What's wrong with you?

di kanejvibes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno di scuola ***
Capitolo 2: *** Io ci provo ***
Capitolo 3: *** John e un altro Zayn ***
Capitolo 4: *** Confusa ***
Capitolo 5: *** Dana ***
Capitolo 6: *** Brutta idea ***
Capitolo 7: *** Sentimenti ***
Capitolo 8: *** Sei identica a lei ***
Capitolo 9: *** Più irritanti di così si muore ***
Capitolo 10: *** Ancora feste, ancora idioti ***
Capitolo 11: *** Sospesi ***
Capitolo 12: *** Uno stupido cappello ***
Capitolo 13: *** La festa di Miriam ***
Capitolo 14: *** Lasciami essere quel 'qualcuno' ***
Capitolo 15: *** Niente è perfetto, ancor meno la vita ***
Capitolo 16: *** Un passato che ferisce sempre come allora ***
Capitolo 17: *** Il vero casino l'ho fatto io ***
Capitolo 18: *** Si sente la mancanza di Zayn ***
Capitolo 19: *** Soltanto altro dolore ***
Capitolo 20: *** Uno spiraglio di sole dopo un'intensa pioggia ***
Capitolo 21: *** Orgogliosa ***
Capitolo 22: *** Mi basta che tu sia qui con me ***
Capitolo 23: *** A tutto c'è rimedio ***
Capitolo 24: *** Dubbi ***
Capitolo 25: *** Una nuova, spiacevole conoscenza ***
Capitolo 26: *** Ricordami di ringraziarti quando mi verrà una polmonite ***
Capitolo 27: *** Proprio come me ***
Capitolo 28: *** L'orgoglio prima di tutto ***
Capitolo 29: *** Capisci di amare qualcuno quando lo odi perché senti la sua mancanza ***
Capitolo 30: *** A noi ***
Capitolo 31: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Primo giorno di scuola ***


What's wrong with you?


Primo giorno di scuola

Ad Alessandro, anche se non lo saprà mai.


Era una giornata fresca, anche se il cielo era abbastanza limpido, e il sole, seppur debole, brillava, al massimo della forza che poteva avere su Londra.
Mi sistemai la borsa sulla spalla e sospirai, cercando di tenere un passo lento, ma comunque non troppo da farmi arrivare in ritardo a scuola.
Volevo fare una buona impressione, anche se non ero molto brava in quelle cose; volevo farmi tanti amici, come ne avevo nella mia vecchia vita; volevo stare bene, ma allo stesso tempo, una parte di me non voleva ricominciare. Una parte di me si sarebbe voltata e avrebbe corso il più lontano possibile, sarebbe andata dritta in aeroporto, senza pensarci due volte, avrebbe preso il primo volo per il Tennessee.
Ero nata e cresciuta lì, in un piccolo paesino dove si conoscevano tutti. Avevo tanti amici, tante conoscenze. Avevo dato lì il mio primo bacio, sotto un'enorme quercia in un boschetto dove andavo spesso con i miei amici.
Avevo passato tutta la vita con la certezza che mi sarei sposata lì, che avrei avuto dei figli lì, che avrei lavorato lì, magari nel negozio d'antiquariato della signora Flowers.
E, invece, no.
Com'è strana la vita, a volte.
Hai tante certezze, tante sicurezze e, alla fine, ti ritrovi senza più niente, catapultato in una realtà che non avresti mai pensato potesse diventare la tua.
Calciai una lattina lungo il marciapiede e questa rotolò per qualche metro, pronta per essere di nuovo calciata da qualcun altro, con problemi magari più grandi dei miei.
Cretina, la gente muore tutti i giorni e tu sei distrutta da un trasferimento?
Beh, sì.
Roba da matti, davvero.
Scossi la testa, cacciando via quei pensieri, che, invece di tirarmi su, mi facevano soltanto deprimere ulteriormente.
Poi, mi fermai.
Ero arrivata. La scuola era davanti ai miei occhi, così gremita di studenti da farmi paura. Insomma, sarei riuscita ad ambientarmi?
C'erano così tante persone, qualcuno si sarebbe disturbato a parlarmi o, almeno, a sorridermi? Oppure se ne sarebbero fregati?
Dovetti prendere un bel respiro per evitare di impazzire.
Mi feci coraggio e feci un passo, portandomi all'interno del cortile.
Visto, Janey? Non sei morta.
"Già, non ancora, almeno", sussurrai, guardandomi intorno.
Un paio di sguardi si puntarono su di me, disinteressati, ma nessuno si avvicinò, si voltarono tutti dall'altra parte.
Cercai di non farci caso ed entrai a scuola: anche i corridoi erano pieni di studenti. Tutti che ridevano o chiacchieravano allegramente, vicino ai propri armadietti, senza badare minimamente a me.
Soltanto una ragazza bionda sembrava tutta sola, se ne stava appoggiata al muro e osservava, annoiata, quelli che passavano.
Mi avvicinai, sfornando il miglior sorriso che potessi fare, con scarsi risultati, purtroppo.
"Ciao!", esclamai, piantandomi davanti a lei.
La ragazza mi guardò e alzò leggermente un sopracciglio, restando a fissarmi, senza nemmeno sforzarsi di fingere che le importasse qualcosa di me, masticando una gomma a bocca aperta.
"Che vuoi?", sbottò, incrociando le braccia e assumendo un aspetto che non mi incoraggiò affatto.
"Oh, ehm...volevo soltanto sapere dove si trova la segreteria...", dissi, mentre il mio sorriso, già orrendamente falso, si trasformava in una sorta di smorfia.
La bionda non ci fece neanche caso, continuò a masticare la sua gomma e a guardarmi come se la mia presenza la disturbasse.
"Sai, sono nuova...", aggiunsi, sperando che mi aiutasse.
"Pensi che me ne importi qualcosa?", chiese.
"Ok, come non detto, grazie mille, eh", sbottai, girando i tacchi per andarmene.
"Prima porta a sinistra, salite le scale", la sentii dire alle mie spalle.
Rimasi un attimo ferma, sorpresa, e quando mi voltai per ringraziarla, era sparita.


 
***


Avevo storia alla prima ora, purtroppo quando raggiunsi l'aula, la porta era già chiusa, segno che ero in ritardo. Ma mi avevano trattenuta un po' in segreteria, quindi ero giustificata.
Bussai due volte, poi mi sistemai velocemente i capelli.
"Salve, sono Jane Harper e vengo dal Ten-", provai, prima che una voce dall'altra parte mi interrompesse.
"Avanti", fece, immaginai, la voce del professore.
Aprii la porta ed entrai, sorridendo.
Gli occhi di tutti si puntarono su di me.
Il professore, un uomo sulla sessantina, era appoggiato alla cattedra.
Si sistemò gli occhiali, poi ricambiò il sorriso.
"Salve, sono Jane Harper e vengo dal Tennessee, precisamente da un piccolo paes-".
"Si rilassi, signorina Harper, la vedo molto agitata. Non si preoccupi", mi interruppe il professore, posandomi una mano sulla spalla.
Annuii con la testa, voltandomi verso i miei compagni.
Alcuni mi sorrisero e questa cosa mi rilassò abbastanza.
"Vada a sedersi...", riprese il professore, cercando un posto libero nell'aula.
"Oh, vicino a Zayn Malik", continuò, indicandomi un ragazzo in ultima fila.
Quando pronunciò quel nome, tutti si voltarono verso quel ragazzo, poi verso di me. Sembravano quasi preoccupati.
Perché aveva scatenato tutta quella preoccupazione?
Mi strinsi nelle spalle e andai a sedermi.
Il ragazzo non si preoccupò nemmeno di alzare la testa dal suo quaderno, continuò a scarabocchiare qualcosa.
Lo osservai un attimo, curiosa.
Aveva degli splendidi lineamenti orientali, dei bellissimi capelli neri, corti sui lati e tirati su in un ciuffo sul davanti. Gli occhi erano puntati sul suo quaderno, quindi non riuscii a vederli, ma le ciglia erano lunghissime. Le trovai sensuali.
"Smettila di fissarmi", sbottò, talmente all'improvviso che sussultai e con così tanta cattiveria nella voce che mi spaventò.
Obbedii, senza dire niente, e spostai lo sguardo sul professore, che aveva cominciato a spiegare; col cuore che batteva all'impazzata e non aveva alcuna intenzione di rallentare.
Mi calmai soltanto dopo una mezz'oretta di spiegazione.
Il ragazzo non aveva detto nient'altro, si era limitato a scarabocchiare, scarabocchiare e scarabocchiare su quel suo maledetto quaderno.
Ad un certo punto, presa dalla curiosità, sbirciai oltre il suo braccio e mi accorsi che non stava affatto scarabocchiando, stava disegnando, ed era davvero bravo.
Non riuscii a vedere molto, soltanto il volto di una ragazza.
"Chi è?", chiesi, senza riuscire a trattenermi. E avrei fatto bene.
Subito, il ragazzo chiuse il quaderno e mi lanciò un'occhiata gelida.
I suoi occhi, castani con sfumature verdognole, mi incenerirono.
"Non ti impicciare di cose che non ti riguardano", disse con freddezza, poi tornò ad ignorarmi, ma non osò più aprire il suo quaderno.
Mi strinsi tra le braccia e sospirai.
Quando le due ore di storia passarono, Zayn fu il primo ad alzarsi, raccolse con estrema velocità le sue cose e lasciò l'aula, senza degnare nessuno di uno sguardo.
Una domanda si insinuò nella mia mente: chi era Zayn Malik?



 
Sono ancora quiii. Non vi libererete mai di me! Muahahah (Sì, sono scema come sempre, no, anzi, di più).
Allora, dato che tra poco pubblicherò l'epilogo di My life with you, ho pensato di iniziare subito un'altra ff, dato che molte anime buone me l'hanno chiesto.
Per quanto riguarda gli aggiornamenti, non so bene quanto velocemente possa riuscire a pubblicare i capitoli, ma mi impegnerò al massimo.
Ringrazio in anticipo chi leggerà la mia storia dskgfdj, vi adoro.
Poi- sì, ora finisco -volevo lasciarvi le mie altre storie, così se qualcuno non le avesse lette e volesse provare un nuovo modo per annoiarsi, potrebbe passare :D :
My life with you:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1929237
By hook or by crook: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1798584&i=1
Ciaooo.
Baci,
Vale. :)


 
 Jane è Selena Gomez :)

 
 
 

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Capitolo 2
*** Io ci provo ***


 Io ci provo


"Sono a casa!", esclamai, chiudendomi la porta alle spalle.
A scuola non era andata molto bene.
Non mi ero fatta nessun amico, anzi non avevo neanche parlato con nessuno e, per tutto il tempo, mi ero chiesta perché Zayn mi avesse trattata in quel modo.
In fondo, volevo soltanto fare due chiacchiere.
Buttai la borsa per terra e misi le mani sui fianchi, guardandomi intorno.
Il salotto era pronto, non c'erano più tremila scatoloni sparsi in giro e i mobili non erano più coperti. Era carino, più grande di quello in Tennessee.
Beh, tutta la casa era più grande, ma non mi importava molto.
Odiavo Londra. 
No, non odiavo Londra, odiavo i miei compagni di scuola. 
"Oh, ciao, tesoro!", fece mia madre, scendendo velocemente le scale con uno scatolone in mano.
"Ciao", ribattei, con poco entusiasmo.
"Com'è andato il primo giorno?", continuò, andando in cucina.
La seguii e aprii il frigo, per prendere da bere.
"Bene", mentii, versandomi l'acqua in un bicchiere.
"Ah, visto? Ti avevo detto che ti saresti trovata bene!", esclamò lei, sistemando delle cose in un mobile.
Annuii con la testa, evitando di sospirare.
"Ti sei fatta degli amici?", continuò, lanciandomi una veloce occhiata allegra.
"Sì...", mentii ancora, sedendomi.
"Oh, ma che bello! E come si chiamano?".
Sbiancai a quella domanda e sparai il primo nome che mi venne in mente.
"Zayn Malik!".
Si fermò e si voltò, incrociando le braccia.
"Ah, è un ragazzo, quindi", disse, arricciando le labbra in un sorrisino malizioso.
Mi sentii avvampare.
"Mamma, non iniziare".
"No, hai ragione...", sussurrò, tornando a sistemare gli oggetti.
"E' carino, almeno?", chiese, voltandosi di nuovo per guardarmi.
Oh, altroché, se era carino.
Non risposi, mi limitai a guardarla male e lei scoppiò a ridere.

 

***


Era sera e avevo deciso di fare una passeggiata per Londra, per perdermi un po' nei miei pensieri e rilassarmi.
Non avevo passato una bella giornata, ma speravo comunque che il giorno dopo sarebbe stato diverso.
Mi sarei fatta degli amici prima o poi, no? No?
Sospirai e mi strinsi nelle spalle, tirando su col naso.
Ero sempre stata una persona amichevole, socievole, non avevo mai avuto così tante difficoltà a farmi degli amici.
Continuai a pensare per un po', fino a che una figura scura in fondo alla strada mi distrasse.
Stava fumando e parlava al cellulare.
"Non me ne frega un cazzo! Voglio i miei soldi, mi hai capito, Stevens?", sbottò.
Quella voce.
Un brivido mi percorse la schiena e mi bloccai sul posto, incapace di fare un altro passo.
Lui, invece si stava avvicinando, ma non sembrava avermi notata. Ma mi avrebbe vista di sicuro se mi fossi mossa o anche se avesse continuato ad avanzare.
"Non provare a fare il furbo con me o renderò la tua patetica vita un inferno", ringhiò, furioso.
Ormai, era vicino. Sempre di più.
E io non mi muovevo, non ce la facevo. Restavo lì, immobile, a fissare la sua sagoma scura.
"Sì, ti conviene", concluse, staccando il cellulare.
Poi, il suo sguardo si posò su di me e mi guardò per un attimo, come se non si aspettasse di trovarmi lì. Ma, subito, riprese a camminare, sorpassandomi.
Mi voltai ad osservare la sua figura che si allontanava e poi, presa da non so quale coraggio, lo seguii.
"Aspetta!", gridai, affannata.
"Lasciami in pace", rispose, aumentando il passo.
Mi fermai per riprendere fiato, ma non lo ascoltai e subito dopo, lo raggiunsi di nuovo, questa volta, affiancandolo.
"Per favore, fermat-", non riuscii a finire la frase perché, appena le mie dita sfiorarono il suo polso, intenzionate a bloccarlo, Zayn scattò.
Mi spinse contro il muro di una casa, con violenza.
I suoi occhi erano scuri, senza alcun accenno al verde, pieni di rancore e tristezza, forse.
Mi prese per i polsi e me li bloccò contro il muro.
"Ti ho detto di lasciarmi in pace!", ringhiò a pochi centimetri dal mio viso.
Spaventata dalla sua reazione, tremai.
"M-mi fai male", balbettai, singhiozzando.
Lui assottigliò gli occhi e mi liberò dalla sua presa, andandosene.
Mi toccai i polsi, doloranti, e mi lasciai cadere lungo il muro, con le lacrime agli occhi.
Chi era Zayn Malik? Sicuramente, qualcuno da evitare.
Pensai a lui durante tutto il percorso per tornare a casa e anche quando mi fui infilata sotto le coperte.
Beh, poteva essere un tipo da evitare, o forse aveva soltanto bisogno di amici.

 

***


Il giorno dopo, a scuola andò un po' meglio.
Scambiai qualche parola con la mia compagna per letteratura e anche con qualche altro ragazzo.
Mi sentii già più rilassata.
Mancava soltanto un'ora alla fine della scuola, peccato che si trattasse di storia. 
Non è che non volessi rivedere Zayn, in un certo senso mi incuriosiva, volevo conoscerlo meglio, capire perché si era comportato in quel modo con me. Ma avevo anche un po' di paura di rincontrare quegli occhi gelidi.
Arrivai in anticipo, questa volta, e c'erano rimasti alcuni banchi vuoti, ma decisi di mettermi di nuovo accanto a Zayn.
Non si disturbò a salutarmi e nemmeno a guardarmi, rimase con la testa appoggiata al banco.
"Ciao", sussurrai nella sua direzione, sperando, invano, che mi rispondesse.
Purtroppo tutto quello che ottenni fu sentirlo sbuffare.
Fantastico.
Quando arrivò il professore, tirò su la testa e riprese il quaderno che aveva anche il giorno precedente e si mise a disegnare.
Lo osservai per un po' con la coda dell'occhio, poi non riuscii a starmene zitta.
"Hai davvero molto talento. Dovresti frequentare un corso", sussurrai, appoggiandomi ad un braccio e guardandolo.
Ricambiò lo sguardo.
"E tu dovresti imparare a farti i cazzi tuoi", sibilò, tornando a disegnare.
Sospirai, pazientemente.
"Sai, non mi arrendo", dissi, avvicinandomi per vedere cosa stava disegnando.
Chiuse il quaderno e sbuffò, mettendosi a guardare il professore che spiegava.
"Sono Jane o Janey, come preferisci", continuai, sorridendogli.
"E io sono stufo di sentirti parlare. Tappati quella fogna", ribatté, rudemente.
"Oh, tu, sì, che sai come conquistare una ragazza!", commentai, ridacchiando.
Roteò gli occhi e si voltò verso la finestra, sperando che l'avrei lasciato in pace.
Povero illuso.
"Posso vedere i tuoi disegni?", chiesi, cercando di prendere il quaderno sotto il suo braccio.
"No!", esclamò, guardandomi male.
"Vedo che la lezione interessa molto a voi due là, in fondo", commentò il professore, interrompendoci.
"Scusi!", feci io, imbarazzata, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
L'uomo scosse la testa e tornò a parlare.
Sorrisi, divertita, e guardai Zayn, che era impegnato a inviare un messaggio col cellulare.
"Con chi messaggi?", chiesi, curiosa.
"Ma, insomma, sai stare zitta?", bofonchiò lui, spazientito.
Scossi la testa e sorrisi.
"Uhm...no".
Lui sbuffò e mise il cellulare in tasca.
"Adesso mi sono stancato, ragazzina, smettila di rompermi i coglioni", sbottò, avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra.
Se non fossimo stati a scuola e se non fosse stato così dannatamente serio e irritato, avrei pensato che volesse baciarmi.
"Malik, Harper, in presidenza!", esclamò il professore, indicandoci la porta.
Io sbiancai e Zayn non si fece tanti problemi, afferrò la borsa e se ne andò, lanciandomi un'occhiataccia.



 

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Capitolo 3
*** John e un altro Zayn ***


 John e un altro Zayn


"Mi creda, non volevo disturbare la lezione", mi giustificai col preside, dispiaciuta.
"Capisco, signorina Harper, e, dato che è la prima volta, non avvertirò i suoi genitori, ma dovrà restare qua dopo la scuola. Quanto a lei, Malik, oltre a restare in detenzione, dovrà fare molto di più che inventarsi una scusa qualunque con i suoi genitori".
Zayn roteò gli occhi, ma non sembrò preoccuparsi minimamente.

 

***


Ero nell'aula di detenzione più o meno da dieci minuti e, oltre a me, non c'era nessun altro. Né un professore, né un alunno, né, tantomeno, Zayn.
Sbuffai, picchiettando le dita sul banco. Poi, improvvisamente, la porta si aprì e il moro entrò, armeggiando col cellulare.
"Oh, non ci speravo più", commentai, seguendolo con lo sguardo.
Si sedette il più lontano possibile da me, così presi le mie cose e mi sistemai accanto a lui.
"Fai sul serio? Hai un'intera classe a disposizione e vieni qui?", sbottò, scocciato.
Di tutta risposta, gli sorrisi.
"Scusate il ritardo!", esclamò qualcuno, entrando.
Era un ragazzo, che avrà avuto al massimo una decina d'anni più di noi.
Ci sorrise.
"Oh, siete soltanto in due? Zayn e...chi è la tua amica?".
"Non è una mia amica", sbottò il moro, sbuffando.
"Certo che no", ribatté il ragazzo, ridacchiando.
Poi, mi guardò.
"Sono Jane Harper", dissi, sorridendo.
"John Collins", si presentò lui, appoggiandosi alla cattedra.
No, aspettate...era il professore?
"Tu saresti il professore? Cioè...lei...".
"Oh, io non sono un professore qualunque. Io sono un professore figo", mi interruppe, facendomi l'occhiolino.
Corrugai la fronte.
"Ma smettila, John, sei patetico", commentò Zayn, alzandosi.
Il ragazzo gli fece la linguaccia.
"Sì, finché non ti regalo le sigarette, coglione", borbottò, guardandolo male.
Vidi il moro aprirsi in un sorriso. Il primo che gli vidi fare.
"Oddio! Sai sorridere!", esclamai, fingendomi totalmente meravigliata.
Lui roteò gli occhi e andò verso la finestra.
"Per oggi rimani patetico, ho le mie", commentò, tirando fuori di tasca un pacchetto di sigarette.
"Peccato", scherzò il 'professore', affiancandolo.
Poi, Zayn aprì la finestra e si sporse leggermente, prima di accendersi una sigaretta e porgerne una al ragazzo.
"Non vorrete mica fumare, vero?", feci, alzando un sopracciglio.
"Hai qualche idea migliore?", chiese il professore, aspirando il fumo dalla sigaretta.
"Ma lei è un professore! Dovrebbe controllare che...".
"Non riesce mai a stare zitta", mi interruppe Zayn, lanciandomi un'occhiataccia, prima di voltarsi di nuovo verso la finestra.
Il professore posò la sigaretta sul davanzale e si avvicinò a me.
"Prima di tutto, non darmi del lei, mi fa sentire un vecchio, poi chiamami John e terzo, se vuoi anche tu una sigaretta, non devi far altro che chiedere", disse, sorridendo.
Scossi la testa, divertita.
"Ok. Ci sto", risposi, mentre lui mi porgeva il pacchetto.
Per quelle due ore, mi divertii.
John era davvero simpatico e Zayn sembrava diverso con lui. Più aperto e gentile.

 

***


"John è davvero forte!", commentai, mentre uscivamo da scuola.
Zayn non rispose, si guardò intorno.
"Vi conoscete da tanto, eh?", continuai, curiosa.
Il moro mi guardò, scocciato.
"Sì, adesso puoi anche andartene, non devi per forza starmi appiccicata".
Sbuffai e incrociai le braccia.
"Ma perché sei di nuovo uno stronzo? Con John eri molto più simpatico".
"Sarà stata una tua impressione. Adesso sparisci", rispose, aumentando il passo verso il parcheggio.
"Perché ti comporti così? Che cavolo ti ho fatto? Che cavolo ti hanno fatto tutti?", sbottai, fermandomi e urlandogli dietro.
Non mi rispose e sparì dietro le auto.
"Vaffanculo!", gridai, neanche sicura che mi avesse sentito.
Scossi la testa e inziai a camminare verso la mia auto.
"Ehi", qualcuno mi fermò.
Mi voltai, tre ragazzi mi sorridevano, divertiti.
"Ciao, tesoro", fece uno biondo.
"Ciao", dissi, con poco entusiasmo, riprendendo a camminare.
"Aspetta, dove scappi?", continuò quello, parandosi davanti a me, bloccandomi la strada.
"Levati", sbottai, sbuffando.
"Uhm...siamo nervosette e arroganti", commentò, prendendomi violentemente il viso con una mano.
Gemetti.
"Per favore, lasciami...", mormorai, sentendo gli occhi pizzicare.
"Ora non fai più la smorfiosetta, eh?", fece quello ridacchiando e facendo ridere i suoi amici.
"Hai proprio un bel faccino, mi dispiacerebbe rovinarlo, quindi fai la brava", continuò, avventandosi sul mio collo per baciarlo.
"No!", esclamai, cerando di spingerlo via.
"Stai ferma!", mi avvertì, tirandomi uno schiaffo.
Riuscii soltanto a chiedere aiuto una volta, prima che mi tappasse la bocca con la sua lurida mano.
Cominciai a piangere, disperata, facendo ridere più forte quei ragazzi.
"Che facevi a scuola, a quest'ora? Scommetto un corso pomeridiano di qualcosa come danza o teatro", ridacchiò uno di loro, alle mie spalle.
Quello che mi teneva la mano sulla bocca fece un sorrisetto divertito.
"Scommetto che adesso te ne sei pentita, eh?", chiese, togliendo la mano per sostituirla con la sua bocca.
Mi dimenai, cercando di urlare, ma riuscivo soltanto a piangere più forte.
"Lasciatela andare!", esclamò una voce, dura.
La sua voce.
Subito, il ragazzo si distanziò da me e io caddi a terra, senza forze.
"Di che ti impicci?", sbottò uno dei tre.
"Cazzo, Kyle, ma quello è Zayn Malik!", commentò un altro, spaventato, prima di correre via.
Gli altri due si lanciarono un'occhiata e poi seguirono l'amico.
Che codardi.
Zayn corse verso di me e si chinò.
"Tutto bene?".
"Vaffanculo", commentai, sputando, cercando di smettere di piangere.
"Ehi, io ti ho salvata da quei tre e tu mi ringrazi così?", ribatté, afferrandomi per le braccia e tirandomi facilemente in piedi.
Non risposi e lo abbracciai.
Non so perché, ma in quel momento era l'unica cosa che volevo fare.
Piansi sul suo petto e lui mi circondò con le sue braccia.
"Andiamo, ti accompagno a casa", disse, poi, distaccandosi.
Lo seguii in silenzio.
Salimmo in macchina e lui si tolse la giacca, porgendomela.
"Non voglio la tua fottuta giacca!", commentai, guardandolo male.
"Non rompere i coglioni e mettitela", ribatté, duramente.
Sbuffai, ma obbedii, afferrandola.
Poi, mi strinsi tra le braccia e abbassai la testa.
Nonostante si comportasse da stronzo, mi aveva salvata e gliene ero davvero grata, anche se magari, in quel momento, non riuscivo a dimostrarglielo.
"G-grazie", balbettai, appena arrivammo a casa mia.
Non sapevo nemmeno io se lo stavo ringraziando per il passaggio o per quello che aveva fatto. Forse per entrambe le cose.
Lui annuì e ripartì velocemente.

 

Hey there!
Come va ora che è iniziata la scuola? Ahha, ma che lo chiedo a fare?
Comunque, spero che fino ad ora la storia vi stia piacendo.
Ringrazio tutte le meraviglie che hanno recensito.
Baci,
Vale. :)



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Capitolo 4
*** Confusa ***


 Confusa
 

Era domenica. Avevo passato tutto il sabato a riflettere su quello che mi sarebbe successo se Zayn non avesse fermato quei tre ed ero giunta alla conclusione di doverlo ringraziare.
Bussai alla porta di casa sua e mi aprì lui, ancora assonnato e con il ciuffo appiattito sulla fronte, in tuta, ma comunque bellissimo.
"Oddio, sul serio? Come cavolo hai trovato casa mia?", chiese, sbuffando.
Gli sorrisi.
"Ho chiesto in giro, a quanto pare, sei molto popolare".
Roteò gli occhi e si appoggiò alla porta.
"Che vuoi? Sai, stavo dormendo", sbottò, nervoso.
"Oh, ti ho portato una cosa, per ringraziarti...", sussurrai, alzando verso di lui un pacchetto di patatine.
Alzò un sopracciglio.
"Wow, dovrei assumerti per fare regali alla gente", commentò, sarcastico.
"Scusa se è l'unica cosa che ho trovato in casa!", esclamai, risentita.
Lui roteò gli occhi e mi strappò il pacchetto di mano, facendomi cenno di entrare.
"Chiudi la porta, dopo di te", disse, sparendo in una stanza.
Osservai il salotto, era piccolo, ma accogliente.
Sorrisi appena e poi lo seguii in quella che scoprii essere la cucina.
"E' carino qui. Vivi con i tuoi?", chiesi, mentre lui cercava qualcosa da bere in frigo.
"No, vivo con...cioè da solo", rispose, scuotendo la testa.
Corrugai la fronte.
"Che c'è? Non vuoi dirmi con chi vivi?", lo provocai, sorridendo maliziosamente.
Lo sentii sbuffare e tirò fuori due birre.
"Ti va bene una birra?".
Annuii e mi sedetti al tavolo, con lui.
Mangiammo le patatine in silenzio e fu abbastanza imbarazzante. Mi maledii un paio di volte per averle portate.
"Non sei così male come vuoi far credere a tutti, sai?", commentai, dopo interminabili minuti di silenzio.
"Tu invece sei davvero una rompicoglioni come ti presenti", ribatté, facendomi un sorrisino da stronzo.
"Grazie", sussurrai, alzandomi dal tavolo.
"Non smetterò di esserlo, visto che ti piace tanto", aggiunsi, andando in salotto.
Lui mi seguì, ma si bloccò sulla porta, incrociando le braccia al petto.
"Che fai?", mi chiese, confuso.
"Curioso", risposi, sorridendogli.
Poi, posai gli occhi su una foto che ritraeva Zayn con una ragazza, una bella ragazza. Ma la cosa che mi colpì di più, fu l'espressione del moro. Sembrava così felice, così rilassato. Neanche quando l'avevo visto sorridere era riuscito a nascondere un po' di tristezza, ma in quella foto, ah, in quella foto, era il ritratto della felicità.
La presi in mano, sorridendo appena.
"E' la ragazza che stavi disegnando in classe, vero?".
Zayn non mi rispose e mi voltai verso di lui. Aveva gli occhi fissi sul tappeto ed era immobile, se non avesse respirato, avrei potuto scambiarlo per una statua.
"Chi è?", continuai, curiosa, posando la foto e continuando a passare le mani sul ripiano, colmo di foto e oggetti.
Una cosa mi colpì più delle altre: un piccolo specchietto con la cornice d'argento. Aveva degli strani segni incisi sopra, ma appariva così delicato ed elegante.
Lo presi e mi ci specchiai, sorridendo.
"NON TOCCARLO!", urlò lui, catapultandosi contro di me e togliendomelo di mano con violenza.
Indietreggiai di qualche passo, spaventata dal suo scatto e dal suo tono di voce.
"Ma che ti prende?", sbottai, portandomi una mano al petto.
Lui sembrava perso nei suoi pensieri, guardando nervosamente nello specchio.
"Dovresti andartene", disse, con voce bassa, continuando a tenere lo sguardo sul piccolo oggetto.
"Ma...".
"Vattene, cazzo!", gridò, pieno di rabbia, guardandomi male.
Spalancai gli occhi e corsi via, chiedendomi perché avesse avuto quella reazione.

 

***


Zayn era davvero lunatico. Non riuscivo proprio a capirlo.
Prima era gentile, poi faceva lo stronzo, poi, di colpo, diventava triste.
Scossi la testa, cercando, inutilmente, di trattenere le lacrime, ancora offesa per come mi aveva trattata.
In fondo, non avevo fatto niente di male.
"Ehi, ehi, ehi. Perché piangi?", chiese un ragazzo, che stava per salire in auto.
Lo guardai e mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, alzando le spalle.
"Dev'essere il vento", risposi, asciugandomi le lacrime.
Lui mi osservò per un attimo, riflettendo su cosa dire, poi si avvicinò.
"Abiti lontano? Posso darti un passaggio se vuoi", disse, sorridendomi.
Era davvero carino: aveva i capelli corti e gli occhi castani e un sorriso dolce sulle labbra.
"Ehm...no, grazie, vado a piedi", risposi, riprendendo a camminare.
"Dai, lo faccio volentieri", disse alle mie spalle, facendomi voltare.
"Senza offesa, ma non ti conosco nemmeno", ribattei, scuotendo la testa.
Lui mi sorrise e mi venne incontro, porgendomi la mano.
"Liam Payne. Vent'anni. Coglione di prima categoria e violentatore di ragazze a cui offro un passaggio", si presentò scherzosamente.
Io scoppiai a ridere e gli strinsi la mano.
"Jane Harper", dissi, divertita.
"Beh, signorina Harper, vuole fare un giretto sulla Liamobile?".
Sorrisi e annuii.
"Allora, dove abiti?", chiese, quando partimmo.
"Oh, qui vicino, tutto a dritto", risposi, alzando le spalle.
"Ah, peccato, speravo di conoscerti un po'".
"Conoscermi?".
"Sì, sai, magari davanti ad una bella tazza di caffé fumante", commentò, sorridendo.
"Mi stai chiedendo un appuntamento?", feci io, alzando un sopracciglio.
"Uhm...sì, sì...troppo diretto?", chiese, guardandomi.
"No, direi che sei stato carino", dissi.
"Quindi...è un 'sì'?".
"Sì, certo".
Liam era carino. Insomma, non lo conoscevo bene, ma si parte sempre così, no? E poi avevo davvero bisogno di farmi qualche amico, dato che Zayn non sembrava interessato.


 
***


Il giorno dopo, a scuola, mi sentivo già più parte di Londra.
Qualcuno dei miei compagni mi riconosceva e mi salutava o mi sorrideva e mi bastava, almeno per il momento.
L'unica cosa che mi rovinò la giornata fu l'ora di storia insieme a Zayn.
Quel coglione mi ignorò totalmente, anche peggio del primo giorno.
Ma io feci lo stesso, proprio come se lui non fosse esistito.
Come se non fossi stata curiosa di voltare lo sguardo verso i suoi disegni, verso di lui; come se non avessi voluto guardarlo negli occhi.
Per passare il tempo, decisi di sfogarmi, scrivendo.
Caro pezzo di foglio strappato diario, 
di solito non sono il tipo che si mette a scrivere quello che fa durante la giornata o dei sentimenti che prova, ma adesso sto cambiando, credo.
E' cambiato tutto, la scuola, i vicini, le persone.
E poi c'è lui, il coglione di turno: quel ragazzo che ti fa innervosire a tal punto che lo prenderesti a pugni; quel ragazzo che ti urla contro; quel ragazzo che ti ignora; quel ragazzo che vorresti conoscere meglio, ma te lo impedisce.
Quel ragazzo che vorresti ammirare per giornate intere, ma non hai il coraggio di voltarti per paura di quello che potrà pensare, o, semplicemente, per orgoglio; quel ragazzo misterioso e così intrigante; quel ragazzo bellissimo. No, non mi piace Zayn, sia chiaro, è un bastardo. Vorrei solo capire cosa prova, perché si comporta come se odiasse il mondo intero.
Sono così curiosa di conoscerlo, il problema è che lui continua ad allontanarmi. Anche adesso è accanto a me, ma mi sta ignorando, non mi ha nemmeno guardato per un secondo. Come dovrei sentirmi a riguardo? Come dovrei comportarmi? Dovrei lasciarlo perdere? Forse. O forse no.
Sono confusa. E, no, ti ripeto che non mi piace. Sì, sono confusa, ma non mi piace. Credo che sia bellissimo, ma non mi piace. Lo odio.
Ah, che enorme cazzata. Non so nemmeno perché continuo a scrivere e a parlare ad uno stupido pezzo di carta stropicciata, mi sento un'idiota.
Sarò anche cambiata, ma mettere per iscritto ciò che provo non mi riesce ancora bene. Però è sempre meglio che ascoltare i discorsi del prof. di storia. Ok, sto divagando. Io voglio soltanto sfogarmi. Lui non mi piace. Non mi piace. Non mi piace. Non mi piace. Oddio, sì, cazzo, mi piace, mi piace da morire. Ok, l'ho detto. Zayn mi piace. E voglio scoprire che diavolo l'ha reso com'è adesso. 
Addio, per ora,
Janey.



 

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Capitolo 5
*** Dana ***


 Dana


C'era un corso di disegno, il pomeriggio, o qualcosa del genere. E avevo in mente un'idea per Zayn, per irritarlo un po'.
Bussai alla porta dell'aula di arte e mi aprì una ragazza rossa, con tante piccole e dolci lentiggini sul viso.
"Ciao! Posso aiutarti?", fece, sorridendomi.
"Oh, ehm, sì...vorrei iscrivere una persona al corso".
"Mi dispiace, ma ci si deve iscrivere personalmente...".
"Sì, lo so, ma, vedi, mio fratello non poteva venire, così mi ha chiesto se potevo venire io al suo posto", la interruppi, speranzosa.
La ragazza alzò le spalle e annuì.
"Oh, beh...allora, ok. Se mi dici il nome, per favore, così me lo segno", disse, pronta per scrivere su un foglio.
"Zayn Malik", risposi, incrociando le braccia.
Lei alzò la testa e mi guardò, confusa, poi scoppiò a ridere.
"Zayn Malik?", ripeté, scuotendo la testa.
"Sì, c'è qualche problema?".
"Zayn non ha sorelle. E, comunque, si è ritirato dal corso, molto tempo fa, e ha giurato di non tornare mai più", rispose, sospirando.
"Tu...tu lo conosci?", feci io, curiosa.
"Ma certo, era il...oh, beh, lo conoscevo...prima che, beh, lo sai".
"Cosa?", chiesi, confusa.
Lei spalancò gli occhi e si tappò la bocca.
"Niente, per favore, vai via, ho fermato la lezione anche per troppo tempo", disse, quando tornò in sé, chiudendomi la porta in faccia.
Rimasi ferma a pensare.
Allora era davvero successo qualcosa a quel ragazzo! 
E avrei scoperto cosa, a qualsiasi costo.


Corsi subito in segreteria. Dovevo trovare Zayn.
"Salve, mi scusi!", esclamai, affannata, facendo alzare la testa alla segretaria.
"Posso aiutarti, cara?", mi chiese, sistemandosi gli occhiali.
"Sì, io...ho bisogno dell'orario di Zayn Malik. E' urgente", dissi, cerando di riprendere fiato.
"Mi dispiace, ma non posso darti l'orario di altri studenti", ribatté lei, tornando a scrivere qualcosa al computer.
"Per favore, mi serve!", riprovai, sporgendomi verso di lei.
"Non posso, mi dispiace", rispose, senza neanche guardarmi.
Sospirai, ma quando stavo per andarmene vidi John uscire da un'altra stanza.
"Io vado, Claire", disse, sistemando qualcosa in borsa.
"Arrivederci, professore", lo salutò la segretaria, sorridendogli.
"JOHN!", gridai io, felice di vederlo.
La donna mi lanciò un'occhiataccia e mi morsi il labbro inferiore.
"Oh, cioè...professore...", mi ripresi, avvicinandomi a lui.
"Ciao, Jane", mi sorrise il ragazzo, uscendo dalla segreteria.
"Aspetta, ho bisogno di un favore", sussurrai, fermandolo per un braccio.
"Sì, dimmi".
"Ehm, sai dov'è Zayn?", chiesi, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Uhm...precisamente no...".
"Ah, perché lo sto cercando, ma la segretaria non vuole darmi il suo orario. Non è che potresti prendermelo tu?", tentai, speranzosa.
John alzò le spalle e mi sorrise.
"Certo", disse, tornando in segreteria.
"Ehi, Claire, potresti darmi l'orario di Zayn Malik? Devo trovarlo", continuò, rivoltò alla donna. Quella guardò prima me con sospetto, ma poi non poté far altro che dare l'orario a John.
"Grazie, sei stato davvero gentile", gli sorrisi, appena uscimmo dalla segreteria e lui mi passò il foglio con l'orario.
"Figurati, ma perché cerchi Zayn? Non avrà mica combinato qualcosa, eh?".
"No, voglio solo chiedergli cosa gli è successo. Perché gli è successo qualcosa che l'ha fatto diventare com'è...per forza", risposi, pensierosa.
John annuì.
"Ah, ok, allora...aspetta! Cosa?", esclamò, bloccandomi per un braccio.
"No! Non puoi farlo! Non devi dirgli niente!".
"Perché? Un attimo...tu lo sai! Tu sai cosa gli è successo, vero?", feci, divincolandomi dalla sua presa.
Lui sospirò e si passò una mano tra i capelli biondi.
"Senti, Jane, è meglio se non ti impicci, ok? Zayn ha bisogno dei suoi spazi. E' fatto così, vuole stare per conto suo e...".
"Smettila di prendermi per il culo. Tu sai cosa gli è successo e io pretendo di saperlo adesso. E se non me lo dirai tu, lo chiederò a Zayn stesso", dissi, risoluta, incrociando le braccia.
John scosse la testa e sospirò.
"Ok, perfetto", sbottai, facendo per andarmene.
"E va bene!", mi urlò dietro, facendomi voltare.
"Ma non qui. Forza, muoviti, ti firmo la giustificazione per uscire".


***


"Avanti, parla, stiamo camminando da mezz'ora e non hai ancora detto niente!", esclamai, spazientita, con le braccia incrociate al petto.
John mi guardò e sospirò.
"Hai ragione è che...è difficile...", sussurrò, guardando in alto, forse per nascondere la sua espressione o...le lacrime.
Aveva gli occhi lucidi.
"Due...due anni fa, mia sorella Dana è morta...", esordì, mordendosi il labbro.
Schiusi le labbra, dispiaciuta.
"Oddio io...mi dispiace tanto", dissi, stringendomi tra le braccia.
Lui mi rassicurò con un sorriso, anche se continuava ad avere gli occhi lucidi.
"Beh...era malata già da un po' di cancro e...se lo aspettava. Se lo aspettavano tutti. Era una ragazza così forte, così...dolce. Non si è mai fatta portare via il sorriso dalla sua malattia. Se soffriva, non lo dava certo a vedere. E' sempre stata coraggiosa, si è rassegnata al suo destino, ma non si è lasciata sconfiggere, anzi, ha cercato di infondere forza e coraggio in tutti quelli che la circondavano, fino alla fine. Ha combattuto fino alla fine, consapevole di quello che l'aspettava. Ma non Zayn...".
Zayn? Che c'entrava Zayn?
Corrugai la fronte, senza comunque parlare, non mi sembrava molto educato fare domande in quella situazione, anche perché lui sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
"Zayn era il suo ragazzo. Era il ragazzo di mia sorella...e, che tu ci creda o no, l'ho sempre considerato un coglione. Non mi sono mai fidato di lui, credevo che stesse con mia sorella solo per il suo aspetto, ma mi sbagliavo...lui l'amava. E, anche quando le hanno rilevato il cancro, lui non ha mai voluto accettarlo. Continuava a non pensarci, a sperare in qualcosa di impossibile, in un miracolo. Quando lei iniziava discorsi tipo 'Quando io non ci sarò più...' o 'Quando morirò...', lui la interrompeva sempre, dicendole che non sarebbe successo, che ce l'avrebbe fatta, che, insieme, l'avrebbero superata. Vivevano insieme, avevano tanti progetti, volevano addirittura sposarsi...", John si fermò un attimo, forse per riprendere fiato o forse per prendersi un momento per rilassarsi.
"Quando morì, ne furono tutti tristi, perché era una di quelle persone gentili e carine con chiunque, la adoravano tutti. Ma Zayn ne fu distrutto. Cambiò completamente vita. Si rinchiuse in se stesso, abbandonò tutti i suoi amici e li sostituì con persone da evitare, criminali, più che altro. Iniziò a fumare e per 'fumare' intendo roba pesante, si faceva così spesso che arrivai al punto in cui non riuscii a riconoscerlo. Così, decisi di aiutarlo, provai ad allontanarlo da quel giro e, anche se all'inizio ebbi un po' di difficoltà, alla fine ci riuscii e iniziammo a frequentarci. Diventò quasi un fratello piccolo per me, ma non si è mai ripreso del tutto", si fermò di nuovo e mi guardò, per vedere la mia reazione.
Io, semplicemente, non avevo più mosso un muscolo: ero rimasta a bocca aperta, immobile come una cretina.
Mi ero immaginata di tutto, dai genitori assenti, al carattere di merda. Ma, mai e poi mai, avrei potuto pensare una cosa del genere. Zayn aveva dovuto affrontare una delle cose più brutte: la perdita di una persona cara. E io l'avevo trattato malissimo, avevo perso il conto di quante volte l'avevo mandato a fanculo.
"Jane?", fece John, sfiorandomi il braccio.
Scossi la testa, cercando di tornare in me, e lo guardai.
"Cavolo...", sussurrai, con poco fiato.
"Mi dispiace per tua sorella, non immaginavo che...non te l'avrei chiesto se avessi saputo, oddio, John, scusami...".
"Ehi, calmati, va bene? Io sto bene, mi manca, ma l'ho superata. E' inutile piangersi addosso e, prima o poi, lo capirà anche Zayn", mi interruppe, bloccandomi per le braccia.
Annuii, cercando di tranquillizzarmi.
"Però mi sento così in colpa...", sussurrai, sospirando.
"Dai, non ci pensare. Ti accompagno a casa".
"Puoi...puoi accompagnarmi da Zayn?".


***


Comprai un enorme mazzo di fiori, prima di andare da Zayn.
Quando lui aprì la porta e mi vide, alzò un sopracciglio.
"Che c'è? Vuoi un appuntamento?", sbottò, sbuffando.
"Posso entrare?", chiesi, senza rispondergli.
Lui non disse niente, ma si spostò per farmi passare.
Mi guardai un po' intorno, poi posai i fiori sul tavolino di vetro del salotto.
"Questi sono per Dana", dissi, posando lentamente gli occhi su di lui.
Non sapevo che reazione aspettarmi e ne ero un po' spaventata.
Zayn irrigidì la mascella e spalancò gli occhi.
"Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto che lei sia morta", ripresi, avvicinandomi.
Ma non riuscii a fare qualche passo che lui corse via, salendo di fretta le scale.
Lo seguii, chiamandolo più volte, ma lui si rinchiuse in una stanza.
"Zayn, aprimi!", esclamai, bussando alla porta.
"Zayn, ti prego", ritentai, continuando a bussare.
"Zayn...", mormorai, appoggiando la testa alla porta, sospirando.
Ok, forse avevo esagerato. Non avrei dovuto fare tutto così all'improvviso, presentarmi a casa sua. Ma che mi era preso?
Mi allontanai dalla porta, indecisa sul da farsi. Potevo andarmene e lasciarlo da solo, come voleva, o potevo restare e provare a farlo uscire dalla camera, come era giusto che facessi.
Presi un lungo respiro e mi passai una mano tra i capelli, tornando davanti alla porta.
"Non me ne vado, Zayn, perciò se vuoi farla lunga, bene. Ho tutto il tempo", dissi, sperando che, provocandolo, sarebbe uscito.
Ma non successe niente.
"Avanti, hai bisogno di parlare, di sfogarti. Non puoi sempre fare il duro senza sentimenti, perché la verità è che ce li hai, dei sentimenti", continuai, bussando dolcemente.
"Zayn...Zayn?".
Niente. Niente di niente.
Sbuffai.
"Zayn, per favore, esci di lì e parliamone. Zayn? Zayn! Cazzo, esci da quella fottuta stanza!", urlai, spazientita, bussando furiosamente.
Finalmente, sentii la serratura scattare e la porta si aprì velocemente.
Ma, prima che potessi dire o fare qualcosa, Zayn si avventò su di me, spingendomi con forza contro il muro.
"Stai zitta! Ti ho già detto di lasciarmi in pace, ma forse non sono stato molto chiaro", gridò, bloccandomi per il collo.
"Io non voglio esserti amico. Tu non mi conosci e io non conosco te. Perciò stammi a sentire: sparisci dalla mia vita", ringhiò, stringendo la presa.
Scoppiai a piangere, spaventata.
"Mi hai capito?", continuò, urlando. Sembrava impazzito, con gli occhi scuri, pieni di odio e rabbia, i capelli spettinati, le labbra storte in un ghigno furioso.
Non risposi e lui mi lasciò andare il collo, ma colpì violentemente il muro, ai miei lati, con i pugni.
"Vattene via o ti farai male!", esclamò, minaccioso, indietreggiando abbastanza perché potessi passare.
Non me lo feci ripetere due volte e corsi via, in lacrime.
Quando fui in strada, mi passai le mani sul viso, cercando di riprendere fiato.
Poi, chiamai Liam.
"Pronto?".
"L-Liam, sono Jane, sei in giro?", chiesi, cercando di avere un tono più calmo possibile.



 
Eccomi qua, ho appena finito di studiare, ma lasciamo perdere.
Allora, finalmente si scopre cosa è successo a Zayn per farlo diventare stronzo. Sì, la sua ragazza è morta D:
Comunque, riuscirà Jane a farlo tornare come prima? O si arrenderà?
Recensite, mi raccomando!
Tanto love,
Vale. :)


 

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Capitolo 6
*** Brutta idea ***


 Brutta idea
 

"Stai piangendo?", mi chiese Liam, quando mi affiancò con la sua auto.
Mi asciugai in fretta le lacrime e scossi la testa, cercando di sorridere al meglio.
"No, sarà...".
"Il vento, già. Trova un'altra scusa, questa è vecchia", disse, guardandomi, incoraggiante.
Alzai le spalle e lui capì che non ne volevo parlare.
"Dai, salta su, ti porto a casa".
Obbedii e mi accoccolai sul sedile, mentre lui ripartiva.
"Allora...magari adesso non è il momento, ma stasera ci sarebbe una festa fuori Londra e...".
"Voglio venire!", esclamai, interrompendolo.
Lui si voltò a guardarmi, dapprima confuso, ma poi sorrise.
"Oh, grande! Allora ti va bene se passo a prenderti alle otto?", chiese, senza smettere di sorridere, mentre tornava a guardare la strada.
"Perfetto", risposi, decisa ad eliminare per sempre Zayn dalla mia vita.

