la libertà solca un mare blu

di Harley Clara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo, il medaglione ***
Capitolo 2: *** un noioso ricevimento ***
Capitolo 3: *** l'incontro ***



Capitolo 1
*** prologo, il medaglione ***


Inghilterra 1708
Cassy guardò fuori dalla finestra e il suo sguardo si perse nel mare. Il mare. Quanto doveva essere bello solcare la sua superficie su una nave, vivere mille avventure, conoscere gente e fare amicizie con quelle strane creature di cui si sentiva tanto parlare. Ogni volta che sentiva la parola mare, le veniva in mente la sabbia calda sotto ai piedi, il profumo di salsedine e la sensazione dell'acqua che sfiora la pelle. Cassandra si divertiva ad ascoltare i racconti del fratello sul mare e sui suoi abitanti. A volte lui si recava al porto e parlava con i pescatori. Si faceva raccontare le loro avventure, quelle stesse avventure che poi riferiva a lei, senza dimenticare nemmeno un piccolo particolare. anche se  Cassandra, a volte pensava fosse proprio lui ad aggiungerne apposta per renderle la storia più interessante. 
La porta dietro di lei si aprì, ma Cassandra, troppo presa dai suoi pensieri non la sentì. Qualcuno le mise le mani sugli occhi, incominciando a cantare una melodia che lei conosceva molto bene. Dopo l'iniziale spavento Cassandra si lasciò andare ad una risata, poi si girò e sorrise a suo fratello.                                                                                 - mi hai spaventata Davis!- esclamò incrociando le braccia sul petto.                                                                      
- dovresti stare più vigile ed attenta. Chiunque ti potrebbe rapire se stai sempre nel mondo dei sogni.-                         Cassy sorrise, poi corse sul letto stando attenta a non sciupare il vestito. Davis la raggiunse poco dopo.                  
- sei stato al porto oggi?- chiese impaziente. Il fratello annuì con una strana scintilla negli occhi.                              
- e ti ho portato una cosa.- annunciò allungando il pugno davanti a sé. Cassandra si drizzò per la curiosità.               -cosa? cosa? dai dimmi cos'è!-
Il ragazzo aprì lentamente la mano e poi la richiuse subito, senza lasciarle il tempo di sbirciare.
- se vuoi sapere cos'è devi prendermi.- esclamò. Poi con un balzo scese dal letto e si precipitò fuori dalla sua stanza.  Cassandra si lanciò all'inseguimento, tirando su di pochi centimetri le vesti della gonna. Finirono col rincorrersi in giardino, tra l'erba e le aiuole dove il giardiniere aveva appena piantato i fiori.
- Davis, tanto ti prendo!- urlò Cassandra aumentando la velocità. Assaporò quel momento meraviglioso, sentendo l'aria rinfrescarle le guance e il sole illuminarla con i suoi pallidi raggi. Davis, era più grande di lei di qualche anno ed aveva le gambe più lunghe, di conseguenza correva più velocemente. Ma Cassandra dopo tutti quegli anni era riuscita ad escogitare una serie di tecniche per batterlo. Sapeva bene che poteva bilanciare con il cervello quello che le mancava nel corpo. Quindi quel gioco diventava per lei una questione di astuzia non di velocità. Per prima cosa doveva prevedere  le mosse dell'avversario; dove si sarebbe diretto e che strada avrebbe fatto. Davis non aveva una grande originalità, perciò Cassandra non si stupì di vederlo raggiungere l’entrata principale, probabilmente si stava dirigendo in camera sua, ovvero alla tana.  Cassy conosceva tutte le scorciatoie della casa e sapeva che se fosse passata dalla porta sul retro e avesse attraversato la cucina anziché il salotto avrebbe accorciato notevolmente la strada riuscendo così a raggiungere il fratello o forse a precederlo. Cassandra esultò quando arrivò al corridoio della loro stanza, ancora vuoto. Poco dopo scorse la figura del fratello salire frettolosamente le scale, lei si appoggiò al corrimano e lo aspetto con un sorriso di trionfo. Davis alzò la testa dopo pochi scalini e quando la vide trasformò il sorriso in una smorfia. 
