2014 Missing Moments

di valentinamiky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Night club, broken heart ***
Capitolo 2: *** That's how i use it! ***
Capitolo 3: *** Crazyness ***
Capitolo 4: *** Abstinence ***
Capitolo 5: *** Tied my hands ***
Capitolo 6: *** The beater - il battipanni ***
Capitolo 7: *** Do you remember our first time, Dean? ***
Capitolo 8: *** Stasera no, sono stanco - Ma se lo dice lui...insistiamo! ***
Capitolo 9: *** Cursed ***
Capitolo 10: *** Anger ***
Capitolo 11: *** Chains of mortality ***
Capitolo 12: *** We can't ***



Capitolo 1
*** Night club, broken heart ***


Titolo raccolta: 2014 Missing Moments
Pairing: Destiel
Pacchetto scelto: stasera no, sono stanca (lo dice sempre lei)
Note: Innanzi tutto ci tenevo a ringraziare Bea e Annalisa, che in questo lungo periodo mi hanno sopportato, hanno pianto, si sono soffocate dalle risate, sbavato per la figaggine di Dean e Cass messi insieme e soprattutto mi hanno sempre incoraggiato ad andare avanti e non arrendermi. Perfino durante le mie crisi isteriche per Barack Obama o Fast&Furious (questo è stato proprio difficile, considerando che il solo film che ho visto era il primo, nel 2001!)
E poi…si sono sbellicate ancora XD
Tornando a noi.
Che dire di questo 2014? Di sicuro non è come tutti se lo aspetteranno. In realtà l‘angst vero e proprio arriva solo nelle battute finali (le ultime tre fiction della raccolta, quelle più strettamente collegate perché concentrate negli ultimi giorni a Camp Chitaqua prima di affrontare Lucifer).
Le altre shot non sono strettamente collegate. L’elemento comune è il contesto del 2014!verse, ma per il resto sono perfettamente leggibili singolarmente. Anche le ultime tre lo sono, ma a differenza delle prime nove hanno un ordine preciso. Esclusa “Chains of mortality” e le due extra (in cui ho indicato come prompt le due citazioni che mi hanno donato l’idea di base), che sapevo dovessero essere le tre finali, ero abbastanza indecisa su che ordine dare alle altre nove. Quindi ho deciso di mantenere quello degli elementi del pacchetto scelto.
Mi sarebbe piaciuto scrivere anche di un Natale 2014 ma poi il tempo non me lo ha permesso. (Incolperò Obama per questo v.v)
Per il resto la raccolta è abbastanza…frizzante?
Insomma, escluso qualche momento malinconico ho voluto portare una ventata di comicità anche a quei poveretti rassegnati e frustrati. In fondo non è detto che Zac avesse ragione. Si sa che senza Cody (Cosa c'entra?) non è il massimo come veggente!
Per le ragioni sopra elencate, a molti potrà apparire OOC, ma generalmente i momenti più bizzarri sono preceduti dall’avvertimento “sogni allucinogeni”. Essendo forme oniriche, credo di essere giustificata.
Ok, smetto di annoiarvi ^^ Buona lettura!
 
Titolo: Night Club, Broken Heart
Prompt: locale
Rating: giallo
Avvertimenti: malinconia dilagante, sensi di colpa vari ed eventuali; Dean nomina i protagonisti di "Moulin Rouge"

 

Night club, broken heart

 
Castiel ricordava quel locale. Buffo come fossero giunti fin lì, quasi per caso, chiusi in macchina davanti a un'insegna al neon ancora lampeggiante per puro miracolo.
Ma entrambi sapevano che il caso non esisteva, che tutto era frutto di scelte divine o conseguenze del libero arbitrio di cui si erano serviti fino a quel momento per cercare di sfuggirvi. Senza risultati meritevoli di nota.
Insomma, si erano ribellati per sfuggire all'Apocalisse, per far sì che la morte non si abbattesse su milioni di innocenti e invece c'erano dentro fino alla punta dei capelli. Quante vite erano andate perdute per colpa loro?
Non avevano evitato un bel niente, solo condannato l'umanità per la sciocca pretesa di ribellarsi a un Dio che aveva già deciso ogni cosa.
Probabilmente, anche l'essersi ritrovati proprio davanti a quel night club non era una coincidenza.
Per quanto potesse apparire vecchio, impolverato, cadente e abbandonato a sé stesso, perfino deturpato e sgretolato o ricoperto di muffa nei punti più umidi, l'edificio esisteva ancora. Aveva resistito all'attacco dei vandali, che avevano imbrattato la facciata e ai Croat che ne avevano probabilmente saccheggiato l'interno.
Dean si umettò le labbra, nervoso.
Erano da soli, nessuno li avrebbe disturbati.
Potevano ricordare i vecchi tempi, ridere o fare l'amore fino allo stremo delle forze; ma la verità era che entrambi desideravano solo un ultimo momento di quiete, insieme. Senza ordini, sottoposti o comandanti. Senza responsabilità troppo gravose, stupefacenti in grado di annebbiare i sensi, puttane o teorie new age che non riuscivano a togliere loro dalla testa l'idea di aver ormai perso per sempre il Paradiso.
Solo loro due, a cibarsi l'uno del respiro dell'altro e parlare attraverso sguardi afflitti ma che ancora erano animati da un sentimento mai smarrito per strada.
Dean ricordava i giorni trascorsi lontano da Sam, quando Castiel gli era rimasto vicino, cercando di aiutarlo nei casi, combinando un pasticcio dopo l'altro. Si era davvero divertito e se solo avesse potuto, avrebbe dato qualunque cosa per tornare indietro e cambiare tutto.
Cass, di quei giorni, ricordava solo la tensione dell'imminente scontro con Raphael e i pallidi tentativi di Dean di distrarlo, portandolo in quel luogo di perdizione.
-Ora saprei cosa dire a Chastity- sorrise mesto e sentì immediatamente lo sguardo inquisitore di Dean bruciarli il viso.
Aveva senz'altro suscitato la sua gelosia.
-Cosa, sentiamo?-
Era una dichiarazione di sfida che provocò l'ilarità dell'angelo caduto.
Dean sapeva essere irruente, sgarbato, perfino egoista a volte. Per orgoglio. Ma Castiel non avrebbe mai smesso di amare quella sua smania di possesso, che lo faceva sciogliere come creta ogni volta che il Winchester manifestava la sua gelosia.
Era in qualche modo dolce, rassicurante ed eccitante; non esisteva droga che reggesse il confronto, quando Dean reclamava il possesso su di lui.
-Le direi le stesse cose che ho detto allora e aspetterei il tuo arrivo...- rispose il sottoposto, senza mai distogliere quelle sue gocce di oceano da quelle verdi e lucide d'eccitazione del leader. Fece una piccola pausa, beandosi del respiro affannato del suo umano, che probabilmente attendeva solo di poterlo sfiorare. -Poi ti spoglierei e inizierei a baciarti fino a farti impazzire e pregarmi di smettere-
Dean abbandonò la testa contro la sua spalla, ridendo di gusto. La mano scese a intrecciarsi con quella dell'amante.
-Non accadrà mai- e i suoi occhi dicevano "non potrei mai stancarmi di te".
Il bacio che li unì era dolce, puro, qualcosa che il Night Club non aveva mai visto.  Perché questa volta non si trovavano lì per qualche stupida, sconosciuta sgualdrina.
E davvero, stare sotto l'insegna di uno Strip Club che cadeva a pezzi a baciarsi come se fosse il luogo più romantico del mondo aveva dell'assurdo.
-Degno di Christian e Satine!- bisbigliò, a fior di labbra.
Desideravano evadere dai propri ruoli, da un destino opprimente che torreggiava sulle loro teste come una ghigliottina. Volevano concedersi una notte, una soltanto, da persone normali, anche se di normalità nel loro caso non si era mai parlato.
Per una notte, il leader di Camp Chitaqua non esisteva; aveva lasciato il posto a un comunissimo uomo, con le sue incertezze e Castiel desiderava solo dimenticare le sue misere condizioni e quella realtà dal sapore di incubo.
Erano entrati furtivi come fuggiaschi, ma una volta certi di essere al sicuro da ogni minaccia, avevano cercato un prive e senza troppi preamboli si erano ritrovati avvinghiati, stretti come raramente potevano permettersi al campo, con tutti gli altri cacciatori nei paraggi.
Era stato lento, intenso, perché Dean voleva un momento che fosse solo per loro, un attimo che troppo a lungo avevano atteso e che spesso era stato ostacolato da tensioni e incomprensioni e il Winchester sapeva perfettamente che Castiel aveva bisogno di tutto questo. Bisogno di sentirsi ancora amato.
Si concessero tutte quelle attenzioni cui troppo spesso dovevano rinunciare, per paura di essere sorpresi e Dean si lasciò perfino sfuggire dei bisbigli dolci all'orecchio dell'amato. Parole di conforto e disperazione.
Promesse che si infrangevano sulla pelle accaldata dell'altro, difficili da mantenere ma necessarie a entrambi per trovare la forza di continuare a lottare. Soprattutto dopo tutto ciò che quell'angelo aveva fatto per lui, avendolo salvato in tutti i modi in cui una persona potesse essere salvata.
Gli doveva almeno la speranza.
Proprio come quello stupido locale, che aveva visto sempre e solo sesso ma ora testimone dell'amore più puro e devastante.
Ed erano così simili...
I divani sgualciti, le sedie ribaltate, il velo di polvere che ricopriva ogni cosa, come i segni che il tempo aveva lasciato insieme a cicatrici indelebili sui loro cuori straziati o nel loro fisico provato dal tempo e dalle numerose, interminabili battaglie.
Non era rimasto nessuno ad animarlo e così Dean e Cass avevano perso ogni cosa, ogni prezioso legame al di là di loro stessi.
Le pareti imbrattate di scritte denigratorie, come quelle parole pronunciate da demoni o esseri senza scrupoli che avevano cercato di creare dei squarci servendosi delle crepe profonde nei loro animi, riuscendo sì a scalfirli ed insinuare il seme del dubbio, ma senza mai piegarli completamente alla propria volontà.
Non erano ancora crollati e finché qualcuno non li avesse abbattuti fisicamente avrebbero continuato a mantenere accesa la speranza, come quel neon intermittente che seguitava a illuminare l'ingresso allo stesso ritmo con cui i loro cuori ancora palpitavano, ribellandosi a un destino già segnato da secoli.

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Capitolo 2
*** That's how i use it! ***


Titolo: That’s how I use it!
Prompt: mascara waterproof
Rating: giallo (perchè Dean sa essere uno scaricatore di porto!)
Avvertimenti: comico, reperti archeologici potenzialmente pericolosi.
 

That’s how I use it!

 
Era una mattina uggiosa e Dean si era svegliato di cattivo umore, come spesso accadeva in quegli ultimi tempi: la fine era prossima, poteva sentirla avvicinarsi di soppiatto, riempendo l'aria circostante di tensioni che finiva sempre per scaricare su persone che mai avrebbe voluto perdere.
-Dean, sono tornati- Chuck era entrato nel suo alloggio senza che nemmeno se ne rendesse conto. Diamine, doveva davvero farsi un dormita decente, per far tornare la concentrazione al proprio posto, o sarebbe presto finito ammazzato da uno stupidissimo Croat, anziché  da Lucifer.
Indossò la giacca meccanicamente e seguì l'amico profeta all'esterno, dove lo attendeva una squadriglia di uomini addestrati appositamente per sterminare la minaccia incombente dei posseduti, di ritorno da una missione. Insieme a loro vi era anche Castiel, inspiegabilmente su di giri: rideva come uno scemo, senza una ragione apparente e Dean si domandò seriamente se non si fosse fatto fuori l'intero flacone di anfetamine, uccidendo definitivamente i suoi poveri neuroni.
-Si può sapere che hai?- chiese, una volta raggiunto colui che un tempo era un angelo dalla Grazia lucente e che ora si era ridotto a un hippie della peggior specie.
Una parte sadica e remota del suo cervello ci tenne a ricordargli che era tutta colpa sua.
-Guarda cosa abbiamo trovato in missione!- Cass gli mostrò uno dei suoi disarmanti sorrisi. A volte stentava a credere che quello fosse davvero il suo Castiel, lo stesso che lo aveva salvato dall'Inferno, lo stesso verginello impacciato che gli aveva impedito di arrendersi e cedere il proprio corpo a Michael. Quante volte lo aveva accusato, per questo?
Ora non serviva più a niente piangersi addosso.
Si concentrò sul prezioso "reperto archeologico" riportato alla luce: un tubetto ormai scrostato di...
-Un mascara waterproof? E cosa dovrei farci con questo?-
-I ragazzi mi hanno detto che rende più sexy lo sguardo. Pensavo lo volessi...- sul viso dell'ex angelo si dipinse un'espressione mortificata, fin troppo simile a quella che Dean ricordava, pensando forse di averlo offeso. Per un momento fu come tornare indietro nel tempo, quando ancora Castiel era un'anima pura e ingenua. Il suo moccioso.
-Cass. Il mascara è un cosmetico. Lo usano le donne.- cercò di spiegare.
La reazione dell'amico lo lasciò stupefatto: rise di gusto e dopo essersi ripreso il prezioso bottino, si allontanò.
Non senza dargli una pacca sulla spalla, ripetendo "ok, Dean. Ok. Ho capito"
Dean non poteva nemmeno lontanamente immaginare quello che lo aspettava.
 
Quella sera tornò nel proprio rifugio, certo di potersi finalmente concedere un po' di sano e meritato riposo. Ma quando varcò la soglia, trovò Castiel curvo sul lavandino, intento a imprecare. Aveva inzaccherato il pavimento ai suoi piedi e dalla voce, incredibilmente acuta, sembrava sull'orlo di una crisi isterica.
-Cass? Ti senti bene?-
L'amico si irrigidì di colpo.
-Va...tutto bene.-
-Non dirmi che è una crisi d'astinenza! Cristo, hai fatto fuori tutte quelle pillole?-
-Non è come sembra. Davvero Dean, sto bene. Vai a dormire.-
Il Winchester avrebbe voluto urlare, prendere la testa del moro e giocarci a tennis per cercare di farlo rinsavire: come poteva andare a letto, se lui insisteva a fare quel baccano in camera sua?
Lo prese per le spalle, costringendolo a voltarsi per confessare il numero di pasticche ingerite, così da fargliele sputare una ad una, se necessario.
Ma si bloccò appena incontrò il viso di Cass.
Gli occhi azzurri divenuti rossi, gonfi di pianto e circondati da un alone nero pece.
Dean non sapeva se scoppiare a ridere, cosa che non faceva da tempo, o gridare.
-Ma che diavolo hai combinato? Oltre che hippie, hai deciso di diventare una Drag Queen?-
In tutta risposta, il moro tirò su col naso.
-Non...non mi piaceva, mi ha impiastricciato tutto. Così ho provato a levarlo, ma non va via!- singhiozzò, come in preda a una sbronza cattiva.
-Certo che non va via! È waterproof, idiota! Significa che è resistente all'acqua!- gridò l'altro, sinceramente sconcertato, strappandogli dalle mani il pezzo di garza umido con cui si era ripetutamente strofinato gli occhi, irritandoli e creando quel macello. -Ma che ti è saltato in mente? Ti avevo detto che era una cosa da donne!-
-Bè, scusa tanto! Pensavo di essere io la tua "donna", scemo!-
A quell'affermazione, Dean si sentì avvampare.
Riportò lo sguardo sugli occhi cerchiati dal mascara di Cass e non riuscì a trattenere uno sbuffo divertito. Il suo Cass.
-Cerco qualcosa per toglierti quell'affare di dosso. Tu non muoverti di qui...panda!-
Poco prima di arrivare alla porta, la voce di Castiel lo raggiunse di nuovo, decisamente meno piagnucolosa e incredibilmente sensuale.
-D'accordo. Allora, mentre ti aspetto mi tolgo tutto il resto-
Dean non aveva bisogno di voltarsi per sapere che in quel momento Cass aveva una faccia da schiaffi cosmica. Ma in fondo, quella prospettiva non gli dispiaceva affatto...
Tornò sui propri passi, beandosi dello sguardo sorpreso del compagno e senza lasciargli il tempo di domandare alcunché, infilò le dita tra i suoi capelli, attirandolo a sé per baciarlo.
La sua lingua cercò immediatamente quella di Cass, che rispose con entusiasmo, facendogli quasi scordare la ragione per cui stava uscendo dalla propria baracca.
Dio, se solo pensava che presto non avrebbe più goduto di tutto ciò...
Di quella bocca calda, di quelle mani che accarezzavano impudenti il suo fondoschiena.
La testa vorticava e Dean non sapeva se fosse dovuto alle endorfine che ora circolavano nel suo corpo o se fosse colpa del profumo di incensi misti che aleggiava attorno al suo angelo.
Si staccò a malincuore da lui e osservando la bocca turgida e...
Gli occhi!
Trattenne a stento una risata, sforzandosi di limitarsi a un sorriso strafottente.
-Sai? Ho sempre sognato di poter baciare un panda!-
In tutta risposta, il moro sorrise, con l'aria trasognata tipica di un figlio dei fiori.
-Hai sognato anche di andare a letto con un panda?- domandò, pur immaginando la risposta.
 
Fu così che Dean mandò al diavolo la ricerca di un possibile struccante per il suo angelo imbranato...

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Capitolo 3
*** Crazyness ***


Titolo: Crazyness
Prompt: personaggio che non c’entra un tubo = Don Chishotte
Rating: verde
Avvertimenti: sogno allucinogeno, crossdressed!Cass, cosplay!Dean, comico.
 

Crazyness

 
Era bastata una piccola, imperdonabile distrazione.
Una questione di nanosecondi e un demone alto e possente quanto un armadio a due ante aveva atterrato il leader di Camp Chitaqua con una botta ben assestata sulla nuca.
Dean si era accasciato al suolo, privo di sensi , mentre la battaglia ancora imperversava intorno a lui.
 