 

***


"Wow, c'è davvero tanta gente!", esclamai, guardandomi intorno.
Liam mi sorrise, annuendo.
Eravamo in una specie di giardino, o, meglio, era un bosco: c'era un falò enorme, che illuminava tutto intorno, insieme a qualche torcia legata agli alberi e qualche lucina festiva che pendeva sulle nostre teste. La musica proveniva da un'auto con degli amplificatori di dimensioni pazzesche.
"Ci divertiremo, vedrai", mi disse il ragazzo, circondandomi le spalle con un braccio.
Rimasi un po' confusa da tutta quella improvvisa confidenza, ma lo lasciai fare, in fondo, mica mi era saltato addosso o cose così.
Mi guardai di nuovo intorno, mentre lui mi trascinava tra decine e decine di persone che ballavano, bevevano, urlavano, si baciavano. Ma soprattutto ridevano. Quella fu la cosa che mi colpì di più: tutti sembravano divertirsi da matti, non c'era una persona che non rideva, o, al minimo, sorrideva.
"Come mai sono tutti così allegri?", mi avvicinai all'orecchio di Liam- per quanto mi fosse possibile, dato che era molto più alto di me -perché la musica si faceva sempre più alta e avevo paura che non mi sentisse.
"Siamo ad una festa, è normale, non ti pare?", chiese, sorridendomi.
"Beh, mi sembrano un po' troppo su di giri, non è che sono fatti?", ipotizzai, stringendomi fra le braccia.
In effetti, sembravano proprio sotto sostanze.
"Ma figurati! Credi che ti porterei mai in un posto dove circola droga?", fece, afferrando un bicchiere che gli porse una ragazza.
Mi tranquillizzai e scossi la testa.
"No, scusa, è che non sono andata molte volte a delle feste...", dissi, alzando le spalle.
"Non importa, dai, vieni", fece, trascinandomi verso un tavolino in penombra.
Un ragazzo riccioluto era seduto su una sedia, con i piedi appoggiati sul tavolo e lo sguardo fisso sul cellulare.
"Ehi, Harry", lo salutò Liam.
Il ragazzo alzò lo sguardo e gli fece un veloce cenno con la testa per poi tornare al suo cellulare.
"Liam", disse, con voce bassa.
"Nuovo giocattolino?", aggiunse, disinteressato.
"Non sono un giocattolino. Mi chiamo Jane, testa di cazzo, e...".
Liam mi interruppe, dandomi il bicchiere che aveva preso prima dalla ragazza bionda.
"Tieni, io vado a cercare qualcosa per me. Torno subito, tu aspettami qui", disse, andandosene.
Rimasi ferma, col bicchiere in mano.
Poi, mi sedetti e odorai il contenuto del bicchiere: era birra.
Lo avvicinai alle labbra, ma la voce del riccio mi fece fermare.
"Oh, io non lo berrei, se fossi in te", disse, senza alzare la testa dal cellulare.
Roteai gli occhi.
"E perché no?", chiesi, sbuffando.
"Io non lo berrei, poi fai un po' tu", ribatté, alzando le spalle.
"E' soltanto birra".
"Soltanto birra, certo", ripeté, scuotendo la testa.
"Che vorresti dire? Che c'è dentro...qualcos'altro?", feci io, scrutando a fondo il liquido.
Finalmente, il ragazzo si degnò di alzare lo sguardo e i suoi occhi verde-smeraldo incontrarono i miei.
"Guardati intorno, principessa. Sono tutti sballati qui".
"Cosa? Ma Liam mi ha detto che...".
"Liam vuole solo portarti a letto", mi interruppe con naturalezza, tornando ad armeggiare con il celluare.
Rimasi ferma, cercando di realizzare la cosa.
"Eccomi", proprio in quel momento, tornò Liam.
"Tu! Tu, schifoso bastardo, mi hai mentito!", esclamai, alzandomi di scatto, per evitare che mi toccasse.
Liam si fece confuso, poi guardò Harry e sbuffò.
"Che cazzo le hai detto?", sbottò.
Il riccio fece un mezzo sorriso.
"Non parlare come se non fossi qui! Mi hai portato ad una festa di drogati e volevi perfino drogarmi per scoparmi! Basta, me ne vado", gridai, fuori di me, iniziando a camminare velocemente.
Liam mi seguì.
"Jane, dai, fermati...", sussurrò, affiancandomi.
"Lasciami in pace!", esclamai, stringendomi tra le braccia.
"Senti, mi dispiace!", ribatté lui, bloccandomi per un braccio.
"Ti dispiace? Mi ci pulisco il culo con le tue scuse del cazzo! Adesso lasciami", ringhiai, divincolandomi dalla sua presa e ricominciando a camminare.
"Dove vuoi andare? Casa tua è a un'ora di auto da qui!".
"Non mi importa!", gridai, avventrandomi nei boschi.
"Jane, Jane, cazzo, aspetta!", esclamò, bloccandomi di nuovo.
"Sono stato uno stronzo, lo so, ma...".
"Uno stronzo? Uno stronzo? Tu non sei stato uno stronzo, ma molto peggio. Mi hai mentito su una cosa del genere e volevi anche drogarmi o chissà cosa. Non...non saprei come cazzo definirti!", sbottai, cercando, inutilmente, di liberarmi dalla sua presa.
"E lasciami, cazzo!".
Obbedì e alzò le mani, indietreggiando appena.
"Ok, scusa. Io...lo so, non avrei dovuto, ma ti ho vista così giù, insomma, tutte le volte che ci siamo incontrati stavi piangendo. Ho soltanto pensato che, per una notte, volessi dimenticare tutto e divertirti", disse, incrociando le braccia e guardandomi con una faccia da cane bastonato.
Sospirai.
"Vorrei dimenticare tutto, ma non così", dissi, scuotendo la testa.
"Va bene...pensavo solo che, per una volta, ti avrebbe tirata su...non è neanche molto forte...è una cosa leggera e...".
Corrugai la fronte e abbassai gli occhi, per terra, senza più ascoltarlo.
Dopotutto, Liam aveva ragione.
Sarebbe stata soltanto una volta e volevo davvero staccare la spina per un attimo. Ero troppo stressata.
"E' davvero roba leggera?", chiesi, interrompendo qualsiasi cosa stesse dicendo.
Lui si bloccò di colpo, sorpreso dal mio improvviso interesse, ma poi annuì velocemente con la testa.
"Sì, sì...non è niente di che", disse, sorridendomi.
"Ok, ci sto. Sì, al diavolo tutto", commentai, tornando alla festa.

 

***


"E' tutto così bello...il mondo intorno a noi...cioè...guarda gli alberi...come sono verdi", mormorai, sorridendo come un'ebete a Liam, che ricambiò il sorriso.
Non so quante pasticche avevamo mandato giù con l'alcool, ma mi sentivo davvero euforica.
"Sono...sono alberi", ribatté lui, annuendo.
Io scoppiai a ridere e caddi all'indietro, ma delle braccia evitarono che mi ritrovassi per terra.
"Sei andata, tesoro, non ti reggi in piedi", sussurrò una voce familiare al mio orecchio.
"Noo, sto benissimo", mi lamentai, cercando di divincolarmi dalla sua presa.
"Dai, Harry, non vedi che ci stiamo divertendo?", commentò Liam, ridendo.
"Siete fatti tutti e due, muovete il culo, vi porto a casa".
"Noo", esclamammo in coro io e il castano.
Harry sbuffò e mi mise sulle spalle, senza doversi sforzare troppo, poi si voltò a fissare Liam, ignorando i miei deboli 'fammi scendere', accompagnati ad assurde risatine.
"Tu vieni da solo o devo prendere anche te?", chiese, spazientito.
Liam ridacchiò e lo seguì, barcollando.
Harry mi caricò su un'auto nera, sul posto accanto al guidatore e Liam fece per salire accanto a me, ma il riccio lo bloccò con una mano sul petto.
"Non ci pensare neanche", sbottò, indicandogli i sedili posteriori.
Liam rise e si sedette dietro.
"Volevi guidare?", chiesi io, scoppiando poi a ridere.
Lui mi guardò e rise con me.


 
***


Viaggiammo per un bel po', Liam dormiva, scomodamente sdraiato sui sedili posteriori.
Io non avevo per niente sonno, cominciavo a sentirmi strana, non ero più molto euforica.
Poi, passammo davanti a casa di Zayn e, non so per quale folle motivo, ma urlai a Harry di fermarsi.
Lui obbedì, confuso, osservando la casa davanti a sé.
"Abiti qui?", chiese, corrugando la fronte.
Io, di tutta risposta, mugolai qualcosa di incomprensibile e aprii la portiera della macchina.
"Ciao", riuscii a biascicare, uscendo.
"Stai attenta", mi rispose Harry e ripartì soltanto quando fui arrivata alla porta.
Bussai più forte che potevo, anche se la mia forza non era parecchia, in quel momento.
E Zayn mi aprì, scocciato.
Ma non ebbe il tempo di riconoscermi, che entrai in casa sua, facendo una giravolta che mi fece quasi cadere rovinosamente a terra.
"Adoro questo posto", commentai, sorridendo come un'ebete.
Zayn corrugò la fronte e mi guardò, dopo aver chiuso la porta.
"Che ci fai qui? Sai almeno che cazzo di ore sono?", sbottò, guardando l'orologio che segnava le due.
"Volevo soltanto...", lasciai la frase in sospeso, anche perché non sapevo di preciso cosa volessi fare. Forse, era stata la droga a guidarmi da lui.
Risi a quel pensiero.
"Jane?", mi chiamò lui, sempre più confuso.
"Viva il Tennessee!", gridai, facendo un salto, sbilanciandomi in avanti.
Non caddi perché Zayn fu veloce e mi prese tra le braccia.
Alzai lentamente il viso verso il suo, specchiandomi nei suoi meravigliosi occhi e sorrisi.
"Ti amo, Zayn Malik", mormorai, sfiorandogli la guancia.
"Sei...fatta", commentò lui, assottigliando gli occhi.
"Noo...", risposi, sorridendo e allontanandomi da lui, canticchiando.
"Sì, sei fatta, cazzo", sbottò, afferrandomi per un polso e tirandomi verso di lui.
Mi bloccò con forza il viso tra le mani e mi guardò negli occhi.
"Sei fatta", ripeté, sconvolto.
"Non è vero! Lasciami!", esclamai, infastidita, spingendolo.
Lui obbedì e io indietreggiai, cadendo contro lo schienale del divano.
Gemetti appena e mi toccai la testa, che iniziava a scoppiarmi.
Zayn si chinò per guardarmi negli occhi.
"Tutto ok?", chiese, e mi sembrò quasi premuroso.
Non risposi, appoggiai la testa allo schienale del divano, mentre alcune lacrime mi solcavano il volto.
"Io non volevo...non...lo so...io...volevo...tu...tu sei così bello", sussurrai, sentendo le palpebre sempre più pesanti, ma senza, comunque, smettere di guardarlo.
Zayn fece schioccare la lingua e mi sollevò delicatamente da terra.
Appoggiai la testa al suo petto e lasciai che il sonno mi portasse via.





 
Ebbene sì, sono spuntati anche Liam e Harry ugdagasg.
Personaggi un po' strani, penso che nei prossimi capitoli scoprirete qualcosa in più su di loro.
Ma non preoccupatevi, compariranno anche Lou e Niall :)
Comunque, devo scappare perché devo fare i compiti.
(Voglia saltami addosso, ti prego lol).
Sparisco.
Baci,
Vale. :)




 
 

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Capitolo 7
*** Sentimenti ***


Sentimenti


Quando mi svegliai, doveva essere venuto giorno da un bel pezzo; la pioggia ticchettava contro il vetro e avevo una strana sensazione di stanchezza, oltre ad un tremendo mal di testa.
Ero in un letto, che non era il mio, avvolta da morbide lenzuola bianche.
Mi alzai a fatica, cercando di ricordare cosa fosse successo, ma avevo in testa soltanto delle immagini disordinate.
Mi trascinai verso la porta, barcollando, mentre con una mano cercavo di aggrapparmi a qualsiasi oggetto sembrasse in grado di reggere il mio peso e con l'altra mi tenevo la fronte.
Quando fui in corridoio, mi resi conto di essere a casa di Zayn.
Scesi le scale e mi fermai sulla porta che dava sulla cucina, dato che il moro era lì, che parlava al telefono.
"Io so soltanto che non dovevi dirglielo!", tuonò, facendo avanti e indietro per la stanza.
"No, sono fatti miei...e non parlarmi sopra, cazzo!", aggiunse, furioso.
Poi, si mise ad ascoltare la conversazione dell'altro, al telefono, e rimase un po' in silenzio, scuotendo la testa ogni tanto.
"Dio mio, se non erano preoccupati ieri alle due, non vedo come possano esserlo ora...sì, è arrivata alle due!", continuò, roteando gli occhi.
"Era fatta...no, sta bene, credo", disse, mordendosi il labbro inferiore.
"Sì, va bene. Ciao", sbottò, staccando la chiamata.
Poi, si voltò e mi vide.
"Parlavi con John?".
Lui evitò il mio sguardo e alzò le spalle, poi mi fece cenno di sedermi e posò sul tavolo una tazza di caffé bollente.
"Bevi, ti farà bene", ordinò, sedendosi davanti a me.
Obbedii e iniziai a sorseggiarlo lentamente, senza staccare gli occhi da Zayn, che però guardava un punto sul tavolo.
"Mi dispiace di essere piombata qua...non volevo disturbarti", dissi, dopo un po'.
Finalmente, lui alzò la testa e mi guardò.
"Ricordi qualcosa di ieri sera?".
"Beh, è tutto confuso, non saprei...", risposi, sospirando.
"Si può sapere che diavolo ti è saltato in mente?", sbottò, alzandosi improvvisamente e sbattendo le mani sul tavolo.
Sussultai.
"I-io...non lo so...", sussurrai, abbassando lo sguardo.
Zayn sembrò calmarsi e si mise di nuovo seduto, facendo tornare un imbarazzante silenzio.
"E' pericoloso, poteva finire male", fece, dopo un po'.
"Perché sembra quasi che ti importi di me?", lo provocai, assottigliando gli occhi.
Lui sbuffò e scosse la testa.
"Non mi importa di te!", esclamò, scocciato.
Schiusi appena le labbra, ferita dalla sua affermazione. E annuii, delusa.
Poi, mi alzai dalla sedia e corsi via.
Lui mi seguì fino in strada.
"Jane! Aspetta, Jane!".
Forse era dispiaciuto, ma non sembrava proprio.
Lo ignorai e continuai a camminare, anzi, aumentai il passo.
Così lui corse verso di me e mi afferrò per un polso, voltandomi verso di sé.
"Lasciami!", ringhiai, cercando di divincolarmi dalla sua presa, ma lui strinse ancora di più, guardandomi negli occhi.
Non disse niente, continuò a fissarmi per un po' e io scoppiai.
"Maledizione, Zayn, togli le tue manacce da me!", urlai, cominciando a colpirlo sul petto.
Finalmente, allentò leggermente la presa, anche se non mi lasciò proprio andare.
"Perché sei così fottutamente idiota con me?", chiesi, scuotendo la testa.
Io non lo capivo. Non lo capivo proprio.
Lui continuò a non rispondermi e il suo sguardo diventò inquietante.
Sbuffai e mi divincolai di nuovo, ancora senza risultati.
"E lasciami!", esclamai.
Questa volta, mi liberò dalla sua presa.
Mi toccai il polso, leggermente arrossato e lo guardai male, ma non riuscii a tenergli il muso per molto, dato che continuava a fissarmi con quei suoi occhi meravigliosi.
"Che c'è?", sbottai, a disagio.
"Chi è stato?", finalmente, parlò.
"A fare cosa?", ribattei, sospirando e alzando un sopracciglio.
"Dio mio, Jane, a drogarti!", esclamò, come se la cosa lo annoiasse.
Lo guardai e sulle mie labbra apparve un sorrisetto compiaciuto.
Lui corrugò la fronte.
"Perché sorridi?".
"Ti importa di me. Me l'hai appena dimostrato", risposi, andandomene e lasciandolo spiazzato.

 

***


Mi stavo annoiando a morte in camera mia, quando mia madre mi chiamò dal salotto.
"Jane! C'è una persona per te!", gridò.
Confusa, con nessuna idea di chi potesse essere, scesi lentamente le scale, mentre quella cretina di mia madre le saliva con un sorrisetto malizioso sul volto.
"Uuh, è un ragazzo", mi sussurrò, alzando un sopracciglio come per incoraggiarmi o qualcosa del genere.
"Ed è anche molto carino", aggiunse, facendomi l'occhiolino.
Roteai gli occhi e aumentai il passo, decisa a scoprire chi potesse essere.
Avevo una mezza idea su Zayn, ma non credevo che volesse vedermi.
Invece, quando arrivai alla porta, riconobbi Harry, che, ancora fuori di casa, stava armeggiando con il cellulare.
"Harry?", lo chiamai, attirando la sua attenzione.
Mi scrutò dalla testa ai piedi e mi sorrise.
"Ehi, stai bene, a quanto pare", disse, mostrando i denti bianchi.
Alzai le spalle.
"Beh, ho avuto giorni migliori, ma non posso lamentarmi", risposi, incrociando le braccia.
Lui annuì e si passò la lingua sulle labbra, pensieroso su cosa dirmi.
"Che ci fai qui?", lo incitai, curiosa e confusa allo stesso tempo.
"Oh, beh...mi manda Liam", rispose lui, schiarendosi la voce.
"Liam. Sul serio?", feci io, alzando un sopracciglio.
"Sì...è dispiaciuto per quello che è successo, ha detto che si è lasciato prendere un po' troppo. Vorrebbe rivederti".
Mi lasciai andare ad un sorrisetto ironico.
"Beh, riferiscigli che può anche scordarselo", bofonchiai, facendo per chiudere la porta.
"Aspetta!", esclamò, bloccandola con un piede.
"Oddio, Harry. Che c'è?", feci, scocciata.
"Ho parecchie cose da fare, quindi...", mentii, sperando che si arrendesse e se ne andasse.
"Ti va un caffè?", chiese, sorridendo.
Scossi la testa, riaprendo la porta.
"Ne ho già preso uno", risposi.
"Due sono sempre meglio di uno, no?", ribatté lui, allargando il sorriso, incorniciato da due tenere fossette.
Se non avessi saputo che giro frequentava, l'avrei ritenuto un dolce ragazzino imbranato.
Sospirai.
"No, grazie. Non mi va di parlare di Liam".
"Speravo che lo dicessi", commentò, indicandomi la sua auto, parcheggiata sul vialetto.
"Dai, salta su. Ti prometto che non pronuncerò neanche per sbaglio la parola con la 'l'", disse, scherzosamente.
Ci pensai un attimo e poi accettai.
Dopotutto, Harry non era così male.
"Va bene, ma andiamo a piedi".

 
***


"Come facevi a sapere dove abito?", chiesi, curiosa, dopo un po' che camminavamo.
"Oh, ehm...non posso dirtelo", rispose, tenendo gli occhi fissi sul marciapiede.
"Perché?".
"Perché dovrei nominare colui-che-non-deve-essere-nominato", rispose, teatralmente, muovendo le dita.
Risi, sorseggiando il caffé.
"Ah, te l'ha detto lui, eh?".
"Già. Ti ricordi qualcosa di ieri sera?", cambiò discorso, osservandomi con la coda dell'occhio.
"Non molto, veramente. Ho in testa immagini offuscate".
Annuì appena, avvicinandosi alle labbra il bicchiere col caffé.
"Sapresti dirmi perché mi hai fatto fermare davanti ad una casa che non era la tua?", riprese, subito dopo, guardandomi.
"Oh, beh, io...ero fatta e...completamente andata, credo", sussurrai, senza accennare minimamente a Zayn.
"Ah, pensavo che conoscessi qualcuno lì...", ribatté, come se la sapesse lunga.
Lo guardai di sbieco, ma non risposi.
Poi, finito il caffé, Harry tirò fuori di tasca un pacchetto di sigarette e me ne porse una, che accettai volentieri.
"Wow, ti fidi, eh? Potrebbe essere piena d'erba", commentò.
"Sì, mi fido. Ho la tendenza a fidarmi delle persone", risposi, portandomela alla bocca.
Lui sorrise e me la accese.
"Fai male. Non è una buona cosa fidarsi. Io, per esempio, non mi fido di nessuno", rispose, accendendo anche la sua.
"Se non ti fidi di nessuno, che senso ha avere degli amici?".
"E chi ti ha detto che io li abbia?", ribatté, facendo una lunga tirata.
"Non ci credo che tu non ne abbia nemmeno uno", dissi, continuando a guardarlo.
Lui alzò le spalle, e picchiettò le dita sulla sigaretta, facendo cadere la cenere.
"Li ho persi tutti", commentò, senza battere ciglio.
"Beh, anche io. Mi sono appena trasferita, ma sto cercando di farmene di nuovi", dissi, soffiando via il fumo.
"Già, fidandoti delle persone sbagliate. Mi ricordi una persona, sai?".
"Chi?", chiesi, curiosa.
"Una persona", rimase vago e mi sorrise.
Annuii, capendo che non ne voleva parlare.
"Almeno era bella?", chiesi, ridendo.
"Non intendo nell'aspetto, ma nel carattere", rispose.
"Ah, allora era simpatica?".
"Non era soltanto simpatica. Aveva carattere: era dolce, gentile e carina con tutti, ma se qualcuno la faceva arrabbiare allora poteva considerarsi morto", ridacchiò, guardando in alto.
"Era la tua ragazza?", chiesi, sorridendo.
"No, la ragazza del mio migliore amico", rispose, ricambiando il sorriso.
"E adesso lei dov'è?", continuai.
"Lontano. Molto lontano".
"E il tuo migliore amico?".
Mi guardò e cambiò espressione. Notai che combatteva per rimanere sorridente, ma che non riusciva a non far trapelare un leggero velo di tristezza.
"Anche lui", rispose, aumentando il passo.
Abbassai un attimo la testa e poi lo raggiunsi.
"Mi dispiace...", sussurrai tristemente.
"Oh, non preoccuparti. Io sto alla grande", rispose, riprendendo a sorridere.
Pensai che fosse davvero un bravo attore.



 
Ayeee! Ho aggiornato, puntuale come sempre, amatemi.
Ahahahah no.
Ok, ve lo devo dire: sto amando il personaggio di Harry (amo anche quello vero, ovviamente, ma questo non c'entra nulla), boh, non so voi, ma lo adoro.
Zayn fa l'idiota, ma alla fine è dolce, no? Boh, si vedrà.
Che dire di Liam? Beh, per come l'ho sviluppato adesso non mi piace molto, ma magari mi verrà in mente qualcosa di carino da fargli fare.
Poi stimo troppo la mamma di Jane ahahahha. E' una cretina, ma è troppo divertente. Tutte le madri dovrebbero essere come lei. No, va be', dopo questa, sarà meglio che sparisca perché sto svalvolando.
Grazie a tutti.
Tanto love,
Vale. :)


  Aw, ma com'è meravigliosa? agjhdf


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Capitolo 8
*** Sei identica a lei ***


 Sei identica a lei


Il cielo si era fatto grigio e io e Harry avevamo deciso di tornare indietro.
Il riccio aveva portato il discorso ad argomenti completamenti diversi e c'eravamo trovati a parlare di caramelle.
"Se sono appiccicose le odio...", commentai, ridendo.
Harry mi lanciò un'occhiata scettica.
"Quelle sono le migliori!", ribatté, scuotendo la testa.
"Ma, dai, sono orr-", mi interruppi di colpo, quando riconobbi la figura di Zayn a qualche metro da noi.
Stava camminando a testa bassa, con una sigaretta accesa tra le dita.
Sbiancai, pensando ad un modo per evitarlo.
"Torniamo indietro?", chiesi, afferrando Harry per il polso.
Lui corrugò la fronte.
"Perché? Sta per piovere", mi fece notare, indicando il cielo.
Pensai a qualche scusa, ma ormai il moro era troppo vicino e mi notò.
Anzi, ci notò.
"Jane?", chiese, confuso, poi guardò Harry e la sua espressione si fece piena di rabbia.
In un attimo, che non riuscii neanche a realizzare, gli fu addosso, colpendolo con un pugno potente in pieno volto.
Il riccio, che non se lo aspettava, cadde per terra.
"Ma che cazzo...?", urlò, portandosi una mano sul naso.
Io indietreggiai, incredula.
E Zayn riprese a colpirlo violentemente, stavolta con dei calci nello stomaco.
"Sei stato tu, coglione!", esclamò.
"Ma...che stai...dicendo?", mormorò Harry, senza forze.
Poi, io capii.
Zayn credeva che fosse stato Harry a drogarmi.
Spalancai gli occhi e lo bloccai per un braccio.
"Non è stato lui! Non è stato lui! Fermati, ti prego!", gridai, con le lacrime agli occhi.
Zayn sembrava indemoniato, ma quando sentì le mie parole, si rilassò, allontanandosi dal corpo sfinito di Harry.
Spaventata, mi chinai su di lui.
"Oddio, stai bene? Ti prego, rispondimi", singhiozzai, mettendolo a sedere.
Il riccio gemette appena.
"Sto...sto bene", disse, cercando di tirarsi in piedi.
Lo aiutai.
Poi, guardai Zayn, scuotendo la testa, amareggiata.
"Ma sei impazzito? Potevi ucciderlo!", gridai, furiosa, sostenendo il riccio.
Lui roteò gli occhi e questa cosa mi fece uscire dai gangheri.
"Se fosse stato lui a drogarti, lo avrei fatto", rispose, con cattiveria.
"Cavolo, il tuo gancio destro è migliorato dall'ultima volta", bofonchiò Harry, ridacchiando.
"Ti ho steso comunque anche quella volta", commentò Zayn, rilassando le labbra in un sorriso.
Io passai velocemente lo sguardo da Zayn a Harry, incredula.
"Voi due vi conoscete?".
"Come si fa a non conoscere Zayn Malik?", fece il riccio, sorridendo arrogantemente verso l'altro.
"Lo stesso vale per te, Styles", commentò Zayn, assottigliando gli occhi.
"Ok, ok, ok...io sono confusa...ma vorrei che te ne andassi", dissi, guardandolo.
Il moro arricciò il naso, poi annuì lentamente e se ne andò senza dire niente.
Lo seguii con lo sguardo mentre se ne andava e dovetti costringermi a voltarmi ad un certo punto.
"Mi dispiace...è colpa mia...", sussurrai, guardando Harry.
Lui mi sorrise.
"Tranquilla, non è niente. Ci sono abituato", commentò.
Poi si grattò la testa e si guardò intorno, come se non avesse voluto dire quelle cose. E avrebbe fatto bene.
"Che vuol dire che ci sei abituato? E poi come fai a dire che non è niente? Per poco non ti mandava all'ospedale!", esclamai, smanaccando.
"Ma finiscila, mi ha appena fatto il solletico", ribatté, riprendendo a camminare.
"Finiscila tu! E poi è inutile che tu ti nasconda dietro ad una risatina beffarda, non stai bene", commentai, parandomi davanti a lui, con le mani sui fianchi.
"Sto benissimo. Adesso muoviamoci, non credo che manchi molto ad una tempesta".
Sbuffai e lo seguii.
"Ti picchi spesso con la gente?", continuai, dato che non aveva risposto alla mia prima domanda.
Lo vidi roteare gli occhi e gli tirai una spinta, senza pensare che avrei potuto fargli male, date le sue evidenti condizioni, che lui continuava a negare.
Fece una smorfia, barcollando verso destra e io mi sentii una cretina.
"Oddio, scusa", sussurrai, afferrandolo delicatamente per il braccio perché non cadesse.
"Sto bene", s'impuntò di nuovo.
Alzai le braccia, innervosita, e sbuffai.
"Non mi stupisce che Zayn mi abbia preso a pugni per te".
"Ma che stai dicendo?", feci io, sempre più confusa, ma anche irritata perché continuava a fingere di stare bene.
"Sto dicendo che tu somigli molto alla mia migliore amica, alla ragazza di Zayn".
Ci misi un bel po' per realizzare quelle parole.
"L-la ragazza di Zayn era la tua migliore amica? Era...era Dana?".
Oddio, questa cosa si faceva sempre più complicata.
"Oh, sai già la storiella, eh?", chiese, amaro.
Mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e annuii.
"Mi dispiace".
"Sono cose che succedono. La gente muore tutti i giorni", rispose con finta nonchalance.
Arrivammo a casa mia poco dopo e lui mi lasciò il suo numero.
Mi piaceva Harry, dopotutto, anche se frequentava le compagnie sbagliate e, forse, saremmo diventati amici.

 

***


Passò qualche giorno e me lo presi per studiare alcune materie in cui ero un po' indietro. Specialmente storia, dato che sembrava che il professore mi odiasse da quella volta che mi aveva beccata a chiacchierare con Zayn.
Dio mio, stavamo soltanto parlando.
Sbattei con violenza il mio armadietto per chiuderlo e scatenai la risata di qualcuno.
Ma non feci in tempo a voltarmi che qualcuno mi afferrò i fianchi con le mani e mi spinse contro gli armadietti, facendo aderire il suo corpo alla mia schiena.
"Ciao, piccola", sussurrò.
Quella voce mi fece rabbrividire. Era quel tizio, Kyle. Quello che mi aveva aggredita insieme ai suoi amici uno dei primi giorni di scuola.
Tremai appena quando mi spostò tutti i capelli di lato per lasciare uno sporco bacio sul mio collo.
"Lasciami", mormorai, con il poco fiato che avevo.
Lo sentii ridere.
"Perché dovrei?".
"Perché siamo in un corridoio pieno di studenti e potrei mettermi a urlare", lo provocai, sorridendo.
"Non giocare con me, tesorino, potresti farti male", mi avvertì, stringendo la presa sui miei fianchi.
"La prima volta Malik ti ha salvato il culo, ma non ci sarà sempre lui a proteggerti. Ci vediamo dopo la scuola", continuò.
Chiusi gli occhi, sentendoli pizzicare. E, finalmente, mi lasciò andare e se ne andò.
Io non mi mossi finché la campanella non mi fece tornare in me.

 

***


Quel giorno, non avevo storia e la cosa mi rilassò abbastanza, perché non avrei dovuto vedere Zayn.
Da quando aveva avuto quello spiacevole incontro con Harry e lo avevo cacciato via, non mi degnava più di uno sguardo e mi sentivo sempre a disagio, quando lo avevo accanto o anche soltanto quando ci trovavamo nella stessa stanza.
Stavo per uscire da scuola, quando la voce di John mi richiamò, alle mie spalle.
Mi voltai e lo vidi correre verso di me.
"Ciao, Jane!", esclamò, sorridendomi.
Ricambiai il sorriso, stringendo al petto alcuni libri che dovevo ancora sistemare nella borsa.
"Ciao, John", ricambiai.
"Come va? Non ci sentiamo da un po'. Hai smesso di fare la cattiva ragazza?", scherzò, facendomi ridere.
"Non c'è più problema che Doyle mi mandi in detenzione per aver chiacchierato nelle sue ore, dato che Zayn non mi considera minimamente", risposi, alzando le spalle.
Lui si fece subito triste.
"Oh, sì, beh, Zayn è fatto così".
"Già, ho imparato a conoscerlo", commentai, sospirando.
"Beh, comunque, ho sentito che non vai molto bene in storia...", riprese, scrutandomi attentamente.
Annuii.
"Sì, Doyle me la sta facendo odiare", commentai, roteando gli occhi.
"Ti andrebbero delle ripetizioni?", chiese, sorridendo.
"Sto cercando di reclutare degli studenti, ma per ora nessuno si è fatto avanti. Non hanno voglia di fermarsi il pomeriggio", commentò, sospirando.
"Oh, mi piacerebbe! E poi ne avrei davvero bisogno", risposi, sorridendo.
"Fantastico. Allora domani ti porto l'orario, va bene?".
Annuii e ci salutammo.
Poi, mi avviai verso l'uscita, ma quando fui sulla porta, notai Kyle e un altro a pochi metri dal cancello per uscire.
"Merda", commentai, nascondendomi subito.
Mi passai una mano tra i capelli, pensando ad un modo per uscire senza essere vista.
Ma, il cancello che dava sul retro era chiuso, e la scuola sembrava ormai vuota.
Così, decisi di chiamare Harry. Non volevo che si immischiasse nei miei affari o che facesse a botte con qualcuno per colpa mia, ma quale altra scelta avevo? Kyle e quell'altro non sembravano intenzionati ad andarsene.
"Jane! Credevo che non mi avresti mai chiamato", rispose la sua voce, tranquillizzandomi appena.
"Ehm...ciao, Harry...senti...puoi venire a prendermi a scuola? Sono a piedi e non mi va molto di camminare", mentii, sperando che, alla vista di Harry, Kyle e il suo amico mi avrebbero lasciata perdere.
"Certo! Arrivo subito".
Gli lasciai l'indirizzo e, pochi minuti dopo, lo vidi uscire dalla sua auto e entrare dal cancello.
Kyle e l'altro lo guardarono con indifferenza, ma poi posarono lo sguardo su di me, che ero appena uscita dalla porta e mi vennero incontro, mettendosi davanti a Harry, come se lui non esistesse.
"Ehi, bambolina", ghignò Kyle, sorridendo arrogantemente verso di me.
Mi irrigidii e indietreggiai appena, spaventata.
Evidentemente, Harry non aveva avuto lo stesso effetto di Zayn su di loro.
"Per favore...", sussurrai, in preda al panico.
Loro ridacchiarono e il riccio li superò, con lo stesso interesse che loro avevano avuto per lui.
"Ciao, Jane", mi salutò, sorridendo allegramente.
Non riuscii a ricambiare il sorriso, dato che quei due non sembravano volersene andare.
"Hai chiamato un amichetto?", bofonchiò l'amico di Kyle, ridacchiando.
Harry, sentendosi chiamato in causa, si voltò.
"Avete qualche problema, voi due?", chiese, incrociando le braccia.
"Tu sei il problema, riccio", sputò Kyle.
"Sparisci, io e Jane vogliamo divertirci un po'. Non è vero, tesorino?", aggiunse, spostando lo sguardo verso di me.
Mugolai qualcosa e mi strinsi tra le braccia.
Harry si voltò a guardarmi, corrugando la fronte, poi tornò verso quei due.
"Ora vi dirò quello che succederà se entro dieci secondi non vi sarete volatilizzati: vi ritroverete a pregarmi di uccidervi", li minacciò, più serio che mai.
I due si guardarono, poi scoppiarono a ridere.
Harry piegò la testa di lato e, anche dalla mia posizione, riuscii a vedergli spuntare un sorrisetto sulle labbra.
Fu un attimo: scattò in avanti e tirò un pugno nello stomaco a Kyle, facendolo piegare su se stesso.
L'altro, appena realizzò cosa era successo, se la diede a gambe, lasciando il biondo solo contro Harry.
"Ora ti insegno io ad infastidire le ragazze", ringhiò il riccio, tirandogli un altro pugno, ancora più forte del primo.
Kyle emise un verso stridulo, accartocciandosi ancora di più su se stesso.
Io ero rimasta impassibile, si meritava tutto quello che Harry gli stava facendo, ma, ad un certo punto, dopo vari pugni e calci, mi resi conto che stava esagerando.
"Basta, Harry, basta", lo pregai, senza muovermi.
Il riccio si fermò, ma solo dopo avergli tirato un altro calcio, che lo fece rotolare.
Poi, si voltò verso di me, preoccupato.
E io mi lasciai cadere per terra, sedendomi sulle scale.
Harry mi raggiunse e si sedette accanto a me.
"Stai bene?", chiese, cercando di incontrare i miei occhi.
Tirai su col naso e mi sottrassi al suo sguardo, per evitare che mi vedesse piangere.
Kyle si tirò su a fatica e scappò via, dopo aver lanciato uno sguardo a Harry.
"Corri, coglione, corri! E vedi di non farti più vedere in giro!", gli urlò dietro il riccio, duro.
"Da quanto ti infastidiva?", mi chiese, spostandomi i capelli dietro l'orecchio per vedere il mio viso.
"E' successo una volta, qualche giorno fa...ma c'era Zayn...", singhiozzai, asciugandomi le lacrime.
"Dai, va tutto bene. Vieni qui", disse, circondandomi con un braccio.
"Da quant'è che non abbracci qualcuno? Fai schifo", commentai, lasciandomi andare ad una breve risata per sdrammatizzare la cosa.
Harry rise con me e mi strinse più forte, facendomi appoggiare la testa sul suo petto.
"E' passato un po', ma nessuno si è mai lamentato", ridacchiò.
Sorrisi e mi distaccai da lui.
"Non ti manca avere degli amici?", chiesi, facendo dei segni col dito sul pavimento freddo.
Lui non rispose e quando mi voltai a guardarlo stava fissando un punto indefinito del cortile.
"A me manca", continuai, senza smettere di guardarlo.
"In questo momento non posso avere degli amici", disse, atono.
"Non hai risposto alla mia domanda", gli feci notare.
Lui sospirò e incrociò il mio sguardo.
"Certo che mi manca".
"E allora perché non riallacci i rapporti?", chiesi, senza capire.
"Te l'ho detto: in questo momento n-".
"Perché?", lo interruppi.
Harry si schiarì la voce e rise, passandosi una mano tra i ricci.
"Che c'è da ridere?", bofonchiai, irritata.
"Tu sei identica a lei", rispose, guardandomi.


 

Eccomi qui, di nuovo.
Allora, che dire? Zayn è arrabbiato, moooolto arrabbiato.
Che pensate che farebbe se avesse Kyle tra le mani? lol, non voglio pensarci.
Comunque, ringrazio tutte le meraviglie che recensiscono sempre. Io vi adoro troppo.
Via, ora vi lascio con Selena :3
Baci,
Vale.




 

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Capitolo 9
*** Più irritanti di così si muore ***


 Più irritati di così si muore


Continuava a paragonarmi a Dana. Insomma, non è che mi piacesse molto essere paragonata ad una ragazza morta.
"Scommetto che Zayn non riesce a smettere di pensare a te", aggiunse, sorridendo.
Roteai gli occhi.
"Ma smettila, non mi guarda neanche per sbaglio", commentai, sospirando.
"Lo fa quando non te ne accorgi", disse.
Sbuffai e mi alzai.
"Questo non è vero!".
Lui tirò fuori un pacchetto di sigarette e se ne accese una, per poi porgerne una a me, che rifiutai con rabbia.
"Ah, no? E che ne sai tu, scusa? Conosci Zayn quanto me? Non credo proprio. Pensi che si sarebbe messo a fare a pugni con me se non fosse interessato a te? Non credo proprio. Zayn è quello che è dalla morte di Dana, ma se c'è una cosa che non ha mai saputo fare è nascondere i suoi sentimenti a me. Per me è un libro aperto", disse, tutto d'un fiato, per poi prendere una boccata dalla sigaretta.
Io scossi la testa, facendolo sorridere.
"Non te la prendere, Jay", mi sussurrò, dolcemente.
"Non chiamarmi così! Non sono la tua migliore amica! Non prenderò il posto di Dana, né con te, né con Zayn!", esclamai, correndo via.
Non volevo essere il rimpiazzo di qualcuno.
Non volevo apparire a tutti come la sosia di Dana.

 

***


Arrivai a casa e sbattei la porta dietro di me, gettando la borsa per terra, insieme alla giacca.
"Tesoro, sei tu? Come mai sei arrivata così tardi?", chiese mia madre dalla cucina.
La raggiunsi: stava bevendo il té.
"Oh, niente, mi sono fermata un attimo a scuola".
"Ok, ascolta: prima è passata di qui la figlia dei vicini. E' una ragazza carina, anche se un po' insopportabile. Magari vai a presentarti", mi disse, passandomi una tazzina con del té fumante.
"Sì...", biascicai, appoggiando la testa ad un braccio.
"Va tutto bene, tesoro?", chiese lei, premurosa, sfiorandomi la guancia.
"Mi manca il Tennessee", commentai, malinconica, mescolando il té.
"Anche a me. Manca tanto anche a me, ma adesso tuo padre ha un lavoro migliore e possiamo permetterci molte cose che prima non potevamo", mi sussurrò, spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
Annuii, rassegnata e sospirai.
"Però mi manca troppo", dissi, alzandomi senza neanche bere un po' di té.
"Vado da quella tizia", mormorai, afferrando la giacca e uscendo.
Avevo bisogno di amici normali. Ovvero che non fossero Liam, Harry o, tantomeno, Zayn.
Bussai alla porta, anche se non avevo alcuna voglia di conoscere nessuno, e mi aprì una ragazzina bionda, dagli occhi chiarissimi.
"Ciao, sono la nuova vicina...", mi presentai, svogliatamente, porgendole la mano.
"Oh, sì! Sei Jane, vero? Tua madre mi ha parlato molto di te! Io sono Miriam, prego, entra!", esclamò, facendo un sorriso a trentadue denti e trascinandomi dentro.
Mi guardai intorno e la seguii fino in salotto, dove lei si buttò sul divano.
"Siediti pure!", esclamò, indicandomi la poltrona e continuando a sorridere come una maniaca.
Non aveva mai smesso da quando era entrata. Io, invece, ero impassibile.
Mi spostai i capelli dietro le orecchie e feci una smorfia disorientata.
Ma da quale razza di psicopatica mi aveva mandato mia madre?
"Allora, dove sono i tuoi?", chiesi, sperando che loro non fossero come la figlia.
"Oh, non ci sono! Stanno via per una settimana. Forte, eh? Ed è questo il punto!", fece, avvicinandosi improvvisamente a me.
Mi allontanai appena.
"Il...il punto?", chiesi, confusa.
"Sì...loro non ci sono...sono sola a casa...dai, non ti viene in mente proprio niente? Tante persone, musica a palla e, soprattutto, tanto, tanto alcool. A fiumi!", gridò, saltando agilmente in piedi sul divano.
Alzai un sopracciglio e la guardai torva.
"Non sei un po' piccola per queste cose?".
"Ho sedici anni!", si lamentò lei, senza comunque smettere di sorridere.
"Ah". 
Quella ragazza aveva sedici anni? Seriamente? Sembrava quasi una bambina.
Lei continuò a fissarmi e a sorridere per qualche secondo.
Oddio.
Feci una smorfia e cercai di evitare il suo sguardo.
"Tu quanti anni hai?", mi chiese lei, dopo un po'.
"Diciannove...", risposi, tornando a guardarla.
"Fantastico, allora puoi aiutarmi a procurarmi l'alcool!", esclamò, euforica, stringendomi la mano.
"No", risposi, scuotendo la testa.
"Io non voglio immischiarmi in questa cosa della festa, dato che vivo nella casa accanto e i miei potrebbero sentire il baccano", continuai.
"Oh, e daiii! Ci saranno tanti ragazzi carini e poi puoi anche portare il tuo, se vuoi", ribatté, spalancando gli occhi, in attesa di una mia risposta.
"Io non ho il ragazzo", bofonchiai, incrociando le braccia e appoggiandomi allo schienale della poltrona, dato che sarebbe stata una cosa lunga.
"Sì, come no, ti ho vista con il riccio, sai?", mi provocò, trasformando il suo sorriso da pazza in uno malizioso.
"Non è il mio ragazzo", borbottai, roteando gli occhi.
"Davvero? E' invitato comunque!", esclamò, mentre i suoi occhi si illuminavano.
Dio mio, le piaceva Harry?
"Ma non verrà, perché non verrò neanche io...".
"Dai, non fare la santarellina. Sarà divertentissimo. Per favore, per favore, per favore...", mi pregò, facendo il labbruccio.
Chiusi gli occhi per un secondo, poi sbuffai.
"E va bene! Va bene, ma non ti procurerò l'alcool".
"Ok, lo chiederò a qualcun altro", disse, sorridendo.
Poi, improvvisamente, mi abbracciò.
"Diventeremo migliori amiche, me lo sento!".
In quel momento, preferii di gran lunga essere la migliore amica di Harry. Almeno lui non era pazzo e non ti soffocava con quintali di profumo nauseabondo.

 

***


John mi aveva detto di incontrarlo quel pomeriggio nell'aula di arte.
Perciò presi il libro di storia dall'armadietto e andai nell'aula.
"Ciao, scusa il ritardo", esclamai, entrando di fretta.
Ma, quando alzai la testa, di John non c'era alcuna traccia: al suo posto, si trovava Zayn, appoggiato ad uno dei banchi, con le mani in tasca e uno sguardo penetrante sul volto.
Persi un battito, quando lo riconobbi.
"Che...che ci fai tu qui?", balbettai, con occhi sbarrati.
Lui voltò la testa verso la lavagna e non rispose.
"Loquace come sempre, eh?", sbottai, acida, sedendomi ad un banco, questa volta lontana da lui.
Ovviamente, non rispose.
"Già...", sussurrai, iniziando a tirare fuori il libro di storia e a sfogliarlo svogliatamente.
"Noi due non siamo amici, sia chiaro", esordì, poco dopo Zayn, facendomi alzare la testa verso di lui.
"Me ne ero accorta", bofonchiai, tornando a guardare il libro.
Finalmente, dopo qualche altro minuto di imbarazzante silenzio, arrivò John, seguito da una ragazza bionda.
"Ciao, ragazzi! Lei è Margaret Rockwood", la presentò John, sorridendoci.
"Sì, ti conosco! Frequenti il nostro stesso corso di storia!", esclamai io, sorridendole.
Lei annuì, ricambiando il sorriso.
Zayn roteò gli occhi e andò verso la finestra per accendersi una sigaretta.
"No, non ora, Zayn, abbiamo molte cose da fare", lo riprese John, picchiettando le dita su uno dei banchi.
Il moro rise, ma, quando vide che John non si era aggiunto alle sue risate, alzò un sopracciglio.
"Sei serio?".
"Mai stato più serio di così. Avanti, sedetevi tutti", borbottò il biondo, appoggiandosi alla cattedra.
Margaret si sedette vicino a me, rivolgendomi un sorriso timido, che ricambiai allegramente e Zayn si appoggiò al muro accanto alla finestra e incrociò le braccia.
"Io sono Jane", mi presentai a Margaret.
"Maggie", sussurrò la bionda.
"Ti costa tanto sederti?", chiese John a Zayn, che continuava a stare appiccicato al muro.
"Ti dà fastidio?", fece il moro, scocciato.
"Dio mio, Zayn, sei irritante", commentai, guardandolo male.
"Siamo tutti qui per studiare, quindi non credo che startene là servirà ad evitarlo".
Il moro sbuffò e si avvicinò per sedersi, comunque a dovuta distanza da me.
Roteai gli occhi.



 

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Capitolo 10
*** Ancora feste, ancora idioti ***


 Ancora feste, ancora idioti


"Tutto chiaro, Jane?", chiese John, osservandomi.
Annuii, giocherellando con una penna.
"Uhm...sì, ma ancora non mi rinvengo con le date", sussurrai, grattandomi la testa.
"Non importa, per ora basta che tu abbia capito. Margaret?", fece poi, voltandosi verso la bionda.
Lei sorrise e annuì.
"Perfetto. Zayn, invece, hai capito?", continuò, voltandosi verso il ragazzo, che non sembrava in alcun modo interessato alla lezione.
"Certo", mormorò, irritato.
Secondo me, non aveva ascoltato una parola di quello che aveva detto John.
E lo sapeva anche il biondo, ma non insistette in alcun modo, si limitò a sospirare.
"Ok, allora per oggi abbiamo finito. Ci possiamo rivedere giovedì, va bene?".
Io e Maggie annuimmo, Zayn non rispose, sistemò soltanto le sue cose e se ne andò.
Lo seguii in fretta.
"Devi smetterla, ti comporti come un bimbetto", sbottai, acida, cercando di stargli dietro, anche se stava camminando davvero velocemente.
Lui mi ignorò.
"Possibile che tu non riesca a fare altro che essere arrabbiato con tutti?", continuai, facendo una smorfia.
Zayn non batté ciglio, continuò a camminare e a ignorarmi.
"Fermati, Dio mio!", urlai, bloccandolo per un braccio.
Me ne pentii subito, ricordando la reazione che aveva avuto quando l'avevo fermato la prima volta.
Ma, questa volta, si fermò e mi guardò negli occhi, aspettando che parlassi.
Deglutii leggermente.
"Ok, senti, non puoi più comportarti così con la scusa della tua ragazza morta. Sono passati anni, è da infantili", sbottai, scuotendo la testa.
"Non ti azzardare a toccarmi e, soprattutto, a nominare Dana un'altra volta", ringhiò, assottigliando gli occhi.
Poi, riprese a camminare.
"No, non questa volta", sussurrai, raggiungendolo.
"Pensi che lei vorrebbe vederti così? Lei vorrebbe vederti andare avanti e felice. Perché non riesci a capirlo? Ti stai rovinando la vita".
Zayn si irrigidì e mi bloccò violentemente per i polsi.
"Devi essere veramente dura di comprendonio, allora. Ti ho detto di non nominarla. E non voglio più sentirti parlare, noi due non siamo amici", ringhiò per poi andarsene.
"Sai? Harry mi ha detto che provi qualcosa per me perché ti ricordo Dana", gli urlai dietro, fuori di me.
Non avrei mai dovuto dirglielo.
Si fermò, ma si voltò solo dopo qualche secondo e mi guardò sprezzante.
"Evidentemente, Harry non capisce un cazzo di me. Tu per me non sei niente: non vali la milionesima parte di quel che valeva Dana", sputò, crudele, per poi andarsene.
Sentii il cuore spezzarmisi e non riuscii a trattenere le lacrime.
Corsi via, senza una meta, mentre le lacrime combattevano per uscire.
Mi lasciai andare ad un pianto liberatorio, rumoroso, più che altro e rallentai la mia corsa, sempre di più, fino a quando non mi ritrovai a camminare lentamente, in un quartiere in cui non ero mai stata.
Entrai in un bar, dopo essermi asciugata le lacrime, e me ne pentii subito.
Non era certo uno di quei posti in cui si dovrebbe trovare una ragazza: c'era odore forte di alcool e tabacco e, appena mi richiusi la porta alle spalle, mi ritrovai tutti gli occhi dei presenti addosso.
Niente di strano, se non fosse che continuarono a fissarmi anche quando feci alcuni passi titubanti verso il bancone. E non mi piacevano per niente quegli sguardi. 
Cercai di non farci caso e ordinai una birra, ma sentivo ancora quegli occhi inquietanti trapassarmi la nuca.
Qualcuno mi affiancò e dal suo fiato capii che doveva essere davvero ubriaco.
"Che ci fa una bella ragazza come te in un postaccio come questo?", ghignò un uomo al mio orecchio, appoggiandosi al bancone del bar per assumere una posizione più comoda o, semplicemente, per reggersi, data la sua condizione.
"Non credo siano affari suoi", bofonchiai, sorseggiando la birra.
"Oh, andiamo, non fare la timida. Voi ragazze volete sempre parlare, non fate altro che parlare e parlare e parlare. Ti sto offrendo la possibilità di parlare con me", ridacchiò, venendomi ancora più vicino.
Sentii qualcun altro ridacchiare.
Mi allontanai, schifata.
"Mi lasci in pace".
"Uuh, fa la difficile, la ragazzina, eh?", mormorò l'uomo, facendo ridere anche gli altri.
Notai che anche il barista era parecchio divertito e la cosa non fece altro che preoccuparmi.
"I-io dovrei andare", balbettai, rendendomi finalmente conto del casino in cui mi ero cacciata.
Mi alzai, ma l'uomo mi bloccò per il braccio.
"Perché prima non parliamo un po', eh?", continuò.
Improvvisamente, qualcuno bloccò il suo, di braccio.
"Uh-uh, non è carino infastidire le ragazze", commentò una voce.
Alzai la testa e incontrai due meravigliosi occhi azzurri.
"Forse dovresti andare a casa, eh, Fred?", continuò il ragazzo, piegandogli il braccio dietro la schiena e spingendolo contro il bancone.
"O forse hai voglia di parlare con me?".
L'uomo mugolò qualcosa di incomprensibile e l'altro ridacchiò, prima di lasciarlo andare e barcollare all'indietro.
"Qualcun altro vuole parlare?", ringhiò, facendo una goffa giravolta su se stesso, che non fece altro che farlo barcollare ulteriormente.
Il bar era più silenzioso di un cimitero. Tutti erano tornati a farsi gli affari loro o, almeno, a far finta.
"Sei ubriaco, Lou", fece una voce alle mie spalle.
Mi voltai e incrociai lo sguardo di un biondino.
"Per questo guidi tu", ribatté l'altro ragazzo, ridendo, mentre tirava un mazzo di chiavi al suo amico, che le afferrò al volo.
Il biondo scosse la testa e se ne andò, seguito a ruota dall'altro.
Raccolsi le mie cose e uscii anch'io, rincorrendoli.
"Aspettate! Aspettate!", esclamai, alle loro spalle.
Si voltò soltanto quello biondo, l'altro continuò a camminare come se nulla fosse.
"Potete darmi un passaggio a casa?", chiesi.
Sapevo di essere sfacciata e forse anche stupida, ma non volevo aspettare un taxi.
"Noi stiamo andando ad una festa, quindi, spiacente, ma dovrai andare a piedi", borbottò quello che mi aveva aiutato con l'ubriaco, voltandosi con un'altra giravolta per poi tornare a camminare.
"Andiamo, Niall", disse all'altro, dato che il biondo se ne stava ancora fermo a guardarmi.
"Posso venire con voi, allora?", ritentai.
Il ragazzo si voltò ancora e mi guardò.
"E' una festa per grandi", commentò, facendo qualche passo per afferrare Niall.
"Ho diciannove anni", dissi.
Il ragazzo scoppiò a ridere, poi alzò le braccia e mi fece cenno di seguirlo.
"Chi sono io per impedirti di venire ad una festa?".