- come hai fatto ad arrivare per prima?- esclamò demoralizzato. 
- dai fammi vedere cos'hai trovato!- lo esortò la sorellina. Davis la raggiunse, aprì il palmo della mano mostrando un medaglione. Il medaglione era in oro con i bordi smussati, al centro c’era inciso un teschio, ma non un teschio qualsiasi; quello era un teschio dei pirati.
- Davis! ma dove lo hai trovato?-
- me lo ha dato un signore.-
- che signore?-
- uno che sta al porto...-
- vuoi dire un...- e abbassando la voce quasi in un bisbiglio:- un pirata?-
Davis sorrise. Dei passi li richiamarono all’ordine, entrambi i bambini sobbalzarono voltandosi di scatto. Davis si avvicinò alla sorella. Una figura un po’ ingobbita apparve in fondo al corridoio, sembrava stravolta e indispettita e aveva il fiato corto a causa delle scale. 
- dove ti eri cacciato monellaccio?- esclamò Doris, la loro governante.
- ero in giardino a giocare...- si giustificò Davis.
- a giocare!-  la donna si lasciò andare ad una risata amara. Davis prese la mano di Cassy e lentamente vi fece scivolare il medaglione. – giovanotto, i ragazzi che come te hanno quattordici anni non si perdona a giocare, ma a studiare, leggere o si dedicano agli affari insieme al padre. E ora vieni che tuo padre vuole parlarti.- annunciò Doris e con uno strattone portò via Davis. Cassandra rimase sola nel mezzo del corridoio. con delicatezza aprì la mano e sul suo palmo vi trovò adagiato il medaglione, lo osservò sorridendo.

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Capitolo 2
*** un noioso ricevimento ***


Otto anni dopo. 1716
Cassandra sospirò pesantemente. Lesse distrattamente due righe del libro che teneva in grembo, e poi sospirò ancora.  Altre due righe e un sospiro. Con la coda dell'occhio osservò la reazione di Doris; si stava spazientendo. Sospirò ancora una volta.
- signorina, si può sapere cosa avete?- chiese la donna con irritazione.
- niente Doris, è solo che mi sento così stanca, così infreddolita, così...non so...-
- risparmiatevi tutte queste sceneggiate. So perfettamente dove volete arrivare. La mia risposta è sempre la stessa; andrete a quel ricevimento e non porrete obbiezioni.-
- ma Doris, sai che non sopporto i ricevimenti, con tutta quella gente...-
- quella gente è gente importante, è la crema della società aristocratica!-
- non per questo sono simpatici...- commentò a bassa voce. Doris fece finta di non aver sentito e proseguì:
- sono persone per bene, ben istruite, colte... un buon esempio per voi, che sembrate tutto l'opposto.-
Cassandra alzò gli occhi al cielo. Doris stava per ricominciare con la sua ramanzina. Ancora una volta le avrebbe rammentato quanto il suo comportamento fosse inappropriato, quanto i suoi genitori avessero faticato per far si che il suo futuro fosse assicurato, e per finire in bellezza le avrebbero dato dell'ingrata, perché non era capace di apprezzare tutto ciò.
- dovreste essere più riconoscente a vostro padre, che vi fa vivere la vita che vivete senza chiedere nulla in cambio...- continuò Doris. Cassy allontanò la mente da quel posto. Quella era una delle cose che più amava fare e soprattutto che le era concessa di fare. Con la propria fantasia poteva andarsene dal luogo in cui si trovava, per dirigersi in avventure mozzafiato, per intraprendere viaggi pericolosi. Quando si trovava nel suo mondo, poteva fare tutto ciò che voleva, poteva essere un'eroina, o il cattivo. Poteva indossare ciò che voleva ( anche vestiti da uomo e nessuno le avrebbe mai detto nulla), poteva buttarsi in acqua o gettarsi da una montagna, tanto non sarebbe morta, non avrebbe provato dolore o vergogna, Nella sua mente, Cassandra poteva vivere, cosa che le riusciva così difficile nella realtà.
- signorina Cassandra, mi vuole ascoltare?- la rimproverò Doris. Cassy si voltò verso la donna.
