Fluorescent adolescent

di ImagineMonkeys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Firebug ***
Capitolo 2: *** Amnesia ***
Capitolo 3: *** Hitlermort ***
Capitolo 4: *** Never trust a girl with snakes in her hair ***
Capitolo 5: *** Firebug girl strikes again ***
Capitolo 6: *** AVVISO IMPORTANTE ***



Capitolo 1
*** Firebug ***


Firebug
 
 




Io non sono una piromane.
Cioè, cerco di autoconvincermi di non esserlo, ogni singolo giorno che passa, ma dopo quello che è successo, dubito che i miei mi lasceranno vagare in giro per Manhattan senza dei vigili del fuoco alle calcagna.
Sono nei guai, serissimi guai.
La signora Ling, la mia psicologa, esce sotto il braccio di due omaccioni in divisa, non è più la donna asiatica che vedevo ogni pomeriggio dopo il basket, sebbene contro voglia, è una donna con il viso sporco di cenere e gli occhi iniettati di sangue, convalescente fra le braccia di due sconosciuti che molto probabilmente mi arresteranno.
Non ho mai gradito andare dalla signora Ling, i miei genitori mi mandarono lì per i miei svariati problemi mentali;
Cioè, non che avessi dei veri e propri problemi, ma sapete com'è, soffrire di dislessia, iperattività ed una misteriosa attrazione per qualsiasi cosa luccichi non è una passeggiata.
La mia vita è sempre stata incasinata, fin dall'asilo, quando rimanevo impalata di fronte al piccolo vulcano di plastica che avevamo sul davanzale. Passavo ore a fissarlo scoppiettare, quanto mi piacevano le scintille, appena ne usciva una la catturavo con le mani e me la ficcavo in tasca.
Ora direte, "era una bambina come le altre che si divertiva a giocare con il fuoco", il punto è che quando la riprendevo dalla tasca, la scintilla c'era ancora.
E non era una delle mie stranezze più grandi col fuoco, era come potessi controllarlo, modellarlo a modo mio anche se con piccoli gesti, mi sento così bene vicino ad una fonte di fuoco.
Comunque, ogni mercoledì, mi ritrovavo stesa su una poltroncina di pelle a parlare della giornata con la signora Ling, una donna orientale con una voce squillante ed i lunghissimi capelli neri, dava l'idea di Mulan, la principessa disney; in momenti come quelli, quando lei mi chiedeva cosa vedessi disegnato su dei fogli imbrattati di nero ed io me ne stavo lì a fissarli con aria stranita, senza risposta, che mi sentivo davvero come una pazza, una spostata da manicomio.
Ed è proprio questo il motivo per cui oggi è successo quel che è successo.
Vedo mio padre e mia mamma corrermi incontro terrorizzati, abbracciandomi forte e togliendomi la cenere dai capelli biondi, meglio godersi al massimo questo momento visto che mi sgrideranno appena sapranno la verità, e credetemi, so benissimo come va a finire.
-Stai bene?- chiede mia mamma, è sempre così tranquilla anche nei momenti critici come questi, io annuisco.
-Si, sono uscita giusto in tempo.- rispondo guardando le mie Vans imbrattate di nero, ed erano anche nuove di zecca, merda.
Improvvisamente, mi sento strattonare all'indietro ed un urlo femminile mi fa accapponare la pelle.
Mi volto col fiato sospeso ed incontro gli occhi a mandorla e spaventosi della signora Ling, che mi sta tirando il braccio con una fermezza incredibile, diamine, è esile come uno stuzzichino da cocktail ma ha una forza immane.
-Ma che...- mormoro mentre la donna viene bloccata dai due polizziotti, per un attimo continua a fissarmi impaurita, poi urla:
-SEI IL DEMONIO!-
Nessuno capisce, la guardano come fosse una pazza maniaca, cosa alquanto intuibile,ha appena dato ad una sedicenne abbrustolita del demonio.
Ma io credo di aver intuito cosa intendeva dire con questo.
Sono Renee Allen, e sono io la causa dell'incendio.

 
 
 
{Angolo Me}
ehi *tira fuori la testa dal cespuglio* kiao.
Quindi, questa è la mia PRIMA fanfiction sulla saga di Percy Jackson, di cui io sono personalmente OSSESSIONATA.
Eh già, semidea dal lontano 2011 :')
Su, non siamo qui a fare la manicure ai trichechi!
Veniamo al capitolo, è molto breve, lo so, ma l'ho inteso come un prologo, ed a partire dai prossimi tutti saranno almeno un pò più lunghi gn.
Ora, se vi dispiace (non importa a nessuno, lo so, lo dico perchè sono Classy&Sassy) mi immergo nel favoloso impero di quei simpaticoni dei Fenici.
Al prossimo capitolo,
Lucrezia


 

