Between love and friendship

di biberon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Slytherin Passion ***
Capitolo 2: *** Aresto momentum ***



Capitolo 1
*** Slytherin Passion ***


“L’hai davvero chiamata “sporca mezzosangue”?” gli chiesi.
“Sì, tel’ho già detto un milione di volte.”
Adoravo il suono della sua voce.
Ogni volta che apriva bocca, era come se una cascata di brividi discendesse improvvisamente e a velocità spaventosa lungo la mia spina dorsale.
“E lei come ha reagito?”
“Avresti dovuto vederla! Aveva un faccino da cane bastonato … sembrava che stesse per piangere.”
Avvertii una fitta allo stomaco, a sentir parlare in questo modo di Hermione.
“Beh, naturalmente, poi, tutta la scuola sa dell’incantesimo malriuscito di Weasley.” Continuò. “Voleva difenderla, ma che carini! A proposito, tu ce li vedi come coppietta? Oddio, ora che ci penso sì … la mezzosangue e il poveraccio!”
Rise.
La sua risata risuonò in tutta la Sala Comune.
Quando rideva, gli si illuminava il viso in quello sguardo malvagio che amavo .
Oh, se lo amavo.
Cioè, no. Non è che lo amassi. È che … sì, beh.
Insomma.
Si è capito, no?
“Comunque è successo due anni fa. Come mai te lo ricordi ancora?”
“Non dimentico tanto facilmente le cose che fai tu” mi sfuggì.
“In che senso?” chiese lui.
Eravamo seduti sul divanetto della nostra Sala Comune, abbastanza lontani da sembrare solo amici ma abbastanza vicini perché le nostre dita si sfiorassero.
Mi guardò qualche secondo.
“Comunque quest’anno con la storia dei Dissennatori credo che mi divertirò un sacco a prendere in giro Potter. Dio, solo il suo nome  m’innervosisce. Non esiste nessuna persona peggiore di lui.”
“Beh, a parte Silente.” Sussurrai, ma non lo pensavo veramente.
Lui si alzò dal divano e mi passò davanti. Nel farlo prese per qualche secondo la mia treccia tra le dita e ci passò sopra il pollice.
“Buona questa.” Disse.
La porta si aprì con un cigolio assordante, distruggendo l’atmosfera romantica creatasi in quel momento tra di noi.
Sbuffai e salutai Tiger alzando una mano.
“Ciao Draco! Oh, ciao bella.”
“Io e Beatrix stavamo giusto parlando male di Potter” esclamò soddisfatto Malfoy sorridendo beffardamente.
“Bhe, non venite a cena?” chiese l’altro, come se non avesse sentito Draco parlare.
“Ora arriviamo. Ci aspetti lì?”
“Ok.”
Il ‘sacco di patate’, come lo chiamavo affettuosamente io, girò sui tacchi e se ne andò goffamente. La Sala Comune dei Serpeverde era di nuovo vuota, a parte noi due.
“Siamo quasi in ritardo. Credi che il vecchio barbuto se la prenderà? Mi chiese il biondo sorridendomi, più con dolcezza che con ari adi sfida coem suo solito.
Si appoggiò ad uno scaffalino ed esaminò una scatoletta che aveva trovato sul divano.
Mi alzai.
“è tua questa?” mi chiese. Di solito faceva così       quando voleva rubare qualcosa.
“Ora sì” dissi sfilandogliela di mano.”
“Uh-oh, fregato anche stavolta. Non diventarmi troppo affascinante, Serpentessa, che se qualche Corvonero o Grifondoro ti porta via da me non so come fare …”
Sapevo che non faceva sul serio. Ero convinta di non interessargli.
Già, per lui ero solo “la Serpentessa”, la sua inseparabile migliore amica.
Ma io per lui provavo qualcosa di molto più forte.
Era come se quando stavamo insieme il mondo si fermasse, la terra smettesse di girare e gli unicorni smettessero di essere sacri, come se niente e nessuno avesse più importanza a parte lui e il suo viso perfetto.
Avevo solo tredici anni, è vero, ma ero sinceramente innamorata di quel ragazzo.
“Andiamo a cena, ladruncola?”
Gli sorrisi come meglio potevo, cercando di non arrossire e di mantenere il tipico atteggiamento altezzoso di noi Serpeverde.