- forza, è arrivato il momento di prepararci per il ricevimento. non vorrete arrivare ancora una volta in ritardo?-
 
Il corpetto era stretto, il colore orribile, le calze pizzicavano e il pizzo le irritava la pelle. Odiava i ricevimenti, odiava quei vestiti pomposi, odiava il chilo di trucco che era costretta ad indossare. Doris le stava acconciando i capelli, continuando a mormorare che era tardi e che, per l'ennesima volta, sarebbero arrivati in ritardo.
- se vuoi non foste stata così tanto tempo a fare il bagno, adesso saremmo già tutti in partenza!- la rimproverò Doris.
-ma si stava così bene dentro l'acqua, con tutta quella schiuma e quel profumo...-
- ciance, lo avete fatto apposta!-
In effetti Cassandra aveva cercato di rallentare il più possibile Doris, non aveva nessuna voglia di andare a quell'assurdo ricevimento, in più aveva una strana sensazione allo stomaco,  e questo non le piaceva per niente... cassandra guardò il proprio riflesso nello specchio. la pelle era molto più chiara di quanto già non fosse senza trucco. i capelli ramati con i riflessi oro le incorniciavano il viso e gli occhi azzurri risaltavano grazie al vestito color crema. Cassandra sbuffò.
- non capisco l'utilità di tutto questo. Perché mai mi devo conciare così solo per piacere agli altri, mentre a me non piaccio per niente?!- commentò.
- che razza di pensieri. Come farete a trovare un marito, ancora non lo so. Ringraziate dio che siete bella!-
 
Quanta musica, quante persone, quante risate e parole inutili. cassandra si sedette su un divano all'estremità della sala. Un continuò rumore di sottofondo accompagnava la musica, ma non riusciva a capire cos'era. Si stava annoiando a morte. Davis le parlava spesso di questi balli, a cui era stato costretto ad andare per molti anni. Cassandra rammentava quelle sere, quando suo fratello dopo essere stato ad un ricevimento si intrufolava nella sua stanza e le raccontava della tal dei tali a cui aveva dovuto chiedere un ballo obbligato dalla mamma, del signor vattelapesca che non faceva altro che invitarlo a fumare un sigaro o della bisbetica di turno che gli faceva delle avance. Cassandra pensò a Davis con nostalgia, gli mancava tanto, troppo. Era quasi indescrivibile il dolore che provava ogni volta che gli tornava in mente il suo viso o le sue battute. Davis aveva circa quattro anni in più di lei. Per questo quando lui andava alle feste, lei doveva stare a casa ad aspettare con trepidazione di vedere la porta aprirsi e Davis comparire con una faccia stravolta.
Poi un giorno quella porta non si aprì più e Cassandra capì che qualcosa stava cambiando.
- posso chiederle un ballo, signorina Cassandra?- un giovane le si presentò davanti porgendole la mano, con riluttanza Cassy annuì. Mentre ballavano un uomo li interruppe picchiettando gentilmente sulla spalla del ragazzo.
- scusate figliuolo, mi premette un ballo con questa graziosa fanciulla?- il giovane  annuì e se ne andò senza porre obiezioni. L'uomo aspettò l'inizio della nuova ballata, prima di prendere Cassandra in vita e cimentarsi in una danza.
- è strano vedervi qui, signorina Cassandra, dicono che non amate molto le feste.-
- è verissimo, in realtà sono stata costretta.-
L'uomo rise e Cassy provò l'impulso di schiaffeggiarlo.
- è un vero peccato. Sapete che un fiore per quanto incantevole non potrà mai essere ammirato se starà nascosto sotto ad un cespuglio nel fondo di un giardino?-
- non credo di capire...-
- voi siete una fanciulla molto bella e mi dicono particolare, ma dubito che qualcuno si accorgerà di voi se starete per sempre chiusa in casa.-
Cassandra alzò le sopracciglia sorpresa ed indignata allo stesso tempo.- ma io non sto chiusa in casa, esco, passeggio, semplicemente evito questi eventi, come dire...mmm noiosi...-
L'uomo rise ancora. se ride un'altra volta giuro che lo schiaffeggio qui ed ora.
