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di benedettx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.My name's Justin! ***
Capitolo 2: *** 2.Truth or Dare? ***



Capitolo 1
*** 1.My name's Justin! ***




Uno stato di piacevole quiete regnava al lago,sembrava che tutto fosse al proprio posto.
Mentre pescavo,il resto del mondo spariva,era qualcosa di estremamente rilassante e andavo fierissima di poterlo considerare il mio hobby,quando con la famiglia passavamo i tre mesi di vacanze estive a Palm Springs,nel villaggio-famiglia preferito di tutti i concittadini,in cui andavo dall’età di 4 anni.
In generale,a parte qualche rissa e delle feste tra ragazzini stupidi,si poteva considerare un luogo tranquillo.
 

Sistemai la canna da pesca e stando attenta a non muoverla ulteriormente,avvicinai la sacca e presi al volo una sigaretta.
La avvicinai alle labbra e cominciai ad aspirare cercando di godere a pieno il suo sapore che si incastonò nelle mie narici.
 
 

Avevo cominciato a fumare da due annetti circa,dopo la morte di mio nonno.
Era stato tutto più difficile da affrontare senza le sue spinte ( emotive e non ) che mi aiutavano a rimanere a galla in questo mondo,arrancando,ma pur sempre a galla.


Dal momento in cui i miei mi dissero della sua morte passai un periodo di profonda solitudine.
Andavo a scuola vestita tutta in nero,tornavo a casa e mi chiudevo in camera con la finestra aperta a fumare finche non si faceva ora di dormire e nell'arco di una giornata mangiavo al massimo una brioche.
E così andò avanti per qualche mese,senza nessun’amica con cui parlare,fidatevi,si fa tutto più difficile.
 
 

Quella merda di incidente mi aveva rovinato la vita per sempre,non avrei più potuto vedere il mio nonnino,non avremmo più potuto scherzare sulle coglionate che ci venivano in mente e sopratutto non avrei più pescato con lui,che mi aveva insegnato tutto.
 
 

Pescare mi faceva male,sopratutto a Palm Springs,ma non avevo altro modo per sfogarmi e cercare di superare il lutto.
Forse lo consideravo come un'ultima spiaggia,per tenerlo in vita almeno nei miei pensieri.
Inoltre avevo ricominciato a vestirmi il più colorato possibile,forse anche quello per cercare di soffocare tutta la pioggia che portavo dentro.

Lanciai una sigaretta nel laghetto e l'unico pesce che era stato tanto coraggioso da avvicinarsi si allontanò.
'Fanculo a me.
Mi girai per raccogliere la borsa e andarmene,ma mentre avevo il polso in aria,quest’ ultimo venne fermato da una stretta forte.
 
 

“Dolcezza se ti arrendi così non prenderai mai quell’orata.” Presi un respiro profondo come se dovessi sfogarmi con un urlo ma tutte le mie riserve caddero quando girai il capo e mi ritrovai a pochi centimetri da due occhi nocciola. Mi spostai sulla pietra affianco a me per creare un po’ di distanza e potei guardarlo finalmente in tutta la sua completezza.
 

Quel ragazzo poteva essere uno dei più belli che avessi mai visto: aveva un sorriso che faceva invidia al sole,dei capelli all’apparenza sofficissimi,color del miele.
Inoltre era in jeans dannazione.
Solo con i jeans.
 
 
“Che fai dolcezza,mi controlli?” Sorrise ancora e mi guardò cercando qualche risposta nel mio viso.
Girai lo sguardo verso l’altra parte del lago e presi un’altra esca.
Certo non gliel’avrei data vinta andandomene senza un pesce.
 
Me ne sarei andata con l’orata più grande del lago,fosse sprofondato il mondo.
Mentre mi concentravo per lanciare la canna mi accorsi di avere il suo sguardo addosso.
“O forse sei tu a guardarmi?” Sbottai d’improvviso guardandolo negli occhi.
Mi osservò con un sorriso beffardo per qualche secondo,poi scosse la testa ridendo.
 

Non capivo proprio che ci fosse da ridere.
“Bè?” Dissi adirata.
Sistemò la sua canna da pesca tra due rocce strette e si avvicinò a me.

