Breathing Deeply

di RiceGrain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Capitolo 1

 

Era uno dei giorni più assolati dell’estate. Non c’era un alito di vento e le foglie sui rami se ne stavano così immobili da sembrare finte.

Me ne stavo seduta sul portico di casa per finire i compiti d’inglese, ma era davvero un’ardua impresa con quel caldo.

Ogni cosa sembrava fatta apposta per distrarmi; i bambini che passavano ridendo in bicicletta, il chiacchiericcio sommesso della Tv in cucina, le risatine di mia sorella Ashley che giocava nella piscinetta sul retro…

Chiusi di scatto il libro, innervosita da tutta la situazione e decisi di andare da Jen.

Di studiare per quel giorno, non se ne parlava.

Improvvisamente una macchina che si fermava stridendo davanti alla casa accanto alla mia, mi fece alzare gli occhi incuriosita.

Dopo qualche secondo, una donna dai capelli biondi aprì la portiera e uscì sul marciapiede, voltandosi verso quella che era stata la casa dei Johnson, i miei vecchi vicini.

“Vuoi vedere che sono i nuovi vicini?” mi chiesi con un pizzico di euforia.

Adoravo le novità, e soprattutto adoravo la prospettiva di poter avere finalmente altre persone con cui scambiare quattro chiacchiere, invece che sempre e solo la povera vecchia signora Claw dall’altra parte della strada.

Mi alzai in piedi e mi diressi verso il cancello, curiosa di vedere che tipi fossero.

Un ragazzo dai capelli spettinati e con le cuffie del lettore CD nelle orecchie, stava trafficando con degli scatoloni nel bagagliaio della macchina.

“Mark dammi una mano con le scatole più grandi!” esclamò la signora di prima che intanto si era avviata nel vialetto d’ingresso.

“E’ quello che sto facendo mamma…” rispose lui visibilmente seccato.

“Anne puoi alzare il culo e venire ed aiutarmi?” continuò poi rivolto a qualcuno ancora dentro la macchina.

Qualche istante dopo una ragazza che doveva avere più o meno la mia età, si sbattè con noncuranza la portiera alle spalle e sbuffò.

“Sei proprio un rompicazzo…”

“E tu una sfaticata”

“Dio se ti odio!”

“Posso darvi una mano?” mi intromisi io cercando di apparire il più cordiale possibile, aprendo il cancello e raggiungendoli sul marciapiede.

Tutti e due si voltarono e mi squadrarono da capo a piedi.

“Sono Josie!” mi affrettai a presentarmi tendendogli la mano e dopo qualche secondo Mark me la strinse, senza smettere di fissarmi con quell’espressione incredula.

“Mark…” disse.

“Anne…” gli fece eco la sorella, stringendomi la mano a sua volta.

Sorrisi prima di aggiungere “Allora…posso darvi una mano?”

“Oh..non preoccup-“ cominciò Mark ma venne subito interrotto da Anne che mi piazzò tra le mani uno scatolone gigantesco.

“Puoi lasciarlo sul portico, ci penseranno quelli dei traslochi a spostarlo…quando si degneranno di arrivare…”

Poi prese una scatola e si avviò dietro a sua madre.

“Così vi trasferite qui…” chiesi a Mark mentre facevamo avanti e indietro dalla macchina al portico.

“Eh già…”

Non era di molte parole, sembrava un ragazzo abbastanza introverso ma mi piaceva comunque.

“Dove stavate prima?”

“Washington…”

“Ah capito. Forse ci metterai un po’ ad abituarti allora qui a San Diego…ti mancherà la pioggia” risi e lo guardai.

Anche lui sorrideva “Beh…direi che non ci metterò così tanto…prima stavamo a Ridgecrest…poi i miei si sono divisi e noi siamo andati con mio padre a Washington mentre mia madre è rimasta in California…”

“…e adesso tornate dalla mamma?”

“Più o meno…storia lunga…”

Chiacchierammo un altro po’ mentre finivamo di scaricare la macchina e quando esausti lasciammo cadere l’ultimo scatolone sul vialetto ormai stracolmo, si era quasi fatta sera.

“E quello cos’è?” feci indicando una custodia di uno strumento musicale appoggiata sui gradini della veranda.

“Il mio basso…” fece lui, quasi vergognandosi.

“Maddai! Tu suoni?”

“Da quando avevo 15 anni…ho dipinto tutto il garage di mio padre per averlo” alzò lo sguardo su di me e mi sorrise.

“Lo sognavo anche la notte…era diventata un’ossessione…”

“E hai una band?”

