione- cerca di dirle, lei lo bacia, poi esce dalla porta, rassicurandolo.

-Non preoccuparti, tu torna presto- e salutandolo con la mano si avvia nelle camere per gli ospiti, lasciando Kristoff imbarazzato e imbambolato.

 

Arrivata nell’ala degli ospiti nota che c’è solo una guardia, fuori da una porta.

-Principessa Anna, i miei omaggi- la saluta la guardia, facendole un piccolo inchino.

-Gli ospiti sono tutti in camera?- chiede loro.

-Jack Frost è stato portato in città per farsi vedere da un dottore, mentre Hiccup Haddock è andato in biblioteca, Merida DumBroch è a visitare la città e… Rapunzel è in camera a riposare- a parlare è stata la guardia da Corona, che è stata incaricata di tenere sotto controllo Rapunzel, e che assume un’aria quasi sognante a pronunciare il nome della ragazza.

-Vedo che ti sta simpatica Rapunzel, vero Ed?- Anna gli fa l’occhiolino, la guardia arrossisce.

-Ma no, è che, mi sembra di essere tornato a Corona, la ragazza è proprio identica alla principessa, tranne per i capelli e per l’età, mi fa pensare a casa- il tono di Ed assume una sfumatura nostalgica, poi si riprende -Non che mi trovi male qui, Arendelle è un paese fantastico, e la regina Elsa è davvero una sovrana esemplare… a proposito, cosa ci fa qui, principessa? La regina Elsa le ha ordinato di stare lontana dagli ospiti- le rammenta la guardia.

-Lo so, ma mi chiedevo se era possibile fornire i nostri ospiti di abiti nuovi, dopotutto non possono stare qui con quegli strani abiti, dovremmo lavarli e poi riconsegnarglieli per la partenza, magari, ma direi di prestargli abiti della città, così da sentirsi meno fuori luogo, non credi?- chiede Anna, la guardia ci mette un po’ a capire cosa gli sta chiedendo la principessa, ma poi si dimostra d’accordo.

-Ha ragione principessa, ma dovrebbe dirlo al sarto reale, io non posso abbandonare la mia postazione- la guardia è abbastanza sveglia per capire l’idea di Anna.

-Va bene, va bene, ho capito, niente contatti con gli ospiti- Anna alza le mani in segno di resa, ma si avvia precipitosamente in biblioteca, dove un’altra guardia sta tenendo la porta.

-Oh, immagino che non posso entrare, vero?- la risposta non tarda ad arrivare.

-No, principessa, ordini della regina- la guardia sembra dispiaciuta per lei, ma Anna ha un piano B.

Aver vissuto in un castello sola e senza poter uscire per tredici anni l’ha fatta diventare un’esperta di passaggi segreti e corridoi del castello, e sa che da qualche parte ce n’è uno per la biblioteca, deve solo ricordare dove.

Armeggia nella stanza accanto per venti minuti buoni, finché, stanca, non si posa per riposarsi un attimo su un mattone leggermente più in superficie degli altri.

Il muro si apre alle sue spalle e lei cade come un sacco di patate proprio di fronte a Hiccup che stava per prendere un libro, e che cade all’indietro per la sorpresa.

-Ops, scusa- si scusa Anna, ancora a terra, arrossendo vistosamente.

-P-Principessa Anna?- Hiccup accenna un inchino un po’ goffo -Non mi aspettavo una sua visita, almeno non in questo modo- porge una mano ad Anna per aiutarla ad alzarsi, e lei la accetta volentieri, sorridendo. Poi il suo sorriso sparisce, perché è una scena che le ricorda molto il suo primo incontro con Hans.

Dopo essersi alzata gli molla la mano e si allontana da lui, sedendosi su una sedia.

Hiccup è un po’ sorpreso da questo comportamento, ma alza le spalle, prende il libro e si avvia al tavolo.

-Allora, perché questa visita?- chiede ad Anna, cercando di fare conversazione.

-Uh, beh… niente di speciale, cercavo… un libro- inventa, il rossore sulle sue guance la smentisce, ma Hiccup non da segni di notarlo.

-Bene, comunque, volevo chiederle…- comincia Hiccup.

-La mia bocca è sigillata, non saprai nessun segreto del regno né di Rapunzel!- Anna fa il gesto di chiudersi la bocca.

-In realtà, volevo sapere solo se questi troll esistono, perché da come dice il libro potrebbero esserci d’aiuto, dato che conoscono la magia, ma se non vuole dirmelo non c’è problema- la ragazza è davvero strana, pensa Hiccup.

Anna arrossisce vistosamente.

-Imbarazzante, cioè, certo che posso dirti, o meglio, in realtà non posso dirti questo, ma io credevo, o meglio, Elsa crede, che voi vogliate distruggere il regno, o meglio, provocare la sua distruzione, si insomma questo, ed io non so ancora se fidarmi di voi o no, o meglio, si, mi fido, ma non sono molto brava con le persone, o meglio… Aspetta che?- Anna inizia a farfugliare, senza sapere bene cosa dire.

-Non si preoccupi, principessa, lo so che sua sorella la regina non voleva ospitarci, e non la biasimo, e so anche che probabilmente non ci credete, comunque io personalmente cercherò di togliere il disturbo quanto prima, voglio solo tornare a casa- la interrompe Hiccup, con tono malinconico.

-Io non intendevo dire che non vi voglio qui, insomma, il fatto è che… sono troppo eccitata che ci sono ospiti, e vorrei conoscervi, ma Elsa non si fida di voi, perciò… facciamo una cosa, partiamo dall’inizio- propone, Hiccup ridacchia.

-Vuole accomodarsi nell’altra stanza ed uscire cadendo per terra?- propone, indicando con un inchino il passaggio segreto

Anna ride a sua volta.

-Forse non così all’inizio, piuttosto, che ne pensi della biblioteca, è bella secondo te?- chiede, indicando i centinaia libri riposti accuratamente sullo scaffale.

-Molto fornita e piena di utili informazioni, stavo appunto leggendo qualcosa sui troll che sono esperti di cure e magia, potrebbero aiutare Merida, Jack e Rapunzel con i loro ricordi, e chissà, magari anche Jack con il polso e con la sua debolezza- risponde Hiccup, sfogliando il libro, Anna lo guarda e sorride con tenerezza.

-Tieni tanto ai tuoi amici, pur conoscendoli da una settimana o poco più- riflette a bassa voce, Hiccup alza lo sguardo su di lei.

-Beh, dopotutto ne abbiamo passate tante insieme, e mi dispiace così tanto che non abbiano ricordi, se non fosse stato per Sdentato non li avrei neanche io, ed è davvero frustrante, immagino come debbano sentirsi loro- spiega Hiccup, pensando al drago disperso.

-Sdentato? Che strano nome- gli fa notare Anna -E’ il tuo amico, giusto?- prova a indovinare.

-Si, da noi si usano molti nomi strani… Moccicoso, Gambadipesce, io mi chiamo Singhiozzo, è normale da noi- Hiccup cerca di rimediare al danno causato, ma per fortuna Anna non fa altre domande sul nome -E tu, che libro cerchi… ops, scusi, lei che libro cerca?- gli era venuto spontaneo darle del tu, ma è comunque una principessa, e deve rispettarla.

-No no, dammi del tu, insomma, abbiamo praticamente la stessa età, ed io non sono molto per le formalità- lo rassicura lei scuotendo la mano con noncuranza -Comunque, a dire la verità sono venuta per conoscerti, lo ammetto, come ti dicevo prima, non ci sono molti ospiti al castello, e mi piace conoscere la gente- ammette Anna con una punta di imbarazzo.

-Davvero? E’ una bella qualità, secondo me potresti andare molto d’accordo con Rapunzel, anche lei è curiosa degli altri- le consiglia, ma Anna ha un po’ paura a parlare con Rapunzel, paura di rivelare troppo.

-Si, forse, piuttosto, parlami di Berk, com’è?- Anna si siede sul tavolo e mette le mani intorno al viso preparandosi ad ascoltare.

-Oh, beh…- Hiccup non sa cosa dire per non rivelare troppo -E’ solida, abbiamo la caccia, la pesca, viviamo lì da sette generazioni, certo, il clima è piuttosto freddo e rigido, ma ci sono i migliori animali da compagnia dell’universo, amici fidati, fedeli e intelligenti- si blocca, sperando di non aver detto troppo.

-Oh, che cosa dolce, che animali sono?- chiede Anna.

“Ma quanto sono stupido?!” si maledice mentalmente Hiccup.

-Ecco…- non può dire la verità, ma non vuole mentire, lei è stata così gentile con loro -In effetti sono… rettili- risponde evasivo.

-Che genere di rettili? Camaleonti?- chiede Anna, iniziando a insospettirsi.

-No, più grandi- 

Anna riflette un po’.

-Serpenti?- non ne ha mai visti, se non dalle illustrazioni dei libri.

-No- Hiccup non sa proprio che pesci pigliare, si alza, e fa per prendere un altro libro.

-Che animali sono?- chiede Anna, con sguardo indagatore, avvicinandosi a lui.

-In effetti sono…- lancia uno sguardo alla finestra, come a cercare aiuto, e sgrana gli occhi.

-Sdentato!- esclama. Una mossa davvero poco intelligente.

Anna si gira a usa volta verso la finestra, ma prima che possa urlare e chiamare la guardia da fuori alla porta, Hiccup le mette una mano alla bocca.

Anna cerca di dimenarsi, ma Hiccup si spiega.

-Ti prego, ti prego, non chiamare le guardie, lo uccideranno. Il fatto è che lui è Sdentato, uno degli animali di cui parlavo, il mio drago- Anna smette di muoversi, e lo guarda confusa.

-Si, lo so che è spaventoso, ma è il mio migliore amico, e non voglio si faccia del male, non farebbe male a una mosca, a meno che non sia minacciato, ti prego, non chiamare le guardie, ti supplico, Anna- Hiccup la guarda con occhi da cucciolo. Anna riflette un attimo, poi annuisce.

Hiccup ritira con cautela la mano dalla sua bocca.

-Quindi tu addestri draghi?- chiede in un sussurro.

-Si, sono stato il primo nella mia città, all’inizio combattevamo, ma sono delle meravigliose creature, te l’assicuro- si sente un guaito.

-Oh… Ma che forte!!!- esclama Anna affacciandosi alla finestra con un sorriso e lasciando basiti il drago e il suo padrone.

-Presto, Hiccup, dobbiamo nasconderlo prima che lo vada Elsa, altrimenti i troll solo sanno cosa gli farà- lo prende per mano e si avvia come una furia alla porta, ma Hiccup la blocca.

-C’è la guardia là fuori, e mi deve accompagnare ovunque- le ricorda, davvero molto confuso dalla fiducia della ragazza, ha creduto senza problemi alla sua storia, deve essere una ragazza davvero tollerante, a differenza di Astrid.

Pensare ad Astrid gli mette tristezza, chissà come ha vissuto la sua scomparsa.

-Hai ragione… che ne dici se vado solo io, potrei nasconderlo e andarlo a trovare per portargli cibo, cosa mangia?- propone Anna, senza scomporsi.

Hiccup è troppo sorpreso per parlare, si limita a fissarla con la bocca aperta.

-Che ne pensi, pronto, Hiccup?- agita una mano davanti alla faccia di Hiccup, per svegliarlo.

-Si, ci sono, splendida idea, mangia pesce, per lo più, ma non dargli anguilla affumicata, i draghi la odiano- le risponde Hiccup.

-Perfetto, meglio scendere dalla finestra, per tua fortuna ci sono solo un paio di finestre che danno nel cortile sul retro, e l’unico che lo visita è Olaf, spero però che non lo veda, ok, vado e… magari digli che non ho cattive intenzioni- chiede a Hiccup.

-Grazie Anna, mi salvi la vita- la ringrazia lui prima che lei esca dalla finestra. 

Fortuna che la biblioteca è al primo piano, e fortuna che lei si è spesso arrampicata da lì per arrivare sul tetto o nel giardino sul retro. Arriva senza molta difficoltà davanti al drago, è proprio grande. Lui la fissa con i suoi occhi verdi, un po’ diffidente.

Anna prende un bel respiro, poi gli sorride, e lo saluta con la mano.

-Ciao, io sono Anna, un’amica di Hiccup- comincia, il drago guarda in alto per avere conferma, e il vichingo annuisce.

-Dato che se ti vede mia sorella sarebbe un “Oh, mamma” perché lei è… ma lasciamo stare, voglio aiutarti e…- si volta verso il cancello, che si sta muovendo come se un piccolo pupazzo di neve stesse forzando la serratura con il proprio naso -… devi seguirmi!- esclama, dirigendosi nella parte opposta, il drago piega il capo confuso, ma  a un cenno di Hiccup la segue titubante.

Giunti all’ombra di un grande salice, Anna riprende fiato.

-Fortuna che nessuno ti ha visto, se ti vedeva Olaf… AH!- urla, davanti a lei c’è il pupazzo di neve, con un sorriso allegro che la osserva.

-Ciao Anna- la saluta tutto allegro agitando la manina, poi sposta lo sguardo sul drago, che lo osserva con gli occhi sgranati.

-E chi è quella grande roccia nera lì?- chiede ad Anna squadrandolo.

-E’… Sdentato- cede lei, dopotutto, meglio Olaf di Elsa.

-Piacere! Io sono Olaf, e amo i caldi abbracci- si presenta lui, il drago, dopo averlo squadrato attentamente, osserva Anna, in cerca di spiegazioni.

-Non c’è tempo per spiegare, Olaf, deve restare un segreto tra noi due, devo nasconderlo, perché Elsa non lo deve assolutamente vedere, ed io pensavo al capanno del ghiaccio di Kristoff- rivela il suo piano ad Olaf. L’unico problema è che l’ingresso del capanno è proprio davanti alla finestra di Elsa, nessuno ci va mai ed è spazioso e fresco, ma Elsa è solita tenerlo sempre d’occhio, perciò sarà difficile distrarre l’attenzione di Elsa, soprattutto a quest’ora del pomeriggio. Non possono neanche aspettare troppo, perché un drago attira un bel po’ di attenzione, oltre al fatto che è abituato ai climi rigidi e sotto il sole estivo si sta scottando.

Sdentato prende un ramo del salice, e disegna una mappa d’azione sulla terra.

Olaf distrae l’attenzione di Elsa mentre loro entrano nel capanno.

-No, ti noterebbe lo stesso- scarta l’idea Anna, così Sdentato, dopo averci riflettuto un po’, modifica leggermente il piano.

Olaf porta Elsa via dalla stanza inventandosi la scusa di un problema dall’altra parte del castello, e loro si intrufolano nel capanno.

-Si, dai, potrebbe andare, anche se servirebbe un problema bello grosso, oltre al fatto che anche la finestra della camere delle guardie, dovremmo distrarre anche loro- riflette Anna.

Sdentato, un po’ titubante, perché non sa che reazione potrebbe avere la principessa, disegna l’idea più funzionale.

-Fuoco?! Aspetta, che?- esclama lei, non contenta dell’idea.

-Bello il fuoco!- dice invece Olaf, con aria sognante.

-Ma, non posso dare il fuoco alla reggia, non di nuovo, l’ultima volta che Olaf ci ha giocato Elsa è dovuta intervenire con il ghiaccio ed è stato tremendamente caotico… oh… ottima idea, Olaf, che ne dici di giocare con il fuoco?- chiede al pupazzo di neve, che non se lo lascia chiedere due volte.

-SI!!! Bello il fuoco, ma Elsa aveva detto che non dovevo giocarci più- ricorda però, guardando Anna confuso.

-Infatti, non lo devi fare più se non per questa volta, dopo chiama Elsa e le guardie, e non dirgli che te l’ho chiesto io, ti prego- lo supplica Anna.

-D’accordo, Anna, il drago Sdentato non deve essere visto, non c’è problema, ci penso io- la rassicura, dandole dei colpetti sul braccio per tranquillizzarla, lei gli sorride riconoscente, dopodiché si dirige nel castello saltellando allegramente.

-Nel frattempo, resta nell’ombra- dice al drago, che si nasconde tra le fronde, guardandola con curiosità.

La ragazza si sente un po’ traditrice, è vero che lei è abituata ad aiutare gli altri a prescindere, ma mettere tutti in agitazione per aiutare un drago che neanche conosce la fa un po’ esitare.

Il drago sembra capire il suo stato d’animo, e le fa una carezza con il muso, con tenerezza.

Anna alza lo sguardo su di lui, e gli sorride.

A quel punto scatta il diversivo, lo capisce dall’urlo esasperato di Elsa, segno evidente che si sta avviando dove Olaf ha appiccato l’incendio.

-Ora- sussurra al drago, e lo precede cautamente per andare nella capanna del ghiaccio.

Dopo essersi assicurata che non può essere visto da nessuno, gli fa cenno di avvicinarsi, e apre la porta della capanna per farlo velocemente entrare.

Quando si chiude la porta alle spalle emette un sospiro di sollievo, e poi rabbrividisce dal freddo.

Il drago, al contrario, sembra stare meglio al freddo, ma notando Anna che trema, l’avvolge con l’ala per tenerla un po’ al caldo.

Anna lo guarda riconoscente.

-Grazie- sussurra, incredula da un gesto tanto dolce.

I drago la guarda a sua volta, come a replicare “Grazie a te”

 

-Olaf, ti ho detto mille volte di non giocare con il fuoco!- lo sgrida Elsa, andando su tutte le furie. Per fortuna l’incendio non si è esteso quasi per niente, ma Elsa è già abbastanza arrabbiata di suo, e questo proprio non ci voleva.

-E’ già la terza volta che accade da quando ti ho creato!! Se fosse per me a quest’ora ti avrei sciolto, la tua nuvoletta sarebbe scomparsa dalla tua testa e saresti solo una schifosa chiazza d’acqua sul tappeto!!- lo minaccia, Olaf trema tutto e sembra farsi piccolo piccolo di fronte alla rabbia della regina.

-Ma tu hai salvato mia sorella, quindi ti darò un ultimatum. La prossima volta che fai una cosa del genere… SARAI DAVVERO UNA CHIAZZA BAGNATA SUL TAPPETO!!! E VERRAI LAVATO CON IL SAPONE; FINCHE’ NON RESTERÀ PIU’ NIENTE DI TE!!!- gli urla contro, con tutto il fiato che ha in corpo.

Il pupazzo di neve ha un’espressione di infinita tristezza, ed esce dalla stanza mogio mogio. Se fosse umano piangerebbe copiosamente, ma tra le cose brutte di essere pupazzi di neve c’è anche il difetto di non poter piangere.

Elsa si rende conto di aver esagerato, dopotutto Olaf non ha fatto nessun danno se non creare un po’ di agitazione tra le guardie e sciogliere la statua di ghiaccio da lei creata messa nella stanza.

Si siede su una poltrona per riflettere, e sente una voce.

-Portalo da me, su Elsa, è così facile, basta che lo prendi e me lo porti, e Anna sarà al sicuro- sobbalza, e si gira da una parte all’altra per vedere da dove viene la voce.

L’uomo dei suoi incubi compare nella parte più scura della stanza.

-Tu!- esclama, sta per chiamare le guardie, ma lui la anticipa.

-Oh, non le chiamerei se fossi in te, dopotutto loro non possono vedermi, tu invece si- le dice, con un ghigno malefico.

-Che significa? Cosa vuoi da me?- chiede lei, allontanandosi il più possibile da lui.

-Io? Mi pare di essere stato abbastanza esplicito. Portami Jack Frost- le ordina.

-Perché non te lo prendi da solo?- chiede lei, pronta ad attaccarlo con il ghiaccio, ma terrorizzata a morte.

-Perché non ho tempo e né voglia- risponde lui -Ho un intero cosmo da sottomettere al mio volere, ma non preoccuparti, se collaborerai, il tuo piccolo paesino da quattro soldi verrà risparmiato.

-Non farò mai ciò che vuoi, non prenderai mai Anna, è al sicuro- ribatte Elsa.

-Davvero? Non ne sarei così sicuro- e con questa velata minaccia che fa impallidire Elsa, scompare nell’ombra con un ghigno.

 

-E così Elsa ed io siamo diventate amiche, ma da un mesetto circa lei è sempre più distante, e non ho ancora capito il perché.- Anna ha raccontato tutta la sua storia ad un interessato Sdentato, e non si è minimamente accorta del tempo che passava.

-Eh già, e anche per questo che non voglio che ti veda, darebbe in escandescenze- conclude, il drago annuisce comprensivo.

-ANNA!!!- si sente chiamare, da una voce preoccupata e arrabbiata.

-ODDIO!!! E’ Elsa!- esclama, il drago sobbalza.

-Tu resta qui, cerca di nasconderti, io devo andare, torno tra poco con del pesce, va bene?- il drago annuisce, poi Anna esce dalla capanna il più velocemente possibile, trovandosi davanti un’Elsa che passa dal preoccupato al sorpreso, al sollevato per poi essere arrabbiata nera.

-PERCHE’ ERI LI’?- chiede, facendo saltare Anna, che resta davanti alla porta per impedire che lei ci vada.

-Ciao, non sapevo che mi cercassi- risponde Anna, accennando un sorriso.

-Non hai idea di quanto mi hai fatta preoccupare- Elsa la abbraccia, con le lacrime agli occhi, e Anna se ne fa un’idea, alle sue spalle è scoppiata l’era glaciale.

-Mi dispiace, ero con…- si tappa la bocca.

-Con chi? Chi c’è là dentro?- chiede, iniziando a insospettirsi.

-Nessuno- risponde precipitosamente Anna, Elsa non se la beve neanche per un secondo.

-Fammi entrare- le ordina, provando a spostarla.

-No- Anna non si muove.

-ANNA!- la ammonisce Elsa.

-E va bene, ero con il ghiaccio- inventa Anna lì per lì.

-Con il ghiaccio?- chiede Elsa confusa.

-Si, sai, lo faccio ogni tanto, quando Kristoff non c’è, mi sembra di parlare con lui. Dopotutto è il ghiaccio che ci ha fatto conoscere, ed è il ghiaccio che ci ha riunite- mente Anna, o meglio, le pensa quelle cose, ma mente riguardo a ciò che faceva.

Elsa si fa comprensiva.

-Oh, d’accordo, puoi farlo, ma non farmi mai più preoccupare così- l’abbraccia nuovamente ed elimina tutto il ghiaccio.

-Piuttosto, è ora di cena- le rammenta Anna, che ha una fame bestiale.

E le due sorelle rientrano nel castello.

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Capitolo incentrato sulle due sorelle.

E ho anche inventato una nuova coppia, la Hiccanna.

No, scherzo, la Kristanna è una delle mie coppie preferite, e non ho intenzione di cambiarla, ma Anna è troppo tenera con Sdentato, non trovate anche voi.

Pitch è proprio un rompiscatole abissale, ho deciso di fare in modo che Elsa lo potesse vedere perché lei ha vissuto per tutta la vita nella paura, e quindi non può dimenticarlo tanto facilmente, ma lo approfondirò in un altro capitolo.

Spero che vi sia piaciuto, per me, sinceramente, è stato divertente da scrivere, perché ho un po’ perlato dal punto di vista di Anna, e spero di averla fatta abbastanza IC.

Al prossimo capitolo.

P.s. Non è troppo tenero Olaf, povero :'(

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Capitolo 14
*** Niente si sposa meglio con il freddo dell'oscurità ***


Niente si sposa meglio con il freddo, dell’oscurità 

 

Passano quattro giorni, Hiccup si sente molto meglio, ma le sue ricerche non portano a niente, se non per i troll, ma ha paura di chiedere alle due sorelle informazioni al riguardo, perché si sentirebbe un po’ stupido.

Dopotutto i troll, dalle sue parti, rubano i calzini sinistri, non guariscono le persone, perciò gli sembra davvero difficile da credere che possano essere veri.

Chiude di scatto il libro che stava consultando.

Mancano solo due giorni alla partenza, e non ha capito ancora cosa deve fare.

Inoltre ci sono gli incubi che lo perseguitano, e non ne può più.

Non è riuscito ad andare a trovare Sdentato, ma Anna gli ha assicurato che è al sicuro.

Lui si fida di Anna, non è affatto come la sorella, e ci ha stretto amicizia.

Certo, non può stare a lungo con lei, ma ogni tanto lei lo ha aiutato con le ricerche in biblioteca, passando un po’ di tempo insieme.

La principessa dai capelli rossi sembra davvero felice.

A pranzo lei, Merida e Jack, si divertono un mondo a giocare un po’ con il cibo, suscitando le risate di Rapunzel, ma ogni volta che fanno così, la regina ghiaccia qualcosa per sbaglio.

Nessuno se ne accorge, dato che sono troppo presi dalle risate, ma Hiccup lo nota ugualmente, e crede che la regina abbia paura di perdere la sorella, prova pena per lei, per quanto sia fredda e inospitale come un ghiacciaio.

Gli vengono in mente i suoi incubi, ma cerca di non pensarci, è troppo scoraggiante.

E’ da quando è arrivato, infatti, che sogna la sua città distrutta e annientata.

Non riesce a capire se è peggio non ricordare niente e sentire costante mancanza di qualcosa o ricordare tutto e non averlo a portata di mano, esserne privati.

“Al diavolo! Vado a chiedere alla regina” decide poi, probabilmente sarà in riunione, ma dato che Anna non gli vuole parlare di quell’argomento si vede costretto a chiederlo a miss Iceberg.

Appena esce dalla biblioteca la guardia lo blocca.

-Dove vai?- gli chiede, ma non c’è particolare veemenza o minaccia nella sua voce, ormai sono diventati amici, a furia di girare sempre insieme.

-Devo andare a chiedere una cosa alla regina- risponde Hiccup, lisciandosi i pantaloni.

Anna ha insistito tanto per regalare loro dei vestiti nuovi. Persino Elsa ha dovuto concordare che se dovevano restare ad Arendelle per un po’ non potevano certo rimanere con maglioni e felpe pesanti.

Merida e Rapunzel hanno ricevuto un vestito lungo, rispettivamente verde e violetto.

Jack dei pantaloni marrone chiaro e una maglia blu.

A Hiccup è toccato un paio di pantaloni marroni, una camicia bianca e una casacca elegante verde.

Ci si sente poco a proprio agio, forse perché lui non è di quel posto, ed è abituato ad abiti tutt’altro che eleganti.

-Scusa se te lo dico, Hiccup, ma… SEI IMPAZZITO?- esclama la guardia.

Hiccup capisce la sua preoccupazione, ma spiega le sue ragioni.

-Devo parlarle, potrebbe aiutarmi a farmi tornare a casa presto- la guardia non sembra convinta.

-Dovete proprio andarvene?- chiede, quasi in un sussurro.

-Si, perché?- Hiccup teme di conoscere la risposta.

-Insomma, qui vi vogliono tutti bene, sopratutto la principessa Anna, e temo che con la vostra partenza tutto il castello ne risentirà- ammette la guardia, stando attento che a regina non si nei paraggi.

-Ma la regina non ci permetterà di restare- ribatte Hiccup, con un sorriso amaro.

-Al castello, ma in città forse potreste restare- propone la guardia.

-Non credo che la regina lo permetterà ugualmente, e poi io devo tornare a casa, dalla mia famiglia, dai miei amici, saranno preoccupatissimi. Ma sei molto gentile- gli sorride.

-Più che altro penso ad Anna, è una ragazza davvero speciale, e la sorella la limita tantissimo- la voce della guardia è così bassa che Hiccup deve chinarsi per sentirla.

Un minuscolo pensiero sfiora Hiccup, ma se lo leva dalla mente prima ancora che si formi.

-Allora, mi devi portare al patibolo, no?- chiede alla guardia, che a malincuore lo scorta nella sala del trono.

La regina è lì da sola, seduta sul trono con le mani sulle tempie, come per scacciare brutti pensieri.

-Salve, regina. Posso disturbarla?- chiede Hiccup inchinandosi.

La regina si riscuote, lancia un’occhiata a Hiccup, poi acconsente.

-Certo, Hiccup. Le tue ricerche sono a buon punto?- gli chiede, sperando con tutto il cuore che sia un si.

-In effetti ho un blocco. Ho letto molti libri, è l’unica soluzione che ho trovato finora è basata su una leggenda, i troll- spiega Hiccup, la regina si irrigidisce.

-Quindi… mi chiedevo, dato che lei è la regina di questo meraviglioso paese, forse conosce qualcosa su questa leggenda, se è fondata o infondata- gli chiede Hiccup.

C’è un attimo di silenzio.

L’esistenza dei troll sono uno dei segreti più importanti del regno, l’unica mappa per raggiungerli si trova al sicuro in camera di Elsa, e non può permettere che uno straniero ne scopra l’effettiva esistenza, tuttavia magari potrebbe farli andare via prima.

Preferirebbe aspettare il ritorno di Kristoff, ma ormai dovrebbe essere già tornato, e non capisce cosa lo abbia fatto ritardare.

-Odd, lasciaci soli- la regina indica alla guardia la porta, e la guardia esce, lanciando un’occhiata preoccupata a Hiccup, prima di richiudersi la porta alle spalle.

-Sai che se la leggenda fosse vera mi chiederesti di rivelare un grande segreto?- gli chiede Elsa.

-Regina Elsa- Hiccup decide di giocarsi tutto, il desiderio di tornare a casa è troppo forte.

-Senta, regina, noi non le piacciamo- “Lei non ci piace” pensa, ma non ha il coraggio di dirlo -ma noi vogliamo solo tornare a casa, e se ci aiuta, noi leviamo le ancore- spiega.

La regina ci pensa un po’ su, non può negare che vuole che se ne vadano, così decide di collaborare.

-I troll esistono, Kristoff è andato a parlare con loro per controllare che la vostra storia sia fattibile. Ti vieto nella maniera più assoluta di parlarne agli altri finché non sarà tornato, specialmente a Frost- gli ordina, Hiccup soffoca una lamentela, è già tanto che glielo abbia confessato.

-D’accordo, regina, aspetteremo. Grazie- e con un inchino esce dalla stanza.

Elsa si rende conto che tutti i suoi sforzi per non farsi piacere gli ospiti si sono rivelati vani, almeno per quanto riguarda Hiccup e Rapunzel.

Rapunzel, certo, è un discorso a parte. 

Elsa, dopo quattro giorni di attenta osservazione, è certa al cento per cento che la ragazza che stanno ospitando è la principessa di Corona, solo più giovane e con i capelli originali.

Non può buttarla fuori da palazzo, non può proprio, sopratutto dopo quello che le ha fatto, o meglio, che le farà quando sarà cresciuta, alla sua incoronazione.

Rapunzel, infatti, ha parlato ai paesani per convincerli ad accettarla, a darle una seconda possibilità, e non vuole  che stia male lì.

Hiccup è un ragazzo così gentile e disponibile. Si vede che Elsa non gli sta simpatica, eppure cerca in tutti i modi di capirla, e la regina gli è così grata per questo.

Merida è tremenda, con un carattere forte e sempre imbronciata con la regina.

Eppure Olaf continua a dire in giro che è la sua seconda migliore amica dopo Anna.

Poi c’è Jack.

Se Jack Frost non facesse parte della compagnia li ospiterebbe per molto più tempo, e li aiuterebbe di più.

Ma il caso vuole che Jack ci sia, e lei non si fida affatto di lui.

Sente che c’è qualcosa in Jack, qualcosa che non le hanno detto, e i suoi incubi sul fatto che deve prenderlo e portarlo a quell’uomo nero non fanno che peggiorare ogni giorno che passa.

Inoltre le è venuto un mal di testa atroce, e non riesce più a concentrarsi.

La paura per la sua terra, per sua sorella, per tutto ciò che ha diventa più forte ogni notte.

Si prende la testa tra le mani per cercare di placare il dolore.

“Se solo non ci fosse Jack Frost” pensa irritata.

 

-Ecco, un altro po’ di colore qui, e credo di avere quasi finito- Rapunzel è con Anna nella sala dei quadri dove sta facendo un dipinto per conto della principessa, che la osserva affascinata e sorridente.

-Wow, è splendido!- commenta ammirata.

Ne ha già fatti un paio, ma questo per ora è il più bello in assoluto.

Rappresenta Sdentato, semplicemente Sdentato.

Avrebbe potuto metterci qualcuno in groppa, ma Anna vuole solo lui, libero e impresso a vita nel quadro.

Sente che è importante.

-Hey, ancora lì?- Merida entra seguita da Olaf e Jack.

Sono stati nel giardino sul retro a lanciarsi palle di neve, create con la nuvoletta di Olaf e qualche aiuto di Jack, che è riuscito a creare un po’ di neve senza farsi beccare dalle guardie.

-Stavo ritoccando un po’ la coda, volevo farla normale, ma Anna ha insistito per far vedere che ha una parte montata da Hiccup- spiega Rapunzel, ritoccando la coda con pittura marrone chiara.

-Meglio che ti sbrighi, è quasi ora di cena, e io sto morendo di fame- l’avverte Merida, chinandosi a osservare il dipinto.

-Wow, è proprio uguale a lui- commenta, lasciando soddisfatta Rapunzel.

-Badate che Elsa non lo trovi, altrimenti potrebbe chiedersi da dove hai preso l’idea, Rapunzel- l’avverte Jack, con una nota cupa nella voce.

-Faremo attenzione- risponde Anna al suo posto -Su, andiamo a cena-

 

L’ora di cena è più rigida del solito, la regina sta raggiungendo il punto di rottura e Anna se ne sta accorgendo con tristezza.

Prova a fare conversazione, ma la regina non parla con nessuno, e si limita a mangiare in fretta, per ritirarsi il prima possibile nella sua stanza.

-Allora, Hic, trovato qualche informazione utile per tornare a casa?- gli chiede Anna.

Hiccup lancia una rapida occhiata alla regina, ma nessuno sembra notarlo.

-No, ancora niente- risponde, in tono cupo.

-Oh, meno male, cioè, volevo dire, mi dispiace- commenta Anna, arrossendo.

Hiccup sorride.

-E… Elsa, hai notizie di Kristoff?- chiede alla sorella, che si limita a scuotere la testa.

-Oh!- Anna abbassa lo sguardo, e continua a mangiare.

-Hey, sono certa che sta bene, e che tornerà presto da… da quello che sta facendo, a proposito, cosa sta facendo?- chiede Rapunzel a Elsa, che ignora la domanda.

E’ Anna a rispondere.

-Una commissione per conto di Elsa, doveva tornare due giorni fa- la sua voce esprime molta preoccupazione.

-Beh, su con la vita, magari ha avuto qualche piccolo contrattempo, sono sicuro che è tutto a posto, non stiamo qui a crucciarci- cerca di risollevarle il morale Jack.

-Prendi la faccenda come se non fosse importante- è la prima frase che Elsa pronuncia a cena, e lascia sconvolti tutti i presenti, sopratutto perché è pronunciata con un tono accusatorio che sembra appartenere a qualcun altro.

Jack si sente colpito nel profondo.

Un conto è squadrarlo con disapprovazione ogni volta che muove un muscolo, guardarlo come figlio di satana e essere incaricata di catturarlo o ucciderlo, ma un conto è insinuare che a lui non importi della gente, che lui liquidi faccende del genere come se non fossero niente.

-Perché infatti, maestà, lei è molto preoccupata per lui, non è così?- chiede sarcastico Jack, la regina si irrigidisce, ma non alza gli occhi dal piatto, e finge indifferenza.

-Jack- lo mette in allerta Hiccup, ma il ragazzo ha superato il limite.

-A lei sta molto a cuore il benessere del regno e delle persone bisognose, vero?- continua Jack, dai suoi palmi inizia a crearsi una sottilissima lastra di ghiaccio, e lui solleva le mani dal tavolo prima che la regina possa accorgersene.

-Jack, adesso basta- prova a frenarlo Rapunzel, mettendogli una mano sul braccio, ma ritirandola subito per il freddo.

-E, naturalmente, vostra altezza non è in contatto con un uomo nero che le ha ordinato di catturarmi, non è così?- ha esagerato, ne è consapevole.

La regina si alza di scatto dalla sedia, e quando Jack crede che diventerà un ghiacciolo vivente, si dirige velocemente fuori dalla stanza, diretta nella propria stanza.

Anna si alza a sua volta e si avvia dietro di lei.

Nella sala da cena restano solo i quattro ospiti.

-Jack, che ti è saltato in mente?!- lo aggredisce Merida.

-Non ho retto, va bene?- tenta di giustificarsi lui -Non la sopportavo più, sono quattro giorni che fa così, non è una brava regina, non è neanche una brava persona- Jack si alza e si mette a girare per la stanza, per sfogare la frustrazione.

-Si, ma non è un buon motivo per trattarla così, magari ha i suoi buoni motivi- prova a farlo ragionare Hiccup, in tono mite

-Lo so, ma…- Jack non sa che argomenti trovare in sua discolpa, e si limita a tirare un pugno contro il muro, ghiacciandolo all’istante -Oh, accidenti!- 

-Che intendevi dire con “in contatto con un uomo nero che le ha ordinato di catturarmi”?- chiede Rapunzel, avvicinandosi a Jack e azionando i capelli per scongelare il muro.

-Ho detto questo?- chiede Jack, allontanandosi precipitosamente dai capelli magici e rimettendosi a sedere.

-Si hai detto proprio questo, che significa?- chiede Merida guardandolo con sospetto.

-Significa che…- Jack non vuole rivelare ai suoi amici gli incubi che lo perseguitano da giorni, trova che siano un po’ stupidi.

-Si, Jack, cosa significa?- ci si mette anche Hiccup.

-Uff, niente, significa che da quando sono qui sogno i sogni della regina, credo- Jack si aspetta che scoppino a ridere, invece si fanno solo più corrucciati.

-In che senso? Tipo, vedi gli incubi di Elsa e c’è questo uomo nero che le ordina di catturarci?- chiede Hiccup, prendendosi il mento con fare pensieroso.

-Si, una cosa così, solo che lui vuole solo me, non tutti e quattro- specifica Jack.

-Perché non ce l’hai detto prima?- chiede Merida incrociando le braccia indispettita.

-Non credevo fosse vero, dalla reazione di Elsa direi che il piano di cattura è fondato- commenta Jack.

-Ma su, non crederete mica che Elsa sia capace di questo, avete sentito la sua storia, è rimasta chiusa nella sua stanza per anni, è normale che non si fidi della gente, inoltre, se davvero avesse voluto catturare Jack l’avrebbe già fatto, no?- cerca di farli riflettere Rapunzel, sedendosi di nuovo al suo posto.

-Forse Punzie ha ragione- Jack alza le spalle -ma forse è meglio se…- la sua proposta è interrotta da Anna, che rientra nella stanza in lacrime.

-Anna, cosa è successo?- Rapunzel si precipita da lei, abbracciandola forte.

-Non ce la faccio più, Elsa non vuole dirmi niente, si è chiusa in camera e ha sigillato la porta con il ghiaccio. Per mandarmi via ha… ha… mi ha quasi colpito- confessa Anna, sedendosi su una sedia e prendendosi la testa fra le mani.

Rapunzel le mette una mano sulla spalla per confortarla, lanciando un’occhiataccia a Jack.

-Vedrai, tutto si risolverà, Elsa è solo un po’…- prova a risollevarle il morale, ma Anna la interrompe.

-Posso venire con voi?- chiede, alzando la testa e guardando Hiccup.

-Cosa?- il ragazzo spera vivamente di aver capito male.

-Tutti continuano a ripetermi che Elsa è solo un po’ stressata, che le passerà eccetera, io posso venire con voi, visitare Berk e tornare quando magari le sarà passato?- chiede Anna con sicurezza, asciugandosi le lacrime.

-Ehm… senti, io credo che questo non sia possibile- prova a dire Hiccup.

-Perché no? Non mi volete neanche voi, vero? Nessuno mi vuole a questo mondo, sono solo la ruota di scorta, non è così?- la sua voce è ferita, come se ci fosse già passata su questo argomento.

-Non dire assurdità!- esclama Rapunzel.

-E allora perché?- chiede nuovamente Anna, rivolgendosi specialmente a Hiccup.

-Perché… non potresti più tornare indietro- ammette finalmente lui, abbassando lo sguardo.

-Aspetta, che? Che significa, insomma, verreste a trovarci, no? Non l’avevamo detto ma mi sembrava ovvio- Anna è molto confusa, Hiccup sperava davvero di non doverglielo dire.

-Anna, il fatto è che… noi siamo arrivati qui per sbaglio, e se anche riuscissimo a tornare a casa, da casa mia non riusciremmo a tornare qui, poco ma sicuro, la magia non è molto utilizzata dai vichinghi. E credo davvero che quando sarà il momento anche con Rapunzel, Jack e Merida ci sarà un addio… per sempre- le ultime parole le pronuncia in un sussurro, come se non volesse crederci neanche lui.

-Ma… non… non…- Anna non riesce a formulare una frase di senso compiuto, non si sente così agghiacciata da, beh, da quando Elsa le ha gelato il cuore.

-Io, credo sia il caso che… che vada in camera- scappa via, singhiozzando.

-Ma bravi, voi due, siete riusciti a far scappare in camera due persone nella stessa cena- si complimenta Rapunzel, facendo un applauso, e andando a sua volta in camera, sbattendosi la porta alle spalle.

-Tre?- chiede Jack con un sorriso tirato a Hiccup, cercando di risollevare l’atmosfera.

Prima che Hiccup possa rispondere, Merida sbotta.

-Ma non dici mai qualcosa che non sia una battuta o una cattiveria?- e va via a sua volta.

-Quattro- sussurra Hiccup, rivolto a Jack.

Lui sorride, poi si alza.

-Lo facciamo diventare cinque e sei?- chiede, avviandosi alla porta.

-Gia che ci siamo, e poi non ho più fame- si alza a sua volta, ed entrambi si dirigono in camera.

-Sai, Hiccup, ciò che hai detto è vero, e volevo dirti che, nonostante tutto, siete davvero dei grandi amici- le guardie li seguono un po’ distanti.

-Jack, che vuoi dire?- chiede Hiccup, che intuisce le intenzioni dell’amico, e non ne è affatto contento.

-Niente, solo, insomma, prima o poi dovremmo salutarci, e mi hai fatto riflettere. Perciò, ecco, siete fantastici, ragazzi, ve lo volevo dire- arrivano alle porte delle proprie stanze.

-Jack, non fare gesti avventati, ok?- gli chiede Hiccup, prima di entrare.

Jack si sente sgamato.

-Chi, io? Lo sai che non faccio mai gesti avventati- risponde, entrando a sua volta.

 

Pitch è davanti a lei, come al solito, ma stavolta è proprio arrabbiato.

-Elsa, se non me lo porti entro domani, non hai idea di cosa succederà- la minaccia.

-Non mi fai paura, le tue minacce non attecchiscono- Elsa si allontana, il mal di testa è atroce.

-Ah, si?- chiede lui, avvicinandosi.

Elsa ormai ha le spalle al muro, non può andare da nessuna parte, e Pitch lo sa, infatti cammina tranquillamente, con un sorriso malvagio, come se avesse tutto il tempo del mondo.

“svegliati, ti prego, svegliati” il pensiero di Elsa sembra tre voci diverse: la sua e due maschili, una conosciuta un’altra sconosciuta.

-No, non ti sveglierai, non hai la forza mentale necessaria- l’uomo nero è sempre più vicino, non le si è mai avvicinato tanto, ed Elsa inizia ad essere ancora più spaventata del solito.

-Sta lontano!- gli intima, provando a usare il ghiaccio per allontanarlo.

Il getto che gli lancia contro viene assorbito dal lungo bastone che porta con se.

-Grazie, in effetti mi serviva un po’ di ricarica- ormai è a una ventina i centimetri da lei.

-Non puoi farmi niente, è solo un sogno, tu non sei reale, non ti porterò Jack e tu non prenderai Anna- la sua voce trema, ma cerca di concentrarsi su cose positive.

-Anna non è abbastanza importante? Va bene, una piccola ritoccatina al piano originale può solo fare bene, ciò che non capisci, Elsa, e che tu mi porterai Jack, con le buone o con le cattive- punta il bastone verso il cuore di Elsa, che ingoia un groppo in gola.

-E’ l’ultima volta che te lo chiedo, me lo porterai o no?- Elsa vorrebbe cedere.

“Svegliati, svegliati” non è la sua voce nella testa, una voce maschile sconosciuta.

“Elsa, ti prego, non farlo” dietro di lei le sembra di vedere un’immagine tremolante di Jack.

-Io…- non sa che rispondere, vedendo Jack la rabbia represa torna a galla.

“Ti prego, dimostra che io mi sbaglio” dice l’immagine di Jack.

-NO! Non prenderò Jack per te- decide infine Elsa, con tutto il coraggio e la bontà che ha in corpo.

Pitch si gira, ma Jack è sparito, e lui non lo vede.

-Mi dispiace, Elsa, saresti potuta essere una potente alleata- il tono sembra leggermente dispiaciuto, ma ha il solito sorriso malvagio.

-Oh, beh, passiamo alle cattive- spinge il bastone verso il suo cuore, ma dalla sua sommità non esce solo ghiaccio, ma anche oscurità, pura e semplice oscurità.

Elsa si sente svenire, o morire, non sa quale delle due sia esatta, la testa sembra esploderle, il cuore si fa più pesante nel petto.

Poi tutto diventa ancora più oscuro.

 

Jack si sveglia di scatto, sudato e spaventato.

Si alza dal letto e si veste in tutta fretta.

Poi si precipita fuori dalla stanza, senza neanche curarsi di svegliare la guardia alla porta.

Mentre si precipita a fare colazione nota che sono appena le sei del mattino, l’orario di colazione della regina a quanto sa, e spera vivamente che Elsa stia bene.

Certo, hanno alti e bassi, ma non vuole che le succeda qualcosa di male, e l’incubo della notte appena passata è il peggiore di tutti.

Sta per aprire le porte della sala da pranzo quando sente delle voci, e si interrompe.

-Non mi interessa, Anna, Jack Frost è un pericolo pubblico, e devo prenderlo e portarlo dove non darà fastidio a nessuno- si blocca, congelato. In un primo momento pensa che sia stata Elsa e congelarlo, poi capisce che è lui che è rimasto agghiacciato da quella voce, non è la solita voce di Elsa, sembra anche qualcos’altro, qualcosa di familiare.

-Aspetta, che? Jack non è un pericolo pubblico, non lo porterai da nessuna parte, è mio amico. Si può sapere che cos’hai?- dalla voce di Anna Jack capisce che sta piangendo, e se ne rammarica tantissimo.

-Non mi interessa Anna, Jack è a palazzo, e finché resterà qui e mi è possibile catturarlo tenterò di catturarlo con ogni mezzo- ribatte Elsa, Jack sente un strano sfrigolio, e capisce con assoluta certezza che ha ghiacciato qualcosa, è un rumore così familiare e amato, eppure sembra recare anche tracce di oscurità.

“Finché resterò qui, eh?” pensa tra se e se.

“Finché resterò qui Elsa sarà minacciata, ma se vado via forse la lascerà andare” e velocemente, cercando di fare meno rumore possibile, si avvia alle pesanti porte, deciso ad andare via, e non tornare mai più.

Ma non ha fatto i conti con Merida, che lo avvista dalla finestra della sua camera, mentre avanza furtivo verso la città.

“Ma che diavolo crede di fare? Dov’è la sua guardia?” senza far rumore esce dalla finestra, decisa a scoprirne di più, e lo segue.

 

Kristoff, nel frattempo, si sta avvicinando alla reggia il più lentamente possibile, con notizie così strane e spaventose che ci sono voluti giorni per convincere i troll a rivelargliele, più un giorno per fargliele accettare.

Ha scoperto che Arendelle, tutto il suo mondo, non è altro che l’invenzione di qualche persona, così come ogni altro mondo.

Ogni persona che inventa un paese e dei personaggi lo crea in una diversa dimensione, e lui è solo una delle creazioni di una delle dimensioni più grandi: La Disney.