Quando riaprì gli occhi, il dolore gli martellava le tempie e Chuck era chino su di lui, apprensivo.
-Chuck? Ma tu non eri alla base?- domandò, portando una mano a tamponare il brutto bernoccolo. –E dove sono i demoni?-
-Demoni? Quali demoni? Buon uomo, avete battuto la testa. Gradite dell’acqua?-
Il cacciatore sbatté le palpebre, confuso; ora che il dolore iniziava a scemare, iniziava a notare dei particolari decisamente strampalati.
Per cominciare l’orrenda calzamaglia verde indossata dal profeta.
-Perché sembri Hubert Hawkins?*-
Il profeta si mise le mani nei capelli, scompigliandoli più del dovuto.
-Oh, povero me, non sapete quel che dite! Ma come vi è saltato in mente di attaccar briga con quei cavalieri? Guardate come vi han ridotto!- e così dicendo fece per sistemargli il mantello, ricoperto di terriccio e il cappello, la cui appariscente piuma rossa si era afflosciata in seguito al presunto attacco.
Dean pensò per un istante di essersi ammattito in seguito alla terribile botta.
-Ma quali cavalieri? Io stavo combattendo contro dei demoni. Ricordi? Il 2014, i Croat, Lucifero…-
Ma il suo amico annuì con un’espressione che lasciava trapelare solo compatimento.
-Certo, certo. Lucifero e i demoni. Non ho idea di chi siano costoro, ma vi assicuro che ora siete al sicuro, mio buon…come vi chiamate?-
Il leader era basito, oltraggiato e incredulo. Chuck non lo riconosceva? Che fosse finito in una realtà parallela? In quel caso non aveva tempo da perdere, i suoi sottoposti erano ancora sul campo di battaglia. Doveva tornare da loro al più presto
-Dean. Sono Dean…- prima che potesse terminare le presentazioni, due uomini gli passarono accanto, borbottando qualcosa tra loro.
-Dobbiamo trovare il Winchester e ucciderlo. Il capo ci darà un premio per questo-
Il cacciatore inghiottì il cognome, pensando freneticamente a un sostituto: se davvero si trovava in una realtà parallela, non era detto che quel Chuck fosse un alleato.
Si guardò velocemente attorno, in cerca d’ispirazione. Alle spalle del profeta vi era una locanda in stile europeo, in apparenza piuttosto antico, forse seicentesco. L’insegna era in legno e su di essa vi era intarsiato un prosciutto arrostito e fumante. Sotto la decorazione era riportato il nome del locale: “il cosciotto”.
-Sul serio?- si lasciò sfuggire tra i denti, trattenendo a malapena un’imprecazione. Sotto lo sguardo interrogativo dell’altro, forzò un sorriso isterico. – Dean Cosciotto-
-Piacere di conoscervi. Io sono Chuck Profezio. Immagino che quello splendido esemplare sia vostro.-
Dean iniziava a trovare irritante quel vizio di dargli del “voi”, ma rimandò la questione per seguire il dito del profeta. O solo Chuck. O forse Hawkins. Insomma, quello strampalato tizio che sembrava il suo amico di Camp Chitaqua ma che parlava come un damerino e indossava una calzamaglia terrificante.
Quello che però lo traumatizzò davvero, fu il ritrovarsi faccia a faccia con un orripilante esemplare di…che diamine era quello? Un mutante? Un cavallo cibernetico?
Tremò, notando la targhetta rosa shocking ornata di pizzi e merletti sul collo del ronzino e deglutì rumorosamente prima di muovere titubante un passo verso quel “coso” per poterla leggere.
“Babynante”
Dean sbiancò. Perché quell’affare deforme non poteva essere la sua bambina, la sua Chevrolet Impala del ’67 regalatagli da papà e ora mutata in una specie di minotauro con le ruote. No! Piuttosto la morte!
Ma, come presto Dean fu costretto ad ammettere, non vi era limite al peggio e il Winchester doveva ancora raschiare il fondo di quell’incubo. Andiamo, non poteva essere la realtà.
China sui campi, tinti dalle calde sfumature del tramonto vi era una contadinotta dalle ampie vesti, dai movimenti ben poco aggraziati.
Tutto sommato non doveva essere brutta, pensò Dean. Le forme, almeno da dietro, sembravano essere a posto.
-Chi è quella donna?- chiese, con una punta di curiosità.
-Messere, non vedo alcuna donna- replicò sempre più confuso l’oste.
-Andiamo, la contadina!- sbottò Dean spazientito, ormai del tutto convinto di essere vittima di uno scherzo di pessimo gusto.
-Oh. Quella.- Chuck sbiancò. –Credetemi, è meglio che la lasciate perdere. È una megera!-
Dean aggrottò la fronte.
-Andiamo, non può essere tanto male. Ok, forse è un po’ burina, ma ti assicuro, Chuck. Avendo a che fare con l’Apocalisse ho visto di peggio!- Dean mosse qualche passo in direzione del campo di grano che la dama stava falciando.
-Vi prego, signor Cosciotto! Non fate mosse azzardate, potrebbe essere fatale!- lo pregò il profeta in calzamaglia, correndogli dietro trafelato.
-Chuck, stammi dietro e impara da un maestro come si tratta con le signore.- Dean alzò il capo, fiero come un guerriero, avanzando di gran lena verso la contadina. Se era considerata una megera, forse lo era davvero.
E se fosse stata una strega, con le giuste argomentazioni (un paio di pugni ben assestati), poteva convincerla a rimandarlo nel proprio mondo, dove i suoi sottoposti avevano ancora bisogno di lui.
Quando fu a pochi metri dalla donzella notò dei particolari a cui prima non aveva fatto caso. Il vestito seicentesco le calzava perfettamente, ma in effetti, il busto era un po’ troppo muscoloso.
“Mah! Sarà per il duro lavoro nei campi” dedusse.
-Vi prego, dei, fate che non ci scopra! Fate sì che Cassinea del Cieloso non ci scopra!- piagnucolava Chuck Profezio, che gattonava tra le spighe nel tentativo di rendersi invisibile nel caso la donna si fosse voltata. Come se fosse stato possibile, con quella calzamaglia scura!
-Cassinea?- Dean ripetè il nome sconcertato.
La contadina si voltò al richiamo, scrutando Dean con la testa lievemente piegata di lato.
Dean per poco non fu colpito da un infarto mortale nel vedere il viso perfetto di Castiel deturpato da un pesante e teatrale strato di trucco.
Mal assortito, tra l’altro.
L’ombretto blu e il pesante kajal nero a dare un taglio allungato ai suoi bellissimi occhi; la cipria decisamente troppo rosea sulle guance.
E il rossetto.
Dean restò ammutolito, pregando Iddio di svegliarlo. Subito, prima che quella visione gli lasciasse un trauma indelebile.
-Solo se mi darete un bacio, mio bel Cosciotto- disse Cassinea in falsetto, come se avesse letto le sue preghiere con un qualche potere paranormale.
Dean sbiancò.
-Posso almeno chiudere gli occhi?- supplicò.
-E perdere così l’occasione di ammirare la mia bellezza?- replicò l’altro, ammiccando e sollevando la gonna per mostrare al cavaliere una gamba villosa.
-Ehi! Cass…ha le gambe lisce!- protestò Dean, orripilato.
-Oh, ma tesoruccio mio. Cosa pretendi? Siamo nel seicento, le fabbriche della Venus non sono ancora in funzione!- rispose l’altro, facendo spallucce.
-Oh- mormorò il leader di Camp Chitaqua, cercando di autoconvincersi che quella risposta avesse senso.
Chuck sembrava svanito nel nulla.
Riluttante, avvicinò le labbra a quelle di Cassinea e gli diede un veloce bacio a fior di labbra, sperando di sbrigarsi il più in fretta possibile.
-Tutto qui?- protestò quel Castiel, imbronciato. –Andiamo, Cosciottino, so che puoi fare di meglio! Sei un cavaliere dell’amor cortese!-
-Mi auguro che “cortese” non sia un sinonimo di “carnale”- mormorò il cacciatore a denti stretti, sperando di non essere sentito.
L’altro sgranò gli occhi, sbattendo le lunghe ciglia finte. Poi sollevò le sopracciglia e strinse le labbra in un gesto che voleva essere seducente ma che con tutto quel rossetto risultò semplicemente grottesco.
-Birichino! Se vuoi avermi anima e corpo devi prima sposarmi-
Dean avrebbe preferito affrontare un centinaio di Croat da solo. Rivoleva il suo Cass. Quello vero.
-Credo che…ehm…mi sentirò abbastanza onorato con un bacio- si obbligò a sorridere, pur considerando quell’onore una punizione divina.
Avvicinò nuovamente le labbra a quelle di Cassinea, ma il suo volto iniziò a farsi sfocato e scomparire.
No. Doveva impedirlo.
Se non l’avesse baciata non sarebbe potuto tornare dal vero Cass!
-Cass…-mugugnò, avvertendo un dolore martellante alla testa.
Il campo di grano scompariva lentamente, la voce di Cassinea era sempre più distante.
-…otto…- che stava dicendo?
-Non chiamarmi Cosciotto- si lagnò, mentre la realtà circostante mutava, assumendo tinte più scure e ingrigite.
Una voce familiare stava dando istruzioni a qualcuno. Diceva di cercare qualcosa nel cruscotto. Poi si rivolse a lui.
-…an?...Dean, mi senti?-
Dean non vedeva ancora nitidamente, ma il viso che gli stava dinnanzi aveva i medesimi lineamenti di Cassinea; allo stesso tempo, però, vi era qualcosa di diverso.
Due pozze azzurre, limpide e segnate dalle occhiaie lo scrutavano, preoccupate. Prive di ombretto o kajal.
E la voce, quella che Dean amava, era tornata quella profonda che da sempre conosceva.
-Dean? Mi riconosci?-
Finalmente i contorni divennero nitidi.
Castiel era tornato ad essere il suo Cass.
Sopra di loro, il tetto bianco di un furgoncino in movimento, almeno a giudicare dai rumori.
-Cass, eccolo!- uno dei cacciatori del campo si affacciò dai sedili anteriori, porgendo all’angelo caduto una sacca contenente ghiaccio istantaneo, che fu prontamente afferrato e appoggiato sulla sua nuca dolorante.
Ritrovata un minimo di lucidità, il primo pensiero di Dean corse ai suoi uomini.
-Che è successo?-
-Stavamo combattendo e un Croat ti ha attaccato alle spalle. Ma Sten è riuscito a freddarlo prima che ti contagiasse. Gli altri stanno bene, sono sull’altro furgone. Si sono stretti un po’, ma dovevamo accertarci che la ferita non fosse troppo grave e qui avevamo bisogno di spazio per soccorrerti, in caso di bisogno.-
Dean cercò di mettersi a sedere, ma Castiel bloccò i suoi movimenti.
-Non muoverti. Hai preso una bella botta, credo avrai le vertigini per un paio d’ore.- lo ammonì, offrendo le proprie gambe come cuscino.
Dean protestò, ma per il resto del viaggio restò quieto nella stessa posizione in cui lo aveva sistemato l’amante.
Erano quasi arrivati, quando Castiel notò che Dean non stava dormendo e decise di chiedergli qualcosa che lo aveva incuriosito parecchio.
-Dean…chi è Cassinea?-
Dean sbarrò gli occhi terrorizzato al ricordo.
-Ok, Cass. Dammi un’altra botta in testa.-
-Oh. Era così carina?- sorrise malizioso l’altro, cogliendo la palla al balzo.
-Dio, no! Il peggior incubo della mia vita! E…- improvvisamente, Dean si ammutolì, ricordando un dettaglio. –Cass. Per caso ti radi le gambe?-
L’amante gli rivolse uno sguardo offeso e oltraggiato.
-Stai ancora vaneggiando, Dean?-
Dean tirò un sospiro di sollievo. Proprio come aveva immaginato. Era soltanto un incubo.
Arrivati al campo, il guidatore e Sten scesero dai sedili anteriori, aprirono lo sportello del furgone e aiutarono Dean a sorreggersi, scortandolo fino al rifugio dove Cass lo avrebbe raggiunto una volta delegati a Chuck i propri impegni per la giornata. Mentre si avviava alla baracca dell’amico, l’angelo borbottò qualcosa a bassa voce…
 
-E anche se fosse… Lo sanno tutti che la ceretta è migliore!-   
 
  
 
 
*Il giullare del re, film del ‘56

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Capitolo 4
*** Abstinence ***


Titolo: Abstinence
Prompt: “Tu sei il male e io sono la cura”, citaz. Cobra
Rating: giallo
Avvertimenti: drug use, crisi d’astinenza, angst, romantiche crisi di coppia(?).
Lo so, questa volta è un capitolo corto. Ma, ehi, mi farò perdonare =)
 

Abstinence

 
Dean stringeva la mano di Castiel, come se stesse per cadere nell'oblio.
Erano stati troppo occupati e la squadra ricognitiva non aveva trovato medicinali utili o anfetamine.
Il corpo di Cass era squassato dai sintomi dell'astinenza e Dean sapeva che sarebbe andata avanti così tutta la notte. Ma non poteva rischiare mandando i propri uomini in avanscoperta finché non fosse sorto il sole.
-Andiamo, Cass. Resisti!- sibilò, rude.
La verità era che il suo cuore cadeva a pezzi ogni volta che era costretto a vederlo in quelle condizioni. Non sempre riuscivano a procurare la roba per lui e altri pochi cacciatori che ne facevano ormai abitualmente uso.
Cass, madido di sudore, i capelli corvini appiccicati alla fronte imperlata di gocce salate, appariva più piccolo e minuto del solito, su quel materasso sgualcito.
Di tanto in tanto pronunciava qualche parola senza senso, forse enochiana, in evidente stato di delirio.
Dean si sentiva impotente: poteva solamente immergere una pezza umida nel catino d'acqua ai piedi della sedia, strizzarlo e posarlo sulla fronte di Cass, tamponando il viso cereo di tanto in tanto, per dargli sollievo.
-Andiamo, Cass. Ho bisogno di te, lo sai- mormorava, cercando di infondere un po' di calore a quella mano tremante che stringeva con la propria.
Castiel schiuse gli occhi blu, lucidi, febbricianti, solo per sussurrare ripetutamente delle scuse che per Dean non avevano senso di esistere.
-Mi dispiace...scusami Dean...-
Il cacciatore si chinò su di lui e gli sfiorò la guancia, in un pallido tentativo di rassicurarlo, infondergli coraggio, far sparire la sofferenza che il compagno era costretto ad affrontare.
-Va tutto bene, Cass. Va tutto bene.- bisbigliò in un soffio, con le labbra che sfioravano appena la fronte, ancora bagnata. -Cerca di dormire-
Castiel strinse la presa delle dita sulla mano dell'amante, che continuava a sussurrargli frasi dal suono dolce. Ed era così raro per lui essere avvolto da quel sentimento tiepido e rassicurante, da quando si erano rifugiati al campo, che per un istante pensò di essere in un bellissimo sogno.
Poi incontrò gli occhi verdi di Dean, vi lesse preoccupazione mista a rabbia repressa e capì che quello era davvero il suo umano.
-Dean...ho freddo- riuscì a biascicare, battendo i denti.
Il cacciatore annuì e senza dire una parola sollevò il lenzuolo leggero e raggiunse l'altro. Una volta sistemato il sottile telo di cotone, si stinse all'amante, posando un bacio sulla guancia nivea e irsuta.
- Non temere, Cass. Domani starai meglio- sussurrò il leader, baciandogli una tempia, prima di lasciarsi sfuggire un mezzo sorriso in quello che doveva essere un tentativo di sdrammatizzare. -In fondo...tu sei il male e io sono la cura, no? Quindi la mia vicinanza ti farà passare tutto-
Castiel sorrise.
Un sorriso privo di malizia.
Un sorriso vero, puro.
Il suo sorriso di sempre.
-So di essere pessimo. Ma tu...non mi lascerai, vero?-
Dean avvertì un tremito attraversare il corpo del suo angelo. Questa volta non era il freddo e realizzarlo portò con sé un retrogusto amaro e difficile da sopportare.
-Hey. Non amo ripetermi, quindi sappi che non te lo dirò un'altra volta.- prese una piccola pausa, durante la quale il malato non fece che guardarlo con occhi sempre più liquidi e preoccupati.
Poi sospirò e ne sfiorò le labbra in un bacio dolcissimo. Quando si separò da lui, Castiel aveva le lacrime agli occhi e Dean, colto da un irrefrenabile istinto, prese a carezzargli la testa, giocando di tanto in tanto con le corte ciocche scure.
-Ti amo, Cass. Ho bisogno di te, non ti lascerò morire in questa guerra e di certo non per una stupidissima astinenza. Prenderemo a calci nel sedere Lucifer o non so che altro. Ma in qualche modo supereremo anche questa, te lo prometto. Ce la caveremo.-
Il sottoposto annuì e si abbandonò alle cure di Morfeo.
Sì, il giorno dopo sarebbe certamente tornato in forze perché Dean quella notte avrebbe vegliato su di lui.

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Capitolo 5
*** Tied my hands ***


Titolo: Can’t tie your hands – even if you tied mine
Prompt: “Tied my hands” by Seether
Rating: giallo
Avvertimenti: song inspired, triste, introspettivo, paturnie tipiche.
                       Non è una song-fic, ho preso spunto solo da lcune frasi della canzone.
 

Can’t tie your hands
-Even if you tied mine-

 
Ogni sera, dopo aver fatto l’amore ed essersi assicurato che Cass dormisse profondamente, Dean veniva tormentato dai dubbi che lo travolgevano come un’ondata asfissiante.
 
Non riusciva a tenere distanti i ricordi e non pensare a quegli anni in cui i loro cuori piangevano ribellandosi a un destino già scritto dall’alba dei secoli, inconsapevoli che il peggio dovesse ancora arrivare.
Aveva fatto di tutto per salvare suo fratello Sam, quasi superato i limiti umani. Ma a cosa era servito?
Aveva perfino portato Castiel, l’unico legame rimastogli, alla caduta.
Tutto per colpa del suo stupido orgoglio, che gli aveva suggerito di nascondere i suoi veri sentimenti pur di non ammetterli neppure a sé stesso; per questo il suo angelo era stato catturato dal tarlo dei dubbi, che lo aveva gettato nel vortice dei sentimenti umani.
Ancora ricordava il grido di dolore di Cass, nel momento preciso in cui la Grazia lo aveva abbandonato e il sangue che colava copioso da un punto tra le scapole, lì dove doveva esserci l’attaccatura delle ali.
 
La sua mente non poteva fare a meno di rammentargli, in lunghi e dolorosi flash dai contorni ormai sbiaditi, quei giorni che apparivano distanti anni luce, quando ancora gli bastava scambiare uno sguardo con l’amante per leggere nelle sue iridi limpide un sentimento puro ed etereo, uno di quelli che pochi nella vita hanno l’onore di conoscere.
Ne andavano fieri, perché sapevano che in qualunque avversità si sarebbero sostenuti e incoraggiati a vicenda.
 
Pensare a quando si ritrovava a ridere per quelle situazioni imbarazzanti e prive di senso che solo Castiel poteva creare, con la sua ingenuità fanciullesca. Come la prima volta in cui lo aveva portato in un night club (o come lo aveva chiamato Cass “luogo di perdizione”), perché non voleva che morisse senza aver prima saggiato i piaceri della carne e si era invece ritrovato a scappare, trascinandolo lontano dal buttafuori accorso appena la prostituta si era messa a urlare, adirata con il suo pulcino ingenuo.
Perfino quelle volte in cui tutto quel candore d’animo e estraneità alle abitudini umane lo avevano frustrato e irritato profondamente, ora assumevano le tinte più dolci e malinconiche e più di una volta gli strappavano un sorriso triste al semplice ricordo.
 
O ai viaggi senza fine che avevano affrontato insieme, Dean alla guida della sua Impala, con l’angelo che il più delle volte appariva dal nulla sui sedili posteriori o al suo fianco, facendogli prendere un colpo.
Cosa avrebbe dato, ora, per udire di nuovo quel lieve frullio d’ali e ritrovarselo improvvisamente accanto…
 
Ma quel Castiel ormai non esisteva più e il Winchester si sentiva quasi tradito per questo.
Era come se lo avesse fatto innamorare fino alla pazzia, costringendolo ad abbattere muri sollevati in una vita intera per poi abbandonarlo. Aveva superato tutte le sue barriere, lo aveva reso cieco come un animale selvaggio di fronte alla natura incontaminata, libero di seguire il proprio istinto privo di catene. Lo aveva avvolto nella sua Grazia.
Poi aveva lasciato andare la sua mano, facendolo sprofondare in un abisso buio e senza uscita.
Era ancora accanto a lui, vero, ma allo stesso tempo non era lo stesso.
Certo, il compagno non era il solo da biasimare: Dean era infuriato con sé stesso per aver permesso che ciò accadesse. Se avesse dato retta alle sue paure, se lo avesse respinto fuggendo dai propri sentimenti, probabilmente avrebbe evitato tutte le sciagure che si erano abbattute su di loro nel momento in cui si era abbandonato a quell’amore giusto e maledetto.
      
Probabilmente, era per vendetta che Dean lo aveva trascinato con sé, in quello stesso baratro in cui ogni speranza era stata estirpata.
Per questo, ogni volta che incrociava il suo sguardo, assuefatto dalle droghe e dalla dannazione, il cacciatore non sapeva cosa dirgli, come prenderlo. I lunghi silenzi fatti di sguardi erano divenuti sguardi fatti di silenzi, taglienti come sciabole a doppia lama.
 
Dean ormai riusciva solamente a fargli male e si odiava per questo. Scaricava le tensioni su di lui, che invece era sempre pronto a seguirlo e amarlo, comunque ed era proprio questa totale lealtà e devozione a ferire di più il Winchester, farlo sentire il peggiore individuo rimasto sulla faccia della Terra.
Probabilmente era l’ultimo a meritare un favore divino.
Eppure, la notte continuava a pregare.
Pregare che tutto si risolvesse per il meglio, che la speranza non lo abbandonasse del tutto, che qualcuno potesse infondergli la forza e il coraggio per fare ciò che era giusto e liberare il mondo da Lucifer.
 
Perché semplicemente, l’idea di rinunciare a Cass o deluderlo era impensabile.

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Capitolo 6
*** The beater - il battipanni ***


Titolo: The beater (il battipanni)
Prompt: Obama
Rating: verde
Avvertimenti: sogni allucinogeni, comico.

 

The beater
-Il battipanni-

 
-Cass, credo di essere stressato-
Esordire la giornata con due pesanti occhiaie a cerchiare gli occhi e un’espressione da zombie non era esattamente il massimo. Per nessuno. Ma lo era ancora di meno se Dean Winchester, cacciatore dal giorno del suo quinto compleanno o giù di lì, affermava di essere stressato.
Perché l’uomo in questione aveva affrontato mostri di ogni genere, dissotterrato una quantità innumerevole di tombe per assicurare la pace ai rispettivi spiriti, finto di essere un agente dell’FBI o chissà che altro pur di ottenere informazioni strettamente riservate, viaggiato giorno e notte di fila, accumulato un’incredibile numero di ore di sonno arretrato e…insomma, avete capito l’antifona. L’elenco sarebbe molto più lungo di così, ma non vi annoieremo oltre.
Ma mai, Dean Winchester aveva ammesso a se stesso di essere sotto stress.
Figuriamoci davanti a un pubblico più o meno esteso di cacciatori.
Questi lo guardarono con tanto d’occhi e certi che fosse una scusa per concedersi qualche ora di trastulli con il suo angioletto, si defilarono con delle scuse improbabili.
Dean si accasciò su una sedia abbandonata, le spalle curve e una mano a coprire gli occhi.
Insomma, una posa che non era proprio passabile come approccio sexy.
-Che succede?- Castiel prese posto dietro di lui, praticando una pressione lieve ma decisa sulle spalle e tra le scapole per allentare la tensione dal corpo del compagno attraverso quelle tecniche di distensione orientali di cui spesso si serviva.
-Ho fatto un altro di quei sogni assurdi-
Il sottoposto si lasciò sfuggire un sorriso.
-Su, avanti. Sputa il rospo- lo invitò sottovoce, senza smettere di massaggiare da bravo esperto i punti più tesi del compagno.
 