 

***


Nell'auto mi sedetti accanto al biondino e l'altro se ne andò dietro.
"Sono Niall", si presentò il primo, allacciando la cintura.
"E quel coglione là dietro è Louis".
"Già, perché io devo stare dietro che l'auto è mia?", si lamentò Louis, sbuffando.
"Io sono Jane", mi presentai, ignorando il commento del ragazzo.
"Che ci facevi da Dean? Quel posto è pericoloso", continuò Niall, accendendo il motore.
"Tu che ci facevi?", lo provocai, alzando un sopracciglio.
Lui sorrise.
"Sei una tosta, mi piaci".
"Grazie", ribattei, sorridendo.
"Allora, a che festa siamo diretti?".
"Oh, ti piacerà", sussurrò Louis, avvicinandosi al mio orecchio.
"Ci sarà da divertirsi".
Mi voltai verso di lui e corrugai la fronte.
"Non c'è della droga, vero?", chiesi, sospettosa.
"Della droga?", ripeté Louis, ridacchiando.
Ma non aggiunse altro.
Guardai Niall e lui rimase impassibile.
"Fantastico", commentai, scuotendo la testa.
"Che c'è, tesoro? Ti avevo detto che era una festa per grandi".
"Già, ma non credevo che intendessi questo!", esclamai, guardando Louis.
Lui sorrise e alzò le spalle.
"Non ti preoccupare, non devi farti per forza. Si faranno tutti, certo, ma conosco una persona che potrebbe farti compagnia", disse, facendomi un'occhiolino complice.
"Ma che cavolo stai dicendo? Oddio, io sto anche a parlare con te? Sei già ubriaco e sono le sei e mezza!".
Lo sentii sbuffare.
"Un mio amico non si fa, non si fa mai, quindi ti può accompagnare lui a casa, se è questo che ti preoccupa", disse.
"No. Non è questo che mi preoccupa, ma il fatto che stiamo andando ad una festa di drogati e...e...non mi piacciono quelle feste", dissi, ricordando la sera in cui mi ero fatta e poi ero finita da Zayn.
Pessima idea ripensare a Zayn.
I miei occhi si inumidirono velocemente e dovetti voltarmi verso il finestrino per evitare che i ragazzi lo vedessero.
"Va bene, dai, dimmi dove abiti così ti porto a casa", intervenne Niall.
"No! Ma che...? Stai scherzando, vero?", sbottò Louis, innervosito.
"Non fare sempre lo stronzo, Louis", lo riprese Niall.
Mi voltai a guardarlo e alzai le spalle.
"No, non importa, andiamo a quella festa".

 

***


"Dai, non tenermi il muso adesso, siamo ad una festa!", esclamò Louis, mettendomi un braccio intorno al collo.
L'aveva fatto anche Liam, quella volta, e l'idea non mi piaceva per niente.
"Su, andiamo, ti lascio con Harry".
"Che...che hai detto?", feci io, spalancando gli occhi.
Ma lui era troppo impegnato a smanaccare verso qualcuno per sentirmi.
"Ehi, amico!", esclamò.
Puntai lo sguardo dove stava guardando e riconobbi Harry. Sì, proprio lo stesso Harry con cui avevo litigato.
Ma con tutte le persone che potevo incontrare, proprio lui?
Il riccio si avvicinò, sbuffando, poi quando mi notò cambiò espressione.
"Ti lascio questa santarellina, che non ha voglia di divertirsi, proprio come te", fece Louis, spingendomi contro Harry.
Gli finii addosso, facendolo indietreggiare appena.
Maledissi Louis infinite volte, prima di rendermi conto di essere ancora tra le braccia del riccio.
Mi distanziai subito e cercai di evitare il suo sguardo.
"Che ci fai qui?", chiese lui, confuso.
Dal tono, non sembrava arrabbiato, ma io lo ero.
"Jane?".
Sbuffai e incrociai le braccia al petto.
Lo sentii sospirare e poi si avvicinò.
"Si può sapere perché ce l'hai con me?", chiese, cercando il mio sguardo, che fui costretta a concedergli quando mi tirò su il mento con le dita.
Ci guardammo per un po', poi lui sbuffò.
"Non dirmi che sei arrabbiata perché ti ho chiamata 'Jay'!", esclamò, alzando un sopracciglio.
Lo spinsi via.
"Tu...tu...oh, tu!".
Sinceramente, non riuscivo a trovare le parole adatte per definirlo.
"Io, cosa? Sono pessimo con i soprannomi?", mormorò, sarcastico.
Lo guardai male, facendogli spuntare un sorrisetto, poi sbuffai.
"Davvero non ti fai?", chiesi, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"No. Non più almeno, ma non credo che a te interessi, dato che non siamo amici", borbottò, facendo per andarsene.
Roteai gli occhi e lo fermai per la giacca.
"Sei uno stronzo, lo sai?".
"Davvero? Sarei io lo stronzo?", mi provocò, guardandomi intensamente.
Sospirai.
"Ok. Ok, mi dispiace. Ti ho trattato male e non lo meritavi. Chiedo umilmente perdono", dissi, inginocchiandomi teatralmente.
Lo sentii ridere.
"Alzati, sei ridicola".
"E allora? Siamo ad una festa di drogati, non sembrerò certo più ridicola di tutti gli altri!", esclamai, tornando in piedi.
Lui mi sorrise e io ricambiai, ma poi tornai seria.
"Ti sbagliavi, comunque. Zayn non è interessato a me. Ha detto che non valgo la milionesima parte di quanto valesse Dana", sospirai, tirando su col naso.
"In realtà, è per questo che mi sono arrabbiata con te. Perché volevi usarmi come rimpiazzo di una ragazza che doveva essere perfetta e io non valgo niente e sono piena di difetti...non voglio, non posso essere paragonata a lei", singhiozzai, stringendomi fra le braccia.
"Prima di tutto: io non volevo usarti. Mi sei stata subito simpatica e mi hai ricordato Dana, tutto qui. Poi, non è vero che sei piena di difetti. Qualcuno ce l'hai, è ovvio. Ma è questo che ti rende te stessa. Non esiste la perfezione".
Gli sorrisi e lui mi fece l'occhiolino.
"Allora, che ci fai qui?", continuò, curioso.
"Oh, beh, è una lunga storia...".
"Beh, c'è tutto il tempo per raccontarla".

 
***


Avevo appena finito di raccontare a Harry com'ero finita a quella festa, quando una ragazza ci interruppe e sussurrò qualcosa all'orecchio del riccio.
"Cosa? Sei sicura?", fece lui, corrugando la fronte.
"Ok, digli che arrivo subito", continuò, per poi guardarmi.
"Zayn è qui e vuole parlarmi", mi spiegò.
Io spalancai gli occhi.
Zayn era lì?
Perché avevo il sospetto che volesse parlargli di qualcosa che riguardava me?
"Posso venire con te?", chiesi.
Lui alzò le spalle e io lo seguii.
"Ero certo che ti avrei trovato qui", commentò Zayn, appena lo vide.
"A festeggiare, come se ci fosse qualcosa da festeggiare", continuò, acido.
Poi, notò anche me e corrugò la fronte.
"E tu che ci fai qui?".
Sostenni il suo sguardo con un'espressione dura.
"Mi ci ha voluta il Destino", commentai, facendo una smorfia.
Zayn fece una risatina ironica e scosse la testa.
"Davvero molto divertente", disse, sarcastico, per poi voltarsi verso Harry.
"Noi due dobbiamo parlare. Da soli".
"Oh, puoi dire quello che hai da dire anche davanti a lei", sputò Harry, assottigliando gli occhi.
Zayn si passò una mano tra i capelli e scosse la testa.
"E così adesso siete intimi?", chiese Zayn, beffardo, sfornando un sorrisetto da stronzo.
"Siamo amici", fece il riccio, guardandolo male.
"Amici? E da quando tu vuoi degli amici?", ribatté l'altro, alzando un sopracciglio.
"Ok, adesso basta. So benissimo quello che vuoi dire, quindi puoi anche smetterla di cambiare discorso. Sei venuto qui perché Harry ha, scioccamente, pensato che potessi provare qualcosa per me, quando io non sono altro che una nullità, che non vale la milionesima parte di quello che valeva Dana. Non sono alla tua altezza", ringhiai io, citandolo e facendo voltare tutti verso di me.
"Beh, sai una cosa? Hai ragione, sì, la vita è la tua e quindi hai tutto il diritto di trascorrerla a piangere qualcuno che non c'è più. Hai tutto il diritto di essere arrabbiato con tutti e di odiare tutti. E se non vuoi avermi come amica, benissimo, decidi tu. Ma lasciati dire anche un'altra cosa: fottiti. Fottiti, perché non sei nessuno per giudicarmi, non sei nessuno per farmi sentire una merda. Forse non sarò Dana, non sarò perfetta come credo fosse lei, ma valgo anche io qualcosa e se non sei in grado di capirlo, allora fottiti", sbottai, tutto d'un fiato, ogni singola cosa che pensavo in quel momento su di lui.
Zayn non mosse un muscolo, continuò a fissarmi.
E io corsi via.
"Jane! Jane!", Harry mi seguì, fermandomi per un polso.
"Ehi".
Lo guardai con occhi lucidi e lui sospirò.
"Zayn è un idiota se non riesce a vedere quanto fantastica tu sia", disse, per poi sorridere.
Ricambiai il sorriso e lo abbracciai.
All'inizio, rimase un po' rigido, ma poi mi strinse a sé.
"Hai fatto progressi dall'ultima volta", commentai, distaccandomi.
"Ah, sì?", fece lui, sorridendo.
"Decisamente meglio", risposi, ridacchiando.
"Beh, ovvio, mi sono allenato con il cuscino", scherzò, facendomi l'occhiolino.
Risi e lui con me, sfornando due deliziose fossette.
"Aw, le adoro", commentai, mordendomi il labbro per poi punzecchiargli le guance.
"Ehi, ehi, ehi, le signore qua non si toccano, eh!", esclamò allontanandosi.
Scoppiammo di nuovo a ridere.
"Dai, ti porto a casa", fece lui, tornando serio.
Io annuii e lo abbracciai di nuovo.


 


Eccomiii. Siete felici di vedermi? :3
Finalmente, sono apparsi Lou e Niall, che, a quanto pare, sono amici di Harry.
Che ve ne pare di loro? Chi avete preferito? Scrivetemelo che sono curiosaaa.
Comunque, Zayn è stato scortese, come sempre, ormai.
Ma non c'è limite alla sua stronzaggine(?), quindi aspettatevi pure dell'altro.
Non è detto però che non succeda qualcosa...
Va be', adesso vado.
Al prossimo.
Tanto love,
Vale. :)





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Capitolo 11
*** Sospesi ***


 Sospesi


Era venerdì e non è che odiassi il venerdì, ma quella giornata in particolare sarebbe stata una delle più stressanti della mia vita.
Appena uscii di casa, Miriam mi apparve davanti all'improvviso e per poco non mi fece venire un infarto.
"Oddio!", esclamai, portandomi una mano al petto.
"Ciao, Jane, ciao!", fece lei, tutta sorridente, abbracciandomi.
"Ehm...ciao", ribattei, squadrandola da capo a piedi.
"Stai andando a scuola?".
"No, a mangiare una pizza con degli amici", commentai, sarcastica, facendola ridere.
"Ok, senti: hai già detto al tuo amico di stasera?".
"Stasera?", ripetei, confusa.
"Sì...della festa".
Ecco, me ne ero completamente dimenticata.
"Oh, no, veramente, anzi non credo che verrò...", dissi, alzando le spalle.
"Me l'hai promesso!", si lamentò, guardandomi male.
Roteai gli occhi e annuii, rassegnata.
"E va bene. Va bene".
"Grande! Allora dopo la scuola passa da me, così mi dai una mano con i preparativi. A oggi, tesoro", concluse, sparendo così come era apparsa.
Scossi la testa e andai a scuola.
Le prime due ore erano di storia e potete immaginare tutti che la mia voglia fosse pari a zero.
Zayn continuava ad ignorarmi e io, per la prima mezz'ora, lo guardai con la coda dell'occhio, poi mi stufai e decisi di invitare Margaret alla festa di Miriam, dato che era davanti a me.
"Maggie", sussurrai nella sua direzione, facendola voltare quasi subito.
"Ehi, Jane", fece lei, sorridendomi e facendo attenzione a non farsi beccare dal prof.
"Senti, stasera la mia vicina di casa dà una festa, vuoi venire con me e un mio amico?", chiesi, ricambiando il sorriso.
"Oh, mi piacerebbe. Sì, sarebbe carino".
"Fantastico. Ti scrivo l'indirizzo!", esclamai, strappando un foglio per segnarcelo.
Poi lo accartocciai e glielo lanciai e lei mi sorrise per voltarsi subito dopo.
"Un mio amico. Per favore, dimmi che non parlavi di Harry", fece Zayn, ridacchiando.
"Sì, proprio lui. Sai, non è che se tu non vuoi farti degli amici allora anche lui non deve", sbottai, acida, guardandolo male.
Lui continuò a ridacchiare e scosse la testa.
"Povera illusa", sussurrò, scarabocchiando qualcosa sul quaderno.
"Hai detto qualcosa?", borbottai, assottigliando gli occhi per guardarlo ancora peggio.
Si voltò verso di me.
"Harry è il classico ragazzo che ti parla per portarti a letto. Ma, prego, continua pure ad uscirci".
"Quello che faccio io non sono affari tuoi".
"Oh, a me sembrava di sì, dato che avresti potuto benissimo dire a Margaret dopo della festa", sbottò.
Annuii, con l'aria di chi la sa lunga.
"Quindi ci sei rimasto male perché non ti ho invitato?", feci, sfornando un sorrisetto compiaciuto.
"Non mi importa niente di quella fottuta festa".
"Certo", dissi, sarcastica, scuotendo la testa.
Si avvicinò pericolosamente a me.
"Sei soltanto una stronza che si annoia e quindi si diletta a salvare il mondo", soffiò, freddo, sulle mie labbra.
Strinsi i pugni e sbuffai.
"E tu non sei altro che un coglione senza un cuore!", esclamai, guardandolo male.
"Sempre meglio che essere una troietta che ci prova con qualcuno che non potrà avere mai", sputò, alludendo a se stesso.
Spalancai gli occhi, che ben presto si inumidirono.
Non poteva averlo detto davvero.
"La conversazione finisce qui", mormorai, tremolante, voltandomi dall'altra parte per nascondere le lacrime.
"Oh, ci puoi scommettere", commentò lui, alzandosi, dopo aver raccolto le sue cose.
Attraversò la classe, sotto gli sguardi di tutti e fece per andarsene.
"Signor Malik!", tuonò, invano, il professore, dato che lui era già uscito dalla classe.
"No, no, caro. Tu non te ne vai così", sussurrai io, correndogli dietro.
"Signorina Harper!", sentii il professore, ma lo ignorai.
"Sei soltanto un bastardo!", urlai dietro a Zayn, che aveva quasi svoltato l'angolo.
A quelle parole, si voltò e mi venne incontro.
Intanto, tutta la classe di storia era uscita a curiosare, bloccando il professore e le sue urla, nell'aula, ma io non ci feci caso.
"Allora perché ti ostini a parlarmi ancora?", chiese con naturalezza, sembrò quasi non notare le mie lacrime copiose.
"Perché credevo che avrei conosciuto un'altra parte di te, ma non è stato così", sbottai, stringendo i denti.
Lui mi si avvicinò tanto che riuscii a sentire il suo respiro sulle labbra.
"No. La verità è che io ti piaccio, altrimenti non si spiegherebbe la cosa, continuo ad evitarti, a respingerti e tu continui ad insistere. Io ti piaccio, ti attrae tutto di me, scommetto che mi sogni anche la notte, eh? Ma indovina un po'? Tu non sei altro che un'altra sgualdrina da aggiungere alla lista di quelle che potrei scoparmi".
Non resistetti e gli tirai un sonoro schiaffo sulla guancia.
"Sei disgustoso", ringhiai, piangendo.
"Fatemi passare, fatemi passare!", gridò Doyle, facendosi spazio fra gli studenti.
"Malik! Harper! In presidenzaaaaaaa", urlò ancora più forte appena ci ebbe raggiunto.
Io lanciai uno sguardo penetrante a Zayn, che ricambiò con un'occhiatina sprezzante, e andai dal preside, con lui al seguito.

 

***


"Io spero che vi rendiate conto della situazione...", esordì l'uomo, intrecciando le dita sulla scrivania.
Io sospirai e voltai la testa verso la finestra, Zayn roteò gli occhi.
"Io non so se avevate intenzione di prendervi a botte, ma è stata proprio questa l'impressione che avete dato al professor Doyle", continuò, serio.
"Ragazzi, guardatemi mentre vi parlo".
Controvoglia, obbedimmo.
Ormai, stare nella stessa stanza di Zayn era diventato insopportabile, non facevo altro che pensare al modo in cui mi aveva definita.
Era davvero il ragazzo più stronzo che avessi mai conosciuto in vita mia.
"Le vostre famiglie sono già state avvisate, inoltre, avrete una sospensione con obbligo di frequenza per una settimana, a partire da oggi. Non solo verrete a scuola alla stessa ora dei vostri compagni, ma vi tratterrete anche un paio d'ore in più. Il professor Collins si è già reso disponibile per farvi da supervisore", riprese il preside, passando lo sguardo da me a Zayn e viceversa.
Annuii, sospirando.
"Wow, questa sì che è un'ottima notizia. Bene, adesso posso andare?", borbottò Zayn.
L'uomo lo guardò con severità per un attimo.
"L'unico posto in cui può andare è con il professor Collins, che vi aspetta qui fuori, signor Malik".
Il moro sbuffò e se ne andò.
Io rimasi un attimo seduta e mi strinsi fra le braccia.
"So di aver esagerato, ma mi ha veramente trattata male...", sussurrai, sospirando, mentre mi alzavo.
"Jane, aspetta. Voglio scambiare due parole con te, prima che tu raggiunga Zayn. Siediti, per favore", disse lui, indicandomi la sedia.
Obbedii, un po' a disagio. Il fatto che mi avesse dato del tu non aiutò affatto.
"Vedi, questa non è proprio una punizione. Sì, beh, in parte lo è, ma quello che voglio dire è che non ho visto interessarsi qualcuno a Zayn come stai facendo tu, da quando...immagino tu sappia quello che gli è successo...".
Annuii appena.
"Bene. E' che...quel ragazzo è così solo".
Forse c'è un motivo? pensai, scuotendo la testa.
"Non capisco a cosa voglia arrivare...", mormorai, confusa.
"Spero che trascorrendo del tempo con lui tu riesca a farlo tornare quello che era prima. Sinceramente non credo di aver mai conosciuto un ragazzo migliore, era un po' quello che vorrebbero essere tutti: aveva ottimi voti, tantissimi amici, praticava due sport, disegnava ed era sempre gentile e disponibile con tutti. Lo amava tutta la scuola, era una piccola celebrità. Poi tutto è cambiato e adesso lo evitano tutti perché è diventato esattamente il contrario di quello che era", disse, avvicinandosi a me.
Alzai le spalle.
"Mi dispiace, ma non capisco che ruolo abbia io in tutto questo...", ribattei io, corrugando la fronte.
Lui mi sorrise, comprensivo.
"So di chiederti molto, dato che non ti tratta con il rispetto che meriteresti, ma vorrei che tu non smettessi di provare a cambiarlo. In questa settimana potete fare quello che volete, non vi impongo niente. Ma dovete fare qualcosa, un progetto, qualsiasi cosa. Insieme".
"Quindi...vuole che io collabori a qualcosa con lui?", chiesi, riluttante.
"Collaborare. E' esattamente ciò che intendevo. Dimostragli che non è solo e, soprattutto, che qualcuno ha ancora bisogno di lui", rispose, allargando il sorriso, che non aveva mai abbandonato il suo volto.
Mi passai una mano tra i capelli.
"Io...non saprei...".
"Tu fallo e mi dimenticherò di segnare il piccolo inconveniente di oggi sul tuo curriculum", mi interruppe.
"Va bene, ci proverò", dissi, sospirando.

 
***


Entrai nell'aula in cui il preside mi aveva chiesto di andare: Zayn e John erano già lì.
Il biondo, appoggiato alla cattedra, con le mani sul viso; l'altro, seduto, con lo sguardo fisso sulla lavagna alle spalle di John.
Mi schiarii la voce e attirai l'attenzione su di me: John mi sorrise e Zayn roteò gli occhi.
"Allora...che facciamo di bello? Il preside ha detto che possiamo fare quello che vogliamo", dissi, cercando di sorridere.
"Non so, decidete voi due", fece John, sedendosi sulla cattedra.
Guardai Zayn, anche se in quel momento mi faceva schifo e lui ricambiò stranamente il mio sguardo.
"Pensi che noi due siamo in grado di metterci d'accordo su qualcosa?", fece Zayn, soffocando una risata.
Io incrociai le braccia e lo guardai male.
"Se tu proponessi qualcosa di decente lo accetterei, il problema è che non credo tu abbia voglia di fare qualcosa", ribattei, acida.
Lui roteò gli occhi e smise di guardarmi.
Così, mi rivolsi a John.
"Dobbiamo per forza restarcene qui?", chiesi.
Lui alzò le spalle.
"Beh...non so, se volete uscire per un progetto...per assistere ad una commedia teatrale o qualcosa così, penso che il preside vi farebbe uscire...".
Sorrisi.
"Allora ce l'ho!", esclamai, indicando Zayn, che alzò un sopracciglio.
"Cambio del look".
Il moro aggrottò le sopracciglia, poi, quando vide che ero seria, scoppiò a ridere.
"Vorresti andare a fare shopping?", chiese, scettico.
"Sì. Credo che tu ne abbia bisogno. Insomma, guardati, sei trascurato. Non pensi che la lista d'attesa per scoparti possa ridursi drasticamente? Dopo dovrai fare tutto da solo", sbottai, lanciandogli una frecciatina.
Zayn si irrigidì e io mi abbandonai ad un sorrisino vittorioso.
"Ok, io ho sentito soltanto fino a 'trascurato'", fece John, con gli occhi spalancati.
Ridacchiai e mi voltai di nuovo verso Zayn.
"Allora?".
"Va bene. Ok. Tu scegli i miei vestiti, ma io scelgo i tuoi", disse, accettando la sfida.
"Ci si può stare", ribattei.


 

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Capitolo 12
*** Uno stupido cappello ***


 Uno stupido cappello


Ok. Lo so.
Poteva sembrare un'idea davvero assurda, quella di portare Zayn a fare shopping, specialmente se doveva scegliere degli abiti per me.
Sicuramente, mi avrebbe fatto apparire ridicola.
E io contavo proprio su questo perchè sarebbe stato più facile fargli spuntare un sorriso.
"Mi spieghi che vuoi fare?", mi sussurrò John, confuso, mentre uscivamo da scuola.
Zayn era avanti a noi, intento a fumare.
"Beh, voglio irritarlo, voglio che si arrabbi", dissi, mentre un sorrisino mi solcava le labbra e guardavo la figura di Zayn avanzare.
"Non ti pare che si arrabbi anche troppo già di suo?", fece John, scettico.
Roteai gli occhi e lo guardai.
"Non voglio che si arrabbi e basta, voglio che si sfoghi, solo così poi potrà calmarsi e rilassarsi", risposi.
Lui alzò un sopracciglio.
"Quindi? Che hai in mente?", riprese, dopo un po' che camminavamo.
"Niente, voglio solo stuzzicarlo un po'", dissi, allargando il sorrisetto.
"Non so se sia una buona idea...", iniziò lui, ma lo interruppi, bloccandolo per il braccio, alla vista di una delle vetrine dei negozi.
"Oddio, questo è fantastico! Voglio andare qui, andiamo qui", esclamai, entrando, senza accertarmi che i due mi seguissero.

 
***


Dopo due ore e mezza di pura contemplazione degli abiti che mi trovavo davanti, mi ricordai che dovevo trovare qualcosa per Zayn, non per me.
Mi guardai intorno, anche perché non vedevo più né lui, né John.
Poi, li vidi seduti per terra, contro il muro a chiacchierare. O, meglio, John parlava, Zayn, che in teoria avrebbe dovuto ascoltare, stava armeggiando col suo cellulare.
Afferrai alla svelta dei vestiti da uomo che mi sembravano carini e mi avvicinai a loro.
"Ecco qua!", esclamai, tirandoli addosso a Zayn.
"Ma sei scema?", sbottò lui, buttandoli per terra.
Sorrisi.
"Provali", dissi, quasi con tono minaccioso.
"Sarebbe un ordine?", fece lui, guardandomi con sfida.
"Non so, cosa ti sembra?", ribattei, a tono.
Si alzò e raccolse i vestiti, poi si avvicinò e dovetti alzare leggermente la testa per guardarlo negli occhi.
"Ok", disse, solamente, sorridendo a sua volta.
Ne rimasi sorpresa. Zayn che eseguiva un ordine? Wow.
Lo seguii con gli occhi mentre si avviava verso il camerino, ma quando fu a metà strada, afferrò un vestitino e me lo tirò.
"Tu, però, indossa questo", disse, sorridendo e sparendo nel camerino.
"Certo, e che problema c'è?", sussurrai, abbassando la testa sul vestito.
"Oh, porca...".
Spalancai la bocca perché era semitrasparente e troppo, davvero troppo corto. Decisamente, non avrei mai e poi mai indossato una cosa del genere.
Mi voltai verso John e glielo indicai, facendolo ridacchiare.
"Hai fatto tutto da sola, Jane. Ti avevo detto che era una pessima idea", fece lui, alzando le spalle.
Sbuffai, poi presi un lunghissimo e profondissimo respiro e annuii.
"Ok, vuoi la guerra, Zayn Malik? E guerra avrai!", esclamai, entrando nel camerino.
Poco dopo, Zayn era già uscito, perché lo sentii parlare con John.
E io, nonostante avessi già messo il vestito, non volevo uscire.
Cercavo in tutti i modi di trovare qualcosa di decente nel mio aspetto, ma non mi piacevo per niente. Insomma, non ero una di quelle ragazze che odiano il proprio corpo, ma cercavo sempre di coprirmi il più possibile e farmi vedere in quello stato, per di più da Zayn, beh, non è che mi andasse proprio a genio.
Mi guardai allo specchio e mi morsi il labbro inferiore.
Non andava bene, per niente.
"Jane?", sentii John chiamarmi dopo un po'.
"Ehm...sì, un attimo", risposi, sospirando.
"Che c'è? Hai cambiato idea?", mi beffeggiò Zayn.
Che bastardo. Che maledetto bastardo.
Strinsi i pugni e uscii dal camerino, solo per guardarlo male.
"Ti piacerebbe", ringhiai, assottigliando gli occhi.
Lui sorrise, divertito, ma quel sorriso sparì immediatamente dalle sue labbra, che si schiusero appena, mentre passava lo sguardo sul mio corpo.
In quel momento, avvampai.
"Beh, non stai male...", sussurrai, cercando di spostare l'attenzione su di lui.
"Nemmeno tu", ribatté Zayn, grattandosi la testa.
"Certo, non fatemi dire a chi somiglio", feci io, sbuffando.
"No, dai, ti trovo carina, anche se Zayn è stato davvero stronzo", fece John, lanciando un'occhiata torva al moro.
"Oh, che c'è? Ha iniziato lei. E comunque questo look ti si addice", ridacchiò lui, tornando a guardare me.
"Ma vaffanculo, vado a cambiarmi", ribattei io, facendogli il dito medio.

 
***


Quando ce ne andammo, Zayn aveva comprato un cappellino.
"Perché hai comprato quell'oscenità?", chiesi, strappandoglielo di mano e indossandolo.
"Se è tanto osceno come dici, allora ridammelo", sbottò lui, togliendomelo dalla testa.
Gli feci il verso e lui roteò gli occhi.
"E comunque io scherzavo, è carino", dissi, rubandoglielo di nuovo.
"Che palle, Jane!", esclamò lui, sbuffando.
Gli sorrisi, beffarda, e mi allontanai perché non potesse riprenderlo.
"Lo vuoi? Prendilo", lo provocai, sventolando il cappello.
"Non farmi incazzare, tanto sai che me lo riprenderò", bofonchiò Zayn, guardandomi male.
"Convinto tu", lo beffeggiai, indossando il cappello, mentre si formava sulle mie labbra un sorrisetto divertito.
"Jane", mi avvertì, duro, assottigliando gli occhi.
"Sì? Che c'è, Zaynuccio?", feci io, attorcigliando una ciocca di capelli intorno al dito.
Lui corrugò la fronte.
"Come mi hai chiamato?".
"Uhm...Zaynuccio?".
Scosse la testa e scattò verso di me. Quando me ne accorsi, iniziai a correre, ma lui era molto più veloce e mi aveva colta alla sprovvista.
Mi bloccò da dietro e tirai un finto urletto impaurito.
"Lasciami, no!", esclamai, quando mi sollevò da terra e mi caricò sulle spalle.
"Ora me la paghi, stronzetta!", ridacchiò, andando verso una fontana lì vicino.
Quando capii le sue intenzioni, cominciai a scalciare e a colpirlo sulla schiena.
"No, Zayn. NO. Non ti azzardare!", gridai, mentre lui se la rideva.
Poi, mi tirò nella fontana, dopo aver recuperato il suo cappello, ovviamente.
Spalancai la bocca, mentre mi rialzavo, fradicia, sotto gli occhi di alcuni passanti.
John e Zayn scoppiarono a ridere di gusto.
"Grazie per l'aiuto, eh, professore del cazzo!", urlai contro John, che non fece altro che aumentare le sue risate.
"E' fredda l'acqua?", mi beffeggiò Zayn, senza riuscire a smettere di ridere.
Assottigliai gli occhi e lo guardai male.
"Non so, perché non la senti tu?", sbottai, afferrandolo per la maglia e tirandolo verso di me.
Non se l'aspettava, quindi finì nella fontana, ma si bagnò soltanto le gambe, perché non mi riuscì tirarlo sotto l'acqua.
"Allora, che mi dici? E' fredda?", esclamai, schizzandolo.
Lui fece una smorfia e iniziò a schizzarmi a sua volta.
"Ora vedrai", mi minacciò, venendo verso di me.
"Ok, ragazzi, basta adesso. Basta, basta!", intervenne John, poco prima che Zayn mi afferrasse.
Il moro sbuffò e mi guardò male.
"Non finisce qui".
Sorrisi e uscii dalla fontana, insieme a lui.
"Non so chi dei due sia più idiota", ci rimproverò John.
"Oh, finché era Zayn a bagnarmi andava bene, poi quando ho iniziato anche io allora non va più bene?", sbottai, strizzandomi i capelli.
John roteò gli occhi.
"Avete esagerato, però. Anche tu, Zayn", disse, guardando il moro, che, ancora rideva.
"Sarà meglio tornare a scuola", aggiunse.
Zayn annuì e si avviò e io e John lo seguimmo.
"E' stato fortunato che non avessi il cellulare in tasca o l'avrei ucciso", commentai, stringendomi tra le spalle.
John mi sorrise.
"Te ne sei accorta anche tu? Per un attimo, Zayn si è divertito", commentò lui.
Ricambiai il sorriso e osservai Zayn che camminava davanti a noi.
"Vuol dire che c'è ancora una parte viva dentro di lui", commentai io.
John annuì.

 
***


Quando arrivammo a scuola, John ci disse di aspettare fuori e che avrebbe chiesto al preside il permesso per farci andare a casa, dato che eravamo fradici.
Così, rimasi sola con Zayn.
"Sei uno stronzo", commentai, dopo un po', ma solo perché volevo che mi parlasse e il suono della sua voce era così dolce per me.
Lo vidi sorridere.
"Te la sei cercata", mi canzonò, guardandomi.
"Tutto per quello stupido cappello?".
Lui alzò le spalle.
"Mi piace ed è mio. E la roba mia non si tocca", disse, alzando un sopracciglio.
"Oh-oh, scusatemi, vostra altezza", feci io, teatralmente, scuotendo la testa.
"Mi dispiace che tu stia morendo di freddo", cambiò discorso, guardandomi.
"Non sto morendo di freddo...", ribattei, anche se tremavo come un pulcino.
Zayn scosse la testa e si tolse la giacca.
"Ah, no. Non accetterò la tua giacca, di nuovo", commentai, allontanandomi appena.
Lui roteò gli occhi e si avvicinò, mettendomela sulle spalle.
"E' quasi asciutta e tu stai tremando".
Lo guardai negli occhi, mentre me la faceva indossare lentamente.
"Da quando ti preoccupi per me? Una sgualdrina da aggiungere alla tua lista", dissi, pungente, citandolo.
Si morse l'interno guancia e si allontanò appena.
"Ok...forse questo potevo evitare di dirlo...", ammise, passandosi una mano tra i capelli.
"Già, ma non l'hai fatto".
Sospirò.
"No. Hai ragione, ma sei stata tu a provocarmi".
"Ah, io ti avrei provocato? Ma se sei stato tu a cominciare il discorso!", esclamai, inziando ad innervosirmi.
"Sì, ma sei stata tu a dire a Margaret della festa. Volevi che lo sentissi!", ribatté lui, con tono più alto.
"E allora? Anche se fosse? Mi pareva che avessi detto che non ti importava niente di me!", gli ricordai, acida.
Sbuffò e si morse il labbro per non ribattere a tono.
"Vuoi davvero litigare ancora? Perchè, non so se lo sai, ma non abbiamo fatto altro da quando ci siamo conosciuti", disse, dopo un po'.
"Ah, e vorresti dare la colpa a me?", feci io, scuotendo la testa.
Lui si passò una mano sul viso e sospirò, si tolse il cappello e lo tenne un attimo fra le mani.
Poi, me lo mise in testa, molto più lentamente del necessario.
Lo osservai senza muovere un muscolo.
"Che dovrebbe significare questo?", chiesi, deglutendo a fatica, ancora sorpresa da ciò che aveva fatto.
"Niente".
"E allora perché mi hai dato il tuo stupido cappello?", sbottai, confusa e irritata allo stesso tempo dal suo atteggiamento lunatico.
"Perché ti piaceva", sussurrò lui, indietreggiando appena.
Non riuscii a trovare delle parole adatte per rispondergli.
E chi lo capiva quel ragazzo?




 
Eccomi, a rallegrare le vostre giornate, spero lol.
Allors, il capitolo non è uno dei migliori, devo ammetterlo, ma Zayn lunatico è troppo sahfshagh alla fine mi piace troppo.
Voi che ne pensate? Recensite, recensite. Vi adoro troppo e vi ringrazio davvero tanto per tutte le belle parole che mi scrivete sempre.
Via, mi dileguo adesso.
Baci,
Vale. :)



 
 

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Capitolo 13
*** La festa di Miriam ***


 La festa di Miriam


John arrivò poco dopo, dicendoci che il preside aveva acconsentito a lasciarci andare a casa prima.
"Ok, volete un passaggio, ragazzi? Tanto me ne vado anch'io".
"No, io ho la mia auto", rispose Zayn, alzando le spalle.
"Anch'io", feci io, sorridendogli.
"Oh, siete attrezzati, allora", commentò il biondo, sorridendo.
Zayn ridacchiò e tirò fuori un pacchetto di sigarette.
"A lunedì", disse, guardando prima John e poi me.
"Ciao", rispondemmo io e il biondo insieme.
Il moro annuì e se ne andò.
"Wow", sussurrò John, annuendo, pensierosamente.
"Cosa?", feci io, confusa.
"Ha davvero detto 'a lunedì'?".
Ci guardammo e poi scoppiammo a ridere.
Poi, lui tornò serio e mi osservò attentamente.
"Ma...quello è il suo cappello?", chiese, schiudendo leggermente le labbra.
"Oh, ehm...già. Me l'ha appena regalato, credo", risposi, più confusa di lui.
"Doppio wow. Complimenti, Jane Harper, la missione salviamo-Zayn-Malik sta avendo molto successo".
Gli sorrisi e annuii.
"Sì, spero che sia davvero così", ribattei.
Lui ricambiò il sorriso e mi scompigliò i capelli.
"Ah, senti...", lo richiamai, quando fece per andarsene.
"Sì?".
"Hai...hai il numero di Zayn?", chiesi.
"Certo...".
"Beh, perché c'è una festa stasera...", dissi.
"Oh, una festa? Sono invitato?", fece lui, sorridendo.
"Se vuoi venire", risposi io, alzando le spalle.
"No, no, stavo scherzando. Sono troppo vecchio per queste cose".
"Adesso non esagerare", risi, scuotendo la testa.
"Comunque, dicevi?".
"Oh, beh, potresti dire a Zayn che se vuole venire questo è l'indirizzo?", continuai, porgendogli un foglietto su cui avevo scritto l'indirizzo di Miriam.

 
***


Quando tornai a casa, ad aspettarmi in cucina c'erano sia mia madre che mio padre. E non sembravano intenzionati a passare un pranzetto felice in famiglia, per lo meno, non mio padre.
Mi grattai la testa, sotto i loro sguardi.
"Ehm...ciao?", esordii io, facendo una smorfia.
"Jane, vuoi dirci cosa sta succedendo? Perché non mi sembra che sia mai successo in America che tu mettessi le mani addosso a qualcuno, non è nemmeno mai successo che tu litigassi con qualcuno!", esclamò mio padre, incrociando le braccia.
"Io...lo so, ma è stato per un buon motivo e comunque adesso è tutto sistemato".
"Tutto sistemato? Hai una settimana di sospensione. Non credo proprio che sia tutto sistemato!", continuò lui, guardandomi male.
"Il preside ha detto che non la segnerà sul mio curriculum...", cercai di giustificarmi, abbassando la testa.
"Non mi interessa, Jane. Non dovevi comportarti in quel modo. Noi due non ti abbiamo mai insegnato a fare così, ti abbiamo sempre educata per il meglio. Sai che sono anche uscito prima da lavoro per essere qui?".
Mi morsi il labbro inferiore.
"Mi dispiace...", sussurrai, tirando su col naso.
Mio padre, capendo di aver alzato troppo la voce, sospirò.
"Sei in punizione, comunque".
Annuii, comprensiva.
"Non uscirai più di casa per una settimana. Andrai a scuola e basta. A partire da ora", riprese, tornando duro.
Annuii di nuovo, ma poi mi ricordai della festa di Miriam. Non è che mi importasse poi così tanto di quella festa, ma l'avevo detto a troppe persone, se non mi fossi presentata, non sarebbe stato carino.
"Ma...stasera ho la festa di Miriam...", mugolai, guardandolo.
"No, quella non c'entra, puoi andarci", intervenne mia madre, sorridendo.
"Caroline, non iniziare. E' in punizione da ora, quindi non andrà alla festa".
"Oh, ma non iniziare tu, Sean, ci siamo trasferiti qui contro la sua volontà, ricordi? E le abbiamo promesso che sarebbe stata bene e si sarebbe fatta molti amici. Come credi che farà a farsi degli amici se tu la tieni rinchiusa in casa?", commentò, guardandolo male.
"E quindi dovrei mandarla a quella festa? Che razza di punizione sarebbe?".
"La punizione può iniziare da domani, no?", feci io, interrompendoli.
"No. No, non se ne parla. Car, vedi di tenerla in casa, eh! Adesso, scusate, ma devo tornare a lavoro", concluse mio padre, alzandosi da tavola e andandosene, anche se non aveva finito di mangiare.
Sospirai e guardai mia madre.
"Almeno posso avvertire Miriam che non ci andrò? Dovevo anche aiutarla con i preparativi...", dissi, sospirando di nuovo.
"Ma non dire sciocchezze, Jane. Tu andrai a quella festa, parlerò io con tuo padre. E poi mi sono permessa di comprarti il vestito".
"Il vestito?", feci io, aggrottando le sopracciglia.
Lei mi sorrise.
"Oh, lo adorerai. Vieni!", esclamò, afferrandomi per mano e trascinandomi fino in camera mia.
Sul letto, c'era un meraviglioso abito nero. 
Era corto e aveva le maniche in pizzo.
Ne avevo sempre voluto uno così, ma non so perché non l'avevo mai comprato.
"Oh, mamma, è stupendo, ma non posso andare alla festa", commentai.
"Sì che puoi, tesoro. Ti sto dando il permesso".
"Ma non lo merito. Papà ha ragione, mi sono comportata male. E non è da me, quindi non ci andrò", dissi, sedendomi alla scrivania per studiare.
Aprii il libro di letteratura, sospirando.
"Jane, non farmi arrabbiare: chiudi subito quest'affare", sbottò lei, afferrando il libro e buttandolo sul letto.
Sgranai gli occhi e la guardai.
"Ma che fai?".
"Davvero vuoi studiare invece che andare ad una festa con quell'abito?", fece, scuotendo la testa.
"Beh, no, ma...".
"E allora smetti di fare la cretina e inizia a prepararti. Non so tu, ma io ci mettevo delle ore a farmi bella, quindi ti conviene iniziare ora", mi interruppe, sfornando un sorriso complice.
Risi e scossi la testa.
"Dio, sei la madre peggiore del mondo. Ma ti adoro", commentai, facendole allargare il sorriso.
Poi, se ne andò, dopo avermi fatto l'occhiolino.
Sorrisi e inviai un messaggio a Harry per invitarlo.

Ehi, Har, c'è una festa vicino a casa mia. Ce la fai ad essere qui per le sette?
-Jay ;)

Adoravo quel soprannome, dopotutto. E nessuno mi aveva mai chiamata così. Aspettai che mi rispondesse prima di iniziare a prepararmi.

Certo! Non dico mai di no ad una festa. Ci vediamo alle sette, Jay.
-Har 

Ridacchiai appena e corsi a farmi una doccia.
Indossai l'abito, mi truccai e piastrai i capelli.
Quando mi guardai allo specchio, mi trovai davvero carina, ma c'era qualcosa che non mi convinceva. Non sapevo perché, ma sentivo che mancava qualcosa.
Quando tornai in camera e vidi il cappellino di Zayn sul letto, capii cos'era e sorrisi.
Non è che c'entrasse molto col vestito, però la visione d'insieme non era male, dopotutto.

 

***


"Che ne pensi?", chiesi a Harry, quando entrammo in casa di Miriam.
"Di te?", fece lui, squadrandomi da capo a piedi.
Arrossii leggermente e mi spostai una ciocca di capelli dal viso.
"Della festa", precisai, guardandomi intorno.
C'erano tante persone e la musica era a palla, il salotto puzzava di fumo.
"Ho visto di peggio", commentò lui, guardandosi intorno con nonchalance.
"Non ti piace?".
"Credo che sarà noiosa", fece lui, alzando le spalle.
Annuii.
"Per quanto riguarda te...". Mi squadrò di nuovo, molto più attentamente di prima e mi mordicchiai il labbro, cercando una qualsiasi scusa per cambiare argomento.
"Rendiamo la festa divertente", dissi io, prendendolo per mano e trascinandolo al centro del salotto, dove qualcuno stava ballando, prima che potesse finire la frase.
Lui ridacchiò, afferrandomi per i fianchi.
"Vuoi ballare?".
"Faccio schifo a ballare, ci limiteremo a saltellare qua e là per la stanza", dissi, sorridendogli.
Così fu per parecchio tempo, poi ci stancammo.
"Ho voglia di qualcosa di forte, dici che abbiano almeno una birra?", chiese Harry, alzando un sopracciglio.
Ridacchiai, alzando le spalle.
"Abbiamo molto più di quella", intervenne una voce.
"Finalmente, non ci speravo più", commentò Miriam, guardandomi.
"Oh, scusa se non sono potuta venire prim-", mi interruppi perché lei non mi ascoltava, scrutava con attenzione Harry e sembrava quasi che volesse mangiarselo.
"Io sono Miriam!", esclamò, porgendogli la mano, che lui strinse con esitazione.
"Harry...".
"Sono così felice di conoscerti, Harry!", fece lei, sorridendo.
"Lo stesso vale per me...", commentò lui, guardandomi in modo strano.
"Vieni, ti prendo da bere", continuò lei, trascinandolo dietro di sé.
Harry si voltò a guardarmi con un sopracciglio alzato.
Mi grattai la testa e alzai le spalle.
Poi, rimasi sola e decisi di chiamare Margaret perché non l'avevo vista.
Ma, quando presi il cellulare della pochette, notai che mi era arrivato un suo messaggio in cui diceva che non sarebbe potuta venire.
"Fantastico...", commentai, sospirando.
Miriam si sarebbe tenuta stretta Harry per tutta la sera, lo sapevo.
Sbuffai e incrociai le braccia, restando esattamente dov'ero.
Se Harry non fosse tornato, me ne sarei andata a casa.
"Bel cappello", mi soffiò una voce sul collo.
Sentii un brivido attraversarmi la schiena. 
Non era possibile: Zayn era venuto.
Mi voltai lentamente e incrociai i suoi occhi, pieni di una strana luce.
Dio, com'era bello.
"S-sei v-venuto", balbettai, senza togliergli gli occhi di dosso.
Lui sorrise e mise le mani in tasca.
"Ci speravi?", chiese.
Sinceramente, non avevo neanche considerato l'idea.
"Devo ancora realizzare la cosa...", sussurrai, pentendomene subito.
"Quindi sei felice?", fece lui, allargando il sorrisetto.
"Di vederti? Pff", commentai, incrociando le braccia.
Lui alzò un sopracciglio e io sorrisi.
"Ti lascerò il beneficio del dubbio", sussurrai, urtandogli la spalla mentre me ne andavo.
Mi affiancò e lo ignorai, o, almeno, è quello che provai a fare.
"Mi hai invitato tu o sbaglio?", chiese.
Alzai le spalle.
"E allora?".
"E allora dovresti essere felice di vedermi".
Ancora, non risposi e mi bloccò per un polso, avvicinandomi a sé.
Lo fissai negli occhi e sentii il suo respiro caldo sul viso.
I nostri nasi potevano sfiorarsi da quanto eravamo vicini.
Mi concentrai di nuovo sui suoi occhi, erano così magnetici, così dannatamente belli.
Per la prima volta, lo vidi a suo agio, completamente rilassato.
Non aveva nessun ghigno sul volto, nessuna espressione corrucciata o malinconica. Era sereno. 
Si avvicinò ancora di più e sentii le sue mani sfiorarmi appena i fianchi, ma, comunque, senza soffermarsi troppo.
Sapevo cosa voleva fare ed ero anche assolutamente certa di volerlo fermare. Ma non lo feci.
Non mossi un muscolo mentre le sue labbra carnose sfiorarono le mie.
Poi, lui indugiò e non fece altro che peggiorare le cose.
Non ero più in me, sentivo una sensazione nello stomaco che non volevo provare per lui. 
Ero andata, il mio cervello non riusciva più a connettere niente. E forse volevo che mi baciasse. Ma se si aspettava che facessi io la prima mossa, allora avrebbe atteso a lungo.
Finalmente, così all'improvviso che inizialmente non me ne accorsi, poggiò le labbra sulle mie.
Chiusi gli occhi e appoggiai le mie mani sul suo petto, lasciandomi trasportare.
Sentivo come se ci fosse stata una tempesta devastante, terribile, portatrice di pioggia fitta e vento gelido, ma io me ne stavo al caldo nella mia stanza, sotto le coperte morbide a leggere un buon libro, al sicuro.
Questo era ciò che provavo: intorno a noi c'erano tutte le paure, le emozioni sbagliate, i brutti ricordi, ma niente aveva più importanza con lui.
Poi, improvvisamente, questa sensazione sparì e tornai in me.
Mi era piaciuto, indubbiamente, ma Zayn mi aveva trattata malissimo e non gli avrei più permesso di arrivarmi al cuore.
Spalancai gli occhi e lo spinsi indietro. 
Avrei potuto risparmiargli lo schiaffo, ma così non feci.
Gliene tirai uno bello secco sulla guancia sinistra.
Zayn chiuse gli occhi per un momento, che mi sembrò durare un'eternità, e quando li riaprì erano duri e freddi come il ghiaccio.
Con uno sguardo, mi congelò l'anima.
"Perché?", fece, tra lo stupito e l'irritato.
"Mi hai ferita troppe volte per meritarti la mia fiducia", risposi, cercando di sembrare sicura di me e fredda quanto lui, anche se un leggero tremolio nella mia voce mi tradì.
"Era quello che volevi, lo so", continuò lui, assottigliando gli occhi.
"No. No, tu non sai quello che voglio".
"Oh, invece sì che lo so!", ringhiò, scattando verso di me.
Chiusi gli occhi e voltai la faccia di lato, spaventata da quello che avrebbe potuto fare. Ma non sentii niente, se non il suo respiro sul collo.
Lentamente, aprii gli occhi e lo guardai.
"Tu non puoi pretendere che ti cada ai piedi soltanto perché per mezza giornata sei stato meno stronzo del solito", sbottai, quando lui indietreggiò, più calmo.
"Per favore, sei già caduta ai miei piedi, solo che il tuo stupido orgoglio non vuole ammetterlo".
Scossi la testa e presi un lungo respiro per evitare di urlargli contro davanti a tutti.
"Voi ragazze siete tutte uguali, tutte così impossibili da capire. Così complicate. Soltanto Dana era diversa, lei era fantastica...", riprese lui, alzando leggermente la testa verso il soffitto.
"Ecco? Lo vedi? Lo stai facendo di nuovo! Mi stai paragonando a Dana. Ti odio quando fai così. Lei era perfetta? Ok, ma mettiti in testa che persone così non si trovano facilmente. Io non sono perfetta. Lo so. Lo sanno tutti. Ma non ti ho chiesto niente. Sei stato tu a baciarmi...".
"E tu a respingermi, inspiegabilmente".
"Ma falla finita. Hai fatto il coglione con me dal primo giorno e ti aspettavi che ti baciassi così?", ribattei, scuotendo la testa.
"Ma cos'è che vuoi? Vuoi che mi scusi? Vuoi delle fottute scuse?", sbottò lui, nervoso.
"Beh, sarebbe un buon inizio", feci io, incrociando le braccia.
Lui sbuffò e si passò la lingua sulle labbra, poi annuì.
"Ok, allora. Io...ho esagerato. Credo".
"Io ho esagerato. Credo. Queste sarebbero le tue scuse? Sono patetiche", commentai, acida.
"Che succede qui?", intervenne una voce.
Io e Zayn ci voltammo verso chi aveva parlato.
"Harry", sussurrai io, osservando il riccio, che a sua volta alternava lo sguardo da me a Zayn.
"Che ci fai tu qui?", sbottò Zayn, aggrottando le sopracciglia.
"Potrei farti la stessa domanda", ribatté l'altro, serio, con una punta di irritazione nella voce.
"Mi ha invitato Jane", fece il moro, guardando Harry con sfida.
"Beh, ha invitato anche me", disse lui, alzando un sopracciglio.
"Ah, giusto. Me ne ero completamente dimenticato. Jane adesso ha un nuovo amichetto del cuore. Dimmi, Har, tra quanto hai intenzione di scopartela?", chiese, crudelmente Zayn, lanciandomi una veloce occhiata prima di tornare a guardare il riccio.
Feci una smorfia e strinsi i pugni.
"Adesso finiscila. Sei completamente sbagliato, sei una persona orribile. Sei costantemente arrabbiato e riversi la tua rabbia su chi ti sta intorno, non sei capace di far altro. Sai che ti dico? Ne ho abbastanza. Basta, stop, noi due abbiamo chiuso. E riprenditi il tuo stupido cappello", intervenni io, togliendomelo e tirandolo ai suoi piedi, per poi andarmene.
Non ne potevo più di Zayn. La sua presenza mi faceva stare in ansia.
Sospirai e uscii dalla casa di Miriam il prima possibile.
"Jane, Jane, aspetta! Ti accompagno", fece Harry, affiancandomi, appena fummo fuori.
"Non serve, abito proprio accanto", gli ricordai, atona, stringendomi nella giacca.
"Lo so, ma...senti, non lasciarti innervosire da l-".
Lo bloccai con un cenno della mano.
"Harry, non dire niente. Zayn sarà anche un bastardo ma ha ragione. Tu sei un ragazzo simpatico e attraente, ma non di più. Se ti frequentassi ancora probabilmente finiremmo a letto insieme e non è quello di cui ho bisogno, quindi...scusa, ma è meglio se non ci vediamo più", dissi, tutto d'un fiato, cercando di trattenere le lacrime.
Lui rimase immobile ad ascoltare e quando io ebbi finito, corsi via.
Appena arrivai a casa e chiusi la porta, scoppiai a piangere, lasciandomi cadere lungo il muro
.