Appena Granpapà gli ha dato la notizia gli è venuta la nausea, com’è possibile questo, tutto quello in cui crede, tutto quello che pensa di conoscere, in realtà non è reale, è solo la fantasia di qualcuno.

Ed è un segreto che solo i membri più saggi o anziani di una determinata opera conoscono, che siano secondari o solo comparse.

Avrebbe preferito non saperlo, non capirlo, preferiva vivere nell’ignoranza, ma Granpapà, dopo aver ascoltato la storia dei ragazzi, ha detto che è in gioco la sicurezza di tutte le dimensioni se non vi si pone rimedio, e gli ha anche riferito che in tutti i regni delle varie dimensioni ci sono dei portali per accedere ad altri regni, solo per le emergenze, e che può rispedire a casa alcuni dei ragazzi, se fanno parte dell’universo Disney.

Dopo aver assorbito tutte quelle informazioni, Kristoff non ce l’ha fatta più ed è svenuto.

Pensava che Sven l’avrebbe ripreso, ma è svenuto a sua volta, e Bulda si è arrabbiata con Granpapà per averglielo detto.

Dopo essersi ripreso si è messo in viaggio per tornare, ma ancora non sa come affrontare l’argomento con la regina.

-Sa, regina Elsa, noi non siamo vere persone, siamo esserini creati da gente in un mondo diverso dal nostro, e prodotti dalla Disney, c’è da dire che però siamo piaciuti molto alla gente, abbiamo stabilito un record d’incassi- fa le prova, Sven scuote la testa.

-Non va bene, non la convincerai così- gli fa la voce.

-E credi che non lo sappia, magari potrei parlarne prima con Anna, cavolo, quanto mi è mancata- ormai è in città, poco distante dalle porte, quando vede de ragazzi correre verso il ponte che da sul bosco.

E’ troppo distante per capire chi sono, ma ha un brutto presentimento, perché sembrano venire dal palazzo, che ha infatti le porte aperte.

“Oh oh” pensa preoccupato, se due degli ospiti sono scappati Elsa sarà di cattivo umore, e se Elsa è di cattivo umore altre notizie brutte di certo non le fanno bene.

-Forse dovrei evitare, magari torno più tardi, per sicurezza- fa dietro front, ma Sven lo blocca.

-Devi andare, fa l’uomo, chissà da quanto tempo ti aspettano- gli dice Sven, più o meno.

-Ve bene, hai ragione, un bel respiro, e entriamo-

bussa alla porta.

 

-Cosa significa “Non è in camera”?- la voce della regina è calma, ma la guardia se la sta facendo sotto dall’ansia.

-E’… è uscito, io stavo dormendo e… non mi ha svegliato- la sua voce trema, gli occhi azzurri di Elsa hanno striature bianche.

-Oh, davvero? Lo sai che quando uno dice “seguilo ovunque”, intende di SEGUIRLO OVUNQUE?- la guardia cade a terra dalla sorpresa, le altre, che sorvegliano le porte degli altri, si svegliano di scatto.

-Io… io…- balbetta la guardia, incapace di giustificarsi.

-Bene, dato che non hai fatto il tuo dovere, sarà il caso di punirti affinché non succeda più- continua, il tono torna calmo.

-V_Vostra maestà?- ma la regina ha già sollevato la mano, e la guardia si trasforma in ghiaccio massiccio.

-ELSA!- Anna arriva in quel momento, la sorella l’aveva lasciata chiusa in sala da pranzo, e ci ha messo un po’ a liberarsi dal ghiaccio che ostruiva al porta.

Sperava con tutto il cuore che si trattasse di uno spiacevole incidente, ma guardando la guardia inizia davvero a spaventarsi, Elsa non è così, lei non è malvagia.

-Allora, svegliate i prigionieri, devo sottoporli a un intenso interrogatorio, poi tutte la guardie cerchino Jack Frost, ad eccezione di voi tre, che verrete con me nel padiglione del ghiaccio per uccidere quel fastidioso drago- Anna impallidisce, Elsa gli lancia un’occhiata malvagia.

-Credevi davvero di poter nascondere un drago, Anna? Quanto sei ingenua, e comunque tu resterai chiusa nella tua stanza a tempo indeterminato: da un anno all’eternità- Anna indietreggia di qualche passo, non si è mai arresa con Elsa, ma la sorella la sta davvero spaventando.

-E_Elsa, che stai dicendo?- prova a chiederle.

-Cosa ho detto, guardie? Svegliate i prigionieri- li incoraggia Elsa, ignorando la richiesta di Anna, vorrebbe trasformare anche lei in una statua di ghiaccio, ma è bloccata.

A quel punto si sente bussare alla porta, ed è Elsa in persona ad aprire a Kristoff.

-Kristoff, ben arrivato- lo accoglie con un sorriso, che gli fa capire che qualcosa non va.

-Regina, sono venuto per informarla di…- comincia lui, un po’ incerto.

-Si si, lo so, portali, mondi, universi, ne sono informato, ehm, informata- nei suoi occhi passa un lampo rabbioso, e guarda per un attimo in cielo.

-Piuttosto, ha per caso visto Jack Frost in giro?- gli chiede.

Kristoff sta per dire di si, ma poi ci ripensa, e preferisce mentire -No, mia regina, non l’ho visto- la regina sembra cascarci.

-Bene, è il momento di…- comincia lei, chiudendo la porta seccata.

-Ehm, regina, la signorina Dumbroch, ecco, non è in camera-  

-Oh, bene- commenta la regina, con un gesto della mano la guardia si trasforma a sua volta in ghiaccio.

Kristoff indietreggia, scioccato.

-Elsa, fermati- Anna si precipita dalla sorella, con le lacrime agli occhi, lei la manda indietro con del ghiaccio.

Hiccup e Rapunzel osservano le due statue con gli occhi sgranati.

-Regina, cosa è successo?- chiede Rapunzel, confusa e spaventata.

-Oh, niente, i vostri complici sono scomparsi, e immagino che voi non sappiate dove sono andati, vero?- chiede con sguardo eloquente.

-In che senso “sono scappati”?- chiede Rapunzel, Hiccup ha paura di capire l’assenza di Jack, ma non riesce a capire perché sia scappata anche Merida.

-Ok, vi credo. Mandateli nelle prigioni. GUARDIE!- subito altre guardie le vanno accanto, pronte ad eseguire i suoi ordini, troppo spaventate per ribattere -Bene, mentre Odd e Ed portano i nostri ospiti nelle prigioni, voi due con me a uccidere il drago- impartisce gli ordini Elsa.

-COSA!? NO!! NON PUO’ FARLO!!!- Hiccup si scaglia contro la regina, ma lei senza neanche guardarlo lo blocca con un raggio di ghiaccio nello stomaco.

Avrebbe voluto che fosse mortale, ma non riesce a farlo, sente, nel più profondo del suo cuore, che non è giusto.

-HICCUP!- Rapunzel e Anna si precipitano da lui, Kristoff è un po’ infastidito dal comportamento preoccupato di Anna nei confronti di quel vichingo magro e insignificante, insomma, è dall’inizio che gli lancia occhiate un po’ troppo ammirate o preoccupate.

-Tu, invece, scorta Anna in camera sua, e non farla uscire per nessun motivo al mondo- ordina a un’altra guardia.

-Mi permetta, regina, posso scortarla io?- chiede Kristoff.

La regina gli lancia un’occhiata scettica.

-Tu? Per ritrovarmela poi in giro a rompere le scatole?- la regina scoppia a ridere, una risata fredda e dura come il ghiaccio, che fa rabbrividire i presenti, tutti tranne Kristoff.

-Voi mi sottovalutate, regina- dopo un sorrido malvagio a Elsa prende Anna e se la carica come un sacco di ghiaccio in spalla.

-Kristoff, ma cosa?- Anna ha un tono ferito, Kristoff alza gli occhi al cielo, come a dire “Che seccatura questa?” 

-Anna, tu proprio non sai sceglierti le persone di cui fidarti- il tono di Kristoff è freddo quasi quanto quello di Elsa, e lei si convince.

-D’accordo, feriscila a fondo anche da parte mia, mi raccomando- e gli indica con un cenno il corridoio che conduce alla stanza di Anna, ma prima di essere fuori dalla portata di voce, Anna urla alle guardie, singhiozzando.

-Ribellatevi, fate ciò che è giusto, non lasciatevi comandare!!!- ma Kristoff le tappa la bocca e non può continuare.

Elsa ha un attimo di indecisione, sul suo viso compare un’espressione confusa e sofferta, che non sfugge a Rapunzel, ancora china sul corpo svenuto di Hiccup, ma poi la regina si riprende.

-Tutti gli altri vadano in giro per la città a cercare Jack e Merida- finisce di ordinare, le guardie si guardano un attimo, poi Ed parla a nome di tutte.

-No- risponde, prendendo la spada, e mettendosi tra la regina e gli ospiti.

-Come, prego?- chiede Elsa, come se non avesse capito.

-No- risponde Odd, mettendosi a sua volta davanti a Rapunzel e Hiccup.

-Ah, le parole di Anna vi hanno fatto mettere contro di me? Oh, che cosa dolce, e sfortunata per me, dopotutto siamo una decina contro una sola e indifesa regina- mette una mano sul mento, come per riflettere un attimo -Oh, dimenticavo, io ho il potere del ghiaccio- e con questa ultima parola, solleva la mano, e tutte le guardie si tramutano in ghiaccio.

-E’ così facile far fuori le comparse- commenta tra se Elsa.

Rapunzel si alza di scatto, e prende i capelli per sciogliere il ghiaccio delle statue, ma Elsa la ferma.

La ragazza si sente impotente, accanto a Hiccup svenuto, si rivede con Madrina, quando ha dissolto il suo fidato compagno di sventure, e non sa cosa fare.

Da una parte vorrebbe avvolgere Elsa nei suoi capelli e cantare, magari potrebbe farle male, dopotutto a Jack è successo così.

Però non riesce a odiare Elsa, dopo tutto quello che ha fatto.

Quella non è lei, Rapunzel l’ha capito, è solo qualcun’altro che ha preso il suo corpo, e Rapunzel si sente responsabile, perché crede che quel qualcuno sia lo stesso che ha rubato le vite a loro quattro, che li sta perseguitando, che ha tolto i loro ricordi e li ha spediti prima a Terranova, poi ad Arendelle.

La regina muove la mano, e le statue di ghiaccio si muovono controllate da lei.

-Fate quanto ho ordinato- le statue-guardie fanno un cenno di assenso.

L’ex-Ed e l’ex-Odd prendono Rapunzel e Hiccup di peso, dritti verso le prigioni.

-Fiore dammi ascolto, se risplenderai…- prova a cantare Rapunzel, ma i capelli non hanno effetto sulle statue.

Elsa, però, la guarda un attimo, con un sorrisetto di chi ha ricevuto un regalo di natale in anticipo.

-Bene bene bene- commenta tra se, mentre con tre guardie si avvia verso il padiglione del drago.

 

Giunti di fronte alla camera di Anna, che non ha fatto altro che scalciare e dimenarsi, Kristoff si guarda intorno per capire se c’è qualcuno nei paraggi, poi mette giù Anna, che per tutta risposta si mette a tirargli calci e pugni.

-Anna, no… aspetta… io… la pianti… Ouch!- dopo aver ricevuto un po’ di brutti colpi, riesce a bloccare la sua fidanzata.

-Hey, furia scatenata, ma che ti è preso?- le chiede.

Anna lo guarda con occhi sgranati.

-Che mi è preso a me? CHE TI E’ PRESO A TE, SEMMAI?- gli urla contro, lui le tappa la bocca con la mano, guardandosi intorno per paura che qualcuno li abbia sentiti.

-Hai mai sentito parlare di doppio gioco?- chiede ad Anna.

-Lo trovo un modo spregevole di vincere- risponde lei, liberandosi dalla mano di Kristoff.

-A volte è necessario, allora, che si fa?- chiede ad Anna, a bassa voce.

-In che senso?- chiede lei confusa.

Ha parlato di draghi, e prigioni, chi salviamo prima?- chiede sorridendo.

-Mi vuoi… mi vuoi aiutare?- Anna è incredula.

-Certo, ma dobbiamo sbrigarci, dimmi il piano- Kristoff prende Anna per mano e inizia ad avviarsi verso le cucine, nell’uscita sul retro.

-No, no, aspetta, andiamo nell’ufficio di Elsa- Anna lo strattona nella direzione opposta.

-Cosa, nell’ufficio di Elsa, ma sei impazzita?- prova a ribattere Kristoff.

-E’ la via più veloce per il padiglione del ghiaccio, è lì che ho nascosto Sdentato, il drago- spiega Anna, correndo in quella direzione.

-Hai nascosto un drago nel mio padiglione?!- esclama Kristoff con una nota isterica nella voce.

Anna gli lancia un’occhiataccia, e Kristoff decide di non lamentarsi, anche se pensa a tutto il ghiaccio che potrebbe essersi sciolto.

-Olaf, dov’è?- chiede poi -Di solito dorme nel padiglione, perciò…- ma Anna non gli lascia finire la frase.

-Dormi lì, con Sdentato, sono molto amici- risponde, continuando a correre al massimo delle sue forze, senza far rumore.

“Un drago sputafuoco e un pupazzo di neve?” Kristoff decide di non porsi domande, dopo la rivelazione dei troll ha deciso che non ne vuole sapere più niente di queste cose strane.

Arrivano finalmente all’ufficio di Elsa, e Anna entra, di getto, senza curarsi di controllare se la stanza è vuota o piena.

Per sua fortuna è vuota, e non si vedono persone all’orizzonte.

Prova ad aprire la finestra, ma è bloccata, e Kristoff le da man forte.

Alla fine riescono ad uscire.

Anna si dirige subito dentro il padiglione, mentre Kristoff fa di guardia fuori.

Appena la ragazza entra, Sdentato si mette sull’attenti, Olaf si rivolge ad Anna, un po’ preoccupato.

-Sdentato è irrequieto, cosa sta succedendo, Anna?- le chiede, cercando di tenere a bada il drago, che ha capito che c’è qualcosa che non va.

-Elsa è uscita di se, Hiccup e Rapunzel sono in gabbia, Sdentato, devi portarci via di qui, alla svelta- spiega Anna.

 

Intanto, nel bosco, Merida continua a seguire Jack, senza riuscire a raggiungerlo.

-Jack!- prova a chiamarlo con rabbia, ma lui non la sente, o forse la ignora.

Sembra volare via.

-JACK!!!!- lo chiama a pieni polmoni.

Lui si volta.

-La vuoi piantare di seguirmi, Merry?- le chiede infastidito.

-Solo se tu la pianti di scappare, Jacky- risponde Merida, raggiungendolo, con tutto questo correre sono finiti in una radura piena zeppa di massi.

Jack sbuffa, ma non riparte, così Merida ne approfitta per sedersi.

-Avremmo fatto una decina di chilometri- si lamenta, lei resiste di solito a corse di quel genere, ma con Jack era difficile da tenere il passo.

Si siede sfiancata su una roccia.

-Allora, perché sei scappato?- chiede, guardandolo con sguardo indagatore.

-Ho incasinato la vita di Elsa e Anna, pensavo che se fossi andato via, loro sarebbero tornate tranquille- spiega Jack, ama creare scompiglio, ma non così tanto.

-E a noi non pensi?- il tono di Merida è accusatorio.

Jack alza gli occhi al cielo, poi si volta per non guardarla.

-Hiccup l’ha detto chiaro e tondo, tanto prima o poi dovremo dirci addio per sempre, tanto vale prima, invece che poi- si spiega meglio lui.

Merida sta per ribattere quando la roccia dove è seduta di muove, e lei cade a terra.

-Ma che co…?- si lamenta, osservando la roccia con attenzione e spavento. Jack si volta di scatto, attirato dal tonfo della riccia.

-La roccia si muove?- sembra più pensieroso che sorpreso, come se fosse quasi abituato a stranezze del genere.

-La roccia è un troll, signorino- si lamenta la roccia, cioè, il troll o quello che è.

-Ma… non…- Merida sta per svenire.

-Merida, che ci fai qui?- la voce di un uomo roccia anziano si rivolge con un tono confuso, non stupito, felice.

-Ci… ci conosciamo?- chiede Merida, non sente niente, perciò crede di no, ma meglio non rischiare.

-Conosco la tua storia- risponde enigmatico il troll -Quindi sei tu una degli…- lancia uno sguardo indagatore a Jack -… ospiti- conclude, con un tono che non fa presagire niente di buono.

-Si, scusateci, noi ora dovremmo tornare al castello- Merida si alza, si spazzola l’abito verde, e fa un cenno a Jack per invitarlo a seguirla.

-Non vuoi tornare a casa?- chiede però il troll, non con tono di sfida o altro, con semplice curiosità.

Merida si blocca un attimo, poi si gira lentamente.

-Hai detto… casa?- chiede, con avidità nella voce e uno scintillio negli occhi.

-Certo, noi possiamo aprire un portale per un qualsiasi mondo Disney o Pixar- spiega il troll, prendendo uno dei suoi cristalli.

-E… io? Potete portare a casa anche me?- chiede Jack, speranzoso.

Il troll lo squadra un po’ sospettoso, come se fosse un criminale ricercato

-Mi dispiace, giovanotto, non ho idea del luogo da dove provieni, ma se sei un Dreamworks- pronuncia quella parola come fosse una parolaccia -allora dalla pixar potresti trovare un modo, la Disney non è collegata alla Dreamworks direttamente, sono nemiche di vecchia data- spiega il troll.

I due ragazzi non hanno capito niente, ma a Merida interessa solo una cosa.

“Casa” quella parola continua a risuonarle nella mente.

“Casa” non ricorda dove sia, ma si sente così vicina a scoprirlo, e decide di accettare.

-Portami a casa- dice al troll, con le lacrime di commozione agli occhi.

Il troll si pensa un po’, poi indica Jack con un dito

-Se ti porti il Dreamworks con te, va bene- acconsente, poi lancia un cristallo a terra.

-Scozia, Pixar The Brave- urla, e dalla terra spunta un vortice violetto.

Due troll si portano dietro ai ragazzi, e li spingono dentro.

-Buona fortuna, Merida e ragazzo Dreamworks- li salutano, e i due ragazzi precipitano.

 

Nel frattempo, Anna è salita in groppa a Sdentato, che non ha opposto resistenza, troppo in ansia per Hiccup.

-Forza, Olaf, apri la porta, poi recupera Kristoff e in groppa a Sven scappate nella foresta, io andrò a liberare Rapunzel e Hiccup- al suono di quel nome Sdentato spruzza fumo dalle narici, come a sottolineare che è il suo obbiettivo primario.

-Bene, al tre…- sente dei suoni ovattati provenire dalla porta -… TRE!!- Olaf apre le porta, e Anna da un colpo al drago per  farlo decollare.

Il problema è che non ha pensato al fatto che il drago non può decollare, dato che solo Hiccup riesce a muovere la coda.

-Aspetta, che?- Anna si trova un attimo in difficoltà, poi cambia piano.

-Sdentato, Corri più veloce che puoi- dice al drago, che non se lo fa ripetere due volte.

Sotto lo sguardo furente di Elsa, appena arrivata con un esercito di guardie di ghiaccio, Sdentato si dirige a tutta velocità verso le prigioni, cosa alquanto straordinaria, visto che Anna non gli ha spiegato dove sono.

Olaf, invece, prende la mano di Kristoff, e si mette a correre verso Sven.

-Non così in fretta, Olaf- lo richiama Elsa, il pupazzo di neve sente la necessità di obbedire, e si ferma, Kristoff si libera dalla sua stretta, ma viene catturato dalle guardie.

-Olaf, mia piccola creatura- il pupazzo di neve, come in trance, si avvicina alla regina.

-Vai, da Anna, prendila e portala da me, senza farle sospettare niente- gli ordina, Olaf muove qualche passo incerto verso la direzione dove è fuggita Anna, poi si ferma, come se cercasse di opporsi.

-No- dice incerto.

-Te lo ordino-

-NO- ribatte con più forza, facendo marcia indietro e tappandosi le orecchie (inesistenti) con le mani.

La regina non riesce a credere di non riuscire a controllare la sua creatura, ed è meglio eliminarla.

Solleva la mano verso la nuvoletta del pupazzo.

Kristoff sgrana gli occhi, cerca di liberarsi, ma le guardie hanno una presa d’acciaio.

-No, Olaf, scappa!- prova a suggerirgli.

La regina esita, Olaf comincia a muovere qualche passo incerto verso il padiglione, ma Elsa si riprende, e con un solo semplice gesto della mano, la nuvoletta salvavita di Olaf scompare, lasciandolo in balia del sole cocente dell’estate.

Un minuto, è il tempo che Elsa spende a guardare la sua creatura, il suo ricordo d’infanzia, l’unica creazione positiva della sua vita, ridursi in una pozza di acqua, tre pietre, due legnetti e una grande carota.

-Ora tocca a te, doppiogiochista- si volta verso Kristoff, senza un briciolo di rimorso.

 

Hiccup si è finalmente svegliato, e tira calci e pugni alla porta con tutta la (poca) forza che ha in corpo, ma non sta ottenendo alcun risultato.

Rapunzel è seduta e si tortura i capelli, delusa dal fatto che non abbiano funzionato.

-Hiccup, è inutile, non riuscirai a sfondare la cella, è fatta di pietra- prova a farlo ragionare, ma ha un tono di voce così basso che lui neanche la sente, e continua imperterrito a dare pugni su pugni alla porta.

-Ci deve essere un modo, SDENTATO!!!- chiama, come se lui potesse sentirlo.

Rapunzel si prende la testa tra le mani.

-Chi può averle fatto questo?- si chiede.

-Hem, sbaglio o stai difendendo la regina?- chiede, incredulo.

-Certo che la sto difendendo, non era lei, ne sono sicura- risponde Rapunzel.

Hiccup le lancia un’occhiata scettica, poi continua il suo operato inutile.

-Io lo so che non è lei la cattiva, e qualcun altro, l’uomo che le ha chiesto di portarle Jack- spiega.

-Jack non poteva farsi catturare? Ora sarebbe tutto molto meglio- commenta Hiccup, non lo pensa veramente, ma non vuole che al suo drago venga fatto del male, nessuno deve provarci.

-Non dirai sul serio, spero. Anteponi il benessere di un drago a quello di una persona?- chiede incredula Rapunzel, alzandosi in piedi.

-Sdentato non è solo un drago, lui vale come Jack- risponde Hiccup, ma prima che possa scoppiare una lite con i fiocchi, il muro viene sfondato, e i due ragazzi si ritrovano davanti un enorme drago nero con un cavaliere piuttosto angosciato e spettinato.

-Sdentato!-

-Anna!-

-Ragazzi!-

-Roar!- 

Hiccup e Rapunzel si precipitano verso Sdentato, e Hiccup prende il posto di guida.

-E’ arrivato il momento di volare- e tirando le redini, i tre spiccano il volo.

 

Elsa viene interrotta da una enorme ombra nera che incombe su di loro.

Anna si accorge che Kristoff è stato catturato e caccia un urlo.

-Scendi, scendi subito, dobbiamo aiutarlo- urla a Hiccup.

Rapunzel è confusa.

-Ma lui non ha…- ma Anna liquida i suoi sospetti con un gesto della mano.

-Era una finta, scendi, ti prego- Hiccup si vede costretto a fare come dice.

-Anna, ben arrivata- l’accoglie Elsa con un sorrisetto che non promette nulla di buono.

Solo in quel momento Anna scorge la chiazza bagnata sul terreno, che pian piano inizia ad asciugarsi.

Si porta una mano alla bocca, gli occhi le si riempiono di lacrime.

-Hai… hai ucciso Olaf- commenta con un singhiozzo.

Sugli occhi di Elsa passa un lampo di shock, come se si fosse appena resa conto di quanto è terribile quello che ha fatto, ma si riprende subito.

-Anna, scappa- la incita, ma lei non si muove.

Per la prima volta da quando è nata, Anna guarda Elsa con una traccia di disgusto.

-Tu non sei mia sorella, tu non sei umana, tu sei un mostro!!- le urla, tra le lacrime, Sdentato si avvicina lentamente a Kristoff, per liberarlo.

-Io ti ho difesa per tutta la vita, sono stata tutta la vita a pensare che tu fossi una brava persona, pensavo fossi la ragazza perfetta, pensavo di essere io quella che doveva imparare da te, che ero il la ragazza sbagliata. Ed invece mi sono sbagliata- Elsa è ghiacciata, Anna cade in ginocchio, incapace di reggersi in piedi, soffocando il viso tra le mani.

“Persino tua sorella ti ha catalogata come cattiva, perché non punire anche lei. Dopotutto, è così che ti vedono tutti. Elsa la cattiva, Elsa il mostro, perché celare, perché domare, diventa il mostro che tutti temono, e comincia colpendo Anna, colpendo la sorella che ti ha ripudiata” gli occhi di Elsa di fanno quasi totalmente bianchi e vuoti, solleva la mano, pronta a trasformare di nuovo sua sorella in una statua di ghiaccio.

Quello che accade dopo è un attimo di assoluta confusione.

In un istante Sdentato si precipita verso Anna, in un istante Kristoff si libera e si mette tra lei ed Elsa, in un istante il colpo parte dalla mano della regina.

Sdentato non arriva in tempo, ma il colpo si abbatte su Kristoff, che cade inerme come statua di ghiaccio ai piedi di Anna, sconvolta.

Sdentato, però, riesce a prendere Anna prima che un altro colpo si abbatta su di lei, e Hiccup vola via, alla massima velocità, verso il bosco, ignorando i paesani che scappano spaventati alla vista del drago.

-Allora, bello, trova i troll- gli ordina, sa che il suo fidato amico ce la farà -Alla svelta-

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Santo cielo che capitolo lungo e scoppiettante, vero?

Elsa è cattiva cattiva o Pitch le ha fatto qualcosa, Sven ora che farà, e Olaf, Kristoff, si possono ancora salvare?

Non lo so, forse la regina tornerà in se e farà ciò che serve per mettere tutto in ordine, dopotutto il ghiaccio lo controlla bene.

E Jack e Merida? Saranno riusciti ad arrivare in Scozia? O Pitch ha messo il suo zampino anche qui?

Nel prossimo capitolo arriverà un’ospite a sorpresa e un mondo… pieno di porte da aprire, Anna lo adorerà.

Non vi dico altro, al prossimo capitolo.

P.s. Spero davvero che vi sia piaciuto, io ho avuto un blocco all’inizio, ma poi l’ho superato e, non ci crederete mai, ho scritto quattro quinti del capitolo stasera.

P.p.s Se volete sapere cosa hanno fatto Rapunzel e Eugene all'incoronazione (Si collega molto con questa long fic) questo è il link della mia one shot http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2418511&i=1

 

 

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Capitolo 15
*** Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio (in alcuni casi) ***


  Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio (in alcuni casi)

 

Sdentato plana quasi subito verso terra, dopo aver fatto pochi minuti di volo.

Hiccup inizialmente non si preoccupa molto, i draghi sanno misurare distanze lunghe in brevissimo tempo, ma quando scende e scopre che li ha condotti in una radura piena di pietre senza tracce di troll, inizia a credere che il drago stia perdendo colpi.

-Sdentato, ma dove ci hai portati?- chiede al drago, che ha tutta la sua attenzione rivolta ad Anna, che ancora in lacrime scende e si avvicina alle rocce.

-Ragazzi, vi prego, abbiamo bisogno di voi- si rivolge con voce spezzata alle rocce, sotto lo sguardo sbigottito di Rapunzel e Hiccup.

-Ehm, Hiccup, forse dovremmo fermarci a riposare, Anna non sembra molto in se in questo momento- sussurra Rapunzel all’amico, che annuisce.

-Anna, ehm, forse è il caso di…- ma viene interrotto dalle rocce, che si muovono e rotolano nella loro direzione

-Per la barba di Odino!- esclama Hiccup, indietreggiando verso Sdentato, pronto a ripartire in caso di situazione leggermente pericolosa.

Sdentato però osserva tranquillo le rocce che si muovono e guarda Hiccup come a dire “Visto che ti ho portato nel posto giusto”

Le rocce si fermano davanti ad Anna, e si trasformano in tanti piccoli ometti.

-Anna, sei tornata, non ti vediamo da secoli!- l’accoglie con allegria una degli ometti.

-I troll?- chiede Hiccup, a bassa voce, ma le figure se ne accorgono lo stesso, e si girano nella loro direzione, sbattendo in contemporanea i piccoli occhi e inducendo Rapunzel a nascondersi dietro a Sdentato.

-Chi è lui?- chiede la troll con sguardo indagatore -E dov’è Kristoff?- si rivolge ad Anna, che scoppia nuovamente a pingere.

-Bulda, non è questo il momento di pensare all’amore, Anna, cosa è successo a palazzo?- una figura più anziana si fa largo tra i vari troll, e si rivolge ad Anna, prendendole delicatamente le mani, come a darle forza.

Anna sembra riprendersi un po’, e inizia a raccontare la stranissima mattinata.

Quando arriva al punto dove Elsa la sta per ghiacciare, si blocca, incapace di continuare, le parole bloccate in gola.

Hiccup si rende conto di quanto deve avere sofferto in quel momento, di quanto anche solo pronunciare quelle parole deve essere terribile per lei, e decide di dirlo al suo posto.

-La regina ha lanciato un getto di ghiaccio diretto verso Anna, con Sdentato ci siamo precipitati da lei, ma non siamo riusciti ad arrivare in tempo, Kristoff si è liberato dalle guardie di ghiaccio e si è messo tra lei ed Elsa, e ha preso il colpo al suo posto-

Tutti i troll sembrano ghiacciarsi nell’udire quelle parole, ed emettono in contemporanea versi di orrore.

-Kristoff è diventato una statua di ghiaccio- conclude Hiccup, con lo sguardo basso.

La troll che ha accolto Anna, Bulda, si prende la testa tra le mani e si trasforma di nuovo in pietra.

-Tu sei uno degli intrusi?- chiede il troll anziano a Hiccup, lasciando le mani di Anna e avvicinandosi a lui.

Quella parola colpisce Hiccup in pieno petto

-Intrusi?- chiede.

-Ospiti- corregge Anna -Ospiti graditi- 

-Solo da te- commenta Granpapà, squadrando Hiccup come chiedendosi da dove venga.

-Solo da… Granpapà, ma che stai dicendo?- chiede Anna, incredula.

-Sto dicendo che non dovrebbero essere qui, e che il loro arrivo è la causa di tutto quello che è successo… da dove vieni, ragazzo?- gli chiede.

-Berk… vengo da Berk, un piccolo villaggio di vichinghi, pieno di draghi buoni- sottolinea l’ultima parola, accarezzando Sdentato.

-Mi dispiace, non posso portarti lì, benché sia in effetti un luogo molto simile a questo, peccato che in una dimensione sbagliata- il troll scuote la testa, poi volta e spalle a Hiccup, come se gli avesse fatto un torto -Bulda, torna tra noi, prepara qualcosa per la principessa Anna, per aiutarla a recuperare le forze- dice poi accarezzando dolcemente la troll diventata roccia.

-Almeno potreste trovare un modo per far recuperare la memoria a Rapunzel?- chiede Hiccup, un po’ irritato per essere stato ignorato così, la ragazza citata fa capolino da dietro il drago.

-Rapunzel?- chiede il troll confuso -Perché mai Rapunzel si rivolge a noi se ha perso la memoria, i suoi genitori hanno numerosi assi nella manica per questo genere di cose, e perché mai dovrebbe inviare te, quando suo mari…?- chiede, ma si interrompe girandosi e notando la testa bionda di Rapunzel.

Si fa scuro in volto.

-Genitori?- chiede Rapunzel speranzosa.

-E’ più potente di quanto pensassi- commenta tra se e se.

-Chi è più potente?- chiede Hiccup.

-Se Rapunzel è così non può neanche tornare a casa- continua, camminando avanti e indietro e ignorando bellamente Hiccup.

-Tornare a casa? Lei potrebbe farmi tornare?- chiede Rapunzel, uscendo totalmente dal suo nascondiglio e avvicinandosi.

Il troll le si avvicina tristemente, come se dovesse confessare qualcosa di doloroso.

-Cara, tu sei già a casa- Rapunzel spalanca la bocca, incredula.

-In… in che senso?- la domanda viene da Anna, che è avvolta in una coperta di muschio e ha in mano una tazza fatta di foglie intrecciate.

-Nel senso che… in questo momento, ci sono due Rapunzel in questo mondo, una del prima e una del dopo, e chiunque ha portato lei qui mira a distruggerle entrambe- risponde il troll con aria grave.

 

La testa di Elsa pulsa da morire, e la giovane donna vorrebbe solo riaddormentarsi, soffocando meglio la testa nel cuscino… ma non c’è nessun cuscino sotto la sua testa.

Tasta lo spazio intorno a se, e nota che c’è erba, e fiori, poi che un naso di animale.

Socchiude gli occhi, ritrovandosi faccia a muso con Sven, che sta cercando di svegliarla.

E’ molto confusa, il mal di testa è molto martellante, ma prova a mettersi seduta.

Sven continua a darle colpetti con il muso, e lei lo scaccia con la mano, ma non in modo cattivo.

-Sven, smettila, sto cercando di…- appena si guarda intorno resta a bocca aperta per l’orrore.

Intorno a lei ci sono statue di ghiaccio delle sue guardie e di… 

-Kristoff!- esclama Elsa, Sven si avvicina alla statua e la colpisce con il muso, guardando poi lei, con sguardo carico di aspettative.

Elsa ha spesso pensato che Kristoff fosse un tipo un po’ strano o pazzo per parlare con una renna, ma deve ammettere che la capacità espressiva di Sven è notevole.

Ma non si sofferma molto sulla renna, dato che è l’unica cosa normale in tutto l’orrore che la circonda.

La statua di Kristoff è a terra, come se si fosse gettata davanti a qualcosa, o qualcuno e fosse stato gelato nel frattempo.

Ha gli occhi chiusi e la bocca aperta in un urlo che non è riuscito a concludere, dal labiale la lettera pronunciata assomiglia terribilmente a una A.

Gli occhi di Elsa si inumidiscono, e si costringe a distogliere lo sguardo.

Ciò che vede la lascia ancora più sconvolta.

C’è una macchia a terra, con sopra tre pietre, due rametti lunghi e una carota un po’ bitorzoluta.

-Olaf- sussurra Elsa, con la voce spezzata, si avvicina strisciando verso la macchia, incapace di reggersi in piedi.

-No- prende la carota in mano, mentre le lacrime iniziano a rigarle le guance.

Olaf è la sua unica creazione vivente, ha provato, in segreto, a crearne altri, ma ha capito che Olaf è una creazione unica, dentro di lui è racchiusa la sua parte buona, è il simbolo della sua infanzia, il suo legame più stretto con Anna.

Non può essersi sciolto.

Non capisce cosa sia successo, non riesce a capire chi può essere stato, dato che lei è l’unica capace di usare poteri sulla neve e sul ghiaccio.

-No, non posso essere stata io- cerca di autoconvincersi, scuotendo la testa per ricacciare indietro le lacrime, lei non lo farebbe mai.

-Mi pare che tu sia l’unica che avrebbe potuto combinare tutto questo pasticcio, Elsa- una voce alle sua spalle le fa venire i brividi lungo la spina dorsale.

Si gira verso l’uomo nero.

-Cosa hai fatto? Come hai osato?- non è mai stata così furiosa, sa che lui è la causa di tutti i suoi problemi, lui e quel suo maledetto bastone.

Si alza in piedi a fatica, pronta a scagliare tutto il ghiaccio che ha contro di lui.

-Io non ho fatto niente, sei stata tu, se mi avessi consegnato Jack Frost lui non avrebbe ghiacciato la tua corte e lui e i suoi amichetti non avrebbero rapito Anna e non ti avrebbero lasciata lì a terra credendoti morta- le riferisce lui -Non lo ricordi?- in testa ha un’immagine confusa, le ritorna in mente in un flash un drago con a bordo Hiccup e Rapunzel che prende al volo un’Anna in lacrime.

Tutto il suo mondo si capovolge, e cade nuovamente a terra, colta da vertigini.

-Su, su, non abbatterti, puoi sempre scongelare tutti, no? E ricreare Olaf- le suggerisce Pitch, senza muoversi dal suo piccolo angolo di ombra, con un tono di chi sa per certo che non funzionerà.

-Vattene via, non mi fido di te- gli dice, vuole restare da sola a compatirsi, ma sa che deve fare tutto il possibile per scongelare tutti, non vuole che succeda come l’ultima volta, e questa esperienza le insegna a non fidarsi mai più di nessuno.

-Voglio essere sicuro che sia tutto in ordine, e che i tuoi poteri funzionino, conosco bene Jack Frost, lo spirito dell’inverno, irritante quanto potente, sfortunatamente- Elsa non si fida di lui.

-E allora perché non lo hai catturato tu stesso-

-Non potevo, lui è sempre circondato dalla luce e io non posso stare in angoli di luce- confessa lui.

-Ma tu puoi, Elsa. Potevi prenderlo e portarlo da me, invece hai deciso di opporti, e ora devi pagarne il prezzo- spiega, Elsa si sente ghiacciare dentro, gli occhi di Pitch sono freddi e insensibili.

-Kristoff e le guardie non saranno blocchi di ghiaccio ancora a lungo- esclama, rialzandosi e puntando la mano verso Kristoff, che Sven sta ancora colpendo con il muso, mentre guarda Elsa come se fosse pazza.

Non accade niente.

Elsa inizia a sentire freddo, lei non sente mai freddo, ed è piena estate. Punta nuovamente la mano verso Kristoff, cercando di concentrarsi su Anna: loro due che giocano, il suo sorriso, gli spuntini di cioccolata che le ha portato un mesetto fa, un giorno in cui era assalita dal troppo lavoro, ma non succede niente.

Inizia a spaventarsi, ma cerca di non abbandonarsi alla paura, che le fa creare solo ghiaccio indesiderato. 

Stringe le mani al petto e osserva a terra, convinta di trovare una lastra di ghiaccio, ma non c’è niente.

Ora inizia a spaventarsi sul serio, fa un gesto con la mano a terra per creare del ghiaccio, qualsiasi cosa, invece non viene creato niente.

Si tocca le mani, e sono stranamente calde.

-Non ho più… non ho più i poteri!- constata, sconvolta.

Pitch si lascia sfuggire un sorrisino di trionfo, che Elsa non nota.

-Questo è un bel problema, se non trovi Jack non riuscirai a riavere i tuoi poteri, e fino ad allora non potrai sciogliere la tua corte e rigenerare Olaf, sempre che ci sia rimasto qualcosa da rigenerare, dato che l’acqua è quasi tutta evaporata- spiega Pitch, Elsa lo guarda, ha gli occhi lucidi ed è così vulnerabile che Pitch prova quasi pena per lei, ma usarla è molto più divertente, perciò la pena non lo tocca più di tanto.

-Cosa… come lo trovo? sarà scappato- Elsa si prende la testa tra le mani, demoralizzata -Non ho più speranze di trovarlo-

-Posso portartici io con un portale, ma solo nella foresta, e da lì in poi non posso più aiutarti- propone Pitch, lei ancora non si fida, lui l’ha minacciata, le ha fatto avere incubi su Anna, credeva fosse lui che voleva farle del male, “Se non mi consegni Jack accadranno cose terribili” forse ha cercato di avvertirla da subito che erano loro i cattivi, non lui. Sembra impossibile, ma forse è lei che ha frainteso, e ora ha bisogno di alleati, e lui è l’unico che lo sembra, dato che è lì, con lei, a spiegarle tutto.

-D’accordo- dice solo.

-Ma sarà meglio cambiarti, le maniche del tuo vestito di ghiaccio si sciolgono-l’avverte lui, scomparendo nell’oscurità.

Sven le si avvicina, e la colpisce con un po’ troppa forza, seccato dal fatto che lei non scioglie ancora l’amico.

-Sven, non posso più farlo- ammette lei, la renna sgrana gli occhi, poi si avvicina alla statua, come incitandola a muoversi.

-Mi dispiace, ma se mi accompagni fino alla foresta, ti prometto che Kristoff tornerà presto tra noi- gli rassicura Elsa, Sven la squadra un attimo, poi le si avvicina, pronta a portarla dove vuole.

-Aspetta un minuto qui- gli dice Elsa, osservano il vestito che inizia a sciogliersi. Chissà perché ha la sensazione che con le statue non sarà così semplice.

Si avvia precipitosamente verso la sua stanza per prendere un abito vero da mettersi, e prende anche le armi di Merida, chiedendosi, in un angolo remoto del suo cervello, perché non le ha riprese, ma decide di non pensarci, non vuole avere altri dubbi.

E pensare che sia stato Jack Frost è molto più facile di capire di essere stata lei.

 

La nave proveniente da Corona sbarca nel molo di Arendelle, con la principessa e suo marito a bordo.

-Lo sapevo che non dovevi stabilire così presto la partenza- si lamenta Eugene con la moglie, che osserva la città dalla prua della nave, con un sorriso rilassato.

-Meglio in anticipo che in ritardo, se fossimo partiti un giorno dopo avremmo potuto beccare una tempesta a metà viaggio, hai sentito i pescatori- spiega Rapunzel per l’ennesima volta.

-Si, ma nelle tue condizioni avremmo potuto mandare qualcun’altro, non devi fare sforzi eccessivi e…- ma il discorso di preoccupazione di Eugene viene interrotto dalla moglie.

-… e sono incinta da due settimane e ti comporti come se stessi per partorire da un momento all’altro- Rapunzel alza gli occhi al cielo, sorridendo.

Appena la nave attracca, Rapunzel sente una fitta alla testa.

-Ah- si prende la testa tra le mani e chiude gli occhi, ma un attimo dopo è già passata.

-Rapunzel, stai bene? Vuoi un bicchiere d’acqua, forse devi stenderti un attimo-la sorregge come se dovesse svenire da un momento all’altro, ma lei si riprende subito.

-Niente, tutto bene, è solo una strana sensazione- commenta, dirigendosi verso la scaletta per scendere dalla nave.

-Spero che alla regina Elsa non dispiaccia il nostro arrivo anticipato- inizia un po’ a preoccuparsi, conoscendo l’indole schiva della regina.

-Ma figurati, dopo tutto quello che hai fatto per lei all’incoronazione, figurati se ti caccia via- cerca di rassicurarla Eugene, scendendo per primo per poi aiutare la moglie.

-Abbiamo fatto per lei- lo corregge Rapunzel con un sorriso, accettando volentieri la mano che il marito le porge.

Dopo essere scesi Rapunzel si guarda intorno.

Adora la cittadina di Arendelle, nonostante nella sua prima visita sia stata tutt’altro che calda.

Ha rischiato di prendere un bel raffreddore, Eugene è quasi stato infilzato e congelato, ed entrambi anno assistito a una gelata in piena estate con rischio ibernazione e un tentato regicidio.

E’ stata anche la sua prima visita ufficiale come principessa di Corona, e nonostante tutti gli imprevisti e le poche visite effettuate ha sviluppato una grande simpatia per la regina e la principessa.

Rapunzel procede spedita verso il castello insieme al marito, fermandosi solo alla vista della regina, che tenta di parlare alla folla.

E’ vestita con un abito verde chiaro, nello stile di Anna, ha gli occhi stanchi di chi non dorme da giorni e la faccia addolorata.

Nessuno bada a loro due, troppo presi dalle parole della regina.

-Io devo partire, trovare Jack Frost e riportarlo qui, solo così tutto si sistemerà- sta dicendo, Rapunzel ha un sobbalzo nel sentire quel nome e cognome, e sente un’altra fitta alla testa, come se la sua anima cercasse di staccarsi dal corpo.

-Rapunzel- Eugene la sorregge come ha fatto prima, ma lei allontana le sua premure con un cenno della mano, e inizia a farsi largo tra la folla in direzione della regina, che a sentire quel nome si è girata nella sua direzione, con sguardo terrorizzato.

-P_Principessa Rapunzel- sbianca come se avesse visto un fantasma, appena scorge la chioma corta e scura della giovane donna.

-Regina Elsa, cosa è successo?- chiede lei preoccupata dallo sguardo della reale.

-Cosa… cosa ci fa qui?- chiede Elsa, sempre con quella espressione spaventata e anche un pochino sospettosa che la principessa non riesce a capire.

-Io e Rapunzel siamo venuti per la riunione commerciale, siamo una settimana d’anticipo perché si prevedono molte burrasche a sud e non volevamo fare tardi- spiega Eugene, mettendo una braccio attorno alle spalle della moglie, come a proteggerla in qualche modo.

-La riunione dovrà essere spostata- commenta secca la regina, distogliendo lo sguardo dalla principessa come se le avesse fatto un torto personale.

-Come mai?- chiede Rapunzel, poi le viene da non si sa dove una domanda -Dov’è Anna?- si guarda intorno, Elsa emette un verso soffocato.

-E’ stata rapita, e devo partire per recuperarla, abbiamo ospitato dei traditori che hanno gelato la corte sono scappati in groppa a un drago- un’altra fitta alla testa, Rapunzel si morde le labbra nel tentativo di non renderlo noto nuovamente al marito iper preoccupato.

-Olaf?- chiede Eugene, ricordandosi di come il piccolo pupazzo di neve lo ha salvato dalla cucina dove Hans lo teneva prigioniero.

La regina abbassa lo sguardo, con gli occhi lucidi, Eugene vorrebbe chiedere di più ma Rapunzel gli stringe il braccio come ad intimargli di fermarsi.

-Possiamo aiutarla in qualche modo? Potremmo accompagnarla, salvare Anna, e catturare…- non vuole assolutamente dire il nome che ha sentito prima, per paura di provocarsi un’altra dolorosa fitta alla testa, ma Eugene e Elsa all’unisono esclamano:

-NO- lasciandola interdetta.

-Devi riposare, Rapunzel, nelle tue condizioni non…- Eugene riparte con il suo solito discorso preoccupato, e Rapunzel lo interrompe prima che possa enunciarlo nuovamente -Ti prego, Eugene, so badare a me stessa, e la regina Elsa non può andare da sola- 

-Si, posso, devo andare da sola, vi prego, e poi… ci può essere più bisogno di voi qui che con me- ribatte Elsa, lanciando uno sguardo alla ragazza, ma distogliendolo subito, e guardando invece Eugene.

Rapunzel non capisce cosa ha fatto di male, ma decide di non indagare a fondo.

-Potremmo mandare i messaggi agli altri invitati alla riunione, e magari potremmo cercare un modo per sciogliere la corte… ma tu non puoi farlo con i tuoi poteri?- chiede Eugene, leggermente confuso.

-No, cioè, si, potevo, ma Jack Frost mi ha rubato i poteri sulla neve e sul ghiaccio, e devo trovarlo per recuperarli e sciogliere la corte- spiega Elsa, ha deciso di fidarsi, la Rapunzel davanti a lei non è la stessa che l’ha imbrogliata, e nel suo sguardo avverte sincera preoccupazione. Inoltre ha bisogno di qualcuno che faccia le veci di regina al suo posto, e ha davvero bisogno di fidarsi di Rapunzel, per quanto in questo momento detesti l’idea di fidarsi di qualcuno.

-Lascio la principessa Rapunzel e il marito Eugene in carica durante la mia assenza- annuncia al popolo, poi salta in groppa a Sven diretta verso la foresta.

-Ma…- prova a protestare Rapunzel, ma la regina è già lontana.

-Maximus potrebbe fare di meglio- commenta Eugene, per sciogliere un po’ la tensione.

Il popolo osserva Rapunzel come in cerca di spiegazioni che lei non può dare loro.

-Ehm… io…- cerca di preparare un piano d’azione, come farebbero i suoi genitori, e prende la mano del marito per ricevere un po’ di sicurezza.