-Ma che…?- Dean si guardò attorno esterrefatto.
Di fronte ai suoi occhi si stendeva una pianura infinita e desertica di sabbia violetta. Le dune altissime si muovevano sinuose, in perfetta armonia con la brezza mattutina.
Ma la sabbia viola non era l’unica cosa anomala; in cielo Dean aveva contato tre lune. Tre.
E al centro di quella distesa di sabbia, sospeso a mezz’aria come se stesse cavalcando un tappeto magico c’era l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.
-Presidente?- aveva chiesto dubbioso ma con un pizzico di curiosità, stavolta pienamente cosciente che fosse un sogno e non lo stupido effetto di un’altrettanta sciocca botta in testa.
-Dean Winchester, Dio mi ha parlato-
-Wow. Insomma, è interessante sapere che quel figlio di puttana si fa ancora vivo con qualcuno. Specialmente con un qualcuno morto, sono certo di averti ammazzato un anno fa quando ti sei trasformato in Croat!- lo sbeffeggiò il leader di Camp Chitaqua, con un sorriso ironico a fargli compagnia.
-Taci, miscredente! Nostro Padre mi ha affidato qualcosa che debellerà la piaga che affligge in nostro popolo e che libererà definitivamente l’America.-
Dean corrugò la fronte.
-Cosa? Una bomba atomica?- davvero, Dean iniziava a credere che il solo modo per arrestare quella pazzia fosse sganciare una bomba di distruzione cosmica su quel pianeta ormai andato a farsi friggere.
-No. Qualcosa di meglio!- Obama sorrise benevolo e Dean iniziava quasi a credere che quell’allucinazione avesse un qualche senso.
Lui e gli altri avevano pregato tanto per un segno divino.
Lui aveva pregato perché Michael si prendesse il suo corpo per fare ciò che il cacciatore gli aveva impedito di portare a termine anni prima.
Avevano sperato.
Che Dio si fosse sinceramente deciso ad ascoltare le loro suppliche? Che li avesse perdonati e avesse deciso di aiutarli?
-Farò qualunque cosa- annuì deciso Dean.
Il sorriso dell’ex presidente si allargò.
-Ottimo ragazzo. Prendilo, ti spetta di diritto.- Così dicendo, l’uomo si sbottonò la giacca e tirò fuori dalla tasca interna quello che aveva tutto l’aspetto di un…
-Un battipanni? E che diamine ci faccio con questo?- Dean sgranò gli occhi, sbottando oltraggiato. Che cavolo, lo stava prendendo per i fondelli? –Senti, ti ho già ammazzato una volta, quindi…-
-Relax, boy! Take it easy! Stai sciallo*!-
Dean era sempre più sconvolto.
-Allora, Winchester. Prendi questo oggetto mistico.- iniziò a spiegare.
-Mistico un corno, quello è un battipanni! Un comunissimo battipanni uscito fuori da un qualunque supermercato!- precisò il cacciatore, puntandogli il dito contro, con tono accusatorio.
-Zitto, uomo di poca fede! Dicevo. Prendi questo battipan…oggetto mistico e recati dal demonio.-
-Ehy! Vacci piano con le parole, il demonio in questione si è impossessato di mio fratello!- ci tenne a ricordare il leader.
-Per questo dovrai attirarlo con un diversivo e una volta arrivato all sue spalle…PAM!- Obama ridacchiò vedendo l’interlocutore sobbalzare, ma recuperò immediatamente il tono solenne di poco innanzi. – Lo sculacci energicamente finché da quella sua adorabile boccuccia da avvocato del diavolo, perdona la battuta, non sputerà fuori quella pecorella nera di Lucifer.-
-“Pecorella nera”?- le sopracciglia di Dean si sollevarono, a dimostrazione della sua incredulità.
-È così che Lui ha chiamato il pargolo disobbediente, caro.-
Con un brivido lungo la schiena (era inquietante che Obama si rivolgesse a lui con una simile confidenza, come se fossero amici di vecchia data. Invece, solo un anno prima lo aveva visto sbavante e completamente fuori di zucca!) Dean si avvicinò a quel presidente in vesti di santone.
-E quando la “pecora nera” esce dal corpo di mio fratello…che faccio? Di sicuro non posso intrattenerlo con delle barzellette!-
-Mio caro ragazzo, mi deludi! Pensavo fossi un professionista, Winchester!- Obama si portò una mano alla bocca, come se le parole del cacciatore lo avessero seriamente sconvolto fino a tal punto. A Dean ricordava tanto una recita teatrale. –Chiami un Ghostbuster e lo fai risucchiare dall’aspirapolvere magica! Poi prendi l’angioletto e vi date a un po’ di sana proliferazione!-
 
-E poi mi sono svegliato.- concluse, mogio.
Castiel restò per un attimo in silenzio, sforzandosi il più possibile di non scoppiare a ridere.
Ultimamente i sogni di Dean erano uno spasso!
-Dean…le abbiamo provate tutte e anche se non capisco cosa c’entri la proliferazione alla fine, questa è un’opzione effettivamente inesplorata-
-Cass, non burlarti delle mie disgrazie!- si lagnò il cacciatore, dandogli un pugno non troppo forte sulla spalla.
-Ok, ok- ma nemmeno due secondi più tardi Cass aveva scordato la parola data. –Take it easy, boy! Stai sciallo!-   
Dean si schiaffò una mano in faccia. Cass l’avrebbe preso in giro per tutto il giorno, quindi non gli restava che rassegnarsi…

*stai tranquillo, in gergo giovanile. In voga fino a qualche anno fa.

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Capitolo 7
*** Do you remember our first time, Dean? ***


Titolo: Do you remember our first time, Dean?
Prompt: primo fiky-fiky…che vergogna e che gaffe!
Rating: arancione
Avvertimenti: flashback, lemon non esplicita, fluff, comico, maltrattamento di hot-dog e salsicce, boxer improbabili per pennuti angelici.
 

Do you remember our first time, Dean?

 
Dean era comodamente seduto sul cofano della sua Impala. Non la guidava da tempo, era vero, ma non era riuscito a separarsene: quella non era una semplice macchina. Rappresentava tutti i suoi ricordi e ne celava molti altri.
Era una notte stellata, serena e la giornata era stata abbastanza proficua: aveva sbaragliato con i suoi compagni alcuni Croat e non avevano subito alcuna perdita. Avevano perfino trovato delle provviste, che ora il leader dei cacciatori consumava beatamente con il suo migliore amico, nonché amante, seduto al proprio fianco.
Era successo quando aveva estratto dal suo pacchetto un hot dog, che Castiel era improvvisamente scoppiato a ridere senza ritegno, quasi soffocandosi con l'assenzio.
-Sei completamente ubriaco?-
Cass aveva scosso il capo, ancora ghignando ed una scintilla nei suoi occhi blu fece rabbrividire Dean di aspettativa.
-Scusami, é solo che mi è venuta in mente la nostra prima volta. Pensavo preferissi gli hamburger...o i pesci pagliaccio- concluse, scrutando quello sciocco panino con una buona dose di malizia.
Il cacciatore, che stava per addentarlo, lo scansò visibilmente imbarazzato.
-Cass!-
L'angelo abbandonò il bicchiere, ormai privo di attrattive sul prato, concentrando tutta la sua attenzione sulle iridi verdi del compagno a cui ora stava di fronte. Senza mai spezzare quel delicato e intenso contatto visivo, infilò una gamba tra le sue, per avere una maggiore comodità d'azione; poi iniziò a leccare lascivo il suo panino.
Dean lo fissava stordito dalla sensualità innata di quelle labbra, dall'intensità del suo sguardo, dalle sensazioni che gli scatenava la sua vicinanza.
E dire che la loro prima volta era stata completamente diversa.
Un disastro, insomma...
 
