Dal primo all'ultimo

di Emilia Zep
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Storie di Hogwarts I ***
Capitolo 3: *** Storie di Hogwarts II ***
Capitolo 4: *** Storie di Hogwarts III ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La pozione era diventata rosa shocking.
-Paciock. – Tuonò Piton guardando il paiolo con disgusto – Avevo detto un pizzico di veleno di calabrone. Un pizzico.- Scandì piano - I tre misurini si riferivano all’essenza di timospino.Anche un mentecatto ci sarebbe arrivato. –
Neville abbassò lo sguardo, avvampando di vergogna.
- Sai chi fu la strega che inventò questa pozione?-
 Neville esitò, tremante - La…la Bones… - Balbettò.
 - Una grande strega. – Continuò Piton con sguardo di fuoco - Salazar Serpeverde in persona la definì una delle più grandi maghe che Hogwarts ebbe mai  l’onore di istruire. E tu – Fissò Neville dritto negli occhi – Non puoi nemmeno essere considerato degno di tagliare gli ingredienti per la sua pozione ! –  Fece un sospiro – Molto bene.- Riprese poi con calma  - Basta così. Per la commemorazione che faremo in suo onore mercoledì sono stati riesumati dalle segrete quintali di oggetti che la riguardano. Secoli di sotterranei, immagina la polvere! Dirò a Mastro Gazza che ti occuperai tu di pulirli tutti.-
Neville annuì guardando per terra.
- E senza magia.- Precisò con un sorrisetto - Come si conviene al Magonò quale non fai che dimostrare di essere. –
 
Nel ripostiglio, in mezzo a tutta quella polvere, a Neville veniva da piangere - Forse è vero, è vero che sono un Magonò! – Mormorò tra i singhiozzi.
- Ah, baggianate! – Sentì dire ad una voce vicino a  lui – Non mi stancherò mai di ripeterlo, quelli che voi chiamate Maghinò non esistono! –
- Ma chi…? – Neville si guardò intorno. Nel ripostiglio non c’era proprio nessuno.
- Datemi un Magonò per un anno e poi vediamo cosa non tira fuori!- Sentì ancora dire alla stessa  voce – Ci vuole una pazienza infinita, lo ammetto. O forse, chissà, un’inguaribile testardaggine. – Risata.
La voce sembrava provenire da un mucchio di cianfrusaglie a destra. Neville si tuffò a rovistare.
-Ah, finalmente un po’ d’aria! –
Tirò fuori un ritratto su tela. Raffigurava una ragazza intorno ai vent’anni. Occhi vivaci che sembravano ridere. Era vestita con abiti medioevali ma i capelli erano un po’ troppo corti per una fanciulla dell’epoca, biondi e spettinati dal vento.
-Allora? –Chiese la ragazza – Cosa hai fatto di così terribile per meritarti questo?-
- Ho sbagliato le dosi della pozione della Bones. - Rispose Neville tristemente  –Piton ha detto che si sarà rivoltata nella tomba per colpa mia. –
-Ah, non dargli retta! – Rispose  divertita la ragazza – La Bones sarebbe stata fiera di te! –
-Fiera? –
- Ma certo. Tutte le pozioni che ha inventato le ha scoperte sbagliando le dosi di qualche altra! Era una terribile pasticciona. – Rise –Ma una pasticciona creativa! –
-Lei… la conosceva?- Chiese stupito Neville
La ragazza non rispose.
-Se può consolarti, anche lei non riusciva mai a tenere a mente una parola d’ordine che fosse una!-
Neville diventò tutto rosso –Ma come fa  a sapere… -
Lei fece un cenno infastidito con la mano – Non è importante - Disse – Sai, tra ritratti. Le voci corrono subito. -
-Oh… -
- Ad ogni modo, l’ennesima notte che l’ho trovata fuori dalla porta della sala comune ho deciso di farla finita con quelle stupide parole d’ordine. E allora abbiamo avuto un’idea geniale.- E strizzò l’occhio a Neville in segno di complicità – Con tutti i ragazzi abbiamo inventato una musica, un ritmo. L’abbiamo battuto sui barili che erano davanti all’entrata ballando per tutta la notte. Da allora non l’ha più dimenticato nessuno! Mi hanno detto che ancora adesso si usa questo sistema. La porta si apre solo dopo che si è battuto quel ritmo sui barili. Ne sono orgogliosissima! -
Neville la guardò in silenzio, un po’ stordito.
- Comunque, caro Neville, – Riprese lei con l’aria di chi vuole andare dritta al sodo –Altro che Magonò, tu sei il ragazzo più ambito di Hogwarts! Pensa che io e Godric ci siamo giocati  a dadi il tuo Smistamento! –
Neville spalancò tanto d’occhi –Ma… ma lei sa il mio nome?-
- Abbiamo litigato per giorni.- Continuò lei ridendo –Nessuno dei due voleva cederti. Bè, alla fine ho dovuto dargli ragione. In effetti hai proprio tutte le caratteristiche che lui cerca nei suoi ragazzi. Sarebbe stata una vera cattiveria non lasciarti a lui. E poi più che altro ho perso ai dadi! –
Neville sbarrò gli occhi, stupito –Ma… lei chi è? -
 