-Io ed Eugene ci dirigiamo al castello per constatare i danni, voi potete tornare alle vostre mansioni quotidiane, se ci sono parenti tra i ghiacciati potete venire al castello per controllare le loro condizioni. Vi prometto che qualsiasi informazione importante vi verrà riferita all’istante, non appena la sentiremo. domattina terrò una conferenza per riferire tutto quello che riusciremo a scoprire nell’arco del pomeriggio. Spero di essere all’altezza dell’incarico- questo commento lo fa tra se e se, ma il popolo lo sente, e le sorride, poi si disperde, e la principessa e il marito restano un attimo fermi, come a prepararsi e metabolizzare tutto ciò che è successo.

 

-Perciò, ricapitoliamo, quando qualcuno crea e sviluppa un mondo con una storia e dei personaggi, in una dimensione diversa quei personaggi vengono creati e iniziano a vivere una vita propria, con tanto di futuro e passato, e noi siamo un film d’aminaziome  o come si dice dell’universo Diseny, in competizione con l’universo Dreamworkes da dove viene Hiccup e l’unico modo per andare a Berk è andare nell’universo Piczar che è abbastanza neutrale, pur appartenendo all’universo Diseny?- ricapitola Anna, si è tranquillizzata, ma ha ancora gli occhi rossi, e ha bevuto tre tazze di pozione tranquillizzante di Bulda.

-Corretto, anche se i nomi sono sbagliati: animazione, Disney, Dreamworks e Pixar, ma non è importante- corregge Granpapà.

-E hai mandato Merida e Jack nel mondo di Merida?- chiede Rapunzel, che ha bevuto a sua volta una tazza di pozione.

Hiccup non ne ha bevuta nessuna, ed è infatti il più irrequieto.

-E chiunque ci ha portati qui è tornato indietro nel tempo di due anni e ha preso Rapunzel prima che faccia il suo film, così, se non torna nella sua storia entro i suoi diciotto anni il suo mondo intero verrà distrutto?- chiede, preoccupato.

-O questo o incontrare la sua se del futuro, è successo una volta in un film Dreamworks- pronuncia quella parola arricciando il naso -Era un film su una macchina del tempo, e quando i due del passato e del futuro si sono toccati il mondo di Mr. Peabody e Sherman è quasi stato distrutto. Alla fine lo hanno messo nel film, ma in realtà è stato un errore di Sherman- spiega, nessuno dei tre capisce, e lo guardano con espressione confusa.

-Insomma, se la Rapunzel del futuro incontra quella del passato sarà un bel problema.-

-Grazie di questa sintesi illuminante… Allora, che facciamo?- chiede Hiccup, lui vorrebbe solo tornare a casa, ma non può lasciare sola Rapunzel con il rischio che lei scompaia per sempre.

-Credo che dobbiate trovare colui che vi ha fatto questo, e credo che il modo più semplice sia raggiungere Berk, dove potrete trovare cibo, rifornimento e guerrieri per affrontarlo, vi posso portare in un luogo pieno di porte, dove potrete raggiungere qualsiasi luogo- Hiccup tira un sospiro di sollievo, potrà tornare a casa e aiutare Rapunzel con due soli portali, la ragazza però pensa ad altro.

-Il mondo da dove andremo a Berk è la casa di Merida?- chiede, speranzosa.

-Non posso mandarvi lì, non posso aprire portali per lo stesso posto due volte nello stesso mese, è una regola basilare per l’uso dei portali- risponde granpapà, Rapunzel abbassa lo sguardo, rattristata, e sforzandosi di trattenere le lacrime.

-Regola che il nostro cattivone sembra ignorare bellamente- commenta Anna un po’ tra se.

Proprio in quel momento Rapunzel sente una fitta alla testa, e se la prende tra le mani, chiudendo gli occhi.

-Rapunzel!- Hiccup si precipita ad aiutarla, guardandosi intorno per vedere se c’è qualche presenza fuori luogo.

-Tutto bene, è passato- Rapunzel scuote la testa, come a cacciare un brutto pensiero.

-Sarà il caso di sbrigarci, Elsa potrebbe aver avviato le ricerche, e più tempo perdiamo, più potrebbe avvicinarsi a noi- prende uno dei suoi cristalli, pronto a creare un portale.

-Bene, Anna, è arrivato il momento di…- inizia Hiccup, non sa bene come salutarla in modo appropriato, ma la ragazza lo interrompe prima che possa provarci.

-Aspetta, che? Volete lasciarmi qui?- chiede incredula Anna.

-Beh, direi che è la cosa più saggia da fare, Anna, noi ti proteggeremo, e Hiccup e Rapunzel devono affrontare questo viaggio senza coinvolgere troppo gli altri mondi, perché poi per te sarà più difficile tornare a casa- prova a farla ragionare il troll.

-No, non ci penso neanche!- esclama Anna, alzandosi in piedi di scatto -Non me ne starò con le mani in mano mentre Kristoff e le guardie sono congelate agli ordini di mia sorella, voglio fare qualcosa, aiutare i miei amici, odio aspettare, annoiarmi e sentirmi impotente mentre altri rischiano la vita. Vengo con voi, punto e basta!- esclama, con i lucciconi di frustrazione, Bulda le riempie nuovamente la tazza, ma Anna la posa a terra, non vuole bere altra pozione.

-Va bene, Anna, puoi andare- acconsente granpapà

-Ma…- prova a ribattere Hiccup, non vuole che lei si faccia male, e ha un brutto presentimento su Anna, sente che non deve venire con loro, ma granpapà apre il portale esclamando.

-Mostropoli , Pixar, Monsters & Co.- e Anna è la prima a tuffarsi dentro.

-Per Odino, mai nessuno che mi ascolta!- esclama Hiccup alzando gli occhi al cielo, e insieme a Sdentato va a sua volta, seguito da Rapunzel, un po’ abbattuta.

 

Elinor si è svegliata con una sensazione strana al petto, sente che c’è qualcosa nell’aria, che ci sarà un evento in quella mattinata.

Si alza dal letto e si veste in tutta fretta ma con massima cura, perché una regina deve essere sempre perfetta, o almeno ci deve provare.

Ma da quando Merida è scomparsa Elinor si sente tutt’altro che perfetta.

I capelli sono sempre in disordine, spesso l’abito è spiegazzato e non riesce a concentrarsi per niente.

Poi ci sono state quelle stupide lettere di condoglianze da parte dei Lord, che non ha voluto neanche leggere.

Merida sta bene, una madre queste cose le sente, e perderà mai la speranza di ritrovarla, fosse l’ultima cosa che fa.

Fa colazione un po’ pigramente, mangiando poco e niente, troppo triste e demoralizzata per mangiare.

I suoi figli e Fergus stanno ancora dormendo, nonostante l’orario di sveglia sia passato da un bel po’.

Decide di non svegliarli, dopotutto stanno avendo tutti delle notti movimentate in queste ultime settimane, e dormire un po’ non farà male a nessuno.

Dopo aver fatto colazione esce un attimo in giardino, con l’intenzione di prendere un po’ d’aria prima di entrare nella sala del trono per sistemare le solite scartoffie.

E proprio in giardino lo vede: un piccolo fuoco fatuo fuori dalle mura, all’ingresso del ponte.

Il suo cuore sembra fermarsi per un nanosecondo, per poi battere all’impazzata.

Si avvicina cautamente allo spirito, come se temesse che un gesto avventato potrebbe cancellare tutto, ma il fuoco fatuo resta lì, e sembra invitarla a proseguire.

All’ingresso del ponte altri fuochi fatui compaiono e le indicano un sentiero che va dentro il bosco.

Se Elinor si fosse trovata in questa situazione prima della sua avventura con la figlia avrebbe fatto dietro front e sarebbe tornata ai suoi compiti abituali, con le scartoffie da sistemare, le lettere da leggere e a cui rispondere e le lezioni di etichetta a Merida.

Ma Merida non c’è per fare le lezioni, ed Elinor vuole credere che i fuochi fatui la possano condurre da lei. 

Non sa cosa succederà, ma nel profondo del cuore sa che è importante, che finalmente potrebbe trovarla.

E segue i fuochi.

 

-Bene, ricciolina, ora che si fa? E’ un posto familiare?- chiede Jack, guardandosi intorno nel bosco.

-Non… non lo so- risponde Merida.

Il bosco è fitto, e Merida non ricorda per niente come può orientarsi tra tutti quegli alberi.

Inoltre sperava che magari se si fosse avvicinata a casa avrebbe recuperato i ricordi, invece la loro assenza preme nel cuore e le toglie il respiro.

Senza contare il fatto che c’è quel rompiscatole di Jack con lei, ed è assolutamente l’ultima persona che vuole mentre cerca di ritrovare la strada.

Procedono per un po’ verso destra, poi Merida cambia direzione e va verso sinistra, poi torna indietro, Jack commenta ogni suo passo con tono rilassato, ma dalla sua parlantina si vede che è nervoso.

Peccato che a Merida risulta solo stressante, così finiscono col litigare.

-Frost, piantala di commentare ogni mio passo, se ti da fastidio camminare va per conto tuo e fermati dove più ti aggrada- gli urla contro Merida all’ennesimo commento.

-Hey, sto solo cercando di fare conversazione, se la roccia è più carismatica di te non è colpa mia- si lamenta a sua volta Jack, incrociando le braccia al petto.

Merida stringe i pugni.

-Sai che ti dico, prendi la roccia e dividiamoci, magari con lei ti divertirai di più, sempre che anche lei non decida di sgretolarsi per la seccatura- si gira di scatto e si incammina impettita.

Jack è infastidito, e tende la mano per evocare una palla di neve.

L’unico piccolo problema è che la palla di neve non si forma molto bene, infatti ha a malapena le dimensioni di una noce.

Decide di lasciar perdere, e getta via la pallina di neve.

Poi prende la roccia e si avvia nella direzione opposta, iniziando a parlare con lei, più per fare un dispetto a Merida che per altro.

“Oddio, finirò come Anna un giorno di questi” si autocommisera, procedendo nella sa direzione.

Merida, senza la compagnia di Jack, inizia ad andare a completo istinto, e si ritrova presto davanti a un cerchio di pietre, che le sembra familiare.

-Evvai, lo sapevo che ce l’avrei fatta!- esclama con trionfo, avviandosi al centro del cerchio.

-M_Merida?- chiede una voce in un sussurro, appartenente a una voce alla sua destra.

Merida sobbalza, e si gira di scatto, per trovarsi a pochi passi di distanza da una donna dai lunghi capelli marroni con una ciocca grigia e caldi occhi castani che sprizzano incredulità e immensa felicità.

-Si?- chiede, il vuoto causato dai ricordi mancanti si fa sentire forte, ma non riesce proprio ad associare quel volto a qualcosa, sebbene senta un groppo alla gola.

-Merida! Sei proprio tu! Non hai idea di quanto ci hai fatto preoccupare, ma dove sei stata? Ti abbiamo cercato dappertutto- l’emozione della donna, dalla felicità più assoluta, passa alla preoccupazione ed infine al rimprovero, e fa per avvicinarsi a Merida, che indietreggia, guardando storto la donna.

-Ehm… ci conosciamo?- chiede, sente che la risposta è si, ma ne vuole essere sicura.

-Come… come sarebbe?- chiede la donna, ma prima che possa aggiungere altro, Merida sente il suono di un arco che scocca, e fa appena in tempo a scansarsi che una freccia le passa accanto, e si conficca in una delle pietre.

Merida e la donna si girano di scatto verso la posizione da dove è venuta la freccia, ma non notano nessuna figura.

Il suono di un’altra scoccata che Merida riesce a deviare la inducono ad allontanarsi alla svelta da lì, e si nasconde nel bosco, con il cuore che batte a mille.

La donna è totalmente agghiacciata, cerca di correre nella direzione che ha preso la figlia, ma inciampa nella veste e cade a terra.

Merida vorrebbe correre ad aiutarla, ma non vuole esporsi ad altri attacchi, perciò esita, almeno finché non sente l’arco tendersi in direzione della donna, in quel momento non si ferma neanche un attimo a riflettere, e si getta fuori verso di lei, beccandosi la freccia nella spalla destra.

Sente un dolore acuto, e si accascia a terra, strappandosela di dosso, sotto lo sguardo della madre.

-Auch!- commenta, prima di accasciarsi a terra priva di sensi.

Poco lontano, un uomo dai tratti asiatici che Elinor non ha mai visto prima scende da un albero, e incocca un’altra freccia diretta verso Merida.

Elinor non ci vede più dalla rabbia, ha ritrovato sua figlia smarrita da quasi due mesi che non si ricorda di lei, ha dovuto fare da esca per fare in modo che il tipo strano la colpisse, e ora deve pure restare a guardare mentre l’uomo finisce il suo operato e le strappa nuovamente sua figlia?

No, assolutamente no, non lo accetta.

Si alza di scatto, prende la freccia dalle mani di sua figlia e si precipita contro l’uomo strano, che è troppo sorpreso per scoccare in tempo.

Quando è abbastanza vicina gli lancia la freccia dritta contro il petto, e lui si ritira colpito allo sterno, lasciando l’arma, recuperata quasi immediatamente dalla donna.

Ma Elinor non ha fatto i conti con l’enorme spada che tiene appesa al fianco.

Tende l’arco mentre lui prende la spada, ma prima che uno dei due possa colpire un enorme getto di ghiaccio si abbatte sulla schiena dell’uomo strano, che resta con il busto immobilizzato con espressione un po’ sorpresa, ma comunque estremamente inquietante.

-Non osare mai più toccare la mia amica!- esclama con rabbia una voce alle sue spalle, con la mano tesa e l’espressione furibonda.

-Frost!- esclama lui, con un brillio malvagio negli occhi -Appena io…- inizia a minacciarlo, ma Jack non lo ascolta.

-Lo sapevo che non dovevamo separarci- commenta poi, gettandogli un sasso in testa e facendolo svenire mentre si precipita da Merida, ignorando la donna.

Si accovaccia accanto a lei e le analizza la ferita, con espressione cupa.

-Sei ci fosse stata Rapunzel…- commenta tra se e se, poi si rivolge ad Elinor.

-Lei è la madre di Merida, giusto?- le chiede, la donna non sa se temere più l’uomo strano o il ragazzo strano, ma dato che lui sembra conoscere sua figlia e non è armato (anche se aver creato ghiaccio dal nulla non gli da esattamente punti di affidabilità) decide di non essere sospettosa, e annuisce, abbassando l’arma.

-Sono la regina Elinor del clan Dumbroch- esordisce lei -Tu?- chiede lei avvicinandosi per prendere in braccio la figlia.

-Jack Frost, di… nessun posto probabilmente- si presenta lui, aiutando la donna.

“Probabilmente?”

-Mi spiegherai tutto a palazzo- sembra quasi una minaccia velata, ma Jack non ci fa molto caso, e si avviano verso il castello.

 

Appena varcato il portale i ragazzi si ritrovano davanti a una porta chiusa.

-Ma dai, ancora? Non ne posso più di porte chiuse!- esclama Anna, e si mette ad armeggiare con la maniglia, per aprirla.

Hiccup le da man forte, mentre Rapunzel si limita a guardarsi intorno.

-Sembra tanto la stanza di un…- una luce si accende, mostrando una ragazzina sui cinque anni con la bocca spalancata e gli occhi sgranati che li fissa come sul punto di urlare.

-…bambino- conclude Rapunzel in un sussurro.

Appena gli occhi della bambina si posano sul drago caccia un potente urlo, e la porta che Anna e Hiccup cercavano di forzare di apre di scatto, facendo cadere i due ragazzi uno sopra l’altro, davanti a un più che sorpreso gigante blu dai pois viola.

I tre ragazzi si precipitano verso la sala oltre la porta, seguiti da Sdentato, e altri mostri dalle più svariate fantasie li accolgono a bocca spalancata.

-Ehm, ciao- li saluta Anna, con un gesto della mano.

-17-40, ALLARME 17-40 ADOLESCENTI NEL REPARTO SPAVENTI!!!- urla uno di loro, e la sala piomba nel panico, lasciando basiti i tre ragazzi e il drago.

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

L’allarme è cambiato perché sono adolescenti, e non bambini.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e conto di aggiornare presto, probabilmente tra le solito due settimane se ce la faccio.

Mi piacerebbe molto ricevere una recensione, dato che negli ultimi capitoli sembra che la storia non stia piacendo.

Se non vi piace potete dirmelo e io accolgo qualunque consiglio.

Ora devo scappare, grazie a tutti quelli che mi seguono.

Alla prossima :)

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Capitolo 16
*** Mostri da ogni parte, non se ne può più ***


  Mostri da ogni parte, non se ne può più

 

Dalle finestre entrano persone interamente ricoperte di tute gialle, e hanno forme così strane che Rapunzel si chiede se sono davvero umani, ma con tutti i mostri che la circondano la risposta le viene ovvia: no.

Li circondano puntandogli contro strani congegni che Rapunzel non riconosce, ad eccezione di un rasoio, che guarda con orrore per quello che potrebbe fare.

Si stringe i capelli con più forza, ma Sdentato si precipita su di loro disperdendo i mostri, che appaiono stranamente confusi, più che spaventati.

-Evacuate la zona immediatamente- uno dei mostri con la tuta, contrassegnata dal numero 1, parla alla sala con voce indifferente, ma attira comunque l’attenzione, e tutti i mostri si precipitano verso le uscite, lasciando i ragazzi soli con i mostri con la tuta.

-Anche voi- il numero 1 si rivolge ai mostri con la tuta, che si guardano confusi ed escono dalla porta.

Passano due minuti di assoluto silenzio, poi Hiccup fa per parlare, ma il mostro lo anticipa.

-Chi diavolo vi ha portato qui in piena mattina?- chiede con tono accusatore, i ragazzi non sanno che rispondere, Sdentato osserva il mostro con attenzione, come se fosse indeciso se saltargli alla testa o alla coda, ma il mostro si toglie la tuta, rivelando una mezza specie di strano rettile grasso, vecchio e donna.

-Io sono Roz, e ti consiglio di dire al drago che non gli conviene azzannarmi, perché sono l’unica che può aiutarvi- si presenta, rivolgendosi a Hiccup.

-Buono, Sdentato- Hiccup accarezza sul capo l’amico, che sembra calmarsi un po’, ma continua ad osservare il mostro con occhi diffidenti.

-Allora, da che film venite? E chi è stato così sconsiderato da portarvi qui?- chiede Roz, guardandoli con un sopracciglio sollevato.

-Ehm… io vengo da Berk, non ho idea di che film sia, lei è Rapunzel da Corona, tipo, e lei è Anna da Arendelle, a portarci qui sono stati i troll, del suo mondo- indica Anna, non sa che altra spiegazione dare.

-Ah, lo sapevo, Frozen continua a credersi spettacolare perché ha vinto l’oscar mentre noi non siamo stati neanche candidati e i troll pensano di potermi disturbare come se niente fosse- il tono è sempre lento e annoiato, ma sembra anche un po’ arrabbiata.

-I troll ci hanno detto che in questo mondo potete portarci a Berk, perché loro non possono portarci nell’universo Dreamworkers dal Destiny- spiega Anna.

-Destiny? vorrai dire Disney, principessa. Purtroppo non posso portare il giovanotto a casa- Hiccup sente tutte le sue speranze infrangersi come vetro intorno a lui

-Perché?- chiede, con cautela, non vuole sentire altre strane spiegazioni, si sente un pesce fuor d’acqua, e inizia a pentirsi di non aver preso un po’ della pozione di Bulda.

-Perché fai parte di una delle quattro saghe Dreamworks: Dragon Trainer, che insieme a Shrek, Madagascar e Kung Fu Panda, sono dei film che la Disney non può sperare di raggiungere con i portali, neanche tramite la Pixar, perciò debbo portarvi in un’altro regno totalmente neutrale, che potrà riportare il ragazzo a casa- spiega, sempre con la solita voce annoiata e indifferente.

-In parole povere?- chiede Hiccup, che sta seriamente iniziando a stufarsi di questa situazione.

-Una porta per Hotel Transylvania e un portale per Berk, il tutto parlando solo con l’uomo mosca- riassume Roz.

-Grazie di questa sintesi illuminante, odio i portali- commenta Hiccup sbuffando.

-Partirete stasera, nel frattempo travestitevi da membri del CDA, e seguitemi, vi porterò nell’ufficio centrale per farvi riposare-

Prende delle tute gialle e strane e gliele porge.

-Sdentato?- chiede Hiccup, non c’è una tuta per lui , è troppo grande.

-Non sarà un problema, ma non deve parlare con nessuno- lo rassicura, anche se il tono è comunque indifferente.

Indossano le tute sopra i vestiti normali, Roz fa lo stesso, poi prende una grossa bombola con del gas e delle maschere.

-Fareste meglio a metterle, non mi va di sprecare fiato a rispiegarvi tutto- porge loro delle maschere, anche una a Sdentato, abbastanza grande per naso e bocca.

-Gas per la memoria- spiega ai ragazzi, Rapunzel lo guarda come se fosse radioattivo.

Roz preme un bottone sulla bombola e il gas violetto si espande in tutto l’edificio, andando a intaccare anche le telecamere di sicurezza.

-Potete farvi un giro mentre sistemo delle faccende, ma non fatevi scoprire, tra mezz’ora fuori, e non combinate pasticci, ci siamo intesi? Vi tengo d’occhio- il tono inespressivo tradisce una velata minaccia, ma Rapunzel non può fare a meno di notare che l’inespressività sembra quasi quella di…

-Manny- ci arriva, il ragazzo comparso nel suo sogno, che sembrava così indifferente e inespressivo.

Roz la guarda con un sopracciglio inarcato.

-Il mammut de L’era glaciale o l’uomo della luna?- chiede.

-Beh, credo quello della luna, non era assolutamente un mammut, credo… insomma, era un ragazzo- risponde incerta Rapunzel.

-Brutta storia- commenta solo Roz -Il vostro cattivo sarà Pitch, sarebbe meglio per Manny tenervi d’occhio- e si avvia verso le porte.

-Pitch?- chiedono i tre ragazzi insieme.

-Il cattivo delle Cinque Leggende, con protagonista Jack Frost, altro Dreamworks- spiega, senza neanche voltarsi e proseguendo per la sua strada.

-Jack… Jack Frost?- chiede Rapunzel, incredula.

-Ecco perché Elsa doveva catturarlo, è evidente che Pitch ce l’ha con lui molto più di quanto ce l’abbia con voi- riflette Anna.

-Sono tutte delle interessanti ipotesi, ma forse è il caso che ne riparliamo a Berk, d’accordo? Andiamo, voglio essere fuori di qui il prima possibile, non tra mezz’ora- Rapunzel, un po’ riluttante, lo segue insieme al fidato Sdentato, Anna è più titubante, e si distanzia un po’ dai tre che escono dalla porta, sta per uscire anche lei quando nota una carta plastificata d’argento, o è platino?

La raccoglie, curiosa, e se la rigira tra le mani.

Nota che è pressoché identica a molte carte che vede nei tavoli, tranne il suo strano colore.

Decide di provarla, la fa scivolare nell’apparecchio che richiama le porte, ma non sa che codice deve digitare.

Prova con un banale 0000, certa che non ci sarà nessun risultato, ma poco dopo una porta fa la sua comparsa, platino come la carta, e si posiziona dinanzi a lei.

Anna non sa che fare, non può entrare senza permesso, ma non vuole sottostare alle leggi della porta chiusa, non più, così mette la mano sul pomello e gira, senza neanche bussare.

La stanza non mostra bambini o camerette, ma è spoglia con solo un treppiedi e un libro, un enorme librone.

-Il libro del sapere- legge Anna, si guarda indietro, per assicurarsi di non essere vista, e sfoglia il libro.

Ciò che legge la lascia sconvolta.

 

Rapunzel mora è seduta nell’ufficio di Elsa, e si rigira una penna in mano, con aria abbattuta.

-Toc toc, posso entrare- Eugene fa la sua comparsa sulla porta -Ho spedito le lettere, stai bene?- chiede alla consorte, avvicinandosi a lei e mettendole una mano sulla spalla.

-Si… più o meno… no, sto ripensando ad Anna, è una ragazza così straordinaria, chi potrebbe mai volerle fare del male?- posa la penna, e giocherella con una corta ciocca castana.

-Hey, andrà bene, vedrai- cerca di rassicurarla Eugene, usando le stesse parole che ha usato lei con lui.

-Mi accompagni alla sala dei quadri? ho un presentimento- Rapunzel si alza di scatto, confondendo il marito.

-Certo, perché?- chiede.

-Non lo so, devo vedere una cosa- si precipita per i corridoi, con una strana sensazione.

-Ti hanno descritto gli ospiti?- chiede intanto a Eugene.

-Beh, hanno visto solo due dei quattro ospiti: Jack e Merida. I paesani non sapevano altro, neanche i loro nomi, perché?- 

Entra nella sala, e si precipita al quadro di Giovanna D’arco, il preferito di Anna.

-Me lo giri per favore?- chiede ad Eugene, determinata.

-… Sei sicura che sia una buona idea?- chiede cauto lui.

-Tu fallo- lo incoraggia lei.

-Senti, Rapunzel, so che è stata una giornata stressante e tutto, ma non credo che sia qualcosa di logico e utile in questo momento girare un quadro- prova a farla ragionare il marito.

Lei lo fulmina con lo sguardo.

-Ok, eseguo- cede Eugene, e gira con un po’ di difficoltà il quadro.

Appena vede ciò che c’è dietro, Rapunzel si porta le mani alla bocca per non far sfuggire un gemito di orrore.

Dietro al quadro c’è un’altra tela, che ritrae Anna in compagnia di tre ragazzi, due maschi e una femmina.

Anna ride in un angolo, mentre la ragazza e uno dei due ragazzi, quello con spruzzi di capelli bianchi, combattono un duello lei con una spada, lui con un ramo, o un bastone.

Su un divanetto, dalla parte opposta di Anna, si trova l’altro ragazzo, moro, con gli occhi verdi alzati al cielo e un libro sulle gambe, o meglio sulla gamba, perché l’altra è di legno e ferro.

Ma la cosa che sconvolge Rapunzel è un’altra, lo stile del dipinto è inconfondibile, e si tratta del suo stile di disegno, e anche i colori sono disposti nel suo modo tipico.

Qua e là intravede anche qualche sole, proprio come nei dipinti nella torre.

-Ma…- Eugene è sconvolto quanto lei -E’ il tuo stile- commenta.

Prima che possa commentare una fitta alla testa, peggiore delle precedenti, la fa cadere in ginocchio.

-Rapunzel!- esclama Eugene, affrettandosi a soccorrere la moglie.

 

-Salve, mi sapreste dire perché il reparto spaventi è chiuso, oggi è il nostro primo giorno come spaventatori, e speravamo di poter spaventare un bel po’ di bambini- un mostro azzurro dai pois viola, quello che ha aperto la porta, ferma Hiccup e Rapunzel, per chiedere informazioni.

-Spaventare i…- comincia Rapunzel, scandalizzata, ma Hiccup la interrompe.

-Una visita di controllo, non c’è niente da temere- risponde, è la stessa risposta che da ormai a tutti quelli che lo chiedono, finora ne ha contati 17, e ancora non riesce a trovare l’uscita.

-Visto, Mike, non c’è niente da temere- il mostro con i pois si rivolge a un omino verde con un occhio solo.

-C’è qualcosa che mi puzza, Sulley, magari c’è di mezzo Randall- riflette Mike.

Sulley alza gli occhi al cielo.

-Potreste farci fare un giro dell’edificio, se lo conoscete, è ovvio, fino ad arrivare all’uscita?- chiede Rapunzel, colta da una strana idea. Hiccup la guarda senza capire.

-Perché?- chiede Mike.

-Siamo nuovi, al CDA, e vorremmo fare un’analisi approfondita per poter riaprire il reparto urlo quanto prima- inventa Rapunzel, su due piedi.

-Spaventi- la corregge Mike, un po’ sospettoso.

-Ma certo, lavoriamo qui da anni, ormai, conosciamo il posto come il palmo della nostra mano- si offre Sulley.

-Sulley, sei impazzito?- chiede Mike con poco tatto.

-Hanno bisogno di aiuto, è meglio aiutare, così potremo tornare subito a lavorare- risponde Sulley.

-Hey, non fa niente, chiederemo a qualcun altro- lascia perdere Hiccup, chiamando con un cenno Sdentato per andarsene.

-No, no, vi aiutiamo, vero Mike?- Sulley guarda Mike, in attesa di una risposta affermativa.

Mike cede.

-Ok, vi aiutiamo- sbuffa.

-Grazie Mike- Rapunzel fa loro un gigantesco sorriso, che però non vedono, dato che la tuta la copre.

Hiccup, con la scusa di controllare alcune cose, riesce ad avvicinarsi a Sdentato abbastanza da sussurrargli di seguirli a distanza senza farsi sentire dai due mostri.

-Bene, per di qua c’è la mensa- inizia ad illustrare Sulley, dirigendosi a destra.

-Ragazzi!- una voce allarmata li fa voltare tutti -Cioè, volevo dire, mostri!- è Anna, che corre verso di loro.

-Che succede, Anna?- chiede Hiccup, allarmandosi.

-Devo assolutamente parlarti di Pitch, ho scoperto delle cose che…- Hiccup la interrompe.

-Bene, riferiscilo a numero uno, ne parleremo dopo, quando saremo tornati a casa- fa dei gesti verso Mike e Sulley, che hanno un’espressione preoccupata.

-Non chiuderanno la fabbrica, vero? e Chi è questo Pitch?- chiede Mike, con una nota di panico nella voce. -Ho aspettato tutta la vita per questo, non potete togliermelo- si lamenta, ha un’espressione così buffa che Rapunzel si lascia sfuggire una risatina.

Le luci hanno un piccolo sovraccarico.

-Cosa è stato?- chiede Sulley, un po’ preoccupato.

-Probabilmente i nostri soci- spiega Hiccup, che sta entrando nella parte.

Controlla un orologio poco distante.

-Cavolo, è tardi, Ro… Uno ci aspettava cinque minuti fa-nota con un po’ di ansia, temendo che il mostro li lasci indietro.

-Bene, vi accompagniamo all’uscita- si offre Sulley, con un inchino, che fa sbuffare Mike.

-Grazie infinite- acconsente Rapunzel, cercando di non ridere alla vista di Mike.

-Hiccup, ma è davvero, davvero importante- prova a sussurrare Anna.

-Può attendere, ok?- risponde Hiccup, sottovoce.

-Ecco qui, siamo arrivati, era piuttosto vicina- Sulley li scorta verso le porte.

-Perfetto- Hiccup è sollevato, e si affretta a uscire.

-Hiccup, ma…- prova a dire Anna, ma stavolta viene interrotta da un urlo atroce, che fa venire un calo di tensione in tutto l’edificio, spaventando i mostri.

I due ragazzi si girano, mentre Sdentato si precipita da una Rapunzel accasciata a terra che si tiene la testa urlando.

-Rapunzel!- esclamano entrambi, insieme, mentre Roz rientra precipitosamente nella sala.

Non sono in molti all’ingresso, ma abbastanza da rischiare di calpestare Rapunzel se un drago nero gigantesco non la proteggesse con le unghie e con i den… beh, avete capito il concetto.

-Che sta succedendo?- urla Hiccup a Roz, che si limita a prendere la ragazza in braccio e dirigersi verso il reparto spaventi.

-Dovremo anticipare il vostro viaggio- commenta solo, con aria grave.

Rapunzel smette di urlare, e sviene tra le braccia del mostro, che si barrica nel reparto.

Poi porta una mano alla tasca, e spalanca gli occhi.

-La mia tessera- Anna capisce che si riferisce alla tessera di platino, e gliela porge.

-Grazie, non l’hai usata, vero?- le chiede, in tono accusatore.

-No- mente lei, cercando di risultare convincente, probabilmente Roz è troppo scossa per rendersi conto della sua bugia, e si limita ad annuire e passare la tessera e digitare il seguente codice: 468350872679582642

Si avvicina una porta, e Roz posa con delicatezza Rapunzel sulla groppa di Sdentato.

-Cosa facciamo?- chiede Hiccup.

-Cercate l’uomo mosca, la ragazza starà bene, tra un po’, ma se non trovate e distruggete l’uomo che vi ha fatto questo e non fate tornare tutto come prima, temo che il regno di Rapunzel scomparirà- ammette, con una nota di tristezza.

-Ma è nel il mio mondo- riflette Anna.

-Si, ma il tuo mondo sarà privo del regno di Corona, non esisterà, sparirà senza lasciare traccia- spiega Roz.

-Ora andate- apre la porta -E non fatevi spaventare da quei mostri, sono innocui quanto questi, e hanno imparato ad accettare gli umani… più o meno- quando dice le ultime tre parole manca solo Hiccup che deve entrare nella porta.

-Che significa più o me…- ma viene spinto nella porta prima di riuscire a finire la frase.

 

-Stai bene?- Elsa si sveglia in una casetta strana, come se fosse antica.

-Si, credo di si, cosa è successo?- chiede, ricorda di essere entrate nel portale nero e di aver perso i sensi.

-Ti ho trovata nella foresta, non sei la prima forestiera, oggi. E’ arrivato anche un ragazzo, a palazzo- risponde quello che si rivela essere un arzillo vecchietto, vestito con un kilt scozzese.

-Davvero? Lo sto cercando, c’era anche una ragazzina con lui, dai capelli rossi e ricci?- Elsa si alza di scatto, vuole finire la sua missione quanto prima, sopratutto dopo che ha dovuto lasciare Sven ad Arendelle e non ha un mezzo di trasporto.

-Beh, si, la principessa, dopo due mesi che non ricevevamo sue notizie finalmente l’hanno ritrovata- risponde il vecchietto, con un sorriso.

-La principessa?- chiede, in un sussurro 

“Primogenita discendente del clan DumBroch” le parole le risuonano in testa.

-E il ragazzo è un ospite a palazzo?- chiede più forte al vecchietto.

-Si, la principessa è ferita e svenuta, la regina l’ha portata a palazzo, e ancora non ci vengono riferite sue notizie. Il ragazzo l’ha salvata, a quanto pare- riferisce il vecchietto.

-Ah- commenta Elsa.

-Perché ti interessa, è un parente?- chiede curiosa la guardia, Elsa non ama mentire, ma ha bisogno di Jack, per la sua famiglia.

-Si, è mio fratello più piccolo- risponde.

-Ah, allora aspetta qui, ti porto qualcosa da mangiare e poi ti porto a palazzo, così potrai riabbracciare tuo fratello- Il vecchietto si avvia in un’altra stanza.

-Posso andare anche da sola, non si deve disturbare- non vuole gentilezza, non se la merita, e poi lui è un nemico, insieme a tutto il clan, dato che protegge Jack.

-No, no, sarà un piacere, Elsa- Il vecchietto si avvia nell’altra stanza.

-Io non gli ho detto il mio nome- riflette Elsa a bassa voce.

 

Il portale è più lungo del precedente, e Hiccup inizia a spaventarsi, procede lungo il corridoio di luce arancione, poi sente un rumore, e si gira a guardare.

Il corridoio sta diventando velocemente nero.

-Scappa, Anna- intima all’amica, e si mette a correre, superando Anna e prendendo le redini di Sdentato per farlo correre veloce anche in modo che non cada Rapunzel.

L’uscita sembra avvicinarsi, ma il vortice nero è molto più veloce.

Hiccup si gira, per constatare le condizioni di Anna, che cerca di tenere il passo.

-Hiccup, voi siete parte di una profezia- gli urla.

-Ne parliamo dopo- urla di rimando lui, facendo cenno a Sdentato di uscire e tornando indietro.

-No, Hiccup, tu devi andare, io non sono importante, ma voi quattro dovete sconfiggere Pitch insieme- gli urla.

-Cosa…?- comincia Hiccup, ma il vortice la prende, e prima che possa anche solo pensare di gettarsi a sua volta nel vortice Sdentato lo prende e lo trascina fuori. 

-No- Anna è stata risucchiata, e lui non è riuscito a impedirlo, si sente inutile, stanco e impotente.

Lo sapeva che doveva restare a casa sua, con i troll, al sicuro lo sapeva, se lo sentiva, e invece ora chissà dove è stata mandata.

Hiccup si accascia sulla groppa di Sdentato, che gli da dei colpetti affettuosi sul viso.

-Troviamo questo uomo mosca il prima possibile, poi riposiamo- dice Hiccup, tutti questi viaggi lo hanno sfiancato.

Rapunzel è al sicuro, ancora svenuta, sulla groppa di Sdentato.

Ha ancora la borsa che le tiene i capelli, ma con questo vortice molti sono scappati via, e ricadono scomposti a terra.

Lui li rimette nella borsa, facendo attenzione a non intrecciarli, dei suoi quattro amici lei è l’unica che gli è rimasta.

La sistema più comodamente, poi si mette sopra al drago, non vuole più camminare, non si regge in piedi, e la gamba finta non aiuta.

-Sdentato, cerca un uomo mosca- gli dice, non sarà molto difficile, no.

si guarda intorno, come in cerca di indicazioni, ma ci sono solo alberi, rocce, bare… bare?!

E’ in un cimitero, e poco distante da lui, si apre una botola, dal quale fuoriesce un’auto da funerale, per le bare.

Sdentato sembra fiutare l’aria, e si dirige in quella direzione.

Hiccup lo lascia fare, reggendosi bene, e tenendo bene anche Rapunzel.

Il drago entra nel passaggio sotterraneo, poi si avvia seguendo l’istinto verso un edificio spettrale in lontananza, che sembra uscito da un film horror sui vampiri.

Spera solo di non essere in uno di quei film, ma ormai ha imparato che non deve sperare, perché con la fortuna che ha finisce sempre per accadere il contrario di quello che spera.

Quando il drago arriva all’edificio, Hiccup nota che è pieno di mostri, ma non se ne fa più un problema, ha troppo sonno per pensarci, per notare che lo guardano come se fosse lui il mostro, per riflettere sul fatto che osservano Sdentato come se fosse oltraggiato da lui, lo osservano con tristezza, e osservano lui con paura.

Sinceramente non gli interessa affatto cosa pensano di lui dei mostri di un atro universo che non visiterà mai più.

-Benvenuto all’Hotel Transylvania, mio caro dragone, vuoi… UMANI!- un uomo, forse, arriva a metà del discorsetto prima di notare Hiccup e Rapunzel.

-Si, siamo umani, avete paura di noi eccetera eccetera, ti prego sono stanchissimo, e ho bisogno di parlare con un uomo mosca- spiega Hiccup.

Un uomo dalla testa di mosca si avvia nella loro direzione, osservandoli attentamente.

Poi sputa del vomito sulle sue mani e le lava.

Hiccup è così demoralizzato che non lo stupisce neanche questo comportamento.

-Capisco la situazione, Drac, una stanzetta per questi ospiti, meglio che dormano prima di tornare a casa-

-Ma…- prova a ribattere Dracula, un pipistrello si trasforma in umana davanti a Hiccup, poi si rivolge al padre.

-Chi sono?- chiede, eccitata.

-Hiccup, Sdentato e Rapunzel, da… molto, molto lontano da qui, e siamo qui per tornarci- spiega Hiccup, la trasformazione non lo ha per niente stupito.

-Che cosa significa?- chiede Dracula all’uomo mosca, lui si rilava le mani con il vomito.

-Ti spiego quando li avrai fatti riposare, dopotutto hai una tregua con gli umani- Dracula sbuffa contrariato, mentre nella hall entra un ragazzo dai capelli rossi a ciuffo d’ananas.

-Hey, cos’è tutta questa baraonda?- chiede, curioso.

-Ci sono degli umani- spiega Mavis, eccitata, guardando Hiccup e Rapunzel.

-Wow!- esclama Johnny -Un drago! Non ne aveva mai visti all’hotel- commenta tutto contento, avvicinandosi a Sdentato, che si ritrae ringhiando irritato.

-Lui non è un draghetto domestico- dice l’uomo mosca.

-Come…?- comincia a chiedere Hiccup.

-Ho solo tradotto- risponde lui, alzando le mani.

Hiccup è davvero sorpreso.

-Puoi parlargli e tradurre?- chiede, non ha mai valutato la possibilità di parlare a Sdentato, certo, a loro non serve, si capiscono a vicenda, basta solo uno sguardo, un cenno, un movimento del corpo, ma sarebbe davvero forte poter sapere cosa dice.

-Mosca conosce moltissime lingue- spiega Mavis.

-Se non è un draghetto domestico, come mai lo cavalchi?- chiede Johnny ad Hiccup, il drago ringhia indignato.

-Perché lui è il suo migliore amico, il migliore umano che conosce- traduce Mosca.

Hiccup posa lo sguardo sul drago, commosso da tale affermazione.

Certo, ha sempre dato per scontato che lui fosse il suo migliore amico, per lui è così, ma ha sempre temuto che non fosse lo stesso per l’amico, gli carezza il muso con tenerezza.

-Se un umano riesce ad addestrare un drago deve essere un amico dei mostri- riflette qualcuno che Hiccup non riesce a vedere.

Si guarda intorno per scorgerlo.

-Sono qui- dice la voce -quello con gli occhiali- Hiccup ancora non riesce a vederlo.

-Griffin, non può vederti, sei invisibile- gli fa notare Dracula, ma deve ammettere che ha ragione.

-Va bene, se il drago raccomanda per voi vi farò restare, ma solo per questa mattina. Fortuna che la hall è mezza vuota, che figura, altri umani nell’hotel, la sicurezza va a farsi benedire...- commenta scuotendo la testa, e avviandosi fuori dalla stanza borbottando.

-Perdonalo, non ama particolarmente gli umani- cerca di giustificarlo Mavis -Quindi, hai addestrato un drago?- chiede.

-Ho fatto amicizia con un drago, nella mia città venivano cacciati, poi io ho capito che sono in realtà meravigliose creature, ho stretto amicizia con Sdentato ed ora draghi e vichinghi sono compagni- spiega velocemente, ma gli scappa uno sbadiglio.

-Scusa-

-No, figurati, io sono Mavis Dracula, lui è Johnny, il mio Zing e quello di prima era mio padre. Sarà il caso che andiate a riposarvi, la tua amica non sembra essere messa molto bene- osserva, notando le condizioni di Rapunzel.

-E’ svenuta, è successo all’improvviso, ha avuto una fitta alla testa, ha urlato ed è svenuta, non so cosa sia successo esattamente, ma temo dovrò aspettare il suo risveglio- le sistema preoccupato una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-Siete solo voi tre?- chiede, scortandoli lungo i corridoi dell’hotel.

-C’era un’amica con noi, ma…- resta zitto, ripensando alle ultime parole di Anna.

-Ecco, questa è la stanza, riposatevi, e sentitevi come se foste a casa vostra- la vampira apre la porta, una testa rinsecchita sulla maniglia commenta.

-Umani, ancora, Dracula è davvero sceso in basso- Mavis alza gli occhi al cielo.

-Beh, allora a stasera- saluta Hiccup, e Sdentato entra nella stanza, abbastanza grande per lui, con suo grande piacere, e si accuccia, stanco morto.

Hiccup lo saluta con una carezza sul dorso, prendendo in braccio Rapunzel e posandola sul letto.

Si guarda intorno per cercarne un altro, ma non c’è, così si accuccia accanto a Sdentato, che emette un suono che sembra una risata e lo copre con l’ala.

Hiccup si addormenta quasi subito, stremato dagli eventi della giornata, sembrano passati giorni, non ore.

 

Anna atterra su un pavimento di pietra.

-Potevi almeno farmi fare un atterraggio più comodo, Pitch!- si lamenta, massaggiandosi il posteriore acciaccato.

Una figura emerge nell’ombra.

-Mi dispiace, ci sono solo io, Hiccup e Rapunzel sono dall’altra parte, e presto saranno a Berk- gli dice con tono di sfida.

-Lo so, ma io volevo te- risponde Pitch, con un sorriso malvagio.

Anna assume un’espressione confusa.

-Cosa?- chiede.

-Il libro del sapere, tu l’hai letto, devo sapere cosa diceva- le si avvicina, minaccioso, ma lei non ha paura.

Fa il segno della bocca cucita -Non ti dirò mai niente, assolutamente niente di niente- 

Pitch socchiude gli occhi.

-La tua lealtà è davvero ammirevole, ma vuoi mettere i tuoi nuovi amici a tua sorella?- le chiede, Anna abbassa lo sguardo.

-Lo sapevo che non era stata lei, non ne è capace- commenta solo -Non mi interessa come vorrai minacciarmi, io non ti dirò niente- Anna gli da le spalle.

-Molto bene, Madrina, portala nella Prigioiosa- si rivolge a una figura nell’ombra.

Anna spalanca gli occhi.

-Quella Madrina?- chiede un po’ spaventata.

-Si, e quella Prigioiosa- una donna di mezza età bassa e tarchiata, con una bacchetta violetta in mano fa la sua comparsa.

Pitch esce dalla stanza, e si ritrova nella sala riunioni.

-Dov’è Shan Yu?- chiede, osservando i volti dei suoi alleati.

-Eccomi- risponde una voce bassa e dolorante dal fondo della sala.

-Cosa hai fatto?- chiede Pitch, insospettendosi.

-Volevo uccidere la rossa- ammette l’Unno.

-COSA?!- Pitch è furioso, ha ripetuto numerose volte che non dovevano ucciderli -Spero cha almeno tu sia riuscito nell’intento- gli dice, creando degli incubi, se proprio deve farsi scoprire, almeno doveva farcela.

-L’ho ferita gravemente alla spalla, ma poi Jack Frost mi ha ghiacciato, e sono stato colpito al petto- Mostra una ferita molto profonda.

A Pitch viene un tic all’occhio per il nervosismo.

-Ma davvero? E ti aspetti che io ti salvi, non è così? Sprechi la seconda occasione che ti ho dato per andare a sperperare la vita tanto poi posso ridartela?- chiede, furibondo.

-Ehm, capo, in effetti se muore non tornerà più in vita- ammette Ade, con un po’ di riluttanza.

-Come sarebbe?- chiede Pitch, confuso.

-Una persona può essere riportata in vita solo una volta, è una legge universale che neanche i signori dell’Ade possono infrangere. Certo, se si sceglie di rinascere è un altro discorso, ma riportare in vita un morto mantenendolo come era nella prima vita, si può fare solo una volta, valido per tutte le anime- spiega, titubante.

-Ma ho ucciso Sandy, e lui era già stato riportato in vita una volta- prova a ribattere Pitch

-Si, ma gli spiriti sono immortali, quindi non l’hai mai ucciso davvero- Pitch sbatta un pugno sul tavolo per la frustrazione, poi gli viene un illuminazione.

-Ma se Jack ridiventasse umano, potrei ucciderlo per sempre- sorride malvagio, mentre il piano gli si forma nella mente, lancia uno sguardo alla luna con un sorriso di trionfo.

-E so esattamente come fare- 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ecco un nuovo capitolo, molto presto, come potete vedere, ma purtroppo il prossimo sarà tra tre settimane circa, perché non riuscirò ad aggiornare prima.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, benché sia incentrato maggiormente su Hiccup e Rapunzel.

Nel prossimo torneranno Jack e Merida, e ci sarà un colpo di scena.

Non vi spoilero niente, ma sarà assurdo.

Al prossimo capitolo, e ringrazio infinitamente tutti quelli che seguono, preferiscono o recensiscono la storia, sono felice che vi stia continuando a piacere, anche se ho notato che alcuni l’hanno rimossa :(

Vabbè, meglio pochi ma buoni, e voi siete fantastici, davvero.

Al prossimo capitolo!

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Capitolo 17
*** Spesso ciò che pensiamo non si avvicina lontanamente alla verità ***


  Spesso ciò che pensiamo non si avvicina lontanamente alla verità

 

Un tremendo rumore spaccatimpani che sembra un gattino torturato a morte sveglia di scatto Hiccup, che si alza di botto temendo che una tremenda bestia mangia uomini si stia pappando Rapunzel.