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Capitolo 2
*** Amnesia ***


amnesia

Il commissariato poi non è tanto brutto se ci penso.
E’ ovvio che non sia il posto più allegro del mondo, ma mi piace come l’hanno ridipinto, queste pareti rossastre sono accoglienti.
Il sergente Hopkins, che ormai mi ha visto qui su questa sedia un paio di volte, mi scuote il capo in segno di dissenso, mortificandomi ancora di più,maledetto lui ed i suoi occhi inespressivi.
I miei genitori sono piegati sulla sua scrivania a firmare dei fogli, ed io me ne sto qui, seduta sulla poltrona di stoffa a quadretti, a fissarmi le scarpe rosse annerite.
Quando i miei genitori finiscono di firmare si voltano verso di me, dandomi uno sguardo complice.
Hanno fatto quello sguardo.
Sono fottuta.
-Allora?- dico alzando le spalle, mio padre sospira e cerca gli occhi di mia madre.
-Niente servizi sociali per questa volta.- afferma, e tiro un respiro di sollievo, accasciandomi sulla poltrona, non avrei sopportato altre centodieci ore di servizi sociali.
-Grazie a Dio!- esclamo sollevata, alzandomi in piedi e mettendo la borsa in spalla.
-Però, se fai un altro sbaglio finiamo nei guai, e pagare la cauzione non basterà, quindi cerca di non cacciarti in strane situazioni.- afferma il commissario Hopkins, sbucando dietro i miei genitori.
Come se per me fosse facile, io sono la regina delle strane situazioni.
Il sergente continua a fissarmi con un sopracciglio alzato, i miei sembrano non notarlo.
-C’è qualcosa che non va?- gli chiedo, il sergente accenna un sogghigno.
-Sei sopravvissuta ad un grosso incendio.-dice.-Devi sopportare molto bene le fiamme.-
-Magari ho semplicemente fortuna.- dichiaro con nonchalance, per fortuna che ho frequentato un corso di recitazione, perché questa è una bugia grande quanto una casa a sette piani.
Il sergente scuote la testa lentamente e mi sorride, con il suo solito sguardo gelido, mi ha sempre inquietato quell’uomo, dal modo in cui parla alle domande strane che mi pone, per non parlare degli spaventosi occhi mono espressivi, sembra che quando parli con me mi ipnotizzi.
-Andiamo a casa adesso.-annuncia mio padre, da una stretta di mano al commissario ed usciamo dal grosso edificio, dirigendoci verso l’auto.
Il tragitto verso casa è silezioso, forse troppo, sono frastornata e confusa.
Ho appiccato un incendio in qualche modo e tutti si comportano come io fossi innocente, come è possibile?
Con l’altro incidente, quello della fiammata che provocai a scuola nel laboratorio di fisica in un’arcana maniera, mi beccai quasi duecento ore di servizi sociali in una casa di riposo, mentre ora mi era andata liscia, eppure non mi sento per niente bene.
Magari sto esagerando, magari l’incendio non l’ho provocato io e me lo sono immaginato, magari sto uscendo davvero fuori di testa e quella medicina insapore che mia madre mi dava per il raffreddore stava avendo effetti sul mio sistema nervoso già altamente danneggiato.
-Renee.- mio padre dice il mio nome lentamente.-Se questo ti ha turbata domani puoi non andare a scuola, lo sai vero?-
Mi metto dritta sul sedile posteriore e sbuffo.
-Domani ho la partita di pallavolo, devo andare per forza, ma tranquillo, me la sento.-dico, papà sembra più nervoso del solito, e le nocche gli si fanno bianche nel mantenere salda la presa sul volante.
-Qualunque cosa succeda chiama a casa, chiaro?- dice con fermezza, non capisco perché ad un tratto è diventato così iperprotettivo.
Ah già, ho solo incendiato lo studio della mia psicologa.
Annuisco mestamente ed in quel momento parcheggiamo, scendo dall’auto e calpesto il prato del nostro vialetto alberato.
Salgo le scale ad una velocità ultra sonica e mi getto a testa fitta sul mio letto, sono stanca, confusa e mi sento bruciare ovunque.
Mi guardo le mani, ci sono diverse piccole ustioni comparse dal nulla, sembrano formarsi da sole ogni volta.
Mi strofino le dita sopra per togliere della cenere, eppure non mi danno per niente fastidio.
Guardo il soffitto della mia stanza e ripenso a questa stranissima giornata, facendo mente locale per ricordare cosa è successo prima che tutto bruciasse, ma non ricordo nulla, solo vuoto nel mio cervello. Ed in poco tempo, mi si abbuia anche la vista, e mi addormento di colpo.




