It's not easy being a parent

di Larry_Fearless
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** An angry little Sophie ***
Capitolo 2: *** 2. Home Sweet Home ***
Capitolo 3: *** 3. Papi. ***
Capitolo 4: *** 4. Il primo giorno di scuola. ***
Capitolo 5: *** 5. Happy Birthday, Sophie! ***
Capitolo 6: *** 6. Sei un bugiardo! ***
Capitolo 7: *** 7. Quattro e Mezzo ***
Capitolo 8: *** 8. Disastro ***
Capitolo 9: *** 9. Fever ***
Capitolo 10: *** 10. Mestruazioni ***
Capitolo 11: *** 11. Time for the truth ***
Capitolo 12: *** 12. Disappointment in love ***
Capitolo 13: *** 13. Fuoco ***
Capitolo 14: *** 14. Jess ***
Capitolo 15: *** 15. Verginità ***
Capitolo 16: *** 16. Louis - PART 1 ***
Capitolo 17: *** 17. Louis - PART 2 ***
Capitolo 18: *** 18. Louis - PART 3 ***
Capitolo 19: *** 19. Louis - PART 4 ***
Capitolo 20: *** 20. Epilogo. ***



Capitolo 1
*** An angry little Sophie ***


An angry little Sophie.
“Allora, amore, devi andare dalla maestra e devi chiederle se dopodomani vuole venire a cena qui, ok?” chiede Louis mentre abbottona il cappotto alla sua bambina, Sophie. Sophie ha 7 anni, gli occhi azzurri, i capelli biondi (ma tutti sanno che da grande li avrà scuri e ricci come il suo papà) e due papà. Una ragazza ha accettato di portare in grembo il frutto degli spermatozoi di Harry, e sono soddisfatti della bellissima bambina che hanno creato. Louis e Harry sono fidanzati da quindici anni e sposati da otto, un figlio è stata una benedizione per loro due, sorridono molto di più adesso.
“Va bene.” Dice la bambina, Louis le schiocca un bacio sulla guancia. Che poi ha delle guance tenerissime.
“Ciao, papi.” Dice aprendo la porta.
“Woah! Woah! Dove vai?”
“A scuola.” Risponde ovvia indicando il vialetto. Louis avvicina sua figlia al petto e le dice nell’orecchio: “E papà Harry non lo saluti?”
“No.” Dice fredda prima di districarsi dalla sua stretta e correre verso l’autobus. Louis sospira e va nello studio di suo marito. Harry Styles, 30 anni, padre da sette anni, gay dichiarato, è un chirurgo. Il più bravo del reparto, come ci tiene sempre a specificare Louis quando qualcuno gli chiede che mestiere faccia suo marito.
“Amore..” dice una volta sulla porta, Harry alza lo sguardo dai fogli che stava leggendo e sorride.
“Ehi, sweet cheeks.”
“Vuoi… vuoi una tazza di tè?”
“No, grazie. Mi fai compagnia?” indica con il capo la sedia accanto alla sua. Louis sorride e si avvicina, ma non si siede dove indicato, anzi, si piazza sulle gambe del suo medico preferito.
“Dai, Lou… devo lavorare.” Dice dopo avergli rubato un bacio.
“Sì, adesso me ne vado ma, uhm, ieri sera Sophie si è rifiutata di mangiare la lasagna.”
“Ma le piace sempre, tutte le volte che la faccio.”
“Lo so. E sono preoccupato, ha mangiato solo un po’ di patate al forno. Non sapevo cosa farle.”
“Sì.. stanotte sono tornato tardi. Vado a portarle qualcosa a scuola.”
“No!” urla forse un po’ troppo velocemente e troppo forte Louis. Harry alza un sopracciglio e lo guarda stranito. “Voglio dire.. tu hai da lavorare qui, vado io.”
“Sicuro? Perché non mi dispiace, non la vedo da ieri pome...” si blocca improvvisamente fissando il vuoto. “Oh..”
“Cosa?”
“Allora va’ tu.. a te parla.” Dice un po’ triste.


Sophie è appena uscita da scuola, è un po’ triste perché sa che non ci saranno quelle mani enormi a prenderla quando lei correrà verso il suo papà e gli salterà in braccio. Ma poi si riscuote e pensa che lei non vuole abbracciare papà Harry. Si guarda intorno finché non vede papà Louis che cerca la sua testolina bionda.
“Papi!” urla quella aggrappandosi alla sua mano.
“Ciao, amore!” Lou la prende in braccio e la bacia sulla fronte.
“La maestra ha detto di sì! Però vorrei un vestitino nuovo, me lo compri per favore?”
“Adesso vediamo, principessa. Intanto andiamo a casa, che papà ci sta aspettando.”

“Siamo qui!” urla Louis appena si chiude la porta alle spalle.
“In cucina.” Dice in risposta Harry. Il maggiore entra con ancora Sophie in braccio e saluta suo marito con un bacio sulla tempia.
“Ciao, amore. Ciao, raggio di sole.” Dice rivolto alla sua bambina nel chiaro intento di farsi perdonare da lei. Lei non risponde.
“Amore, papà ti ha salutato, perché non rispondi?” la incita Louis.
“Non voglio.” E detto questo scende a terra e se ne va in camera sua. Harry sospira e posa il coltello che stava usando sul lavello.
“Non..” comincia.
“Sta’ zitto, Haz.”
“Non vuole parlarmi.”
“Ripeto.”
“Non posso farci niente.”
“Non è colpa tua, le passerà.”
“Lo sai come è fatta.”
“Sì.. ha preso da te.” Cerca di sdrammatizzare. Harry sospira di nuovo e ricomincia a cucinare. Dieci minuti dopo sono tutti quanti a tavola. Ciò che deprime Harry è che lui non c’è quasi mai a pranzo, ma quando c’è Sophie lo riempie di domande e si fa imboccare da lui sebbene sia già grande perché… beh, perché è un cosa loro.
“Amore vuoi bere?” chiede Harry. Silenzio.
“Sophie, vuoi bere?” ritenta Louis.
“Sì, grazie.” A quel punto i nervi del riccio sono alle stelle e si alza arrabbiato e se ne va.
“Amore..” allunga una mano verso di lui e prova a fermarlo ma lui si scansa e sale di sopra.
“Piccola, che diamine ti prende?”
“Non voglio parlare con lui.”
“Ti costa tanto perdonarlo? Su, ti prometto che papà ti comprerà tutto quello che vuoi.”
“Non voglio nulla.”
“Nemmeno la barbie Malibu Stacey?” La bimba ebbe un attimo di ripensamento ma poi
“No, nemmeno quella.”
“Coraggio, piccola, papà ti vuole bene.” Cerca di convincerla.
“No, non  me ne vuole. E nemmeno io gliene voglio.” Harry nel corridoio sta trattenendo il respiro per non piangere.
“Non è vero, Soph, e lo sai.”
“Sì, che è vero!”
“No. Ti rendi conto di quanto sia cattiva la cosa che hai detto?”
“Che vuoi fare?” lo sfida “Picchiarmi anche tu?”
Allora era quello il punto. Pensò Harry salendo di sopra in lacrime. Era perché l’aveva picchiata, ma non le aveva fatto male e poi non era la prima volta. L’avevano educata come loro erano stati plasmati dai loro genitori, e se questo includeva qualche sculacciata quando non si obbediva l’avrebbero fatto. Due pomeriggi prima Sophie aveva invitato a casa una sua amica, per fare i compiti assieme e poi giocare alle barbie. Senonché Harry era entrato in camera per salutare sua figlia prima di fare il turno di notte all’ospedale e l’aveva trovata mentre saltava sul letto con la sua amica. Si era arrabbiato, ovvio, gli aveva detto mille volte che non doveva farlo, poteva cadere (come era già successo una volta) e correre quel rischio anche con un’altra bambina era da pazzi. Così aveva fatto una sfuriata e quando lei aveva detto ‘non me ne frega niente!’ lui si era avvicinato, l’aveva afferrata per il polso e l’aveva sculacciata. Non forte, non le avrebbe mai fatto male, ma doveva capire di aver sbagliato. E quando la mattina dopo era tornato a casa, le aveva preparato la colazione, le aveva dato il buongiorno con un bacio sulla guancia lei si era scansata non rivolgendogli la parola fino a quel momento; era rimasto stranito da quel comportamento. Ora capisce.
“Amore..” Louis bussa alla porta dopo aver parlato ancora un po’ con Sophie.
“Amore, su aprimi.” Lo implora.
“No.” Sospira, Harry è cocciuto proprio come sua figlia e sa bene che non potrebbe mai entrare in quella camera se non per decisione sua.
“Come ti senti?” chiede.
“Male.”
“Esci?”
“Non sono incline ad ottemperare alla vostra richiesta.” Louis ride, anche mentre piange riesce a scherzare.
“Okay… Porto Sophie a lavoro con me, va bene?”
“Tanto qui non sarebbe di molta compagnia.” Louis sospira.


“Oh, ma che carina che sei!” esclama Eleanor appena vede Sophie.
“Grazie.” Dice imbarazzata.
“Di niente.” Sorride prima di mandare un occhiata a Louis. “Ehi, Sophie, di là c’è anche mio figlio, si chiama Noel, perché non vai da lui a giocare? Io e papà qui abbiamo tanto da fare, cose noiose da avvocati.” Le sorride storcendo il naso. La bambina annuisce e va’ dove già un altro bambino sta ammirando le foto di suo padre ed Eleanor quando avevano 21 e 20 anni.
“Che carini.” Dice Louis guardandoli da lontano.
“Sì.” Eleanor si gira verso di lui e lo afferra per una spalla.
“Che c’è? Hai una faccia orribile.” Dice di getto.
“Sophie.”
“Cosa?”
“Non vuole parlare con Harry.”
“E perché mai?”
“Boh…”
“E tu?”
“Io che?”
“Che farai?”
“Tento di farla cedere ma è più difficile di quanto sembri.”
“Beh… cerca di scoprire perché ce l’ha con lui.”
“Sai com’è fatto Harry.”
“Sì, e allora?”
“E allora, se Harry è testardo, Sophie è tre volte peggio perché è una bambina.”
“Gesù. Che mestieraccio quello della mamma.”
“A chi lo dici.” Ironizza Louis, scoppiano entrambi a ridere.
 
Harry ha bisogno di pensare: cosa ha fatto? Insomma, non crede di meritarsi l’odio di sua figlia. Per una sculacciata? Impossibile. Entra in camera di Sophie e si siede sul suo letto, quella camera la descrive perfettamente: le barbie perfettamente allineate sullo scaffale esprimono la sua innocenza da bambina, le foto di loro tre qualche anno prima esprimono il suo amore per la sua famiglia, il cuore che ha ritagliato insieme a papà Harry per il compleanno di Louis esprime tutta la sua dolcezza. È semplicemente sua. Nell’angolino in basso del comodino –fra il mobile e il muro –Harry scorge un libricino. No, è un diario segreto, di quelli che si possono forzare con un ferretto, Harry lo prende in mano e lo osserva: è spesso solo un dito, sulla copertina fuxia splende l’immagine della principessa Disney (come si chiamava? Alison? Aurora!) della bella addormentata, circondata da tanti animaletti. Harry lo apre facilmente e legge la prima pagina.

Caro Diario,
Mi chiamo Sophie Styles Tomlinson. Sono figlia unica e ho due papà: Harry e Louis. Papà Harry è enorme, ha gli occhi verdi e i capelli di una forma strana. Papà Louis invece è un po’ più basso, ha gli occhi azzurri e i capelli castani. Li amo tantissimo, sono i genitori più belli di sempre. Il sabato quando papà Harry è a lavoro io e papà Louis giochiamo con le barbie e poi aspettiamo che papà torni a casa. Quando lo fa papà Louis lo bacia sulla bocca a cuore e poi lo abbraccio stretto perché mi è mancato tantissimo. Ora vado perché sennò si arrabbiano: non posso stare alzata fino alle nove e mezza.
Tua Sophie.

 
Caro Diario,
oggi viene a casa Rose. È la mia migliore amica, mi capisce, lei sa tutti i miei segreti e io so tutti i suoi segreti. Lei non ha due papà, però. Lei ha una mamma e un padre. La sua mamma è uguale a lei, si chiama Perrie ed è la moglie del migliore amico di papà Louis, Zayn. Non dirlo a papà Harry ma quando lui andrà a lavoro io e Rose ci metteremo a saltare sul letto. Solo dieci minuti, per far vedere com’è bello saltare a Rosie. Papà non vuole che salti sul letto, dice che posso farmi male, ma papà Louis una volta ha perso i gemelli d’oro e quando io ho detto che Harry si sarebbe arrabbiato lui ha risposto ‘occhio non vede, cuore non duole’ così ho pensato che se lui non vedeva che saltavamo non si sarebbe arrabbiato.

Ore 18:30.
Caro Diario,
sono arrabbiata con papà Harry. Pensavo che fosse già andato a lavoro così mi sono messa a saltare sul letto con Rose e quando è entrato si è arrabbiato. Io gli ho detto che non me ne importava niente del fatto che potevo farmi male. Si è avvicinato e mi ha picchiato. Non che mi abbia fatto male e nemmeno non mi aveva mai colpita prima ma.. davanti a Rose diamine! Ora non riesco nemmeno a guardarla negli occhi, mi vergogno troppo. Sono talmente arrabbiata con papà che non ho intenzione di rivolgergli la parola per almeno cinque giorni. Vabbè ora vado a mangiare che papà Louis mi chiama. Ti saluto
Tua Sophie.


Allora è per quello che è arrabbiata. Posa il diario lì dove l’ha trovato e si stende sul letto di sua figlia con le gambe pendenti. Inspira il suo dolce profumo da bambina impregnato nelle coperte e chiude gli occhi. Deve farsi perdonare, per forza.
Delle dolci labbra si posano sulle sue e per un attimo sorride prima che si ricordi delle lacrime che sono ancora secche sulle sue guance.
“Amore..” lo chiama piano Louis. “Amore, su, svegliati.”
“Hm..” mugola lui. E quasi gli sembra di essere tornati ai tempi del liceo, quando si addormentavano insieme, quando lo svegliava con carezze dolce sul collo dopo aver fatto l’amore, quando non stava tutto il giorno all’ospedale, quando non avevano una bambina da accudire.
“Boo, lasciami in pace.”
“B-Boo…?” Harry apre un occhio e vede la faccia sorpresa ma felice di Louis.
“Sì, Boo.”
“Beh, curly, cattive notizie al fronte.” Scherza. “Devi alzarti subito e baciarmi.”
“Agli ordini, capitano.” Sorride e si alza, stringe la vita di Louis fra le braccia e lo bacia con trasporto, chiede l’accesso alla sua bocca con la lingua che non gli nega e il maggiore gli infila le mani tra i capelli. Si stacca di botto, però, quando sente la porta della camera sbattere.
“Sophie!” urla Louis aprendo la porta. Guarda nel corridoio, ma non c’è nessuno.
“Sophie se sei in bagno esci subito, dobbiamo parlare.” Dice una volta fuori dalla camera.
“Non voglio uscire.”
“Sophie, amore, fa’ la brava. Non farmi arrabbiare.” Dice, sta cominciando a spazientirsi.
“Vai a prepararti una tazza di tè, Boo. Ci penso io a Soph.” Gli sussurra nell’orecchio.
“Ok.”
“Soph, piccola..” la chiama. Nessuna risposta. “Lo so che sei arrabbiata, e so anche perché ma… possiamo fare pace? Ti prometto che non lo faccio più.” Scherza. Sente lo scatto della serratura e sfoggia un bel sorriso perché, diamine, se è disposta a perdonarlo la riempie di baci. Ma no. Spera di vedere il faccino timido, un po’ sorridente della sua bambina ma la vede con un broncio sul viso, dalle labbra a cuoricino esce una gocciolina di sangue (segno che le ha morse troppo forte), e le sopracciglia aggrottate.
“Io ti odio! Vorrei che tu non fossi mio padre!” urla con le lacrime agli occhi e poi corre in cucina da papà Louis. Harry non vuole nemmeno più piangere, resta come uno stupido, lì in piedi, nel corridoio, a fissare il punto in cui la sua Sophie è scappata via e stringe i pugni quando la sente singhiozzare e sente Louis dirle: “Ehi, piccola, no. Shh. Non piangere, shh.” Quando il suo pianto si è calmato lo sente dire: “Vuoi mangiare qualcosa? Papà ti ha preparato la pasta con le patate. Quella che ti piace tanto.”
“Non la voglio.”
“Amore, fa’ la brava. Devi pur mangiare qualcosa.”
“Non c’è della pizza c-congelata?” dice con un singhiozzo.
“No.”
“Puoi farmi una tazza di tè?” Louis sospira e comincia ad armeggiare con il pentolino. Una mezz’oretta dopo Harry entra in cucina e vede Sophie intenta a sorseggiare il suo tè con gli occhioni azzurri arrossati e con il mignolo alzato all’insù come le principesse. Sorride triste e poi va da suo marito.
“Ehi, curly.” Gli sorride Louis. Harry gli mette una mano sulla guancia e lo avvicina per un bacio.
“Buonanotte, Louis.”
“Buonanotte, piccolo.” Il minore lo bacia un'altra volta prima di uscire dalla cucina. In mezzo al corridoio però si ferma, rientra nella stanza e dice solamente: “Buonanotte principessa.” Poi se ne va in camera da letto e si spoglia. Il suo corpo è coperto da tatuaggi, ne ha fatto uno anche per Soph, non è niente di troppo grande, una semplicissima S sulla caviglia. Ma per lui significa tanto, la sua bambina significa tanto. Quando sente un pianto frustrato provenire dalla cucina e le urla isteriche di sua figlia decide di farsi una doccia ghiacciata così da lasciare fuori il mondo, lo faceva anche quando litigava con Louis 19 anni per stupidaggini come se vai a Yale non ci vediamo più. Adesso però capisce che vale la pena chiudersi in sé stessi per tua figlia che ti odia piuttosto che chiudersi perché il tuo ragazzo ha baciato sulle labbra una ragazza.
Un’ora e un pianto di Sophie dopo Harry ancora non riesce a dormire, aspetta che Louis ritorni in camera da letto per sentire le sue braccia avvolgersi intorno al suo corpo, come quando era ancora il più alto fra i due. Quando lo fa è come se uscisse da una lunga apnea.
“Sei sveglio, piccolo?” bisbiglia.
“Sì.” Mormora a sua volta.
“Come ti senti?” chiede spaventato dalla risposta.
“Male.” Risponde atono.
“Senti.. sai che Soph non voleva dire quelle cose. È una bambina, non conosce il significato delle parole.”
“Sophie conosce molto bene il significato dei Ti odio e dei vorrei che tu non fossi mio padre.”
“Oh, Harry.”
“No sul serio. Parliamone, l’ho solo picchiata davanti alla sua migliore amica e allora? Cioè mi dispiace se l’ho messa in imbarazzo ma arrivare ad odiarmi…”
“Lei non ti odia, babycakes.” Dice dolce baciandogli la nuca.
“Lasciamo stare, Lou, buonanotte.” Louis si allunga per prendere la sua mano e incastrare le loro dita.
“Ti amo, piccolo.”
“Ti amo anche io Boo.” Gli bacia il dorso della mano e si addormentano così. Abbracciati, con le mani incrociate, i respiri pesanti e i cuori traboccanti d’amore. Magari quello di Harry era anche un po’ denso di tristezza ma nulla che l’affetto della sua famiglia non avesse potuto liberare.
Harry si sveglia di soprassalto. Sposta gli occhi su Louis alla sua destra e vede che nel sonno si è spostato dall’altra parte del letto, ma senza staccare i piedi dai suoi. Cerca di capire perché si sia svegliato e ci arriva solo quando una vocina dolce sussurra ancora una volta un flebile: papi. Si gira verso Sophie e constata che sta tremando violentemente, i suoi occhioni sono spaventati e rossi.
“Oddio amore, che succede?” chiede mettendosi a sedere.
“Papi… devo dirti una cosa.” Dice piano.
“Dimmi, piccola.” Le sorride incoraggiante.
“N-Non… Non è vero che ti odio. I-Io ti voglio tanto bene e non è vero che vorrei che tu non fossi mio padre. Sei il papà migliore del mondo, io faccio sempre i capricci, sono cattiva e lo so… però tu tienimi con te, migliorerò.”
“Oh, principessa, vieni qui.” La prende in braccio e se la porta sulle gambe. Le sposta i capelli biondi dalla faccia e la bacia mille volte sulle guance, la bimba ridacchia e poi infila le mani fra i suoi ricci.
“Non sono il papà migliore del mondo, e tu non sei cattiva. Sei una bimba buonissima.”
“Non è vero se no non mi avresti mai picchiata.”
“Beh.. a volta sei birichina, ma va bene così.”
“Non salto mai più sul letto, giuro.”
“Uhm, forse puoi saltarci solo quando ci sono io a tenerti ok?”
“Grazie. Ti voglio un sacco di bene.”
“Anche io te ne voglio, amore. E te ne vorrò per sempre.”
“Pace?” chiede la bambina tendendo il mignolo verso il suo papà.
“Pace.” Harry prende il mignolo di Sophie nel suo che è immensamente più grande, ma va bene così. Per quella sera, Sophie dormirà nel lettone con i suoi papà, papà Harry gli ha baciato la fronte talmente tante volte che ormai crede che si sia consumata. Sono due notti che ha gli incubi perché papà Harry è una specie di scaccia-brutti-sogni, quando le da il bacio della buonanotte è come se tutti i mostri avessero paura e se ne andassero. E finalmente può dormire sogni tranquilli, perché –per quella sera- di baci della buonanotte, ne ha avuti fin troppi.
E Louis –girato di spalle rispetto alla sua famiglia –sorride. Perché ha ascoltato tutta la conversazione e deve dire che l’hanno cresciuta proprio bene. Sorride perché suo marito finalmente potrà essere felice. Sorride perché finalmente non dovrà asciugare le lacrime di sua figlia e torturarsi l’animo vedendola triste
.

Sciao, pipol. 
Ed eccomi qui con questa raccolta di os, che non so da dove mi esce. Anyway.. è la prima long che scrivo e fa anche un po' schifo. Il punto è... Enjoy! Perchè ci sono persone che scrivono peggio di me. Lo assicuro. ;) 
Vorrei ringraziare un paio di persone: Ovviamente Silvia, my sunshine and love. E quella stronza di mia sorella Martina. Much love, sistah! So che non leggerai ma questo ma quando morirò farai tesoro anche di queste stronzate. Ringrazio in anticipo chi recensirà e.. visto che state leggendo potete recensire? Mi accontento di due paroline, eh? cioè non proprio due, ma ci siamo capiti. Amo tutti. (Non è vero, ti schifo Paolo). lol. 
Giulietta senza Romeo. xxxxxxxxxxxx

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Capitolo 2
*** 2. Home Sweet Home ***


2. Home sweet Home.
Louis si torce le mani, è teso come una corda di chitarra, il cuore non smette di correre veloce e vorrebbe piangere. Sente un risolino roco, segno che suo marito si è svegliato e l’ha visto mentre non riesce a star fermo per l’ansia.
“Dai amore, torna a letto.” Lo chiama tirandogli piano il polso. Louis si gira e lo guarda con gli occhi azzurri velati di insicurezza.
“Ancora la stessa storia?” chiede ancora assonnato quando Louis crolla al suo fianco.
“Sì.” Dice solamente.
“Bacio?” dice. Sporge le labbra che vengono subito raggiunte da  quelle di suo marito. Quando si staccano Louis si rannicchia contro il fianco del suo uomo e lo abbraccia; Harry gli posa un bacio fra i capelli e se lo stringe di più addosso.
“Che cosa ti dico sempre?” chiede quasi in una litania.
“Che non devo preoccuparmi, che tra poco potremmo portare a casa la nostra piccola Sophie e che staremo bene.” Risponde cantilenando.
“Ecco.”
“E se qualcosa va storto? Se mentre torniamo a casa facciamo un incidente?! Non sono pro-.”
“Tu devi stare solo zitto, Louis.” Dice dolce.
“Harry..” mugola disperato.
“Sta’ tranquillo. Andrà tutto bene, e sai perché?” Louis scuote la testa.
“Perché io ti amo.” Il maggiore sorride.
“Ti amo anche io, fesso.”
“Oh, anche tu sei una bellissima puttana.” Scherza.
“Sì?” ridacchia.
“Sì.”
“Dormiamo, Harry.” Dice strofinando il naso nel collo i suo marito.
“Ma che dormiamo?! Alzati, scemo, che dobbiamo andare all’ospedale a prendere Sophie.”
Ora, ecco a voi un quadro generale della situazione: Harry e Louis sono sposati da un anno appena ma sono fidanzati dai tempi del liceo per cui dopo otto anni hanno deciso di avere una bambina. L’inseminazione artificiale non era stata la loro prima scelta, avevano pensato all’adozione e ad altre opzioni ma avevano scartato l’idea pensando al fatto che avrebbero solo causato problemi al bambino/bambina. Così avevano trovato una ragazza in cerca di soldi per il college che aveva l’utero in affitto, avevano deciso insieme che il padre biologico sarebbe stato Harry perché Louis non se la sentiva (non l’avrebbe mai ammesso ma il riccio sapeva che era perché aveva paura dell’operazione) e cinque mesi dopo avevano scoperto che era una femminuccia. Quando qualche settimana prima erano andati di corsa all’ospedale con Kate (così si chiamava la ragazza) lei aveva partorito e aveva sorriso ad un Louis che non aspettava altro di ricevere la sua bambina. Harry era andato da lei e le aveva dato il suo numero: “Chiama. Per qualsiasi cosa, anche se vuoi solo vedere com’è diventata ‘tua figlia’, ok?”
“Ok.” Ovviamente il suo Boo Bear aveva pianto come una donnina in calore quando l’aveva presa tra le braccia, ancora un po’ sporca di grasso. Dolcemente aveva sussurrato un piccolo “Sei bellissima.” Mentre Harry con tutta la dolcezza possibile aveva detto: “Sarà anche bellissima ma in questo momento mi sembra un po’ aliena.” In cambio aveva ricevuto uno schiaffo dietro la testa dal suo uomo.
“Okay.. capito.” Aveva alzato le mani e poi, con un sorriso da ebete stampato sul volto, aveva preso ad accarezzare sua figlia.

“Muoviti Harry!” urla Louis fuori dal bagno.
“Sto facendo la doccia Lou! Vuoi venire a darmi una mano?” chiede ridendo.
“Senti, arrapato, muoviti. Tua figlia non può aspettare.”
“Gesù.” Decide di intrattenerlo in una conversazione in modo da avere più tempo per lavarsi.
“Che mutande hai?” sente una risata prima del tintinnio della cintura e un: “Quelle rosse con le spade!” dice senza pudore.
“Non lo sai che alle bambine non piacciono le spade?” dice.
“Davvero?” lo sente bloccarsi all’improvviso.
“Sì.”
“Oddio, oddio, oddio!” dice teso, lo sente spogliarsi e solo quando lui “Che dici metto quelle a righe blu e bianche?” chiede, che si comincia a preoccupare.
“Lou, scherzavo. Cosa vuoi che importi ad una bambina di 8 settimane il colore delle tue mutande?! Dai amore, mettiti un paio di boxer a cazzo e vieni a portarmi l’accappatoio.” Silenzio. Finisce di sciacquarsi e sta proprio pensando che se la sarà presa? Quando sente la porta cigolare e la voce del suo Boo dire: “Ehi, Sunshine, esci?” sorride talmente tanto che gli fanno male le guance. Apre il box della doccia e si ritrova il suo ragazzo –mezzo nudo –con un accappatoio in mano e un sorriso smagliante stampato in volto.
“Ehi, baby cakes.” Sorride facendo formare le rughette intorno agli occhi. Harry ama quando sorride, non sa perché sembra che si illumini il mondo, Louis in realtà odia il suo sorriso e le rughe attorno agli occhi, ma è da un po’ che non lo pensa perché quando hai un marito come il suo che ti ripete tutte le mattine, tutte le sere e tutte le volte che fate l’amore quanto sei perfetto è difficile contraddirlo. Così il riccio sorride e mette i piedi abnormi sul tappetino, cerca di abbracciare il suo Lou ma quello si scansa. Lo guarda strano e lui sorride ancora di più: “Sei tutto bagnato.” Spiega.
“Uff.” sbuffa piano, ma viene subito consolato da un veloce bacio sul mento.
“Sbrigati dai.” Gli dice dolce.
“Okay..” dice senza realmente pensarci.
“Ha chiamato Kate.”
“E..?”
“Ci ha chiesto un favore.”
“Cioè?”
“Ci ha chiesto se possiamo portare ogni anno un regalo a Sophie da parte sua.”
“Oh… certo.”
“Lo sai che… quasi mi dispiace portargliela via.”
“Beh… in ogni caso sarà sempre sua madre, non puoi negarlo.”
“Però mettere in affitto l’utero.”
“Beh.. tu immagina di poter rendere felice una famiglia di due lesbiche, non daresti il tuo sperma a loro per poterle rendere felici?”
“S-Sì.”
“Beh, è così.”
“La smetti di dire beh?!”
“Scusa.”
“Comunque…Solo che noi la paghiamo.”
“Ha bisogno di soldi, lasciala in pace.”
“Hai ragione.”
“Anche se… se un giorno Sophie decidesse di fare questa cosa
ricordami di darle una sberla.”
“Come preferisci. Ma non aspettarti il mio appoggio.”
“Come sempre.” Scherza.
“A proposito! Chi sarà fra i due il genitore cattivo?”
“Non c’è un genitore cattivo, Lou! Questo non è un gioco, stiamo per diventare genitori a tutti gli effetti.”

“E… E se quando diventa grande non le piaccio?!” chiede istericamente Louis quando sono a meno di due metri dalla loro figlia. A quel punto parte lo scappellotto da parte di suo marito.
“Smettila. La nostra Sophie è qui e noi stiamo per portarla a casa, non puoi essere solo felice?” chiede prendendogli il mento fra il pollice e il medio e l’indice.
“Scusami.”
“Non fa niente.” Lascia un dolce bacio all’angolo della bocca e poi sulle sue labbra prima di incrociare le dita con le sue e guidarlo nella camera di Kate.
“Ciao..” dice la ragazza appena li vede, fa un sorrisetto triste e lascia un bacio sulla fronte di Sophie.
“Ciao.” Risponde sensibile Harry.
“Posso?” chiede impaziente Louis indicando la bambina. Kate annuisce e gliela consegna, Harry invece prende la sedia e si mette vicino alla testa del letto e le prende una mano.
“Come va?”
“Bene.. credo.”
“Quando vuoi.” Le ricorda.
“Ho capito.” Cerca di sorridere.
“Sul serio, Kate… capisco che per te è difficile, quando vuoi.”
“Non preoccuparti, ti farò sapere.”
“E… sei ufficialmente invitata a tutti i compleanni di Sophie, basta una telefonata e ti diciamo dove festeggiamo.” la rassicura.
“A-Amore?” chiede un po’ imbarazzato Louis. Harry si gira verso di lui e lo osserva: è bellissimo con la loro bambina in braccio.
“Sì?”
“Mi prendi un po’ il ciuccio sul comodino?” chiede senza staccare gli occhi da quella meraviglia.
“Tieni.” È Kate a prenderlo e porgerglielo.
“Grazie.” Dice sorridendo. E non la sta ringraziando solo per il ciuccio, la sta ringraziando per tutto, perché lui non è come Harry, non riesce ad esprimere tutta la sua gratitudine in una frase o un dialogo, quindi spera solo di incontrare persone che lo capiscano e catturino il suo modo di manifestare i sentimenti.
“Non c’è di che.” Restano un po’ a guardarsi negli occhi prima che un mugolio della piccola gli faccia staccare gli occhi e tornare a guardare quel piccolo gioiello.
“Beh, Katy, noi andiamo ma..”
“Chiamo, chiamo.” Lo anticipa sorridendo.
“Rimettiti presto.” Le augura dolce Louis, poi suo marito afferra la borsa e dopo aver salutato ancora una volta Kate escono. Louis sorride come un cretino e prende meglio quella che ormai è sua figlia in braccio.


“Ecco amore…” Harry è entrato nella sua futura cameretta con Sophie in braccio. “Questa sarà la tua stanzetta quando la smetterai di piangere per i mostri.”
“Già cominci?” lo prende in giro Louis.
“Zitto nano.” Dice duro, il suo sguardo però è dolce e gli sta dicendo ti amo stupido.
“Come vuoi.” Ridacchia. Harry si perde ancora una volta a guardare il visino paffuto della sua bambina, le guance sono ancora molto arrossate, le labbra a cuoricino sono rosse come le sue, le manine arricciate, è tenerissima nella tutina rosa di lana.
“Ciao, Soph.” Dice con gli occhi lucidi. Quella bambina sarà anche biologicamente sua ma sente che il suo papà è Louis, insieme a lui. È stato il primo ad affrontare l’argomento “avere un figlio”.
“Sophie, devi sapere che il tuo papà Harry è un po’ scemo.” Dice avvicinandosi anche lui con gli occhi appannati dalle lacrime, e prendendola tra le sue braccia.
“Oddio, quanto è piccola.” Riflette piano Harry mettendo una mano sul suo faccino, la testa è quanto il suo palmo.
“O magari è la tua mano che è enorme.”
“Anche.” Ride. Improvvisamente la bambina fa un’espressione strana storcendo la bocca prima di prendere a piangere.
“Ehi, no, amore. Shh, non piangere.” Harry va in panico e Louis crede di aver fatto qualcosa di sbagliato.
“E se le ho fatto male?!” chiede sbarrando gli occhi.
“Louis, davvero, starei ore a dirti che sei un padre perfetto che non avremo problemi e tutto, ma ora Sophie sta piangendo, e dobbiamo occuparci di lei, qualsiasi cosa sia.”
“Okay..” Lou prende un bel respiro e inizia a dondolare la sua piccola tra le braccia come faceva con Daisy e Phoebe quando erano piccine.
“Forse… Forse ha fame!” dice Harry ad alta voce per sovrastare le urla di Sophie.
“Vai in cucina, ho preparato tutto: il biberon sterilizzato, il ciuccio sopra, il latte è dentro il pentolino caldo, devi solo metterlo dentro.” Spiega velocemente mentre assume una faccia sofferente nel vedere sua figlia piangere disperatamente. Harry si precipita al piano di sotto e prende il biberon dal lavandino, ci mette il latte tiepido dentro e corre da Louis.
“Ecco.”  Lo stappa e lo porge a Louis che lo mette sulle labbra di Sophie e la incita a succhiare. Quella lo fa pure ma dopo un po’ lascia perdere e ricomincia a piangere.
“Non ha fame.”
“Me n’ero accorto, sai?” dice isterico.
“E se vuole che le cambiamo il pannolino?” chiede ancora il riccio.
“Certo! Dev’essere quello!” esclama e cammina fino al bagno. La bambina continua ad urlare e Harry comincia a distrarla un po’: le mette il mignolo sulle labbra così che lo succhi un po’ per ignorare qualsiasi sia il suo fastidio. Louis le sfila la tutina e la fa rimanere con il pannolino, lo apre e una puzza pazzesca li avvolge.
“Oh, cristo!” Harry si tappa il naso e con una mano lo tappa anche a Louis.
“Amore..” borbotta il maggiore “Chiama le nostre mamme, abbiamo bisogno di loro per capire come cazzo si infila questa merda.” Indica i pannolini puliti e “Capito.” Risponde Harry correndo fuori, anche da giù sente le urla di Sophie e Louis dirle: “Shh, amore, ti prego.. Papà adesso chiama Nonna Jay e Nonna Anne e ti cambiamo tutta e ti laviamo il culetto, però amore, per favore, smettila.” Come se potesse capirlo. Harry fa il numero di sua madre, dopo due squilli risponde:
“Pronto, tesoro?”
“Mamma, mamma.” Dice in preda all’ansia.
“Ehi, amore che succede? E... come mai Sophie sta urlando?”
“Ecco… noi l’abbiamo portata appena a casa, e ha fatto la cacca e..”
“Ho capito. Dieci minuti e arrivo, resistete.”
“Non puoi proprio fare più veloce?”
“Cinque, non di più.”
“Grazie ti aspetto.” E attacca senza aspettare la risposta.
“Amore! Per favore vieni a darmi il cambio qui puzza!” dice, a Harry scappa una risata ma poi corre di sopra e trova un Louis intento a fare le facce buffe a Sophie.
“Ti prego, amore della mia vita, shh.” La supplica.
“Ah, è lei l’amore della tua vita? Beh, posso anche andarmene se è quello che pensi.” Louis si gira e lo guarda disperato, Harry sorride intenerito, si avvicina e gli bacia la fronte.
“Va’ a chiamare tua madre, penso io a Soph.” Quando ormai Louis è sparito oltre la porta, Harry si rimbocca le maniche e si avvicina a sua figlia che piange, il faccino rosso, le gambe che si dimenano in aria e il pannolino sporco sotto il sederino. Le afferra delicatamente le caviglie e bacia la pianta tentando di calmarla.
“Okay amore, adesso ti leviamo questo pannolino così quando arriva nonna Anne non mi da uno sculaccione perché l’ho lasciato lì.” Lo toglie e lo getta nella pattumiera, sta per mettere un asciugamano sotto di lei quando nota il culetto arrossato e… boom. Un'altra ondata di cacca dritta sull’asciugamani.
“Oh, fanculo.” La prende fra le braccia e la porta a stendersi sul fasciatoio dove comincia a pulirla con una salvietta imbevuta. E quando la bimba mugola per il fastidio, prende il cellulare e fa partire un video di lui e Louis a Leeds, così mentre lei è distratta la pulisce e si ricorda di baciarle la coscia rosea e grassoccia.
“Okay, piccola, abbiamo quasi fatto.” Prende un pannolino pulito e quando ha capito come va messo, glielo infila sotto il sedere, le cosparge la ‘farfallina’ e il culetto di borotalco, poi apre la pomata che gli ha comprato sua madre e la mette dove la pelle delle cosce sfrega contro l’inguine e via! Chiude il pannolino, felice che Sophie abbia finalmente smesso di piangere.
“Beh, amore, spero di avertelo messo bene perché non so sistemarti meglio di così.” La piccola si porta il ‘pollicino’ alla bocca, sbadigliando, ma Harry lo rimette giù lungo il fianco. Afferra il ciuccio che era stato messo di lato e glielo porta alla bocca, lei socchiude gli occhioni e gira la testa di lato. E per forza! Con tutte le energie che ha sprecato a piangere. Pensa il suo papà. La afferra da sotto le ascelle e le fa poggiare la testa sulla sua spalla, la bambina porta il pugnetto contro intorno al suo collo e.. in un attimo si è addormentata. Appena si gira verso la porta trova un Louis innamorato che lo osserva dolcemente e alle sue spalle le loro mamme con gli occhi lucidi.
“Uhm… credo che siate venute per niente.” Dice avvampando. Louis ridacchia e si avvicina a loro, si solleva sulle punte per baciarlo e poi torna a guardare la loro bambina che si è appena assopita sulla spalla del suo papà.
“Eh, ma non è giusto!” esclama Anne.
“Cosa?” Jay si gira verso di lei.
“Non posso giocare con lei, ora!” si lamenta.
“Sai, Anne, sei uguale a tuo figlio.” Commenta ridacchiando Louis.
“E tu sei il papà migliore del mondo.” Harry sorride e si abbassa e strofinare il naso contro la sua guancia.
“E però! Siete una coppia troppo tenera!” dice ancora.
“Ma che hai, ma’? Le mestruazioni?!” chiede stranito il riccio.
“Oh, sta zitto.” Sorride.

“Sono orgogliosa di te, Harry. Insomma io la prima volta che ho cambiato un pannolino a Gemma ho dovuto chiedere consiglio alla nonna.”
“Sì, lo immagino.” Ridacchia.
“Ecco il tè.” Louis entra con un vassoio in mano e sorride mentre lo appoggia sul tavolinetto e poi si va a sedere sulle gambe del suo Haz.
“Allora?” Jay ha appena aperto bocca per dire qualcosa quando sentono un urlo atroce provenire dal piano di sopra.
“Porca Puttana.” Dice il riccio, poi si alza e va’ di sopra a prendere Sophie.
“Quella bambina è…” comincia Louis.
“Assurda?” lo completa sua madre.
“Bellissima, stavo per dire bellissima.”
“Se.. come no.” Sbuffa lei.
“Cosa state dicendo di noi, eh?” chiede Harry entrando con una Sophie in braccio che si guarda intorno con gli occhioni curiosi.
“Stiamo dicendo che Soph è bellissima.” È Johannah ad alzarsi e prenderla fra le sue braccia.
“Sì, lo è.” Anche Anne la raggiunge e sorride intenerita. E mentre le nonne coccolano la loro nipotina patatosa, Louis ed Harry si siedono sul divano, il minore appoggia la testa sulla spalla del suo uomo e pouf! In un attimo si è addormentato, così mentre Anne e Jay portano Sophie a dormire nella culletta al fianco del letto dei ragazzi, Lou con uno sforzo prende in braccio Harry e lo mette a dormire. Perché spezzarsi la schiena a portare un metro e ottantacinque di coglionaggine su per le scale? Chiederete. Beh, perché quando si è innamorati come Louis è così. Perché dopotutto è merito suo se ora hanno una fantastica bambina, è merito suo se si sveglia tutte le mattine con l’amore della sua vita che gli sussurra che è bellissimo. Perciò, per questa volta, farà questa cosa perché Harry lo farebbe per lui e perché lo ama. Lo ama alla follia.

Ehi! E' Giulia che vi parla... Non ho molto da dirvi visto che sto guardando "Figli di un Dio Minore" mentre scrivo. Come avrete notato, spero, ho deciso di aggiornare tutti i giovedì, quindi dopo questa volta aggiornerò il nove quando torno dal trinity. La parte finale non ha molto senso ma lasciamo stare. 
 Vi saluto, pipol. 
Love all (tranne il solito Paolo a cui si aggiunge Antonio detto Tonino). 
Ovviamente la dedico a Silvia e alla mia bellissima sorellona Simona. Love you, crazy girl. 
Giulietta senza Romeo. 

 

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Capitolo 3
*** 3. Papi. ***


3. Papi.
Louis è seduto sul tappeto persiano in salotto con Sophie fra le gambe e insieme stanno esaminando i giocattoli regalatile da Lottie e Felicity.
“Guarda, amore..” sussurra dolce. “Ti piace?” le chiede, non gliel’ha nemmeno accesa che comincia a battere le mani sulla tastierina di gomma. Louis ridacchia perché sa che sta cercando di imitare lui stesso quando suona al piano per farla addormentare quando è fra le braccia di papà Harry. E proprio mentre sta ridendo il suo telefono –poggiato sul pavimento accanto a loro –si illumina e mostra una foto di suo marito alla tenera età di 20 anni, la bambina però riconosce i tratti somatici, non è cambiato poi così tanto, e con il dito paffuto indica papà Harry e.. “Papi.” Sussurra. Il cuore di Louis perde un battito. Che ha detto? Ha parlato? Ha detto una parola?! Oh, Dio! Guarda stupefatto la sua bambina che ha appena detto la sua prima parola e la solleva per portarsela in grembo e riempirla di baci sulle guance, sulla fronte, sul nasino e uno anche sulle labbra mentre rapidamente i suoi occhi si inondano di lacrime di felicità.
“Oh, amore..” le sorride. “Lo dici di nuovo per papà?” le chiede dolce.
“Papi..” dice sorridendo orgogliosa. Louis la stringe di più a sé e le lascia tanti bacini sulla testa.
Qualche ora dopo stanno suonando qualcosa ad una mano sola al piano a coda, sentono però il rumore della toppa nella chiave e Louis si alza con la bambina sul braccio. Si para davanti ad un Harry distrutto ma sorridente: “Ciao, Sunshine!” sorride a sua volta e include la bambina nel loro abbraccio.
“Ciao, Louis.”
“Amore, io e Sophie abbiamo fatto una scoperta.” Sorride tenero.
“Oh, davvero?” guarda con gli occhi che brillano la sua principessa e le lascia un bacio dolce sul nasino.
“Vai, amore..” la incita Louis. La bambina apre la bocca ma non emette nessun suono.
“Non aver paura, piccola.” Le sorride Harry.
“P-Papi..” dice flebilmente.
“Oddio, Sophie!” Harry la prende in braccio e le fa fare una giravolta. “Sei bravissima! Lo dici di nuovo, amore?”
“Papi.” Ripete incoraggiata dai baci del papà.
“Ma lo sai che hai una voce dolcissima, Soph?” le bacia ancora una volta la guancia e poi… si ferma. Si ferma perché la bambina ha sbadigliato e si vede che ha bisogno di dormire, chissà quanto ha aspettato che tornasse con Louis.
“Vieni qui, principessa.”  Quest’ultimo la prende fra le braccia muscolose e le mette il ciuccio in bocca, lei appoggia la testa sulla sua spalla e si addormenta proprio mentre Louis la sta accompagnando in camera da letto. La mette nella culletta e mentre sta per andare in cucina a preparare un tè ad Harry sente due braccia forti circondargli la vita.
“Questo è il terzo momento più bello di tutta la mia vita.”
“Perché i primi due quali sono?”
“Quando ho fatto l’amore con te, e quando ti ho sposato.”
“Aw, sei diabetico amore mio.”
“Sì, ti amo anche io, Boo.”
“Buonanotte, Sunshine.”
“Buonanotte, sweet cheeks.”
“Buonanotte anche a te, principessa.” Lasciano un bacio sulla fronte di Sophie e poi si coricano. E lì, sotto le coperte, stesi, con le gambe aggrovigliate, un po’ in dormiveglia mentre si raccontano la loro giornata e si lasciano baci morbidi sulle labbra “Sì, ti amo proprio tanto.” Sussurra Harry accarezzandogli i capelli lisci, quando lui ormai si è assopito. Se lo stringe di più addosso e gli bacia la testa. 

#me.
Ciao, gente. Sono sempre io. Questa os è minuscola, lo so.. Ma mi rifarò presto, infatti la prossima è lunghissima. La storia è già sentita ma spero di aver donato un sorriso ai vostri cuori. Per quanto riguarda la recensione negativa che mi è stata lasciata l'altra volta riguardante Sophie che appare maleducata, per il fatto che ha 'insultato' suo padre senza ricevere conseguenze... Beh, nel prossimo capitolo sarà un po' maleducata, anche se chiederà scusa e.. credo di scrivere bene, sommariamente ma se non vi piace, vi prego di farmi sapere come ritenete debba scrivere, perchè meglio di così non ci riesco. Spero che la storia sia di vostro gradimento. Aspetto le vostre recensioni... Baci.

Giulietta senza Romeo.

 

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Capitolo 4
*** 4. Il primo giorno di scuola. ***



4. Il primo giorno di scuola.

Sophie è nel letto della sua cameretta, con gli occhioni spalancati e che fa tutta una serie di brutti pensieri.
Il mostro sotto il letto sta solo aspettando che si faccia sconfiggere dallo sconforto. Trema come una foglia ed è tesissima: domani sarà il suo primo giorno di scuola ed è nervosa come mai in vita sua, i suoi papà le hanno detto che non c’è nulla di cui preoccuparsi, le hanno comprato lo zainetto che più preferiva e le hanno baciato più volte la fronte per scacciare i brutti sogni. Papà Harry sorrideva a dismisura quella sera e le aveva preparato le lasagne perché sono il suo piatto preferito. Nonostante ciò sono le undici (avrebbe dovuto chiudere gli occhi almeno due ore prima) e ancora non riesce a dormire. Così –stando attenta al mostro che può afferrarle le caviglie –scende dal letto e corre fino alla camera da letto dei suoi genitori. Entra senza bussare, corre fino a loro e si infila tra i loro corpi, nemmeno si è accorta di alcune cartacce a terra, di una bottiglia sul comodino e del fatto che sono entrambi nudi. Si stringe al petto di papà Louis e questo mugola e si gira dall’altro lato del letto, Sophie –un po’ delusa –si mette allora accucciata vicino a papà Harry. Questo sente che le mani che stanno tracciando il contorno dei suoi tatuaggi non sono quelle di Louis, così spalanca gli occhi e trasalisce quando si accorge che la sua piccola Soph è trai loro corpi nudi e sudati.
“Porca Puttana!” impreca mettendosi a sedere.
“Papà! Non si dice!” a quel punto Harry si porta le coperte alla vita e si gira verso lei.
“Che cosa ci fai qui?” le chiede anche un po’ arrabbiato.
“I-Io non riuscivo a dormire.”
“Sophie…” prende un bel respiro. “Quante volte ti ho detto, amore mio, che devi bussare prima di entrare?”
“Scusa..” gli dice abbassando la testa.
“Fa niente.” Le alza il mento con la mano e le bacia la fronte.
“Vuoi stare un po’ zitto, pezzo di..” Louis si gira verso suo marito abbastanza arrabbiato perché –cazzo –lo sa bene che quando dorme non vuole essere disturbato. Eccezion fatta che lo svegli con tanti bacini sul collo e sulla pancia, ma –ari cazzo –trova Sophie seduta vicino al suo uomo, e si rende solo in quel momento conto di quanto sia imbarazzante la situazione: c’è ancora la carta del preservativo sulle coperte, sono nudi, sul comodino c’è il lubrificante ancora aperto, e i loro vestiti sono finiti ovunque.
“…Cacca.” Dice dopo qualche secondo di silenzio.
“Papà…” Sophie si gira verso di lui e legge il terrore nei suoi occhi.
“Dimmi, piccola.” Dice coprendosi con il lenzuolo.
“Ho paura.”
“Di cosa?” le chiede il riccio portandosela sulle gambe in modo da dare a Lou l’occasione di andare a mettersi un paio di mutande almeno.
“Di andare a scuola.. E se non trovo nessun amico?”
“Oh, Signore. Hai preso il peggio di Louis.”
“Grazie, eh!” dice quello indignato lanciandogli un paio di boxer in faccia. Harry ride e si rivolge di nuovo a Sophie.
“Non preoccuparti, amore, non succederà niente. E se anche succede qualcosa papà va a dare ceffoni a tutti, ok?”
“Davvero? Ma tu hai le mani enormi, li uccidi!” dice ingenuamente. Harry ride di nuovo.
“Ma io non li picchio sul serio, con la violenza non si risolve niente.” Le accarezza la guancia. “E poi chi non vorrebbe essere amico tuo, uh?”
“Okay..” dice flebilmente, fa per andarsene ma Louis la prende in braccio. “Sta sera la nostra principessa rimane con noi, ok? Ma solo stasera.” Chiarisce puntandole un dito contro. Lei sorride riconoscente e gli bacia la guancia. Harry intanto si è messo un paio di boxer e sta sorridendo come un cretino mentre osserva la sua famiglia giocare.
“Sei un banano!” dice la bambina scherzando.
“Chi è un banano?” dice Louis fintamente indignato.
“Tu!” ridacchia.
“Ah sì?! Adesso te la faccio pagare.” La afferra da dietro le ginocchia e dietro la schiena, la poggia sul letto e le scopre la pancia dove comincia a fare tante pernacchie. Harry sorride talmente tanto che gli fanno male le guance, afferra il cellulare e scatta una foto, poi la imposta come sfondo e.. pouf! In un attimo è addosso a Sophie e le bacia le guance piene, il nasino, la fronte, le stacca Louis dalla pancia e insieme si buttano all’indietro sul letto. La bambina ride forte e bacia sulle guance entrambi i suoi papà.
“Buonanotte, principessa.” Le sussurra papà Harry.
“Fa’ sogni d’oro, amore.” Anche papà Louis le augura la buonanotte e in un attimo si è addormentata circondata dall’amore dei suoi genitori.

“Piccola..” la voce dolce di papà Louis la strappa delicatamente dal mondo dei sogni.
“Amore..” adesso è papà Harry, con la sua voce roca, a chiamarla per svegliarla.
“Soph, devi andare a scuola.” Le ricorda. Sophie allora mugola e si stiracchia.
“Soph, tra due minuti scatta il secchio d’acqua gelata.” Dice papà Louis. La bambina allora apre gli occhi e si mette a sedere, papà Harry ha i capelli tirati indietro da una sottospecie di cerchietto per capelli mentre papà Louis ha solo un asciugamano in vita perché è appena uscito dalla doccia.
“Buongiorno, principessa.” La saluta il primo.
“Ben svegliata, amore.” Papà Louis la prende in braccio e la fa girare più volte su sé stessa. Harry si leva quel ridicolo frontino e scuote i capelli come piacciono a suo marito e poi si avvia in cucina, non prima di aver sorriso dolcemente a Sophie. Ora è davanti ai fornelli e sta preparando le uova, sorride come un cretino ed è eccitatissimo, più di sua figlia. Dall’altro lato però, ha paura. Lui sa benissimo gestire gli insulti, durante la vita ha incontrato così tante persone che lo hanno giudicato, chiamato finocchio, lo hanno reso un autolesionista, ma poi con l’aiuto di Louis è diventato forte, perché lui lo è stato per entrambi. Ma Sophie? È ancora una bambina, come può sapere quanto sanno essere cattive le persone quando ci si mettono? Come può sapere che non è normale avere due papà? Sospira e prende un piatto per mettere le uova a Soph.
“Papi!” proprio in quel momento entra in cucina e si aggrappa alla gamba del suo papà. Harry ritrova il sorriso e si abbassa a prenderla in braccio.
“Lo sai che sei bellissima?” le chiede strofinando il naso contro il suo.
“Grazie.” Arrossisce e guarda verso papà Louis che li osserva intenerito.


Papà Harry ha appena parcheggiato fuori scuola, lei è seduta sulle gambe di papà Louis nei sedili posteriori e si aggrappa ossessivamente alla sua maglia. Il maggiore le accarezza i capelli biondi per rassicurarla ma non molla la presa. Papà Harry li guarda dallo specchietto retrovisore: “Piccola, siamo arrivati.” Le dice. “Scendiamo con te.” Aggiunge. Sophie scuote la testa e si aggrappa di più a Louis. Sospira e chiude gli occhi: “Amore, ti prego. Non sei mai stata una bambina capricciosa, che succede?” Sophie chiude gli occhi e stringe i pugni attorno al maglione di papà Louis.
“Where did I go wrong? I lost a friend, somewhere along in the bitterness, and I would have stayed up with you all night, Had I known how to save a life.” Canticchia Louis. Sophie si rilassa contro il suo petto e poi annuisce.
“Sei pronta, Soph?” le chiede papà Harry. Lei annuisce e si getta in avanti per stringerlo, Harry sorride e se la porta sulle gambe, la abbraccia e le bacia i capelli.
“E se mi prendono in giro per le lentiggini?”
“Sei perfetta, amore, ricordatelo. Sei bellissima, e nessuno ti prenderà in giro per nulla, andiamo?” fa segno di sì con la testa e poi scendono dalla macchina. Papà Harry le tiene la mano, coprendola quasi completamente con la sua, e papà Louis le sta infilando lo zainetto sulle spalle. Camminano verso la scuola, il cuore di Sophie batte fortissimo, il suo respiro è accelerato, vede la testa eccentrica della mamma di Rose e sorride camminando un po’ più veloce portandosi dietro papà Harry.
“Rosie!” esclama quando sono abbastanza vicini.
“Sophie!” anche Rose si è girata e comincia a correre verso la sua migliore amica. Si abbracciano e si tengono per la mano, intanto Zayn sta abbracciando Louis e Perrie bacia le guance ad Harry.
“Devo tenerti anche io la mano?” chiede ironico Zayn indicando le bambine.
“Non ci provare nemmeno!” Harry aggrotta le sopracciglia e afferra possessivamente la mano di Louis. Questo si gira sorridente, le rughette attorno agli occhi a rendere perfetto quel viso, e gli bacia piano un punto alla base del collo.
“Scherza, baby cakes.” Risponde dolce.
“Non mi frega, sono geloso.” E se lo stringe addosso. Poi si ricorda perché sono lì e si abbassa per guardare negli occhi sua figlia.
“Ehi, principessa.” Le prende le mani e ne bacia il dorso. “Allora io e papà andiamo. Ti veniamo a prendere a mezzogiorno, va bene?”
“Okay..”
E mentre Harry e Sophie si salutano, Louis ha davvero un brutto presentimento: si sentiva osservato e ha alzato lo sguardo, ha notato un paio di bambine che parlottavano indicandoli e come appena gli occhi di Louis erano arrivati a loro avevano girato la testa. Spera per il meglio ma si aspetta il peggio. Quando Harry smette di abbracciare Sophie è il suo turno e si prende la premura di metterle in tasca un pacchetto di M&M’s di nascosto da Harry che non vuole che la bambina cresca mangiando cibo spazzatura.
“Cosa sono?” chiede Sophie nel suo orecchio.
“Caramelle al cioccolato, ma non dirlo a papà.” Le lascia un bacio sull’orecchio prima di fare shh con un dito premuto sulle labbra. Lei sorride, poi bacia la guancia ad entrambi i suoi genitori.
“Ci vediamo dopo.”
“Buona giornata, amore!” grida Louis quando ormai è lontana con Rosie. Sente Harry al suo fianco portarsi una mano al viso così si gira a guardarlo: gli occhi verdi sono pieni di lacrime e un sorriso incurva le sue labbra a cuore, ai loro lati due fossette gli scavano le guance. Circonda la sua vita con il braccio, per poi “E questo è il quarto momento più bello di tutta la tua vita?” sussurrare. Harry ridacchia e “Probabilmente sì.” Risponde ancora con la voce incrinata.