- avete proprio un bel caratterino, non mi dispiacerebbe passare più tempo con voi..-
la musica finì. grazie al cielo... pensò Cassandra e con una scusa si allontanò il più possibile da quell'uomo.
Cassy attraversò il giardino dei signori Hogtins, i simpatici signori che avevano organizzato quella meravigliosa festa. Voleva allontanarsi il più possibile da tutta quella gente, specialmente dal signor Tington, l'uomo con cui aveva ballato, che per tutta la sera non aveva fatto altro che seguirla a destra e a manca ed invitarla a ballare ancora. Oh! Quanto si stava annoiando. Raggiunse l'estremità del giardino e dietro ad un cespuglio vi trovò nascosta una scala, tirando su l'orlo della veste scese la scalinata facendo attenzione a non inciampare. Arrivò alla fine e trattene il respiro quando si accorse che si trovava su una spiaggia, davanti a lei c’era il mare. Cassandra sorrise. ecco cos'era quel continuo rumore; era il mare,  ma non immaginava di esserne così vicina. Il mare, quanto era bello al chiaro di luna. Il suo profumo di salsedine l'avvolse e senza pensarci Cassandra si sfilò le scarpe. La sabbia fresca le procurò i brividi lungo tutta la schiena. Incominciò a camminare, con i piedi nell'acqua, incurante del fatto che l'orlo del suo vestito era completamente fradicio. Cassandra poteva sentire le parole di Doris nella sua testa:- razza di ragazzina sconsiderata, guardate come vi siete conciata! Era pure il vestito nuovo! Mi domando quando siete diventata così considerata!-
già, quando era diventata così? quando aveva superato quella linea che la divideva da una bambina perfetta ad una ragazza "irrispettosa" delle regole e della società? Forse da quando Davis se n’era andato, qualuno doveva pur prendere il suo posto... non ricordava con esattezza. forse la sua perdita era stata così dolorosa che lei in qualche modo aveva reagito allontanandosi da quel mondo che gli aveva sottratto l'amato fratello. Camminando aveva raggiunto un paese illuminato e da cui sembrava provenire della musica. Cassandra non con poca fatica, si arrampicò sugli scogli, fino a raggiungere la strada. Si ripulì alla bell’ e meglio la gonna, rimise le scarpe e si avviò lungo la strada che portava nel mezzo del paese. Era un paesino molto piccolo e semplice, ma la gente sembrava divertirsi molto. Per le strade alcune persone ridevano e alzavano i boccali colmi di alcol verso il cielo. cassandra si avvicinò ad una locanda e sbirciò al suo interno.
- hei bambolina.- qualcuno dietro di lei le afferrò il braccio. Cassandra si girò liberandosi dalla stretta. Un uomo che puzzava di alcol, la stava fissando ridendo.
- guarda, guarda chi abbiamo qua. - disse facendo cenno ad uno dei suoi compagni. Cassandra li fissò con diffidenza.
- cosa ci fa una bella bambolina come te, così ben vestita e acconciata, qui, con noi nei bassi fondi?-
- volete forse dirmi, che una ragazza non può fare un giro in paese mettendosi un bel vestito che subito si pensa male?-
- beh sono poche le persone che hanno dei bei vestiti qui...- ed indicò i logori abiti che indossava. Cassandra si morse un labbro. Se dalle fiabe e  dai racconti di Davis aveva imparato una cosa era che in qualsiasi situazione o difficoltà si trovasse, non doveva mai, per nessuna ragione, rivelare che era una persona appartenente all'alta aristocrazia.
- potrebbe darsi che questo abito non sia del tutto mio...- incominciò insicura se quella fosse la strada giusta da percorrere.-...potrebbe darsi che io abbia preso permanentemente in prestito questo abito da...da qualcuno...a cui...a cui non mancano i vestiti...-
L'uomo la soppesò con lo sguardo, cercando di valutare se fidarsi o no, poi senza preavviso  scoppiò a ridere.
