3.00 di notte

di Fair_Ophelia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In bianco ***
Capitolo 2: *** Domenica ***
Capitolo 3: *** Una lettera ***
Capitolo 4: *** Diversi punti di vista ***



Capitolo 1
*** In bianco ***


Salve a tutti :) questa è una ff di soli quattro capitoli, scritta per un contest di cui poi ho avuto poche notizie, perciò ripropongo qui la mia storia.

Per chi vuole tuffarsi in uno stile di vita completamente estraneo al proprio e conoscere una mentalità che a molti sembra inconcepibile, ma è ben radicata in molte zone del nostro Paese.

Per chi vuole farsi una risata, o per adolescenti incompresi, perché sappiamo fare uno sforzo di volontà verso le persone che più ci sono vicine e più ci sembrano estranee.

Oh, quanto sono logorroica! Be', a voi la parola, un parere è sempre ben accetto, senza starvi a preoccupare di quello che scrivete, bastano poche parole a volte per esprimere un gradimento generale... Sono ben accette tutte le critiche, dal formale "potevi curare di più la trama" al più schietto e classico "Datti all'ippica". Buona lettura e grazie a tutti! ^^

 

 

 

3.00 DI NOTTE

 

1-In bianco

 

 

Turrivalignani, provincia di Chieti, ottobre 2013. Ticchettio freddo e monotono, butto uno sguardo: le tre. Sveglia nel cuore della notte nel letto matrimoniale, da sola. I pensieri mi ronzano nella testa e la rendono pesante. Cerco di distrarmi in qualsiasi modo, lo sguardo vaga per la stanza: la finestra che dà sul balcone, l'imponente armadio davanti a me, il comodino. Una foto incorniciata: una ragazza con un vestito da cerimonia, diligentemente truccata e con bei riccioli, sorride spensierata stringendo la mano a un ragazzo che le passa un braccio sulle spalle. Li conosco? Dovrei... Ma... Io... Io non li conosco più. Eppure quelle sagome prendono vita e si muovono come fecero più di vent'anni fa.
 
Roccamontepiano, provincia di Chieti, 4 settembre 1990. La festa impazza a casa mia: un'allegra polka rende l'aria leggera e movimentata e mette ai piedi voglia di danzare freneticamente. Stretta al mio promesso sposo mi muovo veloce sulle mie gambe di trentenne, in un bel vestito blu e nero che mi fa impazzire! Gli invitati applaudono, gridano e noi non smettiamo mai di ridere. Girando su noi stessi ci muoviamo sulla pista come ballerini provetti su questa musica meravigliosa e nel vorticare di visi intorno a me riconosco tutti gli abitanti del mio paesino: Tonino "di Fascin", da sempre amico di mio padre, Lara "Capritt", zia della mamma (o madrina della sorella di papà? Ah no, quella era Assunta...), mio fratello con la telecamera nuova che ci riprende con sua moglie al braccio.
-Alla fine li si truvat lu spos!
-Mo iniziano i guai!- si aggiunge mia cognata. Lui si gira con le sopracciglia aggrottate e un gran sorriso e subito dopo li perdo di vista, trascinata dal ballo vorticoso.
Cerco di respirare tra le risate e mi faccio sostenere dallo sposo che è pazzo di gioia più di me. Finalmente provo anch'io la gioia di mio fratello e sua moglie, anch'io ho un uomo che mi ama e con cui vivrò felice.
Anzi, lo sto già facendo: da quando abbiamo deciso di sposarci ho ripreso contatti con tante persone che non sentivo purtroppo da tempo, ho scelto un abito davvero magnifico, un bel locale per il pranzo e deliziose pietanze per il ricevimento, che finalmente è arrivato. Tutti gli invitati, dagli anziani amici di mio nonno alle cugine di mamma ai bambini della famiglia, sembrano aver gradito la cena. Del resto, come si possono rifiutare pasta alla chitarra, ravioli, porchetta e vitello?
Tutti ridono, tutti sono felici, ed io più di chiunque.
-Margheri'! A Margheri'! Margherita! Vi‘ qua che ti fi' 'na foto!- Il grido mi arriva appena distinto tra le altre voci, mi sembra che sia mia madre. Il mio lui mi prende per mano e mi porta in casa, dove ci aspetta il fotografo in salotto.
-Allora, mettetevi davanti alla finestra... Anzi, no, davanti al mobile coi bicchieri di cristallo.- Mi stringo al mio Antonio e lui mi circonda le spalle con un gesto semplice e affettuoso. -Bravi... Così...- FLASH! FLASH!
 
