Everybody can change*

di callian_lightster
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quel maledetto giorno. ***
Capitolo 2: *** Ritorna per favore. ***
Capitolo 3: *** He is here, now. ***
Capitolo 4: *** You are mine. ***
Capitolo 5: *** LET SHE GO. ***
Capitolo 6: *** Quell'attimo fuggente. ***
Capitolo 7: *** Goodbye. ***
Capitolo 8: *** Love me. ***



Capitolo 1
*** Quel maledetto giorno. ***


QUEL MALEDETTO GIORNO.


'Lo scienziato stava camminando per il distretto con la sua piccola auto. Passó per la periferia, perché non aveva voglia di tornare subito a casa. Erano tutte piccole case, tranne una. Si fermó davanti a quella casa e si ricordó di quando da piccolo ne voleva una uguale. Dalla porta uscí una donna con i suoi figli e dopo poco un uomo abbastanza alto, robusto e ormai vecchio. Guardando piú attentamente l'uomo per un attimo rimase basito. Quell'uomo assomigliava a suo padre. Quell'uomo era suo padre. Spense l'auto e si mise ad osservare quella scena raffigurante una famiglia felice... E ripensava, ripensava a quando suo padre non era altro che un bastardo, ripensava a quando tornava a casa con tanto alcool in corpo da picchiare lui e sua madre... E poi lo guardava, guardava com'era adesso. E si chiedeva come fosse possibile che un uomo si lasciasse un passato del genere alle spalle, che si lasciasse suo figlio alle spalle e ricominciasse una nuova vita, e la rabbia intanto ribolliva nelle vene. Aveva una voglia matta di andare lí, rinfacciargli tutto e picchiarlo, ma non lo fece. Rimise in moto la macchina, pensando a cosa servisse essere buoni nella vita se anche facendo il bastardo, essa ti diserva dei bei orizzonti. Intanto andava sempre piú veloce, era quello il modo per scaricare la rabbia. Quasi non investiva per quanto veloce andasse' 
Da quel giorno, risalente una settimana fa, il dottor Lightman non fu piú lo stesso... Era cambiato, anche con le persone a lui piú care. Al Lightman Group se ne erano accorti tutti, ma nessuno, tranne la dottoressa Foster, sapeva il motivo. 
Lightman é sempre stato un tipo scontroso, arrogante, ma non era mai stato violento, menefreghista verso le persone a cui voleva bene. 
Quest'oggi come ogni giorno daltronde, si trovava al Lightman Group, piú precisamente nell'ufficio di Foster. La dottoressa non era ancora arrivata, ma lui ci era entrato per trovare delle pretiche di un caso. Per trovarle aveva messo a soqquadro lo studio della dottoressa e questo non le sarebbe piaciuto sicuramente. Gillian entró con nonchalance nel suo ufficio, ma appena vide tutto ció che lo scienziato stava combinando gli sí avvicinó e lo fece girare con forza verso di lei.
"CAL MA COSA FAI?" disse arrabbiata.
"Stavo cercando delle pratiche dottoressa, perché non posso?" disse ironico.
"Ma tu hai visto cos'hai combinato? Potevi aspettare ME per le pratiche" disse sprezzante Gillian.
"Senti donna, lo studio é mio e ci faccio ció che voglio. CAPITO?" Disse l'ultima parola gridando e avvicinando il viso a quello di Foster.
"Oh no Cal, non tirare fuori di nuovo questo discorso. Se ben ricordo nove anni fa sei stato TU a chiedermi di essere la tua socia giusto?" sbottó.
Lo scienziato la prese con forza per il braccio e strattonandola la portó nel corridoio.
"La vedi quell'insegna - disse indicando l'insegna appesa al muro- C'é scritto LIGHTMAN GROUP, L I G H T M A N, giusto dottoressa Foster?" 
"E mollami! Mi fai male - disse sciogliendosi dalla sua presa ferrea Foster. Lightman sorrise beffardo e poi si giró dirigendosi nel suo ufficio. Gli impiegati sentendo i due capi litigare, avevano lasciato le loro postazioni per assistere al dibattito. Ormai era cosa di tutti i giorni, a causa dei comportamenti di Lightman.
La dottoressa si spostó freneticamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio e poi disse: "Cos'avete da guardare? Tornate a lavoro!"
Quelli obbedirono.
La dottoressa si diresse nello studio di Lightaman. Spalancó la porta, si avvicinó al tavolo su cui erano appoggiati i piedi dell'uomo e con un gesto fulmineo buttó tutto ció che c'era lí sopra. 
"Ti piace se ti scaravento tutto a terra? Eh dottore?" gridó Foster.
Lui non si scompose, rimase nella stessa posizione in cui era. La guardó. Sorrise. Si alzó e le si avvicinó, in modo che fossero faccia a faccia.
"Non fare la cattiva Foster" disse ironico.
"Smettila Cal! Ritorna in te! Giuro che non ti riconosco piú da quel giorno" 
"Forse nom hai capito -gli mise  una mano sulla guancia- il Lightman di prima non c'é piú" disse scandendo bene le parole.
Gillian gli spostó la mano, lo guardó seria e poi uscí dalla stanza. Lui la guardó uscire e poi sorrise soddisfatto. 
Bussarono alla porta. 
"Entra" disse secco.
"Ehmm.. dottor Lightman, una cliente chiede di lei.." disse un Locker abbastanza distanziato, perché ormai si aspettava di essere sbattuto fuori con la fprza o di essere preso a male parole.
"Falla accomodare nel mio ufficio scimmia ammaestrata" disse sprezzante.
Eli non poté far altro che annuire e uscire dall'ufficio. 
Si sentiva bene, Lightman, oh si gli piaceva far soffrire le persone.

CALLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN:3
Primo capitolo di una nuova storia:33 A voi i commentiiii!


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Capitolo 2
*** Ritorna per favore. ***


RITORNA PER FAVORE.

La dottoressa Foster era davvero arrabbiata. Stava nel suo ufficio a guardare ció che aveva combinato quello squattrinato del suo collega. Adesso peró toccava a lei mettere a posto e questo la faceva imbestialire. Stufa, sbuffó e inizió a darsi da fare.