La giornata passa lenta senza Sophie a casa, se ne accorgono solo ora che non c’è. Entrambi hanno preso la giornata libera per poter passare tanto tempo insieme, e con Soph, in un momento così importante della sua vita. Louis sta rassettando la camera da letto, spostando il tubetto di lubrificante in un mobile alto in camera da letto quando Harry entra e si butta addosso a lui facendolo finire lungo disteso sul letto. Louis ride e accarezza il dorso della mano del suo uomo.
“Dai, Sunshine, sto pulendo.”
“Va’ a prepararti, amore, dobbiamo andare a prendere Sophie a scuola.”


Così meno di venti minuti dopo sono in strada e stanno camminando verso la scuola, le mani intrecciate e i sorrisi sul volto. Quando –qualche minuto dopo –la campanella suona Sophie esce fuori dalla scuola e si guarda intorno in cerca dei suoi genitori. Li trova e comincia a correre nella loro direzione, un sorriso.. strano, dipinto sulle labbra a cuore. Li raggiunge e salta tra le braccia di papà Louis che se la mette sulle spalle.
“Ciao, amore.” Harry le sorride e le bacia la fronte. Ma questa volta anche lui si è accorto di alcune bambine, e anche alcune mamme che parlavano additandoli.
“Com’è andata?” le chiede papà Louis scuotendogli il piede.
“Bene.” Risponde solamente, e con uno sguardo Harry e Lou capiscono che è andata come speravano non sarebbe andata.
“Beh? Non ci dici cosa hai fatto? Come si chiamano le tue maestre? E i tuoi nuovi amici?”
“Abbiamo fatto un giro di presentazioni, le maestre si chiamano Perpetual, Keith e Rosaline.” Altra occhiata, ha omesso gli amici. Harry ci riprova.
“Hai conosciuto qualcuno?”
“Non molto, so solamente i loro nomi, ma non abbiamo avuto tempo per conoscerci..”  Annuisce, e le bacia una guancia.
“Ehm.. io e papà ti volevamo portare a mangiare in pizzeria, ti va?” chiede spostandole una ciocca  ribelle di capelli dal viso.
“Preferirei stare a casa, per favore.” Okay, la cosa è più seria di quanto pensassero. Rifiutare di andare a mangiare la pizza con i suoi papà non è mai capitato, nemmeno quando era in lacrime perché aveva litigato con Samantha (la sua compagna dell’asilo).
“Come vuole, sua maestà.” Gioca Louis tentando di alleggerire la tensione. Per tutto il viaggio verso casa tentano di storcerle un sorriso, ma tutto quello che ottengono sono dei sorrisi molto tirati e qualche bacio sulla guancia per tranquillizzarli. Papà Harry ha appena parcheggiato fuori casa che Sophie prova ad aprire la portiera per correre dentro casa, ma lui ha bloccato tutte le porte, Louis gli manda un occhiata e poi afferra delicatamente il polso della sua bambina.
“Vieni qui, amore.” Le dice sorridendo, lei si sposta sulle sue gambe e lo guarda negli occhi mentre lui le accarezza la schiena.
“Cosa c’è?”
“Papà voleva chiederti una cosa.” Interviene Harry, scavalca il sedile per mettersi accanto a Louis e Sophie.
“Cosa?” chiede pizzicandosi il braccio.
“E’ successo qualcosa a scuola? Ci sembri strana, piccola. Sei sicura che sia tutto ok?”
“No, è tutto ok.”
“Va bene.. ma se succedesse qualcosa ce lo diresti, giusto? Lo sai che di noi ti puoi fidare.”
“Ve lo direi..” dice sorridendo appena.
“Sei sicura? Nessun bambino che ti prende in giro? Nessuna bambina che non vuole parlarti?”
“No. È tutto ok.”
“Ok..” Harry sospira ed apre la porta, escono dalla macchina ed entrano in casa. Sophie subito si precipita in camera sua, probabilmente per aggiornare il diario segreto che le ha regalato papà Louis, mentre i suoi genitori vanno in cucina a preparare da mangiare.
“Che succede, Lou?”
“Non lo so.. probabilmente non vuole dircelo perché si vergogna.”
“Ma non è così che l’abbiamo educata, diamine Louis, le abbiamo insegnato che può dirci qualsiasi cosa, cos’è successo?”
“E’ normale, Harry. Anche noi abbiamo attraversato un periodo della nostra vita nel quale ci siamo allontanati dai nostri genitori.”
“Sì, ma era intorno ai 13 anni, non mi aspettavo di vivere questo momento così presto.”
“Sono sicuro che tutto si risolverà.” Louis si avvicina e lo bacia delicatamente per spazzare via ogni sorta di cattivo pensiero.


“Sta sera serata film?” chiede Louis alla sua famiglia quando ormai stanno mangiando.
“Mi dispiace, babe, devo andare a lavoro.”
“A che ora?” chiede Sophie leggermente disperata.
“Mi dispiace, ancora, principessa. Dalle 7 alle due di notte.”
“Ma… Io volevo..” poi scuote la testa e continua a mangiare.
“Cosa volevi, piccola?”
“Volevo passare la serata con te..” dice con un filo di voce.
“Mi dispiace..” risponde mortificato.
“Ehi! Io mi offendo, vuoi passare la giornata solo con papà e non con me?!” scherza Louis.
“Papà, lo sai che ti voglio tanto bene, ma papà Harry non c’è mai!”
“Lo so. Possiamo vedere un film solo io e te, mentre papà non c’è.”
“Sì, magari.”
“Ma se non ti va possiamo giocare alle barbie.”
“Sì.”
“Io vado in studio a sistemare dei documenti.” Dice Harry alzandosi e posando un bacio dolce sulle labbra di suo marito.


È l’ora di andare a dormire, Louis è riuscito a far ridere Sophie con qualche bacio sul culetto al momento di mettere il pigiama, ma ora che è stesa sotto le coperte non riesce a trovare nessuna traccia del sorriso che gli incurvava le labbra qualche minuto prima.
Camminavo vicino alle rive del fiume nella brezza fresca degli ultimi giorni d'inverno e nell'aria andava una vecchia canzone, e la marea danzava correndo verso il mare.
A volte i viaggiatori si fermano stanchi e riposano un poco in compagnia di qualche straniero
Chissà dove ti addormenterai stasera e chissà come ascolterai questa canzone. Forse ti stai cullando al suono di un treno, inseguendo il ragazzo gitano con lo zaino sotto il violino e se sei persa in qualche fredda terra straniera ti mando una ninnananna per sentirti più vicina.
Un giorno, guidati da stelle sicure, ci ritroveremo in qualche angolo di mondo lontano, nei bassifondi, tra i musicisti e gli sbandati o sui sentieri laddove corrono le fate.
E prego qualche Dio dei viaggiatori che tu abbia due soldi in tasca da spendere stasera e qualcuno nel letto per scaldare via l'inverno e un angelo bianco seduto vicino alla finestra
.”  Le canta la ninnananna e quando ha finito Sophie ha gli occhi socchiusi, si è quasi commossa.
“Buonanotte, piccola.” Le sussurra baciandole la fronte.
“Notte, papi.” Si alza, arriva fino alla porta e… si blocca. La bambina lo ha chiamato, così lui si gira e la guarda sorridendo.
“Lo so che ti ho detto che avrei dormito con voi solo ieri sera ma..”
“No, amore.” le dice fermo.
“Per favore.” Gli chiede sporgendo il labbro inferiore, Louis si avvicina per poi accovacciarsi accanto alla sua testa ed accarezzarle i capelli.
“Principessa, lo sai che papà ti vuole bene più della sua stessa vita, ma hai promesso e le promesse si mantengono.”
“E’ che.. ho paura che mi vengano gli incubi.” Dice piano afferrando la sua mano e stringendola.
“Ti manca papà Harry?”
“Sì.” Sta quasi per cedere ma..
“No. Se ti venisse un incubo papà verrà subito di te e ti farà vedere che va tutto bene, ok?”
“Per favore.” Sussurra.
“No, principessa. Non fare quella faccia, lo sai che odio quando stai male. Su, se fai la brava domani ti preparo il latte al cioccolato e ti faccio fare le bollicine.” Le bacia a lungo una guancia prima di alzarsi ed andarsene a letto. Sophie allora sospira e chiude gli occhi giusto in tempo perché le si inumidiscano ed alcune calde lacrime le cadano sulle guance. Singhiozza rumorosamente perché lei non riesce a piangere in silenzio e dieci minuti dopo papà Louis si alza dal letto, lei allora si affretta ad asciugarsi e a seppellire la faccia nel cuscino.
“Amor..” la chiama, ma aggrotta le sopracciglia quando la vede dormire beata. Si dev’essere immaginato tutto, saranno stati i sensi di colpa per averla lasciata sola in cameretta. Così alza le spalle e se ne va a dormire, di nuovo.

Sono le due di notte, fuori c’è un gelo assurdo ed Harry Styles sta entrando in casa, silenzioso, felpato, come un ladro. Mette la chiave nella toppa ed entra cercando di non far rumore e di non svegliare la sua famiglia. Si leva le scarpe bagnate e comincia a camminare scalzo fino al piano di sopra dove si dirige in camera da letto. Si spoglia completamente e –finalmente nudo –si mette nel letto accanto a suo marito. Louis mugola nel sonno e si va a sistemare sul suo petto.
“Ciao, amore.” Sussurra il minore baciandogli la testa.
“Mi sento così male.” Dice strusciando una coscia contro la sua.
“Come mai? Mal di testa?”
“No.. Sophie mi aveva chiesto di dormire con me, stanotte ma le ho detto di no e… le mancavi, amore. Mi sento così maledettamente male, continuo a pensare di aver sbagliato qualcosa. Che è colpa mia se Soph sta male.”
“Tranquillo. Vado io a parlare con lei.” Così, con calma, si rimette un paio di mutande, il pantalone del pigiama ed entra in camera di Sophie. Lei dorme, sul suo viso ci sono ancora tracce di lacrime, sospira sconsolato e comincia ad accarezzarle il collo niveo.
“Hm…” mugola aprendo mezzo occhio.
“Shh, scusami. Non volevo svegliarti.”
“Papi..” lei si mette a sedere e gli stringe le braccia al collo.
“Ciao, principessa. Non volevo svegliarti… torna a dormire.”
“Grazie per essere venuto a darmi la buonanotte.” Dice piano.
“Di niente, amore mio.” Le rimbocca di nuovo le coperte, la stringe ancora un po’ e poi le bacia la fronte augurandole la buonanotte.
“Ti voglio tanto bene, papà.” Dice in dormiveglia.
“Ti voglio tanto bene anch’io, piccola.”

Harry si è svegliato presto quella mattina e adesso sta preparando le frittelle. Prende le uova dal frigorifero e comincia a scuoterle con la forchetta. Ha mentito a sé stesso, si è detto di essersi svegliato per l’adrenalina accumulata in sala operatoria, in realtà è nervoso perché è abbastanza sicuro che Sophie si sia chiusa a causa degli insulti, o qualcosa del genere. E chi conosce Harry la metà di quanto lo conosce Louis, sa che quando si sente in colpa comincia a fare mille cose contemporaneamente per non pensarci. Ora, lui non è un tipo che si lascia intimidire dalle persone ma se queste fanno stare male sua figlia, diventano un coltello a punta a dieci millimetri dal suo cuore. Mentre sta friggendo sente qualcuno che entra in cucina, si gira e vede Sophie che si strofina un occhio, ancora mezza addormentata. A quella vista, il suo viso non può fare altro che illuminarsi, sorride e lascia le frittelle da sole per andare incontro a sua figlia.
“Ciao, principessa.” Si accovaccia per stare al suo stesso livello e le accarezza la guancia.
“Ciao, papi.” Mormora.
“Come mai già sveglia? Vuoi dormire ancora un oretta con papà Louis?”
“No.” Dice piano sollevando le braccia per essere presa in braccio. Harry si inumidisce le labbra, si alza e la prende fra le braccia mettendo un braccio sotto il suo sedere e l’altra mano dietro alla schiena.
“Lo fai un sorriso a papà?” chiede dandole un bacio all’angolo della bocca a cuore.
“Sono stanca.” Dice nascondendo il viso nel suo collo.
“Perché non vai un po’ a riposarti, uh? Oggi devi andare a scuola, devi stare attenta, sennò le maestre ti sgridano.”
“Non voglio dormire.”
“Puoi solo stenderti per riposare gli occhi.” Le suggerisce accarezzandole la schiena.
“No. Mi fai un tè?”
“Ne hai bevuto uno anche ieri?” chiede.
“Sì.”
“Allora meglio di no. Troppa caffeina ti fa male.”
“Dai, non è vero non l’ho bevuto! Per favore.”
“No, non si torna indietro. Non vuoi un po’ di latte col cioccolato?”
“No.”
“Non fare la bimba cattiva.” Le dice dolce, comincia a giocare con le sue mani e se ne porta una alla bocca, lasciandovi baci teneri sopra.
“Non ne ho voglia.” Dice cominciando a giocare a sua volta con i ricci.
“Frittelle?” chiede ancora.
“Solo un po’.”
“Ci vuoi la cioccolata sopra? O preferisci la marmellata?”
“Cioccolata.” Risponde leccandosi il labbro superiore teatralmente. Harry ride e la poggia sul bancone.
La colazione è finalmente pronta e Sophie batte le mani felice, già con l’acquolina in bocca.
“Ma che cazzo..?!” dice Louis dal corridoio. Appena entra in cucina guarda stranito ciò che succede nella stanza.
“Louis! Linguaggio.” Lo rimprovera Harry indicando Sophie con il mento.
“Scusate. Ovviamente Soph, tu sai che non si dicono le parolacce.”
“Non posso nemmeno dire Bastardo?” chiede masticando.
“Sophie!” esclama Louis, sta per tirarle uno schiaffo sul braccio quando Harry gli blocca la mano.
“Sta’ fermo, Lou.” Torna a guardare sua figlia. “Non si dice, Sophie. Non lo dire mai più, sono stato chiaro?” dice diventando d’un tratto severo. Gli è sempre piaciuto scherzare con lei, baciarla sulle guance, sul nasino, giocare con lei, farle le trecce, ma quando si tratta di essere genitori, non si ferma. Se risponde male, se dice delle parolacce, allora comincia il rimprovero, se quello non basta si passa alla partaccia, se nemmeno quello serve si parte con lo sculaccione. È stato sempre chiaro ad entrambi che pur essendo figlia unica sarebbe stata educata e gentile, senza essere volgare.
“Va bene.” Dice intimorita dalla mano di papà Louis ancora a mezz’aria.
“Louis, per favore siediti.” Gli dice Harry notando lo sguardo preoccupato di Sophie. “Amore, non voglio gridare con te, ma non devi dire le parolacce.”
“Ma era per chiedere! Che ne sapevo io?!”
“Soph, lo sai benissimo che è una parolaccia. Ti sei dimenticata cos’è successo l’ultima volta che l’hai detto davanti alla nonna?”
“Lo so che sono stata in punizione per tre giorni.”
“Bene…” Sophie comincia a spezzare le frittelle con rabbia. “Non fare così, amore…” le dice dolcemente prendendole i polsi e facendole posare la forchetta. Se la porta sulle gambe e la stringe al petto.
“Scusa..” dice piano la bambina stringendo la sua maglietta bianca fra le dita.
“E’ tutto ok. Ma non si dice, va bene? La prossima volta che vuoi fare una domanda del genere pensaci.”
“Okay..” sussurra. Sophie si gira a guardare papà Louis: “Mi dispiace.”
“Non fa niente, amore. Vieni qui.” Tende le braccia e se la stringe addosso, quasi a voler far rimanere un pezzo della sua pelle su di lui.

“Amore, stamattina ti accompagna solo papà Louis a scuola, ok?”
“No, ti prego, papi!” protesta Sophie aggrappandosi alla sua mano.
“Ti vengo a prendere io.” La rassicura accarezzandole la guancia.
“Ti prego.” Fa gli occhi da cucciola che costringono Harry ad accovacciarsi e dirle: “Solo stamattina, Soph. Su, non fare la bimba capricciosa. So che sei meglio di così.”
“Fai la bambina grande.” Le sorride Louis. Lei ricambia e poi afferra la sua mano, lancia un’ultima occhiata a papà Harry e poi via, fuori scuola, in macchina e… con Rosie, dritta all’inferno.

Sophie è seduta all’ultimo banco con Rose, la sua amica del cuore le sta facendo vedere il nuovo braccialetto che le ha comprato sua madre.
“Oh, Rose, è bellissimo.”
“Già, ha preso l’idea dal bracciale che ti ha regalato tuo papà.”
“Quale?” chiede leggermente in imbarazzo.
“Harry. Quello lì su cui c’è scritto Harry & Lou.”
“Sì, è molto bello.”
“Signorine! La smettiamo di parlare?” le riprende la maestra. Loro si scusano e continuano a seguire la lezione, fino alla ricreazione. Sophie tira fuori dalla tasca le M&M’s che le ha dato papà Louis e ne mangia qualcuna, offrendole anche a Rose.
Sì, si chiama Sophie. È lei, che stramba. Con due papà! Ma dov’è la sua mamma?” sente una bambina bisbigliare dietro di lei.
Secondo me ha deciso di abbandonarla. Mia mamma ha detto che due maschi che si baciano è sbagliato. Che sono diversi.
Due papà. E chi fa la mamma fra i due?
E’ pazza. Che cosa le dice la testa?! Ho sentito che parlava con l’altra bambina di unicorni.
Uni-che?!
Unicorni, lo dico io che è tutta stramba.” Alla fine di quella conversazione piena di veleno Sophie ha gli occhi colmi di lacrime e Rose, difronte a lei, non sa come reagire. Cerca di distrarla per non farla piangere, ma è troppo tardi. Pensa a papà Harry, al suo sorriso dolce, alle fossette, alle coccole prima di andare a letto. Pensa a papà Louis, il sorriso caldo, gli occhi azzurro mare, le mani che gli massaggiano il pancino quando le fa male. Che cosa hanno di sbagliato? Lo sguardo offuscato dalle lacrime non le permette di vedere che la maestra si è avvicinata e le sta chiedendo come mai stia piangendo.
“Lasciatemi in pace.” Dice fra un singhiozzo e l’altro.
“Vuoi che chiami la mamma o papà?” chiede, e questo le fa ancora più male, comincia a piangere forte e non vorrebbe nient’altro che le mani enormi di papà Harry che le asciugano le guance e le labbra dolci di papà Louis che le baciano il naso, le mani, la fronte e il collo.
“Dio, Soph, perché non vai a casa?” le chiede Rose accarezzandole un braccio.
“N-No, Rosie. P-Perché..” singhiozzo. “S-Se papà scopre perché sto piangendo..” singhiozzo numero due. “F-Fa venire la terza guerra mondiale.”
“Chi? Harry?”
“T-Tutti e due.”
“Sophie, lascia perdere. Non pensare a loro. È meglio la tua di famiglia, con i tuoi genitori che si amano ancora dopo un sacco di anni, che i loro che si stanno lasciando dopo essersi sposati.”
“I-Io non c-ci riesco.”
“Vuoi che dia alla maestra il numero di tuo papà?”
“N-No! Non voglio, che venga qui e mi veda così.”

È finalmente la quinta ora di lezione, sono gli ultimi dieci minuti. Se guarda bene fuori dalla finestra riesce a vedere la Range Rover del suo papà parcheggiata nel cortile.
“Sophie, vieni un minuto qui per favore.” Le dice la maestra. Lei si alza e –con gli occhi ancora cerchiati di rosso- la guarda.
“Ehm.. Ho notato che hai due cognomi, come mai?”
“I miei genitori sono entrambi maschi.” Risponde tranquilla.
“Oh.. capisco. Beh, in ogni caso gradirei parlare con uno dei due. Se possibile entrambi. Subito.”
“B-Beh.. dovrebbe venirmi a prendere papà Harry.”
“Se puoi fallo venire qui in classe, ho bisogno di parlargli, ok tesoro?” le sorride benevola.
“Certo.” Dice un po’ insicura prima di tornare a posto sotto lo sguardo indagatore dei suoi compagni. Lei tiene la testa bassa e continua a pensare tra poco sarò a casa, tra le braccia dei mei papà, e nessuno potrà mai dividerci. Continua a tenere la testa bassa anche quando escono da scuola e lei tiene la mano a Rose.
“Ehi, piccola.” Le sussurra una voce calda all’orecchio. Deglutisce, sforza un sorriso e poi si gira, alzando lo sguardo verso papà Harry.
“L-La maestra voleva parlarti.” Dice velocemente, abbassando la testa.
“E’ successo qualcosa, principessa? A me puoi dirlo, lo sai.”
“Non è successo niente, papà.” Papà?! E dove è finito papi?!Harry annuisce poco convinto e si lascia portare dentro dove la maestra, una donna alta, di carnagione scura, i capelli corti e molto magra, è intenta a mettere a posto alcune cartellette.
“Salve.” Dice sfoggiando un sorriso.
“Oh, salve signor…?”
“Styles.”
“Salve Signor Styles.”
“Mia figlia mi ha detto che voleva parlarmi.”
“Sì, in effetti sì. Sophie, tesoro, puoi aspettarci fuori? Ci metteremo un attimo.” La bambina annuisce insicura e poi esce fuori.
“Mi dica.” Sorride di nuovo, questa volta con meno brillantezza.
“Perché lei pensa che l’abbia mandata a chiamare?”
“Senta… so benissimo che sono gay e che magari questo è strano per lei e per tutti gli esseri sulla faccia della terra, ma andiamo. Quella è mia figlia, la amo tantissimo e.. si merita di essere felice come tutti gli altri bambini con una mamma e con un papà.” Dice tutto d’un fiato.
“In realtà.. non è esattamente questo quello di cui volevo parlarle.”
“E di cosa?”
“Vede, è appena cominciata la scuola, ma tutti hanno un amichetto del cuore, ognuno sta in proprio gruppetto. Sua figlia ha provato a
parlare con tutti ma ho notato una specie di ostilità nei suoi confronti, quasi avessero paura che parlandoci potessero contrarre un’infezione. E oggi l’ho trovata che piangeva. Devo attribuire il suo pianto a qualcosa che è successo in famiglia o a ciò che succede in classe?” Harry rimane qualche secondo con la bocca dischiusa, gli occhi verdi puntati in quelli della maestra prima di risponderle:
“Lei.. Sophie non mi ha detto di questa cosa.” Riesce a biascicare.
“Naturale che no. Si sarebbe sentita compatita, è comprensibile.”
“A casa non è successo io… Io e Louis avevamo pensato a qualcosa del genere ma.. di solito lei.. lei ci dice tutto.”
“Ho pensato che sarebbe stato mio dovere aiutare tutti i bambini a capire che possono essere loro stessi, che se gli piace una persona che è dello stesso sesso non deve vergognarsi. Ho pensato però anche che avrei dovuto chiederle cosa succede. Avrei potuto fraintendere, quello sarebbe potuto essere solo un suo amico e avremmo sbagliato tutto.”
“E’.. è esattamente ciò che è successo. Insomma, credo che sia stato il pregiudizio delle persone.”
“In questo caso farò un discorso alla classe. Le vorrei però chiederle di non parlare di questo con Sophie, potrebbe rimanerne ferita, mi spiego?”
“Certamente. Beh.. è tutto?”
“Uhm.. un’ultima cosa signor Styles.”
“Dica.”
“Se Sophie dovesse parlarvi di questi problemi, lasciatela sfogare e assolutamente non ditele che tutto si aggiusterà da sé. Perché non è così, bisogna lottare per ciò che si vuole.”
“Assolutamente.” Harry sorride e le stringe la mano. “Alla prossima, professoressa.”
“Mi chiami Perpetual.” Lui fa un cenno veloce del capo prima di uscire e dirigersi verso Sophie, seduta sulle scale con i gomiti appoggiati sulle ginocchia.
“Buh!” dice ad alta voce battendo il piede a terra. Sophie urla saltando in aria spaventata.
“Mi hai fatto morire!” Harry ride, lei si alza e prende a tirare schiaffi sulla sua gamba. Il riccio si china a baciarle le guance e le intrappola i polsi in una mano mentre con l’altra la prende in braccio. Sophie ride, la prima vera risata da due giorni e lo abbraccia. Harry le sfila lo zainetto e lo porta con una mano finché non arrivano alla macchina dove la fa entrare come un gentiluomo. La bimba sorride e aspetta che il padre salga dall’altra parte del veicolo per “Cosa voleva la maestra?” chiedere. Harry le lancia un’occhiata mentre mette in moto.
“Ne parliamo a casa.” E lì Sophie comincia a preoccuparsi. E se le ha detto di quando si è messa a piangere? No, no. Non ci vuole nemmeno pensare. E se papà è arrabbiato perché non gliel’ha detto? Nel frattempo Harry sta lottando per mantenere la calma, non sa se essere arrabbiato con Sophie o con se stesso che ha permesso tutto questo. Sono arrivati a casa e Harry scende dalla macchina senza aspettare che lo faccia sua figlia e comincia a camminare verso la porta di casa con il suo zainetto in mano. Quando lei lo raggiunge ha lo sguardo mortificato e vorrebbe tendergli la mano ma ha paura che lui non la prenderebbe. Entrano dentro e Louis li accoglie con un sorriso, Sophie alza le braccia per farsi sollevare ma papà Harry le afferra la mano con delicatezza e la porta in cucina. La bambina ha paura, paura che adesso papà Harry le farà una sfuriata, che magari le darà anche un ceffone, che si arrabbierà talmente tanto da decidere di non farle nulla. Invece, contrariamente alle sue ipotesi, Harry la prende in braccio e la porta a sedersi sul bancone dove comincia a smacchiare un segno di pennarello sul grembiule.
“Come te lo sei fatto questo, amore?” le chiede dolce indicando la macchia.
“Non me ne sono accorta.”
“Uhm, sta’ più attenta la prossima volta okay?” Lei annuisce e lui le bacia la guancia.
“Louis possiamo parlare?” dice poi guardando oltre la sua spalla.
“Sì.” Si gira e cominciano a camminare verso la camera da letto. Una volta lì Harry si siede sul materasso e comincia a massaggiarsi le tempie.
“Che succede, babycakes?”
“Non ce la faccio, Loulou.”
“Cosa non ce la fai?” chiede tirandoselo addosso e accarezzandogli i ricci.
“La maestra di Soph mi ha chiamato.”
“E..?”
“Ed è come pensavamo noi. Discriminazioni, si è messa addirittura a piangere, Lou! Non ce la faccio, non ce la faccio, non ce la faccio.” Ripete ossessivamente scuotendo la testa.
“Sì che ce la fai.” Gli sussurra Louis all’orecchio facendo passare la mano sul suo collo.
“No, non ce la faccio. È assurdo. Pensavo di essere abbastanza forte per lei, ma non posso farlo se lei non mi dice niente. Non posso, non posso. E lei mi considera quello che può fare tutto! Ci considera i suoi eroi! Louis.. per favore, aiutami.”
“Penso che la cosa migliore da fare sia coccolarla fin che è casa, suppongo che verrà lei da noi.”
“Lo spero.”
“Ehi, piccolo..” Louis gli alza il mento intrappolandolo fra il pollice e il medio e l’indice. “Sei uno dei papà più forti del mondo. Non puoi arrenderti per questo. Tu sei forte.” Gli prende i polsi e ne bacia l’interno. “Sei la persona più forte che conosca.” Harry si sporge per un bacio veloce sulle labbra prima di sorridergli innamorato.

Harry si alza mezzo intontito dalla sedia dove stava lavorando e va a vedere un po’ cosa fa in camera Sophie, sta colorando un disegno, ma appena si avvicina per vederlo, lei lo nasconde dietro la schiena. Aggrotta le sopracciglia e Sophie scuote la testa.
“Senti, nanetta, sono tuo padre.” Sorride e si abbassa per guardarla negli occhi.
“Non mi interessa, gigante.” Harry ridacchia e le bacia la guancia.
“Va bene, piccola peste. Devi fare la doccia fra un’oretta, ok?”
“Uff. Okay.” Appena papà Harry esce dalla porta tira fuori il disegno con un sorriso malizioso. Le sembra che sia venuto abbastanza bene. Non le piace disegnare le case, gli alberi, le forme delle mani… perciò disegnato papà Louis con i capelli castani egli occhi celesti, poi ha disegnato papà Harry con i capelli ricci e marroni, gli occhi verdi, le fossette e l’ha fatto più alto di papà Louis. Infine ha disegnato sé stessa che tiene le mani ad entrambi, i capelli biondi (un po’ più lunghi di come sono in realtà), gli occhi blu e un vestito rosso. Quando ha finito mette insieme le lettere del suo nome e corre in cucina dove sente i suoi papà ridere insieme. Appena entra vede papà Louis chino sulla pancia di papà Harry che gli fa il solletico, quasi si sente gelosa a quella scena. Quando però le labbra dei loro papà si incontrano sorride, felice per loro.
Si avvicina, incerta sull’interromperli o no; fortunatamente si staccano da soli e, aprendo gli occhi, si trovano a guardare la meraviglia di bambina che hanno cresciuto. Lei sorride timida e dice: “Ho fatto un disegno.” Lo porge ai suoi papà che lo guardano sorridendo.
“E’...” comincia Louis.
“Bellissimo. È bellissimo, principessa, sei bravissima.” Completa Harry tirandosela addosso e accarezzandole la gamba fasciata da un paio di calze azzurre doppie. Louis si sporge verso di lei e le bacia ripetutamente la guancia, Sophie ridacchia e si stringe di più a loro.
“Posso fare merenda?” chiede guardando papà Louis.
“No, no, no, no, no, no.” Le risponde papà Harry e si alza stringendola ancora fra le braccia.
“Perché no?”
“Perché fra dieci minuti, andiamo a fare la doccia e ti verrebbe un indigestione. Magari dopo.” Sophie sbuffa un po’ ma poi lascia che il papà la metta a sedere a tavola e tiri con sé anche papà Louis (schioccandogli un bacio tenero sulle labbra).
“Allora, amore..” anche papà Louis si è avvicinato e le ha portato il disegno con una penna. “L’hai scritto tu il nome?” La bambina annuisce orgogliosa e Louis spalanca gli occhi sorpreso, con quell’espressione che usa solo quando parla con i bambini.
“Mio Dio, che brava! Vero, papà?” chiede girandosi verso Harry.
“Certo. Bravissima.”
“Vogliamo imparare a scrivere anche il cognome? Ti va?”
“Sì!”
“I cognomi.” Lo corregge Harry ridacchiando. Louis scrolla le spalle porge la penna a Sophie che prova a fare una S che le viene piuttosto male, per questo Harry le avvolge le spalle con il suo torace immenso e prende la sua manina nella sua infinitamente più grande. Guida la penna sul foglio e comincia… S.. T.. Y... L... E… S.
“Ecco qui, principessa. Styles. Come me. Visto? È facile. Adesso proviamo a scrivere Tomlinson.” Ora è Louis a mettersi dietro di lei, coprendo la sua mano. “Questo è un po’ più lungo.”
T...O… M... L... I... N... S... O... N.
“E’ lunghissimo.”
“Sì.. Beh, basta pensare che c’è la povera Rosie che per scrivere il nome completo del papà deve prima laurearsi.” Ridacchia.
“Ok, ok. Adesso noi andiamo papà. Scusaci.” Risponde Harry prendendo in braccio Sophie e avviandosi in corridoio.
“No! Dai, cinque minuti.”
“Niente cinque minuti, forza. Cammini da sola o ti devo portare sempre io in braccio?” chiede mettendola a terra.
“Uffa.” Harry ride e apre la porta della cameretta.
“Prendi il pigiama, io intanto prendo una canottiera e un paio di mutandine pulite.”
E un minuto dopo sono in bagno e Sophie si sta togliendo la maglietta.
“Vuoi farla da sola?” chiede Harry inginocchiandosi davanti a lei in modo da poterla aiutare a togliersi la maglia sottostante.
“No.” Mugola.
“Ma ormai sei grande, non possiamo lavarti sempre noi. Dovrai imparare. Io non ho bisogno che nonna Anne venga qui e mi lavi.”
“Sì ma tu hai 29 anni, io ne ho solo sei!”
“Beh, intanto ti aiuto io però devi imparare, ok?”
“Va bene.” Sbuffa,
“Doccia o bagno?”
“Bagno!” dice indicando la vasca. Harry si alza e apre il getto sull’acqua calda.
“Quando sarai bollita lì dentro ti mettiamo nel forno.” Scherza. In quel momento entra papà Louis e Sophie caccia un urletto di sorpresa, anche Harry si gira e sorride a suo marito.
“Ma insomma, Tomlinson! C’è una signorina che si sta per fare la doccia e a te piacciono i maschietti! Vergognati.” Dice prendendo fra le braccia Sophie e nascondendola con le spalle.
“Sì, sì. Me ne vado.”
“Dove vai?” chiede Harry girandosi sconvolto.
“A lavoro. Ci vediamo più tardi, scricciolo.” Si avvicina e lo bacia.
“Scricciolo?! Ma mi hai visto Lou?!”
“Quando ti ho conosciuto eri davvero uno scricciolo, Dio, arrossivi per tutto.”
“Già, e poi arrivò il giorno in cui io ero un metro e ottantacinque e tu solo uno e settantotto. Fai pena, amore mio.”
“Non farmi dire brutte parole, Honda.”
“Che vuol dire Honda?” chiede innocentemente Sophie guardando i suoi papà.
“Niente, non significa niente.” Ridacchia Harry rivolgendo un occhiata maliziosa a Louis. In realtà lui ha capito tutto, Honda è il nomignolo che gli ha dato Lou la prima volta che ha fatto lui l’attivo perché dice che sembra una moto da cross tanto che è potente.
“Ci vediamo dopo, principessa.” Louis bacia la guancia a Sophie ed esce fuori.
“Louis!” lo chiama Harry, lui rientra dentro e lo guarda.
“Sì?”
“Azzardati a farti di nuovo la barba come qualche giorno fa e ti sfondo.”
“Devo prenderla come una provocazione?”
“Considera che non userò lubrificante.”
“Ok, capito, capito.” Alza le mani ed esce fuori. Harry posa a terra Sophie si inginocchia davanti a lei per finire di spogliarla. Quando è nuda Harry si china a baciarle la spalla con dolcezza.
“Quando lo fa papà Louis mi pizzica.” Dice ridacchiando.
“Con la barba, eh? Però è più bello così.”
“Bellissimo.”
“Non che senza non lo sia ma con.. wow.”
“Papi ma tu ami papà Louis?”
“Certo che lo amo. Perché?”
“Perché i genitori di una ragazza in classe, Madeleine, non si amano più e sono fidanzati solo da otto anni.”
“Beh, amore, ci sono persone che hanno il ‘colpo di fulmine’ come me e papà Lou e poi ci sono persone che semplicemente sposano le persone sbagliate.  Di persone sbagliate ne incontrerai una marea, ma solo una sarà l’eccellenza dello sbaglio. Nonostante ciò ti ruberà il cuore e.. beh, non riuscirai a smettere di pensare a lui o a lei e… forse incontrerete delle difficoltà ma andrà tutto per il verso giusto.” A fine discorso Harry sorride come un ebete e Sophie è divertita perché persone innamorate come i suoi papà non le aveva mai viste.

Ora è nella vasca da bagno, sommersa dalla schiuma e papà Harry sta giocando con lei con le barbie subacquee.
“Catherine..” dice con la voce da femmina. “Scendi a vedere! C’è un mostro qui!” Sophie subito fa immergere la sua barbie e segue la mano di papà Harry, ma non si è accorta che il mostro di cui parla è il suo piede e che il riccio sta per farle il solletico, allora scalcia e caccia urletti prima che papà rida e le accarezzi le gambe.
“Papi! Giochiamo ancora!”
“No, no, no!”
“Perché no?”
“Perché adesso ci laviamo i capelli.”
“Dai papi, solo dieci minuti.”
“Fammi vedere le mani.” Sophie gliele porge e Harry scuote la testa.
“Mi dispiace, piccola. Hai le mani che sembrano delle spugne. Giocheremo dopo alle barbie.” Così dicendo prende lo shampoo, fa piegare la testa indietro a Sophie e le lava i capelli biondissimi.

“Ahi! Mi stai bruciando le orecchie.” Protesta Soph scansando il phon con il quale papà Harry le sta asciugando i capelli.
“Sophie, se continui così non finiremo mai di asciugarli.” Li scuote con la mano.
“Papà?”
“Dimmi, amore.”
“Ti amo tanto, lo sai?” Harry si ferma e le sorride attraverso lo specchio, poi si china su di lei per baciarle la guancia morbida.
“Ti amo tanto anche io.” La tenerezza in quel momento è palpabile mentre la stringe da dietro e le sorride attraverso il suo riflesso. La canzone che ha messo dal telefono è finita e ne parte una molto più energica, allora comincia a muoversi e fa ridere Sophie che stringe le braccia attorno alle sue.

“Ecco.” Harry ha appena finito di farle una treccia e gliela mette sulla spalla per fargliela ammirare. “Ti piace?”
“Tanto.” La bambina si gira e gli bacia la guancia dolcemente.
“Aw, ma tu sei la mia piccolina!” Il suo papà la prende in braccio e le bacia tante volte la guancia.
“Papi!” protesta lei ridendo.
“Andiamo di là.” Dice lui ancora sorridendo, la bambina annuisce e il riccio si dirige in cucina dove sul tavolo c’è ancora il disegno che ha fatto. Insieme lo appendono al frigo con una calamita e lo osservano.
“Ti piace davvero, papi?”
“Certo, amore, è bellissimo.” Sophie sta meditando sul suo operato quando sentono la chiave girare nella toppa prima di vedere papà Louis comparire dietro di loro.
“Ciao, famiglia!” dice avvicinandosi con un sorriso sul viso, bacia sulle labbra Harry e Sophie sulla guancia.
“Ciao papà.” Risponde Harry per entrambi.
“Sono stanchissimo. Oggi ho dovuto parlare con un cliente abbastanza difficile.”
“Chi?”
“Non te ne ho parlato, è un tipo che ha ucciso quasi sicuramente sua moglie ma non vuole ammetterlo nemmeno con me.”
“Che brutto.” Interviene Sophie. “Papi, io non voglio che tu parli con questo signore, potrebbe ucciderti.” Louis ridacchia e poi le bacia la guancia di nuovo.
“Non preoccuparti, piccola. Questo signore non mi farà niente, lui mi paga: non gli converrebbe.”
“Ok..” dice abbastanza insicura.
“E poi pensa che è grazie a lui che papà domani ti comprerà la Barbie che ti piaceva.. come si chiamava? Ali di Fata?”
“Me la compri davvero?” dice sorridendo felice.
“Ovvio, piccola.” Le fa l’occhiolino e lei ridacchia.

Nell’arco di tempo che va dalle otto e mezza –quando Louis è tornato a casa – e le nove e mezza, gli abitanti di casa Styles-Tomlinson hanno cenato e hanno guardato la tv, ora sono seduti sul divano che discutono.
“Penso che tu dovresti smettere di andare a fare i turni di notte per questa settimana Harry! Insomma da domani a domenica tutte le notti dalle otto alle sei del mattino?!”
“Non è colpa mia, Lou! Lo decide il primario.”
“Non puoi proprio chiedere un altro giorno libero?”
“No..”
“Papi.. Non verrai a darmi la buonanotte, quindi?”
“No, piccola, mi dispiace.” La bambina sospira e si aggrappa al suo braccio.
“Forza, a nanna Sophie.” La avverte papà Louis.
“Dai, dieci minuti.”
“No. A dormire.”
“Ti prego.” Intanto Louis si è alzato e sta guardando dall’alto sua figlia.
“Signorina.”
“Papi, diglielo tu che posso stare qui altri cinque minuti.”
“Mi spiace, principessa.”
“Okay, l’hai voluto tu.” Dice Louis prima di abbassarsi e prenderla di peso e mettersela sulla spalla in stile sacco di patate.
“E dai! Papà!” Harry ridacchia e si alza per seguire suo marito nella cameretta di Sophie. Ma appena mettono Sophie è sotto le coperte il luccichio nei suoi occhi è scomparso, il suo sorriso si è spento, le sue manine non vogliono lasciare quelle grandi del suo papà.
“Dai, principessa, devi dormire.” Harry le accarezza la mano tentando di farle lasciare la presa sulla sua.
“No.”
“Lo sai che posso levarti la mano da solo.”
“No.” Harry sospira e le bacia la fronte rimanendo lì un po’ steso con lei e Lou seduto vicino a loro.
“Papà..”
“Sophie ora basta. Sono le dieci meno un quarto se non dormi subito mi arrabbio.”
“Va bene.” Lascia piano piano la presa sulla mano di papà Harry ma afferra quella di papà Louis.
“No, Sophie, non ci siamo.” Harry scuote la testa e le tira il braccino con quanta più delicatezza possibile.
“Papà.. per favore, non lasciarmi qui.” Dice facendo la faccia da cucciola.
“Ma che c’è, amore?” Le chiede Louis accarezzandole la guancia.
“Non voglio stare da sola.”
“Non hai mai avuto paura di stare da sola dalla prima sera. Che succede?”
“Non posso solo stare con voi?”
“Sophie, smettila.” Dice il maggiore cominciando ad innervosirsi.
“Forse dovremmo..” comincia Harry.
“No, Haz, non voglio essere cattivo ma questa signorina sta facendo troppi capricci.”
“Hai ragione. Allora buonanotte, piccina mia.” Harry si china a baciarle le guance, il nasino all’insù, le palpebre, la fronte e i capelli.
“Fa’ sogni d’oro, principessa.” Le augura Louis rimboccandole le coperte.
“Buonanotte.” Chiude gli occhi e lascia che i suoi genitori escano fuori dalla cameretta per poi prendersi per mano e baciarsi.
“Mi dispiace quasi averla lasciata lì.” Dice piano Harry una volta che sono in camera e si stanno svestendo a vicenda.
“Mi faceva male il cuore a vederla così ma quando fa così la capricciosa capisco che non posso assecondarla sempre.”
“Ovviamente. Ma comunque adesso è a posto, dorme tranquilla.” Louis annuisce prima di chinarsi a baciare le due rondini sul suo petto, si inginocchia davanti a lui e comincia a leccare il contorno della farfalla, quando ha finalmente raggiunto il bordo dei boxer sentono un urlo strozzato provenire da fuori la camera.
“Cos’è stato?” chiede Louis alzandosi e guardando Harry preoccupato.
“Sophie.” Dice in un sussurro, si rimette la maglietta ed esce fuori accompagnato da un Louis terrorizzato. Singhiozzi rumorosi e pianti isterici sono sicuramente della loro bambina. Harry ci mette un attimo ad attraversare il corridoio ed aprire la porta della cameretta: Sophie sta stringendo convulsamente il cuscino mentre piange e i suoi genitori sono sconvolti. Harry si avvicina velocemente mentre Louis è rimasto pietrificato all’ingresso, il primo scopre la bambina e la prende in braccio, lei è troppo stravolta per opporre resistenza così nasconde il viso nel collo del papà e piange.
Harry la culla un po’ sussurrando degli shh e dei va tutto bene per calmarla, ma niente, Sophie continua a piangere ininterrottamente.
“Lou..” si gira verso suo marito che ancora non si muove e “Va’ a prepararle un tè, per favore.” Gli ordina senza smettere di camminare in giro per la camera con la bambina fra le braccia mentre la culla.
“Signore Iddio, Sophie, amore.. Calma.” Prova a staccarla per asciugarle le lacrime ma lei caccia un urlo e si mette a piangere più forte di prima. E ancora, carezze sulla testa e la schiena, piccoli shh qualche rassicurazione e poi si ricomincia. Non sa davvero come calmarla, tuttavia il suo principale problema in quel momento non è quello, ma perché diamine la bambina stia piangendo.
“Harry..” E’ Louis che lo chiama. Si volta e lo vede in piedi sulla soglia con una tazza di tè in mano e un viso triste.
“Grazie, puoi poggiarla sul comodino.”
“Ehi, amore, che ne dici se adesso papà ti porta di là e bevi un po’ di tè, così ci racconti che succede?”
“No!” Sophie scalcia e urla disperatamente. Se non stesse piangendo le urlerebbe che non può usare quel tono con lui, ma non ha nemmeno il coraggio di dirle di allentare la presa sul suo collo.
“Shh, buona. Amore..” dice con la voce carica di tenerezza prima di baciarle l’orecchio.
Mezz’ora dopo il pianto non è più così disperato e le calde lacrime che cadono sulle sua guance hanno il permesso di essere asciugate dalle mani gigantesche di Harry. Louis ha riscaldato le calze a Sophie e gliele sta infilando con pazienza, sopportando tutte le piccole ribellioni da parte della piccola.
“Amore.. vuoi venire in braccio a me?” le chiede papà Louis scostandole i capelli dal viso. Lei non risponde ma semplicemente si getta fra le braccia del papà per poi ricominciare a piangere come prima.

È mezzanotte e Sophie non smette di piangere, non sono riusciti a farle bere quello stramaledetto tè che intanto si è raffreddato. Harry, con Santa pazienza, si china a baciare i piedini di Sophie nella speranza di calmarla con le coccole. Si ricorda ancora la prima volta che si era trovato alle prese con la piccola principessa che piangeva forte così perché aveva fatto cacca e nessuno se n’era accorto e loro non sapevano come cambiare un pannolino.
“Principessa, ti senti poco bene? Perché se è per questo prendiamo subito una medicina e domani stai a riposo.” Sophie valuta un attimo l’idea di scansare un giorno di scuola e scappare da quell’inferno almeno per un po’ ma poi pensa che non vuole mentire ai suoi papà.
“N-N-No..” singhiozza.
“Shh, non piangere..” la bambina chiude gli occhi e si abbandona al suono della voce di papà Louis che le sussurra all’orecchio: “Sophie papà Harry ti ama, io ti amo.. Non c’è bisogno di piangere; nessuno merita le tue lacrime. A meno che non siano lacrime di felicità, quelle puoi regalarle a tutti.”
E così un’oretta dopo la piccola si è addormentata fra le braccia di papà Louis, papà Harry la prende in braccio e la porta nella loro camera da letto, si stende e la appoggia al centro del letto, Louis lo raggiunge e guarda l’angelo disteso fra i loro corpi.
“Buonanotte, angelo mio.” Le sussurra accarezzandole la fronte coperta dai capelli stropicciati. “Buonanotte Luce dei miei occhi.” Aggiunge poi riferendosi ad Harry che sorride con gli occhi chiuse e mormora: “Buonanotte, sweet cheeks. Sogni d’oro principessa.”. Poi scivolano entrambi fra le braccia di morfeo.  

“Credo che dovrei prepararle qualcosa di caldo, forse una camomilla.”
Sono queste le prime parole che sente quella mattina Sophie appena sveglia.
“Sì, perché non vai in cucina mentre la sveglio?” chiede papà Louis. E poi sente solamente la porta chiudersi.
“Piccola..” la chiama Louis lasciando un bacino sul suo orecchio. “Amore? Svegliati, su.”
“Hm.”
“Dai, piccola.” Sorride come un cretino mentre osserva Sophie raggomitolarsi nelle coperte.
“Soph, non farmi arrabbiare. Vieni qui.”
“Nu.”
“Come no? Dai, amore.” La scopre e lei strizza gli occhi, allora lui la prende fra le braccia e la mette giù dal letto. Non ha nemmeno toccato terra che già sta correndo verso il letto per poi stringersi di nuovo nelle coperte.
“No, no, no, no, no.”
“Uh..” mormora quando Louis la riacchiappa e la porta fuori dalla stanza prima di rimetterla a terra. Allora Sophie si stropiccia gli occhi e afferra –con la manina minuscola –quella di papà Louis. Quest’ultimo sorride scioccamente e comincia a scendere le scale, seguendo il rumore di pentole. Quando entrano in cucina Harry sta preparando le uova, il bacon, il latte, la marmellata e il caffè (per il suo uomo).
“Wow, Harold, ci siamo dati da fare.” Louis ammicca verso la tavola imbandita facendo ridacchiare Harry. Aiuta Sophie a sistemarsi a tavola e poi si siede sul bancone intento a guardare suo marito. In realtà il riccio sa che sta aspettando che si giri e gli dia il bacio del buongiorno visto che non lo ha ancora ricevuto. Così, quando è ormai stufo di vedere Harry ignorarlo, Louis gli afferra il viso con una mano e lo bacia. Il minore sorride nel bacio prima di approfondire il contatto.
“Buongiorno anche a te, Louis.” Sorride quando si staccano. “Amore cosa vuoi per colazione?” chiede poi rivolgendosi a Sophie.
“Quello che vuoi.”
“Bacon? Ti va? Solo quello perché altrimenti facciamo tardi, ok?”
“O-Ok..” dice con la voce che già trema. Ecco, per qualche ora si era dimenticata della scuola e ora sapeva che di lì a qualche ora sarebbe dovuta andare di nuovo in quell’incubo.
“Tutto bene, piccola?” le chiede papà Louis accigliandosi e scendendo dal bancone.
“S-Sì.”
“Ok..” dice poco sicuro. Harry le mette il piatto avanti e dieci minuti dopo Sophie sta versando lacrime salate nel suo bacon. Louis si gira spalancando gli occhi, non aspettandosi quella reazione dopo una notte passata a sfogarsi.
“Ehi, ehi, ehi. No, piccola, non fare così.” Si alza e la prende fra le braccia, guarda Harry sconvolto dietro la sua spalla e gli chiede tacitamente informazioni.
“Principessa..” Harry compare alle spalle di Louis per poter guardare Sophie in faccia. “Perché piangi? Mi si spezza il cuore a vederti così, che succede? Uh?” la bambina allunga le manine verso il papà che subito la afferra e va a metterla sul piano cottura prendendole le manine e baciando via le lacrime, premendo le labbra sul dorso delle mani e sul collo niveo.
“T-Ti p-p-prego, papi..” dice stringendolo.
“Che c’è, principessa? Farò tutto quello che vuoi pur di vederti sorridere.”
“N-N-Non voglio a-a-andare a s-s-sc-scuola.”
“Shh, shh, non piangere, shh. Non ci andrai, ma non piangere.” Quando il pianto si è un po’ calmato Harry le sorride e la guarda dolcemente.
“Che sciocchina che sei, principessa. Non vedi che sono le undici del mattino? Dobbiamo andare da nonna Anne.”
“Ma.. ma… Ma io..”
“Non dire niente, patatina.” La interrompe Louis. “Adesso andiamo a lavarci e vestirci, quando ti sentirai pronta ci racconterai tutto.”

“Allora, mi raccomando, Soph, sii educata con Robin.”
“Okay..” Harry le sta chiudendo i bottoni dietro la schiena dal vestitino blu che indossa.
“Ecco qui, sei pronta.” La guarda sorridendo attraverso lo specchio radioso. La bambina ricambia timidamente e stringendo la mano di papà Harry in preda all’ansia.
“Andrà tutto bene.” Le bacia la guancia morbida prima di guidarla in camera da letto dove un Louis in mutande si sta rosicchiando le unghie mentre decide cosa indossare.
“Sei ancora così! Louis! Sembra che tu debba incontrarli per la prima volta.”
“Zitto, Harry! Stavo per decidere cosa mettere e tu mi hai interrotto!”
“Oh, basta. Vai a sederti, decido io cosa ti metti.” Il riccio comincia a frugare fra i vestiti ripescando una maglietta bianca, una giacca nera, un pantalone attillato con il risvolto e un paio di scarpe nere eleganti.
“Ma..”
“Vestiti prima che ti tiri una scarpa in faccia!”
“Ehi! Volevo solo dirti che eri bellissimo!”
“Sì, ti amo anche io. Ora vai.” Intanto lui prende per mano Sophie e la porta in bagno per pettinarle un’ultima volta i capelli.

“Oh Mio Dio! Mamma! Sono arrivati!” urla Gemma appena vede suo fratello e suo cognato. Gemma ha trentuno anni ed è felicemente sposata Liam Crow, ma è da più o meno due mesi che non vede Sophie, Harry e Louis e deve rifarsi per questo oggi anche lei, Liam e Derek (loro figlio) sono lì.
“Oddio!” Anne compare in cima alle scale ancora scalza e sconvolta. “Ma vi aspettavo all’una! Che succede!?”
“Se ci fate entrare saremmo lieti di spiegarvelo.” Ridacchia Harry. Così Gemma si sposta di lato per farli entrare.
“Ciao, piccola!” esclama abbracciando Sophie.
“Ciao, zia!” risponde stringendola.
“Ciao, Liam.” Intanto Harry e Lou stanno salutando suo marito.
“Ciao ragazzi. Derek saluta.” Ordina al bambino che se ne sta in disparte un po’ imbronciato ad osservare indifferente quella bambina che abbraccia e bacia la sua mamma.
“Ciao.”
“Non così, saluta per bene.” Dice dandogli uno scappellotto.
“Nah, sta’ tranquillo Derek.” Louis gli mette il pugno davanti in modo che possa salutarlo in modo più puerile.
“Mi spieghi che succede?” intanto Anne ha afferrato Harry per un braccio e lo sta guardando accigliato.
“Beh.. non è niente di che.. sul serio, lascia stare.”
“Dimmelo. Ora.” Dice rifilandogli un’occhiata di fuoco.
“Sophie ha avuto dei problemi e.. sta notte non ha dormito molto e.. sì, stamattina abbiamo deciso di non mandarla a scuola.”
“Che tipo di problemi?” Anne conosceva bene suo figlio e sapeva che quando divagava in quel modo cercava di nascondere qualcosa di importante.
“Uhm.. sai, cose di scuola, non ce l’ha spiega- cioè non l’ho capito bene.”
“Fammi capire. Tua figlia non sta bene e tu non sai cos’ha?”
“C-Cioè.. non è proprio.. io.. uhm..”
“Amore!” Louis interviene a salvarlo notando il suo viso impacciato. “Scusami Anne, devo rubarti tuo figlio per un minuto.”
“Che c’è?”
“Mi ha chiesto di Sophie.”
“E?”
“E non le posso dire la verità.”
“Lo so. E ora? Faranno delle domande, non voglio mettere Sophie ancora più in soggezione. Le è addirittura difficile parlarne con noi.”
“Papi!” in quel momento Sophie si è aggrappata alla mano di papà Louis per portarlo in sala da pranzo.
“Principessa io e papà stavamo parlando, ti dispiace aspettarci con zia Gemma?”
“Sì. Papi, dai, non ci sei mai quando io e zia Gemma ci raccontiamo le cose e vorrei che ci fossi anche tu.” Harry si abbassa a prenderle le mani.
“Non fare la cattiva. Adesso io e papà stiamo parlando, non farmi arrabbiare e vai di là.”
“Ma..”
“Subito.” Le dispiace fare così ma non vuole che senta niente di quello che dicono.

