Innocent Blood

di _Giulietta88_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. L'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** 2. Paura dei fantasmi ***



Capitolo 1
*** 1. L'inizio di tutto ***


Capitolo 1




 

A chi mi vuole bene.

A mio fratello.

 

Kayla Thompson non era mai stata una studentessa modello, ma compensava la mancanza di studio con le ore passate all'interno della palestra. Era questo il motivo per cui la maggior parte dei professori chiudeva un occhio quando non si presentava a lezione, o non era preparata per un interrogazione. Ovviamente tutti.. ma non la professoressa Scott, l'incubo di intere generazioni passate alla Jhon's School, che aveva minacciato di non farla partecipare più alle competizioni sportive se la sua media in Scienze Naturali non fosse arrivata almeno alla sufficienza.

Così il giorno prima aveva saltato gli allenamenti di nuoto, nonostante l'imminente campionato scolastico si avvicinasse ed aveva passato le ore successive a studiare quella fottuta materia per il test del giorno dopo. Ma scherziamo? Saltare ore di allenamento per ripetere quella robaccia!

Alle 10.00, allo scoccare del tempo per finire e consegnare il compito di biologia, Kayla si alzò e lanciò, nel vero senso della parola, il test sulla cattedra. Strinse i denti, lanciando un'occhiata di odio verso quella vecchia strega, pronta a sentirla gridare per quella mancanza di educazione che avevano le nuove generazioni.

« Professoressa Scott, vado in bagno. »

La voce piatta di Kayla non colpì il resto della classe, intenta a finire il test decisivo, così la ragazza raccattò le sue cose e sbattè la porta dell'aula, ignorando le urla della vecchiaccia.

Il fisico asciutto e scolpito dalle ore di allenamenti veniva nascosto dalla felpa bianca, più grande di un paio di taglie e dai pantaloni di tuta. Era una ragazza, una bella ragazza, ma preferiva indossare quell'abbigliamento comodo per la scuola, visto che si fermava ogni pomeriggio a nuotare, o a giocare a pallavolo, di cui era il capitano della squadra. E quando non aveva allenamenti di squadra, passava il tempo a sollevare pesi, in modo da far capire al padre che lei lavorava sodo lì, a scuola.

In fondo era o no la figlia dell'allenatore di basket più conosciuto dalla contea, Richard Thompson? Per il padre non erano contemplate altre attività, come l'arte o la musica, o distrazioni come le feste e i balli scolastici. Cresciuta senza una madre, quindi, Kyla non aveva mai ricevuto in regalo vestitini o tacchi e quei pochi che aveva comprato con i suoi risparmi, li nascondeva sotto il letto.

Con Richard non si parlavano di argomenti femminili e neanche il giorno in cui era arrivato il primo ciclo mestruale, lui si era degnato di spiegare perché diamine sanguinasse. Fortuna che avesse una vicina di casa, una donna single e con un figlio maschio, che si era preoccupata di accompagnarla nella sua crescita personale.

Kyla scosse leggermente la testa, avvicinandosi alla macchinetta del caffè, prendendo un doppio espresso. Erano settimane che avvertiva un dolore lancinante all'altezza della spalla, ed era un bel problema per lei, che la spalla la usava per tante cose.

Lanciò il bicchiere di carta sporco nel cestino lì accanto, prendendo il suo cellulare. Nathan, Vic, Sarah, no.. Eccola, Danielle! Aprì il messaggio che le aveva inviato la sera prima, quando le aveva raccontato di avere un grosso fastidio alla spalla.

"George Wood, rivolgiti a lui. Ti aspetta in palestra, ala basket. Porta 20 sterline."

George Wood, come non conoscerlo. Era un ragazzo tenebroso, strano quasi, ma estremamente bello. Non che le piaciasse, eh.

Danielle le aveva raccontato che qualche volta spacciava, niente di troppo pesante e che si occupava di fornire illegalmente antidolorifici o cose del genere agli sportivi della scuola. L'importante era tenere il becco chiuso.

