vivere un sogno

di Triskell Nyx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un portale per l'altro mondo ***
Capitolo 2: *** dall'altra parte dello schermo ***
Capitolo 3: *** medicazioni e chiaccherate ***
Capitolo 4: *** incubi, paure e chiarimenti ***
Capitolo 5: *** banditi ***
Capitolo 6: *** la giornata dei cicloni umani, alias l'incontro con gli evocatori ***
Capitolo 7: *** Natale ***
Capitolo 8: *** allenamenti e casini- parte 1 ***
Capitolo 9: *** allenamenti e casini (parte 2) ***
Capitolo 10: *** sopravvivere fra pensieri profondi, shopping e combattimenti ***
Capitolo 11: *** mi si danno le dovute spiegazioni ***
Capitolo 12: *** discussioni per il futuro ***



Capitolo 1
*** un portale per l'altro mondo ***


 
-Ambra Wolf!!!!!!!!!!!!-. La voce della prof 'Frankenstein' mi richiama alla (dolorosa) realtà scolastica.
-Presente!- scatto io quasi sull'attenti. Quasi.
segue una cascata di risatine da parte dei miei compagni... che viene subito gelata da un'occhiataccia della Frankenstein. Ahia. Sono riuscita a farla incavolare in un giorno in cui era già arrabbiata di suo.
Beh... più arrabbiata del solito, si intende. 
-L'appello è passato da un pezzo, Wolf- mi ringhia contro con molta simpatia.
Deglutisco. -Ah, davvero?-. Ecco, lo sapevo."In giornata affronterai più volte pericoli mortali"; per una volta l'oroscopo di Mel aveva ragione.
-A cosa stavi pensando?-
Oh cavolo. Disastro e fine del mondo. Votaccio. Punizione. Bocciatura. Uccisione trucolenta da parte dei miei genitori. 
In altre parole: -Ehm........-
-La verità. ORA!!!!!!!!!-
Sospiro. Se proprio vuole la verità...
Raccolgo tutto il coraggio del mondo, guardo qualsiasi cosa non sia la prof e alla fine sparo: -Si chiama Jiro e vive in un cartone animato.-
Silenzio di tomba (nella quale fra poco finirò).
Mi azzardo a guardare la prof, che ha assunto un colorito violaceo e sembra sul punto di farsi esplodere vene, arterie e capillari vari. Ho la vaga impressione che non l'abbia presa bene...
-Ti prendi un due sul registro e resti un'ora in punizione...- Fiuu, pensavo peggio -... e mi aspetto i tuoi genitori domani ai colloqui!!-
DEvo ricredermi: è andata peggio.
Abbasso lo sguardo per evitare gli sguardi esasperati di Mel e Hioto, i miei migliori amici, gli unici che sanno che non stavo prendendo in giro la prof qualche istante fa; gli unici che sanno che da quando avevo dieci anni (cinque anni fa) sono innamorata di un cartone, o meglio di un personaggio del suddetto cartone: Jiro, appunto, di Blue Dragon.
Per tutti gli altri personaggi provo una forte amicizia anche se, ovviamente, non ho mai potuto conoscerli di persona.
"Deciditi a crescere, hai quindici anni!" è il ritornello che non fanno altro che ripetermi mamma, papà e Mel. Li ascolto? Assolutamente no.
Hioto invece alterna sguardi esasperati a sguardi tristi. La verità? La verità è che so ormai da tempo che il mio migliore amico è cotto di me, ma non riesco a vederlo in nessun modo se non come fratello maggiore.
L'ora finisce. Peccato che io debba ancora scontare la punizione.
-Ti aspettiamo fuori- mi annuncia Mel passandomi accanto. Lei è fatta così: non chiede, comunica e basta. Se non ti va bene affari tuoi.
Sotto lo sguardo della prof di arte che ci tiene d'occhio, mentre gli altri malcapitati in punizione studiano, io (da brava ragazza a cui non importa di aver appena preso un due (masochista)) mi metto a disegnare.
Il primo personaggio che appare è Jiro;
fisico perfetto, tipica camicia bianca con maglia verde, ciuffo ribelle davanti agli occhi. Poi Andropov, con un braccio intorno alle spalle di Kluke, e Bouquet appesa al braccio di Shu, con Marumaro davanti che fa il segno di vittoria accompagnato dal solito sorrisetto stupido.
Più in là a cavallo faccio Logi e Conrad fanno da scorta alla piccola Primula, mentre Delphinium è appoggiata ad un albero poco distante.
In alto nel cielo c'è Noi insieme al resto del consiglio dei draghi, e le nuvole fanno la forma del volto di Homeron.
Alla fine disegno lei; seduta su un sasso, osserva i suoi ragazzisenza farsi vedere, con un'espressione di benevolenza in contrasto con la mano appoggiata sulla sciabola, sempre attenta per aiutarli in caso di difficoltà. Zola.
Se per Jiro provo amore, per lei provo rispetto. Ammirazine. E come tutte le volte che la guardo non posso fare a meno di chiedermi: -Perchè? Perchè Zola? Perchè sei passata alle tenebre? Perchè hai detto agli altri di non provare sentimenti, di non essere loro amica se non era vero? PERCHE' lo hai fatto?-
Come sempre, non ottengo risposta. Come faccio ad indagare, dopotutto, da questo lato dello schermo?
Eppure sono da sempre sicura che ci sia qualcos'altro dietro il suo tradimento. So che nessuno, neppure lei, può mentire così bene e così a lungo. Però non posso dimostrare niente, solo fare ipotesi. Sospiro.
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNNNNNNN!!!!!!!!!!!!!!
Non ci credo. La campanella è già suonata! Eureka, sono libera!!!!
metto il mio capolavoro da quattro fogli in cartella e schizzo fuori, dove trovo Mel e Hioto che mi aspettano. Con una faccia abbastanza nera.
Uffa, ci manca solo che si mettano a farmi la paternale!
-Non puoi continuare così- inizia Mel. Ecco, appunto.
-Quando ti dimenticherai di quel cartone e ti deciderai a crescere?-
-Il più tardi possibile- rispondo candidamente. No, non ho istinti suicidi. E non mento neanche male, anzi è quasi un piacere ascoltarmi. Solo, conosco molto bene Mel e so che l’unico modo per spiazzarla (per più o meno due secondi, poi tornerà all’attacco) è essere il più sinceri possibile e possibilmente abbinarci una faccia da bambino.
Infatti funziona... per due secondi, come da programma.
-Come sarebbe a dire “il più tardi possibile”?!  Ma ti rendi conto che per pensare a questo cartone inutile stai rischiando l’anno? Sono tre mesi che non fai altro che pensarci! Prima ti controllavi, com’è che adesso sei così fissata? –
Il mio cervello si blocca e mi giro di scatto verso di lei
-Non osare Mel! Non dire mai più che è inutile!- ringhio.
I miei migliori amici sembrano addirittura sconvolti.
-Ma cosa ti prende Ambra? Non è da te agire così!- Esclama Hioto piazzandosi davanti a Mel quasi a proteggerla.Il mio cervello si riavvia (bhe, per così dire, è pur sempre del mio cervello che stiamo parlando).
-Scusate... dormo poco ultimamente. E poi un’ora fa ho firmato la mia condanna a morte. Non volevo essere scortese.- mormoro.
Loro mi sorridono, dopo un attimo di smarrimento.
-Allora... cosa farai alla festa per i sedici anni?- Cambia discorso Mel mentre usciamo sotto il diluvio che si è scatenato nell’ultima ora.
Poco ci manca che mi metta a prendere a testate il muro.
-Mancano sei mesi al mio compleanno. Metà anno. E non voglio fare una festa!- ripeto per la diciassettesima volta in questa settimana. E pensare che è solo giovedì!
Dante non ridacchia solo perchè le ultime sedici volte lo ha fatto e si è beccato una sberla. Le sberle di Mel sono quasi più letali della spada di Logi...
Andiamo avanti ridacchiando e scherzando. E qui la dimostrazione che sono brava a mentire, perchè solo la mia bocca li sta seguendo, la mia mente è da tutt’altra parte.
Per la precisione, sto rivivendo l’incubo che mi tormenta ogni notte, esattamente da tre mesi.
Non è proprio un sogno, perchè il dolore che provo è reale. C’è qualcuno che mi tortura con un pugnale. Una notte la gamba, l’altra il braccio, e così via.
E poi mi sbatte regolarmente nella stessa cella, dove c’è sempre la stessa persona ad aspettarmi. Jiro alza lo sguardo e mi lancia uno sguardo che nonostante tutto è rassicurante.
-Non temere. Zola verrà a prenderci.- Dice.
E io sorrido a mia volta. -Si, lo so.-
Tutto diventa nero e alleggia un volto nell’ombra, lo stesso che impugna il pugnale.
-E’ il tuo futuro, Ambra Wolf!-  Dice.
A quel punto mi sveglio ficcandomi da sola una mano in bocca per un urlare. E poi ci si stupisce che io non dorma...
Sempre parlando con gli altri arriviamo al ponte sul fiume che dobbiamo attraversare per arrivare alle nostre case. Il fiume si è ingrossato fino a sommergere quasi il legno.
-L’ho sempre detto che non avrebbero dovuto costruirlo così basso- Sospiro.
-Comunque per ora non sembra esserci nessun pericolo per ora- Commenta Dante dando un’ occhiata in giro. Io e Mel gli diamo ragione e attraversiamo.
Non abbiamo mai fatto uno sbaglio tanto grande.
Non siamo nemmeno a metà che vediamo un’onda gigante che viene verso di noi.
-Correte!- Strepita Mel. Come se non avessimo già iniziato a farlo.
 “Complimenti, hai un vero talento per sottolineare le ovvietà” sbotto mentalmente. Ovviamente non lo dico ad alta voce, non ci tengo a morire per una sberla prima di annegare.
L’onda ci travolge. Dante riesce ad afferrarci entrambe e ci attira a se. Ci abbracciamo andando sotto, cercando di contrastare la corrente ma è inutile.
I miei polmoni reclamano aria. “Come se non vi accontenterei se potessi” li rimprovero.
Loro mi ascoltano? Assolutamente no. Non per niente sono parti del mio corpo.
E proprio quando sto per perdere i sensi vedo una specie di vortice multicolore che viene verso di me.
“Ecco, anche il mio ultimo neurone è partito”. Poi sento la stretta di Dante e Mel farsi più intensa e capisco che non me lo sto immaginando.
Veniamo risucchiati e, invece che andare a fondo, in qualche modo troviamo aria.
La mia gamba sinistra non sembra molto contenta di come atterro. In compenso, i miei polmoni sono estasiati.
Stiamo sdraiati ancora un po’ a prendere fiato, poi ci rialziamo.Avevo ragione, la mia gamba quasi non mi regge.
Al contrario di quello che i nostri vestiti fradici dicono, non c’è acqua qui intorno. Anzi, siamo in una specie di deserto roccioso.
-Ma dove diavolo siamo finiti?- chiede alla fine Dante, dando voce anche ai miei pensieri, che probabilmente sono gli stessi di Mel.
Ovviamente, nessuno risponde.


Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction, spero vi piaccia! Grazie a tutti quelli che leggono e spero che qualcuno lasci recensioni, anche negative. Cercherò di aggiornare il più in fretta possibile.
Buona lettura!

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Capitolo 2
*** dall'altra parte dello schermo ***


Ciao a tutti, eccomi con il secondo capitolo! grazie a tutti quelli che dopo avermi sopportata nel primo vogliono leggere anche questo e un ringraziamento speciale a Lirin97 e Eli_Hope che hanno lasciato una recensione. Buona lettura, spero che vi piaccia!


-Stiamo avendo un’allucinazione, vero? Oddio, come mi sono conciata! Deve essere un qualche tipo di scherzo...-
La voce di Mel è la prima a rompere il silenzio dopo la domanda rimasta senza risposta di Dante.
Come al solito quando c’è qualcosa che non va lei inizia a strepitare per cercare un po’ di normalità nella sua stessa voce. Cosa che, devo ammetterlo, non sopporto.
Mentre Dante cerca di farla calmare, io mi concentro su qualsiasi cosa non sia lei, e così mi accorgo di una specie di grattare.
-...Oh, se becco il responsabile di questo me la pagherà...-
-Mel!- cerco di interromperla per identificare quel suono. Lei non mi guarda neanche di striscio.
Il rumore è diventato un po’ più forte. Sembra che venga...
-...E il mio vestito nuovo, come si è ridotto...-
-Mel!- ci provo di nuovo, senza risultato.
Il rumore aumenta di nuovo ed inizio ad avvertire un tremito...
-...Avete la minima idea di quanto mi sia costato questo vestito?...-
-MEL; ACCIDENTI; ZITTA!!!!- Grido, forse un po’ troppo forte.
Comunque, il risultato è notevole: Mel mi da’ retta...Wow. Dovrei iniziare ad urlare più spesso.
Non mi ero sbagliata. C’è qualcosa che trema sotto di noi, ed è proprio quel qualcosa che fa rumore. Come se stesse cercando di emergere...
-Via di qui! Ora!- urlo, ancora più forte di prima (andando avanti così potrei stabilire un record).
Li prendo per le braccia (lasciando un’impronta di sabbia sulla manica del costoso vestito di Mel) e li trascino letteralmente via. Appena in tempo.
Nel punto in cui eravamo sbuca una specie di... di... ragno-locusta-scorpione-multiocchi-gigante? Si, credo che renda l’idea, anche se trovo più facile chiamarlo “Insettone”, ”Mostro”, o semplicemente ”Coso”.
Insomma, non è che io abbia tutti gli interessi a scoprire il nome scentifico di qualcosa che vuole sicuramente mangiarmi!
Grazie alla mia immensa fortuna, la gamba sinistra, che già faceva male, atterra sull’unica roccia nel raggio di tre metri quadrati. Come se non bastasse, è una roccia appuntita. Evvai......
Mel si mette ad urlare, Dante rimane come pietrificato.
Io allungo le mani indietro.....
-AAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHH!!...- il coso sembra incuriosito dalle urla di Mel.
...le mie dita frugano nella sabbia cercando qualcosa...
-...AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHH!!!!...- il coso si avvicina alla mia amica...
... la mia mano destra si stringe intorno ad una specie di impugnatura...
-...AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHH!!!!!...- Dante si risquote, afferra un braccio di Mel e la trascina via...
... porto trionfante quello che ho trovato davanti a me per vederlo...
-...AAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHH!!!...- Mel ha deciso di mettere fuori gioco il coso facendolo diventare sordo; peccato che questa tattica funzioni solo su Dante e me.
... un tubo di ferro??? Ma nooooooo!!!!!! Io volevo una spadaaaa!!!!!
“Mi sa proprio che dovrò accontentarmi...” mi dico, appurando che non ci sono spade in giro.
-EHI TU!- grido più forte che posso tirandomi in qualche modo in piedi e cercando di sovrastare la voce di Mel (-...AAAAAAAAHH!!!...-). Impresa più o meno impossibile, infatti non ci riesco, così prendo il simpatico sasso su cui sono caduta e glielo tiro su un occhio.
Il coso si gira. Wow, grandioso, ora sta puntando me! Ma chi me lo ha fatto fare???
-Ambra!!- Dante si gira e fa per correre verso di me, ma io lo blocco.
-Via! Dante, Mel, andate VIA!!-.
Dante sembra esitare, poi qualcosa lo fa decidere e scappa, sempre trascinando Mel con se (credo che il merito sia più del mio amico insettone qui davanti che delle mie convincenti parole...)
Il mix-di-insetti-vari mi tira una zampata, che riesco a schivare saltando all’indietro, ignorando il lancinante dolore alla gamba.
Certo che guardando Zola, Jiro e compagni dall’altra parte dello schermo era tutta un’altra storia...
Intanto cerco di riportarmi alla mente i consigli del mio maestro di scherma.
“Non essere frettolosa di attaccare..”
No, in effetti in questo momento sono più frettolosa di trovare un modo per salvarmi le penne.
“Stai attenta allo spazio che ti distanzia dall’avversario...”
Fosse per me, il più lontano possibile da lui.
“Non essere troppo imprudente...”
Sto affrontando un insetto gigante con un tubo di ferro, hai presente?
“Prenditi tempo per studiare l’avversario...”
Gigante, otto zampe, pungiglione, ali, antenne, tenaglie, tanti occhi... rassicurante.
“Cerca il suo punto debole...”
Non hai sentito la mia descrizione???
“Tutti gli avversari hanno un punto debole...”
Dunque, potrebbe essere... Uffa, perchè non ero attenta durante le lezioni di biologia?... Ah, già. Jiro.
Smetto di pensare agli utilissimi consigli del mio maestro e torno a cercare di schivare l’insettone.
Per un paio di volte ancora mi va bene, ma l’ultima zampata è troppo vicina, così la devio con il tubo di traverso e al posto di essere trafitta mi trovo con una lacerazione al braccio destro.. Non riesco ad impedirmi di urlare, non pensavo che sarebbe stato così doloroso.
Come hanno fatto Jiro e gli altri asopportare ferite più gravi facendo meno storie? La prossima volta che mia madre si lamenta per i lamenti che cacciano dal televisore, rido.
Fortunatamente al nuovo attacco riesco di nuovo a saltare all’indietro, anche se ormai la gamba sinistra sta smettendo di reggermi. Cavolo, sono proprio messa bene!
“Non posso rimanere in vita solo saltellando..” penso.
Provo un gesto disperato (e discretamente stupido aggiungerei), e pregando la mia gamba di rimanere viva ancora per un po’ scatto in avanti.
Approfitto delle ventose sulla zampa dell’insettone per arrampicarmi e affondare il tubo in profondità nel suddetto arto, poi salto via nuovamente. Avrei dovuto fare salto in lungo (magari con un allenatore diverso e meno mostruoso di quello che ho davanti ora).
Il mostro cade, ma quasi subito si rialza, facendo leva sulle sette zampe ancora funzionanti e mi attacca di nuovo. Cavolo.
In qualche modo riesco a ruotare su me stessa per non essere trafitta ma solo scaraventata più in là.
E indovinate dove atterro? Esatto! Sulla mia fortunatissima gamba sinistra! Povera cara, dopo oggi andrà in pensione.
“Se ci sarà un dopo oggi” non posso evitare di pensare mentre il mostro si avvicina torreggiando minaccioso su di me.
Come se non bastasse, durante il mio ultimo volo ho perso il tubo. La mia fotruna è impareggiabile.
Rimando indietro i tremiti. Ok, la mia gamba non mi regge più e il sangue perso mi fa sentire debole.
“Tanto se non morivo qui affogavo, e se non affogavo ci pensava mia madre a farmi fuori appena saputo del due. Altrimenti mi uccideva l’insonnia” mi dico per rassicurarmi. Più rassicurata? Neanche un po’.
Però non ho alcuna intenzione di morire accucciata per terra e tremante come una foglia. Con un ultimo sforzo, mi rialzo in piedi.
-Spero di andarti di traverso!!!!-  Urlo, mentre il mostro si avvicina ulteriormente.
Un solo pensiero mentre si avvicina per darmi coraggio: Jiro.
Il raggio dorato che trafigge l’insettone mi giunge del tutto inaspettato, così come il lamento di quest’ultimo.
Probabilmente sto sognando, quante volte ho visto questa mossa comodamente seduta sul mio divano?
Raggio Pungente, il colpo di Pipistrello Assassino, L’ombra di Zola.
Il corpo del mostro viene avvolto da scintille, dovute ad un uomo con un mantello blu con il cappuccio che gli ha infilzato una delle zampe con una specie di taser. Un taser potente, a giudicare dalla reazione del gigante.
Poi vedo una persona, una femmina credo, con un mantello e il cappuccio bianco sfrecciarmi di fianco con una sciabola stretta in entrambe le mani. Con un colpo secco in qualche modo riesce a tagliare la testa al mostro.
In una parola: WOW.
Tutto bene? Mi chiede quello con il cappuccio blu, mentre entrambi tornano verso di me e io mi affloscio di nuovo a terra.
Noto che ha messo il taser in una tasca del mantello, mentre l’altra oltre alla sciabola ha anche una spada nera come la notte. No, come le tenebre, perchè nonostante sembri fatta con un qualche tipo di cristallo, non riflette minimamente la luce.
-Sono ancora viva- rispondo ansimando. Mai una risposta mi è sembrata più sincera e più sospirata di questa.
Loro due si abbassano il cappuccio e mi viene l’infarto che in qualche modo avevo scampato vedendo l’insettone.
Lui ha i capelli arancioni a caschetto, un fisico oltremodo muscoloso e gli occhi verdi, lei deve avere più o meno vent’anni, occhi azzurro ghiaccio e lunghi capelli argentei raccolti in una coda.
Generalmente i suoi capelli erano sciolti e lei portava una bandana, ma la riconoscerei tra mille. Anzi, riconoscerei entrambi fra mille.
-Come... Chi siete?- domando, giusto per avere conferma di quello che già so.
Lei mi sorride. –Io sono Zola, lui è Homeron- mi risponde. Ecco, come se avessi avuto bisogno di una conferma per quello che già sapevo.
-Io sono Ambra- sorrido, raggomitolandomi su me stessa come se avessi ancora dieci anni. Ho una specie di timore revenziale, pari quasi alla mia gioia di essere davanti a due dei miei idoli.
In qualche modo ci sono riuscita, sono qui. Sono passata dall’altra parte dello schermo.