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Capitolo 2
*** Storie di Hogwarts I ***


- Allora? -
Godric sospirò. Era difficile dirlo. Detestava rifiutare  chicchessia. – Non lo so, Helga. E’ spaventata da tutto. E’ molto insicura. –
-Ci credo. Con quello che ha passato. – Rispose incalzante.  
Godric scosse la testa – Non c’entra. E’ temperamento. Quando entravamo al tempio andavamo incontro a prove d’iniziazione ben più dure. E nessuno veniva a chiederti cosa avessi passato prima.
-  Quelle prove di iniziazione erano un abominio.-
- Sì, in parte. E noi non le richiediamo  infatti. Ma un animo troppo insicuro non è in grado di gestire poteri simili. La magia è una grossa responsabilità, ci vuole fermezza per sostenerla.-
Helga cercò lo sguardo degli altri due. Salazar ricambiò senza dire nulla. Rowena, seduta con Helena in braccio, sembrava tutta presa dal cullare la bambina. Tipico di lei, pensò Helga. Amava Rowena più di una sorella. Erano cresciute insieme, quasi due metà di una stessa persona. Ma quando metteva su quell’aria indifferente le veniva voglia di prenderla a schiaffi.
- Stiamo parlando di una ragazzina di dodici anni. – Scattò Helga – Mi sembra un po’ presto per decidere se ha fermezza oppure no. Forse dovremmo essere noi ad insegnarle ad averne. -
 - E’ già troppo grande per questo.- Rispose Godric
-  E’ qui che ci si sbaglia. Non tutti hanno gli stessi tempi. –
Godric alzò le spalle – Questa è la mia opinione. -  Helga restò in attesa guardando insistente in direzione degli altri due – Be’- Incalzò –Rowena?
L’amica sospirò –Non lo so- Disse senza smettere di guardare Helena che cercava di afferrarle un ciuffo di capelli dalla fronte – Non ha un’istruzione di nessun genere. -
- E allora? –
- E allora è un problema.- Rispose secca Rowena - La maggior parte dei ragazzi che porti  non sa nemmeno scrivere il suo nome.-
-Provengono da famiglie semplici. -
Rowena si voltò a guardarla dritta negli occhi - Uno dei motivi per cui abbiamo messo su questo posto. – Disse animata -  Era per combattere le biblioteche viventi. I sacerdoti che custodivano il sapere nella loro memoria. Ci eravamo detti di scrivere, divulgare la magia. Fare in modo che tutti potessero accedere, leggere in maniera indipendente. Svincolare il sapere dai templi e  metterlo per iscritto, alla portata di tutti.-
- Divulgare, appunto. L’hai detto tu stessa. -
-.Ma per questo ci vogliono allievi intelligenti, istruiti. Almeno all’inizio.-
- Istruiamoli!-
-Ma non si può far tutto e tutto insieme. Il solo studio delle arti magiche ha bisogno di molti anni. Il resto deve esistere già.-
Helga si morse le labbra – Molto bene - Disse freddamente – Se desideriamo occuparci solo dei figli di maghi e di quelli dei nobili. Meglio se maschi, visto che spesso nemmeno le figlie di re vengono istruite.-
- Non possiamo  addossarci tutti i problemi. Ne abbiamo ben altri al momento. -
-Siamo solo all’inizio – Intervenne Godric piano.
- I Sacerdoti ci fanno la guerra, le sacerdotesse anche. Hanno messo la corona contro di noi.- Continuò Rowena – Forse è già uno scopo sufficiente quello di continuare ad esistere senza avere la pretesa di raddrizzare il mondo. –
-Chiaro.-  Disse secca Helga – Salazar,  non dici nulla. Immagino che la penserai come loro. -
Salazar esitò. Era stato proprio lui ad accompagnare Helga alla fattoria, come sempre in quelle sue crociate. Le condizioni in cui avevano trovato la bambina erano disgustose. Aveva capito subito che non ci sarebbe stato verso, Helga avrebbe mosso mari e monti pur di portarla via da lì, anche se non fosse stata una strega. Eppure lo era, senza dubbio. Aveva un quantitativo fortissimo di magia involontaria. Cosa che la rendeva ancora più odiosa alla vedova del fattore -  Matilda? E’ una maledizione.- Aveva detto a lui e a Helga quando erano andati a chiedere dell’orfanella. - Non so cosa fosse passato per la testa di  mio marito. Portarmela in casa!Come se non bastassero dodici bocche da sfamare. Un’orfana, figuriamoci. Sarà stata  figlia di una della sue puttanelle. -  Lo aveva detto così, davanti alla bambina. Come se non fosse stata nemmeno in grado di capire. - Se la volete ve la do’ volentieri. Ma dovete pagarmela, non la cedo gratis. E’ un impiastro, ma qualcosa ancora mi rende.