“Tu va pure. Io ti raggiungo tra un minuto.”
“Non vorrai rovistare tra la mia roba!” scherzò lui.
Poi mi si avvicinò e mi sfiorò inavvertitamente il collo con le labbra, nel sussurrare “ti aspetto in fondo al tavolo.”
Io rabbrividii per l’ennesima volta e annuii.
Lo seguii con lo sguardo mentre si allontanava e usciva dalla stanza.
Controllai che non ci fosse veramente nessun altro e uscii anche io.
Non presi la direzione della mensa, bensì quella per le scale.
Ai piani superiori stavano Tassorosso e Grifondoro.
Salii una rampa evitando un paio di scolarette acqua e sapone, e poi la scala cominciò a muoversi e a virare.
“Cazzo” sussurrai tra me e me.
Odiavo quando succedeva, perché soffrivo di vertigini.
Cercai di non guardare giù e di afferrare il più saldamente possibile la ringhierà di marmo, mentre sentivo le gambe farsi sempre più molli e il cuore accelerare tantissimo.
Finalmente la scala si fermò davanti ad una porta scura.
Impiegai qualche secondo per riprendermi, poi cercai con lo sguardo l’ingresso della Sala Comune dei Grifondoro.
“Ehy tu!” gridai ad una ragazzina che stava camminando in fretta e furia nel corridoio. “Dov’è la Sala Comune dei Grifondoro?”
“Di solito di chiede per favore.”
“Come vuoi. Per favore, dov’è la Sala Comune dei Grifondoro?”
“Così va meglio. Vai nel corridoio a destra.”
“Dove c’è il ritratto della cicciona?”
“Se è così che lo chiamate voi …” disse arricciando le labbra.
“Noi?”
“Voi … serpe verde.” Borbottò girando sui tacchi.
Mi venne la tentazione di sputarle sui capelli castani. Ok, non era un mistero che tra Grifondoro e Serpeverde ci fosse un po’ di tensione, ma quell’atteggiamento da superiore se lo poteva risparmiare, anche perché l’unica superiore, lì, ero io.
Comunque ero lì per un motivo.
Perché io avevo un segreto.
Anzi, tre segreti. Si chiamavano …
“Harry! Ron! Hermione!” esclamai, vedendoli comparire in fondo al corridoio.
Loro mi corsero incontro e Harry mi gettò le braccia al collo.
Lo strinsi forte,  poi mi voltai verso Ron e gli stampai un bacione sulla guancia. Salutai Hermione   con un sorrisone.
“Mi sei mancata molto durante l’estate …” disse Harry.
“Già. Perché non sei venuta su prima?”
“Non ho avuto molto tempo … ma comunque, per una volta potreste anche scendere voi giù dai serpe verde …”
“per cosa, per farci insultare da Malfoy e dalla sua anda di idioti?” sibilò Hermione.
“Hey!” esclamai io, sulla difensiva.
“Non ho detto che Malfoy è un’idiota” aggiunse.
“Anche se è così” bisbigliò Ronald.
“Piantatela” intervenne Harry. “Non ci vediamo per parlare di Malfoy.”
“Appunto. Lasciate in pace Draco.”
“Beh, se lui non fosse …” iniziò Hermione, ma Harry la fermò.
“Basta, dai.”
“Detto ciò … mi siete mancati anche voi!” confessai abbracciandoli di nuovo tutti e tre insieme.
“Come va?” chiesi poi.
“Bene, Hermione ha degli ottimi voti in tutte le materie. E io, beh, se si esclude il pazzo che è evaso da Azckaban e vuole uccidermi …” iniziò Harry.
“Che cosa?!” esclmai.
“Niente” disse Hermione, fulminando il ragazzo con lo sguardo. “Harry scherzava.”
“Bello scherzo. Sicuro di non esserti drogato? Comunque, sentite, ora devo andare. Ma ci rivedremo prestissimo, me lo promettete?”
“Sì … la settimana prossima abbiamo cura delle creature magiche insieme …”
“Già, con Malfoy sarà un incubo” pensò ad alta voce Ron.
Lo ignorai.
“Hey, Bex, a proposito. Sai di domani, no?”
“No, veramente.”
“La McGranitt ha deciso, convincendo anche gli altri insegnanti, di fare una partita extra di Quiddich per vedere se l’estate ci ha rammolliti troppo.”