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Capitolo 3
*** medicazioni e chiaccherate ***


scusate il ritardo, ma con il divieto di usare il computer e mio padre a casa 23,30 ore su 24 è un po' difficile aggiornare velocemente. Spero che continuerete lo stesso a seguirmi. grazie ancora a Lirin97 che ha recensito e a tutti quelli che continuano a leggere le mie cavolate nonostante tutto. Spero che il capitolo vi piaccia. Ciao,
Cla



Dopo qualche istante di smarrimento per; sono costretta a scuotermi per colpa di un paio di pensieri insistenti che mi si formano in testa.
-Dante!!!!Mel!!!- Urlo, scattando in piedi.
Ovviamente, mi sono dimenticata che la mia gamba non regge, così cado addosso a Zola che per fortuna mi prende al volo.
Accidenti però che figura!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ma non importa, Dante e Mel sono più importanti... sono pur sempre i miei migliori amici!
-Ti prego... trova i miei amici- supplico Zola, aggrappandomi al suo braccio. Lei sembra sorpresa dal gesto, ma dopo un attimo annuisce.
-Dove sono andati?- mi domanda, riappoggiandomi a terra.
-Mmm... all’incirca di là- rispondo indicando un punto vago alla mia destra cercando di ricordare con più precisione dove sono scappati, ma senza successo. Lei guarda dove ho indicato e annuisce di nuovo.
-Me lo farò bastare. Homeron, cura le sue ferite.- Dice, tirandosi nuovamente su il cappuccio e avviandosi.
Io rimango sola con Homeron, che tira fuori dallo zaino delle bende e un unguento e inizia a medicarmi il braccio.
-Zampa o mandibola?-
-Zampa- rispondo, poi rimaniamo in silenzio.
“Non è possibile che sia qui... dovrebbe essere morto” dice una fastidiosa vocina nella mia testa.
“Se è per questo, Zola dovrebbe essere rinchiusa nelle tenebre” ribatte un’altra, ancora più fastidiosa.
“A dir la verità non dovrebbero proprio esistere. Questo è un cartone!” aggiunge una terza, veramente insopportabile.
“ZITTE TUTTE E TRE!!” sbraito mentalmente.
Obbediscono. E poi dicono che non si risolve niente alzando la voce...
Non mi piace stare in silenzio, così lo rompo, con la prima cavolata che mi viene in mente.
-Voi due state insieme?- mi mordo la lingua.  Sono già pentita di averlo chiesto.
Homeron mi guarda incredulo prima di scoppiare a ridere.
-Ma va... E’ la mia migliore amica- risponde quando finalmente riesce a tirare fiato.
Fiuuu... se non altro la tensione si è sciolta.E poi mi aspettavo questa risposta, visto che secondo me Zola starebbe bene con Conrad.
-Sai, credo che tu le stia simpatica- ricomincia a parlare lui come se niente fosse. -Gamba!- aggiunge. Io sgrano gli occhi; ma se non ci siamo rivolte più di dieci parole!
-Davvero?- domando un po’ scettica, stendendo la gamba con un po’ di fatica.
-Si.- risponde serissimo. Poi lancia un’occhiataccia verso i miei pantaloni, che non ne vogliono sapere di arrotolarsi per scoprire il taglio. –Ma che pantaloni hai?!- Sbotta, arrendendosi.
-Jeans attillati- sogghigno. -Non sono comodi come una tuta, ma sono di moda.-
-Donne- sbuffa Homeron, facendosi pochi scrupoli ad aprire poco democraticamente uno squarcio nei jeans con il coltello. Be’, tanto i jeans vanno di moda anche stracciati.... Speriamo solo che non si sia formato nessun taglio sotto il costoso vestito di Mel!!!
-Come fai a dire che le sto simpatica, di grazia? Chiedo, tornando al discorso di prima sia per curiosità che per ignorare il dolore alla gamba.
-Be’, è da un anno che siamo da queste parti e sei la prima persona a cui si è.. ci siamo presentati- risponde lui lanciandomi un’occhiata semi preoccupata per il gemito che non sono riuscita a trattenere. –Resisti ancora un po’- mi rassicura.
Annuisco, poi decido di continuare il discorso, stesse ragioni di sopra.
-Scusa la domanda, ma dove sarebbe il ‘da queste parti’, se è lecito?-
-Siamo nel Nuovo Regno- mi risponde lui (non ho idea di come si chiami il regno di Primula, chiedo umilmente scusa NDA)
Voglio continuare a fare domande, ma non so come; insomma, mica posso uscirne con un “Ehi, sai che dovresti essere morto, anzi, che non dovresti proprio esistere?”
Persino a me sembra strano come discorso, lui mi prenderebbe di sicuro per matta, o mi riempirebbe la testa di bende pensando che l’ho sbattuta. Così decido di continuare l’interrogatorio nel modo più discreto possibile.
-Quindi non siete nativi di questo posto?- chiedo sbandierando la mia migliore faccia angelica.
-Be’, in realtà si, ma..- si incasina lui.  A-ah, colpito!
-Ma..?- dovrebbero drmi un Oscar per la faccia di bronzo, prima o poi.
-Ma poi ci siamo.. trasferiti per quattro anni, siamo tornati solo un anno fa- Conclude lui.
Ergo, sono morti/restati nelle tenebre fino all’anno scorso, poi per qualche motivo sono resuscitati.
Poco ci manca che mi metta a gongolare... Insomma, sto estorcendo informazioni a un informatore! E non ad uno qualsiasi, a Homeron, il migliore del mondo!!!!
Roba da farmi da sola un monumento, poco ma sicuro!
Vorrei continuare a chiacchierare con lui (e magari prendermi qualche altra informazione, muahahah!), ma vengo interrotta.
-NONCAPISCO PERCHE’ NON VUOI DIRCI IL TUO NOME!!!-
... Riconoscerei la voce di Mel fra mille. Fra parentesi una Mel piuttosto isterica, direi.
Homeron si tira velocemente su il cappuccio prima di ricominciare a medicarmi e, come prima, il suo volto viene completamente celato.
Subito dopo Zola sbuca da dietro una roccia trascinandosi dietro Dante e Mel. Accidenti, come sono contenta di rivederli sani e salvi!!
-Ehi, tu, che diavolo stai facendo??- Ringhia Dante, vedendo Homeron ancora chino sulla mia gamba.
... Adoro il mio migliore amico, ma a volte è decisamente imbarazzante.
-La sto medicando, perchè?- risponde lui cordiale, alzandosi subito dopo. –Ecco, finito-
Dante balbetta qualcosa, poi mi si avvicina.
-Ehi, tutto bene?- mi chiede dolcemente.
-Si, si, grazie...- rispondo,ancora imbarazzata.
-E tu chi saresti?- chiede poi a Homeron, con un tono non esattamente amichevole.
Lui scambia una occhiata quasi impercettibile con Zola, prima di sorridere di nuovo, rivolto al mio amico.  -Scusa, non è importante che tu lo sappia.-
-Perchè nessuno di voi due vuole dirci il suo nome???- Sbraitano Dante e Mel contemporaneamente.
Io mi rialzo il qualche modo e li afferro per un braccio ciascuno.
-Dai ragazzi, mi hanno salvato la vita!- bisbiglio facendo in modo che Zola e Homeron non mi sentano, anche se credo abbiano letto il labbiale.
-Tu sai come sichiamano?- mi chiede Mel.
Io nego. -No, non ne ho la più pallida idea- mento.
Mi sento un po’ in colpa, ma Zola mi ha dato la sua fiducia e non voglio tradirla.
Homeron da’ uno sguardo al cielo.
-Si sta facendo notte.- commenta.
Zola annuisce.-Ho visto una grotta più in là, potremmo accamparci- suggerisce, e alla risposta affermativa di Homeron si gira verso di me.
-Voi che fate?- chiede, ma sempre guardando solamente me. Come se dovessi decidere per tutti.
Cosa che per qualche motivo non esito a fare. -Veniamo anche noi, che domande!-
Dante e Mel mi guardano straniti.
-Aspetta un attimo Ambra, dici sul serio???- chiede Mel incredula.
-Si, perchè? Preferite rimanere qui fuori?- domando ironica.
Credo che Mel abbia posato gli occhi sul cadavere dell’ insettone, perchè nega precipitosamente.
-Ma non sappiamo neanche chi sono...- protesta a sua volta Dante.
-Mi hanno salvato la vita.- ribadisco di nuovo. Anche lui si convince e cede, con un sospiro.
Sogghigno e mi stacco da loro, per muovere qualche passo, barcollando.
-Ce la fai?- mi domanda Zola, affiancandomi.
Io sogghigno più forte. -Si, ce la faccio.-
Lei non mi dice nulla, si limita ad adeguarsi al mio passo e con gli altri ci avviamo verso la grotta.

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Capitolo 4
*** incubi, paure e chiarimenti ***


Ehilà!!! dopo quello che ho scritto ieri pensavate di esservi liberati di me per un bel po', vero? E invece no!
Ringraziate (o maledite, scelta libera.) un dieci in inglese se ora sono qui ad aggiornare, ma non abituatevi a questa rapidità!
Detto questo, mi ritiro augurandovi buona lettura e pregandovi, se potete, di lasciare una recensione. Ciao!
Cla


Il pugnale mi penetra ripetutamente nella coscia. La figura di cui non vedo il volto ride, io grido. Quando finalmente sembra essere appagato da questo gioco sadico, mi porta alle labbra un calice. Non ho neanche la forza di oppormi, così bevo. Il sapore è metallico... sembra sangue.
“Il mio sangue” realizzo con un brivido... ma quanto è che non mangio? Sono pelle e ossa!
Per qualche strano motivo, le mie ferite si ciccatrizzano. Subito dopo vengo presa e portata in una cella con malagrazia.
Lui è sempre lì, mi aspetta con un sorriso preoccupato per me, ma allo stesso tempo rassicurante. Chissà come fa a farmi sentire protetta, nonostante la situazione in cui siamo finiti.
-Non temere, Zola verrà a prenderci-
-Si, lo so.- Rispondo, perdendomi nei suoi occhi. Anche lui è magrissimo, ma rimane stupendo.
Ma il mio torturatore, che ci ha seguito, ride, rompendo la nostra intesa.
-Poveri illusi.. Lei è morta!-
Tutto si fa nero, e appare il solito volto.
-E’ il tuo futuro, Ambra Wolf!-
Mi rizzo di scatto ficcandomi come sempre un pugno in bocca per non urlare, ma esce lo stesso un gemito, e Dante si gira con uno sbuffo nel sonno.
Normalizzo il mio respiro dondolandomi con le mani abbracciate alle ginocchia, e lentamente prendo coscienza della mia posizione.
Sono di nuovo nella grotta che Zola ha individuato ieri sera, oquesta sera, senza un orologio non saprei proprio stabilire le ore.
Sono seduta su uno dei giacigli improvvisati che Homeron e Zola ci hanno fornito, e Dante e Mel dormono poco lontano da me.
Homeron è dall’altra parte della grotta e Zola... Già, dov’è Zola? Il suo giaciglio è vuoto!
Ancora scossa dall’incubo, decido di andare a cercarla e esco zoppicando e cercando di non svegliare gli altri.
Appena fuori mi perdo a guardare le stelle. Hanno sempre avuto il potere di tranquillizzarmi... Quasi come guardare una puntata di Blue Dragon.
“Altro che puntata, ci sono dentro fino al collo. E finora non è stato esattamente rilassante” sbuffo abbassando lo sguardo e passandomi una mano sul viso.
Vedo Zola, che è seduta su una montagnetta di roccia poco distante e guarda il cielo a sua volta. Provo a raggiungerla, chiedendo di nuovo uno sforzetto alla mia povera gamba. Prima o poi dovrò pagarle gli straordinari...
Riesco ad arrampicarmi per un pezzo senza troppi problemi, ma quando sono quasi arrivata un sasso si stacca sotto i miei piedi.
Una mano si stringe con una presa ferrea intorno al mio braccio, e Zola mi tira su.
Nessuna di noi due dice niente, rimaniamo solo a guardare il cielo in silenzio.
Silenzio che, dopo qualche minuto, decido di rompere.
-Non credo di averti ancora ringraziata- esordisco. Ok, banale, ma non mi viene in mente niente altro.
-Lo hai fatto. Non hai detto i nostri nomi ai tuoi amici- risponde lei.
-E questo per te sarebbe un ringraziamento?-
-Per me vuol dire che sei degna di fiducia-
Apro la bocca, questa non me l’aspettavo.
...Sai, credo che tu le stia simpatica...è da un anno che siamo da queste parti e sei la prima persona a cui ci siamo presentati...
Le parole di Homeron mi tornano in mente.
-Allora facciamo che ti devo una vita-
Lei sfodera il mezzo ghigno che usava quando era certa di avere in mano la battaglia. –Sicura di poter sdebitarti?-
-Certamente- rispondo, con la stessa espressione.
Lei ride. Non credo di averla mai sentita ridere nella serie, sono di nuovo sorpresa. E pensare che mi sono ritrovata in un cartone quasi senza fare una piega.
-Di solito le occasioni in cui rischio la vita io sono un po’ più incasinate di oggi- mi spiega, placata l’ilarità.
Per tutta risposta scrollo le spalle. -Pago sempre i miei debiti- dico, ed è vero. Chiedere a chiunque.
Rimaniamo un po’ in silenzio, poi stranamente è lei a riprendere il discorso.
-Come mai sei sveglia?-
-... Non riuscivo a dormire...- rispondo in un sussurro. Non sono pronta a parlare dei miei incubi, ho troppa paura.
-Paura?- chiede lei, come mi avesse letto nel pensiero. Chissà come ha fatto... ma d’altronde lei è Zola, non ho niente da stupirmi.
-Già- rispondo, raggomitolandomi di nuovo su me stessa.
-E di cosa?-
-Del nero- rispondo, dopo averci pensato un attimo. Lei alza un sopracciglio.
-Il nero è soffocante, oppressivo. Non sai mai cosa ti aspetta, è un pericolo continuo...- spiego allora.
-In effetti, detta così il nero può fare paura- mi da’ ragione lei.
-Zola?-
-Mmmh?-
-Tu hai paura?-
-Si, certo che si.-
La guardo sorpresa. Pensavo di sapere praticante tutto di lei, eppure continua a sorprendermi.
-E di cosa?- Non riesco a frenare la curiosità.
Lei sorride amara. –Del bianco.-
Questa volta sono io ad alzare un sopracciglio, ed è lei a spiegarmi.
-Il bianco è solitudine- dice, quasi in un sussurro.
Solitudine... si, so perfettamente cosa intende.
Fino ai sette anni, non ero riuscita a legare con nessuno fra i miei compagni, e restavo da sola in ogni istante, rifugiandomi in un angolino del cortile.
Poi era arrivata Mel, misi era avvicinata, mi aveva valutato con un’occhiata veloce e aveva detto –Da oggi tu sei mia amica-. Dante era stato ‘reclutato’ più o meno allo stesso modo, e da allora siamo inseparabili.
-Credo di capire cosa intendi- dico a Zola, tornando al presente.
-Be’, se non altro abbiamo capito una cosa- aggiungo per rompere la tensione.
-E cioè?-
-Dobbiamo crearci una scacchiera personalizzata- ghigno. Lei mi imita, e cadiamo di nuovo nel silenzio, lei seguendo non so quali pensieri, io cercando coraggio.
Perchè sto per compiere un’impresa a dir poco suicida.
-Zola?-
-Mmmmmh?-
Prendo un respiro profondo: mondo, addio.
-Perchè sei passata alle tenebre?-
-....-
Non dice niente. Mi azzardo a gurdarla e vedo che è tesa come una corda di violino.
-Cosa ne sai tu?- mi chiede, senza dare nessun cenno di volersi rilassare.
Io sospiro. –Non ci crederesti, faccio fatica anche io...-
-Sono abituata a sentire cose incredibili, e la maggior parte delle volte corrispondevano alla verità-
Ribatte lei.
Sacrosante parole... Non posso fare altro. Prendo un respiro e inizio a raccontare.
Parlo del mio mondo, della mia vita. Della mia passione per Blue Dragon, e le racconto ogni singola puntata a memoria chiedendole di correggermi se sbaglio qualcosa. Infine parlo di ieri (era davvero solo ieri?) quando io e i miei amici siamo stati risucchiati da quel vortice colorato e siamo finiti qui.
Lei ascolta tutto, senza interrompermi mai.
-Si, ti credo- sentenzia alla fine, sospirando a sua volta, e si rilassa nuovamente.
-Davvero?- chiedo incredula.
-Si, perchè è successo anche a me e Homeron, un anno fa.-
Per poco gli occhi non mi escono dalle orbite.
-E’ stato grazie ad un vortice dimensionale, come quello che ha risucchiato te, che io e Homeron siamo usciti dalle tenebre- Mi spiega.
Io mi prendo qualche istante per assorbire l’informazione.
-Ma Homeron... Insomma, lui era...-
-Morto? si- mi spiazza di nuovo Zola.
Io rimango con gli occhi modalità pesce palla aspettando che finisca di parlare.
-Ti sei mai chiesta con cosa sono creati i guerrieri tenebra?- mi chiede. Io nego, e lei si esibisce in un altro sorriso amaro.
-Sono creati con le anime dei guerrieri caduti lottando. Io ho solo impedito che lo facessero anche con il mio migliore amico.-
-Lo hai riportato indietro...-
-Nelle tenebre il confine fra vita e morte è quasi inesistente.-
Il silenzio cala di nuovo, senza tensione. Ci siamochiarite.
-Non hai ancora risposto alla mia domanda, però. Perchè ti sei schierata con le tenebre?-
-Prima rispondimi tu: nonostante tu sapessi il mio passato, la mia storia, il fatto che ho tradito i miei amici... Ti sei fidata lo stesso di me?-
-SI- rispondo senza la minima esitazione, lasciandola a bocca aperta.
-Perchè?-
-So che c’è un motivo percui l’hai fatto, e voglio scoprirlo.- rispondo, di nuovo senza esitare.
Altri istanti di silenzio, poi Zola scuote il capo con un mezzo sorriso.
-Sei una ragazza davvero particolare, Ambra, e sono felice di averti conosciuto.-
-Perchè mi puzza di addio?- mi allarmo subito.
-Prendilo più come un arrivederci... non è prudente viaggiare con noi, il perchè lo sai.-
-Pensi che sia più prudente lasciarci da soli qui? Non siamo abituati ai pericoli mortali!-
-Guarda.- risponde lei, indicandomi un punto vicino. Solo in questo momento mi accorgo che c’è un filo di fumo, quindi deve esserci un accampamento.
-Loro vi aiuteranno... ora andiamo, è tardi, dobbiamo dormire.-
Mi porta giù lei dalla rupe, per evitarmi uno sforzo alla gamba.
-Almeno ci lasci qualcosa per difenderci?- chiedo, risdraiandomi sul mio giaciglio.
-Cosa, per esempio?-
-Be’, hai due spade...-
Zola si rabbuia.
-Questa spada è pericolosa Ambra- mi dice.
-Perchè?-
-E’ fatta... con l’essenza delle tenebre. Rischia di assorbire i tuoi sentimenti, di renderti una specie di automa se non sai controllarla.- dice, quasi in un sussurro. Non ha sicuramente ricordi piacevoli legati alle tenebre.
-Tengo troppo al valore dell’amicizia per lasciarmi sopraffarre da una spada- la rassicuro.
-... ci penserò. Ora però dormi!-
-Zola, resti qui?- mi sembra di essere una bambina piccola, ma ho paura dei miei incubi.
-Certo, se vuoi.-
Allora chiudo gli occhi e per una volta mi addormento serena.

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Capitolo 5
*** banditi ***


Eccomi qui. Scusate se vi ho fatto attendere, ma come vi ho già detto non ho l'accesso illimitato al computer. Fortuna che mio padre ha ceduto alla preghiera di farmi aggiornare il 12/12/12, se no col cavolo che ero qui! Detto questo, concludo il mio penoso angolino ringraziando Lirin97 e Jaki Star che hanno recensito, e vi lascio al capitolo... Buona lettura!