Helga l’aveva guardata  interrogativa.
- E’ brutta ma  al villaggio se la fanno andare bene lo stesso. I soldati sono sempre rimasti  contenti. – Aveva carezzato il mento della ragazzina con fare da padrona –Deve avere dei talenti nascosti. Tale madre tale figlia.-
Helga era scattata in piedi – Quanto chiedete? –Aveva esclamato rovesciando le monete d’argento sul tavolo –Ecco qua ! Matilda viene con noi.-
- Ma Helga…- Le aveva sussurrato Salazar – Non puoi spendere quei soldi. Non sappiamo ancora cosa ne pensano gli altri. -
- E cosa  potranno mai pensare? –
Come al solito si era sbagliata, aveva troppa fiducia nella lealtà altrui.
- La ragazzina sembra molto dotata –Disse esitante  Salazar –Perché non darle una possibilità? -
- Bene, siamo due contro due. Prendiamoci qualche giorno per pensarci.- Propose Godric conciliante.
A Salazar venne quasi da ridere. Magnanimo, Godric. Qualche giorno per pensarci e rimandare la bambina a farsi stuprare dai soldati  giù al villaggio. Ma le decisioni non andavano prese a caldo, secondo Godric, ci voleva ponderazione.
- Benissimo. Ma mentre ci pensiamo Matilda resta a Hogwarts.- Asserì Helga, col tono di chi non ammette repliche.  
Fuori dalla stanza una ragazzina minuta era rimasta ad aspettarla dietro la porta. – Lady Helga, signora.- Disse andandole incontro con una corsa goffa – Ho avuto paura, mi sono messa a piangere come una poppante, che vergogna! So di non essere stata all’altezza. –
Helga la guardò pensierosa.
La ragazzina abbassò la testa - Siete arrabbiata. Lo capisco. –
 Helga le sorrise dolcemente  - Ma nemmeno un po’.-  Rispose  – Non pensare nulla del genere. Stavo solo riflettendo su cosa poteva averti  spaventata.- Invitò la bambina a sedersi accanto a lei su una panca - Perché non provi a spiegarmelo? Sai, gli errori mi appassionano terribilmente! – Esclamò con fare allegro.
Matilda esitò - Quei lampi rossi - Disse piano  - Mi sembravano frecce infuocate, come in guerra.-
Helga annuì seriamente - E sai cos’erano invece? –
-  Sir Godric mi ha detto che erano incantesimi molto leggeri.-
- Infatti. Lievissimi incantesimi di disarmo. -
- Mi ha dato degli oggetti e mi ha detto di pensare solo a difenderli. Di usare l’istinto e fare quello che mi veniva. -
Helga annuì con dolcezza - L’intenzione di Godric era solo capire quale istinto di resistenza tu avessi naturalmente. – Spiegò - Ma forse eri troppo spaventata per contattare il tuo potere.- Ed esitò  scorgendo un’ombra colpevole negli occhi di Matilda – Non c’è nulla di strano – La rassicurò -  Era la prima volta in vita tua che vedevi all’opera una bacchetta magica. Può essere impressionante. -
 Matilda scosse la testa  - Lady Helga, ascoltatemi. Credo vi siate sbagliata sul mio conto. – Asserì con fermezza - Anche con Lady Rowena  non sono riuscita a fare nulla. Al villaggio quando non volevo mi accadevano cose strane, ma quando invece voglio farlo di proposito non riesco. Rompo tutto quello che tocco. Non parlo bene. Io porto solo guai, lo sanno tutti in paese. Voi siete stata gentile con me, non voglio darvi altre noie.-