Si era ritrovato quel pulcino arruffato davanti al naso, prima ancora di finire di formulare la domanda al telefono. Era lì, davanti a lui e lo scrutava con la fronte corrucciata e il viso lievemente inclinato, interrogativo e quegli occhioni blu in cui sarebbe potuto facilmente sprofondare, lo studiavano con curiosità.
-Dean, è successo qualcosa?-
Eccolo lì, il suo pennuto apprensivo. In realtà non era accaduto davvero nulla di particolare, escludendo la solita routine da cacciatori. No, la ragione per cui aveva chiamato l'angelo era un'altra e anche se era disposto ad insistere fino allo sfinimento, Cass non si era davvero fatto pregare, precipitandosi da lui come sempre.
-Avevo voglia di fare qualcosa di divertente. Insomma, tutte le volte che ci vediamo é per risolvere dei casi.- aveva sorriso e si era avvicinato per sistemargli al meglio la cravatta e dare una parvenza di ordine al trench troppo grande per lui.
Castiel non aveva proferito parola, rimanendo però in ascolto.
-Propongo hamburger o hot dog, patatine e film sul divano?-
-Non c'è nessun mostro?- l'angelo inclinò la testa, sinceramente colpito. Non era mai accaduta una cosa del genere e si sentiva strano, quasi euforico e non sapeva spiegarsene la ragione.
-Solo Sammy- scherzò Dean, facendo un cenno con la testa per indicargli il bagno -Ma non credo che si unirà a noi. Si sta preparando a uscire con una bella gattina...-
-Pensavo che Sam preferisse i cani.-
Il cacciatore trattenne a stento una risata.
-È un modo di dire, Cass. Intendevo che ha un appuntamento con una bella ragazza.-
-Oh.- 
Proprio in quel momento, il fratello minore uscì dal bagno, accompagnato da nuvolette di vapore e da un'arietta fresca.
-Dean, ricordati di chiudere la finestra. Io vado. Castiel, assicurati che mio fratello non incendi la camera!-
-E tu assicurati che la tua bella non sia un'amazzone!- ribatté il fratello maggiore, alzando gli occhi al cielo.
Sam sbiancò.
-Non dirlo neanche per scherzo!-
Dean ridacchiò e andò a sedersi sulla sponda del letto, mettendosi il borsone sulle ginocchia, trafficando alla ricerca di qualcosa.
Sam gli diede le spalle, avviandosi alla porta, seguito dallo sguardo curioso dell'angelo, che se ne stava in piedi al centro della stanza.
Quando era ormai sull'uscio, certo di essere al di fuori di ogni possibile attacco, il fratello minore venne colpito in piena testa da qualcosa.
Girandosi alla ricerca del misterioso oggetto, individuò in terra un piccolo involucro dalla forma quadrata, che lo fece arrossire vistosamente.
Sbraitò il nome del fratello, ma non fece in tempo a rilanciargli il preservativo, perché Dean lo aveva già chiuso fuori dalla camera, ridendo come un imbecille.
Castiel ascoltò gli insulti che Sam rivolgeva al più grande, senza capire perché questi fosse tanto rilassato: il cacciatore aveva aperto il frigorifero alla ricerca di una lattina di birra e raggiunto il divano, facendo poi cenno all'angelo di raggiungerlo, senza prestare la minima attenzione agli improperi del fratellino.
-Dean, apri la porta!- Sam continuava a sbraitare.
-Sammy, anche se non lo userai, non c'è alcun bisogno di farlo sapere ai vicini. Piantala di fare baccano.-
-Non ti sopporto!-
A quelle parole seguirono dei passi pesanti, segno evidente che Sam si stava allontanando.
Al ghigno soddisfatto di Dean, Castiel inclinò la testa, preoccupato.
-Dean...Sam non ti ha appena detto una cosa cattiva?-
-Sta tranquillo. Non diceva sul serio.-
L'angelo annuì, pensieroso.
Restarono sul divano per un po', finché Dean non finì la lattina di birra, annunciando che sarebbe andato a preparare la cena.
Stava tagliando dei panini rotondi, quando Castiel riprese a parlare.
-Dean. Cos'era la cosa che hai lanciato a Sam?-
Il cacciatore si aprì in un sorrisetto e abbandonò i panini al loro destino.
Castiel non sapeva assolutamente nulla di sesso, e il Winchester si sentiva in dovere di rimediare. In fondo, Cass lo aveva sempre aiutato quando non sapeva come agire durante caccie particolarmente strane.
Toccava a lui fare qualcosa per quel pulcino inesperto.
Andò a cercare un altro condom nel borsone e quando la sua mano riemerse trionfante con la confezione in mano, la mostrò con orgoglio al suo pennuto angelico.
-Amico mio, questi sono la "salvezza"!- annunciò, con una scintilla di pura felicità nello sguardo.
-È un'arma?- domandò confuso l'angelo, provocando lo sbuffo divertito dell'umano.
-No, no. Direi piuttosto una protezione.-
-Una protezione? E per cosa? Sembra...piccola.-
-Vedi, Cass. So che non ti è ancora capitato, ma quando vorrai andare a letto con una ragazza, si riveleranno di vitale importanza.-
Dean aveva un'espressione seria, quasi solenne e Castiel intuì quanto fosse importante ciò che l'umano stava per dirgli. Quindi raccolse a sé tutta la concentrazione possibile: non voleva deluderlo. Avrebbe ascoltato con estrema attenzione.
-Questi, Cass, sono preservativi. Se fai sesso, assicurati sempre di averne almeno un paio a portata di mano. Oltre a proteggerti da eventuali malattie, eviteranno alla tua bella una gravidanza indesiderata.-
Castiel corrucciò la fronte, confuso.
-Dean, ma la gravidanza non è una cosa bella?-
Il cacciatore trattenne un sorriso, davanti a tanta ingenua purezza.
-Certo, se decidi di trascorrere il resto della tua vita con la ragazza che ami, è una cosa bella e può darti enormi soddisfazioni, oltre a delle emozioni immense. Ma se si tratta solo di un'avventura, di un divertimento, è meglio essere protetti. I bambini sono...- Dean arrossì leggermente, rendendosi conto che ciò che stava per dire era davvero profondo. -I bambini sono il frutto dell'amore di due persone. I genitori devono ponderare attentamente una decisione del genere; rischiare una gravidanza da una ragazza che si conosce poco può rivelarsi catastrofico...-
L'angelo annuì distrattamente, forse più interessato alle lentiggini ben evidenti del suo umano, piuttosto che al problema "rischio gravidanza".
-E...come funziona quella "protezione"?- domandò avido di sapere.
-Oh, beh...- se possibile, Dean arrossì ancora di più. -Devi...devi metterlo sul tuo...-
Davanti all'espressione totalmente curiosa di Castiel, si arrese all'evidenza: l'angelo non lo avrebbe mai intuito! Forse, nemmeno con un disegno!
Istintivamente afferrò uno dei würstel destinati a divenire la loro cena.
-Devo mettere il preservativo su una salsiccia?- concluse intontito il pennuto.
Dean trattenne un singhiozzo sconsolato, ben conscio che lui e Cass non avevano in mente lo stesso tipo di "salsiccia". Beata ingenuità!
-No, Cass. È solo una metafora per...- l'umano era troppo imbarazzato per proseguire, quindi si limitò a indicare all'angelo il cavallo dei propri pantaloni.
L'angelo si avvicinò a lui, senza smettere per un secondo di interrogarlo con quei suoi occhioni blu e con innocenza disarmante, sfiorò con l'indice il punto cui Dean aveva accennato.
-Qui?- Chiese conferma.
 Dean non saltò su come una molla per il semplice fatto che era pietrificato. Si riprese solo quando Castiel fece scorrere il dorso del dito sui jeans, provocandogli inconsapevolmente una scarica elettrica lungo la spina dorsale. Indietreggiò di alcuni passi, sottraendosi così al tocco dell'angelo, rosso in viso.
-Ca... Cass, é meglio lasciar perdere. Sono certo che troverai mille ragazze disposte a spiegarti come si usa.- farfugliò, tremando leggermente per le sensazioni che il tocco appena percettibile dell'angelo gli aveva procurato. 
-No, Dean, per favore. Non ti interrompo più, promesso!-
Come se fosse stata solamente un'interruzione! Per poco quel pennuto non gli procurava un'erezione! Ma quell'espressione dispiaciuta era troppo simile a quella di un moccioso triste e gli faceva una tenerezza infinita. Cercò di placare i bollenti spiriti, perché certamente Castiel non aveva agito in malafede e poi...era un uomo!
Almeno, il suo tramite era un uomo e lui, Dean Winchester non poteva davvero provare attrazione per una persona dello stesso sesso.
Forse, era il caso di spiegare anche questo a Cass.
-Cass.- esordì, schiarendosi la voce per farle ritrovare un minimo di fermezza. -Tu sei nel corpo di un uomo. Quindi non puoi toccare altri uomini, ok? Ora, immagina di essere una salsiccia.-
Per dare man forte alla sua metafora, Dean infilò un hamburger cotto alla piastra in un panino rotondo e lo mostrò a un sempre più confuso angioletto.
-E questo hamburger è una ragazza. Ora...tu vuoi divertirti con questa persona, quindi penseremo a del sano sesso sicuro. Mettiamo "lì" il preservativo. In questo modo...- con delle rapide ed esperte manovre, Dean scartò la confezione del profilattico e lo mise con un certo imbarazzo sulla salsiccia. Fare una cosa simile davanti a Castiel gli metteva una certa agitazione.
-Le prime volte è un po' complicato, magari più tardi puoi fare qualche prova con altri würstel. Quando sei protetto, puoi dedicarti al resto-
-Il resto?- il moro inclinò il capo.
-Beh, sì. Ora che la salsiccia è protetta, puoi infilarla nella ragazza...-
Castiel prese in mano la salsiccia, scrutandola come farebbe uno scienziato pazzo con una provetta fluorescente tra le mani. Poi aprì senza troppi indugi il panino e schiaffò la salsiccia sopra l'hamburger.
-Ecco...magari con più delicatezza, Cass.- suggerì il cacciatore, lievemente traumatizzato da tanta brutalità, che poco si addiceva a una creatura del Signore. Sfilò dal panino il würstel e pensò velocemente a un modo per spiegarsi meglio. -D'accordo. Facciamo così. Tu fai la ragazza e io ti faccio vedere come si fa.-
Castiel annuì, osservando con la massima attenzione i gesti dell'umano.
La salsiccia scivolava su e giù lungo l'hamburger. Una volta capito il meccanismo, l'angelo si fece più partecipe, assecondando i movimenti di Dean.
 Dopo qualche minuto l'umano si bloccò.
-Hai capito?-
Il pulcino angelico annuì assorto.
-Quindi ho appena fatto sesso con te?- domandò con la solita ingenuità.
-No. No, questa era solo una simulazione. Il sesso vero non si fa col cibo.- lo corresse il cacciatore, augurandosi che quelle parole non decretassero la negazione di quanto il suo pennuto aveva appena dichiarato.
Preghiera che, come c'era da aspettarsi, non venne presa in considerazione.
-Scusa, Dean...ma credo di non aver capito. Perché abbiamo preso salsiccia e hamburger, se non era sesso vero?-
-Per farti capire come dovresti muoverti se davanti a te ci fosse la persona con cui vorresti farlo.- spiegò pazientemente l'altro.
In quel momento, l'angelo venne colto da un'illuminazione. 
-Allora se la salsiccia è il mio "lì", l'hamburger è il "lì" dell'altra persona?-
Dean pensò fosse opera della divina provvidenza, accorsa in suo aiuto e questa volta fu il suo turno di peccare d'ingenuità, perché annuì.
Senza dargli il tempo di rendersi conto di quanto stava per accadere, Castiel gli mise le braccia al collo e cominciò a strusciarsi contro il bassoventre del cacciatore, che rantolò delle proteste sconclusionate.
-Cass? Cass, andiamo. Smettila.-
-Non va bene, Dean?- l'angelo si premette con maggior vigore contro il corpo caldo di Dean.
-No, Cass. Non va bene, io non sono una donna! Lasciami!-
Il moro scosse negativamente la testa, solleticando con i capelli arruffati il collo e l'orecchio dell'umano.
-Io non riesco a parlare con le donne. Mi agito, divento rosso, non riesco neppure a fare un discorso! Figuriamoci una cosa tanto importante! Mi vergogno!-
-Ti assicuro che è normalissimo, Cass! Anche io la prima volta non sapevo cosa fare, ma devi lasciarti guidare dall'istinto. Non puoi farlo con me! La tua prima volta deve essere un bel ricordo.- cercò di spiegare all'amico, sentendosi a disagio per ciò che i movimenti di Castiel risvegliavano in lui.
-Se deve essere un bel ricordo, perché non posso farlo con te? Sai come si fa, puoi mostrarmelo e poi...io mi fido di te.-
Dean provò a ritrarsi, con il solo risultato di andare a sbattere contro il tavolino, rimanendo così schiacciato tra questo e il corpo dell'angelo, con il suo profumo di olio sacro e incenso; un aroma incredibilmente avvolgente ed inebriante, che lo stordì quasi completamente.
Con la poca lucidità rimasta, provò nuovamente a convincere quel pennuto focoso.
-Ne sono lusingato. Ma come ti ho spiegato certe cose si devono fare tra uomo e donna...-
-Hai un'erezione, Dean.- notò Castiel, sfiorandola curioso, senza dare minimamente peso alle parole del Winchester.
L'umano s'irrigidì a quell'improvvisa vampata di calore. E poi, da quando quel moccioso conosceva certi vocaboli?
-L'hai chiamata così, vero? Quando c'era il fattorino delle pizze in tv.- gli ricordò il moro, alludendo al solo porno che avesse mai visto in vita sua, senza nemmeno capirne il senso.
-Oh...sì, quella...è...- ormai non sapeva più nemmeno mettere due sillabe in croce.
-Anche io, Dean.- disse, come se davvero Dean non sentisse l'erezione dell'angelo contro la propria, attraverso la stoffa dei pantaloni. -Fa male anche a te?-
Era tutto così strano, eppure non riusciva ad allontanare il corpo di Castiel dal proprio. Non quando quegli occhi non lasciavano un solo istante i propri, alla ricerca di risposte.
-È...è quello che succede quando sei eccitato, Cass. Quando vuoi fare sesso con qualcuno. Ma non posso farlo io.-
-Perché?- insisté il pennuto angelico.
-Perché non ho nessuna intenzione di fare l'hamburger! Non posso essere la tua donna, Cass! Io sono una "salsiccia"!-
L'angelo fissò i suoi supplicanti occhi blu in quelli verdi e lucidi di desiderio dell'altro.
-Allora lo faccio io l'hamburger. Per favore, Dean...-
Il Winchester provò il bisogno irrefrenabile di gridare che no, non era possibile, che non potevano fare una cosa del genere. Ma gli zaffiri liquidi di Castiel non gli lasciavano via di scampo e a voler essere del tutto sinceri, non era più nemmeno così certo di volersi sottrarre a quelle attenzioni.
Senza nemmeno rendersene conto, iniziò a sfiorare con le proprie labbra quelle del suo pennuto, che rispose imitandolo, un po' impacciato.
-Maledizione, Cass...con Meg ci hai messo più impegno!- si lamentò in un soffio avvilito l'umano, senza prevedere le conseguenze.
La lingua di Castiel invase di prepotenza la sua bocca, andando a giocare con la sua  lingua in modi che Dean non aveva mai sperimentato nemmeno con le ragazze più esperte, che di certo un verginello come il suo pennuto angelico non avrebbe dovuto conoscere; se pensava che Meg aveva ricevuto un bacio incredibilmente simile a quello, gli veniva l'orticaria per la rabbia!
Per non parlare delle mani dell'angelo, una intenta a massaggiargli la nuca e l'altra che accarezzava la sua schiena...lasciva?
Insomma, non avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe associato un simile aggettivo a quel moccioso.
Si domandò come facesse quel pulcino arruffato ad avere una simile esperienza, se davvero non aveva mai svolto certe "attività" e si allontanò leggermente da quella bocca tentatrice, con i capelli ormai più arruffati di quelli del compagno e il fiato corto.
Il suo pulcino alzò lo sguardo, corrucciato, premendo maggiormente l'inguine contro quello di Dean.
-Mi...mi fa male...- si lamentò, in un pigolio supplichevole.
Il cacciatore si morse il labbro inferiore, incerto sul da farsi: poteva allontanarlo e lasciarsi trafiggere dalla sua espressione triste e delusa, fargli vivere un rifiuto oppure cedere al piacere. Ed era indiscutibile che ormai ne fosse ammaliato: ne era una prova lampante il fatto che l'angelo non giacesse a terra tramortito da un calcio per averlo toccato così intimamente.
La verità era semplice: quello che gli stava davanti era Cass.
Cass.
Non un fottuto pennuto paradisiaco qualsiasi, ma il suo Cass, il moccioso imbranato a cui doveva la salvezza della propria anima.
Il loro legame era sempre stato qualcosa di...trascendentale.
Qualcosa che andava bel al di là dell'amicizia, anche se difficilmente definibile con vocaboli umani. Forse, perfino "amore" era inappropriato.
Dean sorrise tra sé, sfiorando con le labbra l'orecchio del moro, che trasalì appena il fiato caldo dell'altro gli solleticò il lobo con parole tremanti.
-Sto per fa re qualcosa che non avrei mai pensato di fare. Ma so che potrei farla solamente con te...Cass...-
Il suo nome, pronunciato dal suo umano, ricordò a Castiel la sensazione che provava quando, ancora piccolo, entrava nell'Etere.
Immensità, purezza, spazio infinito...
Dean aveva appena toccato, senza saperlo, un punto nella sua Grazia, che lo fece fremere.
Ancora più intenso della sensazione appagante che lo prese alla sprovvista quando, un istante più tardi, Dean lo attirò a sé deciso, facendo scontrare nuovamente i loro bacini, questa volta strusciandosi con maggiore convinzione, massaggiando provocante i glutei incredibilmente sodi dell'angelo.
Mentre la lingua del cacciatore assaggiava avida la clavicola del moro, questi si morse il labbro, lasciandosi sfuggire un gemito appagato; le sue dita iniziarono a scorrere in una lenta tortura sui fianchi perfetti del Winchester...
Tutto era perfetto.
Fino a quel momento.
Quando Dean decise che era ormai tempo di porre fine ai baci e insegnare a Cass qualcosa di più "sostanzioso", iniziò la catastrofe...
Dopo aver invertito le posizioni e punito adeguatamente il pulcino per averlo tenuto schiacciato fino a quel momento contro il tavolino, torturandolo con lente carezze e piccoli morsi su ogni pezzetto di pelle visibile, l'umano strinse la mano intorno al polso dell'angelo, attirandolo a sè con un sorriso deliziosamente ammiccante.
-Ora ti mostrerò cosa sono i veri preliminari...-
Era talmente concentrato a non staccare gli occhi di dosso al suo pennuto, che non si accorse minimamente della sedia contro cui stava andando a sbattere indietreggiando.
Sentì la terra mancargli sotto i piedi, vide il soffitto vorticare con la stessa velocità di una biglia impazzita e in men che non si dica, un dolore lancinante gli trapassò la nuca, lì dove aveva incontrato il pavimento.
Gridò di dolore, portando una mano a massaggiare la parte colpita, anche se le fitte non gli permettevano quasi di aprire gli occhi.
Quando ebbe finalmente ritrovato la lucidità, Castiel lo fissava intontito.
-Questi "preliminari"...sembrano molto dolorosi- fu la sua splendida deduzione. Eccezion fatta per un particolare.
-Questi non erano i preliminari! Questa si chiama "caduta libera" e non era prevista!-
A quelle parole, il pennuto angelico si inginocchiò di fronte all'amante, preoccupato.
-Ti sei fatto male? Posso usare i miei poteri per...-
Dean non gli lasciò terminare la frase: si puntò sui gomiti, per raggiungere con il viso quello del compagno e leccò il contorno delle sue labbra.
-C'è un altro modo per curarmi, ora...- soffiò, sensuale.
Intrecciò le dita con quelle dell'altro, attirandolo su di sé, facendo scorrere poi le mani dietro la schiena.
Le fece risalire fino al collo, per poi scivolare sul davanti e afferrare il bavero del trench, per una volta infastidito dalla presenza ingombrante dell'indumento sfilandolo abilmente.
Castiel lo lasciò fare, anche quando le dita del cacciatore corsero a slacciargli la cravatta e, successivamente, i bottoni della camicia.
Le mani del Winchester tremarono leggermente quando sfiorarono la cintura dei pantaloni, bloccate per un momento dalle stupide paranoie prodotte dalla sua mente masochista. 
-Dean?- il richiamo dell'angelo bastò a farlo riemergere da quel vortice che rischiava di trascinarlo alla deriva. Con una nuova sicurezza, rimosse sia la cintura che i pantaloni del moro e...restò a bocca spalancata davanti alla sorpresa che lo attendeva.
-Non ci credo- sussurrò sconvolto, davanti a quella proboscide attorniata da due occhioni sorridenti. E no, non c'erano assolutamente doppi sensi, perché quello che celava (o forse sarebbe meglio dire "risaltava") le grazie di Castiel, stampato sulla stoffa dei boxer, era un elefantino. La faccia paffuta situata proprio in corrispondenza del suo "amichetto", mentre il resto della stoffa era simpaticamente decorato dalla stampa di piccole arachidi.
Il cacciatore sollevò le sopracciglia, incredulo.
-Seriamente Cass, dimmi che ho le allucinazioni e che non hai un elefante là sopra!- supplicò, con una nota vagamente isterica. Insomma. Non che fosse davvero arrabbiato con Castiel. Non era certo colpa di quel moccioso se il suo tramite soffriva di "zoofilia glamour infantile". Ma quel dannato elefante non faceva che mettere in risalto la salsiccia del pennuto e pur sapendo che non l'avrebbe usata contro di lui, Dean si sentiva leggermente imbarazzato al pensiero che presto, lo avrebbe visto nudo. E che sarebbe stato nudo a sua volta.
Diamine, si sentiva come e peggio della sua prima volta!
Castiel aveva guardato con il medesimo interesse i propri boxer.
-Non hai le allucinazioni. Forse a Jimmy piacevano gli elefanti- ipotizzò.
Dean roteò gli occhi, prima di tirare un lungo sospiro, per imporsi autocontrollo e trovare il coraggio di superare quel suo blocco. Era Castiel...salvo altri intoppi, sarebbe andato tutto bene.
-Bé...buongiorno, Dumbo!- il Winchester ignorò la piega interrogativa assunta dall'angelo, tornando a dedicare le sue attenzioni al suo corpo fremente.
Risalì con la lingua dall'ombelico fino alle labbra, quasi stupendosi del sapore dolce di quella pelle chiara. Forse, dipendeva dalla sua natura angelica. Sì, doveva essere così, perché si rifiutava di credere che con un qualunque altro uomo avrebbe provato la stessa piacevole sensazione al gusto.
O al tatto. Sì, perché quando le sue dita iniziarono a giocare con un capezzolo, non provò alcun fastidio non sentendo sotto la propria mano il seno prosperoso di qualche sconosciuta.
Anzi, era come se non avesse mai fatto altro che attendere quel corpo.
Quell'angelo.
Per non parlare dei gemiti soffocati che sfuggivano sconclusionati dalle labbra di quel moccioso che, ormai ne era certo, lo aveva completamente fatto uscire di senno, forse stregandolo. O forse, semplicemente donandogli tutto il suo amore incondizionatamente, sin dal primo istante in cui le loro vite si erano incrociate. Sta di fatto che per il cacciatore, quei suoni erano come il più dolce miele del paradiso.
Così come la visione celestiale che aveva dinnanzi: il suo piccolo pulcino aveva gli occhi lievemente socchiusi, e il solito blu era adombrato e reso più scuro dal desiderio e dal piacere. Piacere che lui, Dean Winchester, gli stava procurando. Non poté che sentirsi immensamente inorgoglito per questo.
Quando le loro erezioni entrarono a contatto, attraverso la stoffa, Castiel inarcò la schiena e abbracciò di slancio il cacciatore, supplicandolo di fare qualcosa.
Dean ansimò in risposta, scostando delicato ma deciso quel corpo che lo sconvolgeva fino a quel punto. Afferrò i lembi della propria maglietta e la sfilò velocemente, lanciandola lontano, fingendo una tranquillità che non gli apparteneva. Tutta la sua esperienza sembrava essere venuta meno e, tutto sommato, non era difficile intuirne la ragione: non aveva alcuna esperienza con gli uomini e anche se Cass era vergine e non aveva dunque grandi parametri di giudizio, la sua prima volta sarebbe dovuta essere speciale.
L'angelo proruppe nuovamente il filo dei suoi pensieri, afferrandogli la mano; solo allora si rese conto di stare tremando e il suo moccioso lo guardava preoccupato.
-Va tutto bene- mentì. Doveva rilassarsi. Doveva, per il bene di Cass.
Il moro annuì, comprensivo e imitò i gesti del cacciatore, spogliandolo dei suoi jeans.
-Va tutto bene- ripeté il moro, baciandolo a fior di labbra una volta completata la manovra.
Eppure, Dean aveva un fremito ad ogni tocco, bacio o sguardo dell'angelo. Mai si era sentito così esposto, vulnerabile. Forse nemmeno all'inferno. Solo ora realizzava di aver sempre mantenuto un certo ascendente su Castiel, un controllo che ora gli scivolava dalle mani come l'acqua che sgorga da una sorgente. Ne era spaventato, eccitato e Dio solo sapeva che altro.
Le sue carezze sui fianchi o i suoi baci roventi, i piccoli morsi sul lobo dell'orecchio o al labbro, sul collo e i suoi capelli scuri, che lo solleticavano ad ogni minimo movimento erano al tempo stesso una fonte di piacere e di confusione.
La testa era un vorticare di emozioni senza fine.
E che cavolo, quel dannato pennuto era davvero troppo esperto per essere alle prime armi!
-Sembra che tu abbia un talento innato, eh?- si lasciò sfuggire, scendendo con la mano fino al bordo dei boxer, indugiando sul da farsi, intimidito da ciò che stava per fare. All'ennesima supplica del compagno deglutì nervoso, prima di procedere; sin dal primo contatto, Cass inarcò la schiena, sopraffatto dal piacere. Nonostante fosse strano per Dean toccare un corpo maschile, i gemiti appagati dell'angelo lo assorbirono quasi del tutto. E sì, c'erano degli sprazzi di lucidità, durante i quali il Winchester si chiedeva cosa stessero facendo. Poi però, il moro lo chiamava per nome, lo sfiorava, lo incoraggiava e tutto sfumava d'importanza e veniva sopraffatto dalle sensazioni e dalla passione.
Non sapeva dire con certezza quando avesse sfilato quel ridicolo strato di cotone dal corpo dell'angelo e se fosse stato Cass a spogliarlo o se avesse fatto tutto da solo; sta di fatto che Dean si ritrovò completamente nudo, ben spalmato sul corpo bollente del compagno. Il contatto tra i loro corpi si faceva sempre più frenetico e il Winchester iniziava ad avere il sospetto che non avrebbe resistito ancora per molto; infatti, appena il suo angioletto raggiunse l'apice del piacere, inarcando la schiena e lasciandosi sfuggire un gemito più forte degli altri da quelle labbra perfette e carnose, Dean fu come attraversato da un'ondata di calore che lo travolse  e seguì il moro.
Si accasciò su di lui, annaspando alla ricerca di ossigeno, mentre le sue dita correvano alla ricerca dei capelli scuri dell'altro, per giocare con quelle ciocche arruffate, morbide come la seta più pregiata.
Non aveva ancora ripreso del tutto il controllo sul suo respiro quando la lingua di Castiel invase la sua bocca. Ma non lo allontanò, perché era così bello rincorrerla con la propria, lisciarla e giocarci, che avrebbe volentieri rischiato di svenire per carenza d'ossigeno. Quando si separarono, gli occhi di Cass sembravano diversi. Era sempre il suo pulcino, certo, ma era come un bambino che aveva appena scoperto un mondo nuovo, incerto ed eccitato all'idea di esplorarlo in ogni suo meandro.
-Cass?- la propria voce andò ad accarezzare dolce e sensuale i lobi del compagno, che alzò i suoi occhioni blu sul suo viso.
L'angelo non rispose, ma cercò riparo tra le sue braccia. Un dito gli solleticò l'avambraccio, risalendo verso la spalla fino a raggiungere il segno che aveva impresso al cacciatore quando lo aveva letteralmente ripescato dall'Inferno. Lì aprì la mano, facendo combaciare l'impronta con il palmo e le dita. Come a voler ricordare il legame che li univa.
La sua espressione era serena e distesa, felice.
-Lo sapevo-
Dean si voltò verso il pennuto, cercando di interpretare quelle parole.
-Sapevo che avresti mantenuto la promessa.-
Dean arrossì; quando gli aveva promesso che non lo avrebbe lasciato morire vergine, non immaginava di certo che gli eventi si sarebbero sviluppati in quel modo!
Senza contare un altro aspetto fondamentale.
-Cass, quello che abbiamo fatto ora non era...sesso. Insomma, in un certo senso lo era, ma...non del tutto.-
L'angelo si puntellò sulle mani, sollevandosi dal comodo giaciglio, abbandonando le braccia avvolgenti del cacciatore per fissarlo attentamente negli occhi.
-Allora cos'era?-
Dean si umettò il labbro, cercando le parole adatte.
-Era...era un assaggio.-
Castiel lo sorprese, sorridendo.
-E puoi insegnarmi il resto?-
Il Winchester boccheggiò, imbarazzato.
Stava per opporsi a quell'ennesima richiesta, ma gli occhi limpidi di Cass erano così puri e imploranti...come dirgli di no?
Come, quando le proprie mani ignoravano gli ordini della propria testa e vagavano, gentili e lievi sui fianchi candidi di quella creatura ultraterrena?
Come, quando le loro bocche non facevano che cercarsi, come se da quell'assaporarsi a vicenda dipendessero le loro stesse esistenze?
Con uno scatto di reni, Dean invertì le posizioni, portandosi sopra l'altro, iniziando un assalto fatto di baci e morsi, mentre la sua lingua disegnava linee immaginarie sul corpo sotto al suo.
Con le dita scivolò timidamente verso il basso, senza la forza di guardare, per paura di perdere quella coraggiosa spinta di temerarietà che gli aveva fatto scordare che quel corpo era quello di un uomo. Sfiorare Castiel fu strano.
Non avrebbe saputo definire le sensazioni di quel contatto, ma di certo non ne era disgustato e questo lo tramortì per qualche secondo. Insomma, tutta la sua vita da etero convinto stava crollando per un verginello paradisiaco?
Il moro, non sapendo come ridestare il cacciatore dai suoi pensieri, gli prese il volto tra le mani, chiamandolo in un sussurro.
Perché anche se non aveva l'esperienza di Dean, capiva perfettamente gli stati d'animo dell'umano, anche quando sembravano illeggibili.
In quel momento Dean era spaventato almeno quanto lui. Ma avrebbero fatto quel passo insieme, come sempre.
Istintivamente, allacciò le gambe dietro la schiena del compagno, attirandoselo addosso. Nei suoi occhi verdi leggeva timore e confusione, ma non era come se Dean volesse allontanarlo. Provò a strusciarsi nuovamente contro di lui, fino a strappargli un sospiro di piacere, che nel frattempo si era risvegliato.
Il Winchester annuì, e riprese la sua lenta carezza, stimolando l'apertura del suo angelo, senza mai staccare gli occhi dal suo viso. O, almeno, ci provò finché le circostanze non lo obbligarono a rivedere i propri propositi.
Già, perché quando cercò di sostituire la propria "salsiccia" alle dita, non trovò accessi di alcun tipo.
-Oh, andiamo!- si lasciò sfuggire, a denti stretti, procurandosi uno sguardo confuso e incuriosito da parte del pennuto sotto di lui.
-Qualcosa non va?-
Dean non sapeva cosa rispondere. Insomma, la situazione era già abbastanza imbarazzante senza dover palesare le difficoltà dovute alla sua inesperienza nel campo.
-Sto solo cercando...Nemo. Lo hai visto, per caso?- una domanda così ironica, da apparire stupida persino alle orecchie del cacciatore.
Infatti, l'angelo ricambiò l'occhiata preoccupato.
-Non so di che parli, Dean- ammise.
-É un pesce pagliaccio.-
Quella conversazione era priva di senso, soprattutto considerando le circostanze.
-Dean...perché cerchi un pesce pagliaccio nel mio fondoschiena?-
-Cass, lascia perdere. Devo concentrarmi, ora- il castano provò nuovamente a  lisciare la pelle sensibilissima del compagno, alla ricerca di un accesso, ma fallì nel tentativo. 
Preso dallo sconforto, rischiò sinceramente di farsi prendere dal panico e cominciò a porsi le domande più assurde e disparate.
Dal "Ma é sparito?" al "Forse avrei dovuto documentarmi con dei porno angelici?"
E in tutto questo parapiglia, Cass non collaborava affatto, perché non smetteva di assillarlo con domande apprensive, che non facevano che agitarlo maggiormente.
-Dean, sei sicuro che vada tutto bene? Ti vedo affannato...-
-Cass, dannazione, collabora!-
-Devo cercare un acquario?-
Ma come un acquario? Cass era ancora convinto che stesse cercando dei pesci veri?
-No, devi sollevarti di più!- rispose stizzito il cacciatore, sull'orlo di una crisi isterica.
-Ma Dean...é imbarazzante-
L'umano sospirò, cercando di calmarsi: "Nemo" era lì da qualche parte lo aveva sentito sotto i polpastrelli, ma finché non si fosse calmato non lo avrebbe mai trovato.
-Dean...vuoi che mi giri? Forse...-
-Non dirlo nemmeno per scherzo!- il cacciatore saltò su come una molla, negando categorico, punto nell'orgoglio. -Non esiste che un pulcino inesperto venga a dirmi cosa devo fare! So perfettamente quello che sto facendo!-
-Non lo discuto, Dean. Stavo solo dicendo che...-
-Niente ma, Cass! Fidati di me, devo solo trovare...- il Winchester non terminò la frase, troppo concentrato sull'azione.
Dopo poco, però, capitolò: Castiel aveva perfettamente ragione. Se l'angelo si fosse girato, avrebbe certamente avuto una visuale migliore.
Si morse la lingua, dannandosi per quell'ennesima figuraccia, ma non potevano continuare così tutta la sera.
-Cass...potresti girarti?-
L'angelo inclinò la testa.
-Ma avevi detto che...-
-Lo so.-
Davanti alla sua espressione abbattuta, il moro preferì non porre altre domande e si limitò ad eseguire quanto gli era stato ordinato.
Effettivamente, da quella nuova posizione strategica, Dean poteva vederlo, piccolissimo e così maledettamente invitante tra i glutei perfettamente sodi di Cass, che il cacciatore fu subito tentato di sfiorarlo nuovamente; il mugugno del suo pulcino era la musica più sensuale che avesse mai ascoltato.
-Dean? É...-
-Cass, non posso farlo così, finirei per farti male.- realizzò il castano, rapito da quell'anfratto. Per quanto la vista di quella schiena tonica e perfetta lo eccitasse, non era un pivello e sapeva perfettamente quanto potesse essere dolorosa quella posizione per una prima volta. Le spinte sarebbero state molto più profonde e non voleva rischiare di fare del male al moccioso del Paradiso.
L'angelo fremette, sotto di lui, come se il pensiero di essere abbandonato in quello stato fosse insopportabile.  E lo era...
-Cass, mi serve qualcosa che lo renda meno doloroso per te...-
-Posso sopportarlo, Dean. Sono un angelo.- tentò, senza però essere particolarmente convinto delle proprie parole.
-Non se ne parla. Ci vorrebbe del sapone liquido o...-
-Olio?-
Dean annuì, ma non fece in tempo ad aggiungere altro, perché il moccioso sparì nel nulla; riapparve meno di un secondo dopo, con qualcosa ben stretto nelle mani.
-Eccolo- il suo viso era il ritratto dell'innocenza, tanto da rasentare l'incoscienza.
-Sei impazzito, per caso? Si può sapere dove sei svolazzato, nudo a quel modo?- Dean era semplicemente esterrefatto.
-Volevi l'olio, no?-
Dean alzò un sopracciglio, scettico.
-É olio sacro?-
-Da Gerusalemme- precisò il pulcino, più arruffato del solito, dopo le attenzioni a cui il Winchester lo aveva sottoposto.
-Cass...finiremo per sconsacrarlo- constatò tranquillamente il compagno.
L'angelo abbassò lo sguardo sulla giara che teneva stretta tra le mani, titubante.
-Posso sempre prenderne altro.- decise, infine.
Dean si abbandonò a una risata.
-Ok...sperando che tuo padre non ci fulmini prima!- e prima che il moccioso potesse ribattere qualcosa, gli rubò dalle mani il contenitore, immergendo le dita nel liquido ambrato per rubarne una generosa quantità.
Castiel fece per voltarsi ancora, ma il castano lo bloccò, invitandolo invece a stendersi sotto di lui.
Quando tornò ad occuparsi del corpo del compagno, lo sentì rilassarsi completamente al tocco delle sue dita, docile come nessuna donna era mai stata. Continuò a stimolarlo, pazientemente, cercando di concentrarsi sul piacere di Castiel e non sul proprio bassoventre, che reclamava attenzioni, risvegliato dai gemiti di pura estasi del moro.
L'angelo si contorceva sotto l'assedio di quelle attenzioni, sopraffatto da sensazioni intense e sconosciute, chiamando il suo nome in gemiti soffocati, abbandonandosi a mugugni appagati che entravano di prepotenza nelle orecchie del Winchester, creando una sorta di assuefazione a quegli ansimi che abbandonavano le labbra carnose del suo pulcino arruffato.
-Dean...- Castiel si era aggrappato alle sue spalle e si spingeva contro la sua mano, chiedendo implicitamente di più.
Il cacciatore smise di giocare con i contorni del piccolo "Nemo", affondando lentamente un dito.
Gli occhi di Castiel si spalancarono e Dean si chinò su di lui per baciarlo, senza mai smettere nella sua opera. Parola sua, non avrebbe mai pensato di fare una cosa simile, ma con l'angelo sembrava solo la cosa più naturale del mondo.
Presto, la stanza venne riempita dai gemiti di entrambi; l'umano non riusciva a controllare i brividi che gli percorrevano la schiena, impaziente di donare tutto sé stesso al suo angelo.
Mani che frenetiche disegnavano arabeschi sul corpo dell'amante.
Lingue che si rincorrevano, assaporandosi reciprocamente.
Occhi negli occhi.
Pelle su pelle.
Cass era sotto di lui, gli occhi liquidi di desiderio e amore, il diaframma che si alzava e abbassava veloce, annaspando in cerca di ossigeno e quel corpo caldo pronto ad accoglierlo dentro di sé.
Dean si chinò, per rubare un lungo e profondo bacio da quella bocca, soffocando le proteste dell'angelo quando le dita dell'umano lo abbandonarono.
-Cass...farà un po' male- lo avvertì, preoccupato.
Il moro annuì, con un'impazienza che fino a poco prima non conosceva. Non sapeva cosa stesse per fare Dean, ma voleva che la facesse subito.
L'umano affondò lentamente in lui, fino a fondersi in un unico, perfetto essere. Ed era doloroso, bruciante come l'inferno, ma Castiel si morse la lingua, deciso a continuare.
Dean si bloccò, sentendo il corpo dell'angelo irrigidirsi e un malcelato grugnito di dolore alla sua intrusione; voleva che fosse perfetto. Per Castiel. Ed era così difficile, quando il suo corpo era così accogliente.
L'istinto gli diceva di fargli di tutto e di più, subito, ma il cuore gli impose controllo, perché il suo angelo meritava tutte le premure possibili.
-Cass, andrà tutto bene...cerca di rilassarti...- sussurrò, lasciandogli una piccola scia di baci proprio dietro l'orecchio, approfittando di quel momento di quiete per imprimere nella propria memoria ogni singola, meravigliosa sensazione che quel moccioso angelico gli stava donando.
Il pulcino annuì, mordendosi il labbro e Dean lo trovava così bello da rasentare la perfezione.
Continuò a perdersi nei suoi occhi blu, in quelle gocce di oceano, anche quando l'amante lo invitò a continuare, anche continuando ad affondare in lui.
E la cosa più eccitante di tutte non era il piacere che si irradiava nel proprio corpo, ma era quel moccioso inesperto che sotto di lui si inarcava e gemeva senza ritegno, che lo guardava con quell'espressione beata, che sembrava voler gridare al mondo quanto si fidasse di lui.
Quanto l'amava.
Erano le loro mani, intrecciate quasi fino a far male.
Erano i loro occhi, resi lucidi dalla libidine.
Era il piacere che stava donando a Cass, nonostante le mille gaffe che aveva fatto durante quella serata, nonostante l'angelo fosse totalmente impacciato, nonostante il proprio imbarazzo e il dolore inizialmente provato dal suo cosino piumoso.
Che fosse dannato, ma doveva ammettere che era Castiel ad eccitarlo in quel modo e non perché fosse uomo, angelo o chissà che altro.
Semplicemente perché lo amava.
Sissignore, Dean Winchester amava l'angelo più impacciato ed arruffato del Paradiso. 
E ora lo sapevano entrambi...
Vedendo l'angelo contorcersi senza controllo, comprese che ormai doveva essere vicino al punto di non ritorno; un sorriso gli increspò le labbra, mentre con un bacio sulla fronte lo invitava a lasciarsi andare.
Per un momento gli sembrò di sentire qualcosa di morbido sfiorargli la schiena, ma non poteva essere.
Con una carezza scivolò verso il basso, in un tocco lieve che procurò brividi incontrollati all'amante, che urlò qualcosa senza senso, in quello che sembrava enochiano. Non sapeva cosa significasse e non aveva la lucidità per badarci troppo; si impose autocontrollo, almeno finché il compagno non avesse raggiunto il piacere.
Poi anche lui si lasciò sopraffare da esso e si accasciò al suo fianco, sorridendo come non faceva da tempo, felice di averlo accanto.
-Congratulazioni, moccioso!-
L'angelo, ancora ansimante, ci mise un po' a ribattere.
-Per cosa?-
-Mi sembra ovvio, no? La tua prima volta!- spiegò, con un sorriso orgoglioso e soddisfatto.
Castiel gli rivolse quello che voleva essere un sorriso.
-Grazie, Dean...-
L'umano scosse il capo, attirandoselo contro.
-Sono io che dovrei ringraziarti...ma se speri che ti dica perché, puoi metterti l'anima in pace!- scherzò. No, non avrebbe ammesso a voce alta cosa provava per la creatura del Signore.
Non gli avrebbe detto a chiare lettere "Ti amo".
Eppure, il moro lo intuì.
-Anch'io, Dean-
Dopo quelle parole, Dean cadde in un piacevole torpore. L'angelo ben stretto tra le braccia e le loro mani ancora intrecciate.
Ormai ne era sicuro, qualcosa di caldo e soffice gli sfiorava la schiena, ma presto intuì che doveva trattarsi di piume. Piume invisibili che lo avvolgevano, come a volerlo proteggere dal male del mondo esterno.
Erano anni che non riposava così sereno...
 