Mi sveglio con l’aria fredda che mi arriva in faccia e, per quanto voglia rimanere sotto le coperte, mi costringo da sola ad aprire gli occhi... Cavoli, è l’alba... Ma non potevo dormire ancora un po’ ?
Ormai il danno è fatto, così mi alzo e mi stiracchio.
“non ci sono già più” sospiro, guardandomi intorno in cerca di Zola e Homeron; ma come diavolo hanno fatto ad alzarsi prima di me?
Sospiro... sto per svegliare gli altri, ma giusto un attimo prima di scrollare Dante mi accorgo di qualcosa di bianco vicino al mio giaciglio. Mi giro e vedo un foglio, con vicino... la spada nera!
-Allora me l’hai lasciata...-  mormoro, prendendo la lettera lì vicino.
‘Ho deciso di fidarmi. Usala solo in caso di emergenza, altrimenti cerca di toccare solo il fodero. Ci vediamo’
Sorrido e mi allaccio la spada alla cintura, toccando solo il fodero, com’è scritto, poi mi metto la lettera in tasca (pere un attimo mi passa la testa di bruciarla, ma scaccio subito l’idea. Insomma, è una lettera scritta da Zola in persona!! (si, vabbè, personaggio...)).
Mi concedo un breve sorriso, troncato da una fitta alla gamba. Pulsa... Spero che non si stia infettando.
Decido di rimandare il problema e sveglio Dante e Mel, dobbiamo raggiungere l’accampamento che ho visto ieri sera prima che i suoi occupanti partano. Speriamo che Zola avesse ragione e che, chiunque ci sia, possa veramente aiutarci.
-Su, ragazzi sveglia.- dico scrollandoli. Nessuna reazione.
-Ehm... ragazzi?- mugolio infastidito da parte di Dante, Mel sbuffa nel sonno.
-Ragazzi, sveglia!- riprovo, un po’ più forte.
-Si, si...- dice Dante in automatica, come quando io fingevo di volermi alzare per andare a scuola dopo i richiami di mia madre. Mel si limita a rigirarsi.
Inizia a venirmi il tic all’occhio... ma sono seri questi due??!!??!!
-RAGAZZI SVEGLIIAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!-
Ok, forse non sono stata molto gentile, ma l’ho già detto che abbiamo poco tempo?
Dante schizza in piedi (finalmente), e Mel... Mel?
-Ancora cinque minuti, mamma...- mugugna, rigirandosi di nuovo nel cosidetto letto.
Non ci posso credere... ma che razza di polmoni deve avere sua mamma per svegliarla???
-MEEEEEEEEEEEEEEEEELLLLLLLLL!!!!!!!!!!- le strillo nell’orecchio. Finalmente apre gli occhi.
-Ok, ok sono sveglia... non c’era bisogno di urlare tanto.-
Il mio tic all’occhio aumenta. Non c’era bisogno di urlare tanto? Non c’era bisogno di urlare tanto???
-Ok, Ambra, calma... perchè tanta fretta?- mi intercetta Dante prima che esploda.
Respiro. Inspiro. Respiro. Inspiro. Respiro. Inspiro... no, non sto per partorire, sto solo calmando i nervi.
Poi mi ricordo (di nuovo) che abbiamo fretta.
-Dobbiamo partire- spiego. Semplice, efficace.
-E perchè?- ok, semplice, non molto efficace a quanto pare.
-Perchè i due tipi di ieri sono dovuti andarsene e dobbiamo raggiungere un accampamento qui vicino prima che partano, nella speranza che ci diano una mano. Come abbiamo già visto, non siamo esattamente in grado di sopravvivere da soli qui- cerco di spiegare un po’ più esaudientemente.
-Come sarebbe a dire sono dovuti andarsene?- strepita Mel... forse era meglio la spiegazione di prima.
-Ecco...- cerco di inventarmi una spiegazione plausibile, ma la mia amica non me ne da’ il tempo.
-Non possono essersene andati! Con quale coraggio ci hanno lasciati da soli? Lo hanno visto che abbiamo dei problemi seri a sopravvivere, eppure se ne sono andati! E Ambra è anche ferita! Ma cosa diavolo...-
-Basta Mel!- guardo Dante, sorpresa che sia intervenuto. Di solito, quando Mel si da’ alle sue crisi di nervi, lui la lascia sfogare.
-Hanno già fatto tanto per noi, urlando non li riporterai qui. Piuttosto, sbrighiamoci a raggiungere l’accampamento che ha visto Ambra, prima che chiunque ci sia riparta.- continua lui.
Per una volta, Mel si calma senza fare obiezioni e andiamo verso la zona dove ho visto il fumo ieri sera... Fiiuu, l’ho scampata bella, non mi hanno chiesto nulla sulla spada.
Io conduco il gruppo procedendo davanti e mi appoggio a un ramo come bastone, Dante porta le coperte sotto un braccio ( le cartelle le abbiamo perse quando eravamo ancora nel fiume), Mel si limita a seguirci senza dire niente (pace per le orecchie!!).
Ad un certo punto sento un rumore e mi volto di scatto, per riflesso lo fanno anche i miei amici. C’è un uomo che ci guarda dall’alto di una rupe... eppure sono sicura che l’accampamento sia più lontano!
-Bene, bene... Chi abbiamo qui?- chiede l’uomo con un sorrisetto fra il minaccioso e il beffardo. Dietro di lui spuntano altri quattro tizi, tutti con la stessa espressione.
Accidenti. No. Dannazione, devono essere briganti!
Lascio cadere il bastone e mi preparo a difendermi. -Che volete?- domando con una sicurezza che non ho.
-Ma che bel bocconcino... –sghignazza il primo che ha parlato, probabilmente il capo, saltando giù dal masso e venendo verso di noi. Dante, che deve essere arrivato alle mie stesse conclusioni, raccoglie il bastone che ho lasciato cadere e si avventa contro di lui. Mel lo copre lanciando pietre,.
Saltano giù anche gli altri, ed è subito chiaro che la lotta è impari, e non a nostro favore.
Faccio un paio di passi indietro e guardo la spada, ancora nel fodero. Se non è un caso ci emergenza questo...
Faccio per portare una mano all’elsa, ma qualcuno mi solleva per il collo e mi sbatte contro un masso... Soffoco! Davanti a me, c’è uno dei banditi. Gli altri intanto hanno neutralizzato i miei amici e li tengono bloccati in terra. NO!!
Non esito un secondo di più e porto la mano all’elsa. Immediatamente sento una sensazione di potenza, ma anche di gelo e solitudine.
“Lasciati andare... arrenditi..” sussurrano insidiose le voci nella mia testa... Non resisto, sto per cedere!
-Questa spada è pericolosa Ambra. E’ fatta... con l’essenza delle tenebre. Rischia di assorbire i tuoi sentimenti, di renderti una specie di automa se non sai controllarla-
-Tengo troppo al valore dell’amicizia per lasciarmi sopraffarre da una spada-
Mi balzano alla mente le parole che ho detto a Zola e mi rendo conto che... E’ vero! Io devo salvare Dante e Mel, non diventare lo stupido burattino di una ancor più stupida spada!
“Io sono più forte di te, non mi avrai mai!” ruggisco mentalmente, e i tentacoli di gelo si ritirano da me, ma non il senso di potere. Sento di aver appena vinto una battaglia con me stessa.
-Sarà divertente giocare con te... Devo proprio ringraziare il cielo per un così bel bocconcino...- mi dice il bandito con lo stesso sogghigno.
Io sorrido a fatica. –Ti sbagli, sono io che devo ringraziarlo... avevo giusto bisogno di qualcosa che mi aiutasse A SVEGLIARMI!!!- gli urlo contro, poi sguaino velocemente la spada nera e lo colpisco affondando la lama nel braccio che mi tiene. Lui urla e mi lascia, e finalmente posso riprendere a respirare normalmente.
Oddio... ho appena versato il sangue di un altro uomo con le mie mani!
Lascio la spada e cado in ginocchio, mettendomi le mani sulla bocca per l’orrore, provando quasi pena per il mio assalitore. Gli altri banditi lasciano i miei amici e vengono verso di me, che non riesco a muovermi dall’orrore.
-FERMI!!- arriva una voce da un punto imprecisato alla mia destra, ma non riesco neppure a girarmi per guardare.
Loro invece si girano, prendono il ferito e scappano.
Sei figure li inseguono, poi tornano indietro.
-State tutti bene?- chiede una, gentile e ansiosa nello stesso tempo. Alzo lo sguardo, e di nuovo non credo ai miei occhi.
Shu. Bouquet. Marumaro. Kluke. Androphov... E Jiro. Sono reali, sono davanti a me. E io credo di stare per svenire.

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Capitolo 6
*** la giornata dei cicloni umani, alias l'incontro con gli evocatori ***


Ce l'ho fattaaa!!! Non ci speravo più!! Sopravvissuta sia alla fine del mondo che al trimestre, mi faccio perdonare del ritardo con un capitolo più lungo del solito. Grazie a =Jaki Star= e Lirin97 che hanno recensito... vero che qualcun altro seguirà il loro esempio? Per favore!!
Buona lettura, *Cla Wolf*



Riprendo conoscenza e mi accorgo di essere sdraiata su qualcosa di morbido, e ho anche una coperta che mi copre. Il braccio mi fa male e la gamba pulsa, anche se meno dolorosamente di prima, e la mia testa ha deciso di far cambio di posto con un pallone da discoteca, il che non è esattamente piacevole.
Mi ricordo di essermi rialzata e di aver rinfoderato la spada. Poi devo aver ringraziato per averci salvato.
Alla fine sono crollata, e appena prima di perdere completamente i sensi mi è sembrato che qualcuno mi abbia afferrato impedendomi di cadere a terra. Poi buio.
Mi stropiccio gli occhi sperando che la mia testa torni a funzionare come si deve, cosa che ovviamente non fa. Il mio corpo mi odia.
Mi torna in mente quello che ho fatto e per poco non mi viene da vomitare fuori dal letto. Chissà come sta quel bandito. Certo, probabilmente i suoi obiettivi erano uccidermi, vendermi, o... ehm... stup... vabbè, abbiamo capito, però spero di non avergli inferto una ferita troppo grave. Chissà, magari la prossima volta ci pensa prima di assalire fanciulle più o meno indifese. A quel pensiero mi viene da ridacchiare.
-Noto con piacere che stai meglio- mi dice una voce pacata . Mi giro
-Zola, la spada che mi hai dato è strepitosa!- trillo. Al confronto con la sua, la mia voce sembra quella di una bambina che nuota in una piscina di zucchero filato.
Non le dico niente di quello che provo, ho paura che mi giudichi una persona debole perchè non mi piace fare del male ad altre persone anche se queste sono malandrini.
-Come stai?-
-Un po' di mal di testa, ma per il resto tutto bene- sorrido.
-Non intendevo quello- dice lei
-Non capisco- rispondo, continuando a fare la finta tonta, ma ovviamente lei sa già tutto, o non mi avrebbe fatto la domanda.
-Intendo il fatto che hai versato per la prima volta il sangue di qualcuno-
A questo punto tanto vale gettare la maschera.
-Uno schifo- mugugno, rannicchiandomi in posizione fetale.
Mi aspetto che lei mi consideri una persona debole, o stupida, ma lo sguardo che mi rivolge è pieno di... comprensione.
-E’ così per tutti la prima volta- cerca di rassicurarmi. 
Mi rassicuro? ...voi che dite?
-Non ci credo.- mugugno infatti.
-Ambra, fidati. lo è stato... anche per me- ammette, quasi sottovoce, come se volesse dirmelo ma allo stesso tempo tenerlo nascosto. La cosa mi diverte non poco, ma torno quasi subito seria.
-Mi fido di te- mugugno senza però dar segno di volere lasciare le mie stesse ginocchia.
Lei va avanti con un sospiro, capendo al volo che sono ancora nello stesso stato di prima.
- Dopo.. l'incidente- e dal suo tono qui sono io a capire al volo che intende quello in cui perì suo padre -un soldato mi attaccò per un motivo ancora ignoto e io... lo ferii. Poi mi sentii malissimo, ma quando mi unii alle tenebre capii che se non lo avessi ferito, quello mi avrebbe fatto del male e riuscii a convivere con la cosa. Quello su cui ti devi concentrare ora non è 'cosa hai fatto', ma 'perché l'hai fatto' e 'cosa sarebbe successo se non lo avessi fatto'- conclude, frettolosa di accantonare l'argomento 'passato'.
Mi viene di ridere di nuovo, ma riesco in qualche modo a trattenermi.
Cerco di mettere in pratica il suo consiglio: perché l'ho fatto? Perché altrimenti, per quel che ne sapevo, io e i miei amici saremmo stati battuti.
Cosa sarebbe successo se non lo avessi fatto? Probabilmente ci avrebbero uccisi o venduti dopo aver... ecco... violato la mia modestia.
In altre parole, avevo alternative? No, decisamente no. se avessero vinto loro, saremmo finiti nei guai, non potevo sapere che ci avrebbero salvato nientemeno che gli evocatori di ombre!
Mi sento più sollevata, e torno a sdraiarmi per tutta la mia lunghezza sul giaciglio.
-Meglio?- domanda Zola vedendo che finalmente mi rilasso. io annuisco con un sorriso, poi mi scatta un pensiero in mente.
Sono stata salvata dagli evocatori di ombre, giusto? E da quello che ho capito Zola non ha detto loro che è viva, o lei e Homeron non si sarebbero eclissati prima di raggiungere il loro accampamento, anche se allo stesso tempo li segue, probabilmente perché si preoccupa che sappiano uscire dai guai in cui si cacciano, altrimenti non avrebbe saputo con esattezza dove erano accampati. Il che mi porta un dubbio.
Mi prendo qualche istante per crogiolarmi del mio ragionamento degno di Sherlock Holmes, poi sparo.
-Zola?-
-Si?-
-Che diavolo ci fai tu qui?-
Lei mi rivolge un sorriso che mi fa capire che il mio ragionamento era giusto.
-Ho sentito che la spada nera ti ha tolto molte energie. Ho aspettato che i ragazzi andassero a caccia e le ragazze a prendere la legna e sono venuta a controllare. Ti ho già detto che quella spada è pericolosa-
-Quindi è stata quella a farmi svenire?-
-Si, cosa pensavi?-
-Non so. L'emozione, lo sforzo, la perdita di sangue...-
-No, la spada nera risucchia molte energie. Con l'utilizzo si impara a controllarla sempre meglio e a risentire meno dello sforzo- spiega.
-Quindi dovrei allenarmi a usarla, giusto?-
-Si, ma non con gli altri, piuttosto aspetta che io ti raggiunga. So controllare bene questa spada, potrei aiutarti-
-Ti ringrazio- sorrido felice.
Mi allenerò con Zola in persona! A proposito...
-Ma dov'è ora la spada?- chiedo allarmata. "Adesso te ne accorgi?!" domanderebbe una qualsiasi persona sana di mente. Cosa che, sfortunatamente, io non sono.
-E’ qui. Non preoccuparti, nessuno l'ha toccata, l'avrei sentito- mi rassicura Zola indicandomela. Tiro un sospiro di sollievo.
-Cosa vuol dire che lo avresti sentito?- chiedo subito dopo.
-Io, come questa spada, sono stata parte delle tenebre, abbiamo una specie di legame. In altre parole sento se qualcuno la impugna e gli effetti che fa- mi spiega.
Io mi prendo un paio di secondi per assimilare, poi sentiamo un rumore.
-Meglio se vai- sussurro.
Lei annuisce e esce dalla tenda.
Visto che nessuno si mette a gridare ‘al fantasma’, deduco che non si sia fatta scoprire. Non che mi aspettassi di meno, sempre di Zola si tratta.
Neanche due secondi che la tenda si spalanca e un uragano irrompe.
-Ehi, ti sei svegliata! come va? Ti fa male qualcosa? Accidenti, doveva stare qui qualcuno, ti sei spaventata a svegliati da sola? Non aver paura, siamo tuoi amici!-
Spara Shu a raffica, senza neanche darmi tempo di rispondere.
-Shu!!!- esplode un urlo spaccatimpani da fuori. Mezzosecondo dopo Kluke fa il suo trionfale ingresso con l'immancabile padella che va a incastrarsi come da programma sulla testa del ragazzo.
-Se la assali così ci credo che si spaventa, babbeo!!-
Urla lei con i denti squalini all'indirizzo del poveraccio che si tiene la testa dolorante, mentre un'aura azzurra inizia ad avvolgerlo, e subito dopo appare addirittura Blue Dragon.
-Shu, perché mi hai evocato?- grunisce l'ombra, che a causa della sua mole ha sradicato la tenda, che ora penzola allegramente dalle sue corna.
-Guarda che non ti ho evocato, è stata Kluke a tirarmi una padella in testa!- si lamenta lui in risposta.
-Sei proprio un ragazzino, possibile che ogni volta che ricevi una padellata mi evochi?!- ruggisce il drago, che in effetti non ià tutti i torti.
-Non sono un ragazzino! e poi non è colpa mia se Kluke è isterica!- si lamenta Shu di rimando. Pessima mossa.
-Cosa?!- Kluke, denti squalini inclusi, alza la padella per colpire ancora, ma...
-Shuuu- e io mi ritrovo a nominare oggi ‘la giornata degli uragani umani’, mentre Bouquet si fionda sul ragazzo stritolandolo in un abbraccio, facendolo cadere a terra e spostandolo dalla traiettoria della padella.
-Tesoro, sei tornato! come è andata la pesca?- domanda Bouquet, senza dare l'impressione di volersi staccare da lui ne' di volersi alzare.
-Benissimo! Ho preso più pesci di Marumaro!- ride Shu ricambiando l'abbraccio. Sta a vedere che alla fine quei due si sono messi insieme... ne sarei davvero contenta.
-Sei stato solo fortunato. Voglio la rivincita!- si lamenta il deevee, arrivato in questo momento insieme a...
-Ambra!!- l'ennesimo uragano della giornata, alias Mel, si lancia su di me facendomi cadere per terra, ignorando totalmente tutti gli altri, compreso Blue Dragon che ha ancora la tenda appesa alle corna.
-Che bello ti sei svegliata! ero cooosì preoccupata!-
-Si, ma sto per morire di strangolamento- rido io in risposta.
Intanto il deevee si avvicina a me con una posa da maniaco.
-Visto che ti abbiamo salvato la vita, che ne dici di ricompensarmi con un baci...- non finisce neanche la frase che già Kluke e Bouquet lo hanno steso con un pugno. Se lo è meritato.
-Scusa questi babbei. Non volevamo spaventarti... stai bene?- mi chiede Kluke con tono gentile.
-Non mi sono spaventata, tranquilla. Sto molto meglio, grazie per avermi curata- rispondo io sorridendo. Mel finalmente si accorge dell'esistenza di Blue Dragon e inizia a tremare.
-Ma,ma,ma che diavolo è questo coso??- strepita mel mio orecchio. Divento momentaneamente sorda.
-Chi, lui? è Blue Dragon- risponde Shu come se questo risolvesse tutto.
-C..cosa?- strepita nuovamente lei, girandosi verso di me. Ma non è la sola.
-Cosa?- esclama una voce alle mie spalle. mi giro e vedo Dante. anche lui mi guarda, come Mel ha subito riconosciuto il nome dell'anime con cui li tormento da cinque anni, probabilmente entrambi hanno fatto due più due e capito dove siamo finiti. Io, che lo so da quando ho visto Zola e Homeron, li guardo con la stessa consapevolezza.
-Si, è un'ombra- rispondo alla domanda che non hanno posto.
-Oddio- mormora Dante accasciandosi al suolo.
-Non possiamo essere finiti in un cartone- squttisce Mel con un filo di voce.
Gli evocatori ci guardano perplessi, non capendo bene la reazione dei miei amici.
-Credo abbiano paura di te- dice Shu rivolto al drago.
-Fanno bene- grunisce quello.
-No, non è per lui Shu. non solo,almeno- rispondo io.
-Come fai a sapere il mio nome?- chiede il ragazzo, perplesso.
Io faccio un sorrisone.
-A parte per il fatto che ti hanno urlato contro fino ad adesso- e qui Shu si gratta la nuca con un risolino imbarazzato -io conosco molto bene tutti voi- finisco, quasi in un sussurro.
-Davvero? Non mi sembra che ci siamo mai visti- dice una voce alle mie spalle. mi giro e vedo Androphov appoggiato ad un albero. -l'avete incontrata quando non viaggiavo ancora con voi?- chiede rivolto agli altri.
-No Androphov, nessuno di loro, di voi mi ha mai visto- Rispondo io al loro posto. Lui mi guarda alzando un sopracciglio.
-E allora come mai ci conosci?- chiede un'altra voce, quella che più di tutte volevo sentire. Mi volto. Eccolo, ancora più splendido che nel cartone.È qui.
-ciao Jiro- sussurro guardandolo. Lui ricambia il mio sguardo inarcando un sopracciglio come Androphov poco fa, solo che il gesto mi sembra molto più adorabile fatto da lui.
Con immenso sforzo distolgo lo sguardo e mi rivolgo a tutti.
-E’ una cosa incredibile e difficile da spiegare, ma se vorrete ascoltarmi ci proverò- affermo.
Iragazzi si siedono davanti a me, Dante e Mel. Blue Dragon invece si sfila la tenda dalle corna e svanisce.
-Dunque, come posso dire...- mi passo qualche volta la mano sulla fronte cercando le parole, poi sparo. -In pratica, veniamo  da un altro mondo e siamo qui tramite un passaggio interdimensionale-
Alle mie parole seguono reazioni diverse. Kluke apre la bocca in una ‘o’, Androphov mi osserva cercando di capire se sto dicendo la verità o se sto mentendo, Jiro si acciglia mentre glialtri tre... gli altri tre a giudicare dalle loro facce non hanno capito una parola.
Reprimo un sorrisetto pensando a tutte le volte che Zola ha dovuto "spiegare con parole più semplici", mi armo di una buona dose di pazienza e di nuovo spiego come è fatto il mio mondo, come li conosco, cosa conosco di loro e infine l’arrivo mio e di Dante e Mel. Proseguo spedita e senza interruzioni, anche perchè l’unica volta che Shu ha provato a parlare Jiro gli ha appiattito la testa con un calcio. Quanto amo quel ragazzo!
Alla fine del racconto mi trovo davanti di nuovo reazioni diverse.
Jiro sembra riflettere su qualcosa; Kluke si è messa a fare domande su tv, cellulari, iphone, forni a microonde e tecnologie varie del nostro mondo a Dante che, da bravo appassionato della tecnologia, risponde a tutte; Androphov sta facendo un interrogatorio simile sullo stile di vita e le abitudini in generale a Mel; Bouquet  sta blaterando qualcosa sul fatto che visto che non abbiamo qui niente di nostro dovrà portarci a fare shopping, facendo distrarre sia Mel che Kluke dagli interrogatori; infine I due idio… Shu e Marumaro sono impegnati a canticchiare un -siamo famosi, siamo famosi!!!- saltellando.-In realtà siete famosi come cartoni, la gente non crede che esistiate- mi vedo costretta a deluderli.
Dopo che i due sono entrati in depressione e gli altri si sono calmati, parla Jiro.
-Quando cercavamo informazioni sulle extrasette avevo trovato qualcosa sui portali interdimensionali- annuncia, lasciandoci tutti a bocca aperta.
-Davvero?- chiedo io sporgendomi verso di lui.
-Si. Senti, noi dobbiamo già andare da quelle parti, perchè non viaggiate con noi? Possiamo aiutarvi a tornare a casa- io veramente non ne ho tanta voglia ora, ma poi colgo l’occhiata speranzosa di Dante e Mel.
-Va bene, grazie mille- accetto. Iniziamo a trovare il modo da tornare a casa, poi vedrò cosa fare.
-Fantastico! Allora venite con noi!- esclama Shu entusiasta.
-Per festeggiare cosa ne dite di darmi un ba…- questa volta non aspetto l’intervento di Kluke e Bouquet, stendo Marumaro direttamente io. Le ragazze fanno un applauso, poi il mio stomaco brontola.
-Oops!- ridacchio.
-Dai, vieni. Ormai I pesci sono cotti… E’ comprensibile che tu abbia fame- mi esorta Kluke con un sorriso.
-Perchè, quanto ho dormito?- chiedo innocentemente.
-Un giorno intero- afferma Jiro senza mezzi termini.
E mentre la mia mascella raggiunge terra e gli altri iniziano a ridere, non posso fare a meno di sentirmi a casa.