« Kyla, ma quanto sei arrivata in basso? »

Borbottò tra se stessa, guardandosi attorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno. C'era solo la vecchia segretaria, nulla di cui preoccuparsi. Prima di entrare nell'ala basket, Kyla si preoccupò di darsi una sistemata, facendo una disordinata coda di cavallo ai suoi lunghi capelli rossi fuoco.

Poggiato agli spalti, con una sigaretta tra le labbra, si trovava il bello e dannato George. Si morse le labbra, mentre si avvicinava al ragazzo, senza sapere che fare.

« È vietato fumare in palestra. »

La voce tremante, mentre frugava nella borsa per trovare il partafoglio. Afferrò 20 sterline, porgendole al moro, senza guardarlo negli occhi. Si sentiva a disagio, lei non voleva acquistare roba illegalmente, ma la paura di affrontare un dottore era molta di più rispetto al suo pudore.

« Guarda guarda chi si vede.. Kyla Thompson, campionessa della scuola, che acquista antidolorifici da me. Un vero spettacolo! Non credi sia più pericoloso di fumare in palestra? »

Ghignò il ragazzo, facendosi odiare dalla bionda. Strizzò gli occhi e si guardò attorno, stringendosi nella sua felpa. Era caduta in basso, molto in basso. E lo sapeva.

« Vuoi i tuoi soldi o no? Non ho tutto il tempo del mondo! »

Adesso si era incazzata. Il suo orgoglio era sceso sotto i piedi, quando aveva accettato di acquistare queste cose da Wood, ma ne aveva abbastanza di sentirsi sfottere da quel ragazzino impertinente. Sarà pure bello, ma rimane sempre lo strano della scuola.

« Fanno 20 sterline, dolcezza. »

Senza perdere tempo gli diede i suoi soldi, prendendo il piccolo barattolo di pasticche e corse fuori dalla palestra.

Sensi di colpa. Sensi di colpa. Sensi di colpa.

Kayla scacciò via quei pensieri e stavolta andò davvero verso i bagni della scuola. Un'altra fitta alla spalla la costrinse a fermarsi e tirare indietro le lacrime. Che le stava succedendo? Tutte le maledizioni della professoressa di scienze avevano avuto effetto. Maledetta.

Aprì la porta del bagno, stranamente deserto e silenzioso. Poggiò la borsa per terra, mettendo sul palmo della mano una delle pasticche e poggiando il barattolo bianco, privo di scritte, sul lavandino. Chiuse gli occhi e in un baleno la inghiottì, sperando che George non le avesse fregato i soldi.

Quando però Kyla riprese le sue cose, pronta per tornare in aula e seguire la prossima lezione, notò una chiazza rossa davanti il penultimo bagno. Con gli occhi sgranati si avvicinò, aprendo leggermente la porta e urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.

Il corpo senza vita di Abigail Price era stato abbandonato nel sudicio bagno. I lunghi capelli biondi erano immersi in una pozza di sangue, che continuava a brulicare fuori dalle ferite. Gli occhi di ghiaccio puntavano verso di lei, ma adesso erano vitrei, vuoti.

Lei.. Lei che era la ragazza più bella, più brava, più popolare della scuola. Lei che era amata e stimata da tutti, grandi e piccini. Era lei che adesso stava fissando, in quell'enorme pozza rossa.

Uscì nel corridoio, urlando come si fa solo in certi casi. Un urlo fuori controllo. L'ultima cosa che vide fu il corridoio diventare sempre più buio, prima di svenire lì in mezzo.

 

 

Angolo dell'autrice pazza. O malata.

Salve, anime innocenti! Che dire.. Quest'idea mi frullava in testa da molto tempo e quindi eccola qui, messa nero su bianco. Non sono una che ama l'horror, CSI o cose del genere, quindi cercherò di studiarmi i vocaboli adatti a queste situazioni.