POV CAL

Quella donna é davvero testarda! Non vuole proprio capire che qui il capo sono io e che lei non conta niente. Vuole farmi perdere le staffe buttandomi tutto a terra, ma la veritá é che mi fa solo ridere! In questi giorni é davvero insopportabile, dovrei scalargli qualcosina dallo stipendio! 
Bussarono alla porta.
"Avanti" dissi mentre raccoglievo le cose da terra.
Dalla porta spuntó una donna bionda, alta e molto attraente!
"Lei é il dottor Lightman?" chiese avvicinandosi.
"Si! Piacere" dissi porgendogli la mano. La strinse.
"Devo parlarle" disse sedendosi sulla sedia. 
"Mi dica" risposi.
"Deve interrogare un mio impiegato"
Risi. Mi avvicinai, chinandomi cosí da essere vicino al suo viso.
"Io non DEVO, io POTREI FARLO! Non prendo ordini da nessuno, signora" dissi.
"Signorina" accavalló le gambe.
"Bene, signorina. Se me lo chiede in un altro modo, potrei anche farlo!" sorrisi malizioso.
"Questo é il mio bigliettino da visita -disse porgendomi un bigliettino con sopra il suo numero e il nome della sua azienda- mi chiami quando ha deciso" disse mettendomi una mano sul petto per spostarmi. Poi uscí dall'ufficio.
Niente male, davvero niente male, credo che la chiameró!

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Gillian aveva passato la giornata a risistemare il suo ufficio, mentre Cal se la spassava a disturbare i dipendenti. Era quasi orario di chiusura e la dottoressa Foster decise che prima di andare a casa, avrebbe parlato con Lightman. Ormai al Lighyman Group erano presenti solo loro due. Si diresse nell'ufficio dello scienziato, che era seduto sulla poltrona. Prese posto nella poltrona accanto a lui e lo guardó. 
"Gillian a cosa devo la tua visita?" inizió lo scienziato.
"Vuoi smetterla di comportarti come un bambino?" disse stizzita.
Sorrise beffardo.
"Senti Cal, lo so, lo so cosa ti passa per la testa. So che la visione di tuo padre con una nuova vita, ti ha toccato molto.. Ma smettila di trattare tutti male, cosí non risolvi niente! Io voglio il vecchio Cal, voglio il mio vecchio migliore amico,  quell'uomo che sotto la corazza dura nasconde un cuore d'oro. So che il mio migliore amico non é scomparso del tutto -disse prendendogli la mano- Cal, torna quello di prima" disse facendo un sorriso amaro.
Lui la guardó serio, liberandosi della sua presa.
"No, ti sbagli, io sono sempre stato cosí, solo che mi ci é voluto un po' di tempo e un piccolo incentivo per capirlo." disse lo scienziato gesticolando.
"Non dire cosí Cal..." disse rassegnata la donna.
"Perché Foster, perché?" chiese.
"Perché non posso pensare che il mio migliore amico, sia andato via per sempre..." disse mentre una lacrima le solcava il viso.
Lightman si alzó.
"Io vado via -si avvió verso la porta dove si fermó- Vuoi.. Vuoi un passaggio?" le chiese.
La dottoressa si asciugó veloce la lacrima e poi si giró verso di lui.
'Forse ce l'ho fatta' pensó..
"Va bene, grazie" sorrise.
I due si avviarono,  Cal era distante da Gillian. Salirono in macchina e lo scienziato mise in moto. Ci volle un buon quarto d'ora per arrivare a casa di Foster.
"Puoi scendere" disse guardando dritto di fronte a sé.
"Ciao Cal.." disse solamente la dottoressa, per poi scendere dall'auto e dirigersi dentro casa. 

POV CAL 

Illusa. Quanto puó essere stupida? Io sono sempre stato cosí, solo che sono stato stupido a non darlo a vedere giá da prima. Questo é il vero Cal Lightman. Adesso devo anche tornare a casa e vedere cosa ha combinato quella mocciosa di Emily.

POV GILLIAN

Entrai in casa, posai la borsa e le chiavi sul tavolino e mi buttai letteralmente sul divano. Oggi era stata una giornata davvero stressante, tra le litigate con Cal e tutto il lavoro che ho dovuto fare... Non ce la faccio piú! Vorrei solamente essere fra le sue braccia... Vorrei abbracciarlo... Vorrei avere qui il mio migliore amico... Ma a lui non importa niente, adesso se ne sbatte di me e di tutti quanti, pensa solo a se stesso... Era l'uomo migliore su questo mondo. Faceva tanto il duro, ma in veritá anche lui voleva solo essere amato... 

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Lo scienziato arrivó a cas, dove trovó una Emily affamata.
"Paaaaaapá sai da quant'é che ti aspetto??" 
"No. E sinceramente non m'importa" disse cercando i suoi amati faggioli negli stipetti della cucina.
"Ahhh quanto mi fai arrabbiare!" esclamó la figlia andando a dare un bacio sulla guancia al padre.
"Ho preparato io i faggioli, altrimenti se era per te non mangiavo!" disse prendendo i piatti. Poggió questi sul tavolo, e poi andó a prendere la padella. Con un cucchiaio versó il contenuto nel piatto del padre e nel suo.
Finita la cena la ragazza diede la buonanotte allo scienziato per poi recarsi a dormire nella propria camera.
Lightman si sedette sul divano, poi frugó nelle sue tasche e tiró fuori il bigliettino da visita della donna che quest'oggi si era presentata in ufficio.
Prese il cellulare e compose il numero... 

CALLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN:3

Ecco a voi il secondo capitolo!
Ci tenevo a ricordare che il Cal che vediamo qui non è il Cal di Lie To Me, come potete vedere è moooooooooooooooooooooooooooooooooooooolto diverso lol
Ma chissà! Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimentooo!
Bacioni a tutti!

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Capitolo 3
*** He is here, now. ***


HE IS HERE, NOW.

"Pronto?" disse una vole dall'altra parte del telefono.

"Pronto signorina, sono il dottor Lightman!" rispose lo scienziato.

"Non le sembra un po' tardi per chiamare?" disse la signorina.

"Oh no, non credo... Volevo dirle che accetto, accetto di interrogare il suo dipendente.." 