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Capitolo 7
*** Natale ***


E' un capitolo di Natale sfornato un po' di getto e che non centra molto con il resto della storia. Spero tanto che vi piaccia.
Buon Natale! By, Cla



-Ok, possiamo fermarci-. È Shu a dare l'annuncio, dopo un'intera mattinata che camminiamo.
Mel e Dante si accasciano per terra. Io li imito pochi istanti dopo con un briciolo di compostezza in più, insieme a Kluke e Bouquet.
Gli altri si siedono, chi più chi meno stanco.
-Non sembrava che camminaste così tanto dal cartone- scherzo riprendendo fiato.
-Infatti di solito camminiamo di più, solo che voi tre non siete abituati, quindi siamo andati piano- dice Jiro.
-Senza giri di parole, eh?- ribatto io, tra uno sbuffo e una risatina.
-Assolutamente- risponde lui senza un minimo di ironia.
-Certo che tu la gentilezza non sai nemmeno dove sta di casa, eh?- chiede Dante guardandolo male.
-Non è questione di gentilezza. È da stupidi storpiare i fatti, per essere razionali bisogna raccontare le cose come stanno.-
-Mi stai dando dello stupido?- si imbestialisce Dante. Io sospiro; è evidente che il mio amico è geloso, già quando Jiro era solo un cartone animato ero innamorata di lui, ora... be', ora è davanti a me in carne e ossa, basti dire questo. Solo che una qualsiasi persona che inizia un divervio verbale con Jiro (anche fisico, se è per questo) quasi sicuramente è destinata a perdere.
-Non l'ho mai detto, ma se lo hai pensato tu da solo vuol dire che un fondo di verità c'è- risponde infatti l'evocatore con tono leggermente canzonatorio.
-Cosa hai detto?- ruggisce il mio amico, facendo il gesto di volersi lanciare su di lui. Fortunatamente, Bouquet si mette in mezzo e blocca entrambi.
-Oh, finitela. Non vorrete litigare proprio oggi, vero?- esclama con una voce da 'non contraddittemi o sono guai'.
-Hai ragione, scusa- risponde subito Jiro stranamente arrendevole.
Io e i ragazzi invece ai guardiamo perplessi.
-Perchè, cosa c'è oggi?- mi decido a domandare alla fine.
Loro mi guardano come se fossi una zebra che gira in centro con il tutù e ho l'impressione di aver appena sparato una solenne cazzata.
-Stai scherzando, vero? oggi è Natale! Tutti conoscono il Natale!- esclama Marumaro e io sgrano gli occhi: è vero! Oggi è il 25 dicembre! Accidenti, con tutto quello che è successo me ne ero completamente dimenticata!
-Ma non ho un regalo da farvi!- esclamo come se fosse la cosa peggiore del mondo, prendendomi la testa fra le mani.
Tutti mi guardano straniti, di nuovo.
-Vuoi farci dei regali?- domanda Kluke.
Io annuisco più volte.
-Certo! Dopotutto è questo che si fa a Natale, no? E poi è un modo come un altro di ringraziarvi per quello che state facendo per noi!- confermo.
Shu è a dir poco entusiasta.
-Che bello, avrò
un regalo in più!- gongola Shu tutto contento.
-Si, se scopro come comprartelo- lo correggo parzialmente io.
Androphov prende dallo zaino una cartina e la spiega.
-Guarda. Noi ora siamo più o meno qui. La città più vicina è famosa per i suoi negozi, viene infatti soprannominata 'Città dello Shopping'. dovremmo arrivarci entro oggi, puoi prendere lì i regali che vuoi- mi spiega facendomela vedere.
Io mi fermo un attimo a riflettere. -Da quella parte, vero?- chiedo infine.
-Si, se aguzzi gli occhi puoi vedere il fumo dei camignoli già da qui-
-Bene. Allora ci vediamo dopo- esclamo rialzandomi.
Nessuno dice niente, ma incontro ben otto sguardi 'stai scherzando vero?'
Mi esprimo nel mio sorrisetto più angelico.
-Mica posso prenderli con voi i vostri regali-
-No, aspetta. La tua gamba ha bisogno di riposare, l'hai già sforzata molto questa mattina, e anche tu rischi una ricaduta!- esclama Kluke. In effetti il taglio ha ricominciato a farmi male da un'oretta, e ho già rischiato di cadere più di una volta.
Sospiro. E adesso cosa mi invento?
Credo che la delusione sia palpabile sul mio volto, perché nessuno spicca parola per un po'.
-Propongo un compromesso- rompe il silenzio Jiro -Intanto ti fai rifare la medicazione e mangi almeno un panino. Poi, mentre gli
altri finiscono di riposare, posso accompagnarti io in città, tanto ho già delle cose da fare-
Per poco non gli salto al collo.
-Grazie, grazie!- esclamo felice.
Dante fa per replicare qualcosa, ma la gomitata di Mel gli ricorda lo spirito natalizio.
Faccio finta di non averlo notato e mi lascio disinfettare e cambiare il bendaggio da Kluke, spazzolandomi un panino. Pranzo di Natale degno di nota, non c'è che dire.
-Allora, si va?- chiedo a Jiro, che ha finito di mangiare a sua volta e mi aspetta.
Lui annuisce ed evoca l'ombra, causando una reazione di quasi shock in Dante e Mel. Chissà se si abitueranno mai.
-Abbiamo bisogno che tu ci dia un passaggio per un pezzo, Minotauro- dice intanto l'evocatore alla sua ombra
-Come vuoi amico, saltate su-
risponde lui, mentre io sgrano gli occhi; quando mi ha detto che mi accompagnava non pensavo così! Jiro esegue alla lettera quello che ha detto l'ombra,balzandogli su una spalla, io vengo aiutata da Minotauro stesso.
-Piacere di conoscerti, signorina- mi
dice mentre approfitto della sua mano come ascensore.
-Piacere mio- rispondo, sedendomi a fianco di Jiro.
-Bene, tenetevi forte, si parte!- esclama l'ombra lanciandosi in avanti. Io socchiudo gli occhi per un attimo alla prima sferzata d'aria, ma li riapro
quasi subito, anche se mi viene da lacrimare, per godermi appieno il viaggio.
Il paesaggio che mi sfreccia accanto, l'aria che mi schiaffeggia la faccia buttandomi indietro i capelli come nei film... tutto questo mi da' una stupenda sensazione di libertà.
-Dovremo fare l'ultimo pezzo di strada a piedi, generalmente noi evitiamo che la gente venga a sapere che siamo evocatori di ombre- mi informa Jiro.
Annuisco appena, troppo impegnata a godermi il viaggio. Con la coda dell'occhio vedo che Jiro mi osserva, probabilmente sta cercando di capire qualcosa che mi riguarda.
-Senti- mi dice alla fine -se sai così tanto di noi, sai anche...-
Si interrompe un attimo, quel poco che basta per farmi capire cosa vuole chiedermi, perché non credo che nessun altro argomento potrebbe metterlo così tanto in difficoltà.
-So della tua famiglia, si. Ma non dirò niente a nessuno, stai tranquillo- sussurro.
-Oh- e per un po' cala di nuovo il silenzio.
-Da qui dobbiamo proseguire a piedi, non vorrei che qualcuno ci vedesse-
Io annuisco, anche se vorrei continuare il viaggio. Minotauro però si ferma e ci fa scendere.
-Allora alla prossima. A proposito Jiro, potresti aspettare meno tempo tra un'evocazione e l'altra, è abbastanza noioso restare a lungo senza sgranchirmi le ossa- ci saluta l’ombra.
-Farò il possibile, sai che non dobbiamo attirare troppo l’attenzione- risponde Jiro laconico, prima di farlo svanire. Poi si gira verso di me, che sto guardando terra un po’ corrucciata.
-Ti piace davvero tanto viaggiare su un’ombra, vero?- mi chiede con un sorriso che reputo dovuto alla mia espressione.
Io non posso fare a meno di ricambiare il suo sorriso. –E’ che... mi fa sentire libera. Tutto questo mondo mi fa sentire libera- confesso. Rimaniamo ancora un attimo in silenzio, che di nuovo è lui a spezzare.
-Dai, andiamo- mi dice infatti.
Ci avviamo e io riesco a reggermi sulle mie gambe senza dovermi appoggiare a lui nemmeno una volta, anche se in effetti non mi dispiacerebbe l’idea...
Arriviamo alle porte della città, che sono protette da due guardie, e facciamo per passare senza fare troppa attenzione.
-Ehi, voi, fermi!- esclama una delle guardie, incrociando la lama della spada con quella del suo compagno davanti a noi. Mi irrigidisco sul posto; che succede?
-C’è qualcosa che non va, signori?- dice Jiro al mio fianco, portando per riflesso la mano alla spada.
La guardia ci scruta ancora un attimo con un’aria seria, poi... ride.
-Guardate in alto, figlioli- ci suggerisce.
Io alzo gli occhi e... Oddio! Sento le mie guance farsi porpora e, guardando Jiro, noto che anche lui è molto imbarazzato. Oddio. Siamo insieme sotto il vischio!!!
-Ehm...- borbotto sbirciando le due guardie in cerca di un briciolo di pietà e trovando invece divertimento.
-Oh, andiamo! Non vorrete che noi...- prova a dire Jiro, speranzoso, accentuando il divertimento dei due sadici.
-E immagino che non ci farete passare se non...- mugugno, ricevendo purtroppo conferma ai miei timori.
-E che non ci siano altri ingressi...- altro cenno d’assenso. Io e Jiro ci guardiamo di nuovo, considerando se vale la pena prendere a cazzotti le guardie per entrare.
E se... Sbatto le palpebrer un paio di volte. Ma si, infondo cosa ho da perdere?
-Oh, al diavolo- sbotto, dando un lievissimo bacio a stampo a Jiro, prima di correre via.
-Speriamo di rivedervi alla festa di stasera!- mi urlano dietro i due sadici.
Dopo un po’ rallento e mi metto a guardarmi intorno. Ci sono davero tantissimi negozi, e decorazioni ovunque. Mi fermo un attimo intenerita a guardare dei bambini che corrono intorno a un albero di Natale e sento qualcuno mettermi una mano sulla spalla.
Mi giro e torno ad arrossire.
-Ho pensato che non fosse il caso di fare strage di guardie...- mi giustifico. Silenzio. Imbarazzante silenzio.
-Allora... li prendiamo o no questi regali?- tossicchia lui infine.
Io sorrido grata, prima di accorgermi che...
-Jiro?-
-Mh?-
-Non ho neanche un centesimo- ammetto imbarazzata. Lui mi lancia un sacchetto di monete.
-Me li ridarai- previene le mie obiezioni.
Io sorrido grata e passiamo la giornata a fare compere. Dante deve ricredersi sulla gentilezza di Jiro, mi da’ consigli sui gusti dei suoi amici e insiste anche per portare i pacchetti, insistendo sul fatto che non devo forzare troppo la gamba.
Alla fine, quando abbiamo finito, mi lascia un attimo dicendo che ‘Ha una commissione urgente da fare’.
Lo lascio andare senza problemi, scherzando sul fatto che è già un santo se è riuscito a sopportarmi per tutto un pomeriggio di Shopping, e ci separiamo. E così anche io ne approfitto per comprare gli ultimi regali.
Quando ci ritroviamo tutti, anche gli altri che ci hanno raggiunti, è ormai sera, così decidiamo di fermarci per la festa (io mi nascondo dietro le ragazze scorgendo una delle due guardie che ci hanno ‘accolto gentilmente’).
-Come avete superato il vischio all’ingresso?- chiedo incuriosita a Mel.
-Be’, Kluke è passata con Androphov, Shu con Bouquet, Marumaro da solo e....-
-E...?- insisto io vedendola imbarazzata.
-Io sono capitata per sbaglio per prima con Dante, va bene?- sbotta lei infastidita allontanandosi mentre mi sganascio.
La festa è fantastica, ci sono tantissime decorazioni e gente che balla sulle note delle canzoni natalizie per le strade, oltre a bancarelle di cibo gratis, per la gioia di Shu e Marumaro.
Do’ i regali ai miei amici, vecchi e nuovi. Per Shu ho preso un nuovo foulard, per Kluke un set di medicine, per Bouquet e Mel due nuovi vestiti, per Marumaro un calendario di donne in posizioni sexi (non mi è venuto in mente nient’altro) a Dante un libro, a Androphov un po’ di cartine. Io invece mi ritrovo con uno zaino e un guardaroba nuovo.
Tutti apprezziamo i regali, e ci scambiamo gli auguri. Ma io ho ancora ben tre sacchetti da consegnare.
“Zola! Homeron!” penso forte stringendo l’elsa della spada, spersndo di venir sentita.
-Si?- mi giro e li vedo, con gli immancabili cappucci, appoggiati ad un muretto.
-Buon Natale!- saluto con enfasi.
-Anche a te!- risponde Homeron con lo stesso entusiasmo, Zola si limita ad un sorriso. Io gli porgo i miei regali, aspettando trepidante che li aprano: a Zola ho preso un pugnale con l’elsa che ricorda il tronco di un albero, a Homeron delle ricsriche per il taser.
-Grazie- mi ringraziano entrambi calorosamente, poi succede una cosa che non mi ero aspettata: Zola mi porge un pacchetto, che contiene un paio di guanti neri sanza dita con un teschio disegnato sul dorso.
-Così ti sarà più facile usare la spada. Da parte nostra- spiega Zola con un sorriso.
-Grazie- sorrido in risposta, li infilo e... Zola mi spinge, poi sia lei che Homeron spariscono.
Io annaspo all’indietro e finisco addosso a Jiro. Imbarazzata a mille, mi viene da pensare che in qualche modo Zola deve aver saputo dell’imbarazzante scenetta all’ingresso.
-Ehilà! Bella festa, vero?- chiedo con un sorriso.
-Già...- dice lui, e mi porge un pacchettino. Io lo scarto, un po’ sorpresa, e trovo degli splendidi occhiali da sole.
-Così la prossima volta che viaggiamo su un’ombra non ti lacrimano gli occhi- mi spiega.
IO ringrazio e gli do’ a mia volta il regalo che gli ho comprato, una nuova camicia bianca.
-Grazie. Be’... buon Natale-
-Buon Natale anche a te, Jiro- sorrido, mentre fra le strade risuona l’allegra musichetta di Jingle Bells.

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Capitolo 8
*** allenamenti e casini- parte 1 ***


sono tornataaaa!!!!
scusate tanto per il ritardo, ma ho avuto tanti casini ultimamente che ho perso il conto. comunque, cercherò di essere più costante. Buona lettura!



-GROOOWWWLL-
-Ehm... Shu?-
-GROOOWWWLL-
-Si, Kluke?- risponde il ragazzo con voce allegra
-GROOOWWWLLL-
-Non pensi che dovremmo accamparci da qualche parte e mangiare prima che Marumaro muoia di fame?- conclude lei con un sorriso dolce.
-GROOOWWWLL-
L’ennesimo rumoroso brontolio di stomaco del ragazzo sottolinea la sua proposta.
-Ehm... si, mi sa che hai ragione- conclude il ragazzo portandosi una mano dietro la testa con il suo solito sorriso imbarazzato. -Androphov, non è che puoi trovarci un posto dove mangiare qui vicino?- aggiunge poi.
-Conta su di me- risponde il ragazzo evocando la sua ombra, Alphiem, e mettendosi a monitorare la zona tramite i suoi cristalli. -Si, c’è un oasi abbastanza vicina, dovremmo arrivarci in una ventina di minuti di cammino- ci informa, finito il sopralluogo.
Detto fatto: venti minuti dopo, puntuali come la morte (anche se forse in questo mondo non dovrei scherzare su queste cose), siamo all’oasi.
Ora, quando nel mondo reale si parla di oasi, si intende un posto pacifico dove presumibilmente ci si riposa; qui invece NO.
Le simpatiche piantine qui presenti non trovano niente di meglio che darci un caloroso benvenuto cercando di divorarci. Ovviamente, non potevano sapere che i ragazzi sono evocatori di ombre... poverine, provo quasi pena per loro.
-Uff... sono morta.- si lamenta Mel, accasciandosi a terra dopo che un pugno ben mirato di Blue Dragon l’ha salvata da una specie di gigantesca azalea carnivora che sembrava trovarla appetitosa.
-Non direi, respiri e la tua voce è dolce e delicata come al solito- la prende in giro Dante, che dopo tutti anni non ha ancora imparato a chiudere il becco quando dovrebbe.
Ovviamente, Mel reagisce e i due iniziano a battibeccarsi; tipico. Ormai le mie orecchie sono così abituate che filtrano in automatico.
Mentre io mi ostino ad ignorarli, gli altri sembrano trovare quei battibecchi divertenti; quanto si vede che ci conosciamo solo da pochi giorni, anche se io mi trovo tanto a mio agio con loro che mi pare di conoscerli da sempre. Bè, in effetti, è come se li conoscessi da cinque anni, e credo che anche loro mi conoscessero in un certo senso... solo che prima non sapevano ancora della mia effettiva esistenza. Mi piace pensare che sia così, solo...
C’è questa domanda che mi martella in testa da quando sono atterrata: perchè io? Insomma, non è stata una coincidenza. So che non è stato così. Insomma... io mi sono innamorata di questo mondo quando ancora non sapevo che fosse reale, dall’altra parte dello schermo; mi tormentano dei sogni abbastanza terrificanti da mesi; un portale per questo mondo fra milioni di persone ha preso proprio me, e i miei migliori amici; Zola e Homeron sono addirittura tornati dal mondo dei morti; noi siamo stati catapultati proprio nel punto in cui potevano trovarci e evitarci una morte abbastanza dolorosa fra le fauci di un mega insettone.
L’uomo più saggio al quale abbia mai dato ascolto (che fra parentesi era il protagonista di una serie tv) diceva di non credere alle coincidenze; se sono così tante, poi...
Le mie considerazioni sono interrotte da un suono che risveglia i miei istinti primordiali, quelli risalenti ai tempi in cui gli uomini erano costretti a lottare ogni giorno per procurarsi da mangiare.
-È pronto-.
Shu e Marumaro scattano non appena Kluke finisce il verbo scattano, ma sono pronta; usando il corpo per intero come leva mi do’ una spinta in avanti e, con tutta la mia forza e il mio peso sul braccio sferro una gomitata al primo, che cade e rotola metri più in là. Mi giro per fermare anche Marumaro... ma è già troppo lontano dalla mia portata. Sgrano gli occhi impotente, mentre lui si avvicina all’ obbiettivo... ma ecco il mestolo di Kluke che cala fulmineo sulla sua testa.
Fiuu... fantastico. Pensavo davvero che stavolta avrebbero vinto.
-E anche oggi il pranzo è salvo- esclama Bouquet sollevata, mentre io e Kluke ci diamo il cinque. Eh, già: la lotta più dura che dobbiamo sostenere ogni giorno è quella per il nostro meritato pranzo contro i due ingordi; mi ricordo ancora la terza sera che ero qui, quando i due sono riusciti con un’abile manovra ad appropriarsi della cena e abbiamo dovuto acconterci di alcune radici che hanno trovato Androphov e Jiro... mi viene ancora fame al solo pensiero.
Da allora ci siamo organizzati per fare dei turni in modo da salvarci la cena.
Mel e Dante fanno turno insieme, perchè essendo nuovi non hanno molta esperienza... si, lo so, in teoria anche io dovrei farlo con loro, ma da quando mi hanno esentato dalla convalescenza ho chiesto espressamente (e anche abbastanza insistentemente a dire il vero) di provare a fare da sola.
L’ho visto già quando sono atterrata e ho dovuto combattere contro l’insetto gigante, e poi anche contro i banditi.
Così come sono, non ho nessuna possibilità di sopravvivere in questo mondo. Devo diventare più forte.
-Ehi, Ambra, tutto a posto?-
-C...come?- domando di rimando, spiazzata, svegliandomi dalle mie riflessioni.
I ragazzi sono tutti girati verso di me.
-È tutto a posto?- ripete Shu.
-Oh.. Io... Si, certo- rispondo.
-Sicura? Non hai mangiato niente- chiede Kluke, preoccupata.
-Si, si, certo- dico di nuovo.
-Se non hai fame posso...- inizia Marumaro,  lanciandosi verso di me.
-Col cavolo!!!- e finisce come al solito, il mio piede sulla sua testa, e tutti che ridono.
Tuttavia... sento che gli occhi di qualcuno sono ancora puntati fissi su di me. E di sicuro, i miei pensieri non mi abbandonano.
-Aah... che bella mangiata- commenta Shu soddisfatto, massaggiandosi la pancia.
Noi altri ridiamo in risposta.
-Ho un’idea...-propongo, sdraiandomi su una radice –e se ci prendessimo il giorno libero?-
Moneta lanciata.
-Che intendi?- chiedono gli altri facendosi attenti-
-Beh, sono giorni che marciamo senza prenderci neanche un attimo di tregua: e se oggi ne approfittassimo per rimetterci un po’ in sesto-
-Giusto; inoltre dobbiamo rifornirci, le provviste sono quasi a secco, lavare i vestiti e... beh, anche fare un bagno noi- aggiunge Kluke.
-Ho visto una pozza d’acqua laggiù che sembra fatta apposta per diventare una vasca da bagno. Si entusiasma subito Bouquet, seguita a ruota da Mel.
-Noi cerchiamo da mangiare. Androphov, dacci una mano. I tuoi poteri sono praticamente fatti apposta- sogghigna Shu.
-Come sarebbe a dire?- si scalda immediatamente Androphov.
Noi tutti scoppiamo a ridere.
-Su, diamoci da fare. Ci aspetta un estenuante giorno di... Relax!- scherzo, prima di allontanarmi da tutti.
Moneta caduta. E ho vinto io.
Gli altri useranno la giornata per rilassarsi; io mi voglio allenare.
Però...sento come se qualcuno mi stesse seguendo. Mi giro, ma non c’è nessuno: mah!
“Hei, Zola” chiamo posando una mano sulla spada. Certo, non penso che verrà a darmi una mano, con il rischio così forte di essere scoperta dai ragazzi. Però, se mi dasse un consiglio... sarebbe già un bel passo avanti.
“Si, cosa vuoi?”  chiede lei un istante dopo.
Trasalisco; sentire voci nella testa è strano!
“Mi serve una mano. Come faccio ad allenarmi qui dentro?”
Zola rimane un attimo in silenzio, eppure sento che il collegamento non si è interrotto.
“Vai un attimo avanti” mi dice poi “vedo se c’è qualcosa che può aiutarti”
“Si capo” sorrido. Come farei senza di lei!
“Ok, ferma” mi dice ad un certo punto “vedi quell’albero?”
“quello con i rami strani?” chiedo in risposta.
“Si, quello. Vedi, i rami di quell’albero hanno un potere particolare: finchè sono attaccati alla pianta sono come di gomma, rimbalzano. Quando invece vengono staccati si irrigidiscono all’istante nella posizione in cui sono stati staccati.”
“Mmm... e quindi?” chiedo in risposta.
“Io ti ho dato l’idea: sfruttala” mi risponde lei, e forse è solo una mia impressione, ma percepisco un divertimento leggermente sadico. Subito dopo, si chiude la comunicazione.
Io sbuffo e rimango a guardare l’albero.
-E adesso cosa dovrei fare?- mi chiedo, e quasi per capriccio do’ un pugnetto a un ramo.
Quello parte nella direzione in cui l’ho colpito e subito dopo torna indietro, arrivandomi in faccia..
-Ahia, ahia, ahia!- esclamo, portandomi le mani al naso. Ma non sono arrabbiata, al contrario: ho scoperto il modo di allenarmi che mi ha consigliato Zola.
Prendo un coltello che ho recuperato prima dal servizio tavola e taglio un ramo che ho tenuto dritto in modo che abbia la forma di una spada, e poi la faccio girare un attimo.
Bene, è perfettamente bilanciato. Certo, è più leggero di una spada, ma credo possa andare.
Mi metto in posizione e tiro un colpo al ramo più vicino. Che a sua volta colpisce un altro ramo. Che a sua volta...insomma, si è capito.
Riesco a parare i primi quattro o cinque colpi di rimando, ma poi il ritmo si fa troppo incalzante e sono costretta ad allontanarmi dall’ albero per evitare troppi danni. Ciò nonostante, i rami mi hanno colpito almeno quattro volte.
Prendo un po’ di fiato, poi mi rilancio. Risultato uguale al precedente.
Riprovo un altro po’ di volte, e circa alla quinta inizio a capire come funziona e resisto fino al decimo colpo (anche se poi mi arriva un ramo dritto in faccia. Ahia).
I movimenti di questi rami sono veloci, ma hanno uno schema preciso. Se si trattasse di uno scontro vero, l’avversario sarebbe estremamente più imprevedibile.
Tuttavia, finora non riesco a neutralizzare uno schema semplice come questo; devo migliorare la velocità e la coordinazione.
Il problema è che ho solo un giorno a mia disposizione, perchè domani ce ne andremo dall’oasi.
Mi rialzo, mi rimetto in posizione e torno fra il groviglio di rami.
Allo scadere della seconda ora riesco a parare fino al ventunesimo colpo, ma poi mi arrivano tre belle bastonate di fila sulla schiena, e devo rotolare di nuovo lontano dall’albero.
Se non altro, la rotolata di fuga ormai l’ho imparata bene.
-Non devi fare così- mi dice qualcuno, facendomi prendere un principio di infarto.
Mi sembrava che qualcuno mi avesse seguito, accidenti!
-Ehm... che ci fai qui Jiro?- domando, diventando di almeno dieci sfumature differenti di rosso.
Lui decide galantemente di non rispondermi.
-Tu stai attenta solo a parare i colpi che arrivano abbastanza vicini da centrarti: invece devi cercare di calcolare la traettoria di un ramo fin da quando viene colpito-
Un’analisi così dettagliata mi colpisce; è stato capace di intuire il modo di neutralizzare questa tecnica solo guardandomi?
Se è così, ho molto da imparare.
-Non ho capito la strategia solo guardandoti, se te lo stai chiedendo, ma ne sarei stato capace- dice lui, e io sobbalzo; ma questo sa leggere nei pensieri???
-E come l’hai capita, allora?- domando a mia volta, sperando che il mio sconcerto non si noti troppo.
-Semplice- risponde lui -conoscevo già questo tipo di allenamento-
Conoscete l’espressione rimanerci di sasso? Ecco.
-La... la conosci?- ripeto come un allocco.
Lui sorride, e anche se di solito i suoi sentimenti sono indecifrabili... in questo momento mi sembra triste.
-Si, è stata una delle prime tecniche che ho usato per imparare l’arte della spada- poi abbassa ulteriormente la voce -... me l’ha insegnata Zola-
-Oh- che idiota. Che idiota!eppure lo so che è stata Zola ad insegnargli ad usare la spada... dovevo immaginare qualcosa di simile.
-Ah.. ok- ripeto. Poi, dopo un attimo di pausa, mi azzardo a fare la domanda che mi preme. –Ti manca, vero?-
Jiro abbassa un attimo lo sguardo, e di nuovo scorgo tristezza, ma torna quasi subito impassibile e di nuovo decide di non rispondere. -Quello che mi stupisce è che tu l’abbia escogitata senza nessun aiuto- dice invece.
Azz... –Beh, è stato un caso...-
-Si, ho visto. Il pugno al ramo-
-Eh, già...- ridacchio come un idiota. Fortuna che le comunicazioni telepatiche non si possono sentire.
-Comunque, devi lavorare molto su questa tecnica-
-Si... il problema è che ho solo oggi... domani lasceremo l’oasi, ricordi?-
-Hai ragione- lui rimane un attimo a riflettere -Forse se ti faccio vedere impari prima- mi propone poi.
-Oh... ok. Mi farebbe molto piacere: sei tu l’esperto dopo tutto, giusto?-
Gli balena uno sguardo divertito, ma è solo un istante, poi mi prende il ramo dalla mano. Le mie dita e le sue si sfiorano per un attimo e non posso fare a meno di trasalire.
Subito dopo si sposta e si mettein posizione, poi colpisce tre rami contemporaneamente.
Io mi siedo un po’ in disparte e lo osservo. Mi perdo, nel guardare come si muove fluidamente con la “spada” in mano.
Per una ventina di minuti continua a respingere i colpi senza apparentemente fare neanche troppi sforzi, poi salta indietro.
-Hai visto?- mi chiede, riporgendomi il bastone.
Io annuisco. Non mi sono persa una mossa, in effetti.
Mi alzo e mi metto in posizione; dai... non sarà così difficile... dopotutto me lo hanno sempre detto tutti che imparo in fretta...
Mi lancio in avanti e colpisco il primo ramo, che rimbalza e ne colpisce un altro. Continuo a seguire la traettoria dei primi rami con la coda dell’occhio, mentre questi colpiscono altri rami.
La traettoria di alcuni non prevede colpire me, e non mi sfioreranno se non mi sposto. Altri mi prenderanno solo di striscio se rimango così, e non devo preoccuparmi di usare la “spada” per deviarli, ma devo schivarli con i movimenti del corpo. Altri invece si dirigono dritti verso di me, e mi colpiranno di sicuro se non faccio niente; è su di questi che devo dirigere i miei colpi.
Resisto per mezz’ora buona, ricevendo solo alcuni colpi di striscio, ma alla fine mi sento stanca e salto indietro. Finendo dritta addosso a Jiro.
Arrossisco (sai che novità) e mi sposto.
-Ehm... come sono andata?-
-Direi bene- sorride lui -Impari in fretta-
-Me lo dicono in tanti- sorrido io, per una volta senza arrossire.
-Prenditi una piccola pausa, poi riprova-
Andiamo avanti tutto il pomeriggio, con Jiro che mi osserva e corregge i miei errori, finchè Dante viene a chiamarci per la cena.
Appena ci vede, i suoi occhi si assottilliano.
-Cosa ci fate voi due qui da soli... esattamente?-
-Ambra si sta allenando, non vedi?- risponde Jiro strafottente come sempre.
-Non ne ha bisogno, è già bravissima- esclama il mio migliore amico con una punta di orgoglio. Dante ha seguito praticamente tutti i miei progressi con la scherma, da quando ho iniziato a quando siamo caduti nel fiume e siamo finiti qui.
-Si, è brava- conferma Jiro -ma ha bisogno di migliorare la sua tecnica-
Dante prende aria, evidentemente per rispondere a tono, così decido che è meglio per la salute mentale di tutti e tre se blocco questa lite sul nascere.
-Dai Dante, lascia perdere. È vero che devo migliorare molto... piuttosto andiamo a mangiare, che è tardi-
Il mio migliore amico fa una faccia fra il deluso e l’arrabbiato, come se non potesse credere che sto parteggiando con Jiro. Ma che ci posso fare?
Non voglio che litighino, e in questo caso Jiro ha ragione, anche se ha usato dei modi un po’ arroganti... ma d’altronde anche questo mi piace di lui.
-Ehi, Ambra, che ti è successo?- mi chiede Mel non appena arrivo, vedendomi piena di graffi e, soprattutto, scrutando preoccupata i due ragazzi che mi seguono.
-Niente, niente... ci stavamo allenando e non ci siamo accorti che era tardi- spiego, sbrigativa, poi mi siedo.
-Jiro, non potevi andarci più piano. E’ piena di ferite- esclama Kluke con aria di rimprovero.
-Guarda che ti stai arrabbiando per niente, io non l’ho neanche sfiorata- risponde lui tranquillo, e si siede accanto a me.
Spero di non essere rossa come mi sento, ma per sicurezza non alzo la faccia dalla scodella.
La situazione si fa ancora più imbarazzante quando Dante si siede al mio altro lato.
Gli altri per fortuna non sembrano accorgersi di niente e in breve ricominciano a essere casinisti come sempre.
Solo io e Dante stiamo in silenzio. E Mel, che conosce la situazione.
Jiro invece parla tranquillamente con Androphov, come se niente fosse.
Ogni tanto gli altri chiacchierano anche con me, che rispondo alla meno peggio. Accidenti, però, che razza di situazione!
Suddetta situazione precipita non appena Jiro si mette di nuovo a parlare con me.
-E ora cosa pensi di fare?-
-Cosa intendi, scusa?-
-Per l’allenamento. Intendi continuarlo?-
-Non vedo come, domani lasceremo l’oasi-
-Non esiste un solo tipo di allenamento- mi spiega lui –e tu hai già raggiunto un livello passabile in quella tecnica, considerando che è la prima volta che la usi. Potrai esercitarti con l’albero ogni volta che ci fermeremo ad un’oasi, è una pianta abbastanza diffusa da queste parti. Il fatto è che non puoi allenarti solo in quel modo, hai bisogno anche di qualcuno che ti insegni un po’ di tecnica. Un maestro, insomma-
In questo momento capisco la sua proposta. Ma non riesco a rispondere, dalla sorpresa.
-Non volevi diventare più forte?- rimarca lui.
Sento la determinazione scorrermi nel corpo. Ha ragione: so cosa devo fare.
-Sarà un onore, Jiro.-
Si, sarà un ottimo insegnante.