A tavola Sophie si è rifiutata di sedersi accanto ai suoi papà insistendo per stare vicino a sua zia.
“Allora, Soph, com’è andato il primo giorno di scuola?” le chiede sorridendo nonna Anne. Lei si affoga con gli spaghetti che stava mangiando tossendo a bocca aperta e sporcando tutta la tovaglia e il vestitino.
“Dio, amore, stai bene?” le chiede subito la nonna. Lo sguardo di Harry invece va subito alla tovaglia e al vestito, ovviamente dopo essersi assicurato che sua figlia stesse bene, e “Oddio, mamma, scusala per la tovaglia. Te la ricompro se vuoi, insomma so che è una delle tue preferite perciò..” comincia a parlare.
“Oh, lascia stare Harry. Non mi importa della tovaglia.”
“Soph, chiedi scusa alla nonna.” La incita Harry.
“Scusa, nonna. Non volevo sporcarla.”
“Non fa niente, tesoro. Non m’importa.”
“Sophie che hai fatto al vestito?” le chiede Louis indicando la macchia di pomodoro che si allarga a vista d’occhio. Oh, no. Sul vestito nuovo no.
“S-S-Scusami papà io.. n-n-no-n..” dice prima di scoppiare a piangere e correre di sopra.
“Sophie!” le urla dietro Harry ma Louis gli blocca il polso e lascia che sia Gemma a salire sopra e parlarle.
La bambina non voleva –ovviamente –farsi vedere da tutta la sua famiglia mentre piangeva quindi è corsa nella vecchia cameretta del suo papà per nascondersi sotto la scrivania e piangere. Ha rovinato il vestito che le avevano regalato i suoi genitori. Lo ha rovinato. Ed era costato anche molto. Sente dei passi sulle scale e prova a smettere di singhiozzare ma le risulta molto difficile. Quando la porta si apre non può fare altro che nascondere il viso fra le braccia.
“Oh, Soph, amore di zia, vieni qui.” Sbircia un po’ Gemma che la guarda tendendole una mano e la afferra.
“Oh, su, su. Non piangere. Non è successo niente.” La prende in braccio attenta a non macchiarsi anche lei col pomodoro.
“Ho.. Ho rovinato la tovaglia.. e il v-ve-vestito che mi hanno regalato papà Harry e papà L-Lou..” singhiozza.
“Shh, scommetto che ti perdoneranno in men che non si dica.”
“M-Ma io ho f-fatto la c-c-cattiva e.. adesso papà si arrabbia con m-me.” Dice piangendo.
“No, sta’ tranquilla. Dirò io a papà di non arrabbiarsi. Non fare così, adesso andiamo di là e ci aggiustiamo. Dovrei avere nel mio armadio ancora qualcosa di quando avevo tipo dodici anni. Ti andranno grandi ma sempre meglio di niente.” La conduce nella sua vecchia stanza e le fa indossare una maglietta bianca con un grande 79 stampato sul davanti, sotto un paio di calzini alti (che a Sophie vanno come calze autoreggenti) e i capelli li raccoglie in uno chignon per “sembrare più sbarazzina”, le ha spiegato zia Gemma.  Si tengono ancora per mano quando rientrano in sala da pranzo –Sophie con il capo chino –e si siedono di nuovo a tavola. Harry si alza per arrivare alle spalle di Sophie e sussurrarle all’orecchio: “Soph, vieni di là, voglio parlare con te.” E lei scoppia a piangere di nuovo perché “Scusa, scusa, scusa, scusa, scusa papi. Non arrabbiarti, non l’ho fatto apposta, scusami. Non arrabbiarti con me, mi è solo andata storta la forchettata e io.. scusa..” sta per scusarsi altri dieci miliardi di volte ma papà Harry l’ha già presa in braccio e le sta baciando le guance accarezzandole le gambe seminude.
“Shh, no, amore, non piangere.”
“Non devi piangere, mi hai sentito?” dice dolce, lei annuisce e tira su col naso. Harry lo strofina con il suo.
“Andiamo di là.. non sono arrabbiato, va bene? Ho solo bisogno di parlarti.” Lei annuisce e lascia che il suo papà la porti in salotto e si sieda sul divano con lei in grembo.
“P-Prima che tu c-cominci.. Scusami se ho rovinato il vestito, lo s-so che costava molto e c-che t-tu ci t-tenevi.”
“Non fa niente.” Le sorride e le bacia l’angolo dell’occhio.
“D-Dimmi.”
“Allora, piccola.. Inizio col dirti che ti amo tantissimo, ok? Ricordatelo sempre. Sempre. Non dimenticarlo, anche quando penserai che io non ti voglia bene… ricordatelo.”
“Per sempre.” Risponde abbracciandolo stretto e ricevendo un bacio nei capelli.
“Per sempre, cucciola. Seconda cosa: perché sei scappata? Uh? Non sono arrabbiato per il vestito, o per qualcos’altro ma.. non devi mai rifugiarti in te stessa, va bene?”
“Okay..”
“Puoi farlo se ti va, anche se è sempre meglio parlarne con noi. Io e papà sapremo sempre consigliarti al meglio, per te. E anche se avevi paura che mi arrabbiassi e ti picchiassi non devi, ok? Se non hai torto non ha di che aver timore. Vedi, Sophie, io mi arrabbio quando dici cose cattive, quando dici parolacce, quando dici le bugie, quando fai quello che ti avevo detto di non fare. Non mi arrabbio se per sbaglio sporchi il vestito che ti ho comprato, anche se ci tengo tantissimo perché per me è prezioso più di una casa. Tu sei più importante. E se tu stai male non m’importa di un vestito o se la casa sta andando a fuoco; sei la mia bambina, voglio proteggerti.”
“Grazie, papà.”
“Terza cosa: so che magari è presto per cominciare a parlarne ma.. che ti è preso stanotte, uhm? Io ho una mezza idea ma vorrei che fossi tu a parlarmene, non voglio forzarti.” E da lì arrivano tutte le parole di Sophie una dietro l’altra senza prendere respiro.
“Io non lo so, papà. Pensavo che saremmo diventati tutti amici, ma mi sbagliavo, perché ho provato a fare amicizia con tutti. Ci ho provato, te lo giuro ma loro non mi parlavano e allora ho cominciato a stare solo con Rose e qualcun altro. E.. Dio, papi, le ho sentite mentre dicevano che io ero strana, che ero un mostro, uno sbaglio, perché avevo due papà e non avevo una mamma e.. papà, che cos’ho io di sbagliato?”
“Nulla amore, nulla. Sei perfetta, sei un angelo dal ciel disceso per il troppo peso.” Scherza. “E’ vero, hai due papà, e allora? Penso che se loro fossero come noi sarebbero solo gelosi. Quanti di loro hanno due genitori che si amano ancora dopo quindici anni? Quanti continueranno ad amarsi fino alla morte? Sophie, tu sei speciale, sei la mia principessa, sei il mio raggio di sole, non permettere a nessuno di intaccare la tua personalità perché pensano che tu sia diversa. Perché anche io sono diverso, papà Lou è diverso, zia Gemma è diversa, zio Liam è diverso, nonna Anne è diversa. Siamo tutti diversi gli uni dagli altri. Possiamo essere simili, ma mai uguali. Mi capisci? A volte le persone sanno essere davvero cattive ma noi saremo forti abbastanza per sopportare loro e le loro angherie, perché.. perché noi ci amiamo.”
“Grazie, papà, ti voglio un infinito di bene.”
“Non credo che sia grammaticalmente corretto ma.. Anche io ti voglio un infinito di bene, principessa.” Ritornano in sala da pranzo col sorriso sulle labbra e finiscono di mangiare chiacchierando allegramente.

“Soph! Dobbiamo andare a casa, dai scendi.” Le grida Louis dal piano di sotto.
“Non voglio.”
“Sophie! Sono le sette, scendi.”
“Non posso rimanere a dormire a casa di nonna?”
“No. Dai, amore, scendi. Guarda che ti vengo a prendere io.”
“Per favore, papi.”
“Non esiste, domani devi andare a scuola e io ora devo andare a lavoro. Non vuoi salutarmi prima che vada all’ospedale?”
“Uffa.” Scende pesantemente le scale infilandosi il cappotto, quando è arrivata alla fine si avvicina rassegnata ai suoi genitori.
“Sta’ tranquilla, principessa.” Harry si accovaccia davanti a lei e comincia ad abbottonarle il cappotto. “Torniamo domani pomeriggio. Vero nonna?” chiede girandosi un po’ verso sua madre.
“Potete venire quando volete.”
“Sì, ma non ci sarà zia Gemma.”
“Gem, di’ a Sophie che domani ci sarai anche tu.”
“Certo, sono un giorno sì e l’altro no in questa casa.”
“Visto? Adesso andiamo a casa.” Lei annuisce e afferra la mano di papà Louis prima di uscire fuori e afferrare anche quella di papà Harry.
 
Appena quella mattina Sophie apre gli occhi e si ritrova davanti gli occhi sorridenti di papà Louis.
“Ciao, principessa.” Le bacia la guancia e poi si infila sotto le coperte con lei, stringendola forte.
“Ciao, papi. Che ore sono?”
“Le sette.”
“Ma è presto.”
“Lo so.” Louis sospira.
“Papi, che succede?”
“Papà non è ancora tornato.”
“Perché?”
“Non lo so, al cellulare non risponde.”
“E se ha fatto un incidente?”
“Sta’ tranquilla Sophie. Non gli sarà successo niente di sicuro.”
“Papi?”
“Dimmi, amore.”
“Devo andare a scuola?”
“Sì.”
“Uffa.”
“Non preoccuparti. Ti accompagno io e forse anche papà. Ora alziamoci.”
Dieci minuti dopo, esattamente quando Louis fa partire una canzone di Mika a tutto volume, la porta si apre rivelando un Harry Styles distrutto come non lo era da quando era solo uno specializzando.
“Che succede, babycakes?” gli chiede Louis sovrastando la musica, ma senza fermare il suo culo che ballava indipendentemente.
“Cinquanta feriti in un incidente aereo. Ne sono morti trentatré.”
“Non puoi salvarli tutti, Harry.”
“Ci potevo provare.” Sospira rassegnato e va a dare il buongiorno al suo uomo difronte a lui.
“Buongiorno anche a te, piccola.” Si avvicina a Sophie e le bacia la guancia.
“Ciao, papi.”
“Che c’è? Sei triste?” lei annuisce. “Cosa ti rende triste?” le chiede sedendosi accanto a lei e prendendole la mano.
“Andare a scuola.”
“Tranquilla, piccola. Ci sono io..” lei annuisce ancora un po’ triste e finisce di sorseggiare il tè che le ha preparato Louis (in pratica l’unica cosa che sa fare oltre alla pizza surgelata).
“Sophie! Sei pronta?” la bambina esce dal bagno proprio in quel momento e sorride tristemente a suo padre.
“Su, non guardarmi così. Dopotutto fra qualche ora tornerai a casa e io ti strapazzerò di coccole.”
“Giuralo.”
“Giuro, principessa.”
“Ok..” gli porge la mano e lui la afferra portandola all’ingresso dove papà Louis la aspetta con il cappotto aperto.
“Eccoti, la nostra Stella di Broadway.” Sophie arrossisce e sorride.
“Harry forse dovresti rimanere qui, sei molto stanco e frustrato non so se te la senti di andare lì, in mezzo a tutto quel caos.”
“Oh, smettila Loulou. Ho promesso a Sophie che l’avrei accompagnata.”


Beh, molto probabilmente non c’è bisogno che ve lo dica ma..
Sophie, Harry e Louis andarono a scuola tutti quanti insieme. La piccola Soph non ebbe bisogno di parlare con i suoi compagni per farli sentire in colpa di averla esclusa. Meno di due ore dopo andarono loro da lei chiedendole scusa per il loro comportamento. Sophie sorrise loro e gli offrì degli M&M’s.
Harry e Louis tornarono a casa: Harry si addormentò qualche ora sul divano, mentre Louis rimase seduto sotto la testa di Harry accarezzandogli i ricci e aggiornando il suo diario segreto. (Beh, segreto per tutti tranne che per suo marito che puliva sempre tutto e per quanto cercasse di nascondergli qualcosa la trovava sempre) e questa è la fine del quarto capitolo (un po’ lunghino, lo so) di una LUNGA raccolta di Os. Spero vi sia piaciuto. Perché non mi soddisfa molto. E' ovviamente dedicata a Silvia. Bacioni. 
Giulietta senza Romeo.
p.s. L'altra volta qualcuno mi ha chiesto perchè nella prima os Sophie era grande e nelle due seguenti così piccola.. Beh, ci tenevo a specificare che non è in ordine cronologico. Cioè: come mi vengono mi vengono. Solo gli ultimi li ho suddivisi in parte 1-2-3 e non è ancora finita, quindi non so, forse ci sarà anche una parte 4 e una 5.

   

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Capitolo 5
*** 5. Happy Birthday, Sophie! ***


ATTENZIONE! Questo capitolo contiene all’inizio una scena un pochino forte, per cui se non vi piace, passate avanti. Detto ciò, vi auguro una buona lettura e mi scuso per il ritardo ma aspettavo un giudizio da Silvia, la quale ha avuto problemi a mandarmi un messaggio per farmi sapere. Prendetevela con lei.  Baci.
Giulietta Senza Romeo.
 
5. Buon Compleanno, Sophie!
Sophie è nel suo letto, sono le sei del mattino e lei è super-eccitata: oggi è il suo compleanno, compirà sette anni e non vede l’ora di sapere cosa le hanno regalato papà Harry e papà Louis. L’adrenalina scorre nelle sue vene da ormai troppo tempo, tanto che decide di alzarsi e correre in camera dei suoi genitori. Non si preoccupa di bussare, anche se sa che si arrabbierebbero, ma quando prova ad abbassare la maniglia la porta non si apre. È chiusa a chiave. Allora si mette a guardare il legno scuro della porta, sperando –forse –che quella si smaterializzi e la faccia arrivare dall’altra parte.
“Uh, Sì! Oh, Cristo! Lou! Sì! Più.. veloce..” sente suo padre sussurrare non troppo silenziosamente.
“Shh, lo.. sto.. facendo.. ma se.. se ti tocco .. rischio di farti urlare e.. svegliare Sophie.” La bambina inclina la testa di lato, non capendo che diamine stiano facendo i suoi genitori in quella camera da letto. Benedetta innocenza dei bambini. Fortunatamente per quando sarà grande lo avrà già dimenticato.
Intanto, dall’altra parte della porta Harry e Louis stanno facendo sesso selvaggio. O almeno… ci provano. Perché per fare sesso selvaggio Louis dovrebbe godere di più libertà e sa che se spinge un po’ più a fondo, toccherebbe IL punto di Harry e lo farebbe urlare. Ma ciò non può assolutamente succedere perché sveglierebbero la loro bambina e non vogliono darle spiegazioni su cosa stavano facendo.  Quando hanno finito e sono venuti entrambi Harry sussurra un: “Ma da quant’è che non scopavamo così?”
“Sai cosa?” gli sussurra di rimando il maggiore quando si è steso accanto a lui.
“Cosa?”
“Che ci importa se c’è Sophie di là! Scopiamo lo stesso.”
“Come vuoi. Ma poi non lamentarti se urlo.” Louis ridacchia e rotola sopra il suo corpo sudato ed ansimante.
“Posso chiederti una cosa?”
“Tutto quello che vuoi, amore mio.”
“Per te è stato sesso?”
“So dove vuoi andare a parare e la risposta è: No.”
“Sicuro?”
“Louis, ti giuro, mi sforzo tantissimo di fare sesso con te.. ma non ci riesco.”
“Perché no?! Insomma, sei tu quello che sa fare sempre tutto, insegnami a tenere fuori i sentimenti mentre facciamo sesso!”
“Qual è il problema Louis? Perché vuoi tenere fuori i sentimenti?”
“Vorrei poterti sfondare il culo Harry, per farti sentire quanto è arrapante quando qualcuno lo fa, ma.. Non ci riesco.”
“Lou, non mi interessa. Potrebbe essere anche più arrapante di te vestito da gattina ma non sarebbe bello se non ci sei tu che mi chiedi il permesso ad ogni dito.”
“Beh..”
“Niente beh, ho ragione io.” Si allunga per baciarlo dolcemente prima di palpargli il culo.
“Ehi! Non si fa!” lo rimprovera ridendo Louis.
“Mi spiace..” dice ridendo anche lui.
“Ti va il secondo round?” Harry si gira verso la sveglia e nota che sono già le sei e dieci.
“Al massimo abbiamo tempo per una doccia e.. forse qualcosa di molto veloce nella doccia, prima che Sophie si svegli.” Louis annuisce e trascina Harry fuori. Con le labbra attaccate camminano all’indietro verso il bagno.
“Che stavate facendo?” una vocina da bambina li fa sobbalzare.
“Uh, Porca.. hm-banana!” Louis si gira sconvolto verso Sophie che è appena uscita dalla sua cameretta (fortunatamente aveva deciso di tornare a letto e non aveva sentito altro).
“Uhm, noi.. ehm, sì.. noi.. s-stavamo..”
“Ci stavamo facendo i massaggi a vicenda!” dice Louis in una delle sue genialate.
“Oh.. ok.” Dice Sophie alzando le spalle.
“Sì..” Solo in quel momento si accorgono di essere nudi.
“Vai, in camera tua, amore. Noi andiamo a fare una doccia, ok? Ok.” Harry tira Louis per un braccio e chiude la porta a chiave dietro di loro, appena guarda Louis, questo ha gli occhi spalancati e sulle labbra una smorfia per trattenere… le risate.
“Ma che te ridi?! È stato il momento più imbarazzante della mia vita.”
“Scusami ma dovevi vederti! Balbettavi davanti a tua figlia!” scoppia a ridere. Harry mette su un broncio adorabile che scompare non appena Louis gli mette una mano sulla guancia e lo bacia dolcemente sulle labbra.
“Ti amo tantissimo, Harry.”
“Ti amo anche io, Loueh.”

Quando escono dal bagno hanno entrambi un asciugamano attorno alla vita e si tengono per mano mentre si dirigono in camera da letto. Stanno per aprire la porta quando Harry si ritrova Sophie appesa al braccio che lo guarda sorridendo.
“Papi..”
“Amore, adesso papà deve vestirsi perché altrimenti non può prepararti la colazione.” Lo salva Louis prendendola in braccio velocemente e baciandole la fronte.
“Dieci minuti e siamo da te.” La rassicura Harry scomparendo con Louis dietro la porta.
“Qualche giorno di questi mi farà venire un infarto!”
“Sì, anche a me.” Concorda Louis rimanendo nudo e frugando nel cassetto delle mutande cercando quella verde di Harry.
“Haz, posso mettere i tuoi boxer verdi?”
“Sì. E io posso mettere le tue mutande bianche con la mia firma dietro?”
“Tutto quello che vuoi Sunshine.” Quando sono vestiti, quasi pronti per uscire da casa si dirigono in camera di Sophie dove lei sta colorando un disegno sorridendo.
“Che disegni?” le chiede papà Louis arrivando alle sue spalle e facendola sobbalzare.
“Voi due che vi tenete per mano.” Dice guardando in alto verso papà Harry che è arrivato da poco.
“E’ davvero bellissimo, Soph.”
“Grazie.” Arrossisce un po’ prima di essere baciata sulle guance contemporaneamente da tutti e due i suoi papà.
“Allora, amore, oggi vai a scuola?” le chiede Louis tentando di nascondere una risata quando Sophie spalanca gli occhi e lo guarda scioccata.
“Scherzavo! Pensavi mi fossi dimenticata del compleanno della mia piccola?” sorride ancora di più e le bacia mille volte la guancia.
“Auguri principessa.” Harry la bacia sull’altra guancia quando Louis ha smesso.
“In realtà contavo di svegliarti con le coccole stamattina ma hai fatto prima di noi.” La prende in braccio e si dirige fuori dalla camera. Scendono in cucina, Louis prende un foglio e lo mette davanti alla sua bambina porgendogli una penna: “Voglio che tu scriva cosa vuoi che facciamo oggi. Poi scarteremo insieme quelle inaccettabili.” Sophie afferra la penna e comincia a fare un decalogo che diventa di più di venti punti.
“Allora… vediamo un po’.” Dice Harry quando Sophie ha scritto l’ultimo punto.
Numero 1. Ascoltare il cd delle mie canzoni preferite.
“Beh, penso che la prima sia più che accettabile, ti pare?” chiede sorridendole dolce. È tradizione, ormai da quattro anni in casa Tomlinson-Styles, che ad ogni compleanno il festeggiato decida cosa fare, salvo desideri che non possono essere esauditi. Al compleanno di Harry, ad esempio, aveva desiderato Louis nudo coperto di zucchero filato e.. beh, per quanto possa sembrare da pazzi Louis l’aveva fatto e quella sera fra loro due si erano create scintille.
“Loueh, CD prego.” Dice sorridendo e tendendo una mano.
“Sì, signor capitano!” scherza Louis facendo un saluto militare.
“Non ho sentito bene.”
“Sì, SIGNOR CAPITANO!” urla.
“Oh!*” Louis corre in salotto dove recupera il CD con la compilation che aveva fatto Sophie con il suo aiuto qualche mese prima.
“Eccomi!” tira fuori il cd, si china sul lettore e fa partire la prima canzone.
Come on skinny love just last the year, pour a little salt we were never here. My, my, my, my, my, my, my, my. Staring at the sink of blood an crushed veneer.
I told you to be patient, and I told you to be fine, I told you to be balanced, I told you to be kind. In the morning I’ll be with you, but it will be a different kind. I’ll be holding all the tickets and you’ll be owning all the fines.
” Canticchia Sophie.
“Secondo punto: fare i pancake tutti insieme.” Harry ridacchia alla tenerezza della richiesta.
“Aw..” Louis si avvicina alla bambina e la prende in braccio baciandole per l’ennesima volta la guancia. “Ancora buon compleanno, piccola.”
“Grazie.” Lei sorride.
“Okay.. facciamo i pancake.” Harry si mette davanti al bancone e comincia a prendere dalla credenza gli ingredienti. È sul punto di prendere una dozzina di uova quando il suo cellulare comincia a squillare. Il nome che compare sullo schermo fa aumentare il battito del suo cuore.
“Pronto?” dice sfrecciando al piano di sopra. C’è una punta di preoccupazione nella sua voce, non riesce a smettere di torcersi le mani.
“Pronto? Uhm, Harry Styles?”
“Sì, sono io.”
“Ciao, Harry. Sono.. sono, uhm, Kate Bell.”
“Sì, ho letto il nome.”
“Beh.. Non so da dove cominciare.. in realtà non mi aspettavo questa risposta un po’ fredda.” Ridacchia nervosamente.
“S-Scusami Katy è che.. io Louis e Sophie stavamo facendo i pancake e.. non mi aspettavo questa telefonata.”
“Capisco… Beh, è naturale, sono sparita per sette anni.”
“Credo di capirti, eri piuttosto scioccata dopo il parto.”
“Sì.. in ogni caso sono andata da una mia amica che mi ha consigliato di chiamarti e.. non so, vedere Sophie. Per considerare, per quanto sia odioso, quanto mi odia. Insomma l’ho abbandonata in poche parole.”
“Papi!” In quel momento Sophie entra dalla porta sorridendo. Il volto di Harry si illumina e si accovaccia allargando le braccia. Lei ci si fionda dentro e lascia che Harry le baci l’orecchio.
“Papi, papà Louis voleva sapere dov’è lo zucchero.”
“Sullo scaffale dei biscotti.”
“Okay.. vieni? Non è divertente senza te.”
“Cinque minuti, amore. Sto parlando al telefono, non vedi?”
“Con chi parli? Nonna Jay?”
“No, è.. una mia amica. Tu comincia ad andare di là.. ti raggiungo subito.” Le lascia un ultimo bacio sulla punta del naso prima che lei lo baci sulla guancia ed esca fuori.
“Pronto?”
“Sì, sono qui.. Ho notato che.. non, non le hai detto che..”
“E’ solo che… è ancora piccola, Kate. Ha solo sette anni. Come ti sentiresti a scoprire una cosa del genere alla sua età?”
“Certo, certo, capisco perfettamente.” Ma verso la fine della frase la sua voce si incrina.
“Quando sarà più grande..”
“Sì, capisco. Davvero.”
“Senti.. non p-puoi arrabbiarti, sono disposto a fartela vedere quasi tutti i giorni ma..”
“Non sono arrabbiata, Harry.. seriamente. È tua figlia. Solo che.. scioccamente, pensavo che lei sapesse e che in qualche modo mi volesse conoscere.”
“Sarà molto curiosa di saperlo quando glielo diremo. Sai, è molto vispa e.. è bellissima, Kate. Ha gli occhi azzurri e i capelli biondi e.. Dio santo. Devi vederla. Stasera diamo una piccola (per modo di dire) festa a casa. Ti.. Ti piacerebbe venire? Certo ci saranno tutti i parenti, gli amici, i compagni di classe di Sophie ma.. ne vale la pena per vederla sorridere.”
“Mi piacerebbe moltissimo.” Dice, la voce carica di gratitudine.
“Allora a George Lloyd Street, numero 432. La festa comincia alle sei per i bambini, per i parenti e gli amici dalle otto alle non si sa.”
“Bene. Grazie mille, Harry. Salutami Louis.”
“Di niente. Lo farò senz’altro. Ciao.”
“Ciao.” Attacca ed esce, la scena che si ritrova davanti una volta entrato in cucina è: suo marito(quello lì di cui si diceva: l’avvocato più responsabile) sta facendo la lotta di farina con Sophie, per di più lei non ha più un pantalone e gira per la cucina in mutande.
“Ehi! La mia cucina!” dice fintamente severo incrociando le braccia al petto. Louis ridacchia e “Oops.” Dice per poi correre dietro Sophie, inginocchiarsi a terra e abbracciarla da dietro poggiando la testa sulla sua spalla.
“Dai, papi, è il compleanno di Sophie.” Dice dolcemente al posto di sua figlia stringendole il pancino con le braccia.
“Appunto. È il compleanno di Sophie non il tuo, così mentre io e Sophie facciamo il terzo punto tu pulisci.” Indica tutto il pavimento imbiancato. Poi afferra la lista e legge il terzo desiderio:
Fare le trecce alle barbie.
“Fare le trecce alle barbie? Ma.. Soph, amore mio, le trecce alle barbie le possiamo fare sempre.”
“Dici? Allora passa a quello dopo.”
Fare le foto in giardino come al compleanno di Judith.
Ora, per chi non lo sapesse.. Judith è stata la babysitter di Sophie per qualche settimana quando Louis vinse un viaggio per due e loro partirono per le Hawaii. Durante queste due settimane, Judith le aveva fatto vedere le foto del suo diciottesimo compleanno e lei ne era rimasta colpita, perché –per utilizzare le sue parole – “Sembrava una principessa!”, quindi adesso anche lei voleva assomigliare ad una principessa.
“Va bene, amore.” Si avvicina e la prende in braccio “Però ci andiamo a vestire perché le principesse come te non si fanno le foto con le mutandine e la maglia del pigiama.”
“Giusto.” Ridacchia lei.


Dieci minuti dopo Harry e Sophie sono in giardino. Harry brandisce una macchina fotografica con la quale ha scattato le sue foto migliori al suo piccolo Loulou. E così: “Soph, mettiti un po’ lì, vicino all’olmo!” le dice ancora con l’occhio vicino alla macchina fotografica.
“Bellissima.” Sussurra mentre scatta tre o quattro foto.
“Papi!” urla quella venendo verso di lui. Lei scatta delle foto anche in quel momento perché –diamine! –sua figlia è davvero perfetta.
“Love u, baby.” Le dice appena lei gli arriva vicino. Appoggia la macchina fotografica sull’erba e se la tira sulle gambe. Per fare le foto ha indossato un vestitino a quadretti rosa e bianchi, nei capelli (per l’occasione fatti a boccoli) una coroncina di fiori. Tutto quello che Harry riesce a pensare è che lei sia bellissima.
“Povero papi, solo soletto a pulire la cucina.” Fa il faccino triste incrociando le dita con quelle enormi del papà.
“Che dici, siamo buoni e andiamo ad aiutarlo?” le chiede dolcemente facendo comparire quelle adorabili fossette ai lati della bocca.
“Sì.” Sorride anche lei ma non si formano le fossette nelle guance.
“Okay, allora. Andiamo.” Raccoglie la macchina fotografica. La prende meglio in braccio e si dirige all’interno.
“Papà!” urla Harry appena la porta si chiude dietro di loro.
“Cretino, sono tuo marito.” Gli urla di rimando Louis.
“Sì, ti amo anche io.” Dice più a bassa voce Harry entrando in cucina.
“Oh, ecco perché mi hai chiamato papà.” Dice alzando lo sguardo verso Sophie. “La nostra diva. Mio Dio, ma sei bellissima, piccola. Sembri una principessa.” Harry la mette a terra e Louis si avvicina le prende la mano ne bacia il dorso e le fa fare una giravolta. “Ma quand’è che sei diventata così bella? Ah giusto. Quando sei nata.” Sophie arrossisce sopprimendo un sorriso e salta letteralmente al collo del suo papà, che la prende al volo e la bacia sul collo niveo.
Harry guarda dolcemente la scena e non può fare a meno di scattare una foto perché quella è la sua famiglia e vuole tenerla con sé fino alla fine.
“Ah, curly, chi era al telefono?”
“Quando?”
“Prima. Quando stavamo per fare i pancake..”
“Oh.. Era.. Kate.”
“Oh..”
“A proposito di pancake. Io non ho ancora fatto colazione.” Si lamenta Sophie facendo sporgere il labbro inferiore.
“Tutto quello che vuoi.” Harry sorride e si china a strofinare il naso contro il suo, poi si mette ai fornelli per prepararle una colazione degna della regina Elisabetta. “Tu intanto vai a togliere il vestito e mettiti qualcosa di più comodo ma carino. Che se non sbaglio ho visto qualcosa da fare fuori casa sulla lista.” Sophie annuisce e trotterella al piano di sopra.
“Che voleva?” dice diretto Louis, il suo tono –da gioioso, dolce, tenero e felice- era diventato glaciale, freddo.
“Sapere se gliel’avevamo detto.”
“Ovvio che no. Che si aspetta? Ha solo sette anni!”
“Lo so. Gliel’ho detto.. capisce.”
“Pensavo fosse morta; è da più o meno sette anni che non si fa sentire.”
“Era parecchio scossa quando l’ho chiamata l’ultima volta dopo il terzo mese di Sophie, deve aver sofferto molto.”
“Spero ora stia bene ma.. diamine! Non può ricomparire all’improvviso.”
“Questo lo sa.. A proposito, l’ho invitata alla festa stasera. La presenteremo come un’amica.” Louis sospira e si strofina la faccia con le mani.
“Posso dirti una cosa, Harry?”
“Tutto, sweet cheeks.”
“Ho paura.. Ho paura che quando crescerà e le diremo la verità non mi vorrà più, non mi vorrà più come papà e io ne morirei, Haz. Perché lei è il pezzettino che completa il mio mondo assieme a te. Harry, lei è la mia bambina e.. ho paura che lei me la porti via.”
“Louis.. Louis, amore, guardami.” Harry ha posato la forchetta con la quale stava sbattendo le uova e si è avvicinato a suo marito prendendogli il mento fra le mani. “Non aver paura, lei ti ama. Tu sei suo padre, e lei ti considererà sempre tale, non importa qual è la verità. Amore..” sussurra dolcemente. Lascia un piccolo bacio all’angolo della sua bocca prima di unire le loro labbra e scambiarsi un bacio tenero.
“Ti amo così tanto..” mormora Louis quando si staccano. Harry sorride appena per poi rituffarsi nella morbidezza di quelle labbra sottili.
“Sì, anche io, piccolo uragano.”
“So che a volte sono lagnoso però.. non lasciarmi andare.”
“Non lo farò mai, Loueh. L’ho promesso quando ti ho sposato..” con una mano scende a toccare la fede sull’anulare sinistro. “Finché morte non ci separi, ricordi?”
“Finché morte non ci separi.” Sorride Louis. Harry sorride ancora più ampiamente e bacia le rughette ai lati degli occhi che lui tanto ama.
“Bene, ricordatelo.” Lo bacia sulle labbra un’ultima volta prima di tornare a preparare la colazione.

Ore: 16:00
Tutti i desideri –beh, quasi tutti –di Sophie sono stati realizzati e lei è felice come una pasqua. È appena uscita dalla doccia e corre per la casa nuda rincorsa da papà Louis.
“Vieni qui che ti mangio!” la chiama il maggiore rallentando per darle vantaggio in camera da letto. La bambina si butta sul letto e viene raggiunta dal papà che la afferra per la caviglia e le bacia il sederino nudo (niente di scandalizzante, gente! È una cosa che fanno i genitori con le bambine per giocare e non sono pedofili), lei ride e si gira nella stretta di papà Louis.
“Ti ho presa e adesso ti mangio.” Scherza lui facendo finta di morderle la guancia.
“Uhm, sei buona!” lei ride e si allunga per baciargli tante volte le guance.
“Su, forza, piccola. Dobbiamo andare a finire di prepararci, devo anche chiamare zia Lottie e zia Fizzie.” Sophie annuisce e lascia che suo padre la porti in bagno, le asciughi i capelli, la vesta, le arricci di nuovo i capelli, metta una spolverata di fard sulle sue guance per farla sentire grande e le infili le scarpe eleganti.
“Gente, gli ospiti stanno per arrivare.” Informa Harry affacciandosi all’interno del bagno. “Wow.. Scusa, piccola, hai per caso visto mia figlia? È alta quanto te e ha lo stesso colore di occhi, però lei oggi compie sette anni.” Lei ridacchia e si gira verso il papà che allunga le braccia verso di lei e la prende in braccio augurandole per la centesima volta Buon Compleanno.
“Tra poco arriveranno gli ospiti..” sospira aggiustandole il colletto del vestito. “So che ti abbiamo comprato l’unicorno di peluche, ma quello non vale come regalo. Non voglio dartelo davanti agli altri, però, è piuttosto speciale. L’abbiamo scelto io e papà Lou insieme e.. spero che ti piacerà perché io ci ho messo il cuore.” Sophie è emozionata a quelle parole. Prende una manciata di ricci fra le mani e ne inspira l’odore dolce.
“Papà.. posso dirvi un segreto?” dice girandosi verso Louis.
“Dicci tutto, amore..”
“Ecco.. c’è.. c’è un bambino a scuola con me.. S-Si chiama Theo e lui.. lui mi piace ed è bellissimo.” Al che Harry spalanca gli occhi e guarda Louis scandalizzato.
“M-M-Ma t-t-tu sei piccola!” dice aggrottando le sopracciglia. Louis ride e scuote la testa, si avvicina a suo marito e gli sussurra nell’orecchio: “Cotta momentanea delle elementari, le passerà in un anno massimo.”
“Okay..” dice respirando a fondo. “Dicevi, principessa?”
“E.. Lui stasera sarà qui e.. papà sono emozionata! Ha detto che mi avrebbe fatto una sorpresa.”
“E che altro ti dice?” quel pettegolo di Louis le prende una mano e si mette ad ascoltare:
“Beh.. a scuola, durante la ricreazione, dividiamo sempre quello che abbiamo e poi lui mi ha disegnato una stella sul braccio con dentro scritti i nostri nomi.”
“Aw, ma tu gli piaci!”
“Mi ha anche fatto la dedica sul diario che dice: Sei bellissima. Da: Theo Horan.”
“Horan!?!”
“Sì. Perché?”
“Gesù, è il nipote di quel porco di Niall!”
“Il figlio di Greg.”
“Già, Oh Miei Dei. Salvatemi.” Harry sta ridendo a crepapelle.
“Cioè.. Nostra figlia è innamorata del nipote di Niall?!” a quel punto Sophie è passata fra le braccia di Louis e Harry sta dando pugni al muro dalle risate.
“Uh! Posso morire!” dice asciugandosi una lacrima all’angolo dell’occhio.
“Che c’è di divertente?” chiede inarcando un sopracciglio.
“Scusami, amore, ma lo zio di questo bimbo è il mio migliore amico.” Le spiega Harry.
“Ehi!” Louis gli schiaffeggia il braccio.
“Lo sai che sei il primo, cucciolo.” Dice rivolgendosi a Louis e baciandolo teneramente.
“Quindi.. siamo tipo.. come io e Rosie?”
“Sì, tipo come te e Rosie, solo che lui è un maschietto e.. tutto.”


Il campanello suona per la prima volta. Sophie è in ansia e si sta mordendo quasi a sangue il labbro inferiore.
“Smettila, piccola.” Papà Louis la fa smettere e le bacia la guancia. “Andrà tutto bene.”  Papà Harry va ad aprire e si ritrova davanti il viso sorridente di Zayn.
“Ehi, bro!” lo saluta con un abbraccio. Louis intanto saluta Perrie e Rose e Sophie si abbracciano felici.
“Auguri, Soph! Tieni questo è il tuo regalo.” Glielo porge e lei si gira verso suo padre.
“Posso aprirli?”
“Certo che puoi ma se posso consigliarti ti conviene aprirli tutti quanti insieme, è più bello te lo assicuro.” Lei annuisce e va a metterlo sul divano.
“Rosie! Sono così eccitata!”
La seconda persona ad arrivare è Diana, la figlia di Liam, non sta a scuola con loro ma sono cresciute praticamente insieme. Liam si getta addosso ai suoi tre migliori amici quando li vede mentre Sophia fa finta di dare la testa nel muro.
Indovinate chi è il terzo ad arrivare? Sì, esatto: il piccolo Theo seguito da zio e padre. Niall si getta letteralmente su Harry, e viene prontamente sollevato da un Louis geloso.
“Loueh… sono sposato con te, sta’ tranquillo.” Gli mormora all’orecchio quando Niall sta facendo i suoi auguri a Sophie.
“Precauzioni.” Scrolla le spalle.
Si girano entrambi verso Sophie che si sta decisamene divertendo un mondo, si vede che non appena Theo la sfiora lei arrossisce e questo li fa sorridere entrambi.

Circa mezz’ora dopo tutti i compagni di classe di Sophie sono in salotto e stanno giocando a Monopoli con pedine aggiunte come ad esempio bottoni, ditali, tappi di penne. Perciò dire che Louis ed Harry sono sorpresi quando sentono il campanello suonare è un eufemismo. Quando aprono la porta si ritrovano davanti una bella ragazza: occhi azzurri, capelli neri, vestito bordeaux e un sorriso smagliante.
“Salve.” La saluta Louis senza riconoscerla.
“Ciao, Louis.” Ed è solo quando parla che entrambi la riconoscono.
“Kate?! Signore, ma sei cambiata tantissimo! Sei una donna ora e..”
“Sì, lo so. Ero solo una ragazzina quando ci siamo incontrati la prima volta.” Sorride e indica il salotto con una mano. “La festeggiata è di là?” chiede un po’ timorosa. Harry annuisce sorridendo e la scorta di là dove “Sophie, amore, vieni un attimo qui. Devo farti conoscere una persona.” La chiama.
“Dimmi, papi.” La bambina si alza e li raggiunge, con le guance già arrossate per il gioco.
“Uhm, sei sudata?” le chiede accovacciandosi accanto a lei e mettendole una mano dietro il collo.
“No.” Risponde, ed è vero.
“Va bene. Ascolta, piccola questa signorina si chiama Kate Bell, e.. lei è stata una delle ragazze più importanti per la storia della mia vita.” Le sorride e aggiunge “Voglio che tu la conosca perché da ora in poi la vedrai di nuovo e dovrai imparare a farci l’abitudine, va bene?” lei annuisce e tende la mano alla donna: “Sono Sophie è un piacere conoscerla, signorina Bell.”
“Dammi del tu e chiamami Kate.”
“Okay, Kate. Uhm.. io dovrei tornare a giocare, se non vi dispiace.
“Vai..” le sorride Harry, non prima di averle schioccato un sonoro bacio sulla guancia.
E il tempo di sedersi che già deve alzarsi di nuovo perché sono arrivati zia Gemma, zio Liam (e non Payne, eh!), Derek, Robin, Nonna Anne, Nonno Des, Robin, Nonna Jay, zia Lottie (la sua madrina di battesimo), zia Felicity, zia Daisy e zia Phoebe.
“Amore! Buon Compleanno!” le dice nonna Jay salutandola dall’ingresso del salotto dove sono tutti riuniti.
“Nonna! Oddio, siete tutti qui!” si alza e va a salutare tutti, riservando un bacio più forte a zia Lottie.
“Hai capito la mia Charlotte.” La sbeffeggia Louis. “Pure il bacio speciale.” Ridacchia abbracciando a sua volta sua sorella.
“Ti voglio bene Tommo.”
“Anche io ti voglio bene, piccola peste, che sei cresciuta prima che me ne accorgessi.”


Ore 00:12
La festa è finita. Sophie viene salutata con un bacio sulla guancia da Theo che si premura di prenderle un attimo la mano prima di uscire con zio Niall. Quando si gira si aspetta di vedere i suoi genitori che  stanno per rimproverarla per aver sudato troppo, in realtà trova papà Louis sul divano sulle gambe di papà Harry che gli accarezza la testa dolorante.
“Haz, mi fa male la testa.” Si lamenta.
“Lo so.. Adesso andiamo a dormire, amore.”
“Non possiamo dormire sul divano?” propone chiudendo gli occhi.
“No. Anche perché dobbiamo dare il nostro regalo a Sophie.”
“Sbrigati, devo andare a dormire. Domani mattina devo svegliarmi presto per andare allo studio.”
“Papi..” Soph entra e si siede vicino ad Harry stringendo la sua mano.
“Ehi, amore di papà.” La saluta Louis baciandole stancamente la fronte.
“Se volete potete darmelo domani il regalo..” dice notando che gli occhi di papà Louis fanno fatica a rimanere aperti.
“Shh. Sta’ tranquilla, piccola.” Ma nemmeno il tempo dirlo che si è addormentato sulla spalla del suo uomo. Harry ridacchia e lo prende in braccio. Sophie lo segue silenziosamente fino alla loro camera da letto, Harry lo mette sotto le coperte e gli bacia la fronte.
“Andiamo a metterci il pigiamino, principessa.” Harry la prende per mano e la conduce in camera sua.
“Papà?”
“Sì?”
“Grazie per avermi permesso di fare la festa e grazie per prenderti cura di me.” Harry rimane colpito da quelle parole, si inginocchia davanti a lei e le circonda i fianchi con le mani.
“Non hai di che ringraziarmi, farei molto di più per la mia cucciola.” La bacia delicatamente sulla guancia, la aiuta ad infilarsi il pigiama, poi –quando sta per infilarsi nel letto –Harry la prende fra le braccia e la porta nel suo letto, stesa fra loro due, circondata dall’amore paterno.
 
La mattina dopo Sophie prova ad alzarsi ma ha un mal di testa bruttissimo, così gira la testa e vede suo padre stringerla al suo petto, proteggendola dal freddo che penetra da sotto la finestra.
“Ciao..” dice lui mettendole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Buongiorno, papà.”
“Buon Non-Compleanno.” Lei ridacchia e si gira dall’altro lato dove Louis li sta guardando innamorato.
“Buongiorno.” Gli dice. Lui sorride e le augura il buongiorno a sua volta.
“Ieri non ti abbiamo più dato il nostro regalo..” si ricorda il liscio.
“E mi pare! Ti sei addormentato come una pera cotta!” lo prende in giro Harry.
“Ah sì? Sophie, facciamogli il solletico!” così si ritrovano a combattere contro di lui per fargli il solletico e sfuggire alle sue mani che cercano di bloccarli. 
 
“Ecco qui, piccola, il tuo regalo. Spero ti piaccia..” Harry gli porge lo scatolino. Lei lo apre piano e i suoi occhi si illuminano quando vede il ciondolo a forma di aeroplano.
“Come.. Come il tuo!” esclama indicando il petto di Harry, lui si mette una mano nella maglietta e ne tira fuori la collanina.
“Ti piace?”
“Sì! È bellissimo, grazie.”
“Prego.” Le sorride.
“E questo è un altro regalo perché.. perché ci sentivamo particolarmente buoni.” Inventa Louis. Tira fuori uno scatolo rettangolare, sembrerebbe una scatola delle barbie ma è più bassa. Sophie comincia a scartarlo, e.. sì, sembra proprio una barbie, ma è più bassa e ha le guance troppo paffute.
“Siamo stati da un signore che conosciamo e ci ha fatto una barbie che assomigliasse a te.. così sarai una vera principessa.” Le spiega con un sorriso.
“Oddio.. Grazie! Grazie! Grazie! Grazie! Grazie!” salta in aria con lo scatolino in mano.
“Ma prego, piccola.” Ridacchiano e la accolgono fra le braccia gentilmente.
“Grazie mille, non potete capire quanto tutto questo mi renda felice.” Nei suoi occhi c’è una scintilla che fa sorridere Harry tanto da fargli dolere le guance.
“Sono contento che ti piaccia.. e ora andiamo a dormire, di nuovo.”
“Ma.. la scuola?”
“Sophie è il 31 maggio, chi vuoi che ci vada a scuola?!” chiede suo padre scandalizzato.
“Siete dei genitori strani!” ridacchia lei prendendo le mani di entrambi e tornando in camera da letto, dove si rimettono a letto e dormono fino alle due del pomeriggio. Eh sì.. quei due sono proprio dei genitori strani.

 

Note dell'autrice:
Ciao, sono qui, piccola piccola perché quasi mi vergogno di questa banalità di os. Ma è di passaggio poichè è importante sapere che Sophie ha incontrato Kate per l'inserimento successivo di un personaggio di vitale importanza. 
Va bene.. La canzone che canta Sophie è Skinny Love di Bon Iver. Molti la conoscono perchè Birdy ci ha fatto una cover ma la canzozne originale è la sua e a parer mio è molto più bella così. Okay, ci sentiamo giovedì prossimo. ;)
Giulietta senza Romeo. 

 

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Capitolo 6
*** 6. Sei un bugiardo! ***


6. Sei un bugiardo!
 
Sophie è arrabbiata. No, di più. È furiosa con i suoi genitori, perché non gli hanno detto la verità?! Proprio loro che le dicono sempre di non dire mai le bugie. Irrompe in casa stizzita. È tutta colpa di quella stupida di Claire! Si dirige in cucina dove suo padre fischietta tranquillo una canzone di Natale.
“Ehi, piccola, sei tornata.” Sophie ha otto anni ora ed è contentissima che domani sarà il compleanno di papà Lou. O almeno lo era.
“Già.” Dice fredda sedendosi sul divano e accendendo la televisione.
“Ehi.. che succede?” chiede girandosi e ricordando con un brivido quanto era stato male l’ultima volta che Sophie aveva assunto quell’atteggiamento con lui.
“Oh, ciao piccola.” Louis entra e si accorge della presenza di sua figlia, così si avvicina e si china per baciarle la guancia, tuttavia lei si scansa e non si lascia salutare.
“Ma che c’è, amore?” le chiede scostandosi e guardandola meglio.
“Niente.” Ringhia, poi si alza e se ne va fuori.
“Sophie! Torna subito qui! Non farmi arrabbiare.” Le urla dietro Louis.
“Che c’è?” sputa ricomparendo davanti a lui.
“Che ti prende? Non mi sembra di aver fatto qualcosa di scorretto.” La guarda serio e con una punta di autorità.
“Ti sembra..” borbotta lei accigliandosi.
“Bene, allora saresti così gentile da dirmi cosa ti turba?” e a quel punto si sta arrabbiando, è a tanto così da farle una sfuriata sul fatto che lui lavora tutta la giornata, non la vede dalla sera prima perché è andata a dormire a casa di una sua amica e quando torna a casa deve trovarsi davanti sua figlia che fa l’arrabbiata.
“Sono arrabbiata.”
“Con chi?” dice ammorbidendo il tono di voce.
“Con voi due.” Harry, che stava affettando un paio di patate, alza di scatto la testa e li guarda al di sotto delle sopracciglia aggrottate.
“E perché mai?” chiede innervosendosi.
“Non ho voglia di parlarne con voi.”
“Sophie..” Louis sospira “Lo sai che puoi dirci tutto.. possiamo parlarne tranquillamente.” Le suggerisce.
“No.” Dice prima di uscire.
“Sophie!”
“Che c’è ancora?” dice gelida ritornando indietro.
“Ti sembra che ci faccia piacere come ci parli? Non puoi rivolgerti a noi così, siamo i tuoi genitori. E se vogliamo che tu abbia completa libertà con noi è solo per nostra scelta. Dal momento che non vuoi parlarne pacificamente mi vedo costretto a mandarti in camera tua a riflettere. Forza..” le indica la porta. Lei gli lancia un’occhiata di fuoco prima di correre di sopra con le lacrime agli occhi.
“Odio fare il genitore cattivo.” Confida Louis in sussurro circondando la vita di Harry con le braccia, appoggiando la testa nell’incavo del suo collo.
“Lo so.. ma che le prende? La mattina mi dice che le manchiamo e la sera fa la stronzetta.”
“Non ne ho la più pallida idea.. Spero che le passi presto. Diamine domani è il mio compleanno. A proposito… Trentatré sono tanti.. Sto diventando vecchio, piccolo.”
“Beh.. non ti sembra strano chiamarmi piccolo dal momento che sono più alto di te e che ho trentun’ anni?”
“Uff. Lasciami tornare ai nostri diciannove e sedici anni durante i quali ero io il più alto.”
“Come vuoi, Boo.” Si gira e lo bacia. “Vado a chiamare Sophie per la cena.” Aggiunge quando si staccano. Si dirige di sopra e bussa alla porta.
“Amore? Piccola, la cena è pronta.” Dice quando non ottiene risposta.
“Non voglio scendere.”
“Sophie.. Non voglio fare il papà antipatico, su. Vieni fuori.” La incita.
“Lasciami in pace!” urla tirando qualcosa contro il legno della porta. Il suono della chiave che cade dalla toppa si sente benissimo anche da lì. Così prende la chiave del bagno (uguale per tutte le stanze) ed apre la porta della cameretta di Sophie. La trova stesa sul letto che tiene stretta al petto una fotografia.
“Che fai sotto le coperte alle otto di sera, principessa?”
“Vai via..” dice chiudendosi su sé stessa come un riccio.
“Oh, piccola..” si avvicina al letto e si siede sul bordo, prova a tirarla su e ad abbracciarla ma lei urla e si scansa. “Shh. Ok, ok.. non ti tocco. Scendi giù?” le chiede dolcemente.
“No!”
“Come vuoi… se hai fame siamo in cucina.” Le manda un bacio volante e poi esce. Quando entra in cucina Louis alza la testa speranzoso ma sospira quando lo vede solo.
“Quella bambina vuole un ceffone stasera.” Borbotta giocherellando con la forchetta.
“Penso che arrabbiarsi con lei non serva a nulla. Lasciamola sfogare..”
“E se ha scoperto..?” chiede allarmato.
“No. Kate ha promesso.”
“Giusto..”
 
Continuano tranquillamente a mangiare, scambiandosi anche qualche boccone di tanto in tanto, ma quando è ora di andare a dormire Louis sta una schifezza.
“Dio Mio… E se è colpa mia?!”
“Stai zitto, Loulou.”
“Okay.. Vado.. vado a darle la buonanotte.”
“Va bene..” gli bacia la guancia prima di proseguire verso la camera da letto e lasciare Louis vicino alla cameretta.
“Harry!” lo chiama quando lui sta per abbassare la maniglia. “Vieni con me?” lo implora, lui sorride e lo raggiunge incrociando le loro dita. Entrano dentro e Sophie è ancora sotto le coperte, in posizione fetale e stringe fra le dita la stessa foto che Harry non è riuscito a vedere.
“Ehi, piccola.” Le sussurra Louis una volta entrati.
“…”
“Hai fame?”
“…”
“In ogni caso se ti va ho lasciato un po’ di pollo con le patate nel microonde. Se hai fame puoi scendere e riscaldarli.”
“…”
“Beh, buonanotte allora.” Le dice tentennante.
“B..” Harry si avvicina al letto e si accovaccia vicino alla testiera.
“Vuoi dirmi che hai, patatina? Lo sai che non mi va che tu sia triste o arrabbiata. A prescindere da chi o da cosa.”
“Mi avete mentito.” Mormora aggrottando le sopracciglia.
“Non lo faremmo mai e lo sai..” le assicura incrociando le sue dita enormi con quelle piccole di Sophie.
“Soph.. sei arrabbiata con me?” le chiede Louis un po’ timoroso.
“Sì e no. Mi.. Mi avete detto che..” poi sospira e scuote la testa.
“Cosa, amore?”
“Mi avevate detto che Babbo Natale esisteva! Siete solo dei bugiardi!” urla improvvisamente. Harry spalanca gli occhi e dischiude le labbra.
“Spero che tu stia scherzando.” Dice aggrottando le sopracciglia.
“Claire ha detto che Babbo Natale non esiste e che siete voi che mettete i regali sotto l’albero.”
“Oh, Sophie..” Louis scuote la testa e si avvicina a lei, sedendosi al suo fianco sul letto e circondandole la vita minuscola con un braccio.
“Vedi.. tutti i bambini credono in Babbo Natale e non c’è da arrabbiarsi se pensi che noi ti abbiamo mentito. A te non piace la magia?”
“Ovvio.”
“Beh, Babbo Natale è magico. Piace a tutti per questo, e poi… Babbo Natale esisterà sempre, almeno nell’immaginario di tutti i bambini.”
“Ma perché non avete evitato di mentirmi dall’inizio?” chiede in un sussurro stringendo tra le mani la maglietta di papà Louis.
“Devi capire che quando io ero piccolo” le spiega papà Harry. “i miei genitori non avevano molti soldi e vivevano in un appartamento con due stanze, un bagno, una cucina e un salotto. Piuttosto piccola come casa, non credi? Ad ogni modo.. Io desideravo ardentemente che Babbo Natale mi portasse un regalo come a tutti i miei amici ma… i miei genitori non potevano permetterselo e.. Così, per non sbattere in faccia la verità ad un bambino di tre anni, mi dissero che Santa Claus non veniva a casa nostra perché non avevamo il camino..”
“E Babbo Natale scende solo dal camino.” Concluse Sophie con gli occhi lucidi.
“Esatto. Perciò ritieniti fortunata se ‘babbo natale’ ti porta un regalo o due tutti gli anni perché non è capitato a tutti.” Una piccola lacrima ha fatto capolino sulla guancia di Sophie ma Harry si affretta ad asciugarla e baciare il punto umido.
“Scusate.” Dice dopo un po’, ancora stretta fra le braccia di papà Louis.
“E’ tutto okay, piccina.” Le scosta i capelli dalla fronte per baciarla e stringerla forte al petto.
“Oh, toh guarda!” dice Harry con un sorriso innamorato. “E’ mezzanotte. Buon Compleanno Boo Bear.” Si avvicina e lo bacia sulle labbra dolcemente. Quando si staccano Louis mugola in disapprovazione, Harry gli accarezza la guancia e lascia che anche Sophie gli faccia gli auguri premendo la bocca a cuore sulla barba ispida di suo padre.
“Auguri, papà. Sei tutta la nostra vita.” Gli bisbiglia Harry, sente il cuore scoppiargli di felicità e vorrebbe solamente spogliare Louis di tutti quei vestiti e dirgli che lo ama fino all’infinito, averlo per sé in tutti i sensi e sentirgli urlare il suo nome mentre è nel bel mezzo di un orgasmo. Ma purtroppo, per il momento, si deve accontentare di qualche bacetto a fior di labbra.
“Buonanotte, principessa.” Le bisbiglia Louis quando ha finito di rimboccarle le coperte.
“Buonanotte papi.” Risponde dolce districando le loro dita.
“Ci vediamo più tardi.” Harry le fa l’occhiolino e le manda un bacio. Poi la bambina allunga le braccia verso di lui e viene subito abbracciata e riempita di baci teneri sul punto tra la mascella e il collo. Louis sorride dolcemente e dopo un po’ sono tutti e tre sul letto di Sophie a farsi le coccole progettando il loro pomeriggio di Natale.
Beh.. c’è solo da dire che quando Sophie chiude gli occhi quella sera si sente la bambina più felice della terra perché anche se ha due papà sente di essere molto amata, un po’ viziata e molto, molto, molto, molto unita alla sua famiglia. 



 La foto che Sophie stringeva al petto.

Ragazza imperdonabile's corner.
Allora, so che sono in un ritardo esorbitante, ma mi sono leggermente arrabbiata quando ho notato che ho avuto una sola recensione. Non voglio essere presuntuosa ma.. Vabbe. Lasciamo stare. La dedica è tutta per la mia luce Silvia, che mi ha costretto ad aggiornare, spero sia di tuo gradimento.  Desidero ringraziare tutti quelli che hanno recensito, inserito la storia fra le seguite, preferite e ricordate. Anche chi mi ha messo fra gli autori preferiti. Sono lusingata. *-*
Spero che il capitolo vi piaccia, il prossimo sarà migliore.
Baci a tutti. Recensite, please. Lol. 
Giulietta senza Romeo.