Che dire.. Innocent Blood nasce con Kayla e Abigail. Ma ancora non avete visto niente. Nei prossimi capitoli ci saranno il resto dei protagonisti assolutamente importanti, perché TUTTI in questa storia avranno un ruolo essenziale. Non fidatevi dell'apparenza e neanche di Kayla.. Ricordate, la sportiva non va alle feste :) Ecco un mio indizio :D

Se vi piace, lasciate una recensione, qualcosa per farmi capire che quello che scrivo non fa schifo.

Ed ecco a voi i volti dei tre personaggi che sono apparsi qui: Abigail, George e Kayla.

Alla prossima.. e pensate che alla Jhon's School anche le pareti sentono! ;)

Kayla



George


Abigail

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Capitolo 2
*** 2. Paura dei fantasmi ***


Capitolo 2



Eleonor Pov's

Quando Kayla Thompson urlò così forte da spaccare un timpano, Eleonor Mills si trovava nell'ufficio del preside. Era suo compito, in quanto presidentessa del consiglio studentesco, organizzare gli eventi scolastici. Due settimane prima, si era lasciata convincere dal resto dei suoi collaboratori, di organizzare una festa lì a scuola. Pessima idea.

Centinaia di ragazzi, senza nessuna supervisione, si erano dati alla pazza gioia all'interno della piscina, il luogo in cui si era tenuto il party, della palestra e del resto dell'edificio. La maggior parte degli studenti era uscito da lì ubriaco fradicio, se non drogato, dopo essersi dato alla pazza gioia con la propria fidandazata o ancor peggio, con una tizia qualunque.

« Signorina Mills, quindi lei mi assicura che la festa si è svolta seguendo le norme del nostro Istituto? »

Il preside, un uomo anziano con dei lunghi baffi bianchi, la scrutò attentamente dai suoi tondi occhiali.

Eleonor tremò, per qualche secondo. Non era vero nulla di quello che stava per dire, eppure ne valeva la sua carriera, visto che la responsabilità era stata affidata interamente a lei, al Consiglio e ai due professori di guardia, che non si erano degnati di presentarsi, per loro fortuna.

« Assolutamente, signor preside. Niente musica a volume alto, niente alcolici e tutti gli studenti sono stati tenuti in palestra. »

La voce le tremò leggermente, mentre fissava l'uomo, cercando di apparire il più tranquilla possibile. Il preside non ebbe modo di rispondere, in quanto la porta dell'ufficio, fu spalancata sotto lo sguardo scioccato della persona dietro la scrivania, mostrando la segretaria della scuola sconvolta e sudata.

« Preside, corra subito nei bagni delle ragazze. È stato trovato un c.. un cadavere. »

La voce scossa da singhiozzi, fece balzare in aria l'uomo, che senza farselo ripetere un'altra volta, iniziò a correre, lasciando sconvolta Eleonor.

Un.. cadavere? Non poteva essere, non nella loro scuola. Con gli occhi sgranati, lasciò l'ufficio, mentre a qualche metro di distanza osservava una folla di persone prese dal panico. Per un attimo pensò che fosse morta Kayla, la sportiva della scuola, ma vide che la ragazza era leggermente più in là rispetto ai professori, al preside e alla segretaria.

In un attimo raggiunse l'uscio del bagno, sentendo da lontano la sirena dei carabinieri e dell'ambulanza. Prima che fosse chiusa la porta, però, Eleonor vide la testa bionda di Abigail Price immersa nel sangue.

« Lontani da qui! Lontani da qui! Tornate nelle vostre classi! »

La professoressa White sbraitava verso la folla dei ragazzi che si era formata in meno di un minuto. Il volto di Eleonor era improvvisamente pallido, sentiva caldo e continuava a rivedere la pozza enorme di sangue vicino a quella ragazza.