{Angolo me}
Eilà, mortali(?)
Bene, da questo capitolo deduciamo che Renee non è esattamente la ragazza più normale del mondo ed è anche la più incasinata .
Che ne pensate? Siete riusciti a dedurre qualcosa? Si, lo so che è corto e che non ho specificato un cazzuolo, però riuscirete a capirci qualcosa dai prossimi capitoli gne gne.
Ho il blocco dello scrittore per ora (ewwewewew), però spero di sbloccarmi al più presto e continuare.
Ora, prima che mia madre mi scaraventi qualcosa apresso, vado a finire di studiare per il compito di grammatica, ZEUSBONO.
x
Lucrezia

 
 

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Capitolo 3
*** Hitlermort ***


 
HitlerMort


 





-Renee Allen.-
Una voce femminile chiama il mio nome, ma io non ho la minima intenzione di alzare la testa dal banco.
Sento qualcuno ridacchiare alle mie spalle, ma chi se ne frega, sto così bene in questa posizione da bradipessa deceduta.
-Allen?-
La tizia ripete il mio nome, io mi limito a fissare la mia matassa bionda ed informe; ma quanto sono stopposi i miei capelli? Ew, devo fare assolutamente uno sh…
-SIGNORINA ALLEN!-
Una mano sbatte sul mio banco, alzo la testa di scatto e frusto con una ciocca la mia compagna di banco, la mia professoressa è scazzata e ventiquattro occhi delineati da borse ed eyeliner mi fissano, tutto ciò mi ha colpita dritta in faccia come un proiettile in piombo in una manciata di secondi.
-Si?-dico soffocando uno sbadiglio, chissà che aspetto orribile che ho in questo momento, meglio non pensarci e fingere dispiacere.
La professoressa sbuffa sonoramente e ritorna alla cattedra, poggiando il suo fondoschiena quadrato sul legno (si, è praticamente una versione femminile di Spongebob Squarepants, lascio fluire la vostra immaginazione).
-Prima di interrompere il suo sonnellino, Allen.-dice con una nota di sarcasmo, qualche alunno accenna una risatina falsa, io mi limito a roteare gli occhi.-Le volevo porre un quesito.-
-Del tipo?- cerco di sembrare sicura, anche se sono spaventata a morte, la professoressa Gordon è estremamente orribile.
-Qual è l’ultimo argomento di storia che stiamo trattando, Allen?-
Sono diventata l’attrazione principale della classe, la quale non mi stacca gli occhi di dosso, mi preoccupo sul serio su cosa sia l’intrattenimento per i giovani di questa generazione.
-Uhm…abbiamo studiato le…le religioni delle civiltà antiche.-butto a caso, la professoressa Gordon ticchetta le unghie smaltate di rosa sulla superficie della cattedra.
-Quale, in particolare?-
Fottute domande a trabocchetto.
-La…la…-cerco gli occhi di uno dei secchioni della classe, ma sembrano presi da tutt’altro e distolgono subito lo sguardo da me appena mi volto, maledetti.-I…i greci?-
La professoressa sogghigna, gelida, impassibile, quella donna è la reincarnazione di Hitler e Voldemort, Hitlermort, si, d’ora in poi la chiamerò così.
Non ho il tempo di assimilare il mio soprannome buffo, che Hitlermort mi fa un’altra domanda.
-Esatto, la religione dei greci, che come ben sai, si basava sul-
-Politeismo.-taglio corto, non mi va di prolungare questa pallosa interrogazione, voglio solo che suoni la campanella per dormire durante l’ora di algebra, almeno per recuperare energie prima della partita di pallavolo.
-Infatti, credevano in tanti dei.-dice, sistemandosi gli occhiali.-Come Zeus, Dio dei fulmini e del cielo, oppure Ermes, messaggero degli dei, o Atena, dea della saggezza, ma…ci sono anche degli dei minori, sempre importanti, naturalmente.-
Scrollo le spalle e inizio a torturarmi le mani, pregando nel mio cervello di farla smettere di farmi domande assurde.
-Sai nominarmene almeno tre?- continua.
Mi fissa dritta negli occhi, magari pensa che io le dia veramente una risposta, pff, che ingenua.
-Non me ne viene in mente nessuno.-dico facendo spallucce, Hitlermort non si scoraggia.
-Neanche uno? Dai, uno dei più importanti…-
Abbasso lo sguardo e fisso il mio banco; non so come rispondere, non so cosa dire, sono così imbarazzata da confondermi con il bianco del legno, quando improvvisamente, leggo uno scarabocchio su di esso.
Devo averlo fatto io in un momento di pura noia o di istinti omicida durante l’ora di storia antica, eppure, quello scarabocchio senza senso, rappresentante un viso indistinto con su una scritta indecifrabile, stava prendendo vita.
Le lettere della frase iniziano a muoversi, mi passano davanti agli occhi ad una velocità ultrasonica e si mettono in posizioni diverse, mutando anche forma dal modo strano in cui le avevo scritte.
Il viso si muove e si volta verso di me, i tratti a matita diventano più definiti, ha preso vita di punto e in bianco sul mio banco.
Dio, sto impazzendo sul serio.
La prima lettera, che aveva una forma simile ad un tre al contrario, si arrotonda e assume la forma della E.
 