Ma altre immagini, molto più recenti, si sovrappongono a quelle:
 
-…quindi, oggi facciamo i fagiolini, li colgo e tu li pulisci e lessi, domani dobbiamo fare le bottiglie di pomodori…
-Ma Anto’, sono tre giorni che non poso il culo sulla sedia! Non mi siedo neanche per mangiare a momenti, va bene?!
-Se vuoi mangiare, questo è! Ti piace la pasta con il sugo?
-Sì, ma…
-E allora domani faremo quella ventina di cassette di pomodori.
Si gira e se ne va borbottando. Odio quando fa così.
 
-Si chiama Davide, ha 17 anni e fa… Lo scientifico delle scienze applicate.- La mia bella bambina, che brava, si è trovata il ragazzo.
-E di dov’è?
-Di Bosco Albergati.
-E… Dov’è?
-A quattrocento chilometri da qui.
Fermi tutti. Gelo al cuore. Cosa?!

No, no, NO! Non doveva finire così! Io dovevo vivere felice aiutata da mio marito e con due bravi figlioli che ci avrebbero aiutati a fare le faccende di casa e ci avrebbero portato tante... Gioie...

Il respiro si fa più pesante, si stringe un nodo in gola, ho un blocco che scompare a intermittenza coi singhiozzi ma mi attanaglia nuovamente la gola un istante dopo. È soffocante. C'è solo un modo per farlo sparire: piango tutte le lacrime che in questi venti e più anni ho quasi sempre trattenuto. Come sono calde... Cadono sul cuscino, sulle coperte, formano macchie irregolari. Che fine ha fatto la bella trentenne? È diventata una donna di novanta chili per niente attraente. È... È impossibile che siamo diventati questo. Non avevamo le basi per diventare questo disastro, noi dovevamo essere tutt'altro! Lo eravamo! Com'è potuto diventare... QUESTO?

Be', forse avrei potuto prevederlo in qualche modo...

 

 

 

 

NdA

Ah, dimenticavo: la storia è ispirata alla mia famiglia e la mia Musa è stata "Time Is Running Out" dei Muse :) i prossimi capitoli saranno più lunghi ma comunque non di estrema lunghezza... Grazie di cuore a chiunque sia arrivato anche fin qui :)

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Capitolo 2
*** Domenica ***


Rieccomi :) avrei aggiornato volentieri ieri se l'editor non mi avesse cancellato tutto... Lasciamo stare >.> grazie infinite ad Alessia La Poetessia e IMmatura per le loro recensioni... Have your say and enjoy! ^^

 