"Oh si é deciso.. Quando possiamo vederci??" 

"Anche adesso se vuole! C'é un bar molto carino qui vicino, potrei passarla a prendere e poi potremmo andare lí" 

"Mmm... mi sta dando un appuntamento dottore?" 

"Dipende... lei accetterebbe?" chiese in tono di sfida.

"Forse..." rispose complice.

"Se mi dá l'indirizzo, passo a prenderla" sorrise...

"64 over street Parck Avenue" rispose riattaccando.


Lightman sorrise... gli sarebbe aspettata una bella serata. 

POV CAL


Mi sarebbe aspettata una bella serata! Mi andai a preparare, non volevo essere troppo elegante, in fondo andavamo in un bar non in un ristorante. Optai per un

paio di jeans e la solita giacca. Sicuramente Emily stava giá dormendo, quindi non volevo svegliarla, cosí senza far rumore uscí di casa. Accesi l'auto e mi avviai

all'indirizzo che mi aveva fornito la donna. Mi stava giá aspettando nel vialetto fuori casa. Indossavavun tubino rosso, tacchi alti e un coprispalle intonato col

vestito.... bella, molto bella. Gli feci segno di salire a bordo, e vidi in lei un pizzico di fastidio. Che si aspettava? Che scendessi ad aprirle la portiera? Tsk. 


"Salve!" le dissi non appena salí in macchina.

"Potevi almeno aprirmi la portira" 

Sorrisi beffardo e misi in moto.

"Non so ancora il tuo nome" ruppi il ghiaccio per primo.

"April" rispose.

"Allora April, perché dovrei interrogare il tuo dipendente? Cos'ha fatto quel birbantello?" Chiesi curioso, spostando lo sguardo su di lei e poi di nuovo davanti a me.

"Credo che stia alterando le quote dell'azienda" disse guardandomi.

"Oh é molto cattivo allora!" scherzai.

Lei rise.

"É sempre cosí irritante dottore?" mi scherní.

"Sempre" risposi ridendo.

Arrivati, posteggiai di fronte al bar e scendemmo dalla macchima dirigendoci all'entrata. 

"Vieni mettiamoci qui" le indicai il tavolo poco distante da noi. Si sedette e feci lo stesso anch'io. Nel frattempo arrivó il cameriere.

"Posso servirla signore?" disse con un sorriso stampato in faccia.

"Si. Prima di tutto, togli quel sorriso falso che tieni, e poi si, portaci dei tacos." dissi il tutto molto veloce e secco.

Il cameriere rimase a guardarmi a bocca aperta.

"Beh? Vuoi darti una mossa, si o no?" Risi.

Lui si ristabilizzó, fece un cenno con la testa e ritornó al suo lavoro. 

"Potevi andarci piano, visto che é solo un ragazzino alle prime armi!" scherzó lei.

"Ed è qui che sbagli! Devono imparare dall'inizio!" risi seguito da lei.

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La serata passó... Lightman andó a casa di lei, e ci stesse anche la notte... La mattina dopo i due si recarono all'azienda di lei per interrogare quest'uomo. Era

stato piuttosto facile per Cal capire se stesse mentendo o no. Non era un osso duro! Per il dottor Lightman era il momento di salutare April e lasciare l'azienda

per tornare a lavoro. 

"Allora a mai piú, dottore" disse suadente la donna.

"Non si sa mai, mai!" ribatté lo scienziato avvicinandosi di piú a lei. Poi la donna si giró e se ne andó. Lo scienziato la guardó scomparire lungo il corridoio.

Era giá ora di pranzo, ma Lightman decise di saltarlo e recarsi ugualmente al Lightman Group dove magari poi avrebbe fatto uno spuntino. Arrivato lí si stava

dirigendo nel suo uffico, quando l'occhio gli cadde sull'ufficio di Foster. C'era la dottoresaa in tutto il suo splendore, con le braccia buttate sul collo di un

uomo. 'Un uomo?' si ritrovó a pensare. Si mise dietro la porta per capirci qualcosa di piú. Ma riuscí a sentire solo: 'A dopo allora' 

Si spostó prima che l'uomo potesse uscire e vederló lí, attaccato alla porta. Poi quell'uomo uscí.... Dopo un po' capí chi fosse.... Burns... Burns era tornato. Lo vide uscire. Guardò Foster che normalmente si era rimessa nella sua postazione di lavoro, come fosse niente.

POV CAL


Quella specie di scimmia estinta é tornato e Gillian non mi ha detto niente? Cioè non che mi importi, ma non riesce neanche a tenersi la pastina e non mi ha detto

questo? Oh beh! Ci sará da divertirsi con Capitan America! 


"Lightman!" qualcuno lo riportó alla realtá.

"Si, Torres?" disse concentrandosi sulla ragazza. 

"Io e Locker avremmo finito eh beh..." 

Non finí la frase che fu interrotta.

"Si andate via prima, si si vi do' il permesso ma non vi ci abituate!" dissi liquidandoli alzando la mano e agitandola. 

POV GILLIAN


Non posso ancora crederci... Lui é tornato... É.. É stato bellissimo rivederlo... Non é cambiato per niente, é rimasto proprio come me lo ricordavo. Bello, alto,

muscoloso, gentile, affettuoso, soprattutto premuroso.. sí. Mi é davvero mancato in questi mesi, facevo finta di niente, ma in realtá ci pensavo, pensavo a lui...

pensavo a dove fosse e cosa stesse facendo... Era tornato da poco ed é subito venuto ad avvertirmi, finalmente si era liberato della sua copertura e poteva vivere

una vita normale. Non sapevo se dirlo a Cal, cioé con il carattere che ha assunto in queste due settimane, nom sarebbe la cosa migliore... Non so come la

prenderebbe... Forse dovrei dirglielo, poi si allontanerebbe ancora piú di adesso... 




CAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAALLIAN:3

Fa schifo okok...................................... Ma tralasciando questo................................................ Cosa succederà? LO VEDRETE NELLA PROSSIMA PUNTATA AHAHAHA

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Capitolo 4
*** You are mine. ***



YOU'RE MINE.