-E…-
Leggo ad alta voce la prima lettera, ma in quel preciso istante, suona la campanella.
Chiudo gli occhi e scuoto la testa velocemente: le lettere sono di nuovo nella loro forma strana, il viso non mi fissa più con i suoi occhi inespressivi e nessuno sembra essersi accorto della mia espressione sconvolto, bene.
Tutti si alzano in piedi e si dirigono verso l’uscita, io prendo la gomma da cancellare e la strofino velocemente sul banco, sono eccessivamente spaventata.
Non che fosse la prima stranezza che mi capiti, la mia dislessia e poca capacità di concentrarmi mi fa avere delle strane visioni di tanto in tanto, ma questa volta mi sono davvero intimorita.
Afferro i libri di fretta e furia e mi catapulto nell’aula di algebra.
Mi siedo al mio posto, affianco a quella pseudo amica che mi ritrovo, Gill. Non siamo molto amiche in fin dei conti, cioè, non ci raccontiamo delle nostre cotte segrete, non ascoltiamo musica da auricolare a testa o non facciamo pigiama party il sabato sera, ci limitiamo a scambiare quattro chiacchiere nelle ore che abbiamo in comune e commentiamo i balletti ridicoli delle cheerleader, ma si, devo dire che è l’unica persona normale in questa prigione.
Non ho molti amici in questa nuova scuola, la “Baltimore”, un liceo nel centro preciso della città, frequentato per lo più da figli di avvocati o persone di affari.
 Come faccia ad esserne convinta? Sinceramente non lo so, ma dal colloquio genitori/insegnanti della settimana scorsa credo di aver fatto un bel resoconto.
La professoressa di algebra I entra in classe, soffoco un grugnito di frustrazione che Gill percepisce in qualche modo, quella ragazza ha un udito tremendo.
-Riusciremo a sopportare quest’ora, dai.-mi incita con un sorrisetto, io scrollo le spalle e do un’occhiata al banco, sospirando;
Nessuna traccia di disegni che prendono vita, pfiew.

 
 
 
 
 
{Angolo me}
SBAM
ei
*Nico di Angelo le offre la mano e si solleva da sottoterra con un happy meal in mano* kiao.
Sono tornata con questo nuovo capitolo che fa letteralmente SCHIFO.
Non ho avuto il tempo di correggerlo, so be kind to me k thx :)
Allora, che ne pensate? Renee è una pazza psicotica o ha veramente qualche strano potere? Avete intuito di chi possa essere figlia? NAH, I DON'T THINK SO.
ah, ed ho scelto Hannah Murray per interpretarla, non so, ma me la immagino esattamente come lei gngn.
Ho finito di scrivere il prossimo, dovrò solo ricontrollare gli errori, intanto recensite , vuol dire molto per me :')
X,
Lucrezia


 

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Capitolo 4
*** Never trust a girl with snakes in her hair ***


Never trust a girl with snakes in her hair


 
 




L’ora di algebra alla fine passa in fretta,  magari sarà il fatto che ho dormito per almeno i primi venti minuti nascosta dietro la testa di Jacob, il
ragazzo dai capelli afro che ha gentilmente deciso di accomodarsi davanti a me.
Mi alzo e mi strofino gli occhi, una cheerleader mi urta il braccio con la spalla facendomi cadere i libri per terra.
Ridacchia come un’oca divertita, io mi limito a roteare gli occhi.
-Sei così convinta di essere esilarante?- dico alzandomi da terra, la cheerleader di cui non ricordo neanche il nome placa la risatina.
-Oh, scusa, non avevo intenzione di farti cadere i libri da mano, il tuo deficit di attenzione sta attecchendo anche sugli impulsi nervosi?-
Altre risate si uniscono allo squittio della cheerleader e mi fissano mentre raccolgo un foglio di quaderno dal pavimento, scuoto la testa e spingo la porta, uscendo dall’aula e arrossendo a dismisura.
Ormai non mi scomodo neanche più a rispondere, almeno non dopo la brutta rissa che feci scoppiare l’anno precedente, dove provocai un brutto occhio nero a Paula Bricks perché mi aveva chiamato “celebrolesa squilibrata” e anche fatto rotolare per terra a mensa, facendomi spiaccicare a terra contro il panino al bacon e tofu che avevo sul vassoio.
Non era la prima volta che Paula mi prendeva in giro o mi faceva delle cattiverie, ed in quel momento aveva toccato il fondo, ed attaccandola come un bulldozer eccessivamente arrabbiato e sputando fuori le peggiori parolacce esistenti, mi beccai una sospensione di tre giorni, in cui i miei mi costrinsero persino a doverla visitare in ospedale e darle una scatola di cioccolatini in “gesto di scuse”.
Che poi quei cioccolatini erano anche scaduti da una settimana, ma tralasciamo i dettagli.
 