« Mills, occupati di Kayla Thompson. Portala in infermiera, adesso! Che cosa aspetti?! »

La ragazza si mosse come un robot, mentre veniva spintonata verso Kayla, ancora senza sensi. Fece fede a tutta la forza che aveva in corpo, abbastanza poca in realtà e cercò di metterla tra le braccia, mentre si spostava lentamente verso l'infermieria, nel lato opposto della scuola.

Arrivò con il fiatone davanti alla porta dipinta di bianco. Bianco come i muri dell'ospedale. Kayla le fu strappata dalle braccia dalla giovane donna che si occupava del loro stato di salute. Non che fosse una sconosciuta per lei, visto che spesso passava le ore di educazione fisica lì con lei, facendo finta di avere mal di pancia.

« Eleonor, puoi andare adesso. »

Il tono dell'infermiera le sembrava lontano anni luce, mentre con un cenno del capo salutava e si dirigeva nel cortile della scuola. Quanto era stata lontana? Un quarto d'ora? A quanto pare parte del corpo docenti si era occupata di radunare gli studenti e farli tornare nelle proprie case. Fu strattonata in mezzo al resto della folla, c'era chi non aveva capito un cazzo della situazione, chi piangeva, chi era pallido e chi, semplicemente, taceva.

Eppure, Eleonor riusciva solamente a pensare al.. al cadavere di Abigail. Le voci le rimbombavano in testa, le immagini erano sfocate e sembrava muoversi come un automa.

Solo quando i professori diedero il consenso di poter andar via, la ragazza iniziò a correre, stringendo lo zaino che aveva preso poco prima, verso la fermata dell'autobus. Voleva solo dimenticare l'immagine della ragazza.




Erano passati due giorni da quando era stato ritrovato il corpo senza vita di Abigail Price. Inutile dire che quella notizia aveva sconvolto l'intera cittadina e dopo aver evacuato gli studenti, l'istituto era stato chiuso un giorno per l'osservazione del commissariato.

Eleonor si era chiusa in un mutismo verso i suoi genitori, sconvolti più di lei. Non oso immaginare per la famiglia.. Ipocriti, avrebbe voluto urlare lei. Una ragazza della sua stessa età era stata uccisa crudelmente all'interno della scuola. Chi diamine poteva commettere un simile crimine?

Quando la sveglia suonò quella mattina, nessuno degli studenti della Jhon's School avrebbe voluto alzarsi. Eppure, senza fiatare, la maggior parte si era recata a scuola. Come se fosse un giorno normale. Era un tacito accordo della città, quello. Far finta che l'omicidio non fosse stato commesso lì, andare avanti, far finta di nulla. Ma come poteva far finta di nulla, se quando chiudeva gli occhi, rivedeva ancora il corpo della Price?

« La colazione è pronta, Eleonor. Sbrigati o farai tardi! »

La rossa si allacciò le scarpe, stizzita. Avrebbe voluto dire a sua madre "Anche oggi, mamma?". Non che lei fosse affezionata più di tanto ad Abigail, anzi, ma avvertiva l'orrore sulla sua pelle, nonostante al resto della città importava solo di far sapere le loro condoglianze alla famiglia Price. Lei nemmeno li conosceva.

Eleonor afferrò la felpa, infilandola e prendendo il solito zaino, con i libri e sorridendo appena. Andiamo Eleonor, tu non hai niente a che fare con Abigail. Andrai avanti.

Non aveva voglia di far colazione, ma non aveva neanche voglia di litigare con sua madre, così si limitò a bere la sua tazza di caffè quotidiana. Far finta di niente era il nuovo motto di.. tutti, a quanto pare.

« Papà può darmi un passaggio? Non ho voglia di prendere il bus oggi. »

La stessa Eleonor si sorprese quando la madre acconsentì, senza battute piene di veleno o sarcasmo. Si limitò quindi, a raggiungere il padre nell'auto.

Non aveva mai avuto un gran rapporto con lui. Se con la madre era pessimo, con lui non esisteva completamente. William Mills era un ingegnere, esplorava il mondo e riempiva la propria famiglia di denaro, ma non di affetto, sempre impegnato col lavoro.