Poi, però, capisce che il rumore proviene da una roba dalla forma improponibile tra le mani di Johnny.

-Sveglia, bell’addormentato, un’altra stratosferica giornata, no, aspetta, nottata, all’hotel attende tutti gli ospiti, te compreso, amico del dragone- la cosa nelle sue mani emette un altro lamento, e Hiccup capisce che si tratta di uno strumento musicale.

Sdentato non sembra affatto gradire quella “musica” e ringhia sommessamente, infastidito.

-Ehm, scusami, ma potresti smettere di suonare quell’affare?  Sdentato odia i rumori forti- chiede Hiccup, accarezzando il dorso del drago per tranquillizzarlo.

Johnny non fa in tempo a ribattere che il conte Dracula entra nella stanza con un’espressione indispettita.

-Johnny, ti ho detto che non devi suonare quell’affare in prima serata, hai svegliato i cuccioli di Wayne- lo rimprovera.

Sdentato e Hiccup annuiscono in segno di approvazione.

Johnny posa lo sguardo su tutti e tre, poi mette via la chitarra elettrica, ed esce dalla stanza chiedendosi:

-Ma perché becco sempre gente vecchio stile?- 

Nella stanza restano il conte, Hiccup e Sdentato.

Dracula studia Hiccup, Sdentato studia Dracula e Hiccup posa lo sguardo sul letto di Rapunzel, per notare con orrore che non è più lì.

-Dov’è Rapunzel?- chiede, preoccupato, Sdentato si fa guardingo.

-Si è alzata, è nella hall e sta parlando con mia figlia- gli risponde, con chiara disapprovazione nella voce.

Hiccup tira un sospiro di sollievo.

-Vado a cercarla, grazie infinite per l’ospitalità, io e Sdentato gliene siamo davvero molto grati- Dracula lo guarda, stupito da questo atteggiamento.

Cioè, da un mostro se lo aspetta, ma da un umano, mai e poi mai.

-Andiamo, Sdentato- il ragazzo richiama il drago, e insieme escono dalla stanza.

Il conte resta lì, alla ricerca di qualcosa fuori posto, ma nota, con grande stupore che tutto è proprio come lo ha lasciato, ad eccezione, forse di alcuni capelli di Rapunzel e il letto spiegazzato.

Osserva poi la porta da dove è uscito Hiccup, e scuote la testa.

-Certo che gli umani sono strani- commenta, poi esce a sua volta, borbottando.

 

E adesso io e Johnny abbiamo programmato una vacanza in Alaska questo inverno, così potrò stare senza problemi all’aperto, dato che non c’è il sole che mi brucia- finisce di raccontare Mavis a Rapunzel, la ragazza ascolta interessata il discorso, ma è così spossata e stanca, sente la testa martellare.

Inoltre è svenuta in una fabbrica, si è svegliata nella camera di un hotel, e non capisce se sono passate ore, giorni, o addirittura settimane.

Mavis le ha parlato un po’ per distrarla, le ha raccontato di aver vissuto tutta la vita nell’hotel, e di aver fatto solo un paio di viaggi: uno alle Hawaii e uno in Austria.

Quel racconto ha fatto sentire Rapunzel come se avesse vissuto una situazione simile. Riesce persino a tirare fuori un sorrisino.

In quel momento entra Johnny, con il solito sorriso svampito tutto denti.

-Il tizio con il dragone è più all’antica di Drac- commenta, posando la chitarra elettrica e sedendosi sul divano accanto a Mavis.

-Hiccup è sveglio?- chiede Rapunzel, alzandosi di scatto, ma la risposta di Johnny viene interrotta dalla comparsa dello stesso Hiccup, che entra precipitosamente nella stanza, seguito da Sdentato.

-Hiccup!- lei corre nella sua direzione.

-Rapunzel!- lui fa lo stesso.

-Stai bene? Cosa è successo?- chiedono entrambi, Johnny e Mavis non riescono a fare a meno di sorridere.

-Sei svenuta urlando, hai idea di quanto ci hai fatto preoccupare, tutti i mostri…- i mostri della hall lo guardano male -… ehm, gli operai della fabbrica, sono impazziti e siamo dovuti partire prima- spiega Hiccup.

-Ho avuto un fortissimo dolore alla testa, non so spiegare, è stato, come se la mia anima cercasse di andare via dal corpo- spiega Rapunzel, rabbrividendo al solo ricordo.

Hiccup sgrana gli occhi.

-Non è che c’entra, diciamo, quell’altra?- chiede, mentre un dubbio inizia ad attanagliargli la mente.

-Io… non lo so- Rapunzel, si lascia cadere nuovamente sul divano.

E’ stanca, spossata, e capisce sempre meno cose.

-Ma quanto tempo è passato?- chiede, in un sussurro.

-Qualche ora, che ore sono?- chiede a Johnny.

-Le otto e un quarto di sera, ma la serata parte alle nove, volete partecipare?- chiede tutto contento.

Hiccup vorrebbe partire seduta stante.

-In realtà noi…- prova a ribattere.

-Su, state per la notte, poi potete partire all’alba- li incoraggia Mavis.

-Ma veramente…- prova nuovamente Hiccup.

-Si, dovete sapere che serate fantastiche vengono organizzate da quando ci sono io- continua Johnny, con una modestia alla Silente.

Rapunzel lancia un’occhiata a Hiccup, vorrebbe restare, non se la sente di affrontare un altro portale, ma dopotutto Hiccup ha aspettato tanto per rivedere la sua famiglia, e le sembra giusto che sia lui a decidere. 

Hiccup si morde un labbro, e, a malincuore, fa la sua scelta.

-D’accordo, restiamo fino all’alba- acconsente.

-Bene, dov’è Anna?- chiede Rapunzel, sollevata, guardandosi intorno per cercarla.

Hiccup abbassa lo sguardo.

-Chi è Anna?- chiede Mavis, curiosa.

Il mite sorriso spuntato sul volto di Rapunzel scompare.

-Che è successo?- chiede, con ansia.

-Sarà il caso di parlare, magari da soli- Hiccup posa una mano sulla spalla di Rapunzel, e dolcemente la porta in camera, per spiegarle tutto prima della festa.

La ragazza si fa trasportare, mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime.

 

Merida si sveglia nel suo letto, sotto le sue morbide coperte, con accanto le sue statue di orsi che la madre le ha costretto a tenere con se e la luce lunare che entra dalle tende socchiuse.

-Santo cielo, che razza di sogno che ho fatto!- esclama, stiracchiandosi, una fitta alla spalla, però, la fa spaventare.

La tasta delicatamente, e nota che è bendata.

-OH, MAMMA!!!- esclama, alzandosi di scatto dal letto. Se tutto ciò non è frutto di un sogno, sua madre è in pericolo, e Jack… oddio, Jack è solo nella foresta con quel tizio tira frecce. Non dovevano separarsi, non dovevano proprio.

Poi si rende conto di un’altra cosa: lei ricorda tutto, ma proprio tutto.

Ricorda di essere, con sua grande costernazione, una principessa, di avere una madre di nome Elinor, un padre di nome Fergus, tre fratellini combinaguai di nome Hamish, Hubert e Harris e anche un cavallo di nome Angus.

Resta un attimo folgorata sul posto da tutte queste informazioni, poi decide di darsi una mossa, deve salvare sua madre, Jack e compagnia bella. Ma sopratutto vuole dare una lezione a quel farabutto che tira frecce in giro.

Ma prima di raggiungere la porta questa si apre e Jack entra nella stanza, restando interdetto nel trovare Merida già in piedi.

-Merida, sei già sveglia, mi sembrava di aver sentito un’esclamazione, ma credevo fossero i tre principini, come stai, ancora acciaccata?- chiede, chiudendosi la porta alle spalle.

-Sto bene, sto bene, ma mamma, papà, i ragazzi? Loro stanno bene?- chiede, ansiosa.

-Si, tua madre ha… un momento, ricordi che è tua madre?- chiede Jack, sorpreso.

-Ma certo, è ovvio, è mia madre- agita la mano noncurante, come se la notizia fosse insignificante -Allora, come stanno?- chiede nuovamente.

Jack si riscuote, è strano e interessante che Merida ricordi, ma decide di approfondire più tardi, dato che non vuole privare Merida della sua famiglia troppo a lungo.

-Stanno bene, tua madre è una tosta, hanno mandato me perché pensavano non ti ricordassi di loro, ma sono riuniti in sala da pranzo per la cena, e…- a Merida basta sapere solo questo, lo scansa, e si avvia a tutta velocità verso la sala da pranzo.

Non riesce ad aspettare, ora capisce come deve essersi sentito Hiccup quando ha recuperato a sua volta la memoria, e non può affatto biasimarlo.

Apre con una spallata (quella buona) la porta, e trova tutta la famiglia riunita a cena.

Sua madre sta controllando la posta, con espressione concentrata, Fergus intrattiene i gemellini con una storia, senza accorgersi che loro stanno progettando oscuri scherzi da giocargli.

Quando Merida fa la sua comparsa, la sala cade nel più totale silenzio.

i tre gemelli si girano a guardarla, Fergus lancia occhiate alla moglie, incerto su cosa fare.

Elinor, dal canto suo, continua a osservare le lettere senza scomporsi.

-Spero che tu ti senta meglio- commenta, senza neanche guardarla.

-Ehm, si- Merida non capisce la freddezza della donna, dato che si aspettava di venire strangolata da un abbraccio.

-Bene, ne sono felice-

Merida aggrotta le sopracciglia.

-Ehm, mamma…?- a sentire quella parola, pronunciata da quella bocca, Elinor alza lo sguardo stupita.

-Tu, tu, ricordi chi sono?- chiede, incredula.

-Si- risponde Merida, ovvia.

Elinor non sa come comportarsi.

-Oh, cielo! Io… io credevo…- ma passa direttamente all’azione, e abbraccia stretta stretta la figlia in una morsa d’acciaio.

-Mi sei mancata così tanto, tesoro- le dice, con voce spezzata dalla tensione.

Una volta appurato che la sorella si ricorda di loro, anche i tre principini le si gettano addosso.

Hamish si aggrappa alla sua gamba, Hubert al suo braccio sano, e Harris sulla sua schiena.

Merida ridacchia, divertita dalla dimostrazione d’affetto.

Vorrebbe dire che le sono tutti mancati, ma come è accaduto a Hiccup prima di lei, non può farlo e far passare l’informazione per vera, perché lei non ha sentito la loro mancanza, non ricordandoli. 

Scaccia immediatamente il pensiero, non si guasterà il momento più bello degli ultimi mesi per qualche pensiero insignificante.

La madre scioglie l’abbraccio, ma i gemellini ancora non demordono, e continuano a tenerla stretta.

Il padre le scompiglia i capelli con affetto, sollevato di vedere la figlia sana e salva, e lei gli sorride.

Quel momento viene interrotto da Jack, che fa la sua comparsa nella stanza.

-Scusate l’interruzione, disturbo?- chiede, entrando.

Elinor non riesce a non squadrarlo con diffidenza, è più forte di lei.

Sa che lui ha salvato sua figlia, sa che lui e altri due ragazzi le sono stati accanto quando non ricordava, ma non riesce comunque a non guardarlo con sospetto, a cominciare dalla storia che le ha raccontato.

Insomma, è talmente strana e piena di magia che pure lei che ha vissuto la magia sulla sua pelle non riesce a crederci per davvero.

Portali, fate crudeli, prigioni, regine che controllano la neve, draghi, insomma, è qualcosa di incredibilmente scioccante.

Certo, Jack non le ha dato motivo di dubitare di lui, dato che le ha raccontato tutto, ha salvato sua figlia, ed è pure diventato in dieci secondi la persona preferita dai gemelli, eppure lei sente che finché lui sarà lì non sarà ancora finita.

Lo vede solo in un modo: come intruso.

[E così siamo a due regine che non vogliono Jack nel loro regno XP -Autrice]

-Tu disturbi sempre, ex ragazzo platinato- gli risponde Merida, scherzosamente, ma con suo profondo disappunto, i gemellini si staccano da lei per gettarsi su Jack.

-Ragazzi, un po’ di contegno- prova a rimbeccarli Elinor, ma è come parlare a un muro.

Il fatto è che i tre ragazzi hanno preso in simpatia il ragazzo, dato che sembra l’unica persona di loro conoscenza che vuole divertirsi tanto quanto loro, se non di più.

L’affetto è sbocciato quando i medici stavano cercando di curare Merida, i tre bambini erano così in ansia e capivano così poco di quanto stava succedendo, che Jack si era sentito in dovere di farli divertire un po’, nonostante la sua preoccupazione per l’amica, seconda solo a quella di Elinor. 

Aveva evocato qualche palla di neve, e avevano giocato fino a cura conclusa.

Jack era rimasto stupito nel constatare che se pensava a far divertire i bambini, la neve gli veniva benissimo, ma questo non l’aveva detto alla regina. Non voleva che alle sue preoccupazioni si aggiungesse anche uno spirito dai poteri di ghiaccio incontrollati.

-Su, ragazzi, vostra madre ha ragione, sentite, domattina giochiamo un po’ insieme, ok?- gli promette, cercando di scollarseli di dosso.

I gemelli però non vogliono cedere senza aver dato battaglia, e Jack si vede costretto a scrollarseli di dosso con del ghiaccio.

I gemelli scivolano via, ridendo divertiti, e Jack può finalmente parlare con i reali.

-Ho un messaggio da Maudie. Due ospiti sono venuti a palazzo, e vorrebbero vederla, regina- riferisce, schivando senza problemi un altro attacco dei gemelli, e ribattendo con delle palle di neve ben assetate.

-Oh, a quest’ora?- si lamenta Elinor -Mi domando chi possa essere, Fergus, vieni con me- e si avvia oltre le porte, seguita da un confuso marito.

-Ok, ora mi spieghi cos’era quello- Merida si rivolge a Jack.

-Cosa?- chiede lui, creando una lastra di ghiaccio dietro di se, e facendo scivolare i principini che ridono come matti.

-Questo- Merida indica la lastra.

-Ah, questo. Stiamo solo giocando- sminuisce lui, lanciando un’occhiata ai ragazzi per vedere le loro condizioni. Stanno confabulando. Crea una gigantesca palla di neve e la lancia contro di loro, interrompendoli.

-Ti ricordo che fino a stamattina non riuscivi neanche a fare una pallina di neve- gli fa notare lei, con aria indagatrice.

-Forse nel tuo regno c’è più magia che io posso utilizzare- prova a ipotizzare Jack, ma sinceramente non gli interessa molto.

-Attenta- si scansa appena prima che la gigantesca palla di neve si avventi su di lui, ma Merida non è così fortunata, e si ritrova zuppa dalla testa ai piedi.

Merida si leva i capelli zuppi da davanti al viso, e lancia un’occhiata di fuoco ai gemelli, che si indicano a vicenda per non sperimentare la furia della sorella.

Ma lei ce l’ha con Jack.

-FROST!!!- gli urla contro, prende ciò che resta della palla di neve, e la lancia contro di lui, centrandolo in pieno.

Ne segue una battaglia in piena regola, che viene interrotta solo dall’arrivo di Maudie.

-Principessa, lei e l’ospite siete richiesti nella sala del trono- dice, prima di scomparire. La povera donna vuole passare meno tempo possibile con i gemelli.

Merida e Jack si guardano confusi.

-Ragazzi, continuiamo domani, d’accordo?- i tre principini annuiscono, e dopo un’ultima palla di neve, si precipitano in cucina, probabilmente per rubare qualche leccornia prima di andare a dormire.

Jack e Merida si avviano verso la sala del trono.

Giunti alla porta, non sanno che fare, dato che entrambi hanno una brutta sensazione.

-Allora, dopo di te- Jack fa un inchino, spronando la ragazza ad andare per prima.

-Gli uomini non dovrebbero essere galanti?- chiede Merida incrociando le braccia.

-Ma la galanteria non sottolinea sempre “prima le signore”?- ribatte Jack, Merida alza gli occhi al cielo.

-D’accordo, prima io- e apre la porta con tutto il contrario di galanteria, per restare ghiacciata sul posto.

No, non è un incantesimo che Jack le ha fatto alle spalle, è solo che la persona che vede nella sala e l’ultima che si sarebbe aspettata.

In una parte molto lontana e speranzosa della sua mente pensava che i due visitatori fossero Rapunzel e Hiccup, ma non erano loro.

La parte meno speranzosa credeva che fosse uno dei lord con un figlio.

Ma l’ultima cosa che si aspettava era la regina Elsa, vestita con un abito di Anna e con espressione persa ma determinata, accompagnata da un vecchietto mai visto prima. 

Jack, dietro di lei, è rimasto ancora più pietrificato.

-Questa si che è una bella sorpresa- commenta.

Elinor e Fergus sono seduti suoi loro troni, senza sapere che fare.

Hanno allertato le guardie, ma secondo i racconti di Jack la regina non è pericolosa, perciò non sa che aspettarsi.

-Salve Jack, Merida- la regina ha un’espressione fredda, e sembra si stia preparando a combattere.

Jack si sfrega le mani, ma il ghiaccio che è riuscito a creare con facilità per far divertire i bambini sembra svanito ora che potrebbe scoppiare un duello.

-Sono venuta qui a riprendere ciò che è mio- comincia la regina, cercando di assumere un tono fermo, che non le riesce un granché.

-Ma tu chi sei?- chiede Merida al vecchietto.

-Ho accompagnato solo la ragazza, l’ho trovata nella foresta e l’ho portata qui. Se non c’è altro che io possa fare, tolgo il disturbo- fa un inchino a Elinor e Fergus -I miei omaggi- poi si rivolge a Elsa, con un sorriso -Buona fortuna, Elsa- ed esce dal palazzo.

-Mamma, papà, lasciateci soli con lei- Merida si rivolge ai genitori, che in mancanza di altro decidono di accontentarla.

Quando restano soli, Merida si rivolge ad Elsa.

-Che sei venuta a riprenderti, esattamente?- le chiede, non usa più un tono formale o altro, anzi, le parla dall’alto al basso, ora che può, vista la sua carica di principessa e visto che ora lei è nel suo regno.

Elsa caccia l’arco e la spada che Merida aveva portato da Terranova.

-Mia sorella!- risponde Elsa, con rabbia.

Merida non sa se essere arrabbiata o confusa o entrambe le opzioni.

Jack invece è rimasto folgorato.

-Perché? Che le è successo?- chiede, confuso.

-Tu sai cos’è successo, non fare il finto tonto, Frost. E’ solo colpa tua!- esclama Elsa, tenendolo sotto tiro con la spada, un po’ pesante per lei.

Jack e Merida si lanciano un’occhiata.

-Hai ragione, è colpa mia… cosa ho fatto?- chiede Jack, più confuso che mai.

-Hai gelato la mia corte, rapito Anna e rubato i miei poteri- gli rammenta Elsa.

-Ferma, ferma, ferma… non hai più i tuoi poteri?- chiede Merida.

-Anna è stata rapita?- chiede Jack.

-La corte è congelata?- continua Merida.

-E Hiccup e Rapunzel?- nella voce di Jack si avverte una nota di panico.

-OLAF?- Merida sgrana gli occhi, cosa sarà successo al suo amico senza cranio e ossa.

-Non fate finta di non sapere niente, Jack, tu hai rubato i miei poteri, e hai fatto tutto questo macello- dal tono di voce, Jack capisce che sta provando a convincere se stessa.

-Senti, regina dei miei stivali…- comincia Merida, ma Jack la interrompe.

-E cosa devi fare?- chiede a Elsa.

-Prendere te, e portarti da lui, come avrei dovuto fare molto, molto, tempo fa- risponde lei, con voce spezzata. Jack abbassa lo sguardo.

-Lo immaginavo… d’accordo- si avvia nella sua direzione, Elsa abbassa la spada, stupita a confusa dal suo atteggiamento arrendevole, Merida, però, non è della stessa opinione.

-Ma sei impazzito?- chiede a Jack, mettendosi tra lui e la regina, che solleva nuovamente la spada.

-Tu non andrai con lei, non hai fatto niente, perciò è escluso!- ma Elsa non demorde.

-Lo prenderò e lo porterò con me, costi quel che costi- esclama, puntando la punta della spada contro il collo di Merida, che non sbatte ciglio alla minaccia.

-Ragazzi!- chiama solo, Elsa aggrotta le sopracciglia, confusa, e neanche cinque secondi dopo, dal pavimento spuntano i tre gemelli, armati di mazze chiodate, e una spada che lanciano a Merida.

Lei la prende al volo, e devia la lama di Elsa, che non aspettandosi una simile mossa, cade a terra, Merida è più forte di lei, in quanto muscoli.

-Ragazzi, legatela e portate vostra altezza nelle prigioni- Merida si rivolge ai gemelli, che si avvicinano minacciosi alla donna, che si alza di scatto abbandonando la spada e alzando una mano per creare muri di ghiaccio intorno a se. 

Con suo grande stupore, la magia sembra funzionare, ma si rende conto con grande delusione e rabbia che non è stata lei, ma Jack.

-Merida, non puoi farlo, devi lasciarla andare, e devi lasciar andare me- Jack ha una mano sollevata nella sua direzione, per cercare di tenere i muri che i principini cercano invano di superare, anche se lo sforzo è immane.

-Jack, ma ti rendi conto di ciò che stai dicendo?- chiede, scioccata Merida, che non ha intenzione di soddisfare le richieste della regina.

-Si, pensa a Hiccup, Rapunzel e Anna. Lui potrebbe averli presi, e se non vado, potrebbe fare loro del male, non posso permetterglielo- prova a farla ragionare, mentre il muro inizia a sciogliersi, e Hubert raggiunge Elsa e inizia ad attaccarla.

-Troveremo una altro modo, ci inventeremo qualcosa, e salveremo tutti senza sacrificare pure te- Merida però è testarda. 

Jack sospira -D’accordo, hai vinto- e smette di tenere insieme il muro, che si scioglie, permettendo anche a Hamish e Harris di raggiungere la regina, e iniziare a legarla per portarla nelle prigioni.

-No… fermi… Jack… io mi libererò e ti porterò da lui, fosse l’ultima cosa che faccio!!!- esclama, mentre i gemelli le tappano la bocca e la trascinano di peso nei sotterranei.

Jack osserva tristemente la regina dimenarsi, e si sente in colpa, tremendamente in colpa.

-Cosa diavolo è successo?- chiede Elinor, entrando precipitosamente nella stanza.

-Niente, la regina voleva rapire Jack è usarlo per barattarlo con la sorella, ma l’abbiamo intrappolata e rinchiusa- spiega Merida, con nonchalance.

-Re… regina?- chiede Elinor -Hai rinchiuso una regina?- specifica, sconvolta.

-Certo che si! Nessuno deve permettersi di tentare di rapire il mio amico- Merida incrocia le braccia.

-Ma… ma potresti scatenare una guerra, hai idea del rischio che stiamo correndo in questo momento? Potevamo raggiungere un accordo, tentare con la diplomazia…- prova a suggerire la madre, ma Merida non vuole sentire ragioni, detesta troppo la regina di Arendelle.

-Mamma, lei è una…!- comincia, ma Elinor le copre la bocca appena in tempo.

-MERIDA!!! Una principessa non usa linguaggi poco appropriati con una regina di un altro regno!!!- la rimprovera.

-Credo che Merida intendesse dire: una “Donna dal cuore di ghiaccio accecata dall’amore per la sorella che spesso non le permette di vedere la verità, ammettere le proprie colpe o scendere a compromessi”- cerca di risollevare la situazione Jack, ma si vede che è molto distratto.

-Ma non possiamo rinchiuderla come fosse una criminale- si lamenta Elinor, liberando la bocca della figlia.

-Io propongo di rinchiuderla solo per la notte, poi domattina potremo provare a contrattare con lei, e cercare insieme una soluzione al problema- propone Jack, Merida e la madre si guardano, poi annuiscono.

-Ok, non sembra una brutta situazione, spero solo che passi la notte peggiore della sua vita- commenta la ragazza.

-Merida!!- l’ammonisce sua madre.

-Ok, ok, scusa- Merida alza le mani, ammettendo le sue colpa, ma sembra tutt’altro che dispiaciuta.

-Uff, sveglia da neanche un quarto d’ora e già crei problemi- Elinor alza gli occhi al cielo, poi esce dalla sala del trono, per dirigersi nelle prigioni e controllare l’ospite.

-Frost, vedi di non fare casini stanotte- lo ammonisce la ragazza con un dito per aria, per poi uscire a sua volta a dirigersi in camera.

-Chi, io?- chiede sarcastico, prima che la porta si chiuda, poi continua, a bassa voce, in modo che nessuno lo senta -È ovvio che combinerò dei casini- ed esce a sua volta, diretto in camera sua ma senza l’intenzione di dormire.

 

La festa è tutto il contrario di ciò che Hiccup considera festoso e divertente.

O meglio, è divertente, certo, ma a modo suo, e Hiccup è totalmente sconvolto dal caos e dalle luci distruggi-retina.

Sdentato è rimasto fuori dalla sala, ma non se la passa molto meglio di Hiccup, visto che tutti i cuccioli di mostri lo usano come se fosse un parco giochi. 

Ha quasi polverizzato due cuccioli di Wayne che tentavano di mordergli la coda restante.

Rapunzel, dal canto suo, è molto affascinata dalla serata, dalle luci, dalla musica e tutto il resto, ma è troppo in pensiero per Anna, e trattiene a stento le lacrime.

Lei e Hiccup sono stati separati entrando, per la troppa folla di mostri che sono accorsi per la serata.

Ancora non riescono a trovarsi, e Hiccup ha deciso di ritirarsi in un’angolo, viste le occhiatacce che gli sono state lanciate da alcuni mostri.

Rapunzel non sembra destare molta attenzione, se ne sta in un angolo, a torturarsi una ciocca di capelli, con il muso lungo e sforzandosi di non piangere.

Mavis, dopo aver finito di cantare una canzone con Johnny, la raggiunge, per cercare di risollevarle un po’ il morale.

-Hey, Rapunzel, va tutto bene?- le chiede, sorridendo.

-Certo, continua, non preoccuparti per me- risponde Rapunzel, incoraggiandola a lasciar perdere, ma Mavis insiste.

-È per via di quella Anna?- chiede, cautamente.

Rapunzel abbassa lo sguardo, e annuisce piano.

-È stata rapita, al posto nostro- sussurra piano, cercando di trattenere le lacrime.

Mavis sente che deve distrarsi.

-Hey, ti piace cantare?- le chiede. Rapunzel la guarda confusa per il repentino cambio di discorso, poi annuisce piano.

-Bene, allora ti va di fare una canzone a al Karaoke?- la prende per un polso e la trascina sul palco, con determinazione.

-Ma io… non conosco nessuna canzone- prova a ribattere Rapunzel.

-Su, sarà divertente- la incoraggia, Mavis, Rapunzel non ne è tanto sicura.

Mavis la spinge sul palco, e le porge un microfono.

-Non temere, le parole sono sullo schermo, la melodia è semplice, segui me e Johnny, canteremo insieme, sarà uno spasso- le assicura, Rapunzel prende il microfono tremante.

-Oggi canterà con noi una fantastica ragazza- parte Mavis. Si sentono vocii di sottofondo, Rapunzel sente cose come “Umana” “ancora” “Altri umani all’hotel” “Se canta come Johnny potremo accettarla” “In caso contrario si mangia a colazione” “Gnam”

Sentendo le ultime frasi, Rapunzel spera vivamente che i mostri stiano scherzando, le iniziano a venire i sudori freddi.

-Mavis, non sono sicura che…- prova a ribattere, ma la base parte, e la ragazza si vede costretta a cominciare.

All’inizio non sa che fare, non conoscendo la canzone, sente Johnny e Mavis cantare benissimo, poi inizia a prendere il ritmo, e inizia a cantare.

Arrivata al ritornello si è già sbloccata, Mavis le da man forte e iniziano a ballare insieme sul palco.

Poi, arrivati a un forte acuto, Mavis e Johnny smettono di cantare, a la voce di Rapunzel si sente forte, chiara e intonata.

Tutti i mostri della sala si guardano stupiti, Rapunzel continua a cantare per un po’, senza rendersi conto di essere sola, finché la canzone finisce.

La sala piomba, per la prima volta dall’inizio della serata, nel totale silenzio.

Poi, dal fondo della sala, parte un applauso, e tutti i mostri vi si uniscono.

-Non sapevo fossi così brava- si complimenta Mavis, dandole delle pacche sulle spalle.

Johnny le stringe la mano.

-Servirebbero delle cantanti come te all’Hotel- le dice, colpito dalla sua bravura.

-Tu dici?- chiede, Rapunzel, imbarazzata.

-Certo che si, potresti restare qui ancora un po’- propone Mavis, eccitata.

Rapunzel sorride riconoscente, poi però scorge Hiccup nella folla.

È in fondo alla sala, nel punto da dove è partito l’applauso, e sospira.

-Sarebbe fantastico, ma non posso accettare, io e Hiccup dobbiamo tornare a casa- spiega, Mavis e Johnny si rabbuiano un po’, ma non si lasciano scoraggiare.

-Ah, beh, puoi tornare a trovarci, magari- le sorride Mavis, facendole l’occhiolino.

Rapunzel tenta di non dare a vedere che non tornerà mai, prova a sorridere, e annuisce.

-Perfetto, se vuoi facciamo il bis- le propone Johnny, ma lei declina l’offerta.

-Facciamo più tardi, devo parlare con Hiccup- lo indica, mentre parla con il mostro dalle molte teste, che sembra stia cercando di convincerla a cantare a sua volta.

Il ragazzo e la vampira sembrano capire, e la lasciano andare, mettendo un altro pezzo.

-Ma sei un umano, e tutti gli umani che abbiamo conosciuto sanno cantare- sente dire a una delle teste, mentre si avvicina.

-Quanti umani avete conosciuto?- prova a chiedere Hiccup, con i sudori freddi.

-Due- rispondono tutte le teste insieme.

-Ma io non sono bravo a cantare, assolutamente no- prova a ribattere Hiccup.

-Ma sei un umano, e tutti gli umani che abbiamo conosciuto sanno cantare- ripete un’altra testa.

-Ma… io…- Hiccup non sa come uscire da quella situazione, ma Rapunzel ci pensa per lui.

-Hiccup, ti devo parlare- lo prende per un braccio, e lo trascina via prima che le teste possano placcare anche lei.

Escono dalla sala, e prendono una boccata d’aria. Rapunzel non si era resa conto di quanto facesse caldo dentro finché non è uscita fuori.

-Rapunzel, sei stata grande- si complimenta Hiccup, la ragazza si porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, arrossendo.

-Oh, beh, non è stato niente di che- commenta.

-Allora, che volevi dirmi?- chiede, un po’ preoccupato.

-Sai, volevo chiederti, non potremo tornare mai più qui, giusto?- chiede, aspettandosi ma sperando di non ricevere, una risposta affermativa.

Hiccup sospira, abbassando lo sguardo.

-No, non torneremo più, sarebbe davvero complicato. Inoltre, quando tutto sarà finito, dovremo tornare alle nostre abitudini, nei nostri mondi e non potremo vederci più neanche noi due- risponde Hiccup, riabbassando il morale a Rapunzel.

-E se… insomma, restassimo ancora un po’?- prova a proporre.

Hiccup stringe i denti.

-Rapunzel io voglio tornare a casa, inoltre, se restassimo ancora ti affezioneresti sempre di più, e sarebbe ancora più difficile lasciarli andare- prova a farla ragionare, ma il tono esce più brusco di quanto vorrebbe.

Rapunzel, con le lacrime agli occhi, lo scansa, e scappa in camera.

-Rapunzel, aspetta…- prova a fermarla, ma lei scappa via, singhiozzando.

Hiccup si prende la testa tra le mani, e viene raggiunto da Sdentato, che gli tira una sberla con l’orecchio.

-Hey, che ho fatto? E’ la verità- il drago lo guarda con sguardo accusatore.

-Lo so, non sarei dovuto essere così diretto… e così brusco- il drago gli lecca la guancia, con affetto, per rassicurarlo, e Hiccup gli sorride, e gli accarezza il muso.

-Su, andiamo. Sarà meglio che mi scusi- e si avvia verso la camera.

Sdentato fa per seguirlo, ma prima si scrolla di dosso tutti i cuccioli di Wayne, che ululano indispettiti.

 

È l’una, a quest’ora tutti dovrebbero dormire, in teoria, ma Jack crede che i gemelli non siano così ben abituati, e si avvia verso le prigioni facendo la massima attenzione.

Cerca di evitare i posti bui, non gli piace l’oscurità, cerca di evitarla in tutti i modi da quando è stato nella prigioiosa.

riesce ad arrivare alle scale senza incontrare nessuno, ma è il luogo più sensibile del castello, dato che è vicino alla cucina.

E naturalmente i gemelli escono proprio in quel momento, con vassoi di biscotti e pasticcini.

Si bloccano a vedere Jack, e restano per qualche secondo a fissarsi stupiti ed entrambi con aria di chi è stato colto in flagrante.

Poi i gemelli assumono un’espressione sospettosa.

-Salve ragazzi- li saluta sottovoce Jack, loro lanciano un’occhiata a lui, e alla scala che conduce alle prigioni, facendo intendere al ragazzo che hanno capito le sue intenzioni.

Prima che possano scappare per qualche passaggio segreto, però, Jack li incolla al pavimento con una lastra di ghiaccio, poi, con espressione desolata, li saluta, probabilmente per l’ultima volta.

-Mi dispiace, ragazzi, devo andare, non posso rischiare in una vendetta di Pitch su di voi.

Prende una lanterna dal muro vicino e la mette accanto ai ragazzi, in modo che siano illuminati ma senza rischiare che il ghiaccio si sciolga.

-Prendetevi cura di Merida- e dopo aver loro scompigliato i capelli scende le scale.

I gemelli si guardano, con espressione triste.

Dopo essere sceso giunge alla prigione di Elsa, e la vede che si dimena, che tira calci alle finestre e muove le mani in maniera ridicola cercando di creare ghiaccio ma facendo sempre cilecca.

Fa così tanto baccano che neanche si accorge dell’arrivo dell’albino.

-Hey, Elsa, non combinerai niente facendo così- la fa sobbalzare, poi, quando si gira, gli si avventa contro, prendendolo dal colletto oltre la cella e sbattendolo contro di essa.

-Liberami subito, o io…- ma non sa che minaccia fargli.

-Insomma, liberami e ridammi i poteri- gli ordina, Jack la guarda con un sopracciglio inarcato.

-Sa, regina, si vede davvero che tu non sei abituata a dare ordini senza minacciare la gente- Elsa spalanca gli occhi a sentire questa affermazione.

-Non è vero… io non…- prova a ribattere, Jack si libera dalla sua stretta e si concentra sulla chiave della cella.

-Risparmia il fiato, sono qui per liberarti- chiude gli occhi, solleva la mano verso il lucchetto che tiene chiusa la cella, e con enorme sforzo lo copre di ghiaccio spesso. Poi, con un movimento della mano, il lucchetto si spezza, e Jack espira rumorosamente.

Si asciuga la fronte dal sudore provocato dalla magia e solleva lo sguardo su Elsa, che lo guarda confusa.

-Perché lo fai?- chiede, con le sopracciglia aggrottate.

-Non certo per te- risponde solo Jack, poi le fa cenno di sbrigarsi.

-Ma se tu hai fatto tutto questo, perché dovresti costituirti, non sei cattivo?- chiede lei, seguendolo, e salendo nuovamente le scale, stavolta dirette all’uscita.

-Non l’ho fatto io, ma è colpa mia, perciò voglio espugnare le mie colpe. Ma lo faccio esclusivamente per Anna, Hiccup e Rapunzel, perché se Pitch li ha presi per colpa mia, devo almeno sperare che li lasci liberi avendo me. Almeno Anna- perché sa che lei non centra niente con lui.

-Ma lui mi ha detto che sei stato tu a fare tutto- confessa Elsa, sempre più confusa.

Ormai sono quasi arrivati alla meta, ma Jack si volta di scatto, incredulo.

-E tu ti fidi di un uomo nero e oscuro che minacciava di rapire tua sorella?- chiede, Elsa arrossisce leggermente.

-No… si… ma insomma, lui era lì a spiegarmi tutto, non ricordavo niente dell’accaduto e… non sapevo che altro fare- cerca di assumere nuovamente un’atteggiamento freddo e altero, ma si sente la più stupida del mondo.

-Ma andiamo, un uomo che vive di oscurità ed entra nei tuoi incubi, non si fiderebbe neanche Rapunzel- commenta, alzando gli occhi al cielo, e riprendendo a camminare.

Elsa lo segue, infastidita.

-Sai, non devi credere a tutto ciò che ti viene detto. Spesso ciò che pensiamo non si avvicina neanche lontanamente alla verità- conclude Jack, mentre arrivano al portone. 

Lo apre cercando di non fare rumore, poi insieme escono, Elsa è più pensierosa che mai.

 

Rapunzel si è rifugiata nel tetto, a piangere.

Si sente così sperduta, il mondo è diventato mille volte più grande in solo una giornata, e pensare di dover abbandonare Hiccup, Mavis e Johnny per sempre le ha fatto venire una fortissima nostalgia per Merida e Jack.

Se Merida è a casa, e Jack tornerà presto alla sua, significa che non si rivedranno mai più, e il pensiero la fa piangere disperatamente.

“Non ho potuto neanche salutarli” si rammenta sconsolata.

Il dolore, lo smarrimento e la tristezza sono così forti che non sa proprio come combatterli.

Poi però prova a cantare la sua solita canzone, l’ha sempre aiutata nelle situazioni di pericolo.

-Fiore dammi ascolto, se risplenderai, con i tuoi poteri, tu mi proteggerai…- continua, cercando di rilassarsi, mentre i capelli con cui si è raggomitolata si illuminano e sembra coperta da un bozzolo luminoso.

Ma non ha tenuto conto di una pericolosa figura che la osserva dietro di lei.

-Oh, Dieu. L’umanà ha dei poterì!- una figura gobba e bassa, con accento francese la sgama, e Rapunzel sobbalza, smettendo di cantare.

Si affretta ad alzarsi, e a rimettere i capelli dentro la borsa.

-No, deve aver visto male- nega, con il fiato corto e spaventata.

-Sarà fantastique utilizzare questi poterì- si sfrega le mani, avvicinandosi minaccioso.

La ragazza indietreggia, spaventata, ma quando arriva al bordo del tetto è costretta a fermarsi.

-No, la prego- ma prima che lui possa anche solo sfiorarla, Sdentato piomba tra i due, facendo indietreggiare velocemente Quasimodo e facendo anche perdere l’equilibrio a Rapunzel.

Hiccup sporge la mano e afferra quella dell’amica appena in tempo, prima che cada.

-Tutto bene?- chiede, preoccupato, la ragazza, con le lacrime agli occhi, gli getta le mani al collo e si mette a singhiozzare tra le sua braccia.

Sdentato, dopo essersi assicurato che Rapunzel sia sana è salva, dedica tutta la sua attenzione a Quasimodo.

E fidatevi, avere tutta l’attenzione di un drago non è proprio una buona cosa, specialmente se il drago in questione ha voglia di polverizzare il malcapitato.

-Il drago difende l’umanà?- sembra davvero confuso, ma Sdentato ringhia, incavolato.

-Esmeralda, vai tu- getta il topo verso il drago, che le lancia una fiammata che la priva del pelo, e la fa scappare a gambe levate.

Il gobbo, dopo un attimo di esitazione, fa lo stesso.

Sdentato vorrebbe inseguirlo e infiammare pure lui, ma Hiccup lo incoraggia a lasciar perdere.

-Rapunzel, mi dispiace per prima- prova a dire, ma lei lo interrompe.

-Non fa niente, hai ragione, solo… non parliamone più, d’accordo?- lo abbraccia ancora più stretto, non vorrebbe lasciarlo mai.

-E’ quasi l’alba, se vuoi restare ancora un po’…- la incoraggia, ma Rapunzel scuote la testa -Partiamo subito, ti prego- 

Hiccup annuisce.

-Ok- 

 

Quando passano oltre il portale, si trovano nella foresta.

Hiccup guarda incredulo la vegetazione intorno a loro.

-Siamo arrivati? E’ casa tua?- chiede Rapunzel, speranzosa.

Hiccup annuisce.

-Si, è casa mia- sorride felice come non mai, il suo cuore comincia a battere fortissimo, ma Sdentato si fa guardingo.

-Che c’è, bello?- chiede Hiccup -Non hai niente da temere, siamo a casa- inizia ad avviarsi verso il villaggio, ma Sdentato sembra preoccupato, e ansioso.

Man mano che si avvicinano, Hiccup capisce il perché. Non ci sono suoni, non c’è moto, sembra che non ci sia vita al villaggio.

Ma si ripete che non c’è niente da temere, dopotutto è appena l’alba, staranno tutti dormendo.

Ma accelera il passo, iniziando a preoccuparsi.

Rapunzel è in groppa a Sdentato, e s guarda intorno, anch’ella con una brutta sensazione.

A Hiccup non interessa cosa può essere successo, perché niente può essere peggio di ciò che si era figurato, giusto?

Ma quando toglie di mezzo l’ultima fronda, il suo sorriso svanisce.

Spalanca gli occhi, le ginocchia non lo reggono più in piedi, e crolla a terra.

Rapunzel dietro di lui, emette un gemito d’orrore.

E il ragazzo capisce tre cose molto importanti: 

Ciò che si pensa non si avvicina lontanamente alla realtà; 

Non esiste limite al peggio;

E chiunque abbia fatto questo subirà la sua furia, in entrambi i sensi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Sono in tremendo ritardo, ma spero che il capitolo sia accettabile.

Non ho molto tempo per l’angolo autore perché mia sorella mi aspetta per vedere un film.

Per qualsiasi domanda scrivetemi una recensione, un messaggio o un segnale di fumo e grazie a tutti quelli che seguono, recensiscono o anche solo leggono questa storia.

Vi voglio bene, ragazzi.

P.S. perdonate l’infinità di errori che troverete, ma non l’ho riletto troppe volte.

Alla prossima :-*

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Capitolo 18
*** Alleanze e separazioni ***


  Alleanze e separazioni 

 

Jack e Elsa hanno vagato per tutta la notte, poi si sono riposati in mezzo alla foresta, dove stanno aspettando l’arrivo dell’uomo nero.

Non hanno voluto rischiare nell’accendere un fuoco, per le guardie reali che potrebbero essersi messi già sulle loro tracce.

Jack è molto assente, è seduto a terra, e abbraccia le sue gambe, premute contro il petto.

Elsa lo guarda, pensierosa.

-Com’era la situazione ad Arendelle quando l’hai lasciata?- chiede Jack alla regina, per cercare di distrarsi dai suoi pensieri e fare un po’ di conversazione, anche se teme una risposta tutt’altro che incoraggiante.

E in effetti:

-Mi sono svegliata stesa a terra, quando mi sono alzata ero circondata da statue di ghiaccio delle guardie, e l’uomo nero mi è apparso davanti mentre scoprivo che…- si interrompe, mentre gli occhi si velano di lacrime -… Olaf era sciolto- continua, in un sussurro.

Jack lo sospettava, ma abbassa lo sguardo, e si sente colpito da un mattone sullo stomaco. 

-Lui mi ha… mi ha detto che tu hai congelato la corte rubandomi i poteri, che mi aveva avvertito di prenderti altrimenti saresti stato tu a fare del male alla mia corte, poi mi ha incitato a scongelare le guardie, ma non ha funzionato- le lacrime iniziano a scenderle, calde, sulle guance, lei a stento se ne accorge, mentre i ricordi le affiorano in testa come un incubo.

-Poi mi ha confidato che per portare tutto a posto dovevo trovarti e portarti da lui, attraverso un portale che avrebbe aperto nella foresta. Ho accettato, mi sono preparata e sono andata ad avvertire il popolo. Poi sono arrivati due alleati commerciali da Corona, Rapunzel e il marito Eugene, che ho lasciato in carica- si interrompe, notando l’espressine confusa di Jack.

-Chi?- chiede lui, sperando di aver capitol male il nome.

-La principessa Rapunzel, con il marito Eugene Fitzherbert, legittima erede al trono di Corona, una delle migliori alleate di Arendelle e una grande amica, ha diciannove anni e mezzo- Jack continua a guardarla confuso, così lei si spiega meglio -Non è la vostra Rapunzel, ci somiglia, lo ammetto, e sembra una storia molto simile alla sua vita precedente, ma non può essere lei, è totalmente innaturale- 

Jack resta zitto per un po’, le sopracciglia aggrottate con fare pensieroso.

-Quindi Rapunzel sposerà un tale di nome Eugene Fitzherbert? Che tipo è?- chiede ad Elsa.

-Non è la stessa…- comincia Elsa, incrociando le braccia.

-Così giovane poi? Diciannove anni e già è sposata?- chiede ancora, incredulo.

-Aspettano anche un figlio, comunque non è la vostra…- aggiunge Elsa, senza pensarci.

-CHE? Un figlio? A diciannove anni?- Jack non riesce a crederci, Elsa si sente in dovere di andare in difesa dell’amica del regno.

-E mezzo- specifica -E comunque sono davvero molto innamorati, lui…- si interrompe, sbattendo gli occhi -Aspetta, di chi stiamo parlando?- chiede spaesata, guardandosi attorno come se non ricordasse dove fosse.

-Di Eugene- risponde Jack -Di lui che ha fatto non so cosa a Rapunzel per meritarsi di essere sposato da lei a diciannove anni- spiega Jack, senza capire affatto l’improvvisa dimenticanza della regina. Sarà uno stupido scherzo!

-Chi è Eugene?- chiede Elsa, sorprendendo Jack, che la guarda alzando le sopracciglia.

-Mi stai prendendo in giro?- chiede alla bionda.

-La principessa Rapunzel si è sposata qualche mese fa con il principe Herbert delle isole del sud: il terzultimo o quartultimo della famiglia, ma per fortuna non è Hans- spiega ovvia Elsa, come se non gli avesse detto due minuti prima tutt’altro.

Jack crede di esseri perso qualcosa.

Quando apre la bocca per ribattere un vortice di apre dietro di lui, e viene catturato da lei lacci neri fatti di sabbia fin troppo dura. Elsa si alza in piedi di scatto, mentre Pitch fa la sua comparsa, e con un gesto della mano spedisce Jack nel vortice.

-Brava, Elsa, me lo hai portato- si congratula con la ragazza, sembra di buon umore, e questo spaventa la regina di Arendelle.

-Si, ora restituiscimi i poteri e Anna- gli ordina, lui sembra rifletterci un attimo.

-Uhm, no- Elsa sbianca. 

-Ma tu avevi detto che se prendevo Jack avrei riavuto i miei poteri- gli rammenta, avvicinandosi per affrontarlo, ma venendo allontanata dal bastone che l’uomo nero le punta contro.

-Ma tu non hai preso Jack, è venuto lui di sua spontanea volontà, credo che questo cancelli l’accordo- ribatte l’uomo, Elsa scuote la testa, incredula.

-No… no, non puoi… io devo riavere i miei poteri, DEVO RIAVERE ANNA!!!- urla, gettandosi contro il bastone senza esitare, e cogliendo di sorpresa Pitch, che lo usa troppo tardi.

La ragazza lo afferra con tutta la forza che ha, e riesce a strapparlo dalla mani dell’uomo, deviando il getto.

Poi lo punta contro di lui, contro il suo cuore.

-Restituiscimi mia sorella!!- gli ordina, con tono fermo e deciso. 

L’uomo alza le mani, con uno sguardo stupito e leggermente spaventato, che però non dura a lungo.