Entro nello spogliatoio femminile ed appendo la borsa ad un gancio, sfilo velocemente i jeans per mettermi indosso i pantaloncini per La pallavolo ed i polsini. Decido di non togliere la mia maglietta di Bleach, il mio album preferito in assoluto del mio gruppo preferito in assoluto: i Nirvana, è un portafortuna di ogni partita e sinceramente, date le circostanze disastrose della mia vita, me la lascio indosso.
Infilo le scarpe da ginnastica e corro in palestra alla mia postazione: battitrice, il mio ruolo migliore.
Le ragazze della squadra avversaria fissano la mia con disgusto, le tipe della Yancy, questa sottospecie di scuola per ragazzi un po’ “strani”, sembrano davvero avere la puzza sotto il naso, e questo fa solo crescere di più la mia ira.
Il coach Aimsworth soffia il suo fastidioso fischietto e ci dà il via, dei ragazzi prendono posto sugli spalti attorno alla grande palestra.
Palleggio la palla due tre volte sul pavimento, quando una persona cattura la mia attenzione;
E’una strana donna, minuta e magrissima, indossa un vestito marroncino fino alle ginocchia che brilla, brilla e fa scintille come se avesse messo le dita nella corrente e l’elettricità avesse attecchito all’abito.
Ha un paio di guanti rossi, cosa abbastanza strana, considerando che è maggio ed i guanti sono fuori luogo, e questo mi fa un po’ di paura.
-TI VUOI MUOVERE RENEE!- grida la mia compagna di squadra sotto rete, io mi riconcentro e lancio la palla nell’altro campo.
E sfortunatamente, nonostante il mio tiro ben pensato, una tipa corre così velocemente da prendere la palla al volo, e la lancia con una forza innaturale nel nostro campo; pararla era impossibile, e così finì vicino ai piedi di una compagna.
L’arbitro segna il primo punto alle ragazze della Yancy, che non si lasciano neanche prendere da un esulto, sono così impassibili…
E così strane.
La palla è loro, la battitrice ha un bagliore maligno negli occhi, come se questa fosse più di una semplice partita di pallavolo.
                       
Dieci schiacciate consecutive, due nasi possibilmente rotti e della folla decisamente annoiata, diciamo che la partita non sta procedendo benissimo.
E’ il mio turno di stare sotto rete, mi giro e incontro gli occhi della schiacciatrice avversaria.
Il mio cuore si blocca per una manciata di secondi.
Ha gli occhi rossi ed iniettati di sangue.
Prima che possa reagire, avvicina il suo naso alla rete, mi allontano spaventata da quella ragazza, ma lei scoppia in una risata isterica e tira su col naso, come se il mio odore in qualche modo la inebriasse davvero tanto.
-Hmm.-mugugna.-Decisamente greca.-
Che cosa ha detto?
La guardo torva, ma non ho il tempo di assimilare quello che succede.
La ragazza muta forma ed i suoi capelli ricci diventano un ammasso di serpenti, che iniziano a mordere i fili della rete.

 
 


{angolo me}
Uh...*alza la manina e assume un espressione da lama confuso* kiao.
Si, non aggiorno da quasi un mese.
Si, ho appena scritto un capitolo insensato.
Si, mi odiate.
Si, ho bisogno di tagliarmi la frangetta momento fuori luogo okay nope
MA! SONO TORNATA LO STESSO! ASDFKDL :)
La storia ha finalmente cambiato un pò stile, non credete?
Ebbeh, credo che avete intuito che le Pallavvoliste non sono poi così ordinarie!
Cosa ne pensate? Intuito qualcos'altro di curioso? 
Let me know, commentate e fatemi sapere, ci tengo davvero un casino aw
X
Lucrezia
Ps: non ho messo nessuna gif o foto perchè non sapevo davvero quale mettere, quindi sì, stavolta il capitolo ha un aspetto spoglio, ma whatev NEVAHMIND *ogniriferimentoaiNirvanapuramentecasuale*

 

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Capitolo 5
*** Firebug girl strikes again ***


Firebug strikes again


 