“Dolcezza se sistemi l’esca in questo modo i pesci vedranno l’amo e non abboccheranno mai.”
Mi disse mentre sistemava una delle sue esche sul mio amo per mostrarmi come avrei dovuto fare.
Ma che sfacciato!  “So pescare da sola grazie a Dio,ora lasciami fare.”
Alzò le mani in aria e ritornò tranquillo a sedersi alla sua postazione,su una delle due rocce in cui aveva la canna.
Gli rivolsi lo sguardo più truce del mio repertorio e scossi la testa concentrata a lanciare l’amo.
 
 
Dopo essere stata sicura di aver incastrato bene la mia canna tra due rocce di fianco a me,mi sedetti e cominciai a riflettere.
Come si permetteva di contestare il modo di pescare di mio nonno?
Ingenuo,avrebbe funzionato,io lo sapevo.. ne ero sicura.

“Non prenderai niente se ti ostini a fare di testa tua.” Esordì nel silenzio.
“Porca merda,fatti solo gli affari tuoi!” Urlai in modo che recepisse il messaggio.
“Suscettibile la ragazza.” Disse infine.
 
 
Cercai di ignorarlo ma cominciò a fumare e mi venne voglia di accendere ancora un’ ultima sigaretta,per oggi.
Allungai la mano verso la borsa e la ritrassi maledicendomi.
Quella di prima era l’ultima del pacchetto.
 
 
‘No,non le chiederò a lui,non lo farò’ Cercai di convincermi internamente,ma fù troppo tardi.
“Ehi…” Mi avvicinai a lui in modo che sentisse e non dovessi ri-chiederlo “Non è che mi daresti una sigaretta?”
Mi guardò per un po’ in dubbio e poi mi lanciò il pacchetto “Ce ne sono due ancora,tutte tue.”
 
 
“Grazie..” Dissi inevitabilmente mortificata.
“Cosa scusa?” Sorrise così tanto che mi sembrava che anche gli occhi lo stessero facendo.
Aveva sentito,ma mi voleva infastidire,e sapeva come seppur non conoscendomi.


“Hai sentito benissimo.” Sbottai per chiudere il discorso.
Cominciò a ridere sbattendo un pugno su una pietra e sembrava non volesse più smettere,fino a quando il filo in nylon della sua canna cominciò a muoversi in lontananza.
 
 
Concentratissimo afferrò il mulinello,girò la manovella e tirò fuori l’orata.
Quella che doveva essere la mia orata!
Dannazione!
 
Speravo fosse almeno davvero piccola in modo da tenere un po’ del mio orgoglio mentre invece era enorme.
La estrasse con estrema cura dall’amo e la infilò in un cestino.
Prima di andarsene,come se non bastasse,mi strizzò l’occhio “Dolcezza,a domani se ci sei,alle quattro e mezza!”
Feci una smorfia irritata e da lontano sentii un urlo “Mi chiamo Justin!”



Ciao ragazze!
Come state?Non so neanch'io perchè ho scritto questa ff ma ne avevo voglia e perciò l'ho fatto.
Non so se farò il continuo.
Voi che dite?Qualche critica costruttiva da farmi?
Recensite Recensite Recensite vi pregoooooooo
- Benedetta.
@aspettavo su twitter.

 

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Capitolo 2
*** 2.Truth or Dare? ***





Non avevo ancora realizzato completamente la cosa.
Un tipo che neanche conoscevo mi aveva appena affascinato, smerdato e ammiccato.
Cosa cazzo era successo.
Raccolsi in fretta e furia la mia sacca, le esche e la canna da pesca tanto che fui sicura che qualche verme fosse finito alla sacca e cominciai a correre. "Aspetta! Aspetta Justin!"
 
 
Avevo bisogno di capire come avesse fatto, io da qualche anno la facevo in barba a tutti nella pesca, ma il mio cervello non voleva e non riusciva a comprendere cosa potesse essere successo.
"Justin!" Urlai più forte quando oramai mi ero avvicinata alla figura che vedevo in lontananza dal laghetto.
Così lo vidi, in mezzo al bosco,schiacciando la sua cicca. D'improvviso si accorse della mia presenza, si girò e sfoggiò un ampio sorriso.
 