2-Domenica

Roccamontepiano, luglio 2006. Come ogni domenica sera ci rechiamo a casa di mia madre.
-
Ue’, Margheri’! Gna sti’?
-Eh, sto bene, ma’. Tu?
-Insomma… Mi fa male la schiena, oh, la schiena!-
È vecchia, mamma, ma neanche troppo e tutto sommato se la cava bene: è attiva e ogni anno si veste con gli abiti contadini tipici per la festa della Rocca, una tradizione di cui tutto il paese va orgoglioso. Anch'io ho partecipato diverse volte, ma ora le gambe non sostengono più lo sforzo di camminare tutto il giorno con un canestro di fiori di carta in testa... Potrei prendere parte se mi aiutasse mia figlia Laura, di nove anni, ma lei detesta la festa e non sopporta l’idea di vestirsi per quell’occasione. Io non capisco: come fa a non apprezzarla?! Quando fa così è proprio una streghetta.
Mamma si porta una mano sui reni e cammina lentamente verso la cucina, dove sta cuocendo delle nevole. Sicuramente le sta facendo per la festa del paese, sono i dolcetti tipici abruzzesi e non possono mancare in un'occasione del genere.
-Ciao nonnina!- Eccola, è entrata anche Laura. –Ciao nonna…- Ed è entrato anche Riccardo, l’ometto della casa, di appena un anno più grande della sorella, seguito da Antonio. Lui sì che è un bravo bambino: quest’anno si vestirà anche lui per la festa. Sono così orgogliosa di lui!
Loro tre chiacchierano con papà che ho salutato prima, io rimango con mia madre che versa un mestolo di impasto di farina, latte, uova e zucchero nell’apposito stampo di ferro.
-Dopo ti devo far misurare una gonna.- Mentre parla non distoglie l’attenzione dallo stampo sul fornello, mentre lo gira aiutandosi coi manici. –A me non sta bene, provala tu.- Che bello! È tanto che non compro qualcosa, non esco quasi mai di casa e quando lo faccio non riesco mai a trovare niente di adatto…
Dopo aver tolto la nevola dal ferro e averla messa a raffreddare su un piatto mi porta in camera. Sul letto c’è una bella gonna blu, piuttosto lunga, con ricci sul bordo. È proprio quella che fa al caso mio!
-L’ho presa al mercato- mi sorride mamma. –Dai, provala…- Tolgo i pantaloni e la infilo subito, entusiasta. Starebbe proprio bene con quella canottiera blu con le perline, penso mentre tiro la cerniera un po’ difettosa. Farei un figurone… Tiro e tiro, ma non si chiude. È lunga al punto giusto… Ma la cerniera mi impedisce di continuare a sognare. Distendo il tessuto, provo a farla scorrere piano, poi con una botta secca, ma la zip non si decide a salire. Lentamente fa capolino nella mia mente l’idea che non mi stia bene.
Assurdo. Ho sempre indossato abiti simili. Eppure ora e solo ora noto una pancia un po’ cresciuta rispetto agli anni passati. Come ho fatto a diventare così? –Oh, no…- riesco solo a dire. Guardo un po’ delusa mia madre. –Toglila, non puoi farci niente… Te ne prenderò una più larga.- Annuisco e me la sfilo. Tanto non me la sarei messa comunque, troppo scura e troppo lunga.
Gliela do e ci dirigiamo in cucina. –Cosa stavate confabulando in camera?- fa Antonio vedendoci arrivare.
-Niente.- NON deve venire a sapere questa cosa o me la rinfaccerà a vita.
-Si è provata una gonna ma non le sta bene.- Grazie infinite mamma. Parte la lezione di scienze.