-O MIO DIO!- grido, è l’unica cosa che riesco a farmi uscire, ma che cosa mi sta succedendo? Sono pazza, certamente, è tutto finto, le ragazze non hanno serpenti al posto dei capelli, e per lo più non hanno gli occhi rossi, sto decisamente sognando.
Nessuno sembra accorgersi di niente, mi giro attorno ma le mie compagne di squadra mi fissano come nulla fosse, mentre il resto delle ragazze della Yancy sembrano assumere la forma orripilante della loro schiacciatrice, facendosi spuntare serpenti dalla testa e…gambe di metallo?
-Ti abbiamo finalmente trovata, mezzosangue.-dice la schiacciatrice, con una voce fredda e terrificante, io indietreggio.
-E’ un vero peccato che non possiamo mangiarti qui, davanti agli spettatori.-annuncia un altro mostro dietro di lei.
-Ma che cosa state dicendo? CHE DIAMINE SIETE?-
La schiacciatrice si irrita, e questo sembra far scattare qualche cosa nei suoi serpenti, che prendono misteriosamente fuoco.
La squadra inizia a rincorrermi, io spingo via le mie compagne di squadra e corro, corro terrorizzata, sto urlando, ho il fiato corto e non so che cosa stia succedendo, CHE COSA SONO QUELLE COSE?
-Dove corri celebrolesa?- il mostro imita la voce di Paula, è estremamente simile, cosa che mi fa venir voglia di ucciderla ancora di più, ma sono troppo sconvolta per voltarmi.
-Tesoro, dove corri?- un’altra ha la voce di mio padre, ho paura e sono confusa, più del solito, apro la porta del bagno e mi chiudo dentro, sentendo i passi pesanti di strani ibridi fra asini metallici-serpenti-demoni.
Ma cosa mi succede? Eppure pensavo di aver visto in sogno le cose più strane e spaventose esistenti, ma questa le batteva tutte.
Non mi rendo conto che sto tremando come una foglia e che ho le mani incandescenti, tanto da bruciarmi il viso appena me le poggio sulla fronte per asciugare il sudore, che stia avendo anche io una metamorfosi in qualche bestia soprannaturale?
-Avanti semidea, se esci possiamo farti a pezzi in privato.-sibila un mostro, trattengo il fiato e mi accosto alla parete sporca del bagno.
-Scommetto che sa di barbecue.-afferma un’altra, poi sento il rumore di uno schiaffo, ed il suono di una gomma che viene tolta da una scarpa.-AHIA! Mi hai staccato un pezzo di pelle!-
-Sorelle, e se fosse una dei selezionati?-dice un’altra, si diffondono dei mormorii.
Spero vivamente che il mio respiro non si senta, perché ho il cuore in gola e probabilmente avrò un conato di vomito per la puzza tremenda che queste “cose” inumane emanano, ma come ha fatto il resto della squadra a non notarle?
Dall’altro lato del bagno, sento le voci delle mie compagne di squadra chiamarmi, perché non vengono a salvarmi? Perché non vedono ciò che vedo io?
Sono in trappola, morirò qui, in un putrido bagno della scuola, verrò ricordata come “Renee Allen, la sedicenne del bagno della palestra” e inventeranno qualche stupida leggenda sul mio fantasma che invade segretamente la scuola.
-STRONZATE!-grida la schiacciatrice, riconosco il suo tono di voce metallico e mi sale la temperatura corporea, poi sembra imprecare in una strana lingua di cui non capisco l’origine.
Mi avvicino alla porta, cercando di svegliarmi dalla trance in cui sono bloccata, e accosto l’orecchio ad essa.
-I selezionati sono solo i semidei più potenti, scelti dall’oracolo del Delfi in persona, destinati a grandi cose e ad avere l’eterna gratitudine di Zeus. Questa non è neanche stata riconosciuta, tanto vale ammazzarla adesso e poi sterminare l’intera sua razza.-
Razza? Ma che sono? Una specie di Golden retriver?
-STERMINARE!STERMINARE!STERMINARE!- ripetono in coro i mostri, poi la schiacciatrice si schiarisce la gola, e assume un’altra voce che mi fa corrodere lo stomaco dalla rabbia.
-Ehi Ren, dove sei?-
C’era una sola persona che mi poteva chiamare così, e quella persona non c’era più da due anni e mezzo.
Sento un rumore freddo graffiare il metallo freddo della porta, come le unghie sulla lavagna.
Dettaglio tralasciato? Beh quelle cose hanno le mani di METALLO.
Poi la porta viene scaraventata via con un tonfo,  mi viene un tuffo al cuore e scivolo a terra sulle mattonelle bagnate, facendo un rumore stridulo con la suola delle scarpe.
Che gran stupidaggine.
-Ren, dai, non nasconderti così!-
La voce è decisamente l’elemento più fastidioso,  non può farmi questo, non può.
Ma è comunque così bello poterla risentire, la risata della mia migliore amica, mi sembra quasi vero, che sia lei a chiamarmi, e non uno stupido mostro dalle zampe di asino di ferro.
Tanto morirò lo stesso” penso fra me e me, e avvicino la mano alla maniglia.
Ma prima che potessi abbassarla, sento un guaito raccapricciante che mi fa immediatamente cambiare idea.
-MEZZOSANGUE!-sibila un mostro, ed altri mugolati si diffondono dall’altro lato.
Mi alzo in piedi sulla tavoletta del water e mi sporgo dalla porta del bagno, e probabilmente, quella è la scena più orrenda che abbia mai visto.
Diverse poltiglie verdognole sono sparse sul pavimento, insieme a polveri colorate e a divise da pallavolo della Yancy, e due ragazzi- un ragazzo ed una ragazza di circa la mia età- sferrano colpi a destra e a manca con delle spade, uccidendo tutti gli ibridi.
La schiacciatrice prende alle spalle il ragazzo dai capelli castani, l’amica si gira immediatamente ed impugna saldamente la spada fra le mani.
-Lascialo stare brutto ammasso di serpenti!- dice con fermezza, ha i vestiti spiegazzati ed il sudore le cade a goccioline dal viso, il mostro annusa attentamente il ragazzo.
-Mhhh, mezzosangue britannico, non ne ho mai assaggiato uno!-dice mordendogli una guancia, la ragazza sferra un colpo alla mano del mostro, ma lei la scansa con abilità.
-Ci hai provato mezzosangue, ma non sei un granché con la spada.- afferma, il ragazzo cerca di liberarsi dalla presa dell’ibrido.
In questo momento mi sento davvero un’imbecille, sono ferma in piedi su una tavoletta del gabinetto mentre due ragazzi cercano di salvarmi la pelle.
Così mi armo di coraggio, tiro un calcio alla porta e raccolgo tutta la rabbia che ho dentro.
-Lasciali andare.-
Il mostro scoppia a ridere, il ragazzo sembra iniziare a perdere fiato e la ragazza ha gli occhi lucidi, come se combattessero da troppo tempo.
-Stai indietro tu.-mi raccomanda la ragazza mettendomi un braccio davanti, io la evito e stringo i pugni.
-Ren, tranqu…-Cerca di dire il mostro, sempre con la voce della mia miglior amica, mi passano davanti diverse scene, che stia per morire davvero?
-BASTA!-gridò.
Ed in quel momento, il bagno prende fuoco.
 