Lightman si ritrovava nel suo ufficio a sbrigare quelle scartoffie che ha sempre odiato. Si fece tardi, infatti lui era l'ultimo rimasto in quell'edificio. Anche

Foster aveva lasciato lo studio dieci minuti fa'. Si alzó, si stiracchió, prese le sue cose e prima di uscire chiuse le luci dell'edificio. Prese le chiavi dalla tasca e

aprí la macchina. Andava ad agio, nel senso, né troppo veloce né troppo piano... Poi davanti a se' vide una figura camminare al lato della strada. Accelleró fino ad

arrivare davanti alla persona.

"Foster!" esclamó.

La donna si giró, sapendo giá chi fosse e sorrise.

"Dai sali" disse facendole un cenno con la testa. Poi si fermó. Foster lo guardó e poi salí in auto.

Si sorrisero e poi Cal partí di nuovo. Questa sera era, per quanto si possa dire, piú dolce del solito.

"E la macchina?" chiese lo scienziato spostando per un secondo lo sguardo su di lei e poi nuovamente sulla strada.

"Dal meccanico... l'altro giorno ho avuto un incidente e..." 

Non finí la frase che fu interrotta.

"Un incidente? Ma ora stai bene? -disse fermando la macchina preoccupato, peró quando capí di essersi rammollito troppo riprese con tono serio- Si, insomma

ora é tutto ok no?"

Gillian sorrise guardando davanti a sé.

"Guarda che se mi fai vedere che ti interessa come sto, non mi offendo" disse.

"Cosa? Sei la mia socia, la mia 'scarta-scartoffie' mi servi viva" disse secco.

"Oh quindi sarei solamente questo per te Cal?" chiese arrabbiata girandosi versl di lui.

"Si. Perché cosa dovresti essere Gillian?" la scherní.

"Stronzo, sei solo uno stronzo" disse alzando la voce.

"Tu per me sei solo la puttana di turno, Foster" rise.

La donna gli diede uno schiaffo e poi scese dalla macchina. Inizió ad incamminarsi verso casa velocemente. Lo scienziato era arrabbiato, tanto arrabbiato, cosí

scese anche lui e la seguí. La prese da un braccio e la fece girare.

"Eh lasciami idiota" gridó.


"Eh sta ferma! Non devi dirmi niente?" gridó in quella stradina isolata. La donna non capiva e lo guardava interrogativo.

"Sí! Devi lasciarmi andare a casa" disse ricominciando a camminare. Lui, peró, la fermó nuovamente.

"Burns... o per meglio dire Gianelli" disse tenendole stretto il polso.

"Ci hai spiati?" gridó inferocita la dottoressa, liberandosi della presa sul suo polso. 

"Non importa questo! Lui non ti deve sfiorare" gridó avvicinandosi sempre piú a lei.

"E sentiamo... perché non dovrebbe dottore? Tu non comandi un bel niente Cal" sbottó.

"Perché sei mia" disse sempre gridando e sbattendo la donna ad un muretto lí vicino. Foster si lamentó dal dolore, mentre l'uomo gli andava contro. La prese per i

capelli e la fece alzare.

"Lasciami, mi fai male" cercó di liberarsi, ma niente da fare. Lui la guardó duro e poi le sferró uno schiaffo. 

"Ahhh" si lamentó Foster. Non badò al dolore che le causava.... Poi la bloccó al muro.

"É molto carina oggi sá dottoressa Foster?" disse facendo scontrare i loro nasi e stringendole i fianchi.

"Smettila Cal, ora basta" si dimenava la dottoressa.

Lui rise beffardo.

"E perché? Non ti piaccio Gillian? È meglio Burns? -disse per poi iniziare a baciarle il collo- Eh? RISPONDI" le diede un altro schiaffo.

La dottoressa aveva paura, non l'aveva mai visto cosí, non si era mai permesso di trattarla in quel modo. 

"Basta Cal... Ti prego" 

"Mi preghi? Si prega Dio, non le persone" disse baciandola con forza mentre lei si dimenava ancora.

"ADESSO MI HAI STANCATO" 

La spinse a terra. Inizió a sferrarle calci, senza esitare a fermarsi...

"Ti prego... basta" "Basta" continuava a ripetere la donna, ma lui continuava. Poi ai fermó a guardarla.

"Prima di frequentare altri uomini devi ricordarti che sei mia." 

Salí sulla macchina e lasció la donna dolorante lí.



E pensare che se facciamo un passo indietro nel tempo, vediamo due amici, due grandi amici abbracciarsi su un divanetto dell'ufficio di lei. Se torniamo indietro

nel tempo vediamo lui, salvare lei. Se torniamo indietro nel tempo vediamo due soci, due persone, un uomo e una donna, Cal e Gillian che si vogliono bene. 


CALLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN:3

E' corto lo so, ma non volevo far fre certe cose a Cal cwc Mi sento in colpa ahah
Ringrazio chi segue l mia storia e un bacione  tutti!


 

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Capitolo 5
*** LET SHE GO. ***


LET SHE GO.

Cosa si puó pensare di questi due? Adesso come li definireste? Li definireste 'estranei'? Ma non giudicate dalle apparenze, perché magari sono piú vicini di

quanto pensiamo.
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Lo scienziato tornó a casa, si liberó del cappotto e aprí la TV. Si sdraió, voleva dormire, ma non ci riusciva. Aveva un pensiero fisso: 'Ho esagerato?' Era tutto

quello che il suo cervello riusciva a formulare. Quello che aveva fatto il vecchio Cal non si sarebbe permesso neanche di pensarlo. 

POV CAL

Ho esagerato?

Eh sí lo hai fatto idiota.

E tu chi sei?

Sono la tua coscienza.

Impossibile io non ne ho una.

Oh davvero? E allora chi é che parla?

Ti sembra il momento di fare del sarcasmo?

E perché non dovrei?
Sto pensando...

A quello che hai fatto?

Perspicace, davvero!

Ti spiano la strada. Hai esagerato? Si l'hai picchiata, pazzoide.

No io...

Tu cosa?

Se lo meritava, andiamo hai visto com'era quando stava con Burns??

Non é una giustificazione. L'hai lasciata lí, in quella stradina isolata LIGHTMAN!