-Il fiocco di neve ha le stalattiti?- chiede, la regina stringe i denti.

-Non è l bastone il simbolo del mio potere, sciocca, e, a dirla tutta, sta diventando davvero scomodo ricaricarlo- Elsa socchiude gli occhi senza capire il ragionamento, e quando un vortice si apre per risucchiare nuovamente Pitch, lei si getta contro di lui, per fermarlo, o almeno entrare a sua volta, ma il vortice si chiude un attimo prima che lei possa attraversarlo, lasciando solo un breve eco di una risata malvagia.

La regina cade brutalmente a terra, sbucciandosi il ginocchio e ferendosi il labbro e la fronte.

E, mentre il dolore della botta comincia a mischiarsi con quello per la perdita di Anna che sembra sia irreversibile, comincia a singhiozzare, senza riuscire a fermarsi, e sentendo in bocca il sapore di terra, sangue e lacrime.

 

-No, no, no, no, no, NO!!!- urla Hiccup, incapace di credere a ciò che i suoi occhi gli mostrano.

Sdentato, dietro di lui, si mette a correre verso le case, per constatare i danni e per essere sicuro che non sia tutto un trucco, mentre Rapunzel scende dalla sua groppa con un salto e si avvicina titubante al ragazzo, che tenta di alzarsi in piedi distogliendo lo sguardo dalla visione terribile che si è parata di fronte a loro.

Nella foschia mattutina dell’alba, si notano rovine di una città, e centinaia di corpi stesi a terra, e non sembrano affatto dormienti.

Dal dolore indicibile, presto Hiccup si arrabbia, più di quanto si sia arrabbiato in vita sua. In effetti, in vita sua non si è mai arrabbiato sul serio per fare paragoni con la furia che lo ha assalito in questo momento, ma basta solo dire che si è arrabbiato per spaventarsi.

Corre verso i corpi, e nota che ci sono solo vichinghi a terra, senza traccia di draghi.

Cammina in mezzo a loro, senza riuscire a credere che qualcuno sia così orribile da fare una cosa del genere alla sua gente.

Il suo cuore batte all’impazzata, mentre riconosce alcuni volti, sfregiati da artigli affilati e infilzati dalle loro stesse asce.

Il padre di Moccicoso, la madre di Gambedipesce.

Gli viene la nausea e si copre gli occhi alla vista del corpo sfregiato di Skaracchio, mentre sente che l’equilibrio gli viene nuovamente a mancare.

Mentre le lacrime cominciano a scendere copiose arriva alla sua capanna, che sembra l’unica rimasta intatta.

Con una grande forza di volontà entra, e sembra esattamente l’opposto di ciò che è fuori.

Nel caos di cadaveri, rottami, armi distrutte e case crollate, la sua abitazione è rimasta intatta fuori e dentro, conservando un discreto ordine, che fa sentire Hiccup come se il fuori fosse stato solo un orribile incubo e ora dalla porta, i suoi amici entreranno per convincerlo a fare qualche “corsa dei draghi”.

Entra più a fondo nella casa, fino ad arrivare in sala da pranzo, dove il padre è seduto sul tavolo, dandogli le spalle.

Il vuoto che riempie il cuore di Hiccup sembra riempirsi un attimo.

Lascia, per un momento che la speranza s’insinui prepotentemente dentro di se, e corre verso il padre.

-Papa!- esclama, ma appena gli si trova davanti, si ritira immediatamente, mentre il suo cuore si riempie nuovamente di vuoto e il suo stomaco si fa ancora più pesante.

Il padre è ridotto come i corpi in mezzo alla piazza e tra le case, solo che è stato spostato fin lì, ed è ridotto peggio degli altri per questo motivo.

Hiccup si siede accanto a lui e affonda la testa tra le braccia, abbandonandosi definitivamente al pianto e alla disperazione.

E’ arrivato tardi, la sua città è distrutta, gli abitanti sono morti, e tutto, lui lo sente, per colpa sua, perché qualcuno odia lui e i suoi amici, perché lui ha ricordato il passato e ha cercato in tutti i modi di tornarvi.

E ora non c’è più niente, lui non ha nessuno posto dove andare, nessun modo per tornare indietro nel tempo e impedire questa carneficina.

Con la mano che stringe quella del padre, gli chiede perdono tra i singhiozzi, mentre gli promette di vendicarlo, di vendicare tutta la sua gente.

-Devo dire che è un quadretto che fa il suo effetto- una voce cupa alla sue spalla fa sobbalzare il ragazzo, che si gira di scatto per ritrovarsi davanti all’immagine di un uomo nero che lo guarda quasi annoiato seduto seduto su uno sgabello di legno.

Dopo un attimo di sbalordimento misto a paura incontrollata, su Hiccup sopraggiunge la rabbia, prende l’ascia piantata accanto al padre e con immenso sforzo la solleva, puntandola contro l’uomo.

-Tu, sei stato tu! Tu hai fatto tutto questo!- esclama, con l’ascia ben sollevata nonostante lo sforzo immane.

-Si, ci sei appena arrivato? Non dovevi essere l’intelligente del gruppo?- chiede l’uomo con tono beffardo.

-Ma perché? Cosa ti ho fatto io? Cosa ti hanno fatto LORO?- chiede, furente come non mai, e tenendo sempre alta l’ascia, benché i muscoli comincino a bruciare come non mai. E’ l’ascia del padre, non la sua, e lui potrebbe sollevare un drago con un braccio.

-Esisti, e sei una minaccia, ma sono qui per proporti un accordo.- taglia corto lui.

Hiccup è incredulo.

-Un accordo? No, mai, non potrei mai accettare un accordo con te, se non ti ho ancora ucciso è perché voglio delle risposte, e tu me le darai!!- si avvicina cautamente.

-Non puoi uccidermi, e di certo non mi metto a risponderti, mi fai solo perdere tempo- commenta lui, agitando la mano noncurante.

Hiccup, però, è stanco di chiacchiere.

-Bene, come vuoi- e lancia l’ascia con tutta la forza che ha.

Non è mai stato bravo nei tiri, ma la forza di volontà è maggiore di quella fisica, e lo centra nel bel mezzo del petto, trapassandolo… letteralmente.

L’ascia va a piantarsi contro il muro, e Hiccup indietreggia, respirando a fatica.

-Ma cosa…?- 

-Piccolo prestito che mi ha fatto Chester V, non è un granché come combattente ma le sua invenzioni sono molto utili- risponde enigmatico lui.

-Torniamo a noi, come avrai notato, i draghi e i giovani vichinghi (inclusa la tua Astrid) sono stati risparmiati, e sono prigionieri nel mio mondo, si potrebbe dire. Il mio regno di terrore- comincia.

Hiccup incrocia le braccia, e suo malgrado non può che essere felice che almeno Astrid e i suoi mici siano salvi, benché prigionieri. 

-Saranno liberi a una condizione, tutti tranne l’anziana, ovviamente. E riporterò in vita la tua città- continua, Hiccup lo guarda sospettoso.

-Riportare in vita? Non è possibile- ribatte, con odio.

-Dopo tutti i viaggetti che hai fatto pensi ancora che sia impossibile, ho dalla mia il signore dei morti dell’animazione: il grande e potente Ade, posso riportare in vita chiunque, sai, sono stati Tai Lung e Shen a distruggere tutta la tua città, due animali esperti di Kung Fu che ho riportato in vita- Hiccup non si fida affatto.

-E cosa vorresti in cambio? Me? Sdentato? Puoi prenderci entrambi- decide, sempre meglio provare, tanto non ha proprio molte scelte, non sa dove andare né ha un piano, e se non riesce a raggiungere neanche il mondo dell’uomo nero, come può vendicarsi.

-Non voglio te, non mi servi a niente, e sinceramente tra i quattro sei quello che temo di meno- lo insulta, Hiccup non capisce.

-E allora chi…?- spalanca gli occhi, colto da un dubbio.

-Non vorrai…- comincia in un sussurro.

-Rapunzel, certo, mi devi consegnare quella giovane ragazza dai capelli magici, ho bisogno della sua grande dote- lo interrompe, sorridendo malvagio.

-No- Hiccup risponde senza neanche pensarci.

-No, mai, Rapunzel non è merce di scambio. Lei non c’entra in questa storia, non l’avrai mai- si gira, dirigendosi alla porta.

-La vita di una sciocca ragazzina che conosci solo da un mesetto vale più di quella di un’intera città che fa parte di tutta la tua vita?- chiede l’uomo, con un ghigno.

Hiccup si ferma, il ragionamento non fa una piega, e per un lunghissimo e terribile attimo crede davvero che sia la situazione più giusta.

Poi scuote la testa, abbandona il pensiero, e si avvia all’uscita, girandosi solo un attimo per dire all’uomo

-Puoi credere di essere più forte di noi, avrai più alleati, più mezzi, ma sta pur certo che io non mi arrenderò mai prima di sconfiggerti. Non mi arrenderò mai finché non vendicherò tutti i miei cari, e non sacrificherò Rapunzel per un tuo sporco giochetto, conta le ore che ti restano, perché non sono tante- ed esce, sbattendosi la porta dietro di se.

Hiccup arrabbiato è peggio di tre o quattro Morti rosse messe insieme, ma Pitch sorride, era tutto nei suoi piani, Hiccup il buono, Hiccup il sensibile sta per diventare Hiccup il vendicatore, Hiccup il cattivo.

-Buona fortuna- gli augura, prima di sparire nell’ombra, ora deve solo trovare un modo di prendere Rapunzel, anche se è convinto che sarà lei ad andare da lui, proprio come Jack, lo spirito di sacrificio è il maggior difetto di tutti i buoni, lo ha imparato bene.

 

Rapunzel è rimasta ad aspettare Hiccup un po’ in disparte, anche se l’ha seguito all’ingresso della sua casa.

Preferisce lasciarlo solo mentre affronta il lutto di tutti i suoi cari.

Passando tra i corpi si è chiesta il loro legame con l’amico: il padre, una zia, un datore di lavoro o qualcosa di simile… ma è riuscita solo a farsi venire da piangere.

Lei non conosce nessuno dei cadaveri, eppure la devastazione è così profonda che la ragazza non può fare a meno di immedesimarsi in loro, e nella sua sensibilità sente il peso della città distrutta sopra le sue spalle.

Dopotutto è stata lei a convincere Hiccup a non partire senza di loro, lei ha voluto restare all’hotel per la notte. 

Se fosse andato da solo nel passaggio? Forse sarebbe arrivato prima della carneficina, forse avrebbe potuto fare qualcosa.

Ed ora è troppo tardi, non si possono riportare in vita i morti. Rapunzel si chiede sempre come debbano sentirsi gli assassini sapendo di aver fatto qualcosa di irrimediabile, un’azione dalla quale non si può tornare indietro, che impedirà a qualcuno di crescere, di vivere, di raggiungere degli obiettivi che si era prefissato.

Non riesce a credere che ci siano persone così orribili da cancellare una vita senza rimorsi.

Il cielo si sta schiarendo, ma Rapunzel non da fretta a Hiccup e non si preoccupa per lui, Sdentato le è accanto, guaisce triste e chiede delle carezze di conforto, che la ragazza non esita a dargli. 

Quando però sente urlare, si decide a origliare un po’, capisce che Hiccup è arrabbiato e triste, e che dovrebbe avere un po’ di privacy, ma è più forte di lei, è curiosa.

-Saranno liberi… riporterò in vita…- non sente bene, ma questa non è la voce di Hiccup.

Guarda Sdentato.

-Sta parlando con qualcuno- gli sussurra, vorrebbe entrare e capirne di più, ma il drago, facendosi teso e ansioso, la incoraggia a lasciar perdere, bloccandole la porta.

-Sdentato, fammi andare- prova a convincerlo lei, sempre a bassa voce. Lui scuote la testa, e Rapunzel decide di restare ad origliare.

Rapunzel… merce di scambio…non l’avrai…- questo è Hiccup, ne è sicura, ma non è un tono che è abituata ad associare a Hiccup, è tutt’altro che gentile e mite, è furente, rabbioso, e urla, sta urlando, e Rapunzel non riesce ad immaginarsi Hiccup che urla, non in quel modo almeno.

E in che senso merce di scambio? Chiunque stia parlando con Hiccup vuole riportare in vita la città e vuole lei come prezzo? Sembra assurdo, eppure…

Beh, certo che ci andrà, se potrà salvare un intera città riportarla in vita, è il minimo che possa fare.

Si ritira dalla porta, ha sentito abbastanza, e cerca di preparare un discorso per Hiccup, per convincerlo a lasciarla andare.

Il ragazzo esce poco dopo, la tristezza e le lacrime hanno lasciato posto a occhi duri e freddi.

Sdentato lo guarda con una strana espressione diffidente e si allontana di un passo.

-Hiccup…- comincia Rapunzel in un sussurro, l’espressione di Hiccup si fa leggermente più dolce quando si posa su di lei.

-Si?- chiede.

-Ti ho sentito parlare con qualcuno, dentro- confessa lei, Hiccup si irrigidisce nuovamente.

-Ah si? E che hai sentito?- le chiede, con tono che fa tentennare la ragazza.

“Ma di che ti preoccupi, è Hiccup, il ragazzo più pacato che conosci” cerca di rassicurarsi “E’ solo un po’ agitato”

-Lui riporterà in vita la tua gente in cambio di qualcosa, giusto?- gli chiede, lui annuisce leggermente.

-In cambio di me?- conclude lei, lui distoglie lo sguardo.

-Ha detto che farà così, ma tu non andrai con lui, non te lo permetto- lo dice in tono freddo, arrabbiato.

-Ma se questo salverà la tua città…- comincia lei.

-Scusa Rapunzel, ma sei stupida o cosa? Credi davvero che lui abbia ucciso tutti per poi riportarli in vita per ricattarmi? Non si sarebbe preso la briga. Devi davvero morire per capirlo? Sei ingenua, sciocca e infantile, proprio come Anna!!!- Rapunzel resta a bocca aperta, Sdentato indietreggia ulteriormente, ringhiando al ragazzo.

-E tu che vuoi, inutile rettile?- gli inveisce contro il ragazzo, incrociando le braccia e dandogli le spalle.

Sdentato gli da le spalle a sua volta.

-Secondo me tu sei solo felice che tutta la mia città sia morta e i tuoi amici draghi salvi. Magari l’uomo nero mentiva anche su questo e sono stati loro ad attaccarci, sarebbero capaci-le parole colpiscono Sdentato come pugnali, e si gira di scatto per guardare incredulo Hiccup, che gli lancia un’occhiata di fuoco, allontanandosi verso la foresta, urtando Rapunzel passando.

Vuole trovare un posto per riflettere su un piano d’azione.

Rapunzel è totalmente incredula, lancia un’occhiata a Sdentato, che lui ricambia, corrucciato, e si avviano pur malavoglia dietro di lui, non sapendo che altro fare.

 

Nel frattempo, in una stanza degli ospiti di Arendelle, una Rapunzel più grande, si sveglia sbadigliando, con la testa che le gira ancora un po’ e senza ricordare come è finita lì.

Si mette seduta, e nota che l’altro lato del letto è ordinato.

Strano, Eugene non è tipo da riordinare il proprio letto, lo lascia sempre nel massimo disordine.

Aggrotta le sopracciglia, ma non si fa troppe domande sull’ordine.

Si alza stiracchiandosi dal letto e prende una vestaglia, per dirigersi a cercare il marito.

-Eugene- lo chiama, per i corridoi, perdendosi numerose volte, constatando che non è casa sua e che non è abituata ai grandi corridoi del castello, pieni di fantastici dipinti, sculture e armature.

-Eugene- ma il marito non le risponde, al ché Rapunzel capisce che deve scovarlo da sola, perché probabilmente le sta giocando un brutto scherzo.

Si avvia alle cucine, passando davanti a uno specchio.

Si blocca di scatto, assume un’espressione confusa, e torna indietro.

Si osserva attentamente allo specchio.

I suoi capelli, i suoi corti capelli marroni spettinati, si sono allungati, e ora le arrivano poco sotto le spalle.

Spalanca la bocca, mentre si tocca i capelli come a constatare la loro veridicità, e tirandoli per vedere se si staccano.

Dato che non si staccano e le fanno male, capisce che sono veri e che non sta sognando, perché non si sveglia.

-Rapunzel, ti sei svegliata- una voce sollevata e totalmente sconosciuta la fa voltare con espressione sempre più confusa, di chi non ha idea di cos’altro aspettarsi.

Le si para davanti un sorridente bellimbusto che non ha mai visto prima, ma che somiglia terribilmente ad Hans.

Si guarda intorno cercando qualche arma con cui affrontarlo, e prende una spada dall’armatura più vicina.

-Chi diavolo sei?- gli chiede, sollevando la spada e puntandogliela contro.

Ora è il turno dell’uomo di essere confuso.

-Rapunzel, sono io, Herbert, tuo marito- risponde lui, guardando la ragazza come se fosse pazza.

Lei lo guarda con simile espressione.

-Si, e questa è una padella- commenta lei, indicando la spada, riflettendo sul fatto che una padella gli tornerebbe anche più utile in quella situazione.

Lui non sa che dire, ha un’espressione così smarrita che Rapunzel proverebbe quasi pena per lui, se non fosse a conoscenza delle abilità recitative di Hans. E questo Herbert è senz’altro suo fratello.

-Dov’è Eugene?- gli chiede, spingendogli la spada contro la gola.

-Non ho la minima idea di chi sia questo Eugene- risponde lui, indietreggiando, spaventato dal comportamento assolutamente assurdo della moglie, manco fosse incinta.

-E’ mio marito, siamo sposati da un anno, e aspettiamo un figlio da due settima…- si interrompe, constatando che la pancia non sembra affatto come l’ha lasciata.

-Un fi-fi-fi-figlio?- balbetta Herbert.

-Non più- constata Rapunzel, abbassando la spada e guardandosi intorno terrorizzata.

-Flynn Rider, il ladro, che fine ha fatto?- chiede a Herbert, preoccupatissima.

Il marito non capisce il nesso, ma decide che, per la sua incolumità, è meglio rispondere.

-Non lo hanno ancora catturato, è fuggito dal regno dopo averti rubato la corona da sopra la testa al nostro matrimonio.- le dice in tono mortificato, ma con sua grandissima sorpresa, la moglie tira un sospiro di sollievo.

-Oh, grazie al cielo- 

Posa la spada nell’armatura, e si rivolge diffidente al marito.

-Allora, “marito”, ora tu mi spieghi come siamo diventati quello che siamo, e lo farai senza sguardi dolci, senza descrizioni dettagliate di momenti romantici e senza assolutamente toccarmi in nessun modo, nemmeno se scivolo da una scala puoi permetterti di aiutarmi- gli dice con tono un po’ troppo duro.

Il marito la guarda con occhioni da cucciolo bastonato, lei abbassa lo sguardo, un po’ dispiaciuta dal modo in cui l’ha trattato.

-No, ok, se cado puoi aiutarmi, ovviamente- si corregge, poi gli porge la mano, per farsi accompagnare fino in sala da pranzo, dove lui inizia a raccontare.

Mano a mano che il racconto va avanti Rapunzel capisce che non c’entra niente con la sua versione della storia, e capisce che il suo passato è stato cambiato, e quel quadro è la fonte di tutto.

 

Pure Merida si sveglia con uno sbadiglio e stiracchiandosi, ma la sua giornata non si prospetta migliore di quella di Rapunzel.

Infatti nota che a svegliarla sono stati i gemellini, che hanno un’aria preoccupata e triste e le fanno cenno di prepararsi subito.

-Ragazzi, ma che diavolo vi prende?- chiede loro, che per tutta risposata le porgono un pezzo di ghiaccio che si sta sciogliendo velocemente.

Merida lo guarda per un po’ senza capire, poi la risposte le viene ovvia.

-Jack? E’ scappato con Elsa?- chiede, loro annuiscono, con aria grave.

Merida alza gli occhi al cielo.

-Quel piccolo elfo tinto, lo sapevo, non sa proprio resistere all’impulso di mettersi sempre nei guai- ripensa a quando ha deciso di prendere la punizione al posto suo, e sbuffa, alzandosi, cacciando i gemellini e vestendosi in meno di dieci secondi.

Prende un arco e la faretra, poi esce e si precipita verso la sala da pranzo, per prendere rifornimento per un lungo viaggio.

-Aspetta un attimo, signorinella, dove credi di andare?- mentre chiude la borsa con il cibo viene interrotta dalla voce della madre.

-A salvare Jack e dirne quattro, anzi, darne quattro, a quella insopportabile reginetta del polo nord- risponde lei.

-Non se ne parla nemmeno, sei appena tornata, e la tua ferita non è ancora completamente guarita. Manderemo delle guardie che…- prova a convincerla la madre, ma Merida la interrompe, in modo brusco.

-Mamma, ma lo capisci, ormai saranno andati dentro un portale, un portale verso un altro universo, e credi davvero che le guardie conoscano un modo per raggiungerlo o abbiano la forza di configgere un nemico così potente?- chiede Merida, prendendo un mantello dall’ingresso e un laccio per i capelli.

-Perché, tu si?- ribatte la madre.

-Si, andrò dalla strega e mi farò trasportare direttamente lì, magari le chiedo anche un modo per sconfiggere chiunque sia questo uomo nero. La pagherà per tutto ciò cha ha fatto a me e ai miei amici- si ripromette, sbattendo un pugno contro la mano, come in cerca di botte.

-Merida, ti prego, sei appena tornata, non… non posso lasciarti nuovamente andare- la madre le prende le mani, con le lacrime agli occhi -E se ti accadesse qualcosa, se ti facessi del male, se non tornassi più?- Merida abbandona i toni bruschi per un attimo, e abbraccia forte la madre.

-Tornerò, mamma, te lo prometto. Ma non puoi lasciarmi qui mentre ai miei amici viene fatto del male. Non posso starmene con le mani in mano- Elinor, tra le lacrime, annuisce, e prende tra le mani il viso della figlia, per darle un tenero bacio sulla fronte.

Poi si slaccia la collana e gliela porge.

-Per la strega, il pagamento, ma cerca di non riportarmi altre  statue di orsi, che nella tua stanza non entrano più.

-Solo un paio, probabilmente una a incantesimo- Merida accetta la collana, poi saluta la madre ed esce dal retro, per andare da Angus e partire verso la foresta.

Elinor, asciugandosi gli occhi, torna nella sala del trono, e da ordine a tutte le guardie di non dare più la caccia alla regina e all’ospite scomparso.

Merida cavalca come il vento [Bullseye… scusate, non ho resistito -Autrice] verso la foresta, sperando in cuor suo di venire aiutata da qualche fuoco fatuo, anche perché è stata lì solo due volte, la prima aiutata dai fuochi, la seconda seguendo l’intuito della madre.

Arrivata al cerchio di pietre scende da cavallo, e quasi subito dei piccoli fuocherelli blu le si parano davanti, portandola… da dove è arrivata?

Ma la stanno prendendo in giro?! 

-Cerco la strega- spiega ai fuochi fatui, parlando loro come se fossero sordi o stupidi, loro restano fermi a formare la linea che sembra la conduca a casa.

Lei, alzando gli occhi al cielo, li segue, e dopo un paio di metri capisce che non sta tornando a casa, ma si sta addentrando nella foresta, in un’altra direzione.

Lei e Angus si lanciano uno sguardo, ma proseguono in quella direzione.

I fuochi si fermano su una specie di coperta verde stesa a terra.

Merida si avvicina, con l’arco pronto, e nota che è un vestito, e che è indossato da una persona piuttosto familiare.

-ELSA!!!- esclama, facendo svegliare di scatto la povera regina.

-Chi…?- comincia, con voce rotta, poi, notando Merida abbassa lo sguardo, e si volta, come a non farsi vedere.

-Dov’è Jack?- gli chiede, puntandole l’arma contro il cranio.

-L’ha preso- ammette Elsa -Ora uccidimi, ti prego- la supplica, voltandosi verso di lei, con nuove lacrime che vorrebbero uscirle dagli occhi.

Merida arretra, sorpresa.

La regina è totalmente trascurata.

Il volto è sporco di terra, ha una ferita sulla fronte che le ha fatto colare sangue sul sopracciglio sinistro, un taglio sul labbro inferiore, le occhiaie e gli occhi rissi di chi ha pianto tutta la notte, fino ad addormentarsi.

La treccia e completamente disfatta e i capelli le cadono scomposti incorniciandole il viso, alcune ciocche sporche di sangue nel lato sinistro.

-Cosa diavolo è successo?- chiede Merida analizzando il volto della regina, dimenticando persino tutto ciò che le ha fatto.

Lei la scansa con una mano.

-Non voglio il tuo aiuto, non lo merito e non mi aiuta affatto per il mio stato d’animo- si stringe le ginocchia al petto e posa la testa su di esse.

-Ma che ha fatto, ti ha picchiata o cosa?- chiede Merida, che approva la violenza sulle donne quanto approvava il suo matrimonio combinato.

-No, mi sono buttata su di lui per cercare i entrare a mia volta nel portale, ma non ce l’ho fatta- il dolore nella voce di Elsa è così realistico che Merida non può fare a meno di crederci, e abbassa l’arco, arrivando persino a posarlo a terra.

-Ero così vicina ad Anna, ed ora, non la riavrò mai più- la regina ricomincia a singhiozzare.

-Suvvia, non fare così, io credo di avere una soluzione- cerca di rallegrarla Merida, Elsa alza lo sguardo, smettendo un attimo di piangere -Perché dovresti aiutarmi? Sono stata inospitale, fredda come un iceberg, e ho anche fatto rapire il tuo amico. Oltre al fatto che probabilmente sono stata io a congelare la corte e sciogliere Olaf- tenta di asciugarsi le lacrime.

-Olaf è… sciolto?- chiede Merida, portandosi una mano alla bocca.

Elsa annuisce, seppellendo nuovamente la faccia nelle ginocchia.

-Beh, qual che hai fatto l’avrai fatto sotto l’influsso di quel tizio, e inoltre potrei solo giovare del tuo aiuto, e voglio salvare Anna, Jack, Hiccup e Rapunzel. Sono pronta a stringere un’alleanza, se mi prometti di aiutarmi e possibilmente di non tradirmi- porge la mano a Elsa, che alza lo sguardo, e dopo un attimo di tentennamento l’accetta.

-sono riuscita a prendere questo bastone da Pitch- lo prende e glielo mostra, Merida lo prende con attenzione.

-Pitch? e’ quello il suo nome?- chiede ad Elsa, che annuisce.

-Bruttino, e il bastone a che gli serve?- chiede poi, rigirandoselo tra le mani.

-Quando lo sognavo e mi minacciava lo portava sempre appresso, ma mi ha detto che non è il simbolo del suo potere, perciò deve essere un’arma, lui assorbiva il ghiaccio che gli lanciavo, e lo rilanciava con oscurità aggiunta, probabilmente mischiava il potere di chiunque avesse il bastone in precedenza con il suo, e dato che non era mio era di qualcun’altro che possedeva il ghiaccio- suppone, guardando Merida come a dirle “pensi anche tu a quello che penso io?”

Lei la guarda a sua volta.

-Jack- afferma, sicura -Sei sveglia, per essere una regina antipatica- aggiunge poi, Elsa accenna un sorriso, vedendo il commento per quello che veramente è: un complimento alla Merida.

-Sono rimasta chiusa in camera per anni interi, ho letto molto- spiega.

-Allora, il tuo piano?- chiede poi, Merida si siede accanto a lei, e glielo spiega brevemente, raccontandole anche la sua avventura con la madre per introdurre la strega.

Una nuova alleanza si era formata.

 

La giornata era passata in mezzo a un’aura negativa che unita ai cadaveri della città distrutta aveva appesantito i cuori dei tre sopravvissuti.

Hiccup era irritato e irascibile, provava a farsi venire piani d’azione, ma quando non gli riuscivano di metteva a tirare a vanvera i primi oggetti che gli capitavano a tiro: matite, sassolini, e, in alcuni pericolosi casi, coltellini, che erano stati evitati per un pelo da Rapunzel e Sdentato.

Sdentato si mostrava molto imbronciato con Hiccup, ma era affettuoso come sempre con Rapunzel.

La ragazza, dal canto suo, era preoccupata per Hiccup, non sembrava più se stesso. Vuole a tutti i costi vendicarsi dell’uomo nero, uccidendolo e uccidendo chi ha partecipato alla carneficina, e non è una cosa che Rapunzel associa ad Hiccup, e sopratutto non è una cosa che la ragazza è disposta ad accettare.

Lei e Sdentato hanno preparato un piano tutto loro.

Quando Hiccup si andrà a riposare per il pomeriggio (dopotutto non dorme da un bel po’) loro scapperanno via, lasciandogli un biglietto dove Rapunzel spiega la sua decisione.

Non le interessa se lui manterrà o no la parola, tanto vale tentare, perché quella scelta le sembra molto meglio della possibilità che Hiccup diventi un assassino.

Se lui la manterrà, Hiccup tornerà normale, se non lo farà, almeno lei non sarà lì ad assistere.

E’ solo un po’ preoccupata per Sdentato, che dopo averla accompagnata lontano la lascerà per tornare dal padrone.

Dopo l’ennesimo tentativo fallimentare di piano distruttivo su come lasciare l’isola e raggiungere e uccidere Mister cattivo, Hiccup, lancia un enorme sasso, colpendo per sbaglio la coda di Sdentato, che ringhia indignato.

-Che vuoi?- chiede Hiccup brusco -Guarda che i sassi sulla coda non sono i veri problemi della vita, smettila di ringhiare per ogni stupido sassolino che ti colpisce- e gliene lancia un’altro, che il drago schiva senza difficoltà.

Il drago guarda furente il padrone, come non lo ha mai guardato prima, con odio totalmente in mostra.

Rapunzel non riesce a vedere due amici così stretti guardarsi in questo modo, come se non si conoscessero.

-Hiccup, forse è il caso di fare una pausa, non dormiamo da molto, ed è stata una lunga giornata- prova a farlo ragionare Rapunzel.

Lui la guarda con quel suo nuovo sguardo duro e insensibile.

-Ce la faccio, non dormirò finché non avrò trovato un buon piano- prende nuovamente la matita e torna sul suo blocco per appunti.

-Ma non troverai un buon piano finché non avrai dormito, fidati, è molto più facile concentrarsi dopo una bella dormita- le mette una mano sulla spalla per incoraggiarlo, ma lui la scansa in malo modo.

-Forse hai ragione, su, vieni, la casa è ancora integra- si alza e si avvia verso casa sua, Rapunzel comincia a seguirlo, e Sdentato, con l’aria di chi vorrebbe fare tutt’altro che seguire il proprio padrone, fa lo stesso.

Rapunzel e Sdentato fanno tutto quello che hanno programmato, il drago la porta nell’officina di Skaracchio, e scavando sotto le macerie recupera il pedale che Hiccup usava per manovrare la coda quando aveva ancora la gamba.

Rapunzel lo sostituisce e posa il pedale di Hiccup sopra la lettera, così quando Sdentato tornerà lui potrà sostituirlo nuovamente.

Poi sale sulla groppa di Sdentato, mette il piede nel pedale, controllando che non scivoli via, e con un grand sospiro spicca il volo, senza sapere bene dove andare, ma con il suo obiettivo in mente, e determinata a salvare Berk.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ciao a tutti, scusate per l’enormissimo ritardo, ma da quando ho aggiornato l’ultima volta sono andata in Puglia, in Veneto, e sono anche stata male (tonsillite e febbre) perciò, capitemi, non ho avuto molto tempo per scrivere.

Per farmi perdonare metto una piccola curiosità sulla storia, e se vi piace ditemi se ne volete altre, perché questa storia ha avuto moltissime bozze iniziali e idee che sono andate perdute.

 

Curiosità sulla storia: 

Dovevano restare più a lungo nell’orfanotrofio, fino alla mostra speciale che Hiccup stava preparando nel terzo capitolo.

Rapunzel avrebbe cucinato degli stuzzichini vichinghi e prima dell’apertura del museo sarebbe entrata una signora, accolta da Hiccup, l’unico nella stanza in quel momento, chiedendo di vedere Rapunzel e definendosi sua madre.

Hiccup, colto da una strana sensazione, avrebbe mentito, e riferito che nessuna Rapunzel era lì.

Poi ho deciso di tagliare Madre Gothel perché lei non può passare da un mondo ad un altro.

 

Grazie infinite a tutti quelli che seguono, recensiscono o anche solo leggono la storia, mi fate sempre un piacere immenso :D

P.s. Non so voi, ma a me sta quasi piacendo la coppia Hiccunzel in questa fic O.O peccato che sia tutto IC (tranne Hiccup in questo capitolo, chiedo scusa, so che è terribilmente OOC, e mi è stato anche difficilissimo scriverlo, ma dopo una batosta del genere, anche i migliori possono piegarsi :'( povero cucciolo )

Vabbè, alla prossima, che sarà un piccolo capitolo di preparazione a quello che sarà uno dei capitolo più d’azione della storia, preparatevi ;)

 

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Capitolo 19
*** Il portale di luce ***


  Il portale di luce 

 

Quando atterra lontano dal villaggio distrutto e annientato, Rapunzel si affretta a scendere dal drago, e a scusarsi per gli sbalzi, le botte e il resto.

-Sdentato, stai bene?- chiede, accertandosi delle sue condizioni.

Il drago ha lo sguardo basso, in espressione triste.

-Cos’hai, ti ho colpito troppo forte?- chiede preoccupata Rapunzel, prendendogli il muso e cercando qualche ferita nascosta.

Il drago scuote la testa, la verità è che il suo stile di volo impacciato gli ricorda troppo Hiccup nelle sue prime esperienze di volo, prima che diventasse un professionista.

E Hiccup gli manca terribilmente.

Ma come dirlo a Rapunzel, che crede che lui tornerà da quella persona che sembra Hiccup ma non lo è lontanamente.

-Credo che tu possa andare, ora. Dopotutto Hiccup ti aspetta e…- comincia Rapunzel, ha intenzione di andare in un posto all’ombra e magari chiamare quel cattivo.

Se lui la vuole dopotutto risponderà alla chiamata.

Ma non aveva tenuto conto che non servisse alcuna chiamata.

-Eccoti qui, Hiccup è stato gentile a mandarti da me, e a mandare anche il suo drago, mi chiedo ancora come questo mostro sia riuscito a raggiungere il padrone- una voce la fa sobbalzare, e si gira di scatto per ritrovarsi a un metro da un uomo bianco dai capelli neri e gli occhi…

-Non è stata Elsa!- esclama, con una nota di immenso sollievo.

-Cosa?- lui si aspettava cose come: “Tu chi sei?” “Aiuto, che colpo!” “Sei un mostro!”

Ma “Non è stata Elsa” non capisce cosa voglia dire, e lo confonde.

-Sapevo che lei non era cattiva! Sei stato tu a gelare al corte e a sciogliere Olaf, non Elsa- emette un sospiro di sollievo.

Il suo sorriso felice lascia posto però a un’espressione molto arrabbiata in meno di un nanosecondo, facendo sobbalzare  l’uomo nero.

-Sei stato tu a gelare la corte e a sciogliere Olaf, non Elsa, e hai anche distrutto la città di Hiccup- gli punta contro un dito in segno di accusa.

-Si, sono stato io, ma è colpa di Elsa se è successo tutto quanto, avevo bisogno di Jack Frost, e ora ho bisogno di te- le si avvicina cercando di incuterle timore, ma lei non arretra, anzi, fa un passo avanti.

-Hai detto che avresti riportato in vita la città di Hiccup. Dimostra che puoi farlo e verrò con te, altrimenti Sdentato mi riporterà indietro, e troveremo un altro modo di fartelo fare… ah, e inoltre devi liberare Anna e chiunque tu abbia preso- Sdentato le si avvicina con fare protettivo, guardando minaccioso Pitch, che sembra riflettere un attimo.

-Ok, lo farò- cede infine, ma il suo sorrisetto maligno non convince particolarmente Rapunzel, che si prepara a tagliare la corda per eventuali imbrogli.

-Ade, vieni qui!- chiama Pitch, guardando la ragazza.

-Pitch, lo so che stai meditando piani di conquista e cose del genere, ma ho degli inferi da governare, ed è difficile farlo con te che mi chiami ogni dieci minuti- prova a lamentarsi un uomo dai capelli di fuoco (no, non rosso fuoco, proprio fatti di fuoco) comparendo dal nulla.

Pitch gli lancia un’occhiataccia, e lui abbassa il capo in segno di sottomissione.

-Allora, caro mio, chi possiamo riportare in vita?- chiede Pitch al signore dei morti. Egli lancia uno sguardo in direzione di Rapunzel.

-Oh, è venuta, quindi sarà lei a…- comincia, ma Pitch gli tira una gomitata per zittirlo, se rivelasse il piano sarebbe un grandissimo problema.

-Si, chi potrebbe aggiungersi alla nostra setta del male?- chiede nuovamente ad Ade, con tono secco.

-Perché non riportate in vita uno del villaggio?- propone Rapunzel, cercando di apparire sicura.

Lui la guarda un attimo, poi acconsente.

-Riporta in vita… Skaracchio- ordina ad Ade.

L’uomo dalla testa in fiamme non capisce dove voglia andare a parare, ma fa comparire con uno schiocco di dita il corpo senza vita del capo bottega ai piedi di Rapunzel, che fa un balzo indietro, Sdentato si avvicina, carico di speranza.

Poi il dio dei morti del mondo dell’animazione, con aria annoiata schiocca nuovamente le dita, e compare un’anima accanto al corpo, che si guarda intorno confusa.

-Ma che accidenti sta succedendo qui?- l’anima si pettina i baffi con le mani.

-Spirito, io ti permetto di raggiungere nuovamente il tuo corpo umano, ma evita di morire nuovamente, e porta rispetto al tuo salvatore- con un cenno della mano lo spirito scompare, e si ricongiunge al corpo, che si muove, tossendo e scrollandosi la fuliggine di dosso.

Sdentato è felice come una pasqua, Rapunzel particolarmente sollevata.

L’uomo si solleva, e adocchia subito Sdentato.

-Ma dove ti eri cacciato, gli altri draghi hanno attaccato insieme a quei due strani animali- tossisce, il drago spalanca gli occhi incredulo e si affretta ad aiutarlo ad alzarsi.

Prima che però possa fare alcunché Pitch solleva annoiato una mano e lo fa sparire in un vortice nero.

Ade scompare a sua volta in uno sbuffo di fiamme.

Il drago e la ragazza sobbalzano, non se lo aspettavano.

-Perfetto, ora che ti ho mostrato che posso farlo, vieni immediatamente con me- le si avvicina e la prende per un braccio.

-No, avevamo detto che avresti liberato gli altri, e riportato in vita la città- si lamenta lei, Sdentato prova a proteggerla, ma l’uomo nero solleva una mano e lo fa scomparire a sua volta.

-NO!- Rapunzel prova a liberarsi, ma lui la tiene stretta.

-Ho detto che ti avrei dimostrato che sapevo farlo, non che l’avrei fatto, e si, libererò i tuoi amici, ma non hai specificato quando, perciò li terrò finché mi saranno utili, specialmente la principessa Anna, deve darmi informazioni preziose, e finché non me le darà non potrò liberarla, o le darà anche a voi, non posso mica permetterlo, come non posso permettere che Sdentato riveli a Hiccup dove sono, è riuscito a trovarlo senza problemi, ed è probabile che riuscirebbe a ritrovare anche te, perciò l’ho portato nella mia fortezza, nel mio mondo. Li libererò, ma non adesso- e con una risata malvagia scompaiono insieme.

 

-E’ qui la strega?- chiede Elsa, una volta arrivate alla capanna.

-Si, è lei, non posso credere che sto tornando a chiederle un favore, l’ultima volta ha trasformato mia madre in un orso- Merida si morde un labbro spaventata.

-Vedrai, andrà tutto bene, e comunque non abbiamo altra scelta- Elsa si sistema la treccia per rendersi più presentabile, e stringe il bastone come se fosse un appiglio.

-Non preoccuparti del tuo aspetto, non è che quella lì sia proprio una gran bellezza- le confesse Merida, preparandosi a bussare.

-Hey, un po’ di rispetto- la porta si apre e le due ragazze si trovano davanti una vecchietta seccata.

-Salve, strega- Elsa non sa bene come comportarsi, e opta per un inchino appena accennato, anche se le risulta davvero strano. Di solito sono gli altri ad inchinarsi a lei.

-Intagliatrice, prego, se volete comprare qualcosa bene, sennò andatevene via- chiude la porta in faccia alle due, ma poi la riapre di scatto.

-Ma tu… sei Elsa- indica la regina che stringe il bastone con ancora più forza, messa in soggezione da quello sguardo scioccato.

-Si, la regina di Arendelle- 

-Oh, santo cielo, ma che diavolo è successo! Perché i troll ti hanno portato qui?- chiede, facendole controvoglia entrare.

-Non sono stati i troll a portarmi qui, ma Pitch… Black- confessa.

La vecchietta la guarda, sbattendo gli occhi.

Passa qualche secondo di silenzio imbarazzante.

-Non lo conosco. Dovrei vedere il vecchio elenco, non conosco storie all’infuori di questa- la strega, pardon, intagliatrice, si avvia verso un mobile di legno, e si mette a frugare alla ricerca di qualcosa.

-Scusa, ma che diavolo significa questo, non siamo mica storie- prova a ribattere Merida.

-E come faceva a conoscermi?- chiede poi Elsa.

-Frozen è una leggenda nell’animazione, il quinto maggiore record d’incassi della storia del cinema, tutti lo conoscono-

-Cos’è un cinema, e l’animazione, che significa. Potrebbe spigarsi, signora?- chiede Elsa, confusa, iniziando a sentire un vuoto allo stomaco.

Lei torna tutta soddisfatta con in mano una pergamena giallognola.

-Ecco qui, da Biancaneve a Planes 2. Tutti gli ultimi film d’animazione della storia che hanno riscosso abbastanza successo, beh, Planes 2 non è stato un granché, però…-

Merida è impallidita.

-Noi non siamo un film, noi siamo reali, non fittizie, non… non… non possiamo essere solo il prodotto di una persona che ha avuto un’idea- prova a ribattere, con un groppo in gola.

-Purtroppo è così, non lo sapete ma siamo tanti universi creati intorno alla terra, con film d’animazione, serie tv, libri a quant’altro, che non devono entrare in contatto se non per casi di massima priorità e… Rapunzel sta scomparendo- mentre parlava osservava la lista e si ferma alla vista del film Disney dell’omonima ragazza che sembra scomparire dalla carta-

-Che cosa?- Merida gliela strappa dalle mani e osserva il nome.

-Che cosa è successo?- chiede alla strega indicandoglielo, ma lei non sa che rispondere.

-In effetti credo che manchi anche un altro film, come si chiamava… Dragon trainer 2 o qualcosa del genere- 

-Ma io conosco Rapunzel, se sta scomparendo…- ma la strega non vuole indagare su di lei, ma su questo Pitch, perciò si riappropria della lista e si mette a cercare accenni a lui.

-Ah, ecco qui, “Le cinque leggende”, con protagonista Jack Frost e antagonista Pitch Black, della Dreamworks- lo indica alle due ragazze.

-Non è un bene quando Dreamworks, Disney e Pixar si uniscono- commenta poi.

Le due ragazze si abbandonano a sedere, incapaci di credere di essere personaggi di qualche film.

Elsa non sa nemmeno cosa sia un film, ma ha iniziato a capire che non sono cose reali, e pensare che lei, la sua città, la sua famiglia siano cose false nate dalla mente di qualcun’altro la atterrisce.

-Jack Frost, quindi siamo tutti di film diversi, c’è qualcuno di vero che abbiamo incontrato?- chiede a se stessa più che ad altri.

-Ma siamo tutti veri, è questo il bello. La mente dei terrestri ci crea, è vero, con il nostro passato e il presente delle storie che vengono raccontate, ma il nostro futuro lo decidiamo noi giorno dopo giorno, e spesso è persino possibile cambiare la storia scritta dai nostri creatori. Solo pochi conoscono la verità, i più anziani o più saggi di un determinato mondo. Poi alcuni mondi sono collegati, altri no. La teoria Pixar afferma che tutti i film di questa casa di produzione siano collegati… ma è praticamente solo supposizione- le ragazze capiscono la metà di ciò che sentono, ma Merida decide che non è il tempo di autocommiserarsi, deve assolutamente salvare i suoi amici e il primo passo è andare dritti al sodo con la strega.

-Ok, senti, io devo raggiungere Pitch e salvare i miei amici rinchiusi da qualche parte, e ho bisogno di un modo di sconfiggerlo- 

La strega la guarda interessata.

-Il modo per sconfiggerlo non è con te, ma ti ci posso portare se vuoi, solo che poi dovrai cavartela da sola per arrivare a lui, a meno che… -si blocca di scatto -No, anzi, io non porto nessuno da nessuna parte finché non vedo pagamento- schiocca le dita e le statue prendono vita e si avviano in tutta fretta a cacciare le due.

Elsa si alza di scatto spaventata, ma Merida c’è già passata, e in tutta calma di toglie la collana dal collo.

-Posso pagare con questo- gliela porge, ma lei non sembra interessata.

-No, per cose di questo genere ci vuole un pagamento molto più prezioso, e comunque quella collana non posso prenderla, serve per l’incantesimo che non farò se non mi pagherete-

-E cosa potremmo mai darvi?- chiede Elsa 

La strega la guarda molto pensierosa.

-C’è una cosa che potreste fare- dice infine, facendo tornare le statue a posto. Merida non può fare a meno di pensare che sarebbe forte se riuscisse a farlo anche con le sue.

-Mi piacerebbe una bella statua di ghiaccio che non si scioglie, trovo che ravviverebbe l’ambiente in maniera molto bella. Naturalmente statua di orso- la strega sembra molto eccitata all’idea.

Elsa impallidisce.

-Ma io non ho più i poteri- ammette in un sussurro.

-Ma si che li hai, devi solo ritrovarli, e finché non lo farai puoi sempre usare il bastone che hai in mano, proviene dal mondo che volete raggiungere, ed è di Jack Frost- Elsa e Merida si lanciano un’occhiata. Allora avevano ragione!

-Prova a concentrarti, cara. Pensa che se non ce la fai non rivedrai più Anna- prova a incoraggiarla la strega.

-Certo che sa proprio come rassicurare la gente- commenta Merida alzando gli occhi al cielo.

Elsa chiude gli occhi, prova a concentrarsi su Anna, poi cerca di figurarsi un orso in piedi con aria pacifica e tranquilla, e cerca di far fluire il suo pensiero nella realtà tramite il bastone.

L’esclamazione stupita di Merida le fa aprire gli occhi.

La statua di ghiaccio è lì, grande e piena di particolari.

-Benissimo, sono troppo fan dei tuoi poteri- la strega batte le mani contenta, poi strappa il medaglione dal collo di Merida ed esce dalla casetta, seguita dalle ragazze.

Schiocca le dita e rientra, poi accende un pentolone sul fuoco.

Solo in quel momento Merida si accorge che manca qualcosa.

-Ma, dov’è il corvo?- chiede alla strega.

-Oh, in giro- risponde evasiva lei, mettendo degli ingredienti nel pentolone e poi immergendoci il medaglione.

-Ma cosa dovrebbe fare il medaglione?- chiede Merida vedendolo illuminarsi internamente di bianco, come in possesso di una luce propria.

La strega glielo porge, ma lei è un po’ restia a prenderlo in mano.

-Tranquilla, non ti trasformerai in orso, ma ti porterà ovunque vorrai, aprendo portali di luce, ma sono presenti sempre le stesse regole del viaggio temporale, mai da Disney a Dreamworks e… in effetti è l’unica regola che devi rispettare.