 
Ed ecco il baciooooooooooooooo! Yeee.
Jane fa tanto l'orgogliosa, ma alla fine le è piaciuto.
Boh, magari adesso ci sarà un po' di casino, o forse faranno pace. Che pensate? E Harry? Beh, lui questa volta non c'entrava niente, diciamo che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Povero cucciolo.
Coomunque, ringrazio tutti quelli che seguono con interesse la storia e tutte quelle meraviglie che la recensiscono, davvero, vi adoro.
Non so se riuscirò a postare presto il prossimo capitolo perché non l'ho ancora finito. Odio pubblicare senza aver scritto un altro capitolo, ma ero già in ritardo e non volevo farvi aspettare troppo. Ma ora lo sapete, sono impegnatissima con la scuola e ho anche iniziato un corso di teatro, quindi ancora peggio.
Ma non voglio scrivere un poema, perciò mi fermo.
Al prossimo!
Baci,
Vale. :)


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Capitolo 14
*** Lasciami essere quel 'qualcuno' ***


Lasciami essere quel qualcuno


"Jane", sussurrò mio padre, accendendo la luce.
Scattai in piedi, asciugandomi alla bell'e meglio le lacrime.
"P-papà...".
Lui mi osservò per un attimo e corrugò leggermente la fronte.
"I-io lo so, non sarei dovuta andare alla festa. Non ti ho ascoltato e...mi dispiace. Scusa...".
"Ehi, ehi, piccola, non ti scusare. Ma che è successo? Oh, vieni qui", fece lui, correndomi incontro per abbracciarmi.
Lo strinsi forte e ricominciai a piangere.
"Tesoro, non piangere. Dai, sediamoci così mi racconti che ti è successo", continuò, accompagnandomi fino al divano.
Tirai su col naso e mi passai una mano sul viso bagnato dalle lacrime.
"Io...".
Oh, ma che volevo fare? Di certo non avevo voglia di parlare di Zayn a mio padre.
"Niente...", dissi, alzando le spalle, facendo per andarmene.
Mio padre sospirò pazientemente e mi bloccò per la vita, riattirandomi sul divano.
"Vederti così mi fa stare male. Soprattutto quando so che è colpa mia...", commentò, accarezzandomi una guancia.
"Non è colpa tua", iniziai io, ma lui mi zittì con un dito sulle labbra.
"Eri così felice in America, avevi così tanti amici e poi Tyler, beh non mi piaceva granchè, ma ti faceva stare bene. Non avrei dovuto accettare questa promozione. Sono stato avido ed egoista".
Lo interruppì, appoggiando la mia mano sulla sua.
"L'hai fatto per noi. Me e la mamma. E non ci vedo niente di egoista", dissi io, cercando di sorridergli, incoraggiante.
"Voi due siete tutto per me. Perciò se adesso mi dici che non vuoi stare qui io faccio qualche telefonata ed entro lunedì saremo di nuovo a casa. Beh, l'altra casa".
Abbassai la testa e sospirai.
Forse era quello che volevo, ma non ne ero sicura.
Mi alzai in piedi e rivolsi un sorriso a mio padre.
"E' stata una brutta giornata, ma mi riprenderò", conclusi, lasciandogli un bacio sulla fronte.
"Buonanotte".
"'Notte, tesoro".

 
***


Passai il sabato e la domenica in casa, non tanto perché non avevo voglia di vedere nessuno, ma, piuttosto, perché diluviava e non ero potuta uscire a fare due passi.
Sarebbe stata una buona idea chiamare Maggie e invitarla a dormire da me, ma questa idea non mi era passata neanche per l'anticamera del cervello.
Beh, non mi erano venute molte idee in mente, anche perché avevo cercato di reprimere ogni pensiero che riguardasse la mia vita e mi ero concentrata sullo studio. 
Dopo questi due giorni, il professor Doyle non avrebbe potuto lamentarsi per il mio scarso studio della sua materia.
Tirai un colpo di tosse e presi un lungo respiro prima di entrare a scuola.
Mi aspettava un'intera giornata con Zayn.
Ero al settimo cielo, proprio.
Mi sistemai la borsa in spalla ed entrai nell'aula.
Zayn era già lì, il che mi infastidì leggermente, non so perché.
Lo ignorai completamente, anche quando alzò lo sguardo e i suoi occhi incrociarono i miei e per poco non mi sciolsi.
Non erano più duri e freddi come la sera della festa, ma insicuri, forse.
Scossi la testa e mi sedetti il più lontano possibile da lui.
Si voltò un secondo a guardarmi e aprì leggermente la bocca, ma, quando fui certa che avrebbe parlato, si voltò e iniziò a picchiettare una penna sul banco.
Presi un lungo respiro e tirai fuori il libro di storia che avevo portato per ripassare. Di certo, non avevo alcuna voglia di fare un progetto con Zayn, quindi avrei semplicemente studiato. Ancora.
Non ci avevo mai pensato, ma era davvero un ottimo modo per distrarsi.
"Buongiorno a tutti, splendete, raggi di sole", trillò una voce, quando la porta si aprì, sbattendo contro il muro.
Io sussultai.
Poi, riconobbi John.
Entrò e ci rivolse un sorriso a trentadue denti, poi si sedette sulla cattedra.
Cos'era tutta quell'allegria?
Alzai un sopracciglio e lo fissai e così anche Zayn.
John ricambiò i nostri sguardi senza togliersi quel sorrisetto dal volto.
"Beh? Non usa salutare?".
Zayn non si mosse, forse cambiò espressione, ma non riuscii a vederlo, e io agitai appena la mano, per poi mettermi a sfogliare svogliatamente il libro di storia.
"Ehi, non saltatemi addosso, eh!", commentò il biondo, sarcastico.
Poi, rimase un attimo in silenzio in attesa di una risatina o un sorrisino divertito, ma io e Zayn restammo immobili.
"Ok, che succede?".
Io alzai la mano e lui aggrottò le sopracciglia e incrociò le braccia, sempre più confuso.
"Ehm...sì?", fece, schiarendosi la voce.
"Posso andare in bagno?", chiesi con nonchalance, indicando la porta.
"Oh". 
Non disse altro, probabilemente perché non si aspettava tutta quella freddezza e quel così brutale distacco.
"Posso?", ripetei, dato che non mi aveva dato una risposta.
"Sì. Certo, non devi neanche chiederlo", disse, abbozzando un sorriso che però non rispecchiava i suoi sentimenti.
Spostai rumorosamente la sedia e mi alzai, facendo per andarmene, ma appena passai davanti a John, lui mi fermò.
"Avete litigato di nuovo, vero?", sussurrò.
Non mi voltai neanche a guardarlo e annuii debolmente con la testa, prima che lui mi lasciasse andare e io sparissi dalla porta.

 

***


Quando tornai, John e Zayn stavano discutendo animatamente e, indovinate un po'? Appena entrai si chetarono all'istante.
Roteai gli occhi, ma feci finta di niente e tornai al mio posto a studiare.
"Jane?", sentii John chiamarmi.
Alzai la testa e lo guardai.
"Hai intenzione di studiare per tutto il tempo?".
"Sì", risposi semplicemente, tornando sul libro.
"Ah, perché Zayn avrebbe qualcosa da dirti", continuò John, schiarendosi la voce.
Alzai la testa verso di lui e vidi che stava lanciando delle occhiatacce al moro, che sembrava ricambiarle al meglio.
Sbuffai e scossi la testa.
"Può dire quello che vuole, tanto non servirà a niente", feci io, acida.
"Oh, perché ti ho fatto un torto tanto grande, vero?", sbottò Zayn, alzandosi di scatto.
Lo guardai male e lui incrociò le braccia.
"Va bene. Mi dispiace. Davvero, sono sincero, mi dispiace. Per tutto. Per quello che ho detto, per quello che ho fatto, ma, cazzo, non sono pentito di averti baciata!", quasi gridò, facendo qualche passo verso di me.
Spalancai gli occhi e schiusi le labbra, sconvolta.
Aveva davvero detto quello che avevo sentito?
"Ook, io esco. Ma sono qui fuori, ok? Cercate...cercate di non prendervi a pugni", sussurrò John, andandosene.
Io mi alzai e fissai Zayn che si avvicinò ancora un po' e poi si fermò, come per lasciarmi dello spazio.
"Non mi dispiace per il bacio. Per tutto il resto sì, ma non mi scuserò per una cosa che volevo e che, soprattutto, volevi tu".
Scossi la testa e mi passai la mano sul viso.
"Dio, Zayn, ma perché devi sempre rovinare tutto? Io non volevo quel bacio, altrimenti non ti avrei respinto, non credi?", sbottai, incrociando le braccia.
Lui fece un sorrisetto e abbassò la testa.
"Beh, voi ragazze siete strane".
"Ah, quindi io sarei strana? Ma senti chi parla!", esclamai, risentita.
Zayn ridacchiò e si avvicinò pericolosamente a me.
Fu come un flashback della sera della festa.
Me lo sentivo. Sapevo che mi avrebbe baciata, il problema era che non ero più tanto sicura che sarei riuscita a respingerlo anche questa volta.
Scrutai attentamente il suo viso, sempre più vicino, finché l'unica cosa che vidi furono le sue labbra. Quelle maledette labbra così invitanti!
Oh, Zayn.
Mi fu così vicino che il suo respiro caldo mi solleticò il viso, socchiusi gli occhi.
"Sai, faccio spesso cose stupide, quindi, forse, adesso dovresti impedirmi di farne un'altra", sussurrò con voce roca.
Aspettò un secondo, forse due, poi le sue labbra morbide si posarono sulle mie.
Chiusi gli occhi per godermi quel momento.
Ancora una volta, non l'avevo fermato. E non avevo più una fottuta scusa. 
Tremai leggermente e gli circondai il collo con le braccia.
Ah, fanculo tutto, pensai.
Schiusi le labbra per lasciargli la possibilità di approfondire il bacio, e così fece. Sentii la sua lingua ricercare la mia.
Non so per quanto ci baciammo, ma quando smettemmo, fu soltanto perché non riuscivamo quasi più a respirare.
Spalancai gli occhi, indietreggiando fino al muro.
Nemmeno io credevo che esistesse quel lato di me.
Quel lato voglioso. Quel lato passionale.
Osservai Zayn; non aveva un sorrisetto beffardo o malizioso sul volto, e questo mi tranquillizzò abbastanza, non so cosa gli passasse per la testa in quel momento, ma sicuramente, non era più dispiaciuto di prima.
Abbassai la testa e presi un lungo respiro.
Avevo detto che Zayn mi piaceva. L'avevo scritto su un cavolo di foglio per sfogarmi, sperando che non sarebbe più stato così. Ma...era ancora così.
Era stato uno stronzo, ma mi intrigava, mi intrigava davvero tanto.
"Avanti, dillo. Di' un'altra volta che non era ciò che volevi", mi provocò.
Lo guardai e sospirai.
"Ok, mi è piaciuto ed era quello che volevo. Contento, adesso?", sbottai, alzando un sopracciglio.
"Non so, potresti essere meno sarcastica?", commentò, roteando gli occhi.
Abbassai la testa e mi spuntò un sorrisetto divertito.
Poi, andai verso di lui e poggiai le mie mani sul suo petto, scrutandolo a fondo negli occhi.
"Che devo fare con te, Zayn Malik?", sussurrai, schiudendo le labbra.
Zayn sorrise e mi passò un dito sulla guancia.
"Provi qualcosa per me".
Non ero certa che fosse una domanda. Anzi, non lo era proprio.
Deglutii e abbassai la testa, ma lui mi costrinse a guardarlo, sollevandomi il mento con due dita.
Tutta quella sua sicurezza mi dava fastidio, insomma, era abbastanza imbarazzante stare lì, impalata come un'idiota, mentre un ragazzo dice una cosa del genere.
"Io...sì, è vero. Lo sapevi già, tanto. Io...provo qualcosa per te dalla prima volta che ti ho visto. Mi hai affascinato, incantato. Non ho mai conosciuto un ragazzo misterioso e attraente come te...e poi così malinconico. La prima cosa che ho pensato è stata: devo salvarlo, voglio che sorrida, che sia felice. Lo so, è strano...e io sono una cretina. Tutto questo discorso è cretino e anche parecchio imbarazzante, ma...".
Mi interruppe, togliendomi il fiato con un bacio passionale.
Lo sentii sorridere sulle mie labbra e poi si allontanò.
"Vuoi sapere che ho pensato io la prima volta che ti ho visto? Oddio, no. Un'altra cogliona che mi viene dietro perché non conosce la storia".
Mi morsi il labbro e sospirai.
Era quello che pensava di me? Bello, davvero.
Stava per aggiungere altro, ma lo interruppi.
"Ok, non serve che tu mi dica tutto perché mi offendo facilmente", sussurrai, sbuffando.
"Almeno lasciami finire...", fece lui, sfiorandomi la guancia con un dito.
Poi mi guardò, come a chiedermi il permesso per continuare.
Alzai le spalle.
"Ho pensato che ti saresti interessata a me per un po', e poi mi avresti lasciato perdere perché sono troppo complicato e perché qualcuno ti avrebbe detto di...Dana...e mi avresti guardato come tutti gli altri...".
Corrugai la fronte e lui fece un sorriso pieno di tristezza.
"E' vero, dalla sua morte ho evitato tutti, ma questo non significa che non avessi bisogno di qualcuno al mio fianco. Io non ero abituato ad avere qualcuno intorno, per questo ti ho trattata male. In realtà volevo conoscerti, parlarti...ma...avevo paura che te ne saresti andata, che avresti preferito degli amici 'normali'...la verità è questa, Jane, io ho paura. Ho così tanta paura".
Irrigidì la mascella e si voltò verso la lavagna.
Poi, sospirò.
Mi ci volle qualche minuto per realizzare tutto, ma poi sorrisi e intrecciai le mie dita con le sue, ricercando il suo sguardo.
Quando i suoi occhi, in quel momento lucidi, incontrarono i miei, non riuscii a starmene lì impalata come una cretina: lo abbracciai.
"Non devi vergognartene, aver paura è umano. E almeno che tu non sia segretamente un supereroe, non puoi non averne. Puoi soltanto condividerla con qualcuno", dissi, sciogliendo l'abbraccio.
"Lasciami essere quel 'qualcuno'", sussurrai.


 
Impegni, impegni, impegni e ancora impegni.
Dio, non ce la faccio più.
Scusate se ci ho messo così tanto ad aggiornare, odio farvi aspettare troppo, ma non ce l'ho proprio fatta.
Spero che il capitolo vi piaccia, anche se non è un granché.
Non ho ricontrollato, quindi scusatemi per eventuali errori.
Grazie per le recensioni, amori miei.
Baci,
Vale. :)



 

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Capitolo 15
*** Niente è perfetto, ancor meno la vita ***


Niente è perfetto, ancor meno la vita


Zayn mi guardò negli occhi, concedendomi, forse, lo sguardo più lungo che mi avesse mai dato.
Poi, abbassò la testa e la scosse leggermente.
"Ti farei soltanto soffrire".
Mi morsi il labbro.
"Non lo farai".
"Sì, Jane. Io non sono pronto per una relazione, non sono pronto ad andare avanti e a dimenticarmi di Dana!", esclamò lui, incrociando di nuovo i miei occhi, che pian piano iniziarono ad inumidirsi.
"E allora perché mi hai baciata? Tu stesso hai ammesso che era ciò che volevi!", ribattei, senza capire.
Perché mi stava facendo questo? Perché mi aveva illusa?
Aprì la bocca, ma non ne uscì niente e scosse la testa.
"Lo sapevo. Sapevo che non mi sarei dovuta fidare di te! Ma perché sono così stupida?", singhiozzai, asciugandomi in fretta le prime lacrime che iniziavano a scendermi sulle guance.
Poi, raccolsi le mie cose e feci per andarmene, ma lui mi bloccò per un polso, facendomi cadere tutto di mano.
"Ma vaffanculo!", commentai, chinandomi per raccogliere la mia roba, ma, di nuovo, mi bloccò per un polso e mi attirò a sé.
Mi ritrovai appiccicata a lui; il mio corpo al suo corpo, le mie labbra alle sue.
"No. No!", esclamai, spingendolo via.
"Non sono un cazzo di oggetto che puoi usare a piacimento, ho dei sentimenti, Zayn!".
"Jane, ti prego, non urlare", ribatté lui, spostandomi una ciocca di capelli dal volto.
Cercai di calmarmi e presi un bel respiro profondo.
"Cosa vuoi? Per favore, dimmi che cavolo vuoi da me e facciamola finita".
"Non so nemmeno io cosa voglio, ho bisogno di capirlo, ed ho bisogno di tempo, ma, per favore, non litighiamo di nuovo. Sembra che riusciamo soltanto ad odiarci sempre alla fine. Ma io non ti odio, Jane. Per niente", disse, sfiorandomi la guancia con il pollice. Socchiusi gli occhi per un attimo.
"Allora cosa ti aspetti che faccia? Che mi lasci usare da te perché non sai che cosa vuoi veramente?", ripresi, dopo un po', scuotendo la testa.
Lo sentii sospirare e poi mi prese il volto tra le mani, costringendomi a guardarlo.
"Sono confuso, ok? Ne ho il diritto, dato che sei l'unica che mi fa provare le stesse cose che provavo quando ero con Dana, non credi?".
Schiusi le labbra, incredula delle sue parole.
Provava sentimenti del genere verso di me?
Avrei voluto dire qualcosa di carino, ma non mi venivano le parole adatte e avevo paura che la conversazione divenisse di nuovo un litigio.
"Capisco che ti senta usata...io...forse avrei dovuto dirtelo prima, ma mi piaci. Davvero, non lo dico tanto per dire, insomma, sei diversa dalle altre e dici sempre quello che pensi e il fatto che poi litighiamo sempre rende tutto più eccitante, no? Altrimenti se fossi sempre carina e coccolosa saresti noiosa. No...io adoro il tuo lato aggressivo, mi ricorda quello di Dana".
Chiusi gli occhi e sospirai.
Di nuovo, ero stata paragonata a lei.
"Io non sono Dana, Zayn".
"No, lo so. Lo so", disse, chinandosi per avvicinarsi di più al mio viso.
"Lo so", ripeté, più piano, sfiorando le mie labbra con le sue.
Tremai leggermente e lasciai che mi baciasse.
In quel momento, proprio in quel dannato momento, entrò John.
"Allora...oddio! Oddio. Io non ho visto niente!", esclamò, tornando subito fuori.
Fui certa che fosse arrossito appena.
Zayn ridacchiò e io sorrisi, divertita.
"Credi che dovremmo fargli sapere che abbiamo fatto pace?", chiesi, mordendomi il labbro per non scoppiare a ridere.
"Mah...credo che l'abbia capito...", sussurrò lui, mettendomi un braccio intorno al collo e spingendomi fuori dalla classe.
John stava facendo avanti e indietro per il corridoio con le mani in tasca.
Zayn si schiarì la voce e il biondo si voltò a guardarci.
"Oh, ehm...avete finito?".
Io abbassai la testa e annuii appena, Zayn soffocò una risata.
"Dai, non dirmi che ti sei scandalizzato per un minuscolo bacio!", ridacchiò.
"No, no, figuriamoci...è che non me lo aspettavo...cioè, da una parte me lo aspettavo, però non in quel momento".
Zayn rise e mi strinse di più a sé.
"Bene, avete fatto pace quindi adesso non ci saranno problemi con quel progetto che il preside vuole che facciate, no?", riprese John, sorridendoci.
"Sai, Zayn...ho fatto pace con te...ma non con Harry...e l'ho trattato malissimo, quindi...credi che dovrei...? Insomma, in fondo non so neanche perché ci ho litigato, dovrei chiedergli scusa?".
Zayn si morse l'interno guancia e alzò un sopracciglio, prima di voltarsi verso un ragazzo che stava attraversando il corridoio.
"Zayn?", feci, strattonandolo leggermente.
"Senti, decidi tu perché io ti direi comunque che non si merita le tue scuse, anche se l'avessi trattato davvero male", disse, passandosi nervosamente la lingua sulle labbra.
Aggrottai le sopracciglia.
"Ma si può sapere che è successo tra voi due? Non era il tuo migliore amico?".
"Hai detto bene. 'Era'", rispose, freddo, incrociando le braccia.
Sospirai e poi mi rivolsi a John.
"Posso uscire? Devo vedere Harry".
"No, Jane. Devi restare a scuola".
"Oh, ti prego!", esclamai, facendo il labbruccio.
John roteò gli occhi e scosse la testa.
"Se ti facessi uscire senza il permesso del preside potrei rimetterci e, inoltre, anche Harry è a scuola. O dovrebbe esserci, almeno".
"Però tu sai dove va, no? Era il migliore amico di tua sorella".
John sbuffò, ma poi annuì.
"Non è sempre andato lì comunque...".
"Sì, ok. Dai, per favore, è urgente, voglio chiedergli scusa. Oh, ho un'idea! Venite anche voi due! Possiamo uscire per un progetto, il preside non sospetterà nulla", proposi, soddisfatta della mia idea.
Zayn sbuffò e scosse la testa e John incrociò le braccia, pensieroso.
Strinsi la mano del moro e gli feci gli occhioni dolci.
"Daaai, fate i gentiluomini e accontentate una povera donzella in difficoltà", li supplicai.
Poi, mi spuntò un sorrisetto soddisfatto quando capii che non avrebbero potuto dire di no.

 

***


"Allora, quale sarebbe il tuo piano? Rapire Harry dalla sua classe?", chiese John, sarcastico, quando arrivammo alla scuola del riccio.
"Ah-ah. Beh, in realtà pensavo di improvvisare".
Zayn e John si scambiarono un'occhiatina e poi mi guardarono.
"Non mi guardate così!", esclamai, sorpassandoli per entrare a scuola.
I corridoi erano completamente vuoti, ma in lontananza, vidi arrivare una donnetta con dei fogli in mano e mi avvicinai con Zayn e John al seguito.
"Salve...", esordii, sorridendole.
Lei alzò la testa e mi squadrò da capo a piedi, sistemandosi gli occhiali sul naso prorompente.
"Sì?", chiese, con una vocetta irritante.
Mi voltai un attimo verso John e Zayn e mi grattai la testa.
"Ehm...ehm...salve, lui è il fratello di Harry Styles e dovrebbe portarlo via", la sparai lì, afferrando John per la manica della giacca e indicandolo alla donna.
Lei lo guardò per un attimo, poi alzò leggermente un sopracciglio.
"Fratello?", fece, non del tutto convinta.
Oddio, perché doveva essere così scettica?
"Cugino, lei voleva dire cugino", intervenne John, sfuggendo alla mia presa.
"Oh, sì...sì", bofonchiai, sperando che mi credesse.
"Bene, lo chiamo. Un attimo".
Quando se ne andò, tirai un sospiro di sollievo.
"La tua improvvisazione doveva per forza coinvolgere me?", sbottò John, irritato.
"Oh, adesso non farla lunga", commentai, scuotendo la testa.
Poi, la donna tornò, seguita da Harry, più confuso che mai.
"Ha detto che c'è mio cugino?", stava chiedendo alla donna, prima di bloccarsi quando vide me, Zayn e John.
Spalancò le labbra, poi scoppiò in una risatina isterica.
"E' uno scherzo, vero?", sbottò, diventando freddo, mentre i suoi occhi perforavano i miei.
Abbassai la testa e mi morsi il labbro inferiore.
"Dove devo firmare per portarlo via?", fece John, guardando la donna.
"Oh, non ti scomodare, John. Signora Lewis, può anche riaccompagnarmi in classe, lui non è mio cugino", disse Harry, voltandoci le spalle.
La donna ci osservò con fare severo.
"Sta scherzando", commentò John, facendo un sorrisino tirato.
"Lui adora scherzare", aggiunsi io, annuendo velocemente con la testa.
Sentimmo Harry sbuffare, mentre si voltava a guardarci, scocciato.
"Per favore", gli mimai con le labbra, sperando che venisse con noi.
"Già, adoro scherzare. Scherzetto!", esclamò, aprendosi in un enorme sorriso.
Vederlo sorridere così, sapendo che non era altro che un sorriso finto mi rattristò.
La donna scosse la testa e roteò gli occhi.
"Davvero molto divertente, signor Styles", borbottò, acida, facendo cenno a John di seguirla.
"Venga, così può firmare".
"Harry...", iniziai io, spostandomi una ciocca di capelli dal viso, appena restammo solo io, lui e Zayn.
"Dato che sei qui, dovrei aspettarmi delle scuse?", mi interruppe, alzando un sopracciglio.
"Io...sì. So che magari non vorrai ascoltarmi, ma mi dispiace davvero per averti detto quelle cose e per averti allontanato...".
"Per avermi detto...quali cose? Che io sia un puttaniere che si porta a letto tutte le ragazze che conosce è un dato di fatto. Non vedo perché uno dovrebbe offendersi", disse, pungente. 
Mi sentii male. In un certo senso, era questo che avevo detto di lui.
"Sei arrabbiato e ti capisco".
"Ah, davvero? Io ci sono stato per te, quando quel coglione- e indicò Zayn -ti faceva soffrire e tu che fai? Ti fidi di quello che ti dice lui. Davvero un comportamento da amica", sbottò, scuotendo la testa.
"Mi dispiace...", sussurrai, tirando su col naso.
"Ah, perché non avevo ragione?", intervenne Zayn, guardandolo male.
Mi voltai verso il moro, che, a sua volta, stava fissando Harry.
Il riccio fece schioccare la lingua e ricambiò lo sguardo.
"Tutti commettono degli errori".
Capii che stavano alludendo a qualcosa che io non sapevo e mi sentii un po' esclusa.
Che diavolo era successo da rovinare la loro amicizia?
"Qualcuno più di altri", ringhiò Zayn, assottigliando gli occhi.
"Ok, ragazzi, per favore", mi intromisi io, scuotendo la testa.
Si zittirono e mi voltai di nuovo verso Harry.
"Sono stata una stronza lo ammetto, ma tu stesso hai detto che tutti commettono degli errori. Ecco, ho sbagliato. Tu sei stato un buon amico e vorrei che tornassi ad esserlo", dissi, incrociando il suo sguardo un paio di volte.
Poi, gli porsi la mano, abbozzando un sorriso sincero.
Lui guardò prima la mia mano e dopo me, ma non la strinse.
"Harry, mi importa di te...", supplicai, con gli occhi umidi.
"A me no. Ho così tante sgualdrine da poter scopare, non ho bisogno di un'altra", sputò, crudelmente.
Mi irrigidii. Ecco che, di nuovo, venivo definita 'sgualdrina'.
"Ehi, abbassa i toni. Lei sta cercando di scusarsi", fece Zayn, puntandogli un dito contro.
Afferrai la mano di Zayn e lo invitai ad abbassarla, scuotendo la testa.
"Tanto è inutile", commentai, voltandomi.



 
No, non sono morta lol
Volevo aggiornare prima, davvero, ma non ho avuto tempo, quindi scusatemi.
Grazie per le recensioni, dolcezze.
Vi adoro troppo, ma lo sapete già.
Boh, vi lascio.
Al prossimo.
Baci, 
Vale. :)




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Capitolo 16
*** Un passato che ferisce sempre come allora ***


 Un passato che ferisce sempre come allora


"Tesoro, puoi rispondere tu?", gridò mia madre dal bagno, appena qualcuno bussò alla porta.
"Sì!", risposi, appoggiando la tazza di té sul tavolo e correndo alla porta.
Quando aprii, mi ritrovai Harry davanti.
"Wow", commentai, piegando la testa di lato e incrociando le braccia al petto.
"Con che coraggio ti presenti a casa mia?", ringhiai, assottigliando gli occhi.
Harry non si scompose minimamente, non cambiò espressione, né si mosse.
Restò a guardarmi con i suoi occhi verdi, che mai, prima, avevo visto così freddi e duri.
"Credo di aver esagerato, ieri. Ero furioso".
Annuii debolmente e mi misi a fissare il tappeto ai suoi piedi.
"Ma non vuoi che torniamo a frequentarci, giusto?", capii, passandomi la lingua sulle labbra.
"Posso entrare?", continuò lui, senza rispondermi.
Alzai la testa e lo fissai per qualche secondo, prima di spostarmi per farlo passare.
"Ci sono alcune cose che devi sapere", mi disse, appena entrammo in camera mia.
Presi un lungo respiro e lo invitai a sedersi sul letto, vicino a me.
"Bene, allora. Parla".
Harry si morse l'interno guancia e scrutò per un attimo il soffitto, forse, riordinando i pensieri in testa.
Aspettai pazientemente che trovasse le parole.
"Quando incontrai Dana per la prima volta...ero ancora un bambino. Ero caduto perché dei ragazzini più grandi di me mi avevano fatto lo sgambetto; mi prendevano in giro e ridevano di me e io non ero come ora, ero debole, non sapevo difendermi e me ne stavo lì, fermo, a piangere e a sperare che se ne andassero e mi lasciassero in pace. E poi...arrivò lei".
Harry si lasciò andare ad un sorriso malinconico e riprese.
"Oh, lei era coraggiosa e forte e non sopportava le ingiustizie: si piazzò davanti a quei bambini e gli urlò contro finché non se ne andarono. Da quel giorno, diventammo amici: giocavamo sempre insieme, condividevamo tutto, avevamo anche un nascondiglio segreto", si fermò di nuovo per abbozzare un altro sorriso.
Io continuai a guardarlo, curiosa, e allo stesso tempo, senza capire quello a cui volesse arrivare.
"Poi, crescemmo e io andai alle superiori, senza di lei perché aveva un anno meno. Lì conobbi Zayn: non era il ragazzo che hai conosciuto tu, non era così triste e vuoto, anzi, era raro vederlo senza il sorriso. Era ambizioso, studioso, atletico, divertente, solare. Non ci mise molto a farsi notare e ben presto entrò nella squadra di football della scuola, assicurandosi un posto tra i più popolari. Quando successe, ero felice per lui, ma pensavo che quella sarebbe stata la fine della nostra amicizia...e invece...mi aiutò a entrare in squadra. Diventammo inseparabili, tutti sapevano che ovunque andasse Zayn Malik, ci sarei stato anche io e viceversa. Quando hai un legame così forte con qualcuno, sei sicuro che non si spezzerà mai", disse, sospirando.
Si voltò a guardarmi e io accennai un piccolo sorriso.
"L'anno dopo, arrivò anche Dana e io mi sentivo scoppiare dalla gioia: avrei avuto entrambi i miei migliori amici con me, sempre. Euforico, la presentai a Zayn e fu un attimo: nel momento in cui i loro occhi si incrociarono e i loro sorrisi si aprirono all'unisono, capii, egoisticamente, di aver fatto una grande cazzata. In meno di un mese, si misero insieme. Non mi esclusero dal gruppo, no. Ma io mi sentii comunque abbandonato perché sapevo, perché sentivo che se anche io me ne fossi andato, loro sarebbero stati felici lo stesso".
Harry scosse la testa e strinse la coperta sotto di sé.
"Continuai comunque a frequentarli ed ero contento con loro, anche se non come prima. Ogni volta che si abbracciavano o si baciavano avevo la sensazione che tutto ciò fosse sbagliato, mi sentivo strano. Solo dopo qualche mese capii che tutte quelle emozioni, tutti quei sentimenti, non erano altro che effetti della gelosia. Zayn aveva ottenuto quello che io, inconsciamente, avevo desiderato dalla prima volta che avevo visto Dana", la voce gli si spezzò sul nome della ragazza e chinò leggermente il capo, stringendo i denti.
"Tu l'amavi", sussurrai io, schiudendo appena le labbra.
Harry scosse la testa.
"Io la amo, Jane. La amo ancora con tutto me stesso".
A sentire quelle parole, mi si inumidirono gli occhi e strinsi forte la sua mano.
"Poi che è successo?", lo invitai a continuare, senza lasciargli la mano.
Lui alzò la testa e si mise a fissare un punto indefinito sul muro.
"Un giorno, Dana aveva organizzato una festa e sia io sia Zayn le avevamo promesso che ci saremmo stati. Poi, però, Zayn ebbe un imprevisto a lavoro e dovette rinunciare alla festa. Dana era furiosa. Non l'avevo mai vista così arrabbiata, continuava a lamentarsi del fatto che Zayn non fosse venuto. Non riusciva a stare un attimo ferma e urlava continuamente, così le consigliai di bere qualcosa. In meno di mezz'ora ci ubriacammo e il mattino dopo, mi ritrovai nel suo letto, accanto a lei, completamente nudo".
Spalancai la bocca e lo fissai, incredula.
"Quindi...sei andato a letto con Dana", non era una domanda, la mia era un'affermazione vera e propria.
"E' stato un incidente. Una cosa che né io né lei volevamo. Lei era follemente innamorata di Zayn e io ero il suo migliore amico, non gli avrei mai fatto una cosa del genere da sobrio.
Non potevamo non dirglielo, non sarebbe stato giusto e non ce l'avremmo fatta nemmeno, così gli raccontammo tutto. Andò su tutte le furie e sapevo che avrebbe lasciato Dana se non avessi fatto qualcosa. Così gli dissi che era stata colpa mia, gli dissi che l'avevo convinta io a bere e ad ubriacarsi e che io non lo ero affatto. Non era la verità, ovviamente, ma tanto la nostra amizia si sarebbe rovinata comunque, volevo almeno che il loro amore restasse intatto. Da quel momento, Zayn non mi parlò più e io cambiai scuola e non lo vidi più fino a quando la malattia di Dana si aggravò.
Passavamo ore, giorni, nella stessa stanza senza mai rivolgerci la parola, mentre Dana ci pregava di far pace, ma nemmeno lei riuscì a far cambiare idea a Zayn. Poi morì e io persi entrambi i miei amici".
Harry scoppiò nervosamente a piangere e io, nonostante fossi scioccata, gli saltai al collo e lo abbracciai forte.
Nonostante quello che aveva fatto si era comportato nobilmente, aveva sacrificato la sua amicizia con Zayn per Dana.
"Mi dispiace tanto, Harry", sussurrai, prendendogli il volto tra le mani.
Le lacrime gli avevano sghiacciato gli occhi, rendendoglieli di nuovo espressivi, anche se infinitamente tristi.
Appoggiò le sue mani sulle mie e le accarezzò appena, prima di bloccarmi delicatamente per i polsi e costringermi a toglierle dal suo viso.
"Capisci perché è meglio se non siamo amici? Zayn prova qualcosa per te e, nonostante tutto, io gli voglio ancora bene. Se succedesse di nuovo quello che è successo con Dana...".
"Non succederà", lo interruppi, sorridendogli.
"Jane, è stato tutto un imprevisto, ok? Pensi che Dana non fosse sicura come te che non sarebbe successo niente di tutto ciò? Ma è successo!", gridò, spaventandomi.
Mi alzai dal letto e indietreggiai appena.
"Ed è stata tutta colpa mia...", aggiunse, più calmo, coprendosi il viso con una mano.
"Avrei dovuto allontanarla, avrei dovuto...avrei dovuto...".
Harry si lasciò cadere sdraiato sul letto e sospirò.
"Non le ho neanche mai detto che mi dispiaceva. Mi sono scusato così tante volte con Zayn che non ho pensato a lei...non ho pensato a come potesse sentirsi. Oh, come vorrei averlo fatto!".
Mi avvicinai e mi sedetti vicino a lui, mentre si metteva anche lui seduto e mi guardava.
"Puoi ancora farlo", dissi, dandogli una pacca sulla spalla.
"Lei è morta, Jane", singhiozzò, scuotendo la testa.
"No. No, lei c'è ancora. E' proprio qui, la senti?", sussurrai, appoggiandogli una mano sul petto, in corrispondenza del cuore.
Harry mi guardò e schiuse le labbra.
"Sì...", continuai, sorridendogli.
"E' proprio qui".

 
***


Mi chinai per appoggiare una rosa bianca davanti alla tomba di Dana e poi indietreggiai accanto a Harry, che leggeva e rileggeva con attenzione quel nome sulla lapide.
Gli misi una mano dietro la schiena e lo spinsi in avanti.
Lo sentii sospirare, poi si chinò e sfiorò con le dita la pietra fredda.
"Ciao, Dana...", sussurrò, con voce tremolante.
"Vai avanti", lo incitai.
Lui fece schioccare la lingua e schizzò in piedi.
"No, no, mi sento stupido. Non può sentirmi, è morta", commentò, facendo per andarsene.
Lo bloccai per un polso e, quando mi guardò, scossi la testa.
"Ti sentirai sempre in colpa, se non lo farai. Meglio sentirsi stupidi per cinque minuti che in colpa per tutta la vita, no?".
Harry guardò me e poi la lapide, pensieroso.
Poi, sospirò e annuì debolmente.
"Hai ragione".
Si chinò di nuovo, fino ad inginocchiarsi.
"Mi manchi, sai?", esordì, lasciandosi andare ad un sorriso.
"E' passato tanto tempo, ma io non ho ancora colmato il vuoto che la tua assenza mi ha causato dentro. Eri tutto, per me, tu e Zayn mi avete cambiato la vita. E io mi sono, stupidamente, innamorato di te. Vederti con lui mi faceva soffrire, ma ero anche felice perché sorridevi. E poi ho rovinato tutto, quella sera ho distrutto tutto e non mi sono nemmeno mai scusato, non ti ho mai detto quanto mi dispiacesse. Ho sbagliato, ed ho sbagliato ancora. Mi dispiace, Dana. Mi dispiace davvero. Perdonami", disse, appoggiando una mano sulla lapide, mentre stringeva l'altra a pugno.
Si alzò un leggero venticello, quasi a significare la presenza di Dana.
Io e Harry ci guardammo intorno, poi lui si alzò e mi sorrise.
"Avevi ragione, adesso mi sento molto meglio", mi disse.
Mi avvicinai e lo abbracciai.
"Senti, io vado. Tu rimani un po' qui, da solo. Ne hai bisogno".
Lui annuì e si voltò di nuovo verso la lapide.

 
***


Bussai alla porta di Zayn.
"Ehi", mi salutò lui, appena aprì.
"Ciao", gli sorrisi, entrando.
"Ti ho chiamata, prima, ma non mi rispondevi".
"Sì, lo so. Non ho il cellulare con me. Senti, dobbiamo parlare", dissi, prendendolo per mano.
"Certo. Che succede?", chiese, sorridendomi.
Giocherellai un po' con la sua mano, intrecciando le sue dita con le mie, prima di rispondergli.
"Harry è venuto da me", sussurrai, alzando la testa per vedere la sua reazione.
"Cosa? E che voleva?".
"Mi ha detto perché avete litigato, mi ha detto perché tu lo odi", dissi.
Lui annuì.
"Ah, bene, la prima cosa giusta che fa", commentò, sedendosi sul divano.
"Non sono arrabbiata con lui, o delusa o altro. Anzi, penso che, dopo ciò che ha fatto, si sia comportato davvero bene".
Zayn alzò un sopracciglio e fece una smorfia di disappunto.
"Cosa?!".
Sospirai e mi sedetti vicino a lui, sfiorandogli la guancia con un dito.
"E' dispiaciuto...e quella notte, era ubriaco. Non te l'ha detto perché te la saresti presa con Dana e l'avresti lasciata. E lui non l'avrebbe sopportato", dissi, prendendolo per mano.
Il moro scoppiò a ridere. Ma era una risata amara, piena d'odio e di rancore.
"Non ci posso credere, si è preso gioco anche di te. Già dovevo sopportare Dana che mi supplicava di perdonarlo, adesso anche te?", sbottò, passandosi una mano tra i capelli.
"Era sincero, lo so. Perché non provi a perdonarlo?", sussurrai.
"Perdonarlo? Perdonarlo?", scattò, urlando.
Gli presi il volto tra le mani e lo baciai.
"No, no, no, no, no. Non ti arrabbiare, per favore, non ti arrabbiare", dissi, ancora sulle sue labbra, sperando di evitare un inutile litigio.
Bastò a calmarlo e ricambiò il mio bacio, stringendomi a sé.
"Sei fortunata, sono di buon umore", sussurrò, spostando le sue labbra dalle mie per iniziare a lasciare una lunga scia di baci lungo la mia guancia e poi il mio collo.
Socchiusi gli occhi, dimenticandomi di Harry e di Dana.
Zayn continuò a baciarmi, scostandomi il maglioncino quando arrivò all'inizio della spalla.
Gemetti appena quando tornò sul collo e morse delicatamente un lembo di pelle.
Lo afferrai per la maglietta e lo attirai verso di me, baciandolo con foga.


 
Ma ciaoo, bellezze! Come va? Io sono qui lol.
Allora, che ne pensate del capitolo? Ora sapete cos'è successo tra Harry e Zayn, anche se già qualcuno di voi lo sospettava. Beh, Zayn è furioso e non sembra che abbia voglia di perdonarlo. Ma Jane ce la farà a convincerlo?
Adesso vado.
Grazie a tutti.
Baci,
Vale. :)


P.S. Non c'entra nulla con questa ff, ma, siccome continuate a chiedermelo e mi avete convinta, ho deciso che farò il seguito di
My life with you.
Ho avuto un'idea che mi sembra carina e ho già iniziato a svilupparla.
Quindi, appena terminerò What's wrong with you?, la pubblicherò. Che ne pensate? La seguireste? 




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Capitolo 17
*** Il vero casino l'ho fatto io ***


 Il vero casino l'ho fatto io


"Ok, ok, stiamo correndo troppo", commentò Zayn, allontanandosi da me.
Avevo perso la cognizione del tempo e non avevo fatto altro che pensare alle sue labbra sulla mia pelle.
Non mi ero nemmeno resa conto di non avere più addosso il maglioncino, che stava facendo compagnia per terra alla maglietta di Zayn.
Ma tutto ciò non mi sembrò sbagliato.
"Qual è il problema?", chiesi, confusa, osservandolo mentre si infilava la maglia.
"Nessuno. Stiamo soltanto correndo un po' troppo, tutto qui".
Aggrottai le sopracciglia, mentre afferravo il maglioncino, che lui mi stava porgendo.
Vedendo la mia espressione contrariata, sospirò.
"Senti, Jane, te l'ho detto: ho bisogno di tempo", commentò, sedendosi di nuovo accanto a me.
Mi morsi il labbro e annuii appena. Dopotutto, lo sapevo. 
Sospirò e si sedette di nuovo accanto a me, baciandomi la guancia.
"Ti va di fare un giro?", chiese, forse, per cambiare discorso.
Gli sorrisi.
"Certo".
Per circa venti minuti, lasciai che fosse lui a parlare.
Sinceramente, non seguii neanche a pieno i suoi discorsi: annuivo con la testa o gli sorridevo quando mi guardava perché ero assorta nei miei pensieri.
Poi, mi decisi a tornare in me.
In fondo, mi piaceva stare con lui, oh, se mi piaceva; perché dovevo rovinare tutto e torturarmi in quel modo?
"Che ne dici di andare da me?", chiesi, senza far caso al fatto che stesse ancora parlando.
Lui si interruppe e rimase un attimo a pensarci.
"Oh...ehm...ok", disse, tornando a sorridere.


 
***


"Benvenuto nella mia tana!", esclamai, buttandomi sul letto.
Lui rise e io battei una mano accanto a me per invitarlo a raggiungermi.
"E' carino qui", commentò, sedendosi vicino a me.
"Lo so. Modestamente, ho scelto tutto io".
Zayn sorrise e mi baciò.
"Allora, cosa si fa di divertente nella tua tana?".
Stavo per rispondergli, ma il rumore della porta che si spalancava, mi interruppe, oltre a farmi sobbalzare.
"Ehi, piccola...", mia madre si bloccò con la bocca aperta appena vide Zayn.
"Oh, non sei sola...io...scusate, non volevo disturbarvi", disse. E, nonostante sembrasse veramente dispiaciuta, mi lanciò un'occhiata incuriosita, ma, soprattutto maliziosa. 
Fece per richiudere la porta, ma sapevo che avrebbe dato di tutto purché la fermassi.
Roteai gli occhi.
"Mamma, aspetta", dissi, leggermente controvoglia.
"Sì?", fece lei, trascinando la 'i', mentre si apriva in un sorrisone a trentadue denti.
"Lui è Zayn", dissi, indicando il moro.
Mia madre entrò in camera e gli porse una mano.
"Sono Caroline, molto piacere", si presentò, continuando a sorridere.
"Piacere mio, signora", ribatté Zayn, sorridendo a sua volta, per poi baciarle la mano.
"Oh, ma che gentiluomo!", esclamò mia madre, portandosi una mano al petto.
"Solo con te", bofonchiai, lanciando un'occhiatina a Zayn, che ridacchiò.
"Allora, ragazzi, avete fame? Mi stavo giusto preparando un panino".
"Oh, sì! Per favore, vai a prepararne un po' anche per noi", dissi, sperando che se ne andasse.
Adoravo mia madre, ma se c'erano dei momenti in cui non la sopportavo, era quando c'era un ragazzo insieme a me. In un modo o nell'altro, riusciva sempre a mettermi in imbarazzo.
"Uhm...va bene. Torno subito", ribatté, sorridendoci.
Fece per andarsene, ma poi, per qualche motivo, cambiò idea e tornò indietro con uno strano sguardo.
Trattenni il respiro e iniziai a scuotere la testa per cercare di non farle dire quello che aveva in mente: conoscevo quell'espressione, sapevo esattamente quello che stava per fare.
Nonostante le mie occhiatine, mia madre non restò zitta, anzi, fece un sorrisetto divertito e malizioso nella mia direzione, prima di voltarsi verso Zayn.
"Sai che non fa altro che parlare di te? 'Zayn di qui, Zayn di là'. Il tuo nome mi è venuto a noia a forza di  sentirglielo dire".
Allargò ancora di più il sorrisetto e se ne andò.
"Stronza!", le urlai dietro.
"Ti voglio bene anch'io, tesoro!", la sentii esclamare, mentre scendeva le scale.
Sbuffai quando mi accorsi, con la coda dell'occhio, che Zayn stava sorridendo, compiaciuto.
"Tua madre è forte", commentò.
"Lo dici soltanto perché ti ha fatto un complimento invece di metterti in imbarazzo", sbottai, sbuffando di nuovo.
"E così, pare che tu non faccia altro che pensare a me", ridacchiò.
Lo guardai con il sopracciglio alzato.
"Ti piacerebbe, bimbo".
Lui mi baciò.
"Allora non è vero che parli sempre di me?", sussurrò, ancora sulle mie labbra.
Gliele morsi delicatamente e poi sorrisi, allontanandomi appena per guardarlo negli occhi.
"Oh, no, assolutamente. Tu resti sempre nei miei pensieri".
"Wow, se non ti conoscessi, mi sembreresti quasi dolce", bofonchiò, sfiorandomi la guancia.
"Oh, tesoro, tu non mi conosci per niente", ribattei, passandomi la lingua sulle labbra.
"Non provocarmi", disse, con voce roca, baciandomi il collo.
Socchiusi gli occhi e sospirai.
"Zayn...".
"Mh?", fece lui, senza fermarsi.
"Noi due...noi...siamo una coppia?", chiesi, con un po' di difficoltà, dato che continuava a torturarmi.
Subito, si allontanò e mi guardò.
"Ehm...".
Scostò lo sguardo sulle coperte e non rispose.
"Cioè...so che hai detto di aver bisogno di tempo, ma...".
"Ma, cosa, Jane? Ho bisogno di tempo", mi interruppe, leggermente scocciato.
"Ok, è solo che non capisco...insomma...perché non possiamo avere una relazione più...vera?", sussurrai, mordendomi il labbro.
"Cos'è che non ti sembra vero?", chiese, confuso.
Alzai le spalle e sospirai.
"Beh...mi sembra che tu mi usi e basta".
"Non ti uso. Mi piaci, ma non...sono pronto. Sembra che sia passato così poco dalla morte di Dana e non mi sento pronto a sostituirla...ufficialmente...".
"Ma io ti amo", sussurrai, interrompendolo.
Non so perché glielo dissi in quel modo e, soprattutto, in quel momento, ma mi scappò così. Ed era vero, non poteva esserlo di più.
Schiuse le labbra e mi guardò.
Quello sguardo mi distrusse.
"Ma tu no, vero?". Non volevo essere scortese, ma tutto quello che mi uscì di bocca fu un grugnito di rabbia.
"No".
Dovetti prendere una lunghissima boccata d'aria per non affogare. Lui non mi amava. Ma già lo sapevo, allora perché mi sentivo morta?
Forse perché dentro di me speravo il contrario? 
Strinsi per un attimo la coperta del letto con entrambe le mani e poi mi alzai e iniziai a fare avanti e indietro per la camera, in preda a rabbia, frustrazione, tristezza.
"Jane...", cercò di parlare, ma alzai una mano per zittirlo e, fortunatamente, mi accontentò.
"Sai, non vedevo l'ora di risolvere questa questione: speravo che mi avresti chiesto di essere la tua ragazza così avrei potuto dirlo a tutti. A mia madre...a mio padre. Sarebbero stati così felici. Ma sai una cosa? Dobbiamo comunque decidere qualcosa perché io sto scoppiando. Vuoi una relazione senza impegni? Una relazione aperta? Benissimo. Mi sta bene, davvero", dissi, amara, continuando a muovermi, sempre più nervosamente.
"Jane, per favore...".
"Eccomi qua con i panini!", esclamò mia madre, entrando in camera.
"Mi è passata la fame", commentai, lanciando un'occhiata a Zayn prima di correre giù per le scale.
Me ne andai in giardino e mi sedetti per terra, scoppiando a piangere.
Dopo una decina di minuti, vidi Zayn uscire velocemente da casa mia e salire in auto, sfrecciando via.
Nemmeno si accorse di me.
Poi, arrivò mia madre.
"Oh, tesoro, ma che è successo?".
"Non te l'ha detto lui? Di che avete parlato per dieci minuti?", borbottai, acida, voltandomi dall'altra parte.
"Mi ha detto soltanto di aver fatto un casino e di essere dispiaciuto", sussurrò lei, sedendosi vicino a me.
Annuii e singhiozzai, passandomi una mano sul viso.
"La verità è che il vero casino l'ho fatto io...mi sono innamorata di lui", dissi, tra le lacrime, voltandomi a guardarla.
"Io lo amo e lui non mi ama", continuai, aumentando i singhiozzi.
"Oh, piccola", sussurrò lei, abbracciandomi dolcemente.
"Fa male, mamma", dissi, stringendola forte.
"Fa male", ripetei, più forte.