- sapete che vi dico, bambolina?! che avete fatto bene! venite dentro che vi offro qualcosa da bere.- poi alzando di più la voce urlò:- anzi offro da bere a tutti i miei amici!- seguì un boato di gioia da parte dei presenti. Cassandra sorrise, senza troppa enfasi, all'uomo, poi entrò nella locanda con molta cautela. In che pasticcio si stava cacciando? forse era meglio tornare indietro alla villa e scappare il più lontano possibile da quel posto. Eppure quella musica popolare, quelle risate genuine e quel calore, le mettevano addosso un'allegria ed un buonumore che non provava da anni. Con molta difficoltà raggiunse il bancone e l'uomo che le stava porgendo un boccale colmo di un liquido marroncino. Cassandra lo prese sorridendo, poi osservò l'uomo che aveva davanti. Aveva una folta barba bianca e una cicatrice attraversava la sua guancia destra in verticale, gli occhi erano azzurri, come il cielo in primavera.
- sai ragazzina, non credo di averti mai visto qui prima d'ora.- commentò squadrandola da capo a piedi.
- e io non credo di aver mai visto voi signore!- rispose Cassandra urlando, con quel baccano quasi non riuscivano a sentirsi. Avvicinò il boccale alla bocca, bagnò appena le labbra, per non dare l'impressione di non star bevendo, e con nonchalance lo posò sul bancone. Quel liquidi era veramente forte, le era abbastato solo un assaggio, ma già ne sentiva le conseguenze.
- strano, sai qui tutti mi conoscono. sono Geppe Senz’occhio!- si presentò indicando la ferita sul volto.
Cassandra provò a ricordare se suo fratello avesse mai parlato di lui, ma non rammentò nulla.
- mmm...credo di aver sentito parlare di voi qualche volta da mio padre, ma posso anche sbagliarmi...-
- vostro padre è un marinaio?-
- no, contadino.-
- allora, può darsi che non mi conosca. io passo la maggior parte del tempo a solcare le acque, della terra mi preoccupo poco...-
- siete un marinaio?- chiese Cassandra incuriosendosi.
- diciamo una specie...- ed increspò le labbra in un sorriso.- un'altra Willi!- urlò poi rivolto al signore che si trovava dietro al bancone, questo rispose con un cenno del capo. Cassandra stava già per fare un mucchio di domande al così detto "Geppe Senz’occhio", quando qualcosa dentro la sua testa le disse di stare calma. Alla fine lei doveva essere in un ricevimento, non in una locanda. Avrebbe dovuto parlare con un promettente marito, non con un marinaio. Di sicuro Doris molto presto avrebbe notato la sua assenza e sarebbe venuta a cercarla e se non l'avesse trovata, cosa avrebbe fatto? e se avesse dato l'allarme, e tutti i presenti si fossero impegnati a cercarla e infine l'avessero vista lì, a parlare con la plebaglia, a bere alcol e ridere di rozze battute? I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di una donna. Non era come le donne che vedeva di solito, questa non indossava abiti eleganti, ma vesti succinte, non portava i capelli ben in ordine, ma piuttosto scompigliati, né aveva gli atteggiamenti di una donna per bene.  Si avvicinò al marinaio e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, entrambi scoppiarono a ridere.
- oh Molly, cara. Attraccherei al porto una volta al mese solo per poterti vedere ed essere onorato dalla tua presenza.- esclamò l'uomo. La donna si lasciò andare in un fragorosa risata. Poi lentamente  si girò verso Cassandra.
- ciao tesoro.- la salutò facendole l'occhiolino.- che bel vestitino che indossi...-
- lo ha rubato ad un bella fanciulla aristocratica.- asserì il marinaio. La donna inclinò la testa con un sorriso compiaciuto sulle labbra.- scaltra la ragazza...- commentò dopo averla osservata per bene. - come mai sei così rigida?- le chiese avvicinandosi. Cassandra trattenne il respiro. Si era dimenticata che lei teneva sempre la schiena ben dritta e le spalle ben aperte, come era abitudine per una donna ben educata. Si lasciò andare, incurvando un po’ le spalle. La donna le prese tra le mani una ciocca di capelli che era scappata , insieme a molte altre, alla sua acconciatura.