-Questo è perché stai mettendo su chili, visto? E sai cosa devi fare per smaltire? Ogni giorno esci e fatti qualche chilometro di corsa come me… Di corsa o a passo veloce, per rivitalizzare la circolazione.- Ma sentilo, il professore d’università. Certo io non devo cucinare per tutti, pulire casa e badare a due bambini. –E devi evitare gli zuccheri, quindi i dolci, la pasta in eccesso e il sale, che trattiene i liquidi. Devi abituarti a mangiare senza sale. Guarda come ti sei ridotta!-
Lo odio. Lo odio con tutta me stessa. Non capisce che mi sta facendo male?! Che ho bisogno di essere consolata e non ripresa, che ho bisogno di... di amore?! Che razza di uomo ho sposato?! Cerco conforto nei visi degli altri, ma paiono tutti assorti nell’ascoltare il suo discorso.
-Ha ragione, mamma’, a di’ magna’ di meno!- No, ti prego mamma, non cadere anche tu nella sua trappola…. Non farti abbindolare…
-E che succede se uno diventa troppo grasso?- Ecco, anche Laura si è bevuta tutto quello che ha detto. Ma di lei non mi sono mai fidata, si vede che adora Antonio.
-Ti possono venire malattie alle vene o al sangue. Può salire la pressione. Può venire il diabete…- Basta, non ne posso più! Perché tutte a me? Perché tutti gli altri sono felici come sono, e io ricevo una montagna critiche per ogni cosa che faccio?
-Io purtroppo ce l’ho-, fa con la sua voce dolce papà. Lui non è affatto in sovrappeso, anzi, è quasi pelle e ossa, ma l'ha ereditato. Si alza lentamente per andare a prendere la tovaglia. –Dai, apparecchiamo la tavola e mangiamo.
Io, mamma e Laura obbediamo in silenzio; mamma porta una padella di melanzane ripiene in tavola mentre Antonio accende il televisore. Stanno passando la sigla finale di una delle telenovelas che seguo. –Oh no, dovevo guardare questo…
-Se al posto di guardare “Eterni amanti” corressi, ora saresti un’agonista… E poi dura un’ora e mezza, hai voglia a macinare i chilometri!
Chi più chi meno scoppiano tutti a ridere, e più le risa si fanno rumorose più sento la mia dignità cadere a pezzi. Ora basta! Ma possibile che sia così cinico?!
-Ma come faccio a correre? Ho bisogno delle scarpette, e poi devo badare alla casa…
-Come ce la fanno tutti gli altri ce la fai anche tu.- Quanto la fai facile. Sei distante… Amore. Dov’è finito l’uomo che mi teneva stretta e con cui danzavo pochi giorni prima del nostro matrimonio?
Non merita neanche una risposta. Mentre lui parla del cibo speciale per la corsa che ha comprato –porcherie come fichi secchi o bevande che danno sostanze, o qualcosa di simile- la televisione colpisce la mia attenzione.
-…e non è stato ancora trovato il corpo. Era una ragazzina bella e sorridente, in piena adolescenza, probabilmente rapita e stuprata violentemente da uomini che l’hanno attirata con l’inganno; e lei, troppo buona e ingenua per diffidare, è caduta nella loro trappola.- I miei occhi bevono le immagini di strade buie illuminate dalle torce dei carabinieri, foto di giovani scomparse, uomini e donne che piangono davanti a una telecamera e si voltano senza riuscire a parlare, e più immagini ingurgitano più vorrebbero distogliersi, e più vorrebbero distogliersi più rimangono fissi sullo schermo. Notizie di questo tipo tolgono anche la voglia di uscire di casa. Come si fa a stare al sicuro quando assassini e pazzi maniaci di ogni tipo ti aspettano proprio dietro l’angolo? Non ci si può fidare più di nessuno. Ma non ho paura per me, ho paura per Laura e Riccardo: quando inizieranno a spostarsi da soli come faranno? E quando usciranno la sera, a sedici anni? Non voglio pensarci! Guardo il mio bambino che in questo momento sta prestando un orecchio alla televisione e uno alla conversazione che si sta tenendo tra la mamma e Laura.
-Ma perché non ti vuoi vestire per la festa, nonni’?
-Perché no! Perché non mi piace!
-Guarda che ti danno tanti dolcetti se lo fai.
-I dolcetti me li dai tu lo stesso, senza che cammino tutto quel tempo.- Ha sempre la risposta pronta, ‘sta bambina. Sono proprio curiosa di vedere come finisce.
-E poi fai… che è, come si chiama? Ka-ra-tè? Pugni e calci! Non potevi imparare a ballare come tutte le altre?
-Io odio ballare.
-E poi quand ti fi lu spos coma fi?
-Eccola, è arrivata anche stavolta alla questione di vitale importanza per lei: maritare i nipoti!- Tutti trattengono a stento l'ilarità.
-Uff! Almeno mettiti gli orecchini!
-No!
-Ma se sembri un maschio!
-Meglio maschio che con le orecchie con il traforo del Gran Sasso!
Le risate di Antonio e papà sono idescrivibili. Io non so davvero come faccia Laura a uscirsene con certe frasi… Almeno quando lei en mamma litigano non lo fanno sul serio: eccole infatti che si sganasciano dalle risate con gli altri.

Questa è solo una delle domeniche che ho passato in questi ventitré anni di matrimonio, ma sono state tutte simili, se non peggiori. Forse avrei dovuto… Avrei potuto… Be’… Cosa potevo fare con quelle tre persone che hanno preso al propria –insensata- strada? E adesso cosa mi ritrovo? Un marito che mi ignora, mi dà lavoro da fare ed esce a fare l’allegro podista con gli amici, vantandosi delle sue conoscenze, che lo fanno apparire così adorabile ma mascherano il suo vero essere; una figlia sedicenne che gioca a fare la moglie con un uomo a centinaia di chilometri da lei, che ha visto tre volte in vita sua, e si sta allontanando sempre di più da me, abbindolata da un probabile maniaco come lo sono stata io da suo padre; un figlio diciassettenne di cui non so niente. Va a scuola prendendo ottimi voti –come la sorella del resto-, esce ogni tanto con gli amici, gli piacciono gli sport, passa ore davanti al computer e alla tv ma è alto e magro. Lui sì che è un bravo ragazzo, solo un po’… Intontito, ogni tanto non capisce quando gli dico di fare qualcosa, forse perché ha poca pratica con la cucina e i lavori domestici. Cercherò di avvicinarmi a lui il più possibile… Invece penso che per Laura non ci sia più niente da fare. Che rabbia…