 
***


Stavo per commettere una cazzata, ma sinceramente speravo di non cambiare idea durante il tragitto verso il parco.
Avevo chiamato Harry per chiedergli di incontrarci.
Ero furiosa e distrutta.
In quel momento, non mi importava di niente se non di me stessa.
Quando arrivai, riconobbi subito la chioma riccioluta di Harry in lontananza.
Stava armeggiando col cellulare, ma non sembrava molto preso.
Lo raggiunsi in fretta.
"Grazie di essere venuto", dissi, quando ancora ero a qualche metro da lui.
Alzò la testa e mi sorrise, ma il suo sorriso sparì subito quando vide i miei occhi gonfi e arrossati.
"Hai pianto?", chiese, corrugando la fronte e venendomi incontro.
Non risposi, ma lo abbracciai forte e ricominciai a piangere, appoggiando la testa sul suo petto.
"Jane...", sussurrò, accarezzandomi la schiena.
"Ti voglio bene, Harry", dissi, chiudendo con forza gli occhi.
"E mi dispiace, mi dispiace davvero tanto", aggiunsi, distaccandomi appena per scorgere la sua espressione confusa.
"Ti dispiace per...cosa?", chiese, aggrottando le sopracciglia.
Presi un lungo respiro e lo afferrai per la maglia, attirandolo verso di me.
"Per questo", sussurrai, fiondandomi sulle sue labbra.



 
In realtà i veri casini li faccio io lol.
Eccomi di nuovo qui a rovinare la storia! Yeee.
Insomma, Zayn non ama Jane. O deve ancora capirlo?
Cosa succederà tra Harry e Jane dopo il bacio? 
Non mi odiate.
Io vi amo tanto.
Baci,
Vale. :)



 
 

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Capitolo 18
*** Si sente la mancanza di Zayn ***


 Si sente la mancanza di Zayn

Harry ricambiò il bacio e la cosa non mi sorprese più di tanto, ma poi, dopo un po', si allontanò, indietreggiando di qualche passo.
"Oddio, no. No, no...no", sussurrò, prendendosi la testa fra le mani.
Mi dette le spalle per qualche secondo, poi si voltò a guardarmi.
"Tu...tu sei la ragazza di Zayn...", si lamentò, scuotendo la testa.
"In realtà, no. Lui non vuole essere il mio ragazzo, anzi, non mi ama nemmeno, quindi...".
Alzai le spalle e cercai di fare l'espressione più menefreghista che riuscissi ad avere, anche se non ottenni grandissimi risultati.
Harry aggrottò le sopracciglia, confuso.
"C-cosa? Te l'ha detto lui?".
Annuii con la testa e sospirai.
Il solo ricordo di quel 'no' atono mi dava il voltastomaco.
"E' per questo che mi hai baciato? Per ripicca?", sbottò, agitando le braccia.
Non risposi e lui si morse l'interno guancia, aprendosi in un sorrisetto deluso.
"Oh. Fantastico", commentò, voltandosi per andarsene.
"No, Harry, aspetta!", esclamai, affiancandolo.
Non mi guardò, continuò a camminare, anzi, aumentò il passo.
"Harry, ti prego, non l'ho fatto per ripicca, ma perché volevo farlo", dissi, in fretta, afferrandolo debolmente per un polso.
Finalmente, si fermò. E mi guardò, incerto, per qualche secondo.
"Non va bene comunque, se lui lo venisse a sapere...", commentò, riprendendo a camminare.
"Non lo saprà. Non gli dirò niente", sussurrai, prendendolo per mano, per farlo fermare di nuovo.
"Siamo ancora amici, vero?", chiesi, insicura, mordendomi il labbro.
Non potevo perdere anche lui.
Sospirò e mi guardò, spostandomi una ciocca di capelli dietro un orecchio.
"Mi dispiace che Zayn ti abbia detto che non ti ama", disse, facendo una smorfia.
Sentii di nuovo gli occhi pizzicare e lo abbracciai.
"E' la sensazione più brutta che abbia mai provato...", sussurrai, singhiozzando.
Mi strinse a sé e mi baciò la fronte.
"Zayn ti ama, deve soltanto capirlo".
Accennai un lieve sorriso e sospirai.
"Vorrei tanto che tu avessi ragione", commentai, distaccandomi.
Harry mi asciugò le lacrime e mi sorrise.
"Io ho sempre ragione, dolcezza".
Ricambiai il sorriso e gli misi un braccio intorno alla vita.
"Facciamo due passi, ti va?".
Mi circondò il collo e annuì.
Restammo insieme per un paio d'ore, poi iniziò a far buio e lui mi riaccompagnò a casa.
Stavo meglio, molto meglio, ma soltanto perché Harry mi aveva distratto e non avevo più pensato a quello che era successo con Zayn.
"Sai, l'altro giorno Louis mi ha chiesto di te", ridacchiò, sfornando un sorrisetto con tanto di fossette.
"Ah, sì? Si ricorda di me? Quando l'ho incontrato era ubriaco fradicio", commentai, ridendo a mia volta.
"Già. Mi ha chiesto se andavi ancora in giro per i bar a provocare energumeni ubriachi", continuò lui.
Senza smettere di ridere, mi passai una mano sugli occhi.
"Oddio, questo è imbarazzante", sussurrai.
"Tranquilla, io sono il re dei momenti imbarazzanti", ribatté lui, sorridendomi.
"Cazzo, no. No, no", aggiunse, poi, fissando un punto alle mie spalle.
Mi voltai giusto in tempo per vedere Miriam correre verso di noi, smanaccando.
"Ciao!", esclamò, appena ci raggiunse.
Io le feci un sorriso tirato, Harry nemmeno ci provò.
"Ehi, Miriam...", la salutai, muovendo appena la mano.
"Oh, Jane. Volevo venire da te prima, perché ho visto che piangevi e un ragazzo se n'è andato da casa tua, ma poi è uscita tua madre e ho preferito non disturbarti. Ehi, ciao, Harry", cambiò discorso in un attimo, sfornando un sorrisone e sbattendo le ciglia verso il riccio.
Doveva essere davvero dispiaciuta per me.
Alzai un sopracciglio ed Harry indietreggiò appena.
"Ciao...", disse, giusto per non essere maleducato.
"Oh, sono così felice di rivederti. Ehi! Perché non venite a cena da me, stasera? I miei ancora non ci sono però ho invitato mio fratello e lui è un bravissimo cuoco!", fece, battendo le mani, euforica.
Sperai che mi venisse in mente un modo carino per declinare l'invito, ma, purtroppo, ero a corto di idee e Harry non sembrava riuscire a far funzionare correttamente il cervello.
A risvegliarci dalla trance in cui eravamo caduti, fu la vibrazione del mio cellulare.
Senza pensarci due volte, lo afferrai dalla tasca e mi allontanai di qualche metro.
Mi era arrivato un messaggio. Il mio cuore ebbe un sussulto, perché l'unica persona che mi venne in mente fu Zayn, e rimasi delusa quando realizzai che era stata Maggie ad inviarmelo.

Ciao, Jane, senti, è un po' che non ci sentiamo per via della tua sospensione. Ma sai se il professor Collins tiene ancora il corso di storia? Sinceramente, non ci sono più andata. Se domani ci fosse, verresti con me?

Probabilmente, John aveva sospeso il corso perché doveva controllare me e Zayn, ma non credo ci sarebbero stati problemi a fare comunque il corso.
Io e Zayn dovevamo stare a scuola in ogni caso e, almeno io, non avevo alcuna intenzione di fare un progetto insieme a lui.
Perciò le risposi con un banale 'certo, ci vediamo domani' e tornai da Harry e Miriam.
La ragazza cercava in ogni modo di avere un contatto con lui: gli sfiorava la mano, gli dava un buffetto sul braccio, gli faceva occhiolini provocanti.
Riuscii solo a fare una smorfia per quella scena.
"Ehm, senti, Miriam, ci piacerebbe molto venire, ma domani ho un test di letteratura e Harry ha promesso di darmi una mano a studiare, quindi non possiamo proprio", dissi, scuotendo la testa.
Mi accorsi di essere diventata proprio brava a mentire.
Sospirai, quando il sorrisetto della ragazza non sparì per niente, anzi, si allargò.
"Oh, cavolo, Harry, non pensavo che fossi così dolce!".
Il riccio si morse l'interno guancia e mi guardò, sperando che aggiungessi qualcosa per togliercela di mezzo.
"Dobbiamo andare. Ma grazie comunque per l'invito", sussurrai, afferrando Harry per un braccio.
"Anche mio fratello è molto bravo in letteratura, potrebbe darti una mano lui dopo la cena", continuò lei.
Chiusi gli occhi per un attimo, realizzando che non si sarebbe arresa tanto facilmente.
"Senti, apprezzo il tuo invito, ma devo rifiutare".
"Oh, non fare la scortese. Dai, entrate. L'ho già detto a tua madre cinque minuti fa!".
Guardai Harry e mi accorsi che ormai anche lui aveva perso la speranza.
"E va bene", sussurrò, scocciato.


***


"E poi mi ha lasciata, dicendomi che mi credeva diversa. Vi rendete conto?!", sbottò Miriam, avvinghiandosi al braccio di Harry, che, rassegnato, non fece nulla per togliersela di dosso.
Per venti minuti buoni non aveva fatto altro che parlarci delle sue storie d'amore finite male e io non ne potevo più, ma Harry stava veramente per scoppiare.
"Tu non l'avresti mai fatto, vero?", miagolò lei, accarezzando il petto del riccio da sopra la sua maglietta.
Lo vidi prendere un lungo respiro prima di scuotere la testa, disgustato.
Finalmente, bussarono alla porta e Miriam si alzò, correndo ad aprire.
Harry si appoggiò con la testa allo schienale del divano e sbuffò.
"Resisti, Har", sussurrai, mordendomi il labbro.
"Giuro che se mi tocca ancora una volta, mi alzo e scappo via", sbottò lui, fissando il soffitto.
Sospirai.
Se pensavo che la giornata non sarebbe potuta andare peggio, dovetti ricredermi nel momento in cui Miriam tornò in salotto, seguita da quattro ragazzi.
"Ecco mio fratello! Spero che non vi dispiaccia che abbia portato i suoi amici", trillò Miriam, tra le braccia di Kyle.
Sì. Proprio lui. Quel coglione che mi aveva tormentata a scuola.
Mi tremarono le gambe e, se fossi stata in piedi, sicuramente sarei caduta.
Harry scattò.
"Tu?", ringhiò contro al biondo, stringendo forte i pugni.
"Oh, ma che piacere rivedervi", commentò lui, aprendosi in un sorrisetto arrogante, che diventò malizioso quando il suo sguardo si posò su di me.
"Oh, già vi conoscete?", esclamò Miriam, euforica.
Mi tranquillizzai appena, realizzando che Kyle non mi avrebbe toccata finché sarei stata nella stessa stanza con Miriam.
Dopotutto, era sua sorella.
"Sì, abbiamo avuto dei piacevoli incontri a scuola", commentò il biondo, togliendosi la giacca e sedendosi, fortunatamente abbastanza lontano da me e Harry, insieme ai suoi amici, che ridacchiavano dal momento in cui mi avevano visto.
Deglutii a fatica, perché i suoi occhi non si volevano staccare dai miei.
Harry mi strinse la mano e capii che voleva rassicurarmi, ma come facevo a stare calma? Nemmeno lui avrebbe potuto fare qualcosa contro cinque ragazzi.
Oh, se solo ci fosse stato anche Zayn.
I miei occhi si inumidirono al solo pensiero del moro, ma Kyle la interpretò diversamente.
Fece un sorrisino compiaciuto verso di me e appoggiò entrambe le braccia sullo schienale del divano. Si sentiva potente, si sentiva un re.
Restammo qualche secondo immobili, poi lui si alzò e quell'improvviso cambiamento mi fece sussultare. Harry mi strinse più forte la mano.
"Beh, presumo che dovrò cucinare tutto io, eh, sorellina?", fece, rivolto a Miriam, nonostante il suo sguardo fosse ancora posato su di me.
"Se non vuoi mangiare qualche schifezza, direi di sì", bofonchiò lei, sorridendo, divertita.
Kyle annuì e sfornò un altro sorrisetto, prima di sparire in cucina con i suoi amici.
Soltanto in quel momento, mi rilassai e ripresi a respirare normalmente.
"Sai, Miriam, non mi sento molto bene, vorrei andare a casa", bofonchiai, alzandomi dal divano.
"Oh, davvero?", sussurrò lei, dispiaciuta.
"Sì, scusa. Sarà per un'altra volta, eh?", dissi, nervosamente.
"Va bene. Se proprio non puoi restare...ma, almeno tu, Harry, rimani, vero?", continuò, voltandosi verso il riccio, speranzosa.
"Veramente vorrei che mi accompagnasse a casa e poi dobbiamo studiare".
"Ma se non ti senti bene...".
Non potevo lasciare che continuasse a parlare, dovevo agire.
"Mi dispiace, Miriam, ma è molto importante questo test", dissi, afferrando Harry per un braccio.
"Buonanotte", sbottai, acida, uscendo il più veloce possibile da casa sua.

 

***


Nonostante le rassicurazioni di Harry, il giorno dopo mi sentivo ancora scossa. In più, il fatto che avrei dovuto vedere Zayn, mi tormentava.
Ma, dopotutto, era lui che doveva affrontare me, non viceversa.
Entrai nell'aula di fretta.
Ancora non c'era nessuno.
John era costantemente in ritardo e Zayn faceva un po' come gli pareva, quindi mi sembrò tutto normale.
Però quando arrivò John, capii che Zayn non sarebbe venuto.
Beh, non è che lo capii, me lo sentii.
"Ehi, Jane", sussurrò John, riportandomi alla realtà.
"Ciao", risposi, atona.
"Zayn non verrà, vero?", chiesi, sospirando.
Lui alzò le spalle.
"Ok, senti, siccome Maggie mi ha chiesto del corso di storia, non è che, dopo l'orario normale di scuola, potremmo fare storia, per lei?".
John alzò di nuovo le spalle e annuì.
"Certo, va bene, mi fa piacere che tu me l'abbia chiesto.
Passammo tutta la mattinata a parlare, più che altro, gli raccontai quasi tutto.
Poi, nel pomeriggio, arrivò anche Maggie e studiammo storia.
Fu tutto abbastanza rilassante, ma vuoto e noioso.
Senza Zayn, non c'era quel pizzico di sarcasmo e irritazione che rendeva tutto più eccitante.

 
***


Appena uscii da scuola, decisi di chiamarlo, ero stufa.
Ma, ovviamente, mi rispose la segreteria.
Così, gli lasciai un messaggio piuttosto arrabbiato.
"Senti, Zayn, sono stanca: pensavo che oggi avresti almeno avuto le palle di venire a scuola e affrontarmi. Speravo almeno che avresti risposto al cellulare, ma, a quanto pare, sei soltanto un idiota che non sa neanche risolvere i suoi problemi. Non hai neanche il coraggio di parlarmi? Sai come mi sento? Mi hai fatto stare malissimo e adesso non vuoi neanche affrontare la cosa perchè hai paura delle conseguenze. Non me lo sarei mai aspettato da te. Sapevo che eri uno stronzo, un bastardo, un fottuto egocentrico, ma mai avrei creduto di aver a che fare con uno smidollato senza il coraggio di affrontare una ragazza. Sai che ti dico? Vaffanculo! E ancora, vaffanculo! Guarda, non ti preoccupare, li risolvo io i tuoi problemi. Non c'è bisogno che mi affronti, non ce n'è più bisogno, perché non voglio parlarti mai più. Se ti vedrò a scuola, per me non sarai altro che uno sconosciuto e, dato che domani finisce la sospensione, ti farò io il favore di non venire a scuola", staccai la chiamata perché, nonostante avessi potuto continuare per ore, la mia voce si stava per strozzare per il pianto.
Mi passai una mano tra i capelli e sospirai.
Mi sentivo meglio?
Beh, mi ero sfogata, ma no, non stavo meglio.
Qualcosa non andava. E quel qualcosa era il fatto che Zayn mi aveva delusa, perchè mai avrei potuto considerarlo un fifone.
Lui non era così.
Nonostante tutto, il mio cuore continuava a pensare che dovesse esserci una spiegazione valida. Anche se non c'era.
Sospirai e mi asciugai le lacrime.
Poi, il mio cellulare squillò e mi fece sobbalzare.
Quando guardai lo schermo e riconobbi la scritta 'Zayn', mi prese una fortissima rabbia.
"Oh, ma guarda un po' chi ha ritrovato le palle. Qualcosa da dire, stronzo?", sbottai, fuori di me.
"Jane, dobbiamo parlare".
Aggrottai le sopracciglia e schiusi le labbra.
Quella voce non era di Zayn. Non era Zayn, no.
Era Harry.



 
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Ook, mi sono sfogata lol
Dio, quanto amo quella canzone **
Allora, veniamo a noi. Uhm...capitolo assolutamente senza Zayn, almeno fisicamente, dato che se ne sta sempre nei pensieri di Jane.
Il rapporto tra Harry e Jane si rafforza sempre di più, tanto che la storia del bacio non è altro che un minuscolo ricordo accantonato nella loro memoria.
E, puff, Zayn sembra sparito nel nulla. Quella domanda deve averlo turbato parecchio, eh?
Beh, adesso vi lascio.
Scusate se alle vostre recensioni rispondo sempre di fretta, sappiate che vi adoro e vorrei scrivere un poema come risposta, ma non ho proprio tempo.
Bye,
Vale. :)




 
 

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Capitolo 19
*** Soltanto altro dolore ***


Soltanto altro dolore


"Harry?", la mia voce fu un lieve sussurro.
Zayn lo sopportava a malapena e gli dava il suo cellulare?
"S-sì...senti, è successa una cosa...oddio, non volevo essere io a dirtelo, ma...", la sua voce si strozzò e capii che doveva dirmi qualcosa di veramente brutto.
"Che c'è? Che è successo? E perché mi stai chiamando con il cellulare di Zayn?", sbottai, ansiosa e anche un po' arrabbiata.
Mi passarono per la mente le ipotesi più disparate.
Zayn aveva chiesto a Harry di 'mollarmi' -nonostante non stessimo neanche insieme- perché non gli importava e non gli era mai importato di me?
Si era trasferito dall'altra parte del mondo perché non voleva più vedermi?
Mi aveva tradita e Harry l'aveva colto sul fatto?
No. Questa volta non riguardava me. Non so come riuscii a capirlo, ma appena successe, mi sentii egoista.
"Zayn è...lui...ha avuto un incidente. E' in ospedale", sussurrò il ragazzo.
Per un attimo, il mio cuore smise di battere.
Tutti i sentimenti rancorosi verso il moro lasciarono il posto ad un tremendo senso di colpa.
"D-da quanto?", chiesi, mentre le mie labbra tremavano.
"E' grave? Se la caverà? Com'è successo? Ti prego, dimmi che sta bene!".
"E' successo ieri, ancora non sappiamo niente, i medici non si fanno vedere".
Oddio.
Se non era venuto a scuola non era affatto per codarderia, non perché non voleva affrontarmi. Semplicemente, non poteva.
Corsi in ospedale in lacrime e non smisi un secondo di piangere.
Harry mi aspettava all'entrata e mi bloccò prima che entrassi.
"No, no! Fammi passare, devo andare da lui, devo vederlo!", esclamai, in preda al panico.
"Jane, calmati. Calmati, non puoi vederlo, non puoi, ok? Non ancora", mi disse, stringendomi sempre più forte finché non mi abbandonai a lui, esausta. Stanca di oppormi.
Piansi sul suo petto e lui mi accarezzò i capelli.
"Gli ho detto delle cose...io...pensavo che avesse paura di affrontarmi, invece era qui...".
I miei singhiozzi aumentarono, anche se attutiti dal petto di Harry.
"Sono una persona orribile, sono un mostro", sussurrai, scuotendo la testa.
"Non è vero, Jane, non potevi saperlo...".
Mi allontanai, asciugandomi le lacrime e tirai su col naso.
Entrammo.
Insieme ad Harry, erano venuti anche Louis, Niall, Liam e due signori, che immaginai fossero i genitori di Zayn.
"Anche voi lo conoscete?", chiesi ai ragazzi, leggermente turbata dal pianto disperato della donna, che il marito cercava di calmare, stringendola in un abbraccio.
"Era un amico", sussurrò Niall, facendo un sorriso malinconico.
Mi strinsi fra le braccia e annuii.
"Aveva molti amici, ma siete qui soltanto voi", commentai, amara.
Volevo aggiungere qualcosa, ma Harry mi mise una mano sulla spalla e mi invitò a sedermi.
Mi misi accanto alla donna, che, più calma, mi guardò.
"Tu chi sei?", mi chiese, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto.
"Io...mi chiamo Jane...", sussurrai, abbassando il viso.
Oltre al mio nome, non me la sentivo di aggiungere altro.
"Oh", si limitò a dire la donna, alzandosi dalla sedia e porgendomi la mano.
"Ho proprio voglia di sgranchirmi le gambe, mi accompagneresti?".
Non fece alcuna espressione o sorriso incoraggiante, ma il tono che usò fu così dolce che non riuscii a rifiutare.
Le strinsi la mano e lasciai che mi trascinasse lontano da Harry e dagli altri.
"Lei è...la madre di Zayn, vero?".
"E tu sei la sua ragazza", ribatté, sorridendomi gentilmente.
Arrossii appena e rimasi un attimo allibita.
"N-no", balbettai.
"No?", fece lei, corrugando la fronte.
Mi strinsi nelle spalle e tirai su col naso.
Perché voleva parlare di me quando suo figlio era in ospedale?
"No. Senta, non voglio parlarne", sussurrai, smettendo di camminare.
Abbassai la testa, pensierosa.
Era colpa mia? Dopotutto, ero stata io a fare a Zayn una domanda di cui conoscevo già la risposta. Avevo iniziato io il litigio e se n'era andato per colpa mia. Era colpa mia se aveva preso la macchina senza essere completamente lucido.
L'avevo turbato ed eccone la conseguenza.
Mi lasciai sfuggire una lacrima.
"Ehi", la donna mi tirò su il viso con la mano.
"Andrà tutto bene".
"Non può saperlo...è stata tutta colpa mia", risposi frettolosamente, prendendomi la testa tra le mani, disperata.
"Abbiamo litigato e se n'è andato...se solo...oh, se non gli avessi fatto quella stupida domanda!", esclamai, in lacrime, cadendo in ginocchio.
"Non è colpa tua, dai, alzati".
Lei sospirò e mi afferrò delicatamente per le braccia, tirandomi su.
"E' colpa mia...".
"Senti, tu lo rendi felice. Non lo vedevo così...vivo da...".
"Dalla morte di Dana?", proseguii io, deglutendo.
Lei annuì appena e mi accarezzò la guancia.
"Dovresti vederlo quando parla di te. Gli si illuminano gli occhi, è così preso", sussurrò dolcemente, abbozzando un sorriso.
Schiusi le labbra.
"Vi ha parlato di me?", chiesi, incredula.
"Ma certo. E' innamorato, ha bisogno di parlarne con qualcuno".
"I-innamorato? Inn-", mi fermai e scossi la testa.
"No, lui non mi ama".
"Oh, senza offesa, ma credo di conoscere mio figlio meglio di te", ribatté lei, indignata.
"Se ti dico che ti ama, allora credimi. Mi ricordo quando parlava di Dana e non vedo alcuna differenza quando lo fa di te".
Sentii un'improvvisa sensazione di calore. 
"Ma a me ha detto che non mi ama", sussurrai.
"E tu gli hai creduto? Scusa, ma ti facevo più intelligente", scherzò lei, andandosene.
Mi voltai per vederla mentre spariva dietro l'angolo del corridoio.
Presi un lungo respiro e la seguii.
Non ci capivo più niente, stavo impazzendo. Avevo mille domande per la testa.
Ma decisi di lasciar perdere tutto e pensare soltanto a Zayn.

 

***


"Jane...Jane?", sussurrò dolcemente una voce.
Aprii gli occhi e riconobbi Harry.
Mi sorrise.
"Che...? Che è successo?", bofonchiai, passandomi una mano sul viso, ancora mezza addormentata.
Avevo un tremendo mal di testa, per non parlare della mia schiena a pezzi.
"Ti ho portato un po' di caffé, ne hai bisogno".
Confusa e assonnata, mi guardai intorno e cominciai a ricordare.
Non ero a casa, nel mio letto, no. Ero in ospedale, sdraiata su delle fottute sedie rosse che mi avevano spaccato la schiena.
E il peggio era che ero lì per Zayn.
Mi misi velocemente seduta, troppo velocemente, e mi arrivò una fitta alla schiena.
"Cazzo...", sibilai, facendo una smorfia.
"Ehi, vacci piano", commentò Harry.
Annuii e afferrai il bicchiere con il caffé, iniziando a bere.
"Ah, fa schifo", mi lamentai, scuotendo la testa.
"Che ti aspettavi? Siamo in un ospedale".
Sospirai.
"A proposito...Zayn come sta? E dove sono finiti tutti? Che ore sono? Quanto ho dormito?", mormorai, toccandomi nervosamente la fronte, che mi scoppiava.
Harry roteò gli occhi, ma poi tornò serio.
"Beh, hai dormito tutta la notte, sono le nove. E sono tutti con Zayn...".
"Che vuoi dire? Si è svegliato?", chiesi, senza aspettare che finisse il discorso.
Mi spuntò un sorriso speranzoso, ma l'espressione di Harry lo spense subito.
"In realtà, è in coma. Ma i dottori dicono che si è stabilizzato e non dovrebbe avere ricadute...e ci hanno permesso di vederlo", sussurrò, sedendosi.
Chiusi gli occhi e presi un lungo respiro.
"Dovresti andare da lui", mi consigliò e lo sentii sfiorarmi il braccio.
"No. Non ce la faccio", sussurrai, cercando di non scoppiare di nuovo a piangere.
Mi sentivo così stupida. Così...inutile.
Ed era una sensazione orribile.
"Beh...siamo in due", commentò lui.
Aprii gli occhi e lo guardai. Ricambiò lo sguardo e mi sorrise tristemente.
"Oh, se quel coglione se ne va senza avermi perdonato...giuro che...lo seguirò fino all'inferno. Io...", si fermò per trattenere le lacrime, ma la sua voce era tremolante.
Si passò una mano sul viso e tornò calmo.
Sospirai e gli strinsi una mano.
"Andrà tutto bene", gli dissi, anche se non era quello che pensavo.
Beh, diciamocelo, in queste situazioni nessuno lo pensa veramente è soltanto una frase fatta per cercare di non impazzire.
Si voltò a guardarmi.
"Ho bisogno di un altro caffé", commentò, andandosene.
Presi il cellulare di tasca per distrarmi e mi accorsi che avevo almeno trenta chiamate perse dai miei.
"Merda!", esclamai, spalancando gli occhi.
Avevo passato tutta la notte fuori senza neanche avvertirli.
Conoscendo mia madre, in quel momento doveva aver smosso tutta la polizia di Londra per cercarmi.
Il più velocemente possibile, chiamai a casa.
"Sì? Pronto?", rispose mia madre, come avevo predetto, decisamente agitata.
"Mamma, sono io", sussurrai, pronta per ricevere una strigliata.
"Oddio, oh. Oddio, meno male! Oddio, Sean, è lei. Sì, sta bene. Aspetta, no, Sean!".
Sentii un po' di interferenza, poi la voce di mio padre mi fece sussultare.
"Jane! Ma dove diavolo sei?! Ti abbiamo chiamato e cercato per tutta la notte!", esclamò.
"Lo so, scusate...io...dormivo".
"Dormivi?! Jane, dove sei?", sbottò lui.
"Ehm...in ospedale...".
"Cosa? Oddio, stai bene?".
"Io...sì, non è per me. Senti, non preoccuparti e dillo anche alla mamma. Io starò per un po' qui perché c'è una persona importante che sta male e ha bisogno di me. E io ho bisogno di stare con lui", dissi, mordendomi con forza le labbra.
Mio padre non rispose per un attimo perché stava confabulando con mia madre, poi riprese.
"Sei sicura di stare bene? Guarda, vengo a prenderti anche subito...".
"No, sto bene. Sentite, se volete venire fate pure, ma io non me ne andrò di qui", continuai, risoluta.
"Ok, tesoro. Saremo lì per pranzo".
Sorrisi e staccai la chiamata.

 
***


"Jane, ehi...".
Aprii gli occhi e Harry mi sorrise.
"Ti sei addormentata di nuovo", commentò.
Mugolai parole senza senso e sospirai.
"Non sto bene, Har", borbottai, scuotendo la testa.
"Che ore sono?", aggiunsi, guardandolo.
"Le cinque. Sono passati i tuoi, prima, ma dormivi. Ho detto loro che li avresti chiamati appena sveglia".
Annuii velocemente.
"Lui...lui come sta?", chiesi, deglutendo a fatica.
Harry alzò le spalle.
"Non è migliorato, ma non è nemmeno peggiorato. L'ho visto, sai? Gli ho parlato, anche se sarò sembrato un pazzo che parla da solo. Insomma, chi se ne frega?", sbottò, scuotendo la testa.
"Gli altri sono ancora con lui?".
"No. Louis e Niall sono andati a casa a riposare. Liam ha un saggio di sua sorella o qualcosa del genere e i genitori di Zayn avevano bisogno di una pausa. Li ho praticamente cacciati io. E dovrei cacciare anche te, perché sei distrutta", disse, scrutandomi.
Beh, era vero, ma non me ne sarei andata se non con Zayn.
Ricambiai lo sguardo e lui sorrise.
"Ma tu non hai intenzione di muoverti di qui, vero?".
Non risposi e lui annuì con la testa, guardando un punto fisso davanti a sé.
"Allora vai da lui. Sfogati, digli tutto quello che pensi. Io l'ho fatto e non sono proprio al settimo cielo, ma mi sento un po' meglio. Almeno, per una volta, mi ha ascoltato senza urlarmi contro", sdrammatizzò, ridacchiando.
Roteai gli occhi e gli tirai una pacca sulla spalla.
"Hai ragione", dissi, alzandomi.
Chiamai i miei per dir loro che stavo bene e poi entrai nella stanza in cui si trovava Zayn.
Era una di quelle vuote stanze degli ospedali senza un briciolo di colore.
Spenta. Proprio come me.
Richiusi lentamente la porta e mi ci appoggiai, sospirando.
Il cuore mi martellava nel petto, lo sentivo rumoreggiare nelle mie orecchie.
Lanciai un'occhiata a Zayn.
Era immobile, le labbra dolcemente schiuse, gli occhi chiusi. Respirava così lentamente che all'inizio nemmeno me ne resi conto.
Aveva un enorme livido intorno all'occhio e vari graffi sul volto; un braccio fasciato, l'altro steso lungo il suo corpo.
Mi avvicinai, esitante.
Vederlo in quella condizione mi fece male al cuore.
Mi tremarono le labbra, appena mi sedetti sul letto e gli sfiorai la mano, stringendola delicatamente con la mia.
"Oh, Zayn...", sussurrai, sul punto di ricominciare a piangere.
"Mi dispiace così tanto, non sarebbe dovuto succedere tutto questo. Non mi sarei dovuta arrabbiare con te in quel modo. In fondo, sapevo che non eri ancora pronto ad avere una relazione...", mi fermai e chiusi gli occhi per un momento.
"Ma non sono più arrabbiata con te. No, nemmeno un pochino. Io...".
Sospirai e riaprii gli occhi, osservandolo con attenzione.
"E come potrei? Sono così pazzamente innamorata di te. Amo i tuoi capelli; i tuoi occhi, quando prendono quelle meravigliose sfumature verdi; il tuo sorriso...".
Senza lasciare andare la sua mano, gli sfiorai le labbra.
"I tuoi baci. Cavolo, se li amo. E poi la tua pelle, sempre calda; i tuoi tatuaggi".
Sorrisi tristemente e tirai su col naso.
"Amo anche i tuoi difetti: il tuo fingere che vada sempre tutto bene, anche quando muori dentro, la tua sfacciataggine, i tuoi modi assurdi di fare. Sei così perfettamente imperfetto", tremai e lasciai che una lacrima mi rigasse il volto.
"Non so cosa farei se te ne andassi, quindi, ti prego, ritorna. Torna da me", supplicai, piangendo silenziosamente.
"Non mi importa di quanto patetica possa risultare in questo momento: voglio soltanto che tu torni qua, sano e salvo. Ti amo, Zayn. Ti amo".
Improvvisamente, la sua mano strinse la mia.
E la cosa fu così inaspettata che balzai in piedi, sconvolta, e spalancai gli occhi.
"Zayn?", sussurrai, col cuore che batteva all'impazzata.
"Zayn, Zayn...oddio".
Il più velocemente possibile, corsi fuori.
"Harry, oddio. Zayn è...mi ha stretto la mano!", esclamai, fuori di me.
Il riccio spalancò gli occhi e si guardò intorno.
"Infermiera, chiami il dottore!", disse ad una donna lì vicino.
Subito, due infermiere si catapultarono nella stanza di Zayn insieme al dottore.
Harry mi abbracciò, stringendomi forte.
E io sorrisi, speranzosa.
Passarono alcuni minuti, che mi sembrarono un'eternità, poi il dottore uscì.
Senza abbandonare il mio sorriso, lo guardai.
"C-come sta?", chiesi, euforica.
L'uomo rimase impassibile e si schiarì la voce.
"Non c'è alcun miglioramento, per ora", disse.
Schiusi le labbra e il mio sorriso si spense.
"Ma...ma io...mi ha...mi ha stretto la mano...", balbettai, tremolante.
"Può succedere che i pazienti in coma rispondano a stimoli esterni...", mi informò.
"Quindi...lui non...non...".
"Mi dispiace", mi interruppe lui, facendomi un piccolo sorriso mentre se ne andava.
Mi lasciai cadere e Harry mi strinse a sé.
"Jane, calmati", sussurrò al mio orecchio.
Anche lui si era illuso, e la sua voce in quel momento diceva tutto.

 

***


Restammo un paio d'ore lì, in silenzio.
Poi io sospirai per l'ennesima volta e Harry mi guardò.
"Ehi, va tutto bene".
"No, sono una stupida. Mi sono illusa e ho illuso anche te...", sussurrai, scuotendo la testa.
"Non è colpa tua".
Sospirai di nuovo.
"Ehi, ragazzi. Che succede?", chiese Liam, venendoci incontro, con le mani in tasca.
"Ehi, amico", lo salutò Harry, abbozzando un veloce sorriso verso di lui.
"Niente, ehm, la situazione è sempre la solita. Com'è stato il saggio di tua sorella?", continuò il riccio, mentre Liam si sedeva.
Il castano alzò le spalle.
"Oh, fantastico, così dicono. Io ho dormito tutto il tempo", commentò.
"Voi avete dormito? Sembrate dei cadaveri", aggiunse, osservandoci.
"Io no. Jane un po', ma non credo che le sia servito a molto".
"Dovreste andare a casa, sto io qui. Se ci sono novità ti chiamo", disse Liam, appoggiando una mano sulla spalla del riccio.
"Hai ragione", ammise Harry, alzandosi.
Poi, mi guardò e io scossi la testa.
"No. Ho dormito a sufficienza. Voglio stare qui".
"Jane, devi riposare. Sei distrutta e stressata. Hai bisogno di dormire in un letto, non su delle sedie dure come il marmo", commentò, con tono autoritario.
"Dai, ti accompagno a casa", aggiunse, un po' più dolcemente.


 

Se credevate che peggio di così non potesse andare, allora non mi conoscete bene lol
Ed eccoci qua, Zayn è in ospedale.
Depressione time, ma ok.
Grazie a tutti.
Baci,
Vale. :)




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Capitolo 20
*** Uno spiraglio di sole dopo un'intensa pioggia ***


 Uno spiraglio di sole dopo un'intensa pioggia


"Come stai?", chiese mia madre, entrando silenziosamente in camera mia, mentre stavo per mettermi a letto.
"Bene...", sussurrai, sospirando.
In realtà, non stavo bene per nulla. Non avevo alcun pensiero felice in testa, soltanto brutte emozioni.
Mi rannicchiai sotto le coperte e strinsi con forza gli occhi.
Mia madre si sedette sul letto e mi accarezzò la guancia.
"E' colpa mia...", ripresi, deglutendo a fatica, senza il coraggio di aprire gli occhi.
"Che dici, tesoro?".
"Sì, è colpa mia. Se solo non ci avessi litigato...lui...lui starebbe bene".
Aprii gli occhi, umidi, e la guardai.
"Chi è questo tuo amico?", intervenne la voce di mio padre.
Alzai la testa verso la porta e lo vidi ricambiare lo sguardo con le braccia incrociate.
"E' il tuo ragazzo?", continuò, dato che non gli avevo risposto.
"No...è un amico", risposi, incerta.
"Uhm...perché non me l'hai presentato?".
"Sean, ti sembra questo il momento?", lo riprese mia madre, dura.
Mio padre roteò gli occhi e sbuffò, prima di mandarmi un bacio e andarsene.
"Grazie...", sussurrai, sospirando.
Mia madre mi sorrise e mi lasciò un bacio sulla fronte.
"Hai bisogno di riposarti e di lasciare da parte tutto per un attimo", commentò, rimboccandomi le coperte.
"Perciò, dormi", aggiunse, sorridendomi ancora una volta prima di andare.

 

***


Non so come, ma riuscii ad addormentarmi.
Passai una notte strana, senza incubi, ma strana.
Al mio risveglio, Harry era fermo sulla porta, che mi fissava, con le braccia incrociate al petto.
Mi stiracchiai e lo fissai per un attimo, mettendomi seduta.
"Buongiorno", mi salutò, accennando un sorriso.
Grugnii qualcosa di incomprensibile e mi alzai velocemente per vestirmi, senza preoccuparmi che lui mi vedesse in pigiama.
"Da quanto sei lì?", chiesi, armeggiando nel mio armadio.
"Uhm...un po'. Sei dolce quando dormi, sai?", commentò, ridacchiando.
Lo guardai male e presi una felpa e un paio di jeans.
"Perché non mi hai svegliato?", brontolai.
"Calmati, sono soltanto le sette".
"Beh, potevamo andare da Zayn anche prima", sbottai, avvicinandomi a lui per mandarlo fuori dalla mia stanza dato che dovevo cambiarmi.
"Ci sono un sacco di altre persone che si preoccupano per lui, non serve che tu sia sempre lì. Hai bisogno di rilassarti, sei al limite", riuscì a dire, prima che gli sbattessi la porta in faccia.
"E sei stressata e lo stress causa questa tua...acidità che non mi piace per niente", continuò a parlare, nonostante avessi chiuso la porta.
Roteai gli occhi e mi vestii. Legai i capelli in una coda e uscii di fretta.
"Dai, muoviti, idiota, dobbiamo andare", dissi, afferrando Harry per un braccio.
"Ecco, vedi a cosa mi riferivo?", borbottò, lanciandomi un'occhiataccia.
"Se vuoi che sia dolce e carina, accompagnami a prendere un caffé e poi dopo subito da Zayn", dissi, ricambiando la sua occhiata.

 

***


Passai i due giorni successivi in ospedale.
Non avevo chiuso occhio e quindi ero distrutta. Ma non mi importava: tutto ciò che volevo era stare con Zayn.
"Devo ripeterti per l'ennesima volta di andare a casa?", brontolò Harry, guardandomi male.
Sospirai, sistemandomi sulla sedia, dato che mi ci ero quasi sdraiata sopra.
"Sto bene", risposi, secca, sistemandomi i capelli.
"Sembri un fantasma! No, che non stai bene!".
"Harry ha ragione", si intromise Louis, dopo aver bevuto un goccio d'acqua.
"Cos'è? Una sorta di congiura contro di me?", commentai, alzando un sopracciglio.
"No, è solo che...".
"Jane! Ehi...", lo interruppe una voce.
Ci voltammo tutti e tre verso la proprietaria: Maggie.
"Margaret?", feci io, confusa, alzandomi con un po' di fatica.
"Oh, ciao", sussurrò lei, abbracciandomi.
"Da quanto sai di Zayn? Io l'ho appena saputo e ho pensato che sarebbe stato carino passare...anche se non siamo amici. Insomma...ehm...frequentiamo lo stesso corso di storia".
Si distanziò e sospirò.
"Non si dà mai peso a queste cose, ma quando succede a persone che conosci...beh...è davvero brutto", aggiunse, guardandomi.
"Già", sospirai.
Lei si guardò intorno e posò gli occhi su Louis e poi su Harry, su cui rimase forse più del necessario.
"Oh, loro sono Louis e Harry", li presentai, indicandoli.
I ragazzi le sorrisero.
Harry la squadrò da capo a piedi, senza smettere un attimo di sorriderle.
"Ehm...ciao", li salutò lei, timidamente.
Poi, si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e tornò a guardare me.
"I-io vado...".
"Oh, sì, vai pure", sussurrai io, tornando a sedermi accanto ad Harry, che non aveva ancora smesso di fissare il punto in cui era stata Maggie.
"Vuoi il suo numero di telefono?", ridacchiai, tirandogli una gomitata amichevole.
"Cosa? No!", esclamò lui, tornando in sé.
Alzai un sopracciglio.
"Ok, è carina, anzi, molto più che carina, ma...boh, non saprei".
Sorrisi maliziosamente e guardai Louis che se la rideva di gusto.
"Amore a prima vista, quanto sei romantico, Styles!", lo canzonò.
"Ah, sta' zitto, Lou".
"R-ragazzi, lui...".
Maggie li interruppe: aveva gli occhi sgranati e il respiro irregolare.
Balzammo in piedi, preoccupati.
"Oddio, che succede?", feci io, col cuore a mille.
Lei mi guardò e si aprì in un lieve sorriso.
"E' sveglio", esclamò Niall, sbucando da dietro la porta.
Per un attimo, pensai che fosse uno scherzo o, forse, un sogno.
Pensai che fosse troppo bello per essere vero.
Poi, realizzai che non era così quando tutti si catapultarono nella stanza.
Rimasi per un secondo fuori, ancora incredula, poi li seguii a ruota.
Zayn era lì. Ma aveva gli occhi aperti, respirava normalmente, sorrideva.
Schiusi le labbra in un sorriso sollevato e mi passai una mano sul viso.
Ancora non riuscivo a crederci.
"Oddio, tesoro, mi sei mancato così tanto", mormorò sua madre, stampandogli un'infinità di baci.
"Mamma, per favore, ho una dignità da mantenere!", si lamentò lui, passandosi una mano sulla guancia, schifato.
Tutti risero, anch'io mi lasciai andare ad una breve risata.
Poi, non resistetti e mi catapultai contro di lui, soffocandolo in un abbraccio.
"Non ci credo, sei ancora qui!", esclamai, felicissima.
"Non per molto, se continui a stringermi!", si lamentò lui, dolorante.
Mi morsi il labbro e mi allontanai appena, con un sorrisetto divertito sul volto.
Non sarei potuta essere più felice.

 

***


"Probabilmente questa roba fa schifo, ma da quanto ho fame non lo sento nemmeno", commentò Zayn, mentre mangiava.
Sorrisi, osservandolo.
Eravamo rimasti soli, sembrava quasi di essere in un sogno: un sogno meraviglioso, dove non c'è altro che felicità.
"Come mai così silenziosa?", continuò, aggrottando la fronte.
Alzai le spalle.
"Sono felice che tu stia bene, tutto qui...", sussurrai, prendendogli la mano.
Ricambiò il mio sorriso e finì di mangiare.
"Pensi davvero quello che mi hai detto?", chiese, mentre giocherellavo con la sua mano.
Lo guardai, confusa.
"Che sono felice? Certo".
"No, intendo quello che mi hai detto mentre ero in coma".
Schiusi le labbra e sentii le guance diventare bordeaux.
Aveva sentito tutto?
"Io...sì, sì, le penso davvero", risposi, imbarazzata.
Lo vidi fare un sorrisetto malizioso.
"Baciami", ordinò dolcemente.
Corrugai la fronte e feci per parlare, ma lui mi precedette.
"Baciami, Jane", disse, stringendomi la mano.
Mi avvicinai e poggiai delicatamente le mie labbra sulle sue, lasciandogli un bacio leggero, lo sfiorai appena.
"Oh, quanto mi è mancato", commentò, sorridendo.
Mi allontanai e lui rimase con gli occhi chiusi, per aprirli, poi, lentamente e lanciarmi uno sguardo intenso.
"Mi dispiace di averti trattato male, io...".
"Jane, non ora", sussurrò lui, accarezzandomi la guancia.
"Ma è stata colpa mia se...".
"Non lo pensare nemmeno!", esclamò, interrompendomi ancora.
"Giurami che non ti senti in colpa per quello che è successo", continuò, stringendomi entrambe le mani.
Abbassai la testa.
Lui sospirò e mi avvicinò a sé per baciarmi.
"Sarai stanca, è meglio se vai a casa a riposare", commentò, quando mi distanziai.
"Voglio stare con te".
"Vai a casa, sei uno straccio".
"Oh, grazie tante", commentai, ridacchiando.
Lui rise, ma tornò subito serio.
"Dai, vai e non ti azzardare a tornare senza aver dormito almeno dieci ore", disse, con tono autoritario.
Roteai gli occhi e gli lasciai un bacio sulla guancia.
"Vedi di riposare tu, piuttosto", sussurrai, andando verso la porta.
Poi, feci per uscire, ma mi resi conto di una cosa e tornai indietro.
"Hai detto di aver sentito quello che ti ho detto, ma allora hai sentito anche Harry!", esclamai, guardandolo.
Lui annuì con nonchalance.
"E allora?".
"E allora sai come si sente. Dovresti parlargli".
"Un po' di sensi di colpa non gli fanno male", borbottò, duro.
Sbuffai e alzai un sopracciglio.
"Te lo mando, vedi di trattarlo bene".
"Cosa? Andiamo, Jan-", non lo lasciai finire e uscii dalla stanza.
Poi, andai da Harry.
"Zayn vuole vederti", gli dissi, sorridendogli, incoraggiante.
"Eh?". Harry alzò un sopracciglio, confuso, ma, ancor di più, incredulo.
"Beh...diciamo che l'ho convinto, sì, ok, l'ho obbligato io, ma tu vai da lui", dissi, spingendolo.


 

Ebbene sì, ho deciso di fare la brava bambina per una volta e darvi un capitolo con un lieto fine.
Zayn si è svegliato e sembra stare bene e ha sentito tutto quello che gli è stato detto, uhm.
Perdonerà Harry, questa volta?
Vi amo.
Baci,
Vale. :)





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Capitolo 21
*** Orgogliosa ***


 Orgogliosa


Finalmente, Zayn poteva tornare a casa.
I dottori avevano detto che era in buone condizioni e che non c'era più bisogno di tenerlo sotto osservazione.
Ed io ero davvero felice a vederlo allegro e soddisfatto di andarsene dall'ospedale.
Lo accompagnai a casa sua insieme ai suoi genitori e Louis.
Il ragazzo lo aiutò a scendere dalla macchina ed ad entrare in casa e, nonostante a Zayn non piacesse per niente quella situazione, rimase in silenzio finché i suoi genitori non se ne andarono.
"Ce la faccio da solo", sbottò poi, mentre io e Louis lo aiutavamo a raggiungere il divano.
Noi roteammo gli occhi.
"Perché non metti da parte il tuo orgoglio da macho per un attimo e ti lasci aiutare?", feci io, senza lasciarlo.
Lo sentii sbuffare e si divincolò dalla nostra presa.
"Sto benissimo, non ho bisogno dell'aiuto di nessuno per camminare", borbottò, facendo qualche passo.
Poi, barcollò e non cadde soltanto perché Louis fu veloce e lo afferrò per le braccia, tirandolo su.
Mi portai una mano al petto, spaventata.
"Sul divano", dissi a Louis.
"Cazzo, Zayn, sei un idiota", commentò quello.
"Mi gira la testa, tutto qui".
"Forse perché ti sei risvegliato da pochi giorni da un coma?", sbottai io, acida, accarezzandogli i capelli.
Lui mi guardò male e si stese sul divano, soltanto perché lo obbligammo noi.
"Ora riposati e non ti muovere, ti prepariamo qualcosa da mangiare", dissi io, facendo cenno a Louis di andare in cucina.
Avevamo comprato della roba per fare dei panini.
Zayn sbuffò di nuovo.
Louis ridacchiò appena entrammo in cucina.
"Cosa c'è da ridere?", sbottai io, afferrando poco delicatamente il pane da una busta.
"Oltre al fatto che è un completo idiota?", fece lui, divertito.
Scossi la testa e mi lasciai andare anch'io ad una piccola risata.
"Devo essere a lavoro tra dieci minuti. Te la cavi da sola finché non arriva Liam?", continuò, osservandomi.
Annuii con la testa, finendo di preparare il panino per Zayn.
Tornammo in salotto, dove il moro, visibilmente annoiato, stava facendo zapping tra i canali.
"Io vado, ti lascio in ottime mani", disse Louis a Zayn, facendomi un sorriso e andandosene.
Ricambiai il sorriso e mi sedetti vicino a Zayn, porgendogli il panino, che afferrò immediatamente, mettendosi anche lui seduto.
"Stai meglio?", chiesi, abbastanza preoccupata.
Ingoiò il boccone e alzò un sopracciglio.
"Vuoi smetterla di preoccuparti inutilmente? Sto benissimo, è stato solo un giramento improvviso. Sono cose che capitano", commentò, dando un altro morso al panino.
Sospirai e mi appoggiai allo schienale del divano.
"Mi hai fatto prendere un colpo".
Mi guardò e addolcì l'espressione, aprendosi in un sorriso.
"Devo ripeterti ancora che sto bene?", fece, accarezzandomi la guancia.
Sorrisi e mi appoggiai alla sua spalla.
Gemette leggermente e io mi maledii, spostandomi subito.
"Scusa", sussurrai, imbarazzata.
"Tranquilla", mi rassicurò, finendo il panino.
Restammo in silenzio per qualche minuto, fingendo entrambi che alla tv ci fosse qualcosa di interessante.
"Hai parlato con Harry?", feci io, decidendomi a parlare.
"Mmh", mormorò, senza staccare gli occhi dallo schermo.
"Zayn?".
"Sì, sì, ci ho parlato", sbottò.
Sbuffai e incrociai le braccia, impaziente.
"E...?", lo incitai.
Di tutta risposta, alzò le spalle.
"Non ci posso credere, non l'hai ancora perdonato?", esclamai, con tono scocciato.
"Tutte le volte che lo vedo mi ricordo quello che mi ha fatto e non è una bella sensazione", disse, degnandosi, finalmente, di guardarmi.
"Forse perché tu non riesci ad andare avanti", sbottai io, guardandolo male.
Roteò gli occhi.
"Ti avevo chiesto di ascoltare quello che aveva da dirti, ma non credo che tu l'abbia fatto, perché se così fosse non avresti potuto non perdonarlo".
Non rispose e tornò a guardare la televisione.
"Perché ti comporti da bambino capriccioso?".
"Senti, Jane, ti amo, ma non voglio, non posso perdonarlo".
Sbiancai. Avevo davvero sentito quello che avevo sentito?
"C-che hai detto?", chiesi, con voce tremolante.
"Non voglio perdonarlo".
"No, prima".
Sentii il cuore battere all'impazzata quando Zayn si voltò a guardarmi e fece un mezzo sorriso.
"Oh, intendi il 'ti amo'?", sussurrò con voce roca, avvicinandosi pericolosamente al mio viso.
Non sapevo cosa dire. Finalmente, avevo sentito quelle due minuscole paroline uscirgli di bocca e mi ero pietrificata.
Il fatto che l'avesse detto di getto, senza pensarci, era la prova della sua sincerità.
Mi fissò per infiniti attimi, muovendo unicamente le iridi piene di luce.
Voleva che lo baciassi, voleva sentirmi felice.
E, appena riuscii a muovermi, mi lasciai scappare una risata al limite della contentezza e gli circondai il collo con le braccia, baciandolo con foga.
Lui mi prese il viso tra le mani e chiese accesso alla mia bocca con la lingua.
Ero talmente felice che dovetti trattenermi per non piangere.
Lo abbracciai, appoggiando la testa nell'incavo del suo collo e il suo intenso profumo mi invase le narici.
Sarei potuta rimanere così per sempre, volevo rimanere così per sempre.