Se c’era qualcosa che mi affascinava, quelli erano i musicisti.

La sua espressione si incupì improvvisamente.

“Avevo…i The Attic Children…l’ho dovuta lasciare per venire qui…”

“Dio sarai incazzato, allora….”

“Da morire! Sognavo di farcela ed ero quasi convinto che sarebbe stato possibile dopotutto…”

“Hey…siamo in California…tutto è possibile qui!” gli sorrisi e notai per la prima volta l’azzurro intenso dei suoi occhi.

Prima di allora non avevo mai visto tanta dolcezza in uno sguardo.

“Ragazzi, che ne dite di una limonata?” esclamò la voce di sua madre dalla porta di cucina.

Alzammo lo sguardo e le sorrisi cordiale.

“Ciao” fece lei “Tu chi sei?”

“Salve! Sono Josie…la vostra nuova vicina! Ho dato una mano a Mark ed Anne con le scatole…spero non le dispiaccia!”

Lei mi sorrise felice.

“Oh tesoro…vorrai scherzare! E’ stato molto carino da parte tua…ti va una limonata? L’ho appena fatta!”

Annuii sorridendo e non appena varcai la soglia di casa e fui investita dall’odore delle pareti verniciate di fresco, fui invasa da un nuovo sentimento.

Sapevo che avrei sempre potuto sentirmi a casa con loro.

“Oddio è tardissimo!” esclamai non appena posai il bicchiere vuoto sul tavolo.

“E’ meglio che vada”

Carrie, la mamma di Mark, mi sorrise “Torna pure quando vuoi! Sei la benvenuta!”

Io la ringraziai e lei aggiunse “Mark accompagnala alla porta!”

Tentai di nascondere una risatina alla vista di Mark che sbuffava e si alzava dal tavolo.

“Mi comanda ancora come se avessi 5 anni…” mi disse poi, una volta che fummo alla porta.

Io risi “Oh beh…non hai mai visto mia madre!”

“Già…credo sia un tratto caratteristico di tutte le mamme. Comunque sia…grazie per tutto”

“Grazie a te…sono contenta che siete arrivati voi!” feci io.

“Oh a proposito…stasera c’è una festa a casa di un mio amico…tu ed Anne dovreste venire! Così cominciate ad entrare nel giro”

Mark annuì “Grazie…ma non so se avrò molta voglia. Magari Anne…lei adora le feste…”

Abbassò lo sguardo a guardare il pavimento

“Ok…” feci io con circospezione “Allora passo a prenderla dopo…facciamo alle 9?”

“Glielo dirò…”

Aprii la porta e saltellando tornai a casa.

Forse dopotutto, la fine dell’estate non sarebbe stata tanto noiosa.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Capitolo 2

 

“Sono arrivati i vicini?” la voce di mia madre mi accolse non appena misi piede nell’ingresso.

“Si mamma” le risposi raggiungendola in cucina.

“Che tipi sono?” si voltò verso di me, mentre sistemava i piatti sulla tavola.

“Dei vicini…”

“Hanno un figlio carino che potrebbe farti innamorare?”

Alzai gli occhi al cielo e sospirai sconsolata.

“Mamma…”

“Ok, ok scusa…mi faccio gli affari miei. È che lo sai quanto vorrei che trovassi un ragazzo che ti facesse togliere dalla testa una volta per tutte Tom…”

Mi guardò negli occhi e mi sorrise. “Meriti di meglio, lo sai”

Lo sapevo che aveva ragione. Mi conosceva come le sue tasche e forse anche meglio.

Con mia madre avevo sempre avuto un rapporto meraviglioso. Non era una di quelle mamme a cui non puoi dire niente…tutt’altro.

A lei dicevo tutto, e lei c’era sempre per me.

E anche quella volta aveva ragione.

Da quando Tom era entrato nella mia vita, l’aveva praticamente rovinata.

Era il mio fidanzato? Uno con cui uscivo? Non avrei saputo dare una descrizione appropriata di cosa era Tom per me.

Ogni volta che ci vedevamo giuravo a me stessa che sarebbe stata l’ultima, ma alla fine non era mai così.

Alla fine finivo sempre col ritornare da lui come una stupida e gli permettevo tutto…semplicemente perché era lui. E non serviva altro per me.

Non importava quanto mi facesse stare male.

Non importavano tutte le lacrime che versavo, buttata sul letto di camera, perché alla festa di Sam, o di Kat, o di chi altri, lui non mi aveva degnata di uno sguardo e non aveva fatto altro che pomiciare e flirtare con tutte le ragazze che gli giravano intorno.