 
 
Apro gli occhi esitando, non riesco a capire se sto fluttuando o se ho i piedi per terra.
Sono morta? Probabilmente, l’unica cosa strana è che il paradiso somiglia vagamente al bagno della scuola che ho appena incenerito.
-E’ viva?- dice una voce maschile.
-A me sembra che respiri.-
-Ma come Ha fatto a…-
-Non lo so, ma sono quasi sicura che sia lei la semidea.-
-Ah, tu dici, Aidee miss intuito?-
-Va al tartaro Douglas!-
Le due voci battono e controbattono, il ragazzo ha definitivamente un accento inglese e saccente, a chi non darebbe fastidio un tipo che parla così?
Decido di aprire gli occhi, due visi sconosciuti e giovani mi si pongono davanti.
-Pfiew, è viva!- esulta la ragazza, Aidee, sospirando di sollievo, il ragazzo mi osserva attentamente e mi sento in soggezione.
-Che cosa è…che cosa erano?- dico sconvolta, devo davvero avere un aspetto terrificante ed un’espressione shoccata, perché il ragazzo mi guarda come fossi un paziente di un manicomio.
-Empuse.-dice.-Ancelle di Ecate e demoni del tartaro, erano qui appositamente per te mezzosangue.-
-Come mi hai chiamata?- dico, la ragazza mi scocca un sorriso: è davvero molto carina, nonostante avesse delle gocce di sangue verde e mostruoso sparse sulla pelle ed il sudore che le appiccicava la maglietta arancione indosso, ha i capelli color cioccolato e lunghissimi, la pelle olivastra e gli occhi scuri, sembra una bambolina di porcellana.
-Mezzosangue, metà sangue umano, metà sangue divino.-mi spiega, sono così confusa che il mio cervello si rifiuta di ascoltarla.
Mi hanno chiamata in moltissimi nomi dalla prima media in poi.
Inizialmente ero la "sapientona", perchè ero l'unica che sapeva fare le espressioni algebriche senza calcolatrice.
Poi divenni la "solitaria", perchè nessuno mi invitava alle feste.
Da solitaria passai a "Psicopatica",per i continui scatti di ira per le persone che mi facevano salire l'estremismo islamico.
Poi sono diventata "asociale", "schizofrenica", "sfigata", "radioattiva","attaccabrighe", "irresponsabile" e per finire "incendiaria".
Me ne hanno dette davvero di tutte, ma "Mezzosangue" non mi ha mai chiamato nessuno.
-Ma che cosa state dicendo?-dico, li spingo e mi alzo in piedi.-Sono pazza, sono pazza! Quelle cose non sono vere, io…-
Mi giro attorno: il muro del bagno è completamente bruciato,  gli specchi sono rotti e ci sono pozze verdi e maleodoranti di mostri demoniaci, mi basta una sola occhiata per farmi vomitare.
Mi copro la bocca e corro al lavandino, mi cade qualche lacrima di frustrazione mentre sento tutto il pranzo risalirmi su, ma i due ragazzi mi accorrono subito vicino;
-Che cosa sta succedendo? – dico sottovoce, il conato si calma pian piano mentre Aidee mi accarezza la schiena.
-Ehi, non sei pazza.-dice il ragazzo, Douglas mi pare.-Sei come noi.-
Mi giro e lo guardo, non l’avevo notato ancora bene: ha il tipico aspetto di un lord inglese, con i capelli scuri e arruffati, gli occhi chiarissimi come la pelle, indossa la stessa maglietta arancione della ragazza, ma è coperta da una enorme camiciona di flanella anni 80, e sul collo gli spunta un tatuaggio.
Non ho il tempo di controbattere, che qualcuno butta giù la porta del bagno.
Il commissario Hopkins, i miei genitori, i compagni di squadra e qualche poliziotto fissano il bagno allibiti.
-Ma come…-
Tutti volgono lo sguardo su di me con aria sbigottita, non so davvero cosa fare o cosa dire.
-Ehm.-Inizio.-Posso spiegare.-
-LA PIROMANE COLPISCE ANCORA!-grida una ragazza di squadra, tutte scoppiano a ridere sonoramente, ma i poliziotti le cacciano via.
Non so chi ha la faccia più sconvolta in questa stanza, e non capisco come abbiano fatto quelle oche delle mie compagne di squadra a non notare del sangue verde sgorgare dal pavimento, sinceramente, io non so più niente in questo momento.
-Renee.-Esordisce mio padre.-Penso dovremmo fare una chiacchierata io, tu, il signor Hopkins e quei due ragazzini, da soli.-
Lancio un’occhiata a Douglas ed Aidee, i quali sono completamente tranquilli, nonostante abbiano appena ucciso un’orda di Empuse dalle gambe metalliche.
-L’hanno trovata.-mormora il signor Hopkins, mia madre si mette una mano sulla bocca come se fosse shoccata per qualcosa.
-Trovata? Chi?- dico, il signor Hopkins ci fa segno di uscire dal bagno carbonizzato, e sento la sirena dei pompieri avvicinarsi.
Mentre attraverso il corridoio centrale, sporca di cenere e di macchie verdi in viso, tutta la scuola mi punta il dito contro e sussurra qualcosa nell’orecchio della persona affianco, sembra di nuovo essere nello studio della signora Ling, essere per l’ennesima volta l’incendiaria della situazione sta diventando un ruolo che mi calza a pennello.
Usciamo in cortile e mi appoggio alla macchina del commissario, il quale si schiarisce la voce e sistema la sua cintura.
-Credo sia arrivato il momento di dirti la verità.-dice, io sbuffo.
-Si, lo so che mi beccherò i servizi sociali questa volta, ammetto i miei err…-
-No, non sto parlando dei servizi sociali.-continua, mia madre mi mette una mano sulla spalla.
-Renee, uhm, ricordi quando papà ed io ti raccontammo quella storia, sulla tua vera mamma?-
La guardo stranita, sapevo che lei era stata la seconda compagna di mio padre, ma ormai consideravo Cloe come la mia vera mamma, sono cresciuta con lei, e la storia sulla mia madre naturale che ci aveva abbandonati l’avevo rimossa dalla memoria visto che non mi sembrava tanto rilevante.
-Non perfettamente, ma si.-rispondo.
-Si da il caso che sia una dea, anche se non sappiamo ancora con esattezza quale.-completa mio padre, il quale spero sia psicologicamente pronto alla mia reazione, perchè sto per scoppiare a ridere.