Helga scoppiò a ridere – Benvenuta nel nostro mondo.- Scherzò – Pare che lo  studio della magia sia proprio questo. Far fare ai tuoi poteri quello che vuoi tu e non quello che vogliono loro. E’ perfettamente normale quello che ti accade, se fosse facile non ci sarebbe bisogno di studiare per anni. – Le disse complice,  poi la guardò seriamente negli occhi –  Matilda, io mi fido di te. Ti prometto che farò tutto quello che posso per farti restare qui, anche a costo di avere qualche guaio. Ma devi crederci anche tu.-
Matilda annuì titubante.
- Ehi, a me sei piaciuta molto. – S’intromise Salazar passando e strizzando l’occhio alla bambina.
Matilda sorrise con esitazione . Helga fece uno sbuffo, come a dire che loro due avrebbero fatto i conti dopo. Tanta convinzione perché non tirarla fuori prima, quando serviva, invece di rimanere in silenzio fino all’ultimo e lasciarla parlare da sola? Eppure a Salazar piaceva davvero la ragazzina. Gli si stringeva il cuore a pensare di rimandarla nelle mani di quella donna, giù alla fattoria. Mentre erano al villaggio si era chiesto di chi fosse figlia l’orfanella. Forse due maghi o forse no. Non aveva importanza, avrebbe detto Helga e nemmeno al Tempio dei Sacerdoti in fin dei conti era così rilevante. Era comune che chi vi accedeva avesse da qualche parte un parente mago che lo aveva inserito ma discendenze magiche  ininterrotte  non se ne erano mai viste. Salazar si era chiesto se il potere  naturale di ognuno sarebbe potuto crescere  esponenzialmente di generazione in generazione. Chissà quali grandi maghi sarebbero potuti nascere solo cinquanta o cento anni dopo, se soltanto si fosse provato a non mischiare il sangue.
Non aveva detto nulla a Helga, mai avrebbe osato formulare un  pensiero simile davanti a lei, non gli avrebbe più rivolto la parola. Così lo aveva tenuto per sé.  Eppure si trattava solo di una questione aperta, di un dubbio. Entrambi avevano sempre amato il coraggio di dubitare. Quando si erano conosciuti all’Isola Sacra erano subito rimasti colpiti l’uno dall’altra. Alla riunione dei Sommi Druidi, Salazar non era riuscito a trattenere un commento sagace sulle vesti dei Sacerdoti, su tutta quella pompa.  - Solite celebrazioni da parrucconi addobbati -  Helga  aveva riso e non si era risparmiata dal rincarare la dose. In un attimo si erano ritrovati complici. Salazar non l’aveva mai incontrata prima, maghi e streghe fino all’età adulta venivano educati in luoghi rigorosamente separati, e  Helga non gli era sembrata come le altre.  Pareva non avere nulla a che spartire con quel mondo, quasi si  fosse ritrovata lì per caso. Un po’ in disordine, con i capelli spettinati, corti come quelli di un  ragazzo.
 - Poco tempo fa sono capitata tra gli abitanti di un villaggio in rivolta - Gli aveva raccontato. A suo dire il villaggio aveva proprio tutte le ragioni per ribellarsi e così si era vestita da soldato ed era montata a cavallo insieme ai rivoltosi. - Ecco perché ho tagliato i capelli! -  E pure adesso lo faceva. Montava a cavallo e andava a recuperare qualsiasi bambino in cui si potessero riconoscere segni di magia. O qualsiasi  figlio di maghi in cui non se ne riconoscessero abbastanza - Forse si può fare qualcosa. Forse va solo tirata fuori.-  Salazar ogni volta montava a cavallo anche lui, e la seguiva - Ti farai bruciare viva prima o poi! - Le diceva quando la vedeva affannarsi a spiegare alla gente comune che i loro figli avevano poteri magici. Quelli la scacciavano come la peste. Ma qualche volta riusciva a convincerli. A guadagnare un piccolo allievo. Un piccolo futuro grande mago, diceva lei.
Non era facile starle dietro, agire come lei avrebbe preteso. Gli faceva salire una rabbia alle volte “Tu, tu puoi essere così, non io! Lasciami essere mediocre.” Tanto era capace di ascolto  con i suoi giovani allievi tanto era testa dura quando bruciava per una causa in cui credeva. A volte ragionare con lei era impossibile. Ma che importanza aveva?  Con lei non c’era che da perdersi e tanto gli bastava.
 