POV GILLIAN


Ho dolore dappertutto, e pensare che me lo ha preocurato Cal mi fa stare ancora peggio. Non riesco a trovare il cellulare, eppure sono sicura di... Ah! Eccolo!

Prendo il cellulare per chiamare Dave. 


"Gillian!" risponde pimpante.

"D-dave" riesco a sussurrare a causa delle fitte allo stomaco.

"Gillian, tutto bene? Dove sei?" chiede preoccupato.

"Dave, aiutami... Sono in una stradina che dovrebbe portare a casa mia..." 

"Cos'é successo?" 

"Aiutami.." "Va bene, sta tranquilla sto arrivando"

Oh grazie a Dio.

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Dopo un po' di tempo, l'uomo riesce a trovare la dottoressa.

"Dave"

"Gill... ma chi é stato?" dice alzandole la testa e posizionando la sopra le sue gambe, mentre le accarezza i capelli.

"Ti prego portami a casa..." disse stremata la donna. L'uomo non insistette e la prese di peso, per poi caricarla in macchina. Non parlarono per tutto il viaggio, lui

non voleva insistere e lei non aveva voglia di parlare, ansi era in totale confusione. Parcheggió nel vialetto vicino casa di Foster. La prese in braccio e la portó

dentro, facendola sedere sul divano. 

"Gillian.. ne vuoi parlare?" chiese mettendosi vicino a lei e facendola appoggiare sul suo petto. Lei non rispose, annuí semplicemente e lui captó quel rapido

movimento.

"Allora piccola, cos'é successo? Chi ti ha fatto questo?" Le disse sfiorandole un livido sul braccio.

Lei a quel lieve contatto sussultó dal dolore. Strinse la presa sulla maglia dell'uomo e lui ricambió stringendola a sé. Lei inizió a piangere.

"Shhh... sono qui" le accarezzó la schiena.

"C...Cal" sussurró.

Lui all'inizió non capí, o per lo meno capì ma non poté credere alle sue orecchie. Personalmente oiava quell'uomo ma avrebbe potuto giocarsi la testa che

quell'uomo non avrebbe mai potuto fare del mle a Gillian.

"Hai detto Cal?" le chiese dolcemente.

Lei annuí.

"Va bene piccola, adesso riposa, domani sistemeremo tutto... Vuoi... vuoi che ti porti di sopra?" chiese asciugandole le lacrime.

Annuí per la seconda volta e lui cosí fece. La mise sotto le coperte e fece per andarsene.

"Aspetta..." disse piano Foster.

"Non andare... per favore" 

Lui si giró e le sorrise dolcemente. 

"Sono qui"

Il mattino dopo...

"Buongiorno..." le disse dolcemente accarezzandole col pollice una guancia, quando lei piano iniziava ad aprire gli occhi. Si stropicció gli occhi per mettere a

fuoco la figura davanti a lei. Sorrise solamente.

"Te la senti di andare al lavoro? Io ci devo andare comunque..." continuó poi l'uomo.

"Non voglio che discutiate Dave.." abbassó lo sguardo.

"Tranquilla... voglio solo chiarire alcune cose" le sorrise.

Lei annuí e poi aiutata dall'uomo si alzò dal letto. Scesero le scale e fecero colazione con dei waffle. Erano ormai le otto e i due si diressero all'edificio.

Arrivati lí, trovarono Cal nel corridoio. Lui non li notó perché intento a leggere delle carte. Burns si avvicinó velocemente (lasciando pochi passi indietro Gillian) e

gli gettó le carte a terra.

"Ma che...?" disse non capendo. Poi alzó lo sguardo, allora sí che capí.

"Che ti salta in mente Capitan America?" disse scontroso Lightman.

"No dottore, cosa le salta in testa a lei, per ridurre cosí la mia donna." disse autoritario.

Nel frattempo Foster era a pochi passi da loro e guardava la scena (in veritá tutti lo facevano).

Cal spostó lo sguardo dall'uomo alla donna che a sua volta lo guardó. Vide su di lei vari lividi, che magari ha cercato di nascondere com del trucco per ingannare

le persone, ma non lui... La vide fragile, appoggiata a quel muro freddo a guardarlo. 

"Senti amico -provó a rimanere il piú calmo possibile- lei.non.é.la.tua.donna." sputó amaro.

"Sarebbe la tua? Mh? Tu saresti il suo uomo? Io credo che nessuna donna voglia accanto a se' un ragazzino violento. Tu non sei un uomo, perché un uomo non

sfiorerebbe neanche con un dito una donna" 

"Vogliamo fare i saggi? Eh? Bene. Un vero uomo non lascerebbe neanche la sua donna per svariati anni per poi ricomparire, giusto Burns?" disse gesticolando.

Quello fu un colpo basso, ma daltronde entrambi giocavano sporco. 

Burns gli sferró un pugno in pieno viso. Cal si mise una mano sul naso da cui iniziava a sgorgare del sangue. Lui fece la stessa cosa provocando un forte dolore

all'uomo. Poi il suo sguardo cadde su Gillian. Stava piangendo. 

'Ma cosa fa? Che si piange?' si ritrovó a pensare lo scienziato. Era sempre piú confuso. 

"Ti sei sfogato capitan America?" gli chiese affannato. L'altro si puliva il labb
ro sanguinante. Non ebbe tempo di aprire bocca che Gillian si mise tra i due... 

HEIIIIIIIIIIIIIIIIIII GIRLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLL:D
Ecco il nuovo capitolo!! Spero vi piacciaaaa:)
Baciii :*

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Capitolo 6
*** Quell'attimo fuggente. ***


QUELL'ATTIMO FUGGENTE.

"Basta adesso! Per favore" disse in lacrime la dottoressa.

Entrambi la guardarono, era tanto scossa... Burns le prese la mano con sicurezza, ma probabilmente non avrebbe dovuto farlo.

"NON DEVI TOCCARLA, CAZZO" Sbottó Cal fiondandosi sull'uomo. Caddero a terra entrambi. Burns era sottomesso da Lightman che inizió a sferrargli pugni.