Da 6 mesi per me non esisteva altro che Tom DeLonge.

“Cambiamo discorso, ok?” feci, sedendomi al tavolo e sorridendole a mia volta.

“Vado alla festa di Trevor stasera…passa a prendermi Jen con Julie”

Lei scosse la testa prima di voltarsi verso i fornelli e di mormorare a bassa voce qualcosa.

 

“Come hai detto che si chiamano?” fece Jen, quando ci avviammo nel vialetto d’ingresso degli Hoppus.

“Mark ed Anne…adesso zitta e non farmi fare figuracce…limitati ad annuire, ok?”

Jen annuì.

“Bene...impari in fretta!”

Suonai alla porta e dopo qualche secondo Mark la spalancò.

Non appena mi vide la sua bocca si incurvò in un bellissimo sorriso che non potei fare a meno di replicare.

“Ciao…” esordii.

“Hey! Tenuta da festa?”

Sorrisi “Già…”

Jen accantò a me tossicchiò così li presentai.

“Oh lei è Jen…la mia migliore amica…”

“Mark!”

“Allora non vieni stasera?” esordì subito lei.

Immediatamente le tirai una gomitata nelle costole mentre notavo con enorme disappunto il volto di Mark rabbuiarsi.

“Preferisco di no…magari un’altra volta…e poi devo ancora sistemare parecchie cose…” ci indicò un qualcosa alle sue spalle.

“Montagne e montagne di scatoloni…e mia madre che comincia a dare di matto se non la aiuto…”

Io e Jen ridemmo e anche lui rilassò il viso in un sorriso.

“Io sono pronta!” la voce di Anne ci giunse dalle scale e nel giro di qualche secondo fece la sua comparsa accanto a Mark.

“Dì a mamma che non so quando torno…devo ambientarmi quindi non posso fare figuracce e tornare presto!”

“Allora ci vediamo…” sorrisi a Mark.

“Certo!”

Non appena chiuse la porta mi sentii strana. Non riuscivo ad identificare quel mix di sensazioni. Però mi piacevano. Mi faceva stare bene.

 

“Non credo di averti mai vista sorridere a quel modo con qualcuno…”

“Finiscila Jen…”

“Parli di mio fratello?” si intromise Anne, che dal momento che era seduta accanto a noi nel sedile posteriore della macchina, stava sentendo tutto.

“No perché te lo sconsiglio caldamente…tutti i suoi amici lo reputano gay…ed anche io sto cominciando a crederci…”

Jen ridacchiò ma io mi sentii solo profondamente dispiaciuta.

“Non perché lo sia veramente…è solo che è un totale disastro con le ragazze…non sa assolutamente come fare a tenersela una!”

“Beh…il fatto che sia solo impacciato e timido non significa necessariamente che…” cominciai a dire

“Ah-ah…lo stai difendendo??”

Julie, che suonava il clacson per far spostare tutta la massa di gente che attorniava il marciapiede davanti casa di Trevor, mi salvò dal dover rispondere.

“Bene…sono già tutti ubriachi…” disse.

“Oh comincia bene questa serata!” Jen aveva dimenticato in fretta l’argomento Mark e aveva cominciato ad eccitarsi.

Già prevedevo una serata distruttiva…che sarebbe consistita in lei che si ubriacava e che se la faceva con 3 o 4 ragazzi del nostro liceo ed io che sarei dovuta andarle dietro, reggerle la fronte per vomitare e successivamente consolarla e ripeterle che non faceva affatto schifo e che la prossima volta sarebbe andata meglio.

Grosso modo era così che si svolgevano le nostre feste.

Oh e ovviamente se fossi stata abbastanza fortunata, avrei anche visto Tom farsela con qualche biondina del primo anno.

Julie posteggiò qualche metro più in là e tentando di schivare i ragazzi ubriachi che ci finivano addosso, riuscimmo ad entrare a casa di Trevor.

“Ecco le mie J’s” fece lui non appena entrammo nel salotto stracolmo di gente.

Era così che ci conoscevano tutti. Josie, Jen e Julie. Le J’s.

Io e Jen eravamo migliori amiche dai tempi dell’asilo, mentre Julie si era aggregata a noi solo l’anno prima, quando era stata bocciata ed era finita nella nostra classe. E da quando avevamo iniziato ad essere abbastanza popolari, la gente aveva cominciato ad identificarci con un unico nome.

“Adesso sì che comincia la festa!” ci venne incontro e si attaccò subito a Julie.