-Sì, ricordo di aver perso un timpano quando Sam é rientrato in casa e ci ha trovati nudi sul suo letto!- lo provocò Dean, stingendo le dita attorno all'hot dog per allontanarlo dalle labbra carnose dell'angelo caduto.
-Non dovresti dare da mangiare al tuo pesce?- quella del moro suonava come un esplicita proposta indecente, ma il cacciatore finse di non capire.
-E dove le trovo a quest'ora, delle alghe?- 
Il moro abbandonò la testa all'indietro, ridendo di gusto.
-É un pesciolino che ama le salsicce, Dean.-
-Nemo amerà le salsicce, ma Dumbo sta esagerando con le arachidi, ultimamente!- ribatté piccato, pensando alle tre ragazze che erano uscite quel pomeriggio dalla baracca dell'amante. Tutte fin troppo allegre e soddisfatte, per i suoi gusti.
-Sei geloso?-
-Assolutamente n...- Dean si bloccò, traumatizzato dalla visione che gli si parava dinnanzi agli occhi: mentre lui inveiva, Castiel si era spogliato con una rapidità disarmante e si era posizionato tra le sue gambe, pronto per una nuova razione di baci infuocati, mentre liberava anche il suo leader di indumenti che, in quel momento, erano a suo parere inutili.
-Lo sai che non significano nulla...-
Dean sbuffó e si lasciò catturare dalle labbra che tanto amava.
Perché sapeva che Cass non gli stava mentendo: per quanto potessero soffrire o spezzarsi, i loro cuori sarebbero stati uniti per sempre.

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Capitolo 8
*** Stasera no, sono stanco - Ma se lo dice lui...insistiamo! ***


Titolo: Stasera no, sono stanco (ma se lo dice lui…Insistiamo!)
Prompt: Fast & Furious
Rating: giallo-arancio
Avvertimenti: comico, Garth presence (tra l’altro vagamente OOC), cinema “di fortuna”, pomiciate in cucina.
Note: Salta all’occhio che il titolo è simile al nome del pacchetto. In realtà non sapevo proprio come intitolare la shot, ma visto che Dean per buona parte è uno zombie ambulante e dato che casualmente ho ripensato al titolo del pacchetto…beh, insomma. È così che è nato il titolo.