“Vuoi dire che non vi faranno neanche allenare?”
“No. Sono curiosi di vedere se durante l’estate ci siamo dimenticati tutto, credo.”
“Beh, sarà divertente. Domani, pomeriggio o mattina?”
“Mattina. Vuol dire che salteremo delle ore!”
“Ottimo! Contro chi giocate?”
“Contro … ehm … di voi.”
“Serpeverde contro Grifondoro! Sarà interessante. Magari QUESTA volta vinceremo noi.”
“Impossibile, Harry è il miglior cercatore del mondo!” esclamò Ron sorridendo.
“La vedremo. Ora vado, Draco mi aspetta. Lui non deve sapere che noi siamo …”
“Amici.” Completo seccamente la frase Harry.
Lo abbracciai di nuovo e scesi le scale.
“Voi non venite a cena?” chiesi, voltandomi.
“Sì, ma tu sarai vicino a Dracuccio” disse Hermione.
“Anche io vi voglio bene” scherzai, e scomparsi nel corridoio che portava alla Sala Grande.
 
 
“Ma dov’eri finita?” chiese Draco sfiorandomi il braccio quando mi sedetti accanto a lui, pochi minuti dopo.
“Ero … in bagno.”
“Diarreus Totalis” scherzò ridacchiando Tiger, seguito a ruota da Goyle.
“Scemi” dissi sorridendo.
“Ehy, Withes!” mi chiamo qualcuno da una parte imprecisata della tavolata.
“Sì, Flint?” risposi io guardando di sbieco il capitano della squadra di Quiddich di serpe verde.
Era del quinto anno.
Alto, capelli neri unti e appiccicosi, occhietti porcini e denti storti.
In quanto a classe, poi, avrebbe dovuto prendere lezioni da Draco.
C’era un piccolo dettaglio: aveva una cotta per la sottoscritta.
Era strano che uno come lui, presuntuoso, arrogante, irriverente, prepotente e scorretto come lui s’interessasse a una come me, altezzosa e misteriosa, e per giunta anche più piccola.
Non ero certo la più carina delle serpe verde, anche se battevo alla grande l’altra ammiratrice segreta di Draco, Parski Parkinson.
“Verrai alla partita, domani?” mi chiese Marcus.
“Ovvio” risposi scrollando la testa, in modo da far vedere bene la mia lunga treccia.
Lui sorrise, ma il suo sembrava più un ghigno malefico.
“Se vinciamo giuro che ti porto a Diagon Alley a bere qualcosa!”
“Certo, come no” risi io.
Lui mi fece l’occhiolino e si risedette.
“Che essere rozzo.” Commentò Draco a mezzavoce.
“Ma voi due non eravate amici?”
“Sì, ma ciò non toglie che sia incredibilmente rozzo.” Borbottò.
Perché si comportava così?
Era forse … no, impossibile.
Era forse geloso?
Mi balenò nella mente quella domanda, quella domanda che mi affliggeva sin dal primo anno a Hogwarts: quando sarebbe venuto il momento di scegliere tra loro due, chi avrei scelto? A chi avrei voltato le spalle? Chi avrei perso, e chi, invece, sarebbe rimasto con me sapendo che lo avevo scelto?
Perché era questo il punto.
Non avrei mai potuto continuare così per sempre.
Prima o poi avrei dovuto scegliere.
Amicizia o amore?
 “Serpentessa, quest'anno ti unirai a noi nell’umiliare Potterino e Lenticchia, vero?”
Prima che potessi rispondere, Albus Silente, il preside, batté tre colpi con la forchetta sul suo calice dorato, e tutti rivolsero la propria attenzione a lui.
Così io non risposi alla domanda di Draco, e fu un grande sollievo per me.