Non stavano propriamente insieme, più che altro pomiciavano quando capitava.

“Hey falla respirare!” presi Trevor per un braccio e lo discostai da Julie.

“Che razza di maleducato che sei…non vedi che c’è anche lei?” gli indicai Anne, che intanto era rimasta un po’ più indietro.

“Oh…ciao! E tu chi sei?” fece lui, spostando lo sguardo su di lei.

“Anne!” venne avanti e gli tese la mano.

“E’ la mia nuova vicina...si sono trasferiti oggi. E sarà in classe con noi quindi deve entrare nel giro…perché non le presenti qualcuno?”

Il viso di Trevor si allargò in un sorriso e presa la mano di Anne, la trascinò nel vivo della festa.

“Mi raccomando…lascia stare gli alcolizzati e i pervertiti!” gli gridai dietro.

“Anche se mi rendo conto che questo restringe di molto la cerchia…” continuai in modo che solo Jen e Julie sentissero e scoppiammo tutte e tre a ridere.

“Punch?” Matt Gillian si avvicinò a me con un bicchiere rosso in mano e mi passò un braccio attorno alle spalle.

“Hey Matt…quanti ne hai bevuti di questi?” gli chiesi, togliendogli il bicchiere di mano e cominciando a bere.

“Decisamente pochi!” fece lui, oscillando pericolosamente e quasi trascinandomi per terra.

Improvvisamente mi sentii tirare per un braccio e voltandomi mi accorsi di Tom immobile davanti a me.

“Non si saluta più?”

“Sono appena arrivata” mi allontanai da Matt e tentai di assumere il tono più freddo possibile. In teoria ero ancora arrabbiata con lui per avermi dato buca due giorni prima.

“Hai portato una nuova amica?” fece lui togliendomi il bicchiere di mano e bevendo.

“E’ la mia nuova vicina”

“Andiamo Josie…!” mi afferrò una mano e mi avvicinò a sé.

“Non mi dire che ce l’hai ancora con me per l’altro giorno!”

“Oh no! Come ti viene in mente? Mi sono divertita ad aspettarti sotto la pioggia tutto il pomeriggio…”

“Non sono più andato con i ragazzi allo skate park…”

“Beh potevi almeno avvertirmi…invece di farmi stare là come una cretina…”

Mi accarezzò il viso e si avvicinò ancora di più.

“E dai babe…”

Lo allontanai con una mano ma sapevo che era un gesto completamente inutile.

Si riavvicinò e mi baciò con prepotenza e stavolta non feci niente per fermarlo. Mi sentivo assolutamente impotente.

Si staccò da me e mi guardò sorridendo in quel suo modo beffardo che odiavo ed amavo al tempo stesso.

“C’è troppa gente qui…vieni…”

Continuando a sorridermi, mi prese per mano e si diresse verso le scale.

Non sapevo se volevo seguirlo veramente così tentai di fermarlo “Tom…?”

Ma lui non mi dette ascolto e passandomi un braccio attorno alla vita mi portò al piano di sopra.

“E’ tutto a posto babe…” si voltò verso di me e continuando a sorridermi, mi ribaciò.

 

 

Allora allora…che dire?? Scusate se ci ho messo tanto a postare, ma non ho avuto tanto tempo in questi ultimi giorni. Cominciamo ad entrare nel vivo della storia..spero di aver reso l’atmosfera che volevo…cioè quella delle tipiche feste americane da teenagers. Tutti ubriachi, bicchieri di punch, gente che fa casino…ma non so se ci sono riuscita. Non mi convince molto, comunque giudicate voi!

Grazie alle mie 3 commentatrici e a tutti quelli che hanno solo letto e a quelli che leggeranno ^^

 

BlueAndYellow: Grazie grazie grazie!! Ahahahahaha infatti il nome della protagonista l’ho preso proprio da quella canzone, che adoro visceralmente XD (anzi ad essere sinceri volevo fare in modo che fosse proprio lei la Josie della canzone..insomma poi vedrete XD) Visto che ora è saltato fuori anche Tommetto?? Grazie dei compliments e scusa se ci ho messo tanto..te l’avevo promessa sabato ed eccoci a martedì!

Claudy: Grazie anche a te dei complimenti! Sono contenta che ti intrighi!! Spero di continuare a farlo anche per gli altri capitoli!

Tragic_Poetry: Amouuuur grazie infinite!! So che questo l’hai già letto in anteprima, ma cmq spero che ti piaccia lo stesso XD Grazie, grazie, grazie! Ti amoooo ç___ç!! Eccolo Tommolo! XDXD

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