Stasera no, sono stanco
-Ma se lo dice lui…Insistiamo!-

 
-Che state facendo?-
Quando Dean aveva raggiunto la veranda della sua baracca, con l'unico intento di entrare, spogliarsi e fare un sonnellino, aveva invece trovato un gruppetto di cacciatori riuniti in cerchio davanti alla sua porta e cosa ancora più preoccupante, tutti avevano la medesima luce negli occhi di un bambino che ha trovato un mare di cioccolata.
Languidi, sognanti e supplichevoli.
Quindi la domanda era sorta spontanea: che diamine facevano davanti alla sua "casa" con quello sguardo inquietante?
-Dean, Dean!- il primo a parlare fu Garth, con quella sua espressione idiota. -Prova a indovinare cosa abbiamo trovato in ricognizione!-
Dean vacillò un momento.
-Ehm...hamburger!-
Dietro Garth, Chuck scosse il capo, divertito.
-Non è qualcosa che si mangia-
Dean ritentò con la tanto cercata carta igienica, con indumenti di vario tipo, chiese persino se i suoi sottoposti avessero scovato un gruppo di nuovi superstiti perché anche se Camp Chitaqua non era esattamente il massimo dell'accoglienza, c'era sempre spazio per un sopravvissuto in più.
-No. No, Dean, non ci siamo!-
-Ragazzi, sono molto stanco, quindi per favore smettetela di giocare e ditemi che diamine avete trovato.- ordinò, con un pizzico di curiosità.
Per niente intimidito, Garth sfoderò un sorriso degno di Hallo Spank.
-Un lettore dvd ancora funzionante!- esclamò tutto d'un fiato, esaltato come solo lui poteva essere.
La delusione si dipinse sul viso del leader.
-Ma vi pare che possa importarmene qualcosa di un lettore dvd? E poi cosa dovrei farmene? Non ce li abbiamo nemmeno i dvd!-
Chuck lo contraddisse prontamente, mandando in fumo la speranza di Dean di riuscire a dormine per un'oretta o due prima di sorbirsi venti ore di guida per andare a cacciare.
-In realtà Becky ne ha un mucchio nella sua baracca! Potremmo chiederle di prestarcene qualcuno. I ragazzi hanno tutti bisogno di svago, Dean. E il mio vecchio monitor può essere usato anche come semplice televisore, non solo come radar. Abbiamo i cavi giusti, basterà una piccola modifica!- il profeta appariva quasi eccitato quanto Garth, il che raggiungeva il limite di un film dell'orrore.
-Ok, ok. Allora...fate pure.- detto ciò, il Winchester mosse un passo in direzione della porta e stava già per agguantare la maniglia, speranzoso quando almeno una decina di mani lo trascinarono via. -Che state facendo? Questo è sequestro di persona!-
-Andiamo, Dean! Sei la nostra guida, abbiamo bisogno di consolidare un po' di sano cameratismo con il nostro capo!- spiegò Garth, trillando allegro nel suo orecchio rischiando di staccargli un timpano.
-Garth! Non mi interessano le novelline d'amore di Becky! Che film credi vi rifilerà? Di sicuro una cosa molto stupida, come "What a girl wants" o una cosa diabetica come il "Titanic"!-
-Veramente Becky é romantica solo quando si tratta di fanservice o bromance!- rettificò il suo ex.
-Già. Infatti ha promesso di prestarci...Fast and Furious!- esultò un altro.
Dean pregò che un fulmine lo colpisse in quel preciso istante. Niente stupide caccie, niente Apocalisse e soprattutto nessun dannatissimo film su palestrati intenti a truccare motori a livelli improbabili.
Insomma, non che non gli piacesse quella saga, dal punto di vista del montaggio era un capolavoro ma... non se gliela propinavano mentre stava per crollare dal sonno!
I ragazzi lo trascinarono sul divano (allora lo volevano torturare!) della baracca di Chuck, dove li aspettava Castiel intento ad armeggiare con un cavo.
-Qui va bene, Chuck?-
-Perfetto! Ora dovrebbe funzionare! Sei un genio con quelle mani, Cass!-
Una ragazza ridacchiò, risvegliando gli istinti omicidi di Dean che alzò la voce, calcando bene sul nome dell'angelo caduto per attirare la sua attenzione. Quando l'altro lo raggiunse con aria interrogativa, gli ordinò di prendere posto.
Castiel eseguì titubante, ma si raddolcì quando, una volta seduto al fianco del cacciatore, questi si sdraiò con la testa appoggiata sulle sue gambe.
-Hai bisogno di dormire un po'- bisbigliò, carezzando in movimenti ipnotici i capelli corti e morbidi del cacciatore.
-Credimi, vorrei... ma vallo a spiegare a questi marmocchi!-
Dean aveva gli occhi chiusi, nel pallido e futile tentativo di rilassarsi; per Cass era un invito irresistibile a carezzargli le labbra con le proprie. Sentì Dean abbandonarsi docilmente a quel tocco, probabilmente troppo stanco persino per ingaggiare una lotta di lingue, quindi non lo forzò. Si limitò a dargli tanti, piccoli baci a fior di labbra.
-Cass...- un bisbiglio impercettibile per gli altri, troppo presi dalla selezione della lingua e dal tentativo di saltare gli spot, ma che solleticò le labbra dell’angelo monopolizzando la sua concentrazione. -Appena si distraggono con la carrozzeria di Mia e Letty ce la svigniamo!-
Castiel rise di cuore, attirando l'attenzione di un paio di cacciatori.
-Ehi, Dean! Non puoi prenderti tutto il divano!- protestò Garth, facendo i capricci come un moccioso. Gli faceva adorabilmente saltare i nervi ogni dannata volta. Ed era un paradosso essere così dolci e insopportabili allo stesso tempo ma, ehi, era pur sempre di Garth che si parlava! C'era qualcosa di sensato in lui?
-Sono il leader, quindi il trono mi spetta di diritto. Senza contare che chi tardi arriva, male alloggia! E poi siete stati voi a buttarmi qui sopra!-
-Sì, ma questo non significa che puoi startene lì a pomiciare con Cass!-
-Pensavo che volessi ricreare l'atmosfera di un cinema. Si sa che quelli seduti nelle file più lontane dallo schermo non seguono il film ma sono lì per altri motivi!- ammiccò il Winchester, facendo sogghignare Cass e impallidire Chuck.
-Ragazzi, vi prego...non fate cosacce sul mio divano!- li ammonì il profeta.
Dean ridacchiò, sistemandosi meglio sul suo "cuscino".
-Rilassati Chuck. Sono troppo esausto per muovere anche un solo dito.- ammise il leader, con un sorriso stanco.
-Di te mi fido, Dean. É Castiel che mi fa paura!- scherzò il profeta, scoccando un'occhiataccia all'angelo caduto che mise su un broncio adorabile come se volesse dire "ma io sono piccolo e innocente!"; tuttavia, risultò poco credibile, dato che la sua mano si muoveva lentamente sulla gamba del loro capo.
-Cass, a cuccia!- Dean lo guardò storto per un momento, ma l'angelo seguitò a fare di testa sua, con un sorrisetto malizioso. -Chuck, perché hai risvegliato il suo "dark-side"? Se ora mi violenta sarà colpa tua!-
Garth zittì le risate generali, battendo le mani emozionato.
-Sta iniziando! Qualcuno spenga la luce!-
Dean alzò gli occhi al cielo. Stavano davvero guardando un film mentre fuori dal campo imperversava la fine del mondo?
-Suvvia, Dean- Cass lo riprese, come se gli avesse letto nel pensiero. -Nessuno di noi sa fino a dove riuscirà a spingersi. Ogni cosa che facciamo insieme potrebbe essere l'ultima occasione di divertirsi. Lasciali fare.-
-Non gli sto vietando nulla, vorrei solo dormire un'ora prima di andare a caccia- brontolò l'altro. Tuttavia, fece di tutto per non disturbare gli altri, mentre guardavano le macchine truccate sfrecciare sullo schermo, Vin Diesel con i suoi muscoli scolpiti (Diamine, se quel tipo ora fosse stato un Croat, Dean sperava di non trovarselo davanti!) e le donne mezze nude che comparivano da un capo all'altro dello schermo.
-Che musica tamarra!- commentò, mettendosi a sedere e poggiando la testa sulla spalla del compagno.
-Le musicassette che ci sono nell'Impala sono di un retrò spaventoso!-ribatté un irriverente cacciatore, beccandosi un'amichevole e alquanto stanca pedata in testa dal leader.
-Dean...- il bisbiglio di Cass contro il suo collo gli fece improvvisamente correre dei brividi di piacere lungo la schiena.
Non si voltò, non batté ciglio, ma l'altro sapeva perfettamente di aver monopolizzato la sua attenzione dal mugugno di approvazione che gli giunse in risposta.
-Se preparassi degli stuzzichini?- il sorriso ammiccante di Cass la diceva lunga sulle sue reali intenzioni.
-Ti do una mano-
Il leader di Camp Chitaqua si alzò pigramente, aiutato dal compagno.
-Ehi, voi due. Non fate troppo baccano in cucina!- ridacchiò Garth.
Una volta al riparo dagli schiamazzi degli amici e dal volume alto della televisione, il Winchester tirò un sospiro di sollievo.
Cass sembrava essersi completamente scordato degli stuzzichini, anche se Dean aveva sospettato dall’inizio che fosse solo una scusa per allontanarsi dal gruppo.
Il cacciatore si issò a sedere sul tavolo di legno , ciondolando mollemente le gambe. Sentiva la testa pesante, come se potesse crollargli giù dal collo da un momento all’altro, quindi fu immensamente grato all’angelo, quando questi si avvicinò al tavolo prendendo posto tra le sue gambe.
-Grazie-
-Per averti risparmiato la visione del film?-
-No, per esserti piazzato qui davanti a impedirmi di schiantarmi sul pavimento- Dean appoggiò il mento sulla spalla dell’amante, stringendolo in un abbraccio stanco.
Castiel ricambiò quasi subito, cingendogli le spalle con una dolcezza che riservava solo a lui.
-Sicuro di riuscire a guidare in queste condizioni, Dean?-
La risposta fu un sonoro sbadiglio.
-Devo. Il fantasma, secondo le informazioni, comparirà esattamente tra due giorni e ho bisogno di fare alcune ricerche.-
Un lampo di malizia attraversò gli occhi dell’angelo caduto.
-Due giorni? Avrai bisogno di fare il pieno…- gli occhi blu erano ben fissi su quelli assonnati del cacciatore, ma la mano stava scivolando sinuosa verso il basso.
-Cass…- dalla bocca del cacciatore uscì uno sbuffo divertito, che si infranse sulla spalla del compagno. –Fare un pieno di “quel tipo” non mi manterrebbe sveglio per strada.-
-Ne sei sicuro? A me sembra che ti sia già “svegliato”…- Castiel non sembrava intenzionato a lasciarlo in pace con quelle provocazioni e le mani che continuavano a stuzzicarlo nei punti più sensibili, non lo aiutavano a mantenere il controllo sul suo corpo, già provato dalle ore arretrate di sonno e quindi più facilmente esposto a cedere a simili tentazioni.
-Cass…- si ribellò più debolmente, tradendo tuttavia le parole facendo scivolare le mani sulla schiena del compagno. Prima verso il basso, poi in una lenta risalita. Gli effetti non tardarono a manifestarsi: il sottoposto si strinse maggiormente a lui e il bacio divenne profondo, quasi irruento.
Dean lasciò che l’amante giocasse ancora per un po’, inebriandosi del suo profumo d’incenso e recuperando un po’ di energie grazie ai movimenti di bacino del compagno, che gli mandavano scariche di adrenalina in tutto il corpo.
Ma quando Cass iniziò a sbottonarsi la camicia, stabilì che era tempo di passare all’azione.
Dopo aver bloccato i movimenti dell’altro, scese con un balzo dal tavolo, senza mai staccargli gli occhi di dosso, come un predatore con la sua preda, stringendogli saldamente i polsi per impedirgli di proseguire.
Castiel, dopo un primo attimo di smarrimento, si aprì in un sorriso malizioso e si tese in avanti per raggiungere le labbra morbide e invitanti del leader; ma questi si ritrasse, ghignando.
Dean avanzò di qualche passo, costringendo l’altro a indietreggiare e quando la sua schiena incontrò una superficie solida e metallica, che Cass riconobbe come un frigorifero, il cacciatore gli sollevò i polsi ai lati della testa.
-Ora vediamo se hai seguito attentamente le lezioni di guida del signor Dominic Toretto…-
Castiel fu colto da un calore improvviso.
-È un invito a venire con te?- la voce arrochita dal desiderio, la lingua che scorreva veloce sul labbro, umettandolo in una chiara provocazione.
Poteva Dean non coglierla al volo?
-Vorresti “venire” con me?- un sopracciglio saettò verso l’alto, ammiccante.
I loro sguardi si intrecciarono in uno scontro di pura malizia. Dean si decise a liberare le mani dell’altro, senza però allontanarsi da lui e continuando a tenerlo schiacciato col proprio corpo contro il frigorifero; le mani ora scorrevano veloci sotto i vestiti, ben decise a saltare inutili preliminari.
-Vedo che sei partito in quarta, Cass!- il sorriso canzonatorio ma soddisfatto del cacciatore eccitò ulteriormente il compagno, che superò senza troppe cerimonie l’ostacolo dei jeans e dell’intimo. Esempio immediatamente emulato dal leader.
Si persero completamente, l’uno nello sguardo dell’altro, mentre i loro occhi assumevano mille sfumature grazie a quelle decise carezze reciproche. Le loro bocche si unirono in un bacio in netto contrasto con il ritmo veloce dei loro corpi: un lento assaporarsi e donarsi piacere…
-Ragazzi, dove sono gli stuzzichi…ni?- Garth si era come materializzato sulla soglia della cucina e li fissava con occhi sbarrati.
Un imbarazzante silenzio si abbatté sovrano. Erano stati colti letteralmente con le mani nel sacco. Beh, sarebbe stato più appropriata l’espressione “mani nelle mutande”, in effetti.
Poi Garth smorzò la tensione con un sorriso.
-Cosa state facendo?- sul suo faccino la rappresentazione vivente dell’innocenza.
-Ehm…- Dean cercò nello sguardo di Castiel una risposta d’emergenza che lo aiutasse a riemergere da quella situazione con un minimo di dignità. Diamine, Garth non poteva essere davvero così scemo. Probabilmente stava solo cercando di metterli a loro agio e avrebbe finto di bersi una qualunque storia, pur di archiviare la faccenda nel silenzio. In fondo, quel cacciatore poteva sembrare un allocco, ma era scaltro come una faina!
-Mi è caduto un pezzo di prosciutto nei jeans di Cass-
Bravo, Dean. La frottola più credibile del mondo. Erano mesi che non si vedevano prosciutti al campo. Nonostante ciò, il suo collega annuì convinto.
-E tu, Cass? Anche tu hai perso qualcosa?-
-C’è un grosso hot-dog che aspetta di essere mangiato, qui- annuì tranquillo l’angelo caduto, facendo assumere al viso di Dean almeno cinque tonalità diverse in successione, evidenziandone le lentiggini. Guardando attentamente gli occhi blu del compagno poteva leggervi una leggera sfumatura di fastidio per essere stato interrotto e anche se non aveva espresso a voce la sua irritazione, il leader era certo che stesse mandando messaggi astrali (o come diamine si chiamavano) all’intruso perché girasse i tacchi alla svelta.
Fu in quel momento che Garth capì che i due lo stavano prendendo in giro.
Non c’era mai stato nessuno stuzzichino o l’intenzione di prepararne.
Nessun prosciutto, nessun hot-dog.
Quei due stavano semplicemente, naturalmente cercando di fornicare in pace.
-Oh…Ok. Allora io… vi lascio allo spuntino, eh- e sistemandosi il cappellino che aveva ereditato da Bobby si allontanò in fretta e furia dal locale ristoro.
Quando la porta si richiuse dietro di lui, Dean riprese possesso delle labbra di Cass, possessivo e affamato di attenzioni.
Il compagno si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto e stava per liberare Dean dalla presenza ingombrante della camicia quando l’urlo di Chuck fece raggelare entrambi.
 
-Non fate cosacce nella mia cucina!-

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Capitolo 9
*** Cursed ***


Titolo: Cursed
Prompt: gender bender
Rating: giallo (sempre colpa di Dean!)
Avvertimenti: slash/fem-slash, gender bender contagioso, drammi femminili vari ed eventuali.
 

Cursed

 
C'erano certi giorni in cui Dean avrebbe desiderato che Dio fosse tangibile solo per poterlo prendere a schiaffi; questo era uno di quelli e non solo per la dannata Apocalisse che imperversava. 
Il sottoposto che lo aveva accompagnato nella missione lo fissava ammiccante, come se lui fosse stato una qualunque sgualdrina.
-Karl, prova solo ad alzare un dito e ti mozzo la testa- sibilò, con il pugnale già stretto in mano e lo sguardo schifato. Ma la voce gli uscì inevitabilmente femminile ed egli stesso l'avrebbe trovata maledettamente eccitante. 
Ovviamente non bastavano i Croat a rendere loro la vita difficile! No, ci mancava solo la collana maledetta! Appena l'aveva toccata, il suo corpo aveva subito una trasformazione radicale; insomma, del vecchio sé stesso rimanevano solo gli occhi, del medesimo verde chiaro e le lentiggini. La bocca, come aveva potuto constatare nello specchio di un bagno pubblico abbandonato, era più carnosa, i lineamenti del viso ammorbiditi, i capelli gli erano cresciuti in modo impressionante e arrivavano in splendide ciocche ondulate circa a metà schiena. La corporatura era molto esile, tanto che anche le ossa sembravano più fini, i muscoli sembravano scomparsi, ma aveva una linea perfetta, soprattutto per i fianchi esili.
E, cosa che lo aveva irritato parecchio, aveva una seconda di reggiseno.
Scarsa.
Che diamine, se quella era una maledizione, potevano lanciargliela in grande stile, dargli almeno una quarta!
"Ma che sto pensando! Sono gli ormoni femminili, ci scommetto!" Pensò, stizzito, salendo su un furgone rubato.
-Lo sai guidare?- chiese il suo partner, ridacchiando.
E davvero, Dean avrebbe voluto essere una cavolo di creatura mostruosa per staccargli la testa a morsi.
-Senti, il fatto che sia...in un corpo mingherlino, non significa che sia diventato cretino! So come si guida questo affare!- sì, erano gli ormoni, non c'era altra spiegazione. Lo rendevano più pacifico, altrimenti avrebbe già lasciato quel deficiente a piedi. 
Quando questi iniziò a ridere Dean si chiese seriamente cosa lo trattenesse dal riempire quella zucca vuota di pallottole.
-Dean! Hai fatto una rima! L'essere donna ti ha reso anche poetico!-
Se solo avesse avuto un esercito a disposizione, lo avrebbe fatto fuori. Ma non poteva permettersi di perdere altri uomini prematuramente, quindi il leader di Camp Chitaqua s'impose autocontrollo e sfogò la rabbia in una sgommata.
 
Arrivarono alla base dopo due ore di viaggio, in cui Karl non aveva fatto altro che fissargli...qualcosa che lui non avrebbe dovuto avere. Insomma, erano piccole, non invisibili e il suo sottoposto continuava a fissarle!
-Se non la pianti di guardarmi le tette ti uccido!- dirlo gli fece uno stranissimo effetto. Voleva liberarsene il prima possibile, ma per farlo avrebbe dovuto consultare Chuck e Castiel e capire come annullare gli effetti della maledizione.
-Scusa, é che sei...-
-Prova a dire carino o cose simili e giuro che ti faccio fuori! Davvero, Karl, sono già abbastanza nervoso per questa situazione, non ti ci mettere anche tu!-
Il ragazzo al suo fianco stava per ribattere qualcosa, ma Chuck si intromise, riservando al leader uno sguardo attonito.
-E lei chi é? Dov'é Dean?-
-Sotto ai tuoi occhi! Vado a chiamare Castiel, tu aspetta nella mia baracca, dobbiamo parlare.- ordinò il cacciatore fingendo di non aver assolutamente visto la mascella dell'amico staccarsi dalla sede e lasciare la bocca spalancata in una "o" perfetta, partendo invece a passo spedito verso l'abitazione del suo amante pur di non rimuginare sul proprio stato pietoso.
 
Arrivato a destinazione, sbatté più volte le palpebre, incredulo: la baracca di Cass sembrava completamente vuota. Avanzò di qualche passo, stando attento a non inciampare in tappeti e porta incensi vari.
-Ti sei persa?- il respiro caldo dell'angelo caduto sul suo collo lo fece sobbalzare. Detestava essere sorpreso di spalle, soprattutto se a farlo era Castiel e ancora di più mentre il suo corpo era tanto diverso dal solito.
Si voltò di scatto, ritrovandosi davanti a quegli occhi profondi e blu, mentre il sorriso dell'angelo caduto si allargava, come quello di un lupo davanti a una preda particolarmente succulenta.
-Posso aiutarti?- Castiel si avvicinò maggiormente al corpo esile della castana e con un movimento lento e calcolato fece in modo di sfiorarla nell'afferrare una bottiglia di olio di jojoba.
Dean deglutì a vuoto, indeciso se ammazzarlo per il modo spudorato in cui ci stava provando con una sconosciuta o fotterlo selvaggiamente sulla prima superficie disponibile. Almeno finché non si ricordò del suo attuale problema fisico.
-Non ci provare, non attacca!-
Cass sbuffò divertito, scuotendo la testa.
-Andiamo...non facciamo nulla di male. Sto solo cercando di ripopolare le nostre truppe- il ragazzo si aprì in un sorriso a cui nessuna ragazza avrebbe saputo resistere. Sfortunatamente per lui, Dean lo era solo provvisoriamente.
-Non con le mie...Dio, non posso credere di averle davvero...ovaie. E non ora.-
-Suvvia, mi sono fatto tutto l'accampamento e ora che ne ho la possibilità non posso farlo con la mia ragazza "Deanna"?- il sorriso di Cass si aprì ancora di più, mentre gli occhi brillavano, divertiti.
L'altro, per poco non fu preda di una crisi isterica.
-Aspetta un secondo! Sapevi chi ero?- sbraitò, oltraggiato.
-Dean...devi impegnarti di più, se vuoi camuffarti. Saprei riconoscerti tra l'intera popolazione mondiale- rispose in tutta calma il sottoposto, riprendendo ad avvicinarsi fino a intrappolare la neo-ragazza contro il tavolo, incastrando alla perfezione le proprie gambe tra le sue, fasciate dai jeans.
-Allora lasciami andare immediatamente, Cass. Nel caso non l'avessi notato ho un problema da risolvere!-
Un sorriso increspò le labbra dell'amante, sotto il velo sottile di barba. Dean lo trovava semplicemente irritante: che diamine aveva da ridere? Il suo era un problema serio!
-Non saprei, Dean. Sai, fino a stamattina sarebbe stato evidente, ma ora ...- lasciò la frase a metà, solo per godersi l'espressione corrucciata della ragazza che gli stava di fronte.
Il riferimento di Castiel ai suoi attributi era palese e ciò non fece che aumentare l'astio del cacciatore verso le attuali condizioni del suo corpo.
-Il fatto che non sia evidente, Cass, evidenzia il problema!- ribatté stizzito, innervosendosi ancor di più nel sentire la propria voce tanto stridula.
-Allora lo ammetti!- lo provocò l'altro, inspiegabilmente divertito da quella tragedia.
-Ammettere cosa, scusa?-
-Che sei eccitato- rispose con ovvietà l'amante.
Dean gli avrebbe volentieri dato un pugno ma il viso improvvisamente vicinissimo del sottoposto lo fece rabbrividire. I loro inguini aderivano perfettamente, mandando al cacciatore scariche di adrenalina lungo tutto il corpo. 
-Ti prego, Dean. Non avrò altre occasioni come questa...- i suoi profondi occhi blu lo supplicavano, dolci come il miele.
Vigliacco, infingardo e tentatore! Odiava i momenti in cui Cass bisbigliava con quella sua voce calda e roca a un soffio dalle sue labbra, lasciandolo in sospeso ad agognare un bacio.
Prima che se ne rendesse conto, le mani del leader erano scese lungo la camicia logora dell'angelo caduto, affondando nelle tasche posteriori dei suoi jeans per attirarlo finalmente a sé, possessivo per eliminare la distanza che ancora separava le loro bocche vogliose di assaporarsi. Un tocco sufficiente a far accantonare a Dean il pensiero del proprio corpo e accendere in lui il desiderio.
Che male c'era, dopotutto?
Quello era pur sempre Cass, il pennuto che era caduto per lui, che trascorreva la metà del tempo a intossicarsi di anfetamine per dimenticare la sua misera condizione di umano e l'altra metà a combattere al suo fianco rischiando la vita.
Gli aveva chiesto solo una cosa e non poteva essere poi tanto terribile concedergliela. Si abbandonò completamente alla lotta appagante tra le loro lingue, gli occhi chiusi per godere appieno delle sensazioni che quel contatto gli trasmetteva.
Ma quando si separò dal compagno per riprendere fiato e le sue iridi verdi incontrarono quelle blu di lui, la confusione più totale travolse il cacciatore come una secchiata d'acqua gelida.
-Cass?-
Dove prima c'era il suo amante, ora vi era una ragazza con lunghi capelli corvini e occhi blu come l'oceano ad osservarlo di rimando con la medesima confusione.
Aveva i fianchi sottili, tanto che a un minimo movimento delle gambe toniche e lisce, i jeans logori le scivolarono di dosso, lasciando gli arti inferiori completamente scoperti.
-Dean?- il sottoposto scrutava il leader senza capire, ma questi fu distratto da un particolare non irrilevante premuto contro il suo petto.
-Che diamine, Cass! Perché tu hai una quarta e io no?- protestò, imbronciato.
Lo sguardo dell'angelo corse immediatamente al proprio seno e finalmente realizzò quanto accaduto. Era stato contagiato dalla maledizione.
-Wow.- commentò semplicemente.
Afferrò un polso di Dean, costringendolo a poggiare una mano sul suo petto.
-Ehi!- protestò l'altro, ritirandola scandalizzato.
-Pensavo ti piacessero...-
Le lentiggini di Dean si fecero più evidenti, a causa del rossore involontario che gli imporporò le gote lisce.
-Insomma Cass, sei appena diventato una donna! Dovresti essere più sconvolto, non credi?- borbottò, senza tuttavia riuscire a dimostrarsi sinceramente arrabbiato con la bellissima ragazza che gli stava di fronte.
-Potrebbe essere interessante come materiale di studio.- ammiccò l'altro, senza abbandonare quel suo sorrisetto malizioso che ormai spesso lo accompagnava.
Dean stava per ribattere qualcosa, ma qualcuno entrò nella baracca, interrompendoli.
I due amanti si voltarono all'unisono verso la fonte di disturbo e scorsero una giovane cacciatrice, ammutolita davanti alla visione che le si parava dinnanzi.
-Oh. Scusatemi, stavo cercando Castiel-
Dean scoccò all'altro un'occhiataccia, prima di rispondere alla nuova arrivata.
-Riferisci all'harem che per oggi la sessione é sospesa. Cass ha cose più urgenti a cui badare-
La cacciatrice lo guardò torva, ma Dean la ignorò, aiutando invece Castiel a spostarsi e avvisandolo che Chuck li stava ancora aspettando per cercare una possibile soluzione.
Gli occhi blu del compagno ebbero un guizzo e dopo essersi spostato dal corpo della ragazza più alta, si avviò alla porta d'ingresso ancheggiando.
Dean avvampò e si ritrovò a fissare il fondoschiena del compagno come ipnotizzato. Si domandò se anche lui, dopo la trasformazione avesse cominciato a muovere i fianchi in quel modo; era una cosa a cui non aveva ancora fatto caso.
-Ehy, Cass!- raggiunse l'altro prima che potesse scendere le scale.
L'amante gli rivolse uno sguardo interrogativo.
-Ecco...prima, quando mi hai visto entrare...- il cacciatore alzò gli occhi al cielo, nervoso. Ancora non riusciva a credere di essere nel corpo di una donna. -stavo sculettando?- chiese tutto d'un fiato, augurandosi che la risposta fosse negativa.
Castiel si umettò le labbra, sensuale.
-Mh...sai, non ci ho fatto caso.- mentì spudoratamente.
-Andiamo, mi sei spuntato alle spalle, devi averci fatto caso per forza, Cass!-
-E se anche fosse, Deanna?-
-Cass, non voglio essere scambiato per un orologio a pendolo!- sibilò isterico il cacciatore, con occhi dardeggianti.
-Dean, sei nel corpo di una donna ora. Ne conosci forse una che non muova le anche quando cammina?- chiese l'altro, quasi annoiato.
-Il sottoscritto?-
-Credimi, non fai eccezione.- Castiel sbuffò divertito.
-Allora é vero! Mi stavi fissando il fondoschiena quando sono arrivato!- protestò il leader, pestando un piede a terra come un bambino capriccioso.
-E tu lo hai fatto ora. Siamo pari, no?- gli fece notare il sottoposto, sempre più divertito dalla faccenda.
Il cacciatore sbuffò.
Voleva tornare normale prima di abituarsi a tutti quei movimenti di bacino.
-Muoviti!- superò il compagno imponendosi di non soffermarsi a guardarne il petto prosperoso e cacciando indietro i lunghi capelli ondulati con uno sbuffo di nervosismo.
Voleva disfarsi di quei capelli il prima possibile!
Il sottoposto sollevò le mani in un cenno di resa e lo seguì con una calma invidiabile.
Dean iniziava a pensare che il merito di tanta calma fosse dovuto all'effetto delle anfetamine. Forse doveva rubargliene un paio di nascosto.
-Sai, hai un buon profumo Dean-
Castiel stava decisamente violentando la sua già precaria pazienza.
-Tu invece sai d'incenso. E non é un complimento!- sbottò il leader, stringendo i pugni e continuando imperterrito a camminare verso il proprio rifugio.
I cacciatori di Camp Chitaqua, indaffarati come non mai, alzarono lo sguardo incuriositi. Molti dei loro occhi si soffermarono sul seno di Cass e sulle sue gambe nude, facendo saltare i nervi a Dean.
La sua sopportazione varcò la soglia di non ritorno quando un suo sottoposto si avvicinò a Karl e gli bisbigliò qualcosa ridacchiando, seguito a ruota dall'altro imbecille.
Il suo volto scattò fulmineo verso i due. La Colt sputò un proiettile che colpì il terreno ai piedi dei due guardoni.
-Il prossimo proiettile ve lo beccate tra le gambe, se non la piantate di guardarci! E vale per tutti!- minacciò, assottigliando lo sguardo.
I cacciatori, terrorizzati alla prospettiva di essere castrati dall'irritabile leader, tornarono al loro lavoro ammutoliti.
 