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Capitolo 7
*** 7. Quattro e Mezzo ***





7. Quattro e mezzo.



Sophie, ormai a dodici anni e mezzo, guarda sconvolta il compito scritto che il professore di matematica le ha lasciato sul banco. Sotto i suoi nome e cognomi, in rosso, c’è scritto un chiaro 4 ½
Sta per scoppiare in lacrime, se lo sente, il suo compagno di banco Tommy le sta chiedendo qualcosa ma lei ha il cuore a mille e gli occhi appannati, un groppo in gola e immagini nella testa che le fanno sentire il cuore pesante.
#Flashback
Sophie è appena tornata da scuola, ha lo sguardo basso perché davvero, davvero, non ce la farebbe a guardare negli occhi suo padre dopo quello che è successo. Entra in casa chiudendo la porta e si ritrova davanti papà Harry che le sorride radioso e dice: “Ciao, piccola! Com’è andata a scuola?” lei deglutisce e abbassa la testa. Non è mai stata una bambina sfacciata e si vergogna quando non va bene a scuola, non come alcune sue amiche che ammettono di aver avuto un impreparato come se dicessero che hanno mangiato. Ed è proprio quello che è successo, Soph ha preso un impreparato in Grammatica e adesso non ha il coraggio di guardare negli occhi l’uomo che l’ha consolata quando lei ha pianto per aver preso il suo primo impreparato.
“Ehi, che c’è?” le chiede Harry, allunga una mano verso il suo mento e glielo fa alzare.
“E’ che.. Ho.. Ho preso un, ecco, un bruttissimo voto e.. uhm, sì è un.. un impreparato.” Harry rimane in silenzio. E questo lei lo odia, perché era più facile quando da bambina se si comportava male riceveva una sgridata, al massimo un ceffone e poi finiva lì, ci si poteva comportare normalmente con tanto di coccole prima di andare a letto. Quel silenzio invece non esprimeva rimproveri o sgridate, ma solamente qualcosa simile alla delusione che le faceva provare una vergogna tale da non riuscire nemmeno a guardare le punte delle scarpe di papà Harry. Quest’ultimo nota delle piccole lacrime formarsi negli occhi di sua figlia e si affretta a dire con voce più dolce “Dai, andiamo di là. Adesso ne parliamo anche con papà.” E anche se sperava che questo l’avrebbe consolata non lo fece perché se papà Harry si limitava a stare in silenzio per farla sentire in colpa, papà Louis la costringeva a guardarlo negli occhi e poi cominciava a parlarle con un tono che non era arrabbiato, ma neanche dolce. Era fermo, deciso e quando alzava la voce quasi si sentiva sollevata da quella reazione. Segue papà Harry in cucina e comincia a sentirsi una merda quando papà Louis si gira e le sorride dolce: “Ciao, amore!” lei sforza un sorriso e poi si avvicina per sbirciare la pentola.
“Visto, Soph? Oggi papà cucina.” Scherza Harry sedendosi a braccia incrociate sul bancone.
“Sei solo un piccolo stronzo.” Louis gli fa la linguaccia. Poi cade il silenzio, di solito a quel punto Sophie comincia a parlare ininterrottamente di cosa è successo a scuola e ogni tanto si lascia sfuggire anche qualcosa su Theo. Ma oggi non dice niente e rimane seduta a tavola giocherellando con il coltello.
“Sophie, tu non dovevi dire qualcosa a papà?” le chiede Harry inespressivo, ma lei sa che dentro sta sperando che Louis la prenda bene perché ultimamente gli basta poco per incazzarsi. Pensa che sia per via del fatto che papà Harry ha ricominciato a vedersi con un suo amico di quando aveva tipo vent’anni, Nick le pare si chiami. In ogni caso lei sussulta a quelle parole e si schiarisce la voce sentendo lo stomaco fare quattro nodi su se stesso. Papà Louis si gira verso di lei, il suo sorriso è scomparso ma è ancora sereno.
“S-S-Sì.. io, uhm, ecco, ho.. sì, ho.. uhm, preso un.. un impreparato.” Gli angoli della bocca di Louis si piegano all’ingiù in una smorfia di malcelata tristezza.
“Bene.” Dice solamente guardandola negli occhi. “Posso sapere in quale materia, di grazia?”
“Grammatica.” Risponde solamente. Louis abbandona lo straccio che teneva in mano e fa il giro della penisola per sedersi difronte a sua figlia.
“Sophie.”
“Papà.” Dice con un groppo in gola. Louis congiunge le mani sulla tavola guardandola con gli occhi color ghiaccio.
“Questo è, se non erro, il tuo secondo impreparato.”
“Lo so e ti prometto, ti giuro che non ne avrò più. In più sono disposta a farmi interrogare di nuovo per togliere il brutto vo..”
“Fammi finire.” La interrompe glaciale. “Dicevo.. è il secondo. E la scorsa settimana sei tornata a casa dicendo che non eri sicura che il compito di letteratura inglese fosse andato bene. Ora mi domando e dico: cosa hai intenzione di fare quest’anno, Sophie? Gli altri anni sei sempre stata molto diligente e attenta, e anche se prendevi un voto molto basso non scendeva mai sotto il cinque e mezzo. Perciò ora ti chiedo: è colpa degli argomenti scolastici troppo difficili? È colpa del telefono nuovo? Perché se è così ti posso aiutare e il tuo telefonino finisce in custodia finché i tuoi voti non migliorano un po’. Non costringermi ad usare questi mezzucci meschini come il sequestro del cellulare, odiavo quando i miei genitori sequestravano il mio perciò..” A Sophie non rimane altro che abbassare la testa sulle sue mani e infilare le unghie nel palmo mordendosi il labbro inferiore.
“Spero che tu abbia capito che preferirei che tu non portassi più brutti voti a casa. E soprattutto voglio che tu recuperi, sono stato chiaro?” Lei annuisce velocemente. Harry, che ha assistito a tutta la scena senza dire una parola tira un sospiro di sollievo. Sinceramente, quando ha menzionato il ritiro del telefono ha temuto che Sophie l’avrebbe odiato; sa quanto è importante per gli adolescenti, diamine ci è passato prima lui, perciò non gli avrebbe negato di scambiarsi messaggini con Rose e con (per quanto detesti quando lo fa) Theo.
“E ora vieni a darmi un bacio. Subito.” Sorride Louis allargando le braccia. Sophie sorride rilassata e si va a sistemare sulle sue ginocchia, lo bacia sulla guancia e Louis preme le labbra sulla fronte e sul naso.

#Fine Flashback
Ed è per quella promessa implicita di non portare più brutti voti a casa che Sophie sta piangendo ora in classe. Rose e Diana le si avvicinano accarezzandole le braccia.
“Dai, su. È solo un brutto voto, che sarà mai?” Sussurrano per consolarla. Lei alza la testa si asciuga le lacrime che le cadono sulle guance, pulendo via i rimasugli della matita che aveva applicato quella mattina di nascosto.
“Ehi, piccola.” Quando si sente chiamare così quasi non trasalisce, pensando che è in quel modo che la chiamano sempre i suoi genitori, invece e solo Theo che ha fatto cambio posto con Tommy e ora le prende la mano dolcemente. È uguale a suo zio, identico e preciso. Sembra più suo figlio che suo nipote.
“Theo.. ho fatto un casino.” Gli dice poggiando la testa sulla sua spalla.
“Per un quattro e mezzo? Mio padre avrebbe dovuto già uccidermi da un pezzo.”
“Non è per il voto in sé per sé. È che avevo promesso a papà Louis che non avrei più portato brutti voti a casa. Me lo immagino già: mi guarda, non mi sgrida, non mi picchia ma mi guarda. Quello sguardo deluso e.. Dio, Theo, non ce la faccio.”
“Sì che ce la fai. Ehi, sei la mia guerriera, ricordi?” poi si assicura che il prof non li stia guardando per darle un bacio veloce sulle labbra. Certo non è il primo, quello se lo sono scambiati un po’ di tempo prima, ma comunque è sempre un’emozione enorme vederlo lì con gli occhi chiusi che preme le labbra sulle sue.
“Vuoi che ti accompagni a casa? Tanto oggi vado a mangiare con zio da Nando’s, quello vicino casa tua.”
“No, preferisco di no. Ho bisogno di pensare a come dirglielo e.. oggi è anche sabato quindi se non glielo dico nel modo giusto rischiamo di non andare alla fiera.” Gli sorride, poi gli preme un bacio sulla guancia e comincia a mettere a posto i suoi libri perché la campanella è appena suonata.
Casa. Ore 13:30.
 Sophie si sta mordendo un labbro dal nervosismo. Poi scuote la testa e apre la porta che sta osservando da almeno due minuti senza fare niente. Sente uno schiocco provenire dalla cucina e quando tende meglio l’orecchio ode anche papà Louis dire: “Porca Puttana, Harry, sta notte ti sfondo il culo.” Poi sente la risata di papà Harry e un rumore di bocche che si intrecciano.  Si ferma un po’ all’ingresso per fargli credere di non aver sentito il commento di papà Louis e per calmare una risatina che gli è venuta spontanea quando ha sentito dei rumori provenire dalla cucina e poi si dirige da loro. Quando entra i suoi genitori stanno ancora pomiciando, papà Louis seduto sul ripiano, e papà Harry tra le sue gambe.
“Ciao..” dice solamente. Si staccano mal volentieri e le dicono dei ciao, piccola poco convinti prima di ritornare a quello che stavano facendo.
“Mio Dio, prendetevi una camera.” Ridacchia prima di schiaffeggiarsi mentalmente perché davvero non è nella condizione di fare battute quando probabilmente sta per ricevere un ceffone in pieno volto. Circa tre minuti di sbaciucchiamenti vari dopo Harry si decide a tirare fuori dal forno le lasagne. Lo stomaco di Sophie si annoda se pensa che papà Harry le ha fatte per lei, perché sono il suo piatto preferito. Deglutisce e comincia a grattarsi le mani dal nervosismo; papà Louis si siede vicino a lei e la guarda dolcemente pensando quanto sia bella sua figlia.
“Che c’è?” gli chiede lei a disagio qualche minuto dopo.
“Sei bellissima.”
“Grazie.” Arrossisce un po’ ma poi dopo smette di respirare perché nel suo petto si è accumulato un altro brutto sentimento: il senso di colpa. Ed è quando sono a tavola nel bel mezzo di una conversazione su dove debbano andare quella sera a cena (almeno i suoi genitori, perché hanno deciso assieme che si meritano una serata di intimità da soli almeno una volta al mese) che lei li interrompe dicendo: “Devo dirvi una cosa.” Il cuore di Harry perde un battito, sente che sta per svenire e comincia a pensare tutte cose del tipo ‘è incinta’ oppure ‘è stata sospesa’ o ancora ‘ha telefonato la nonna e sta morendo’. Fortunatamente aggiunge: “Non è niente di grave o di importante.. almeno spero.” Borbotta.
“Oh..” ritorna a respirare e posa la forchetta sul tovagliolo.
“Ecco.. oggi, avevo geometria e.. il professore ci ha portato le verifiche corrette.” Louis ha un pessimo presentimento. Gli occhi di Sophie si riempiono di lacrime e la sua voce comincia tremare mentre dice: “Ho preso un.. qua-qua-quattro e..” singhiozzo “m-m-me-mezzo.” Allora Louis la guarda dolce mentre scoppia a piangere coprendosi il viso con le mani. Si alza e le scosta i polsi dalla faccia poi la prende fra le braccia e la porta a sedersi sul bancone.
“No, no. Sophie, Soph, amore non piangere. Shh. No.” Le asciuga le guance con le mani, poi le prende le mani e ne bacia il dorso. A tutti loro sembra di essere tornati indietro nel tempo a quando Sophie aveva dei problemi a scuola e non voleva andarci. Se lo ricordano bene. Ah, se lo ricordano. Allora anche Harry si alza porge un fazzoletto a sua figlia accarezzandole piano una guancia inondata di lacrime. E visto che non si calma la prende di nuovo fra le braccia e va a sedersi sul divano con lei sulle gambe. Non si ricorda più l’ultima volta che si sono seduti tutti e tre lì a farsi le coccole. Louis lo raggiunge e comincia a cospargere il viso di sua figlia di baci, le loro mani sono tutte e tre, una sull’altra a formare un panino di mani, come avrebbe amato definirle Sophie. Quando il suo pianto si è calmato e rimangono solo i residui di qualche singhiozzo a scuoterle le spalle che le vengono accarezzate prontamente da papà Harry, Louis comincia a parlare. Ultimamente è sempre lui quello a fare i discorsi, la sua timidezza è passata e ora sa esprimere bene i suoi sentimenti a parole. Proprio come ha invidiato ad Harry tante e tante volte.
“Non devi piangere, Soph. Non ce n’è bisogno. Ricordi? Nessuno merita le tue lacrime.”
“Ma…tu avevi detto che..”
“So che ho detto che non voglio che tu porti brutti voti a casa ma forse mi sono espresso male. Non devi disperarti, e soprattutto non vale la pena di piangere per queste stronzate, piccola. Voglio che tu vada bene a scuola ma solo perché so che tu sei una donnina intelligente e puoi riuscirci. Mi arrabbio quando so che prendi un brutto voto perché invece di studiare la sera prima cominci a mandare messaggini a tutto il mondo. Non posso mica prendermela con te se non ci riesci.. è solo una stupida verifica, Soph. Ti ho mai detto che sono stato a tanto così dall’essere bocciato? E guardami ora. Sono l’avvocato più famoso di Londra. In più ho un marito fantastico e una bambina meravigliosa. Bambina che ormai non è più, sei una ragazza ora e un po’ mi dispiace. Persevera.. prova, prova, prova, prova e prova ancora. Al prossimo compito prenderai sicuramente almeno sei.”
“Quindi.. non sei arrabbiato?”
“Nah.” Sorride ed Harry, già con gli occhi pieni di gioia non resiste e si sporge per baciare più volte le rughette attorno agli occhi.
“Harry!” ride.
“Che c’è?”
“Sto parlando con Sophie, come ti viene in mente?”
“E’ che tu sei bellissimo. Non è colpa mia se sei così perfetto. Un’altra volta non nascevi così!” incrocia le braccia al petto fingendosi offeso ma tutto quello che ottiene dal suo corpo è un sorriso brillante completo di fossette.
“Comunque Soph, l’importante è che tu capisca che noi ti ameremo sempre e per sempre. Non ci sarà mai nessuno che ti amerà tanto quanto ti amiamo noi. Mai.” Dice quando ha smesso di sorridere come un cretino, poi si china a baciarle la guancia chiudendo gli occhi.
“Vi voglio tanto bene anche io.” Lei si stringe al petto del padre tendendo un mano a papà Louis per non farlo sentire escluso dall’abbraccio.
 
Sono le nove meno un quarto, Sophie è in camera sua e si sta infilando le sue inseparabili Vans. I suoi genitori sono in salotto e guardano amabilmente un film. Lei ha appuntamento con Theo in piazza, quindi sta per lasciare casa, non le hanno dato esattamente il permesso ma di solito le dicono di sì se non è in punizione. Così scende le scale mentre con una mano regge la sua giacca, quando arriva in salotto comincia a sistemarsi i capelli nello specchio mentre “Io sto uscendo, ok?” chiede. “Torno presto, giuro. Il tempo di una pizza.” Si gira verso i suoi genitori che la guardano senza dire una parola.
“A chi hai chiesto di uscire?” le chiede papà Louis.
“A.. A nessuno. Ma contavo sul fatto che mi avreste fatto uscire.”
“Vieni qui.” Le dice solamente facendo un po’ di spazio fra sé stesso e suo marito. Lei si va a sedere con una certa impazienza sperando che questa cosa non duri tanto tempo. Invece quando va a sedersi, suo padre le passa un braccio dietro le spalle e continua a guardare la televisione tranquillamente.
“Papà io dovrei andare.. sai, mi stanno aspettando.” Dice indicando la porta.
“Shh.” Le dice indicando con un mento il film che stanno guardando.
“Che fesso!” commenta Harry indicando lo schermo. Louis ride per la brutta caduta che ha preso il protagonista. Entrambi stanno ignorando il ticchettio fastidioso delle scarpe di Sophie sul pavimento.
“Ehi! Io dovrei andare.” Fa per alzarsi ma papà Louis la trattiene per il fianco dicendo un “No.” Deciso.
“Cosa vuol dire no?!” Louis irrigidisce la mascella e Harry sa che si sta arrabbiando sul serio.
“Quello che vuole dire papà, amore, è che non sei esattamente in punizione ma… per stasera rimani qui.”
“Ma che ho fatto? Insomma, ho solo preso un brutto voto! E poi siete stati voi a dirmi che era una stronzata!”
“Sophie abbassa la voce. E poi non ho detto che sei in punizione. Ho detto solo che io e papà stasera abbiamo deciso che rimani qui. Non puoi uscire tutti i sabati. Basta. L’argomento è chiuso.” Poi le circonda la vita con un braccio e le bacia la tempia.
“Uff.” sospira e appoggia la testa alla sua spalla.
“Okay, ‘sto film mi ha rotto i coglioni.” Dice poco delicatamente Louis prima di cambiare canale e mettere una partita di calcio.
“No, papi! Non vogliamo vedere la partita.” Protesta Sophie, poi si protende verso il braccio alzato di suo padre e gli ruba il telecomando mettendo di nuovo il film che stavano guardando.
“Uff.” è la volta di Louis di sbuffare. Sophie intanto ha tirato fuori il cellulare e comincia a mandare messaggi a Theo, nascondendo il telefono per quanto più possibile ai suoi papà.
“Con chi parli?” le chiede però papà Harry.
“Uhm, Diana.”
“Oh, dille di salutarci suo padre.”
“Ha detto che è sola a casa.”
“Uhm, ma Liam ci ha detto che stasera Lui e Sophia rimanevano a casa per decidere i colori del matrimonio.” Obbiettò Louis girandosi verso suo marito. Liam e Sophia non sono ancora sposati e quando hanno avuto una bambina prima del tempo Liam è stato praticamente cacciato di casa. La verità che loro non sapevano è che Liam aveva perso la verginità a quattordici anni e di certo Sophia non era stata la sua prima volta.
“Non so che dirti.” Inventa Sophie. “Forse hanno cambiato idea.” Scrolla le spalle mettendosi stesa a pancia in giù con le gambe su quelle di papà Louis e con il busto su quelle di papà Harry.
“O forse tu ci hai detto una bugia.” Harry ridacchia e le toglie di mano il cellulare, lo tiene bene in alto mentre legge il nome.
“Oh-ho! Theo.. uhm, bene, bene.”
“Papi! Dai, ridammi il telefono!” Sophie allunga anche una mano ma suo padre sembra in vena di giocare quella sera, così comincia a leggere gli ultimi messaggi: “Non posso venire. Sono in una sottospecie di punizione. Lui dice: Ma io ti volevo comprare anche lo zucchero filato. Lei: Sarà per la prossima volta… AMORE?!” si gira verso Louis.
“Loueh! Mi avevi promesso che la sua cotta sarebbe durata solo un anno! Aveva sette anni la prima volta e ora ne ha quasi tredici! Come la metti?”
“Ehi, io non prevedo il futuro. Ma comunque… Lo zucchero filato in pizzeria? Sul serio, Soph?” le chiede alzando un sopracciglio. Dovrebbe essere arrabbiato, se aveva intenzione di uscire doveva almeno dirgli la verità su dove andava, se le fosse successo qualcosa sarebbe andato a cercarla nel posto sbagliato. Invece tutto quello che prova è divertimento. Quella sera non gli va di sgridarla, è sabato e non vuole diventare il genitore palloso come lo erano stati i suoi per lui. Controlla l’orario e nota che sono le undici.
“Vado a dormire.. Domani mattina voglio andare da nonna Jay e salutare le ragazze.”
“Posso venire anche io? Voglio salutare zia Lottie.”
“Se riesci a svegliarti per le nove perché no.”
“Mi rimangio tutto.”
“Sì, lo immaginavo.” Louis ridacchia e poi si china a baciarle la fronte. “Buonanotte, piccola.” Poi si sporge per baciare il suo uomo e a quel punto Sophie ridacchia e si sposta da quell’abbraccio che di familiare non ha proprio niente. Ha un non so che di intimo, di dolce ma che non la riguarda minimamente e va bene così. Papà Louis prova a staccarsi dal bacio ma papà Harry lo afferra dietro al collo e approfondisce il contatto. Sophie ha già visto due persone baciarsi con la lingua ma gli fa sempre un certo sapere che quelle due persone sono i suoi genitori.
“Sì.. Mi sa che vengo anche io.” Ed è quando credono che lei non possa più vederli che papà Louis mette una mano sul sedere di papà Harry e lo stringe. Lo vede squittire prima di mordergli il lobo e trascinarlo al piano di sopra. E lei li segue per le scale, convintissima che quando –qualche minuto dopo –aprirà la porta della camera da letto troverà suo padre a saltellare sul membro teso dell’altro, in una scena porno degna di quei film porci che vede lo zio di Theo. In realtà quando abbassa la maniglia della porta della camera da letto dicendo un Buh! Anche abbastanza forte, trova solo papà Louis accoccolato al petto di papà Harry che gli accarezza i capelli dolcemente mentre cerca di farlo dormire.
“Shh.” Le intima papà Louis con un gesto senza aprire gli occhi e senza staccare la guancia dal torace del suo uomo. Harry ridacchia piano e con gli occhi assonnati e gli lascia un bacio fra i capelli color caramello. Poi allarga l’altro braccio e le fa cenno di raggiungerli, si appoggia all’altro lato del petto di suo padre e lì, Harry Styles, con le ragioni della sua vita aggrappati a lui non potrebbe volere niente di più dalla vita. Silenziosamente ringrazia Dio per tutto quello che è successo e.. ringrazia il suo santissimo pene che ha dato vita a quella creaturina così bella e lo ringrazia anche per ogni singolo orgasmo che ha fatto godere l’amore della sua vita. 

My corner.
Allora.. ehm.. comincerei col dire che mi dispiace se ho fatto così tardi. E' che sto preparando già l'esame che si terrà a giugno e sto studiando come una matta perchè voglio prendere bellissimi voti in tutte le materie. Detto questo direi che è ora di passare al capitolo..
Abbiamo una Sophie piena di insicurezze e che se la prende per i brutti voti, spaventata dalla reazione dei genitori. Poi abbiamo il suo fidanzatino, Theo, che insomma ci fa impazzire. Okay, smetto di farneticare perchè 'sto angolo dell'autrice non serve ad una beata ceppa ma vabbe'. Vi saluto pipol. Chiss end lov (Kiss and love).

Giulietta senza Romeo.

 

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Capitolo 8
*** 8. Disastro ***


8. Disastro.
 
Harry si sente una schifezza mentre guida verso casa, i nervi sono tesi, i muscoli contratti e il suo occhio destro sta per chiudersi involontariamente in uno spasmo comunemente chiamato tic. Ma non può.. ora deve tornare a casa e deve stare con la sua famiglia. È appena tornato da un viaggio di lavoro: lo hanno chiamato –in quanto il più competente –ad operare una ragazzina, figlia di un ricco signore ed è dovuto stare via per circa tre giorni. I quali sono tantissimi lontano dalla sua famiglia. Ad ogni modo, parcheggia sul vialetto di casa e scende, il borsone in una mano e le chiavi di casa nell’altro. Appena apre la porta vede Louis scendere le scale di corsa, sorridendo come non mai, Sophie in braccio; la mette a terra, una volta arrivato davanti a lui e si alza sulle punte per baciarlo dolcemente sulle labbra. Harry si stacca fin troppo presto e quando Sophie saltella qui e lì per farsi abbracciare, lui si china, la stringe in un abbraccio veloce, le bacia frettolosamente la fronte e “Sei bellissima, principessa.” Prima di correre al piano di sopra.
Le sopracciglia di Louis si aggrottano osservando il sedere di suo marito muoversi mentre sale le scale. Mentre gli occhi di Sophie si riempiono di lacrimoni: “P-Papi?”
“Oh, amore, non piangere.” Louis si accovaccia davanti a lei e le asciuga le guance.
“Papà, perché papà Harry è arrabbiato?”
“Lui.. Lui non è arrabbiato principessa. È solo che adesso è stanco e vuole dormire. E adesso anche tu devi. Forza a nanna.” Le da un ultimo bacio sulla guancia prima di condurla nella sua cameretta, rimboccarle le coperte, darle un bacio della buonanotte ed uscire. E quando si è chiuso la porta della cameretta alle spalle, finalmente, può smontare la maschera. La preoccupazione invade ogni cellula del suo viso mentre cammina a grandi falcate verso lo studio di suo marito, dove sa che lo troverà.
Harry gli da le spalle e il suo respiro è troppo veloce per essere regolare, così si avvicina e con cautela poggia una mano sul suo fianco; Harry sussulta e si gira rivelandogli due occhi verdi pieni di lacrime, il naso arrossato e la pelle tutto un brivido: un attacco di panico. Louis aggrotta le sopracciglia e si affretta a poggiargli la mano sul viso: “Amore, amore mio, calmati.. io sono qui, sono qui.” Lo stringe fra le braccia, ma non può fare a meno di notare una certa resistenza da parte del marito. Stanno un po’ abbracciati, fino a quando una vocina non fa indietreggiare Harry.
“Papi?” gli occhi di Harry sono iniettati di paura.
“Harry.. è tua figlia.” Mormora Louis basito.
“Mandala via..” sussurra scuotendo la testa. “Mandala via..” Louis prova ad avvicinarsi ma Harry: “ANDATE VIA!” urla piangendo. Sophie spaventata corre via seguita da Louis che cerca di tranquillizzarla.
“Papi, papà Harry non mi vuole.”
“Non vuole nessuno, amore. Non è colpa tua. Né mia, papà Harry è solo spaventato e..”
“Allora devi andare da lui.” Lo interrompe la bambina.
“Cosa?” Louis aggrotta le sopracciglia.
“Devi andare da lui, perché quando io sono spaventata tu vieni da me.” Spiega ovvia la bambina.
“Ovviamente.” Louis sorride. “Adesso vai a dormire, domani mattina dobbiamo svegliarci presto per andare a casa di Nonna Jay. Forza, a nanna.” Le bacia la fronte prima di seguirla con lo sguardo mentre entra nella sua cameretta e rimette a letto.
 
“Harry.” Louis lo chiama. Il riccio si gira, gli occhi iniettati di paura.
“Vai via.”
“No. Io non vado da nessuna parte.” Louis si avvicina. E gli scosta i capelli dalla fronte. “Amore.. io non vado da nessuna parte ma tu.. tu devi respirare, okay?”
“Non voglio! Lasciami in pace..” singhiozza.
“No. Io rimango qui. Non mi interessa quello che dici. Io rimango qui.” Detto ciò deposita un tenero bacio sulla sua fronte. Harry pian piano smette di opporre resistenza e lascia che le braccia di Louis lo circondino mormorandogli parole di conforto all’orecchio.
“Respira, amore, respira. Io sono qui. Sono qui e ti amo. Però tu devi respirare. Respireresti per me? Per favore?” il riccio annuisce lentamente e fa dei profondi e lenti respiri. “Bravo, amore, sei così bravo, piccolo. Vieni.” Con calma lo tira su e si siedono sulla poltrona: Harry sulle gambe di Louis, mentre quest’ultimo gli accarezza i ricci e disegna spirali immaginarie sul suo fianco.
“Vuoi che ti prepari un tè, Harry?”
“No, solo-. Rimani qui, per favore.”
“D’accordo. Quando sei pronto, okay?” Harry annuisce ed emana un respiro tremolante mentre si appoggia maggiormente a suo marito.
Louis riflette: è da tanto che Harry ha un attacco di panico del genere, il suo cuore batte forte dalla paura, perché ha sempre paura che Harry smetterà di respirare e lui ne morirebbe. Ad ogni modo, vuole capire cosa ha portato quell’attacco di panico. Non c’è nulla che possa averlo procurato: a casa è tutto a posto, tutti i familiari sono in salute e non hanno problemi economici. La bambina sta bene, e non ha nessun problema. E il lavoro.. Dio, il lavoro. Dev’essere stato qualcosa che lo turbava a lavoro. Qualcosa che gli ricordasse casa.
“Piccolo.. com’è andata questa, uhm, cos’era?”
“Per favore..”
“No, mi interessa.”
“Era una uhm, craniotomia. Per rimuovere un tumore nel lobo frontale. Ho cominciato praticando un incisione con il bisturi che partiva ad un centimetro dalla parte pre-auricolare. È una brutta cicatrice ma necessaria, ho aperto e quando ho visto il tumore era più grande di quello che mostrava la Tac…  però.. potevo farcela, insomma, lo avevo fatto già prima. Se non che.. il cervello si è gonfiato, e gonfiato, e gonfiato. E ho dovuto aprire tutta la teca cranica ma non si decomprimeva e.. non l’ho salvata, Louis! Come ho potuto non salvarla?!”
“Mi dispiace, amore.. ma.. tu.. insomma, perdi tante persone ogni giorno. Non è il primo e non sarà l’ultimo paziente che muore sotto i ferri.”
“Sì, lo so. La paziente si chiamava Doris Rockford, Louis, aveva sette anni ed era affetta da una grave e rara forma tumorale, i cui sintomi si presentano all’inizio, verso i quattro anni con una leggera confusione. E verso gli otto con costante febbre alta. Ma non è facile diagnosticarlo, per questo è rara. Suo padre, uno degli uomini più facoltosi di Londra, ha chiesto a me di operarla perché sono l’unico che è riuscito ad operare un tumore del genere più di tre volte con successo.. e ho fallito. Sette anni. Il suo colore preferito è il rosa, il suo animale preferito era l’unicorno ma se non fossero esistiti sarebbe stato il criceto. Ti ricorda qualcuno?”
“Oh, no. Sophie.” Louis sospira e preme un tenero bacio sulla fronte di suo marito.
“Sophie. Così ho pensato che se lei avesse un tumore del genere, facciamo corna e tocchiamo ferro, io mi rivolgerei ad un professionista, e se questo professionista non ce la facesse.. io.. io.. io ne morirei. Sono un disastro, Louis. Ho appena spezzato il cuore di due genitori perché non ne sono stato capace. E ho avuto.. HO AVUTO IL CAZZO DI CORAGGIO DI DIRE A QUEI DUE GENITORI CHE AVEVO FATTO TUTTO IL POSSIBILE! PORCA PUTTANA!” Harry batte i pugni sul petto di Louis che non fa altro che consolarlo e baciarli i capelli.
“Shh, adesso basta piangere, Harry. È passato. E Sophie non ha il tumore. Sono sicuro che la prossima volta salverai tantissime vite, e non commetterai errori.”
“Non voglio vedere Sophie. Mi fa male guardarla.”
“Ma.. è tua figlia, Harold! Non farmi incazzare, per favore. È la tua fottutissima figlia. Non puoi non guardarla perché una tua paziente morta ti ha ricordato lei. Adesso vai da lei e dalle il bacio della buonanotte, Harry. Perché.. perché lei ti ama, e non ti lascerà mai. Non puoi cadere per una stupida craniotomia! E tu.. tu sei-.” Il suo discorso viene interrotto da delle labbra morbide e dolcissime. Subito si scioglie e chiude gli occhi alla sensazione.
“Grazie, Louis. Ti amo.” Mormora Harry prima di alzarsi e scattare in camera di sua figlia lasciando Louis sulla poltrona, con gli occhi sbarrati e le guance arrossate:
“Prego, credo.” Mormora.
 
“Piccola..” Harry scuote leggermente la spalla della sua bambina.
“Hm..”
“Principessa, papà ha una cosa per te.” Sussurra direttamente nel suo orecchio. La bambina, molto lentamente, si mette a sedere e guarda suo padre, lui le consegna un pacchetto che lei scarta velocemente, ancora assonnata, ma pienamente sveglia allo stesso tempo, rivelando un unicorno di peluche.
“GRAZIE PAPI!” Strilla quella. Louis, fuori dalla porta sorride inconsciamente. “Grazie, grazie, grazie! Ti amo!” gli salta al collo.
“Sì, ti amo anche io.. e..” sospira e le accarezza dolcemente la treccia appoggiata sulla spalla. “Volevo chiederti scusa per prima. Però sono molto stanco e..”
“Eri spaventato. Lo so. Anche io sono cattiva quando sono spaventata.” Dice saggiamente. Eppure è solo una bambina di sette anni. Harry ride.
“Dormi sciocca. Domani mattina andiamo da nonna Jay. Buonanotte, principessa.”
“Notte, papi.” Harry si abbassa a baciarle la fronte e a rimboccarle le coperte prima di uscire dalla stanza spegnendo la luce. Si imbatte però in Louis: gli sorride e gli circonda il collo con le braccia.
“Grazie.”
“E di che?” Louis sorride e strofina il naso contro quello di suo marito, intanto posiziona le mani sui suoi fianchi.
“Di esistere. Di tirarmi fuori dai miei attacchi di panico, di amarmi, di esserci sempre per me. Di non aver paura. Di non arrenderti. Di non stancarti. Di dormire stretto a me anche quando hai caldo. Di sopportare i miei piedi freddi quando la sera a letto li metto vicino ai tuoi per riscaldarli. Di stare accanto a me quando piango. Di asciugare le mie lacrime. Di lasciare che ti baci.” E così dicendo preme un lungo bacio sulle sue labbra. “Di lasciare che ti porti in camera da letto.” Comincia a camminare all’indietro. “Di lasciare che ti baci il collo.” Gli inclina così la testa di lato per cominciare a mordicchiare e baciare la pelle sensibile del collo. “Di lasciarmi fare l’amore con te. Perché ti amo.” Conclude spingendolo in camera da letto e chiudendo la porta a chiave dietro di loro. Quella sarebbe stata una serata focosa.
 
 
OKAAAAY, ECCOMI QUI.
Lo so che adesso vorreste solamente tirarmi pomodori e scarpe in faccia. Ma ho delle valide motivazioni.
punto primo: ho avuto gli esami fino al primo luglio. Il che è stato stressante considerato che quando sono arrivata lì, avevo completamente rimosso quello che avevo imparato di Storia dell’Arte e di Educazione fisica. E l’unica materia che sapevo alla perfezione non mi ha ascoltato molto.
punto secondo: il mio pc si è rotto, e mi sono potuta connettere su efp solamente tramite cellulare. E non potevo nemmeno continuare a scrivere.
punto terzo, e anche più importante, ahimè: una delle mie amiche, si è ammalata: cancro. In pratica ho passato una nottata intera a piangere. Non si sa se avrà delle possibilità, ma noi speriamo per il meglio. Ce l’ha tenuto nascosto per mesi, ma poi ha dovuto cominciare la chemio e ha dovuto raccontarci tutto. In pratica, sono distrutta. Io insieme a lei. Ho deciso di aggiornare solamente perché, insomma, quasi quattro mesi sono troppi, e per lei. Diventata Larry grazie a me e una grande fan di questa fan fiction. Per questo le auguro tutto il meglio con la pubblicazione di questo capitolo. Domani, se avrò tempo, pubblicherò l’altro, già pronto. Anche se abbastanza insulso.
Buona domenica a tutte. Love u.

p. s. vi ringrazio tutte, dalla prima all’ultima, per aver recensito, e per avermi incoraggiata, per aver inserito fra le ricordate/seguite/preferite. Vi amo da morire. Appena finita questa FF ne pubblicherò un’altra. Una long. Parecchio complicata. Va bene, chiedo umilmente venia, per il ritardo ancora. E per non aver aggiornato. Spero di essere perdonata.
Kiss and love.
Vostra
Giulietta senza Romeo. 

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Capitolo 9
*** 9. Fever ***


9. Fever.
 
Sophie sente la testa pesante, gli occhi che le si vogliono chiudere e un dolore sopportabile alla pancia. Ha appena finito i compiti e va in cucina (grattandosi un occhio) dove papà Harry sta sistemando delle cartelle.
“Ciao.” Dice avvicinandosi. Harry si gira sorridendo e le scosta la mano dall’occhio.
“Se proprio devi farlo lavati prima le mani, rischi di prendere un’infezione.” Poi si china a baciarle la guancia.
“Finito i compiti, piccola?” le chiede Louis entrando in cucina con ancora i capelli bagnati poiché è appena uscito dalla doccia, anche se vestito.
“Sì..” Poi sbadiglia e si siede accanto a suo padre appoggiando la testa sul tavolo.
“Hai sonno?”
“Hm.. non mi sento molto bene.” Harry chiude la cartella dopo aver messo una firma sull’ultimo foglio e la mette nella sua borsa da medico.
“Cosa ti senti?” le chiede inclinando di poco la testa per guardarla negli occhi accarezzandole la guancia piena.
“So io cosa si sente..” interviene Louis. “Il male di DIDO’, oggi sì e domani no.” Sorride Louis passandosi una mano fra i capelli ormai asciutti.
“Hm.” Mugola di disapprovazione e va a sedersi sulle gambe infinite di papà Harry, lui la stringe forte e le bacia la testa.
“Mi sa che ha ragione papà.. Domani che materie hai?”
“Storia e quattro ore fra matematica e scienze.”
“Ecco perché non ti senti bene.” Harry sorride e le accarezza la schiena con le mani enormi.
“Ma io non mi sento bene davvero.” Protesta debolmente.
“Allora adesso ti preparo qualcosa di caldo, non il thè perché l’hai già bevuto stamattina, e ci mettiamo subito a letto così ti passa tutto.” Sophie annuisce poco convinta perché sa che suo padre non le crede e vorrebbe urlargli che ha un mal di testa atroce e che non fingerebbe di star male per non andare a scuola. Ma poi pensa che suo padre ha tutte le sere, quando torna a casa, il mal di testa e lui non si lamenta, anzi trova anche la forza di giocare un po’ con lei.


È ora di andare a dormire, a Sophie si chiudono gli occhi da soli mentre è seduta sul divano fra i suoi genitori, nel suo pigiama di pile. Harry la guarda dolcemente e una volta alzato la prende in braccio facendole poggiare la testa sulla sua spalla.
“Papi..” mormora sforzandosi per tenere gli occhi aperti.
“Shh. Adesso ti metto a letto, sei stanchissima.” La bacia sull’orecchio e con un piede apre la porta. Cammina fino al letto e la deposita sul piumone.
“Forza, sotto le coperte, cucciola.” La bambina si rannicchia nel letto e aspetta che suo padre le rimbocchi le coperte, cosa che fa senza indugi, si siede poi sul bordo del materasso e comincia ad accarezzarle i capelli biondi.
“Buonanotte, papi.”
“Sogni d’oro, piccola.” Poi si alza ed esce fuori dalla stanza per tornare da Louis in salotto.
“Dorme?” gli chiede lui una volta che si è seduto e che se l’è tirato sulle gambe.
“Sì.” Gli bacia i capelli color caramello.
“Harry?”
“Sì?”
“Mi porteresti in viaggio di nozze di nuovo?”
“Sì.”
Pausa di silenzio.
“Harry?”
“Sì?”
“Mi ami ancora come quando ci siamo fidanzati?”
“Molto di più, se possibile.”
Pausa di silenzio numero due.
“Harry?”
“Sì?”
“Ti amo tantissimo.”
“Anche io ti amo tantissimo, sweetcheeks.” Gli alza il mento e lo bacia teneramente, pian piano si alzano dal divano e si dirigono in camera da letto. Senza staccare le labbra entrano e si chiudono la porta alle spalle. Louis infila una mano sotto la sua maglietta ma Harry la sposta.
“Scusa, Loulou. Stasera no.” Lascia un ultimo bacio all’angolo della bocca del suo uomo prima di andare in bagno a farsi una doccia.
 
Louis scuote per l’ennesima volta la spalla di Sophie che quella mattina proprio non vuole saperne di svegliarsi.
“Forza, principessa..” la incita lasciandole un bacio sulla punta del naso.
“Uhm..” si gira di lato rabbrividendo e stringendosi nelle coperte.
“Lou.. Non si è ancora svegliata?” chiede Harry aggrottando le sopracciglia.
“No, non vuole.”
“Sophie sto per arrabbiarmi, alzati subito.” Dice severo, in realtà i suoi occhi sono preoccupati e guardano il viso pallido di sua figlia con malcelata agitazione.
“Hm…” Sophie prova ad aprire gli occhi, ci prova davvero ma quando solleva la testa questa è troppo pesante e la lascia ricadere sul cuscino. Gli occhi però si aprono, con qualche fatica e papà Harry le sussurra un “Buongiorno” dolce prima di baciarle la fronte, poi si scansa e la guarda accigliato.
“Torno subito. Non muoverti Soph.” Esce dalla camera e torna un minuto dopo con un termometro in mano. Lo infila sotto l’ascella di sua figlia e poi si siede accanto a lei e a suo marito.
“Io devo andare a lavoro.. mi chiami se ha la febbre?” sussurra Louis guardando negli occhi Harry.
“Va bene.. io prendo la giornata libera perché voglio rimanere qui per assicurarmi che stia bene.”
“Quindi non la mandi a scuola?”
“No.. Sta malissimo, si vede. In ogni caso.. Buona giornata, amore.” Si gira verso di lui e lo bacia piano.
“Buona giornata anche a te, piccolo.” Lo bacia di nuovo sulle labbra velocemente prima di alzarsi e uscire fuori.
“Papi..” mormora Sophie con la voce rauca.
“Hai mal di gola, amore?”
“Solo un pochino.”
“Hai freddo?”
“Sì..”
“Va bene, tra un po’ togli il termometro, andiamo a lavarci e poi ci mettiamo un po’ a riposare sul dondolo davanti al camino, ok?”
“Hm-hm.”
“Lo sai.. quando ero piccolo e avevo la febbre mia madre mi diceva sempre che potevo esprimere un desiderio perché ero malato. Quindi.. per mantenere la tradizione.. Vorresti qualcosa, principessa?”
“Per il momento non mi viene in mente niente, ma grazie lo stesso.”
“L’offerta vale comunque. Se ti viene in mente qualcosa che vorresti, anche dopo che ti è passato tutto, puoi dirmelo.”
“Va bene.” Sussurra nascondendo gli occhi color zaffiro chiudendoli. Harry intanto le ha tolto il termometro e sospira quando vede che la lineetta si è bloccata sul 38.5.
“Trentotto e mezzo. Vieni, andiamo in bagno.” La bambina mugola ancora ad occhi chiusi.
“Lo so che hai sonno, solo dieci minuti, su. Poi ti prometto che ti lascerò dormire tutta la giornata.” La prende in braccio e nota dei nei sul collo di papà Harry che non aveva mai visto, si appunta che dovrà osservare suo padre più spesso visto che le è sfuggito quel particolare. Sono davanti al lavandino, papà le raccoglie i capelli in una coda e poi la aiuta a sciacquarsi la faccia. Quando ha finito di lavarsi è un po’ più sveglia e a petto nudo –tremando dal freddo –si stringe ad Harry cercando di prendere un po’ del suo calore. Suo padre la stringe forte e cerca di fare velocemente mentre entra nella sua cameretta e prende dall’armadio una polo e una felpa con la zip rosa con su scritto in bianco: LOVE IS LOVE. La riprende in braccio e la sente stringere fra le mani fasciate dai polsini della felpa il suo maglione scossa dai brividi.
“Hai freddo?”
“Sì.” Dice solo nascondendo il viso nel suo collo.
“Adesso ci copriamo.” Entra in salotto dove prende uno scialle di lana fatto a mano da Jay e avvolge Sophie nella coperte, poi la mette a sedere e le dice: “Un attimo solo, principessa. Accendo il fuoco e sono da te.” E così fa: va a prendere la legna, accende il fuoco, recupera il libro che sta leggendo dal divano e ritorna da sua figlia, la solleva e si siede al suo posto con lei in braccio. Sophie è ancora sveglia quando, qualche minuto dopo Harry apre il libro e comincia a leggere senza smettere di stringere la spalla di sua figlia.
“Cosa leggi?” domanda piano.
“Si chiama Il piccolo principe.” Le spiega prima di darle un bacio in testa.
“Ne leggi un po’ anche a me?” chiede alzando gli occhioni azzurri e lucidi su Harry.
“Va bene. Il secondo pianeta era abitato da un vanitoso. “Ah! Ah! Ecco la visita di un ammiratore.” Gridò da lontano il vanitoso appena scorse il piccolo principe.
Per i vanitosi tutti gli altri uomini sono degli ammiratori. “Buongiorno.” Disse il piccolo principe, “che buffo cappello avete!” “E’ per salutare”, gli rispose il vanitoso.
” Ma non finisce nemmeno di leggere che sua figlia si è addormentata. Ridacchia piano per la facilità con cui i bambini si assopiscono. Così si concede un’altra oretta di lettura prima di schiacciare un pisolino diurno con sua figlia.
 
“Oh, ma che carini.” Dice la voce di una donna. Harry apre piano gli occhi e sente delle risatine.
“Ma che diamine…?!” si gira e trova sua madre, Jay, Daisy, Phoebe e i più piccoli Doris ed Ernest a guardarli mentre Sophie dorme ancora beata fra le sue braccia.
“E voi come siete entrate?” domanda accigliandosi.
“Le ho fatte entrare io, non preoccuparti, amore.” Louis in quel momento entra in salotto e li raggiunge posando un bacio dolce sulle sue labbra.
“Ma tu non avevi detto che mi chiamavi se Sophie aveva la febbre?” dice inarcando un sopracciglio.
“Beh.. Scusa, l’ho dimenticato. Comunque ha trentotto e mezzo e vorrei darle uno antibiotico ma voglio prima vedere come si sente se le do qualcosa da mangiare.”
“Va bene, ok.”
 
 
Qualche giorno dopo Sophie ha ancora la febbre, hanno provato di tutto ma non scende: antibiotico, pillole, supposte e addirittura il bagno caldo con il limone. Harry ha cercato di evitare l’ultima possibilità tutto il tempo, sperando che le passi da solo, ma ormai, al nono giorno di malattia, deve solo provare sperando che funzioni. Ora è in ospedale, si leva la mascherina e si dirige dai parenti del suo paziente appena operato sorridendo appena.
“Salve, signori Kennedy. Sono lieto di dirvi che l’intervento alla cistifellea di vostro figlio è andato meravigliosamente e.. scommetto che la nostra infermiera, Meredith, saprà dirvi qualcosa di più sulle cure che dovrà seguire a casa. Scusatemi.” Dice rivolgendo un sorriso ai genitori e scompigliando i capelli al bambino che lo sta guardando con gli occhioni neri pieni di lacrime di gioia. Si dirige poi nell’ufficio del primario.
“Buongiorno capo.”
“Smettila di chiamarmi così, Haz.” Risponde Nick.
“Scusa, Nicky.” Lo prende in giro Harry sedendosi difronte a lui.
“Dimmi.”
“Devo chiederti un favore..” dice piano.
“Tutto, amico.”
“Ecco, so che il mio turno finirebbe alle nove di stasera, ma ho Sophie a casa che ha la febbre e devo farle un’iniezione quindi..” Non ha nemmeno finito di parlare che Nick gli ha messo in mano un permesso di cinque giorni.
“Cinque giorni?! Nick, ma sei pazzo?”
“Ehi, sono il primario Babe.” Gli fa l’occhiolino. Probabilmente se Louis fosse lì gli tirerebbe un pugno in faccia come minimo ma Louis non c’è e.. ‘occhio non vede cuore non duole’ così si ficca il permesso in tasca e saetta fuori dall’ufficio arrivando in un attimo nella “dispensa delle medicine” (come amavano definirla lui e i suoi colleghi). Lì afferra una siringa, una bottiglia di un FANS qualsiasi e comincia a camminare verso casa con ancora il camice da sala operatoria addosso. Non gli frega niente del fatto che ha lasciato i suoi vestiti nell’armadietto in ospedale, non gli frega del fatto che quando tornerà a casa Louis lo sgriderà per esser tornato con quei vestiti, e non gli frega nemmeno quando si ferma davanti ad un bar con la macchina e compra un lecca-lecca dalle dimensioni più grandi del normale.
 
Dieci minuti dopo è casa, afferra la sua borsa e scende dalla macchina, ansioso di vedere sua figlia di nuovo per sapere come sta.  Appena  entra si toglie il camice e corre in camera per vestirsi. Quando è passato accanto alla camera da letto di sua figlia e ha sentito Louis dirle: “Non preoccuparti, tra poco passa. Papà ha detto che tornava con una medicina.” Ed era tornato davvero con una medicina, solo che era sicuro che a Sophie non sarebbe piaciuta. Sospira e si dirige nella cameretta di Sophie.
“Ehi, famiglia.” Sorride dolce e si tira dietro la borsa.
“Ciao, papi.” Mormora con la voce roca. Harry si inginocchia accanto  a lei e le prende la mano baciandone il dorso.
“Come si sente la mia cucciola?” chiede accarezzandole la guancia arrossata.
“Malissimo.” Dice chiudendo gli occhi e tirando su col naso.
“Ha quaranta.” Dice Louis con la preoccupazione visibile in ogni cellula del suo viso.
“Beh, piccola, papà ti ha portato una sorpresa.” Sorride aiutandola a sedersi.
“Cos’è? Cos’è?” chiede eccitata, i suoi occhi si illuminano, e anche se ha un dolore lancinante alla testa si limita semplicemente a tenerla con una mano.
“Adesso te la do.” Fruga nella borsa e trova il lecca-lecca che porge a Sophie, lei sorride felice del regalo ricevuto e comincia a scartarlo.
“E ho portato anche una.. medicina… che non ti piacerà.” Dice con un tono un po’ più grave, Louis lo guarda rassegnato e quando Harry tira fuori la siringa stringe un po’ di più il braccio di Sophie. La bambina, che intanto aveva portato il dolce alle labbra, lo lascia cadere sulle coperte guardando suo padre in un misto fra shock e paura.
“No! Non la faccio.”
“Ascolta piccola, sii ragionevole. Ti serve per guarire.”
“Non voglio guarire.” Dice stringendosi di più a papà Louis che scuote la testa sconsolato.
“Amore.. Non voglio costringerti a fare qualcosa che non vuoi fare ma hai la febbre altissima.” Harry si avvicina di più al suo viso e fa nasino-nasino con lei. “Ti prometto che non farà tanto male.”
“Non ci credo.” Dice la bambina voltando il viso dall’altro lato.
“Ehi.. ti fidi di me?” le chiede mentre le fa girare il mento.
“Sì ma..”
“Allora non preoccuparti, e poi… quando ti sarà passata la febbre andiamo a fare un viaggio in Italia, sì?”
“No, no, no, no.” Dice, ed alcune lacrime si stanno già formando negli occhioni azzurri.
“Forza, piccola..” le dice dolce. “Lo fai per me?” lei sospira e, nascondendo il viso nella maglia di papà Louis, annuisce.
“Io lo dico che sei la bimba più forte del mondo.” Le schiocca un bacio sulla guancia prendendosi il suo tempo per accarezzarle la testa e inspirare il suo profumo dolce.
“Papà…” lo chiama Sophie staccandosi. “Non farmi male, per favore.” Dice, la voce roca a rendere il tutto più tenero.
“Ci provo, amore, ci provo.” Dopodiché Louis si mette in ginocchio sul letto, la aiuta a mettersi in piedi, poi le abbassa lentamente mutandine e pantalone del pigiama mentre lei stringe le braccia al suo collo. Sophie ha paura delle punture, non è una cosa che si è esattamente augurata quando diceva di voler rimanere a casa qualche giorno senza andare a scuola. Louis continua a baciarle il collo per rassicurarla mentre guarda Harry oltre la spalla di sua figlia. Il riccio ha sollevato contro la luce dalla lampada la bottiglia e ora, con i guanti in lattice già attorno alle dita, sta riempiendo la siringa.
“Okay.” Dice quando si è assicurato che non ci sia nemmeno un po’ d’aria. Si avvicina piano e localizza la vena.
“Sei pronta, principessa?” chiede imbevendo un batuffolo d’ovatta di alcool e cominciando a massaggiare su l’area dove poi sarà iniettata la medicina.
“No..” mormora lei. Louis le prende una mano e incrocia le dita con le sue. “Stringi le mie mani, piccola.”
Harry infila l’ago nella pelle morbida e sente Sophie emettere un piccolo gemito di disappunto prima di rilassare le dita che poco prima stavano stringendo la maglia di papà Louis.
“Brava.. Continua così, sei bravissima.” La incoraggia Harry. Pochi secondi dopo ha finito e le passa ancora una volta il pezzetto d’ovatta prima di chinarsi a baciarle il punto dolorante.
“Soph..” le prende le braccine deboli e la porta a girarsi verso di lui. “Ha fatto tanto male?” chiede accarezzandole la schiena.
“Solo un pochino.” Dice aggrappandosi ad Harry con le gambe e con le braccia, lui sorride e si siede sul letto, dove Louis lo avvolge in un abbraccio baciandogli le labbra.
 
Due giorni dopo sono tutti all’ingresso, e Louis sta abbottonando il giubbino di Sophie. Ha un sacco di cose addosso: la canotta, la maglietta a maniche lunghe, il maglione, il cardigan e infine il giubbotto.  Sembra l’omino Michelin con tutte quelle cose ma davvero, né lei né i suoi genitori vogliono rivivere l’esperienza. Così escono di casa mano nella mano e si avviano a scuola.
“Buona giornata, principessa.” Le augura Harry.
“Ciao, papi.” Gli risponde lei con un bacio sulla guancia.
E… Beh, tutto è bene quel che finisce bene. (:



Okay, lo so che non è molto, lo so che fa schifo, ma è l'unica cosa che sono riuscita a fare visto che il mio computer rincoglionito mi ha cancellato due capitoli. E che esattamente due minuti fa, quando avevo quasi finito di modificare le note e stavo per pubblicare il capitolo mi ha cancellato tutto. Ringraziatemi che ho pubblicato visto che ho scritto stanotte con il ciclo e il mal di pancia e gli occhi che bruciavano. Però ho pensato che se non avessi aggiornato mi avreste tirato dei pomodori addosso quindi ho preferito fare così. 
Spero sia di vostro gradimento. Passando al capitolo: l'idea mi è venuta quando la mia cuginetta ha avuto la febbre e ha passato l'intera giornata fra le mie braccia avvolta in un plaid di pile. E aveva freddo anche così. Mi ha ispirato fluff quello scricciolo e così ho scritto questo capitolo che, ripeto, mi si è cancellato e che ho dovuto riscrivere. ):
Spero davvero tanto che vi piaccia <3 love u. Ah, poi un'altra cosa (che avevo chiest a quella stronza di Silvia, ma che non si è connessa quindi non mi ha risposto)molto importante: Vorreste che pubblicassi il decimo capitolo (domani) oppure una drubble angst che mi piace abbastanza? Decidete voi, sono completamente incapace di farlo. 
Detto ciò vado, perchè ho fame e ho voglia di Plumcake. Kiss and love.
Yours, sincerely
Giulietta senza Romeo (:

 

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Capitolo 10
*** 10. Mestruazioni ***


OKAY NON RIDETE DI ME PER IL TITOLO. Questa mi è venuta in mente perchè ho un mal di pancia incredibile per il ciclo(vi risparmio i dettagli) e ho immaginato i nostri Larry occuparsi di una Sophie che ha appena fatto quest'esperienza. Ripeto: non uccidetemi e scusate per il ritardo.

10. Mestruazioni.
 
“Sophie..” dice dolce Louis pizzicandole la guancia. “Forza, amore, alzati.”
“Uhm…” si gira dall’altro lato e si rannicchia sotto le coperte.
“Forza! Oggi si esce prima da scuola e se ti va ti faccio anche uscire con le tue amiche.” Sophie apre piano un occhio e guarda suo padre che le sorride dolce.
“Buongiorno, stellina.” È da anni che non la chiama così e questo la fa sorridere.
“Buongiorno, papi.” Dice con la voce arrochita mentre si alza.
“Papà?” chiede non sentendo né lo scrosciare della doccia né il familiare scricchiolare del bacon nella padella.
“In ospedale. Ho chiamato e mi hanno detto che sta operando una persona ed è un intervento delicato, un po’ invadente. Per questo non credo che tornerà prima di stasera.”
“Ma è in ospedale da stanotte all’una!”
“Lo so. Va’ a lavarti.” Sophie si dirige in bagno non prima di aver schioccato un bacio dolce sulla guancia di suo padre. Cammina insonnolita e quando si siede sulla tazza per poco non caccia un urlo. Le sue mutandine bianche sono macchiate di sangue, all’inizio pensa che le sia venuta un’emorragia ma poi riflette sul fatto che a quasi tutte le sue amiche succede tutti i mesi quindi dev’essere normale. Comunque nulla impedisce al suo cuore di correre e alla sua mente di preoccuparsi quindi: “Papà!!!” urla per farsi sentire. Louis, dall’altra stanza, è morto di paura quando ha sentito quell’urlo, molla la maglietta che stava infilando e a petto nudo corre fino al bagno, apre la porta e incrocia lo sguardo di sua figlia che è un tantino angosciato.
“Che succede?” chiede con il cuore in gola.
“Guarda.” Allarga un po’ di più le gambe per fargli vedere la macchia rossa. L’aria dapprima sgomenta di Louis si trasforma facendo piegare gli angoli della sua bocca all’insù e facendo rallegrare tutto il suo cuore. Si avvicina a sua figlia e la stringe in un abbraccio dolce.
“Oh Dio…” dice quando si stacca guardandola con gli occhi pieni di lacrime, un po’ per la felicità, un po’ per la tristezza del fatto che la sua bambina sia ormai una signorina.
“Mi spieghi che succede?” gli chiede alzando un sopracciglio e indicando la sua mutandina.
“Ecco, vedi amore.. sei diventata grande ormai, fra un mese avrai dodici anni e.. ti sono venute le mestruazioni.”
“Le mestruazioni?! Ma..”
“Vengono a tutte le ragazzine dagli undici ai quindici anni e.. beh, questo vi permette di fare dei figli.”
“Wow.”
“Ti verranno tutti i mesi ora e.. Mio Dio, auguri piccola.” Le prende il mento fra le mani e le bacia le gote rosse d’imbarazzo.
“Ma.. uhm.. ora devo rimanere con le mutande sporche?” chiede storcendo la bocca.
“Oh! No, certo che no. Te ne vado a prendere una pulita ma.. Ti servirebbero degli assorbenti.” Spiega con disappunto.
“E io dove li prendo?”
“Ehm.. si comprano al supermercato ma.. non ci posso andare io. Mi conoscono tutti al supermercato, sanno che sono gay cioè.. già sembro una donna mestruata poi mi metto anche a comprare gli assorbenti.. No, dobbiamo trovare una soluzione.”
“Dobbiamo?”
“Devo, devo.” Si corregge.
“Potresti chiamare la nonna e farteli portare da lei.”
“Ottima idea..”
“Oppure potresti andare tu. Potresti semplicemente dire che sono per me.”
“Se! Così tutto il quartiere verrà a casa nostra per farti gli auguri perché ormai sei una signorina. Non se ne parla nemmeno.”
“Okay, fa’ come vuoi. Chiama la nonna, chiama l’FBI… ma basta che mi trovi quei cosi, devo andare a scuola per mia sfortuna.” Così, mentre Louis è fuori, lei approfitta per pulirsi e utilizzare mezzo rotolo di carta igienica per rimuovere tutto il sangue che le scorre.
“Dio Santo, che schifo!” esclama gettando l’ultimo pezzo di carta. Ma non ha ancora messo in conto il mal di pancia. Perché quando nonna Jay è arrivata e le ha dato il pacco di assorbenti facendole gli auguri (dopo ovviamente aver tirato uno schiaffo a Louis per non essere andato lui stesso a comprarli, dato che prima o poi sarebbe successo) lei è andata a scuola, ha confidato tutto a Diana e Rose e poi è stata male tutta l’ora di francese. Si contorce sulla sedia per il mal di pancia e ogni tanto lancia dei gemiti che fanno girare un Theo preoccupato.
 
“Papà! Sono a casa.” Dice chiudendo la porta. Dopo scuola è stata con Theo al parco e lui ha passato due ore a parlare con lei e massaggiarle la pancia dolorante.
“Ciao, amore.” Louis compare dallo studio di suo marito.
“Che ci facevi nello studio di papà?”
“Controllavo che non avesse amanti.”
“Capisco..”
“Certo che capisci… In ogni caso non ha nessun amante, non che ne dubitassi ma non si sa mai. Com’è andata oggi?” chiede indicando la sua pancia e guardandola preoccupato.
“Bene.. più o meno. L’hai detto a papà?”
“No, quando ho richiamato all’ospedale stavano per svegliarlo mentre dormiva quattro ore prima del prossimo intervento e ho preferito lasciarlo dormire povero cucciolo.”
“Hm-hm. Poverino. Che si mangia?”
“Uhm.. Avevo pensato ad un po’ di pizza. È già a tavola.” Le prende la mano e la conduce a posto. Chiacchierano tranquillamente e a Louis, quando ormai è nello studio di Harry guardando le loro foto in vacanza in Italia quando Sophie aveva sette anni, scappa una lacrima. È cresciuta così tanto. Ormai è una donna e.. gli sembra ieri che sganciava delle bombette puzzolenti nel suo pannolino e piangeva disperata.
 