Il viaggio fino a scuola si svolse in religioso silenzio, mentre lei ripassava gli ultimi appunti di letteratura.

« Buona giornata, papà. »

Sussurrò, prima di chiudersi la portiera dell'auto dietro le spalle, sentendo appena un "Anche a te". Il resto dei suoi compagni si stava comportando normalmente, nel cortile della scuola. Chi si sbaciucchiava col fidanzato, chi correva dalle amiche, così lei si limitò a raggiungere un gruppetto di compagne di classe. Abigail Price era diventato, nel giro di due giorni, un tabù. Più di quanto lo fosse prima.

« Eleonor, ciao! Mi aiuti a ripetere Wilde? »

La ragazza dai capelli rossi si concentrò su Bianca, la ragazza con cui condivideva letteratura, spegnendo il suo cervello. Era un normale giorno di scuola, quello.

Rimasero a chiacchierare fin quando non fu ora di entrare in classe. Il secondo banco della fila delle finestre, come sempre. Posò la sua roba, mentre la White faceva il suo ingresso, con la solita espressione scazzata.

« Mills, ti aspettano in sala professori. »

Quella frase, detta in modo gelido, le fece sgranare gli occhi e rabbrividire. Cercò di mostrarsi sicura di se stessa, sorridendo e allontanandosi dall'aula F1. Che stava succedendo? Forse una riunione extra col Consiglio?

Quando entrò nella sala, però, le si accaponò la pelle. Otto sedie erano state messe davanti ad un uomo abbastanza giovane, mai visto prima.

La prima cosa che notò l'atmosfera fredda che inondava la stanza. A partire da destra c'erano Beatrice Marin, la troietta della scuola, seguita da Kayla Thompson con un graffio evidente sulla guancia, Josh Mason, il capitano della squadra di basket, Mike Davis, il simpaticone della scuola, Debbie Morgan, una ragazza che nessuno notava più di tanto. Poi una sedia libera e per finire Jeremy Walker, Aaron Turner e George Wood in piedi, con una sigaretta tra le labbra.

« Tu dovresti Eleonor Mills, presidentessa del consiglio studentesco. Sei in ritardo, dolcezza, accomodati.»

Il tono minaccioso dell'uomo non le fece spiccicare una parola, mentre sprofondava sulla sedia, accanto ad Aaron. Perché erano lì? Per lei erano tutti sconosciuti, o meglio, li conosceva. Ma non erano amici, nessuno di loro.

« Sono Markus Brooken, per voi solo signor Brooken. Da oggi, detective sul caso Price. »

Eleonor potè sentire il suo cuore fare un balzo in avanti, fino ad uscire dal corpo, mentre schiudeva le labbra rosate, sconvolta.

« Dovrebe farci paura, per caso? »

George, con un ghigno ironico, si appoggiò alla libreria che c'era in sala, ancora con la sigaretta tra le dita. Tutti conoscevano il sarcasmo pungente di Wood.

« Direi di si, Wood, perché non esiterò neanche un attimo a sbattervi tutti in galera. »




Angolo dell'autrice pazza. O malata.

Salve, anime innocenti! Come state? Spero bene! Volevo augurarvi un buon 2014, sperando porti serenità e felicità.

Ecco un nuovo capitolo.. Che ve ne pare? Sono molto orgogliosa di questo lavoro, perché ho tante idee e colpi di scena, spero di riuscirle a mettere nero su bianco.

Se vi piace la storia, lasciatemi una recensione (positiva o negativa sia), o seguitela.. Ci terrei davvero :) Ringrazio chi già mi segue, ovviamente!

Nel prossimo capitolo vedremo questa "riunione" che riunione non è, con il detective e il resto dei ragazzi. Perché sono stati convocati loro, secondo voi? E da quale punto di vista sarà il prossimo capitolo?

Fatemi sapere.. Alla prossima.

Giulia x

P.S. Ecco l'immagine di Eleonor :)


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