Una volta raggiunto il rifugio, Dean sentì una mano posarsi neanche troppo delicatamente sul suo fondoschiena e palparlo spudoratamente.
Si voltò inferocito solo per incontrare gli occhi divertiti di Cass.
-Che c'é? Adoro le tue scenate di gelosia!- la spiegazione candida era in netto contrasto col sorrisetto malizioso dipinto sulle labbra invitanti della ragazza che nemmeno un secondo più tardi erano già unite a quelle del cacciatore in un bacio profondo e passionale.
-Giuro che appena torno normale te la faccio pagare, Cass!- sibilò il leader, una volta lontano da quelle morbide tentatrici.
L'altro gli diede un altro bacio, a fior di labbra, prendendo tra le dita una ciocca di capelli castani per giocarci.
-Non vedo l'ora- lo provocò, malizioso come sempre.
Un colpo di tosse imbarazzato li fece voltare. Chuck si torturava le mani, guardando ovunque tranne che i due uomini colpiti dalla maledizione della collana.
-Dean- salutò, evitando in ogni modo lo sguardo del leader, che si schiarì la voce e si avvicinò al profeta.
-Bene, uhm...direi che possiamo iniziare.- propose.
Castiel lo ignorò, osservando da vicino una ciocca scura.
-Dean, ho una doppia punta- commentò con tono lamentoso, esibendo un broncio adorabile.
-Cass, una volta tornato uomo non avrai più di questi problemi!- tagliò corto il cacciatore. -Ora, per favore, vogliamo cercare una soluzione?-
-Aspettate un momento. Perché anche Castiel si é trasformato?- chiese Chuck, trovando finalmente il coraggio di guardare gli amici e porre la domanda che gli ronzava in testa.
-Mi ha baciato. Sembra che questa cosa sia contagiosa- ipotizzò Dean, scacciando indietro i capelli per l'ennesima volta. -Hai una penna?-
Chuck annuì e si sfilò dalla tasca della giacca una stilografica blu. La porse fulmineo al leader, convinto che l'avrebbe usata per esporre loro un piano. Invece sgranò gli occhi nel vederlo ammassare in qualche modo le ciocche castane e cercare di usare la penna come fermaglio.
Cass trattenne a stento una risata.
-Oh, andiamo, non può essere tanto difficile!- Dean imprecò, arruffando sempre di più i capelli.
-Sei troppo irruento, Dean.- lo ammonì l'amante, sfilandogli di mano la stilografica.
L'altro s'irrigidì sempre più spazientito e incrociò le braccia al petto, poco al di sotto della sua ridicola seconda. Scarsa.
Le mani delicate di Castiel scivolavano leggere tra le sue ciocche e in men che non si dica, la penna bloccò le ciocche ribelli. Ma la cosa non lo rincuorò affatto.
-Non sei un po' troppo esperto in queste faccende, Cass?-
-Spesso aiuto le ragazze a rivestirsi e...-
Chuck si schiarì nuovamente la voce, certo che Dean avrebbe definitivamente perso la pazienza se Castiel avesse proseguito con quell'argomento.
-Dean, Castiel. Non credo che questo sia il momento di discutere di capelli- li riprese, paziente come un insegnante delle elementari con i propri allievi.
-Hai ragione. Voglio tornare uomo- protestò il cacciatore, seguito da un cenno affermativo dell'amante.
-Bene, allora. Hai qualche informazione sulla maledizione della collana, a parte gli effetti?-
Dean arricciò le labbra, pensieroso.
-Si dice che appartenesse a una donna molto bella. Non ne so molto a dire il vero.- il cacciatore si strinse nelle spalle.
-Ad ogni modo é strano che l'unico effetto sia quello di trasformare in donne, non credete?- intervenne Castiel.
-Dite che funziona anche al contrario?- s'incuriosì allora il profeta.
-Non indagheremo su questa opzione, Chuck. Non ho alcuna intenzione di sapere se trasforma le donne in uomini! Ce ne sono già abbastanza a fissare le nostre grazie!- Dean borbottò infastidito e Cass gli mise immediatamente un braccio intorno alle spalle, attirandolo a sé.
Chuck annuì. Già, non potevano correre il rischio che tutto Camp Chitaqua venisse infettato. Bastava il virus Croaton a imperversare nel mondo e se la trasformazione non fosse stato l'unico effetto collaterale della maledizione, la situazione sarebbe facilmente degenerata.
-Che cosa possiamo fare allora? Non abbiamo strumenti per indagare.-
-Non ci resta che trovare la scatola di questa collana. Fino ad allora nessuno dovrà toccarla.- concluse Dean.
-E nel frattempo, forse, potremmo provare a contattarne la proprietaria con una seduta spiritica- aggiunse Castiel.
-D'accordo- Chuck annuì, persuaso.
-Bene. Chuck, tu e Risa vi occuperete della seduta. Forse so dove trovare una scatola per quella collana. Dovete tenerla voi, é il solo oggetto rimasto della defunta, ma assicuratevi di non toccarla a mani nude. Chiamatemi appena avrete notizie. Cass, tu vieni con me.- ordinò, borbottando poi a voce alta che se lo avesse lasciato a Camp Chitaqua senza sorveglianza, al suo ritorno avrebbe trovato uno stuolo di pennuti illegittimi.
Si rialzò velocemente con l'intenzione di tornare uomo il prima possibile, trascinando per un polso la ragazza dai capelli corvini, che lo seguì docilmente fino all'esterno.
-Se non la piantano di fissare le tue tette, giuro che faccio una strage!- sibilò Dean, irritato da pochi coraggiosi che ancora osavano fissare di sfuggita le grazie di Castiel.
Il compagno non commentò alcunché, ma affrettò il passo e soffocò una risata.
 
Erano in viaggio da circa mezza giornata quando Dean, alla guida del furgone, iniziò a provare delle intense fitte allo stomaco; provò a resistere, ma dopo alcuni minuti si ritrovò costretto ad accostare, sotto lo sguardo preoccupato di Castiel.
-Dean?- lo chiamò con un soffio di voce, aspettando una qualunque rassicurazione ma quando il Winchester scese dal veicolo gli fu subito dietro, pronto ad aiutarlo.
Il cacciatore era più pallido del solito e faticava a mantenersi in posizione eretta senza essere trafitto dal dolore, almeno a giudicare dalle smorfie che si dipingevano sul suo viso ad ogni tentativo.
-Mi sta esplodendo la testa... e ho dei crampi atroci-
Quando il compagno si offrì volontario per guidare, non avrebbe mai immaginato che Dean avrebbe accettato; stando così le cose, doveva stare peggio di quanto si aspettasse, il che costituiva un potenziale problema. Nel caso di attacco, sarebbe stato un bersaglio facile o comunque estremamente vulnerabile.
Si rimisero in viaggio in silenzio, rotto di tanto in tanto dai gemiti di Dean e dai sospiri di Castiel che non aveva idea di cosa potesse essere accaduto. Almeno finché il cellulare del leader non diede segni di vita; forse Chuck gli avrebbe dato le risposte che desideravano.
-Ti prego, dammi una sola buona notizia...- supplicò il cacciatore, soffocando un singhiozzo.
-Oh no...Dean, non dirmi che hai le fitte!- dalla voce del profeta non presagiva nulla di buono e questo non fece che demoralizzare ulteriormente il Winchester.
-Sto per morire?- la voce del leader si alzò di mezzo tono, con connotati vagamente isterici.
-PMS- fu la semplice, titubante risposta di Chuck. Temeva la reazione del loro capo.
Dean sbatté ripetutamente le lunghe ciglia, dimenticando per un momento il dolore, troppo frastornato dalla notizia.
-Ne sei sicuro?-
Non poteva vederlo, ma il profeta annuì.
-Abbastanza. Io, Risa e Karl abbiamo evocato il fantasma della donna. Non ha molta simpatia per il genere maschile, devo dire- lasciò la frase in sospeso, come se volesse solo scordare i dettagli. -Ad ogni modo, Risa é riuscita a parlarci. La donna si é suicidata in seguito a una violenza del suo uomo e prima di morire ha maledetto il pegno del suo amore. Un regalo di San Valentino-
-La collana- concluse Dean, sibilando a denti stretti.
-Voleva che gli uomini patissero le sofferenze di una donna, a quanto pare. Se tu hai già le fitte, significa che tra un paio d'ore anche Castiel inizierà ad avvertirne i sintomi. Non riuscireste mai a tornare al campo in quelle condizioni, quindi io e Risa vi raggiungeremo a New York con la collana. L'unica cosa che dovrete fare é trovare la scatola. Oh. Ti passo Risa, credo voglia darti qualche consiglio utile-
Dean alzò gli occhi al cielo quando la voce squillante della donna raggiunse i suoi timpani. Gli dava ai nervi. Voleva solo una martellata in testa per riuscire ad addormentarsi.
-Ascoltami, Dean.-
-No, stammi a sentire tu! Ho combattuto cose peggiori, vuoi che non sappia amministrare una cosuccia del genere?-
-So come ti senti, ok? Almeno, credo-
Dean sbarrò gli occhi.
-Cos'é? Hai toccato la collana e sei diventata un uomo, per caso?-
-Quello che intendo, é che per quanto ne sappiamo, la maledizione potrebbe aver moltiplicato il dolore dei sintomi. Quindi potresti anche stare peggio di una normalissima donna.- spiegò l'altra, spazientita. Al diavolo la comprensione, Dean era un imbecille e purtroppo, la maledizione non lo aveva fatto rinsavire, nemmeno con lo scambio di sesso.
Il cacciatore si massaggiò le tempie, esausto.
-Grandioso!-
-Passami Castiel, non sei in condizioni di intendere e di volere!-
Dean staccò l'orecchio dal cellulare, osservandolo incredulo.
-Che stronza!-
Il compagno sorrise e prese tra la spalla e l'orecchio il cellulare che il leader gli porgeva.
Il Winchester lo vide annuire, mugugnare e rispondere a monosillabi. Poi, finalmente gli restituì il dispositivo.
-Mi spiace, tesoro. Dovrai aspettare un po'-
-Primo: odio quando mi chiami tesoro. Secondo: non devo partorire, grazie a Dio! Terzo: mi sento come se stessi morendo e tu mi dici che devo aspettare?- gli occhi verdi di Dean sprizzavano ira e la sua voce si era alzata gradualmente, tanto che Cass si stupì che i vetri del furgone non fossero andati in frantumi.
Stava per ribattere, ma prese la saggia decisione di tacere: qualunque cosa avesse detto in quel momento, non avrebbe fatto altro che irritare maggiormente Dean.
-Ok. So che non stai bene, ma abbiamo poco tempo. Ho solo due ore di tempo per fare rifornimenti e guidare fino al garage di tuo padre, quindi cerca di collaborare- certo di non riuscire a persuadere l'amante con così poco, Castiel si voltò per incrociarne lo sguardo, inclinando lievemente il capo e armandosi di un dolcissimo broncio, reso ancora più tenero dalle labbra piene. La tattica si rivelò vincente: Dean sbuffò e si accasciò sul sedile, arrendevole e docile.
L'angelo caduto esultò mentalmente: essere in un corpo femminile aveva i suoi aspetti positivi, almeno per il momento.
Guidò in completo silenzio, lanciando di tanto in tanto occhiate apprensive al compagno, rannicchiato e dolorante. Se solo avesse potuto curarlo come un tempo, quando ancora possedeva la Grazia...invece era costretto a vegliarlo impotente, privato dei suoi poteri angelici e quella smorfia era per lui insopportabile.
Incredibile come riuscisse a sentire anche la tensione di Dean, il suo imbarazzo per quella situazione seppur abilmente celato. Non avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura di sentirsi piccolo e debole in quel corpo femminile, ma Castiel sapeva.
Perché la percezione di un amante é quasi infallibile.
 
Aveva appena afferrato un pacchetto di assorbenti quando avvertì la prima, tremenda fitta.
Per un momento, nella sua mente si creò un black-out, seguito immediatamente da un lampo di panico: era impossibile, mancava ancora un'ora e mezza.
A meno che...
Il cellulare squillò, costringendolo ad accantonare per un momento i suoi dubbi. Leggendo sul display il nome del Winchester, si affrettò ad uscire dallo store, temendo che qualcosa lo avesse attaccato.
Paura che crebbe quando non lo vide appoggiato al finestrino, dove lo aveva lasciato. Cercò di ignorare i crampi e corse fino al furgone, nonostante il seno enorme gli creasse qualche fastidio.
Trovò l'amante accasciato tra i due sedili, il pugno chiuso premuto contro la bocca in un palese tentativo di non lasciarsi sfuggire alcun gemito e un paio di gocce salate ai lati degli occhi serrati.
Fu accanto a lui prima ancora di rendersene conto, mentre le braccia correvano alla ricerca dei fianchi esili, per infondergli un minimo di coraggio o forse perché sentisse di non essere solo.
-Cass...- un bisbiglio spezzato da un imminente singhiozzo, trattenuto a malapena.
Se lo attirò contro al petto, augurandosi di non soffocarlo con quel suo seno enorme, avvertendo le ciocche castane e ondulate del cacciatore solleticarlo.
-Dean, dì la verità. Le fitte sono iniziate da parecchie ore, dico bene?- in un sussurro diede voce ai suoi sospetti, temendo di farlo sentire peggio se solo avesse alzato troppo la voce.
Il Winchester non disse nulla; si limitò ad annuire, stringendo i denti.
Maledisse la collana, il fantasma, l'apocalisse e un altro miliardo di cose.
-Riposati, penso io a guidare- suggerì l'angelo caduto, carezzandogli dolcemente i capelli, in un movimento lento e rilassante che però non sembrava lenire le pene del suo leader.
-Non ci riesco- gorgogliò l'altro, con le lacrime agli occhi. Ed era vero.
Qualunque posizione si rivelava essere una tortura. Si odiava per quella debolezza. -Odio essere donna-
Piagnucolò, stringendosi di più al corpo dell'amante, in cerca di calore, sentendosi solo vagamente meglio avvertendone il profumo di incenso, candele e oli profumati.
Quel profumo che non era più quello del suo Cass, ma dell'uomo distrutto dai sensi di colpa che era diventato. Eppure, sotto quel dolce aroma d'oriente riusciva ancora a percepire la sua essenza, quella angelica. Anche se forse era solo la sua immaginazione.
Ma era l'unico in grado di distoglierlo, solo per pochi istanti, dai crampi.
"Non andartene, Cass" dicevano le sue pozze verdi, nonostante non ce ne fosse alcun bisogno. Castiel non lo avrebbe mai lasciato, perché dal momento in cui lo aveva trascinato fuori dall'Inferno, l'anima di Dean si era fusa con la sua Grazia.
-E non pensare neanche solo per un momento che io mi metta quei cosi!- gracchiò invece il cacciatore, riferendosi agli assorbenti, troppo orgoglioso per dar voce alle proprie preghiere o ringraziare l'uomo che amava. Tuttavia, le sue labbra carnose (in altre circostanze non avrebbe esitato un secondo ad avventarsi su di esse, invitandole a schiudersi per lui e per lui soltanto) si aprirono in un sorriso divertito.
-Coraggio, Deanna. Non lo dirò a nessuno-
"Certo, perché se oserai farlo, ti ammazzerò con le mie mani, stupido Guru maniaco sessuale! E ringrazia di non avere più le ali, altrimenti ti staccherei una piuma alla volta come si fa con un pollo!" Questo quello che Dean avrebbe voluto gridargli. Se solo ne avesse avuto la forza.
-Fottiti, Cass- rispose invece. Ben più corto e conciso.
-Preferirei fossi tu a farlo, una volta tornato uomo...- quel mormorio sensuale all'orecchio fece risalire un brivido lungo la schiena del Winchester.
Sembrava un invito così...eccitante.
Così, si sforzò con tutto sé stesso e piegò le morbide labbra in un sorriso.
Castiel trattenne il fiato per un momento: nonostante il sudore che imperlava la fronte a quel viso così diverso, eppure così familiare, nonostante i capelli così lunghi e scarmigliati, nonostante il corpo non fosse più quello virile che in più di una notte lo aveva avvolto con le proprie braccia prima di farsi strada dentro di lui, Dean era sempre il suo umano. Ed era sempre bellissimo, in qualunque forma. Una bellezza che avrebbe fatto impallidire lo splendore del Paradiso e al diavolo tutti i suoi fratelli che l'avrebbero considerata un'eresia.
Si mosse inconsciamente, alla ricerca di un bacio che sapeva di miele, con un lieve retrogusto salato, di lacrime che avevano lasciato una traccia del loro passaggio.
-Forse avresti avuto bisogno di un angelo migliore- un sussurro a fior di labbra, mentre ancora aveva gli occhi chiusi per concentrarsi sul suo profumo e forse per non dover leggere una risposta affermativa negli occhi verdi del compagno.
-Forse...-
Una pugnalata che per un momento gli levò il fiato.
-Ma non mi avrebbe amato quanto te. Nessun angelo del Paradiso sarebbe caduto solo per stare al mio fianco. Tu...- si morse le labbra, non abituato a mostrare così apertamente i suoi sentimenti. -Tu sei la mia fortuna più grande, Cass. Quindi, credo che mi farò andare bene l'angelo del giovedì-
L'altro aprì finalmente gli occhi blu, ora lucidi come bagnati da gocce di rugiada e oltre la patina di dolore trovò negli occhi del cacciatore lo stesso, totalizzante amore che provava lui.
Poi una nuova fitta trafisse il Winchester come una spada, costringendolo a rannicchiarsi su sé stesso, facendo apparire il suo corpo più minuto di quanto già non fosse.
Sentì Castiel gridare il suo nome e i timpani farlo echeggiare fino alle viscere. Finché i suoi sensi non decisero di dargli tregua, accogliendolo in un sonno privo di sogni.
 