 
 
Nonostante di solito non ami particolarmente l'uso dei nomi originali inglesi nelle storie italiane ( si trata di un questione affettiva nonchè difficoltà ad accettare il cambiamento!La nuova traduzione di HP, per esempio, mi mette in seria difficoltà!^^) nel  caso delle fondatrici di Hogwart ho scelto di fare un eccezione. Per quanto mi sforzassi, sentivo i nomi Tosca e Priscilla  troppo distanti dal contesto del medioevo inglese in cui è ambientata la loro storia. E così ho pensato di  lasciare Helga e Rowena che invece evocano molto bene l'atmosefera e il tempo delle nostre eroine. In più ai due gentiluomini che le accompagnano è stato permesso di tenersi il proprio nome di battesimo e così mi è parso  giusto rimediare alla discriminazione.
So che la  mia Helga può sembrare un pò diversa da come di solito la si immagina ma in fin dei conti le informazioni che di lei si leggono nei  libri me l'hanno sempre fatta sembrare la più eversiva e coraggiosa tra i quattro! Spero vi piaccia...:-)

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Capitolo 3
*** Storie di Hogwarts II ***


Matilda era stata accompagnata nella torre dalle altre ragazze – E’ lì che dormiamo – Le aveva spiegato Olivia saltellante. – E’ molto bella. Ma presto sarà finita anche l’altra, vero Lady Helga? –
-Prestissimo! –Aveva annuito lei.
Matilda aveva seguito le altre a passi insicuri. Per le scale aveva inciampato più volte nell’abito di Olivia – Ossa di Gesù! Non ne faccio una giusta, accidenti. –
- Sono le scale che cambiano direzione quando meno te lo aspetti. Inciampo sempre anch’io! -   Olivia aveva un sorriso contagioso, tutto denti e lentiggini – Lo strappo si ripara! -
L’idea di quelle scale l’avevano avuta tutti e quattro. Quando ci avevano pensato gli era parsa geniale. - Dobbiamo costruirle subito!-  Ancora dovevano edificare i muri e già progettavano l’incantesimo per le scale. Quando poi lo avevano fatto ci avevano messo un po’ troppo entusiasmo. - Be’, almeno ci si diverte! -  Aveva commentato Rowena. Ma forse aveva ragione Olivia, prima o poi avrebbero dovuto attenuarlo. - Peccato, però - Anche Helga ci si era slogata una caviglia e non aveva mai voluto ammetterlo. 
Era già passato un anno da quando avevano inciso il nome della scuola sulla facciata. Avevano scelto “Hogwarts”, dopo notti passate a discuterne.  Rowena aveva puntato la bacchetta, “Draco dormiens numquam titillandus” aveva inciso poco sotto. Tutti e quattro avevano riso di gusto.- Giusto!- Aveva gridato gioioso Salazar - Provate un po’ a disturbare il drago che dorme, adesso!-  Che lo sapessero i parrucconi addobbati, i Sacerdoti che li avevano chiamati blasfemi. Il Sommo Druido che aveva riso con indifferenza  dicendo - Non c’è da preoccuparsi. Non dureranno un mese - . Avevano brindato, come quattro anni prima nella taverna, quel giorno della tempesta di neve in cui mezzi ubriachi avevano detto - Ma sì! Facciamolo davvero! - Poi erano rimasti nell’erba a contemplare il castello squinternato. Una torre sì e tre no, un’ala ancora tutta senza tetto. Ma ormai era lì. Bellissimo sotto la luna, lungo le rive del Lago Nero.