 

 

 

NdA

Bene, ora sappiamo qualcosa di più di Margherita e dei cambiamenti annunciati nel capitolo precedente... Nel prossimo un focus sul rapporto con Laura :) a presto gente!

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Capitolo 3
*** Una lettera ***


Salve! Chiedo scusa per il ritardo ma sono stati giorni abbastanza pieni e i prossimi lo saranno ancor di più... Di nuovo grazie a IMmatura per la sua recensione... Grazie di cuore! :) buona lettura, spero vi piaccia ^^

 

 

 

 

3-Una lettera




Turrivalignani, 12 febbraio 2013. Sto facendo dei biscotti con mia figlia, anche se lei mi aiuta di malavoglia. Non le piace mangiare questi dolcetti e tantomeno farli, e meno ancora stare con me. Si vede dalle volte in cui mi chiede “posso andare?”, quando si scosta se cerco di accarezzarla, quando mi risponde proprio come fa il padre.
Oggi però sembra più silenziosa del solito: l’unico suono che si sente è quello del suo cellulare che emette una musica strana, piena di fischi, ruori acuti, urla. Da un po’ di tempo si è fissata con queste musiche strane e con una band soprattutto, i Muse, praticamente sconosciuta… E a ragione.
-Mamma.
-Sì?- È rossa in volto e cerca di non sorridere.
-Tra due giorni dovrebbe arrivare una lettera intestata a me…
-Sì?
-Devi firmare la ricevuta e lasciarmela sulla scrivania.
-Va bene… Ma cos’è?
-Lo vedrai allora.- È sempre più paonazza. E se... Magari, che bello!
 per caso una lettera d’amore? “Oh, Laura, quando ti vedo mi si scioglie il cuore!”
Il mezzo sorriso che stava facendo capolino sparisce di botto. –Come no.
-Stavo scherzando…- Non mi risponde. Mi sono giocata un’altra opportunità per riallacciare con lei. Ma cos’ho fatto di male? Com’è suscettibile! Mah…

Turrivalignani, 14 febbraio 2013. Laura torna da scuola con un gran sorriso stampato in volto. –È arrivata la lettera?
-Sì…- Certo che è arrivata, questa fantomatica lettera, e ho firmato come lei mi ha chiesto. Corre in camera mentre Antonio entra in casa con un secchio di lattuga da pulire. Oh, no! Farei una cassetta di zucchine pur di non pulire la lattuga! –C’è un po’ di lavoro per te. Ma… Che è successo?
-Ti ricordi della lettera di cui ti avevo parlato?
-Eh.
 arrivata… La sta leggendo.- Lui si siede, io prendo un cespo, lo poso su un vecchio foglio di carta e inizio a pulirlo e tagliarlo. Sento odore di novità nell’aria. Dev’essere certamente una lettera d’amore: chi gliel’avrà mandata? Magari quel suo compagno di classe carino che è venuto alla sua festa di compleanno, sembravano così attaccati…
Ecco che entra in cucina. È raggiante, trema leggermente; il cuore istintivamente inizia a battere più veloce, come sta certamente facendo il suo.

-Allora, cos’è quella lettera?- fa Antonio.