- hai dei capelli veramente molto belli...- continuò la donna. Cassandra sorrise, era un sorriso sforzato e di cortesia. Lo sguardo che c'era negli occhi nocciola della donna non le piaceva per nulla.
- a proposito bambolina, non mi hai ancora detto il tuo nome!- asserì il marinaio. Cassandra si voltò verso di lui: doveva inventarsi un nome.
- Cassy...Cassy Lioport...- disse il primo cognome che le venne in mente, lo aveva letto in una fiaba molti anni fa.
- Cassy...- ripetè la donna soprappensiero.- solo Cassy?-
Cassandra annuì. la donna le sorrise, poi allungò una mano fino a raggiungere il boccale di Cassandra e senza indugiare ne bevve un lungo sorso. Cassandra sentì il cuore iniziare a battere forte. C'era qualcosa che non le piaceva in tutto quello. Tutte quelle persone così rozze, lo sguardo della donna, il marinaio di nome Geppe…Geppe Senz’occhio...aveva qualcosa di famigliare quel nome...
- posso chiedervi se il nome Geppe Senz’occhio ve lo siete inventato voi o ve lo hanno affibiato?- chiese Cassandra. la donna chiamata Molly scoppiò a ridere.
- ma certo cara, chiedi tutto quello che vuoi! Vedi noi non abbiamo cognomi, siamo gente alla buona, esistono almeno una decina di Geppe in questo paese, come bene sai, e così per confonderci diamo dei soprannomi, il mio è Senz’occhio, poi c’è SenzaGamba e SenzaStomaco!-
- ah certo...- commentò a bassa voce mentre dentro di sé sentiva la sensazione di essere presa in giro. Forse era meglio andarsene da lì, molte persone si erano girati verso di loro ed ascoltavano la  conversazione con curiosità.
- sai Cassy, hai delle mani veramente belle...- ricominciò la donna, prendendole le mani tra le sue ed osservandole.-...si direbbe a guardartele che non sei molto affine al lavoro.-
- beh, sono certo che ti sbagli Molly...- proseguì il marinaio con uno strano sorriso sul volto.- suo padre è un contadino...- e calcò sull'ultima parola.
-ah, allora sai Cassy, come si usa un aratro, vero?-
Cassandra annuì sottraendo le mani dalla stretta della donna. Si alzò in piedi, indietreggiando lentamente.
- cosa c'è piccola, mi sembri un po’ disorientata...- continuò Molly. Cassandra agì d'istinto, prese il boccale colmo d'alcol, vi guardò dentro, cercando di sembrare il più tranquilla possibile.
- e voi mi sembrate un pò accaldata.- disse e senza pensarci le rovesciò il boccale addosso. Cassandra rovesciò anche lo sgabello su cui era seduta, spingendolo sempre contro la donna, questa cadde all'indietro, ma fu presa dal marinaio. Cassy non indugiò oltre e si precipitò verso l'uscita, alzando le vesti di qualche centimetro dal terreno. Non appena uscì si mise a correre, sentendo il cuore martellarle nel petto. dietro di lei delle voci urlavano:
- forza branco di incapaci, prendete quella ragazzina!-
Cassandra corse, spronando il suo corpo e per un attimo le sembrò di ritornare ad avere dieci anni. Correva in giardino e Davis era dietro di lei. Aprì gli occhi e la realtà si ricompose come un mosaico. Non correva per gioco, ma per scappare ed ad inseguirla non era suo fratello ma un branco di malintenzionati. Imboccò una stradina  e poi un'altra ed un'altra ancora; fino a ritrovarsi disorientata nella semi oscurità. si tolse le scarpe, per la seconda volta, e si nascose dietro una serie di Barili. si accucciò stringendo le ginocchia al petto; si era proprio cacciata in un bel pasticcio...

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Capitolo 3
*** l'incontro ***


CAPITOLO DUE
Cassandra aprì gli occhi. Era ancora rannicchiata dietro i barili. Il cielo era blu, ma con un sfumatura chiara verso l'orizzonte, quindi era più vicini all'alba che al cuore della notte. Cassy ebbe un attimo di panico. da quanto era lì? Doris si era già accorta della sua mancanza? quegli strani uomini la stavano ancora cercando? ma soprattutto, come aveva fatto ad addormentarsi in un luogo così scomodo?