Ma prima che tu lo usi per andare da Jack, voglio portarti in un paesino dove troverai l’arma per sconfiggerlo, o almeno una delle tre armi per sconfiggerlo. Le altre due si trovano da Pitch, purtroppo. Ah, un’altra è qui, davanti a me- la strega la guarda sogghignando, mentre prende un po’ della sostanza del calderone e la getta a terra, creando un vortice di colore mutevole.

-Perfetto, da pixar a Dreamworks verso… dov’era quel posto? Ah si, Dragon trainer- il vortice si colora di giallo.

-Ehi, aspetta un momento- prova a ribattere Merida, ma lei ed Elsa vengono spinte verso il vortice, e l’ultima cosa che la riccia vede è la faccia della strega.

-Buona fortuna- 

-Maledetta…- comincia, ma il rombo del portale che si chiude cancella il continuo.

La strega esce fuori, schiocca le dita a ritorna dentro, poi, ammira la statua dell’orso. 

-Che bello quel film- ammette.

Si sente un beccare alla porta, e lei seccata va ad aprire.

Il suo fidato corvo entra e si posa sopra la nuova statua, per poi scivolare e optare per qualcosa di più solido.

-Finalmente sei tornato. Allora, le condizioni di Dumbroch?- chiede la strega.

-Ottime, non ci sono stati cambiamenti. Il nostro film è al sicuro- risponde lui.

-Ah, bene- la strega sembra sollevata, e si mette a intagliare il legno

-Però abbiamo una visita- il corvo sembra restio a darle questa informazione.

-Chi…?- comincia la strega, ma bussano alla porta, e lei è costretta ad aprire.

Quando vede chi è il visitatore chiude senza pensarci due volte.

-Andiamo, intagliatrice, lo sai che posso entrare senza problemi- gli dice l’ospite da dietro la porta.

-Non mi interessa, vai via, non voglio che mi arruoli per una missione di salvaguardia dell’animazione, l’ultima volta l’hai chiesto a Newt, e ora il suo universo non esiste più- si arrabbia lei.

-Un seguito è scomparso, e un film d’animazione sta lentamente svanendo, non credo che tu abbia molta scelta. E per quanto riguarda Newt, non ho potuto fare niente, non posso riportare indietro un morto due volte, e lo ammetto, ho sbagliato a scegliere il protagonista come aiuto- 

-Perché proprio io? Il mio film sta bene- cerca di tirarsene fuori lei.

-Perché il tuo film è coinvolto quanto il mio nella salvaguardia degli altri due. Pitch ha distrutto il mio mondo e costruito la sua fortezza nel palazzo di Nord, dove ha appena rinchiuso Jack per ucciderlo, definitivamente. Vuole conquistare tutti gli altri film d’animazione una volta riuscito nel suo intento principale- l’uomo entra nella stanza e si rivela essere il vecchietto che ha aiutato Elsa a entrare a palazzo, cercando di mostrare la bontà del popolo di Dumbroch.

-Se ti aiuto il mio mondo verrà punito prima di altri- la strega continua imperterrita a intagliare.

-Vuole spingersi nel mondo umano…- la vecchia smette di botto.

-… e cambiare totalmente tutte le copie dei film creati. Portare l’oscurità ovunque e uccidere il suo stesso creatore, e il creatore di tutti i film d’animazione. Hai idea di cosa accadrebbe?- le chiede, in tono grave.

La strega lo guarda, e arriccia il naso.

-Nessuno può raggiungere il mondo umano, non senza un portale di luce, e solo quei quattro possono usarlo- indica il luogo dove Merida è scomparsa.

-Lui ha creato un portale d’oscurità, e sai quanto me che i film di quei quattro ragazzi hanno nascosto un modo per andare nel regno umano. Questo è uno di quei film- 

La strega lo guarda pensierosa.

-Nessuno sa il luogo dell’ingresso, solo io. E sai che sono neutrale, non mi alleo mai con nessuno, specialmente con te, hai una tale voglia di salvare il mondo che ancora non riconosci di essere il più debole tra i guardiani degli universi. Puoi solo riportare in vita e cancellare ricordi, non hai altra magia, non te l’hanno data. E poi, sei ancora un ragazzino- -Posso cambiare forma a piacere, e non venirmi a parlare di essere piccoli, Boo- la strega sobbalza.

-La teoria Pixar è solo supposizione, eh?- chiede poi lui, con aria di chi la sa lunga.

-E’ l’unico universo dove dobbiamo viaggiare nel tempo per arrivare da un posto a un altro- la strega lo sussurra quasi tra se e se -Ma sono comunque luoghi separati- 

-Senti, so di non essere il migliore tra i guardiani, ma ho dei guardiani miei che voglio proteggere e inoltre è colpa mia se Pitch ha scoperto i modi di vendicarsi. Voglio fermarlo, e tu mi aiuterai, non è così?- chiede, diventando un ragazzino dai capelli argentati e gli occhi come pietre.

-Andata, ma non chiamarmi mai più Boo, solo lui poteva chiamarmi così- gli punta un dito contro.

-Sono felice di ciò, non saremo invadenti, dato che non possiamo, ma almeno posso contare su di te per far tornare tutto normale quando i quattro avranno vinto. Sei la guardiana dell’intero universo Pixar, forse la più potente di tutte- il ragazzo sorride, sollevato.

-E chi ti dice che vinceranno?- gli chiede lei, del tutto insensibile ai complimenti.

-Abbi fede, amica mia, abbi fede- 

 

Hiccup si sveglia con una sensazione di vuoto allo stomaco.

Tiene gli occhi chiusi, mentre le immagini della giornata precedente gli ritornano in mente.

“Il party all’hotel, l’arrivo a Berk, la terribile scoperta, la discussione con l’uomo nero, i piani irrealizzati, la litigata con Sdentato… La litigata con Sdentato?!”

Si alza di scatto.

-Sdentato!- lo chiama, uscendo dalla camera per avvicinarsi a lui, non riesce a capire cosa gli sia preso, santo cielo! Doveva essere proprio sotto shock per essersi comportato così male con il suo amico.

Ma è deciso a rimettersi in se, cioè, vuole ancora richiedere vendetta, ma Sdentato non c’entra niente con questa storia, anzi, se fosse rimasto a Berk e non avesse ritrovato Hiccup il ragazzo avrebbe perso anche lui insieme a tutti gli altri.

Rabbrividisce al solo pensiero, l’idea di perdere Sdentato è qualcosa di totalmente inconcepibile per lui, come se gli togliessero l’aria dai polmoni, loro due sono così uniti.

Quasi non ricorda più la sua vita prima di trovarlo.

-Sdentato?- continua a chiamare, uscendo dalla casa e cercando di farsi forte di fronte alla desolazione della sua terra.

Ma non sente nessun rumore, né passi per il paese, né grugniti o qualsiasi altro suono che possa convincerlo di non essere solo.

-Rapunzel?- prova allora a chiamare, iniziando a spaventarsi, e rientrando dentro.

Appena giunto in cucina, nota un biglietto posato sul tavolo, con il pedale per la sua gamba di ferro sopra.

Il suo cuore perde un battito.

“Ciao Hiccup, innanzitutto ben svegliato, perché se stai leggendo questo biglietto sarai sveglio, almeno che tu non sia sonnambulo.

Comunque, io ho deciso di andare da quello lì e cercare di salvare Berk, lo so che non approverai, ma il fatto è che non ti riconosco più e non voglio che tu sia così se posso cercare di fare qualcosa al riguardo.

Non so se lui manterrà la parola, e forse sono stupida a crederci, ma la speranza è ciò che ci serve in questo momento, e comunque non credo che riuscirei comunque ad esistere, i troll sono stati chiari, se non tornerò il mio mondo verrà distrutto, e se posso almeno salvare il tuo voglio provarci con tutte le mie forze.

Sdentato tornerà a piedi non appena mi avrà accompagnato, spero non ti arrabbierai se l’ho preso in prestito, ma avevo bisogno di un modo per allontanarmi abbastanza senza che tu mi seguissi.

Ti voglio tanto bene, e ti auguro infinita felicità.

Rapunzel ❁

P.s. La vendetta non serve a niente, ti prego, capiscilo”

 

Hiccup finisce di leggere la lettera a bocca aperta, mentre la rabbia di ieri torna prepotentemente a galla.

-Ma che stupida ragazza!- getta il pedale del suo drago contro il muro, poi straccia la lettera in mille pezzi.

-Speranza, salvare Berk, si farà solo ammazzare così, per tutti i figli di Odino!- getta all’aria i pezzi, e riprende il taccuino e la matita, deciso a trovare un buon piano, e sopratutto a uscire dalla casa.

-SDENTATO!- urla per richiamarlo, appena uscito.

-Vieni fuori!- si gira tutta Berk per cercarlo, e inizia ad inquietarsi.

Almeno non può volare da solo, perciò se è in giro a cercare cibo non è lontano.

Certo, la parte più sveglia di lui riflette sul fatto che potrebbe non essere ancora tornato, quella più pessimista comincia a credere che sia scappato dopo averla accompagnata e che non voglia più vederlo.

Cerca di sopprimere il pensiero, che gli fa il cuore pesante.

Decide di andare nel bosco, è molto più probabile trovarlo lì, e poi vuole allontanarsi per un po’ dalla città, è troppo opprimente.

-Sdentato!- chiama ancora, con la voce incrinata, iniziando a perdere le speranze.

Poco lontano, due ragazze che si stanno rialzando da una brutta caduta, sobbalzano, e si mettono sull’attenti.

-Ti prego, non tenermi il muso, non è maturo!- continua la voce, e Merida la riconosce, e sente il petto riempirsi di gioia.

-Hiccup!- esclama avviandosi velocemente nella direzione della voce e venendo seguita a distanza da Elsa, che non è molto sicura.

Il ragazzo si gira, confuso, oltre al fatto che il drago non parla, e se lo facesse non sarebbe con voce femminile, gli sembra una voce conosciuta, e si chiede se mai qualcuno si è salvato e nascosto lì.

Si fa speranzoso per un attimo, poi intravede Merida, e la guarda incredulo.

-Merida?- chiede a bassa voce, come se non credesse ai suoi occhi.

Lei gli sorride, entusiasta.

-Pensavo che ti avesse preso Pitch- gli confessa lei -Che cosa è successo a te a Rapunzel quando siamo andati via?- gli chiede, lui è rimasto senza parole, sono troppe cose da raccontare ed è rimasto impietrito dalla comparsa dell’amica.

La comparsa di Elsa lo riscuote.

Si avvicina titubante dietro Merida, guardando Hiccup un po’ spaventata.

Lui indietreggia terrorizzato, cercando intorno a se qualche arma, e lasciando basita Merida.

-Hiccup, ma che…?- gli chiede girandosi, ma incontrando solo lo sguardo dell’alleata, confuso quanto il suo.

-Merida, allontanati!- lui prende il coltellino che ha ricominciato a portare con se e lo punta verso Elsa, avvicinandosi con fare minaccioso, o almeno provandoci.

Merida resta bloccata sul posto, non ha mai visto Hiccup così, sembra furibondo, irritato e ha un’espressione quasi spaventosa.

-Hiccup?- prova a chiamarlo, la sua voce è un sussurro.

Elsa indietreggia spaventata, sollevando il bastone come se fosse la sua unica difesa, ma senza avere idea di come usarlo.

-Sei venuta qui per completare il lavoro cominciato ad Arendelle? Mi dispiace, sei un po’ in ritardo, reginetta dei miei stivali- comincia il ragazzo avvicinandosi con il coltello ben sollevato.

Elsa, con la gola secca e scuotendo la testa prova a giustificarsi.

-Io… io non… non…- mentre inizia a rendersi veramente conto di essere stata lei, magari, come ha suggerito Merida, sotto l’influsso di Pitch, ma comunque lei, e gli occhi iniziano a riempirsi di lacrime.

-Non cosa? Non hai tentato di uccidere Sdentato? Non hai ghiacciato le guardie per far loro eseguire degli ordini? Non hai sciolto Olaf? Non hai quasi colpito Anna al cuore?- gli chiede in tono sarcastico.

-No perché, sai, l’hai fatto!- l’accusa, continuando ad avvicinarsi a lei, Merida si riscuote e prova a fermarlo, ma lui la scansa, concentrato su Elsa che continua a indietreggiare, finche non è costretta a fermarsi, perché un albero le blocca la via.

In un lampo le scene le passano nella mente, come ritratti a velocità massima, e con una forza tale da lasciarla sgomenta qualche attimo.

-Oddio!- si accascia contro l’albero, mentre Hiccup la raggiunge e le punta il coltello alla gola.

La donna nota con stupore che sembra avere delle striature bianche negli occhi verdi, poi chiude gli occhi, sentendo la lama sfiorarle la gola.

-Abbassati- la voce di Merida è così sicura che lei le obbedisce senza neanche pensarci, e due secondi dopo Hiccup sbatte la testa contro l’albero, e la regina ne approfitta per sgusciare via e avvicinarsi a Merida.

-Non so cosa gli sia preso- la riccia è totalmente scioccata, ha scoccato la freccia verso la gamba di ferro, smontandola e facendo cadere il ragazzo.

-Ahia!- massaggiandosi al testa lui si mette a sedere.

Merida gli punta contro un’altra freccia.

-Merida, ma che fai? Lei è un’assassina, dobbiamo coalizzarci contro di lei e portarla in prigione- prova a dirle Hiccup.

-Prigione? Sai, mi pare che puntarle un coltello al collo e tagliarle la gola non sia sinonimo di prigione- ribatte Merida.

-Cosa? Ma io non lo farei mai- rabbrividisce al solo pensiero.

Merida sta per ribattere quando Elsa prende le sue difese.

-E’ vero, non lo farebbe mai, non è stato lui, è stato Pitch, credo, come aveva fatto con me- Merida la guarda incredula, spostando lo sguardo da lei a Hiccup, poi, con un profondo sospiro, mette via l’arco, e si avvicina a Hiccup, intimando con un cenno Elsa di restare lontana, per sicurezza.

Hiccup si prende la testa tra le mani cercando di riordinare i pensieri, senza molto successo.

-Facciamo una cosa, Hiccup. Io ti racconto la mia storia, Elsa ti racconta la sua e tu ci racconti la tua, ma devi promettermi che non tenterai di ucciderla- già dire queste parole di per se è alquanto strano, ma dirle a Hiccup ha in se dell’innaturale sotto ogni forma.

-Ok, ma vi avverto, Berk non è molto presentabile al momento- lo sguardo pieno di lacrime che lancia alla ricca la fa ammutolire, non è uno sguardo che lancia qualcuno che ha avuto dei semplici disordini.

-D’accordo, guidaci- lo incita, riagganciando la gamba e aiutandolo ad alzarsi.

 

Rapunzel sta morendo di freddo, un freddo innaturale e molto tetro.

Ha urlato, scalciato e dato pugni fino a scorticarsi le mani, ma non è riuscita ad ottenere dai cattivi più di una pappetta d’avena identica a quella che dava Madrina all’orfanotrofio, che non ha osato toccare nonostante la fame.

Dopo quelle che sembrano ore la porta si apre nuovamente.

-Chiunque tu sia, non mi convincerete in alcuno modo a farmi cantare la canzone- urla contro la figura oscura appena entrata.

Perché è questo che Pitch vuole da lei, vuole usare il suo potere.

Lo scopo ancora non lo sa, ma sa per certo che non è buono.

-Rapunzel, tesoro, non temere, sono io- una voce che le smuove qualcosa dentro si avvicina verso di lei. Una voce di donna.

-Chi sei?- chiede.

-Oh, tesoro, non riesco a credere che tu non ricordi chi sia tua madre- la donna sembra ferita.

-Mia… madre?- quando è più vicina Rapunzel nota che è la signora incappucciata che disegnava sempre nei suoi disegni oscuri, e si stringe ancora di più contro il muro.

-Non temere tesoro, non voglio farti alcun male, ma ho bisogno dei tuoi capelli, o morirò- scoprendo il volto Rapunzel nota che è una donna vecchia e rugosa.

-No, non canterò per te- si stringe i capelli al petto.

-Non preoccuparti, non serve che tu canti, io ho solo bisogno di una piccola ciocca, e ti giuro, non ti chiederò nessuna canzone, e te la ridarò non appena riavuta la mia giovinezza, non vuoi farmi morire, vero?- chiede con tono ferito.

-Io…- Rapunzel vede in lei dei tratti familiari, ma ha una sensazione tremenda al riguardo.

-Figlia mia- lo sguardo della donna, però, è così disperato che lei non può fare a meno di cederle una ciocca.

-Grazie, tesoro- le da una pacca sulla testa, e Rapunzel comincia a convincersi che quella è davvero sua madre, lo sente, eppure non lo sente appieno.

La donna esce, portando la ciocca con se, e Rapunzel non capisce perché l’ha fatto, è stata una stupida, è ovvio che non è vero ciò che le ha detto.

“Speranza, speranza, speranza” prova a ripetersi come un mantra, ma qualsiasi cosa la donna farà con quei capelli, sarà stata solo colpa sua.

Comincia a piangere, raggomitolandosi nel resto dei capelli.

 

Elsa e Merida erano rimaste totalmente agghiacciate alla vista della città distrutta ed entrambe avevano pensato a come doveva essersi sentito Hiccup a tornare nella terra che avrebbe dovuto “governare” e trovarla distrutta con gli abitanti uccisi.

L’idea era troppo terribile anche solo per provare a pensarci, e Merida capiva perfettamente il comportamento di Hiccup, così arrabbiato con il mondo, così vendicativo e con così tanto dolore.

Avevano parlato per tutto il tempo, raccontando le rispettive storie.

-Dannatissimo Mord’u, ed ora che facciamo?- chiede Merida, dopo aver finito di ascoltare il racconto di Hiccup.

-Credo che la cosa migliore che possiamo fare sia elaborare un piano per salvare tutti i prigionieri senza dare troppo nell’occhio e poi organizzarci per sferrare l’attacco finale. Ma innanzi tutto salvare i prigionieri. Se quello che la strega è vero allora è molto probabile che l’arma siamo noi quattro. I quattro che Pitch ha voluto togliere di torno per i suoi piani, probabilmente saremo noi a sconfiggerlo, o qualcosa del genere- riflette Hiccup, trova molto interessante l’idea di poterlo sconfiggere, anche se non vuole farlo per vendetta, o almeno non più così tanto.

Deve rendere omaggio alla memoria della sua famiglia e dei suoi amici facendo ciò che è giusto.

-Ma come possiamo infiltrarci senza che lo scopra?- chiede nuovamente Merida.

-Quali sono i nostri punti di forza?- riflette Elsa -Io sono stata cattiva, sono diventata la sua marionetta, e potrebbe volermi dalla sua parte, inoltre ho, più o meno, il potere del ghiaccio; Hiccup è arrabbiato, vendicativo, potrebbe fare gesti azzardati secondo Pitch, accecato dall’odio, mentre Merida è quasi un’incognita per lui, non l’ha mai presa di mira, e probabilmente perché non è molto interessato da lei, quindi potrebbe passare più inosservata, inoltre tira con l’arco ed è abile nello scalare- la regina guarda Hiccup, che si fa pensieroso. Ogni traccia di bianco dai suoi occhi è sparita, come se non ci fosse mai stata, mentre, osservando attentamente, a Elsa sembra esserci rimasta una minuscola cicatrice.

Prende il blocco per appunti e comincia a segnarsi degli appunti, che poi mostra alle ragazze.

-Allora, che ve ne pare?- chiede, loro si guardano, sorridendo.

-Mi servirà però una piccola pianta esterna dell’edificio, potresti farci un salto, Merida, da lontano- indica il medaglione al collo, e lei annuisce, prendendo l’arco e uscendo.

-Dobbiamo elaborarlo bene questo piano- Hiccup continua a scrivere, Elsa annuisce.

-Credi che Sdentato tornerà per partecipare?- chiede poi a Hiccup, pentendosi quasi subito della domanda fatta.

Come può lei parlare di Sdentato quando ha provato ad ucciderlo!

Hiccup si irrigidisce, smettendo di scrivere per un attimo, poi però continua quasi subito.

-Non credo che tornerà- le risponde in un sussurro, con voce rotta.

Elsa abbassa lo sguardo, mordendosi un labbro.

-Mi dispiace davvero moltissimo- gli dice a bassa voce, sperando con tutto il cuore che le parole non suonino false alle orecchie del nuovo alleato, che però solleva lo sguardo e la guarda accennando un sorriso, con gli occhi lucidi.

-Lo so- 

 

Il dolore è insopportabile, qualcosa che non ha mai provato in vita sua, centinaia di coltelli infilati nel corpo, dovunque la coccia di capelli lo tocchi.

Si è morso il labbro cercano di non urlare per qualche minuto, non voleva dare soddisfazioni a Pitch, quell’uomo orribile, disgustoso e così terribilmente di poca parola.

Ma non si è riuscito a trattenere a lungo, e le sue urla si diradano per il palazzo nero, piene zeppe di dolore.

La donna finisce di cantare la canzone per la decima volta, e lui usa i pochi secondi che passano da una riproduzione all’altra per riprendere fiato.

-Basta così, Gothel, sei giovane e bella, non temere, solo che mi piacerebbe molto avere tutta la chioma, è possibile?- le chiede.

-Credo che la soluzione migliore sia aspettare che si addormenti e prenderglieli tutti facendoli passare da sotto la porta, il risultato sarebbe anche più rapido- propone la donna che ha cantato.

Jack sente a malapena ciò che dice, sente il corpo come se si dovesse sciogliere da un momento all’altro.

-Ha ragione, signore, secondo i miei calcoli con tutta la chioma, oltre a sentire un dolore maggiore, il ragazzo perderà i poteri in venti o trenta riproduzioni, e considerandone dieci ogni dodici ore, direi che in un giorno e mezzo sarà umano e vulnerabile- la voce di Madrina fa rabbrividire Jack.

-E poi lo potrò uccidere una volta per tutte?- chiede con un sorriso l’uomo nero, avvicinandosi al corpo del ragazzo, dolorante e semi-svenuto.

Alza gli occhi al cielo.

-Sentito, Manny, il tuo preferito morirà di nuovo, e non potrai più portarlo indietro. Per una volta, sarai tu a fallire!

Riportatelo nella cella, sono felice che tua sia riuscita a procurarti una ciocca di capelli, saresti morta se non ci fossi riuscita e sarebbe stato seccante scomodare nuovamente Ade- dice a Madre Gothel, mentre Tai Lung prende di peso Jack e lo riporta alla cella.

-Sta arrivando la mia era, e nessuno potrà fermarmi- 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ciao, scusate il ritardo, ma ho deciso di aggiornare prima la profezia delle quattro bacchette perché questa storia sembrava non essere attesa particolarmente.

Il prossimo capitolo, come avrete capito, sarà sulla fuga dalla fortezza del cattivo.

Spero di aver reso i personaggi (Hiccup escluso perché l’ho fatto apposta OOC) abbastanza IC.

Per chi non dovesse conoscere la teoria Pixar, è una teoria molto poco credibile sul fatto che tutti i film pixar sono nello stesso mondo che però a me è piaciuta davvero molto, andatela a cercare, perché è davvero interessante da leggere.

Inoltre Newt è un film pixar che doveva uscire ma che non è più uscito perché somigliava troppo a Rio.

Se avete domande sul capitolo o sulla storia non esitate a chiedere, so che è un po’ complessa ma spero sia comprensibile per tutti.

E mi piacerebbe davvero molto ricevere un parere, anche breve per sapere se la storia va bene o no, perché è la storia che mi da più problemi, e non so nemmeno se continuarla o fermarmi.

Fatevi sentire, mi fareste un piacere enorme. 

Grazie mille a tutti. <3

Alla prossima. :-*

P.s. scusate se ci sono errori di distrazione, ma non ho avuto il tempo di rileggerlo troppe volte.

 

 

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Capitolo 20
*** Piano di fuga alquanto compromesso ***


Piano di fuga alquanto compromesso

 

Rapunzel non capisce quanti giorni siano passati.

Il tempo scorre così lentamente che potrebbero essere passati tanti anni come poche ore.

Sa solo che ha sentito Jack urlare sicuramente tre volte, e sa anche per certo che è colpa sua se sta soffrendo.

Ha provato a tirare indietro i capelli dalla fessura della porta dove sono stati fatti passare, ma non è riuscita a riappropiarsi nemmeno di una ciocca.

Ha provato a strapparseli, ma sono troppo resistenti, e lei non è abbastanza forte.

Ha provato a trovare chiodi, pezzi affilati di metallo nella cella dove è segregata, ma non c’è niente di utilizzabile, e il cibo lo mangia con il cucchiaio, neanche lontanamente affilato.

Sta battendo con forza contro il muro, senza ottenere altro risultato che dolorose ferite sulle mani e lividi sulle spalle e sulle braccia, ottenuti gettandosi contro la porta o contro i muri della cella oscura.

Si abbandona contro il muro, stanca morta.

Ogni volta che usano la sua magia si indebolisce tantissimo. Non ha mai ripetuto così tante volte l’incantesimo, almeno crede, ed è davvero stancante e fuori natura.

Mentre si lascia scivolare a sedere, la sua schiena urta qualcosa di appuntito, che le strappa il vestito e le scortica la pelle.

Subito la ragazza si ritira con un piccolo gemito sorpreso e doloroso.

Poi si volta verso ciò che l’ha ferita.

Dal muro, composto da tanti piccoli e sottili pannelli di ferro nero, uno di loro si è leggermente staccato.

Con determinazione, la ragazza striscia fino a raggiungerlo nuovamente, poi controlla quanto è affilato passandoci un dito sopra, premendo forte.

L’attrito le provoca solo una piccola ferita sul polpastrello, ma lei nn si arrende.

Ha qualcosa, deve solo affilarlo un po’.

Passa la mano sui suoi capelli con delicatezza, ma ciò che è giusto è giusto.

Meglio sacrificare la sua chioma per Jack piuttosto che sentirlo soffrire un secondo di più.

Fa un respiro profondo, strappa un lembo del raffinatissimo abito che Anna le aveva dato ad Arendelle, rimpiangendo il palazzo e l’atmosfera che li si respiravano, e inizia a lucidare il pezzo di ferro.

 

Il piano è stato studiato nei minimi particolari, Hiccup non ha dormito per realizzarlo, ed è pronto dopo appena un giorno di lavoro.

-Hiccup, è pronto?- chiede Merida per l’ennesima volta.

-Devo ancora trovare un modo per assemblare il marchingegno che…- comincia Hiccup, ma Merida lo interrompe.

-Ci sta pensando Elsa, sta seguendo il tuo progetto alla lettera, dovrebbe aver quasi finito- lo rassicura. Non ha fatto molto per aiutare nella realizzazione del piano, ed è molto delusa da se stessa per ciò.

Ciò che ha detto Elsa non è del tutto vero. Pitch ha puntato anche lei, quando ha mandato il tipo strano a ucciderla, ma rispetto agli altri non è mai stata davvero pericolosa per lui. Non gli serve a niente, e il fatto che ha tentato di ucciderla utilizzando un solo uomo forse significa che lui la considera debole, inutile e quindi sacrificabile.

Forse Hiccup si sbaglia, forse la quarta arma non è lei, ma Elsa.

Dopotutto Elsa è molto più forte di lei. Ha il ghiaccio, è una regina, è più grande e molto più intelligente e responsabile.

si sente l’anello debole del gruppo, e il ruolo assegnato nella missione le sembra davvero una presa in giro.

-Speriamo non combini guai, quel progetto è importante, e se non funziona tutto il piano va a farsi friggere- Hiccup, al contrario, considera Merida molto meglio di Elsa, che ancora non riesce a perdonare per essersi fatta soggiogare dal potere di Pitch. 

Certo, sta provando a capirla, ma è difficile, sopratutto ora che tante emozioni diverse gli confondono la mente e il sonno gli chiude gli occhi.

-Ce la caveremo, troveremo un piano B al momento, e poi dobbiamo fidarci di noi stessi- prova ad incoraggiarlo Merida, anche se è la prima a non fidarsi di se.

-Io non so se mi fido di Elsa- ammette a bassa voce Hiccup.

-Insomma, lo so che vuole salvare la sorella, ma, non lo so. Deve fare la finta doppiogiochista e ho paura che lo diventi davvero. Chi di dice che non ci tradirà davvero?- confessa, facendosi sentire solo da Merida.

-Non ce lo dice nessuno. Dobbiamo solo provare a fidarci di lei- Merida alza le spalle, lei e la regina non sono mai state molto amiche, ma sa che il suo amore per la sorella è davvero forte. Farebbe qualunque cosa per lei, e in questo momento alleandosi con loro ha moltissime probabilità di salvarla, perciò è improbabile che lei li tradisca.

-Si, forse hai ragione, anche se…- Hiccup si interrompe bruscamente appena la regina fa la sua comparsa.

-Ho finito il tuo congegno, ma abbiamo bisogno di provarlo per vedere se funziona. I pezzi non sono stati troppo difficili da montare, ma non so quanto possa funzionare. Non sono mai stata un’esperta di meccanica, anche se ho letto alcuni libri. Come va con il progetto?- chiede, posando il congegno appena costruito sul tavolo accanto a Hiccup e sporgendosi per osservare i suoi appunti.

Inconsciamente, il ragazzo li ritrae leggermente, e il volto di Elsa si rabbuia.

-Ehm, il progetto è ok. La tua sarà la prima parte e quella fondamentale per l’inizio della missione. Ho programmato tutto anche in caso di scoperte o di problemi con la disposizione delle celle e il loro meccanismo di apertura.

Vediamo se il congegno funziona- porgendole il quaderno per mostrarle le battute da dire e la sua copertura per il doppiogioco e il piano suo e di Merida.

Poi prende il progetto e lo sperimenta su una porta di casa sua.

-Sai, credevo che voi vichinghi usaste metodi più, come dire, drastici per raggiungere i vostri scopi- commenta la regina, osservando il piano sviluppato nei minimi dettagli, con tanto di piano B e piano C.

Hiccup si irrigidisce

-Si, lo facevano, ma come vedi, non sempre funziona- risponde con voce ferma, tiene così forte il congegno in mano che alcuni pezzi si smontano.

-Scommetto che anche avvitare non è il tuo forte- commenta, prendendo i pezzi smontati e avviandosi senza

una parola verso l’officina.

Elsa, desolata, lo osserva uscire dalla stanza, senza sapere cosa dire.

-Vado a parlarci io- Merida sospira, e si avvia dietro all’amico.

-Mi dispiace tanto, non ci ho pensato- la interrompe Elsa, mordendosi un labbro.

-Non fa niente- 

-No, sul serio…- continua a scusarsi la regina.

-Lascia perdere, Elsa, davvero- e così dicendo Merida esce dalla stanza.

La regina legge le sue battute, poi le strappa dal quaderno, e le sistema in una tasca segreta dell’abito. Anna mette sempre tasche segrete nei suoi abiti, non le piace tenere le mani occupate, e ciò che le serve vuole metterlo dove non le crea impiccio.

Pensare a lei le da conforto, deve solo raggiungere Pitch e andrà tutto per il meglio.

Farebbe qualsiasi cosa per la sua Anna, qualsiasi cosa per salvare sua sorella, anche diventare cattiva se necessario.

 

I capelli di Rapunzel stanno venendo riaccesi. 

E’ la quarta volta che Jack soffre, e sarà l’ultima.

Il bordo del pannello è ormai abbastanza affilato.

Solo passarci superficialmente il dito le provoca una ferita molto distinta, e si sente pronta a fare il grande passo.

Prende i capelli poco sotto le spalle e, chiudendo gli occhi e voltando la testa per evitare ripensamenti, li fa passare sul bordo del pannello, tranciandoli di netto.

Subito si sente più leggera, i capelli diventano immediatamente scuri e si spengono di botto.

La ragazza si accascia a terra, posando la testa contro il muro, mentre le inizia a venire un forte dolore alla testa.

L’ultimo pensiero sensato che riesce a produrre è che senza questa maledizione tutti staranno molto, molto meglio. 

Poi precipita nel sonno.

 

Dopo una giornata di prove, ultimissime preparazioni e una notte di sonno per Hiccup, passata perlopiù a muoversi scompostamente nel letto tra incubi vari sulla sua città, sulla missione e su Sdentato, specialmente su Sdentato.

Quando si sono svegliati, con un portale sono andati direttamente nel mondo di Jack, per attuare il piano, e subito si accorgono che c’è qualcosa che non va davanti al castello i Pitch.

E’ molto più oscuro del solito, e si sente un’aura tesa come una corda di violino, e pesante, come se l’aria fosse solida.

-Elsa, tocca a te- sussurra Merida, dandole una pacca d’incitamento sulla spalla.

La regina si ritrae leggermente, non le piace essere toccata, poi prende un respiro profondo e, stringendo forte il bastone di Jack, esce dal nascondiglio dove i tre si sono appostati.

Appena mette un piede fuori dalla sicurezza, degli incubi si materializzano davanti a lei, pronti a farle del male.

Merida porta la mano all’arco, ma Hiccup la ferma.

-Attieniti al piano- le sussurra all’orecchio.

Elsa procede senza paura, e gli incubi non si avvicinano. Loro avvertono la paura e la attaccano, ma non possono farlo se uno non la sente.

Perciò le girano intorno circospetti, mentre lei avanza.

Arriva al portone del castello d’ombra e bussa con decisione.

Subito la porta si apre.

-Ade, lo sai che… Tu chi diavolo sei?- chiede una donna grassoccia, alata e bassa alla porta, sorpresa.

Elsa si affretta a parlare, perché sa che la sorpresa potrebbe lasciar posto presto a colpi di magia  tentativi di omicidio, che preferirebbe evitare.

-Sono qui per vedere Pitch!- esclama con convinzione.

Madrina si riprende in fretta, a solleva la bacchetta, guardandola divertita.

-Il tuo coraggio e la tua stupidità sono assurdi- sta per darle un colpo di bacchetta quando, pensando ad Anna e al suo desiderio di rivederla, Elsa solleva il bastone, e blocca la fata in un blocco di ghiaccio.

-Non ne sarei così sicura- le risponde, poi chiude la porta, e subito l’uomo nero le compare davanti.

-Elsa. cosa ci fai qui?- le chiede, arrabbiato e molto confuso.

-Non sei di certo l’unico a poter creare portali- gli risponde lei.

-Non è molto furba questa tua idea- con un gesto della mano tantissime figure poco raccomandabili la circondano, compresi alcuni incubi.

-Sono qui per proporti un accordo- lui la guarda scettico.

-Cosa avresti tu da offrirmi per il mio aiuto?- 

-Informazioni- risponde lei, convinta.

-E su cosa, esattamente?- lui continua a guardarla divertito e scettico, senza credere minimamente alla sua sceneggiata.

-Sul piano di conquista che stanno attuando Merida e Hiccup proprio fuori da qui- risponde lei, cacciando il foglio dalla tasca segreta.

L’uomo nero si fa leggermente interessato.

-Vogliono entrare per salvare i prigionieri, ma io non mi fido minimamente del loro piano. dovevo essere la doppiogiochista, ma lo sono contro di loro. So che se provano a salvarla ad Anna verrà fatto del male, perciò ti propongo un accordo. Assicura la salvezza di Anna ed io ti servirò fedelmente, e ti dirò ogni minimo particolare del loro piano di azione- mostra il foglio, ostentando sicurezza.

Lui alza la mano per prenderlo, ma lei o ritira.

-Siamo d’accordo?- chiede.

-No. Grazie dell’informazione, ma non mi interessano gli stupidi piani di due ragazzini in fasce che hanno chiesto aiuto a una vecchia strega. Portatela con gli altri prigionieri- ordina a Tai Lung, girandosi per tornare nella sua sala del consiglio.

-Ok, ed io non ti dirò niente del portale di luce!- esclama Elsa, certa di colpire nel segno.

Infatti Pitch si blocca di scatto, e si gira lentamente.

-Un portale di luce?- chiede, quasi tra se.

Elsa fissa i suoi occhi nei suoi, con sguardo glaciale, vendicativo e molto sicuro di se e del suo piano.

-Tai Lung, portala nel mio studio. Io vado un attimo a vedere le condizioni del prigioniero speciale- il leopardo prende la ragazza, che sorride trionfante e maligna, e senza protestare si fa portare via.

L’uomo nero congeda i suoi servitori, e si avvia verso la cella di Jack.

Dopo il taglio di capelli inaspettato della giovane Rapunzel, pagato molto caro, l’uomo non ha più mezzi per accelerare il processo di umanizzazione, ma deve solo avere pazienza. Secondo Madrina dovrebbe diventare umano molto presto, poche ore, ma Pitch è stanco di aspettare.

Si affaccia alla cella, dove il ragazzo, ormai con i capelli totalmente marroni e gli occhi ancora poco sfumati di azzurro, è raggomitolato, con gli abiti dati ad Arendelle strappati e la pelle bruciata quasi dappertutto.

Appena sente la sua presenza, Jack alza lo sguardo, e osserva Pitch con odio negli occhi, cercando di non mostrare paura, per non dargli troppe soddisfazioni.

-Non temere, piccolo Jack. Presto sarà tutto finito- lo minaccia l’uomo nero, Jack si limita a guardarlo fisso negli occhi, senza pronunciare parole e senza dare segno di voler abbassare gli occhi.

Alla fine è Pitch a cedere in quella muta guerra di sguardi.

Si gira.

-Ci vediamo tra qualche ora, Jack Frost- il saluto ha in se una velata minaccia. Inizia a camminare verso il suo studio, ma una voce rotta lo fa fermare.

-Tu perderai- si gira a guardare Jack.

-Perché mai dovrei perdere? Ho un potentissimo esercito di non morti, un piano da far invidia ai peggiori cattivi della storia, grande ambizione e gli unici che possono fermarmi sono in cella o stanno progettando un attacco che non funzionerà- gli fa notare, cercando di demolirgli le speranze.

-Senza contare che tu non hai neanche dei ricordi a cui aggrapparti- 

-Non puoi vincere. Sei un cattivo, e i cattivi non vincono mai. Puoi uccidermi, poi anche arrivare vicino alla vittoria, ma non potrai mai eliminare la speranza. Qualcuno prenderà il mio posto, e se lo eliminerai qualcuno prenderà il suo, e purtroppo più persone cercherai di sconfiggere e più la tua perdita sarà inevitabile. Non hai speranze di vincere. Non ne hai mai avute e mai ne avrai. I cattivi non vincono, e questa regola non la puoi cambiare- è così malconcio che le parole quasi non si capiscono, ma Pitch ascolta solo l’ultima parte, e risponde, in tono indecifrabile.

-In effetti, posso- prima di tornare sui suoi passi diretto al suo studio, dove Elsa lo aspetta.

Appena chiude la porta dietro di se, si siede osservando la regina.

-Allora, che notizie credi di avere che io potrei prevedere. Conosco le storie dei due ragazzi in questione, le loro tecniche e i loro punti deboli.-

-La loro tecnica è molto stupida. Hiccup ha ideato un piano che prevede che noi facciamo esattamente ciò che tu ti aspetteresti che noi facessimo, ma in realtà è il contrario.

Hiccup attaccherà sul lato ovest del castello, dove ci sono più guardie, mentre Merida attaccherà a Est, arrampicandosi sulle mura evitando di dare nell’occhio. Così, mentre le guardie sono concentrate su Hiccup, lei potrà liberare i prigionieri e scappare. Poi io dovrei distrarti, e dopo aver acquistato la tua fiducia dovrei liberare Hiccup, approfittando del fatto che tu andrai dietro ai prigionieri. Appena ho visto questo piano e ho letto le battute che avrei dovuto dire per convincerti che ero dalla tua parte ho pensato che avrebbe solo compromesso la salute di Anna, dato che tu non sei così stupido da credere in questo- mostra il foglietto delle battute a Pitch, che lo analizza, indeciso se fidarsi o meno.

-Non sembra affatto un piano degno del re dei draghi- commenta.

-E’ sotto shock probabilmente, visto ciò che è successo alla sua famiglia. Devo ammetterlo, un po’ mi dispiace per lui, ma se l’è cercata, andando contro di te. Ma io non sono così stupida. Tu sei molto più forte di loro, e per garantire una possibilità a mia sorella io mi alleerò con il più forte- gli porge la mano per sancire un accordo, ma Pitch è restio a porgergliela.

-Quando attaccheranno?- chiede.

-Appena io darò loro un segnale. Devono assicurarsi che tu sia distratto. Comunque consiglierei, per catturarli entrambi, di togliere l’innesco del portale di luce che ha Merida, e mandare più persone a catturare lei piuttosto che Hiccup. Lui non ha armi, ad eccezione di un inutile pezzo di ferro e del suo pedale per Sdentato, che magari potreste anche lasciargli, giusto per farlo deprimere ancora di più. Mentre Merida ha arco, frecce, una spada, e, appunto, l’innesco del portale- spiega il piano nei minimi particolari, sperando di convincerlo. Non vuole che Anna rischi qualcosa.

-Bene. cos’è l’innesco?- chiede poi.

-Prima devi ridarmi i miei poteri e giurarmi che non farai del male ad Anna- Elsa non vuole farsi fregare.

-Hai la mia parola che ti saranno dati i tuoi poteri e non farò del male ad Anna dopo aver accertato la veridicità delle tue parole- promette lui, in tono serio.

-L’innesco è un bracciale che ha Merida- 

 

Hiccup respira profondamente, tenendo stretta il medaglione di Merida sotto i vestiti, e sperando con tutto il cuore che non decidano di toglierglielo, e che il piano fili liscio.

Osserva la gamba di ferro e si assicura che il pedale si ancora agganciato alla cintura degli attrezzi, poi prende il pezzo di ferro saldamente, cercando di immedesimarsi nella parte di un vendicativo ragazzino che ha perso la famiglia e tenta un approccio disperato per vendicarsi della distruzione della propria città.

Non gli riesce molto difficile, spera solo di non morire nel tentativo, Pitch non dovrebbe farsi scrupoli nell’uccidere gli unici che possono fermarlo, no?

Spera vivamente che in questa remota probabilità il piano B funzioni, anche se ha molta pura che possa non accadere.

Cerca di calmarsi, respirando profondamente, non può permettersi di avere dei dubbi. Deve fare come Elsa, ed essere sicuro e convinto del suo piano.

Appena vede il segnale il suo cuore, contrariamente a tutto quello che ha pensato prima, inizia a battere all’impazzata, preso dal terrore, ma si dice mentalmente di piantarla.

Insomma, lui è riuscito ad addestrare un drago senza paura, ed ora un ometto nero del cavolo lo fa ritirare tra le sottane di sua mamma?

Eh, no! Non può essere così debole.

Esce dal nascondiglio, e fa più baccano possibile per attirare l’attenzione degli incubi, che si fiondano su di lui.

Hiccup li respinge con foga, colpendoli ripetutamente con la stanga di ferro.

Poi due oscure figure gli si parano davanti, e lui stringe la presa sull’asta di ferro.

-Io sono qui per…- inizia il discorso di attacco che si è preparato con tanto impegno, ma le due figure, una donna con la pelle verdina e due corni e un pavone con delle lame affilate in entrambe le ali, lo interrompono.

-Risparmiati la pagliacciata, il mio capo sa tutto- la donna schiocca le dita, e Hiccup viene disarmato del ferro.

Assume un’espressione incredula.

-Tutto cosa?- chiede.

-Tutta la vostra stupida pagliacciata- il ragazzo sgrana gli occhi.

-Elsa ha…- sussurra tra se, poi cerca di recuperare il bastone di ferro, ma lord Shen si mette tra lui e l’arma e lo cattura senza problemi. Sta per ucciderlo quando, prima che il ragazzo possa attuare il piano B, Malefica lo ferma.

-No, non farlo, ci serve vivo, ordini del “capo”- Hiccup cerca di trattenere un sospiro di sollievo.

Si dimena ferocemente, ma con un gesto della mano Malefica lo fa cadere addormentato.

-Non capisco perché Pitch abbia portato in vita dei combattenti quando con la magia si può fare ogni cosa- scuote la testa la megera, mentre si avvia all’interno del palazzo.

Merida, dal canto suo, non è stata presa da maghi o streghe, bensì da un supereroe molto basso, un leopardo con complessi di potenza e un unno ancora un po’ dolorante.

Combatte con ardore, chiedendosi se Elsa l’ha detto davvero a Pitch o se non l’ha fatto, perché non sono cattivi così difficili da sconfiggere, almeno a prima vista.

Usa la spada contro l’unno, furente, ricordandolo come il tipo strano che ha tentato di uccidere sua madre e lei.

Lo mette fuori gioco in poche mosse, e subito dopo si getta contro il leopardo, che sfodera i suoi artigli e la sua forza con delle potenti mosse di kung fu.

Merida prova a controbattere agli attacchi, ma è davvero molto forte.

Si sente come con l’orso Mord’u, ma non ha il tempo di sentirsi impotente e spaventata, anche se forse dovrebbe arrendersi, secondo il piano.

Però non vuole farlo, vuole dimostrare di essere abbastanza forte, di essere un pericolo per Pitch, e nonostante il piano preveda la loro cattura, non ha intenzione di rendergliela facile.

Infervorata da questi pensieri, riesce ad evitare una serie di accurate tecniche, e contrattacca con accurate mosse di spada che riescono a ferirlo. quando finalmente si sente in vantaggio, una forza la blocca.

-Buddy! Potevo farcela da solo contro questa mocciosetta- si lamente Tai Lung.

-Si, credici pure- lo prende in giro Sindrome, che ha bloccato Merida con la sua famosa energia allo stato fondamentale.

-Su, portiamola dentro- lo incita seccato Tai Lung, lasciando Shan Yu a terra senza curarsi di portarlo dentro.

Dopotutto lui ha attaccato la Cina nel proprio film, e da bravo patriota qual è Tai Lung lo detesta. L’unico che può permettersi di distruggere i villaggi della Cina è lui… e un po’ Lord Shen.

Tenendosi la ferita la portano dentro.

-Ci avete messo tanto- commenta beffeggiante Malefica.

-Non tutto hanno a disposizione la magia. E poi la vostra preda era più facile- tenta id giustificarsi Tai Lung.

-Più facile un vichingo adestratore di draghi di una principessina capricciosa?- chiede Malefica con malizia.

-Parla quella che si è fatta battere da un principe con l’unico talento di fare lo stalker a ragazze nei boschi e cantare con loro- la prende in giro il leopardo.

-E tu ti sei fatto battere da un panda ciccione- prima che possa nascere un duello, Pitch li interrompe.

-A quanto vedo il conflitto Disney-Dreamworks continua a perseverare- commenta cattivo.

Alla vista dell’uomo nero, Merida assume l’espressione più arrabbiata del suo vasto repertorio, e quasi riesce a uscire dall’energia di Sindrome.

-Liberala- ordina l’uomo nero al supereroe.

Con un po’ di indecisione lui esegue l’ordine, e Merida cade in piedi, per poi caricare direttamente l’arco e scoccare una freccia contro Pitch, che la schiva senza nessuna difficoltà.

-Non sono una principessina capricciosa!- esclama rivolta verso Malefica, offesa nell’orgoglio, poi sembra ricordarsi di qualcosa.

-Come hai fatto a sapere il nostro piano!?- chiede a Pitch, furente, mentre Tai Lung la blocca da dietro e le prende l’arco e le frecce.

-A quanto pare la vostra alleata vi ha traditi- da come lo dice Pitch non sembra convinto, ed Elsa compare accanto a lui, un po’ preoccupata che il suo, diciamo, triplo gioco non vada bene.

E’ il momento di qualcosa di drastico.

-TU! Brutta traditrice, figlia di un ghiacciolo sciolto!!! Meriteresti di morire bruciata in un falò estivo!!!- si libera dalla stretta di Tai Lung con uno strattone e si getta contro la regina, che ha assunto un’espressione terrorizzata del genere “Ma era tutto nel piano, non lo ricordi?” e che la colpisce in una reazione istintiva con il bastone di Jack, con un getto di ghiaccio che lei riesce a schivare per un pelo gettandosi di lato.