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Capitolo 9
*** allenamenti e casini (parte 2) ***


Eccomi con la seconda parte! vi avviso che è un po' un casino e non ho avuto tempo di ricontrollarla, ma spero vi piaccia lo stesso.
Se avrete bisogno di spiegazioni, chiedete e vi sarà dato! grazie a tutti quelli che leggono e mi sostengono con le recensioni.
Baci, Cla



Accidenti.
Quando ho accettato la proposta di Jiro, non ho pensato a un piccolo particolare non esattamente trascurabile: lui pretenderà che io usi la spada.
Il fatto è che Zola mi ha detto di non usare assolutamente la spada fino a che non mi avrà insegnato come fare. Ergo: c***o.
Come se non bastasse, Dante quando Jiro mi ha fatto la sua sottointesa proposta, si è alzato e con la scusa di andare in bagno ed è sparito, senza più tornare.
Kluke e gli altri si sono preoccupati, e hanno proposto di andare a cercarlo, ma io e Mel li abbiamo dissuasi e abbiamo insistito per andare solo noi; quindi adesso siamo sole in un’oasi ostile a cercare qualcuno che non ha intenzione di essere trovato.
Ma tutte a me capitano oggi? Dannazione!
Se non fosse per la stupida gelosia di Dante, avrei almeno la metà dei casini. Dannazione!
-Ambra?-
Sobbalzo, come colpita da un sasso. –Scusa Mel, dicevi?-
-Stai bene?-
“Calmati. Prendertela con il tuo migliore amico non migliorerà le cose. D’altronde, non posso fare niente per cambiare i suoi sentimenti.”
-Scusa, ero solo preoccupata per Dante. Piuttosto, dovremmo...- non finisco la frase, perchè finalmente avvisto il mio migliore amico.
Dante è seduto su una roccia in mezzo a una piccola radura.
Per raggiungere questa radura, però, abbiamo dovuto passare da una parte di boscaglia particolarmente fitta. È’ come se volesse contemporaneamente essere trovato e non essere trovato.
Faccio per mettere un piede avanti, ma Mel mi ferma.
-E’ meglio che vada io- mi sussurra. Poi, senza neanche darmi il tempo di replicare, si avvia.
Dante non si gira per guardare chi arriva, ne’ si gira quando si siede vicino a lui.
-Non sei andata a dormire?- chiede invece.
-Non senza averti trovato- risponde lei, tranquilla.
Dante sospira, poi si circonda le ginocchia con le braccia. –Che devo fare, Mel?-
Lei sospira a sua volta e non commenta.
-Insomma... Jiro era una presenza già troppo ingombrante quando non esisteva. Pensa ora che esiste!-
-Lo so- risponde Mel questa volta.
-Insomma, che devo fare?-
Mel non dice niente neanche questa volta, semplicemente si alza e lo abbraccia. Allora Dante si abbandona e si mette a piangere sulla sua spalla.
Io impallidisco: ora capisco il motivo per cui Mel ha preferito che io non entrassi, e mi sento malissimo: ho fatto piangere il mio migliore amico.
E, probabilmente, non è neanche la prima volta.
Mi giro e corro via; corro, corro, corro. Non ho il diritto di stare a vedere quel dolore, perchè sono stata io a provocarlo. E quel dolore diventa anche mio, le lacrime prendono a scorrermi sulle guance.
Non si fermano per almeno un’ora, e ormai anche i miei due amici devono essere tornati all’accampamento. Io non ho tempo per riposare, però.
“Zola” chiamo, con una mano sulla spada “Zola!”
Qualche secondo di silenzio, poi...
“Ambra, sai che ore sono?”
In effetti, ho il vago presentimento che sia tardino... ma molto vago, eh!
“Ehm... in effetti... scusa, davvero, ma ho un immenso bisogno di un favore”
Altri secondi di silenzio, poi... “Cosa ti serve?”
Uff... grazie Zola. In effetti potevi anche interrompere la comunicazione e tornartene a dormire. Be’... il fatto che ti avrei ricontattato finchè non ti fossi decisa ad ascoltarmi è del tutto trascurabile.
“Beh... ti ricordi che mi hai raccomandato di non usare assolutamente la spada se non in caso di emergenza fin quando non mi avresti insegnato come si usa?”
“Mi ricordo; l’hai usata?”
“No, ma mi trovo nella condizione di doverla usare presto” e le spiego tutta la storia dell’allenamento (tralasciando casini vari annessi, si intende).
“D’accordo, arrivo” mi dice alla fine, e di nuovo tiro un sospiro di sollievo: Zola è sempre la migliore.
Non passa neanche un quarto d’ora che mi raggiunge.
-Allora... mi insegni?- le chiedo subito, preparandomi già a passare una notte in bianco.
-Perchè, ho scelta?- chiede lei in risposta.-Ma preparati, non sarà un allenamento facile-
Mi alzo e mi metto davanti a lei. –Sono pronta-
Un ombra di un sorriso la attraversa per un attimo.
-Bene, quello che ti insegnerò è la conoscenza dell’aura, l’energia vitale che esce dal nostro corpo.-
Io annuisco; dopotutto fin qui il concetto è abbastanza chiaro.
-Ognuno proietta una piccola parte di questa energia vitale, ma in quasi tutti si tratta di una piccola perdita senza alcun controllo.-
Annuisco di nuovo.
-Noi evocatori, però, sappiamo controllare la fuoriuscita dell’aura, perchè è l’energia che trasmettiamo alle nostre ombre per dare loro più potenza.-
Finalmente la spiegazione si fa interessante: queste cose non le spiegavano nell’anime.
-In pratica, questa spada attrae l’aura, la risucchia. Come un vampiro succhia il sangue alle sue prede. Se una persona non è capace di controllare la propria fuoriuscita, rischia di scomparire-
-Come è successo a me quando l’ho usata- ragiono –ma non ho sentito il flusso di energia che se ne andava, quando l’ho impugnata. Al contrario, ho avuto come l’impressione che la mia forza si raddoppiasse, prima di svenire- mi viene in mente poi.
Questa volta è Zola ad annuire.-Certo. Quella spada può anche essere considerata come una sorte di catalizzatore; dopo avere assorbito l’energia la conserva dentro di se, in questo modo questa può essere riutilizzata da una qualsiasi persona che sappia controllare la propria aura-
-Io non so usare la mia aura, quindi perchè ho assorbito energia?-
-Su questo nn possiamo che fare ipotesi; credo che la più azzeccata sia che in quel momento hai provato un tale desiderio che sei riuscita per riflesso a controllare un attimo la tua aura.-
È vero. In quel momento avrei dato tutto per proteggere i miei amici.
-Avrò anche già controllato l’aura come dici tu, ma non mi ricordo minimamente come ho fatto- rispondo però. In effetti, ho ricordi un po’ confusi di tutta la scena.
-Non credo sia un problema: vedi, ci sono due modi per apprendere questo controllo: il primo richiede tempo, cosa che in questo momento ci manca...-
-E scommetto che è quello che hanno fatto Jiro, Shu e gli altri- la interrompo io, entusiasta.
-Si.- Risponde lei, senza mostrarsi minimamente scocciata di essere stata interrotta.
Probabilmente ci ha fatto il callo con Shu e Marumaro.
-Ma, come stavo dicendo, non abbiamo tempo, quindi dovremo ricorrere all’altro metodo. Credo non sarà un problema, dal momento che tu sembri avere una predisposizione per queste cose... se così non fosse non saresti sopravvissuta all’uso della spada. Il problema è che questo metodo l’ho imparato quando stavo nelle tenebre, e non ho mai avuto possibilità diprovarlo su altri esseri umani-
Mi guarda, serissima –Ci stai lo stesso?-
Non esito neanche un secondo. -Certamente-
E perchè non dovrei? Mi fido di Zola. Mi sono sempre fidata di lei, e mai smetterò di farlo.
-Va bene-. Chiude un attimo gli occhi, ma subito li riapre e viene avvolta dalla familiare luce azzurra che di solito preannuncia l’apparizione di un’ombra. Solo che questa volta non emerge Pipistrello Assassino; invece Zola mi si avvicina e mi pone una mano sul petto.
Per un attimo la luce intorno al suo braccio si intensifica, poi... poi è come se il mondo mi esplodesse addosso.
Vorrei urlare, ma mi manca addirittura la voce per farlo, tanto intenso è il dolore. Poi svengo.
Quando rinvengo Zola è china su di me, con una tazza in mano.
-Dai, bevi- mi esorta, dandomi una mano a sollevarmi.
-Che... che è successo?- domando io.
Poi ammutolisco; forse sono ancora un po’ confusa, perchè vedo ancora la luce azzurra intorno a lei, anche se sembra diversa: è fluida, e non sembra emanare la potenza di quando evoca l’ombra. Poi guardo le mie braccia; anch’io sembro essere coperta da questa luce.
Così come... Trasalisco.
Così come tutti gli esseri viventi presenti. Insetti, uccelli notturni, bestie sconosciute e che spero continuerò a non conoscere...
-Ma questa... questa è... possibile che sia...- farfuglio, guardandomi nuovamente le braccia.
-Le vedi, vero?- mi interrompe Zola –Vedi le aure.-
Queste... queste sono... aure?
Rimango in silenzio per un po’, il tempo di rielaborare le idee. Poi annuisco, piano.
-Se queste... luci... sono aure, allora si. Le vedo- ruspondo.
Lei annuisce. –Si, quelle sono aure. Ma non le vedrai così nitidamente per sempre, se non per una tua decisione. Questo stato si protrarrà per tutta la notte, se va bene; è solo una specie di effetto collaterale a un contatto così violento con la mia aura. Il vederle però ti aiuterà a comprendere come sono fatte, e potrai imparare a controllare la tua più velocemente.-
-C..capisco- balbetto, ma subito mi risquoto: non ho tempo di spaventarmi. Non posso permettermi di sprecare secondi preziosi per queste piccolezze. Io devo diventare più forte.
Così sarò in grado di proteggere Dante e Mel.
-Dimmi cosa devo fare. Per favore, Zola!-
Lei annuisce, come se non si aspettasse niente di meno. Ne’ di meno dovrebbe aspettarsi, in effetti.
-Vedi, prima di tutto devi fermare la piccola parte di aura che fuoriesce dal tuo corpo, in questo modo- E mi mostra come si fa.
Ok, visto da qui non sembra così difficile. Cerco di non badare al fatto che ho appena formulato più o meno lo stesso pensiero di Shu quando ha deciso di imparare ad evocare la sua ombra.
Chiudo gli occhi.
Inspiro. Espiro.
Inspiro. Espiro.
Non ho bisogno di vedere la parte della mia aura che mi fuoriesce dal corpo. D’altronde non potrei neanche, visto che non ho ne uno specchio ne’ un’altro modo per vedermi al di sopra del capo.
Quel che devo fare è sentirla.
Mi concentro. Per un po’ non avverto niente. Poi inizio a sentire il battito del mio cuore.
Il mio cuore porta sangue a tutte le estremità del mio corpo. Porta vita. Porta... energia.
Energia. Energia. Energia.
Mi concentro su questo pensiero, fino a quando da pensiero diventa una sensazione. Ed è allora che avverto la Pulsazione. È un suono diverso dal battito del cuore, anche se opera all’unisono con lui.
Il battito porta l’energia nel corpo, la Pulsazione è l’energia stessa che scorre. Una volta arrivata agli estremi del corpo, l’energia indugia un poco intorno al mio corpo, a contatto con la pelle, poi viene dispersa attraverso la fuoriuscita sopra il capo.
Quindi...si tratta di convincere l’energia ad indugiare di più sulla mia pelle.
D’altronde, ho imparato a muovere le braccia e le gambe... l’aura sarà come un arto più complesso ed elaborato del solito, no?
“Rimani, rimani” prego l’energia che esce da me. Non sono sicura che serva formulare le parole sia necessario, ma mi sembra che mi aiuti a concentrarmi meglio.
Continuo a ripeterlo, e ripeterlo, e ripeterlo ancora. Poi, piano piano, avverto un cambiamento nel flusso, che via via continua a diminuire.
E finalmente si blocca.
Appena si blocca, sento come un mutamento nella Pulsazione.
Inizia a scorrere più veloce del battito del cuore,come se a ogni battito si sprigionasse almeno il doppio dell’energia. Questa energia, affollandosi attorno al mio corpo, rimane come più viva, densa e guizzante. Ho più forza da utilizzare.
Ma devo trovare un modo per sfogarla, altrimenti... altrimenti non la controllerò più. Rischio più volte di perderla e la riprendo per i capelli, ma alla fine scoppio, e rilascio l’aura trattenuta tutta in una volta.
–Anf... anf...- sbuffo, riprendendo fiato. Al contrario di prima, che mi sembrava di scoppiare per tutte le energie che avevo, ora è come se non ne avessi più.
-Non è andata affatto male- mi incoraggia Zola.
-Quanto ci ho messo?- chiedo io, fa un ansimo e l’altro.
-Hai impiegato tre quarti d’ora per fermare il flusso, poi per dieci minuti sei riuscita a mantenere il controllo-
-Eeeeh? Così tanto?!- non è possibile, ho sprecato troppo tempo!
-Bene, riprova-
Annuisco, e mi concentro. Devo metterci meno tempo, molto mrno tempo!!
“Flusso, ti prego, fermati!”
Questa volta impiego mezz’ora a preparare il flusso, ma non resisto più di undici minuti. Provo altre due volte, e arrivo a venti minuti di caricamento e quindici di mantenimento. Alla fine ho un fiatone che non accenna a diminuire, e ho problemi a sentire la Pulsazione a causa della stanchezza. Ma non posso permettermi di chiedere una pausa.
È Zola a impormene una, però, come se mi avesse letto nei pensieri.
-Mh, solo cinque minuti- acconsento, visto che la maestra è lei. Prendo un altro sorso della bevanda che mi aveva dato anche prima (una sorta di miscuglio d’erbe rigenerante) e di nuovo mi rimette un po’ in sesto.
-Sono pronta a ricominciare, Zola- annuncio.
Lei annuisce di nuovo. –adesso, per prima cosa blocchi il flusso come prima. Poi devi concentrare l’aura in un solo punto-.
-...Ok, eseguo-
Ogni volta che interrompo il flusso mi viene più facile, anche se non riesco a ridurre il tempo di neanche un minuto. È la seconda parte che mi preoccupa.
Finora ho pensato a mantenere l’enegia, non a muoverla; doverla insieme muoverla e contenerla sarà più faticoso, e probabilmente perderò il controllo molto più presto. Senza contare che non ho la pallida idea di come fare.
Be’, non mi resta che provare.
Primo: fermare il flusso. Fatto.
Secondo: portare l’energia in un punto ben definito del corpo: da fare.
Allora, prima di tutto immagino di dover decidere il punto.
Un piede? Il petto? Il cuore, dove partono il battito e la Pulsazione?
No. Scelgo il braccio, il braccio destro. Quello con cui uso la spada.
È per riuscire ad usare la spada nera che sto facendo questo allenamento, dopotutto.
“Aura” penso, concentrandomi sulla Pulsazione stessa e sul suo movimento “concentrati attorno al mio braccio”. E di nuovo, inizio a ripetermi queste parole come una nenia, mentre mi sforzo di controllare il battito. E, filamento per filamento, inizio a staccare la Pulsazione dal battito, per indirizzarla tutta intorno al braccio e alla mano. Alla fine ci riesco. E subito crollo, come una marionetta.
La cosa non va bene.
Non ho idea di come reagire, e cado un attimo nel panico. Devo immediatamente lasciare che la pulsazione torni al suo posto regolare.
Appena la Pulsazione si riunisce al battito, riesco di nuovo ad alzarmi, ansimando per lo sforzo.
-Riprova- mi dice subito Zola.
No mi da’ ne suggerimenti ne aiuti. E io non li voglio: devo capire da sola come fare.
Togliendo la Pulsazione dal resto del corpo per concentrarla solo sul braccio, non posso più muovermi. Dopotutto il corpo ha bisogno di energia, per muoversi.
Allora, riflettiamo. Fino a quando non fermo il flusso che esce dal mio corpo, la pulsazione scorre all’unicono col battito. Quando fermo il flusso, invece, la pulsazione raddoppia di intensità.
Io, però, non ho bisogno del doppio dell’energia per muovermi, riesco a muovermi efficacemente con quella che ho di solito.
E se... e se provassi a bloccare solamente una pulsazione su due, e indirizzare quella al braccio, senza intaccare minimamente l’altra pulsazione?
Chiudo gli occhi.
Fermo il flusso.
Immediatamente la pulsazione raddoppia.
Sarà più facile risparmiare la pulsazione che si accoppia con il battito, per controllare invece l’altra.
Parte una pulsazione, e la lascio andare perchè si muove all’unisono con il battito. Ne parte un’altr: ecco, è questa che devo usare.
“Fermati!”  Penso, con tutta al forza, rivolta alla pulsazione. “fermati, fermati, fermati!”
E, incredibile, ma vero, l’energia mi ascolta e si convoglia nel mio braccio.
Lascio passare una pulsazione e poi convoglio l’altra in un braccio.
Di nuovo. E di nuovo.
L’energia del mio corpo rimane invariata, mentre quella del mio braccio cresce sempre di più. Poi, come al solito, non riesco più a controllarla e la perdo.
-Anf... anf...- ansimo. Tuttavia sono soddisfatta di me stessa: ho capito come fare!
-Bene. Ora riprova- mi dice Zola, e per tre o quattro volte replico l’esercizio.
Poi, sfinita, sono costretta a prendermi un’altra pausa.
-Stai facendo passi da gigante- mi incoraggia Zola –ora prova a mantenere il controllo dell’aura su tutto il corpo tranne che sul braccio-
-Ok- esclamo, dopo aver preso un altro sorso di quel te.
Mi concentro di nuovo: dopotutto togliere l’energia da un punto non sarà più difficile di metterla solo in un punto, giusto? Sbagliato!
Lo capisco la terza volta che ci provo e fallisco.
Quando tento di trattenere l’energia solo da quel punto, questa si ribella. Come se non volesse lasciare solo il mio povero e piccolo braccio destro.
Ma perchè il mio corpo non può essere meno solidale?!
Dopo l’ennesima volta che la mia stessa aura mi travolge decido che forse è meglio se mi fermo a riflettere.
“Maledizione, ci deve essere un modo” rifletto, ansimando.
-Un suggerimento: la tua energia accetterebbe di non propagarsi in una zona se percepisse che possa portare un danno.- mi dice Zola all’improvviso.
Mi fermo un attimo, stupita: è la prima volta che mi da’ un suggerimento. Questo esercizio dev’essere davvero difficile.
La mia energia accetterebbe di non propagarsi in una zona dannosa... che significa?
All’improvviso mi viene un’idea. È solo un abbozzo, ma...
Ok, esperimenti mode on. Ma credo di dover cambiare parte del corpo da isolare; il braccio sinistro, per esempio, andrà benissimo.
Estraggo l’ormai famigerato coltello da cucina e faccio un taglio leggero.
La mia mano non esita neppure per un attimo. Dopotutto, non è certo la prima volta che mi incido.
Poi rimango semplicemente a guardare: l’energia ora non fluisce più solo attraverso la perdita sopra il mio capo, ma anche dal taglietto.
Quindi un taglio è dannoso per l’energia... il che vuol dire che lei mi ascolterebbe se fermassi il flusso che fuoriesce da lì.
“Ok” penso, e ci provo: l’energia per una volta mi ascolta.
Si ferma, non si ribella quando le chiedo di non propagarsi al braccio.
Lo guardo, sorpresa. Ce l’ho fatta: ce l’ho fatta!
-Brava. Ora prova a lasciar fluire l’energia per il braccio, ma fermare la fuoriuscita dal taglio-
Lo faccio; non sembra difficile. È più o men come bloccare il flusso sopra la testa, l’unica differenza è che ora devo fermarne due anzichè una, e faccio più fatica a controllarlo.
Alla fine lascio uscire l’energia di nuovo, e mi accascio a terra. Sono sfinita, ma ne è valsa la pena.
Alzo il volto verso il cielo. E vedo una cosa che non mi piace.
-Cazzo, è l’alba!-
Anche Zola guarda verso l’alto. –Non ci sono problemi; ormai hai imparato i principi. Per non farti risucchiare le energie dalla spada basta che tu usi quest’ultimo esercizio. Sarà più difficile, perchè la spada ti farà resistenza, ma se non chiudi la fuoriuscita sulla testa avrai abbastanza controllo da resistere-
-Grazie Zola- sorrido, piena di gratitudine.
-Dai, va’ a dormire almeno un paio d’ore- risponde lei, e sparisce.
Sorrido ancora, rivolta al vuoto; l’ho già detto che Zola è la migliore?
Be’, se l’ho già detto lo ripeto, mentre finalmente mi infilo nel sacco a pelo. Ho un sonno... accoglimi, Morfeo!
-Ehi, Ambra!-
-Mmmm...- chi è che rompe a quest’ora del mattino?
-Eddai, Ambra, svegliati! Dobbiamo partire!-
Eeeeh?! Ditemi che sta scherzando!
Apro gli occhi e vedo Mel che mi guarda.
-Ma io ho sonno...- mi lamento. Sarò andata a letto si e no un’ora fa!
-Ci credo che hai sonno, quando siamo tornati all’accampamento non eri ancora qui; dove sei stata?- chiede lei.
-Lascia perdere, va’.- mugugno io alla fine, alzandomi.
-Buongiorno!- mi saluta Kluke quando mi aggiungo alla colazione.
-Bu.. yaawwn... buongiorno- rispondo io.
-Dormito bene?- mi domanda Bouquet.
-Si, si. Esiste il caffè in questo mondo?-
-Caffè?-
E davanti alle faccie confuse di tutti, capisco che la mia unica speranza di restare sveglia è sparita.
-Il caffè è una bevanda che serve a rimanere svegli- dice una voce pacata. Sobbalzo.
Dante è seduto vicino a un albero, con le occhiaie marcate quasi come le mie. Mi sento malissimo; i sensi di colpa che ho cercato di ignorare per tutta la notte tornano a perseguitarmi, insistenti come non mai.
Accidenti, cosa devo fare? Non so proprio rispondere a questa domanda. Però so che è impossibile risolvere un problema senza affrontarlo.
-Dante... facciamo un giro?- propongo. Lui ovviamente, risponde di si. Ma lo fa con un’aria cupa che non gli avevo mai visto.
-Ambra- mi chiama Jiro prima che mi allontani, e mi lancia un'erba. -Masticala. noi usiamo questa per scacciare il sonno-
Io annuisco, grata, e di nuovo non posso fare a meno di pensare a quanto sia bello. E mi sento ancora più in colpa, mentre io e Dante ci avviamo.
Mentre camminiamo, per un po’ non diciamo niente. Di tanto in tanto gli lancio un’occhiata, ma lui non si gira a ricambiarle.
Alla fine sospiro. –Dante... cosa devo fare?-
Lui si gira, sorpreso che io abbia rotto il silenzio.
-Cosa intendi, Ambra?-
-Lo sai, Dante. C’ero anch’io ieri sera, fuori dalla radura, ho sentito tutto-
Alla mia rivelazione lui sgrana gli occhi. Io chiudo i miei, per continuare a parlare e potergli dire tutto quello che devo.
-E lo sapevo già, sapevo che ti piacevo, che ti piaccio! Ma non mi ero resa conto che fosse un sentimento così forte. E io... io non so proprio cosa fare! Ti prego, dimmi qualcosa...- concludo riaprendo gli occhi, ormai bagnati di lacrime, e fissandoli sul suo viso. Lui ricambia il mio sguardo per un attimo, impietrito.
Poi abbassa gli occhi. La luce mi impedisce di vedere una parte del suo volto, e i suoi lineamenti sono confusi. Soprattutto, non riesco a vedere assolutamente i suoi occhi.
Per un po’ di tempo non dice niente, e io non riesco a parlare. Aspetto e basta. Poi è lui a rompere il silenzio, in un tono basso che quasi non percepisco.
-Va bene così- dice, con l’ombra di un sorriso che non mi convince neanche un po’.
-Dante...- cerco di dire, ma lui mi interrompe di nuovo.
-Ambra, davvero va bene così. Ormai sai che io... ti amo.- e il mio cuore perde un battito; è la prima volta che qualcuno me lo dice. –E so anche che tu non corrispondi, perchè ti piace...quello.-
Non riesco a replicare nulla, neanche a chiedergli di non chiamare Jiro in quel modo, perchè non ne avrei il diritto.
-Eppure, davvero va bene così.- e di nuovo non so cosa dire. Lui in compenso mi regala un sorriso dolcissimo. –Va bene così perchè mi basta potere starti accanto, per ora. Il tuo voler allenarti con lui comunque dipende dal fatto che vuoi proteggere Mel e me. È per noi che lo stai facendo. Per me...-
E detto così mi abbraccia. Non mi scosto, di nuovo non ne ho il diritto. E non trovo niente di male in un abbraccio, anche se è così intenso.
-Ma io non voglio che tu mi protegga. Aspetta, Ambra. Diventerò forte, vedrai. Anche più forte di quel damerino di Jiro. E allora sarò io a proteggere te.-
E detto questo fa il gesto che più di tutti mi stupisce e mi lascia senza parole: posa le sue labbra sulle mie.
È un contatto solo di qualche secondo, poi lo allontano.
-Dante, scusami, ma io... non posso- dico, senza osare guardarlo negli occhi.
Lui sorride di nuovo -Va bene così, ho detto. I mutamenti dell’animo umano sono continui; nessuno sa cosa ci riserva il futuro. Io sarò qui ad aspettarti, sempre.-
E poi si allontana. Rimango a guardarlo, immobile.
È stato il mio secondo bacio, se considero quello con Jiro sotto il vischio. E me lo ha dato una persona che io non posso considerare altro che un fratello, e che dice di amarmi.
Sospiro e mi lascio cadere su un masso.
E adesso cosa devo fare?