Certo, era piuttosto riparato e non faceva quasi per niente freddo, in più l'ampio vestito e tutte le sue gonne le fornivano una specie di coperta. Sbirciando in tutte le direzioni possibili uscì lentamente dal suo nascondiglio, si guardò attorno più volte, si permise di stiracchiarsi ( cosa che non avrebbe mai fatto a casa per paura della reazione di Doris) e si avviò lungo la strada. Doveva escogitare qualcosa, insomma non poteva tornare a casa e dire che aveva passato la notte dietro a dei barili a nascondersi da dei marinai.  Sospirò.  Che pasticcio! Passò davanti ad una finestra ed osservò il proprio riflesso. La pettinatura era del tutto sparita, al suo posto c’era una massa di capelli color rame tutti scompigliati. Il vestito era tutto sporco e sul fondo l'orlo era per gran parte strappato; Doris non l'avrebbe presa bene.
- che fai?- chiese una voce alle sue spalle. Cassandra era intenta a pulire il più possibile il suo abito e fece un balzo terrorizzata non appena udì quella voce. Si voltò e davanti a sé trovò la figura di un ragazzo magro, con i capelli castano chiaro e gli occhi scuri, il volto olivastro sporco di terra e i vestiti sgualciti.
-io...io...- balbettò Cassandra mentre il cuore le scoppiava nel petto, si era presa un bello spavento!- non credo siano affari vostri...- rispose infine. Meglio non dare troppe confidenze, dopo la sera precedente aveva imparato la lezione.
- se non volevi essere vista non saresti dovuta venire in strada.- rispose il ragazzo con aria innocente.
-come? si..ma...è buona educazione non fissare le persone, ne tantomeno intrattenersi con loro se queste...-
- ...non lo desiderano?- finì il ragazzo. Cassandra si limitò a guardarlo con fare perplesso. poi si incamminò lungo la strada, il ragazzo la seguì. Dopo un paio di passi la ragazza si voltò.
- si può sapere perché mi seguite?-
- posso sapere perché mi stai fissando?-
Cassandra distolse lo sguardo imbarazzata.- io non vi fisso, mi sono solo girata verso di voi!-
- e io sto solo camminando per questa strada dietro la tua ombra.-
- voi siete pazzo!-
-è la stessa cosa che hanno detto prima di spedirmi in manicomio.-
Cassy spalancò gli occhi.- siete finito in manicomio?-
-no.-
- ma voi avete detto di sì!-
- e tu hai detto che sono pazzo.-
- si ma io intendevo...- sospirò.- lasciate stare.-
- io e chi?-
Cassandra lo guardò confusa.
- hai detto lasciate...-
- vi stavo dando del voi come prima e poi è buona educazione. Dovreste farlo anche voi.-
- si, ma io sono uno solo.-
- non vi hanno insegnato la buona educazione?-
- non vi hanno insegnato che non si gira con quei grandi vestiti per le strade di un piccolo paese?-
Cassandra alzò gli occhi al cielo e riprese a camminare, il ragazzo riprese a seguirla. Un terribile pensiero attraversò la mente della ragazza; e se quello strano giovanotto era una dei marinai della sera prima? Cassy si fermò ed il ragazzo fece lo stesso.
- voi siete di qui?- chiese girandosi.
- no, sono arrivato da poco.-
- quindi non conoscete questo posto e le persone che lo abitano?-
- no, però conosco alcuni pirati che a volte attraccano qui.-
- pirati?- domando Cassandra sentendo il battito del suo cuore accelerare.
- si, pirati.- ripeté il ragazzo facendo schioccare le labbra. l'emozione travolse Cassandra. calma Cassy, ricordati che questo ragazzino non sembra del tutto normale...
Cassandra riprese a camminare.
- se non siete di qua, allora da dove venite?- continuò Cassandra, prima o poi quel ragazzo si sarebbe tradito e avrebbe rivelato la sua vera identità.