{Angolo me}
Ei *da un morso al biscotto e lo rintinge nel cappuccino* kiao.
11, 11 RECENSIONI DEI PRIMI QUATTRO CAPITOLI.
Sono davvero sconvolta, non me lo sarei mai aspettato, giuro aw gngn.
Ringrazio Riordansideas, Akumetsu (che recensisce dal primo capitolo gne) e _Maryanne per aver messo la storia nei seguiti ed aver recensito, davvero G-R-A-Z-I-E, meritate un biscotto gn.
Okay, veniamo al capitolo uop.
ZANZANN, Renee appicca un secondo incendio.
Ma ehi, è una semidea potente, lasciatela fare gne.
Si da il caso che il suo genitore divino è una DONNA (who run the world? GIRLS), dedotto chi? Nah I don't think so Meeeow.
Ed ecco che entrano i scena i nuovi personaggi, Douglas ed Aidee, che avranno uno dei ruoli più importanti nella storia, i quali presta volto sono questi due pezzi di ragazzi qui sotto gne.
Beh, ora vado a buttare giù qualche altra idea e a finire il mio cappuccino
Un kiao circolare (?)
Lucrezia.



 
 

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Capitolo 6
*** AVVISO IMPORTANTE ***


SSSEMIDEI!
ei kiao!
Volevo solo avvertirvi che sto avendo dei problemi con questo account, non so il perchè uff
ma, chiunque voglia ancora seguire la storia, alla quale si è aggiunta una seconda scrittrice (nonchè la mia cara amicah Alessia c:)può direttamente leggerla qui, sul nuovo account condiviso fra me e la nuova autrice http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=603078
scusate davvero per il casino gn, sono un disastro.
Spero ci vedremo sull'altro account amici sueg, credetemi, la storia avrà un cambiamento radicale yeeeah
xoxo
Lucrezia

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