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Capitolo 10
*** sopravvivere fra pensieri profondi, shopping e combattimenti ***


Parata. Attacco. Schivata. Affondo.
Parata fatta male; la spada mi vola di mano.
Jiro tiene la sua puntata alla mia gola per qualche secondo, poi la abbassa.
-Morta. Tre volte in mezz’ora; che ti succede, Ambra? Non stai facendo come ieri-
È vero. Vado molto peggio rispetto l’allenamento con l’albero. Forse dipende dal fatto che devo stare attenta al fatto che la spada non risucchi la mia energia vitale. O il fatto che mi sono addormentata mentre gli altri si svegliavano.
 Si, sicuramente sono queste le principali cause, ma la più grave... la più grave è sicuramente la distrazione.
Non riesco a dimenticarmi di quello che ha fatto Dante.
-Scusa Jiro, è che sono stanca.- dico infine.
-Forse dipende dal fatto che sei andata a dormire all’alba- commenta lui.
-Ah... te ne sei accorto- sorrido mentre mi compare il tipico gocciolone sulla testa.
-Si, me ne sono accorto. Come tutti gli altri- risponde lui, chiudendo gli occhi con la solita aria saccente.
-Eheh. Ehe. Eh- ridacchio io, grattandomi la testa.
Però lui non mi domanda il perchè sono tornata così tardi, cosa di cui gli sono enormemente grata.
Kluke ci chiama per il pranzo e lui, rinfoderata la spada, si gira e si avvia.
Io rimango un attimo indietro a guardare le sue spalle. Così giovani, eppure così pesanti; le spalle di un uomo.
Poi mi riscuoto e lo raggiungo con una corsetta.
-Grazie, Jiro-. Grazie per non avermi domandato niente; grazie perchè mi aiuti a diventare più forte; grazie perchè mi  hai accettato nel gruppo, perchè so che lo hai fatto. Grazie di esserci. Grazie in generale, di tutto.
-Non c’è di che-
Arrivati all’accampamento ci accoglie l’ormai non più insolito spettacolo di Shu e Marumaro distesi a terra coperti da qualche decina di bernocoli e ferite indefinite su tutto il corpo; se non sbaglio toccava ad Androphov badare alla sicurezza del pranzo... be’, di sicuro non c’è andato leggero.
-Questi due idioti- ci annuncia Kluke quando arriviamo, avvolta da un’aura rossa alquanto minacciosa che mi fa rabbrividire -sono riusciti a rubare le nostre scorte e finirle. Dopo questo pranzo non abbiamo più niente da mangiare-
All’improvviso vengo colta da una forte voglia omicida verso i due malcapitati
-Che coosaaaaaaaaa?!- sbotto, in tono così minaccioso che i due cercano di scomparire uno dietro l’altro.
-Non è stata colpa nostra- bisbiglia Marumaro –sembrava tutto così buono... il cibo ci stava supplicando di mangiarlo!-. Shu annuisce febbrirlmente.
Prendo un grosso respiro e mi esibisco in un sorriso rassicurante quanto quello di uno squalo bianco.
-Kluke, tesoro, mi presteresti il mestolo?-
-Eh? Ah, si, subito Ambra-
BONK. BONK.
-È successo qualcosa?- domandano Blue Dragon e Tigre facendo la loro comparsa.
-No, scusate, colpa mia- rispondo, posando il mestolo con noncuranza. –Mangiamo?-
Dopo pranzo, decidiamo cosa fare.
-Ci sono due villaggi- ci informa Androphov, entrato in modalità GPS –distanti lo stesso orario di marcia. Quello a ovest è famoso per la prelibatezza della carne che vende, quello a est per la bontà delle sue verdure-
-Bene, è deciso! Si va al paradiso della carne!- esclama allegramente Shu, che si è ripreso.
Kluke lo guarda male –Assolutamente no! Servono sia la carne che le verdure per un’alimentazione sana!-
-Allora non resta che dividerci- commenta Jiro, piatto –come facciamo i gruppi?-
-Io vado con il mio tesorino Shu- esclama Bouquet ancorandosi al braccio del ragazzo, che ridacchia imbarazzato.
-Anche io voglio andare nel paradiso della carne!- salta su immediatamente anche Marumaro.
-Mi aggrego anch’io- sorride Mel. Ridacchio piano; nessuno lo direbbe a causa del suo fisico, ma quando Mel si trova davanti ad un bel piatto di carne fumante, è capace di abbuffarsi peggio di... di... di Shu e Marumaro, ecco! E no, non sto esagerando.
-Allora noi altri andiamo dall’altra parte- sorride Kluke.
Il ghigno mi si congela sulla faccia. Sarò nel gruppo di Jiro. E di Dante. E di Jiro. Oh, cavolo!
-Nessun problema-  dice in questo momento Androphov, fimando così la mia condanna a morte. Oh,cavolo!
I quattro del paradiso della carne partono quasi subito.
-Bene... noi andiamo tutti insieme, o...- inizia Kluke.
L’ho già detto oh cavolo?
-Io non porto lui sulla mia ombra- commenta Jiro con uno sguardo tanto sprezzante verso Dante che mi fa male il cuore.
Sto per ribattere, ma il mio migliore amico mi precede.
-Per me va bene, neanch'io tengo a godere della tua compagnia. Piuttosto, in quel villaggio vendono anche armi?-
-Presumo di si, perchè?-
Dante scrolla le spalle. -Volevo comprarmi un arco-
Jiro ridacchia. –Sapresti usarlo?-
-Saprei trafiggerti il cuore prima che tu mi veda tenderlo-
Eccco, ci mancava solamente questa. –Dai, ragazzi, non è il caso...- esclamo, mettendomi in mezzo fra i due. Seguono alcuni istanti di silenzio pesante.
-Allora, io e Dante viaggiamo sull'ombra di Androphov mentre voi due usate Minotauro?- propone Kluke cercando di alleggerire la tensione.
-D'accordo; viaggiamo separati, è più sicuro.- risponde Jiro.
-chi parte per primo?- domanda Androphov.
-Andate voi- rispondo subito io; devo assolutamente parlare con Jiro, e il più presto possibile.
appena Kluke, Dante e Androphov partono, mi volto verso di lui.
-Non puoi smetterla di trattarlo così?- gli domando con foga.
Non mi piace parlargli in questo modo, ma mi piace assai meno come Jiro si rivolga sempre a Dante, e viceversa; questa situazione mi fa male, non sopporto che i due ragazzi più importanti della mia vita interagiscono in tal modo.
Jiro mi guarda e non fa la cazzata di fingere di non capire, perché è abbastanza intelligente da sapere che mi incazzerei, e molto.
-Deve guadagnarselo il mio rispetto, e decisamente non ci è ancora riuscito-
-Potresti almeno evitare di fare il cafone! Con me e Mel ti comporti bene-
-Ma voi siete ragazze, Ambra...-
Coosa?? Mi salta la mosca al naso, e per un istante lui smette di essere il ragazzo di cui sono innamorata da cinque anni, ma si abbassa alla stregua di uno di quei ragazzi cafoni che a scherma o a karate pensavano di poter sottovalutarmi solo perché sono una ragazza; inutile dire che finivano puntualmente battuti.
-E questo che vorrebbe dire?- scatto mettendo le mani sui fianchi in una classica posa da lite da lavatoio. -Solo perché siamo femmine vuol dire che siamo deboli, indifese e che se ci si fa uno sgarbo crepiamo? Che non ci si può offendere per non turbare il nostro animo delicato? Che dobbiamo stare a casa a fare la calza mentre voi maschi vi divertite, che non saremo mai forti bravi e intelligenti come voi e altre cazzate varie? Be' bello mio, togliti queste assurde idee dalla testa perché sono dei dannatissimi stereotipi razzisti medioevali senza alcun fondo di verità, ecco!- dico, e metto su il broncio.
A questo punto Jiro fa la cosa che più di tutte ha il potere di stupirmi; scoppia a ridere.
Lo guardo, sorpresa e incantata allo stesso tempo: non lo avevo mai visto ridere così. Per un momento le sue spalle si rilassano e perdono il loro peso, e Jiro sembra solo un normale quindicenne. Questo suo lato nell'anime non lo avevo mai visto, e mi fa sorridere inconsciamente. Riesco quasi ad immaginarmelo su un banco di scuola a scherzare con gli altri evocatori.
Subito però torna serio.
-Guarda che hai frainteso, non intendevo dire quello. Lo sai che rispetto le donne, e non ho mai trattenuto la mia forza quando si trattava di combattere con loro. Ma sono un gentiluomo, non mi comporterei sgarbamente con una ragazza a meno che proprio non se lo meriti. E comunque tu ti sei già guadagnata il mio rispetto, è per questo che non ti tratto come il tuo amico-
-Ha un nome- lo ammonisco, ma non bado neanche a quello che dico. Mi sono guadagnata il suo rispetto; mi rispetta. Sono davvero felice.
Lui non mi risponde, non che me lo aspettassi comunque, e si gira. Subito la luce azzurra che ormai riconosco come aura lo avvolge e appare Minotauro.
-Ehilà, pronti per un altro giro?- chiede l'ombra, socievole.
-Abbiamo fretta, vai più veloce che puoi- taglia corto Jiro saltandogli sulla spalla.
-Agli ordini, agli ordini... potresti sforzarti di essere più gentile- mugugna lui, riprendendo involontariamente il mio discorso di poco fa.
Sogghigno mettendomi gli occhiali di protezione che mi ha regalato Jiro, poi salgo sulla mano che Minotauro mi ha cavallerescamente offerto per aiutarmi a salire.
-Finiscila di perdere tempo e parti- ribatte Jiro com'era prevedibile, facendo sbuffare l'ombra e sorridere me; è sempre il solito. Tutto sommato, nessuno in questo mondo è cresciuto veramente.
-Tieniti forte!- mi dice Minotauro, e io ubbidisco. Poi partiamo e di nuovo, come la prima volta, il vento ci avvolge. Solo che questa volta è anche meglio! Gli occhialetti mi permettono di tenere gli occhi aperti senza problemi e posso ammirare il paesaggio che ci scorse accanto senza problemi; vento e velocità. Uno dei miei mix preferiti.
Non per niente già a casa sostenevo che da grande avrei guidato una macchina sportiva decapottabile. Già, a casa.
Mi assale un moto di malinconia.
Chissà quando ci tornerò a casa. E come. Ma soprattutto... sarò davvero capace di lasciare tutto questo? O sarò così egoista da non pensare alla preoccupazione della mia famiglia e dei miei amici per rimanere qui? Sarei capace di rinunciare alla mia vita precedente per rimanere qui?
Sospiro. Non so cosa devo fare; non posso avere entrambi i mondi?
-Cos'hai?- mi chiede Jiro dopo il mio ennesimo sospiro.
Mi volto verso di lui, ma per una volta la sua vista non scaccia le mie paure, anzi, accresce i miei dubbi.
-Niente. Non c'è niente che non va- rispondo alla fine. Non voglio che mi consideri debole, e comunque non capirebbe. Questa è una decisione che devo prendere da sola.
-Capolinea ragazzi, si scende-ci annuncia Minotauro fermandosi. Sospiro di nuovo; questi pensieri non portano a niente e per ora sono inutili. Decido di accantonarli fino ad un'altra occasione.
Jiro subito salta giù, io lo seguo un po' titubante. Insomma... non sono mai saltata giù da un'ombra.
Infatti, come da copione, inciampo e cado.
Jiro mi prende al volo, per la vita, e mi tiene un attimo in quella posizione.
Lui con le mani sulla mia vita, i miei occhi nei suoi. Poi mi lascia e si incammina.
-Muoviamoci, altrimenti non riusciremo a tornare al punto di ritrovo entro sera-
-Va bene- rispondo io, che per l'occasione sono diventata rossa come un pomodoro.
Dopo circa venti minuti di cammino arriviamo alle porte della città.
-Hai tu la lista di quello che dobbiamo comprare, giusto?-
-Si, aspetta- mi tolgo lo zaino dalle spalle e allungo una mano per prenderla. Così facendo noto un negozio che prima non avevo visto e mi blocco.
È un'armeria, con esposte spade, lance... pugnali.
Prima, quando Dante ha detto di voler un'arco non ci ho pensato, però adesso che ci penso...
-Ehm, Jiro, non so come dirtelo...-
Lui si gira di scatto verso di me. -Non hai perso la lista della spesa, vero?-
-No, no- lo rassicuro, tirandola fuori e dandogliela. -È solo che... Ehm... Mi servirebbero di nuovo dei soldi- sussurro in fretta cercando di apparire piccola piccola.
-Nessun problema, perché?- Chiede lui.
-Ecco, io... volevo comprarmi un pugnale.-
Lui alza un sopracciglio. -Non ti basta la spada?-
-Si, ma...-...Ma vorrei un'arma da poter usare senza il rischio che ti risucchi ogni energia  -Non si sa mai còsa potrebbe succedere... In caso non potessi usare la spada per cause varie... Mi capisci, no?-
Mannaggia a me, che quando c'è Jiro non riesco neanche ad inventarmi una scusa decente.
-Va bene- dice incredibilmente lui dopo qualche attimo di silenzio. -Hai già un'idea su come lo vuoi il pugnale?-
-Ehm...- repplico brillantemente. Sicuramente è una mia impressione, ma mi pare di scorgere nei suoi occhi un brillio divertito.
-Hai mai comprato un pugnale in vita tua?- mi chiede.
-Be' sai- tento di spiegargli -Nel mio mondo non è così semplice... non si può girare armati per le strade... e poi ci vuole il porto d'armi...-
Lui mi rivolge uno sguardo confuso. -No. Mai comprato un pugnale- mi rassegno a rispondere, rinunciando alla spiegazione.
Di nuovo quello sguardo divertito. -Dai andiamo- mi dice poi.
Io lo guardo confusa. -...dove?!-
-A fare shopping!-
Tempo dieci secondi e ci ritroviamo nel paradiso delle lame. Jiro congeda con fermezza il petulante commesso che ci viene incontro e si autoelegge mia guida personale. Il che, se devo essere sincera, non mi dispiace affatto.
Il mio amico mi mette a disposizione tutto il suo sapere sulle lame, che non è affatto limitato. I pugnali passano fra le sue mani esperte attraverso vari test che osservo con attenzione nel caso dovessi ritrovarmi in una situazione simile in futuro senza la sua preziosa guida.
Prima verifica quanto i pugnali sono bilanciati fra lama e impugnatura (tenendoseli in equilibrio sul dito), poi quanto si adattano alla mia mano (e facendomi provare brividi di piacere tutte le sue volte che le sue mani si chiudono intorno alla mia... ho deciso di amare questo test), poi testa la flessibilità e la resistenza della lama (il commesso quasi si mette a piangere dopo la terza che spezza. Lo rassicuro dicendogli che lo ripagheremo).
Alla fine ne rimangono solo due, che continuo a passarmi fra le mani senza riuscire a decidermi. Il primo è un pugnale solido e sfarzoso, il secondo un pugnale più semplice e molto flessibile.
-Il primo è più solido, quindi è più difficile che si rompa- osservo.
-Mmh- replica Jiro.
-E terrebbe meglio in un confronto contro una spada, quindi sarei più protetta- ribadisco.
-Mmmh- ripete lui.
-Ok, direi che abbiamo deciso- dico, lanciandogli un'occhiata di soppiatto -Signore! Prendiamo questo!- esclamo, porgendo al nostro amico commesso il pugnale flessibile e riponendo l'altro su uno scaffale.
-Era o... cioè, ottima scelta signori! È uno dei migliori, sapete?-
Io non lo filo neanche di striscio, troppo intenta a godermi la faccia piacevolmente sorpresa che Jiro non è riuscito a dissimulare del tutto.
-Perché fai quella faccia? Pensavi davvero che dopo aver seguito i tuoi consigli tutto il tempo li avrei ignorati proprio all'ultimo?-
-Io veramente non ho detto niente- mi fa presente lui.
-Non ce n'era bisogno: sono troppo esperta in mugolii per non riconoscerne uno positivo da uno negativo- sorrido.
Lui non ribatte e paga il pugnale.
-Adesso ti serve solo una fodera- mi dice invece, e presane una da un mucchio lì vicino me la porge -seguirai il mio consiglio anche questa volta?-
La guardo; è nera, con una cucitura dorata a forma di fulmine.
-È perfetta. Grazie Jiro- dico allacciandomela alla cintura vicino alla spada e lasciandoci scivolare dentro il pugnale.
Lui paga anche quella, poi esce dal negozio.
-Sbrighiamoci, o non faremo in tempo a comprare anche la nostra parte di verdura-
-Arrivo- rispondo, raggiungendolo.
Per la successiva mezz'ora non ci parliamo quasi, limitandoci a girare per le bancarelle del mercato per comprare ciò che ci serve. Ma il nostro non è un silenzio pesante o imbarazzato, tuttaltro. È quel silenzio dolce e tranquillo di chi non ha bisogno di parlare che spesso sorge con i vecchi amici, quando basta stare in compagnia di un'altra persona per ritenersi soddisfatti.