Quando finalmente riaprì gli occhi, aveva la testa appoggiata sulle gambe di Cass. Le lunghe ciocche scure come la notte erano tornate corte, i lineamenti del viso quelli di sempre, accompagnati da un lieve strato di barba, il seno era ovviamente sparito e Dean era pronto a scommettere che anche tutto il resto fosse a posto.
Colto da un improvviso raptus, si sollevò di scatto, tastandosi il petto, carezzandosi il viso per accertarsi che tutto fosse tornato com'era.
-Wow! Allora Chuck e Risa ce l’hanno fatta!-
Castiel gli rivolse un sorriso rilassato.
-In realtà il primo a tornare normale sono stato io. Forse perché la maledizione non era in uno stadio avanzato come il tuo. Comunque è stato davvero difficile resistere alla tentazione di toccarti.- ammise l’angelo caduto con un ghigno strafottente stampato sul suo faccino da schiaffi.
-Carino da parte tua non stuprarmi nel sonno, Cass. Grazie!- rispose ironico l’altro.
-L’ho fatto solo perché temevo che se fossi rimasto incinta non saresti tornato uomo per nove mesi e in quel caso mi avresti ammazzato- Castiel non riuscì a resistere alla tentazione di scherzarci su.
-Perché affaticarmi tanto? Ti saresti ammazzato con le tue mani alla prima crisi d’astinenza!- sogghignò il leader, rispondendo alla provocazione calcando con un accento malizioso la parola “astinenza”.
Il suo sottoposto ghignò.
Sì, in effetti non sarebbe stato affatto divertente rinunciare a Dean per nove mesi in cambio di una Deanna perennemente isterica e collerica.
-Touchè- si arrese l’angelo caduto, posando un bacio sul collo dell’altro, facendolo rabbrividire di piacere.
Restarono per un po’ in silenzio, poi Dean richiamò l’attenzione dell’angelo.
-Cass…siamo assolutamente certi che sia tutto a posto?-
-Che intendi dire?-
-Beh. Siamo stati donne per parecchio tempo. Forse dovremmo assicurarci che…insomma, che tutto funzioni come deve!-
Castiel sogghignò.
-È una proposta indecente, Dean?-
Il leader si voltò leggermente, così da poterlo guardare almeno con la coda dell’occhio e si umettò le labbra.
Sì, decise Cass. Quella era assolutamente una proposta indecente…

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Capitolo 10
*** Anger ***


Dunque. Prima di lasciarvi ai soliti avvertimenti e alla storia, ho un avviso.
Siamo alla fine: gli ultimi tre capitoli.
Questo prompt non era contenuto nel pacchetto, è un piccolo extra che ho aggiunto. Finora i capitoli non erano connessi tra loro, ma gli ultimi tre sì. Ho aspettato ottobre per darvi tre date:
2 ottobre
15 novembre
25 dicembre
Eh sì, avete capito bene: a Natale avrete in regalo l'ultimo capitolo <3
Bene, sperando che questa cosa vi faccia piacere, vi lascio al capitolo! ^o^ Buona lettura!
 
 
Titolo: Anger
Prompt: citaz. da “Bye Bye beautiful”
Rating: giallo
Avvertimenti: introspettivo, rassegnazione dilagante, frustrazione generale.
 
Anger

 Did we get this far just to feel your hate 
                                                    Did we play to become only pawns in the game 
                                                                        How blind can you be, don't you see 
                                                         You chose the long road but we'll be waiting 
                                                                          (da "Bye bye beautiful", Nightwish)
 
Le parole di Dean bruciavano come una sconfitta, laceravano come una lama tagliente e non lasciavano spazio alla speranza. Era un guerriero che si era arreso da tempo,  ma fino all'ultimo Castiel aveva sperato che tornasse ad essere quello del passato. Lo aveva sperato con tutto il cuore e aveva pregato fino alle lacrime un Padre che ormai lo aveva abbandonato da un pezzo, perché almeno l'uomo giusto, il loro leader, ritrovasse la forza dentro se stesso.
Ma non era servito a nulla.
Quello che provava ora era solo rabbia, che si mescolava al veleno della delusione.
Ogni volta che incontrava il suo sguardo, le percepiva ruggenti in fondo al petto, proprio lì, al limitare dello stomaco, rubandogli quasi il respiro.
"Abbiamo fatto tutto questo solo perché tu ci riversassi addosso un odio che non meritiamo, Dean?" Avrebbe voluto chiedergli. Ma non osava farlo, perché conosceva il cacciatore e probabilmente, in fondo al suo cuore, Dean si stava già colpevolizzando per tutte le tensioni che ormai scaricava addosso ai suoi uomini come se niente fosse. Il ritratto perfetto della sconfitta, di colui che ha gettato le armi.
Ma la delusione più grande era arrivata quando il loro capitano aveva esposto il piano per entrare nel covo dei Croat e uccidere Lucifer. Perché anche se potevano aver fatto la figura degli idioti davanti al Dean venuto dal passato, nessuno di loro era davvero tanto ingenuo da credere che non ci fosse una trappola, dietro a un'irruzione tanto semplice in apparenza.
Dean, il suo Dean, stava implicitamente ordinando loro di fare da esca.
Per cosa poi? Per dargli una possibilità che lui avrebbe preferito non avere. Era chiaro che si sarebbe lasciato uccidere, in un modo o nell'altro, piuttosto che ammazzare un Lucifer nei panni del suo amato fratellino.
E così, non poteva fare a meno di affondare i dispiaceri nelle anfetamine e in tutte le schifezze possibili.
Era la sua ultima notte, no? Perché non darsi ai piaceri della carne?
Ma perfino gli alcolici e le droghe sembravano essere contro di lui, quella sera, perché nella sua mente non facevano che pulsare tutte quelle domande che non avevano trovato ancora una risposta, amplificate dai fumi di tutte quelle sostanza dannose.
"Dean...abbiamo davvero combattuto per niente fino a questo momento? Ti abbiamo seguito con tanta fiducia per essere ripagati così? Per essere trattati come pedine su una scacchiera? Quanto sei ingiusto e cieco... Non vedi che intorno a te ci sono degli uomini pronti a morire piuttosto che tradirti? Faremmo di tutto per te! Anche se hai scelto la strada più tortuosa, dicendo no a Michele, siamo sempre stati al tuo fianco convinti che un giorno avresti comunque trovato una via per fermare Lucifer... Lo pensavamo davvero"
Ma la domanda che bruciava più di tutte, in fondo al cuore ormai massacrato di quello che un tempo era stato uno degli angeli più fedeli del Paradiso, era una: "Perché ti sei arreso, amore mio?"
Ma non poteva fare nulla, Castiel, ormai ridotto all'ombra di se stesso. Solo quello che aveva sempre fatto: rinunciare a tutto per l'uomo che amava, che aveva sempre amato e ancora una volta, l'ultima, accettare i suoi ordini.
Perché se fosse tornato indietro, lo avrebbe fatto ancora e ancora, avrebbe rinunciato mille volte alla sua Grazia, se ciò avesse significato trascorrere anche un solo secondo in più vicino a lui.
Quando il cacciatore incatenò gli occhi verdi ai suoi, Cass vi lesse orgoglio e paura.
Forse anche un muto "mi dispiace", che naufragava oltre il mare di lentiggini.
Intuì che Dean la pensava esattamente allo stesso modo. Era certo di aver fallito la sua missione, di aver perso di vista i suoi ideali, di aver spedito al macello i suoi amici e compagni.
Aveva perso perfino Sam.
-Cass, tu resterai con Chuck- impose, senza aspettare una replica dall'amico.
Sapeva che era la direttiva più giusta e azzeccata che avesse mai dato.
Era la cosa giusta da fare.
Anche se faceva male come un addio...

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Capitolo 11
*** Chains of mortality ***


Sono in un ritardo spaventoso e dire che le date di uscita dei capitoli le avevo date io! In effetti sono due abbondanti settimane che dico "devo postare, devo postare!" ma tra una cosa e l'altra non ne ho avuto proprio occasione. Vi chiedo scusa >///<
Alla mia Katniss... Mi manchi <3 

Titolo: Chains of mortality
Prompt: immagine
Rating: verde
Avvertimenti: introspettivo, malinconico, triste, preparate i fazzoletti.
 
Chains of mortality
 
Per un angelo del Signore, diventare umano era completamente destabilizzante e avvilente. Una vergogna.
Era come venire relegati nel corpo di una formica; così piccoli, fragili, inermi, in balia di forze troppo grandi da affrontare. 
Così maledettamente limitati...
Spazio e tempo smettevano di essere fluidi, diventando ostacoli insormontabili. La pace e la sicurezza donate dalla Grazia svanivano come un sogno sfumato alle prime luci dell'alba, lasciando dietro sé solo un ricordo vago, lontano e impalpabile.
Con le ali dolorosamente tarpate dall'istante della caduta, si era costretti a ricorrere a dei mezzi di trasporto che risultavano certamente più rapidi delle proprie gambe; ma per chi conosceva l'ebrezza del volo in picchiata e sapeva librarsi nelle volte celesti superando ogni ostacolo era come essere rinchiusi in una gabbia.
Ed era così che si sentiva Castiel, ogni volta che i suoi occhi blu si posavano su Dean, specialmente dopo essere stato escluso dalla battaglia cruciale.
Inutile.
Nelle sue attuali condizioni era completamente inutile. Sin dalla prima lotta in quelle nuove vesti aveva conosciuto la paura di non poterlo salvare, mescolata al terrore umano innanzi a creature mostruose.
Una volta aveva rivelato al cacciatore di essere grande quanto il Chrysler Building. Non era una bugia. Certo, il suo tramite era un umano qualunque, ma era pur sempre libero di utilizzare i suoi poteri.
In passato si sarebbe potuto paragonare a un gigantesco elefante, l'animale sacro agli indiani. Una creatura centenaria che nella sua vita può ottenere una grande saggezza e offrirla agli uomini, metterla al loro servizio a fin di bene. E così Castiel aveva sempre fatto con i due fratelli Winchester, in particolare con Dean.
Ma dal momento in cui era caduto, era come se delle catene lo avessero imprigionato.
Lui, una creatura non centenaria come un semplice elefante, ma addirittura millenaria.
Lui che aveva visto nascere intere generazioni di elefanti, che aveva assistito alla caduta di Babele e al Diluvio Universale, insieme ai propri fratelli.
Lui era ora imprigionato in quel corpo mortale che gli aveva donato solo insicurezze e paure.
Una forza fisica misera e di certo ridicola di fronte a quella di creature che aveva sempre affrontato con facilità. Una vita così breve e limitata da fargli temere che sarebbe potuto morire da una notte all'altra, non solo per l'Apocalisse.
Una così scarsa sopportazione del dolore da costringerlo ad assumere stupidi medicinali per non sentirsi una nullità davanti all'umano per cui aveva perso tutto, ogni volta che una costola si incrinava o veniva ferito da creature demoniache. Medicinali che a lungo andare, anziché salvarlo avevano iniziato a corroderlo, tramutandosi in droghe di cui non poteva più fare a meno.
Droghe che insieme all'assenzio non bastavano, così come non erano sufficienti i baci infuocati di Dean o i suoi caldi abbracci nel cuore della notte. Nulla di tutto ciò poteva cancellare ed estirpare quel suo senso d'impotenza che lo opprimeva.
Si sentiva debole, schiacciato e più tentava di liberarsi da quelle maledette catene, più queste lo facevano sprofondare nel vortice di consolazione e disperazione creato dalle anfetamine.
Le sue ali portavano ferite indissolubili e nonostante la sua condizione umana gli risparmiasse almeno la pena fisica per quelle lacerazioni, non poteva scordare il momento in cui era stato radiato dalle sfere del Paradiso.
Avrebbe desiderato tornare a quei giorni di gloria, riavere la sua Grazia, assaporare la pienezza del proprio essere.
Spiegare le ali, come al risveglio dopo un lungo sonno, avvertire il vento carezzargli soavemente le piume nere e spezzare finalmente le catene invisibili che lo rendevano tanto miserabile.
 
-Cass?-
La voce del leader ruppe quegli oscuri pensieri, esorcizzandoli con la propria presenza. Quando Castiel si voltò e incontrò il suo sguardo scuro ma dolce allo stesso tempo, per un istante gli sembrò di essere nuovamente completo. Ancora un soldato di Dio. Per un'ultima volta l'angelo al fianco dell'uomo giusto.
Aspettò che il cacciatore dicesse qualcosa, ma le sole parole che ottenne erano mute, tutte racchiuse in un bacio profondo.
"Dean..."
Forse anche il loro amore era un elefante in catene. Fatto di tutte quelle cose che non riuscivano ad esprimere a parole, di piccoli gesti a cui non sapevano rinunciare, di sguardi intensi troppo spesso intercettati da persone che non potevano capire, di speranze vane in cui ancora si aggrappavano e di testardaggine che li accomunava.
Era un amore troppo grande per restare in prigione e loro erano troppo disperati.
-Lui é arrivato- soffiò amaro il cacciatore, soffocando in un bacio l'angoscia opprimente.
Il Dean del passato era arrivato a Camp Chitaqua, come nella visione di Zachariah.
Due giorni.
Restavano due giorni di vita, poi Lucifer avrebbe ottenuto la sua vittoria. La catena si stringe, facendo sanguinare i due umani come le spine di una rosa. La bellissima rosa rosso sangue che Dean aveva visto nella visione tra le mani di Sam, in netto contrasto con il suo completo bianco immacolato. A sua volta in netto contrasto con l'anima nera di quell'angelo che gli aveva portato via suo fratello.
Per un istante mancò a entrambi il fiato, poi Cass sorrise ironico al destino avverso, pensando che forse la morte lo avrebbe liberato dai suoi tormenti, dai suoi rimpianti.
Eppure non sopportava l'idea che lo stesso destino portasse via l'uomo che amava. Non a quell'angelo umano, che aveva fatto di tutto per salvare la sua gente, con le sole forze che Dio gli avesse concesso nella creazione.
Lui, da solo, aveva salvato più persone di un intero battaglione angelico.
-Lasciami fare da esca con gli altri- sussurrò, in un soffio caldo contro l'orecchio del leader, avvertendo il cuore perdere un battito attraverso il torace  stretto al suo.
-Non se ne parla.-
Da un lato, Castiel esultò per quelle parole. Dean si preoccupava ancora per lui;  ma allo stesso tempo non poteva che soffrirne. Non gli avrebbe permesso di lasciarlo al campo ad aspettare la notizia della sua morte senza far nulla.
Avrebbe dato tutto per Dean, anche la vita se necessario, per quanto miserevole fosse diventata.
-Preferisco sacrificarmi per darti una possibilità contro Lucifer, piuttosto che morire di dolore se dovessi fallire. Voglio aiutarti, anche se non potrò farlo come allora...- lo supplicò, sfilandogli lentamente la maglietta.
-Non posso condannarti a morte, Cass-
L'angelo cauto poteva leggere una muta preghiera negli occhi rassegnati di Dean. La sua ultima, vera battaglia, era quella contro l'angelo che lo aveva salvato dall'Inferno.
Anche se privo dei suoi poteri angelici, Cass poteva udire la sua anima gridare "Posso sopportare la morte Cass, ma non l'idea che sia tu ad andartene".
Ma era scritto nel destino. Quella battaglia Dean Winchester l'aveva già persa in passato e l'avrebbe persa anche ora.
Castiel sorrise mesto, sfiorando con il dorso della mano la guancia del cacciatore.
-Sono morto quando sono caduto, Dean.-
Era morto quando era stato incatenato in quella prigione di carne e ossa e anche l'amante lo sapeva, pur non volendo accettare quella verità in un momento simile.
"Ti prego, Dean... Liberami da queste catene"
 
Un barlume di speranza si accese nell'animo di Castiel quando lesse nelle iridi verdi dell'altro l'ombra oscura e schiacciante della resa.
-Solo se prometti che non mi lascerai.- Dean sperava ancora, lo sentiva. Ma era una voce fioca e distante, dettata dall'involucro umano che limitava le sue visioni.
In realtà i cuori di entrambi sapevano cosa sarebbe successo. Era un'eventualità che non avevano mai accettato fino all'arrivo dell'altro Dean. Si erano sempre ribellati a quella svolta, debellandola come una semplice illusione per costringere Dean ad accettare di divenire il tramite di Michael.
Eppure ora sembrava quasi una liberazione. Un premio, come una meritata vacanza. 
Castiel forzò un sorriso d'incoraggiamento.
-Non ti lascerò, Dean...-
"...nemmeno nella morte"

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Capitolo 12
*** We can't ***


Titolo: We can’t
Prompt: citaz. Monica Liverani
Rating: giallo
Avvertimenti: angst, ultimi momenti (strazianti) insieme, tenere i fazzoletti a portata di mano. Non somministrare ai deboli di cuore, rischio implosione.
 
We can’t
"Non si può...non si può fare l'amore sapendo che è l'ultima volta"
(Monica Liverani/Carlotta Natoli - Tutti pazzi per amore)
 
-Cass, giurami che farai di tutto per non morire. Giurami che ti salverai.- implorò il cacciatore con gli occhi lucidi, le scapole contro un cuscino appoggiato al muro, le gambe affondate sotto alle lenzuola sfatte e il corpo di Castiel premuto contro il suo. -Giuramelo!-
Castiel desiderava farlo davvero. Ma ad una condizione, senza la quale non avrebbe avuto alcun senso rispettare quella promessa.
-Solo se farai lo stesso, Dean-
Gli stava chiedendo l'impossibile. Qualunque cosa avesse fatto ora il cacciatore, la sua risposta avrebbe portato con sé un retrogusto amaro. Una bugia, oppure la rassegnazione.
Percepì l'abbraccio del Winchester stringersi sull'addome, mentre il suo respiro diveniva più rapido sulla clavicola nuda, baciata dalle prime luci dell'alba. Non ricevendo risposta, si sollevò dal giaciglio quel tanto che bastava per cambiare posizione e inginocchiarsi di fronte all'amante, così da specchiarsi nei suoi bellissimi occhi e sfiorare con i pollici il mare di lentiggini che aveva contato innumerevoli volte nelle notti insonni.
Le conosceva una ad una. Non aveva davvero bisogno di contarle per sapere quante fossero, ma era una sorta di rito che lo aveva sempre rilassato.
Poi le vide.
Verdi, lucide pozze di disperazione. Tristezza e fallimento misti a lacrime che si affacciavano ribellandosi ad ogni tentativo di Dean di reprimerle. Dopo la scomparsa di Bobby e Sam, Cass era il solo a cui fosse concesso vederle. Era allo stesso tempo un privilegio e una pugnalata al cuore.
Entrambi sapevano che una promessa simile, poche ore prima della battaglia finale sarebbe stata solo un'immensa, colossale bugia e che nessuno dei due ne avrebbe retto il peso quando, al tramonto, la vita avrebbe abbandonato i loro corpi distanti, privati della possibilità di sfiorarsi per l'ultima volta.
L'ultima occasione per toccarsi era lì, tra quelle lenzuola, in quella mattina che portava con sé un alone di morte.
Gli occhi di Dean sembravano gridare "Non costringermi a mentirti, Cass".
Come poteva l'angelo caduto costringere il leader a dirgli una bugia, quando era così tristemente felice che non l'avesse fatto?
Si chinò sulla fonte del cacciatore, posandovi un bacio lungo e casto, privo di qualsiasi malizia, sperando di riuscire a celare le lacrime grazie alla penombra.
Era come se un laccio si fosse stretto attorno ai loro cuori e si ribellasse con tutte le forze alla loro separazione, stringendo e strattonando fino a farli sanguinare, fin quasi a lacerarli.
Come se non accettasse l'inesorabile e inarrestabile conto alla rovescia.
"Baciami, Cass..." Non era un ordine stavolta. Solo una supplica che l'angelo caduto fu ben lieto di accogliere.
Poi ci furono solo baci e carezze.
Respiri che si infrangevano sulle lacrime e mani affondate nei capelli.
Sguardi consapevoli della fine imminente; non per la morte in sé. Entrambi erano morti più di una volta, in passato.
Ma ora temevano come non mai una separazione definitiva. Non ci sarebbe stato alcun Paradiso per loro, che si erano così strenuamente opposti ai disegni divini.
Per Castiel, che aveva ucciso numerosi fratelli per difendere i valori dei due Winchester a cui si era tanto legato o per Dean, che aveva condannato a morte certa i suoi amici e che sarebbe stato costretto a sopprimere ciò che forse rimaneva di Sammy.
Per questo ora esisteva spazio solo per baci intensi e abbracci accompagnati dal peso dell'angoscia.
Perché non potevano... Non riuscivano a fare l'amore sapendo che sarebbe stata l'ultima volta.




N.A.: Siamo arrivati alla fine della raccolta e immagino che stiate innondando i vostri lenzuoli di lacrime per questa ultima Destiel :'(
Beh, io spero solo di non avervi tediati troppo e nonostante i miei numerosi ritardi nella pubblicazione, vi ringrazio per la vostra ammirevole costanza nel seguirmi :')
Vi auguro buon Anno, ragazzuoli/e!

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