Non era passato nemmeno un anno. E per la prima volta in vita loro  Helga e Rowena  non si parlavano. Erano insieme nell’Ala Ovest, a riparare il soffitto. Ormai il tetto c’era, si trattava solo di chiudere qualche spiffero. Helga reggeva in silenzio una scala a pioli per permettere a Rowena di eseguire gli incantesimi riparatori il più vicino possibile. Dopo la discussione della mattina a proposito di Matilda avevano litigato ancora nel pomeriggio - Non ci credo che pensi una cosa del genere, proprio tu! -
- Invece sì, la penso, la penso eccome! Non credo affatto che la magia vada insegnata a chiunque. E’ un fardello pericoloso. Ci vuole saggezza per usarla bene. Ci vuole intelligenza.-
Erano ore che non si dicevano una parola. – Reparo - Mormorava freddamente Rowena ad ogni spiffero che chiudeva, mentre Helga reggeva la scala. Messa a posto l’ultima crepa  fece per scendere, scivolò sull’ultimo gradino. Si ritrovò quasi tra le braccia di Helga, naso contro naso. Helga poteva sentire il suo fiato riscaldarle il collo. Le afferrò forte una mano. Si erano amate un tempo, nelle notti della loro adolescenza, al tempio. Accadeva a tante di loro sull’Isola Sacra, prima di conoscere l’uomo e certe volte anche dopo. Un legame indissolubile era rimasto da allora. Come era possibile che adesso non si capissero? Rimasero a guardarsi per qualche istante, con le fronti che si toccavano, l’una contro l’altra. Rowena deglutì - Pensi mai ad Alwina? - Chiese dolcemente. Alwina era la Somma Sacerdotessa che le aveva istruite. Era stata quasi una madre per loro. Le aveva prese sotto la sua ala “Le mie migliori allieve” le aveva chiamate. Ma dopo il fatto di Hogwarts non aveva più voluto vederle. “ Serpi in seno! Traditrici! Blasfeme!” . Quando Rowena era rimasta incinta le era giunta voce che avesse detto che c’era da aspettarselo. Una come lei non poteva che mettere al mondo figli impuri, senza padre, né matrimonio, né dei.
Eccome se  Helga pensava ancora ad Alwina. Avrebbe voluto abbracciarla, chiederle consiglio nei momenti difficili. Forse avrebbe desiderato addirittura essere perdonata da lei. Sentì una lacrima pizzicarle l’occhio.
- Si fotta Alwina!- Disse tutto d’un fiato.
- Ma Helga… -
Scoppiarono entrambe a ridere, d’un riso liberatorio, abbracciandosi strette, mischiando capelli e lacrime.
 

 

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Capitolo 4
*** Storie di Hogwarts III ***