Quando Harry torna a casa è.. non sa esattamente cos’è ma sa che dire che è stanco è un eufemismo. Apre la porta e si appoggia ad essa con i neuroni in tilt.
“Ciao, amore!” Louis gli spunta davanti rubandogli un bacio.
“Ciao…” dice stancamente levandosi la giacca e la borsa, poi si dirige in salotto e si stende sul divano stancamente.
“Non vuoi sapere cos’è successo? È una cosa esilarante!”
“Sì, sì. Me lo racconti dopo, babe.” Dopodiché chiude gli occhi.
“Ma.. è importante!”
“Lasciami dormire solo un’oretta, Loueh!”
“Oh, ciao papi, sei tornato. Gliel’hai detto cos’è successo stamattina?” e a quel punto Harry si preoccupa. Si gira e si mette a sedere aggrottando le sopracciglia.
“Cos’è successo scusate?”
“Vedi, la tua piccola Sophie è…” pausa ad effetto. “diventata una signorina a tutti gli effetti.” Gli occhi di Harry si riempiono di gioia, due fossette vanno a scavare nelle sue guance e lui si alza immediatamente per avvolgere sua figlia tra le braccia teneramente.
“Oddio, piccola sei così cresciuta.” Si stacca guardandola negli occhi e le bacia la fronte e la guancia. “Auguri, mia piccola donna.”
“Grazie..?”
“Beh, in effetti avevo notato queste…” dice indicando il seno appena accennato di sua figlia. “Ma non avevo pensato che..”
“Sì, abbiamo capito papà.” Dice Sophie imbarazzata.
“A proposito.. dovremmo andare al centro commerciale. Sì, dovremmo.” Dice girando attorno a Sophie con fare pensieroso.
“Perché?” chiede aggrottando le sopracciglia.
“Vedrai. Vai a prepararti. E non azzardarti a mettere la matita che ti uccido.” Le afferra il mento e le bacia la guancia prima di scomparire al piano di sopra.
 
Un’oretta dopo la famiglia Tomlinson-Styles è in macchina diretta al centro commerciale.
“Andiamo a vedere quel film che è uscito ultimamente?” chiede Louis girandosi verso Sophie.
“Quale?”
“Il regno di Ghiaccio, Frozen.”
“Ma è un cartone animato.”
“E allora?”
“E io ho dodici anni.”
“E allora?” ripete.
“E allora non ho più l’età per vedere i cartoni.”
“Fa’ come ti pare. Mentre tu vai a vedere qualcosa per la tua età io e papà andiamo a vedere Frozen.” Interviene Harry lanciando un’occhiata a sua figlia attraverso lo specchietto retrovisore.
“Ma.. Ma non potete lasciarmi in una sala da sola!” dice visibilmente agitata. Louis ghigna.
“Ah no? Mi pareva che tu avessi detto che non vuoi vedere il nostro film.”
“Infatti, ma non voglio che voi mi lasciate da sola!”
“Beh, signorina, o vieni con noi oppure il ghiaccio te lo faccio trovare nelle mutande.” Scherza Louis.
“Uffa. Va bene, va bene. Vengo a vedere Frozen con voi.”
“Sì! Tomlinson 1, Styles-Tomlinson 0.”
“Smettila Lou, devi educare tua figlia non metterti in competizione con lei.”
“Scusa.” Ridacchia Louis mandandogli un bacio.
 
Ora sono dentro il centro commerciale e mentre Louis è entrato in un negozio a comprare qualcosa di carino per il matrimonio di Lottie (si sposa fra un mese esatto e lui non ha ancora comprato una camicia e una cravatta che gli piacciano) Harry passeggia con Sophie.
Harry prende la mano di sua figlia e incrocia le loro dita, lei si gira a guardarlo proprio mentre lui porta la sua mano alla bocca e vi lascia un bacio morbido sopra.
“Ti ricordi che quando eri piccola dicevi che avresti voluto sposare noi due?” chiede sorridendo nostalgico.
“Sì.. beh, ero piccola, cosa ti aspettavi?”
“Io ti avrei sposato se questo ti avesse fatta sorridere.”
“Io vi sposerei tutt’ora.” Sorride Sophie. Harry allora la guarda dolcemente e si sporge per baciarla sulla guancia.
“Beh.. cominciamo da qui.” Indica un negozio che vende intimo e Sophie si sente avvampare. Dio, in un negozio del genere con suo padre?! Con una donna sarebbe stato diverso ma.. Quando entrano nel negozio le pare che tutti la stiano guardando.
“Buongiorno.” Sorride loro una commessa.
“Salve..” risponde suo padre. “Vorremmo vedere un reggiseno.”
“Certo. Una prima tesoro?” le chiede. Lei annuisce, troppo imbarazzata per parlare.
“Allora c’è questo qui..” e inizia ad aprire vari scatoli per mostrarle il modello. Intanto un’altra commessa li guarda in modo strano. Quel tipo sarà sicuramente un pedofilo, pensa, che vergogna: con una ragazzina di appena dodici o tredici anni.
“Ti piace questo, amore?” chiede Harry notando lo sguardo di Sophie quando ha visto quello a forma di triangolo.
“Molto.” Oddio, una relazione! Peggio di quanto pensassi. La commessa pensa che sia un maniaco ogni secondo che passa.
“Non vorrei che ti andasse largo..” dice proprio nel momento in cui la commessa gli passa dietro e gli sussurra un “Pedofilo.” E Harry trasalisce perché di cose brutte gliene hanno dette tante ma quella mai.
“Vado a fare una telefonata, piccola. Torno subito.” La bacia sulla guancia ed esce fuori.
“Pronto? Harry secondo te mi sta meglio il turchese o il blu notte?” chiede Louis appena risponde.
“Turchese, risalta gli occhi. Ma comunque.. ho un piccolo problema.”
“Sophie ha deciso di andarsene? Perché io non ho ancora scelto il completo.”
“No, no. Che dici?! In questo negozio pensano che io sia un pedofilo e stia sfruttando Sophie.”
“Perciò tu vuoi che..?”
“Che tu venga qui e mi baci per salutarmi.”
“Fammi capire: preferisci farti dare del frocio piuttosto che del pedofilo?”
“Sì, Lou, non ricominciamo. Ti ho sposato e non ho paura di dire al mondo che sei mio, mio e solo mio.”
“Bene..” riesce a percepire il sorriso che ha increspato le labbra sottili del suo uomo. “Se mi prometti che ritorneremo qui a scegliere il vestito arrivo subito.”
“Te lo prometto, ma ora vieni. Siamo al negozio difronte a Ohio.”
“Okay, okay. Sono nel negozio accanto al tuo quindi.. eccomi.” In un attimo è uscito e gli sta facendo l’occhiolino. Harry attacca sorridendo ed entra dentro, affianca Sophie che ormai ha scelto e sta guardando qualche mutandina di pizzo.
“Pizzo? Non ti sembra di star esagerando ora?” chiede circondandole la vita con il braccio.
“Nah, sono grande ormai.” Risponde abbracciandolo.
“Ehi, nana, leva le mani dal mio uomo.” Dice Louis separandoli e, mentre tiene la mano a Sophie, bacia Harry sulle labbra ad occhi chiusi.
“Ciao.” Sorride Harry.
“Ciao, babycakes.”
“Abbiamo scelto questi due.” Dice girandosi verso la commessa che ha la bocca aperta dallo stupore e ha lasciato addirittura cadere la gomma che stava masticando.
“Ti prego dimmi che non è di pizzo!” dice Louis coprendosi gli occhi.
“Ma smettila.” Lo rimprovera Harry andando a pagare.
“Ma non ha nemmeno dodici anni!”
“Louis, amore mio.. Tu adesso chiudi quelle labbra perfette e stai in silenzio, va bene? Sennò non ti compro lo smoking.”
“Uffa, sei un ricattatore.”
“Oh, tu non sai cosa vuol dire ricattare.” Risponde ridacchiando mentre escono dal negozio a braccetto.
“Ah no?”
“Questo è un ricatto: Se non decidi presto quale smoking vuoi non vedi il mio culo per un mese.”
“Piccolo bastardo.” Louis gli pizzica il fianco.
“Non si dicono le parolacce.” Lo riprende con un bacio sulle labbra.
“Allora? Andiamo a vedere il film?” chiede Sophie mettendosi fra i due.
“Ma tu non eri quella che non voleva vederlo?”
“Sì, ma ho cambiato idea.”
“Bene, perché altrimenti rimanevi a digiuno.” Scherza Louis prima di baciarle la guancia.
“Comunque andiamo prima a comprarti un regalino.”
“Davvero? Che regalo?”
“Adesso vedrai.” La prendono entrambi per mano e si ritrovano fuori un negozio di marche costose.
“Oh no! Oh no no no!” esclama la ragazzina cercando di tornare indietro.
“Sophie! Vieni qui.” Lei si gira e li guarda.
“Che c’è? Non ti piace la marca? Cioè ne possiamo cercare un’altra.”
“Ma che marca e marca! È che queste cose costano tantissimo.”
“E’ il nostro regalo. Fa’ finta di avere tutti i soldi del mondo.”
“Ma non ce li ho tutti i soldi del mondo.”
“Fa’ finta.. dai, sei brava ad immaginare.”
“No! Non possiamo andare in un altro negozio e voi mi comprate un orsacchiotto di peluche?”
“Se ci tieni.” Louis alza le spalle e solleva sua figlia in stile sacco di patate, lei batte i piedi ma Louis ride e le bacia il fianco.
 
 
È tardi, sono quasi le undici e la famiglia Tomlinson-Styles è in macchina, diretta a casa dopo una serata di divertimenti.
“ Let it go, let it go; can’t hold it back anymore! Let it go, let it go, turn away and slam the door. I don’t care, what they’re going to say, let the storm rage on, the cold never bothered me anyway.” Canta Sophie.
“Non ti avevo mai sentita cantare, almeno non fuori dalla doccia.” Commenta Harry.
“E’ imbarazzante. Insomma, non ho una bella voce.”
“Invece sì. E anche dei polmoni piuttosto riforniti.”
“Grazie.. Grazie per tutto, per il film, i regali e per la magnifica serata.”
“Prego.” Harry sente l’orgoglio gonfiarsi nel petto, quella è sua figlia. Quella è la loro bambina.
“Davvero grazie per avermi portato a vedere quel film mi è piaciuto un sacco.”
“Vedi che ti devi fidare di tuo padre, piccola insolente?” Louis si gira a guardarla.
“Sì, mi devo fidare di mio padre, grande st..” coglie l’occhiata che le ha lanciato papà Harry. “Stolto!” completa.
“Non sono sicuro che stessi dicendo proprio questo ma meglio per te.”

ehm, okay, non ho molto da dire tranne che spero che vi sia piaciuta. Sono stata in vacanza e credevo di avere il wifi ma la linea faceva talmente schifo che whatsapp mi faceva arrivare i messsaggi del giorno precedente. In più il mio telefono si è rotto e io lo odio. Detto ciò, mi dileguo. Spero recensiate (ovviamente spero positivamente ma le critiche non offensive sono ben accette) e spero che passerete in serenità quest'ultimo periodo di vacanze, anche chi ha un debito. 
Kiss and love
Giulietta senza Romeo

 

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Capitolo 11
*** 11. Time for the truth ***


11. Time for the truth.
 
Sophie è molto turbata mentre torna a casa quel giorno. Pensa di essere una personcina abbastanza intelligente considerando che ha la media più alta della sua classe. Eppure si sente un po’ presa in giro.
“Ciao.” Dice ad Harry.
“Ciao, piccola.” Harry la prende in braccio e la porta in cucina dove Louis sta litigando con qualcuno al telefono.
“No! Io non ci vado da quello di domenica. Eleanor non insistere, la domenica almeno lasciami stare con la mia famiglia! Sii comprensiva è l’unico giorno in cui posso stare un po’ con Harry. Senti, Eleanor, perché non ci vai tu da lui? So che è un mio cliente, ma potresti anche andare tu per una volta. È un semplicissimo furto di quindici sterline!”
“Ciao.” Lo saluta timidamente.
“Ciao, amore.” Louis si avvicina e le bacia la guancia. “Io non ci vado, trova una soluzione ma io non ci vado. Sì, sì, ok. Ciao.”
“Allora? Domenica te ne vai di nuovo?” chiede Harry con malcelata tristezza.
“No, a meno che Eleanor non muoia no.”
“Bene..” sorride facendo comparire le fossette ai lati della bocca.
“Ehm..” Sophie si gira verso Harry. “Posso parlarti in privato?” chiede. La serietà di quella frase un po’ lo spaventa, Louis si corruccia, che cos’ha da nascondergli?
“Certo. Ma papà non può proprio ascoltare? Lo sai che puoi parlare ad entrambi di tutto.”
“No, per favore. Non ci metterò molto.” Harry aggrotta le sopracciglia e si dirige al piano di sopra lasciando un Louis perplesso ad osservare la sua schiena muscolosa lasciare la stanza.
“Allora? Qui non ci sente nessuno, puoi dirmi tutto.” Harry e Sophie si sono accomodati sul letto e si stanno guardando negli occhi.
“Ecco.. oggi è venuta una signorina a spiegarci che il matrimonio è una cosa sacra e.. lei stava per diventare suora ma.. l’importante è che io le ho chiesto se due uomini potevano avere dei bambini e lei mi ha detto che tutti i bambini, ma proprio tutti, avevano una mamma e un papà, per forza e io le ho detto che avevo due papà e lei mi ha risposto che probabilmente ero stata adottata o..”
“Sophie. No. Non piangere, va bene?” Dice raccogliendo una lacrima con il dito. “Non sei stata adottata, se questo può farti sentire meglio.”
“Ma non potete essere entrambi i miei genitori!”
“Lo so. Lo so.” Harry sospira e la stringe fra le braccia. “Speravo che questo momento sarebbe arrivato il più tardi possibile ma.. Ormai sei grande, hai nove anni ed hai il diritto di sapere.”
“Sapere cosa?”
“Vedi.. Tu, tu hai una mamma. È solo che.. lei ha deciso di darti a noi. E io sono-sono il tuo papà. Ma.. ma questo non vuol dire che Louis non è il tuo papà, perché siamo molto di più i tuoi genitori io e lui che io e Kate.”
“Kate?”
“Sì, ricordi quella signorina che è venuta al tuo compleanno quando avevi sette anni?”
“Sì.. Mi ricordo di lei. Lei è la mia mamma?”
“Sì, lo è. Ma io e papà ti abbiamo educata, cresciuta, dato tutto quello di cui avevi bisogno quindi.. credo che sia più opportuno dire che io e Louis siamo i tuoi genitori piuttosto che dire che lo siamo io e Kate.”
“Capito. Beh.. mi sento un po’ presa in giro, onestamente.”
“Non devi sentirti così, perché non abbiamo fatto altro che proteggerti.. ti saresti sentita distrutta sapendo che non vedi tua madre da quando avevi due mesi. Confido nel fatto che tu sia abbastanza intelligente da non arrabbiarti con noi per questo. Dopotutto sei stata felice con noi. Vero?”
“Io sono felice, solo che avrei voluto che me lo aveste detto prima.”
“Beh, ormai il passato è passato. E il passato può fare male. Ma da questo puoi scappare o.. imparare qualcosa.*”
“Io vado da papà.” Dichiara Sophie dopo avergli baciato una guancia.
Quando arriva in salotto, Louis si sta martoriando le mani dall’ansia.
“Ciao.” Dice la bambina con un mezzo sorriso.
“Ehi, amore.” Lei cammina e si issa sulle gambe di suo ‘padre’. “Come mai siete stati lì dentro così tanto? Sai che puoi dire tutto anche a me, cioè sono tuo padre anche io.” Le circonda la vita con un braccio e la schiena con l’altro.
“Tu non sei davvero il mio papà.” Dice pacatamente, senza il fine di ferire Louis, solo a puro scopo informativo. Louis resta a guardarla per qualche secondo prima che i suoi occhi si riempiano di lacrime (non so se il verbo è esatto, chiedo scusa) e lui prenda a guardare da qualche altra parte per non scoppiare a piangere davanti a sua figlia. Sforza un sorrisetto quando incrocia il suo sguardo ma poi una lacrima bastarda riga la sua guancia. Anche la presa sui fianchi di Sophie diventa più blanda.
“Ma non mi interessa. Tu sarai sempre il mio papi.” Mormora circondandogli il collo con le braccine. E Louis fa un sorriso vero, anche quando le lacrime cadono sul suo viso e la abbraccia stretto stretto perché lei è il suo angelo dal ciel disceso per il troppo peso.
“Ti amo tanto tanto tanto, Sophie.” Le dice quando si è calmato.
“Ti amo anche io papà.”
“Sai, piccola, per un attimo ho pensato che avresti preferito Kate a me. L’ho sempre pensato.”
“Non avresti dovuto.” Dice saggia. “Non ti scambierei per nessun’altro al mondo.”
“Nessuno?”
“Nessuno.”
“Sei speciale, Sophie. Sei forte e io ti amo, con tutto il mio cuore.”
“Ho fame.” Dice imbarazzata. Louis ride forte e le bacia la fronte.
“Andiamo a mangiare.” La prende in braccio e si dirige in cucina dove Harry sta cercando di trattenere un sorriso smagliante mentre giocherella con il polpettone.
“Ehi, bocconcino.” Scherza Louis.
“Scusi, dice a me?” Harry inarca un sopracciglio ridacchiando.
“No, al polpettone.” Ride prima di sporgersi a baciare le labbra imbronciate del suo uomo.
“L’ho già detto che ti amo?” chiede il riccio.
“No, ma ti amo anche io.” Louis gli accarezza la guancia teneramente.





Ehi, bella gente.
Allora, so che il capitolo è corto e mal scritto ma domani è il mio primo giorno di superiori e mi sento alquanto in ansia. Ho paura e non avevo voglia di rivedere. L'ho postato per tutti voi ma soprattutto per _non ho un nome_ che si è affezionata alla storia a quanto pare. Love you. 
Spero vi piaccia e.. spero che non ci siano errori, in tal caso mi scuso. Vi ringrazio per le recensioni e.. nulla. Il prossimo capitolo sarà migliore, promesso.
p.s. avevo sbagliato, il capitolo il cui ci sono delusioni amorose  è il prossimo, mi dispiace. 
Va bene,  io mi dileguo
Kiss love and gay sex
Giulia.

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Capitolo 12
*** 12. Disappointment in love ***


12. Disappointment in love.
 
Harry osserva desolato la porta della cameretta di Sophie che si è chiusa davanti a lui, separandolo da sua figlia. Lei è entrata in casa piangendo disperata e non gli ha dato nemmeno il tempo di capire cosa le sia successo che è corsa di sopra in camera sua.
“Sophie! Amore mi apri?” chiede dolcemente.
“V-Vai via, papi.” Ora.. Harry sa che dovrebbe essere triste perché sua figlia lo è ma non riesce e non sorridere quando le da quell’appellativo.
“Dai.. posso aiutarti. Qualsiasi cosa sia.” Non è molto sorpreso da quel pianto. Ultimamente succede spesso, piange anche per un piatto che si rompe ed è quasi normale. Insomma.. è un’adolescente, anche lui lo è stato. A quindici anni succedono così tante cose: hai il tuo primo appuntamento, passi ore davanti allo specchio per decidere che fai schifo, dai il tuo primo bacio, incontri ragazzi carini e speri che loro ti notino, ti senti come se stessi volando e quando torni a casa dopo una serata di divertimento cominci a ballare per le stanze. Quando hai quindici anni qualcuno ti dice che ti ama e tu ci credi pure. Harry sorride nostalgico e ripensa a quando credeva addirittura che gli piacessero le ragazze. Si riscuote dai suoi pensieri quando sente la serratura scattare, apre la porta e si ritrova addosso una Sophie che piange disperata e che gli sta sporcando la maglia di.. mascara?
“Ti sei truccata?”
“Mi trucco da quando avevo d-do-dodici anni, papi.” Dice sorridendo appena.
“Lo so ma… credevo di averli trovati tutti.”
“N-Non ne hai t-trovato n-nemmeno la m-me-metà.”
“Oddio.” Dice sospirando e stringendosela addosso, quasi avesse paura che scomparisse.
“Tutto ok? Perché piangi?”
“Quello stronzo di Theo.”
“Quel ragazzo mi puzza di corna.”
“Infatti.”
“Io non sbaglio mai. Ti va di parlarne?”
“Non proprio.”
“Va bene.” Sospira e si limita e passarle una mano fra quei fili di grano che sono i suoi capelli. Hanno sbagliato comunque.. hanno totalmente sbagliato sul colore dei capelli. Pensavano che un giorno sarebbero diventati ricci e scuri invece sono rimasti dello stesso colore solo più mossi. Certo, ora non si vede molto perché si ostina a piastrarli ma Harry sarebbe pronto a giurare che sono mossi. Al piano di sotto Louis apre la porta e si ritrova davanti un Greg esaurito e un Theo sull’orlo delle lacrime.
“Che succede?”
“Non lo so e non lo voglio nemmeno sapere basta che mi spiegate perché mio figlio è in queste condizioni.”
“Beh, Sophie non è messa meglio ma..”
“Io non le ho fatto niente, almeno credo.” Protesta debolmente Theo.
“Chi è alla porta, Lou?” Harry scende le scale con le dita incrociate a quelle di Sophie. “Oh.” Dice piano quando alza lo sguardo. A quel punto anche sua figlia guarda e i suoi occhi azzurri si riempiono di una tempesta, sono color dell’acqua, vero, ma nulla impedisce loro di sprizzare fiamme.
“Io ti uccido.” Ringhia cercando di saltargli addosso. Fortunatamente Harry la afferra per la vita e le blocca qualsiasi movimento.
“Lasciami!” urla lei scalciando.
“Fai la brava, amore. Con la violenza non si risolve nulla.” Le sussurra nell’orecchio. Lei smette di combattere per liberarsi e le sue spalle si muovono involontariamente in un singhiozzo.
“Sophie io non ho fatto niente.” Prova a ribattere il ragazzo.
“Ah no?! E baciare quella puttana non era niente?” sputa acidamente, anche Louis –che è tentato di farle la ramanzina sulle parolacce –è talmente spaventato da lei che non osa parlare.
“Quale puttana?”
“Lo sai chi. Rosaline Della Corte. L’italiana mezza francese con la puzza sotto al naso.”
“Ma era solo una stupida scommessa!”
“Non me ne fotte! Se c’era quella cosa in mezzo tu non scommettevi!” esclama furiosa. Harry comincia a lanciare occhiate di fuoco a Theo, non sembrerebbe ma è un papà decisamente geloso.
“Okay, ora basta.” Interviene. “Theo a casa tua, Sophie vai in camera. Tu, ragazzino, pensa a quello che hai fatto e quando sarai pronto a chiederle scusa ritorna. Sophie, calma gli ormoni.” Le dice guardandola dolcemente. Lei annuisce e, ancora con la mascella contratta, comincia a salire le scale.
“Non è mica facile fare il genitore.” Esala quando sono rimasti solo uomini.
“A chi lo dici.” Sospira Greg. “Noi andiamo a casa, se Niall chiama dopo aver scopato ditegli che le chiavi sono sotto lo zerbino.”
“Un posto dove nessuno andrebbe a guardare, insomma.” Il sarcasmo trapela in ogni sillaba pronunciata da quel ragazzino biondo che crede di sapere cosa sia l’amore.
“No.. in effetti proprio perché è scontato nessuno lo farebbe.”
“Uff. Dite a Sophie che la amo.” Harry si morde la lingua per trattenersi dal dirgli che l’amore non l’ha nemmeno sfiorato. Ma poi annuisce.
 
“Su, stellina. Esci fuori.” La implora dolcemente Louis.
“NO!” urla Sophie fra le lacrime. Stringe fra le dita sottili il cuscino, vorrebbe scomparire. Non ce la fa, non l’ha detto a nessuno ma un giorno, quando ha visto Theo che baciava un’altra la prima volta, si è anche tagliata. E ora è molto tentata di farlo di nuovo. Esce superando di corsa suo padre e va in bagno, chiude a chiave e la toglie dalla toppa. Afferra la lametta, oddio, oddio, oddio, sto per tagliarmi di nuovo –la avvicina al polso, sta per incidere la sua pelle candida quando..
“Sophie!” Louis apre la porta e la guarda scioccato. Credeva che quel capitolo della sua vita fosse finito in realtà non è mai stato all’epilogo. Il mondo crolla addosso a sua figlia, il suo segreto, nessuno sa di quella cosa, nemmeno Rose e Diana.
“Cristo, Sophie, posa subito quella lametta!”
“N-No.” Balbetta piangendo.
“Sophie, posala immediatamente. Posala, cazzo!” non sa nemmeno perché sta urlando, è semplicemente terrorizzato. Anche Harry si tagliava, lui era un disagiato: pochi soldi, gay, preso di mira dai bulli, capelli ricci.. Ma Sophie?! Che motivo ha di tagliarsi? Louis si appunta mentalmente che se è per quel moccioso di Theo gli spacca la faccia. Non vuole che sua figlia si faccia del male.
“Porca puttana, posala!” urla talmente forte che Sophie è costretta a coprirsi le orecchie con le mani, lasciando cadere a terra la lametta che utilizza di solito per radersi, quella rosa usa e getta.
“Che cazzo stavi facendo con questa in mano?!” sembra un pazzo, gli occhi sono spalancati dalla paura, la voce più alta del dovuto, il cuore che corre veloce e la consapevolezza di aver sbagliato tutto. Si sente un papà di merda, si dice che avrebbe potuto crescerla meglio. Il flusso di coscienza viene interrotto da Harry –che spaventato dalle urla –si è precipitato in bagno e ora sta osservando la scena: una lametta rosa a terra, suo marito che sembra appena uscito da un manicomio, sua figlia che piange e stringe il bordo della t-shirt tra le dita affusolate.
“Che succede?” chiede, in cuor suo sa già la risposta.
“Sophie ti prego dimmi che non stavi per tagliarti.” Bisbiglia Louis sull’orlo delle lacrime.
“M-Mi dispiace…” mormora in colpa.
“Ma perché?! Non mi sembra che tu sia una disagiata!” sbotta.
“N-N-Non volevo d-davvero tagliarmi è che..”
“E’ solo che per provare volevi marchiarti la pelle?!” Louis è sicuro che gli stia per venire un infarto.
“M-Mi dispiace..” ripete la ragazza piangendo.
“Sì, beh, dispiace anche a me.” Poi si china a raccogliere la lametta a terra, scomparendo al piano di sotto. Rimangono solo Harry e Sophie, lui la guarda negli occhi, ma non è arrabbiato, lei dal canto suo si sente una merda, non ha mai sentito suo padre urlare così tanto e dire così tante parolacce, dev’essere parecchio arrabbiato ed è tutta colpa sua. Gli occhi le si riempiono velocemente di lacrime.
“Dai.” Le dice Harry dolcemente. “Fatti una doccia calda, ti faccio trovare un po’ di tè in un termos quando vai a letto. E.. per quanto riguarda papà.. vedi di non farti trovare mai più con una lametta in mano, capito?” lei annuisce e si lascia sfuggire una lacrima. Harry si avvicina e le asciuga la guancia col pollice, poi le bacia la fronte tendendole il mignolo.
“Mi giuri che non lo fai più?”
“Io.. ci proverò.” Dice afferrando il mignolo con il suo.
 
Quando quella sera Harry si mette a letto, Louis è decisamente nervoso e devastato.
“Ciao..” mormora timoroso.
“Ehi..” dice ammorbidendosi.
“Dovresti andare a parlarle.” Dice dopo averlo baciato sulle labbra e di conseguenza distratto dalla sua Anna Pàvlovna di Tolstoj.
“Sì… dovrei decisamente.” Mette un segnalibro alla pagina 796 e si alza. Una volta arrivato in camera di Sophie si toglie gli occhiali da vista e resta a fissare la figura da adolescente che sta seduta sul davanzale, i capelli biondi raccolti in una treccia che le fa quasi tutte le sere Harry.
“Ehi, principessa.” Mormora avanzando verso di lei. Sophie si gira e lo guarda intensamente.
“Devo parlarti.” Dicono contemporaneamente.
“Prima tu.” Ridacchia lei scostandosi una ciocca sfuggita alla treccia dietro l’orecchio.
“Okay.. Uhm, ti posso raccontare una storia?” chiede chiudendo la porta alle sue spalle e conducendola sul letto dove si siede difronte a lei, prendendole le mani.
“E’ una di quelle storie che finiscono per farti una morale e per commuoverti?”
“Sì.” Sorride.
“Bene, allora dimmi.”
“Beh.. Vedi, tempo fa c’era un ragazzo, lui era benestante, non ricco ma era ok. Non sprizzava eterosessualità da tutti i pori, ma un giorno conobbe un altro ragazzo come lui. Non si innamorarono, non subito almeno. Era omosessuale e veniva picchiato, insultato e buttato con la testa nel cesso, questo ragazzo davvero non ce la faceva più. Non aveva amici a parte un biondo irlandese a cui non aveva il coraggio di dire quello che gli succedeva. La sua famiglia non aveva molti soldi e lui sperava di vincere una borsa di studio in modo da poter studiare medicina. I suoi genitori si separarono proprio in quegli anni e.. lui si tagliò, i suoi polsi erano martoriati e quando il primo ragazzo lo venne a sapere gli fece giurare di non farlo mai più, perché ci sarebbe stato lui. E smise di tagliarsi, perché aveva giurato e perché quel mercoledì in uno squallido bagno di una scuola pubblica aveva trovato l’amore.”
Ci sono dei minuti di silenzio durante i quali Sophie si vede costretta a pensare che è una stupida.
“Papà?” chiede
“Dimmi amore.” Ribatte Louis ancora sovrappensiero.
“Il.. Il ragazzo che ha aiutato l’altro ad uscire dall’autolesionismo sei tu, vero?”
“Non negherò.”
“E l’autolesionista è papà, giusto?”
“Esatto.”
Altri secondi di silenzio. Ma non è un silenzio teso, è un silenzio piacevole, fatto di riflessioni e rispetto.
“Mi dispiace se volevo tagliarmi.. Ora, ora mi rendo conto che ci sono persone con problemi ben più grandi dei miei che l’hanno superato alla grande.”
“Ti ricordi cosa ti dissi quando non volevi andare a scuola perché i tuoi compagni ti discriminavano? In prima elementare?”
“Mi ricordo cos’è successo ma non mi ricordo cosa mi hai detto.”
“Beh, sostanzialmente questo, e ricordatelo: Io ti amo, papà ti ama. Nessuno merita le tue lacrime, a meno che non siano lacrime di felicità, quelle puoi regalarle a tutti.”
“Grazie.”
“Prego.. Ah, e se quello lì si azzarda a baciare di nuovo un’altra tipa gli spacco la faccia.”
“Ow, ma che avvocato violento! Non lo sai che questa è violenza contro i minori?”
“No, questo è ‘proteggere le proprie figlie dagli stronzi’.” Sorride, poi si china a baciargli la fronte augurandole la buonanotte. Torna in camera dove Harry sta scribacchiando febbrilmente su un foglio, gli si avvicina e gli ruba un bacio distraendolo come è stato distratto lui prima.
“Avete parlato?”
“Sì. Tutto ok. E tu? Che fai a quest’ora?” sbircia il foglio e il cuore gli cade a pezzi.
“Ti prego no..” mormora.
“Si tratta di qualche ora, devo fare un intervento importante.”
“Non è giusto. Sei sempre via e per una notte che posso dormire con il mio uomo accanto, lui va a lavorare.” Si lamenta.
“Non fare così, Boo. Lo sai che ti amo.”
“Non vale.” Borbotta infilandosi sotto le coperte.
“Vale sempre se è per una buona causa. Una metastasi aggravata. Non so se riuscirò a salvarlo ma è meglio provare.”
“Sono contento che tu voglia salvare delle vite, Harry, ma vorrei anche passare del tempo con te.”
“Dalle quattro alle sette, non te ne accorgerai nemmeno.” Accarezza dolcemente la sua guancia con il dorso delle dita.
“Solo se domani prendi una giornata libera per entrambi.”
“Non posso, Lou..”
“Non mi sembra di chiederti molto. Sono solo ventiquattro ore con tuo marito, dopodiché potrai fare tutti gli interventi che vuoi a tutte le ore.”
“Loueh..”
“Ti prego.” Una lacrima fa capolino dal suo occhio, Harry la vede e lo tira sulle sue gambe stringendolo forte.
“Non piangere amore mio, passeremo del tempo insieme, solo non in questo periodo.”
“Fanculo, Harry. Ti amo, lo sai, ma come faccio quando sei via tutto il giorno e la sera torni talmente tardi che non posso nemmeno coccolarti un po’?”
“Lo so, lo so. E ti prometto che martedì prossimo ti porto al cinema e..”
“Harry martedì abbiamo la cena con mia madre.”
“Allora, me- no, lavoro. Giovedì? Che ne dici di giovedì?”
“Fra una settimana?! Harry io non ce la faccio a non vederti.”
“Per forza domani?”
“Ti prego.”
“Va bene, mentre Sophie è a scuola io e te andiamo al luna park, va bene?”
“Grazie, Harry. Ti amo.”
“Sì, lo so.. Ti svelo un segreto: ti amo tantissimo anche io, più della mia stessa vita.” Bisbiglia dolcemente. E quel venerdì, in una camera da letto, quel ragazzo ha trovato per la milionesima volta l’amore. 

Hiiii
Come va, gente? Allooora, parto dal presupposto che avevo perso la penna su cui era scritta la storia e ho pianto tipo per un giorno prima di ricordarmi di averla lasciata a casa di mia zia.. Poi dico anche che non riesco a rispondere ai messaggi quindiii per le ragazze che mi scrivono non posso rispondervi, so soorry. Kiara, mi si è rotto il telefono, non scrivermi su whatsapp <3. 
Bene, tornando alla  storia.. non c'è molto da dire, tranne che è ridicola come storia e lo so, ma non trovavo nulla di dire. Forgivatemi.
Pace, amore e sesso gay.

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Capitolo 13
*** 13. Fuoco ***


13. Fuoco.
 
La piccola e paffutella Sophie Darcy Tomlinson Styles è seduta tra le gambe divaricate di papà Louis, accanto papà Harry e tutti insieme stanno guardando un episodio di Pinocchio.
“Uh…” dice piano con quella boccuccia a cuore. Harry sorride dolcemente: Pinocchio si è appena bruciato i piedi nel fuoco e Sophie è dispiaciuta per lui.
“Hai visto Soph? Pinocchio si è bruciato i piedini. Per questo non devi toccare il fuoco.” Le sussurra Louis. Lei arriccia le dita dei piedi impaurita, il papà ridacchia e le accarezza il pancino.
“-Occhio..” dice, parla da poco per questo spezza alcune parole.
“Sì, Pinocchio.” Sta proprio guardando sua figlia innamorato quando il telefono di Harry squilla e lui è costretto a rispondere.
“Ma?” lo sente dire. “Sì.. No, non abbiamo nulla da fare quindi.. Alle sette? È tardi per Sophie.. Sì, sì, alle cinque e mezza siamo da te. Okay, va bene, un bacio, ciao.”
“Alle cinque e mezzo?” chiede Louis tirandosi gli occhiali da vista più in alto sul naso.
“Sì, sai è il compleanno di Gemma e le facciamo una festa a sorpresa; mi ha chiesto l’orario per poter far partecipare anche Sophie.”
“Sì, allora questa patatina adesso fa un sonnellino e poi andiamo a vestirci.” Sussurra, spegne la tv e la fa stendere fra le sue braccia, cullandola piano.
“Ti canterei una ninna nanna, amore, ma ho mal di testa.” Mormora, peccato che lei già dorma.
 
E così qualche ora dopo tutta la famiglia è ad una festicciola in onore di Gemma.
“Perché è una brava ragazza, perché è una brava ragazza! Nessuno lo può negar!” ridacchiano tutti alla fine del brindisi, anche Sophie che ha meno di due anni.
“Ma quanto è bella la mia nipotina!” esclama la festeggiata.
“Zia..” sussurra.
“Sì, sono zia Gemma.” Scandisce piano.
“Zia Emma.”
“Più o meno. Brava!” lei si applaude da sola e sorride fiera. Poi si gira e come se non fosse successo niente si blocca davanti alla poltrona, Anne –che pensa che Sophie voglia qualcosa –si china a chiederle cosa le piacerebbe. La bambina sposta lo sguardo dal viso della nonna al caminetto, in quel momento Louis si mette vicino al fuoco per riscaldarsi le mani ghiacciate.
Sophie aggrotta le sopracciglia e “Papi..” mormora spaventata. Cammina fino a pochi metri da suo padre e “Fuoco..” dice indicando.
“Cosa c’è Sophie? Questo è il fuoco, ma già lo sai.” Le risponde Louis non capendo, lei si avvicina (sempre a debita distanza dal caminetto) e gli afferra la mano trascinandolo lontano.
“Fuoco..” spiega. “-Occhio!” dice ancora indicando il camino.
“Oh! Aw, che dolce che sei amore!” la prende in braccio e le bacia la guancia.
“Qualcuno lo spiega anche a me?” chiede stranita Anne.
“Giusto. Oggi abbiamo visto Pinocchio e lui si è bruciato i piedini nel fuoco, perciò Sophie è venuta a salvarmi, vero amore?”
“—Occhio..” mormora.
“Sì, Occhio..” sorride anche Harry avvicinandosi e baciandole la manina morbida e paffuta.
“Papi!” esclama lei gettandosi, praticamente, fra le sue braccia.
“Piccola! Ma che carina che sei, sì sì.” Scherza, gioca e guarda i cartoni con Sophie, qualche anno dopo, avrebbe rimpianto tutta quell’armonia*.
 
 
 
*Vedere primo capitolo. 


è minuscola, lo so. Ma giuro che sarete felicissime per il prossimo, a me piace abbastanza.
Devo andare a studiare sorry
Vi ringrazio tutte per i complimenti, per le recensioni e tutto.
Purtroppo non so quando riuscirò ad aggiornare, massimo per lunedì.
Kiss, love and gay sex

 

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Capitolo 14
*** 14. Jess ***


14. Jess.
 
“Pronto?” Sophie entra in bagno appena in tempo per rispondere al telefono, sul display la foto di papà Louis.
“Ciao, amore, stasera non prendere impegni per uscire va bene? Dobbiamo andare da tua madre.” L’ultima frase tinta di una punta di fastidio.
“Oh, okay…” dice con malcelata eccitazione.
“Uhm.. non dovrei chiedertelo ma.. puoi sparire da casa nostra per.. uhm, tutta la giornata? Sai, volevo stare un po’ con papà.”
“Lui è a lavoro?”
“Esattamente.” Dice con calma.
“Bene, vado da Rose o Diana, ci vediamo a casa alle sette.”
“No, voglio che tu sia a casa per le sei, mi ci vogliono solo due ore per scoparmi Ha- Uhm, per guardare un bel film con Harry.”
“Capisco.” Dice reprimendo una risata.
“Va bene, ti voglio bene, amore. A dopo.”
 
Sophie ridacchia ripensando alla telefonata appena avuta con suo padre mentre sistema i suoi libri nell’armadietto.
“Ciao, baby.” Il sorriso le muore sulle labbra.
“Fanculo, Horan.”
“Dai, solo due anni fa dicevi di amarmi.” Protesta Theo, prendendole il polso e costringendola a girarsi.
“Appunto, due anni fa, ora sei sparito dalla mia testa. Sempre se a quindici anni qualcuno sappia che cazzo è l’amore.” Dice acidamente.
“Okay, okay. Ma almeno ci vieni stasera alla mia festa?”
“No, devo andare a cena da mia madre.”
“Tua madre? Quella tipa che non si è fatta viva per anni?”
“Kate è una brava ragazza e non mi interessa se è sparita per anni, è pur sempre mia madre.” Sbotta incazzata chiudendo l’armadietto e allontanandosi. Pochi metri distante Jess Mariano guarda la sua dea con uno sguardo adorante.
“Ehi, smettila di cacciare bava.” Lo riprende la sua migliore amica Diana.
“Non so se voglio invitarla ad uscire stasera. Ho paura che mi tratti come ha trattato Theo..”
“Theo l’ha tradita, non farlo e ti venererà.”
“Magari.”
“E dai! Tentar non nuoce, sbrigati.”
 Jess fa un bel respiro e poi si avvia verso la sua Sophie.
“Ehi!” dice teso quando le si avvicina con un sorriso.
“C-C-Ciao..”  Tartaglia Sophie colta alla sprovvista, Jess non è esattamente il tipo di ragazzo che piacerebbe a tutti, uno bono e sexy, ma è senz’altro bellissimo e –a differenza di Theo –molto intelligente. Basti dire che la prima volta che l’ha visto stava leggendo Cime Tempestose in biblioteca, era uno dei pochissimi ragazzi lì dentro e in più suo padre era proprietario del ristorante dove i suoi genitori erano andati al loro primo anniversario.
“Come.. uhm, come va?”
“B-Bene, tu?” balbetta arrossendo.
“Benissimo” ora che sono con te, vorrebbe aggiungere ma rimane in silenzio. “Vuoi.. vuoi venire a prendere un gelato?” chiede indicando le sue spalle con un pollice.
“Io.. Sì, sì mi piacerebbe moltissimo.” Risponde arrossendo per chissà quale motivo.
“Bene, uhm, andiamo?” domanda porgendole il braccio, e come se non fosse già abbastanza le sorride cosa che non fa che aggravare la temperatura corporea di Sophie già alle stelle.
 
 
“Sophie.. uhm, mi chiedevo una cosa ma.. non so come reagirai quindi..”
“Dillo e basta.” Lo interrompe, ridacchiando per il suo balbettare: lo trova così tenero.
“Uhm, sì, ok…” prende un bel respiro. “Mi… Mi chiedevo se ti andava di uscire con me.” Farfuglia velocemente evitando il suo sguardo.
“Oh, ehm, sì, in effetti mi va.” Dice arrossendo ancora, Dio, le sembra di essere diventata un termosifone umano.
“Bene.. uhm.. quando?”
“Sicuramente non stasera, perché ho una cena di famiglia sai..”
“Oh, anche io ho una cena, sai mia zia vuole farci conoscere alcuni suoi pseudo parenti.”
“Sì.. okay.”
“Okay.”
“Okay.”
 
 
“Cazzo, Jess, è tardi: sono le sei e un quarto avevo promesso a mio padre che sarei tornata alle sei.” Dice Sophie alzandosi dalla panchina al parco e sistemandosi la giacchetta di jeans.
“Okay, allora, ti accompagno.”
“No, no.. Non c’è bisogno davvero, io..”
“Papà geloso?”
“Sì, decisamente.” Annuisce in imbarazzo.
“Okay, allora ci vediamo domani?”
“Sì, a domani.” Si allunga sulle punte e lo bacia sulla guancia, in realtà non è nemmeno un bacio è un accostamento di guancia-bocca, leggerissimo ma abbastanza intimo da far correre a mille i cuori di entrambi.
 
Dieci minuti dopo Sophie è a casa. Appena aperta la porta suo padre le compare davanti con un sorriso completo di fossette “Ciao..” la saluta, lei sorride di rimando e gli si lancia addosso, agganciando le gambe ai suoi fianchi.
“Ow..” la prende giusto in tempo per non cadere all’indietro e sorride nei suoi capelli.
“Ciao, papi..” dice lei stringendolo forte.
“Sì.. anche tu mi sei mancata ma ora scendi..” la poggia a terra reggendosi la schiena.
“Papà stai invecchiando.” Scherza.
“O sei tu che stai crescendo..” le risponde piano, una nota di malinconia nella voce. “Piccola..” le si avvicina e le accarezza una guancia. “Mi sembra ieri che ti abbiamo portato a casa e non sapevamo come cambiarti il pannolino.. Dio, è una cosa così sdolcinata e scontata ma è la cosa più vera mai stata detta. E ora eccoti qui: sei una donna e io ancora ti chiamo piccola.” Lei sorride ed evita il suo sguardo.. non è una cosa che fa spesso ma Harry ha davvero degli occhi penetranti e riesce a far sentire a disagio anche Louis.
“Forza, hai tempo per una doccia e per vestirti, velocemente..”
Intanto Louis al piano di sopra vomita, inginocchiato sul pavimento, chino sul cesso. Tossisce e si asciuga la bocca con il dorso della mano, è più di una settimana che va avanti questa storia e non crede che sia colpa delle lasagne di Harry. Sta malissimo, lo stomaco vibra pericolosamente; si alza dal pavimento con ancora le gambe che tremano e si sciacqua la bocca, poi si lava i denti per non far sentire ad Harry il sapore del vomito e scende di sotto. Di solito dice tutto ad Harry anche cose giuridiche che non capisce ma se è sicuro di una cosa questa è che non gli dirà cosa gli sta succedendo. Ha già troppi problemi per conto suo, senza che debba preoccuparsi per lui.. inoltre potrebbe essere una cosa passeggera, un po’ d’influenza e lo farebbe preoccupare per niente.
Pertanto quando scende le scale e lo trova a rammendare un calzino non gli riferisce nulla di quanto appena accaduto.
“Ehi, Lou.. tutto ok?” chiede Harry alzando lo sguardo su suo marito.
“Sì, tutto ok.” Sorride e si siede accanto a lui sull’ultimo gradino, ad Harry piace rammendare e cucire perché “mi aiuta a fare pratica per il lavoro”. Il riccio si sporge e congiunge le loro labbra, e Louis –nonostante si stia sforzando di concentrarsi su quel bacio –non riesce ad impedire al suo cervello di pensare fa che non si accorga che ho vomitato. Quando si staccano Louis studia attentamente la reazione del suo uomo, ha paura che si sia accorto di tutto sebbene lui abbia lavato bene i denti e la lingua.
“Che c’è?” chiede Harry notando lo sguardo persistente di Louis sul suo viso.
“E’ che sei bellissimo.” Ecco, questa è una classica bugia innocente e da buon padre quale è non dovrebbe dirne ma si tratta del suo Sunshine e quando è così non può far altro che violare le regole.
“Oh, ma che dolce.” Ridacchia Harry pizzicandogli una guancia.
“Uff, sta zitto Styles! Guarda che ti mangio.” Harry inarca un sopracciglio e Louis si avvicina e gli morde una guancia.
“In realtà preferirei che tu mordessi qualcos’altro..” ride Harry.
“Maniaco!” scherza Louis tirandogli uno schiaffo dietro la testa.
 
“Come sto?” Sophie fa la sua comparsa in salotto circa un quarto d’ora dopo e fa una giravolta per far ammirare a tutti quanti il suo vestito: è blu scuro, semplice, di stoffa visto che fa caldo; sotto le scarpe alte marroncino e i capelli sciolti, liberi sulla schiena.
“Sei bellissima.” Rispondono in coro i suoi genitori.
“Vogliamo andare?” chiede tendendo loro le mani.
“Sì, andiamo.”
Si infilano in macchina e si avviano a casa di Kate fuori dalla quale Sophie si sistema i capelli e aggiusta più volte il vestitino.
“Sei perfetta, piccola, smettila.” Louis le scosta le mani dal viso e bussa il campanello. Due secondi dopo il viso di una bellissima donna compare, incorniciata dalla porta.
“Ciao!” esclama abbracciando subito Harry.
“Ciao.. Kate.” Saluta anche Sophie.
“Ciao, tesoro!” la abbraccia e le bacia la guancia, fortuna che non ha il rossetto. “Vieni ti presento mia sorella e la sua famiglia. Lui..” indica un omone con una camicia di flanella “è Jimmy Mariano, mio cognato. Lei..” si rivolse ad una donna un po’ bassina e con la faccia da fessa. “è mia sorella, Liz. Lui invece è il loro figlio, Jess.” Quest’ultimo stava già guardando ad occhi e bocca spalancati la bellissima ragazza che era entrata in casa di sua zia.
“Tutti quanti.. lei è mia ‘figlia’ Sophie.” Ma nessuno dei due stava ascoltando.
“Jess?!”
“Sophie?!” chiedono contemporaneamente.
“Uhm, già vi conoscete?” chiede Kate curiosa.
“Sì.. andiamo a scuola insieme.” Spiega.
“Oh, allora vi lascio da soli.” Dice sparendo nell’ingresso.
“Quindi.. tu sei tipo.. la figlia di mia zia che lei ha dato a qualcun altro.” Dice imbarazzatissimo Jess.
“Non proprio.. vivo con mio padre.” Risponde, tralasciando accuratamente il fatto che suo padre era sposato da vent’anni circa con un uomo.
“Oh.. Come si chiama tuo padre? Perdonami, non sono mai attento quando fanno l’appello.”
“Oh, ehm..  Styles, Harry Styles.”
“Il chirurgo?”
“Sì, è lui.”
“Amore mi dai la giacca? La do a Kate.” Le chiede improvvisamente papà Louis, e vorrebbe davvero sprofondare. Harry che ha intuito cosa sta succedendo dall’irrigidirsi delle spalle di sua figlia, si avvicina e mette un braccio attorno alla sua vita, piuttosto arrabbiato.
“Sophie hai sentito cosa ti ha detto tuo padre? Dagli la giacca.”
“S-Sì.” E una volta che si è sfilata l’indumento e l’ha dato a suo padre ritorna accanto ad Harry.
“Piacere Jess, io sono Harry, il papà biologico di Sophie.”
“Ah.. Piacere.” Gli stringe la mano lanciando un’occhiata strana a Sophie.
“Comunque tu devi essere il figlio di Liz..” mette una mano sulla schiena di sua figlia mentre continua a discorrere con Jess, cosa che dovrebbe apparire piuttosto confortante ma non per Sophie: lei sa che quel gesto sta a significare dopo facciamo una bella chiacchierata e tu passi almeno una serata chiusa in camera tua. Per questo deglutisce e cerca di comportarsi bene, non tanto per la punizione ma quanto per il fatto che lei detesta litigare con i suoi genitori, peggio farli arrabbiare senza il permesso di chiarire.
La conferma di tutto ciò ce l’ha quando a tavola, mentre stanno mangiando il primo –lei seduta fra papà Louis (muto come un pesce) e Kate, difronte a papà Harry – e sta mangiando svogliatamente, nonostante lo sguardo di Jess puntato sul suo viso la faccia emozionare.
“Sta’ dritta con la schiena.” Le dice Harry freddo, e lì Sophie pensa che in tutta la sua breve esistenza papà Harry non si sia mai rivolto a lei con quel tono, era sempre quello più comprensivo quello più conciliante, ma ora si tratta di Louis e quando si tratta del suo amore sa diventare tutta un’altra persona. Lei rabbrividisce e si siede più composta, decisamente desidera aver detto prima a Jess che ha due papà. Spera solamente che papà Louis si mostri più docile, che la abbracci quando papà Harry farà una sfuriata e che la consoli un po’ dopo cena, dopo che Harry l’avrà mandata in camera sua a pensare a ciò che ha fatto, anche se il torto l’ha fatto a lui.
Proprio Louis in quel momento spalanca gli occhi si regge la pancia con una mano e poi sparisce in corridoio facendo perdere un battito a suo marito e a sua figlia. Harry non si muove, non vuole dare spettacolo ma in realtà sta fremendo dalla paura, che gli sia successo qualcosa? Louis intanto è di nuovo chino sul water e vomita tutta l’anima; e pensare che ha mangiato appena qualche forchettata di spaghetti. Ultimamente si sente così, a volte ha anche delle vertigini anche se non ne ha mai sofferto. Non vuole far preoccupare Harry, né nessun’altro quindi si alza in fretta dopo l’ultimo conato e si sciacqua la bocca, il retrogusto di vomito sicuramente non gli permetterà di mangiare granché. Ritorna in sala e suo marito subito balza in piedi, prendendolo in disparte e afferrandogli il mento con una mano.
“Che c’è? Cos’è successo? Perché sei scappato così all’improvviso?” chiede, il panico gli si legge negli occhi.
“Ho avuto un conato di vomito, ma niente di che, dev’essere stato perché ho infilato troppi spaghetti sulla forchetta e mi è arrivato fino all’ugola.” Si sforza di sorridergli dolcemente.
“Sicuro? Guarda che se vuoi torniamo a casa, non ci metto niente. Se Soph vuole rimanere qui, dorme con Kate e tu ed io torniamo a casa.”
“No, sta’ tranquillo, amore.” Lo rassicura dolcemente, Harry sospira e gli accarezza una guancia piano prima di ricondurre entrambi a tavola. Quando Louis prende posto Sophie si sporge a baciargli la guancia sperando di ottenere almeno il suo perdono, Louis sorride e si gira a guardare quella meraviglia di ragazza.
 
Sono al dolce, Sophie è piena, sente di poter scoppiare e Jess lo nota. Si alza e “Zia, porto Sophie in giardino.” La avvisa prima di avvicinarsi e da galantuomo spostare indietro la sedia della sua amata.
“Grazie.” Sorride e accetta la sua mano per alzarsi e uscire fuori. Quella sera il cielo è terso, non c’è la luna ma ci sono tante stelle e sembra uno di quei classici film romantici se non fosse per la storta colossale che prende su quei trampoli finendo a terra.
“Ow, cazzo!” dice massaggiandosi il ginocchio.
“Oh, ti sei fatta male?”
“No, guarda, sto facendo finta!” esclama incavolata con quegli stramaledetti tacchi.
“Okay, forse non era la domanda giusta.. comunque se non puoi camminare possiamo stenderci sull’erba e parlare.” Dice piano. Sophie non risponde semplicemente lo afferra per la maglietta e lo tira con sé sull’erba mentre fissano il soffitto punteggiato di stelle.
“Quindi.. noi due.. siamo tipo cugini.” Afferma ad un certo punto Jess.
“Beh.. sì. Ma per me non cambia nulla, non so tu ma tu mi piaci ancora, insomma so che non ci conosciamo nemmeno, ma tu mi sembri intelligente e poi sei bellissimo e poi mi hai invitato ad uscire questo non cambia che siamo cugini perché tu sei bellissimo e insomma io ti piaccio immagino e quindi non capisco perché non dovremmo uscire insieme e magari fidanzarci chissà, e-.” non ha nemmeno finito di parlare che le labbra di Jess sono sulle sue.
“Cristo, sei logorroica!” esclama quando si staccano.
“Sì, credo di averlo preso da mio padre.”
“Parla anche in sala operatoria?” chiede scherzando.
“Oh, no, credo di averlo preso da l’altro padre, sai.. papà Louis.”
“Si può ereditare qualcosa da un padre adottivo?”
“Beh, penso sia solo un fatto di abitudini sai, non di genetica.”
“Capisco..” ridacchia Jess. Ogni secondo che passa Sophie gli piace un po’ di più.
“Lo sai, sei il cugino più sexy che io abbia.” Ride la ragazza.
“Oddio, tu hai bevuto.” Jess si mette a sedere e la guarda sorridendo.
“Sì, solo un po’.” Ride anche lei abbracciandolo di slancio e finendo stesa sopra di lui.
“Hai mai.. Sei mai stata sulle montagne russe?”
“No, ho paura. I miei genitori.. cioè Harry e Louis, non Harry e Kate, perché per me loro sono i miei genitori..” Jess la bacia di nuovo per zittirla.
“E’ naturale che pensi che loro sono i tuoi genitori, ti hanno cresciuta dopotutto..” risponde mettendole le braccia sui fianchi.
Harry in quel momento esce fuori in giardino per chiamare Sophie, tuttavia s’interrompe quando vede due corpi aggrovigliati nell’erba, gli sembra di tornare indietro nel tempo e di vedere sé stesso e Louis rotolarsi sul prato immacolato di Anne e baciarsi. Li sente anche: parlano di loro due.
“Ho due papà fantastici e.. se non avessi loro credo che potrei anche morire. Sono la mia roccia, ci sono stati sempre e non sono stati i soliti genitori rompicoglioni. Beh, solo qualche volta ma alla fine hanno ragione loro.” A quel punto gli scappa una risata che non sfugge ai due adolescenti che si affrettano ad alzarsi e separare le loro gambe.
“Papà!” esclama Sophie arrossendo, Harry sopprime un sorriso e se ne torna dentro dal suo Louis.
“Non l’avevo visto..” mormora Jess.
“Non è arrabbiato, sai? Divertito più che altro, non è molto geloso. Si ricorda di quando lui era adolescente e detestava quando sua madre lo costringeva a separarsi da papà Louis.”
“Wow, erano già fidanzati alla nostra età?”
“Oh, sì. Da due anni.”
“Wow.” Dice solamente.
 