 

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Capitolo 2
*** Aresto momentum ***


“Benvenuti alla prima partita di Quiddich dell’anno! C’è stato un cambio di programma, come potete vedere. Avrebbero dovuto scontrarsi Grifondoro e Tassorosso ma avremo una prima partita speciale, un extra, delle due squadre con più rivalità tra loro. Sì, esatto amici miei, si tratta di Grifondoro e Serpeverde!” disse tutto ad un fiato nel microfono Lee Jordan, dall’alto della tribuna insegnanti. “Sarà una partita speciale, un fuori programma! Infatti, i Capitani delle squadre non hanno avuto tempo di provare gli schemi, è una partita tanto pr vedere se l’estate li ha, ehm, diciamo così, rinsecchiti tutti! Vi presento i giocatori, prima che escano dalle loro tende. Per la squadra di Serpeverde abbiamo Marcus Flint, capitano, C. Warrington, Peregrin Derrick, Graham Montague, Lucian bole e Miles Bletchey! Il cercatore dovrebbe essere Miles Teller, ma a causa di un infortunio solo per questa partita giocherà il cercatore dello scorso anno, Draco Malfoy!”
Ebbi un tuffo al cuore. Draco non mi aveva detto che avrebbe giocato! Non potevo sopportare di vedere lui e Harry prendersi a spintoni su delle scope traballanti. Uno dei due avrebbe potuto farsi male,e vista la loro competitività avevo molta paura per entrambi.
“E ora i Grifondoro! Oliver Baston, capitano, Fred e George Weasley, Harry Potter …”
Smisi di ascoltare e mi diressi verso la tenda dove si stavano preparando i giocatori Grifondoro,
entrai cercando di non dare nell’occhio e cercai Harry con lo sguardo. Purtroppo, invece, vidi Baston, e lui vide me.
Avevo un rapporto teso con Oliver da quando, durante il primo anno, facevo parte del gruppetto di ragazzine ingenue che gli andavano dietro. Ero stata la prima ed unica a dichiararmi, e lui mi aveva detto con gentilezza che c’erano troppo anni di differenza tra noi e che le cose non sarebbero mai potute funzionare. Io ci ero rimasta malissimo.
Non ricordo perché mi fosse piaciuto, forse perché era più grande, o forse perché era maledettamente carino.
Gli sorrisi timidamente.
Lui, da quando gli avevo detto della mia cotta, tre anni prima, mi aveva preso sotto la sua ala protettrice coem se fossi la sua sorellina minore.
“Ciao, piccola.” Mi disse sorridendo. “Che ci fai qui?”
“Ero venuta a salutare Harry e ad augurarmi buona fortuna …”
“Ma tu non dovresti tenere alla tua casa?” mi punzecchiò.
“Non necessariamente.”
“Non dovresti essere qui.” Intervenne Angelina Jonson, una delle cacciatrici.
“Sì, scusate, me ne vado subito.”
“Bex!” esclamò Harry comparendo dietro Baston.
Lo abbracciai stringendolo forte.
“Buona fortuna” sussurrai.
“Già, oggi gioco contro Malfoy. Non dovrebbe essere troppo difficile!” ironizzò.
 “Spero solo che non ci rimetta i gioielli come l’altra volta.”  Disse Baston pensoso.
“Spero anche io.” Dissi.
“Perché lo speri?” chiese sarcastico George.
“Sai che sei un maiale?” risi dandogli una pacca sulla spalla.
“Uh-oh, stimao per entrare in campo.” Disse guardando fuori.
“Beh, allora vado. In bocca al lupo, Harry!”
“Crepi!” mi rispose il moro sorridendo.
Non so dire perché, ma quando sorrideva mi sentivo benissimo. La sua allegria era contagiosa.
Raggiunsi quasi correndo la tenda dei Serpeverde, poco prima che inizasse la partita.
“Ciao!” esclamai facendo capolino nel loro “spogliatoio” con la testa.
“Seprentessa! Pensavo che avessi deciso di non venire!” esclamò Draco vedendomi.
“Figurati., non si sarebbe mai pers ala mia prestazione!” intervenne Flint con un sorrisetto agghiacciante.
“Oggi sto contro Potter. È il momento della rivincita.”
“Già, i Grifondoro vincono fin troppo.” Disse piano.
“Credo che dobbiamo andare” disse Flint montando a cavallo della scopa. “Ci vediamo, dolcezza” mi sussurrò baciandomi la guancia prima di volare fuori.
“Bleah!” esclamai quando fu uscito.
“Quando inizierà a provarci co una della sua età?” chiese Draco, gli occhi ridotti a fessure.
“Quando tu la finirai di provarci con Pansi.” Mi uscì di bocca.