- Ho un’idea. – Godric guardò seriamente tutti e tre – Ci ho pensato  a lungo ieri notte. Credo che ognuno di noi abbia il diritto di seguire il proprio sentire e di sperimentarsi come meglio crede, senza che ci si debba per forza calpestare. Non ne vedo il motivo.-
Gli altri lo guardarono in silenzio.
- La mia proposta è questa – Spiegò Godric – Ognuno di noi si prenderà cura di dieci allievi. Li  selezionerà  e istruirà secondo il criterio che riterrà più opportuno. La sfida è che alla fine dell’anno abbiano raggiunto tutti quanti lo stesso livello e posseggano le medesime capacità. Naturalmente ci aiuteremo, coopereremo e ci favoriremo in questo. – Li guardò tutti e tre - Che ne pensate?-
Salazar alzò le spalle.  Erano passati solo quattro anni da quando si erano ritrovati per la prima volta tutti insieme. Bisognava  riconquistare l’antica spada degli Elfi di Loth e il Gran Consiglio aveva scelto proprio loro, i giovani maghi più promettenti del regno. Era stato un viaggio duro, i territori del nord erano aspri. In quei giorni avevano parlato molto, con entusiasmo, immaginando quello che avrebbero voluto, le cose che avrebbero cambiato.
“ Sarebbe bello liberare la magia dal potere ...”
“ Abolire i dogmi,  far fuori gli Dei!”
"Niente più alleanze fra maghi e re!"
“ Far crescere le Streghe e i Maghi insieme…”
“Cambiare la mentalità, la gente…”
E durante una tempesta di neve, un poco brilli, in una taverna “Ma sì! Cambiamo tutto. Facciamolo sul serio!”
 Salazar  si guardò la punta degli stivali. Aveva avuto senso quel momento? Si chiese. Tutte quelle idee, quel brindisi. Se poi nemmeno tra di loro, alle prime difficoltà, si riusciva a trovare un accordo.
Indugiò continuando a guardare a terra. Poi alzò le spalle - Se proprio non vedete altra via… - Disse
- A me sembra una buona idea. – Approvò Rowena.
- Io ci sto –Disse Helga decisa.
 
Tutti e quattordici sedevano in cerchio intorno a lei. Tutti lì a guardarla, pieni d’aspettativa. “ Matilda, Mary, John, Olivia, Francis, Rob, Eilain, Gwenna, Meg, Will, Henry, Anne, Pip, Jack.” Era la terza volta che ripeteva a mente tutti i loro nomi, per darsi coraggio. Erano tanti. Lei ne aveva scelti dieci, quattro erano stati scartati dagli altri e non era riuscita a trattenersi dal prenderli con sé. Helga trattenne il respiro. Non solo erano tanti ma tutti così diversi. Alcuni, come Olivia,  erano già a Hogwarts da un po’, altri, come Matilda, erano appena arrivati. C’erano bambini di dieci anni che sapevano già fare qualche incantesimo e ragazzini di quindici che non avevano mai nemmeno visto fare una magia. Più della metà erano casi difficili. Helga deglutì a fatica. Ecco che la sentiva…una bella fifa. Non le sarebbe mai bastato il tempo, un anno sarebbe passato  troppo in fretta. Forse Alwina aveva proprio ragione quando diceva che era una testa matta.
- Allora – Disse  con forza –Benvenuti a Hogwarts!-  Fece un grande sorriso – E adesso vediamo un po’ cosa ci possiamo regalare a vicenda in questa classe.-
I ragazzi la guardarono incuriositi.
- Tutti quelli che hanno già fatto un incantesimo, anche per sbaglio, vadano a destra.-
Quasi metà della classe si spostò.
-Molto bene – Andò avanti Helga – Chi invece sa leggere e scrivere vada a sinistra. Anche quelli che parlano il latino. Chi sa a memoria una canzone o addirittura un poema, faccia un passo avanti. Qualcuno invece ha mai munto una mucca? –
Un ragazzino piccolino con una gran massa di capelli andò a tirarle un lembo della gonna.
-Cosa c’è, Pip? –
-Lady Helga, io non se so fare nessuna di queste cose.-
- Bè, ce ne sono ancora tante altre! Non c’è  nulla che ti sentiresti di poter insegnare ai tuoi compagni? –
Pip ci pensò qualche istante. – Io so lavorare nell’orto. –
-E ti pare poco! Sai quanto è importante coltivare le piante per le arti magiche? Sarai il più utile di tutti per questa classe! –Disse facendogli l’occhiolino. Pip tornò a sedersi tutto orgoglioso.
- Ragazzi – Disse Helga agli allievi – Il lavoro è tanto e io da sola non basto. Ognuno di voi dovrà occuparsi di insegnare agli altri quello che sa e gli riesce meglio. Chi ha già interesse per qualche incantesimo, può approfondire, saperne di più per poi condividerlo con tutti noi. Chi sa già leggere e scrivere mi aiuterà  a insegnarlo agli altri e in cambio troverà qualcuno che gli insegnerà a coltivare le piante o a preparare distillati.- Helga prese un respiro - Abbiamo una sfida importante per la fine dell’anno – Disse guardandoli intensamente - E dobbiamo vincerla tutti insieme. Dal primo all’ultimo. Siamo intesi? Ognuno sarà responsabile anche per gli altri, sarà interesse di ciascuno di voi che nessuno resti indietro, che ognuno sia al passo, che tutti quanti arrivino, senza eccezioni. Dal primo all’ultimo.- Ripeté con fermezza.
I ragazzini erano rimasti a guardarla in silenzio, tutti attenti, con le orecchie tese. Helga restò zitta qualche istante – Bè… e adesso basta con quelle facce serie! – Esclamò tutto d’un fiato – Avanti, ho fatto una torta alle noci, prendete! Su, forza, –  Li incoraggiò vedendoli ancora tutti fermi  - Non  sono mica male in cucina, sapete?- Scherzò. Qualcuno si avvicinò timidamente. Helga sorrise –Ci vuole  sempre un po’ di dolce prima di cominciare! Perché imparare piangendo quello che si può imparare ridendo? -
 