Quel silenzio che avevo raggiunto finora solo con Mel e Dante.
È quasi... rilassante fare la spesa con Jiro, ecco.
Nel pensarlo mi lascio sfuggire una risatina.
-Che c'è, perché ridi?- mi chiede subito lui.
-Niente... pensavo solo che a casa odiavo fare acquisti, mentre qui è... bello, direi - rispondo, scuotendo la testa.
-Ti manca casa tua?-
A quella domanda mi blocco e rimango un attimo a pensare, poi rivolgo un sorriso amaro di scherno a me stessa. -Non riesco a rispondere a questa domanda, sai? Una qualsiasi persona direbbe di si, sicuramente si, e anch'io dovrei rispondere così, però...- e detto così lascio scorrere lo sguardo sul mercato, senza in realtà vederlo -Però poi mi guardo intorno e vedo te, Androphov, Kluke, Bouquet e Shu e Marumaro che sicuramente stanno facendo qualche stupidaggine, e mi viene così tanto da ridere che per poco non mi spezzo in due, e mi sento tanto felice che non chiederei altro se non poter restare per sempre. Poi penso a casa... se si trattasse solo della scuola potrei anche non tornare, ma mi vengono in mente i miei genitori e il loro modo burbero ma dolce di volermi bene, le maratone di film il sabato sera, le feste alle quali Mel si ubriacava sempre nonostante la buona volontà, gli scherzi di fine anno ai professori quando non possono più metterci in punizione... e tutto questo mi manca.
Da una parte sono dannatamente grata a quel vortice di avermi portato qui, dall'altra...- faccio una pausa con un sospiro, non sapendo bene come spiegarmi, poi riprendo. -Questo mondo è il mio posto incantato. È fin da bambina che sogno di venire qui e ora che sono arrivata è... spettacolare, davvero. È anche meglio di come ho sempre sognato... anche se mi accorgo di pericoli che non si vedevano al di la dello schermo.
Però... mi manca il mio posto ordinario.
Eppure, se non fosse per Dante e Mel e io scoprissi di poter tornare di là quando voglio senza che questa possibilità mi sia mai negata... non sono sicura di volerci andare. Se avessi quella possibilità e fossi da sola, credo che vorrei restare qui-
-E se scoprissi che il portale si può aprire solo una volta, cosa faresti? Seguiresti i tuoi amici?-
Abbasso lo sguardo. -Non lo so- mormoro. -Io non so cosa devo fare, Jiro-
Rimaniamo in silenzio qualche istante, poi lui mi posa una mano chiusa a pugno sul cuore, facendomi arrossire furiosamente.
-Ascolta lui- mi suggerisce.
-Neanche lui sa quello che vuole-. Lui vuole solo te.
-Al momento giusto lo saprà-
Sorrido. Non so bene come, ma è riuscito a farmi sentire meglio -Grazie Jiro-
-Non c'è di... che succede?- la sua esclamazione è dovuta al fatto che dalla parte opposta della piazza dove ci troviamo noi si è alzato improvvisamente un clamore allarmato.
-Tu stai qui, io vado a vedere!- mi dice.
-No! Voglio venire con te!- ribatto io. E che cavolo, prima ha fatto quel bel discorso sull’ugualianza fra ragazzi e ragazze e adesso vorrebbe lasciarmi indietro come un peso morto. Nossignore no!
Lui salta su una ringhiera e si mette a correre elegantemente con un equilibrio invidiabile, io lo seguo alla meno peggio cercando di districarmi fra la massa di folla che corre nella direzione opposta alla mia. Ovviamente così facendo perdo un sacco di tempo.
Jiro mi distacca e arriva all'origine della confusione.
-Che succede qui?- domanda in tono di comando a dei tipi che portano una specie di divisa color rosso sangue e una maschera a mezzo volto che non mi permette di distinguere i loro lineamenti.
-Non si vede ragazzino? Facciamo shopping- sogghigna uno di loro.
-Vedo bene come "fate shopping"- ribattè Jiro serio, posando gli occhi sulle armi che i tipi impugnano per terrorizzare la gente e fare razzie indisturbati. che razza di farabutti...
Con un ultimo sforzo lo raggiungo.
-Lasciate subito quello che avete rubato e andatevene- intimo.
Loro mi scoppiano letteralmente a ridere in faccia.
-E con quale autorità ci costringerai, bambolina?- mi domanda uno.
Un nervo inizia a pulsarmi pericolosamente sulla tempia. Bambolina? Chi sono io, Elizabeth Swann?
-Con questa autorità- dico, estraendo per una spanna la spada dal fodero.
I tizi smettono di ridere; be’? Quando la bambolina non è collaborativa come vi aspettate andate in panico?
A quanto pare no.
Uno di loro, con la faccia più arcigna, mi punta addosso una pistola. E spara.
Prima che io possa fare qualsiasi cosa, dall’urlare allo sbattere le palpebre, Jiro sguaina la spada e para con quella il colpo destinato a me; l’ho già detto che quei tipi sono tanti?!
Be’, lo dico ora: sono tanti, dannatamente tanti!
Non so se Jiro può farcela da solo; sicuramente non voglio stare ferma a scoprirlo.
Sguaino la spada e mi lancio in avanti.
Il primo di quei tizi mi viene incontro con la spada alzata. Lo intercetto con la mia spada; non è difficile, è come parare un ramo.
Giro la mia spada e gli do’ un colpo con il pomolo dell’elsa sullo sterno con tutte le mie forze, in modo da metterlo fuori combattimento senza ucciderlo.
Riesco a effettuare lo stesso procedimento con un altro paio di loro, ma il quarto purtroppo per me non è uno sprovveduto e riesce ad evitarmi, poi fa un affondo. Ora, potrei evitarlo se avessi dormito questa notte, e se non fossi impegnata a proteggere la mia vita anche dal potere della mia spada oltre che dai suoi attacchi.
Il fatto è che NON ho dormito questa notte, e che in effetti SONO impegnata a salvarmi la mia vita anche dalla mia spada oltre che dalla sua.
Provo una mossa azzardata; estraggo il pugnale con la sinistra e incrociando la sua lama con quella della spada riesco a bloccare in parte l’attacco. Ciononostante, mi becco un taglio sul braccio. Non è profondo, ma è decisamente lungo, e brucia un bel po’.
Questa volta lo stordisco con l’elsa del pugnale.
Il quinto è ancora più difficile; ormai hanno capito che non voglio ferirli, anche se la situazione lo richiederebbe. Inoltre il braccio mi fa male ed è la prima volta che combatto con due lame.
Ma perchè mi sono ficcata in questa situazione, accidenti?
In qualche modo riesco a bloccare e neutralizzare anche il quinto con la stessa tecnica, ma poi mi arriva un colpo alle spalle.
Cado a terra con un grido e a causa del contraccolpo con il suolo lascio cadere sia la spada che il pugnale, e sputo una buona quantità di sangue.
Mi sforzo di girarmi su un lato, perr vedere chi mi ha colpito. Uno di quegli uomini mi sovrasta con una spada in mano.
-Allora puttanella... pronta per affrontare la morte?- mi ride in faccia, e alza la spada, puntandola verso di me. In questo momento capisco che sto per morire.
La lama inizia ad avanzare in discesa verso di me, e il tempo rallenta fino quasi fermarsi.
Be', tutto sommato non è andata tanto male. Ho pur sempre steso cinque uomini, che sicuramente si allenano da molto più di me, e forse avrei steso anche questo se non mi avesse attaccato alle spalle. Era il mio primo vero combattimento, e sono riuscita a alleggerire il carico di avversari di Jiro di ben cinque uomini.
Avrei voluto fare di più però.
Avrei voluto accompagnare i miei amici nel loro viaggio e trovare un modo per riportarli a casa. Se non altro, so che lascerò Dante e Mel in buone mani. Gli evocatori non li lasceranno sicuramente a loro stessi.
Avrei voluto rivedere i miei genitori, ma potrò osservarli dall'alto, forse.
Avrei voluto avere una vera possibilità con Jiro...
Provo il bisogno impellente di guardarlo e giro la testa verso di lui. Ha disimpegnato la spada da quella dell'avversario di turno, un braccio teso verso di me e le labbra aperte in un grido che non arriva alle mie orecchie.
Cerco di rivolgergli un sorriso, ma nonostante i miei sforzi per trattenerla mi scappa una lacrima. Spero che lui non la veda da lì.
Riporto lo sguardo sulla spada, che si avvicina di più ogni istante che passa.
Non ho paura della morte, perché finché ci sono io lei non arriva e quando arriva lei vado via io, disse un tempo un uomo saggio. Ho fatto mia questa filosofia la prima volta che l'ho sentita, e non la rinnegherò proprio ora. Fisso la spada con calma, tanta calma che il soldato sembra quasi sconcertato dalla luce che sprigionano i miei occhi.
Ormai la lama è ad un palmo dal mio petto. Ho l'istinto di chiudere gli occhi, ma lo respingo. Voglio che rimangano bene aperti.
Ripenso a tutto quello che ho rascorso, e mi trovo a pensare di aver avuto proprio una bella vita.
"Addio" ho il tempo di pensare.
Poi accade tutto in un attimo, anche se io continuo a vederlo in modo rallentato.
Una freccia spunta come dal nulla e si conficca nella spalla del soldato, che contro ogni si blocca, fermando la discesa della spada.
La sua faccia si apre prima in un'espressione di pura sorpresa, che mi farebbe scoppiare a ridere in altre circostanze, poi in un'espressione di puro dolore.
Porta la mano sinistra alla spalla destra e apre la mano destra, che teneva ancora la spada sospesa su di me. La spada cade.
Il mio corpo pensa per me, e senza nemmeno rendermene conto allungo istintivamente le mani per afferrarla. Riporto un lieve taglio all’addome e dei tagli un po’ meno gravi alle mani, ma sono viva. Sono viva.
Improvvisamente la rassegnazione alla morte sparisce dalla mia mente, sostituita dall'istinto primordiale che fin dall'antichità spinge gli uomini a combattere con tutto ciò che possiedono pur di salvarsi la vita.
Mi tornano in mente gli insegnamenti di Zola di ieri notte. Scaravento la lama che ho afferrato il più lontano possibile da me e concentrando l’aura nel braccio tiro un pugno con tutte le mie forze contro la mascella dell'uomo, che fa un volo all'indietro di parecchi metri e sviene. Se non altro non sentirà il dolore per la freccia da svenuto.
Prima che qualcun altro abbia la bella idea di attaccarmi approfittando del fatto che sono disarmata recupero con un balzo la spada e il pugnale e mi metto con la schiena al muro in modo che nessun altro possa prendermi alle spalle.
Colgo l'occhiata incredibilmente sollevata di Jiro rivolta nella mia direzione. Lo rassicuro con lo sguardo, anche se i tagli al braccio, ai palmi delle mani e all’addome mi bruciano, la schiena mi pulsa e sono esausta a causa dell'uso dell'aura e della mancanza di sonno.
Mentre lui fa per muoversi verso di me un altro paio di uomini decidono di attaccarmi, simultaneamente. Alzo la guardia pronta a difendermi, ma prima che mi tocchino vengono raggiunti da due frecce alle braccia. Approfittando del loro dolore li stendo con l'ormai familiare colpo allo sterno, poi alzo gli occhi per vedere chi è che mi ha salvato la vita. E quando lo riconosco rimango incapace di reagire a causa dell'incredulità.
Con le lacrime agli occhi riconosco il mio migliore amico, che incocca un'altra freccia.
Jiro mi raggiunge calciando via un avversario.
-Come stai?- mi chiede ansioso, prendendomi le mani per guardare i miei tagli.
Io non posso fare a meno di arrossire. Ma neanche in un'occasione come questa riesco a stare seria, accidenti?!
-Sto bene, sto bene- mi affretto a dire sottraendomi al contatto.
-Tu invece?- chiedo di rimando, notando che la sua casacca è strappata in più punti e ha anche lui delle ferite, più o meno profonde.
Un altro soldato si avvicina per ingaggiare battaglia con noi, ma viene steso da... quello è un pugnetto rosa?!
Alzo lo sguardo di nuovo, e questa volta vedo Kluke, con in mano il suo storico fucile.
Provengono altre frecce da sopra di noi. Androphov.
Sospiro di sollievo: sono arrivati i rinforzi.
Anche Jiro sembra meno teso. Gli scappa addirittura un sorrisetto. Poi torna a rivolgersi a me.
-Vai- mi dice -con il loro aiuto posso batterli senza metterti in mezzo-
Eeeh?!
-Non se ne parla neanche- sbotto -non ti lascio qui da solo! E poi ti ricordo che hai tentato di lasciarmi indietro anche prima, e non è che sia andata benissimo!-
Jiro mi fissa accigliato, ma non ho nessuna intenzione di farmi intimorire da lui.
Rimaniamo a sfidarci con lo sguardo, mentre i nostri amici neutralizzano quelli che ci attaccano.
-Avete intenzione di fare qualcosa o no?- ci urla dietro Androphov.
Jiro sospira, lanciandomi un'occhiataccia. -Fai come vuoi, ma rimani dietro di me-
E io capisco di aver vinto; trattengo un sorrisetto. -Si!-
Jiro si lancia in avanti e io, come promesso, non mi stacco da dietro di lui. Non che la cosa mi dispiaccia, in effetti.
La battaglia sembra tramutata; con l’appoggio dei ragazzi che ci coprono dall’alto non dobbiamo preoccuparci dei vigliacchi che ci attaccano alle spalle.
La vicinanza di Jiro mi rassicura e riesco a mettere ko un buon numero di avversari senza ferirli troppo gravemente, e senza essere ferita io, alternando la spada e il pugnale.
Inoltre, è come se qualcuno mi regalasse nuove energie ogni volta che sto per finire le mie.
“... non è che ne sai qualcosa, Zola?”
“Non distrarti e pensa a combattere”
Trattengo a malapena un ghigno; sgamata....
Ormai i nostri avversari sono poco più di una decina; li stringiamo in un angolo.
E poi accade. Uno di loro, che stringe un fucile con uno sguardo febbrile, all’improvviso fissa gli occhi su Dante.
-Muori, maledetto!- urla. E spara.
-No!- urlo io, tendendo il braccio, consapevole di non poter fare niente. Jiro, invece, questa volta non perde la calma.
Ho appena il tempo di vedere la luce azzurra dell’aura che lo avvolge, poi Minotauro ferma il proiettile.
Tiro un sospiro di sollievo, e cado sulle ginocchia. –Grazie a Dio...- mormoro.
-Per la verità è grazie a me- mi fa presente Jiro, mentre Minotauro stende i restanti ceffi con un colpo.
Alzo gli occhi al cielo, trattenendo un sorrisetto. Il solito arrogante. però... -Hai ragione. Grazie, grazie mille!- esclamo, alzandomi e lanciandogli le braccia al collo senza neanche fermarmi a riflettere. Lo sento irrigidirsi un attimo, ma poi si scioglie e ricambia il mio abbraccio. Mi stringo di più a lui, inspirando a pieni polmoni il suo dolcissimo profumo di miele e cannella.
Vorrei restare così per sempre.
Ma ovviamente, come ho motivo di pensare quando qualcosa mi colpisce sulla testa, questi momenti non possono durare per sempre.
Mi volto sorpresa, portandomi una mano al punto colpito. Vedo un popolano con il braccio ancora teso, e noto un sasso in terra. Sgrano gli occhi, vedendo che il resto degli abitanti del villaggio, al posto di sembrare arrabbiati con lui, sembrano spalleggiarlo.
-Avete visto? Possiede un ombra!-
-È un evocatore!-
-È un mostro!-
Non riesco a credere ai commenti che ci rivolgono; come possono essere così irriconoscenti? Abbiamo combattuto per loro fino ad adesso, siamo quasi morti per aiutarli! E loro... loro...
Un altro sasso vola verso di noi. E un altro.
Jiro mi cinge di nuovo le spalle con un braccio.
-È ora di andare- mormora. –Minotauro!-
Subito l’ombra riappare, e ci alziamo in volo. Mentre passiamo davanti al detto dove si trova Dante ci fermiamo per permettere al mio migliore amico di saltare a bordo, e facciamo lo stesso con Androphov e Kluke.
Poi sfrecciamo via, allontanandoci da questa città.
E con il braccio di Jiro ancora intorno alle spalle, la mano di Dante appoggiata sulla schiena e la presenza di silenziosa di Kluke, Androphov e Minotauro, non posso fare a meno di porgermi continuamente una domanda.
“Cosa diavolo sta succedendo?”