 
Misi le mani sui fianchi e lo guardai intensamente aspettando una qualche sua scusa ma non si mosse,anzi cominciò a ridere.
La sottile linea, molto suscettibile, che avevo tra rabbia e sopportazione, si spezzò.
"Mi spieghi perché cazzo stai ridendo tutta la sera?" Mi guardò dall'alto in basso cercando di trattenersi ma poi fallì nel suo intento.
"Scusa ma sei troppo divertente,dolcezza." Scosse la testa un ultima volta e continuò per la sua strada.
 
 
 
"Perché il pesce non ha abboccato al mio amo?" Urlai sconsolata,per un ultima volta,sperando che non se ne andasse.
Vedendomi interessata,tornò di qualche passo indietro e cominciò a spiegare con cura, senza farmi pesare il fatto che gli avessi urlato in faccia e poi fossi tornata da lui.
"Vedi,il trucco sta tutto nel tenere l'amo ben pulito e nuovo, il tuo, se non sbaglio ha qualche annetto, giusto?"
Allungò la mano verso di me per prendere la mia canna da pesca.
Nel momento in cui si sfiorarono sentii una scossa e lui ritrasse subito la sua,come se avesse potuto percepirlo.
 
 
 
"Si vedi.." Se lo passò tra le mani quasi fosse una pallina da tennis "E' alquanto rovinato."
"Tengo lo stesso amo da… otto annetti..circa." Ammisi un po' in imbarazzo.
Si girò con gli occhi strabuzzati "Cooosa?Fai sul serio?"
Annuii provando a non incontrare il suo sguardo.
Era un amo che tenevo dalla morte di mio nonno.
 
 
 
"Che ne dici se domani ti accompagno a comprarne uno nuovo di zecca?" Sentii la sua mano sul mio fianco e scattai indietro.
"No! Non comprerò proprio un bel niente,tanto meno con te!" Le lacrime avevano ormai cominciato a scendere sulle mie guancie e non potevo farci niente. Non piangevo da un sacco di tempo,né tantomeno in presenza di uno sconosciuto.
 
 
Perché io non ero debole e non lo sarei mai stata.
Mi mise le mani sul viso e asciugò le guancie con i pollici, un po' in imbarazzo ma con fare affettuoso.
 
 
 
"Tutto ok?Ho fatto qualcosa di sbagliato?"
Singhiozzai mentre tentavo di fermare le lacrime.
"Io non sono debole." Sbottai,come se dovessi dimostrare qualcosa.
Che stupida.
 
 
Mi guardò negli occhi ma seppur non afferrando il messaggio mi strinse a sè lasciando andare la sua roba a terra.
"Se vuoi ne parliamo domani,così mi spieghi dove ho sbagliato." Non risposi. Affondai semplicemente la mia testa nel suo petto.
Seppur quella situazione mi provocasse un senso di spensieratezza,era imbarazzante.
Raccolsi le mie cose senza dire nulla e mi avviai verso casa.
 



 
 
 
 


Mi ero svegliata presto,quella mattina. I miei non facevano pressione sul perché facessi le cose,sul perché piangessi,perché non cenassi,perché uscissi di casa presto,bastava che mia madre sapesse dove fossi ed era ok.
L’unica ragione per cui ancora non me ne ero andata da casa erano i miei fratelli Adam e Kurt,e il fatto che nel profondo del mio cuore,non volessi lasciare andare i miei genitori, che nonostante tutto mi avevano cresciuto.
 
Quest’anno i pesci erano diventati più furbi, nessuno di loro aveva ancora abboccato, ma pescare era una particolare di quelle arti che richiedeva pazienza e precisione e tutte quelle tecniche lì.
In altri ambiti mi scocciavano ma le tenevo ‘fresche’ per la pesca.
 
 
 
A dieci anni la pesca con il nonno era meglio delle barbie con le amichette e poteva suonare strano,ma la mia felicità non veniva da delle bambole in plastica neanche a quell’età.
Nulla avviene nel modo in cui noi ce lo aspettiamo, ma la vita va a avanti comunque.
 