“Casa dolce casa!” urla Louis appena si chiude la porta alle spalle.
“Non urlare, squinternato.” Lo riprende ridacchiando Harry, poi gli circonda la vita con le braccia e inala il suo odore.
“Ti amo, Harry.” Dice chiudendo gli occhi, senza badare minimamente al rimprovero appena ricevuto.
“Sì, ti amo anche io, ma ora dobbiamo fare un bel discorsetto a nostra figlia.” Sophie, che si stava dileguando al piano di sopra, maledice il momento in cui non ha detto a Jess che i suoi genitori erano gay. Si gira di nuovo verso di loro e si avvicina con aria colpevole. Afferra il cellulare e lo tende a suo padre.
“Per quanto? Una settimana? Due?” chiede sperando per il meglio ma aspettandosi il peggio.
“Nemmeno un minuto, puoi tenerlo. Ma voglio parlare con te; non mi interessa metterti in punizione se non capisci dove hai sbagliato.”
“Bene..” si toglie le scarpe perché sostanzialmente è sempre stata bassa e avere i tacchi mentre sta per ricevere un rimprovero non le sembra davvero adeguato.
“Voglio domandarti una cosa: ti vergogni di noi? Rispondi semplicemente, non ce la prenderemo né ci arrabbieremo con te.” Chiede Louis.
“Non mi vergogno assolutamente di voi!” proferisce puntando il piede a terra.
“Bene, allora ci spieghi, di grazia, perché non hai detto a Jess che hai due padri? Perché ,credimi, si capiva che non gliel’avevi detto.”
“Ecco perché.. lui mi piace e.. ed io, come una stupida, pensavo che sarebbe scappato se gliel’avessi detto e..” in quel momento realizza quanto idiota sia la cosa che ha fatto, se fosse nei suoi genitori si tirerebbe un ceffone e si manderebbe a letto. “Scusate, davvero, capisco di aver sbagliato e.. tieni,” da di nuovo il cellulare a suo padre. “voglio che  lo tenga tu per almeno un giorno.”
“Okay, come vuoi..” sorridono compiaciuti, a Louis viene voglia di prenderla in braccio e di strapazzarla di baci, ma un conato di vomito lo sopraffà, inducendolo a vomitare sul pavimento poco lontano dalla sua famiglia.
“Louis..” Harry arriva alle sue spalle reggendogli la fronte, dopo pulirà lui tutto quel macello ma intanto l’importante è che Louis stia bene.
“Ma che c’è?” chiede quando ha smesso di rimettere.
“Sarà un po’ d’influenza.. non lo so, Harry..” la verità è che è da una settimana che è in queste condizioni e non ha l’influenza, ha paura e vuole solo che Harry stia bene.
“Okay, okay, non fa niente. Adesso andiamo di sopra ci laviamo, ci cambiamo, ci mettiamo a letto e ti faccio anche un bel massaggino, va bene?” chiede prendendolo in braccio con qualche difficoltà e portandolo al piano di sopra.
 
Qualche ora dopo Sophie –nel suo pigiama a righe blu e bianche –entra in camera da letto dei suoi genitori: papà Harry è accoccolato sul petto di papà Louis e sta mimando due gambe con le dita facendole salire verso il petto o giù fino al pene.
“Smettila, Harry..” ridacchia papà Louis prendendogli la mano e baciandone il dorso; poi alza lo sguardo su Sophie e sorride invitandola a stendersi in mezzo a loro. Harry le fa spazio e quando è stretta fra i loro corpi le bacia le punta del naso.
“Allora? Com’è questo Jess?” chiede lanciando un’occhiata a Louis.
“Perfetto.” Dice solamente, poi chiude gli occhi e si addormenta.
“Buonanotte, principessa.” Dicono in coro Harry e Louis, poi si addormentano a loro volta. E altro che le braccia di Morfeo, fra le braccia della propria famiglia si sta molto meglio.


Hiii
Allora.. volevo dire che da qui in poi la storia sarà un po' complicata, nel senso che da questo capitolo in poi la storia continua, andando avanti, e non potrete leggere i capitoli seguenti senza leggere dal quattordicesimo in poi. Detto ciò, vi bacio e vi abbraccio. Ah, dimenticavo, Jess è ispirato, appunto, a Jess Mariano nel telefilm "una mamma per amica" interpretato da Milo Ventimiglia. Il suo personaggio mi piace tantissimo nella serie per cui ho deciso di inserirlo qui. Okay, people, a presto, spero che vi piaccia 
Kiss, love and gay sex

 

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Capitolo 15
*** 15. Verginità ***


15. Verginità.
 
Dire che Harry e Louis sono arrabbiati è un eufemismo. Eppure le avevano detto di tornare a casa per le due! Sono le sette del mattino di un freddo giorno di fine settembre e Sophie non è ancora tornata a casa dopo essere uscita.
“La ucciderò.” Borbotta Louis.
“Decisamente.” Risponde Harry.
“Sarebbe dovuta essere qui cinque ore fa.”
“Lo so.” E proprio mentre Harry sta per inclinare la testa sulla spalla di Louis nella semioscurità di casa Tomlinson-Styles una serratura scatta, un piccione spicca il volo fuori dalla finestra e il riccio drizza la testa pronta a fare la migliore delle ramanzine a quell’incosciente di sua figlia. Sì, perché è quello che è: incosciente. Come si permette di ritornare la mattina dopo, senza nemmeno un messaggio od uno squillo?! Non lo capisce che sono morti di paura quella notte quando si sono svegliati e non l’hanno trovata nel letto?!  Così quando scorgono una figura alta e slanciata nel corridoio che si toglie le scarpe accendono l’abat-jour sul tavolino vicino al divano e si fermano a guardarla con uno sguardo duro. La felpa che indossa non è sicuramente sua o dei suoi genitori, la gonna è stropicciata e i capelli legati in una coda confusionaria.
“P-Papà.” Balbetta colta in flagrante.
“Sophie.” Risponde Louis con un tono glaciale.
“Sentite, io..”
“Stai zitta, per favore.” La interrompe bruscamente. Lei rimane interdetta per qualche secondo, poi chiude la bocca e rimane in silenzio.
“Dove sei stata?” chiede Harry dopo qualche attimo.
“Ad una festa.”
“Dove?”
“A casa di un’amica di Jessica. Ma..”
“Zitta.” La interrompe di nuovo Louis, non vuole sentire più le sue scuse, le sue promesse che poi non manterrà. Certo è sempre sua figlia ma in questo momento potrebbe alzarsi e tirarle uno schiaffo in pieno viso come se niente fosse.
“E mi spieghi perché ti sei dovuta trattenere tutta la notte lì?” chiede ancora Harry.
“Mi sono addormentata sul divano, nemmeno me ne sono accorta.” Ma evita il suo sguardo ed Harry
“Bugiarda.” Non le crede. Lei solleva la testa per mostrare gli occhi azzurri pieni di lacrime.
“M-Mi ero seduta per riposarmi e mi sono addormentata.”
“Ripetimi la regola principale di questa casa.” dice calmo Louis, anche se dentro sta veramente esplodendo.
“Non.. Non mentire.”
“Ecco.. Quindi, ripeto la domanda: dove sei stata?”
“Cosa vuoi che ti dica?! Che sono andata a casa di Jess?! Che mi ha portata ad un ristorante, che siamo tornati a casa sua e che mi ha sverginata?! È questo che vuoi sentirti dire!?” urla avanzando di qualche passo. Anche Louis si alza per guardarla negli occhi e “Sì, porca puttana! Voglio sentire questo, perché questa è la verità!” Ringhia.
“Beh, io non penso che questo sia quello che vuoi sentirti dire!”
“Smettetela tutti e due.” Interviene Harry. “Tu.” Si rivolge a suo marito. “Siediti, calmati e non urlare, altrimenti ti arriva un ceffone. Tu.” Si rivolge a sua figlia. “Il ceffone arriva anche a te se non la smetti di usare questo tono immediatamente. Ricordati che sei dalla parte del torto, che avevi detto che saresti tornata alle due e invece non solo ci hai mentito sulla tua destinazione ma non hai nemmeno rispettato la promessa fatta.”
“M-Mi dispiace, ok?” dice con la voce flebile di chi sta per piangere. “Mi dispiace se ho detto che sarei andata a casa di Diana e invece sono andata a casa di Jess, mi spiace se ho detto che sarei tornata alle due e invece sono tornata alle sette e Mi dispiace se vi ho fatto preoccupare ma sono maggiorenne credo di poter fare ciò che voglio.”
“Ascoltami bene, Sophie.” Harry si avvicina e le prende il polso. “Non ci piace vederti triste, vederti piangere, vederti distrutta e quant’altro. E tutto quello che facciamo, lo facciamo per te. Per il tuo bene. Non m’importa se perdi la verginità, certo rimani ancora la mia bambina, ma comunque.. Io ho perso la mia a sedici anni, avevo due anni in meno a te e.. non m’importa se tu la perdi a diciotto, m’importa che tu la perdi con chi ami, m’importa che tu stia al sicuro, m’importa che tu torni a casa presto così posso proteggerti. Quindi non azzardarti a dire che puoi fare ciò che vuoi, perché ciò che ti vietiamo di fare è solo ed unicamente per il tuo bene. Detto ciò, vorrei le tue scuse sincere dopo che ti sarai fatta una doccia durante la quale voglio che tu pensi a quello che hai fatto e non voglio che esca di casa per almeno tutta la settimana.”
“Va bene.” Annuisce, ogni secondo che passa capisce quanto abbia sbagliato. Certo, quella serata è stata magica, Jess era magnifico e aveva desiderato che quei momenti non passassero mai, ma desidera di aver chiesto ai suoi genitori di dormire fuori, almeno ora non sarebbero arrabbiati con lei.. non le hanno nemmeno dato la possibilità di spiegare.. Sospira e si infila in camera sua, i pacchetti di sigarette di Jess sono ancora nel comodino, spera solo che i suoi genitori non li abbiano trovati.
Comincia a spogliarsi.. Vorrebbe davvero eclissarsi, come ha potuto cadere così in basso? Si fa una doccia e sotto il getto dell’acqua calda, lavando via il sangue che si è incrostato in mezzo alle sue gambe pensa. Pensa tanto, pensa che vorrebbe tanto correre di sotto, saltare in braccio a suo padre, inspirarne l’odore dolce e chiedergli scusa. Poi abbracciare l’altro e baciarlo sulle labbra dicendogli che lo ama. Ma sa che riceverebbe solamente uno schiaffo, è stata insolente, maleducata, poco rispettosa di coloro che l’hanno cresciuta e amata più della loro stessa vita. Così sospira e DLINK! È come se una lampadina si accendesse nella sua testa: ha un piano. Quindi si veste velocemente, infila una minigonna di jeans, esagera nel trucco e nel rossetto rosso, afferra il pacchetto di sigarette che è ben nascosto nel cassetto a doppio fondo del suo comodino e scende giù. Quando entra in salotto papà Louis sta studiando una pratica mentre papà Harry legge un libro accarezzato dalle mani di papà Louis nei suoi ricci.
“Io esco.” Dice con l’aria più strafottente che riesce a darsi. Dio, si da il voltastomaco da sola. Tira fuori una sigaretta e la accende davanti a loro, la porta alla bocca e aspira. Intanto Harry e Louis la stanno fissando sconvolti e l’occhio destro di Harry comincia a soffrire di un tic nervoso momentaneo.
“Cosa fai, tu?” chiede Louis raddrizzando la schiena.
“Esco.”
“Ti ho detto che devi stare in camera tua.” Tuona incazzato.
“Me ne sbatto.” Risponde lei, poi si dirige all’ingresso ed esce fuori. Smonta la maschera e comincia a camminare verso una destinazione ignota.
Intanto, in casa, Harry sta prendendo il viso di Louis tra le mani per farlo calmare.
“Shh. Louis, ascolta.. è un adolescente è normale che faccia così. Tu eri anche peggio.. e..”
“Io alla sua età ero fidanzato con l’amore della mia vita!”
“Louis.. Perché non vieni qui, ci sediamo e tu mi dai un bacio? Uh?”
“Harry non ci provare! Non mi distrarrai in questo modo.”
“Bene.” Harry fa segno di essersi rassegnato ma poi appoggia le labbra sulle sue e Louis non può fare a meno di ricambiare con la stessa dolcezza. Cominciano a camminare fino al divano dove finiscono stesi l’uno sull’altro mentre si scambiando languidi bacetti a stampo.
“Sei un diavolo, Styles.”
“Non è vero, sono il tuo angioletto.”
“Solo mio.”
 
Nonostante ciò Louis riesce ad alzarsi, fruga nei vestiti di Sophie e trova le sigarette, pillole del giorno dopo e anche un libro sulle malattie sessualmente trasmissibili.
 
Sophie intanto è corsa in lacrime a casa di Jess che l’ha accolta fra le braccia consolandola con dei teneri versetti.
“Jess, ho rovinato tutto!” grida battendo i pugni sul suo petto.
“No, non è vero, tu sei perfetta.”
“Non è vero, Jess.. Io.. io non riuscita a farmi odiare dai miei genitori e..” scoppia a piangere bagnando la maglietta del suo ragazzo. E Jess vorrebbe tanto consolarla, trovare un modo per dirle che va tutto bene, ma semplicemente non è così, perché Dio solo sa quanto siano importanti i suoi genitori per Sophie e lei è così sensibile che è difficile farle cambiare idea.
“Shh, smettila di piangere, amore. Adesso noi.. noi entriamo dentro io ti do un pantalone di una tuta –si perché con quella minigonna tu non vai in giro –e poi andiamo a casa dei tuoi per chiarire, va bene?”
“S-Sì.. è solo che.. Ho pensato che se disubbidivo ancora magari sarebbero stati costretti ad ascoltarmi..”
“Oh, piccola..” Jess appoggia le labbra sulle sue, asciugandole con i pollici le lacrime salate. “Vieni.. ti devo raccontare la trama del libro che sto leggendo. Si chiama Mille Splendidi Soli, è bellissimo.”
 
                         ***
Quella sera, tornando a casa di lei, Jess e Sophie si mettono ad ascoltare musica a tutto volume.
“Uh! Alza, questa è magnifica!” ma quando arriva il momento di scendere dalla macchina non c’è nemmeno il ricordo di tutta quell’allegria.
“Va tutto bene, Soph. È tutto ok.” E come se la sua profezia portasse sfiga, un’amara sorpresa li aspetta nel giardino di casa Tomlinson-Styles. I due ragazzi scendono di corsa quando vedono del fuoco nei dintorni, il cuore di Sophie perde due-tre-quattro battiti, vedendolo. Poi riprende a battere più furioso di prima e poi rallenta, vedendo che il fuoco è un falò di qualcosa attorno al quale, i suoi genitori sono seduti.
“Oh mio Dio..” mormora portandosi una mano al petto.
“Cos’è quello?!” chiede Jess al suo fianco, indicando il fuoco.
“Un falò.” Risponde semplicemente Louis. “Con le sigarette. Le tue.” Specifica mandando un’occhiata severa a sua figlia.
“Porca Puttana, le mie sigarette!” grida il ragazzo guardando più da vicino gli otto pacchetti di sigarette e le scatole di pillole di Sophie.
“Le tue?!” chiede sbalordito Harry.
“E di chi credeva che fossero?! Sophie non fuma!”
“Pensavo.. Pensavo..”
“Signore! Otto pacchetti di sigarette buttati nel fuoco..” dice sconvolto.
“Non preoccuparti, Jess, ti restituisco i soldi..” mormora Sophie affiancandolo. Proprio in quel momento Louis assume una faccia sconvolta, il colore del suo viso varia dal verde al grigio prima di alzarsi e correre il più lontano possibile dagli altri per vomitare. E sembra una barzelletta ma Louis non sta vomitando per i ragazzi.
“Lou!” Harry si alza immediatamente e lo soccorre, tenendogli la fronte, quando ha finito lo rassicura: “Sta’ tranquillo, amore, adesso passa tutto. È solo una brutta influenza.” Louis però scoppia a piangere e si lascia avvolgere dalle braccia del suo uomo, che prova a baciarlo in testa ma lui lo scansa urlando: “Non tocca a te proteggermi!” grida. “Non posso.. Non posso.. Mi dispiace..”
“Louis.. Lascia che sia io a proteggere te per una volta.” Louis lo guarda con gli occhi pieni di lacrime e uno sguardo ferito ma poi fa qualche passo in avanti verso di lui.
“Io sarò sempre il tuo bambino, sempre. Ma lascia che sia io a proteggerti ora.” Sophie intanto, percependo l’intimità e la delicatezza della situazione ha trascinato dentro Jess e gli ha detto:
“Vieni ti faccio vedere camera mia.”
“Ma l’ho già vista camera tu- Oh! Sì, fammela vedere.”
Harry e Louis si guardano negli occhi.
Verde nell’azzurro,
Disperazione nel dolore,
Amore nell’ Amore.
“Non posso..” sussurra Louis con le lacrime che gli rigano le guance scavate.
“Sì che puoi.. Io ti amo, okay? E voglio che tu stia bene..”
“Non.. Non è che io non voglia farmi proteggere, è solo che.. Harry è da un anno che continua questa storia.. che cosa mi sta succedendo?” Ed Harry vorrebbe semplicemente rispondergli che è tutto ok, che non gli sta succedendo niente, ma lo sa. Sa che non è così, sa che Louis è dimagrito tantissimo negli ultimi tempi, sa che soffre di più di una nausea al giorno e solo perché non si lamenta questo non significa che non soffra.
“Allora?” chiede in un filo di voce, sa già che Harry non sa cosa rispondergli perciò sta solo cercando di crogiolarsi nel suo dolore.
“Domani.. Domani andiamo all’ospedale.” Dice solamente.
“A far cosa? A sentirmi dire che è una cosa passeggera come fai tu?!”
“Mi stai dicendo che non ci tengo a te?!” grida Harry indignato.
“No, sto dicendo che preferisco morire piuttosto che andare lì e farmi dire che sono senza speranza.”
“Perché sei così masochista e pessimista? Perché credi che tu abbia qualcosa che non va?”
“Perché sono stato felice la maggior parte della mia vita, con te e con Sophie, qualcosa doveva andare per forza male.”
“Non lo dire nemmeno per scherzo, Lou.” Harry cade sulle ginocchia davanti a lui e gli prende la mano baciandone il dorso.
“Ho paura, Harry.” Ammette Louis, poi si getta addosso a lui e si lascia stringere come mai in vita sua.
“Non piangere, amore, non sta succedendo nulla.” Dice, ma nemmeno lui ci crede poi così tanto.
 
Sophie è seduta sul letto accoccolata accanto a Jess, si è spogliata e messa il pigiama, si è struccata e ha raccolto i capelli nella solita treccia.
“I miei genitori hanno litigato.” Mormora non sentendoli salire.
“Non essere pessimista, vedrai che si stanno facendo una sveltina in giardino.”
“Stanno litigando. Li conosco, se non sono ancora entrati in casa stanno litigando.”
“Che motivo hanno di litigare?”
“Papà Louis è più grande, lo sai, e pensa che sia esclusivamente compito suo proteggere papà Harry.”
“Ma è ridicolo, deve pur avere momenti di debolezza.”
“Li ha..” annuisce lei. “Ma si autopunisce se lo da a vedere a papà o a me. Se li capisco io arriva a non baciare papà Harry per punirsi. Il che è molto grave.” Spiega.
“Non per offesa, ma tuo padre è parecchio complessato.”
“Si preoccupa per noi. Se qualcuno fa del male a uno di noi due potrebbe fare il diavolo a quattro.”
“Forse dovrei parlarci, dirgli che è colpa mia se..”
“Lascia stare, l’arrabbiatura gli è passata, ora piangerà tutta la sera nella doccia, credendo che non lo sentiamo. Ovviamente lo assecondiamo, ne sarebbe distrutto se sapesse che l’abbiamo sentito.”
“Perché piangerà?”
“Non l’hai sentito? Non sta bene e non vuole che papà lo protegga e lo aiuti. E poi.. perché sono un’insolente.”
“E perché mai?”
“Perché gli rispondo male e perché ho deciso deliberatamente di disubbidirgli. Quando ero piccola mi avrebbe tirato uno sculaccione e basta, poi di nuovo tutto come prima, ma ora sa che non è più il tempo degli schiaffi per educare.. E’ il tempo di ‘capirai da sola quanto fa schifo la vita se non mi ascolti’. Ed ha fottutamente ragione.”
Ma mentre sta finendo sentono dei passi sulle scale, si mettono a sedere e quando papà Harry apre la porta le sue mani sono intrecciate a quelle i qualcun altro, più piccole.
“Oh, scusate. Ho interrotto qualcosa?” chiede preoccupato.
“No, no. Dimmi.”
“Volevo sapere se Jess rimaneva a cena.” Risponde con un sorriso.
“Non vorrei essere..”
“Sì, rimane.” Interviene sua figlia con un sorriso.
“Va bene..” lascia un attimo la mano a Louis che non sembra intenzionato ad entrare e si china a baciare la fronte di sua figlia.
“Fai la brava, amore.” Le dice solamente accarezzandole la guancia prima di sparire in corridoio con Louis.
 
A cena, Louis è il solito sorridente, sembra aver completamente rimosso la scena in giardino dal momento in cui lui ed Harry hanno spento il fuoco.
“E quindi Jess.. cosa intendi studiare l’anno prossimo?” chiede classicamente.
“Papà! Non è un interrogatorio, lascialo in pace.”
“No, non fa niente, Soph. Volevo fare lettere ma anche medicina non mi dispiacerebbe.”
“E.. voi due state insieme da un anno giusto?”
“Sì.”
“Tu fumi..” constata Harry.
“Sì.”
“Anche Louis fumava, ma l’ho costretto a smettere qualche mese dopo gli otto anni di Sophie.”
“Hai avuto altre donne oltre mia figlia?” chiede insistente Louis.
“Ehm..”
“Papà!”
“Louis!” lo riprende Harry.
“Che c’è? È solo una domanda! Devo pur assicurarmi che mia figlia stia con un buon ragazzo!”
“Sì, ma non puoi fargli domande così esplicite.”
“Uffa..”
“Comunque solo con una.” Risponde Jess dopo qualche minuto. “E non è stato nemmeno perché lo volevo. Avevo perso la scommessa.”
“Che scommessa?” chiede Sophie.
“Lascia stare.”
“Dimmelo.” Si impone lei, iniziando a pizzicargli il braccio.
“Ahi! Ahi! Ahi! Cazzo, Soph!”
“Linguaggio.” Dicono meccanicamente Harry, Louis e Sophie. Poi scoppiano tutti in una sonora risata.
“Abbiamo scommesso sui mondiali, chi vinceva fra Irlanda e Bulgaria e.. in pratica chi perdeva doveva fare sesso con Elvira. Sai quella tipa ossuta, con le sopracciglia unite.”
“Oddio, hai fatto sesso con quel cesso?!” chiede Sophie.
“Oddio, hai scommesso contro l’Irlanda?!” domanda invece contemporaneamente Louis. “Non ci posso credere!”
“No, nemmeno io!” dice Sophie.
“Ehi! Era due anni fa! Che ne sapevo io di chi era Elvira!”
“Oh, Signore! Perché ho un fidanzato imbecille?!” dice retorica Sophie.
 
TO BE CONTINUED…

hii
allora, ci tengo a dire che SO che adesso mi odiate tutti, che SO che probabilmente mi ucciderete e la critiche negative saranno tante, ma io, sfortunatamente, non posso farci niente. Sono molto... drammatica come persona. Ma mi piace l'happy ending. Quindi chissà.
Detto ciò, non odiatemi, amatemi, kissatemi.
Kiss, love and gay sex
p.s. volevo pubblicare una os rossa in questi giorni, che ne dite? vi fa piacere se la metto? Fatemi sapere


 

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Capitolo 16
*** 16. Louis - PART 1 ***


ehi, gente. Allora, comincio col ringraziarvi per le 90 recensioni, anche per le quattro negative/neutre. GRAZIERRIMO. Ora so che alla fine di questo capitolo molti di voi mi tireranno pomodori in faccia, ma spero che comunque possa essere di vostro gradimento. Non odiatemi.
Kiss, love and gay sex.
 
 
16. Louis – PART 1.
 
Quella sera Louis ha fatto il passivo, come non succedeva da tempo, ad Harry piace sentire Louis dentro di lui e sta bene ad entrambi. Louis ha insistito perché non ingoiasse il suo seme quando suo marito gli ha fatto un pompino ed è venuto sulle lenzuola. La mattina dopo Louis, per prima cosa, sente le labbra dolci di Harry premere un bacio delicato sul suo collo scendendo sul suo petto e andando a finire sulla pancia e scendendo nell’ombelico.
“Harry..” ridacchia tendendo le mani verso di lui. Il riccio le afferra e ne bacia il palmo aperto.
“Che fai, gattino?” lo tira su di sé e strofina il naso contro il suo, poi lo bacia sulle labbra a cuore.
“Lo sia che sei proprio bello?” gli chiede retorico. Intanto lui non proferisce parola, preferisce godersi il buon umore mattutino del suo uomo. Lo bacia dolcemente e gli infila la lingua in gola. Quando si staccano Louis gli palpa il sedere scherzosamente.
“Ti amo, babycakes.” Gli ricorda, ma prima che Harry possa ricambiare lo scaraventa per aria e vomita sul pavimento del bagno. Quella notte non aveva sentito il bisogno di vomitare ed era stato contento di poter passare una serata in compagnia di suo marito senza pensarci o star male. Ma ora seduto sul pavimento di piastrelle azzurre si ritrova a singhiozzare coperto dal suo stesso vomito. Harry gli si avvicina e non prova nemmeno ad abbracciarlo semplicemente prende un asciugamano bagnato d’acqua calda e comincia a ripulirlo, visto che non crede sia disposto a farsi una doccia. Cerca di farlo alzare ma lui mugola in disapprovazione.
“Okay, va bene. Allora vado di là e ti prendo dei vestiti puliti.” Si alza e fa per uscire ma Louis lo ferma e lo guarda con uno sguardo perso, ferito, da cucciolo bastonato.
“Torno subito amore, te lo prometto.” Prova a staccare le dita di suo marito dalle sue ma quello rafforza la presa, quasi gli fa male.
“Louis. Guardami negli occhi.” Si inginocchia davanti a lui. “Non puoi rimanere sul pavimento nudo, devi vestirti. Quindi ti alzi oppure mi lasci andare di là.” Louis sembra spossato da quelle parole ma comunque tende le braccia verso di lui e si lascia mettere in piedi. Allora Harry si prende la libertà di baciargli l’angolo della bocca prima di raggiungere le labbra in un bacio lento e casto. Gli sfiora il braccio destro pieno di tatuaggi che rappresentato il loro amore e poi il sinistro per raggiungere la fede che li lega. È Louis il primo a staccarsi, non dopo aver rivolto un piccolo sorriso sincero al suo riccio preferito. Harry li conduce entrambi in camera da letto, sceglie per Louis un paio di mutande, gli presta il suo jeans strappato sulle ginocchia e un t-shirt sotto la giacca di jeans con l’interno di lana. Poi veste sé stesso ricordando i tempi in cui dovevano preparare anche Sophie. Louis lo guarda mentre si abbottona la camicia bianca.
“Ce l’hai ancora quella nera a cuori bianchi?” chiede piano. Harry stenta a credere che sia la sua voce visto che si era chiuso in un silenzio tombale dopo aver vomitato.
“Eh?” dice girandosi.
“La camicia a cuori bianchi su sfondo nero.. ce l’hai ancora?” Harry sorride involontariamente e poi: “Sì, l’ho messa in cima all’armadio piegata e stirata.”
“Dovresti metterla qualche volta.” Risponde in un sussurro.
“Se ti va domani ti porto all’ Hyde Park e la metto.”
“Domani tu vai a lavoro, Harry.” Dice tristemente.
“Adesso andiamo lì e prendo una giornata libera.” Finisce di abbottonarsi la cintura e si volta verso di lui. “Tutto ok?” gli chiede sulle labbra quando si è seduto sulle sue gambe.
“Ora non più.” Sorride Louis, lo sta chiaramente prendendo in giro ma Harry non se la prende, l’importante è che sorrida.
“Mi stai dicendo che sono grasso?!” sta al gioco.
“Dico che sei alto un metro e ottantacinque e quindi è ovvio che pesi!”
“Ah sì?! Domani la colazione te la fai preparare da qualcun altro.” Dice cercando di combattere il sorriso che sta per nascergli sulle labbra.
“No, no. Vieni qui, gattino..” sorride ancora di più e le sue labbra vengono raggiunte presto da quelle del riccio che lo bacia avidamente.
 
Mezz’ora dopo sono in ospedale e un’infermiera sta facendo il prelievo del sangue a Louis. Harry, essendo il suo capo, vorrebbe tanto urlargli contro di trattarlo con più delicatezza, ma lei è solo alle prime armi e Louis si arrabbierebbe con lui perché ‘non tocca a te proteggermi!’ quindi sta in silenzio. Quando Laila è uscita fuori dalla stanza Harry si avvicina a suo marito e, di punto in bianco, lo bacia.
“Ehi..” ridacchia Louis, poi si sporge a baciarlo ancora.
“Ti ha fatto male? No, perché altrimenti glielo dico, posso..” Louis lo interrompe dicendo: “Non sono fatto di vetro, babe. Posso sopravvivere ad un prelievo del sangue, soprattutto dopo stasera.”
“Va bene, ma se ti fa male non esitare a dirlo, okay?”
“Okay.”
“Che parola stupida okay, non credi?”
“Assolutamente ridicola.” Concorda Louis.
“Okay.”
“Okay.”
“Okay.”
“Okay.”
“Okay.”
“Okay.” Poi scoppiano entrambi a ridere come dei cretini.
“Prenda questo signor.. Tomlinson. L’ultima porta a sinistra.” Gli porge un vasetto sterilizzato per le urine, Laila.
“Oh Cristo, che cosa imbarazzante.” Commenta, chiudendo gli occhi.
“Sì, sono d’accordo. Andiamo, ti accompagno io.”
 
Nel frattempo Sophie è con Jess a ripulire il parco dall’immondizia per il Servizio Civile. Si infila i guanti in lattice e si trascina dietro il suo ragazzo, poi si ferma e comincia a raccogliere le bottiglie di plastica, pacchetti di patatine vuoti e.. siringhe. La prende in mano e poi si guarda intorno. Si ricorda di quel posto.
 
#Flashback.
 
Sophie sta camminando tranquilla per il parco mentre i suoi genitori discutono sotto un olmo delle sigarette che fuma papà Louis. Papà Harry vuole farlo smettere, ma papà Louis comincia sempre ad urlare quando papà Harry insiste troppo. A lei comunque non importa, al momento sta bene così. Comincia a camminare e si imbatte in alcuni ragazzi grandi, da grande vorrebbe diventare bella come quella ragazza con i capelli lilla e il piercing al labbro inferiore. Però senza il piercing.
Intanto Harry e Louis stanno parlando, ma non litigando. Il maggiore fa un tiro dalla sigaretta che sta aspirando e soffia il fumo in faccia ad Harry. Sanno entrambi che tra meno di un minuto si ritroveranno entrambi con i cazzi duri da far paura.
“Mi fai fare un tiro?” chiede Harry malizioso.
“Uno.” Specifica Louis. È vero che lui ha lo stramaledetto vizio del fumo ma non vuole che ce l’abbia anche Harry perciò evita di buttargli il fumo in faccia quando non stanno facendo una specie di giochino erotico segreto. Harry annuisce e il maggiore gli accosta la sigaretta alle labbra.
“Aspira.” Ordina. Harry lo fa ma tossisce perché ha tirato troppo.
“Scemo devi buttarlo fuori prima.” Ride Louis, poi “Riprova.” Gli dice sorridendo. Harry tira di nuovo e questa volta in fumo non gli va in gola. Ma mentre Louis si sta godendo la forma delle labbra di suo marito attorno alla sigaretta, Harry si gira per dare un’occhiata a Sophie e la trova che passeggia in mezzo ai
drogati. Il suo cuore perde un battito e in un attimo sta correndo in mezzo al parco e ha preso sua figlia in braccio. È terrorizzato. Chissà che cosa avrebbero potuto farle se non si fosse accorto immediatamente dov’era. Arriva immediatamente al fianco di Louis e la poggia a terra. In questo momento è davvero tentato di cominciare ad urlare ma non è colpa della bambina se è andata lì.
“Sophie.. Ascoltami. Voglio dirti una cosa.” Dice guardandola negli occhi. “Non voglio che tu vada mai più lì. Mi hai sentito? È pericoloso per te.” Sophie annuisce guardando i ragazzi che stavano seduti lì. Sinceramente non capisce cosa possano mai farle ma i suoi genitori le hanno detto di non dire mai bugie e nemmeno loro ne dicono quindi gli crede.

 
#Fine Flashback.
 
“Io.. Io mi ricordo di questo posto.”
“Sei una drogata?” chiede Jess scherzando. “Perché altrimenti stai solo avendo un déjà-vu.”
“No, no. I miei genitori.. Mi hanno portata a questo parco quando ero piccola e io venni qui. Poi però papà Harry mi fece promettere di non venirci più perché era pericoloso.”
“Lo è. Guarda.” Dice raccogliendo da terra un proiettile intriso di sangue.
“I tuoi genitori non ti mentono mai, non è così?”
“Mai.. Tranne quando mi hanno detto che io non avevo una mamma ma.. ero piccola, era dieci anni fa.”
 
Harry intanto si sta mangiando le unghie nervosamente, seduto accanto a Louis.
“Dio, Harry, sembra che stia aspettando tu i risultati della tac. Smettila.” Dice scherzando ma il riccio sa che è teso quanto lui, cerca di sviare l’attenzione da quella conversazione e dice:
“Allora.. oggi e domani, io. Per il resto della vita tu.” Non significa nulla quello che ha detto ma sa che Louis ha capito. Oggi e domani almeno, ti proteggo io. Dopodiché avrai il permesso di proteggermi tu. E Louis annuisce, cedendo, perché per una volta vuole sapere cosa significa essere stretto fra due braccia forti ed essere baciato da due labbra che ti sussurrano che va tutto bene, che c’è lui per te, vuole sapere cosa si prova ad avere il bisogno di stare nascosto dietro al corpo di qualcun altro lasciando che quel qualcuno sia lì a proteggerlo da tutto e da tutti.
Laila, l’infermiera, si avvicina a loro seguita da Nick Grimshaw, il primario, amico di Harry.
“Signor Tomlinson, la sua tac.” Dice con una vocetta stridula Laila.
“Ciao, Harry. Ciao, Louis.” E per una volta, quando saluta Louis, la sua voce non è carica di disprezzo. Nick e Lou non sono mai andati d’accordo, si detestavano da ragazzi, ma hanno provato a fingere di piacersi per Harry perché l’unica cosa che hanno in comune è l’affetto verso quel riccio tutto occhi verdi e fossette.
“Andiamo o..?” Nick indica il corridoio ma Harry afferra Louis per il braccio e lo prende da parte, baciandolo e sentendo sulle labbra ancora il sapore amaro dell’ultimo conato di vomito.
“So che fa schifo il sapore del vomito.” Commenta il maggiore. “Non sei costretto a baciarmi.”
“Ti bacio perché ti amo.” Ribatte sicuro. Poi gli prende il mento e lo bacia ancora, lasciando che il profumo dolce del dopobarba di Louis prenda il controllo dei suoi sensi. “Voglio che tu vada fuori a prenderti una boccata d’aria, che tu compri una coca cola, che prenda una qualsiasi sciocchezza e che ti tenga occupato per almeno mezz’ora va bene? Quando uscirò da questo carcere usciamo insieme e andiamo a fare shopping.”
“Non trattarmi come trattavamo Sophie quando doveva fare il vaccino, mi fai sentire stupido.” Si lamenta flebilmente.
“Scusa.” Sorride Harry, poi gli prende il mento in una mano e lo bacia ancora una volta. Louis poi si allontana ed Harry si gira verso i suoi colleghi.
“E’ strano venire qui e non indossare un camice o una mascherina.” Commenta.
“E’ strano anche per me vederti con la tua.. dolce metà.”
“Non ho mai portato Louis qui di mia spontanea volontà.. C’è gente che muore, gente con braccia e gambe da amputare e sinceramente non mi va che veda tutta questa merda.” Dice evitando lo sguardo del primario.
“Comunque non siamo qui per parlare di te, egocentrico di uno Styles. Vieni, andiamo nel mio ufficio.” Ed Harry sa che probabilmente non sta per ricevere buone notizie ma ci spera fino all’ultimo, stringe le dita attorno alla croce che ha appesa al collo e sussurra mentalmente:
Non ti ho mai pregato, Dio, non ho mai creduto molto in te, soprattutto quando ero adolescente ma.. ora, ti sto chiedendo qualcosa per Louis. Per la mia luce, per il pensiero che mi spinge a svegliarmi la mattina, per l’amore della mia vita.. Fa’ che vada tutto bene, che sia qualcosa di perfettamente risolvibile con qualche pillola o al massimo un intervento. Però ti prego, ti prego, ti prego, ti prego. Lascialo stare con me ancora. Non prenderlo con te, so che è oggetto di desiderio per i suoi occhi, per il viso, per l’intelligenza, per la voce, per il culo.. ma ti prego, ti prego, ti prego. Ho un disperato bisogno di lui qui con me.” E continuando questa preghiera si siede teso sulla sedia nera.
“Abbiamo effettuato tutti i tipi di analisi, il suo cuore pompa bene, i suoi polmoni sono abbastanza sani, è forte ma.. Si tratta di un tumore.” Dice con tono solenne. Harry trattiene il fiato, sta sperando davvero tanto che sia una delle possibilità meno probabili, ma si affida a Dio.
“Potrebbe.. Potrebbe essere un astrocitoma pilocitico.”
“Non lo è, Harry.” Dice ma non aggiunge altro. Cerca di decifrare una reazione ma il suo sguardo è vuoto, i muscoli facciali sono fermi.
“Le metastasi sono molto poco contenibili ed è abbastanza sviluppato.”
“Quanto?”
“Harry..”
“Quant’è grosso?”
“Quattro centimetri.” Per poco non cade dalla sedia per lo stupore.
“Ma.. Ci sono possibilità con la chemio, no? C’era.. C’era quella paziente che è ancora viva dopo venti anni e..”
“Harry nessuno ha detto che Louis morirà. Solo.. non è molto probabile.”
“Sì, ma.. Io so fare l’intervento di Stevenson. Lo so fare, te lo giuro, potrei rimuoverlo e..”
“No, Harry, è troppo pericoloso, persino per Louis.”
“No, no. Posso farlo. Lasciami solo…” a quel punto le lacrime stanno scendendo dalle sue guance.
“Io ho altri pazienti da operare e mi piacerebbe tanto stare qui a consolarti ma devo andare.” Si alza ed esce fuori ma Harry lo segue.
“Nick! Nick cazzo, ti prego! Potrei f-farlo! Mi servono solo un paio di bisturi e delle pinze! NICK! STO PARLANDO CON TE! VOGLIO FARE QUELL’INTERVENTO! PORCA PUTTANA, FAMMI SALVARE MIO MARITO!!” e non si è nemmeno accorto di star urlando finché un uomo sui cinquant’anni dice:
“Ehi! Non c’è solo lei qui dentro!”
“SENTA! LEI NON SI LAMENTI! SUA MOGLIE SE NE VA A CASA CON UN PACE-MAKER DI ‘STA MINCHIA! NON E’ LEI CHE HA UN TUMORE AL CERVELLO!” poi spinge Nick e se ne va nello spogliatoio degli specializzandi a piangere.
“Dottor Styles!” esclama un ragazzo. Lui alza di scatto la testa e guarda terrorizzato Smith, lo specializzando che lo guarda come un Dio disceso in terra. Lo chiama il Dio della cardiochirurgia e dell’oncologia.
“Oddio, che figura di merda.” Si alza e si asciuga le lacrime con la manica della giacca.
“Dottor Styles mi consenta, ma come mai è qui? E..”
“Mio.. Mio marito ha un t-t-tumore di—di quattro centimetri e.. Non..”
“Capisco ma è lei stesso a dire alle famiglie di non disperare come…”
“Santo cielo, George, sono parole di conforto! COME PRETENDI CHE STIA DOPO CHE HO SCOPERTO CHE MIO MARITO HA UN TUMORE?!” dopodiché ricomincia a piangere ma supera con una spallata il ragazzo e comincia a camminare senza sosta nei corridoi. Quando il suo pianto si è calmato si asciuga gli occhi e si dirige verso l’ingresso, andando a cercare Louis. Lo trova pochi centimetri sollevato da terra, seduto sul muretto del pronto soccorso.
“Ciao, Boo.” Lo saluta piano. Louis sorride tristemente e poi allarga le gambe; Harry va a sistemarsi lì in mezzo prima di cominciare ad accarezzargli piano il dorso della mano.
“Scusa se non sono uscito subito fuori da te.. è solo che avevo bisogno di..”
“Capisco, Harry. Ti ho sentito, sai? Le tue urla si sentivano da qui. Mi sono divertito a pensare che stessi urlando per farmi uno scherzo.”
“Beh, sei su CANDID- CAMERA.” Gli dice con la voce più triste del mondo. Louis, che fino a quel momento era rimasto a guardare il mezzogiorno londinese, torna a lui con lo sguardo e stranamente gli sorride. Gli incisivi sottili e i canini appena accennati sui quali Harry ama passare la lingua quando si baciano. Ci sono le rughette ai lati degli occhi e le sue mani piccole e forti vanno ad incrociarsi fra i ricci morbidi di suo marito.
“Non è esattamente la CANDID-Camera che augurerei a qualcuno.” Dice in un sospiro.
“Andiamo a casa?” chiede Harry con un groppo in gola.
“Ti va di andare al ristorante?”
“Tutto quello che vuoi. In quale ristorante vuoi andare? Ti piacerebbe il Tartufo D’Oro? Certo è di lusso ma una volta tanto non guasta. Soprattutto ora che non c’è Sophie..”
“Preferirei andare al 17 Black.” Ed un oceano di ricordi invade la mente di Harry. Un ragazzino con i capelli lunghi, più grande di lui di due anni che lo abbraccia e poi con uno sguardo imbarazzato gli chiede di uscire con lui. Il ristorante, le luci, il vino, il continuo rossore alle guance, e il bacio, la passeggiata sul Tamigi, gli occhi pieni di gioia mentre si sbaciucchiavano nella macchina della mamma di Louis.
“Sì, sono perfettamente d’accordo.” Dice con le lacrime agli occhi ma sorridente.
“Ehi! Niente lacrime. Non stasera. Sei tu che devi proteggere me, va bene?” Harry ride e lo abbraccia tirandoselo addosso, vorrebbe tanto piangere in questo momento, ma Louis sta sorridendo, lo sta abbracciando e si è appena fatto la barba quindi sembra più piccolo di qualche decennio. Sente la voce dolce del suo sweetcheeks sussurrargli un “Non cambierai mai babycakes.” Harry lo stringe forte e forse un passante gli ha anche gridato un ‘Froci!” ma loro non l’hanno sentito. Sinceramente ora hanno altro di cui preoccuparsi che di un cretino che ha dei problemi mentali. Così, si infilano in macchina, Harry si mette alla guida e parla, parla tantissimo in quel lasso di tempo. Non è una chiacchierata libera come di quelle che avevano fino a qualche settimana prima sul divano di casa loro, ma Louis è felice perché Harry gli ha appena annunciato che ha preso due settimane, per tutti gli straordinari che ha fatto, e gli sta programmando una settimana da favola: luna park, mille modi per fare sesso, zucchero filato e poi cene in famiglia, serate a guardare Il Gladiatore con Sophie e poi leggere i loro libri preferiti, starsene stesi nel letto abbracciati…
E poi arrivano al ristorante, Louis sorride come non mai, Harry sta proprio commentando quanto sia deliziosa la carne quando lo zittisce con un bacio che lui non esita a ricambiare. Sente di essere sulla luna, potrebbe saltargli addosso in questo momento e baciarlo mille e mille volte sulle labbra a cuore, sui cento tatuaggi dedicati solo a lui, ma si contiene perché vuole riservare il piacere per dessert. Così quando finiscono di pranzare, escono subito fuori, corrono al parco e cominciano a dare da mangiare ai piccioni, e Louis ride, ride, ride, ride, ride. Sembra rinato e poi Harry lo prende in braccio, lo fa girare e Louis ride ancora, lo bacia sulle labbra. Si gettano sull’erba, sudati e felici, si baciano ancora, ancora, ancora e ancora. Louis non ha ancora deciso se quella è la giornata più bella o più brutta della sua vita.

 

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Capitolo 17
*** 17. Louis - PART 2 ***


Allora, (Gesù prese e disse) no va beh, lasciate perdere i miei scleri  notturni.. volevo ringraziarvi
a) per le 12 recensioni al capitolo precedente

b) per le 102 (non conto l’ultima negativa che ho ricevuto perché non mi sembra costruttiva più di tanto) recensioni che in tutto abbiamo accumulato. Grazie a ognuno di voi.
c) mi dispiace, okay? Se vi faccio piangere (non arcobaleni ma sangue) ma se trovate errori vi prego di segnalarmeli così che io possa correggere. Sono molto migliorata nella scrittura, lo giuro.

Detto ciò non mi resta altro che augurarvi una buona lettura.
Kiss, love and gay sex
 
 
 
 
 
 
 
17. Louis – PART 2.
 
Louis è ancora nudo, sotto le coperte e non si è nemmeno accorto –nel dormiveglia –che la porzione di letto accanto a lui è vuota. Se ne accorge solo nel momento il cui Harry entra in camera da letto indossando un paio di mutande e il pantalone del pigiama. Sa che non lo avrebbe mai messo se non ci fossero stati Jess e Sophie nei paraggi, così sorride pigramente e si mette sui gomiti per guardarlo; questo prima di cadere con il capo sul cuscino per il mal di testa.
“Buongiorno, Boo.” Lo saluta Harry, il sorriso tutto fossette mentre appoggia la tazza di tè sul comodino.
“Ciao, raggio di sole.” Risponde calmo reggendosi la testa con una mano.
“Emicrania? È normale che tu ce l’abbia. Posso portarti un’aspirina se ti va.”
“Dio, non trattarmi come se stessi morendo.” Anche se è così, pensò.
“Volevo solo portarti una medicina..” si giustifica arrossendo.
“E ti ringrazio, ma sto benissimo così. Mi passerà con il tè.” Dopodiché notando lo sguardo mortificato di Harry gli afferra il viso e lo attira a sé per un bacio. Fanculo l’alito mattutino.
“Vuoi fare una doccia?” sorride. Louis scuote la testa e si mette a sedere, Harry butta lo sguardo sui tatuaggi di suo marito. IT IS WHAT IT IS sul petto, il 78 subito sotto. Poi il braccio destro: le virgolette, l’uccello, la corda, le rondini, la bussola, l’omino sullo skateboard, Oops, una macchina fotografica, l’aeroplano di carta (come la collana di Harry e di Sophie), la tazza di tè, lo zoccolo di cavallo, la rosa, il tris, i semi delle carte da gioco, PACMAN, il mappamondo, il cervo, il cuore e la freccia. Ora non lo vede, ma sulle caviglie ha anche una chiave piccolissima che va a combaciare con il suo lucchetto e la scritta THE ROGUE. Che rappresenta loro due. Louis ha inciso il suo amore per Harry sul suo cuore e poi sulla sua pelle, dopo di lui. Gli si riempiono gli occhi di lacrime. Sono passate due settimane da quel giorno all’ospedale e Louis sorride un po’ di meno ora; quella notte si è dato da fare per farlo stare bene e Louis gli ha confidato che è stato il sesso più bello di tutta la sua vita. Oggi comincia la chemioterapia ma non hanno ancora detto niente a Sophie. Louis continua a dire che è troppo presto ed Harry pensa che sia meglio così, vogliono proteggerla.
In quel momento entra proprio lei dalla porta, è in pigiama e si getta sulle spalle di papà Harry che la prende con un sorriso.
“Ciao, piccola.” La saluta.
“Ciao, papi.” Risponde lei, poi sorride oltre la sua spalla a papà Louis.
“Ciao, amore.” Le dice sorridendo.
“Buongiorno, papi.” Si sporge e lo bacia sulla guancia.
“Come avete passato la notte?” chiede ridendo Harry.
“Lo sai.” Borbotta arrossendo.
“Hai delle corde vocali pazzesche, babe.” La schernisce Louis.
“Ehi! Anche voi avete fatto sesso! Ho sentito papà gridare.” Dice pizzicando il fianco ad Harry.
“No, noi non abbiamo fatto sesso.” Dice Louis posando la tazza di tè sul comodino. “Noi facciamo l’amore.” Sophie allora arrossisce ancora di più e comincia a guardare i nei sulla spalla di suo padre.
“Vuoi la colazione, dolcezza?” domanda lui accarezzandole la mano.
“Sta facendo tutto Jess. Suo zio lavora in una tavola calda e fa anche la colazione lì. Ci siamo andati qualche volta.. Si chiama Da Luke.”
“Oh sì, mi ricordo.. Ecco perché non smettevi di guardare il bancone.” Dice Louis. Dopodiché Sophie afferra il cuscino e glielo tira in faccia. Louis riemerge con lo sguardo sorpreso che usava con lei quando era piccola e: “Cosa?! Hai osato tirarmi un cuscino in faccia?! Vieni qui che ti mangio!” lei ride e Louis la afferra per il braccio, se la tira in grembo e – proprio come quando era piccola –le scopre la pancia per fare una pernacchia sulle pelle morbida.
“Papà! Ho diciotto anni!!”
“E con questo? Rimarrai sempre la nostra bambina.”
“Per sempre.” Porge un mignolo a papà Louis e l’altro a papà Harry, entrambi lo stringono nei propri, ora non più così grandi rispetto al suo.
 
“Mi raccomando, allora. Non aprite a nessuno e non prendete i nostri preservativi.” Si raccomanda Harry.
“E soprattutto cercate di non fare sesso!” aggiunge Louis dall’ingresso.
“Sì, soprattutto.”
“Okay.” Ridono Sophie e Jess.  Harry raggiunge suo marito e si mette davanti a lui cercando di abbottonargli alla meglio il giaccone.
“Fuori tira vento.” Spiega prima di baciarlo velocemente sulle labbra.
“E c’è bisogno di imbacuccarmi così?” inarca un sopracciglio ridendo.
“Ehi! Mi preoccupo per la tua salute. Ora dammi la mano che dobbiamo camminare molto.”
“E la macchina? È scomparsa per te?”
“No, ma sono le ultime ore che posso passare con te, dopodiché devo cambiarmi e correre al mio posto di combattimento.” Sorride. Louis sorride a sua volta e si alza sulle punte per baciarlo. Adora il fatto che debba farlo, è come se fosse un orsacchiotto in cerca di attenzioni.
“Bellissimo.” Sussurra il maggiore sulle sue labbra passando un dito sulla guancia morbida. Poi Harry lo bacia un’ultima volta prima di uscire fuori e cominciare a camminare verso l’ospedale.
 
Sta proprio dicendo a Louis “Non preoccuparti, ci saranno dei medici che ti diranno cosa fare e come farla. Nessuno ti criticherà e ti metteranno delle cose appiccicate in testa e ti faranno delle domande, ma tu non capirai un cazzo, ma non devi preoccuparti.. è per capire cosa si può fare.” Quando gli spunta davanti Caroline, la specializzanda che ci prova con lui non volendo capire che sia gay, salutandolo educatamente: “Buongiorno dottor Styles. Ho notizie per lei. Ha un trapianto di cuore al.. paziente della 138. Poi un’appendicite con noi specializzandi. E soprattutto deve eleggere il..”
“Caroline! Dottoressa Stevens!” lei si blocca immediatamente. “Non sono qui per lavorare. In caso contrario avrei un camice ed una penna nel taschino. Ora invece sono qui per accompagnare mio marito a fare.. una cosa. Monto fra due ore.” Le pupille della ragazza si dilatano dalla sorpresa, credeva fosse solo un modo gentile di declinare il suo invito a prendere una birra. Quando glielo aveva chiesto lui aveva risposto: “Mi piacerebbe molto, Caroline, ma sai.. Sono sposato e mio marito e mia figlia mi aspettano a casa per la cena.” Lei non ci aveva creduto, fino a quel momento.
“Oh.” Ribatte presa in contropiede.
“E comunque questo mese il capo è Smith.”
“Ma dottor Styles! Io le ho fatto da assistente per..”
“Non conta quello che fai per me. Ma ciò che fai per la gente. E..”
“E ora noi dobbiamo andare, Harry. L’appuntamento era alle dieci, sono già le dieci e cinque.” Sbotta acido Louis, quella ragazzina si mangia con gli occhi suo marito. Inutile dire che è geloso da matti.
“Sì, scusami Boo. Ci vediamo dopo dottoressa Stevens.” E un sorriso gli curva le labbra quando la presa della mano di Louis diventa più ferrea sulla sua. Si girano ed Harry lo tira in un corridoio alla cui entrata c’è scritto Oncologia.
“Oh, ciao Harry!” lo saluta il suo collega Mark.
“Ehilà, 007.”
“Fanculo, Styles. Oh.. Ma hai portato..”
“La mia dolce metà, sì.” Si gira a guardare Louis che a sua volta osserva Mark con uno sguardo omicida.
“Beh, mettetevi in fila.” Dice indicando le tre persone che aspettano fuori dalla stanza.
“Ci sono altri sei laboratori, perché non li usano?” chiede stizzito.
“Perché le infermiere si annoiano.”
“Si annoiano?! Le potrei uccidere.” Sbuffa poi si rivolge a Louis. “Tu rimani qui, vado ad aprire l’altra stanza e chiamo un’infermiera in modo da avere la stanza solo per noi senza fretta.”
Dieci minuti dopo è di ritorno con Laila –l’infermiera dell’altra volta –e un sorriso stampato sulle labbra.
“Pronto?” gli chiede prendendogli la mano e baciandone il dorso.
“Sì, sono pronto. Anche se tutte queste attenzioni mi danno su i nervi.”
“Quando però non te le do diventi geloso.. Mettiti in pace con te stesso, piccola sassy queen.”
“Stronzo.” Si lamenta sorridendo, per poi farsi trascinare in un altro corridoio, più largo e meno affollato del precedente. Harry lo conduce in una stanza molto soleggiata e si mette da parte mentre lei gli alza i capelli in modo da fissare dei percettori sulle tempie e sulla fronte. E cazzo, Louis ha appena fatto una smorfia di dolore quindi lui si alza e le scosta gentilmente la mano.
“Faccio io.” Dice sottovoce.
“Dottor Styles non dovrebbe.. Sono le regole dell’ospedale. Se il dottor Grimshaw lo venisse a sapere..”
“Se Nick non lo saprà non succederà niente, faccio io.” Ribadisce chinandosi sul viso di Louis e appoggiando delicatamente un pezzettino di scotch per le medicazioni su ogni percettore, molto delicatamente per non fargli male. Dopodiché si gira e comincia a compilare dei documenti.
“Come sei serio.” Lo schernisce Louis.
“E’ il mio lavoro, Louis. Devo avere il massimo della professionalità, altrimenti non posso fare niente.” Si china a prendere dei fogli in un cassetto e poi ritorna da lui.
“Va bene. Adesso ti mostrerò dei disegni e tu dovrai dirmi cosa sono.”
“Sei serio?” Louis alza un sopracciglio.
“Sì, non sono mai stato più serio di così.” Prende il primo disegno e glielo mostra.
“La casa del signor Moschino, stimata 19 milioni di sterline.”
“Lou! Smettila di fare il pagliaccio. È una semplice casa.”
“Va bene, va bene. Casa.”
“Questo?”
“Labrador.”
“Cane.”
“Cane… Bicicletta.”
“Basta così.” Dice Harry, poi si gira al computer e registra qualcosa, cambiando delle impostazioni. Louis segue i suoi movimenti ma non sembra poi così attento.
“Di nuovo. Cos’è questo?” gli mostra la figura del cane. Louis apre la bocca ma non dice nulla, si limita ad emettere dei suoi spezzati e senza senso.
“Andiamo Louis. Cos’è? So che puoi farcela.” Louis resta a guardarlo e poi incrocia il suo sguardo ma non riesce più a spiccicare parola.
“Ancora.” Dice cambiando immagine. I suoi gesti sono più confusionari ora.
“Louis è una..” Louis lo guarda e poi guarda l’immagine con la bocca aperta. Si china davanti a Louis e lo vede trattenere il respiro mentre lo fissa. “Avanti, amore.. So che sai cos’è.. è una cosa facile. Provaci.” Allora il maggiore apre la bocca per parlare ma poi la richiude. Harry soffia e poi si allontana per mettersi al computer. Proprio in quel nanosecondo Nick entra con un sorriso dipinto sulle labbra. Sorriso che muore nell’attimo in cui vede che è Harry ad occuparsi di tutta la scena e non Laila.
“Harry!” ruggisce avvicinandosi. Harry sussulta e si gira a guardarlo.
“Deve farlo Laila! Non puoi farlo tu! Sei un familiare!”
“Nick, ascoltami. Voglio occuparmi personalmente di lui, è mio marito. In più posso spronarlo a capire quale sia la..”
“Non mi interessa cosa vuoi tu! È la politica dell’ospedale. Niente sentimenti, niente parenti.”
“Lascia solo che..”
“No, io non lascio proprio niente. Adesso tu ti alzi e lo fai fare a Laila. Punto.” E così dicendo esce fuori. Harry desidera tanto poter aiutare lui stesso Louis, ma sembra che per questa volta dovrà lasciar far fare tutto all’infermiera. Ma non ha nemmeno finito di reimpostare i dati che si è fatto mezzogiorno così: “Io vado, ci pensi tu a Louis, vero? Quando avete finito cercami così gli dico cosa può fare mentre io opero.” Dice. Louis aggrotta le sopracciglia e con uno sguardo disperato guarda da Laila a suo marito. Harry gli passa accanto per uscire dalla stanza ma lui lo blocca per il polso osservandolo disorientato.
“Amore.. Amore, mi capisci? Adesso devo andare. Torno subito.” Louis però sembra angosciato e non da segno di voler lasciare la presa. “Io devo andare, Lou. Ti prometto che dopo ritorno.” Dice, quando gli toglieranno i percettori capirà che non poteva restare lì per sempre. “Ciao, sweetcheeks.” Gli accarezza un attimo la guancia e poi esce fuori visto che lui ha allentato la presa.
 