 

***


"Perché me l'hai detto adesso?", sussurrai, con la testa sulle sue gambe, mentre lui mi accarezzava i capelli.
"Perché mi è scappato", rispose, ridacchiando.
"Evviva la sincerità", commentai, guardandolo dal basso.
Ricambiò lo sguardo e mi sorrise.
"Sono stato uno stronzo: era giusto che tu lo sapessi. Io ti ho amata da quando hai iniziato ad interessarti a me. Non sei come le altre, Jane. Sei speciale".
"Attento, così mi diventi dolce", commentai, divertita.
Alzò un sopracciglio.
"Questo non accadrà mai", sussurrò, sollevandomi per baciarmi.
Risi e ricambiai il bacio, poi mi distanziai per guardarlo.
"Hai freddo? Vuoi che ti prenda una coperta?", chiesi, premurosa.
"No, grazie, mammina, sto benissimo".
Suonarono alla porta e io feci la linguaccia a Zayn prima di andare ad aprire: era Liam.
"Ciao! Ho portato qualche film da vedere e le sigarette!", esclamò, entrando velocemente in caso.
"Grande!", ribatté Zayn, facendo un sorriso a trentadue denti.
"No, niente sigarette", sbottai io, togliendogli il pacchetto di mano.
"Non fare la guastafeste, Jane", brontolò Zayn, facendo per alzarsi dal divano.
"Prova ad alzarti e ti darò un motivo per non muoverti più di lì", lo minacciai.
Il moro roteò gli occhi e si sedette.
Liam lo raggiunse sul divano.
"Come stai?".
"Bene", rispose lui, sospirando.
"Basta che smettiate di chiedermelo", aggiunse, scocciato.

 

***


Guardammo un di film e quando Liam decise di guardarne un altro, me ne andai.
Volevo andare un po' a casa per dire ai miei che sarei rimasta a casa di Zayn per qualche giorno dato che non volevo lasciarlo solo.
Sarebbe stata una bella impresa convincere mio padre, ma avrei avuto l'aiuto di mia madre.
"Non credo di aver capito bene...vorresti restare a dormire a casa di uno sconosciuto?!", esclamò mio padre, sgranando gli occhi.
"Non è uno sconosciuto!", ribattei io, incrociando le braccia.
"Per me lo è. E poi credi che ti lascerei da sola con un ragazzo, che sappiamo tutti cosa voglia da te?".
"Papà!", lo ripresi, scuotendo la testa.
"Zayn non è così".
"No, certo", disse lui, sarcastico.
"Dai, Sean, non puoi essere così iperprotettivo. Ha il diritto di stare con un ragazzo", si intromise mia madre, mettendomi una mano sulla spalla.
"E infatti non le sto proibendo di vederlo, ma soltanto di restare da sola a casa sua!", sbottò lui, ormai rosso di rabbia.
"Non starò sempre da sola, ci saranno altri ragazzi", ribattei io, di getto. Peccato che non feci altro che peggiorare la situazione.
"Il fatto che ci siano più ragazzi dovrebbe tranquillizzarmi?", urlò.
Sospirai e guardai mia madre, alla ricerca di aiuto.
"Sai cosa potremmo fare? Una bella cenetta tutti insieme! Così potresti conoscerlo", propose lei, sorridendo.
Vidi mio padre rilassarsi appena, anche se non tornò proprio calmo.
"Facciamo così: stasera ceneremo a casa di questo Zayn e se mi piacerà, potrai restare a casa sua", borbottò, non del tutto soddisfatto dell'idea.
Io sorrisi e lo abbracciai.
"Grazie!".

 
***


"Per te va bene?", chiesi a Zayn, dopo avergli spiegato la situazione.
"Beh...non saprei...", commentò, visibilmente preoccupato.
"Che c'è? Non avrai mica paura di mio padre?", lo provocai, alzando un sopracciglio.
"No, certo che no...", ribatté lui, schiarendosi la voce.
"Tranquillo, ti adorerà", commentai io, sorridendo.
"Auguri, amico", si intromise Liam, alzando gli occhi dal suo cellulare.
Lo fulminai con lo sguardo.
"Così non aiuti", sbottai, acida.
Liam ridacchiò e Zayn appoggiò la testa allo schienale del divano, sospirando.
"So già che me ne pentirò", sussurrò, chiudendo gli occhi.
Gli tirai un colpetto e scossi la testa.
Poi, bussarono alla porta e andai ad aprire, trovandomi davanti Harry.
Subito, uscii fuori per evitare che Zayn lo vedesse.
"Che ci fai qui?", sussurrai, confusa.
"Ciao anche a te", ribatté lui, sorridendomi.
Roteai gli occhi, ma poi gli sorrisi.
"Ciao. Allora? Che ci fai qui? Sai che Zayn non vuole vederti".
"Oh, certo. Ma non mi sembrava carino non passare".
Incrociai le braccia e lui si schiarì la voce.
"Posso entrare?", continuò.
Annuii con la testa e lo lasciai passare. Come mi aspettavo, Zayn non fu felice di vederlo.
"Che cazzo ci fai qui?", sbottò, guardandolo male.
"Da quando sei diventato così coglione?", commentò il riccio, scuotendo la testa.
Iniziarono a discutere e io e Liam andammo in cucina per non intrometterci.
"Litigano come una vecchia coppia di coniugi", commentò lui, ridacchiando, sedendosi sul tavolo.
Mi appoggiai al muro e sospirai.
"Speriamo che non si prendano a pugni".
"Zayn non è nelle condizioni, ma probabilmente è talmente stupido da pensare di poter fare qualcosa anche così", commentò Liam, alzando le spalle.
"Lo conosci da tanto?", chiesi, curiosa.
"Diciamo che non ho avuto il piacere di conoscere Dana", rispose.
"Non di persona, almeno", aggiunse, sorridendomi.
Annuii e mi spostai una ciocca di capelli dietro le orecchie.
Si creò un silenzio imbarazzante, accompagnato dal ticchettio della pioggia contro le finestre.
Mi avvicinai al vetro per guardare fuori.
"Mi dispiace, sai?", riprese Liam, facendomi voltare.
Lo guardai con un'espressione confusa sul viso.
"Per come ci siamo conosciuti. Non abbiamo più avuto occasione di parlarne, ma mi sono comportato da coglione. Scusa".
"Non importa", sussurrai, alzando le spalle.
Poi, mi voltai di nuovo verso la finestra.
"Wow, me la fai così semplice?".
Sorrisi.
"Se c'è una cosa che ho imparato da quando conosco Zayn è che i litigi non servono mai a niente di buono", commentai, pensierosa.
"Già...hai ragione. Beh, allora io vado, dovrete prepararvi per la cena con i tuoi...vuoi che porti via anche Harry?".
Mi voltai a guardarlo e scossi la testa.
"No, ci penso io".
Liam andò via e io rimasi da sola con quei due deficienti, così decisi di fare ciò che probabilmente non avrei dovuto: intromettermi fra di loro.
"Avete finito?", sbottai, facendo finire le loro urla inutili.
Si voltarono a fissarmi.
"Siete entrambi grandi e vaccinati, diamine, c'è bisogno di comportarsi da idioti?", continuai, scocciata.
"Dillo a lui che non fa altro che evitarmi come un bimbetto capriccioso", si lamentò Harry, indicando Zayn, che alzò un sopracciglio.
"Tu hai scopato con la mia ragazza, cazzo, avrò il diritto di essere arrabbiato?", ribatté l'altro.
Mi passai le mani sul viso e sospirai.
"Se avete intenzione di litigare ancora io me ne vado e non credete che tornerò, da nessuno dei due. Quindi, scegliete...o me o il vostro stupido odiarvi a vicenda", li provocai, acida, incrociando le braccia al petto.
Li fissai entrambi per molti secondi.
"Non...sei seria, giusto?", fece Harry, aggrottando la fronte.
"Oh, sono molto più che seria. Se preferite odiarvi piuttosto che stare con me, ok, so benissimo dove si trova la porta".
"E' lui che odia me! Gli ho parlato, mi sono scusato e non capisco perché non voglia perdonarmi!", esclamò il riccio, sospirando.
Zayn scosse la testa.
"Io non ti odio, cazzone, eri il mio migliore amico. Sono soltanto...".
"Ferito?", gli suggerii io. Lui mi guardò e poi abbassò la testa.
"Nessuno odia nessuno, perfetto. Adesso volete sfogarvi per bene almeno la finiamo?".
Rimasero in silenzio per un po', poi Zayn si schiarì la voce e riprese.
"Tu sapevi quanto la amavo...sapevi che avrei ucciso per lei...avrei...eri il mio migliore amico...come hai potuto?", chiese, amareggiato, guardando Harry.
Il riccio sospirò.
"Lo sapevo, certo. Ma tu sapevi che non avrei mai fatto una cosa del genere...".
"Ma l'hai fatta!", Zayn lo interruppe di colpo, alzandosi dal divano, seppure con fatica.
"Ero ubriaco! E anche lei! Se certo tu fossi venuto alla sua festa questo non sarebbe successo!".
"Dovevo lavorare, cazzo! Se tu non l'avessi fatta bere non sarebbe successo!", esclamò il moro, furioso.
La situazione stava per sfugggirmi di mano perciò dovetti intromettermi di nuovo.
"Ok, ok, smettetela di accusarvi a vicenda. Avete commesso entrambi degli errori, quello che conta è che ne siate dispiaciuti", dissi.
Guardai Harry e lui annuì con la testa, Zayn si limitò a sbuffare.
"Fate pace, per me e per Dana", sussurrai.
"Zayn, davvero, mi dispiace per tutto", si scusò Harry, mordendosi il labbro.
Ci voltammo entrambi verso il moro e io lo fulminai con lo sguardo, sperando che questa volta si comportasse da persona matura.
Zayn sbuffò di nuovo e poi guardò Harry.
"Ok", sussurrò, atono.
"Va bene, ti perdono".
Harry sorrise, sollevato, e io mi sentii orgogliosa di me stessa e anche di loro due.
"Adesso potete abbracciarvi", dissi io con un sorriso a trentadue denti dipinto sul viso.
"Non esagerare, eh. Un passo alla volta", fece Zayn, sedendosi di nuovo.
Harry si passò una mano tra i capelli e si schiarì la voce.
"Beh...io vi lascio soli, allora. Rimettiti presto".
"Ah, sto benissimo", commentò Zayn, rivolgendogli un piccolo sorriso.
Anche troppo, considerato che non si parlavano fino a due minuti prima.
"Ciao", ci salutò il riccio, andandosene.
"Ciao, Harry", dissi io, sedendomi vicino a Zayn, che alzò la testa in segno di saluto.
Appena restammò soli calò il silenzio e io lo abbracciai forte.
"Sono fiera di te, Zayn", sussurrai, tra le sue braccia.
"Spera che non me ne penta o sarà soltanto colpa tua", mi avvertì, con finto tono minaccioso.
Sorrisi e lo baciai.
Quella giornata non sarebbe potuta essere migliore.



 
 Alleluiaaa *suonano le campane*
Harry e Zayn hanno fatto pacee olé.
Ahah ok, no.
Come andrà la cena con i genitori di Jane? :/
Dunque, lo so, vi ho fatto aspettare un po' più del solito per questo capitolo, ma sono stata davvero impegnata. Sorry.
Btw, grazie a tutti.
Baci,
Vale. :)


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Capitolo 22
*** Mi basta che tu sia qui con me ***


 Mi basta che tu sia qui con me


Zayn stava cucinando qualcosa di veramente delizioso dato che dalla cucina proveniva un buon profumo.
Lo raggiunsi, dopo aver indossato un abito color porpora che avevo portato per l'occasione ed essermi preparata.
Lo abbracciai da dietro e lo baciai sulla spalla.
"Mmh, Jane, così mi distrai", commentò, con voce roca.
Ridacchiai e continuai a baciarlo.
"Che prepari di buono?", chiesi, poi, affiancandolo per sbirciare nella pentola.
"Pasta", rispose, sorridendomi.
"Uhm, conosci la cucina italiana?", chiesi, curiosa.
"Meglio di quanto tu possa immaginare", si vantò, ridacchiando.
"Certo", commentai, sarcastica, roteando gli occhi.
"Vuoi assaggiare?".
E, senza aspettare la mia risposta, mi sporcò il naso con il mestolo sporco di pomodoro.
Spalancai la bocca e lo fulminai con lo sguardò, trattenendo a stento una risata divertita.
"Adesso me la paghi", commentai, cercando di strappargli il mestolo di mano, ma ci guadagnai soltanto che lui mi sporcò tutto il vestito e le guance.
"Zayn, cazzo!", esclamai, catapultandomi al lavandino per cercare disperatamente di togliere le macchie.
Lo sentii ridere.
"Oh, lo trovi divertente?".
"Andiamo, Jane, vengono i tuoi genitori, che vuoi che importi del vestito?".
"Coglione", commentai, continuando, inutilmente, a passare le dita sulle macchie.
Zayn sbuffò, roteando gli occhi e mi fermò.
"Ok, senti, prendi una delle mie magliette", disse, accarezzandomi la guancia.
"Cosa?".
"Sì, una maglietta lunga, un vestito che differenza vuoi che faccia?".
Risi e lo attirai a me per baciarlo.
"Dovrai prestarmi anche dei pantaloni", sussurrai senza staccarmi.
Lui sorrise e mi morse il labbro inferiore.
"Non credo di averne di adatti alla misura del tuo culo", scherzò.
"Vaffanculo!", esclamai, tirandogli una spinta.
Incrociai le braccia al petto mentre lui rideva di gusto e tornava ai fornelli.
"Scegli quello che vuoi in camera mia", disse, poi.

 

***


Presi una camicia bianca: non era lunghissima, ma sempre meglio del resto.
Tornai in cucina dove Zayn sembrava completamente preso dalla cena.
Mi schiarii la voce e lui si voltò a fissarmi, schiudendo le labbra.
Passò lo sguardo sul mio corpo e mi sentii leggermente in imbarazzo, quindi parlai.
"Ehm...come sta andando?".
"Bene", rispose frettolosamente lui, scuotendo la testa.
"Ti sei...messa quella...", commentò, ovvio.
"Uhm...già. Non va bene?", chiesi, insicura, torturandomi le labbra.
"No, no. E' perfetta. Sei...incantevole".
Incantevole.
Corrugai la fronte e annuii appena.
"Sai, non credo che mio padre mi troverà 'incantevole'", dissi, sospirando.
Sarebbe stata soltanto una scusa in più per non lasciarmi a dormire lì.
Zayn sospirò e si avvicinò, accarezzandomi i fianchi.
"Mi dispiace di averti rovinato il vestito".
"Non è rovinato, basterà lavarlo", dissi, alzando le spalle.
Lui strinse un po' di più la presa per far sì che lo guardassi.
"Ho fatto il cretino nel momento sbagliato. Scusa".
Scossi la testa e lo abbracciai.
"Non importa, Zayn. Tanto non piacerai comunque a mio padre", commentai, distaccandomi.
Mi guardò negli occhi, schiudendo le labbra.
Sospirai.
"Ha sempre odiato tutti i miei ragazzi: che fossero gentili, stronzi, idioti, dolci...li ha sempre odiati. E ha sempre cercato di allontanarmi da loro. Mi vede come una bambina bisognosa della sua protezione, ma io non sono più indifesa e stupida, sono cresciuta. E mi spaventa il fatto che lui potrebbe non capirlo mai".
Incrociai le braccia, abbassando la testa.
Probabilmente non avrei dovuto organizzare quella serata. Sarebbe stata inutile.
Zayn mi prese il mento tra le dita e mi obbligò a guardarlo: stava sorridendo.
"Beh, per fortuna devo piacere a te e non a lui", commentò, baciandomi.
Sorrisi sulle sue labbra e ricambiai il bacio, circondandogli il collo con le braccia.
"Adesso sarà meglio che torni a cucinare prima che bruci tutto e la situazione peggiori", dissi, dandogli una pacca sul sedere.
Zayn ridacchiò.
"Agli ordini".

 

***


Quando bussarono alla porta, corsi ad aprire: mia madre mi fece un enorme sorriso, mostrandomi una bottiglia di vino.
"Ciao, mamma", la salutai, cercando di guardare alle sue spalle per vedere mio padre.
"Sean sta parcheggiando", disse lei, precedendo la mia domanda.
Annuii e lei mi fissò, confusa.
"Il mio vestito si è macchiato", ammisi, facendola entrare.
Lei alzò le spalle e si guardò intorno.
"E dov'è il padrone di casa?", esclamò, sorridendo appena Zayn fece capolino dalla porta della cucina.
"Salve!".
"Oh, ciao, Zayn", disse lei, allargando il sorriso.
Ero davvero felice che lei lo trovasse simpatico.
"Che buon profumo", commentò poi, quando la ebbi invitata a sedersi a tavola.
"Grazie, spero che le piaccia la cucina italiana", ribatté Zayn, tornando in cucina.
"Lo adoro", commentò mia madre, sorridendomi.
Ricambiai il sorriso.
"Ti prego, aiutami con papà, sai che lui non sarà della tua stessa opinione. Ma Zayn è perfetto per me, lo amo. Non lasciargli rovinare tutto".
Lei annuì e mi strinse la mano.
"Farò del mio meglio, tesoro".
Un attimo dopo, arrivò anche mio padre: non sembrava molto allegro, non ricambiò nemmeno il sorriso che gli feci.
"Ciao, papà".
"Ciao", disse, freddo, togliendosi il cappotto. Per fortuna, non disse niente riguardo il mio abbigliamento anche se dalla sua espressione capii che non aveva gradito per niente.
"Siediti, io vado a chiamare Zayn così te lo presento", ripresi io, sospirando.
Entrai in cucina e il moro mi guardò.
"E' arrivato", sussurrai.
"Ah, sì?", fece lui, facendo per andare a salutarlo, ma lo bloccai per un braccio.
"Quando gli parli, guardalo negli occhi: odia le persone che evitano il suo sguardo. Fatti vedere sicuro, ma non fare troppo lo spaccone. Cerca di...".
Mi interruppe con un bacio, avvolgendomi calorosamente tra le sue braccia.
"Ti amo", disse, sorridendomi.
Lo guardai uscire dalla cucina e sorrisi anche io.

 

***


"Cosa fai, Zayn? Studi?", chiese mio padre, scrutandolo severamente mentre mangiavamo.
La tensione era alle stelle e fino a quel momento, oltre alle presentazioni, nessuno aveva parlato. 
"Sì, io e Jane andiamo a scuola insieme", rispose educatamente Zayn, sorridendo.
"Lavori o ti mantengono i tuoi?", continuò mio padre quasi con tono di sfida, guardandolo con aria di sufficienza.
"Lavoravo, ma...adesso ho smesso".
Mio padre annuì e smise di parlare, concentrandosi sul cibo.
"E' tutto davvero ottimo, Zayn", iniziò mia madre, sorridendogli.
"Oh, grazie".
"Hai imparato da solo?".
"No, mia cugina è stata in Italia per due anni e mi ha insegnato", commentò lui.
Io sorrisi e guardai mio padre per vedere che reazione stava avendo, ma sembrava impassibile: continuava a mangiare come se fosse da solo.
"Direi che sei stato un allievo perfetto", gli sorrise mia madre, versandosi un bicchiere di vino.
"Magari potresti darmi qualche lezione", aggiunse.
Zayn ricambiò il sorriso e annuì con la testa.
"Certo".
"Oh, non disturbarti, mia moglie è talmente incapace che l'unica cosa che riuscirebbe a fare sarebbe dar fuoco alla casa", commentò mio padre, duro.
Aggrottai la fronte e vidi mia madre alzare un sopracciglio.
"Grazie, Sean", tuonò, offesa, versandosi un altro bicchiere di vino.
Mio padre non rispose.
Sospirai silenziosamente.
"Hai avuto altre ragazze oltre a Jane?", riprese, improvvisamente, mio padre, dopo qualche minuto di silenzio.
Zayn si immobilizzò e gli ci volle molto autocontrollo per continuare a guardare mio padre negli occhi.
"Sì...una...", disse, vago.
Chiusi gli occhi per un secondo, sperando che la conversazione non andasse avanti.
"L'hai lasciata tu o è stata lei?".
Aggrottai la fronte e mi alzai in piedi.
"Saranno affari suoi?", sbottai, fissandolo.
"Sono anche miei, se l'ha lasciata lui dopo una settimana, non credi?".
Feci una smorfia e annuii, amareggiata.
"E' morta, papà", sibilai, guardandolo male.
Lui non si scompose e iniziai a credere che fosse diventato insensibile.
"Ah", disse solamente, tornando a guardare Zayn.
"E provi ancora dei sentimenti per lei?".
Tornai a sedermi, imbarazzata. Mio padre non poteva comportarsi così.
"Beh...lei mi manca e...".
Vidi Zayn in difficoltà e mi sentii tremendamente in colpa. 
"Si è fatto tardi, sarà meglio andare", commentò mia madre, cercando di smorzare la tensione.
"Sono soltanto le nove, Caroline", ribatté mio padre, senza smettere di guardare Zayn.
"Sì, ma sono stanca", continuò lei, alzandosi.
Finalmente, mio padre la ascoltò e si alzò, andando fino alla porta.
"Andiamo", disse, aprendola.
Mia madre sospirò, lanciando un'occhiata piena di scuse al moro, che non si era più mosso di un centimetro e si avviò verso mio padre.
"Jane, anche tu", fece lui, guardandomi.
"No", risposi, facendo una smorfia.
"Vieni subito qui, Jane!".
"No!".
Mio padre strinse i pugni e se ne andò, furioso.
Sospirai e andai incontro a mia madre.
"Mi dispiace, tesoro", commentò lei, accarezzandomi la guancia.
"Perché si è comportato così?", sussurrai, sentendo gli occhi pizzicare.
"Ha soltanto paura di perderti", ribatté lei.
Annuii e la salutai.
Quando mi voltai, Zayn stava sparecchiando e sembrava pensieroso.
Mi avvicinai lentamente, in imbarazzo.
"Mi dispiace...", sussurrai.
Non rispose e andò in cucina per posare dei piatti.
Sospirai.
"Lascia stare, faccio io", dissi, quando tornò.
"Sono capace di sparecchiare una cazzo di tavola!", sbottò, lasciando involontariamente scivolare un bicchiere, che si frantumò a contatto col pavimento.
Sussultai, non so se più per come aveva urlato o per il rumore del bicchiere.
"Cazzo", commentò, sbuffando.
Si chinò per raccogliere i pezzi, ma glielo impedii, bloccandolo per le spalle.
"Sei stanco, ci penso io, non preoccuparti", sussurrai, accompagnandolo verso il divano.
Lo sentii rilassare i muscoli e mi tranquillizzai appena, facendolo sedere.
Quando, però, feci per tornare a pulire, Zayn mi bloccò per i fianchi, facendomi sedere sulle sue gambe.
"Mi dispiace di aver urlato", sussurrò, stringendomi a sé.
Mi rannicchiai contro il suo corpo, mettendo la testa nell'incavo del suo collo, e mi beai del suo calore.
"Mio padre è...".
Mi interruppe, mettendomi una mano sulla bocca.
"Shh, mi basta che tu sia qui con me".



 
Perdonatemi questo schifo di capitolo. Non mi piace per niente. Boh, non so nemmeno che altro dire.
Grazie a tutti.
Baci,
Vale. 


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Capitolo 23
*** A tutto c'è rimedio ***


 A tutto c'è rimedio


Mi massaggiai le tempie, pensierosa.
Stavo giocando a battaglia navale con Louis e non gli avevo affondato neanche una barchetta.
"Uhm...b4?", provai, osservandolo.
Abbassò gli occhi verso la tavola e tornò a guardarmi, scuotendo la testa mentre un sorrisino beffardo gli incurvava le labbra.
"Niente da fare, dolcezza".
"Oh, non è possibile. Stai barando!", esclamai, battendo le mani sul tavolo.
"Assolutamente no, credi che barerei mai?", chiese, facendo un faccino da innocente.
Alzai un sopracciglio e lui rise.
"Non sto barando. Giuro".
Sbuffai e mi appoggiai ad un braccio.
Improvvisamente, Harry entrò dalla porta, sbattendola.
"Buongiorno!", cinguettò, allegro, togliendosi il cappotto.
"Oh, prego, entra pure", bofonchiai, acida.
"Hai bevuto tè e dolcezza a colazione?", commentò lui, ridacchiando.
"Louis, sta a te", sbottai, senza rispondergli.
Il ragazzo guardò prima Harry poi la tavola e fece una smorfia pensierosa.
"La cena con suo padre è andata male ieri...uhm...a3", disse, alzando gli occhi verso di me.
Sbuffai quando mi resi conto che mi aveva affondato l'ennesima nave.
"Oh, che è successo?", chiese Harry, dispiaciuto, sedendosi insieme a noi.
"Niente, praticamente mio padre odia Zayn e Zayn odia mio padre", dissi, appoggiandomi allo schienale della sedia, guardando male Louis.
Il ragazzo fece un sorrisetto divertito.
"Fammi indovinare: ho vinto?", chiese, incrociando le braccia.
Gli lanciai un'altra occhiataccia, poi Harry mi accarezzò il braccio.
"Stai bene? Sei fin troppo scorbutica".
Lo guardai e addolcii lo sguardo, sospirando.
"Sì, sto bene...non mi aspettavo qualcosa di diverso", dissi, alzando le spalle.
Harry annuì e mi dette una pacca sulla spalla.
"Ma...Zayn dov'è?".
"Oh, in camera sua. Dorme ancora, credo", risposi.
"Che dormiglione! Vado a svegliarlo", fece Harry, alzandosi di fretta.
Lo afferrai per un braccio e scossi la testa.
"Ti ucciderà", commentai.
Harry mi sorrise.
"Correrò il rischio".
Ridacchiai e tornai a guardare Louis, che mi sorrise.
"Togliti quel sorrisetto dalla faccia, mi prendo la rivincita", dissi, guardandolo con sfida.
"Perderai di nuovo", mi canzonò, ridendo.
Poi, arrivarono anche Niall e Liam.
"Come sta Zayn?", chiese il biondino, sedendosi vicino a me.
"Non benissimo. Mio padre l'ha trattato di merda...", risposi io, sospirando.
"Zayn se ne frega di quello che la gente gli dice", intervenne Liam.
"Già. Beh...è venuta fuori la questione di Dana e...uhm...non credo gli abbia fatto molto bene".
"Beh, a tutto c'è rimedio", continuò il castano, sorridendo maliziosamente verso Niall.
Il biondino scosse la testa, fulminandolo con lo sguardo, poi si arrese, roteando gli occhi.
"Ok...stasera ci sarebbe una festa...cioè...mio cugino dà una festa...".
"Potremmo andarci tutti insieme!", lo interruppe Liam, allargando il sorriso.
"Amico, non credo tu abbia mai avuto un'idea più geniale", commentò Louis, battendogli il cinque.
Niall sospirò.
"Sentite, ragazzi, mio cugino non è molto...diciamo che non ama vedere gente che si imbuca alle sue feste", disse, scuotendo la testa.
"Ma noi non ci imbucheremo...verremo con te", fece Louis, sorridendo.
"Tu che dici, Jane? Sei dei nostri?".
Alzai le spalle.
"Penso che potrebbe far tornare Zayn di buon umore...ma...posso portare anche qualcun altro?".
"Ma certo! Invita chi vuoi", esclamò Liam, mettendomi un braccio intorno al collo.
"Certo...invitate pure mezzo mondo", gli fece eco Niall, sarcastico. Poi, sospirò di nuovo.
"Ok, non la inviterò se ti crea così tanti problemi", dissi io, guardandolo.
"Ah, è una ragazza?".
"Beh...sì", risposi, confusa.
"Allora non ci sono problemi".
Vedendomi ancora più confusa, Niall rise.
"Mio cugino odia avere estranei in casa sua, ma non se si tratta di ragazze", ammise, alzando le spalle.
"Ma, voi idioti, vedete di non attirare l'attenzione, eh", continuò, poi, verso Liam e Louis, che si guardarono e sorrisero.


 
***


Invitai anche Maggie, che accettò volentieri, e così anche Zayn, che, almeno in apparenza, non sembrava triste o arrabbiato.
Io e lui fummo i primi ad arrivare.
Zayn mi teneva la mano e ogni tanto mi baciava su uno di quei divanetti morbidi del salotto di quell'enorme villa.
Sembrava una festa divertente e sobria, almeno fino a quel momento: la musica era piacevole, il cibo era ottimo e le persone intorno a noi erano carine e socievoli.
"E' una bella serata, non trovi?", chiesi a Zayn, distaccandomi dalle sue labbra per osservare il cielo stellato- stranamente senza alcuna nuvola -da una vetrata.
Lui mi abbracciò e mi inondò del suo profumo.
"Lo è di più con te al mio fianco".
Lo guardai e lui mi sorrise.
"Sei serio?", chiesi, alzando un sopracciglio.
Lui annuì, confuso e io risi, appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Davvero, Zayn, stai diventando troppo dolce. Ti stai rammollendo", scherzai, ridacchiando.
Lui mi tirò una spinta amichevole e io aumentai le risate.
"Oh, vuoi vedermi stronzo?", fece, sorridendo beffardo.
"Bene", aggiunse, alzandosi.
"Me ne vado a prendere un drink e ti lascio qui tutta sola", sbottò, fingendosi offeso, mentre se ne andava.
Non riuscii a trattenere un'altra risata.
"E per te niente!", esclamò, senza voltarsi.
Lo osservai andare via, sorridendo, finché non sparì dalla mia visuale.
Sospirai, come una ragazzina innamorata.
Beh, ero una ragazzina innamorata.
Mi alzai, guardandomi intorno.
"Ehi, Jay, ti diverti?", esclamò Harry, sbucandomi davanti all'improvviso.
Gli sorrisi e annuii con la testa.
Lui mi prese a braccetto.
"Devi assolutamente sentire uno di questi cocktail. Sono divini", commentò, afferrando due bicchieri dal vassoio di una ragazza che stava passando.
Me ne porse uno e fece per portarsi alle labbra l'altro, ma lo fermai, strappandoglielo di mano.
"Idiota, sei in auto", gli ricordai, guardandolo male.
"E allora? Mi farò dare un passaggio da Niall o da Zayn...dai, non fare la mammina", bofonchiò, allungando una mano per riprendersi il cocktail.
Lo fulminai con gli occhi e lui sbuffò.
"Quanti ne hai già bevuti?".
"Ehm...uno...", mentì, guardandomi con la coda dell'occhio per capire se me ne ero accorta.
Alzai un sopracciglio e lui roteò gli occhi.
"Ok, ok, forse più di uno...ma sto bene, sono ancora completamente sobrio. Reggo bene l'alcol".
Sbuffai e lo afferrai per un braccio, portandolo via dal tavolo degli alcolici.
"Reggi bene anche gli schiaffi? Perché sto per tirartene un bel po'", sbottai, guardandolo male.
Lui rise e mi bloccò per la vita, avvicinandomi a sé.
"Smettila di preoccuparti per me, so badare a me stesso. Comportati da buona migliore amica e lasciami divertire", sussurrò, schioccandomi un bacio sulla fronte prima di sparire tra la folla.
Migliore amica, eh? Suonava bene. Molto bene.
Sorrisi e tornai a guardarmi intorno: la festa cominciava a farsi sempre più intensa e notai che c'erano molte più persone di quando ero arrivata.
Mi mordicchiai il labbro e mi  misi a cercare il posto dove Zayn mi aveva lasciata perché probabilmente era tornato, ma andai a sbattere contro qualcuno, evitando per miracolo di rovesciargli il drink che teneva in mano.
"Oddio, scusami", esclamai, facendo una smorfia, indietreggiando.
"E' tutto ok, non è morto nessuno", disse un ragazzo.
Alzai gli occhi e lo guardai: mi sorrise.
Ricambiai il sorriso, leggermente imbarazzata, e feci per andarmene, ma la sua voce mi fermò.
"Come mai non ti conosco?".
Mi voltai a guardarlo e lui piegò la testa di lato.
"Conosco tutti quelli che invito alle mie feste. Sono molto fiscale su questo".
Schiusi le labbra, realizzando di essermi imbattuta proprio nel cugino di Niall. In effetti, notai una vaga somiglianza tra i due.
"Ehm...non vale per le ragazze, no?", tentai, abbozzando un pessimo sorriso.
Non sapevo perché, ma quel ragazzo mi spaventava. Forse perché era molto più alto e imponente di me.
Lui alzò le spalle, facendo un sorrisetto.
"Beh...solo per quelle carine", commentò, scrutandomi a fondo.
Non risposi e mi si avvicinò.
"E poi sei un'amica di Niall".
Lo guardai e annuii, deglutendo.
"Sei la nuova bambolina di Zayn, giusto?", continuò, fermandosi a pochi centimetri dal mio volto. Non so come riuscii a sostenere il suo sguardo, ma ce la feci.
E questo che ne sapeva di me e Zayn? E poi...'bambolina'? Come si permetteva?
Avrei voluto urlargli in faccia, ma riuscii soltanto a non balbettare troppo mentre parlavo.
"C-come lo sai? Te l'ha detto Niall?".
Lui continuò a scrutarmi con attenzione.
"No, ho soltanto fatto due più due...e poi...siete tutte uguali", bofonchiò, scuotendo la testa.
Aggrottai le sopracciglia.
"Io e Dana siamo molto diverse...", constatai, facendolo ridere.
"Ah, sì? Hai il suo solito sguardo. La solita espressione bisognosa. Hai bisogno di lui, lo desideri intensamente, anche se ti fa male. E' strano quanto le persone ricerchino ciò che le ferisce di più".
Schiusi le labbra e lui mi fece un sorriso, prima di andarsene.
Bene, ero confusa. Ok, molto più che confusa. Zayn non mi feriva...non più, almeno.
Scossi la testa e mi voltai bruscamente, ritrovandomi faccia a faccia con Maggie.
"Oh, Jane, finalmente ti ho trovata!", esclamò, guardandomi male.
"Ti ho tempestata di messaggi! Ti stavo cercando da un anno!", continuò.
Cacciai via i miei pensieri e sospirai.
"Oddio, hai ragione. Scusa, ma ho dimenticato il cellulare a casa di Zayn".
Lei addolcì lo sguardo e tornò a sorridere come sempre.
"Non importa. A proposito...lui come sta?".
"Benino, dai. Anche se non so dove sia finito. Comunque, ti ho invitata per un motivo...voglio presentarti una persona...beh, tecnicamente, te l'avrei già presentata, ma...ok, non importa, vieni con me", dissi, tutto d'un fiato, afferrandola per un braccio e trascinandola dietro di me.
A mio parere, tra lei e Harry era scoccato qualcosa, quando si erano incontrati in ospedale e volevo trasformarlo in qualcosa di più.
Dopo qualche minuto, lo trovai.
"Ehi, Har, ti ricordi di Maggie?", chiesi, indicandogliela.
I due si osservarono per un attimo, incuriositi l'uno dall'altra, poi Maggie abbassò timidamente lo sguardo e Harry guardò me, confuso.
"Beh, ho pensato che ti servisse una mammina più buona", commentai, lasciandoli soli.
Ridacchiai, mentre me ne andavo.
Se avevo ragione, mi avrebbero ringraziato.
Poi, qualcuno mi afferrò da dietro, attirandomi a sé, facendo combaciare la mia schiena con il suo petto.
"Sei la più bella in questa casa", sussurrò Zayn al mio orecchio, lasciandomi una scia di baci lungo il collo.
Socchiusi gli occhi e mi abbandonai al piacere che solo lui sapeva donarmi.



 

Bene, bene, here i am, back from the dead.
Allora, questo è un capitolo normale (anche troppo per i mie gusti lol).
Non succede niente di che, se non che lo strambo cugino di Niall terrorizza Jane con frasi assurde, ma tralasciamo.
Jane e Zayn stanno bene, più che bene, direi :3
Jane e Harry pure, perché sono amichetti del cuore.
E poi c'è Maggie. Cavolo, inizio ad adorare lei e Harry, anche se praticamente non si conoscono nemmeno. Uhm...ci lavorerò per bene sopra.
Va be', ditemi cosa ne pensate, vi adoro, grazie...le solite cose.
Baci,
Vale. :)



 
 

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Capitolo 24
*** Dubbi ***


Dubbi


"Ehm...senza denti?". Louis sparò una delle sue solite cazzate, ma io non riuscii a guardarlo male, risi, appoggiando la testa sulle spalle di Zayn.
"Perché i tuoi amici sono così idioti?", gli chiesi, scuotendo la testa.
"Ehi, sono anche amici tuoi", ribatté il moro, avvolgendomi con un braccio.
"E abbiamo le orecchie per sentirti", commentò Liam, alzando un sopracciglio.
Ridacchiai.
"Era un commento amichevole", mi giustificai, addentando una patatina.
"E poi, dai, sappiamo tutti che ho ragione".
Liam scosse la testa e sbuffò.
"Zayn, perché la tua ragazza è così stronza?", bofonchiò, facendomi la linguaccia.
Scoppiammo tutti a ridere e io lanciai un bacio a Liam, che fece finta di prenderlo.
Improvvisamente, arrivò anche Maggie.
"Ehi, Jane, io vado a casa", disse, stringendosi nelle braccia.
"Cosa? Perché?".
"Siediti con noi, tesoro", la invitò Louis, facendole spazio sul divanetto.
"Ehm...no, grazie...", rispose lei, impacciata.
"Senti, io vado. Grazie per avermi invitata...", riprese, voltandosi verso di me per poi andarsene.
Aggrottai la fronte e la seguii, bloccandola per un braccio.
"Che è successo? Dov'è Harry?".
"Harry? Intendi lui?", sbottò, acida, indicando un punto alle mie spalle con la testa.
Mi voltai: il riccio era praticamente spalmato su una bionda.
Spalancai la bocca e tornai a guardare Maggie.
"C-che è successo?".
"Ehm...niente...abbiamo parlato un po' e...non so, non mi sembra di aver detto niente di male. Forse non sono il suo tipo. Oh, ma che volevo fare? Io non sono il tipo di nessuno...", sospirò, stringendo i denti per non piangere.
"Ma che stai dicendo? Ehi, dai". Le accarezzai la spalla.
"Senti, ti diamo un passaggio io e Zayn, ok?".
"No, voi state alla festa, non voglio rovinare anche la vostra serata", disse, abbassando la testa.
"Tranquilla. Devo solo fare una cosa, ci metto un attimo", sussurrai, voltandomi.
Puntai contro Harry e lo raggiunsi.
"Per fortuna che mi amavi, stronzo! E' così che me lo dimostri, andando con le altre?", sbottai, in attesa della reazione della ragazza.
"Cosa? Chi è questa, Harry?", fece lei, guardandomi.
"Chi sono io? La sua cazzo di ragazza", ringhiai, acida.
La bionda spalancò la bocca, incredula.
"Ma non è vero!", trillò Harry, confuso.
Lei non lo ascoltò nemmeno, sembrò quasi andare in iperventilazione e poi gli tirò uno schiaffo in pieno volto, prima di andarsene, imprecando contro di lui.
Incrociai le braccia e lo guardai male.
Lui si portò una mano sulla guancia e ricambiò lo sguardo, confuso.
"Perché lo hai fatto?".
"Perché te lo meritavi, razza di idiota!", esclamai, arrabbiata.
"Che cavolo hai fatto con Maggie?", sbottai, sempre più furiosa.
Harry roteò gli occhi e alzò le braccia.
"Non dirmi che mi hai appena fatto prendere uno schiaffo per questa sciocchezza".
"Si può sapere che hai? Sei ubriaco, eh? Già". 
Scossi la testa, amareggiata, e lo trascinai dietro di me, fino ai divanetti dove si trovavano gli altri.
"Qualcuno lo porta a casa prima che lo riempa di botte?", dissi, nervosa.
"Lo porto io...ma che è successo?", chiese Liam, guardando Harry con la fronte corrugata.
"Niente. Tu portalo a casa. E...Zayn, ti va bene se andiamo anche noi così accompagnamo Maggie?".
Il moro annuì e salutò i ragazzi, seguendomi.

 
***


"Che ha fatto?", chiese Zayn, alludendo a Harry, mentre eravamo in auto.
Non so bene a chi lo chiese, se a me o a Maggie, ma lei non sembrava in vena di rispondere.
"Oh, le solite cavolate che si fanno da ubriachi", risposi, cercando anche di tirare su Maggie, ma lei rimase con lo sguardo basso e triste.
"Perché era ubriaco", aggiunsi, voltandomi dietro.
La osservai per un po', ma non si mosse e tornai a guardare davanti.
Zayn si voltò verso di me e sorrise incoraggiante, accarezzandomi la coscia.
Ricambiai il sorriso e mi misi a guardare fuori dal finestrino.
Restammo tutti in silenzio finché non arrivammo a casa di Maggie.
"E' qui, accosta qui", disse lei, con un filo di voce.
Zayn obbedì e si fermò.
"Beh, grazie per la serata e per il passaggio. Ehm...domani venite a scuola?".
"Io non credo", rispose Zayn.
"Ma io verrò, possiamo fare colazione e andarci insieme, ti va?", chiesi, sorridendole.
Maggie ricambiò il sorriso e annuì con la testa.
"Grazie ancora. Buonanotte", salutò, uscendo dall'auto.
Io la osservai entrare in casa e sospirai.
"Poverina, Harry è stato proprio uno stronzo", commentai, scuotendo la testa.
"Che le ha detto?", chiese Zayn, mentre ripartiva.
"Non lo so, precisamente, ma stava ballando con un'altra quando Maggie me l'ha fatto vedere. Non è da lui comportarsi così".
Vidi il moro fare una smorfia di disappunto.
"Che c'è? Non ho ragione?", dissi, confusa.
"Beh...non proprio, Jane. A Harry piace divertirsi e probabilmente Maggie non è esattamente una facile con cui poterlo fare, non credi?".
Schiusi le labbra e aggrottai le sopracciglia.
"Quindi mi stai dicendo che lui avrebbe piantato una ragazza così dolce per quell'altra troia soltanto per scopare?".
"L'ho detto più finemente, ma sì", commentò lui, alzando le spalle.
"Ok, ne ho abbastanza per stasera di lui, smettiamola di parlarne".
"Mi sta benissimo. Parliamo di noi: ti fermi ancora da me?", chiese, voltandosi un attimo a guardarmi.
"Uhm...sarebbe meglio di no. Domani c'è scuola e se dormissi da te mi convinceresti a non andare...e poi probabilmente mio padre non vede l'ora di trovare un'altra scusa per dire che mi stai allontanando da lui. Quindi...no. Devo dormire a casa, almeno oggi", dissi, senza riuscire a trattenere un po' di dispiacere.
"Peccato. Avevo in mente qualcosa per noi", sussurrò, facendo il misterioso.
Sorrisi e alzai un sopracciglio, curiosa.
"Ah, sì?".
"Uh uh. Tu, io, camera mia...qualcosa di veramente carino", commentò, mentre gli spuntava un mezzo sorrisetto.
Gli tirai una gomitata, ridendo.
"Poi dici di Harry, eh!", esclamai, divertita.
Lui rise e mi guardò.
"Io voglio solo te, piccola", sussurrò, sfiorandomi la guancia.
Sorrisi.
"Mi avrai, Malik, è solo questione di tempo".
"Spero poco, non sono un tipo paziente", commentò, lanciandomi un'occhiata di sbieco.
Ridacchiai e mi voltai a guardare fuori, sorridendo.
"Eri tu quello che aveva bisogno di tempo, ricordi?".

 
***


"No, sul serio, Jane, Doyle è ingiusto con te", disse Maggie, sorseggiando il suo caffé.
"Già. Mi odia dal primo giorno".
"Ha esagerato! Mandare te e Zayn in presidenza perché chiacchieravate, cose da non credere. Beh...forse quella volta in cui l'hai schiaffeggiato aveva ragione, ma solo quella".
Io risi e lei si aggiunse subito alle mie risate.
"Quella volta sono io che ho esagerato...", ammisi, appoggiando le braccia sul tavolo.
"Beh, credo che comunque se la sia presa con te per via di Zayn: non l'ha mai sopportato. E sai perché? Perché lui aveva sempre qualcosa da ridire sul suo metodo d'insegnamento. Non che non avesse ragione, ma Doyle non l'ha mai apprezzato ed era costretto a dargli ottimi voti perché, cavolo, Zayn è un fottuto genio. Solo dopo la...ehm...morte di Dana i suoi voti sono scesi, ma soltanto perché non ci ha più messo l'interesse che ci metteva prima".
Annuii, mescolando il mio té.
"Ne ha passate tante, credo che sia stato anche troppo forte", commentai, alzando le spalle.
Maggie sorrise.
"Già, ma se penso a come era diverso, beh, è strano. Però sai un'altra cosa? Credo che la tua compagnia gli faccia davvero bene. Sembra molto più felice da quando state insieme", disse, guardandomi.
Non riuscii a trattenere un piccolo sorriso.
"Spero che sia così", sussurrai, pensierosa.
Lei abbassò la testa e si concentrò sul caffé, sospirando.
"Non hai litigato con Harry per colpa mia, vero?", sussurrò, timidamente.
"Ma certo che ci ho litigato!", esclamai, incrociando le braccia.
"Ma non è colpa tua, semmai è sua", aggiunsi, guardandola.
"No, Jane...", si lamentò, sospirando.
"Adesso mi odierà...".
Piegai la testa di lato, senza smettere di guardarla: faceva quasi pena in quel momento.
"Non dire così...sono sicura che n-", mi interruppe, alzandosi.
"Ma non l'hai ancora capito?", sbottò, sul punto di scoppiare a piangere.
Corrugai la fronte, confusa e meravigliata dal suo comportamento.
"Capito cosa?".
Maggie chiuse gli occhi e prese un lungo respiro per poi sedersi di nuovo.
"Scusa, non volevo reagire così, sono soltanto nervosa...", sussurrò, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Non cambiare discorso...cosa avrei dovuto capire?", ripetei, irrigidendo i muscoli.
Lei sospirò e si mordicchiò il labbro prima di riuscire a parlare.
"Che Harry...beh...prova qualcosa per te".
Scoppiai a ridere di gusto.
"No, ma che dici, Maggie! Io e lui siamo soltanto amici, te lo posso assicurare...io sto con Zayn e lui lo sa, non farebbe mai qualcosa di stupido come innamorarsi di me", dissi, convinta, nonostante sentissi un po' di nervosismo dentro di me.
"L'ha già fatto in passato", commentò lei, atona.
La guardai, tornando improvvisamente seria.
"Sai di lui e Dana?", chiesi.
Lei sbuffò e incrociò le braccia al petto.
"Lo sanno tutti. Il migliore amico di Zayn Malik ha tradito la sua fiducia, scopando con la sua ragazza. Credimi, questo genere di pettegolezzo viaggia molto".
Abbassai la testa, picchiettando le dita sul tavolo.
"Comunque, adesso hanno fatto pace e Harry...no, cavolo, no. Non è innamorato per me, ne sono sicura", dissi.
"Allora dovresti aprire gli occhi, Jane. Ho visto come ti guardava alla festa e non gli ho mai visto guardare così una ragazza, beh, tranne Dana, forse", sussurrò, alzando le spalle.
"No. No, senti, tu sei simpatica e credo che potremmo essere amiche, ma su questa cosa non posso crederti".
"Te lo ripeto: apri gli occhi", concluse, afferrando la borsa e andandosene.
Presi un lungo respiro e la seguii.