… Me l’ha mandata il mio ragazzo.- Bingo! Che bella notizia!
-E chi è?- continua lui.
-Si chiama Davide, ha diciassette anni e fa… Lo scientifico delle scienze applicate.- Oh, che bravo, dev’essere uno molto studioso se fa queste scuole così complicate solo di nome. La mai bella bambina, che brava, si è trovata il ragazzo. Non è della sua classe e neanche della sua scuola, ma che importa? Dev’essere sicuramente un bel ragazzo alto e muscoloso che le insegnerà a ballare e a comportarsi come si deve e porterà nuova vita a casa. Sapevo che avrebbe potuto ritrovare la giusta strada.
-E… Di dov’è?- Ma che domande, Antonio… Ovunque sia, non vedo l’ora di conoscerlo.
-Di Bosco Albergati.- Adesso sembra tremare di più. Che strano, non ho mai sentito questo nome, sarà un paese sperduto sulla Majella che mio marito sicuramente conosce. Ma il suo sguardo perplesso mi dice che non è così.
-E… Dov’è?
-A quattrocento chilometri da qui.
Fermi tutti. Gelo al cuore. Che cosa?!
-E… E come l’hai conosciuto?
-Su internet…
-Sei su Facebook?- Sapevo bene che lui aveva vietato ai nostri figli di usare quel programma per il computer, perché potevano parlarti maniaci e pazzi di tutto il mondo, a quanto si dice.
-No. L’ho conosciuto su un forum.
-Un che?
Non ascolto la spiegazione. Non m’interessa. Tutto quello che so è che la mia bambina solo sedicenne parla su internet con uno sconosciuto che l’ha abbindolata e l’ha fatta innamorare, quando lei probabilmente non sa neanche cos’è, l’amore. Ho paura. Non doveva farmi un tiro del genere. E più la discussione continua, più lei sembra intestardita sulle proprie posizioni.
-Va bene che ci hai parlato per un anno, va bene che sa tante cose di te, ma non puoi dire che una persona che non hai mai visto è il tuo ragazzo! Ti rendi conto di cosa stai affermando?! Anche se di te sapesse vita, morte e miracoli non ti ha mai vista in faccia!
-Invece… Sì. Gli ho dato delle… Foto. E lui ne… Ha date a me.- Trattiene a stento le lacrime. Figlia mia, che pazzia ti è presa? –Vuoi parlarci?

-No. Cosa dovrei dirgli?

-Presentatevi. Almeno vi conoscete… Dai, chiama.
-No. È inutile. Per ora ti dico solo che mi sembra una pazzia.
-E se… Qualche volta... Volessimo vederci?
-Cioè?
-Pensavamo… Che potrebbe scendere durante le vacanze di Pasqua per un giorno.
-Ne riparleremo a tempo debito. Ora va’ a fare i compiti.
-Ok…
Laura si alza e si trascina in camera sua. Solo ora oso parlare. –Ti rendi conto di cos’ha fatto?
-Eh, sci’.
-E se fosse un maniaco… Che l’ha illusa… E lei ci è cascata… E vuole farle del male…
-No. Non cadrebbe in certi trabocchetti. Solo, la sua sicurezza nell’affermare che si amano quando non si sono mai visti…
-Appunto, l’ha ingannata!
-Non mi hai capito. Non è detto che lui sia per forza un poco di buono. Sono due bardascioni che si sono illusi di potersi amare a sedici anni, e basta.
-Non lo so…- Era sempre questa la mia risposta quando non riuscivo a trovare le parole. –Magari presto finirà tutto.

Magari. E invece no, non era finito niente. Da allora a adesso sono passati circa otto mesi e i piccioncini si sono visti tre volte; la prima volta che ho avuto il coraggio di chiedere una sua foto –non credevo si potessero tenere sul cellulare!- sono rimasta di stucco. Immaginavo che il ragazzo che l’aveva così colpita dovesse essere davvero bello per sortire un tale effetto. Invece era… Brutto. Avevo davanti a me la foto di un ragazzo alto e robusto che sorrideva. Era enorme, con un torace grande quanto il mio ed una pancia altrettanto possente. Il viso era carino, ma niente di più. Mi chiedo tutt’ora come abbia fatto ad innamorarsi di quel… Ragazzo, che a conti fatti sembra avere vent’anni più che diciassette. –un po’… Largo- le feci notare.
-Da che pulpito, parla la falena…- mugugna lei in risposta.
-Cosa?
-Niente…
-Non ti ho sentita bene, cos’hai detto?
-Non ho detto niente, davvero.
Mi chiedo tutt’oggi cos’abbia sussurrato.
Alla fine si sono davvero visti a Pasqua, qualche giorno prima. Si sono incontrati a Pescara (le abbiamo categoricamente vietato di prendere il treno: chissà che brutta gente gira per le stazioni, non se ne parla nemmeno! Ha solo sedici anni!) e io ho visto solo le foto che si sono fatti abbracciati. Oltre ad un ricordino che lui le ha lasciato sul collo, una macchia scura come un livido che qualche giorno dopo è scomparsa. Lei mi ha giurato e spergiurato che lui non è andato con la bocca sul collo, ma se quello non era un succhiotto io non ho più le mani.
 