Gillian tentó di fermare Cal, ma dopo svariati tentativi la donna venne scaraventata contro il muro dall'uomo stesso. Essendosi reso conto di ció che aveva appena

fatto Cal, si alzó e guardó Gillian. Forse non era uno sguardo di scuse, ma forse non era neanche di disprezzo... la dottoressa non riuscí a interpretarlo.

Gli si avvicinó. Lei aveva paura, c'erano molte persone che avrebbero potuto aiutarla nel caso fosse necessario, ma lei aveva paura di Cal. Cercava di andare il piú

indietro possibile, fino a schiacciarsi completamente al muro, mentre Cal si avvicinava lentamente. Arrivato vicino a lei la guardó.

"Quello sarebbe il tuo uomo?" disse ironico indicando Burns.

"Basta, vattene Cal" disse con un filo di voce.

"Andarmene? Dal mio stesso posto di lavoro? -rise sonoramente- Siete voi a dover andare via." Poi si allontanò di nuovo.

"Spiagami, ti ha fatto sentire bene picchiarmi??" chiese Foster dopo aver accumulato coraggio e forza.

Lui non rispose.

"Ti é piaciuto vedermi soffrire?" 

Ancora nessuna risposta.

"É stato bello lasciarmi lí come un cane abbandonato?" insistette avvicinandosi.

Cal aveva le nocche bianche di quanto forte stava stringendo i pugni. Si giró verso di lei.

"Sai chi é venuto in mio soccorso Cal? Sai chi é stato quell'uomo? BURNS" si sfogó la dottoressa.

A sentire quel nome Cal non resistette piú. 

Le prese il viso tra le mani e la bació. La bació con foga, con passione, con amore, la bació per scusarsi. 

All'inizió pa dottoressa assecondó quel bacio cosí... cosí pieno di sentimenti repressi, ma poi lo respinse.

Lui la guardó, era sbalordito di se stesso. Lightman lasció quell'ufficio e tornó a casa.

"Papá!" esclamó Emily.

Lui sbatté la porta.

"Niente scuola oggi?" disse serio.

"No oggi non si entrava, ma... cos'hai?" chiese preoccupata guardando il padre.

"Niente agente" tentó di sdrammatizzare, ma sfortunatamente non gli riuscí molto bene.

"Papá guardami. Cosa c'é?" chiese dolce la ragazza.

"HO DETTO NIENTE EMILY" gridó per poi dargli uno schiaffo.

Lei lo guardó scioccata. Non aveva mai alzato le mani con lei. Dopo essersi reso conto di ció che aveva fatto tentó di rimediare.

"Cazzo... scusami tesoro, scusami." la attiró in un abbraccio. Poi le prese il viso fra le mani.

"Tutto bene? Ti ho fatto male? Scusami, scusami, scusami..." la attiró nuovamente a se'. 

La ragazza capí che per aver fatto una cosa del genere, il padre teneva dentro di se' un fardello davvero pesante... 

"Papá... Papá. Va tutto ok -fece un sorriso amaro- peró adesso dimmi cos'é che non va. E non provare a dire 'Niente Emily' -imitó la suaa voce, ironica- perché so

che ti stai tenendo qualcosa dentro" 

Lui la guardó e le sorrise dolcemente.

"Ho fatto uno sbaglio tesoro..."

Le raccontó tutto, da quel maledetto giorno a quell'istante. La ragazza non poteva credere alle sue orecchie, ma un po' lo capiva. 

"Ho capito papá... Hai fatto davvero un grosso errore... Ma tutto si rimedia. Tu vuoi bene a Gillian, non é vero?" 

Lui abbassó lo sguardo e non rispose.

"Papá, a me puoi dirlo. Io só che le vuoi bene." 

"É un'amica" disse secco.

"NO! Non é un'amica! É piú che una semplice amica papá! Devi accettarlo, ammettilo a te stesso" disse la ragazza.

"Ammettere cosa Emily?" chiese infastidito.

"Ammettere che l'ami" 

A quella frase lui si bloccó. 

'Amare? Io amare Gillian?' pensó.

"Cosa ti salta in mente Emily..." disse piano.

"Pensaci papá. Pensa a come eravate prima che tu cambiassi, pensa alla tua gelosia quando vedevi che gli altri uomini la guardavano, pensa alla sua gelosia quando

stavi con Wallosky e pensa alla tua gelosia di adesso nei confronti di Burns... Rifletti papá" disse semplicemente la ragazza, per poi dargli un bacio in fronte e

recarsi di sopra. 


POV CAL

E se avesse ragione?

Ovvio che ha ragione demente!

Ma cosa ne puoi sapere tu?

Io sono te. Tu sei me.

No sta zitto. Non voglio ascoltarti.

Sono la tua coscienza, DEVI ascoltarmi.

Allora io la amo?

Si la ami.

E perché le ho fatto del male?

Eri accecato dalla rabbia.

Non é una motivazione.

No, non lo é.

Dovrei scusarmi.

Sí dovresti.

Peró, ormai é tardi.

Meglio tardi che mai.

Quando vuoi sei saggio.

Lo so.. e ora vai a scusarti.

No, adesso non posso. Sará sicuramente con quello stronzo... Lo stará medicando, l'ho combinato male!

Non ti vantare idiota!

Parliamo di Burns, conoscienza.

Coscienza, prego.. E comunque ugualmente non devi vantarti, colpisci Burns ferisci lei... Si sono riavvicinati Cal mentre tu eri intento a fare il ragazzo cattivo. La

perderai se non ti sbrighi...


CALLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN:3

Ecco a voi il cpitolooo:3
Spero vi piaccia e grazie ancor di seguire la mia storia;)

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Capitolo 7
*** Goodbye. ***


GOODBYE.

Il pensiero che Gillian in quel momento stesse con Burns provocava in Lightman un istinto omicida! Cercava di non pensarci, ma tutto era inutile.

'Dovrei restarmene qui con le mani in mano?? Cazzo. Non posso starmene qui...' pensó lo scienziato agitando la gamba. Si alzó di scatto e una volta in piedi, si

prese la testa fra le mani.

POV CAL

'Allora vado?'

'Sei convinto?'

'Di cosa?'

'La ami, no?'

'Beh questo l'hai detto tu, no? E tu sei me, giusto? Quindi credo di si...'