Scusate l'ennesimo ritardo! lo so, sono imperdonabile, ma l'inizio della scuola mi ha mandato un po' in palla. Insomma, il terzo anno del liceo classico non è proprio paragonabile a una passeggiatina domenicale.
Per farmi perdonare, questo capitolo è più lungo degli altri, e si entra un po' di più nel pieno della storia.
Caspita, sono al decimo capitolo! Direi che per me è già un bel traguardo!
Ringrazio mille che ha letto e chi ha recensito... un bacione grosso!
Ciao,
Cla

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Capitolo 11
*** mi si danno le dovute spiegazioni ***


Rieccomi! mi aspettavate?
tutti: no.
ok... TT-TT
no, scherzi a parte, vi lascio al capitolo, che spero vi interesserà di più che le mie scemate a inizio pagina.
grazie come sempre a chi ha recensito e anche ai miei lettori silenziosi. un bacio!!
PS, so che il capitolo è un po' deprimente... ma mi è uscito così!
Buona lettura,
Cla



-Ecco, tieni- mi dice Kluke, porgendomi una tazza di cioccolata.
Questa bevanda è universale!
Mi guardo intorno. Dante è vicino a me, Kluke e Androphov sono abbracciati e Jiro è appostato all’entrata del nostro rifugio.
Dopo esserci lasciati alle spalle la cittadina Minotauro ha viaggiato per almeno mezz'ora prima che Jiro avvistasse questa grotta, dove ci siamo fermati.
Nessuno parla.
Le gocce che scendono dalle stallattiti compongono una melodia macabra, e mentre cadono la mia mente viene invasa dai flash-back dei miei incubi e degli eventi negativi che mi sono successi da quando sono arrivata..
Plick.
Intorno a me non vedo altro che tenebra, soffocante e opprimente; provo a muovermi, ma sono bloccata da qualcosa.
Plick.
All'improvviso riesco a distinguere qualcosa, ma non è per niente rassicurante; un pugnale, bianco come l'avorio, che sembra quasi emanare luce propria. Ma è una luce fredda, crudele, proprio come la risata che proviene da qualche parte, nell'ombra.
Plick.
Il pugnale mi si infilza nella gamba sinistra; cado sull'unico sasso appuntito nel raggio di miglia con la gamba sinistra.
Plick.
Il pugnale mi incide il braccio; l'insettone mi lacera il braccio.
Plick.
Il pugnale mi striscia sull'altro braccio; un soldato mi colpisce all'altro braccio con la spada.
Plick.
Il pugnale mi scorre sui palmi; mi ferisco i palmi per fermare la spada in caduta libera su di me.
Plick.
Il pugnale mi buca la pancia; non riesco a fermare del tutto la spada che cade su di me e mi ferisco alla pancia.
Plick.
Il pugnale passa sulla mia cute; la pietra scagliata dal pesano mi colpisce nello stesso punto.
Plick.
La mano che mi torturava posa il pugnale e mi porge una coppa piena del mio sangue.
Abbasso istintivamente lo sguardo verso la tazza di cioccolata che ho in mano.
E, solo per un istante, il marrone si confonde davanti ai miei occhi fino a diventare rosso.
E per me diventa troppo.
Forse perché la notte insonne mi ha reso insopportabilmente emotiva, forse perché l'incontro ravvicinato con la morte mi ha scosso più di quanto pensassi, forse perché il colpo in testa mi ha destabilizzato, ma semplicemente per me tutto questo è troppo.
Inarco un braccio e con un tiro degno del miglior lanciatore di baseball che esista mando la tazza a infrangersi contro la parete rocciosa dall'altra parte della caverna.
Al suono della tazza che si rompe sembra interrompersi anche la magia prodotta dalle gocce, e tutti sobbalzano girandosi a guardare i cocci, per poi girarsi verso di me.
-Ehi...- mormora Dante passandomi un braccio attorno alle spalle.
Io mi appoggio a lui, senza minimamente pensare alla scena del bacio di stamattina. Non dopo i fatti del villaggio. Ho avuto l'ennesima prova dei pericoli di questo mondo oggi, e non è stata la parte in cui la spada scendeva verso di me quando ho avuto più paura, bensì quando quel soldato, messo alle strette, ha sparato a Dante.
Eppure non riesco ad odiarlo, questo mondo. Non ci riuscirò mai. È come se dovessi odiare casa mia.
Prendo un respiro profondo. -Scusa per la tazza, Kluke-
-Oh... non fa niente. oggi non è stata proprio la giornata di shopping che tutti sognano- risponde lei.
-Sei quasi morta- mormora Jiro con la solita schiettezza.
Io abbasso lo sguardo e per un attimo mi torna in mente quell'occhiata colma di terrore che mi ha rivolto quando pensava che sarei morta davvero. Lo pensavo anche io dopotutto.
-Diciamo che ho avuto giornate migliori- sdrammatizzo, e a Dante scappa uno sbuffo interpretabile come una risatina. Faccio un sorriso a mezza bocca anche io, prima di tornare seria.
Faccio scorrere lo sguardo sulle facce dei miei amici: Kluke, Androphov, Jiro.
Sono seri come me.
-Ragazzi, cosa sta succedendo?-
Ecco, ho sganciato la bomba.
Kluke si fa un po' pallida. -Cosa intendi?-
Trattengo uno sbuffo.
-Andiamo, non sottovalutare la mia intelligenza. Cosa è successo in quel villaggio? So che voi lo sapete, gli sguardi che vi siete scambiati quando eravate su Minotauro erano abbastanza eloquenti-
-Te ne sei accorta- constata Androphov. Faccio un cenno affermativo con il capo, mentre Dante assume un cipiglio corrucciato.
Non mi stupisce che se non ne sia accorto, io ho notato quelle occhiate solo perchè erano indirizzate a Jiro e io ero appoggiata a lui.
Alla fine è Androphov a rompere il silenzio. -Ambra... quando ci avete raccontato dei vostri problemi noi evocatori abbiamo deciso di comune accordo di non dirvi nulla. Abbiamo pensato che aveste già abbastanza problemi per conto vostro senza aggiungerci anche questo. Quindi... sei davvero sicura di volerlo sapere?-
-Quando sono arrivata sono quasi morta a causa di un insetto gigante che voleva mangiarmi. Ho dovuto ferire un bandito che non aveva intenzioni molto caste nei miei confronti. Ho dovuto ferire delle persone di nuovo oggi, per difendere gli abitanti di quel paese, e di nuovo sono quasi morta. Le persone per le quali sono quasi morta mi hanno ringraziato con una sassata. Quindi, si... sono abbastanza sicura di volerlo sapere-
-Tu, Dante?- chiede Jiro, lasciandomi sorpresa. È la prima volta che Jiro si rivolge al mio amico chiamandolo per nome, e con un tono che resenta la cortesia.
-Anche io sono sicuro- risponde Dante, senza l’ombra di un dubbio.
-Allora ve lo spiegheremo- si decide Kluke.
Androphov annuisce, grave.
-Bene, allora...-
-Se permettete, spiego io- lo interrompe Jiro, abbandonando l'ingresso della caverna dove si era appostato e sedendosi davanti a me. Gli altri evocatori non ribattono, dandogli così il loro silenzioso consenso.
Jiro chiude gli occhi un attimo, e io so che quando li riaprirà ci sparerà i fatti nudi e crudi, senza giri di parole, perché lui è fatto così.
E infatti le mie aspettative non vengono deluse. Jiro apre gli occhi.
-Sta per scoppiare una nuova guerra.-
A queste parole il mio cuore manca un battito.
-Un'altra?-
Tre guerre in cinque anni. La gente non fa in tempo a riprendersi da quella precedente che si trova catapultata in un nuovo girone.
-Un'altra- conferma Jiro, guardandomi negli occhi.
LORO non fanno in tempo a riprendersi da quella precedente che si trovano catapultati in un nuovo girone.
-Cosa è successo questa volta? Quali sono le cause? Chi sono i nemici?- non posso impedirmi di chiedergli.
Jiro fa una faccia del tipo "se eviti di interrompermi te lo spiego" e riprende a parlare.
-Il quadro generale non è chiaro neanche a noi. È iniziato tutto... sei mesi fa.
Era l'anniversario della fondazione del nuovo regno, e si festeggiava la fine del terzo anno di pace. La festa si estendeva a tutti gli angoli del regno, e noi evocatori per l'occasione eravamo al palazzo principale insieme a Primula, Conrad e Loghi-
-In questi ultimi tre anni noi evocatori non siamo stati divisi come nei due precedenti- lo interrompe Kluke -dopo aver risolto le faccende con Noi e gli altri draghi abbiamo deciso di ricominciare a girare per il regno insieme... come quando c'era Zola, insomma-
-Solo che questa volta non c'era Zola e mi ero aggiunto io- precisa Androphov.
-Comunque- continua Jiro, con una nota di irritazione per essere stato interrotto -per gli anniversari andavamo sempre a trovare Primula al palazzo principale, come anche Loghi e Condrad, che nel resto dell'anno amministravano i loro feudi...-
-Quindi adesso quei due aiutano Primula a governare il regno?- non ho chiesto nulla fin ora, ma adesso la curiosità è stata troppo forte.
-Si. Primula è pur sempre una bambina, e comunque questo regno è troppo grande perché si possa pensare che qualcuno lo governi da solo.
L'imperatrice resta comunque Primula, e Loghi e Condrad devono sottostare a lei, ma sono come dei re nella parte di terreno loro affidata- mi spiega Jiro -ma tornando a noi. Come ti dicevo quella sera eravamo riuniti lì, a fare comodamente festa...-
-Io ballavo con Androphov, Bouquet con Shu, Primula parlava con suo nonno, Marumaro a tratti assaltatava il banchetto e a tratti le fanciulle, Jiro faceva lo scapolo d'oro al suo solito...- ricorda Kluke con un sorriso.
-Il generale parlava con Condrad, mentre Delphinium era al suo solito in un angolo- le da corda Androphov.
-È stata la serata più bella che abbiamo avuto negli ultimi sei mesi- dice Jiro lasciandosi sfuggire un sorriso a fior di labbra per tornare subito serio -La mattina dopo è arrivato un dispaccio che comunicava che, mentre noi eravamo lì a ridere e festeggiare, quella sera erano stati distrutti sette villaggi in varie parti del regno. Non ci sono stati sopravvissuti-
Trattengo il fiato dall’orrore e sento Dante avere la mia stessa reazione.
-Da allora la situazione è peggiorata. Nonostante gli sforzi dei soldati gli assalti ai villaggi continuavano, senza nessun motivo o schema apparente-
-Primula ha chiesto anche a noi di rimetterci in gioco per la difesa del regno- interviene nuovamente Androphov -Ha chiesto aiuto a chiunque potesse darne. La situazione era disperata, nessuno sapeva che pesci pigliare...-
-Le altre volte almeno sapevamo contro chi dovevamo combattere. Questa volta invece non avevamo neanche l'ombra di un indizio. Ed era dannatamente difficile, se non impossibile, combattere un nemico che non si sa chi sia- dice Kluke, triste.
-Ma... state usando il passsato. Adesso avete un qualche indizio?- chiedo, notando il particolare ed aggrappandomi a questa piccola speranza. Magari adesso la situazione non è più così disastrosa.
-Non proprio. Però, giusto due mesi fa... a una di queste... incursioni, diciamo, nei vilaggi... è sopravvissuta una persona-
-E questo è un bene, no? Vi avrà pur detto qualcosa-
-Infatti... ma ha potuto riferirci solo una cosa, perchè non si ricordava altro dell’attacco se non un singolo particolare.-
All’improvviso sento il bisogno di deglutire, ma non ho più saliva. Non so perchè, ma questo particolare mi spaventa. Anche se non ho idea di cosa possa essere, la sua stessa esistenza mi spaventa, così, per principio.
“Non essere patetica” mi dico “un’informazione è già una cosa positiva”.
Gli sguardi ombrosi degli evocatori però non mi rassicurano per niente. Dante stringe la presa sulla mia spalla fino a quasi farmi male; a quanto pare ha la mia stessa sensazione.
-Q...quale, Jiro?- trovo il coraggio di chiedere. È una cosa vigliacca, lo so, ma per un attimo desidero aver rifiutato di ascoltare questa storia.
-Gli uomini che hanno distrutto quel villaggio... e di conseguenza si pensa anche i precedenti... erano evocatori di ombre-
Deglutisco di nuovo a vuoto, mentre la brutta sensazione dentro di me cresce.
-Bhe, ma questo non vuol dire niente... giusto?- chiedo di nuovo, inguaribilmente ottimista come sempre.
É sbalorditiva la stupidità dell'ottimismo.
-Dopo la fine dell’ultima guerra... le ombre nere sono cadute in disuso. E si è smesso di creare ombre artificiali- dice Kluke in poco più di un sussurro.
-Il generale ha già dovuto lasciare il suo posto a capo del feudo- continua Androphov -e Condrad e Primula fanno veramente fatica a contenere il malcontento popolare, visto che continuano a sostenere la nostra innocenza-
-Non è possibile...- mormoro. A fianco a me anche Dante deglutisce.
-Il popolo ha paura.- riprende Jiro –e noi evocatori siamo gli unici sospettabili. Non conta più che siamo stati noi a combattere per la salvezza del mondo al loro fianco nelle ultime due guerre. Non conta più quante volte li abbiamo salvati o potremo salvarli, come avete visto con i vostri occhi oggi. Riversare il loro odio e la loro paura su di noi è la loro risposta a tutta questa situazione-
-No...- mormoro, capendo dove vuole andare a parare. Non continuare Jiro, non farlo.
- Il termine che ho usato prima, guerra... forse è inappropriato. Ci vogliono già tutti morti, e non possiamo fare altro che scappare e non farci riconoscere, se vogliamo trovare prove per la nostra innocenza-
-No...- fermati ti prego, non dirlo.
-Si. Ci sarà una caccia all’uomo. Noi contro la popolazione di un intero regno.-

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Capitolo 12
*** discussioni per il futuro ***


Si, si, lo so è tardi. molto tardi... ma non ci posso fare niente! Non riesco a pubblicare quanto vorrei purtroppo. Spero mi perdoniate.
A presto (più o meno) e buona lettura.
Baci, Cla



-Ambraaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!- cado all’indietro mentre Mel mi assalta. –Sei viva, per fortuna!!! Ero preoccupatissima!!!!!-
-M... Mel, mi stai uccidendo tu ora!- protesto cercando di liberarmi del suo abbraccio, ma senza alcuna convinzione; sono davvero felice di rivederla dopo tutto quello che ci è successo oggi.
-Scusa- dice lei dopo un attimo, staccandosi. Ahia. Se anche Mel riesce a trattenersi, vuol dire che la situazione è davvero grave.
-A voi è successo qualcosa invece?- si preoccupa Dante, dopo averci raggiunto ed essere stato stritolato in un abbraccio a sua volta.
-Non è successo niente, però gli abitanti erano molto nervosi e diffidenti nei nostri confronti perchè eravamo forestieri, e ci facevano dei prezzi esorbitanti. Poi ho sentito qualcuno parlare di attacchi ai villaggi sempre più ripetuti, e si sono fatti ombrosi anche Shu e gli altri... insomma, te li immagini Shu e Marumaro ombrosi? Mi sono spaventata, insomma. Poi è arrivato il messaggio di Andropov e mi sono spaventata ancora di più... e mentre volavamo qui li ho costretti a spiegarmi tutto. A proposito, sai che viaggiare su un’ombra è una cosa meravigliosa?-
Sorrido, scuotendo fra me e me il capo. Tipico di Mel; passare da un argomento importante e drammatico a una sciocchezza insignificante.
Ma la adoro anche per questo.
-Comunque, la storia la abbiamo sentita anche noi- dico, rialzandomi e spazzolandomi la terra dai vestiti. –Un bel casino, eh?-
-Puoi dirlo forte- commenta Dante.
Gli evocatori ci hanno lasciato da soli, probabilmente per discutere fra loro e farci discutere fra noi sui recenti avvenimenti.
-Accidenti se è un bel casino- ribadisce Mel –e ora che si fa?-
-In che senso scusa?- chiedo.
-Be’... rimaniamo con loro?- domanda Dante.
-Certo!- esclamo io –Perchè?-
Loro si scambiano uno sguardo complice. Oh c***o. So cosa stanno facendo; si coalizzano contro di me.
Odio quando fanno così; è sempre un sintomo di guai.
-Ambra... sappiamo che tu sei un po’... di parte, ecco- inizia lui.
-Per via di Jiro- specifica lei.
Ecco... lo sapevo. Guai. Come volevasi dimostrare.
-Ma devi capire che, ecco... restando con loro, noi...-
-Saremmo in pericolo. Dannatamente in pericolo. Insomma, c’è un regno che da’ loro la caccia-
-Quindi noi pensavamo... che sarebbe meglio lasciarli e continuare per conto nostro-
Ok, controllo. Non posso scoppiargli a ridere in faccia ora.
-Beeene, ragazzi. E giusto per curiosità... dopo aver molloato i ragazzi, dove avete intenzione di andare?-
Silenzio imbarazzato. Ah-ah. 1 a 0 per me.
-Già, proprio così- proseguo –Non avete, anzi non abbiamo idea di dove andare. Siamo in un mondo totalmente sconosciuto, dove le piante cercano di mangiarci e la gente gira armata. Oh, e devo ricordarvi cos’è successo appena siamo arrivati? Ce la siamo cavati davvero bene, da soli, contro quel mostro-
Di nuovo silenzio. Ragazzi, ok coalizzarvi, ma non quando ho ragione!
-Non siamo affatto preparati a quello che possiamo incontrare in questo mondo. E poi... ragazzi, Shu e gli altri ci hanno accolto e aiutato senza pretendere nulla in cambio... e voi li abbandonereste così, alla prima difficoltà? Dico, ma siamo seri?- la mia voce si è fatta furente sull’ultima frase. Anche questa volta i miei migliori amici hanno il buon senso di non replicare.
Prendo un respiro profondo per calmarmi.
-Io rimango con loro- annuncio -qualunque cosa accada. Voi fate un po’ quello che vi pare, la vita è vostra-
Sto bluffando, e lo so bene. Non li lascerei mai da soli in questo mondo. Però non do loro il tempo di capire il mio bluff; mi alzo e me ne vado.
Ho bisogno di allenarmi ancora un po’. Oggi sono quasi morta, anzi se non fosse stato per Dante e i suoi sette anni di tiro al bersaglio al poligono sarei morta di sicuro.
Con questo tasso di forza non sono ancora in grado di proteggere i miei amici.
Passo senza far rumore accanto all’antro della grotta dove gli evocatori si stanno vicendevolmente raccontando la giornata ed esco.
Nessuno si accorge di me, esattamente come volevo.
Prendo la spada, mi metto in posizione e inizio a tirare un paio di stoccate. Passano un paio di minuti, poi sento come un crepitio nella testa.
“Questa notte non hai praticamente dormito e in più sei ferita. Non faresti meglio a riposarti un po’?”
Mi lascio sfuggire un sorriso. “Ehi, Zola. Potrei abituarmi alle comunicazioni telepatiche”
“Non svicolare” mi rimprovera bonariamente lei.
Ridacchio, ma non do segno di abbassare la guardia e provo un altro paio di mosse.
“Hai sentito che casino?”
“A dir la verità, ne ero a conoscenza da più o meno sei mesi”
Lancio un sospiro/sbuffo. “E informarmi no, eh?”
“Non mi hai mai chiesto nulla”
“Ah, ecco...” scuoto la testa. E il bello è che non posso neanche ribattere niente. “Dai, dimmi qualcosa che non so”
“Cosa intendi?”
“Andiamo, lo so che hai capito”
“... Homeron ti saluta”
Sogghigno. Già, lo sapevo che aveva capito che io ho capito che sa qualcosa in più dei ragazzi. Viaggia con il migliore informatore del regno, d’altronde.
“Dai, spara. Cosa c’è che io non so?”
“non molto in realtà” risponde lei “Solo qualcosa su quei tizi vestiti di rosso”
Alzo gli occhi al cielo, eseguendo un affondo. “E lo chiami non molto? Dimmi, dai”
“Prima rinfodera la spada. Guarda che lo so che ti stanno tirando le ferite”
Sbuffo di nuovo. “Si, mammina... rinfoderata. Adesso vuoi dirmi quello che sai, per favore?” chiedo implorante, con una punta di esasperazione.
Ho la mezza certezza di percepire un sorriso divertito, ma un attamo dopo è di nuovo seria.
“Sono una specie di setta che gira da un po’ di mesi per il regno. I suoi componenti fanno molta attenzione a non farsi scorgere dalle forze dell’ordine, ma non si curano molto di dei reietti come noi, quindi non ci è stato difficile vederli.
Sono violenti e probabilmente seguono qualche culto di divinità sanguinarie per cui ogni notte di luna nuova bevono sangue da una coppa che considerano sacra”
Rabbrividisco, mentre mi passa come un guizzo nella mente il ricordo del mio sogno.
“Ma che bella prospettiva...” borbotto.
“Quello cos’era?” chiede invece Zola. Capisco che si riferisce al frammento.
“Niente, un sogno... altre informazioni su questi fantomatici adoratori del sangue?” taglio corto. Capisco di non averla affatto convinta, ma per lo meno lascia cadere l’argomento.
“Solo una” dice invece, e fa un sospiro mentale “Sono stati avvistati in molti villaggi che sono stati distrutti poco prima della loro distruzione.”
“Solo, dici!” esclamo sgranando gli occhi, con la mandibola che mi arriva vicino a terra “Perchè Shu e gli altri non ne sanno niente?!”
“Te l’ho detto, stanno bene attenti a non farsi beccare...”
“Bè, potevi dirglielo tu!”
“Devo ricordarti che mi credono morta?”
“Mi vuoi spiegare perchè non ti decidi a dir loro che sei ancora viva?”
Silenzio. No, a quanto pare non vuole spiegarmelo.
Rimango anche io senza dire niente, e all’improvviso colgo un rumore. Balzo in piedi.
“Hai sentito?”
“Si, tramite la tua mente”
“Hai idea di cosa fosse?”
“No, ma credo provenisse da quei cespugli davanti a te”
Sguaino la spada e mi avvio il più silenziosamente possibile verso il punto dove anch’io avevo collocato l’origine del rumore.
“Non credo che dovresti...” cerca di mettermi in guardia Zola.
“Lo so, lo so. È una pessima idea. Ora puoi lasciarmi curiosare, per favore? Grazie”
Colgo qualcosa che è un misto fra una punta di divertimento, una di irritazione e uno di preoccupazione, però lei non dice niente e si annida in un angolo della mia mente.
Capisco al volo cosa ha intenzione di fare.
“Dimmi che non hai intenzione di prendere il controllo del mio corpo in caso di pericolo”
“Ho intenzione di farlo”
“... Ecco, lo sapevo. Eddai, Zola!”
“Sei già ferita, e io ho un po’ più di esperienza di te... un modo come un altro per tenerti un po’ più lontano dai guai”
“È un po’ tardi per questo” borbotto, sperando che non succeda veramente qualcosa di tanto grave da spingerla a prendere il controllo del mio corpo.
Sento un altro fruscio, che mi permette di capire perfettamente da dove proviene.
Con il massimo della circospezione mi accosto del tutto al cespuglio. Scosto i rami.
-Ma che cavolo...-
Il potenziale pericolo che si celava in un cespuglio mi restituisce lo sguardo sotto forma di un bambino spaventato di sei, massimo sette anni.
-Ehi, piccolo- dico, interrompendo il contatto mentale con Zola –cosa ci fai qui? Non ho visto case nei dintorni.-
Lui si raggomitola un po’ di più.
-E... ecco, io...-
 

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