- da lontano.-
- quanto lontano?-
- molto.-
- nello specifico?-
- veramente molto.-
Cassy alzò gli occhi al cielo spazientita.- intendo il luogo!-
-oltre il mare, non ricordo bene è passato tanto tempo.-
oltre il mare...quindi quel ragazzo era un marinaio! collaborava con gli uomini della sera precedente! Cassandra si girò di scatto e fissò i propri occhi in quelli del ragazzo.
- sei un marinaio.- esclamò avvicinandosi.
- mi stai dando del tu!- esclamò il ragazzo sorridendo.
-si, ma non è questo il punto!- incominciava a pensare che quel giovane la stesse prendendo in giro. Cassandra raggiunse il ragazzo con quattro grandi falcate, alzò l'indice e lo puntò verso di lui, fino a sfiorargli il naso.
- ascoltami bene, se hai intenzione di...-
- secondo me dovremmo toglierci dalla strada.- sussurrò il giovane. Cassandra si bloccò guardandolo spaesata.
- perché?- chiese abbassando altrettanto la voce.
- perché non è prudente parlare qui. Soprattutto ora che è quasi l'alba e il paese si sta per svegliare.-
Cassandra alzò gli occhi al cielo; era vero, il blu aveva lasciato spazio all'azzurro e sul filo dell'orizzonte si intravedevano delle sfumature rosa. tornò ad osservare il ragazzo, ma mentre abbassava lo sguardo su di lui, scorse in fondo alla strada una figura che li osservava con interesse. la figura fece un cenno del capo a qualcuno dietro di loro. Cassandra capì.
- credo che qualcuno ci voglia catturare...- commentò il ragazzo sempre a bassa voce. Cassy lo guardò spaesata, era almeno la decima volta che gli rivolgeva quell'occhiata, ma non sapeva in quale altro modo guardarlo.  Qualcosa dentro la sua testa, forse il cervello o la coscienza, la spinsero a tornare lucida e presente a se stessa, senza indugiare si diede alla fuga. Si infilò in una strada che si affacciava su quella in cui si trovava con il ragazzo. Dietro di lei dei passi si affrettavano. Si girò appena e con la coda dell'occhio vide il ragazzo e poco distanti i due uomini. Il giovane la raggiunse quasi subito, la prese per il polso e la trascinò in un viuzza laterale. Corsero a perdifiato girandosi appena ad ogni angolo per vedere se i loro inseguitori erano ancora dietro. Alla quinta  o sesta svolta sembravano averli pedinati. Cassandra si fermò per riprendere fiato. Fece per avviarsi lungo la strada, ma il ragazzo la bloccò.
- no, se vai di là tornerai nel centro. tutte le strade che portano verso il basso conducono al centro, quindi al porto.-
- ma non avevi detto di non conoscere il paese?-
- ho detto di non essere di qui. e poi non bisogna conoscere il paese, basta accorgersi che è costruito in pendenza su una specie di collina.-
Cassandra arrossì sentendosi un po’ stupida. Cercò di recuperare il ritegno e di tornare con la mente lucida. Diamine, non poteva restare lì ad aspettare che la soluzione precipitasse dal cielo, doveva smettere di fare domande ed agire!
- dobbiamo nasconderci.- asserì il ragazzo.
- nasconderci? ma mi sono nascosta fino ad ora!-
- intendevo dire che dobbiamo dare meno nell'occhio.- ed accennò al suo vestito.
- dovrei togliermi il vestito?- chiese sconcertata, senza riuscire a nascondere l’imbarazzo.
- se preferisci puoi farti prendere dai tuoi amici.- ed indicò la strada dietro di loro. Cassy soppesò le due ipotesi. Meditò qualche secondo, sotto allo sguardo impassibile del ragazzo. Che strana situazione! eppure sotto un certo punto di vista era elettrizzante, stava provando emozioni incredibili; il cuore che batte veloce per la paura, la speranza di tornare a casa sana e salva, l'ebrezza di...
- allora hai deciso?- chiese il ragazzo.
- ho bisogno di un posto chiuso e di alcuni vestiti, non mi cambierò in mezzo ad una strada.-

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