'Va' da lei Cal, va' da lei'

'Si.'

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Il dottor Lightman deciso e abbastanza convinto, ansi no CONVINTO prese le chiavi dell'auto e uscí di casa. Arrivato vicino casa di Foster parcheggió e restó lí

a guardare per un po'. Dopo aver preso coraggio, si avvicinó a passo veloce alla porta. Suonó. Cal tamburellava la mano appoggiata allo stipite della porta,

l'attesa, anche se di pochi secondi, era stressante. 

La porta venne aperta.

Cal alzó il viso, che prima era rivolto verso il basso... i loro occhi si incontrarono.

"Gillian..." disse piano Cal.

'Chi é amore?' si sentí una voce maschile urlare da dentro.

"Cosa vuole dottore?" chiese fermamente lei.

Lui sorrise.

"Dai non chiamarmi dottore..."

"Vattene" disse lei.

"Gillian aspetta..." non finí la frase che fu interrotto...

"Lightman!!" esclamó Burns.

"Non sono venuto a parlare con te Burns, puoi anche rientrare"

"Dave, va' dentro, me la sbrigo io qui" disse Gillian sorridendo all'uomo dietro di lei, per poi baciarlo.

Cal si trattenne, non voleva rovinare tutto un'altra volta, cosí non fece nulla.

L'uomo rientró in casa, lasciando i due a discutere.

"Ancora non hai risposto. Cosa vuoi?"

"Voglio che vieni con me."

"Cosa?" chiese la donna.

"Fidati di me" rispose l'uomo sfiorandogli una guancia con una mano.

"Dopo tutto quello che mi hai fatto, dovrei fidarmi di te??" disse, respingendo la sua carezza.

"Non ti faró del male.." cercó di rassicurarla, ma neanche lui era sicuro di sé stesso.

"Ci vediamo al lavoro dottore." lo liquidó chiudendogli la porta in faccia.

L'uomo sbatté la mano sulla porta con forza. La rabbia che provava era immensa. 

Cosa avrebbe potuto fare adesso? Un'idea geniale oltrepassó la sua mente. Eh beh, la metterá in atto!

Con la sua auto il piú veloce possibile si diresse al Lightman Group.

Arrivato lí, si diresse nel suo ufficio.

Dopo una manciata di minuti qualcuno si presentó al Lightman Group.

"Locker?!"

"Sono qui!" qualcuno dal laboratorio rispose.

La donna si diresse nel laboratorio. Era tutto spento.

"Locker?" ripeté.

Vedendo il cubo oscurato da fuori, decise di entrarci. La porta (guarda caso) si chiuse. L'unico qd aprirla poteva essere Lightman. Di colpo tutte le luci si

accesero. Al di fuori del cubo c'era Cal. 

"Ma che??!" fece la dottoressa.

"Era l'unico modo per parlare con te" disse solamente l'uomo.

"Fammi uscire subito, Cal" 

"Prima parliamo" disse fermamente.

"Non ho niente da dirti."

"Io si Gillian!" aumentó il tono della voce. 

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Nel frattempo a casa Lightman, Emily stava chattando con il suo computer... Mentre si stava alzando, con un braccio urtó delle carte che erano sul tavolo accanto

a lei. Si mise a raccoglierle e poi la vide. Vide la foto che tanto tempo fa' suo padre le aveva mostrato. La foto di suo padre e suo nonno. La guardó attentamente.

Suo padre non le parlava spesso del nonno, lei sapeva cosa gli aveva fatto passare quando era piccolo e lei non voleva forzarlo a parlarle di lui. Sapeva che

l'infanzia di suo padre non era delle migliori, sapeva che lui si rimproverava la morte della madre e sapeva che non se la sarebbe mai perdonata. Ma lui non era un

tipo come suo padre. No lui era completamente diverso. Era un uomo buono, gentile, divertente... Lei ancora non poteva credere che lui avesse picchiato Gillian,

eppure era cosí. Ma non lo condanna per questo, no, lei lo comprende, lei gli sta accanto perché dopotutto e suo padre e lei non lo lascerebbe mai al mondo. 

Cosí prese una decisione. Avrebbe rintracciato suo nonno! 

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"Oh beh allora parla. Tanto sono in ostaggio,  non posso far altro che ascoltare, no?" disse la donna come per volergli fare venire i sensi di colpa. SENTI NON

PARLARMI CON QUESTO TONO -gridó, poi si mise una mano sul viso- no ok, io non voglio urlare, capisci? Non voglio essere violento, non voglio torcerti un

capello, ecco perché ti ho chiuso lí dentro, lo vuoi capire?!" disse in tono diaperato.

"Tu non sei violento Cal!" 

rispose la donna.

"No ti sbagli...." si sedette.

"Ascoltami Gillian, non so perché mi comporto cosí, non so perché da quel giorno sono cosí. I-Io non voglio essere cosí. Non voglio essere violento, soprattutto nei

tuoi confronti. Io voglio tornare il Cal di prima e ho capito che senza te.. io... io non posso riuscirci. Scusami se ti ho picchiata, scusami se ti ho violata, scusami

Gillian" disse poggiando la sua mano sul vetro.

La donna lo guardó. 

"Forse é un po' tardi Cal..." disse ormai arresa.

"Meglio tardi che mai, Gillian. Ti prego..." disse. Voleva che lei dall'altra parte sovrapponesse la propria mano alla sua, lo voleva con tutto se stesso.

"Io non voglio la tua mano, Cal...." 

La porta si aprí di colpo.

"Immaginavo ci fosse il tuo zampino Lightman!" gridò Burns avvicinandosi all'uomo.

"Dave!" gridó la donna sbattendo le mani contro il vetro.

L'uomo si giró verso di lei e poi nuovamente verso Cal.

"Falla uscire" disse secco.

Cal ormai era senza forze, deluso da sé stesso, l'unica cosa che poteva fare era lasciarla libera... nel vero senso della parola.

I due si abbracciarono.

"Immagino sia un addio, Gillian..." disse guardandola dolcemente.

Lei inizió a lacrimare, sempre guardandolo negli occhi.

"Non piangere ti prego... Ho sempre odiato vederti piangere." disse abbassando il capo.