 
“Fanculo la Miler, io lo opero. È un mio paziente.”
“Non puoi correre questo rischio, Harry.” Gli dice calma Isabelle.
“Sì che posso, con il consenso del signor Drew.”
“Non dovresti nemmeno proporglielo.”
“Dottor Styles!” lo richiama una vocetta stridula. Alza gli occhi al cielo prima di girarsi verso Caroline.
“Cosa c’è Caroline? Sono impegnato ora.”
“Ho saputo che suo marito ha finito la chemioterapia, cos’ha di preciso?” chiede imbarazzata.
“Stevens, vieni con me.” Dice stizzito, la trascina davanti al tabellone e cerca il suo nome in tutti gli interventi, lo cancella e lo sostituisce.
“Questo significa..” la guarda negli occhi “Che non sono affari suoi, dottoressa. E da oggi in poi, se solo vi ho dato un po’ di confidenza.. Confido che sappiate che non ve ne darò più. Sono stato chiaro?”
“Sì, sì, Dottor Styles. Sono desolata, davvero.”
“Beh, sì, sono desolato anche io. Che nessuno di voi si azzardi a controllare la sua cartella. Dio solo sa che non passerete gli esami per colpa mia.”
“Ci scusi dottor Styles. Volevamo semplicemente aiutare a risolvere il problema, non volevamo intaccare la sua personalità.” Intervenne Smith alle sue spalle.
“E tu.” Si gira verso di lui. “Sarai tu lo specializzando responsabile di Louis Tomlinson. Sono stato chiaro? Non è niente di eclatante, ma mi fido di te. Louis non vorrà sicuramente dirmi quello che succede perciò confido nel fatto che tu mi faccia un rapporto dei progressi e regressi. E tu, dottoressa Stevens, ti perdono. Ma che questa sfacciataggine non ricompaia più. Almeno nei riguardi di mio marito. Puoi riavere i tuoi interventi.” Si dirige di nuovo verso Isabelle –capelli neri e lunghi, gli occhi azzurri e la pelle chiara, le labbra rosse come il sangue –che scribacchia qualcosa su una cartella.
“Io l’intervento lo faccio.” Annuncia.
“Fa’ come vuoi. In ogni caso devi farlo domani, per oggi hai finito gli interventi. Voglio che tu faccia un giro da tutti i pazienti.”
“Ehi, tu non comandi.”
“Sto solo cercando di non stressarti, ti sei bucato il camice dal nervosismo. E poi ti vorrei far notare che non puoi essere in ansia alla prima seduta. Non ha nemmeno iniziato con la cura farmacologica.”
“No, ma comunque.. Ho da confidarti un segreto.” Si avvicina e abbassa la voce. “Ho.. Ho disattivato il settore A364, non avevo idea di dove fosse il tumore ma sono partito da quella, l’ho sempre fatto. Non ci riusciva.”
“Non riusciva a far cosa?” chiede Isabelle altrettanto a bassa voce.
“Non riusciva a dirmi se quella fosse una casa, un cane o una bici. Non riusciva a dire nemmeno una parola e.. Cristo, Isabelle, e se fosse senza speranza?”
“Come quella vecchia che è ancora viva dopo vent’anni? Non credo proprio Harry.”
“Io incrocio le dita.” Sospira e si allontana.
“Oh andiamo! Come diamine fa Harry a non perdersi qui dentro?” Isabelle sente queste parole provenire da una voce delicata, quasi femminile ma decisamente di un uomo. Si volta e quello che vede è un uomo, più basso di Harry, gli occhi celesti folgoranti, i capelli color caramello e la barba a crescergli sulle guance e sul mento. È molto bello, peccato che porti una fede all’anulare sinistro e che Isabelle abbia già capito che è gay dalla cima dei capelli alla punta dell’alluce.
“Scusami.” Le si avvicina con un sorriso. “Mi sembra di averti vista a casa mia quando Harry ha invitato qualche suo collega a cena. Conosci il dottor Styles?”
“Certo. Io non mi ricordavo di te, ad essere sincera. Ma devi essere Louis. Il marito del nostro Dio Della Cardiochirurgia e Oncologia. Qui lo chiamano così.”
“Sì, immagino di sì. Dove posso trovarlo?”
“Vieni con me.” Lo conduce in un corridoio, sbirciando nelle stanze per vedere con quale paziente stia lavorando ora il riccio. Lo vede e si blocca davanti alla porta di vetro. Si appena seduto sul bordo di un letto, troppo grande per la bambina calva stesa al centro.
“Ciao.” La saluta con un sorriso. Se si impegnano capiscono anche quello che si stanno dicendo. “Salve dottore.” Dice lei sorridendo.
“Ciao, principessa. Allora.. Come ci sentiamo oggi?” chiede aprendo la cartella e cominciando ad annotare qualcosa.
“Peggio di ieri, meglio di domani.” Risponde enigmatica.
“Beh, ho una cosa che forse ti farà sentire un po’ meglio.” Sorride, poi si fruga in tasca e ne estrae un lecca-lecca colorato alla fragola.
“Quando mia figlia aveva la tua età ci andava matta. In ogni caso.. Che noia questa cartellina!” dice squadrandola con una faccia disgustata. La bambina ride coprendosi la bocca con la mano ed Harry si lascia contagiare. “Cosa dici? Te la lascio qui e tu ci disegni sopra quello che ti piace. Stasera passa il dottor King e tu gliela darai, dicendogli di farmela vedere. Va bene?”
“Sì.” Sorride lei. Louis nota che c’è una signora seduta accanto alla bambina ma non dice niente facendo saettare lo sguardo da Harry, con ammirazione, alla bambina, con profonda commozione.
“Va bene. Ora devi andare a fare la chemio, ma non ti preoccupare.. questa volta durerà di meno.” La aiuta a mettersi a sedere e poi va ad aprire la porta ma si blocca quando nota suo marito che lo osserva sorridendo fuori. Sorride a sua volta e gli apre.
“Vuoi entrare?” chiede spostandosi di lato per lasciarlo passare.
“Se non ti do fastidio..” risponde, ma è già dentro e sta sorridendo alla bambina. Lei invece sembra intimorita e più timida rispetto a quando c’era solo Harry.
“Oh, scusate. Lily, lui è Louis, mio marito. Louis, lei è Lily. È qui da sei mesi ed è la mia principessa. Lei invece è la mamma di Lily, la signora Collins.” La signora fa un saluto con la mano.
“Salve signor Louis.”
“Chiamami Louis e basta.” Sorride e si avvicina di più al letto.
“Okay. Sono felice che tu sia venuto a farmi visita con il dottor Style-.”
“Harry.” La corregge lui.
“..Con Harry, perché nessuno viene mai a farmi visita. Mio papà dice che io sono ammalata perché mamma non mi cresce bene, perché mi fa mangiare roba non sana, ma io non ci credo perché mamma mi ama.”
“Basta così, Lily. Al signore non interessa quello che dici, è solo troppo cortese per dirlo.” La ferma sua mamma.
“No, non fa niente. Comunque, bambolina.. Io penso che tu ti sia ammalata perché io e te siamo persone felici. Vedi le persone felici sono le persone che hanno il tumore perché così, quando il tumore passerà potranno essere ancora più felici.” Le spiega.
“Quando uscirai dall’ospedale io e Louis ti presenteremo tanti bei principi azzurri pronti a salvarti dal tumore.” Aggiunge il riccio.
 
Il viaggio dall’ospedale a casa è silenzioso. Louis vorrebbe parlargli ma sa che scoppierebbe a piangere e davvero, davvero non gli va. Harry dal canto suo, vorrebbe rassicurarlo, giocare con lui. Dirgli che va tutto bene, ma sa che Louis non vuole essere visto mentre piange e non vuole sminuire il suo orgoglio. Per cui lo lascia in pace.
Sono ormai fuori dalla porta quando Louis dice qualcosa.
“Quanto?” Harry lo guarda sorpreso e stranito allo stesso tempo.
“Quanto cosa, Lou?” gli chiede il più dolcemente possibile.
“Quanto rimane a Lily?”
“Non.. Non lo sappiamo. Potrebbe sopravvivere con le chemio.. Oppure morire da un momento all’altro.” Non gli piace la piega che sta prendendo il discorso e vuole solo entrare in casa, baciare Sophie sulla guancia poi mettere un film e accoccolarsi al petto del suo uomo dopo una giornata di fatica.
“E a me?”
“Non abbiamo ancora identificato le varie possibilità. Per ora, quello che sappiamo è che puoi benissimo andare avanti con la cura farmacologica e con riduzioni drastiche della nausea a una ogni due settimane o tre, massimo.” Dice insicuro. Certo, non è una bugia. Ma non gli ha ancora detto quanto è grande il tumore.
“Harry.. Voglio che tu sappia che combatterò contro questo tumore ma.. ce la faccio da solo. Non ho bisogno che tu..”
“Louis, non sparare cazzate.” Il maggiore rimane interdetto. “Noi medici di tutto il mondo diciamo sempre a tutti i pazienti che è inutile dire che ce la si può fare da soli, perché il primo passo verso la guarigione è il supporto della famiglia. E poi.. cosa pretendi? Che ti lasci affrontare da solo un cancro? Oh no. Non ci sperare! Non dopo quello che abbiamo passato insieme. Louis io ti ho sposato, perché ti amo. E ricorda: nella buona e nella cattiva sorte, nella ricchezza e nella povertà, nella salute e nella malattia. Per me non erano vuote quelle parole. Ho giurato, e non si torna indietro. Finché morte non ci separi.” Raggiunge la sua mano sinistra e la incrocia con la sua destra. Poi la porta alle labbra e ne bacia il dorso, poi nello specifico ogni polpastrello, ogni vena sporgente, ogni linea visibile.
“Io ti amo. E continuerò a farlo per il resto della mia vita. Per questo non combatterai il tumore da solo. Ma saremo insieme.”
“Sempre e per sempre.” Ricorda Louis con un sorriso malinconico.
“Esatto.” Gli alza il mento delicatamente prima di baciarlo. Quando si staccano Harry apre la porta e tutto ciò che vede è una Sophie sconvolta e con le mani che tremano. Evidentemente si è immobilizzata perché la sua gamba è ancora a metà strada. Il suo mento trema, il naso è arrossato e gli occhi trattengono della lacrime amare. Dietro di lei appare Jess, che fa saettare lo sguardo da Harry e Louis alla sua fidanzata immobile nell’ingresso.
“Da quant’è che lo sapete?” chiede. Louis si aspetta quella domanda ma nulla gli impedisce di sospirare quando la fa.
“Circa.. Circa due settimane.”
“Due settimane?! E cosa aspettavate a dirmelo?! Che papà morisse?! O che andasse in coma?!” probabilmente non lo sa ma quelle parole hanno un effetto più dilaniante su Harry che su Louis che ormai si è abituato a quei pensieri. Il riccio infatti abbassa la testa e la sorpassa senza dire nulla.
“E ora dove va?” chiede lei incredula.
“Vado in camera mia, Sophie. Qui non sei l’unica che soffre. Ho un marito che non vuole collaborare e una figlia che ce l’ha con me perché la voglio proteggere. Mi sembra di avere un déjà-vu.” Sorride tristemente e poi si chiude alle spalle la porta della camera da letto.
Si sveste e infila la maglietta della coca-cola di Louis, poi un paio di pantaloncini neri e si rifugia sotto le coperte. Qualche minuto dopo, dal piano di sotto sente qualcuno dire: “Nessuno se lo merita.” E quanto hanno ragione. Forse è davvero un ipocrita, dice alle famiglie dei malati di non disperarsi ma è solamente l’ultima delle cose che potrebbe dire. Perché lui stesso è stato il primo a cominciare a piangere quando l’ha scoperto; ad un tratto si sente molto molto piccolo, si sente una formica in confronto alla forza di Louis. Poi, quando finalmente ha chiuso un po’ gli occhi per la stanchezza, sente una mano morbida accarezzargli timidamente i ricci. Non apre gli occhi, non vuole vedere nessuno. Ode qualcuno sospirare e poi un fruscio di vestiti che cadono a terra prima che il materasso cigoli sotto il peso di un altro corpo.
“Amore..” gli sussurra Louis nell’orecchio e –Dio –quella cosa gli da brividi perciò non può fermare il tremore che gli scuote per un attimo la schiena. “Non far finta di dormire, pacioccone.” Ridacchia piano Louis prima di cominciare ad accarezzare le spalle curve, fortuna che riesce a vedere solo la sua schiena perché se fosse davanti a lui non si tratterrebbe e lo bacerebbe.
“Sei arrabbiato?” Silenzio. “Se sì, mi dispiace. Lo sai che non voglio che tu ti arrabbi. Se no.. Beh, vorrei che tu ti girassi e ti facessi un po’ coccolare. Di solito la sera vuoi sempre che..”
“Il fatto è che..” Harry sospira. “Non posso aiutarti.. se tu non me lo permetti. Lascia che ti aiuti e prova solo a… ad accettare il mio aiuto. Ad amarmi a modo mio. Lascia che ti protegga.”
“Harry..”
“Solo.. Voglio che tu ti affidi a me. Voglio che tu venga da me quando hai qualche problema, che sia solo un mal di testa o anche un tremore.”
“Okay..” dice piano Louis. “Come preferisci. Ora ti giri? Così posso baciarti?” le labbra di Harry si curvano in un sorriso mentre si gira nella stretta del suo uomo e nota che è a petto nudo. Louis è più gracile e basso  di lui, nonostante ciò lo avvolge fra le braccia e lo bacia prima sulla fronte, poi sulle palpebre, poi sul naso, poi sulle guance, poi sul mento e infine sulle labbra a cuore.
“Domani voglio andare da mia madre. Voglio dire loro del tumore. Tanto ormai, il peggio è passato.”
“Sei sicuro? Possiamo aspettare, se questo ti fa sentire più sicuro. Possiamo tenerlo per noi per qualche tempo prima di dirlo a tutti.”
“Ho solo pensato che se dovevo dirglielo era sempre meglio prima che dopo. A cose già fatte sarebbe stato inutile, no?”
“Come vuoi tu.” Poi lo bacia ancora e si rannicchia contro di lui, la testa appoggiata sulla sua spalla, una mano del liscio a fare su e giù sulla spina dorsale e l’altra a stringere i ricci morbidi dei quali si è innamorato.
“Buonanotte sweetcheeks.”
“Buonanotte babycakes.”


 

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Capitolo 18
*** 18. Louis - PART 3 ***


18. Louis PART 3.
 
Sono ormai due anni che Louis ha il cancro, ha perso i capelli tanto tempo fa ed Harry gli ha comprato un cappello a forma di panda che indossa sempre. Ogni tanto racconta sognante a Laila di quanto fossero belli i suoi capelli color caramello, tira fuori una vecchia foto ma la custodisce gelosamente ricordando i migliori anni della sua vita. Ormai quella è la sua camera d’ospedale.. Harry gli porta un libro da leggere quando non ha nulla da fare se non spettegolare con Laila. Quel giorno tocca ad Harry venire a controllarlo per questo è molto felice e non smette di guardare fuori dalla porta ogni volta che passa un medico. Quando però Harry entra dalla porta non gli sorride, non si china a baciarlo sulle labbra e non gli sussurra un ciao innamorato. Gli lancia un’occhiata e afferra la sua cartella sul comodino.
“Ehi, babycakes.” Gli dice piano.
“Ciao, Louis.” Gli risponde assorto nella lettura della cartella.
“Cos’hai fatto oggi?”
“Niente di che.. ho trapiantato un cuore.”
“Davvero? Wow. Salvi sempre più vite.” Cerca di alleggerire la tensione. In realtà dentro è molto ferito, cos’avrà mai fatto per meritarsi quell’atteggiamento?
“Hm.” Dice solamente.
“Cosa c’è?” chiede poi cercando di essere indifferente.
“Niente. Come ti senti oggi, Louis?”
“Io.. Bene, credo.”
“Cosa significa credo?”
“Niente.. Bene.”
“Bene. Passo fra mezz’ora a ricontrollare.” Dice e poi fa per andarsene, ma Louis gli afferra la mano.
“Che ti prende, Harry?”
“Non mi prende niente.” Gli dice calmo. “Ora devo andare.”
“No, tu ora mi dici che ti prende. Che c’è? Ho fatto qualcosa che non va? Non mi sembra di meritare questo comportamento.”
“Tu non hai fatto niente.” Gli dice distaccato. “Vado solo di fretta.” Si libera dalla sua stretta ed esce fuori lasciandosi alle spalle un Louis ferito e arrabbiato.
Harry intanto ha le lacrime agli occhi e corre nel bagno a sciacquarsi il viso. Ma non ha nemmeno finito di sfregarsi il volto che comincia a piangere, la punta del naso arrossata dalle lacrime.
George Smith esce proprio in quel momento dal bagno dopo aver svuotato la vescica e vede il suo idolo piangere, le dita strette attorno al bordo del lavandino talmente strette che le nocche sono sbiancate.
“Santo Cielo..” lo sente mormorare. “Sono una merda. Sono una merda di medico, sono una merda di padre, sono una merda di amico sono una merda di marito.” Sospira e si asciuga le lacrime con il dorso delle mani. Alza il viso verso lo specchio: i suoi occhi sono arrossati, le occhiaie evidenti, un capello argentato già gli riga i ricci tirati all’indietro. Ma poi nota qualcos’altro, un ragazzo lo guarda senza intervenire. Probabilmente ha sentito tutto ciò che ha detto e prova compassione per lui; adesso capisce cosa provava Louis quando non voleva che nessuno lo aiutasse. Sapeva che nessuno di loro lo avrebbe più guardato allo stesso modo, lo avrebbero guardato con compassione ed è sicuramente un sentimento sgradevole.
“Ciao, Smith.”
“Cosa succede, dottor Styles? Sa che può dirmi tutto.. Se è per suo marito ho notato un piccolo progresso con la chemio..”
“Non è per Lou. O almeno non completamente.”
“Allora cosa?”
“Oggi.. Oggi ho ucciso tre persone. Non ho trapiantato bene un cuore. Secondo ho sbagliato i calcoli, ho inserito una dose in più di morfina ad un uomo che è morto. Terzo ho.. ho lasciato che Lily morisse, oggi. Stavamo parlando e lei.. e lei si è irrigidita. Mi ha detto che Louis era bellissimo e che si vedeva che ci amavamo e poi.. Poi mi ha detto che ero come il papà che non aveva mai avuto. E poi.. e poi è morta. Tutto perché quei tre erano i pazienti che di più avevano contatti emotivi con me. Così.. Così sono andato da Louis e l’ho trattato malissimo perché ho pensato.. che se solo non avessi lasciato entrare i sentimenti lui non avrebbe corso nessun rischio ma.. Ma ora ho pensato che forse l’ho ferito più facendo questo che uccidendolo perché ci tenevo. E lui mi ha chiesto cosa succedesse e.. E io gli ho detto che andavo di fretta ma.. Ma avrei dovuto sedermi accanto a lui, baciarlo, accarezzargli il viso e dirgli che Lily è morta, avrei dovuto raccontargli come mi sento, parlare con lui e dirgli che lo amo visto che non passa ora, minuto, secondo che passo con lui in cui non glielo dica. Ora più che mai sento il bisogno di dirglielo, perché ho pensato.. che se un giorno Louis morirà non so come farò senza la sua voce morbida che mi dice ti amo non so come farò senza quegli occhi azzurri che mi dicono ti amo anche loro, non so come farò senza quelle labbra. Louis è la mia linfa vitale, non potete togliermelo. Ma forse.. forse dovrei scusarmi. Certo, ovvio che dovrei. Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie. Mi hai davvero illuminato Smith. Grazie.” Gli sorride e sguscia fuori dal bagno lasciandosi alle spalle un George Smith sconvolto e sbigottito. Ma a lui non interessa, attraversa i corridoi, le stanze, non si ferma ad ascoltare nessuno e fa una ‘sgommata’ davanti alla porta della camera di Louis. Prende un bel respiro e poi entra. Sfoggia un sorriso e poi si chiude la porta alle spalle.
“Ciao.” Mormora. Louis –che sta leggendo un libro, gli occhiali con la montatura marrone sulla punta del naso –alza per un momento lo sguardo per rivolgergli un sorriso timido prima di ritornare al suo libro.
“Tutto bene, sweetcheeks?” gli chiede dolcemente.
“Più o meno.”
“Okay.” Dice piano poi si siede al bordo del letto e sbircia il libro che sta leggendo. “Per l’ennesima volta Guerra e Pace di Tolstoj.” Constata con un sorriso.
“Già.” Risponde lui.
“Louis.. Posso parlarti?” Louis sospira e mette un segno nel volume.
“Dimmi. Ma per favore.. cerca di non ferirmi, va bene? Non ho voglia di piangere.”
“No, te lo prometto. Io ti amo e tu lo sai. Non dipende da te ciò che è successo prima e mi dispiace se mi sono comportato così. Sono successe delle cose in queste ore che mi hanno fatto pensare che non devo coinvolgere sentimenti ed è per questo che ho pensato che se ti avessi ignorato forse avrei potuto..”
“Harry, amore, cosa succede?”
“E’ che.. Lily è morta.” Il cuore di Louis fa un tuffo prima di ricominciare a battere.
“E..”
“E stava parlando con me.” Lo completa Harry.
“No, Harry. Piccolo, lo so cosa stai pensando e la risposta è no. Non è colpa tua, come potrebbe? Era uno stupido tumore, non potevi sapere cosa fare. Non ci pensare nemmeno.” Gli prende la mano e la incrocia con la sua, poi ne bacia il dorso più volte con dolcezza.
“Dici?”
“Dico. Non preoccuparti, amore, io sto benone.”
“Mi dispiace se stamattina ti ho trattato così. Ricominciamo?”
“Vuoi ricominciare da quando sei entrato la prima volta in questa stanza da stamattina?”
“Sì.”
“Bene.” Ridacchia e fa finta di non vederlo mentre lui esce fuori e rientra un secondo dopo. Gli sorride mentre cammina verso il letto poi si china e lo bacia dolcemente sulle labbra. Si staccano ed Harry gli sussurra sulle labbra un “Ciao.” Innamorato.
“Ciao, piccolo.” Louis sfrega il naso contro il suo e poi gli fa spazio nel letto. Harry sorride e afferra la cartella, poi si mette appoggiato con le spalle al cuscino, il braccio che sfrega contro quello di Louis e scorre con la penna le varie colonne.
“Come vanno gli esercizi di memoria?” chiede accarezzando il lobo dell’orecchio appena sotto il cappello a forma di panda.
“Non saprei.” Dice con un alzata di spalle.
“Proviamo?”
“Sì.” Dice non particolarmente entusiasta.
“Autori o cantanti?”
“Aiuto. Uhm.. Autori.”
“Dal più facile al più difficile: Harry Potter.”
“Rowling.”
“La casa degli spiriti.”
“Allende.”
“L’amico ritrovato?”
“Uhlman.”
“Il piccolo Principe?”
“Ma questa è difficile! Uffa.. uhm, Antoine De Saint qualcosa.”
“Va bene. Posso accettarla. Sodoma e Gomorra?”
“Marcel Proust.”
“Le mie prigioni?”
“Silvio Pellico.”
“Bravissimo, amore mio. E invece come va con il piano? Sai che ti aiuta.”
“Ma non mi va. Non posso suonare.. che so, il tuo cazzo?”
“Il mio cazzo?” Harry alza un sopracciglio ridacchiando.
“Sì, il tuo cazzo. Sempre meglio che stare qui dentro.” Vedendo che Harry non risponde lo prende per un consenso e comincia a slacciare la cintura di pelle.
“No, no. Louis!” sibila, gli blocca le mani e lo guarda negli occhi. “Non ora, non qui.”
“E allora quando?” chiede. “Credi che non sappia che starò qui per tutta la vita? Vuoi negarmi il sesso? Vuoi negarti di fare l’amore con me?”
“Non starai qui tutta la vita e poi.. se proprio vuoi succhiarmi il cazzo ti conviene farlo quando smonto.” E notando la sua espressione corrucciata gli prende il mento nella mano e bacia delicatamente le sue labbra sottili. “Non fare i capricci, Boo.” Poi lo bacia all’angolo della bocca prima di staccarsi piano.
“Ti amo tantissimo, babycakes.”
“Anche io ti amo tantissimo, sweetcheeks.” Poi se lo tira in braccio con qualche protesta e gli fa allacciare gambe e braccia attorno a lui in modo da essere invaso da Louis. In tutti i sensi. Louis nelle orecchie sentendo la sua risata armoniosa, Louis nei suoi occhi quando guarda i tatuaggi fatti solo per loro, Louis nel suo naso quando inspira il suo odore dolce, Louis nella sua bocca quando lo bacia e quando gli sussurra un ti amo, Louis nella sua mente in ogni momento della giornata, Louis nel suo cuore sempre e per sempre. Louis mentre lo tocca sul collo nudo, mentre le sue dita fredde tracciano il profilo della colonna vertebrale, Louis mentre si baciano, Louis mentre sobbalza quando Sophie entra, Louis mentre ride per la brusca interruzione, Louis che allarga le braccia e fa stendere Sophie fra loro due, Louis che li guarda innamorato mentre loro parlano. Louis, Louis, Louis e solo e unicamente Louis.
“Com’è andato il primo esame?”
“Bene, ho preso 30 e lode.” Louis e Harry le fanno un applauso ed Harry, istintivamente porta una mano oltre la sua spalla per stringere i capelli morbidi di suo marito ma si blocca quando Louis si ritrae con un gemito stringendo il cappello sulla testa.
“Papà.. Papà toglilo.” Gli dice semplicemente Sophie. Louis chiude gli occhi e poi si mette a sedere girando la testa, anche se non lo vede in volto Harry sa che nei suoi occhi si stanno formando tante goccioline salate.
“Soph, amore, perché non andiamo a prendere un caffè? O un cappuccino, se ti va. O ancora un tè. Sì?”
“Sì. Andiamo.” Dice intelligentemente. Fa in modo da non guardare Louis quando esce seguita da Harry, quest’ultimo si ferma un minuto ad osservare una lacrima solitaria scendere sulla guancia del suo uomo prima di sussurrare un semplice: “Sei bellissimo, Louis.” Poi raggiunge Sophie e rimangono seduti, lei sulle gambe di lui, per un po’ sulle poltrone della sala d’attesa, aspettando che Louis si calmi, ma stanno ancora coccolandosi sulla poltroncina che è proprio lui che si avvicina a loro. Il camice è aperto sul didietro facendo vedere le mutande con la firma di Harry sulla chiappa sinistra, gli occhi sono stanchi ma le sue mani stanno disperatamente cercando quelle di Harry pur senza muoversi mentre le sue braccia vorrebbero solo avvolgere il corpicino di Sophie ma è troppo debole per farlo, è magrissimo ora e le nausee sono ritornate. A volte si sente come se a nessuno importasse di lui ma poi guarda Harry e le lacrime scompaiono rimpiazzate da un sorriso e la voglia irrefrenabile di baciarlo.
“Su, su e via. Ti porterò con me.” Recita Louis. Harry rimane a guardarlo e si perde nei suoi occhi: com’è possibile che dopo tanti anni se lo ricordi ancora? Ma la verità è che Louis ci pensa sempre, in questo periodo più che mai, alle parole che ha rivolto ad Harry quando l’ha trovato nel bagno della scuola a piangere e tagliarsi non se le scorderà mai. Ed Harry l’aveva guardato con quegli occhioni verdi e lucidi, le labbra gli tremavano, il cuore era a pezzi, quelle parole furono come dei cerotti per lui. Quando si erano fidanzati Harry ci pensava sempre e a volte si domandava se Louis non lo stesse prendendo in giro. Poi era quasi svenuto dalla felicità quando lui gli aveva chiesto di sposarlo. E ora eccoli lì: a guardarsi a vicenda negli occhi, ad amarsi e ricordare quello squallido bagno e i loro occhi che si incontravano davvero per la prima volta.
“Louis io..”
“Shh, non dire niente. Solo.. Baciami, stupido! (preso da: Now kiss me you fool. )” Ed Harry si alza e lo bacia, in mezzo al corridoio, noncurante del fatto che tantissimi suoi pazienti lo stanno guardando sconvolti e quando si staccano Sophie si unisce all’abbraccio.
“Ti voglio bene, principessa.” Le dice baciandole la fronte, il mento, il naso, le guance e le labbra solo una volta.
“Anche io te ne voglio, papi.” Lo abbraccia stretto, stringendo fra le dita il suo camice.
“Io vado a finire il giro, quando ho finito il turno vengo da te.” Sussurra intanto Harry all’orecchio di Louis. “Ci vediamo fra un po’ sweetcheeks.”
“A dopo, Sunshine.”
 
             ***
E Sophie ha appena passato l’esame. Corre all’ospedale dai suoi genitori e li trova stesi sul lettino di papà Louis, quest’ultimo sta accarezzando i ricci ribelli sulla nuca di papà Harry, appoggiato sul suo petto. Papà Harry si è addormentato, non indossa il camice ma un jeans nero attillato con una maglia di papà Louis con su scritto: LOVE WILL TEAR US APART. Sono tenerissimi lì, stesi sul letto, si appoggia anche lei sul materasso e papà Louis la accoglie con un bacio sul dorso della mano.
“Come va, oggi?”
“Peggio di ieri, meglio di domani.” Risponde solamente.
“Hai finito di leggere il libro che ti ho portato? Me lo fece leggere Jess il giorno dopo aver..” si ferma a disagio.
“Capisco.” La interrompe Louis. “Non mi arrabbio sai se mi dici che ti ha sverginata. Anne avrebbe già dovuto uccidermi, altrimenti. Tu sei innamorata di Jess e lui è innamorato di te. Cosa c’è di male?”
“Grazie papà, sei il migliore.” Dice piano.
“Ora dammi un bacio, piccina.” Sporge la guancia nel momento esatto in cui Harry dischiude gli occhi e alza leggermente il capo.
“Ehi, buongiorno babycakes.” Lo saluta, Harry lo guarda assonnato prima di sporgersi e baciarlo sulle labbra delicatamente.
“Ciao, Boo.”
“Ho appena passato l’esame.” Annuncia felice Sophie.
“Che bello! Quanto hai preso?” chiede ancora assonnato Harry.
“Ventinove. Anche se avrei preferito trenta.”
“Non fa niente. Ti rifarai la prossima volta.”
“Papà io e papà Harry volevamo farti una sorpresa, ci stai?” chiede.
“Certo, vai.” Sophie esce fuori e rientra con Lottie, Fizzie, Daisy, Phoebe e Gemma.
“Pensavo che vi avrebbe fatto piacere vederle visto che tu sei qui da un anno e più e che papà Harry è sempre accanto a te.”
“Sì, hai fatto proprio bene stellina.” Stellina. Stellina. Stellina. Per la prima volta dopo anni Sophie si ricorda perché suo padre le affibbiò quel nomignolo. Da piccola a Sophie piaceva la luna, e quando fecero lo spettacolo a scuola lei ci rimase male perché non le avevano affidato la parte della luna. Quando tornò a casa piangendo papà Louis la abbracciò stretto stretto e la consolò dicendo: “Tu sei bellissima, Sophie. E questa bambina che ha fatto la luna non sarà mai più splendente di te. Ricordalo. Ma se per te è importante essere splendente, beh.. puoi esserlo. Puoi sempre essere una stella. E in particolare sarai sempre la mia stellina, la mia luce. Ti amo tanto tanto stellina.” E ora in quella stanza d’ospedale lo ricorda dopo tanti anni e si sente fortunata ad avere un papà così.

Ehi, gente, volevo solo ringraziarvi tutti e invitarvi a non abbandonarmi. Soprattutto Harrys_bravery che io amavo :c ma che non mi risponde perché Louis ha il tumore.
Volevo dedicare il capitolo ai miei amori: Fed, Federica la banana storta, Martina, e Ilaria il mio biscotto.
Kisses, love and gay sex

 

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Capitolo 19
*** 19. Louis - PART 4 ***



mi odierete e lo so ma doveva pur finire. Questo è il penultimo capitolo prima dell'epilogo. Spero che possiate enjoyarlo. 
Non vi dico nulla.
Kisses, love and gay sex.
19. Louis – PART FOUR.

 
È un giorno come un altro e Sophie sta andando a fare visita, per l’ennesima volta a suo padre in ospedale. Le calze color carne risaltano la bellezza delle gambe snelle mentre cammina veloce per i corridoi. Quelle ballerine sono un po’ scivolose ma lei muore dalla voglia di vedere papà Louis così affretta il passo e si piazza davanti alla reception.
“Mi dica signorina.” Le dice cortese l’infermiera dietro il bancone.
“Sto cercando un paziente in oncologia, dovevano spostarlo oggi. Si chiama Louis T..” Ma non ha nemmeno concluso la frase con un urlo spaccatimpani lacera l’aria. L’urlo di un uomo che urla un NO! Prolungato. Si gira verso la fonte del rumore come il resto dell’ospedale e non rimane poi tanto stupita dal vedere che appartiene a suo padre. Ma non sembra affatto lui, gli occhi sono inondati di lacrime, il viso è contratto in una smorfia mentre singhiozza, le labbra a cuore sono martoriate mentre il suo bellissimo volto è stravolto dalle lacrime. Un paio di medici –compreso il primario –lo tengono per le braccia mentre lo sguardo del riccio segue la silhouette di una donna che si avvia a passo svelto nel corridoio.
“LOUIS!” continua a gridare e piangere, ormai non combatte nemmeno più e si è accasciato a terra mentre batte i pugni sul pavimento freddo. “Louis-Louis-Louis-Louis-Louis-Louis-Louis-Louis.” Ripete in una litania senza fine. “Amore mio..” sussurra poi. E Sophie si rifiuta di credere a quello che la mente le sta suggerendo ma tutto gli dice il contrario. Harry scuote la testa e strizza gli occhi poi sussurra: “Non è colpa mia, smettila! Non.. Non l’ho fatto apposta. Non è stata colpa mia. Non è stata colpa mia.” Ma poi sembra cedere contro chiunque stia lottando contro di lui e comincia a dire: “Oh mio Dio, è stata tutta colpa mia, tutta colpa mia, tutta colpa mia.” Tutti lì lo osservano con sguardo compassionevole e Sophie sa che in quel momento deve mettere da parte il dolore ed aiutare suo padre.
“Che avete da guardare?!” Abbaia, poi si avvicina a papà Harry e si inginocchia davanti a lui.
“Papà.. papi, papi non è successo niente. Non fa niente. Shh, ora basta piangere.” Ed Harry la guarda, e realizza qualcosa perché poi la stringe forte, come a volerla proteggere e anche lei lascia che qualche lacrima le righi il viso.
“Mi dispiace, Sophie. Mi dispiace così tanto.” Le sussurra nell’orecchio. “Ma ti giuro che io non lo volevo, io non volevo che succedesse, io lo amo.. Lo sai, non gli avrei mai fatto del male. Eppure era lì, si è addormentato, ero andato a comprargli un tascabile perché ha detto che si annoiava quando io non c’ero e..” singhiozzo. “Q-Quando sono tornato era.. era morto. Il macchinario che segnava i battiti era fermo. E.. Le sue ultime parole nemmeno me le ricordo. E sì, forse me le ricordo ma avrei dovuto prestarci più attenzione. Ho dato per scontato che l’avrei sentito parlare ancora e che avrei percepito quando sarebbe arrivato il momento. Lo avrei visto..” Singhiozzo. “Ma mi sbagliavo.” Altro singhiozzo. “Non ho visto niente.” Poi da il via ad una scarica di pianto ininterrotta, talmente forte da provocargli l’emicrania. Devono trascinarlo a casa con la forza, dirgli che va tutto bene anche se lui continua a piangere. E forse credeva di essere diventato forte ma sa che Louis era la sua forza e una volta che se n’è andato anche la sua forza l’ha abbandonato.
“I’m sorry if I said I need you. But I don’t care I’m not scared of love, cause when I’m not with you I’m weaker. Is that so wrong? Is it so wrong? That you make me strong.” Mormora quando lui e Sophie sono in taxi per arrivare a casa. Ricorda ancora quando Louis scrisse quella canzone per lui. Altre lacrime e poi il buio, si è addormentato. Spera per sempre.
 
Sfortunatamente, o fortunatamente dipende dai punti di vista, Harry non è morto, ma si è solamente addormentato. Si sveglia di nuovo in casa sua, sul divano e subito una nuvola di ricordi riaffiora, ogni angolo, ogni particolare di quella villetta rappresenta l’amore della sua vita. In ogni piccolo spazio si sono baciati, hanno fatto l’amore e hanno fatto fare i primi passi a Sophie proprio su quel tappeto, festeggiando poi con spumante e manette. Vorrebbe vomitare ma ciò significherebbe cacciare il ricordo di Louis perciò si trattiene. E forse Harry è un masochista, anzi, togliamoci il forse. Harry è un masochista perché si alza e nella sua borsa all’ingresso ripesca una telecamera, dentro il suo involucro ci sono due dvd. Li infila nel lettore in modo che si riproducano l’uno dopo l’altro poi si siede sul divano e mentre aspetta che il dvd parta pensa a come ha trovato Louis. Probabilmente lui ha sentito di morire perché ha portato la fede al petto e si è stretto addosso la coperta di patchwork che gli aveva fatto Sophie. Qualche lacrima scende sulla sua guancia ma lui la porta via con le dita tremanti. Tre, due, uno. Parte il primo video. Vede se stesso all’età di sedici anni e la sua cameretta quando era ancora un ragazzino.
“Ciao.” Dice alla telecamera. “Okay.. comincio col dire che.. uhm.. Oggi è stata una giornata particolarmente felice. Insomma.. niente tagli, niente pestaggio, niente litigi fra mamma e papà. Anzi. Sono felice perché..” nota un rossore formarsi sulle sue guance piene da sedicenne. “Oggi Louis mi ha.. sì, insomma, mi ha baciato le cicatrici e mi ha.. mi ha fatto promettere di non tagliarmi più e sono.. sono così contento di questa cosa che potrei scoppiare. Poi.. siamo andati e lezione e lui.. lui mi ha chiesto di uscire. Dovrei prepararmi ma sono troppo eccitato.” Poi il piccolo Harry sorride guardandosi le mani e trattenendo il labbro inferiore fra i denti. Anche l’Harry attuale sorride un po’ senza però smettere di piangere.
Video due. Harry è seduto di nuovo sul letto ma questa volta con lui c’è un altro ragazzo, gli occhi azzurri sono penetranti e i capelli castani gli coprono un poco la fronte.
“Okay..” Harry sistema meglio la telecamera e poi si va ad accomodare accanto a Louis. “Ciao. Oggi è il ventiquattro febbraio ed io e Lou abbiamo trascorso i passati due giorni insieme. Non abbiamo fatto un granché ma abbiamo giocato a fifa e alla play station sempre e..”
“E in pratica sembriamo semplici amici ma forse dovresti dire alla tua cara telecamera che stiamo insieme.” Specifica Louis incrociando le dita con le sue. Harry arrossisce e annuisce, poi si sporge per baciare delicatamente la guancia a Louis. Quest’ultimo gli fa girare un po’ la testa e lo bacia sulle labbra, chiudendo gli occhi. Il riccio sembra colto alla sprovvista ma poi ricambia il bacio anche se un po’ goffamente.
“Lo sai..” comincia quando si staccano. “E’ sempre strano baciarti anche se.. se insomma ho già baciato un altro ragazzo.”
“Chi?”
“Non è importante.” Borbotta. Attraverso la telecamera si può tranquillamente vedere il rossore che tinge le sue guance.
“Sì che lo è.”
“Zac.”
“Chi?! Ma quello stronzo ti picchia in continuazione!” protesta sconvolto.
“Non voglio filmare le nostre discussioni.” Fa per alzarsi ma Louis lo blocca e lo guarda negli occhi. “Perché lo hai baciato?”
“Non è colpa mia se sono stato innamorato di lui per tre anni!”
“Quindi io sono solo una soluzione di ripiego?”
“No! Louis, non fraintendermi. Tu.. Tu mi piaci tantissimo è solo che.. è stato due anni fa, possiamo evitare di parlare di questo? Non l’ho nemmeno pensato una volta da quando siamo usciti.”
“Evidentemente sì, visto che mi hai detto di aver baciato già un altro ragazzo subito dopo aver baciato me!”
“E’ che.. Per favore, Louis.” I suoi occhi si riempiono di lacrime.
“Per favore, cosa?”
“Io non.. Te l’ho detto perché..” deglutisce. “Perché quando ho baciato lui ho ricevuto un pugno in faccia e.. e.. e ho pensato che con te non fosse la stessa cosa ma m-mi dispiace s-se se ti ho detto questo, f-forse non a-avrei dovuto dirlo. La p-prossima v-volta terrò l-la bocca chiusa, t-te lo p-prometto.” Singhiozza, e nemmeno il tempo di finire la frase che si trova stretto fra la braccia di Louis che lo bacia sui capelli folti. Dopo un po’ Louis si alza e spegne la telecamera dicendo: “Mi spiace, questo video non è andato esattamente come speravamo, ma comunque abbiamo risolto.” Sorride e spegne.

Video tre. È Louis ad accendere la telecamera. La sistema per bene prima di gattonare sul letto di casa sua e raggiungere Harry.
“Ciao gente. Uhm, oggi non abbiamo intenzione di registrare discussioni né parlare molto, vogliamo solo ricordarci di questo.” Dice prima di gettarsi sulle labbra del suo ragazzo. Harry risponde al bacio e sorride mentre Louis passa una mano sulla maglietta di cotone. Pian piano il bacio diventa più passionale e il desiderio di appartenersi sempre più forte. In men che non si dica si trovano nudi a luce spenta a baciarsi  e fremere al contatto delle loro pelli nude. Louis sembra impaziente di andare ai fatti e porta una mano fra i loro corpi per poter dare un po’ di sollievo all’erezione del suo fidanzato. Harry gli blocca la mano e lancia un occhiata alla telecamera.
“Non voglio filmare tutto questo.” Ammette in un sussurro.
“Ma.. Sunshine, non lo vedrà nessuno.”
“Ti prego.” Dice cercando regolarizzare il respiro.
“Come vuoi.” Lo bacia sulle labbra prima di rotolare dal latto e coprire la lucina intermittente rossa con una maglia. Poi ritorna da Harry e continua a filmare tutto quello che succede. L’Harry attuale si sente un po’ imbrogliato ma poi sorride pensando che Louis abbia voluto immortalare quei momenti per riviverli con lui.

Video 4.
Sono di nuovo sul letto di Louis e stanno cantando a squarciagola una canzone dei The Script.
“CIAO!!” Urla Harry poi scoppia a ridere battendo le mani.
“Ciao, Harry è un po’ ubriaco ma chissenefrega! Nel senso, è il suo diciottesimo compleanno e io non gli ho ancora dato il suo regalo. Perciò..” tira uno scatolo rettangolare da sotto il letto e glielo porge. “Buon compleanno, Sunshine.” Harry gli sorride e afferra il pacchetto, lo scarta e rimane incantato mentre osserva la collanina a forma di aeroplano di carta.
“Un giorno anche io ne avrò uno così, magari me ne tatuerò uno.” Dice con un’alzata di spalle Louis. Harry però non lo fa continuare e si getta addosso a lui baciandolo sulle labbra e circondandolo con le braccia. Quando hanno finito Harry sussurra: “Ti giuro che non avrei potuto desiderare un compleanno migliore.” Ma mentre lo dice il suo telefono vibra e lui risponde.
“Pronto?”
“Harry! Dove sei finito?! Sono le quattro del mattino! Fila subito a casa prima che ti tiri uno schiaffo.” Dopodiché sua madre attacca ed Harry guarda il maggiore desolato.
“Cosa c’è?”
“Devo andare a casa, mi dispiace.” Si allunga verso di lui e lo bacia.
“Harry!” lo chiama quando è sulla porta ormai. Questi si gira e lo guarda intensamente. “Ti amo.” Dice più a bassa voce, ma sa che lui ha capito per questo il riccio non spende nemmeno un minuto a guardarlo imbambolato perché gli salta addosso e lo bacia passionalmente sulle labbra, sulle guance, sul collo e sulle clavicole.
“Ti amo anche io, sweetcheeks.” Poi si alza e spegne la telecamera che stava per scordare a casa del suo ragazzo.

Video cinque.
Ora sono un po’ più grandi, vent’anni, più o meno, ma sono comunque ancora molto giovani. Louis sorride e delle adorabili pieghette ai lati degli occhi vanno ad abbinarsi con le fossette del minore.
“Ciao. Oggi è un giorno molto speciale.” Sorride Harry. “Credo di non essere mai stato più felice di così. Louis è la luce dei miei occhi, la crema del mio caffè, il motivo che mi spinge ad andare avanti nonostante le critiche, anche se non è più così brutto a casa e all’università è tutto perfetto.”
“Ciao, oggi è il giorno più bello della mia vita.” Dice invece Louis.
“Forse dovremmo dire alla telecamera perché.”
“Già, perché?” chiede Louis scherzando. La barba gli cresce incolta, Harry non si trattiene e gli bacia il mento.
“Ehi!” ridacchia lui, poi inclina la testa e lo bacia dolcemente. “Comunque.. il punto è che oggi eravamo al mare e ho chiesto ad Harry di sposarmi e lui mi è quasi svenuto addosso. Non era una cosa ufficiale del tipo.. ‘Vuoi tu Harry Edward Styles sposarmi?’ ma piuttosto una domanda ‘Harry, mi sposi?’. E.. Mi ha guardato prima di buttarci entrambi nella sabbia e baciarmi.”
“Ehi! Non ti stavo svenendo addosso!”
“Sì, invece. In ogni caso.. Ti farò la vera proposta davanti a tutti, con tanto di anello. Sarà tutto perfetto, i tuoi genitori, Robin, Gemma, il fidanzato, la mia famiglia, Liam, Zayn, Niall, Perrie, Sophia e quando ci sposeremo voglio subito un figlio.” Ad Harry luccicano gli occhi e si vede che sta per mettersi a piangere dalla commozione tuttavia si trattiene e lo stringe semplicemente in un abbraccio.
“Grazie, Louis, io ti amo. Tantissimo.”
“Prego.” Risponde lui. “Ti amo tantissimo anche io babycakes.. a proposito di amore.. Sapevate che Zayn e Perrie si sposano fra un mese? Roba da pazzi. E pensare che Zayn gliel’ha chiesto perché aveva baciato un’altra tipa e mentre stavano litigando lui si è inginocchiato e le ha chiesto ‘Perrie Louise Edwards, vuoi sposarmi?’. Roba da pazzi!”
“Mica tanto da pazzi tu me l’hai chiesto mentre stavamo passeggiando sulla spiaggia.”
“Sì ma non avevamo appena litigato.”
“Giusto. Bene, vi teniamo aggiornati sulla data del matrimonio.” Harry sorride e poi spegne la telecamera.
Video sei.
C’è un ristorante come sfondo mentre Louis sistema meglio la telecamera. Si schiarisce la voce poi parla: “Eccoci, siamo al ristorante, Harry ed io siamo all’entrata quindi non vedrà nessuno. In realtà ci sono entrambe le nostre famiglie sparpagliate per tavoli. Ah.. sono passati tre mesi da quando gli ho chiesto di sposarmi e lui ha smesso di aspettarsi da un po’ che glielo chieda. Ad una cena che abbiamo fatto ha aspettato tutto il tempo che tirassi fuori l’anello, ha praticamente scolato tutta la bottiglia di champagne e squartato la torta. Dovrebbe arrivare a momenti e tu, carissima telecamera, filmerai questo momento tanto importante. Harry ci tiene a queste cose e penso che quando non ci sarò più guarderà questo video almeno dieci volte.” Poi si gira e si sistema la giacca prima di sedersi al tavolo. Quando Harry entra dalla porta è molto trafelato e i capelli sono un po’ confusionari, segno che è stato in sala operatoria fino a quindici minuti prima.
“Ciao, Lou.” Lo saluta e lo bacia sulle labbra.
“Ciao, babe. Cosa succede? Quella stronza della Roberts vuole che tu lavori anche domani?”
“Vorrebbe ma ho vinto io.” Gli sorride stancamente Harry.
“Cosa vuoi mangiare? Pago io ovviamente.”
“No, Lou! Non te lo permetto. Paghi sempre tu, non è giusto.”
“Ehi, sono il tuo cavaliere. Facciamo così: alla prossima cena paghi tu.”
“Giura.”
“Giuro.” Louis ride e gli bacia il dorso della mano prima di accarezzarlo con il pollice.
“Io vorrei degli spaghetti con scampi.” Dice al cameriere appena arrivato.
“Anche per me.”
“Che vino?”
“Pinot.”
“Benissimo. Gli ordini arriveranno fra meno di mezz’ora.” Il cameriere si allontana e lo sguardo di Harry viene attirato dall’acquario pieno di pesci tropicali.
“Sai che i pesci gialli di acqua salata si chiamano Jane?”
“Jane? E perché?”
“Perché il signore che li scoprì la prima volta aveva una figlia che si chiamava Jane così..”
“Oh, capisco.” Sorride Louis. Harry fa per avvicinarsi all’acquario ma si ritrova con un Louis inginocchiato davanti a lui che regge una scatola di velluto. Alle sue spalle i loro amici e la loro famiglia, ormai credeva che non gli avrebbe più chiesto di sposarlo..
“Harry Edward Styles, vuoi sposarmi?” chiede Louis sorridendo a dismisura.
“Tu mi chiedi se io voglio sposarti?! Certo che lo voglio!! Che cazzo di domande sono?!” poi si inginocchia a sua volta per baciarlo con passione. Quando si staccano tutti nella sala stanno applaudendo e Louis, emozionato, trema un po’ mentre gli afferra la mano sinistra e gli infila l’anello. Harry lo studia entusiasta: è d’argento con una pietra nera sopra, bellissimo.
“Ti amo, sweetcheeks.” Sorride Harry.
“Ti amo anche io, babe.” Lo bacia e si alza da terra, poi lo prende per mano –Harry ha ancora le lacrime agli occhi –e lo conduce davanti alla telecamera.
“Ciao gente. Oggi è decisamente il giorno più bello della mia vita. Io ed Harry ci sposiamo è assodato. Io lo amo.”
“E noi ci amiamo e io non ti lascerò mai, per il resto della mia vita Louis. Sempre e per sempre.”
“Sempre e per sempre.” Ripete Louis prima di baciarlo delicatamente sulle labbra e nello stesso tempo spegnere la telecamera con la mano che non era appoggiata sulla sua guancia.
Ed Harry ride tristemente mentre guarda il video perché Louis lo conosceva molto bene: quello che sta per fare infatti è rimettere di nuovo quel video finché non si sarà scocciato. Ma il tempo passa e parte il settimo video.
“Ciao!” è il volto di una ragazza quello che si vede sullo schermo, Gemma. “Oggi è il grande giorno e noi..” inquadra Lottie e Fizzie “andiamo ad intervistare gli sposi, che sono in stanze diverse. Mentre Daisy e Phoebe li consolano a fasi alterne.” La ripresa è vorticosa mentre raggiungono una porta bianca con un 30 dorato sopra, la camera di Louis. Bussano e lui apre senza troppi preamboli.
“Ciao, fratellone!” Lottie lo abbraccia cercando di non sgualcire il vestito, mentre Fizzie non vi bada e gli salta in braccio.
“Ehi, signorina hai quasi tredici anni!” ride Louis stringendola. In quel momento c’è Daisy con lui ed è rimasta con il tubetto di gel fra le mani.
“Louis! Devo finire di aggiustarti i capelli, vieni qui.”
“Fa’ fare a me.” Lottie le toglie il tubetto dalle mani e lo fa accomodare davanti allo specchio.
“Non può farlo Lou?” chiede Louis perplesso. “Lou ha già troppe rogne con Lux, non è riuscita nemmeno a farli ad Harry.”
“Sì, ma lui è bellissimo senza bisogno di nulla. Io no!”
“Sta’ un po’ zitto, Louis.” Fizzie gli tira uno scappellotto prima di rimanere a guardare l’opera di sua sorella.
“Allora..” comincia Gemma. “Louis, è il grande giorno. Cosa ci dici?” chiede.
“Dico che dovevo sposarmelo in un sottoscala.” Geme valutando con uno sguardo disperato il suo viso.
“Ma non sei felice?”
“Certo che sono felice! Chi non lo è quando si sposa? Il punto è che.. sono agitato. Insomma, siamo due uomini e.. è vero che è legale ma mi sento discriminato lo stesso.”
“Beh, potete anche semplicemente convivere.” Azzarda lei.
“Se, così alla prima litigata mi butta fuori di casa.”
“Se non sbaglio sei stato tu a chiedere a lui di sposarti. Che c’è? Ti stai pentendo?” lo provoca.
“Ma cosa dici? Mai, io amo Harry e voglio sposarlo ma sono ansioso.”
“Bene, fai dei bei respiri. Dentro e fuori, dentro fuori. Noi della troupe giornalistica THE WEDDING andiamo ad intervistare la ‘sposa’ cioè mio fratello. Ragazze, andiamo.” Poi fa retromarcia e comincia a camminare nella direzione opposta entrando senza bussare nella camera 17.
“Odio me stesso, odio questa cazzo di camera e odio il diciassette! Non potevano mettermi nella sedici? No, nella 17, la sfortuna! Bene!” stava proprio inveendo Harry quando le ragazze fanno irruzione nella camera. Lui è ancora in mutande e sta guardando più che disperato il suo pantalone.
“Che succede fratellino?” chiede Gemma.
“Ciao.. Succede che questa tonalità di nero non è nera come la giacca.” Si lamenta.
“Harry, seriamente, il tuo bel culetto sta per essere ferito molto violentemente. E non dal cazzo di Louis ma dalla mia mano. Metti immediatamente quel pantalone!” poi sospira e si siede sul letto.
“Allora..” comincia filmandolo mentre si infila la camicia bianca. “Come ti senti?”
“Teso. Molto.” Dice guardando con aria di superiorità il bottone centrale.
“Tanto quello va sotto alla giacca.” Lo rassicura Fizzie.
“Ehi! Dovrebbe essere il giorno più bello di tutta la tua vita!”
“E lo è, lo giuro. Ma se qualcosa andasse storto?”
“Andrà tutto bene. Siamo stati dalla tua dolce metà e dato che dobbiamo ritornarci hai qualche messaggio?”
“Tieni duro, sweetcheeks.” Dice solamente. “E mandatemi anche mamma.”
“Cosa c’è? Vuoi ripensarci? Della serie: Mammoni, chi vuole sposare mio figlio?”
“Smettila Gemma! Esci subito prima che mi ritiri il regalo di compleanno.”
“No, no! Il biglietto per il concerto dei Pearl Jam, no.”
“Bene, allora esci fuori.” Gemma sbuffa e fa segno alle ragazze di seguirla mentre ritornano da Louis. Stranamente quando entrano accanto a lui ci sono Anne e Jay che gli sistemano i capelli.
“No! Sembro un idiota!”
“E ti pare che dopo anni che avete dormito insieme gli importi di come sei ora? Cioè dopo che ti ha visto appena alzato? Fratellone tu bleffi.” Commenta Daisy.
“Parole sante.” Aggiunge Lottie.
“Ti vuoi calmare? Ha ragione Harry a chiamarti Sassy Queen.”
“Ma cosa centra? Uffa, e se lui dicesse di no?! Non sono psicologicamente pronto.” Lottie e Fizzie sbuffano contemporaneamente e tirano uno scappellotto a Louis a turno.
“Ahi!”
“Smettila, sei paranoico. E io non voglio un fratello paranoico il giorno del suo matrimonio.” Gemma ride e spegne la telecamera.