 

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Capitolo 5
*** Epilogo ***


- Matilda Bones fu una delle più grandi streghe del suo tempo. – Spiegò la Mc Granitt al terzo anno dei Grifondoro. Qualche giorno più tardi ci sarebbe stata una giornata commemorativa in onore della Bones, con tanto di mostre e conferenze. Voleva assicurarsi che i suoi studenti sapessero di cosa si sarebbe parlato. Che senso avrebbe avuto altrimenti perdere un’intera giornata di lezioni, con tutto quello che c’era da fare in anno!
Neville guardò nel libro che la Mc Granitt stava mostrando alla classe. L’immagine di una bella donna, dall’aria sicura e pacifica, gli sorrideva dalle pagine.
- Fece grandi cose per il Mondo Magico. Inventò una celebre pozione nonché un paio di incantesimi trasfiguranti che cambiarono per sempre la storia della Trasfigurazione. Ma soprattutto – La Mc Granitt guardò le facce annoiate degli studenti – Quando Osmond il Nero influenzava tutta l’Inghilterra,  la Bones fu tra i pochissimi che si schierò contro di lui.  Erano tempi bui, nel mondo magico regnava l’omertà. Moltissimi furono i maghi a cui venne risparmiata la vita perché giurarono di ritirarsi in privato, accontentandosi di starsene tranquilli nei propri possedimenti. E per tutta l’esistenza finsero di ignorare l’operato oppressivo di Osmond. Persino alcuni tra i più valorosi cedettero a questo ricatto. Ma quattordici di loro non furono mai piegati e nel momento in cui vennero chiamati a scegliere diedero tutti una curiosa riposta “Tutti liberi. Dal primo all’ultimo”.Tra loro c’era Matilda Bones…-
- …e Mary, John, Olivia, Francis, Rob, Eilain, Gwenna, Meg, Will, Henry, Anne, Pip, Jack –Proseguì Neville con il cuore in gola.
La Mc Granitt lo guardò con la bocca spalancata –  Non conosciamo tutti questi nomi, Paciock –Disse con un filo di voce – Il documento che riporta quegli eventi è molto antico. Si riconoscono appena  i nomi di Olivia di Exeter, Pip di York e Gwenna di Lochness. Gli altri sono pressoché illeggibili , sono secoli che gli archeologi si scervellano per  decifrarli. Come puoi saperli, Paciock ?–
- Accidenti! – Esclamò Hermione  sfogliando affannosamente il suo libro –Nemmeno in “Storia di Hogwarts” c’è niente di tutto ciò -
Neville rise sotto i baffi “ Mi sa che in storia di Hogwarts non ci sono un mucchio di cose” Pensò divertito .
- Dal primo all’ultimo – Mormorò tra sé – Dal primo all’ultimo – Ripeté ancora,  per ricordarselo bene.
 
 
 

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