"Addio Cal..." disse m, mentre Burns le prendeva la mano...

CAAAAAAAAAAAAAAALLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN:3
Come vi sembraaaaaaaaaaaaa? Se vi piace aspetto una vostra recensione:*

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Capitolo 8
*** Love me. ***


LOVE ME.

'Addio Cal' 

Quella frase rimbombava imperterrita nella testa dello scienziato. Tutto intorno a lui era scomparso. Era circondato dal niente. Lui era niente.

Com'é potuto essere cosí stupido? Come ha fatto a trattarla cosí? Come ha fatto a lasciarla andare? 

POV EMILY


Sono nella mia camera a pensare a come fare, per rintracciare mio nonno. Mi sará un po' difficile visto che non ho né un recapito telefonico né la sua via... Uhh

trovato! Potrei chiamare Max! Lui potrebbe farcela! É tardi, ma domani non c'é scuola, quindi credo che non dorma, a meno che non sia anormale! Composi il suo

numero e dopo un paio di squilli, rispose.

"Hei, Max!" esclamai.

"Emily! Come mai ti fai viva a quest'ora? É successo qualcosa?" rispose un po' insonnicchiato.

"Cosa? No! Ma tu giá dormivi?!" chiesi stupefatta.

"No, in veritá sto sul divano a guardare la TV, anche se un po' di sonno ce l'avrei!" rise.

Risi a mia volta.

"Senti Max... dovrei chiederti un favore..." 

"Dimmi tutto!"

"Visto che tu al computer sei un mago... volevo chiederti se potevi rintracciare una persona.."

"Sicuro!" esclamó dall'altra parte del telefono.

"Ecco, il fatto é che di questa persona so solo il nome."

"Mh... sará un po' piú difficile ma posso provarci!" 

"Lo sapevo! Grazie, sei il migliore! Puoi venire qui adesso?" dissi tutto d'un fiato.

"Ehmm.. adesso? Si, si arrivo subito"

Riattaccammo e io scesi di sotto ad aspettarlo.

POV GILLIAN


Pazzo, pazzo, pazzo. Ma cosa gli é saltato in mente di fare? Pensava che con due semplici parole, mi avrebbe fatto sciogliere? Beh...... 

NO GILLIAN NO! 

Non, io non... riesco a perdonarlo, anche se vorrei farlo.

"Gillian..." 

David.

"Si?" rispondo. 

"Tutto ok?" mi chiede dolcemente, poggiando una mano sulla mia.

"Si, si certo" cerco di ammiccare un sorriso.

"Va bene..." sorrise, riprendendo a guidare normalmente.

In realtá non andava tutto "ok". Ripensavo alle sue parole.

'Io non voglio essere violento, soprattutto nei tuoi confronti.' 

'Io voglio tornare il Cal di prima e ho capito che senza di te, io... io.. non posso riuscirci.'

'Scusami se ti ho picchiata, scusami se ti ho violata, scusami Gillian'
.....
'Immagino sia un addio, Gillian....'

Tutto questo mi faceva male. Perché? Perché improvvisamente quando avevo trovato un po' di stabilitá nella mia vita, doveva accadere tutto questo? 

"Siamo arrivati, amore"

Ancora David.

Annuisco e scendo dalla macchina. Lui fece lo stesso. Entrammo in casa e io senza dire o fare niente andai subito in camera da letto e mi misi sotto le coperte.

Sonno proprio non ne avevo, ma almeno avrei potuto riflettere in pace. 

"Gillian vuoi che stia con te?" mi chiese ancora David.

"Vorrei restare da sola per questa sera... scusami" dissi solamente.

"Tranquilla, se ti serve qualcosa io sono giú sul divano" sorrise. 

Non potevo vederlo, ma lo capí dall'inclinazione della sua voce.

POV CAL


'Cazzo, cazzo, cazzo.'

'Cosa c'é?'

'Come cosa c'é? Idiota.'

'... Tu hai tentato, ma sapevi di andare incontro a dei rischi'

'Giá... come ho fatto a illudermi.'

'Sii forte Cal.'

'Forte? Come faccio ad essere forte? Ho mandato tutto a puttane. Sono 4 anni, 4 anni che provo qualcosa per lei, 4 anni che l'amo. 4 ANNI. E adesso ho rovinato

tutto. Prima eravamo semplici amici, ma poi... poi qualcosa é cambiato.'

'Lo so, lo so.'

'Perché?'

'Cosa?'

'Perché non mi hai dato il coraggio di dichiararmi? Se l'avrei fatto prima magari.. tutto questo non sarebbr successo.'

'Io sono solo la tua coscienza Cal...'

Basta. Basta. Adesso voglio solo silenzio. Silenzio sia all'esterno che dentro di me. La paura di perderla é tanta, come la voglia di riprenderla, ma un'altro suo

rifiuto significherebbe la mia morte. Forse adesso capisco cosa significhi quando un uomo perde pa sua anima gemella, sua moglie, la sua donna. Certo, la morte é

un'altra cosa, ma avercela cosí vicina eppure cosí lontana fa molto male. 

POV EMILY


Max era arrivato da un po' e già si era messo a lavoro!

Io ero giú a preparare una cioccolata calda per entrambi, quando..

"Emily! Emily!" mi sentí chiamare dalla mia camera.

Era Max. Salí velocemente le scale.

"Si?" 

"Ce l'ho fatta!" esclamó trionfante.

"Lo sapevo!!" dissi gettandomi su di lui per abbracciarlo. Lui ricambió l'abbraccio.

"Allora questo é l'indirizzo, ma... questo é un uomo sposato lo sai?" chiese un po' stranito.

"Si lo so... è mio nonno..."

"Oh.. adesso capisco.. Beh se vuoi che domani ti ci accompagni, basta uno squillo che saró subito da te!" sorrise.

"Grazie! Sei il mio salvatore!"

Lui rise.

Mi guardó fisso negli occhi.

Piano piano inizió ad avvicinarsi al mio viso, fino a quando le nostre labbra non ruppero la distanza.


HEEEEEILAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA'

Come vi sembra?' Come sempre spero che vi piccia!
EE GRAZIE A CHI SEGUE LA MIA STORIAAA<3

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