Il video riparte. Louis sorride tantissimo mentre Harry, a braccetto con il suo testimone Niall, cammina attraverso il corridoio. Anche Harry sorride e vorrebbe saltargli addosso ma si trattiene. Non sono in una chiesa poiché i matrimoni gay sono ancora banditi dalla chiesa ma in un comune.. Ow, smettiamola di dire cazzate. Sono in una chiesa di Las Vegas. Ovviamente non consacrata e il prete non è altro che un marinaio.. ma va bene così. Niall fa l’occhiolino ai suoi amici e si mette in disparte. Harry e Louis si sorridono e gli occhi del maggiore si riempiono di lacrime di felicità durante le promesse. A turno poi si chinano a firmare, ad Harry tremano le mani si vede anche da lontano. Sembra aver dimenticato come si scrive il suo nome. Pian piano scrive H.. a.. r.. r.. y. Poi il cognome: S.. t.. y.. l.. e.. s. Ecco ora sono sposati ufficialmente. Si scambiano le fedi ed è fatta. Harry ha balbettato un po’ ma ora si sorridono felici, Louis non è riuscito a trattenersi e ora sta piangendo come una donnina in calore.
“Fanculo.” Dice asciugandosi la guancia. “Ti amo, Harry.” Poi lo abbraccia stretto e non c’è bisogno di baciarsi, hanno tutto il tempo del mondo per farlo ma se lo tiene stretto, inspira il suo odore e sente che anche Harry ha versato qualche lacrima mentre tutti applaudono. Lo prende per mano e si dirigono fuori, chicchi di riso piovono su di loro e Louis ride nascondendo Harry sul suo petto, proteggendogli il capo con le braccia. Ad un tratto tutti cominciano ad invocare un bacio, il primo da sposati. Harry si rimette dritto e sorridendogli gli prende il viso fra le mani, Louis posiziona le sue sui suoi fianchi e si baciano. Applausi e ancora applausi mentre a mani incrociate passano a salutare tutti quanti. Perrie ha anche evitato di fare i capelli fucsia per l’occasione, sono semplicemente biondi, come è giusto che siano, raccolti in una coda di cavallo. Gemma li segue e filma tutto.
Intanto l’Harry del presente piange lacrime amare mentre si tortura i palmi delle mani con le unghie.
Video otto.
Quella camera gli è più familiare. È la loro camera da letto, sono stesi insieme dopo aver fatto l’amore e sono madidi di sudore. Trovano comunque la forza di acciuffare la telecamera e accendere la luce per fare un video.
“Ciao, ci siamo sposati da tre settimane e a me fa male il culo.” Dice Harry a disagio.
“Aw, povero cucciolo.” Louis si solleva sul gomito e lo bacia sulle labbra. Harry gli circonda il collo con le braccia e continua a baciarlo. Finalmente si staccano e Louis si lecca il labbro inferiore che ancora sa di Harry.
“Comunque abbiamo deciso di fare questo video perché siamo la coppia più felice del mondo in questo momento. Abbiamo ancora qualche problema con la vicina omofoba ma lo supereremo.” Ride Louis.
“Già. In più Zayn e Perrie abitano a cinque minuti da qui. Perrie è incinta, se è maschio lo chiamano Jack se è femmina Rose. Oddio sembra Titanic!” esclama Harry. “Non ci avevo fatto caso, tu Lou?”
“No, nemmeno io.” Ride. Restano qualche minuto a guardarsi negli occhi e poi: “Lou.. Lou, facciamo un figlio? Voglio un bambino.”
“Hai ventidue anni, amore. Sei sicuro di volerlo fare? Abbiamo tutto il tempo del mondo. Io ne ho solo ventiquattro.”
“Io voglio farlo, sono sicuro. Ma tu? Tu vuoi farlo? Sono disposto ad aspettare se questo ti fa stare meglio.”
“Io voglio tutto quello che vuoi tu.” Louis gli prende la mano e ne bacia il dorso. “Voglio solo poter stare accanto a te. E se tu vuoi un bambino ne avremo uno. Ma voglio farti notare che siamo giovani, sei sicuro di voler fare questo passo? Niente più discoteca, niente più svegliarsi alle due del mattino e scopare sul tavolo. Dovremmo svegliarci nel bel mezzo della notte e cantare canzoncine e preparare pappine. Senza contare i pannolini. E poi lui o lei avrà delle guance morbidissime, e gli occhioni grandi, e le manine paffutelle e.. Dio, Harry, lo voglio anche io questo bambino.” Harry sorride innamorato e poi lo bacia. Quando il bacio diventa più passionale Harry si allunga (ancora attaccato a Louis per le labbra e ad occhi chiusi) e spegne la videocamera.

Video nove.
Louis tiene in mano la telecamera e filma Harry, o meglio, le spalle di
Harry. Quando gli arriva vicino Harry si gira senza staccare gli occhi
del fagottino che tiene in braccio e sorride.
“Ciao, piccola.” Dice alla bambina che lo guarda un po’ stordita.
“Harry, chi è questa bambina?” chiede Louis come se non sapesse niente. Il riccio alza lo sguardo verso di lui e lo guarda stranito. “E’ per quando i posteri guarderanno questo video. Credi che non sappia chi è?!” dice fintamente offeso. Harry ridacchia prima di ritornare a guardare il faccino roseo che spunta dal vestitino bianco.
“Sediamoci.” Poi si siede sul letto e Louis sistema la telecamera sul comò in modo da sedersi anche lui con la sua famiglia. Harry sistema la bambina di appena tre mesi a sedere contro il suo petto, mentre lei guarda curiosa la lucina intermittente che segnala l’attività di quell’aggeggio malefico davanti a lei. Poi si gira verso papà Louis e tende le manine verso di lui sfoderando un sorriso sdentato.
“Ciao, amore.” Louis le sorride a sua volta e la prende in braccio baciandole la guancia.
“Ciao, piccina, ciao.” Le sussurra all’orecchio. Lei ride e guarda il suo papà curiosa e felice. Ma poi si gira verso papà Harry e allunga le manine verso lui, il riccio però scuote la testa dicendo: “Sei voluta andare da papà e ora sta’ con lui. Piccola ingrata.” Ma mentre lo dice sorride. La bambina sorride a sua volta, non deve aver capito niente ma sorride. Harry si copre in viso con le mani e Louis chiede: “Dov’è papà?” la bambina si guarda intorno non vedendo più le fossette tanto familiari. “Eccolo qua!” dice Harry sorpreso. Scosta le mani e il suo bellissimo volto viene scoperto e acclamato da un gridolino di Sophie. Harry la prende con sé e la bacia sul collo un po’ sudato, le fa guardare l’obbiettivo e poi dice: “Ciao, gente. Questa è la nostra bambina, Sophie, ha tre mesi e.. è stupenda. La cosa più bella che ci potesse capitare.”. Incrocia lo sguardo di suo marito che gli sorride teneramente e poi si china a baciare la guancia tenera di Sophie. “Qualche mese fa è nata anche Rose, la figlia di Zayn e Perrie. Anche Sophia e Liam aspettano un bambino. Mentre Niall è ancora solo, solino, soletto.” Ma appena termina di parlare il faccino di Sophie si contrae in una smorfia e lei comincia ad urlare ed a piangere disperata.
“Shh, no amore, amore. Shh. Ehi, che succede, piccola?” Harry prova a consolarla ma niente da fare. Louis intanto è sceso al piano di sotto e ritorna due minuti dopo con in mano un biberon pieno di latte tiepido, all’interno si intravedono dei granuli di biscotto. La bambina mangia ogni tre ore e Louis ed Harry non ci sono ancora abituati. Louis si china e accarezza pazientemente i capelli biondi di Sophie con una mano mentre con l’altra stappa il biberon.
“Da’ a me.” Dice Harry. Poi guarda bene la bottiglina e controlla che siano effettivamente 170 millilitri. Stanno attenti ad ogni minima dose, passano ogni mese dal pediatra per controllare che sia tutto a posto e non appena piange per qualcosa di anomalo Louis si piazza davanti al computer e si informa. Alcuni consigliano di non inserire ancora i biscotti macinati ma hanno fatto la prova e la bambina sembra gradirli. Harry appoggia il ciuccio sulla bocca spalancata di Sophie e lei subito chiude le labbra a cuoricino, cominciando a succhiare.
“Piano..” le dice Harry accarezzandole la guancia. In men che non si dica Sophie ha finito di mangiare e sorride soddisfatta.
“I biscotti erano senza glutine giusto?” chiede Harry in un attacco d’ansia.
“Sì, amore, li abbiamo comprati assieme ricordi?”
“Hai ragione, è che sono sempre in ansia con lei.” Poi accarezza dolcemente il pancino di Sophie e sorride. Louis riprende in mano la telecamera e riprende la bambina e poi il suo bellissimo papà.
“Sophie, fa’ ciao ciao alla telecamera.” La incita Harry. Sophie piega la manina e saluta confusamente.
“Harry, fa’ anche tu ciao ciao.” Ride Louis. Harry sorride e saluta mandando un bacio. Poi il nero. Video dieci.



Harry impugna la telecamera e scende all’ingresso dove Louis è accovacciato accanto a Sophie e le sta abbottonando il giubbino mentre lei parla ad alta voce felicemente.
“Possiamo anche fare un pupazzo di neve? E possiamo cantare canzoni di Natale anche se non è Natale?”
“Sì, principessa, possiamo farlo.” Louis ridacchia e finisce di sistemarle il cappellino azzurro con le trecce arcobaleno.
Poi le prende la mano guantata e la porta fuori, lasciando la porta aperta per Harry. Quest’ultimo ride quando vede che Louis e Sophie stanno facendo la battaglia di palle di neve in giardino. La bambina ad un certo punto prende una palla piuttosto grande e la tira in faccia a papà Louis che cade all’indietro con il viso coperto di neve.  Si mette subito in piedi e, leggermente scandalizzato, comincia a rincorrere una Sophie ridente. Quando la prende si getta a culo indietro con lei in braccio e “Che cosa hai osato fare, tu?!” le chiede usando quell’ espressione che Harry chiama la-faccia-che-usa-con-i-bambini. Sophie ridacchia e con la mano scuote via un po’ di neve dai capelli di papà Louis. “Ma lo sai che potevo morire?” chiede sorridendo.
“Scusa.” Mormora lei, ma sta sorridendo. “Hai la barba tutta bianca, sembri Babbo Natale!” esclama poi indicandogli il mento. Louis ride e poi la abbraccia stretto approfittando per rotolarsi con lei nella neve fresca.
“Ehi! I vestiti li devo lavare io dopo.” Si lamenta Harry ridendo.
“Fai poco il lamentoso e vieni a giocare con noi!” dice Louis sollevandosi con Sophie in braccio.
“Arrivo!” appoggia la videocamera sul davanzale della finestra e si affretta a fare una palla di neve per lanciarla sulla schiena di Louis, lui si gira e lo guarda a metà fra divertito e sconvolto, poi sussurra qualcosa nell’orecchio di Sophie prima che entrambi gridino e si lancino alla rincorsa del riccio. Qualche minuto dopo Harry è steso sulla neve e respira faticosamente mentre la sua famiglia gli fa il solletico.
“Okay, okay, mi arrendo!” dice alzando le mani. Poi ride e le sue labbra vengono raggiunte da quelle di Louis.

E come questo tanti altri video nel corso del loro matrimonio con o senza Sophie, nel loro viaggio da soli, quando era morta Jay, quando Sophie aveva avuto le mestruazioni, quando si era fidanzata, quando Harry e Louis avevano parlato del tumore. Ma uno in particolare cattura l’attenzione di Harry tanto da portarlo a rivederlo più volte.
Harry sistema la telecamera e sorride mentre cammina verso il letto dove è steso Louis. Quest’ultimo sorride anche se ha delle occhiaie profondissime ed è molto pallido. Risale a qualche mese prima.
“Ciao.” Comincia Louis. “Questa è la mia camera d’ospedale e come si capisce benissimo, mi sono caduti tutti i capelli. Per questo Harry mi ha comprato questo cappello. Sono.. Sono un po’ triste per questa cosa perché Harry sa quante ore passavo davanti allo specchio per aggiustarli quando dovevamo uscire, solo noi due o anche con qualcun altro. Ma non importa, io sto relativamente bene e.. Harry è con me, non ho da desiderare niente di più.” Poi incrocia le dita con quelle di suo marito e gli sorride teneramente.
“Ciao.” Dice anche Harry. “Tanto tempo fa abbiamo fatto un video in cui dicevo che quello era il giorno più bello della mia vita. Beh è così. Non potrò mai ringraziare Dio abbastanza per quello che mi ha concesso: ora sono sposato con l’uomo più bello, più intelligente, più forte e più dolce che io abbia mai visto. E non lo so.. forse dovevo aspettarmi questo cancro perché non mi merito tanta felicità ma sono sicuro che ce la faremo. Insieme Lou. Sempre e per sempre.”
“Oddio, questo video è una cosa depressa! La rendiamo più divertente?” chiede Louis.
“Tutto quello che vuoi.” Harry si china a strofinare i loro nasi e poi va in bagno per tornare carico di rotoli di carta igienica.
“Ow, piccolo, ho il tumore non la diarrea.” Ride coprendosi la bocca con la mano.
“Scemo.” Harry mette fra le braccia di Louis la carta e poi si mette a sua disposizione. “Mummificami.”
“Oddio, tu sei suonato.” Louis alza gli occhi al cielo e se lo tira addosso baciandolo sulle labbra più volte, dapprima scherzosamente poi più dolcemente finché non diventa un bacio dolce ma passionale. Con la lingua che non è ferma e decisa ma di vitale importanza. Harry succhia un po’ il labbro inferiore di Louis facendolo bruciare prima di lenire il dolore con la lingua. Louis preme baci delicati sulla bocca del suo uomo abbracciandolo, quasi come a volersi aggrappare a lui, come a voler far rimanere un pezzo di lui sulla sua pelle.
“Harry.” Mormora Louis.
“Dimmi, amore mio.”
“Harry, fai l’amore con me un’ultima volta.”
“Lou, questa.. questa non sarà l’ultima volta che faremo l’amore. Io ti porterò fuori da questa merda e ti porterò a Disneyland, e ti comprerò i cioccolatini a forma di cuore, faremo la colazione sulla torre Eiffel e tu..”
“Harry.” Lo interrompe. “Non prendetemi in giro, so benissimo che morirò qua dentro. So benissimo che il tumore mi sta divorando e che non ho possibilità ma non mi importa. Mi basta che ci sia tu con me, ora e per sempre. E non avrò paura di niente. Nemmeno della morte. Perciò ora.. fai l’amore con me un’ultima volta. Non mi rimane molto da vivere.”
“Non è vero, Lou. Io ti prometto..” Ma Louis gli mette un dito sulle labbra.
“Non promettermi nulla. Mi va bene così.” Harry distoglie lo sguardo poggiando la testa sul petto di quell’uomo così forte. Forte come lui non riesce ad essere. “No, amore, guardami.” Gli fa alzare il mento e lo fissa negli occhi senza batter ciglio. “Ti amo, tantissimo. E non lascerei per niente al mondo che tu mi scivoli tra le dita, piuttosto mi ammazzo. Ma ci sono momenti in cui uno si deve arrendere, e quei momenti sono proprio questi. Quei momenti in cui non puoi fare altro che stare ad aspettare, godendoti tutto fino all’ultimo momento.” Poi lo bacia e l’Harry attuale si vede mentre accarezza con le dita fredde e tremanti le clavicole nude del suo uomo. Si vede mentre scioglie il fiocco dietro il camice di Louis, si vede mentre fa scivolare l’indumento giù per le spalle facendolo rimanere in boxer. Si vede mentre guida le mani di Louis alla cerniera del suo pantalone, lo vede mentre lo spoglia, mentre lo lascia nudo, mentre chiude tutte le tapparelle (non so se è un termine prettamente napoletano o meno, in ogni caso sono solo le cose verdi che coprono le finestre, se non sbaglio si chiamano anche veneziane), mentre Louis si inginocchia davanti a lui e gli fa un pompino, si vede mentre fa una sega a Louis godendosi ogni singolo gemito, ogni singolo respiro affannato, ogni singolo Harry sussurrato nel suo orecchio, ogni singolo graffio sulla sua schiena, ogni singolo succhiotto. Si vede mentre infila due dita di Louis in bocca e le lubrifica naturalmente, si vede mentre si prepara, si vede mentre fa ancora una volta l’amore con Louis, si vede mentre lo stringe nel momento del dolore, si vede mentre bacia il dito di Louis sceso ad asciugargli via la lacrima di dolore caduta sulla guancia.
“Non piangere, piccolo, tra poco passa. Lo sai.” Lo rassicura. Poi lo bacia e si lecca le labbra. Harry si vede mentre con una mano afferra il cappello e lo tira via con rabbia, si vede mentre bacia la fronte a Louis e gli accarezza la testa calva. Si sente mentre gli sussurra all’orecchio: “Sei bellissimo, Louis. Perfetto. Perché non riesci a vederlo? Non mi interessa se non hai più i capelli, diamine, non ti.. ah! Non ti ho.. non ti ho sposato per quello.” Ansima pesantemente. “Ti ho sposato perché ti amo. Perché sei una persona eccezionale, perché tu sei una persona stupenda e perché sei bellissimo, e non solo per i capelli. Insomma guardati, sei nudo, hai le occhiaie, sei magrissimo ed io non ho mai visto una persona più bella di te in questo momento.” Sente una lacrima bagnargli la spalla e ora è la sua volta di asciugare le guance a Louis.
“Dio, Harry, nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere. Nessuno.” Poi lo stringe forte e inspira l’odore paradisiaco dei suoi ricci. “Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo.” Lo dice ad ogni spinta mentre Harry viene urlando il suo nome e lo stringe in un abbraccio. Poi si impegna: inizia a leccargli il collo e viene anche lui, stringendo i suoi ricci e gemendo un altro ‘ti amo.’.

Harry crede di svenire da un momento all’altro guardando sé stesso e il suo uomo fare l’amore per l’ultima volta.
Sta per alzarsi e togliere il dvd ma parte un altro video. C’è solo Louis ed è seduto sul letto d’ospedale, la telecamera difronte a lui inquadra il viso segnato ma sorridente.
“Ciao, amore mio.” Lo saluta. “So che è perfettamente da te, piangere e disperarti guardando video di quando io ero ancora vivo. E.. oddio, mi fa venire da piangere pensare che fra qualche mese, al massimo un anno non ti vedrò più.. ma comunque.. Ho deciso di fare questo video perché so che ti ammazzerà il pensiero di non avermi dato un vero addio e di non aver prestato attenzione alle mie parole. Quindi.. queste sono le mie ultime parole. Sai di essere un marito perfetto per me, un papà stupefacente e un medico pazzesco. Non incolparti se me ne sono andato. Dio vede e provvede. Personalmente pensavo di invecchiare assieme a te, guardare i nostri nipoti mentre crescono e piangere al matrimonio di Sophie ma voglio che queste cose le veda tu. Affinché possa vederle io attraverso i tuoi occhi, affinché tu sia felice, perché credimi Harry non c’è niente che io desideri più che vederti felice. Mi vedi? Sto sorridendo, non ho paura di morire. Non voglio lasciarti solo, piccolo, e mi dispiace se la vita ti sembrerà così dura ora. Ma non disperare, continua a provare. Su, su e via. Ti porterò con me. Quando sarà il momento ti verrò a prendere, te lo giuro. Ti prenderò e ti stringerò forte al petto, come mai prima d’ora. Vedi, babycakes, ho riflettuto molto e sono arrivato ad una conclusione, una conclusione stupida, egoista e tante altre brutte parole, ma davvero è l’unica conclusione che sono riuscito a trovare. Oh, amore, quanto mi fa male sapere che ora stai piangendo guardando questo video. Ma immaginami con te, immaginami mentre ti stringo fra le mie braccia, ti bacio l’orecchio e sorrido cantando una canzone. Una qualsiasi.”
Harry lo fa, immagina il corpo di Louis che circonda il suo, se si concentra bene riesce anche a sentire il suo odore delicato. “Bravo Harry, sei bravissimo, babe. Continua ad immaginare. Ti ricordi quando cantavo questa canzone a Sophie? Ti ricordi quando mentre cullavo lei accarezzavo i tuoi bellissimi capelli? Immaginami mentre ti accarezzo i capelli e canto. Camminavo vicino alle rive del fiume, nella brezza fresca degli ultimi giorni d’inverno. E nell’aria andava una vecchia canzone, e la marea danzava correndo verso il mare. A volte i viaggiatore si fermano stanchi, e riposano un poco in compagnia di qualche straniero. Chissà dove ti addormenterai stasera e chissà come ascolterai questa canzone. Forse ti stai cullando al suono di un treno, inseguendo il ragazzo gitano con lo zaino sotto il violino. E se sei perso in qualche fredda terra straniera, ti mando una ninnananna per sentirti più vicino. Un giorno, guidati da stelle sicure, ci ritroveremo in qualche angolo di mondo lontano, nei bassifondi, trai musicisti e gli sbandati e nei sentieri laddove corrono le fate. E prego qualche Dio dei viaggiatori che tu abbia due soldi in tasca da spendere stasera e qualcuno nel letto per scaldare via l’inverno e un angelo bianco seduto vicino alla finestra (ascoltatela è dei Modena City Ramblers, con la musica è tutta un’altra cosa). Ora ci sarebbe la musica e i violini ma tu la conosci già la canzone, no? E ti giuro su Dio, Harry, non è mai stata così appropriata a noi due. Gesù, amore, non oso immaginare come farò a stare senza di te e.. forse sto ritardando troppo questa cosa ma.. Amore voglio dirti una cosa totalmente sbagliata che probabilmente è così egoista da far schifo ma io non ce la faccio. Promettimi una sola cosa.. ci stai? Hai presente quando nei film ti dicono: ‘promettimi che mi dimenticherai, che troverai qualcun altro e che ti rifarai una vita.’? Beh, non voglio. Non voglio che tu mi dimentichi, non dopo tutto quello che abbiamo passato, non voglio che tu vada in un bar e quando qualcuno ti chiederà ‘sei sposato?’ non voglio che tu risponda ‘No’. Non voglio vederti con un’altra persona, non voglio vederti felice mentre quell’altra persona fa con te quello che ho fatto io. Voglio essere l’unico a poter dire: ‘io ho fatto l’amore con quella persona’. Mi dispiace se pensi che io sia una persona davvero cattiva ora, ma io ti amo e sono estremamente geloso, come già sai. Non volevo che tu pensassi che per me va bene se stai con qualcun altro perché non è così. Io ti amo, Harry, ma ho passato tutta la mia vita con te e tu con me, non siamo più giovani e io..” singhiozzo. “E io non voglio che a quarant’anni e più tu ti sposi con qualcun altro, non lo tollero. Oddio, sono ripetitivo e lo so, e ti chiedo scusa. Va bene? Questo è solo un mio desiderio, ma tu puoi..” Louis sospira. “Ti amo, babycakes. Quante volte te l’avrò detto in tutta la mia vita? Un miliardo come minimo. Ho deciso di registrare tutto questo e non dirtelo dal vivo perché.. perché so come sei fatto. Vuoi prestare attenzione a tutto quello che ho detto, ad ogni increspatura della mia voce per poter dire di sapere esattamente cosa ti ho detto prima di morire. Ed è questo quello che ti sto dicendo prima di morire: Io ti amo Harry Edward Styles. E sembra una cosa così sdolcinata e stupida e per niente da me, ma io ti amo. Ti amo, porca puttana!” poi asciuga una lacrima che è scesa solitaria sulla sua guancia. “Okay, scusami. Scusa se piango, dovrei proteggerti invece sono qui a piangere mentre ti dico che ti amo. Che cosa ridicola. In questo momento vorrei davvero fumare una sigaretta ma me le hai rubate tutte e le hai regalate a Zayn, dici che mi fa male. Lo dici sempre. Come se non dovessi morire anche senza le sigarette. Ma ora basta parlare di me, parliamo di te: oh, amore, quanto vorrei essere lì a baciarti i capelli e accarezzarti quella schiena che ora sarà scossa dai singhiozzi. Ma non preoccuparti, io sono lì con te, anche se non mi vedi. Sarò sempre con te, non ti lascio, te l’ho giurato. E so che era finché morte non ci separi ma.. proprio non riesco a staccarti gli occhi di dosso. Sei bellissimo quando piangi, lo sai? Te l’ho mai detto? Scommetto di sì. E volevo chiederti quale è la cosa che più preferisci di me, ma so già che mi risponderesti tutto. O forse gli occhi, è il primo complimento che mi hai fatto. Mi hai detto ‘i tuoi occhi..’ io ti ho guardato tipo ‘ma che cazzo sta dicendo questo?’ e tu hai detto ‘i tuoi occhi sono color ghiaccio, sono bellissimi’ e.. non so come a distanza di trent’anni me lo ricordi ancora, so solo che ti amo. Okay, stai per arrivare. Mi hai promesso che mi avresti portato il gelato, menta e cioccolato. Grazie per esserti preso cura di me, gattino. Ti amo, ti amo e continuerò a farlo. E voglio che questa sia l’ultima cosa che tu senta dalle mie labbra quindi: Ti amo babycakes.” Poi manda un bacio alla telecamera e la spegne. Il mento di Harry trema mentre guarda la tv spegnersi da sola, il suo cuore batte forte contro la cassa toracica e le sue mani tremano. Chiude gli occhi e rivede ogni momento di quando hanno fatto l’amore la prima volta, le lacrime che aveva versato, i gemiti di piacere e i baci di Louis sulla schiena nuda, il suo urlo, come gli aveva preso la mano e gli aveva permesso di stringerla fino a quando il dolore non fosse passato un po’. Non era stato bello, perfetto è la parola giusta. Ma ora Louis non c’è più e loro non faranno mai più l’amore. Harry decide da subito che non avrà più nessun tipo di rapporto sessuale e non appena avrà il coraggio di tornare in camera da letto getterà i preservativi, il lubrificante e tutti i giochini erotici. Ormai quella gli sembra una vecchia vita. Ma i suoi pensieri vengono interrotti da una macchina nel vialetto di casa, una Cadillac vecchio modello, dalla quale scende Sophie dopo aver baciato Jess sulle labbra. Lo saluta con la mano prima di entrare in casa. Harry vorrebbe alzarsi, far finta di star facendo qualcosa invece di stare sul divano a piangere e dare pugni ai cuscini. Tuttavia rimane lì, quando la porta di casa si chiude, lui abbassa le palpebre e deglutisce: deve essere forte, quella è la sua bambina, ha bisogno della sua protezione e lui non deve piangere, deve essere forte, deve essere la sua roccia come Louis lo è stata per lui. Così quando Sophie entra in salotto Harry apre agli occhi e sforza un piccolo sorriso, poi le fa cenno di sedersi accanto a lui e lei lo raggiunge, ma non si siede vicino a lui, si siede sulle sue gambe, sebbene abbia vent’anni compiuti.
“Papi..” gli stringe le braccia attorno al collo ed Harry la stringe forte come faceva quando era piccola e aveva gli incubi, la stringeva forte e la coccolava finché non si calmava. “Papà sono.. sono andata all’ospedale, volevo vederlo. Papi.. papi, non so se te ne sei accorto ma aveva il cellulare bloccato su una nostra foto, noi tre. Davanti al fuoco a Natale, la sua famiglia. Papà.. Papà non lasciarmi andare.” Harry scuote la testa e la stringe ancora più forte poi trova la forza per girare la testa e baciarle la nuca prima di scoppiare a piangere. E restano in quella posizione per tantissimo tempo finché qualcuno non bussa alla porta ed Harry va ad aprire ritrovandosi travolto da un Zayn sconvolto, ma che lo abbraccia senza piangere.
“Va tutto bene, Zayn. Va tutto..”
“No, non va tutto bene, Harry. Te lo si legge in faccia, comunque lascia che ci occupiamo noi di te e di Sophie. Rose è venuta per lei e a breve verranno anche Liam, Sophia e Diana. Vieni.” Poi gli circonda le spalle con un braccio e lo porta in cucina, quella cucina è sporchissima: non ci entra da una vita visto che prima aveva un motivo per tornare a casa dopo il lavoro, Louis, ma quando il suo motivo per tornare era lì e aveva bisogno lui, Harry non ci era ritornato più di una volta ogni due settimane per pulire e darle una parvenza di casa. Ormai dormiva nel letto di Louis e quando non poteva si addormentava nella poltrona in camera cercando di adottare una posizione più comoda possibile. Ma ora può tornare a dormire –sigh –nella sua camera letto, quella che condivideva con Louis, quella nella quale hanno fatto tante volte l’amore, quella in cui hanno giocato, parlato, quella in cui si sono svegliati e anche se non avevano proprio tempo si sono baciati frettolosamente prima di andare a lavoro. Quella in cui si sono vestiti e svestiti tante volte, quella in cui.. basta, deve smetterla di pensarci.
“Harry! Harry, mi stai ascoltando?” gli chiede Zayn dolce.
“No, scusami Zayn. Ho la testa da un’altra parte.”
“Capisco. Comunque ti ho detto che è appena arrivato Liam, è di sopra a salutare Sophie, ha detto che il funerale possiamo farlo quando preferisci, anche domani se ti va. Possiamo trasferire la salma qui, per il momento e poi decidere tutti i dettagli quando..”
“Per favore.” Dice solamente e Zayn si zittisce. “Potresti farmi un tè, per favore?” chiede. E quando l’altro annuisce lui se ne va di sopra, in bagno. Cerca di non guardare niente ma tutto gli ricorda Louis, lo spazzolino, la crepa nel pavimento, il cassetto con le lamette da barba di Louis. Già lamette… Louis non vorrebbe che lui si tagliasse e non lo farà, ha degli amici, e Louis si arrabbierebbe. Non pensava di potere essere così forte da declinare l’offerta di un giretto nell’oblio da una lametta ma evidentemente ventuno anni di matrimonio hanno dato il loro frutto. Sorride tristemente se pensa che mancavano solo quattro fottutissimi anni alle nozze d’argento. E lui che progettava di arrivare anche a quelle d’oro.
 
 
Il funerale è una cosa intima, parenti e amici più stretti, le sorelle di Louis sono delle fontane ed Harry è.. Beh, Harry è apatico. Liam e Zayn gli stanno vicini tutto il tempo ma Harry non sembra dare segni di vita mentre tutti gli fanno le condoglianze. Alla fine anche la figlia della vecchia omofoba viene a salutare. Gli porge le sue scuse più sincere e profonde per averli trattati male in quegli anni e lui sorride stancamente. Ma si sa che c’è la pace prima della tempesta. Infatti Harry crolla nel momento in cui, dopo che tutti hanno porto un ultimo saluto a suo marito, lui si avvicina alla bara e guarda il suo corpo immobile. Gli viene il voltastomaco solo a pensare che sarà chiuso lì dentro per l’eternità e che sarà messo sotto due metri di terra.
“Lou..” sussurra prima di scoppiare a piangere e inginocchiarsi accanto alla bara con lo sguardo affranto. “Amore..” bisbiglia. Sophie dall’altro capo della stanza piange abbracciata a Jess, che la consola come può. Louis sarebbe felice di sapere che è un bravo fidanzato, una persona su cui si può contare sempre. Quando Anne arriva Harry la stringe in un abbraccio e piange fra le sue braccia, gli sembra di essere tornati a quando lui era piccolo, ora però non gli è morto il criceto, ma è morto suo marito, l’amore della sua vita, la persona più importante che lui abbia mai incontrato nella sua esistenza. Poi ritorna accanto a Louis e gli prende la mano, gli infila dentro una collana, non è quella che lui porta al collo, quella a forma di aeroplano, ma è una copia e sull’aeroplano c’è inciso in modo piccolo ma leggibile un semplice ‘Forever’.
“Addio, sweetcheeks. Ti amo.” Sono le ultime parole che gli rivolge. Non ti ho amato. Ti amo, perché Harry nel suo dolore sa che non smetterà mai di amare quel ragazzo con gli occhi azzurri e una risata capace di far innamorare un etero. 

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Capitolo 20
*** 20. Epilogo. ***


20. Epilogo.  

 

A cinque anni da quel tragico giorno di gennaio, Harry Styles si sveglia e –come ormai tutte le mattine –rotola nell’altra parte del letto rimanendo deluso quando la trova vuota. Apre gli occhi e sospira mentre ricorda tutto ciò che è accaduto. Ormai dorme sempre indossando il pigiama di Louis, ha perso in parte il suo odore originario ma gli sembra che non se ne sia andato davvero se lo mette.
Si mette a sedere sul bordo del letto e sospira, il cellulare sul comodino non ha ancora suonato, segno che sono ancora le sei. Si alza e si dirige in bagno per fare una doccia ghiacciata e poi vestirsi dopo aver fatto la barba. Sa perfettamente che quello è un giorno importante e molto felice ma non riesce a sorridere subito, quindi decide di fare un esercizio che gli aveva consigliato tanto tempo prima Louise per evitare di stare male l’intera giornata, passeggiare, andare al parco, respirare aria buona e lasciare che l’allegria dei bambini ti contagi. Così sospira e si veste: un jeans stretto (non smetterà mai di metterli), una t-shirt bianca, una camicia di flanella a quadri e i suoi stivaletti neri.
“Ciao, sono Harry Styles e devo affrontare un’altra giornata senza Louis.” Si dice mentre aggiusta i capelli davanti allo specchio. Poi cammina fino alla camera da letto, afferra un quaderno dove da un po’ di tempo scriveva poesie, una matita e sceglie fra la collezione di accendini di Louis –ancora intatta dopo cinque anni –quello che suo marito preferiva.

 

Quando Harry arriva al parco si siede sull’erba, si inumidisce le labbra mentre afferra la matita fra le dita lunghe e comincia a scrivere sul foglio bianco. Questa volta non è una poesia, ma una lettera.

Caro Louis,
sono passati cinque lunghissimi anni senza di te, ti confesso che sono stati durissimi, desidero ogni momento della mia vita di poterti riavere indietro ma poi scuoto la testa sapendo che non succederà. Non so se mi stai fissando da lassù, in ogni caso volevo dirti che oggi è un giorno molto felice. Sì, oggi è il matrimonio di Sophie. Lei e Jess si sposano proprio oggi, alle due del pomeriggio, vorrei che tu fossi lì per vederla, saresti fiero di lei. Come lo sono io, è un chirurgo ora, ci chiamano il Dio e la Dea della cardiochirurgia. Ho lasciato oncologia da un po’ di tempo, non ce la facevo, ogni paziente mi ricordava noi due e.. non voglio parlare di questo.
Più scrivo più mi rendo conto che questa lettera non ha senso ma non fa niente. Capirai.
Sono passati cinque lunghissimi anni e ancora non passa giorno che io mi svegli e cerchi il tuo corpo al mio fianco.. vorrei che tu fossi qui a lamentarti perché Sophie è troppo piccola per sposarsi, vorrei fossi qui a tirarmi il braccio per andare a dare da mangiare alle papere sul pelo dell’acqua, vorrei fossi qui per dirmi che sono troppo serio mentre scrivo, vorrei fossi qui per farmi notare che ho già dei capelli bianchi, vorrei fossi qui per baciarmi e dirmi che mi ami. Ma non sei qui e io mi sto crogiolando troppo nel dolore. Non rimpiango nulla di tutto quello che ho fatto, nulla di tutta la mia vita, non potevo fare nulla per impedire che tu morissi, hai ragione. Mi sento male mentre lo ammetto ma è così. Sophie ha superato la cosa assieme a Jess, a volte però si ritrova a tornare a casa, a baciarmi la guancia e a sporgersi un po’ più in là per baciare anche te. È tenero come arrossisce e si tiene impegnata per non farmi notare che le manchi. Manchi a tutti in realtà, Zayn ha cominciato a bere quando litiga con Perrie invece di venire da te, a volte mentre è ubriaco chiama sul tuo telefono e ti chiede di venirlo a prendere. Lo tengo ancora acceso e gli faccio la ricarica tutti i mesi, niente più di cinque sterline ma ci tengo. Niall e Barbara si sono sistemati ma manchi anche a lui, quando ci riuniamo tutti insieme si dimentica e porge una birra anche al posto vuoto accanto a me. Liam passa tantissimo tempo con me, credo che abbia paura che se mi lascia troppo tempo da solo potrei suicidarmi. Eleanor mi chiama almeno ogni due mesi per sapere come sto, è strano come siamo diventati quasi amici quando trent’anni fa la odiavo con tutto il cuore. Sophia mi invita a pranzo tutte le domeniche, a volte ci vado, altre sto a casa a guardare la partita. Non mi è mai piaciuta ma mi ricorda te, la tua maglietta con il 17 Tomlinson è piegata nell’armadio da dieci anni, avrà fatto la muffa. Rose e Diana saranno le damigelle d’onore di Sophie, ho visto il suo vestito, è bellissimo, e anche lei lo è. È una donna ormai, e Jess è un uomo davvero forte, più forte di me; l’altra volta riflettevo riguardo a come fare a parlare con te un’ultima notte, poi ho capito che un modo forse non c’è. Ho deciso di scriverti questa lettera perché ne ho abbastanza di non parlarti. Mi manchi Louis. E io non riesco a smettere di amarti, a volte sento la tua voce durante la notte, vedo il tuo viso nello sguardo dei passanti e mi sembra che tu mi stia mandando un segno anche se non so cosa significhi. Non so a che indirizzo scrivere questa lettera: non posso scrivere Paradiso sulla busta, per questo brucerò questi fogli di carta con il tuo accendino preferito sperando che il vento sia buono con me e ti porti il mio messaggio. Ti amo, sweetcheeks.
Tuo per sempre, Harry. O se preferisci babycakes o Sunshine.

 

Harry piega il foglio in quattro parti e poi resta ad ammirare il verde che lo circonda. Dovrà bruciarla quella lettera, ma quando gira la testa gli sembra di vedere il fantasma di Louis passeggiare per il viale e camminare verso la luce.  

 

Sospira perdendosi ad osservare quella figura perfetta che pian piano si allontana da lui. Poi tira fuori dalla tasca l’accendino e prende a bruciare la lettera, man mano che si disintegra il vento fa salire la cenere in spirali. Qualche minuto dopo Harry si alza sospirando e cammina fino all’ospedale dove lavora, fortunatamente ha preso la giornata libera. Le porte automatiche si spalancano e lui cammina a passo spedito fino alla reception e quando una ragazza bionda lo raggiunge trafelata e senza guardarlo in faccia, ridacchia sotto i baffi.
“Posso esserle d’aiuto?” chiede compilando una scheda.
“In realtà vorrei che mia figlia andasse a prepararsi per il suo matrimonio.” Dice solamente. Sophie solleva lo sguardo e i suoi occhi color acqua marina entrano in contatto con quelli verdi di Harry.
“Papà! Io..”
“Perché ti ostini a lavorare il giorno del tuo matrimonio?”
“Perché anche Jess è qui e..”
“Oh, quindi è questo il problema. Vieni con me.” La prende per mano, le fa fare il giro della penisola e la porta alla ricerca del suo fidanzato.
“Suo marito sarà in ottime condizioni fra meno di un mese.” È quello che sta proprio dicendo il ragazzo quando lo trovano.
“Jess, puoi venire un attimo qui?” chiede gentilmente.
“Certo dottor Styles, le auguro una buona giornata signora Jenner.” Poi raggiunge Harry e Sophie fuori.
“Cosa c’è?”
“Voi due. Andate immediatamente a prepararvi. Vi sposate fra meno di sette ore e siete entrambi a lavoro. Che cosa vi dice il cervello?! Cristo..” sospira poi li trascina per il braccio entrambi in macchina.

Inutile dire che non riesce a smettere di sorridere mentre accompagna Sophie all’altare, versa anche qualche lacrima mentre Jess le infila la fede. Poi alla fine è il primo ad abbracciarla e farle le congratulazioni e.. davvero non mi va di raccontarvi come ha pianto, come sia stato orgoglioso di lei, come si sente un po’ male sapendo che quella casa ora sarà vuota senza di lei. Ma è felice, per la prima volta dopo cinque anni Harry è felice e va bene così.

 

Sei anni dopo..

Harry arriva anche a fischiettare mentre cammina verso casa di Jess e Sophie. Il mondo gli sembra un po’ meno grigio da qualche tempo a quella parte, sarà che forse ha imparato a non pensare a Louis continuamente anche se è nei suoi pensieri. Ora ha altro a cui badare: Sophie, Jess, Jade e un’altra piccola personcina.. Sorride mentre bussa al campanello di casa Mariano. Gli viene ad aprire Jess che lui abbraccia paternamente, poi sente una voce: “Chi è, amore?”
“Tuo padre!”
“Giusto.” Dice ridendo un po’ mentre compare all’ingresso con in braccio una bambina paffutella. “Ciao, papi.” Si alza sulle punte per baciargli la guancia e lui la bacia sulla fronte a sua volta.
“Ciao, stellina.” poi le accarezza dolcemente la guancia prima di rivolgersi alla bambina che lei tiene in braccio.
“Ciao, Jade.” Le dice dolcemente sfiorandole il labbro inferiore con il pollice.
“Nonno!” dice un’altra voce, il timbro di un maschietto. Harry sposta lo sguardo sulla figura che corre giù per le scale, felice di vederlo, Harry tende le braccia e sebbene non sia più così giovane lo prende al volo.
“Ciao, Louis!” lo saluta con un bacio sulla guancia.
“Louis quante volte ti avrò mai detto di non correre sulle scale?” lo rimprovera bonariamente Sophie.
“Scusa.” Dice lui ma non la sta ascoltando davvero, è in braccio a suo nonno, non può importargli meno di sua madre.
“Allora, cosa mi racconti campione?” chiede guardandolo con gli occhi che luccicano.
“Lo sai che so scrivere già il mio nome?”
“Davvero? Ma che bravo!” dice sorpreso.
“Sì, vuoi vedere?”
“Certo.” Si lascia portare in cucina dove il bambino afferra un pezzo di carta e una penna e scrive il suo nome.
“Wow, che bravo.” Commenta sorridendo. La tavola è già apparecchiata e fa finta di non vederlo ma sotto il suo piatto c’è una lettera. Poi lui sorride verso suo nonno e lo abbraccia, Harry lo stringe forte, quel bambino è la dolcezza in persona, è diventato il centro del suo mondo da quando Louis non c’è più, beh.. è un altro Louis ma comunque lo ama tantissimo. D’altra parte Louis adora suo nonno, gli ha insegnato come vincere a scacchi, gli ha insegnato a disegnare un elefante con un solo tratto senza staccare la penna dal foglio, gli ha insegnato come ricordarsi i numeri fino a mille senza sbagliare e gli ha insegnato a fare gli aeroplani di carta. Ed è proprio quello che sta facendo ora, un aeroplanino di carta, Harry guarda il suo lavoro con un sorriso da sopra la sua spalla e gli fa i complimenti constatando che è perfetto, poi Louis lo lancia in aria facendolo finire a un millimetro dalla guancia della sua sorellina Jade. Jess si gira con uno sguardo omicida, si avvicina a Louis e lo afferra per il braccio: “Ma sei impazzito?! Le potevi far male, potevi accecarla!” urla, sembra assatanato, Harry però può capirlo, ha avuto una paura matta. Il bambino sbuffa uno scusa per niente dispiaciuto prima di allontanarsi. Harry si avvicina un po’ alla bambina e le fa girare la testa senza che lei si accorga che sta controllando se si sia fatta male. Poi le bacia la guancia e prende a giocare con le manine minuscole di Jade.
“Ma lo sai che sei proprio bella?” le chiede retorico sorridendo, lei fa un versetto e poi allunga un ditino per toccare le fossette. Poi si gira e reclama l’attenzione del suo papà, Harry ride e si rimette dritto osservando Sophie mentre frulla un po’ di frutta.
“Soph, mettine di meno. Le femminucce sono diverse dai maschietti, seguono un’alimentazione meno piena, perché sono più gracili, soprattutto lei che pesa 5.67.”
“Giusto. Oddio, povera cucciolotta, ecco perché non vuole mai finire di mangiare.” Harry le sorride e poi sterilizza il ciuccio del biberon.
“Ho fatto questo per un anno o due. Eri una piccola peste: ti svegliavi nel cuore della notte e pretendevi che ti dessimo da mangiare. Louis stava per ucciderti perché ci eravamo appena addormentati dopo..” abbassa la voce “..dopo aver fatto sesso e ti eri svegliata così all’improvviso, avevi anche mangiato e sai com’è.. com’era Louis quando veniva riscosso dal mondo dei sogni.” Sophie ride versando la frutta frullata piattino. Poi si gira e nota che suo figlio è seduto solo, in disparte, con il naso arrossato e le lacrime che gli rigano le guance, così –da brava mamma quale è –gli si fionda davanti e gli chiede cos’abbia accarezzandogli i capelli castani.
“Non piangere, biscottino.” Lo coccola ma lui oppone resistenza, scacciando le sue mani e cercando di non farsi accarezzare. Sophie allora si ferma e lo guarda con le guance arrossate.
“Ma che c’è? Cosa ti prende?” gli chiede con tono dolce e curioso. Louis sbuffa e guarda altrove, Harry allora sorride e si avvicina a sua volta
“Te lo dico io che ha: gelosia da secondo figlio.” Poi ridacchia e prende suo nipote in braccio che gli chiude le braccia attorno al collo, lui gli accarezza il collo e i capelli liscissimi prima che Sophie gli si metta davanti e dica a suo figlio: “Louis lo sai che ti vogliamo bene più della nostra vita ma stavi per fare del male a Jade, vorresti che la tua sorellina non abbia la possibilità di vedere il bel giovanotto che diventerai?”
“Tanto tu preferisci sempre lei!” urla mettendosi a piangere. Harry gli accarezza la schiena e gli sussurra un shh all’orecchio. Poi quando si è un po’ calmato gli dice anche: “Non preoccuparti, Lou. Io ho occhi solo per te.” A quelle parole il bambino sembra rianimarsi e si scosta dal suo collo per chiedergli: “Davvero?” Harry annuisce e poi con l’indice asciuga la guancia bagnata dell’altro.

Qualche minuto dopo sono in giardino, seduti sul prato e guardano le macchine che sfrecciano davanti a loro come razzi.
“Ormai sei proprio un giovanotto..” sospira Harry mentre lo guarda di sfuggita. “Lo sai.. hai proprio un bellissimo nome.” Gli dice sorridendogli.
“La mamma dice che un’altra persona prima di me ha portato questo nome, una persona molto importante per lei, ma non mi ha mai detto chi, si metteva solo a piangere.”
“Lo sai, amore, questa persona.. questo Louis.. è stato tuo nonno, ma tu non lo hai mai conosciuto.”
“Sì? Era.. Cos’era di preciso?” chiede aggrottando le sopracciglia.
“Era mio marito. È morto quando tua madre aveva vent’anni. Ma non fa niente. Ora è passato tanto tempo, Sophie ha trentuno anni ed ha una famiglia tutta sua.” Sorride. Ma Louis no, Louis adesso è curioso e vuole sapere tutto di quel nonno che non ha mai conosciuto, di cui porta il nome.
“Come si chiamava di cognome?” chiede curioso. Harry sorride e gli risponde con un’altra domanda.
“Come si chiama tua madre? E come mi chiamo io?”
“Mamma si chiama Tomlinson-Styles, mentre tu ti chiami Styles quindi lui si chiama.. Tomlinson!”
“Bravissimo.”
“Qual era il suo colore preferito?”
“Rosso.” Risponde sorridendo.
“Di che colore aveva gli occhi?”
“Celeste ghiaccio.” E il cuore di Harry si crepa un poco.
“Aveva una passione?”
“Una? Tantissime: Calcio..” si ricorda di quando aveva fatto la cheerleader per lui. “Teatro..” quando a scuola gli era venuto il batticuore mentre lo guardava. “Il canto..” quando gli aveva scritto e dedicato Strong. “E faceva anche la collezione di accendini.” Mormora stringendone uno nella sua tasca.
“Wow, un giorno anche io farò tutte queste cose!”
“Lo spero.” Sorride, ma intanto i suoi occhi si sono riempiti di lacrime, forse non avrebbe dovuto riaprire quella ferita, Louis gli manca troppo, anche se da quando è nato quel nano ci pensa di meno, ogni mattina passa le dita sul suo cuscino, a volte gli capita di versare anche qualche lacrima.
“Ehi! Il pranzo è pronto.” Li chiama Sophie. Allora Harry ricaccia dentro le lacrime, si dipinge un sorriso sulle labbra e poi prende per mano il piccolo Louis che di giocare non si stanca mai. Jess è il primo che si accorge della faccia di Harry e da una piccola gomitata a Sophie con il braccio che tiene il biberon, la ragazza si gira verso di lui e quando Jess le indica Harry col mento lei si fa più cupa e con voce un po’ tesa gli chiede: “Papà possiamo scambiare due chiacchiere in privato?”
“Certo, piccola.” Sorride forzatamente e la segue nella sua camera da letto.
“Dimmi tutto.” Sorride.
“Senti papi.. Sono cresciuta con te, ho vissuto con te finché non mi sono sposata e penso che venticinque anni mi abbiano insegnato quand’è che stai male.”
“Sophie, sono grande e grosso so allacciarmi le scarpe e tutto il resto.”
“Non sto dicendo questo, è solo che.. Sei molto stanco e.. sono passati undici anni, quando smetterà di mancarti? Io l’ho superato.”
“Non è così semplice. Diamine, lo dici come se potessi dimenticarlo dopo che ho passato tutta la mia vita con lui!”
“Non so nemmeno perché sto litigando con te.  Ero partita con il presupposto di chiederti se volevi.. ma non importa.”
“Se volevo cosa?” le chiede ammorbidendo il tono di voce.
“Beh.. tu sei sempre solo a casa, vieni quasi tutte le domeniche a cena qui e.. Io e Jess ci chiedevamo, Jess si chiedeva se ti andava di venire a vivere qui, abbiamo una camera in più e Louis ne sarebbe felicissimo.”
“Non il mio Louis.”
“Papà non ti vorrebbe attaccato ai ricordi.”
“Cazzo, Sophie, non voglio attaccarmi ai ricordi ma è tutto quello che mi rimane: te, Jess, Louis, Jade e i miei fottutissimi ricordi di quando ero solo un adolescente innamorato.”
“Mi dispiace se ti ho offeso.” Dice dopo un po’ a bassa voce, Sophie. “Non volevo in alcun modo insinuare che tu non stia soffrendo.. Volevo solo aiutarti, volevo solo essere io la tua roccia visto che tu sei stato la mia per anni.” Harry si avvicina e le accarezza piano la guancia, poi la guarda negli occhi e la stringe in un abbraccio.
“Sei la nostra stellina, Sophie, non dimenticarlo.” Le sussurra, ma nessuno dei due sembra intenzionato a staccarsi. “Verrei qui, ma quella casa è tutto ormai per me. In quella casa ho fatto l’amore con Louis, ho coccolato te, ti ho cantato delle canzoncine per farti addormentare la sera e semplicemente è troppo piena di ricordi per lasciarla andare così.” Sophie annuisce nei suoi ricci e quando si staccano, con gli occhi lucidi, dice: “A Louis sarebbe piaciuto suo nonno. Papà gli avrebbe insegnato a recitare, è la prima cosa che ha insegnato a me.”
“Insegnalo tu a lui. Io sono un pessimo attore.” Sorride.
“Oh, papà, ti amo tantissimo.” Poi si getta al suo collo e lo abbraccia stretto, di abbracci come quelli non ne riceveva da un po’ e forse gli manca ancora papà Louis ma farà finta di no. Deve essere forte, l’ha promesso a lui.

 

Qualche ora dopo Harry è inginocchiato sul prato, in mano un fiore. Uno solo, una margherita: semplice, genuina, ma così bella, proprio come Louis. Poi si abbassa a posarla sulla lapide, sul marmo c’è scritto:

Louis W. Tomlinson.

 24/12/1991- 17/01/2037

L’uomo che sapeva far nascere un sorriso dove la terra era fertile.
Una lacrima sfugge dall’occhio di Harry, vorrebbe che quella lapide non ci fosse mai stata, vorrebbe essere lì con Louis per portare qualche fiore a sua madre o per un vecchio amico.
Un po’ più indietro Sophie ha le mani unite in segno di preghiera e ha chiuso gli occhi, se li avesse tenuti aperti avrebbe fermato quella peste di suo figlio che si è avvicinato a suo padre, picchiettandogli la spalla. Harry si gira e sorride tristemente a suo nipote.
“Lou..” dice piano.
“Nonno, chi è questo signore?” chiede indicando la fotografia sulla lapide.
“Questo è un eroe, Louis. Leggi il nome e capirai perché.” Lo indica sulla pietra e sebbene Louis sappia leggere appena il suo nome lo capisce bene e si volta di nuovo a guardare Harry, ammirato, forse compassionevole, ma Harry non ha tempo di notarlo, perché si alza in piedi e decide di tornare a casa. Scriverà un’altra lettera a Louis, e chiuderà quel capitolo della sua vita. Probabilmente piangerà ancora la sera, si sveglierà al mattino passando la mano sul cuscino di Louis, indosserà le sue cose, ma si promette di pensare di meno a lui. Ora ha un altro Louis nella sua vita ed è a lui che dedicherà la sua esistenza fino a quando Dio non sarà tanto buono da riunirlo con Louis.

 

Venti anni dopo..

Harry si appoggia al bastone mentre si stende sul letto matrimoniale, oggi è andato a trovare Louis al cimitero, ci ha parlato a lungo, seduto su quel masso lì vicino nonostante l’età. La fede ora gli va un po’ stretta al dito, mentre quella di Louis è nella tomba, probabilmente circondato da polvere, dove un tempo spuntava il suo anulare. Afferra il crocifisso sul comodino e fa qualche preghiera prima di stendersi e chiudere gli occhi, poi si gira verso il lato del letto di Louis e sulle lenzuola appena cambiate un segno di pennarello indelebile, sorride quando lo vede:

                                                HAZ & LOU

Poi un cuore. Sorride stancamente e passa le dita snodate sull’inchiostro un po’ sbiadito.
“Ti amo, sweetcheeks.” Dice sottovoce e il sonno lo travolge. Fa’ un sogno strano: c’è luce, molta luce, tanto che deve strizzare un po’ gli occhi, ma non è una luce gialla, è una luce bianca, in realtà è perché tutto attorno a lui è bianco. Anche Louis, che ora gli cammina incontro, è vestito di bianco, così come il suo sorriso.
“Ciao, babycakes.” Lo saluta. È molto giovane, avrà ventidue anni, la barba gli cresce sul mento mentre le gambe da calciatore sono fasciate da un paio di jeans che un tempo appartenevano ad Harry, strappati sulle ginocchia, con i risvolti alle caviglie. Ad Harry non sembra vero, lo rivede dopo tanto tempo.
“Beh? Non si saluta più tuo marito? Dopo che sono venuto fino a qui a prenderti?” ridacchia.
“Dove.. dove siamo?” chiede Harry un po’ frastornato.
“Oh, bella domanda. Beh, immagino che siamo in quello che tu immagini sia il paradiso.”
“Sono in paradiso?”
“Diciamo che sei.. alla stazione. C’è un treno che va e un treno che torna, se tu vuoi svegliarti puoi decidere di farlo, oppure puoi rimanere qui.”
“Lou.. Tu sei vero?”
“Certo che sono vero, scricciolo.” Sorride.
“Ma sei.. sei giovane e..”
“Beh, anche tu. Dovresti guardarti allo specchio, sei bellissimo. Hai.. diciannove anni, quasi venti. Io ne ho ventidue.”

“Louis?”
“Sì?”
“Mi hai chiesto se voglio rimanere o se voglio andare.”
“Esatto.”
“Quanti anni credi che abbia aspettato per poterti rivedere?”
“Beh, azzardo a dire.. venti?”
“Ho aspettato trentuno anni per morire e rivederti e tutto quello che sai dirmi è se voglio ritornare o se voglio restare? Cazzo, Lou, baciami immediatamente!” Louis sorride, poi si avvicina, gli mette una mano sulla guancia e lo bacia, le sue labbra sono addirittura più morbide di come le ricordava.
“Dimmi che non è un sogno, Boo, dimmi che non mi sveglierò all’improvviso e mi ritroverò vecchio mentre piango perché mi manchi troppo, ti prego. Ti prego dimmi che sono davvero qui con te e che se lo scelgo posso rimanere.”
“Non è un sogno, Harry, ma se vuoi restare devi solo chiedere.”
“Voglio restare.” Dice piano.
“Bene.” Allora Louis si sporge ancora e lo bacia, lo trascina all’indietro finché non cadono su un letto pieno di cuscini piumati.
“Oddio, chi l’avrebbe pensato che in paradiso si fa sesso.”
“No, in paradiso non si fa sesso. In paradiso si fa l’amore. Ma prima, voglio sapere tutto. Ho letto la tua lettera, com’è diventato Louis? Sono curioso. È bello come la sua mamma? E Jade? È una bella donna anche lei?”
“Sì, sono tutti bellissimi, ma il più bello di tutti resti sempre tu, Tommo.”

 

              THE END.


Ehi, beibis.
Allora, è decisamente triste mettere fine a questa storia, perché credo di aver cominciato quasi un anno fa e.. beh, questa storia mi mancherà, davvero. Ma vorrei fare dei ringraziamenti:
-Silvia, che non si fa sentire da tanto ma che io adoro.
-le mie cuovicine :") : ShanEchelon e GreenDirection (love you Zofii)
-Fed, la mia migliore amica.
-Alessia, Debora, Federica, Martina, Ilaria, Roberta, Sara, Giulia, Ester, Mavi, Julia, Roberta, Antonio, Simona, Altea. Che ho conosciuto davvero da pochissimo ma che adoro, ehi. Non mi avrete influenzata per questa storia.. ma ci dev'essere per forza un motivo con questa storia per poter ringraziarvi di avermi rallegrato la giornata? Non credo.
-i miei genitori, che odio e amo.
-a mia sorella Martina che odio e amo. E che mi capisce e non mi capisce. Che mi copre, sapendo che fumo. Che mi appoggia, anche se a volte non lo fa.
-a mia sorella Simona che non riavrò più indietro ma che forse sta bene dove sta.
-alla mia Marina, senza la quale io non sarei qui.
-e ultimo ma non meno importante a voi, che mi avete fatto complimenti e mi avete disprezzato (in realtà non ringrazio chi mi ha disprezzato senza motivo, anzi, ma ho la febbre, deliro, che ci vuoi fare, la gente è un po' tetra un po' buia è come sempre, blah blah blah); alle 107 persone che seguono la storia. Alle 17 che la "ricordano". Alle 75 che l'hanno preferita. 
E alle persone che hanno sprecato il loro tempo a scrivermi 132 recensioni. Vi amo tutti.
Ritornerò presto con nuove OS.
Kisses, love and gay sex.

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