Il primo istinto che viene alla regina è andare a controllare le sue condizioni e morire dentro per aver rischiato di colpirla, ma le sue doti di celare, domare e non mostrare escono a galla, e puntandole nuovamente il bastone al petto, le sussurra maleficamente.

-Non permetterò che i vostri insulsi piani mettano a rischio l’incolumità di mia sorella- 

Merida resta immobile, impietrita e ammirata dalla sua abilità nel recitare.

-Prendetele il bracciale e portatela in cella con quell’Haddock. Elsa, voglio scambiare due parole con te, ti va?- una piccola idea gli frulla in testa.

Tai Lung prende con forza il bracciale dal polso di Merida, che oppone una resistenza troppo controllata.

all’uomo nero inizia a venire qualche piccolo dubbio.

Poi Sindrome blocca nuovamente Merida, che passando accanto ad Elsa riesce ad opporsi abbastanza per urlarle un ultimo e incisivo 

-Io mi fidavo di te!- prima di venire gettata a sua volta nella cella accanto a quella di Hiccup, che ancora sta ronfando beatamente.

“Speriamo che il resto del piano funzioni” pensa sconsolata. Da questo momento in poi sta tutto nelle mani di Hiccup, che lei sente ronfare nella stanza accanto.

Scuote la testa

“Siamo finiti” si siede con le ginocchia al petto e aspetta.

 

-Elsa, ho deciso di accettarti nel nostro team di cattivi- le da la notizia Pitch, la ragazza si sente davvero molto sollevata, ma assume un’espressione compiaciuta.

-Non te ne pentirai, Pitch-

-Lo spero, ma chiariamo un paio di cosette- la ammonisce.

-Uno: devi darmi del lei. Io sono il capo di tutti, tutti mi devono qualcosa e devi portarmi rispetto. 

Due: devi superare una semplice prova, poi potrai essere dentro, ed io non farò del male ad Anna e ti restituirò i tuoi poteri. Capito?- le chiede, Elsa sorride, cercando di apparire sicura.

-Certo, lord Pitch. Che genere di prova?- chiede, non può essere infattibile, e poi è ottima per prendere tempo.

-Semplice. Devi uccidere Merida- risponde Pitch con nonchalance.

Elsa impallidisce leggermente.

-Perché? Se posso chiedere- cerca di assumere un tono indifferente, ma non sa se ci è riuscita bene.

-L’ho sempre considerata una debole. La più debole dei quattro, e non mi serve a niente. Mi sarà molto più utile da morta che da viva. Così come tu mi sei molto più utile da serva fedele che da doppiogiochista- Elsa capisce che deve aver intuito il loro piano, e sorride come se le idee fondate del “grande capo” siano stupidi parti di una mente paranoica.

-Non mi sarà di alcun problema uccidere Merida, dimmi solo quando e sarà fatto- la risposta e il tono sicuro di Elsa lasciano Pitch abbastanza di stucco.

Forse ha torto su Elsa. Spera per lei che sia così.

-Subito, immediatamente. Tai Lung- il leopardo entra tutto impettito nella stanza.

-Prendimi Merida- lui, che l’ha appena portata in cella, si lamenta.

-Sono un guerriero, non un postino- Pitch lo guarda storto, e lui, sbuffando, la va a prendere di nuovo.

-Mi chiedo cosa tu abbia fatto loro per essere trattato con tanto rispetto- commenta con finta ammirazione Elsa.

-Se stai tentando di farmi cambiare idea con l’adulazione, non funziona, cara mia. E poi devi darmi del lei- Elsa lo guarda divertita.

-Sa, signore, sta iniziando a sembrare davvero troppo paranoico, io ho semplicemente fatto una domanda- 

-Li ho riportati in vita- risponde semplicemente lui, per poi avviarsi verso l’uscita dello studio, per poi dirigersi nell’atrio, dove avverrà l’esecuzione.

Ad Elsa si illuminano gli occhi.

-Può riportare in vita la gente?- chiede, ammirata davvero stavolta.

-Se vogliamo essere esatti, io posso riportare in vita la gente. sono il signore die morti dell’animazione- Ade compare poco distante, facendo sobbalzare la bionda.

-E si assicurerà che Merida sia morta davvero quando la colpirai al cuore con l’ultima carica rimasta nel bastone di Jack- Pitch indica il bastone tra le mani della regina.

-Al cuore?- chiede lei.

-Si, è il modo più incisivo- ed esce finalmente dalla stanza.

-Deve essere molto desideroso di averti dentro. Solitamente non accetta persone non morte, tranne me. Non vuole rischiare di essere tradito da loro- le confessa Ade.

-Sarà anche un tipo molto imponente e minaccioso, ma dentro di se odia i rifiuti e i tradimenti. Pensa che è stato sconfitto dai suoi stessi incubi- Elsa prova un piccolo moto di compassione per lui. Poi ripensa a Olaf, Kristoff e alla città distrutta di Hiccup, e si sente schifata da se stessa per quel moto di compassione. Una persona così orribile non la merita minimamente.

Elsa esce a sua volta, e va dietro a Pitch, seguita da Ade.

-Probabilmente Pitch crede che tu mantenga il tuo tratto da cattiva che hanno messo nel tuo personaggio prima di farlo diventare buono- continua Ade.

-Scusa, signore dei morti, potresti non parlare, devo prepararmi per un omicidio, non è che sia proprio un giochetto da ragazzi- lo interrompe Elsa infastidita, non vuole essere cattiva, è solo un trucco, e vorrebbe gridarglielo in faccia.

La pressione è tanta, e cammina lentamente per prendere un po’ di tempo e lasciare che Hiccup faccia il suo lavoro.

Appena arriva nell’atrio vede Merida dimenarsi con tutte le sue forze, mettere al tappeto Tai Lung con una testata e cercare in tutti i modi di sottrarsi alle spade e alle tecniche più raffinate di Lord Shen.

Quando vede Sindrome puntarla da dietro con la sua energia per poco non si tradisce urlandole un “attenta”.

Si ferma appena in tempo, e guarda Merida con sguardo duro, puntandole il bastone contro.

-Fermati, ragazzina. Non rendere le cosa più complicate- le dice con voce ferma e bassa.

-Mord’u! Elsa, non farai sul serio?!- Merida con questo commento si è praticamente tradita, ma Elsa fa finta di considerarla stupida.

Alza gli occhi al cielo.

-Per Anna farei qualsiasi cosa. Ormai devi aver capito che non sono dalla vostra parte. Scelgo il carro del vincitore- cerca di prendere tempo con un mezzo monologo inutile.

Merida sta per ribattere tradendosi completamente quando capisce il suo giochetto, e allunga il brodo con lei.

-Ma perché? Perché allearsi con un uomo che ha fatto così tanto cose cattive. Che ha portato così tanto orrore nella tua corte- 

-La vera domanda è: Perché allearmi con la vera causa dell’orrore nella mia corte? Se non fosse stato per voi Pitch non si sarebbe mai messo contro di me. Io non facevo parte dei suoi piani-

Il discorso continuerebbe ancora per un po’, ma Sindrome, approfittando della distrazione della principessa, ne approfitta per catturarla in uno dei suoi getti di elettricità.

-Forza, Elsa, fallo- la incoraggia Pitch.

Lei cerca di concentrarsi con il bastone, e cerca di metterci più tempo possibile. Ma perché Hiccup non si sbriga?

-Se non lo fai entro dieci secondi, ti ucciderò seduta stante, e dopo aver ottenuto quello che voglio da lei, ucciderò anche Anna- la minaccia Pitch.

La paura è molto utile per i suoi poteri, e sente che il bastone sta per sprigionare la sua magia. Prova a contenerla.

-Dieci- inizia il conto alla rovescia Pitch.

“Dov’è Hiccup?” Elsa punta il bastone, contenendo con tutte le sue forze il getto mortale, puntato proprio sul cuore dell’alleata.

-Nove- continua Pitch.

“Dov’è Sdentato?” la ragazza inizia ad essere davvero spaventata.

-Otto- 

“Dov’è Hiccup” pensa Merida, terrorizzata dal bastone che inizia ad illuminarsi di azzurro, incontrollato.

-Sette- 

“Celare”

-Sei-

“Domare”

-Cinque-

“Non mostrare”

-Quattro-

“…” il controllo sta venendo meno.

-Tre-

“Elsa!” Merida, sotto raggio, cerca di pronunciare quel nome solo con la forza dello sguardo, per supplicare la regina.

-Due- Pitch sembra molto seccato. Perché Elsa non colpisce?

-Uno- l’ultimo numero quasi lo urla.

“Mi dispiace” pensa Elsa.

-Zero- e il colpo parte, dritto verso il cuore di Merida.

 

Hiccup si sveglia dentro una cella, e subito si alza in piedi sperando di non aver perso troppo tempo.

Controlla la gamba di ferro, sperando con tutto il cuore che il piano A sia ancora possibile.

Per fortuna il suo congegno è ancora li, nascosto tra gli ingranaggi.

-Uff, meno male- sussurra tra se e se.

Si avvia con sicurezza verso la porta, tenendo il congegno dietro la schiena, per cercare di evitare di attirare l’attenzione.

Dieci secondi prima che apra la porta, un grosso leopardo delle nevi fa la sua comparsa, e Hiccup per poco non si becca un infarto per la paura.

Si avvia verso di lui, o almeno così crede il ragazzo, ma in realtà si sta dirigendo verso la cella accanto alla sua.

Tira un sospiro di sollievo, poi si rende conto che in quella cella c’è Merida.

-Brutto avanzo di uno sterco di orso ammuffito, lasciami andare!- esclama la ragazza.

“Si, è proprio Merida, senza ombra di dubbio” è abbastanza buio lì, ma non può essere altrimenti.

-Non agitarti, o dovrò ucciderti io- a sentire quelle parole, Merida si agita ancora di più, poi riesce a liberarsi abbastanza per andare davanti alla cella di Hiccup, e sibilargli.

-Fa presto- poi il leopardo la riprende, e la trascina a forza verso le scale.

Hiccup prende il suo congegno, che si tratta nientepopodimeno che di un raffinatissimo congegno multiuso, con tantissime funzioni.

Può aprire porte, è un cacciavite, un piccolo martello e si può trasformare anche in un coltellino.

Tutto infilato con grande cura nella sua gamba.

Armeggia con la serratura della porta della cella, e riesce ad aprirla in poco meno di un minuto.

Poi si aggira furtivamente per i sotterranei, dopo aver risposto accuratamente il congegno nella gamba.

-Sdentato. Rapunzel. Jack. Anna- chiama a bassa voce girando tra tutte le celle.

Deve fare in fretta, ma non può permettersi di dimenticare qualcuno.

A poche celle di distanza dalla sua, sbirciando dentro trova una ragazza mora con i capelli corti poco sotto le spalle, sdraiata in un angolo, svenuta o addormentata e con numerosi lividi, specialmente alle mani e alla schiena.

-Rapunzel?- chiede, incredulo.

“Che diavolo le hanno fatto?!”

 La furia omicida che l’ha assalito alla distruzione della sua città lo riassale, ma lui la seppellisce in profondità.

Prende il congegno e apre la porta velocemente.

-Rapunzel?- la scuote leggermente.

-Mmmm- la ragazza si sveglia, ha gli occhi rossi, e l’espressione afflitta.

-Hiccup?- chiede, incredula.

-Andrà tutto bene. Sarai al sicuro. Abbiamo un piano e usciremo da qui molto presto- la rassicura, carezzandole dolcemente il capo.

Gli occhi della ragazza si riempiono di lacrime, poi getta le braccia al collo di Hiccup e singhiozza.

-Mi dispiace, è tutta colpa mia. Tutta colpa mia- lo stringe forte.

-Non preoccuparti, è passato. Ma tutto andrà meglio adesso. dobbiamo solo sbrigarci- si alza e la fa poggiare a lui per fare altrettanto.

Lei si alza con difficoltà, continuando a piangere.

-L’ho uccisa, l’ho uccisa, ed è colpa mia se lui sta morendo- continua a singhiozzare.

Hiccup vorrebbe approfondire l’argomento, ma non ha abbastanza tempo.

-Ce lo spieghi dopo, ok? Io ora vado a liberare gli altri. tu aspetta qui, e avvertimi se vedi arrivare qualcuno, d’accordo?- si fa promettere, lei annuisce, cercando di asciugarsi gli occhi.

-Bene- 

Nella cella seguente trova Anna, imbronciata e molto provata, ma meglio di Rapunzel.

-Hiccup!- esclama, accennando a un sorriso appena lo vede.

Ha delle manette alle mani e ai piedi, e Hiccup mette il suo congegno in modalità cacciavite e inizia a liberarla il più velocemente possibile.

-Ti stavo aspettando da una vita. Sapevo che prima o poi sareste venuti, l’ho capito quando avevano preso Jack. Sai, la profezia non si poteva avverare se eravate solo tre, e quindi sapevo che sareste venuti a prendere lui e Rapunzel.

Temevo che arrivaste troppo tardi, ma per fortuna avete fatto in tempo. Quattro ore e Jack sarebbe stato assassinabile, e non sarebbe più tornato in vita- parla velocemente, probabilmente per recuperare il tempo in cui non ha potuto parlare con nessuno, fatta eccezione per Giovanna II, il dipinto fatto con la pappa d’avena di Madrina che adorna la sua cella.

-Ok, Anna. Senti, non abbiamo molto tempo, va con Rapunzel, avvertimi se c’è qualcuno che arriva, e aspettami mentre cerco Sdentato- 

Controlla un altro paio di celle, non ha molto tempo.

In una c’è Jack, in un’altra vede Astrid, ed profondamente tentato di liberarla immediatamente, ma Sdentato ha una priorità maggiore.

-Sdentato- lo cerca, e finalmente riesce a trovarlo nell’ultima cella.

Il suo volto si illumina.

Il suo drago, il suo amatissimo drago.

Usa il congegno con così tanta foga che ci mette pochi secondi ad aprire la porta.

Poi si precipita ad abbracciarlo con foga, e il drago ricambia, facendogli una doccia di saliva.

Il drago come lo era Anna, e lui si arma per liberarlo, e per cambiargli il pedale.

-Beh, si vola. Andiamo a salvare Merida, recuperare Elsa e tutti gli altri prigionieri- esce dalla stanza, e si avvia verso Anna e Rapunzel.

-Io devo andare a salvare Merida, voi liberate tutti i prigionieri, poi tu, Rapunzel, prendi questo medaglione, concentrati su Berk, e porta tutti in salvo nella foresta. Poi torna qui. Ricorda, il film delle Cinque leggende, castello di Pitch Dreamworks- le mette il medaglione al collo, e la guarda negli occhi per assicurarsi che si ricordi tutto.

-D’accordo. Puoi contare su di me- lo rassicura Rapunzel con la voce spezzata.

Hiccup monta su Sdentato, che vedendolo così lo ha perdonato all’istante per il suo comportamento scostante, si precipita su per le scale.

-Cinque- sente un conto alla rovescia venire dall’atrio, deve sbrigarsi.

-Quattro- 

-Sdentato, veloce- il drago gli lancia un’occhiataccia, non è semplice volare all’interno.

-Tre- la voce si fa più chiara.

-Due- dietro quella porta, pochi metri.

-Uno- l’ultimo numero è urlato, è proprio dietro la porta.

-Zero- 

Con un ruggito Sdentato spalanca la porta, e con un colpo al plasma fa sciogliere il getto di ghiaccio prima che raggiunga il cuore di Merida.

-Il tuo tempismo è qualcosa di impossibile!- urla Merida. 

La sorpresa del drago gli ha fatto mollare l’energia.

-Scusa, ci ho messo un po’ a trovarlo. Anna è salva- dice poi ad Elsa, che sorride sollevata.

-Come… come… all’attacco!- dopo un attimo di sbigottimento, Pitch, più furioso che mai, incita i suoi guerrieri a combattere, e loro eseguono, gettandosi addosso ai trio, anzi, ai quattro (no al razzismo animale) che subito si mettono in posizione per contrattaccare.

Per prima cosa Elsa, sorprendendo tutti, se stessa inclusa, crea un muro di ghiaccio tra loro e i nemici, par guadagnare un po’ di tempo.

Poi Hiccup si prepara con Sdentato a fare fuoco, e Merida punta Lord Shen per fregargli un’arma, pensando già al piano di azione da seguire.

I nemici iniziano a distruggere il ghiaccio.

-Bene. Uno, due, tre… via!-

Malefica si trasforma in un drago, e si mette a combattere contro Hiccup, mentre Tai Lung e Lord Shen si abbattono su Merida, ed Elsa usa il suo potere per mandare in corto circuito i guanti di Sindrome e per spegnere i capelli di Ade, che, offeso, si ritira dalla battaglia.

Shan Yu entra in quel momento, e, dato che non si è ancora ripreso dagli eventi di prima, torna sui suoi passi.

Madrina si getta contro Elsa e iniziano un duello di magia all’ultimo raggio.

Pitch osserva Elsa furibondo.

Sentiva che c’era qualcosa di marcio in quello che diceva, ma voleva credere che avesse dell’oscurità, voleva credere che un non morto potesse essere suo alleato, che quella non morta lo potesse essere.

Odia quando qualcuno non vuole essere dalla sua parte, quando qualcuno non accetta di essere come lui. Non è colpa sua se tutti lo considerano cattivo. E’ colpa del suo autore, e dell’uomo nella luna. Perché creare un cattivo nel suo mondo di guardiani perfetti. Odia il suo disegno, odia essere sempre rifiutato, non essere visto. Essere visto solo come qualcuno di cui aver paura.

Hiccup riesce a sconfiggere Malefica, che cade in forma umana a terra, svenuta.

Merida ha messo fuori gioco entrambi gli esperti di Kung Fu, e ora sta dando man forte ad Elsa.

Quando anche Madrina cade svenuta a terra, e i ragazzi stanno per uscire dal castello il più in fretta possibile, c’è solo una cosa che Pitch vuole fare.

Prende la mira con una delle sue frecce fatte di sabbia oscura verso Elsa.

Merida avverte il pericolo, ma è troppo tardi, e non è abbastanza vicina all’amica.

-ELSA!- urla, e la freccia trapassa la ragazza da dietro, lasciandola con un’espressione stupita in volto.

Crolla a terra, e Merida la prende al volo.

Hiccup prova a gettarsi contro Pitch, ma lui scompare in un vortice oscuro.

-Elsa? Non preoccuparti, andrà tutto bene- prova a rassicurarla Merida.

-Mi dispiace se ti ho quasi uccisa- dice Elsa, mentre le forza la stanno abbandonando.

-Non fa niente, avevi tutte le tue buoni ragioni. Fatti forza, i nostri amici stanno per arrivare, troveremo un modo per curarti- Merida inizia a piangere, ne hanno passate di cotte e di crude, ma Elsa è diventata un’amica, ormai.

-Prendetevi cura di Anna, per favore, e ditele che mi dispiace- con una lacrima ghiacciata, Elsa chiude gli occhi, proprio nel momento in cui i nemici iniziano a riprendersi.

-Merida, dobbiamo andare- prova a smuoverla Hiccup.

-Ma… cosa diremo ad Anna, non possiamo lasciarla qui- Merida non sa che fare, il volto pallido della regina è ancora più pallido, dopo tutto quello che lei ha fatto per salvare tutti loro, Merida non è riuscita nemmeno a salvarla, nemmeno a deviare il colpo.

-Sdentato, ce la fai a portare tutti e tre?- chiede al drago, che però scuote la testa, abbattuto. I giorni in cella l’hanno provato.

-Non serve, porterà solo lei- si avvicina a Sindrome, gli tira una botta in testa per farlo svenire di nuovo e gli ruba le scarpe volanti.

-Porterai solo Elsa e Hiccup- si infila le scarpe, e i due ragazzi escono dal castello, dove Rapunzel li aspetta, nascosta un po’ nell’ombra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

All’inizio non sapevo bene come farlo, ma poi l’ho scritto di getto. Spero davvero che il capitolo vi piaccia, ci ho lavorato molto.

E’ abbastanza lungo, ci ho lavorato tutto il pomeriggio (mentre gli altri uscivano, vedevano la tv o leggevano io stavo scrivendo) perciò mi farebbe piacere ricevere una vostra recensione, giusto per sapere se avete domande, considerazioni da fare o altro. Questa storia, come sapete, è molto in dubbio, ma dovrei continuarla, non preoccupatevi.

I cattivi non sono solo questi, ce ne sono altri che non erano presenti al combattimento, ma si vedranno in seguito.

Comunque tranquilli, non ho dimenticato Jack. Nel prossimo capitolo sarà molto più presente, e seccante, vi avverto.

Spero davvero che il piano di Hiccup sia piaciuto e mi auguro di avervi tenuto in suspense :p

Ma a parte gli scherzi, grazie infinite a tutti quelli che mi seguono, che recensiscono o anche solo leggono questa storia. Siamo arrivati al ventesimo capitolo, e non so come avrei fatto senza il vostro sostegno.

Non dovrebbero mancare molti capitoli alla fine, ma forse ho nella mia testuccia bacata una piccola idea per un seguito, che vedrò in seguito(?) 

Tra un po’ si inizia a fare sul serio.

Alla prossima, e grazie davvero infinitamente per il vostro sostegno, non smetterò di ripetermi <3

 

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Capitolo 21
*** Spiegazioni e lampi di consapevolezze ***


Spiegazioni e lampi di consapevolezze

 

Tornare al villaggio ora che c’è un po’ di gente è davvero molto strano, e Hiccup non può fare a meno di sentirsi sollevato che almeno qualcuno si sia salvato, e molto molto in colpa per non essere riuscito a portare Elsa viva dalla sorella che ora è convinto la stia aspettando trepidante.

Quando escono fuori dal portale, però, Anna è già in lacrime, come se fosse già a conoscenza della dipartita dell’amata sorella.

Appena li vede si alza in piedi, e si precipita immediatamente verso Hiccup, per poi abbracciare di scatto la sorella che il drago ha trasportato per tutto quel tempo.

Non dice niente, e Hiccup, che si era preparato un discorso per spiegare l’accaduto, non riesce a parlare.

Ha visto la sua intera città distrutta, suo padre morto, il suo migliore amico rapito e rinchiuso in cella, eppure il dolore di Anna sempre anche peggiore di quello che ha provato lui.

Forse perché lo sta affrontando in un modo completamente diverso da lui.

Tutto intorno a loro è silenzio, rotto solo da Astrid, che accortasi dell’arrivo di Hiccup, si precipita dal ragazzo con grande furia.

Lui se ne accorge solo quando lei gli tira un pugno sulla spalla.

Lui si riscuote e guarda Astrid confuso.

-DOVE DIAVOLO SEI STATO?!- gli chiede furente, lui la guarda storto.

-Astrid…- l’ammonisce sottovoce, dopotutto una persona lì ha appena perso la sorella.

-ZITTO! SEI SCOMPARSO PER DUE MESI, E QUEI MOSTRI SONO VENUTI E HANNO DISTRUTTO TUTTO! TI CREDEVAMO MORTO, NON SAI CHE COS ABBIAMO PASSATO!!! E CHI SONO QUESTI ESTRANEI?- urla con tutto il fiato che ha in corpo, facendo girare tutti i presenti dalla sua parte.

Merida, inutile dirlo, la prende immediatamente in antipatia, e vorrebbe sinceramente dirgliene quattro al doppio del volume che ha usato lei con Hiccup, ma per rispetto si limita a fissarla offesa.

-Astrid!- l’ammonisce nuovamente Hiccup, con più fermezza, facendo un cenno con il capo verso Anna.

Astrid però non le lancia nemmeno un’occhiata, esigendo spiegazioni immediate.

-Hiccup, sto aspettando risposte!- Astrid lo prende e lo posiziona davanti a se, fissandolo dritto negli occhi.

Lui, però, si scansa, e senza degnarla di una parola, si rivolge a Rapunzel.

-Grazie di essere venuta a riprenderci, puoi ridare il medaglione a Merida e andare a riposarti se ne hai bisogno, quando Anna si sarà calmata faremo un punto della situazione- le dice in tono rassicurante, lei annuisce e porgendo il portale di luce alla rossa, si avvia verso la casa di Hiccup, che essendo l’unica rimasta in piedi, è stata attrezzata come rifugio sicuro per i sopravvissuti.

Astrid guarda incredula il suo ragazzo, due mesi che non lo vede e l’ha ignorata bellamente?

-Merida, per quanto riguarda te, credi di poter controllare che non arrivi nessuno, perché vorrei valutare le condizioni di…- inizia a supplicarla. Lei, riallacciandosi il medaglione al collo, annuisce subito, e riattiva gli stivali per avere una vista dei dintorni.

Poi, dopo aver tirato un respiro profondo, Hiccup si avvicina ad Anna, passando accanto ad Astrid, che finalmente si accorge della ragazza in lacrime, ma non da cenno di sentirsi in colpa per il suo scatto, è troppo orgogliosa.

-Hey, Anna…- comincia il ragazzo, mettendola una mano sulla spalla.

La ragazza si volta verso di lui, sempre tenendo stretta la sorella.

-Hai tutto il tempo di cui hai bisogno per riprenderti, se hai bisogno di qualsiasi cosa chiedi, e sappi che qui siamo tutti con te. Appena ti sei ripresa vieni da me, abbiamo tanto di cui parlare- le ragazza annuisce, poi si fa forza e risponde.

-Grazie Hiccup, a me bastano dieci minuti- 

Il ragazzo resta di stucco.

-Hey, non abbiamo fretta, puoi prenderti più tempo se…- comincia, ma lei scuote la testa.

-Non abbiamo abbastanza tempo… e ho tanto, tanto da dirvi- ribatte, e cerca di alzarsi, senza successo.

-Hey, sei molto provata, facciamo tra un’ora, ok?- Hiccup la tiene a terra, e lei, tentando di asciugarsi le lacrime, fa per ribattere.

-Hic…-

-Un’ora, non ti do di meno. Devi riprenderti- glielo impone, e lei cede. In effetti non ce la fa a reggere.

Si prende il volto tra le mani e annuisce.

-Bene- e finalmente si rivolge ad Astrid, che crede che ci siano delle risposte, ma si deve accontentare di un brusco.

-Riunione tra un’ora, puoi avvertire tutti?- le chiede.

-Certo, ma…- prova a ribattere, ma lui la interrompe.

-Bene, io vado a vedere le condizioni di Jack, Sdentato, vieni con me?- chiede al drago, che annuisce e affianca il padrone.

Poco dopo essere scomparso dalla visuale, seguito da Astrid che borbotta epiteti irripetibili rivolta a Odino, Thor e compagnia bella, Anna sobbalza.

-Oh, no!- illuminata dal lampo di un’improvvisa consapevolezza, stringe più a se la sorella, come se temesse che le venisse portata via da un momento all’altro.

-No no no no, ti prego, non farlo, Pitch!- sussurra a se stessa.

 

Pitch, tramite un portale di oscurità, è appena arrivato nel mondo reale, e si guarda intorno, senza sapere bene dove cercare le informazioni necessarie per attuare il suo nuovo piano malvagio.

-Sinceramente non capisco perché tu voglia perdere tempo con questo- commenta Ade, che è venuto con lui, divertito dal suo piano e curioso di cosa ne possa venir fuori.

-Ade, se sei venuto fin qui per criticare, te ne torni nel film!- lo minaccia Pitch.

-Non sono come uno dei tipi che hai riportato in vita, ti devo ricordare che se io non resto dalla tua parte sei finito?- Pitch sbuffa, Ade è suo socio, più che suo tirapiedi, e non puoi dargli ordini come farebbe con gli altri. Però sa di potersi fidare di lui nel suo piano, non capisce appieno il perché, ma Ade è completamente dalla sua parte, pur non volendo prendere il potere del mondo.

Il suo film risale al 1997, e dopo aver perso e aver notato di non riuscire a prendere il potere in nessun modo, ha capito di essere controllato come un burattino, e si è arreso alla cosa.

Ha capito, dopo una chiacchierata con il fratello Zeus, di essere in un film, e di avere il destino di vivere la vita eterna da eterno perdente.

E, nonostante tutti gli scatti di ira ai danni di Pena e Panico, e centinaia di tentativi di cambiare il fato, dopo diciassette anni si è arreso all’evidenza, e ha iniziato a farsene una ragione.

Insomma, ci ha provato durante il suo film, ci ha provato dopo il suo film, ora basta, meglio vivere la vita eterna rilassandosi nel suo posto tetro, buio e pieno di gente morta, ha pensato.

Poi è arrivato Pitch, con un piano ingegnoso e obiettivi ambiziosi, e nonostante lo scetticismo, Ade ha deciso di aiutarlo, perché ammira molto il suo obiettivo.

anche lui vorrebbe cambiare le carte in tavola, anche se la conquista del mondo ha perso il suo fascino dopo tutti gli anni in cui non è riuscito a compierla. Non avendola a portata di mano si è convinto che non è una roba per lui, ma chissà, magari Pitch riuscirà a farcela.

Per questo lo aiuta, anche se teme non riuscirà a raggiungere i suoi scopi.

I cattivi perdono, è sempre così e sempre sarà così, a meno che l’autore non sia davvero sadico da morire.

-Allora, Pitch, vuoi mettere a repentaglio il tuo super piano per un’alleata?- chiede Ade all’uomo nero, che sta cercando un modo per trovare le informazioni che gli servono.

Per mimetizzarsi con gli esseri umani Ade si è messo un cappello rubato in un negozio per bambini, e dei vestiti oltremodo buffi.

Pitch è rimasto praticamente identico, ma al posto della tunica nera indossa giacca e cravatta neri.

I passanti lanciano occhiate oblique al duo, passando oltre con grande velocità, come se temessero per la loro incolumità.

-Guarda, non ci conoscono e ci evitano ugualmente, alla faccia dei pregiudizi!- commenta rilassato Ade osservandoli, Pitch continua a guardarsi intorno, poi, a corto di idee, decide di rischiare, e ferma due ragazze che stanno facendo un giro di shopping.

-Ecco qua, ora verremo arrestati per molestie- sussurra tra se Ade, mentre Pitch pone la sua richiesta.

-Ditemi, giovani, dove posso trovare informazioni sul film Frozen, specialmente immagini sulla regina Elsa?- ordina elle ragazze, che lo guardano spaventate.

Una di loro mette una mano in tasca, per avere il cellulare alla sua portata.

-Frozen? Ma che ne posso sapere io, è un cartone per bambini, vedi su internet- risponde una, guardandolo come se fosse pazzo.

-Internet?- chiedono i due oscuri confusi.

-C’è un internet café dietro l’angolo- risponde l’altra, indicando un punto all’orizzonte.

-Bene- e l’uomo nero si avvia senza neanche ringraziare in quella direzione.

-Grazie infinite, ragazze, godetevi gli ultimi giorni di felicità prima della fine del mondo- fa per andarsene anche Ade, quando la prima delle due, quella più antipatica, ribatte.

-Come, prego?- chiede, guardandolo storto.

-Melissa!- la riprende l’amica, preoccupata, Ade si gira, mentre Pitch è già fuori portata d’orecchio.

-Perché, Elsa uscirà dal film e conquisterà il mondo con i suoi poteri di ghiaccio?- chiede sarcastica Melissa, ignorando l’amica, che inizia a trascinarla via, spaventata dal quel tipo vestito in maniera buffa.

-Potrebbe essere una possibilità, ma Pitch conta più su invadere il mondo con incubi. si sa, le vecchie abitudini sono dure a morire- alza le spalle Ade, e prima che Melissa possa ribattere, si alza il cappello e fa un inchino.

-I miei ossequi- 

E alle ragazze si congela il sangue nelle vene, e restano ghiacciate sul posto, a bocca aperta, perché al posto dei capelli, ha delle fiamme.

-Ops- rimettendosi il cappello, con finta desolazione, segue il socio nell’internet café.

-Credo di averle terrorizzate parecchio, chiameranno senz’altro qualcuno, ma ne è valsa la pena, questo mondo è troppo divertente- commenta raggiungendo l’amico, che sta cercando in tutti i modi di accedere alle informazioni su Frozen.

-Sta zitto, devo concentrarmi- è molto irritato.

-Questa cosa, Google, mi dovrebbe dare le informazioni su Elsa, ma non riesco a trovare ciò di cui ho bisogno- si lamenta.

“Elsa cattiva” digita con la tastiera, ma rimane così, senza dare risposte.

-Forse devi premere il tasto cerca per vedere i risultati- prova a suggerire Ade, che però, venendo dall’altica Grecia, non è più esperto di Pitch.

Lui clicca con il dito sullo schermo, ma non accade niente.

-Qualcuno mi dia una mano!- ordina ai presenti, il commesso del negozio si avvicina un po’ divertito.

-Serve aiuto?- chiede, avvicinandosi ai due uomini.

-Tu che dici?- chiede sarcastico e irritato Pitch.

-Elsa cattiva?- chiede il commesso leggendo ciò che Pitch ha digitato, confuso.

-Si, problemi? Devo portarla dalla mia parte, e ho bisogno di almeno un concept art!- Ade ridacchia, il commesso guarda Pitch come se fosse pazzo.

-Ok, premi invio- e preme il tasto giusto sulla tastiera.

-Per vedere le immagini premi sull’apposito pulsante, e non restare deluso se, ecco, scopri che non esiste- tra le risate generali dei curiosi che hanno iniziato a sentire al conversazione, il commesso torna al bancone, e Pitch alza gli occhi al cielo.

-Ma certo che esiste, l’ho uccisa poco fa- sbuffa, e naviga tra i risultati, per trovare un sacco di concept art interessanti.

-Pensi bastino queste informazioni?- chiede poco dopo ad Ade, che scuote la testa.

-Non è poi molto su cui basarsi per renderla…- ma viene interrotto dalla porta dell’internet café che si apre, e che mostra le due ragazze di prima, in compagnia di un agente di polizia.

-Ecco, è lui, il matto con la testa in fiamme- Melissa li indica.

-Sai che ti dico, bastano, prendile e apri il portale- cambia idea Ade, Pitch guarda l’agente che viene verso di lui, lancia un’occhiataccia ad Ade, e infila la mano nello schermo per tirare fuori il concept art di cui ha bisogno.

Questo lascia l’agente scioccato il tempo necessario a Pitch per aprire un portale di oscurità e scomparire.

-Ade, pronto a riportarla in vita, e non sbagliare!- gli porge il concept art, e Ade lo osserva e si concentra per riportare in vita l’Elsa che vuole Pitch.

-Ho bisogno del corpo, però- obietta, Pitch schiocca le dita, e scompare.

-Secondo me faceva prima a chiamare la regina delle nevi del film russo- commenta poi, studiando il concept art.

 

Jack è sdraiato sul letto, e dorme.

Appena Hiccup lo vede per poco non caccia un urlo, con il rischio di svegliarlo, ma si trattiene, e si avvicina, per constatare le sue condizioni, che purtroppo sono davvero gravi.

-Cavolo, che ti hanno fatto…- sussurra tra se, cercando di non svegliarlo, Sdentato sta aspettando fuori, perciò non crede di essere ascoltato da nessuno.

-Eh, già, è ridotto proprio male- una voce spezzata lo fa voltare.

-Rapunzel, ti avevo detto di andare a riposarti- la ragazza ha le lacrime agli occhi, ed è molto pallida.

-Non ce la faccio, sento che se mi dovessi addormentare potrei non svegliarmi più- confessa al ragazzo, che la guarda in cerca di spiegazioni, che lei però non gli fornisce.

-Inoltre mi sento così in colpa- continua invece, portandosi una ciocca degli ormai corti e castani capelli dietro l’orecchio.

-Se una persona cattiva ci ha fatto questo non è tua la colpa, Rapunzel. Pensa a riposare, tra una quarantina di minuti faremo una riunione per capire meglio la situazione, e avremo modo di dirci tutto.

La ragazza annuisce, ma non sembra voler andare a riposare, anzi, si siede ai piedi del letto di Jack e resta a guardarlo con sguardo desolato, come se non avesse la minima intenzione di perdonarsi.

Hiccup se ne accorge, e insiste.

-Rapunzel, guardami- la ragazza alza lentamente lo sguardo verso di lui. -Qualsiasi cosa tu credi di aver fatto, non è stata colpa tua- cerca di essere incisivo, esclude totalmente l’idea che Rapunzel abbia fatto qualcosa di sbagliato.

-Sarei dovuta restare qui, ascoltarti- alla ragazza vengono le lacrime agli occhi.

-No, non dovevi ascoltarmi, non ero me stesso e se non avessi perso le staffe in quel modo probabilmente…- adesso è il turno di Hiccup ad avere i sensi di colpa, e Rapunzel ribatte.

-Avevi tutto il diritto di essere devastato, avrei dovuto lasciarti sfogare e starti accanto, dovevo capire che lui non avrebbe mai resuscitato tutti- i toni si stanno alzando, e Jack si muove nel sonno, come sul punto di svegliarsi, e Hiccup, lanciandogli un’occhiata, abbassa la voce, che diventa un sussurro, e si avvicina di più a Rapunzel per fare in modo che lo senta.

-Hey, Punzie, siamo qui, adesso, al sicuro, e, per il momento, siamo vivi…- prova a dirle, per rassicurarla.

-Si, ma Jack…- ribatte, mentre alcune lacrime iniziano a scorrere, senza che la ragazza riesca a controllarle.

-…è qui, al sicuro, e faremo del nostro meglio affinché si rimetta, e si rimetterà, te lo prometto!- le fa un sorriso incoraggiante, nonostante sia molto provato anche lui.

Rapunzel non ha niente da ribattere, pensa a sua madre, ai ricordi che le sono tornati dopo che ha tagliato i capelli, e che sono così pochi e tristi che avrebbe assolutamente preferito non averli, sopratutto perché non ha più niente dove tornare.

Cerca di trattenere le lacrime, la tristezza, il senso di colpa che le attanaglia lo stomaco e lo smarrimento, ma non ci riesce, e getta le braccia al collo di Hiccup, singhiozzando.

Il ragazzo non se lo aspettava, e rimane un attimo indeciso sul da farsi, per poi stingerla.

-Rapunzel, andrà tutto bene- ma non ci crede neanche lui.

-Quando? Non abbiamo sofferto abbastanza, perché tutto questo, perché a noi? Cosa abbiamo fatto di male?- chiede tra i singhiozzi la ragazza.

-Probabilmente non è qualcosa che abbiamo fatto, ma che avremmo potuto fare- riflette il ragazzo, pentendosi di quello che ha detto, perché proprio non serve un commento così in un momento del genere.

-Ma non capisco perché noi? Cosa avremmo potuto fare noi, siamo solo quattro ragazzi contro un signore delle ombre e il suo temibile esercito, come possiamo vincere?- chiede ancora lei, e Hiccup non ha idea di cosa rispondere.

-Hem, hem- si schiarisce la voce una persona alla porta, in maniera irritata.

-Astrid!- Hiccup usa un tono colpevole e leggermente isterico, come se fosse stato beccato in qualcosa che non doveva fare, e non capisce neanche lui perché lo usa, dato che non stava facendo niente di male.

-Perdonami se ti disturbo, grande capo, ma la tua altra amichetta ti cerca disperata- la bionda è parecchio irritata, e lancia a Rapunzel uno sguardo di puro odio.

-Santo cielo, che cosa è successo!- esclama Hiccup, correndo a vedere, e lasciando sole le due ragazze.

Rapunzel fa per seguirlo, ma Astrid la blocca.

-Per tua informazione, è impegnato, moretta- le sussurra all’orecchio, e poi la spinge bruscamente da un lato ed esce dalla stanza.

Rapunzel dopo la spinta cade a terra, rimasta di sasso alle parole della bionda.

Si rialza con un po’ di difficoltà, appoggiandosi al letto di Jack, e prima che possa uscire per andare a vedere cosa sta succedendo ad Anna, una flebile voce la chiama.

-Punzie?- la ragazza si gira verso Jack, trattenendo il fiato per quello che potrebbe dirle.

-Ciao Jack- lo saluta titubante.

-Tu stai bene?- chiede lui alla ragazza, che rimane ammutolita.

Restano alcuni secondi in silenzio.

-Io sto…?- comincia a ripetere, non sa che rispondergli.

-…bene?- conclude lui per lei, sperando in una risposta affermativa.

-Si, io si, sei tu che…- non sa come continuare, e si siede accanto a lui, sentendosi cattivissima.

-Meno male che stai bene- commenta lui, accennando un piccolo sorriso.

-Dovrei stare malissimo, dovrei esserci io al tuo posto, come puoi essere così sollevato dopo tutto quello che ti ho fatto- la ragazza si alza di scatto, iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza.

Jack assume un’espressione confusa.

-Di che stai parlando? Non è stata colpa tua- ribatte, con il poco fiato che ha in corpo.

-Quante persone con capelli magici conosci?- chiede Rapunzel di rimando, sarcastica, i sensi di colpa la stanno uccidendo, vorrebbe tanto che Jack la odiasse, perché se lo merita.

-Hai cantato tu quella canzone?- chiede lui, tranquillo.

-Ma cero che no- Rapunzel smette di camminare e resta a guardarlo, chiedendosi dove vuole andare a parare.

-Mi vuoi morto?- chiede ancora.

-Non dirlo neanche per scherzo, Jack!- risponde lei, avvicinandosi.

-Hai dato tu l’idea di usare i tuoi capelli come strumento di tortura?- 

-Non è questo il punto, avrei dovuto tagliarli prima, impedire che tu soffrissi- si lamenta la ragazza, dandogli le spalle e prendendosi la testa tra le mani.

-Ma li hai tagliati, mi hai salvato la vita, altrimenti sarei morto prima. Non ho ancora ricordi, ma questo lo so, e ti sono grato per avermi salvato la vita.-

-Ma se non fossi andata per salvare…- prova a ribattere la ragazza, girandosi verso di lui.

-Ti avrebbero rapita, o avrebbero trovato un altro modo, magari anche peggiore- Lui solleva la mano, e stringe quella dalla neo-mora, sorridendo grato.

Lei sorride a sua volta.

-Rapunzel! Vieni, è successa una cosa terribile, la riunione è anticipata-

 

Anna ci mette una decina di minuti ad alzarsi, a farsi forza.

Un conto è congelare la corte, rovinarle la vita, sciogliere Olaf, possedere la sorella e ucciderla; un conto è farla diventare, psicologicamente e caratterialmente una cattiva, cambiarla radicalmente per averla dalla sua parte, e Anna non può permetterlo, non ha la minima intenzione di perderla definitivamente, perché se Elsa resuscita cattiva, Anna non potrà mai più fare niente per farla tornare come prima.

No, non ha la minima intenzione di permetterlo, non vuole, non può sopportarlo.

Si alza stringendo la sorella così forte che se fosse ancora viva si riempirebbe di lividi, e si avvia verso il centro del villaggio, in cerca di Hiccup.

Non hanno cinquanta minuti, deve subito dirgli tutto, e devono proteggere il corpo di Elsa, non può averlo Pitch, o Ade, o chicchessia.

-Hiccup!- chiama, cercando in giro.

-La riunione è tra cinquanta minuti- Astrid la sente e glielo ricorda, guardandola male e parlandole come se fosse stupida.

-Non abbiamo tempo! Dov’è?- le chiede Anna, sperando in una veloce risposta.

-Non chiederlo a me, non è che sia stato di molte parole, dopotutto non lo vedo solo da un paio di mesi!- si lamenta Astrid, più tra se che rivolta ad Anna, che però si arrabbia un po’.

-So che può essere brutto non vedere una persona per mesi e poi essere ignorata bellamente, ma questa è una questione molto importante, quindi se lo sai dimmelo subito!- le ordina, quella lì si lamenta davvero per poco, lei non ha visto la sorella per anni e anni, quando l’ha vista lei l’ha allontanata, ghiacciata e ora che tutto poteva andare meglio è morta. Insomma, Astrid non può lamentarsi!

-Ma chi ti credi di essere?- si offende la bionda, incrociando le braccia. -Credi di poter venie a dettar legge nel mio villaggio?- Astrid non è sempre così seccante, ma è molto provata, fragile e arrabbiata con chiunque abbia fatto tutto questo, perciò l’educazione non sa dove sta di casa.

-Va bene, lo trovo io!- Anna, per non perdere tempo, decide di ignorarla e basta, anche se un piccolo commento non riesce a trattenerlo -E comunque, sono più grande di te- di quasi due anni, a dirla tutta.

-Hiccup!- lasciandosi alle spalle la fidanzata rompiscatole, Anna continua a cercare, per ritrovarsi coinvolta in una litigata tra gemelli.

-Quest’ascia è mia!- si sta lamentando Testabruta, mentre con il fratello di contende un’ascia spezzata sopravvissuta alla distruzione della città.

-No, è la mia, non vedi che è spezzata da questo lato, io l’ho spezzata da questo lato, la tua è stata carbonizzata- ribatte il fratello.

-Ma vallo a raccontare a qualcun altro, tu sei stato così stupido da lanciare la tua contro il muro invece che contro il gigantesco mostro- lo prende in giro la sorella.

-Se tu non avessi spostato Vomito facendo spostare anche Rutto, non avrei sbagliato mira- insiste il fratello, cercando di prendere l’ascia.

-Non dare la colpa a Vomito!- esclama furente Testabruta.

Anna decide di passare oltre, non sembrano molto collaborativi, e ha in piccolo incontro-scontro con Gambedipesce.

-Ops, scusami, stavo portando questi materiali a Skaracchio- si scusa il ragazzo.

Anna, ci mette un po’ a rispondere, perché prima si accerta delle condizioni della sorella dopo lo scontro.

-Non fa niente, hai visto Hiccup?- chiede, convinta che lui potrebbe darle una risposta più gentile, sembra un ragazzo tranquillo.

-Cosa, Hiccup?! Perché, è tornato? Cavolo, devo andare a dirlo a Skaracchio, è mancato per quasi due mesi!- senza neanche salutare Anna, il ragazzo recupera i materiali e corre dal fabbro, lasciando Anna senza risposte.

-Oh, diamine!- non ha tempo da perdere.

-Anna, tutto bene, dall’alto scende Merida, che si sta davvero abituando agli stivali di Sindrome.

-Hai visto Hiccup?- chiede Anna, disperata.

-Si, è andato a salutare Jack, o almeno credo, l’ho visto fare un sacco di cose durante la strada verso la sua capanna, ma credo che se vai lì lo trovi- le indica all’incirca la strada da seguire, e Anna accenna a un piccolo sorrisino speranzoso.

-Grazie infinite, Merida.- e si avvia in quella direzione.

La rossa risale in aria, da dove ha una vista accurata di tutto il villaggio, o almeno di quel poco che ne resta e dove si sono concentrati tutti i superstiti.

Poi, mentre sposta lo sguardo per notare qualsiasi movimento insolito, vede un’ombra uscire dall’oscurità, un’ombra tremendamente familiare.

-Per tutti i fuochi fatui!- esclama, Pitch si sta dirigendo con grande decisione verso Anna, o almeno così crede Merida, che non ha la minima idea che l’obiettivo dell’uomo nero è la ragazza che ha ucciso.

Si avvia volando verso la rossa, proprio mentre, avvertito da Astrid, Hiccup si avvia verso la ragazza a sua volta.

-Anna, cosa c’è?- chiede il ragazzo, in tono rilassante.

-Pitch vuole prendere Elsa, per farla rinascere come sua adepta- spiega velocemente Anna.

-Un momento, cosa?- Hiccup non capisce.

-Vuole riportarla in vita come cattiva, alterando la sua personalità e rendendola come nei concept art che la vedevano come cattiva- spiega più dettagliatamente, Hiccup ancora non capisce.

-Riportarla in vita come cattiva?- chiede, come se si fosse perso qualcosa.

-Si, e gli serve il corpo per farlo, perciò dobbiamo proteggerlo- lo stringe più a se.