Sono entrata nel panico. Ora sono sicurissima che è un poco di buono e che lei ne è stata illusa, soggiogata. E se è andato lì… Cos’altro avranno fatto? L’avrà spogliata? L’avrà ricattata per il suo silenzio? A che perfido gioco stai giocando, bambina mia? Non ti riconosco più… Non so più che lingua parli, ci fraintendiamo in continuazione, ci stiamo allontanando sempre di più… Non capisci che l’amore è dolce all’inizio ma poi si trasforma in un’arma letale? Vorrei solo che non facessi la mia fine… Che avessi un ragazzo che ti ama, che non perdessi la testa per la persona sbagliata… La persona che ascolta musiche assurde, parla di psichiatria e altre stupidaggini non è mia figlia. Da quando lo conosci non dormi più la notte ma stai sveglia fino alle due per parlare con lui o lo fai il pomeriggio trascurando i compiti, recuperi il sonno perdendo un intero pomeriggio, la tua vita si sta accartocciando su se stessa per un ragazzo che molto probabilmente ti lascerà tra pochi anni senza più curarsi di te, e tu rimarrai in mezzo a una strada.
Se solo anch’io avessi riflettuto prima di sposarmi… Le ho detto che avevo tanti corteggiatori, che non volevo sposare suo padre. Le ho detto che per colpa di Antonio la mia vita è diventata un disastro, non faccio che lavorare ed essere biasimata per ogni minimo sbaglio, che vorrei non averlo mai conosciuto, che per colpa di mio marito e anche sua io non dormo la notte. Mi ha risposto che condivide alcune idee riguardo suo padre ma che dovrei ribellarmi… Non capisce che potrebbe mettermi le mani addosso se non obbedisco? Che non ho via di scampo e sono solo la vittima della mia vita? E sono vittima anche di lei, per cui ho compiuto tanti sacrifici e che mi ha invece colpita alle spalle!

Ma è inutile ricordare le nostre incomprensioni, le urla, i ragionamenti ripetuti all’infinito e continuamente respinti: come macchine parliamo e sbraitiamo senza ricevere risposte, e ho capito che non comprenderà mai la mia vita, il mio punto di vista, le mie esperienze, me.

 

 

 

NdA

Spero naturalmente che vi sia piaciuto... Fatemi sapere se ci sono differenze rispetto agli altri capitoli e se posso migliorare, mi basta anche un semplice "carino!" o il già nominato "datti all'ippica" XD a presto gente con l'ultimo capitolo :)

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Capitolo 4
*** Diversi punti di vista ***


Salve, auguri per il Natale passato e per l'anno che sta arrivando :) eccoci all'ultimo capitolo... Grazie a chi mi ha seguita fino ad ora, e in particolare a IMmatura, l'unica a seguirmi costantemente (forse anche l'unica a seguirmi O.o) :') enjoy!

 

 

 