Poggiai la testa su una roccia e guardai l’ora.
Le quattro e mezza. Ero rimasta tutta la mattina a cuocermi dal caldo al lago e mi meritavo la mia brioche,la afferrai dalla mia sacca. In lontananza lo vidi, pieno di roba in mano avvicinarsi.
 
 
 
 
“Hey Justin.” Dissi con una voce leggermente acuta.
Hey dolcezza.” Disse quando poggiò tutta la roba affianco a se e si sedette.
Non sapeva ancora il mio nome e condivideva un pranzo con me.
O era un maniaco o un pazzo.
“Scarlett.Il mio nome è Scarlett.” Annunciai imbarazzata. Sembrò ignorare completamente quella nozione.
“Senti che ne dici di non pescare oggi?Rilassiamoci un po’,sembra che tu ne abbia bisogno da ieri.” Feci per rispondere che lui non ne sapeva un cazzo di me,ma era stato così carino il giorno prima che mi rilassai.
Aprì un cestino pieno di roba da mangiare e mi sorrise. “Non ho molta fame…”
Mi girai verso la mia canna da pesca. Con la coda dell’occhio vidi un impercettibile delusione scritta sul suo volto ma si riprese subito.
“Suu, non mi vorrai far aspettare qui che tu prenda un pesce!Obbligo o verità?” Gli rivolsi un improvviso sguardo fulmineo,convinta che alludesse al fatto che ho un amo di merda e i pesci non abboccano ma, non lo fece.
Se ne stava lì in completa serenità a tirare fuori la roba dalla cesta.
 
 
 
“Allora?” Sorrise amichevolmente.
Se dovevo perdere l’unica persona al mondo che mi voleva conoscere,avrei almeno lottato per far si che non succedesse.
“Obbligo o verità?” Esordii mentre mi giravo verso di lui con il busto inclinato sulle ginocchia.
“Verità” Cagasotto.
“Perché ci tieni tanto a conoscermi?” Continuavo a chiedermelo da ieri,perciò perché non volere una risposta?
“Sai,i miei amici arrivano fra quattro giorni e non voglio passare il tempo a girarmi i pollici aspettando che arrivino.Giusto?Poi noi potremmo divertirci.”
“Giusto.” Non so perché ma rimasi un po’ delusa,mi sembrava fosse interessato a ME.
Invece ero solo un tappabuchi.
 
 
 
“Obbligo o verità?” Disse tra un pezzo di pane e un altro.
“Obbligo.” Sorrisi mentre lanciavo la mela ormai già consumata dentro il suo cestino.
“Wohoo! Coraggiosa la ragazza.” Si grattò il capo finche non sembrò gli si fosse accesa una lampadina.
“Buttati nel lago. Un bel tuffo secco.” Lo guardai scioccata e lui prese a ridere, facendo formare adorabili rughette affianco ai suoi occhi. Credeva che non avessi il coraggio eh?
Sbottonai i jeans e li sfilai con velocità, mi tolsi la maglietta e rimasi in costume.
Oggi ero sicura che avrei preso un bel po’ di sole ma comunque un bel bagno non fa male a nessuno.
Mi girai per vedere Justin completamente sotto shock. Anche se il perché rimase un dubbio per me, gli ammiccai e mi buttai.
 
 
L’acqua non era tanto alta ma sapevo dove buttarmi,lo avevo fatto tante volte.
Dopo il tonfo sott’acqua a causa del tuffo, tirai fuori il capo dall’acqua mentre mi sistemavo i capelli.
Cercai Justin con lo sguardo per chiedergli di tuffarsi quando un tonfo affianco a me mi spaventò.
Sentii una mano sulla caviglia e feci un salto.
Il biondino uscì dall’acqua con un sorriso grande come una casa “Attenta agli squali Scarlett!”
Non smisi più a ridere insieme a lui.
Quest’anno a Palm Springs sarebbe stato diverso, lo sentivo, dentro di me.



Ciao ragazzeeeee!
Come va?
Allora,questo capitolo è un po' più lungo,ci è voluto un po' e spero vi piaccia.
Scrivetemi tutto quello che pensate in una recensione.
Per la gioia di @wazupdrew e @aboutwhour ho messo lo spazio dopo le virgole.
Alla prossima! ♥

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