 

***


Passammo le ore di storia insieme, poi non la vidi più per l'intera mattinata.
Quando uscii da scuola, trovai Harry ad aspettarmi, appoggiato alla sua auto.
Alzai un sopracciglio, poi lo guardai con aria di sufficienza e iniziai a camminare nella direzione opposta.
Lasciai che mi chiamasse varie volte, prima di voltarmi. E lo feci soltanto perché mi bloccò per un braccio.
"Che vuoi?", sbottai, acida.
"Ciao anche a te, Jane-mi-arrabbio-sempre-con-Harry-Harper", fece lui, credendosi simpatico.
Gli lanciai un'occhiataccia e lui ridacchiò.
"E dai, ti do un passaggio da Zayn".
"Non voglio un tuo passaggio", bofonchiai, cercando, inutilmente, di liberarmi dalla sua presa.
"Me l'ha chiesto lui, quindi ne dovrai rispondere al bel moro se non accetti", canterellò, sorridendo.
"Oh, non credo si offenderà se ci andrò a piedi", ribattei, ricambiando il sorriso con una smorfia.
Harry sbuffò e mi avvicinò a sé, abbracciandomi.
"Lo so, mi sono comportato da coglione. Scusa, scusa, scusa, ma ero ubriaco e...scusa", mi sussurrò all'orecchio, sincero.
Sospirai e mi allontanai appena per guardarlo negli occhi.
"Ok, ma non è con me che devi scusarti".
Lui annuì e mi sorrise.
"Mi scuserò con Maggie...adesso vuole gentilmente accettare il passaggio, milady?", chiese, facendo un inchino teatrale.
Ridacchiai e gli tirai una spinta amichevole.
"Se proprio insiste".



 
Dunque, dunque, Harry ha piantato Maggie nel bel mezzo della festa, che stronzo! Ma ci sarà un motivo? E' davvero innamorato di Jane? Uhm...mistero! Ahaha
Devo scappare! Vi adoro.
Baci,
Vale. :)




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Capitolo 25
*** Una nuova, spiacevole conoscenza ***


Una nuova, spiacevole conoscenza


"Uhm...cos'è tutto questo improvviso affetto?", domandò Zayn, ancora sulle mie labbra.
Sorrisi e mi distanziai.
"Scusa, mi sei mancato, tutto qui".
"Ero soltanto curioso, non ho detto che non mi piaceva", ridacchiò lui, attirandomi a sé.
Gli circondai il collo con le braccia e lo baciai di nuovo.
"Ehi, piccioncini, devo ricordarvi che non siete soli? No, perché sto per vomitare", sbottò Louis, masticando nervosamente una gomma.
"Ma finiscila, Lou, hai fatto cose peggiori davanti a me", ribatté Zayn, sedendosi sul divano. Io lo seguii.
"Dicevo per la signorina", commentò l'altro, ammiccando verso di me.
Scossi la testa, ridacchiando.
"Allora, che facciamo?", chiese Niall, interrompendo un'altra frase stupida di Louis.
"Che ne dite di uscire?", suggerì Liam, leggermente annoiato, mentre si metteva il cellulare in tasca.
"Ultimamente ci comportiamo come delle sfigatelle asociali", aggiunse, guardandoci.
"Concordo!", esclamò Louis, alzando la mano.
"Qualcuno ha qualche idea?", feci io, accavallando le gambe.
Louis fece un sorrisetto malizioso e guardò Liam, che ricambiò con uno sguardo eloquente. Poi, si voltarono verso Zayn.
"Le hai già fatto vedere il nostro posticino segreto?", sussurrò Liam, alzando un sopracciglio.
Guardai Zayn, confusa, e lo vidi fulminare i due ragazzi con gli occhi.
"Oh, no, assolutamente, no. Non ci pensate nemmeno", sibilò.
"State parlando del...oddio, Zayn, hanno ragione! Dana lo adorava!", esclamò Harry, sfornando un sorriso a trentadue denti.
"Ho detto di no".
"Si può sapere di cosa state parlando? Sono un pochino confusa", mi intromisi.
"Non...non è niente di speciale", borbottò Zayn, lanciando un'altra occhiataccia a Liam, Louis e Harry.
"Niente di speciale? Amico, cosa ti sei fumato?", esclamò Liam, ridendo.
Zayn roteò gli occhi, ma poi si arrese.
"Ok, ok, va bene".

 

***


"Cos'è questo posto?", domandai, stringendo la mano di Zayn.
Eravamo davanti ad un tugurio.
L'insegna, sopra la porta, era storta e talmente sciupata che non di riusciva più a leggere; i muri erano sporchi e logori, i vetri alle finestre erano stati sostituiti da pezzi di cartone o da teli, che sembravano lì da anni.
Louis avanzò verso l'edificio, se così si poteva chiamare, e si fermò proprio davanti alla porta per poi voltarsi verso di me.
"Oh, tesoro, non ne hai idea", commentò, sorridendo maliziosamente.
Mi voltai verso Zayn, che sembrava l'unico a non voler entrare.
"Zayn?", feci, mentre gli altri raggiungevano Louis.
Il moro mi guardò e accennò un veloce sorriso, che non fece altro che dimostrare il suo, già evidente, disappunto.
"Andiamo", sussurrò, mettendomi un braccio intorno al collo.
Louis spinse la porta, che cigolò rumorosamente, ed entrò dentro, sparendo nell'ombra. Così fecero anche gli altri e subito dopo mi ritrovai ad arrancare nel buio, inciampai anche, per fortuna, Zayn non mi aveva ancora lasciata andare.
Qualcuno di intelligente, che poi realizzai essere Niall, prese il cellulare e illuminò davanti a noi: da quello che riuscii a vedere, ci trovavamo in una vecchia stanza polverosa e completamente vuota, se non fosse stato per una scalinata proprio in fondo, vicino al muro.
Scendemmo le scale e ci ritrovammo di fronte ad un'altra porta.
Soltanto in quel momento sentii della musica provenire dall'altra parte, attutita dai muri.
Entrammo e fummo quasi accecati dalle luci colorate che lampeggiavano furiosamente. 
Soltanto quando riuscii a vedere di nuovo, mi accorsi dell'enorme quantità di gente che brulicava in quel posto.
Non era un locale poi così spazioso, ma era davvero molto accogliente per essere sotto a quel tugurio dal quale provenivamo.
C'era un bar, apparentemente molto fornito, vari tavolini sparsi per tutta la sala e un tavolo da biliardo al centro.
Ma la cosa che mi colpì maggiormente fu vedere quanto le persone lì dentro fossero spensierate: ballavano e si scatenavano come se nessuno li stesse guardando. 
Sorrisi appena.
"Wow, questo posto mette allegria", commentai, voltandomi.
Ma gli altri erano spariti, era rimasto soltanto Zayn.
Ricambiò il mio sorriso e mise le mani in tasca.
"Ti piace scommettere?", chiese.
"Era questo che mi volevi nascondere? Scommettevi?", ribattei, senza rispondergli.
"Non proprio", rispose, allungandomi una mano. La strinsi e mi condusse in un'altra stanza, dove ritrovammo anche Harry.
Era più piccola della prima, ma c'erano anche molte meno persone.
Era vuota e al centro, illuminata da una piccola luce giallognola, c'era una specie di gabbia.
Schiusi le labbra e guardai i due ragazzi.
"Cosa vorrebbe dire?".
"Shh. Non parlare, guarda", mi zittì Harry, mettendomi una mano sulle labbra.
Mi concentrai sulla gabbia e poco dopo vidi entrare tre uomini, di cui due particolarmente grossi.
Quando capii che avrebbero fatto a botte, mi voltai dall'altra parte.
"Era questo che facevi? Combattevi per soldi?", chiesi a Zayn, senza il coraggio di guardare.
Il moro tenne gli occhi fissi all'interno della gabbia e fece schioccare la lingua.
"Per divertimento, in realtà", sussurrò, incrociando le braccia.
"Ma è...".
"Divertente, appunto", mi interruppe Harry, sorridendo, raggiante.
"Vado a iscrivermi, tu vieni?", aggiunse, rivolto a Zayn.
"Neanche per sogno!", esclamai io frapponendomi fra loro due.
Zayn mi afferrò delicatamente fra le braccia, avvicinandomi a sé, e mi baciò i capelli.
"Tranquilla, questo genere di cose non fa più per me", mi sussurrò all'orecchio.
Mi sentii sollevata e alzai le sopracciglia verso Harry.
"Capito, riccio?", sbottai, facendogli la linguaccia.
"Come ti pare", commentò lui, alzando le braccia e andandosene.
Mi voltai verso Zayn e gli accarezzai il volto.
"Convinci anche lui a non andare, si farà male", dissi, preoccupata.
"Se la caverà".
"Zayn, per favore", lo supplicai, prendendogli entrambe le mani.
"Ok. Senti, tu vai di là e ordina un drink. Ti raggiungo subito".
Gli sorrisi e lo baciai, facendo come mi aveva detto.
Dopo qualche minuto lo vidi arrivare, affiancato da un Harry, palesemente arrabbiato.
Si sedettero vicino a me.
"Impicciona", tuonò il riccio, fulminandomi con lo sguardo.
"E' per il tuo bene, Harold", sbottò Zayn, con tono canzonatorio.
"Vaffanculo. Vado a farmi una partita a biliardo", commentò lui, andandosene.
Io e Zayn ridacchiammo.

 
***


Mi ubriacai e mi addormentai al bar.
Quando mi risvegliai, qualcuno mi stava sistemando in un letto.
"Uhm...Zayn?", mormorai, assonnata.
"Tranquilla, piccola, sono qui", mi sussurrò lui all'orecchio, mentre mi copriva.
"Siamo a casa tua?", chiesi, senza la forza di aprire gli occhi per controllare da sola.
"Sì, preferisci che ti porti a casa?".
Scossi la testa e strinsi le coperte.
"Mio padre ti ucciderebbe...", sussurrai, sbadigliando.
"Ok, allora dormi", concluse, lasciandomi un bacio umido a fior di labbra.
Sorrisi appena e lo sentii allontanarsi per poi sdraiarsi nell'altra metà del letto.
"Zayn?", chiesi, ancora.
"Sì?".
"Ti va di...? Ti va di abbracciarmi?", chiesi, sentendo le guance colorarsi appena di rosso.
Non rispose e mi maledii per essere stata una cretina, ma, un attimo dopo, sentii le sue braccia stringermi a sé.
Aprii gli occhi e sorrisi inconsciamente.
"Ti amo", mi sussurrò all'orecchio.
"Ti amo anch'io", ribattei.
"Però adesso dormi", riprese lui, scostandomi i capelli dal viso per lasciarmi un bacio sulla guancia.
"Buonanotte, Jane".
"Buonanotte...", sussurrai io, sbadigliando, mentre le palpebre si appesantivano.
Chiusi completamente gli occhi e caddi in un sonno profondo, cullata dalle braccia di Zayn.

 

***


A svegliarmi, fu il campanello.
Sobbalzai, spaventata e mi guardai intorno.
Non si vedeva niente, se non per un spiraglio di luce che filtrava dalla finestra.
Sentii Zayn rigirarsi tra le coperte e sbuffare.
"E' Louis...deve prendere una cosa", mormorò, cercando di tirarsi a sedere.
Lo spinsi contro il letto.
"Tranquillo, vado io. Ormai sono sveglia, o quasi", sussurrai, alzandomi.
"Tu dormi", aggiunsi, massaggiandomi la fronte, dolorante.
Scesi di fretta in salotto, barcollando qua e là.
"Oh, Louis ti uccido...giuro che ti ucc-", mi interruppi appena aprii la porta e mi ritrovai davanti una ragazza bionda.
Aggrottai le sopracciglia.
"Posso aiutarti?", chiesi con voce impiastricciata.
"Zayn Malik vive ancora qui?", chiese lei, nervosa.
"Uhm...sì...".
Appena sentì la mia risposta, si catapultò in casa, spingendomi di lato, e corse su per le scale.
"Ehi!", le urlai dietro, ancora incredula.
E questa chi cavolo era?
La seguii e quando raggiunsi la camera di Zayn, la trovai tra le sue braccia.
"Non pensavo che stessi ancora qui! Cavolo, quanto tempo è passato. Mi sei mancato!", esclamò con la sua vocetta, che iniziava a darmi, inspiegabilmente, sui nervi.
"Ehm...Cindy...che ci fai qui?", domandò Zayn, confuso.
"Sono scappata da quella cazzo di scuola dove mi avevano mandato ed eccomi qui!", rispose lei, staccandosi, finalmente, dal mio ragazzo.
"Ehm...ok...perché sei qui?", continuò lui, visibilmente a disagio.
"Perché sei l'unico che vorrà ospitarmi".
"O-ospitarti? No, senti, perché non vai da John?".
"John?", mi intromisi io.
"Sei la ragazza di John?", chiesi, appoggiandomi alla porta e incrociando le braccia.
"No! Io la ragazza di John? Ugh, che schifo!", esclamò lei, facendo una smorfia, disgustata.
"E allora si può sapere chi sei?", chiesi, sempre più irritata.
"Sono la sorella di John, Cindy".
"La sorella di John? Quindi...oddio, sei la sorella di Dana!", commentai, schiudendo le labbra.
"Già. Possa riposare in pace", bofonchiò con nonchalance.
"Piuttosto, si può sapere chi saresti tu?".
"E' Jane, la mia ragazza", si intromise Zayn, tornando improvvisamente nella conversazione.
Sorrisi appena: sentirglielo dire era stato meraviglioso.
"Cosa?".
Cindy si voltò verso Zayn e lo guardò come se avesse ucciso qualcuno.
"Pensavo ti stessi ancora disperando per mia sorella...invece l'hai sostituita con quella...cosa?", sbottò, smanaccando.
Mi schiarii la voce.
"Non per dire, ma sarei ancora qui", commentai, acida.
Lei mi scoccò un'occhiata di superiorità e tornò a guardare Zayn. Feci così anch'io, in attesa che mi difendesse, ma così non fece.
"Oh, grazie tante!", sbottai, andandomene, scendendo velocemente le scale.
"Jane, Jane, aspetta!", esclamò lui, seguendomi.
Mi fermò per un braccio poco prima che stessi per uscire.
Lo guardai, trattenendo le lacrime.
"Scusala e scusami".
"Scusarla? E' una stronza totale!".
Improvvisamente, la porta si aprì e Louis fece la sua entrata teatrale, con quel suo solito sorrisino sul viso.
"Oh, ho interrotto qualcosa?", chiese, guardandoci.
"Ciao, Louis", lo salutai io, sospirando.
"Senti, Zayn, puoi ospitarmi o no?", esclamò Cindy, scendendo le scale.
Vidi Louis alzare un sopracciglio e schiudere le labbra.
"Ho decisamente interrotto qualcosa", sussurrò, grattandosi nervosamente la testa.



 
Ecco la nuova testina di cazzo, Cindy, signore e signori.
Viva la finezza! No, ok, scusate.
Allora, eh, sì, Dana aveva un'altra sorella. Ma che rapporto avrà avuto con Zayn? Inizieranno di nuovo i casini per Jane e Zayn? E, soprattutto, anche se in questo capitolo non c'è stato il problema: Harry è davvero innamorato di Jane? Non ho ancora risposto perché voglio creare suspense.
Beh, ci sentiamo al prossimo. 
Vi voglio bene.
Baci,
Vale. :)


P.S. Avete sentito Midnight memories? Siete morte con me? 




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Capitolo 26
*** Ricordami di ringraziarti quando mi verrà una polmonite ***


 Ricordami di ringraziarti quando mi verrà una polmonite


"Oh, non preoccuparti: io me ne stavo andando e tu capiti nel momento giusto per darmi un passaggio", bofonchiai rivolta a Louis, afferrandolo per il braccio.
"Vuoi andare a scuola così?", fece Zayn, ricordandomi che avevo ancora gli abiti del giorno prima.
Alzai le spalle e spinsi Louis.
"No, Jane, non posso, devo lavorare!", si lamentò lui, divincolandosi dalla mia presa.
"Se avete finito, io sto ancora aspettando una risposta", ci interruppe Cindy, muovendo la testa così che la sua lunga coda bionda ondeggiasse sensualmente.
Sbuffai, incrociando le braccia e sentii Zayn sospirare.
"Mi dispiace che tu non abbia un posto dove andare, ma io non posso...", disse, scuotendo la testa.
La ragazza roteò gli occhi.
"Perfetto".
"Perché non vai da John?".
"Si arrabbierebbe e mi rimanderebbe a Glasgow. In quella scuola. Oddio, Zayn, tu non puoi capire: quel posto era l'inferno. Ti prego non farmi tornare là", lo supplicò, mordendosi nervosamente il labbro.
Il moro abbassò la testa e sospirò di nuovo.
"Non posso", ripeté.
Sentii una fastidiosa sensazione allo stomaco e sbuffai: grandioso, mi sentivo in colpa.
"Ok", sbottai.
"Ok, va bene. Puoi restare a casa del mio ragazzo", continuai, avvicinandomi a lei.
"Ma prova soltanto a toccarlo e ti assicuro che la ricerca di un posto dove stare sarà l'ultimo dei tuoi problemi", sibilai, digrignando i denti.
Cindy fece un mezzo sorriso e si voltò verso Zayn, che aveva spalancato la bocca, stupito del fatto che avessi cambiato idea.
Lo guardai e roteai gli occhi.
"Chiudi la bocca, ti ci entrano le mosche", sbottai, afferrando di nuovo Louis e trascinandolo fuori di casa.
Pioveva abbastanza forte, quindi cercai di farlo muovere più velocemente, ma oppose resistenza.
"Jane, Jane...Jane!", fece lui, sbuffando.
"Devo andare a lavoro, sono passato soltanto perché mi sono dimenticato qui la borsa, non ho tempo di portarti a scuola".
"Ti porto io", si propose Zayn, uscendo.
Alzai le braccia.
"Ok, come ti pare".

 
***


"La smetti di tenermi il broncio?", Zayn interruppe il silenzio creatosi nell'auto, ma io non risposi, continuando a guardare fuori dal finestrino.
"Jane?".
"Jane, nulla!", sbottai, acida, voltandomi verso di lui.
"Avresti dovuto prendere le mie difese quando quella stronza mi ha umiliata, invece hai preferito startene zitto. Come credi che mi senta?".
"Mi dispiace, hai ragione, ero soltanto scioccato di rivederla. Tutto qui".
Scossi la testa e tornai a guardare fuori dal finestrino, offesa.
"Dai, non fare così...", sussurrò lui, sfiorandomi la spalla.
"Non mi toccare", bofonchiai, spingendo via la sua mano.
Si passò la lingua sulle labbra e annuì, facendo sì che il silenzio tornasse ad avvolgerci.
"Hai intenzione di farla lunga?", riprese, dopo un po' che sbuffava.
Non risposi, assunsi un'espressione ancora più scocciata e arrabbiata, anche se lui non poteva vedermi.
"Senti, non volevo ospitarla, hai fatto tutto da sola".
"E cosa avrei dovuto fare? L'hai sentita, no? Quella scuola è l'inferno!", bofonchiai, cercando di imitare al meglio la voce di Cindy.
Zayn sospirò, stringendo le mani sul volante, poi scoppiò a ridere: inizialmente si limitò ad una risatina silenziosa, poi cominciò a ridere di gusto. 
Nonostante volessi tenergli il muso e sembrare ancora arrabbiata, semplicemente non riuscii a non farmi contagiare.
"Che c'è?", sbottai, ridacchiando.
Lui mi guardò e scosse la testa, facendo un sorrisetto divertito mentre tornava con gli occhi sulla strada.
"Niente, stavo soltanto pensando a quanto essere gelosa ti renda buffa", commentò, senza smettere di sorridere.
"Gelosa? Io? Ma per favore!", esclamai, incrociando le braccia.
Zayn alzò un sopracciglio e si passò la lingua sulle labbra.
"Quindi non sei gelosa, eh? Meno male perché avevo pensato di portare a cena fuori Cindy, sai, è appena tornata...credevo ti saresti arrabbiata, ma dato che non sei gelosa, non ci sono problemi, no?", disse, con un tono beffardo e al tempo stesso di sfida.
Lo guardai male, tirandogli una botta sul braccio.
"Non sei simpatico", sbottai, acida.
"Non sei simpatico", ripetè lui, imitandomi.
Gli feci una smorfia e lui rise di nuovo.
"A parte gli scherzi, Jane, mi sta bene che tu sia gelosa, significa che ci tieni...", continuò, pizzicandomi la guancia.
Mi sentii avvampare e abbassai gli occhi, senza sapere cosa rispondere.
"Però non voglio che ti preoccupi inutilmente di Cindy: lei per me non è niente. Non mi piaceva quando stavo con Dana e non mi piace adesso, in nessun senso. E' soltanto una bambina capricciosa, lo è sempre stata", aggiunse, guardandomi per vedere la mia reazione.
Ricambiai lo sguardo, sorridendo appena.
"Ok, scusa se ho reagito in quel modo, so di aver esagerato".
"Uhm...va bene...accetto le tue scuse", mormorò con tono di sufficienza.
Lo colpii di nuovo e lui rise.
"Sei adorabile quando fai così", commentò, schioccando le labbra, come per mandarmi un bacio.
"Falla finita o ti prendo a pugni", sbottai, anche se, ormai, non ero più seria nemmeno io.
"Uuh, siamo aggressive, vai così!", esclamò, ridacchiando.
"Zayn!", ribattei io, scuotendo la testa.
Continuò a sorridere e io mi misi ad osservarlo.
"La smetti di fissarmi?", sbottò, dopo un po', senza voltarsi verso di me.
"E perché? Sei tu che devi guidare, io non ho niente di meglio da fare", commentai, sistemandomi meglio.
"Ok, so di essere estremamente bello, ma stai diventando inquietante", ribatté lui, lanciandomi un'occhiata.
Ridacchiai.
"Su una cosa hai ragione: forse sono un tantino inquietante in questo momento", dissi, sorridendo.
"Vorresti dire che non mi trovi bello?", commentò, alzando un sopracciglio.
Alzai le spalle, facendo una smorfia.
"Mah...".
"Affascinante?", riprovò, facendo un sorriso smagliante.
Scossi la testa, fingendo di provare pietà per lui.
"Sexy, allora?".
"Tranquillo, la bellezza non è tutto", esclamai, accarezzandogli la spalla.
Lui mi guardò male e risi.
"Divertente", commentò, sarcastico.
"Sai cos'altro è divertente?", continuò, facendo un sorrisetto arrogante verso di me.
"Camminare a piedi fino a scuola con questo tempo".
Alzai un sopracciglio e lo guardai con sfida.
"Non lo faresti", lo provocai, ridacchiando.
"Oh, davvero?", sussurrò, accostando l'auto al bordo della strada.
Si voltò verso di me e mi rivolse quel sorrisetto antipatico.
"Scendi", disse, allegramente, quasi canticchiando.
La mia espressione cambiò e divenni seria, corrugando la fronte.
"Stai scherzando, vero?".
"Oh, no, per niente".
Lo osservai per un attimo, certa che sarebbe ripartito da un momento all'altro, ridendo, ma si limitò a slacciarsi la cintura per aprirmi la portiera.
"Fossi in te mi sbrigherei, non vorrai arrivare tardi, no?", riprese.
Schiusi le labbra, mentre il mio corpo si alzava meccanicamente e uscivo dall'auto.
"Ci vediamo a storia!", esclamò lui, sorridendomi.
Chiusi la portiera, mentre l'acqua gelida mi bagnava i capelli.
"Stronzo!", gridai, quando mi ripresi, ma ormai lui era ripartito.
Camminai per una decina di minuti sotto la pioggia, completamente fradicia, maledicendo Zayn, fino a quando non mi affiancò un'auto.
"Jane?", fece una voce, confusa, e, quando il finestrino si fu abbassato completamente, riconobbi Maggie.
"Che ci fai a piedi sotto la pioggia? Ti prenderai una polmonite! Entra", esclamò, osservandomi.
Non me lo feci ripetere due volte.
"Oddio, grazie", sussurrai, stringendomi tra le braccia.
"Ma che è successo?".
"Niente, Zayn è impazzito e mi ha lasciata a piedi", dissi, corrugando la fronte.
"Vuoi che ti porti a casa? Non puoi andare a scuola così", commentò, guardandomi.
"Sì, hai ragione".
Andammo a casa mia e mi cambiai, poi, dopo che mia madre mi ebbe fatto mille domande, riuscimmo a tornare in auto per andare a scuola.
"Grazie ancora per il passaggio e scusa se ti ho fatto arrivare in ritardo", sussurrai, appena arrivammo.
"Non preoccuparti, non ho niente alla prima ora: il professore di spagnolo ha l'influenza", spiegò, sorridendomi.
"Meno male...", sussurrai, ricambiando il sorriso, poi mi ricordai che invece la mia professoressa di chimica ci sarebbe stata e mi passai una mano tra i capelli.
"Devo correre, ci vediamo a storia!", esclamai, mentre me ne andavo.

 

***


Sei arrabbiata?

Lessi velocemente il bigliettino che Zayn mi aveva passato sul banco e tornai ad osservare il professor Doyle, che continuava a far avanti e indietro per la stanza, mentre spiegava storia.
Il moro, vedendo che non gli stavo rispondendo, mi tirò una gomitata.
Lo guardai male, massaggiandomi il punto in cui aveva colpito.
"Rispondi", mi mimò con le labbra, indicando il pezzetto di foglio.
Sbuffando, presi una penna.

No, certo che no. Anzi, ricordami di ringraziarti quando mi verrà una polmonite.

Dopo aver scritto quelle parole, passai malamente il bigliettino a Zayn.
Con la coda dell'occhio, lo vidi ridacchiare.

Probabilmente ho esagerato, ma ne è valsa la pena.

Probabilmente?! Ti odio, è ufficiale.

Conclusi, lanciandogli un'occhiata infuocata, prima di ripassargli il foglio, ormai stropicciato a forza di passarlo.
Lui sorrise, leggendo, poi appoggiò la testa su un braccio per potermi osservare.
Mi voltai leggermente dall'altra parte, mettendo il broncio.
"Se stasera mi facessi perdonare con una cenetta soltanto io e te?", sussurrò, sfiorandomi il braccio con un dito.
Sentii un brivido e non riuscii a non guardarlo.
"Dovresti impegnarti davvero tanto", bofonchiai, fissandolo negli occhi.
Zayn sorrise e si avvicinò a me.
"Credo di poterlo fare", commentò, intrecciando le sue dita con le mie.
"Ma ti sei dimenticato di Cindy?".
"Nah, lei non è un problema: le chiederò di uscire dai piedi per una sera. Dopotutto, sono anche troppo gentile ad ospitarla".
A interromperci fu il professore, schiarendosi la voce.
Ci guardò male e noi tornammo ad ascoltare.

 
***


Stavo per uscire di casa e andare da Zayn, quando mio padre mi bloccò il passaggio, fermandosi davanti alla porta.
Sospirai.
"Dove stai andando?", chiese, incrociando le braccia.
"Da Zayn", sbottai, alzando un sopracciglio.
Con mia estrema sorpresa, si spostò di lato, liberandomi la strada.
Lo guardai, confusa. Doveva esserci un inganno.
"Posso andare?", sussurrai, decisamente spiazata.
Lui annuì con la testa, abbozzando un sorriso.
"Questo ragazzo è importante per te, l'ho capito. E ho sbagliato a trattarlo male e a urlarti contro. E' soltanto che...tu sei la mia bambina, è difficile lasciarti andare", ammise, abbassando la testa.
"Papà...", feci io, sorridendo mentre lo abbracciavo.
"Non mi perderai mai per un ragazzo, nemmeno se è importante come Zayn. Ma non sono una bambina", mi lamentai.
Lui rise e mi strinse più forte.
"Per me lo sarai sempre", commentò, baciandomi la fronte.
Mi allontanai e gli sorrisi, prima di andarmene.
Corsi a casa di Zayn, ansiosa di scoprire cosa aveva preparato per farsi perdonare, ma quando arrivai, mi venne ad aprire Liam.
Corrugai la fronte.
"Ehm...ciao?", mormorai, confusa.
"Ciao! Ti aspettavamo! Entra!", esclamò lui, trascinandomi in casa.
Trovai tutti in salotto, e con 'tutti' intendo proprio tutti: persino Cindy.
Incrociai lo sguardo di Zayn, lanciandogli un'occhiatina eloquente e lui alzò le spalle, dispiaciuto.
"Ehi, Jane, una partitina a battaglia navale?", fece Louis, rivolgendomi un sorriso a trentadue denti.



 
Ciao a tutti! Come va? Io ho avuto una settimana un po' deprimente, quindi perdonatemi questo capitolo. So pure io che non ha alcun senso, ma l'ho riscritto un sacco di volte ed ecco cosa ne è venuto fuori: una schifezza, appunto. Per di più, sono anche in ritardo. Scusate ancora. Sono veramente un disastro.
Va be', adesso vado.
Al prossimo, che spero sia meglio.
Baci,
Vale.





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Capitolo 27
*** Proprio come me ***


 Proprio come me


Guardai l'orologio del salotto di Zayn: segnava le undici e diciassette minuti. 
Quindi dovevano essere passate all'incirca due ore da quando Cindy aveva iniziato a parlare, parlare e ancora parlare. O, meglio, a vantarsi ed elogiare i bei tempi trascorsi con Zayn. Il mio Zayn.
Presi l'ennesimo respiro profondo, sgranchendomi un po'.
"Qualcuno ha una sigaretta?", interruppi Cindy, attirando l'attenzione su di me.
Subito, Harry tirò fuori un pacchetto di tasca e me lo passò.
"Grazie", risposi, scocciata da Cindy, che aveva già ripreso il suo noioso discorso.
Poi, mi alzai, presi un accendino e andai fuori.
Il cielo era brumoso, ma si intravedeva qualche stella luminosa qua e là.
Mi appoggiai alle colonne del porticato e iniziai a fumare, pensierosa.
Quella ragazza mi stava davvero irritando. Cosa voleva da Zayn? Credeva, forse, di potermelo portare via?
Sbuffai, aspirando il fumo dalla sigaretta.
"E' una bella serata, eh?", sussurrò Harry, affiancandomi.
Roteai gli occhi.
"Forse non era chiaro, ma volevo stare sola, Harry", bofonchiai, acida.
"Avevo voglia anch'io di una sigaretta...ma non preoccuparti, il giardino è tutto libero", commentò, facendo per andare da un'altra parte.
Lo bloccai per un braccio, sospirando.
"Scusa, sono un po' nervosa".
"Un po'?", ripetè lui, alzando un sopracciglio.
Sorrisi, picchiettando un dito sulla sigaretta.
"E' Cindy...insomma lei...credi che resterà qui a lungo?".
Harry alzò anche l'altro sopracciglio, poi rise.
"Cindy. E' lei che ti preoccupa?", chiese, divertito.
Alzai le spalle.
"Sì! Cavolo, l'hai vista? Tenta in tutti i modi di attirare l'attenzione di Zayn".
Lui sorrise e mi rubò la sigaretta di mano, portandosela alla bocca.
"Credimi: quella ragazza non ha alcuna possibilità con Zayn. Non gli è mai piaciuta molto. E lei ci ha sempre provato spudoratamente", disse.
Ricambiai il sorriso e lo osservai un attimo.
"Grazie, Har", sussurrai, abbracciandolo.
"E di che?", ribatté lui, confuso.
Mi allontanai.
"Sei il miglior migliore amico di sempre", dissi, sorridendogli, prima di rientrare in casa.

 

***


"Mi è piaciuta la cenetta solo io e te", commentai, sarcastica, appena io e Zayn trovammo un secondo per stare da soli, in cucina, dato che Harry e Louis stavano giocando alla playstation, Liam se n'era andato, Niall era al telefono con sua madre e Cindy era sparita, per fortuna.
Il moro rise, invitandomi a sedermi al tavolo con lui.
Mi porse una tazza di cioccolata calda fumante e mi baciò sulla guancia.
"Lo so. Non avevo idea che sarebbero venuti tutti da me...però ho già in mente un'altra cosa per farmi perdonare".
Sorrisi, piegando la testa di lato.
"Ah, sì? Sarebbe?", chiesi, curiosa.
"Beh, in realtà lo stavo preparando da un po' e non sarebbe proprio completo, ma...ok, vieni, ti faccio vedere", disse, prendendomi per mano e trascinandomi dietro di sé.
Scendemmo le scale fino ad una porta.
"Chiudi gli occhi".
"Cosa?", feci io, aggrottando la fronte.
"Chiudili e basta", continuò lui, guardandomi.
Obbedii e lo sentii aprire la porta. Mi fece fare qualche passo e poi si fermò, lasciandomi la mano.
"Ok...puoi aprirli", riprese.
Feci come aveva detto e, quando i miei occhi si abituarono alla luce, mi trovai davanti ad una stanza piena di ogni genere di cose: dalle decorazioni di Natale a vecchi quaderni polverosi.
Risi, voltandomi verso Zayn.
"Tutto questo ha un significato?", chiesi, confusa.
Lui ridacchiò, scuotendo la testa e si avvicinò, prendendomi per mano.
"Non credo, sono soltanto, sai, cose che non uso più o che non mi servono...ricordi...", sussurrò, facendo qualche passo verso un cavalletto, coperto completamente da un telo, lasciandomi la mano.
"No, in realtà volevo che vedessi questo", aggiunse, stringendo una mano sulla stoffa, per spostarla dolcemente così che cadesse per terra e liberasse la candida tela sotto.
Schiusi le labbra e il mio cuore perse un battito quando vidi cosa vi era disegnato sopra: il mio volto. 
Non era un semplice disegno, no, era particolare, leggero e senza colore, fatto soltanto di varie sfumature di nero.
Deglutii a fatica e mi avvicinai per sfiorare la tela, incantata.
"Oh, Zayn...è...bellissimo", dissi, con un velo di voce.
"Beh, non è ancora finito...avevo intenzione di colorarlo e...".
"No, no, è perfetto così...io...wow", lo interruppi, guardandolo.
Mi sorrise, avvicinandosi.
"Allora...", iniziò, guardando per terra, mentre si mordeva l'interno guancia.
"Credi di potermi perdonare?".
Ricambiai il sorriso, fiondandomi tra le sue braccia.
"Grazie!", esclamai, baciandolo.
"Ti amo".
"Anche io, piccola", ribatté lui, accarezzandomi la guancia.
"Ora torna su, metto a posto e salgo anch'io", aggiunse, lasciandomi un bacio a fior di labbra.
Sorrisi e me ne andai, saltellando. Volevo gridare a tutto il mondo quanto amassi Zayn Malik.
Stavo quasi per entrare in salotto, quando la voce di Harry mi fece bloccare.
"Lo so, sono un idiota", disse, sospirando.
Mi affacciai dalla porta e lo vidi passarsi una mano tra i capelli.
Louis gli tirò una pacca sulla spalla.
"Secondo me dovresti dirglielo, senza avere paura delle conseguenze. E' sempre meglio dire la verità, anche quando si preferirebbe mentire".
"Hai ragione, ma come credi che la prenderebbe? E poi non voglio rovinare il nostro rapporto...perché sai che finirebbe così...", continuò lui, facendomi aggrottare la fronte.
Ma di che stava parlando?
"Beh...di certo non puoi continuare a mentirle per molto. Non credo che sia così stupida, prima o poi lo capirà", riprese Louis.
Schiusi le labbra, presa da un'improvvisa sensazione di nausea. 
Stavano parlando di me? E poi cosa mi stava nascondendo?
"Sai come mi ha appena definito? Miglior migliore amico di sempre! Già, sono proprio il miglior amico di sempre o il miglior idiota di sempre...non ce la faccio a starle accanto e fingermi amico...non riesco ad abbracciarla quando vorrei soltanto baciarla!", esclamò, prendendosi la testa tra le mani.
Mi morsi il labbro per non urlare. Lo sapevo. L'avevo sempre saputo. Il problema era che non avevo voluto crederci.
"Non riesco a fingere di non amarla".
Sentii gli occhi pizzicare e le gambe diventare molli.
Stavo per svenire, mi sentivo malissimo.
Feci qualche passo rumoroso, abbastanza perché Louis e Harry si voltassero a guardarmi.
Spalancarono entrambi gli occhi.
"Jane!", esclamò Harry, alzandosi in piedi.
Lo guardai per qualche secondo, senza riuscire a parlare: tremavo e basta.
Si passò una mano tra i capelli, facendo un passo titubante verso di me.
"Jane, io...".
"Tu...tu sei innamorato di me?", chiesi, tremolante.
Non rispose, ma il suo sguardo fu abbastanza eloquente.
"No...", sussurrai, scuotendo la testa, cercando di autoconvincermi.
"No, no. Tu sei il migliore amico...", continuai, guardandolo.
Lui abbassò la testa, senza dire una parola.
"Per tutto questo tempo...tutto questo tempo...non mi hai detto nulla e...", mi interruppi, respirando a fatica.
"Ti ho baciato, cazzo!", esclamai, sgranando gli occhi.
"Che cosa?", la voce di Zayn mi fece congelare sul posto.
Aveva parlato con delusione, rabbia, incredulità e gelosia.
Mi voltai lentamente, sperando di essermi immaginata tutto, ma purtroppo lui era lì, con lo sguardo perso, la mascella contratta e il corpo rigido, tranne per le braccia che ricadevano come pesi morti lungo il suo busto.
"Z-Zayn, non è come pensi...", iniziai, mentre una lacrima mi scivolava sul viso.
Lui alzò le braccia per zittirmi e fece una smorfia, prima di scendere velocemente le scale.
Allungai la mano, come se avessi potuto fermarlo.
Poi, abbassai la testa, passandomi il braccio sul viso per togliere le lacrime.
"Jane...", sussurrò Harry.
Lo sentii sempre più vicino, finché non mi sfiorò la spalla.
"Non mi toccare", feci, digrignando i denti, divorata da nuove lacrime.
Poi, qualcuno batté lentamente le mani: Cindy fece la sua entrata teatrale in salotto, continuando ad applaudire.
"Wow, no, davvero: wow", esordì, mettendo le mani sui fianchi.
"Sai, credevo che avrei dovuto creare qualche problemino tra te e Zayn per far crollare il vostro rapporto e, invece, hai fatto tutto da sola", esclamò, sorridendo.
"Mi hai risparmiato davvero tanto lavoro, Janey", continuò, sculettando verso di me.
Abbassai la testa, piangendo silenziosamente.
"Sei davvero un disastro, non è così?", sussurrò, fingendosi dispiaciuta, mentre mi alzava il mento con un dito.
Schiusi le labbra, senza idea di cosa dire. Aveva ragione, dopotutto.
"Oh, povera, povera, Jane".
Mi divincolai dalla sua presa e corsi giù: la porta di legno era chiusa.
Bussai con insistenza, quasi insanamente.
"Zayn, ti prego, aprimi...ti prego, è successo tanto tempo fa...quando mi avevi detto che non mi amavi...ero sconvolta e...oh, ti prego, ti prego, aprimi!", lo supplicai, appoggiando la fronte alla porta.
"Ti prego...", singhiozzai.
Quando, ormai, pensavo che non sarebbe successo nulla, sentii la serratura scattare e la porta si aprì, mostrandomi la figura di Zayn.
Aveva gli occhi rossi e lucidi, e una lacrima gli era appena scivolata sulla guancia e poi lungo il collo.
Allungai una mano per asciugargliela, ma lui si ritrasse e io feci un passo indietro.
"Non volevo che lo scoprissi...".
"Invece avresti dovuto dirmelo!", tuonò, pieno di rabbia.
Sussultai e feci un altro passo indietro.
"Non ha significato niente, te lo giuro. Io amo te, soltanto te!", ribattei, in lacrime.
"Avrei potuto tollerarlo, forse, se me lo avessi detto prima, affrontandomi. Io mi fidavo di te, di quello che mi dicevi, ma mi hai soltanto mentito. La nostra relazione si è basata su...cosa? Bugie?", sibilò a denti stretti.
"No! No. Sai che non è così. Sai che ti amo. Lo sai...", feci io, prendendogli il viso tra le mani.
Mise le sue sopra le mie e le tirò via.
"Io so soltanto che mi hai mentito", disse, freddo.
Aprii la bocca, volevo dire qualcosa, qualsiasi cosa per giustificarmi, ma avrei soltanto peggiorato le cose.
"Abbiamo chiuso, Jane. Finisce qui", riprese lui, sorpassandomi.
Schiusi le labbra, incapace di dire o fare qualcosa.
Alzai la testa e mi accorsi che il mio ritratto era stato cancellato da vari scarabocchi, distrutto, completamente. 
Proprio come me in quel momento.



 
Ed eccomi tornata con un bel casino. Il capitolo non è molto lungo, ma è tutto concentrato e pieno di avvenimenti.
Zayn ha scoperto del bacio tra Harry e Jane (per chi non lo ricordasse è avvenuto nel capitolo 17 lol), e anche se, almeno per lei, non ha significato niente, Zayn si è arrabbiato parecchio e...va be', alla fine, si sono lasciati.
Eh, già. Inizio già ad avere forti sensi di colpa. 
Comunque, ho aggiornato così presto perché non so se riuscirò a farlo nel weekend, perché sarò parecchio impegnata in questi giorni. Quindi se non dovessi aggiornare per un po', sappiate che non sono morta lol
Ah, poi vi avverto che non manca molto alla fine, ormai.
Via, adesso basta, vi ho annoiato anche troppo.
Grazie per aver seguito la storia fino a qui.
Baci,
Vale. :)




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Capitolo 28
*** L'orgoglio prima di tutto ***


L'orgoglio prima di tutto


"Tesoro, ti ho portato la colazione", sussurrò mia madre, entrando in camera mia con un sorriso tirato.
Sembrava che anche lei non dormisse da giorni.
"Non ho fame", bofonchiai, atona, stringendomi tra le coperte.
Lei sospirò e si avvicinò, poggiando un bicchiere con del succo d'arancia e una scatola di biscotti sul mio comodino. Poi, si sedette, accarezzandomi i capelli.
"Capisco che tu ti senta male, ma sono già quattro giorni che non vai a scuola...non pensi che magari dovresti uscire dal letto?".
Scossi la testa.
"Magari Zayn ha sbollito la rabbia e non vede l'ora di vederti per tornare insieme a te!", continuò lei, sorridendomi incoraggiante.
Scossi ancora la testa, afflitta.
"Sa dove abito, sarebbe venuto", dissi, col solito tono di prima.
Mia madre sospirò e mi abbracciò.
"Mi fa stare male vederti così. Ti prego, alzati e vai a scuola, fallo per me", mi supplicò, stringendomi a sé.
"Non c-ce la faccio", balbettai, mentre gli occhi, già gonfi per precedenti pianti, tornavano ad inumidirsi.
"Fallo per me", ripeté, stringendo i denti per non piangere insieme a me.
Sospirai e annuii con la testa.
"Ok...ok...".

 
***


Continuavo a guardare Zayn, seduto in seconda fila, lontano da me.
Il professor Doyle non era ancora arrivato e tutti, nella classe, chiacchieravano allegramente.
Tirai su col naso, appoggiandomi ad un braccio.
Mi tornavano in mente le parole che Zayn aveva usato per lasciarmi, mi tornava in mente la sua espressione delusa, le sue lacrime. Continuamente.
Sospirai, mentre Maggie entrava in classe.
Rivolse uno sguardo confuso a me e a Zayn e si avvicinò lentamente, sedendosi vicino a me.
"Ciao", feci atona, senza guardarla.
"Uhm...ciao. Come mai tu e Zayn non siete seduti accanto?", chiese, tirando fuori il libro e un quaderno.
"Abbiamo litigato e...mi ha lasciata...", sussurrai, abbassando la testa.
Picchiettai le dita sul banco e mi voltai verso di lei.
"Oh...mi dispiace. Cos'è successo?".
Mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sospirai.
"Ho baciato Harry, tanto tempo fa e Zayn l'ha scoperto...".
Maggie spalancò la bocca e annuì lentamente con la testo.
"Oh, capisco...", disse, schiarendosi la voce.
"Ti giuro che non provo niente per Harry, siamo solo amici", dissi in fretta, sperando che non si arrabbiasse anche lei.
"No, va bene. Non...non devi giustificarti con me...e comunque non avrei alcuna possibilità con lui".
Sospirai di nuovo, sfiorandole la spalla.
"Non è vero".
"Sì, siamo completamente diversi e per lui sono sempre stata invisibile...", sospirò, facendo una smorfia.
"Che intendi con 'sempre'?", chiesi, confusa.
"Beh...da quando lo conosco...dal primo giorno delle superiori...sono stata ad ogni sua partita, l'ho votato come presidente del consiglio studentesco, l'ho sempre osservato da lontano...e mi è sempre sembrato irraggiungibile. Ci ho anche parlato, qualche volta, ma il fatto che quando tu ci hai presentato non si ricordasse di me mi fa pensare che davvero non gli importi nulla di una come me", disse, alzando le spalle, rassegnata.
Abbassai la testa e sospirai.
"Ma io ti sto raccontando i miei drammi quando sei tu ad aver bisogno di sfogarti. Sono una cretina", esclamò, accarezzandomi la spalla.
Accennai appena un sorriso e scossi la testa.
"In realtà voglio soltanto pensare a qualcos'altro", dissi, tirando su col naso, mentre lanciavo un'altra occhiata a Zayn.
"Usciamo stasera, ti va?", mi chiese, mentre entrava in classe il professore.
"Ok", risposi, sorridendole.
"Vicino a casa mia c'è un locale molto carino: il proprietario è un vecchio amico di famiglia, ci tratterà come celebrità", esclamò, facendomi l'occhiolino.
Mantenni il mio sorriso, anzi, lo allargai, anche se stavo morendo dentro.

 

***


Stavo leggendo quando mia madre mi interruppe, entrando in camera mia.
"C'è una persona per te", mi disse, sorridendo.
Senza neanche pensarci, chiusi il libro e scattai in piedi, spalancando gli occhi.
"Zayn?", chiesi, speranzosa.
Dopotutto, mia madre poteva anche avere ragione: magari si era calmato e ci aveva ripensato.
"No, mi dispiace deluderti", sussurrò Harry, sbucando da dietro la porta.
Portava gli occhiali da sole e non so perché, ma mi fece irritare.
Il mio entusiasmo sparì e mi lasciai cadere di nuovo sul letto, tornando fredda e distaccata.
Mia madre tirò una pacca sulla spalla del riccio e se ne andò.
Harry si schiarì la voce, mise le mani in tasca e fece qualche passo verso di me.
"Come stai?", chiese, preoccupato.
"Come credi che stia?", sbottai, incenerendolo con lo sguardo.
"Scusa, io...è tutta colpa mia, mi sento veramente uno schifo".
"Avresti dovuto...avresti dovuto tenere quei pensieri per te. Io...io ti ho baciato perchè stavo male, non era quello che volevo, non ero in me! Dovevi fermarmi!", esclamai, furiosa.
Lui si morse il labbro e abbassò la testa.
Probabilmente l'avevo ferito, ma non riuscivo a capirlo perché indossava ancora quegli stupidi occhiali.
"Forse questo ti farà stare meglio...", commentò, togliendoli.
Aveva un livido enorme intorno all'occhio sinistro.
Schiusi le labbra e aggrottai le sopracciglia.
"C-che hai fatto?".
"Ho cercato di spiegare a Zayn che tu lo amavi e che era stata completamente colpa mia...ed ecco il risultato", disse, alzando le spalle.
Scossi la testa, lasciando andare le prime lacrime.
"Ma perchè, Harry? Perché ti prendi sempre la responsabilità per tutto?", singhiozzai, guardandolo, rendendomi conto di averlo trattato malissimo.
"Prima con Dana...poi con me...perché lo fai?", aggiunsi, alzandomi.
"Perché Dana non meritava di soffrire, perché tu non meriti di soffrire".
"E tu invece sì?", chiesi, avvicinandomi.
"Oh, io non...io...ormai ci sono abituato", rispose, alzando le spalle.
Piegai la testa di lato e corsi ad abbracciarlo.
"Scusa se mi sono arrabbiata con te", sussurrai, stringendolo forte.
Lui mi avvolse con le sue braccia e mi baciò i capelli.
"Non importa, me lo meritavo".
Mi distanziai, scuotendo la testa.
"No, non è vero", sussurrai, accarezzandogli la guancia.
Harry chiuse gli occhi e mise una mano sulla mia.
"Promettimi una cosa...", continuai, avvicinandomi ancora di più.
Lui aprì gli occhi e li specchiò nei miei, in attesa che continuassi.
"Smetti di pensare sempre e soltanto agli altri e sii un pochino più egoista", conclusi, sorridendogli.
Mi guardò per un po', prima di riprendere a parlare.
"Tu non vuoi che io lo faccia", disse, prendendomi il volto fra le mani.
"Se vuoi qualcosa, combatti per averlo", ribattei.
Ormai le nostre voci erano lievi sussurri.
Si avvicinò, titubante, e sentii il suo respiro caldo sulla pelle.
Mi baciò la fronte e mi strinse tra le braccia.
"Siamo ancora amici?", chiese, insicuro, senza lasciarmi andare.
"Non se questo ti fa soffrire", risposi, appoggiando la testa nell'incavo del suo collo.
"Se sei felice tu, lo sono anch'io", disse, allontanandosi per guardarmi negli occhi.
Gli sorrisi.
"Ecco, sei ancora dannatamente altruista", commentai, tirandogli un piccolo pugno sul petto.
Lui rise, ma tornò subito serio.
"E' vero: mi sono innamorato di te. Ma tu ami Zayn e io me ne farò una ragione", riprese, accarezzandomi una guancia.
"Mi basta averti come  amica", aggiunse, sorridendo.
Ricambiai il sorriso e gli strinsi una mano.
"Sempre", sussurrai.
Restammo a guardarci per qualche secondo, poi lui mi prese a braccetto.
"Bene, allora, in quanto tuo amico, ho il dovere di farti tornare felice", disse, facendo una vocetta buffa.
Risi, appoggiandomi alla sua spalla.