4-Diversi punti di vista

Sono le tre e sto facendo una pausa a lavoro: è dura, fare il turno di notte. Ho cinque minuti liberi e mi viene spontaneo riflettere sul lavoro in fabbrica che mi tocca svolgere, ma di cui non mi lamento perché almeno non rischio di essere licenziato. Forse Margherita e i bambini non si rendono conto del fatto che siamo in piena crisi economica, specie lei più che altro. Chiede continuamente di comprare ingredienti per dolci… E poi si vedono, i risultati! Negli ultimi vent’anni avrà messo su trenta chili! Dovevo immaginare che sarebbe andata così, del resto. In famiglia sono certamente il più previdente ed economo, almeno penso al futuro dei miei figli, mi faccio in quattro per accumulare uno stipendio dignitoso e non sperperarlo: a lei basta avere il frigo pieno e la bocca anche, poco importa quanto costino quei cibi pieni di sostanze chimiche dannose. Che si accontenti della buona carne che produciamo noi dai nostri animali e delle verdure fresche che le arrivano direttamente dall’orto.
L’unica cosa positiva è che riesco a zittirla alzando il tono della voce, perché ha paura di me; non so perché, o come, ma finché mostrarmi scostante basterà a mantenere salvo il portafogli a me sta bene così. Ma… Alla fine, non è solo una questione di soldi: alzo la voce anche quando dice cose inutili. E le dice di continuo. Non fa che ripetere tre o quattro volte le stesse cose anche se ho capito, pensa che sia io l’ottuso quando lo è lei. Non la sopporto più e entro il meno possibile a contatto con lei, ormai quasi mi disgusta.



“E ricorda amore: non saranno la distanza, né la stupidità dei tuoi a separarci. Non ti lascerò. Te lo prometto. Ti amo, e non sono parole vuote.”
È con al forza di queste ed altre frasi meravigliose che scuoto la testa scacciando il sonno e continuo a sfogliare il vocabolario: sono le tre, ma devo fare ancora la versione perché io e Davide abbiamo parlato metà pomeriggio e tutta la sera. Ma non m’interessa: riesco comunque a mantenere un’ottima media di voti. Prima lui, dopo i compiti, dopo me, che dormo se tutto va bene tre o quattro ore a notte e mi trascino il sonno per tutta la settimana, sfogandolo spesso nel pomeriggio.
E poi c’è mia madre… Che palle. Odio quando dice cose inutili a ripetizione –tipico degli ottusi, credo!- e fa l’iperprotettiva: pare che io non abbia neanche la maturità di poter prendere un treno quando tredicenni lo prendono tutti i giorni e sono ancora vivi e illesi. Tutta colpa della TV che si beve ogni santo giorno! È così torda che si fa illudere da telegiornali montati ad arte che sembrano più romanzi che notiziari. E vogliamo parlare delle telenovelas sudamericane davanti a cui si consuma gli occhi dalle sette di mattina alle nove di sera? Quella serie di porcate tutte uguali? Meglio di no. Inoltre pensa che Davide mi voglia convincere a spogliarmi per lui o chissà cosa mentre non ho intenzione di fare niente di che e i confronto alle altre delle mia età sono una santa. Non capisce che con Davide sto benissimo? È così impossibile e inconcepibile che sia una persona normalissima? Che mi faccia davvero felice ogni giorno, che mi abbia fatto scoprire la musica che davvero mi piace, mi abbia fatto capire quali sono gli amici giusti, mi abbia per la prima volta fatto vivere come ho sempre voluto, mi abbia fatto essere me stessa? Non morde e non sussurra ai telefoni “morirai tra cinque giorni”, e saluta anche se gli dici ciao. Tutto normale, no?

Invece lo trattano come una bestia, lo odiano; non pretendo che ci facciano vivere già insieme, ma che almeno non ci ostacolino se vogliamo vederci! Non sopporto che lo trattino così; me sì, perché magari me lo merito, ma lui no.

Quando finirò il liceo me ne andrò da qui e lo raggiungerò, e avrò finalmente il diritto di decidere riguardo la mia vita, di fare le mie scelte, di prendermi le responsabilità, di sbagliare e rimediare ai miei errori con le mie forze com’è giusto che sia. Il mio orgoglio non mi permette di sopportare che gli altri mi proteggano dal pericolo: prima o poi arriverà, e prima lo combatterò, meglio sarà per me. Non posso vivere per sempre in una campana di vetro.
Solo l’amore del mio Davide mi salva, e non vedo l’ora di dimostrare a tutti che nonostante le distanze riusciremo ad essere una coppia come e più affiatata delle altre.




NdA

È un capitolo breve ma utile per dar voce anche agli altri membri, per far capire ai lettori se hanno afferrato le qualità di Margherita... Si capiva il suo carattere dagli episodi narrati? Coincide con quello descritto da Antonio e Laura? A voi la sentenza :) grazie a chiunque recensirà,ancora auguri a tutti e a presto ^^

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