-Aspetta, ma come può riportarla…?- chiede, si è perso alcune cose in quest’avventura, ma prima di finire la frase viene interrotto da Merida, che plana accanto a lui.

-Arriva Pitch, si dirige qui, verso di te- annuncia, rivolta ad Anna -Devi nasconderti- le intima, ma Anna scuote la testa, sgranando gli occhi.

-No, vuole Elsa, dobbiamo proteggerla, impedire che la prenda- la stringe così forte che se Elsa fosse viva morirebbe soffocata, ma non ci fa caso, perché il desiderio che la sua personalità rimanga intatta è più forte di quello di riaverla con se.

Perché un’altra cosa che sa è che può sperare di rivederla viva, alla fine dell’avventura, se i suoi amici faranno esattamente ciò che devono fare.

-Perché?- chiede Merida.

-Non ho tempo di spiegare!- esclama Anna, che ama parlare, ma non in una situazione così disperata.

-Infatti, non avete affatto tempo!- una voce alle loro spalle li fa sobbalzare, e istintivamente Hiccup e Merida si parano davanti all’uomo nero, per proteggere la fulva.

-Sta lontano da Anna… e da Elsa!- gli intima Merida, ma lui, con un gesto delle mani, le lancia contro un incubo, che la immobilizza a terra, ma non le fa niente di male.

Hiccup prende il coltellino che tiene nella tasca destra, ma con della sabbia nera Pitch gli colpisce la mano, e glielo fa gettare via e lo scansa con uno spintone a terra.

Poi, mentre la riccia combatte inutilmente contro l’incubo e Hiccup non sa bene come reagire, Sdentato piomba tra l’uomo nero e la ragazza, ringhiando minaccioso.

Per un attimo Pitch sembra un po’ indeciso su come agire, poi crea un’altro incubo, delle stesse dimensioni di Sdentato, che inizia a combattere contro il drago.

-Non prenderai Elsa!- Anna la stringe fortissimo, non lascerà che lui gliela tolga dalle mani!

-Beh, vorrà dire che prenderò entrambe, devi ancora darmi le risposte che ti ho chiesto- Pitch la prende per un braccio, pronto ad aprire un portale, ma accade una cosa davvero incredibile.

-No!- esclama Hiccup, alzandosi in piedi, e Pitch lascia immediatamente la presa da Anna, come se si fosse scottato, e non riesca a riprenderla, perché una misteriosa forza lo tiene lontano da lei.

Riesce però, mentre Hiccup si precipita di fronte ad Anna per tornare a proteggerla, più convinto di prima, a strappare la regina dei ghiacci dalle mani della sorella, usando un’energia oscura potentissima, a prenderla con se e a creare un portale.

-Avrai pure la benedizione dei prescelti, ma tua sorella no!- ad Anna viene un lampo di comprensione, e supera Hiccup per gettarsi contro Pitch e la sorella rapita che stanno attraversando il portale, ma viene fermata da Hiccup che la tira a se, ed evita di farla finire dentro.

-No! Elsa!!- scoppiando in lacrime Anna si abbandona in ginocchio.

-La riunione è anticipata, dobbiamo decidere il da farsi!- Hiccup non perde tempo, se vogliono salvare Elsa devono prima avere informazioni, e se vogliono informazioni devono fare questa benedetta riunione.

Con la scomparsa i Pitch i suoi incubi si sono dissolti, e Merida e Sdentato sono salvi, senza ferite o robe del genere.

-Vado ad avvertire tutti. Merida, occupati di Anna- e si avvia verso la casa dove ha lasciato Rapunzel, convinto di trovarla ancora lì.

-Rapunzel! Vieni, è successa una cosa terribile, la riunione è anticipata!- esclama entrando, poi nota il compagno di avventure sveglio e con il sorriso sulle labbra.

-Jack, come stai?- chiede, sollevato di vederlo così.

-Un po’ acciaccato, di che riunione si tratta?- il ragazzo fa per alzarsi, ma Rapunzel lo trattiene a letto.

-Non puoi alzarti dopo tutto quello che hai passato- gli ordina.

-Ma merita di sapere come vanno le cose- aggiunge poi, rivolta a Hiccup, che annuisce.

-Si, concordo, vado ad avvertire gli altri che la riunione si svolgerà qui. Va bene per te?- chiede a Jack, che annuisce, poi esce correndo per andare ad avvertire tutti.

 

-Allora, ci siamo tutti?- chiede Hiccup, cinque minuti dopo, di fronte alla folla di persone riunite nella sala riunioni.

La camera di Jack era troppo piccola per tutti, e hanno spostato semplicemente il suo letto.

-Si, dovremmo esserci, purtroppo non siamo poi molti- commenta Astrid, ancora seccata per tutto ciò che è accaduto.

-Bene- Hiccup sposta lo sguardo su tutta la folla, e nota con grande stupore che Skaracchio è tra loro.

-Un momento, Skaracchio?!- esclama incredulo, ha visto il suo cadavere dopo l’arrivo al villaggio, com’è possibile?

-Pitch l’ha riportato in vita per dimostrarmi che poteva farlo- gli sussurra Rapunzel.

-Quindi può riportare in vita le persone?- chiede Hiccup, che credeva fosse impossibile.

Anna annuisce, apatica.

Sembra aver perso la gioia di vivere.

-Comunque, ho indetto questa riunione di emergenza per discutere di tutto ciò che è accaduto, e fare un punto della situazione risalendo alla mia… scomparsa- non sa bene come definirla, se rapimento, trasporto in un’altra dimensione o altro, perciò opta per il termine più facile da capire.

E alla fine della riunione inizia ad avere un quadro completo di tutto ciò che è accaduto, e comincia a capirci qualcosa.

Quando è scomparso l’hanno cercato tutti per settimane, Sdentato era caduto in uno stato di tremenda agitazione mista a depressione. Poi, una notte, dopo un mese e una settimana circa, si era comportato in maniera strana, ringhiando contro il nulla, e si era poi avviato di gran carriera verso le montagne.

Jack ha aggiunto che era lui ad averlo inconsciamente guidato alle montagne, ma non aveva spiegato come era riuscito a farsi vedere da lui, perché non ne aveva idea.

Poi, la città era stata invasa, all’inizio da un cavaliere dei draghi, che però era scomparso subito dopo aver attaccato e al suo posto erano subentrati degli strani animali mutanti e una specie di strano pesce con il busto e la testa da donna che aveva lanciato maledizioni contro tutta la città.

I ragazzi e i rispettivi draghi erano stati rapiti e tutta la città distrutta davanti ai loro occhi impotenti e spaventati.

Erano stati chiusi in una prigione oscura per quelli che erano parsi anni, poi Hiccup era venuto a liberarli quando stavano perdendo le speranze.

Hiccup, Merida, Jack e Rapunzel raccontarono la loro storia, di come si erano ritrovati nell’orfanotrofio senza ricordi, di come Hiccup li aveva recuperati, del rocambolesco viaggio verso il villaggio mentre Merida e Jack arrivavano a Dumbroch e di come Jack e Rapunzel erano stati rapiti da Pitch.

Il racconto viene raccontato con dovizia di particolari, e alla fine l’ultima a parlare è Anna.

-Tocca a te raccontare le informazioni che hai, Anna- la incoraggia Hiccup con più delicatezza possibile.

-Ok, ma non interrompetemi, ok?- chiede -E le domande alla fine- ha un tono di voce inespressivo.

-Va bene- acconsente Hiccup.

-Quando siamo andati nel mondo di Roz, il primo dei mostri, lei ha perso una carta di platino, e io l’ho raccolta.

Dato che ero sola nella stanza ho deciso di usarla e ho digitato il primo codice che mi è venuto in mente: 0000- 

-Cavolo, che originalità!- commenta sarcastica Astrid.

Anna la ignora

-Quando sono entrata non c’era niente, ad eccezione di un leggio e di un libro posato sopra di esso…-

-…il libro del sapere- la interrompe l’anziana del villaggio, scuotendo la testa -Non avresti dovuto avere a che fare con esso- la riprende, Anna però continua il suo discorso, come se non l’avesse sentita, ma iniziando ad irritarsi.

-Si, il libro del sapere, non sapevo cosa fosse, non sapevo fosse proibito e l’ho sfogliato, ma le pagine erano tutte bianche.

Così sono andata alla prima, e ho letto “Chiedi ciò che vuoi sapere”.

E io ho chiesto informazioni su Arendelle, e ho scoperto che Pitch entrava regolarmente nei sogni di mia sorella, chiedendole di portare Jack, che poi l’aveva posseduta per farle credere fosse Jack il cattivo e aizzarla contro di loro, e che poi, ripresasi aveva lasciato Rapunzel, l’altra Rapunzel, in carica mentre mi cercava. 

Dopo ho chiesto informazioni su Pitch e il suo piano, e ho letto una profezia, o una regola, sui prescelti dell’animazione, non ho capito bene cosa fosse, ma era più o meno così.

“In ogni universo sono quattro, 

protagonisti delle proprie storie

e sono scelti dopo aver messo in atto

il cambiamento e le loro vittorie

Solo loro il portale di luce

controlleranno con grande potere

solo loro il male più truce

distruggeranno, è il loro dovere.

Il cambiamento del proprio destino

con grande forza e animo ribelle

un bisogno di libertà genuino

che cambierà la vita di dolci donzelle

il cambiamento del proprio pensiero

con grande pazienza e anima aperta

troverà nel nemico un affetto sincero

che condurrà a una grande scoperta

il cambiamento della propria prigionia

con grandi sogni e determinazione

la liberazione da grande agonia 

che porterà tanta nuova emozione

il cambiamento del proprio essere

con la ricerca del proprio centro

portatore di grande benessere

che scoprirà ciò che ha dentro”-

Sebbene sia stata Anna ad iniziare, l’anziana del villaggio conclude con lei, sospirando.

Anna la ignora, e continua.

-Ho cercato altre informazioni su di voi, ma il libro mi ha avvertito che con questa domanda avrei cercato troppo, e che dovevo fermarmi altrimenti avrei attivato un legame mentale con il libro, che mi avrebbe avvertito in ogni eventuale cambiamento nei settori che avevo consultato: Frozen, I Grandi Quattro e qualsiasi altra cosa avessi cercato.

E io… ho accettato l’idea, e ho scoperto che i Grandi Quattro sono personaggi di alcuni film d’animazione che, in accordo alle caratteristiche della filastrocca, hanno la capacità, insieme, di essere la salvezza se un cattivo un po’ troppo ambizioso prova a governare su tutti i mondi dell’animazione. E l’unico modo che hanno è un meccanismo di replay che resetta tutti i mondi, e può essere attivato solo da loro nel mondo del cattivo ambizioso e con delle azioni che il libro non ha voluto dirmi.

Questo meccanismo eliminerà il cattivo distruggendo ogni suo potere e gettandolo nella parte più oscura dell’inferno, dalla quale non potrà mai più uscire, nemmeno per un possibile sequel.

In ogni universo ci sono i Grandi Quattro, e non sono sempre gli stessi, infatti prima dell’uscita dei vostri film i Grandi Quattro erano protagonisti di altri, che poi sono stati cambiati a vostro favore- si rivolge a Rapunzel, Jack, Merida e Hiccup, che si guardano stupiti.

-Precisamente erano Mulan, Sulley, Quasimodo e Z la formica, poi Sulley ha dato il suo posto a Lilo un anno dopo- specifica l’anziana.

-Non è importante adesso- si lamenta Anna -E ho chiesto niente interruzioni.

Comunque, dopo aver scoperto questo ho cercato informazioni sul cattivo e ho scoperto che il suo intento è quello di cambiare tutte le storie per far vincere i cattivi, e di spingersi nel mondo umano per conquistarlo e distruggere tutte le copie “sbagliate” del proprio film e di molti altri.

Il problema è che così facendo non sa che i vari mondi scompariranno nel nulla, come non fossero mai esistiti, e dobbiamo fermarlo il prima possibile.

Lui vorrebbe prima di tutto mettervi fuori gioco: il mondo di Rapunzel sta scomparendo lentamente, la tua te del futuro è quasi scomparsa del tutto, e credo abbiamo una settimana al massimo prima che il tuo mondo scompaia per sempre, il mondo di Jack è completamente sottomesso al suo volere, e gli manca solo Jack per sconfiggere tutti i guardiani, anche se vorrebbe proprio ucciderlo, inoltre…- si blocca, e le viene un lampo di improvvisa consapevolezza -… Elsa è stata appena riportata in vita come cattiva- afferma, portando una mano alla bocca.

Un altro lampo di improvvisa consapevolezza.

-Abbiamo meno di ventiquattrore, manderà Elsa ad uccidere Jack e a rapirmi per vedere se è davvero dalla sua parte- lo dice scioccata e disperata -Altrimenti la ucciderà nuovamente, per sempre- 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Non mi sono dimenticata di questa storia, anche se il ritardo è davvero mostruoso, chiedo venia.

Non ho avuto davvero tempo, la scuola è terribile e oggi ci è voluta tutta la mia forza di volontà per scrivere qualcosa, con il mal di testa che mi sono ritrovata, e so che questo non è il capitolo migliore che ho scritto.

Ho cercato di dare informazioni, e spero davvero che nonostante sia molto di passaggio sia comunque abbastanza accettabile, è stato molto complesso da scrivere, e l’ispirazione mi ha un po’ abbandonata.

Spero davvero che vi farete sentire per qualsiasi domanda o consiglio sulla storia.

Per farmi perdonare vi anticipo già il titolo del prossimo capitolo: “Evil Elsa”

Ok, non dice praticamente niente, ma è già qualcosa, no?

Comunque dovrei finire tra circa quattro o cinque capitoli, perciò questa storia sta arrivando alla propria fine, ma niente le impedisce di avere un seguito (ho già qualche idea)

Che altro dire se non “RECENSITE!!!”

No, dai, scherzavo.

Grazie a tutti quelli che seguono, recensiscono o anche solo leggono questa storia, un bacione gigantesco perché siamo arrivati al ventunesimo capitolo, ed è tanto, davvero tanto. 

Grazie davvero da morire :-* :-*

Alla prossima 

P.s. perdonate gli errori, ma ho mal di testa e mi sono sicuramente sfuggiti -_-

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Capitolo 22
*** Prepararsi all'attacco ***


Prepararsi all’attacco

 

Tutti si alzano di scatto.

-Cosa?- chiede Hiccup, allarmato.

-Sta arrivando, che facciamo?- chiede Anna, guardando Hiccup come cercando un’ancora di salvezza.

Lui non sa che dirle, e si porta le mani tra i capelli, cercando una soluzione.

-Beh, non è difficile, la combattiamo e tanto se muore o non muore il problema non è nostro- Astrid alza le spalle, e risponde per Hiccup in tono ovvio.

-Bada a come parli, biondina!- la riprende Merida, fulminandola con uno sguardo.

-Guarda che se, come ha detto la principessa qui, Elisa, o come diavolo si chiama, è cattiva, non c’è molto che possiamo fare- insiste Astrid.

-E’ comunque sua sorella, e a meno che tu non voglia ingaggiare una guerra contro Arendelle e Dumbroch riunite- Merida impugna l’arco, e Astrid porta una mano sull’ascia.

-Ragazze, basta!- le riprende Hiccup, parandosi davanti a loro.

-E’ ovvio che dobbiamo fare qualcosa, ma forse Astrid ha un po’ ragione. Non possiamo lasciar morire Jack- Merida e Anna lo guardano allibite, Astrid lancia loro un’occhiata di superiorità.

-Ma ha fondamentalmente torto, perché dobbiamo fare di tutto per proteggere la nostra gente, e in questo momento la nostra gente comprende anche Elsa, oltre a Jack. Quindi dobbiamo metterci d’impegno e trovare un modo di fingere che Elsa riesca ad ucciderlo e a rapire Anna- Astrid sbuffa, e le due rosse accennano un sorriso, nel vedere la sua sconfitta.

-Oppure potremmo semplicemente rapire Elsa e rinchiuderla in un posto in cui non possa fare del male a nessuno e nessuno le possa fare del male- prova a suggerire Jack, in tono semplice.

-Si, sarebbe un’ottima idea- gli da man forte Rapunzel, nella sala si propaga un mormorio d’assenso.

-Non so se l’avete notato, ma siamo leggermente sprovvisti di qualsivoglia cella al momento, in effetti siamo sprovvisti di qualsivoglia abitazione ad eccezione di quella di Hiccup. E credo che una spara ghiaccio non sia una che si può rinchiudere in una camera da letto- ribatte Astrid.

-Beh, in effetti ha ragione- ammette Anna -Quando Elsa ha avuto la sua “crisi agghiacciante”…- le viene un tonfo al cuore pensando a Kristoff che l’aveva definita tale -… Hans ha provato a rinchiuderla in una cella costruita apposta, e non ha funzionato- spiega, sospirando, poi continua:

-Deve ottenere ciò che vuole, o almeno Pitch deve crederlo. Elsa non si può fermare- si risiede, abbattuta. 

-Beh, non è difficile, no? Frost, qui, si finge morto- cerca di proporre Astrid, sbuffando, ma Merida per poco non le ride in faccia.

-Ma sei seria?! Credi davvero che le suo doti d’attore convinceranno Pitch ed Elsa. Inoltre dovresti prestare più attenzione alle riunioni, dato che Pitch ha dalla sua il signore dei morti in persona. Figurati se non se ne accorge che Jack è morto o no!- parlandole come a una bambina di cinque anni molto stupida, Merida distrugge subito il suo piano.

Hiccup si sente in dovere di difendere la sua ragazza.

-Si, beh, almeno ha provato a proporre qualcosa e non solo a dire che determinati piani sono stupidi- ribatte, e Merida gli lancia un’occhiataccia.

-Bene! Senti qua il mio piano. Con il portale di luce vado da Ade e lo convinco con le cattive a stare dalla nostra parte!- con un pugno al tavolo, Merida dice la sua, e sono tutti molto scettici al riguardo.

-E come pensi di convincerlo, facendoti ammazzare?- chiede sarcastica Astrid.

-Di certo sono molto più persuasiva di te con le cattive- risponde Merida impugnando nuovamente l’arco.

-Vogliamo sperimentare?!- chiede Astrid, afferrando a sua volta l’ascia.

Hiccup alza gli occhi al cielo, e neanche prova a pararsi tra le due.

Inizia, nel profondo della sua anima, a pensare che forse non ama davvero Astrid. Dopotutto è solo il prodotto del pensiero di qualche sceneggiatore, magari la ama solo perché lo sceneggiatore ha deciso così.

Lancia un’occhiata a Rapunzel, che passa lo sguardo da Merida ad Astrid con espressione preoccupata, mordendosi il labbro, e inconsciamente il ragazzo sorride.

Poi sembra riprendersi un attimo.

“Ma che diavolo sto pensando? Io amo Astrid, la amo davvero!” 

Ma alla fine non è lui a interrompere la due litiganti, ma Anna.

-Basta ora! Abbiamo un problema molto più grave da affrontare!- si alza di scatto, ma appena realizza cosa ha detto, si blocca, come ghiacciata, e il suo labbro inizia a tremare leggermente.

-Anna, tutto bene?- chiede Merida, distogliendo immediatamente l’attenzione dalla bionda e posandolo sull’amica.

-Si, si, solo che devo tornare ad Arendelle, voglio vedere com’è la situazione lì ora che Pitch ha cambiato il film- afferma, con voce strozzata.

-In che senso ha cambiato il film?- chiede Rapunzel preoccupata.

-Con il cambiamento di Elsa il film stesso è stato cambiato, ed ora è come in una delle versioni originali, con Elsa cattiva e Hans buono e… Kristoff come amico. Eppure ciò che è accaduto quando voi eravate lì è comunque accaduto, quindi la situazione è molto confusa, e tutta la città è in una specie di.. limbo e.. lei…- si interrompe di scatto, guardandosi intorno come spaventata di aver rivelato troppo.

-Lei chi?- chiede Hiccup, confuso.

-Lei… Elsa… vuole… vuole tornare ad Arendelle e schiavizzare le statue delle guardie e… uccidere anche la te del futuro se la trova ancora lì- le informazioni vengono alla mente di Anna come se le stesse scoprendo man mano, e guarda Rapunzel spaventata.

-Rapunzel, dobbiamo andare a salvarti!- esclama, Merida, afferrando per l’ennesima volta l’arco, anche se stavolta per una giusta causa.

-Scusate, e Jack?- chiede Hiccup, rientrando finalmente nel discorso.

Cioè, vuole salvarla anche lui, ma devono pensare anche a Jack, che in quel momento è il più in pericolo, dato che se muore non potrà più tornare in vita, da quanto hanno capito.

-Sentite, dobbiamo fare un piano che comprenda la salvezza di Rapunzel e Jack cercando di evitare la Evil Elsa e i suoi piani evil- spiega Anna, sicura.

-Evil Elsa?- chiede Moccicoso, confuso.

-La chiamano così nelle fanart- spiega frettolosamente Anna.

-Nelle cosa?- chiede Gambedipesce, più confuso di Moccicoso.

Anna sospira, Hiccup prende in mano la situazione.

-Ok, ragazzi e draghi, voi organizzatevi per combattere. Affilate le asce, se mancano per tutti costruitene di nuove e preparatevi per difendervi, ma non necessariamente per attaccare, quindi preparate sopratutto scudi. Anna, Rapunzel, Jack, Merida e io penseremo a un piano per fermarla. Mentre Astrid…- si rivolge alla ragazza, che lo guarda male, incrociando le braccia.

-Devo andare con gli altri, vero? E lasciarti con i tuoi nuovi amichetti?- chiede lei, ferita dall’essere così ignorata. Dopo Sdentato e Stoik è stata la persona che più di tutte ha sofferto la mancanza di Hiccup, e lui ora neanche la calcola di striscio.

Hiccup questo lo capisce, e si sente in colpa, così, mentre fa per alzarsi la ferma, prendendola una mano.

-Mi dispiace, Astrid. Ma tutto questo finirà presto, vedrai, e poi tornerà tutto come prima- le promette, e poi le stampa un delicato bacio sulla guancia.

Astrid accenna un sorriso, e gli sussurra: 

-Speriamo il prima possibile- prima di uscire dalla porta insieme agli altri vichinghi.

-Uff, finalmente un po’ di respiro- commenta Merida, che nonostante tutto detesta Astrid con il cuore.

-Deve essere stato difficile per lei- osserva Anna, tra se, come se temesse di rivelare questa informazione.

-Astrid è una dura, ce la farà sicuramente- la rassicura Hiccup, sorridendo al pensiero, e i cinque si siedono in cerchio, e discutono sul da farsi.

 

Nel frattempo una ragazza si sveglia leggermente sottosopra, dato che ha dormito su un divano della sala dei dipinti nel castello di Arendelle.

Rapunzel, quella del futuro, infatti non aveva la minima intenzione di dormire nello stesso letto di suo “marito” e aveva preferito trovare una sistemazione differente.

Si sveglia molto scomoda, come se mentre dormiva fosse di nuovo cambiato tutto ciò che conosceva.

Si alza e cerca di lisciarsi l’abito, dopotutto è una principessa, e anche appena sveglia deve darsi un contegno.

Lega i capelli in un codino corto e si avvia in sala da pranzo per fare colazione, evitando accuratamente di passare per la cucina, dove Eugene era stato rinchiuso da…

-Salve Rapunzel- la saluta una voce leggermente sconsolata ma allegra tutto sommato, quando entra in cucina.

…HANS?!

-ODDIO!! TU CHE DIAVOLO CI FAI QUI?!- lo accoglie la mora, prendendo un piatto dal tavolo e facendo per tirarglielo in testa, ma venendo bloccata dal “marito” che glielo toglie dalle mani prima che possa commettere alcunché, e tenendole ferme le mani per impedirle di prendere altro.

Hans si alza di scatto, senza capire la reazione della cognata, e guardandola come se fosse pazza.

-Scusa, Hans. Non so cosa le sia preso, mi dispiace- Herbert assume un tono mortificato, ma il fratello non sembra prendersela.

-Non preoccuparti, probabilmente è molto scossa come tutti. Dopotutto Elsa è scappata e Anna ancora non si trova- abbassa lo sguardo, trista a sentire quella notizia.

Rapunzel lo guarda schifata. Quel traditore come può avere il fegato di essere lì e fingere che gli importi qualcosa della principessa Anna dopo che l’ha lasciata morire in quel modo.

La mora si dimena furiosamente, con tutta l’intenzione di andare in cucina, prendere una padella e tirargliela in testa.

-Rapunzel, ti prego, riprenditi- la supplica suo “marito” spaventato per lei.

-Lasciami andare- con uno strattone più forte degli altri, Rapunzel riesce a scappare dalla presa delle sue mani, e scompare in cucina.

Herbert prova a seguirla, ma viene bloccato da Hans.

-Hey, non forzarla, sai quanto fosse legata alla principessa- e guardando la porta da dove è sparita con empatia, come se potesse capire i suoi sentimenti.

Rapunzel, che si è chiusa la porta alle spalle, restando chiusa in cucina, respira a fatica, terrorizzata da tutto ciò che la circonda.

Si prende la testa, cercando di formulare un piano.

“Per tutte le luci fluttuanti, se solo ci fosse Hiccup!” pensa sconsolata, e appena le viene quel nome in mente, le viene un’altra fitta alla testa.

Spalanca gli occhi, più spaventata che mai.

-Ma che cosa mi sta succedendo?!- chiede a se stessa, poi chiude gli occhi, e ignorando le fitte alla testa, cerca di concentrarsi e tentare di ricordare qualcosa di questo Hiccup.

Flash rapidi, troppo veloci per poterci capire qualcosa, le mostrano un’ambiente chiuso, neve, un ragazzino con una gamba sola, tante armi, vortici neri, laghi di lava, troll ad Arendelle.

-I Troll!!- esclama, entusiasta, loro sicuramente potranno aiutarla.

Si ricorda di aver letto qualcosa a proposito di queste creature, quando è venuta per la prima volta ad Arendelle.

Certo, nei suoi ricordi, quei ricordi che sembrano totalmente falsi.

Decide comunque di provare. Lei non è pazza, ed è sicura che ci sia di mezzo molto altro in tutto questo, qualcosa che ha a che fare con quel ragazzo da una gamba sola, che per un momento lunghissimo le fa dimenticare Eugene.

Prende una padella, la più grande che trova, e si appresta a uscire dalla cucina.

Deve anche fare in fretta, sente che da un momento all’altro potrebbe succedere un’altra catastrofe.

 

-Quindi, che facciamo?- chiede Hiccup, spuntando l’ennesimo piano di pessima riuscita.

-Non posso, che ne so, passare il mio ruolo di “grande quattro” a qualcuno e venire ucciso e basta?- chiede Jack, che ancora dolorante per le sedute con i capelli di Rapunzel, non riesce a non sentirsi di troppo in quella compagnia.

-Non ci pensare nemmeno! Non ti abbandoneremo come se niente fosse!!- esclama Merida, fulminandolo con lo sguardo.

-Sbaglio o è una chiara traccia di preoccupazione quella sul tuo volto?- indaga Jack accennando un sorrisino.

-No, non lo è affatto, ma non puoi scappare dai tuoi doveri!- lo corregge Merida, diventando leggermente rossa, ma cercando di non darlo a vedere.

-Beh, il problema Rapunzel è il più urgente, ma è anche il più facile da risolvere rispetto al problema Jack- riflette Hiccup, concentrato, cercando di non badare allo scambio di battute dei due ragazzi. Rapunzel pende dalle sue labbra, dato che è lui quello inventivo del gruppo.

Anna, invece, è pensierosa.

Lei sa qual è la strategia migliore, ma ha davvero molta paura di dirla, perché per lei significherebbe non andare ad Arendelle, e lei spera davvero di poterci tornare. Ne ha bisogno, deve rivedere la sua città, camminare nuovamente per i corridoi del suo castello e sopratutto tentare di sciogliere Kristoff, anche se ormai dovrebbe essere troppo tardi per un atto di vero amore.

Per tutte le Giovanne, quanto le manca, vorrebbe averlo accanto, una roccia al quale rivelare tutto ciò che il libro le ha detto, persino ciò che non ha detto agli amici. Che non ha potuto dire agli amici.

Si guarda intorno, come temendo di essere osservata da qualche incubo o oscure presenze.

-Allora, Anna, qualche idea?- chiede Hiccup, demoralizzato. Anna lo guarda leggermente a disagio.

-Va tutto bene?- chiede Rapunzel, mettendole una mano sulla spalla.

-Io… io so cosa dobbiamo fare… so qual è il piano migliore- ammette abbassando la testa.

Ha deciso di essere altruista, di pensare al bene comune, anche se sa che fine farà l’unico e vero amore della sua vita.

-Allora, qual è?- chiede Jack, sperando in qualcosa di grandioso.

-Come diceva Merida. Andare da Ade e portarlo dalla nostra parte, mentre Hiccup deve assolutamente raggiungere Rapunzel e portarla in salvo, sempre che lei non trovi una soluzione prima. Purtroppo non posso sapere che cosa farà, perché è… sei… siete una dei quattro- spiega, indicando Rapunzel.

-Perché Hiccup?- chiede lei, confusa.

-Perché Merida e io dobbiamo andare da Ade, e dato che Jack non può muoversi e tu non puoi stare a contatto con l’altra te, Hiccup è l’ultima scelta che ci rimane.

-Bene, l’idea è…- Hiccup cerca il termine giusto per non ferire la fulva.

-…orrenda!- conclude Jack per lui, lasciando stare la sensibilità.

-Si, Jack ha ragione. Io scherzavo quando dicevo che sarei andata a parlare con Ade- gli dà man forte Merida, guardando incredula Anna, che si limita a rimanere impassibile, con occhi bassi.

-Beh, più che altro ci sono molte cose che non combaciano tra loro. Insomma, abbiamo solo un portale di luce, e se dobbiamo fare due viaggi uno rischia di rimanere per sempre ad Arendelle o a… Adelandia- ammette Hiccup, pratico.

In quel momento Rapunzel sente qualche fitta alla testa.

-Ragazzi- cerca di attirare l’attenzione, mentre immagini le raggiungono la mente come tanti flash, troppo rapidi però per capirli bene.

I ragazzi però discutono, senza badare a lei.

-Magari potremmo lasciare te ad Arendelle e tornare a prenderti una volta finito con Ade-

-Dubito che riuscireste a tornare-

-Ragazzi- prova a chiamarli, dolorante, cercando di tenere a fuoco le immagini: il castello di Arendelle, un dipinto, due fratelli, libri, padelle.

-Non è un buon piano, è vero, ma dopotutto Anna è stata molto utile finora, e credo davvero che…- 

-RAGAZZI!- urla Rapunzel, tutti si girano a guardarla, facendo calare la sala nel più totale silenzio.

-Rapunzel… io… noi… insomma, la me del futuro è ad Arendelle, con due fratelli. E’ spaventata e vuole rivolgersi ai troll- dice agli amici.

-Dobbiamo sbrigarci, allora- è la prima volta che Anna parla dopo aver rivelato il suo piano, e sembra più determinata che mai.

-Ma…- prova a ribattere Hiccup, ma viene interrotto da Merida, che sistema le scarpe volanti di Sindrome e afferra l’arco.

-Perfetto! Anna viene con me, e Hiccup, ti accompagniamo ad Arendelle. Però è il caso che Sdentato non venga- propone Merida

-Ma…- prova nuovamente a ribattere il ragazzo.

-Infatti, l’ultima volta che è venuto ad Arendelle si è scatenato il putiferio- ammette Anna, ripensando con nostalgia ai bei tempi andati.

Hiccup abbassa lo sguardo, poi annuisce.

-Va bene- cede, leggermente seccato.

-Allora, andiamo dritti di filato verso una morte certa. Rapunzel, tu bada a Jack a al villaggio da parte mia, ok?- chiede alla mora, che annuisce, poi viene afferrato da Merida, che chiama il portale di luce.

-Allora… Arendelle, Disney, Frozen- ma il portale non sembra volersi aprire.

-Ma che diavolo succede?- chiede Merida, confusa.

-Siamo in Dreamworks, non possiamo andare direttamente da me, ma potremmo sempre passare per un Pixar a caso e poi dirigerci  Frozen- le spiega Anna, pratica.

-Ah, giusto. Questi universi sono così confusi. Beh, torno un attimo a Dumbroch e poi andiamo a Frozen.

-Evvai, due bei portali, giusto per restare pieni di energie- commenta sarcastico Hiccup, che con la sua esperienza trova che i portali siano incredibilmente sfiancanti.

-Non lamentarti, Hic, pensa alla nostra missione- e riafferrandolo, Merida esclama:

-Dumbroch, Pixar, The Brave- e il portale finalmente si attiva.

I portali di luce sono assai più comodi dei portali normali, questo Hiccup deve ammetterlo, e quando arriva a destinazione non c’è stata nessuna perdita di energia.

-Allora, dove trovo questa old Rapunzel?- chiede Hiccup ad Anna, appena arrivano ad Arendelle.

La ragazza però osserva malinconica la sua città da lontano, e non lo ascolta.

-Anna?- prova ad attirare la sua attenzione il ragazzo, Merida gli fa cenno di lasciar perdere, ma Anna sembra riscuotersi.

-Oh… ehm… Rapunzel credo si trovi nel castello. Devi sbrigarti perché… non manca molto all’arrivo di Elsa- lo dice con voce bassa e spezzata. Non è mai sembrata così fragile, ma ormai lo sono tutti, visto quello che hanno dovuto passare.

-Va tutto bene, Anna?- prova a chiederle Hiccup, mettendole una mano sulla spalla.

La ragazza annuisce con poca convinzione, poi si corregge e scuote la testa.

-No… ho… insomma, vedendo la città ho appena capito ciò che è successo nella nuova versione di Frozen, ed è… orrendo- ammette, stringendo i denti.

-Su, Merida, andiamo a parlare con Ade, ho un bel po’ di cose da dire per convincerlo a lasciar perdere- taglia corto poi, prendendo Merida per un braccio e incoraggiandola ad aprire un nuovo portale di luce.

-Si… ma Ade, dov’è?- chiede la riccia.

-Ehm… ma sai che non lo so? Fammici pensare un secondo- Anna si prende la testa tra le mani, pronta a fare domande mentali al libro, e Hiccup nel frattempo decide di separarsi dal gruppetto.

-Allora, Merida, vienimi a prendere quando hai fatto, io ti aspetto qui, ok? O tu aspetti me… nel caso- le da appuntamento, e Merida annuisce, poco convinta, e lanciando un’occhiata insicura ad Anna, che borbotta tra se cercando di farsi venire in mente il film di Ade.

-Ve bene, cerchiamo di salvare i nostri amici- e con la massima determinazione, si avvicina ad Anna, mentre Hiccup si dirige alla volta del castello, con un groppo alla bocca dello stomaco per i ricordi che la figura di Arendelle gli fa tornare alla mente e la paura della diversità che troverà all’interno delle mura.

Quando Hiccup bussa al grande portone, non avendo piani migliori per entrare nel castello, sgrana gli occhi nel vedere un bel principe azzurro da fiaba che gli apre carico di speranza, per rimanere deluso dalla vista di Hiccup.

-Salve, cerco la principessa…- comincia Hiccup, cercando di darsi un tono, ma il bellimbusto conclude per lui.

-La riunione commerciale è saltata, e la principessa Anna è dispersa. Quando la ritroveremo…- per venire a sua volta interrotto da Hiccup.

-No, no, non cercavo la principessa Anna, ma la principessa Rapunzel- spiega, mordendosi il labbro, incerto.

L’uomo lo guarda dall’alto in basso, senza sapere se fidarsi o no.

-E, se posso chiedere, cosa vuoi da mia moglie?- Hiccup resta di sasso a sentire quella parola.

Il tipo lì davanti non sembra proprio l’uomo giusto per Rapunzel, almeno a prima vista, ma decide di non giudicare le scelte che l’amica farà in futuro, anche se sembrano per ora discutibili.

-Ehm… dovrei parlarle a proposito di…- non sa che scusa inventarsi.

-Se ne vada- il principe fa per chiudere il portone, ma Hiccup lo ferma.

-Le dica che sono Hiccup Horrendus Haddock!- lo supplica. Sa che è molto probabile che Rapunzel non si ricordi di lui, almeno la Rapunzel del futuro, ma almeno distrarrà il principe e potrà intrufolarsi in qualche altro modo.

-Hiccup!!- esclama una voce dal corridoio, che si mette a correre nella sua direzione, e scansa il principe per osservare il nuovo venuto alla porta.

Il ragazzo rimane sul posto, osservando una Rapunzel più grande, più sicura, e anche più bella, non che non sia bella già da giovane.

Indossa un vestito rosa chiaro, i capelli sono della stessa lunghezza di quelli che ha ora Rapunzel, ma raccolti in un codino, non indossa scarpe e in mano tiene una padella.

-Tu sei Hiccup?- gli chiede, squadrandolo.

-Si, tu… ti ricordi di me?- chiede, incredulo.

-Ti immaginavo più alto- commenta solo Rapunzel.

-Ma che diavolo sta succedendo?!- chiede il “marito” spostando lo sguardo da Hiccup a Rapunzel come se stesse osservando una partita di ping pong.

-Senti, Elsa sta venendo a ucciderti, e ti devo portare in un posto sicuro prima che ciò accada, Merida e Anna sono da Ade a convincerlo a stare in qualche modo dalla nostra parte, e tornano a prenderci in un posto specifico. Ti porteremo attraverso un portale di luce in un luogo sicuro pieno di vichinghi e draghi e… tu mi stai prendendo per pazzo e non hai la minima intenzione di seguirmi, vero?- chiede Hiccup alla fine, guardando la faccia sconvolta di Rapunzel.

C’è qualche secondo di silenzio, e Herbert ne approfitta per dirigersi lentamente a chiamare il fratello. Certo, il ragazzino sembra facile da sconfiggere, ma è terribilmente pazzo, quindi potrebbe avere una forza satanica incredibile, oltre al fatto che ha nominato Anna, ed è sospetto.

Rapunzel annuisce lentamente.

-Mi credi pazzo- commenta rassegnato Hiccup, interpretando il suo annuire come conferma della sua follia agli occhi della ragazza.

-No, non ti credo pazzo, anzi dici molte cose con logica, ma Elsa non è cattiva- obietta Rapunzel.

-No, infatti non lo era. Ci ha aiutato… a modo suo, ma ora è morta e Pitch l’ha fatta rinascere come cattiva- spiega Hiccup, guardandosi intorno per vedere eventuali guardie all’orizzonte.

-Ah… cambiando la storia- indovina Rapunzel.

-Si. Allora, sei con me?- chiede, pensando che tutto sommato è stato più facile di quanto pensasse.

-Ma certo. Io non sto con Hans e quel dannato fratello che dovrebbe essere mio marito. E poi voglio capire di più da questa assurda situazione. Ma prima devo fare una cosa importante- distoglie lo sguardo mentre lo dice, un po’ imbarazzata.

-Che cosa?- chiede Hiccup, incoraggiandola. Felice e molto stupito dalla sua fiducia.

-Dobbiamo andare da me perché devo parlare con i miei e trovare Eugene- dice quel nome con una chiara traccia di preoccupazione, che rende Hiccup leggermente infastidito.

-Chi è Eugene?- chiede, confuso.

-Mio marito. Il mio vero marito- spiega Rapunzel, sorridendo inconsciamente pensando al suo vero amore.

-Ah… beh, non so se…- Hiccup cerca di stroncare la sua idea sul nascere, ma l’arrivo di Hans e del fratello dietro di lui con le spade sguainate gli fanno decidere di rimandare la chiacchierata a quando saranno a Berk.

-Andiamo!- la prende per un polso e si mette a correre verso la foresta, inseguito dai due principi.

-Hey!- si lamenta leggermente Rapunzel, presa alla sprovvista, poi girandosi ad osservare la scena, sgrana gli occhi e corre il più velocemente possibile insieme a Hiccup, superandolo pure, dato che la gamba finta del ragazzo non gli permette di correre troppo in fretta.

-Dove sono Merida e Anna?- chiede Rapunzel col fiato corto.

-Non lo so, ma è meglio che si sbrighino… e che non siano state incenerite dal capo degli inferi- risponde Hiccup, cercando di non avere in mente pensieri molto brutti riguardo alle sue due amiche.

 

Dopo che Hiccup si è avviato verso il castello di Arendelle, Anna trova la soluzione.

-Hercules! Film Disney del 1997, e lui si trova negli inferi, naturalmente. Allora, Merida, fa in fretta- Anna la prende per mano, e le Merida apre un nuovo portale.

-Allora… Inferi, Disney, Hercules- e subito scompaiono, per poi riapparire in un luogo tetro, buio e pieno di gente morta.

-Cavolo, ha proprio bisogno di un nuovo arredatore di interni- commenta Merida una volta giunti a destinazione, per cercare di sfogare la tensione.

-Purtroppo qui in Grecia non siamo molto avanzati, e i miei fratelli odiano darmi dei benefici- risponde annoiata una voce alle spalle dalle due ragazze, che sobbalzano e si girano di scatto.

-Ade!- esclama Merida, guardandolo storto.

L’uomo degli inferi è seduto su una sedia fatta di ossa, ed è intento a leggere una pergamena giallognola.

-Si, sono io. Che volete?- chiede lui, sempre restando annoiato.

-Potresti mentire a Pitch e dirgli che Jack è morto?- chiede Anna con semplicità, e sia Merida che Ade la guardano increduli.

-Ti prego dimmi che non è questo il tuo piano?- la implora Merida, come se fosse pazza. Anna le sorride rassicurante.

-Oddio siamo morte!- Merida si prende la testa tra le mani.

-Perché mai dovrei fare una cosa del genere?!- chiede Ade, iniziando ad infiammarsi, nel vero senso della parola.

-Perché non sei dalla sua parte- risponde ovvia Anna.

-In che senso?- chiede Ade, più confuso che arrabbiato.

-Nel senso che tu non vuoi il dominio del mondo, che non hai un debito con lui e non può ucciderti se lo tradisci, quindi puoi tranquillamente mentirgli senza temere conseguenze- spiega Anna, ma non in tono risolutivo.

-E perché dovrei farlo? Io sono dalla sua parte perché mi piace l’idea di avere un lieto fine, per una volta- il signora si alza dalla sedia e guarda le ragazze fumando dalle narici.

-Si, non ne dubito, ma se lui vince non solo non avrai il tuo lieto fine, ma non esisterai proprio- spiega Anna, abbandonando il sorriso per un’espressione più seria.

-Come?- chiede Ade, confuso, Anna gli fa cenno di avvicinarsi, e lui china la testa, sospettoso.

Lei gli sussurra qualcosa all’orecchio, e lui sgrana gli occhi.

-Non è possibile!- esclama, inorridito.

-Allora, ci farai questo piccolo favore?- chiede Anna, guardandolo dritto negli occhi.

-Chi ti dice che non andrò a spifferare quello che mi hai detto a Pitch?- minaccia Ade, in tono di sfida.

-Non puoi farlo e basta. E credo anche che tu non voglia- gli risponde Anna.

Merida sposta lo sguardo da uno all’altro senza capire proprio niente di quello che si stanno dicendo.

-Ma che diavolo…?- chiede persa.

-Non nominare quel ruba lavoro qui!- la minaccia Ade, con un dito per aria. Merida si ritira, spaventata, poi Ade si rivolge nuovamente ad Anna.

-Va bene, lo farò, ma non farò altro per voi, statene certe!- cede infine, Anna gli sorride grata.

-Sai, meriti di essere il cattivo più amato della Disney- lo complimenta, Ade sbuffa, alzando la testa in modo snob, poi Anna prende per mano Merida, e la incoraggia a tornare a Frozen.

-Rotta verso Frozen!!- esclama orgogliosa del suo operato.

-Ma che cosa gli hai… ?- prova a chiederle Merida, ma Anna taglia corto.

-Non abbiamo tempo per legarci a questi particolari- 

-Ok, ok… allora… Arendelle, Disney, Frozen- e il portale di luce le riporta a destinazione, nello stesso punto di prima, dove Hiccup e una ragazza mora di spalle stanno venendo catturati da due principi armati di spade.

Il primo è stato bloccato da dietro, e cerca di liberarsi con il piccolo coltellino multiuso creato per la fuga dal castello di Pitch, mentre la seconda combatte con una padella, ma è a terra e sembra stia avendo la peggio.

Merida ci mette meno di un nanosecondo a caricare l’arco e a mandare una freccia dritta contro il braccio dell’uomo che tiene fermo Hiccup, che liberandosi si rivolge a Merida.

-Chi è che ha un tempismo incredibile, adesso?- 

-Sta zitto, Hiccup! Non ti stavano per uccidere- ribatte Merida, caricando un’altra freccia che colpisce in pieno l’altro principe alla gamba, che cade a terra.

Entrambi gli uomini si voltano a guardare le nuove venute dal nulla, confusi e con espressione persa, e così fa anche Rapunzel.

-Rapunzel!- esclama Merida, riconoscendo l’amica.

-Cavolo se sei più grande- osserva ammirata, caricando di nuovo l’arco per paura di un ulteriore attacco da parte dei principi, che però osservano Anna.

-Anna!- esclamano insieme, sollevati e spaventati.

-Lasciatela andare!- ordina il più giovane, tenendosi il braccio ma avviandosi comunque minacciosamente verso il gruppetto.

-Sta lontano!- gli intima Merida.

La old Rapunzel e Hiccup corrono alla sue spalle, per proteggersi.

-No! Tu sta lontana da mia moglie!- ribatte il principe, riferendosi ad Anna, che rabbrividisce e prova un moto di disgusto profondo a sentirsi nominare in questo modo.

-Ti prego, Merida. Andiamo da qualche altra parte- la fulva supplica l’amica, aggrappandosi al suo vestito pronta a scomparire.

Hiccup fa lo stesso e prende la mano di Rapunzel, che lo lascia fare, confusa ma anche fiduciosa in lui.

-Dumbroch, Pixar, The Brave!- urla Merida, il vortice inizia a formarsi attorno ai quattro.

-NO!- Hans, con un balzo, afferra il polso di Merida, che non fa in tempo a scansarlo e perde la presa sulla freccia, che vola oltre loro e si va a schiantare nell’albero più vicino, accanto a Herbert che ancora non capisce cosa diavolo sta succedendo.

E i cinque scompaiono alla volta di Dumbroch.

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Il prossimo si chiamerà Evil Elsa, ho dovuto posticiparlo perché mi ero trovata di fronte a un qualcosa di impossibile quindi non sapevo come andare avanti.

Dopotutto come fare in modo che Jack vivesse se Elsa doveva ucciderlo e Ade era dalla parte del cattivo?

Quindi mi sono bloccata, e mi scuso enormemente della faccenda.

Spero comunque che il capitolo sia di vostro gradimento e spero non ci siano troppi errori. 

Purtroppo non ho molto tempo per ricontrollare e se non pubblico ora non pubblico più.

Che dire, non credo più che farò un seguito, sarà molto difficile con quello che succederà ora, ma non voglio farvi spoiler, anche se è molto probabile che manchino circa quattro o cinque capitoli compreso l’epilogo.

Cosa avrà detto Anna a Ade per convincerlo? 

Può essere un nuovo mistero o una vecchia consapevolezza?

E ci sono cose che Anna non ha voluto rivelare, di che si tratta?

Hans inoltre è entrato di prepotenza nella compagnia, sarà davvero buono ora che Elsa è cattiva o la forma finale del suo personaggio è troppo cattiva per permettergli questo cambiamento?

Tante domande senza risposta, e se volete le risposte non vi resta che continuare la storia

Allora, grazie a tutti quelli che seguono, recensiscono o anche solo leggono questa storia (ma se lasciate una recensioncina mi farebbe davvero piacere)

Un bacione e alla prossima :-*

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