 
***


Passammo tutto il pomeriggio fuori e per quel poco tempo, riuscii a lasciare da parte i brutti pensieri.
Con Harry stavo davvero bene, era talmente tanto idiota che era impossibile non ridere insieme a lui.
Proprio sul finale dell'ennesima barzelletta cretina, che secondo me si era inventato, ci imbattemmo in Maggie.
"Ehi, ciao!", esclamai io, sorridendole.
"Oh...ehm...ciao", ribattè lei, in evidente imbarazzo di fronte a Harry.
Anche lui si irrigidì appena la riconobbe.
"Stavo giusto venendo da te...", sussurrò Maggie, guardando per terra.
Le guance, solitamente bianche come la neve, si erano colorate di un rosso acceso.
Annuii, senza sapere cosa dire.
"Ehm...beh...ehm...Harry dovrebbe scusarsi", esclamai, tirandogli una gomitata.
Il riccio sussultò, poi si grattò nervosamente la testa.
"Sì, io...senti, mi dispiace per aver fatto il cretino a quella festa...ero ubriaco e, sai, sono già un idiota di mio, quindi da ubriaco...beh...sì...", mormorò e mi accorsi che anche lui era diventato tutto rosso.
"Uuuh, il grande Harry Styles si fa intimidire da una ragazza, aspetta che documento tutto", commentai, tirando fuori il cellulare per scattargli una foto.
Lui mi fulminò con gli occhi.
"Vai, provaci!", esclamò, facendomi il solletico.
Iniziai a ridere e a spingerlo via. Notai che anche Maggie sembrava divertita.
Quando tornammo seri, mi venne un'idea.
"Ehi, che ne dite di uscire voi due stasera?", proposi, sorridendo.
Maggie abbassò lo sguardo, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e Harry scosse la testa, fulminandomi con lo sguardo.
"Glielo devi", sussurrai, piano, per non farmi sentire da lei.
"Certo, perché no?", sibilò Harry, lanciandomi un'occhiatina con la coda dell'occhio. Sorrisi, soddisfatta, e vidi Maggie alzare la testa, meravigliata.
"D-davvero?", chiese, schiudendo le labbra.
"Sì...insomma, se ti va...", mormorò il riccio, mettendo le mani in tasca.
"Non lo so...dovevamo uscire noi...tu dovevi sfogarti...", fece lei, guardando me.
Roteai gli occhi, sbuffando.
"Eccone un'altra che pensa a me invece che a se stessa", commentai, poi li afferrai per le braccia e li spinsi.
"Via, andate, forza. Divertitevi!", esclamai, salutandoli con la mano e un bel sorriso sulle labbra.
Maggie si sforzò di ricambiare, Harry si morse il labbro.
Appena furono abbastanza lontani, spensi il mio sorriso. Nonostante avessi fatto felice loro due- o almeno così speravo -mi sentivo comunque male.
Tornai a casa, stanca e scoraggiata.
Buttai la giacca sul divano, sospirando.
"Ehi, tesoro...", sussurrò mio padre, entrando in salotto.
"Oh, ciao, papà...", ricambiai, distrattamente, iniziando a salire le scale.
"In camera ad aspettarti c'è una persona...", continuò lui, schiarendosi la voce.
Mi bloccai sulle scale, voltandomi a guardarlo.
"C-cosa?".
"Beh...sono andato a casa sua e ci ho fatto quattro chiacchiere...non sono sicuro di aver risolto la questione, ma almeno potrai provarci tu", disse, facendomi un sorriso incoraggiante.
Sentii gli occhi inumidirsi per la gioia e gli mandai un bacio.
"Oh, grazie, grazie, papà, ti voglio bene!", esclamai, correndo in camera.
La porta era aperta e vidi Zayn fare avanti e indietro per la stanza, nervoso.
Lo osservai per un po', con la paura di affrontarlo, ma poi mi feci coraggio ed entrai.
"Ciao...", sussurrai, facendolo voltare verso di me.
Mi guardò e accennò un sorriso senza entusiasmo.
"Ciao", ribatté, solo e soltanto per educazione.
Mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi avvicinai. Avevo voglia di abbracciarlo, di baciarlo, ma dovetti trattenermi perché lui non sembrava in vena.
Sospirai.
"Sei ancora arrabbiato, vero?", chiesi, anche se la risposta era più che ovvia.
"Tu che dici?", sbottò, infatti.
Odiavo sentirlo parlare così, mi sembrava di essere tornata a quando non stavamo ancora insieme e mi trattava come se lo irritassi.
"Sei venuto perché mio padre ti ha obbligato?", chiesi, mentre una lacrima mi solcava il volto.
"No, lui ha fatto la sua parte, certo, ma sono venuto perché non ti ho lasciato il tempo di spiegare e io non sono così. Quindi adesso, parla", disse, freddo, incrociando le braccia.
"Mi dispiace, sono...mi sono comportata davvero male, non avrei dovuto baciarlo, lo so bene...", iniziai, singhiozzando, ma lui mi interruppe.
"Non è tanto per il bacio che sono arrabbiato, ma perché tu non hai avuto il coraggio di dirmelo!", esclamò, smanaccando.
"Non ha significato niente...e non volevo che questo rovinasse il nostro rapporto come sta facendo adesso", ribattei, in lacrime.
"Non è stato quello stupido bacio ad aver rovinato tutto, ma sei stata tu", disse, digrignando i denti.
"Io...non volevo che lo sapessi perché non avresti mai perdonato Harry e perché mi avresti odiata e non volevo che soffrissi per niente".
"Per niente? Dio, Jane, ma ti senti?", sbottò, amaro, scuotendo la testa.
"Ti ho detto che non ha significato niente! L'ho fatto perché tu mi avevi detto che non mi amavi, ero distrutta!", esclamai, con voce rotta dal pianto.
"Adesso vorresti dare la colpa a me?", gridò, furioso.
"No! Sto soltanto dicendo che...".
"Secondo il tuo ragionamento, allora io dovrei andare a sbaciucchiarmi Cindy soltanto perché tu mi hai distrutto? O, meglio, Maggie?", continuò, senza lasciarmi parlare.
Mi passai una mano sul viso, un po' per asciugarmi le lacrime e un po' per calmarmi.
"Harry non era nemmeno tuo amico in quel momento", gli ricordai, incrociando le braccia.
"Quale cazzo di differenza fa?", ringhiò, stringendo i pugni.
Indietreggiai: mi stava davvero spaventando.
"Mi sembra che tu sia venuto qua soltanto per urlarmi contro, non per chiarirci".
"Di certo non sono venuto per dirti quanto ti amo!", sbottò, fuori di sé.
Tornai a piangere, non riuscivo a credere che mi stesse trattando in quel modo.
"Sei crudele", commentai, stringendomi fra le braccia.
"Mi hai reso tu così", ribatté lui, tornando freddo.
Scossi la testa, tirando su col naso.
"Cosa devo fare? Ti prego, dimmi cosa devo fare e lo farò".
"Non devi fare niente, Jane. Hai già fatto anche troppo. E io non ho più voglia di ascoltarti, quindi me ne vado", disse, afferrando il suo cappotto sul letto.
"No...no, ti prego", sussurrai, bloccandolo per il braccio.
Mi guardò e, per un attimo, vidi i suoi occhi sciogliersi e capii che era dispiaciuto.
"Ti prego", ripetei, stringendo la presa.
"Io ti amo, sei tutto per me...", continuai, tra le larcrime.
 "Allora lasciami andare", disse.
Abbassai la testa e indietreggiai, quando alzai gli occhi, lui non c'era più.



 
Cattivo, Zayn, cattivo! No, davvero, mi sto sentendo in colpa per quello che ho scritto.
Sembra che sia tutto finito, anzi, è tutto finito fra loro due...ma...non vi preoccupate, non ci sarà un finale triste questa volta.
No, no, sarà felicissimo. Aggiusterò tutto prima dell'epilogo, perché vi amo tanto e non voglio che siate tristi.
Però Jane secondo me sta bene anche con Harry, che ne pensate? :3
Oook, adesso sparisco.
Baci,
Vale. :)




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Capitolo 29
*** Capisci di amare qualcuno quando lo odi perché senti la sua mancanza ***


Capisci di amare qualcuno quando lo odi perché senti la sua mancanza


"Che ne dici di questo?", chiesi ad Harry, mostrandogli un vestitino verde.
Lui alzò gli occhi dal mio diario, che stava tranquillamente leggendo sul mio letto e fece una smorfia.
"Nah, non sta bene con la tua carnagione. Prova quello rosso", mi suggerì, tornando a curiosare tra le pagine del mio diario, che in teoria avrebbe dovuto essere segreto.
Sbuffai, irritata dal suo comportamento, ma accettai il consiglio e mi andai a cambiare in bagno.
Louis dava una festa, quella sera, e, nonostante sapessi che Zayn sarebbe venuto, volevo andarci. Volevo dimostrare a tutti di averlo dimenticato, anche se era passata una sola notte da quando l'avevo visto l'ultima volta e mi aveva chiesto di lasciarlo andare. Benissimo, era quello che stavo facendo. Niente più Zayn, assolutamente, mi ripetevo di continuo, convincendomi di qualcosa che mai avrei potuto realmente accettare.
Uscii dal bagno, sistemandomi il vestito e sospirai.
"Non credo che mi stia molto bene", commentai, guardandomi allo specchio.
Harry alzò gli occhi, inizialmente con nonchalance, poi schiuse le labbra e deglutì a fatica, alzandosi e lasciando sul letto il diario, che prima gli aveva provocato tanto interesse.
Si avvicinò e mi rivolse un sorriso a trentadue denti.
"Wow...sei bellissima", sussurrò, facendomi fare una giravolta.
Ricambiai il sorriso.
"Davvero?".
"Cavolo, sì!", esclamò lui, tornando ad osservarmi.
Restammo in silenzio per un po', poi mi ricordai che la sera prima era uscito con Maggie e non gli avevo chiesto niente.
"Oddio, che stupida, mi ero quasi dimenticata! Com'è andata ieri con Maggie?", chiesi, iniziando a sciogliermi i capelli con il pettine.
Lui si sedette di nuovo sul letto e alzò le spalle.
"Beh, inizialmente è stato imbarazzante e ho pensato per tutto il tempo a come avrei potuto ucciderti...".
Risi e lui con me.
"E poi?".
"E poi, invece, è cambiato tutto: lei ha iniziato a parlare...e...cavolo, è davvero interessante quando parla di sé, dovrebbe farlo più spesso...poi il cibo era ottimo, la musica pure...abbiamo fatto un giro per Londra e tu sai quanto amo Londra di notte. Poi l'ho accompagnata a casa e...ehm...", si fermò, mordendosi il labbro e io lo guardai per incitarlo a parlare.
"E...?".
"Beh...l'ho baciata...", disse, grattandosi la testa.
Spalancai la bocca.
"Cosa? Oddio, ma è fantastico!", esclamai, sorridente.
Ero davvero felice per lui.
Harry alzò le spalle e mi sorrise, poi tornò serio.
"Jane, sarai la più bella della festa", commentò, incrociando le braccia.
Ridacchiai.
"Non se rimango con questi capelli", dissi, osservandoli.
"Finisco di prepararmi, faccio presto", aggiunsi, tornando in bagno.
Quel 'faccio presto', si tramutò in un'ora e mezza e quando uscii, Harry si era addormentato.
Gli tirai uno scossone e lo trascinai fuori di casa.

 
***


"Harry! E' verde, ti vuoi muovere?", sbottai, indicandogli il semaforo.
"Sì, sì, l'ho visto", disse lui, con voce impiastricciata, passandosi una mano sul viso.
"Metti la freccia, alla prossima dobbiamo girare...", continuai, battendo nervosamente un piede per terra.
Lui mugolò qualcosa, ma obbedì e, per poco, non andammo a sbattere contro un'altra auto.
"Attento! Potevamo essere morti!", gridai, tirandogli un colpo.
"Lo saremo di sicuro se continui a urlarmi nelle orecchie", borbottò, sbadigliando.
"Tieni gli occhi sulla strada", gli ricordai, tirandogli un altro colpo sulla spalla.
Sbuffò.
"Jane...".
"Harry, la prossima, la prossima! Ecco, l'abbiamo persa, ma che stai facendo?", esclamai, acida.
"Giriamo a quella dopo, ma che problemi ci sono?", chiese lui, facendo una smorfia.
"Così rischiamo di arrivare tardi...".
"Se certo non ci avessi messo due ore per truccarti", commentò, sbuffando.
"Stai zitto e cerca piuttosto di stare attento a dove vai", sbottai, incrociando le braccia.
"E, per tua informazione, ci ho messo un'ora e trentacinque minuti", gli ricordai, facendo un sorrisino irritato.
"Oh, scusa tanto".
Roteai gli occhi e mi misi a guardare fuori dal finestrino.
"Sono irritante, eh?", chiesi, sospirando.
"Sì...", rispose lui, secco. Poi, si voltò a guardarmi e addolcì lo sguardo.
"No...no. Ti capisco...", sussurrò, pizzicandomi la guancia.
"Cerca di rilassarti e lascia guidare me. Credo di essere abbastanza bravo in questo", disse, sorridendomi.
Ricambiai il sorriso.

 
***


"Conosci davvero tutta questa gente?", chiesi a Louis, corrugando la fronte.
Casa sua era piena di ragazzi di diverse età.
Lui alzò le spalle e sorseggiò il suo drink.
"Nah, ma mi piace conoscere sempre persone nuove", rispose, sorridendomi.
Annuii e guardai Harry.
"Balliamo?", chiese lui, facendo un movimento buffo che mi fece ridere.
"Ok!", esclamai, afferrando la sua mano.
"Allora...", iniziò il riccio, dopo avermi fatto fare una giravolta.
"Sei ancora nervosa?".
Scossi la testa, socchiudendo per un attimo gli occhi.
"Sto bene, scusa per prima", commentai, mettendogli le braccia intorno al collo.
"Uhm...sicura?", chiese, assottigliando gli occhi.
"Sì, davvero, sto bene. Zayn è acqua passata. Davvero, l'ho superata. Mi sento...", mi interruppi, appena vidi Zayn entrare in casa.
Schiusi le labbra e lo osservai. Lui si guardò intorno e, un attimo dopo, una ragazza lo affiancò: era alta, mora e assolutamente perfetta in tutto.
Mi sentii svenire e dovetti stringermi a Harry per non cadere.
"Ehi, tutto bene?", chiese lui, cercando di guardarmi negli occhi, ma glielo impedii.
"Sì...mi piace il tuo profumo...", improvvisai, con gli occhi fissi su Zayn, che nel frattempo aveva aiutato la ragazza a togliersi il cappotto.
"Ok...per quanto mi piaccia averti così vicina...mi stai...stritolando!", esclamò Harry, cercando di spostarmi.
"Oh, scusa!", feci io, staccandomi subito, sempre senza distogliere lo sguardo dal punto in cui si trovava Zayn.
Harry corrugò la fronte.
"Ma che stai guardand-", si interruppe, dopo essersi voltato e aver riconosciuto il moro.
"Ah, ora capisco", commentò, alzando un sopracciglio.
"Che c'è?", sbottai, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Zayn è acqua passata. Davvero, l'ho superata", disse, facendo una buffa imitazione di me.
Gli tirai un colpo sulla spalla e sospirai.
"Ok, no, non l'ho superata. E chi è quella?", mugolai, indicandola.
"Sinceramente non ne ho idea, ma non farti prendere dal panico, ok? Magari sono soltanto amici", disse, alzando le spalle.
Storsi le labbra, osservandoli.
La ragazza lasciò a Zayn un bacio agli angoli della bocca e lo trascinò dietro di sè, poi sparirono tra la folla.
Guardai male Harry.
"Solo amici, eh?", bofonchiai, sentendo gli occhi pizzicare.
Scossi la testa e corsi via. 
Come aveva potuto farmi questo? Sicuramente sapeva che sarei stata alla festa.
Singhiozzai e mi chiusi nel primo bagno libero che trovai, lasciandomi cadere lungo la porta.
Finché non avevo visto Zayn con un'altra non ero veramente riuscita a realizzare della nostra rottura e, in quel momento, stavo peggio che mai, mi sembrava di annegare nel nulla. Perché era il nulla che mi era rimasto.
Qualcuno bussò alla porta, facendomi sussultare.
"Jane, aprimi!", esclamò Harry, continuando a bussare.
Non gli risposi e ripresi a piangere silenziosamente.
"Jane, so che sei lì, ti ho vista entrare...ti prego...".
Mi alzai, asciugandomi le lacrime e aprii la porta, saltandogli al collo.
"Perché, Harry? Perché?", singhiozzai, cercando conforto tra le sue braccia.
Lui mi strinse a sé, baciandomi i capelli.
"So soltanto che non puoi continuare a piangere per lui", rispose, sciogliendo l'abbraccio e alzandomi il mento con un dito.
"Odio vederti così", aggiunse, facendo una smorfia.
Sospirai e mi sottrassi alla sua presa.
"Voglio stare un po' da sola, ti dispiace?", sussurrai, abbassando la testa.
Lui fece un piccolo sorriso e mi pizzicò la guancia.
"Sono là con Louis se hai bisogno", concluse, andandosene.

 
***


Mi ero persa nei mie pensieri, totalmente, fino a quando una voce non mi fece tornare in me.
"Bella festa, eh?", fece qualcuno che mi si era seduto vicino.
Abbozzai un pessimo sorriso e mi voltai, trovandomi faccia a faccia con la ragazza che aveva portato Zayn.
Lei mi sorrise e la trovai ancora più bella di prima.
"Già...", sussurrai, spostando lo sguardo.
"Non sembra che tu ti stia divertendo molto", constatò, accavallando le gambe.
"Non sto molto bene in questi giorni...", ribattei, fredda.
"Oh, mi dispiace. So che non ci conosciamo, ma se hai voglia di parlarne...sai, a volte parlare con uno sconosciuto fa bene", disse, sorridendomi.
Grandioso, era anche gentile.
Un difetto ce l'aveva?
Mi voltai a guardarla.
"Non sono interessata, grazie", sbottai, poco educatamente.
"Ok...probabilmente sono stata troppo invadente, eh?".
Invadente. Uhm.
Aggrottai le sopracciglia: si poteva considerare un difetto?
Decisi di sì, giusto per tirarmi un po' su.
"Comunque sono Anya", disse, porgendomi la mano.
La osservai per un attimo e le feci un sorriso scocciato, senza stringerla.
"Jane", borbottai, sbuffando.
"Sai, Jane, penso che dovresti fare qualcosa che ti faccia tornare il sorriso".
Tipo prenderti a calci?, pensai, mordendomi il labbro per non dirlo ad alta voce.
"Forse potresti...".
"Ehi, Anya, ti ho portato da bere", la interruppe Zayn, porgendole un drink.
Spalancai gli occhi e voltai la testa, sperando che lui non mi vedesse.
"Oh, grazie. Lei è Jane!", esclamò la ragazza, indicandomi.
Così, controvoglia, dovetti voltarmi e incontrare gli occhi di Zayn, che rimase un attimo spiazzato.
"Piacere...", sussurrai, fingendo di non conoscerlo.
"Ora devo andare...è stato davvero un piacere", conclusi, andandomene.
"Jane", sentii la sua voce alle spalle, ma non mi voltai.
"Fermati", continuò, bloccandomi per un braccio.
"Che vuoi?", sbottai, cercando di non scoppiare di nuovo a piangere.
"Perché hai finto di non conoscermi?", chiese, corrugando la fronte.
"Oh, non ho finto...io non ti conosco, non più", dissi, fredda, divincolandomi dalla sua presa e riprendendo a camminare.
Con la coda dell'occhio lo vidi affiancarmi.
"Sapevi che sarei stata qui, avresti potuto evitare di portare un'altra ragazza", continuai, cercando di rimanere distaccata, ma un leggero tremolio mi tradì.
Lo sentii sbuffare.
"Anche tu sapevi che sarei stato qui, perché non sei rimasta a casa se non volevi vedermi con un'altra?", sbottò, innervosito.
Mi fermai e lo guardai, scuotendo la testa.
"Sai che ti dico? Hai ragione. Adesso torna dalla tua ragazza e lasciami in pace", ringhiai, facendo per andarmene, ma mi bloccò di nuovo.
"Non è la mia ragazza".
Alzai un sopracciglio, poi annuii.
"Chiamala come ti pare, non ha importanza", dissi, spingendolo.
"E non ti azzardare più a toccarmi", sbottai, voltandomi.
"Questo comportamento è davvero infantile", commentò e questa volta non gli servì bloccarmi per un braccio per farmi voltare.
"Non sono io quella che si porta dietro un amichetta per ingelosire l'ex", dissi, incrociando le braccia.
Lui fece una risatina ironica e scosse la testa.
"Non l'ho portata per farti ingelosire!", esclamò.
"No, certo", ribattei, sarcastica.
"L'hai fatto per vendicarti, perché volevi che provassi quello che hai provato tu quando hai saputo che avevo baciato Harry", dissi, sicura.
Capii di aver avuto ragione perché per un attimo i suoi occhi si incupirono.
"Complimenti, ci sei riuscito".
Lui sospirò quando per l'ennesima volta feci per andarmene.
"Tu sei venuta con Harry, non è la stessa cosa?", chiese, incrociando le braccia.
Mi voltai.
"Harry è il mio migliore amico e sarebbe venuto comunque".
"E allora? Pensi che mi faccia piacere vederti insieme a lui?", ribatté, alzando la voce.
Mi avvicinai, fissandolo intensamente negli occhi.
"Sinceramente, non mi importa. Sono stata tutta la sera a pensare a te e a darmi la colpa per tutto. Mi sono rovinata la festa per te. E adesso ho capito che non ne valeva la pena: sei soltanto un ragazzino vendicativo", esclamai, acida.
Sapevo che anche questa volta mi avrebbe impedito di andarmene, ma non immaginavo in che modo.
Mi afferrò per il polso e mi attirò a sé, senza troppa delicatezza per poi poggiare con forza le sue labbra sulle mie.
Fu un bacio diverso, un bacio che non pensavo si potesse dare: carico di tensione, gelosia e rabbia, ma anche di amore e passione.
Mi bloccò per i fianchi e mi strinse possessivamente a sè, affondando le dita nel vestito. Di tutta risposta, gli morsi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare e strinsi le mani tra i suoi capelli.
I nostri corpi si cercavano, si desideravano, i respiri si incrociavano, i cuori battevano all'unisono.
Mugolai appena quando spostò le sue labbra sul mio collo e iniziò a stuzzicare una zona della pelle.
"Zayn...", sussurrai, presa dall'eccitazione.
Lui mi guardò e deglutì rumorosamente.
"Andiamo a casa mia", disse.
Annuii e lui mi trascinò dietro di sé.



 
Amatemi, io mi amo tanto.
No, ok, questo capitolo mi piace perché i due tesorini tornano insieme. 
Beh, ho troncato tutto sul più bello, è vero, ma ormai avete capito che sono tornati insieme, no? Aw, sono felicissima. Poi domani è l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, anche se mi hanno riempita di compiti sono comunque contenta.
Ok, scrivetemi quello che ne pensate del capitolo.
Non so se aggiornerò prima di Natale, quindi auguri in anticipo!
Vi adoro, lo sapete.
Baci,
Vale. :)


 

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Capitolo 30
*** A noi ***


 
A noi

Quando aprii lentamente gli occhi, un leggero raggio di sole già filtrava dalle finestre.
Sorrisi, notando che il braccio di Zayn era ancora stretto intorno al mio corpo, e ripensai alla notte che avevamo passato: non avevamo parlato molto, ma dopo quello che era successo, doveva avermi perdonata. O almeno ci speravo.
Mi voltai delicatamente, attenta a non svegliarlo.
Lui dormiva profondamente ed era davvero dolce.
Mi morsi il labbro, ricordandomi che avevo rischiato di perderlo e continuai a fissarlo per qualche minuto.
"Nessuno ti ha mai detto che è maleducazione fissare?", mormorò lui, con la voce impastata, senza neanche aprire gli occhi, accennando un lieve sorriso divertito.
Deglutii, arrossendo.
"Ti...ti ho svegliato?", chiesi, continuando a guardarlo.
Aprì gli occhi, ricambiando lo sguardo.
"In realtà, ero già sveglio da un po'", commentò, allargando il sorrisetto.
Allontanai lo sguardo e mi morsi di nuovo il labbro.
"Sei imbarazzata", constatò, spostando una ciocca di capelli che mi era ricaduta sul viso.
"E incredibilmente tenera", aggiunse, avvicinandomi a sè per far sfiorare le nostre labbra.
Sussultai a contatto con il suo corpo caldo.
"Non...non sono imbarazzata", sussurrai, per niente convinta della mia affermazione.
"Mmh mmh", fece lui, lasciandomi un lungo bacio a fior di labbra.
"E' solo che...insomma...è strano...".
Zayn si allontanò appena per guardarmi.
"Io...beh...mi sento uno schifo per aver baciato Harry e non averti detto niente...e non ne abbiamo ancora parlato...e...", mi fermai, senza sapere come continuare e lui tornò a sorridere.
"Mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro ieri notte", sussurrò con tono malizioso, schioccandomi un bacio sul collo.
Lo allontanai, lanciandogli un'occhiataccia e lui non fece altro che allargare il sorrisetto.
"E' stato assolutamente stupendo, probabilmente ti ho perdonata grazie alla meravigliosa scop-", gli tirai un colpo, interrompendolo e lui ridacchiò, ma poi tornò serio.
"Non mi sarei mai approfittato di te, se non fossi stato sicuro di averti perdonata", sussurrò, dolcemente, accarezzandomi la guancia.
Mi aprii in un sorriso e lo baciai.
"Quindi è tutto a posto?", chiesi, mordendomi il labbro.
Annuì.
"Sicuro?".
"Sì, Jane, ho capito che tu sei molto più importante del mio stupido orgoglio...e poi...non avrei dovuto dirti che non ti amavo...", disse, distogliendo per un attimo lo sguardo.
"No, non darti la colpa...", sussurrai, prendendolo per mano.
"Io ti amavo, non riuscivo ad ammetterlo a me stesso, ma era così e se non ti avessi mentito non saresti andata da Harry...quindi, sì, mi do la colpa", affermò, prendendo un lungo respiro.
Poi corrugò la fronte e alzò le spalle.
"Almeno una parte...uhm...una piccola, minuscola parte", disse, ridacchiando.
Gli tirai un colpo, ridendo.
Poi, lo baciai e lui mi strinse a sé.
"Vado a preparare la colazione", disse, dopo un po', lasciandomi un bacio sui capelli.
"Ti aiuto", sussurrai.
"No, torna a dormire. Te la porterò a letto, voglio viziarti", mi disse, baciandomi prima di scendere giù.
Sorrisi e mi strinsi tra le coperte, cadendo, finalmente, in un sonno tranquillo.

 
***


Appena mi svegliai andai in bagno, ma, aprendo la porta, mi ritrovai Louis davanti, con i capelli bagnati e soltanto un asciugamano intorno alla vita.
Tirai un urlo, coprendomi gli occhi.
"Oddio! Ma che ci fai qui?", esclamai, quando mi fui calmata leggermente, guardandolo attraverso una piccola fessura tra le dita.
Lui alzò le braccia, corrugando la fronte.
"Mi sono appena fatto la doccia?", ribatté, ovvio.
"L'ho notato! Ma che ci fai nel bagno di Zayn?", sbottai.
"Potrei farti la stessa domanda, anche se la risposta sarebbe un tantino più ovvia della mia...e togliti le mani dagli occhi, non sono mica nudo!", disse, ridacchiando.
Sbuffai e incrociai le braccia.
"Allora? Vuoi rispondermi o no?", lo incitai, alzando le sopracciglia.
"Sono uscito adesso da lavoro e la casa di Zayn è molto più vicina della mia", disse, frizionandosi i capelli con un asciugamano.
"Tu non dovresti essere a scuola?", chiese, afferrando la sua maglietta.
"Ehm...sì, ma non credo che ci andrò".
"Grande! Così puoi restare con me e gli altri", commentò, sorridendomi.
"Gli altri?", gli feci eco, confusa.
"Certo, sono tutti giù", continuò, armeggiando in un cassetto.
"Che ci fanno qui?".
"Oh, li ho chiamati io quando ho saputo che tu e Zayn avevate fatto pace", rispose, sorridendomi maliziosamente.
"Zayn ti ha detto che noi due...?".
"Oh, no, ma me lo hai appena confermato tu adesso", mi interruppe, spingendomi fuori dal bagno.
"Se adesso vuoi scusarmi, devo cambiarmi", disse, chiudendomi la porta in faccio.
"Magnifico", commentai, roteando gli occhi.
Scesi in salotto, dove Niall stava guardando un film.
"Ciao", lo salutai, senza troppo entusiasmo.
"Ciao!", esclamò lui, rivolgendomi un enorme sorriso.
"Dove sono tutti?".
"In cucina, aiutano Zayn con la colazione e Harry...".
"Harry è qui!", esclamò il riccio, spalancando la porta.
Poi mi venne incontro e mi abbracciò, tirandomi su per farmi fare una giravolta.
"Sono felicissimo per te", mi sussurrò, stringendomi più forte.
Sorrisi e poi mi distaccai.
"Tu...ehm...tu stai bene?", chiesi, imbarazzata, stando attenta che Niall non stesse origliando.
"Sì, sì...sai, con Maggie sto alla grande".
Spalancai la bocca.
"Maggie?".
"Sì, stiamo uscendo insieme...ed è meravigliosa, davvero. Probabilmente mi sto innamorando", disse, facendo un piccolo sorriso.
"Così presto?", chiesi io, ricambiando il sorriso.
Lui alzò le spalle e andò in cucina, con me al seguito.
"Buongiorno!", esclamò Liam, che fu il primo a vederci.
"Ehi", ricambiai io, mentre Harry salutava tutti con la mano.
"Ti sei alzata, volevo portarti la colazione a letto", si lamentò Zayn, facendo una smorfia.
Alzai le spalle e sorrisi, poi mi voltai verso il riccio.
"Ehi, Har, perché non prendi il posto di Zayn per un attimo?", chiesi, afferrando il moro per un braccio e trascinandolo fuori dalla cucina.
Lo spinsi contro il muro e lo baciai appassionatamente.
"Mmh...wow", sussurrò lui, con gli occhi chiusi, appena mi distanziai.
"Volevo...chiarire una cosa...", iniziai io, prendendolo per mano.
"Cosa?".
"Beh...tu hai detto di avermi perdonata e tutto, ma...non abbiamo parlato della nostra relazione...insomma...sono ancora la tua ragazza?", mormorai, abbassando gli occhi sulle mie scarpe.
Lo sentii ridacchiare e mi afferrò per la vita, attirandomi di nuovo a sé.
"Certo, piccola".
Sorrisi e lo baciai.
"Ti amo", dissi.
"Io di più", ribatté lui, schioccandomi un bacio sulla guancia.
"Ma adesso sarà meglio che torni in cucina per evitare che Harry combini un casino".

 
***


Facemmo tutti colazione insieme, poi a qualcuno venne l'idea di andare a Brighton per passare la giornata al mare, nonostante non fosse proprio il periodo adatto.
"Wow", sussurrai, mano nella mano con Zayn, appena arrivammo sulla spiaggia.
Lui corrugò la fronte.
"Non hai mai visto una spiaggia?", chiese, confuso.
Ridacchiai, stringendogli la mano.
"Certo che sì, ma c'è un'atmosfera diversa qui", sussurrai, sorridendo.
Lui annuì, poi cambiò espressione e mi rivolse uno strano sorrisetto.
"L'acqua è gelida, sai?", sibilò, facendomi aggrottare le sopracciglia.
"Oh, no!", esclamai, capendo le sue intenzioni. Ma ormai era troppo tardi: non riuscii a fare un passo che lui mi afferrò e mi caricò sulle spalle.
"No, no, no, no, no! Zayn, mettimi giù!", gridai, tirandogli dei colpi sulla schiena.
Lui ridacchiò e continuò a camminare verso l'acqua.
"Non ti azzardare, no! Aiuto!". Chiesi aiuto agli altri e loro risero, poi trovai maledettamente irritante Louis, che mi salutò con la mano e fece un sorrisetto divertito.
Sbuffai e continuai ad agitarmi.
"Zayn, ti avverto...prova soltanto a bagnarmi un dito e...".
"Oh, dai, in memoria dei vecchi tempi, no? Ricordi il bagnetto nella fontana?", canticchiò, divertito.
Il mare si avvicinava sempre di più e, nonostante non riuscissi a vederlo, sentivo l'infrangersi delle onde sui sassi colorati sempre più forte.
"No, no!", gridai, aggrappandomi al maglione del moro quando vidi i suoi piedi immergersi nell'acqua.
"Mmh è anche più fredda di quel che pensavo", ridacchiò lui, con tono beffardo.
"Zayn, per favore, mettimi giù".
"Come vuoi", sussurrò.
"No, no, non intendevo...", non riuscii a finire la frase che mi ritrovai completamente sott'acqua.
Mi tirai in piedi, appena in tempo per vedere Zayn che se la rideva di gusto.
Spalancai la bocca, tremando per il freddo che mi stava congelando le ossa.
"Ti odio!", gridai, stringendomi tra le braccia.
"Dai, non fare così, era uno scherzetto innocente", ridacchiò ancora, avvicinandosi per abbracciarmi, ma lo scansai e uscii dall'acqua il più velocemente possibile.
Niall mi corse incontro, preoccupato.
"Non credevo che l'avrebbe fatto davvero. Stai bene?", mi chiese, avvolgendomi con la sua giacca.
"S-sì", balbettai, tremando.
"Ehi, Jane". Zayn mi bloccò per un polso, ma mi divincolai dalla presa, senza neanche guardarlo.
"Oh, andiamo, sei davvero arrabbiata?".
"Oh, no. Non sono arrabbiata del fatto che tu abbia cercato di uccidermi!", esclamai, fulminandolo con gli occhi.
Aggrottò le sopracciglia.
"Ucc...ucciderti? Ma dai!", bofonchiò, scuotendo la testa.
Sbuffai e feci per andarmene, ma mi fermò di nuovo.
"In macchina ho degli asciugamani, dai vieni", sussurrò, dolcemente, prendendomi per mano.
Non opposi resistenza e lui mi avvolse con un asciugamano, accarezzandomi come si fa con un bambino appena esce dall'acqua.
Sorrisi.
"Che c'è?", chiese lui, curioso.
"Niente...sei strano: prima mi bagni, poi mi tratti come se fossi una bambina".
"Oh, scusa, non vuoi che...". Lo interruppi con un dito sulle labbra.
"Non ho detto questo", sussurrai, sorridendogli.
Lui ricambiò il sorriso e mi strinse fra le braccia per scaldarmi.
"Lo so, mi sono comportato da idiota".
Risi e mi accoccolai sul suo petto, chiudendo gli occhi.
"Perché pensi che ti ami?", dissi, sorridendo.
"Sei tutto per me, mi hai reso davvero una persona migliore", ribatté lui, accarezzandomi la guancia.
"Oh, Zayn, sei diventato dolce", esclamai, ridacchiando.
Lui rise e appoggiò la fronte alla mia.
"Preferisco essere dolce che stare senza di te".
Lo guardai intensamente negli occhi e lo baciai.
"Confermo. Sei davvero smielato".
Scoppiammo a ridere.

***


Pranzammo sulla spiaggia e passammo molto tempo a chiacchierare, ridere e scherzare. Ci raccontammo storie, segreti e barzellette, come si fa tra amici.
Poi, io e Maggie ci allontanammo dal gruppo per fare una passeggiata.
"Tu e Harry, eh?", feci io, ad un certo punto.
Lei arrossì appena, alzando le spalle.
"Già, continuo a pensare che lui sia troppo per me".
"Ma cosa dici? Per me siete perfetti insieme", ribattei, tirandole una spinta amichevole.
"E' che...insomma, lui era innamorato di te e tu sei così...", si interruppe, sospirando.
"Beh, è ovvio che sia ancora innamorato di te", concluse, mordendosi l'interno guancia.
"No. No, io e lui siamo soltanto amici. E, forse, non dovrei dirtelo, ma mi ha detto che probabilmente si sta innamorando di te", dissi, sorridendole.
"D-davvero?".
Annuii con la testa e lei mi sorrise.
"Beh, comunque non lo biasimerei se provasse ancora qualcosa per te...sei davvero una persona meravigliosa", sussurrò.
Scossi la testa.
"Adesso non esagerare, sono solo...solo io".
"Oh, Jane, non fare la modesta, insomma...guardali", continuò, indicando i ragazzi che chiacchieravano e ridevano allegramente seduti intorno al fuoco.
"Guarda Zayn. Ti ha trattata malissimo eppure tu non ti sei arresa, sapevi di poter trovare una buona persona in lui e così è successo: è tornato a sorridere. E poi li hai riuniti. Harry mi ha detto che dopo la morte di Dana, lui aveva smesso di frequentarli, se non per Liam qualche volta. E lo stesso vale per Louis e Niall. E Zayn, invece, era tutto solo...e guardali adesso. Sono tutti insieme. E sono felici...è merito tuo, Jane. Sei stata tu".
Ascoltai attentamente le sue parole, mentre passavo lo sguardo sui ragazzi e, pensandoci, mi resi conto che era la verità.
"Quindi, no. Non sei 'solo tu', sei una persona meravigliosa, qualcuno che tutti dovrebbero avere come amica", concluse, sorridendomi.
Ricambiai il sorriso e la abbracciai.
"Momento fra ragazze?", esclamò Louis, ridacchiando.
Scoppiammo a ridere e li raggiungemmo.
"Che state facendo?", chiese Maggie, sedendosi.
"Un gioco. Si chiama: dimmi una parola e ti racconterò una storia", rispose Louis, ridendo.
"E che gioco è?", feci io, confusa, appoggiandomi alla spalla di Zayn.
"Oh, è divertente...state a vedere. Harry, inizi tu?".
Il riccio annuì, prendendo un lungo respiro.
"Vai".
"Uhm...vediamo...", fece Louis, fingendosi pensieroso.
Tutti stavano ridacchiando e io e Maggie ci lanciammo un'occhiata.
"Ragazza", esclamò poi.
Harry sorrise e guardò Maggie.
"Innanzitutto premetto che non sono bravo in questo gioco...", ridacchiò.
"Beh...ehm...Maggie...so che ci frequentiamo da poco, ma tu sei davvero speciale e...beh...vuoi essere la mia ragazza?", chiese, mordendosi il labbro.
La bionda schiuse le labbra e per un attimo rimase immobile, senza sapere cosa dire.
"Oddio, io...sì!", esclamò poi, saltando al collo di Harry e baciandolo.
Io sorrisi e guardai Zayn che ricambiò, poi si schiarì la voce e attirò l'attenzione su di sé.
"Bene, visto che siamo in vena di proposte...", disse, armeggiando con una mano nella tasca dei jeans.
"Ne ho una per te, Jane", continuò, sorridendomi, prima di tirare fuori una chiave.
"Una chiave?".
Corrugai la fronte e lui rise.
"La chiave di casa mia", rispose, porgendomela.
Sorrisi, ma quando feci per afferrarla, lui spostò la mano.
"Ah, un attimo: posso dartela soltanto se vieni a vivere con me. Vuoi venire a stare da me?", chiese, serio.
Spalancai la bocca, incredula.
"Di' di sì, di' di sì!", esclamò Louis, battendo le mani.
Mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, piacevolmente sorpresa e sorrisi.
"Io...non so cosa dire...", sussurrai.
"Di' di sì!", sbottò Louis, a voce ancora più alta.
Tutti risero, guardandolo, poi io tornai a rivolgermi a Zayn.
"Oddio, i miei genitori mi uccideranno, ma...sì! Oddio, sì!", esclamai, abbracciandolo.
Quella giornata era perfetta, non sarebbe potuta essere migliore.

 
***


Ormai si era fatto buio e le uniche cose che facevano un po' di luce erano il piccolo fuoco che ancora scoppiettava allegramente e la luna.
Eravamo tutti in silenzio, attenti ai suoni armoniosi di quel luogo.
Ad un certo punto, Louis scattò in piedi, rovinando l'atmosfera.
"Lo spumante!", esclamò.
"Me ne ero dimenticato", continuò, correndo via per poi tornare qualche secondo dopo con una bottiglia di spumante e dei bicchieri.
"Bene, direi di fare un brindisi a noi e alla nostra amicizia. Perché possa durare per sempre. A noi", disse, alzando il suo bicchiere.
"E a Louis, che per la prima volta in vita sua ha fatto un discorso serio", intervenne Liam, ridacchiando.
"A Maggie e a Jane, senza le quali questo gruppo sarebbe soltanto pieno di idioti", mormorò Niall.
"A Liam, perché boh, ah, perché ha brindato a me", fece Louis, ridendo.
"A Niall", iniziai io, guardandolo, "perché è una persona dolcissima...e a Zayn che è passato da essere uno stronzo scontroso ad uno stronzo spiritosone".
Tutti ridacchiarono e lui mi pizzicò la guancia.
"A Harry e a Zayn perché finalmente sono tornati amici", riprese Louis, alzando il bicchiere.
"A Dana, che mi ha cambiato", fece Zayn, facendo piombare di nuovo il silenzio.
Zayn sorrise appena e poi si voltò verso di me.
"E a te, Jane, che continui a cambiarmi", concluse, sorridendo.
"A noi!", esclamò Louis.
"A noi!", gridammo tutti in coro.




 
Aaaaaaw, questo era l'ultimo capitolo, gente.
E devo dire che mi sono divertita a scriverlo e ho ripensato al giorno in cui mi è venuta in mente l'idea per questa storia.
Mi mancherà. Tantissimo.
Ma va be', c'è ancora l'epilogo.
Comunque, come avete passato il Natale? Avete ricevuto tanti regali? :3
Io sono felicissima in questo periodo, probabilmente l'avrete notato. Mah, sarà l'effetto delle vacanze ahah
Ah, un'ultima cosa prima di andare: ho pubblicato il prologo del sequel di 'My life with you', spero che vi piaccia.
Ok, adesso sparisco, ci risentiamo dopo l'epilogo!
Buone feste a tutti.
Baci,
Vale. :)



 
 

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Capitolo 31
*** Epilogo ***


Epilogo

Qualche anno dopo.
"Oddio, oddio sto impazzendo!", esclamai, con le mani tra i capelli, appena Maggie mi aprì la porta di casa sua.
Mi fiondai dentro, iniziando a fare nervosamente avanti e indietro per il salotto.
Lei mi seguì con lo sguardo, alzando leggermente un sopracciglio.
"Stai...bene?", chiese, avvicinandosi, confusa.
Mugolai qualcosa di incomprensibile, lasciandomi cadere sul divano.
"Oh, Maggie...", sospirai, passandomi le mani sul viso.
"Sono incinta", aggiunsi, con tono quasi disperato.
Maggie si aprì in un enorme sorriso e corse a sedersi vicino a me, incredula ed eccitata allo stesso tempo.
"Oddio, è una splendida notizia!", esclamò.
"E' una pessima notizia!", ribattei io, scuotendo la testa.
"Ma cosa stai dicendo? Aspetta...non è di Zayn?", fece, preoccupata, portandosi una mano al petto.
"Magari non lo fosse! Almeno non mi sentirei così!",  dissi, stringendomi fra le braccia.
Maggie arricciò il naso e mi toccò la fronte.
"Ma ti senti bene?", chiese, sempre più preoccupata.
"No!", esclamai, tirandomi in piedi.
"Non sto bene per niente...", aggiunsi, sentendo gli occhi inumidirsi.
Mi immobilizzai, cercando di tornare calma.
"Lui vuole lasciarmi", dissi, facendo un sorrisetto sarcastico.
Maggie rise, accavallando le gambe.
"Ma davvero? E questo chi te l'avrebbe detto?", chiese, divertita.
"Non c'è da scherzare, Mags!", esclamai, smanaccando.
"Nelle ultime due settimane non ha fatto altro che riempirmi di attenzioni, mi ha fatto tantissimi regali e mi ha trattato come una principessa...e stasera vuole portarmi a cena in locale costosissimo".
Maggie annuì con la testa, senza capire.
"E questa è una brutta cosa?".
"Sì! Gli uomini sono dolci soltanto quando c'è qualcosa sotto. Ad esempio quando vogliono lasciarti", mormorai, passandomi di nuovo le mani sul viso.
Maggie alzò un sopracciglio e incrociò le braccia.
"Secondo me sei un po' troppo paranoica".
"Ti dico che è strano, continuamente nervoso e...strano", dissi, sospirando.
"E tu sei paranoica. Oh, andiamo, Jane, quel ragazzo ti ama con tutto se stesso, non ti lascerebbe mai. Gli hai almeno detto di essere incinta?", riprese lei, piegando la testa di lato.
"No! Non voglio che stia con me soltanto perché si sente in colpa...".
Maggie si alzò dal divano e mi venne incontro per mettermi una mano sulla spalla.
"Ora ascoltami, Jane: Zayn non vuole lasciarti. Ti ama, ok?", sussurrò, accarezzandomi il braccio.
La fissai negli occhi, incerta.
E, per un attimo, mi sentii sollevata, ma poi scossi la testa e tornai a disperarmi.
"Stai facendo di nuovo quella cosa da psicologa. Io non sono una tua paziente, sono tua amica, devi dirmi la verità. Se sai qualcosa, se Harry ti ha detto qualcosa...".
"Cosa avrebbe dovuto dire Harry?", chiese il riccio, sbucando dalla porta e rivolgendoci un enorme sorriso.
"Ciao, piccola", salutò Maggie, lasciandole un bacio a fior di labbra.
"Ciao, Jane...ehi, ehi, che sono quegli occhietti umidi?", continuò, guardandomi.
Sospirai, sedendomi sul divano.
"Crede che Zayn voglia lasciarla", disse Maggie, mordendosi il labbro.
"Lasciarla? Oh, andiamo, ma se v-", Harry si interruppe quando lo sguardo della bionda lo fulminò.
"Ti ama!", si riprese, chinandosi per guardarmi negli occhi.
Ricambiai lo sguardo.
"Jane, fidati di me, te l'assicuro: non vuole lasciarti. Ti fidi di me, no?", chiese, prendendomi le mani.
Annuii debolmente e lui sorrise.
"Dai, vai a casa e preparati per l'appuntamento che avete. E digli che aspettate un bambino", riprese Maggie, sorridendomi.

 
***


L'atmosfera che il locale in cui stavamo cenando creava era davvero magica, così come sarebbe dovuta essere quella serata, ma io mi sentivo troppo nervosa.
E il fatto che anche Zayn non parlasse da almeno mezz'ora non mi tranquillizzava per niente.
Quando però lo sentii schiarirsi la voce, il mio cuore iniziò a battere all'impazzata e fu allora che andai totalmente nel panico.
"Ehm...senti, Jane, io devo dirti una cosa...", iniziò, alzando gli occhi dal piatto per piazzarli nei miei.
Mi irrigidii e probabilmente diventai bianca come un cadavere.
"Oddio, lo sapevo...", sussurrai, chiudendo gli occhi.
"Lo...sapevi?", fece Zayn, corrugando la fronte.
"Sì, cavolo! Sei stato così ovvio nelle ultime settimane. I fiori, i cioccolatini, i bigliettini con frasi smielate sopra. Credevi che non ci sarei arrivata?".
Lui schiuse le labbra e fece per parlare, ma lo interruppi.
"Voi maschi siete così scontati", sbottai, acida.
Zayn abbassò gli occhi e poi tornò a guardarmi, confuso.
"Non credevo che ti saresti arrabbiata...".
"Non avrei dovuto? Insomma, quant'è che trami questa pagliacciata? Non capisco perché tu non me l'abbia detto prima...sei davvero una persona orribile".
Lui aggrottò le sopracciglia e ridacchiò appena, sempre più confuso.
"Ti senti bene?", mi chiese, osservandomi.
"Bene? Non sto bene! Ho sempre la nausea e dei mal di testa continui, tutto per colpa tua!", esclamai, alzandomi in piedi.
"Ma di che cosa stai parlando?", ribatté lui, iniziando a preoccuparsi.
Feci un sorrisetto ironico e scossi la testa.
"Lascia stare, non importa", dissi, amara, facendo per andarmene.
"Jane, aspetta, che ti prende?", fece Zayn, raggiungendomi.
Mi bloccò per un braccio e mi obbligò a guardarlo, nonostante cercassi di evitare il suo sguardo.
"Mi spieghi qual è il problema? Ok, se tutto questo ti spaventa non dobbiamo farlo per forza", disse, dolcemente, accarezzandomi la guancia.
Corrugai la fronte e lo guardai sprezzante.
"Adesso vorresti far ricadere tutto su di me, eh?", sbottai, divincolandomi dalla sua presa.
"Non posso crederci".
"Ricadere tutto su di te? Si può sapere che hai stasera?".
"Ma come puoi dire così? Tu vuoi lasciarmi e io sono incinta! Come dovrei sentirmi?", sbottai, tirandogli una spinta.
Zayn spalancò la bocca, incredulo.
"C-cosa?".
Scossi la testa e mi passai una mano sul viso.
"Ti prego non dire niente e non preoccuparti per me. Me la caverò, davvero. Addio", dissi velocemente, voltandomi.
Ma lui mi bloccò per un polso, ridendo.
"Jane, non voglio lasciarti, ma come ti è venuto in mente?".
Mi voltai piano, schiudendo le labbra.
"N-non vuoi lasciarmi?".
"No, certo che no".
"E allora perché hai organizzato tutto questo? Perché mi hai riempita di regali?", chiesi, confusa.
"Beh...volevo renderti felice, volevo che ricordassi queste settimane...non credevo che avresti pensato che volessi lasciarti", rispose, stringendomi la mano.
"Ma...ma eri così nervoso...", mormorai, mentre le mie guance si tingevano di rosso per la figuraccia che avevo fatto.
Lui sorrise e mi avvicinò a sé.
"Certo che lo ero...", sussurrò, infilandomi un anello al dito.
"Ma per un'altra ragione", aggiunse, allargando il sorriso appena i suoi occhi incontrarono i miei.
Spalancai la bocca, senza parole.
"Jane, vuoi sposarmi?", chiese, stringendo di più la mia mano.
"Oddio...", sussurrai, portandomi una mano sulle labbra, incredula.
"Cavolo, sì!", gridai, saltandogli al collo. Lui mi strinse a sé e ci baciammo.
"Scommetto che non te l'aspettavi, eh?", ridacchiò, appena ci distanziammo.
Risi e abbassai la testa.
"Mi sento una stupida...scusa se ti ho urlato contro...oddio".
Lui sorrise e mi mise un braccio intorno al collo.
"Ti perdono soltanto perché sei incinta, eh", scherzò, facendomi l'occhiolino.
"Pronto a diventare padre?", chiesi, avvinghiandomi a lui.
"Sono nato pronto. Kevin mi adorerà", rispose, sognante.
"Kevin?", sussurrai, corrugando la fronte.
"Nostro figlio", ribatté lui, sorridendomi.
"Oh, e chi ti dice che sia un maschio?", ripresi io con tono di sfida.
"Fidati, me lo sento".
"Vedremo", dissi io, ridendo.
"Vedremo", mi fece eco Zayn, stringendomi di più a sé e baciandomi i capelli.
In quel poco tempo ero giunta ad una conclusione: quella serata non era stata magica. 
No, la mia vita lo era.


 
Fine.


Oddio, sinceramente avevo un'idea completamente diversa per l'epilogo, poi, però, mentre ho iniziato a scrivere ho cambiato tutto e devo dire che lo preferisco così.
Spero che non risulti troppo banale, ho cercato di fare un qualcosa alla 'vissero felici e contenti', ma con qualche cavolata in mezzo.
Beh, ora che anche questa storia è finita, mi dedicherò tutto il tempo al sequel di '
My life with you' e ho anche un'idea per un'altra ff, ma non credo di pubblicarla prima della fine del sequel, altrimenti potrei impazzire lol
Ma veniamo alla parte dei ringraziamenti:
Non posso elencare tutti coloro che hanno recensito o potrei stare qui un anno e sinceramente ora come ora non ne ho voglia, quindi vi dico soltanto: grazie. Grazie per avermi dedicato così tanto tempo e per avermi sempre fatto sorridere ad ogni recensione e scusate se a volte vi ho risposto con due paroline prese e messe lì, avrei voluto rispondervi con un poema a testa.
Comunque sappiate che mi avete davvero fatta sentire bene e vi ringrazio ancora.
Grazie anche a chi ha seguito silenziosamente la storia, ovviamente. 
Grazie davvero.
Spero comunque di non avervi annoiato.
Adesso vi lascio il link delle mie storie:


'My life with you': http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1929237&i=1

E il suo sequel, 'I'm walking around with just one shoe': http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2355753&i=1

Poi, 'By hook or by crook': http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1798584&i=1



Buone feste a tutti.
Baci,
Vale. :)



 
 

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