Gli altri della squadra erano usciti tutti ed erano andati a radunarsi in cerchio al centro della pista sopra Madama Bumb, di fronte ai Grifondoro.
Eravamo rimasti solo io e lui.
“Ma che stai dicendo?”
“La verità. Non ti scolli quel bulldog di dosso nemmeno per un secondo.”
“Se è così che la pensi” borbottò facendo spallucce.
Salì sulla scopa e fece per uscire e raggiungere gli altri, ma io gli sfiorai il braccio destro per trattenerlo.
Mi guardò negli occhi.
“Buona fortuna” dissi guardando per terra.
“Non mi servirà.” Esclamò liberandosi dalla mia presa. “Tuttavia … la Parkinson non è venuta a salutarmi prima della partita.” Concluse sorridendo.
 
 
Poi volò verso il campo.
Non riuscii a trattenere un sorriso.
In quel preciso momento sentii qualcuno ansimare dietro le mie spalle.
Mi voltai di scatto: era Pansi Parkinson, , a giudicare dal rossore del suo viso, era appena arrivata correndo.
“Dov’è Draco?” mi chiese sgarbatamente.
“Circa dodici metri sopra la tua testa.”
“Sono già la?”
“A quanto sembra.”
“E, beh … TU cosa ci fai qui?”
“Ero venuta ad auguragli buona fortuna. Mentre tu, invece?”
“Per lo stesso motivo.”
“Peccato che non possa sentirti.”
“Scommetto che lo hai convinto tu ad andare via prima.” Mi sfidò.
“Tu sei fuori. La partita sta per cominciare.”
“Sono sicura che tu farai il tifo per Grifondoro. Ho visto come ti guarda Baston …”
“Oh, scusa, hai ragione, da domani andrò in giro con un cartettlo appeso al collo con la scritta: non guardatemi.”
“Spiritosa.”
“La partita sta per cominciare, Pansi, è meglio che porti le tue enormi chiappe sulle tribune.”
“Portaci tu il tuo naso a patata.”
“Disse la “ragazza” con più muscoli di Marcus Flint.”
“Senti, tu …” mi si avvicinò alzando il pugno.
“Non mi fai paura. Avrai la forza di un rinoceronte, ma non sai nemmeno far levitare una piuma.”
“Vogliamo provare?” esclamò estraendo la bacchetta.
“Non mi costringere a incantarti, tricheco.”
“Ok, nanetta. Conto fino a tre. E se non mi chiedi scusa sono guai.”
“Questa mi fa proprio ridere.”
È vero, Pansi non era una grande maga, ma non volevo rischiare.
Entrassi anch’io la bacchetta dalla tasca interna del mio mantello nero.
Ci fissammo per qualche secondo con odio.
“Che sta succedendo qui?” chiese una voce roca alle mie spalle.
“Niente, professor Piton.” Balbettò Pansi cacciandosi malamente la bacchetta in tasca. “Chiacchieravamo sul quanto i Serpeverde siano forti.”
L’uomo alzò un sopracciglio.
“Per accertarvene non sarebbe meglio che raggiungeste gli spalti e vi godeste, ecco, la partita da lassù?”
“Mi sembra un’ottima idea” cinguettò Parkinson, e se ne andò in fretta e furia.
Provai a seguirla, ma la mano grassoccia del professore mi afferrò una spalla con forza.
“Non tanta fretta, Whites. Ti ho visto estrarre la bacchetta verso la signorina Parkinson. Sai che è copntro le regole?”
“Certo che lo so.”
“Se hai tanta voglia di fare incantesimi allora ti suggerisco di applicarti di più durante le lezioni della professoressa McGranitt.” Sibilò.
Mi voltai e lo guardai nei suoi piccoli occhi scuri con aria di sfida.
Chinò la testa di lato e storse il naso. “Va” aggiunse.
Raggiunsi le tribune più in fretta che potei .
“Ehy, Beatrix! Siediti qui!” esclamò Goyle indicando il posto di fianco a lui.
Mi accomodai tra lui e Tiger.
“Dov’è il tricheco?” chiesi subito.
“Chi?”
“La Parkinson.”
“Chissenefrega” biascicò Goyle appoggiando il testone sulla mia spalla.
Sentii il fischio d’inizio e vidi tutti i giocatori partire in quarta verso l’alto.
Draco scattò verso destra e io lo seguii con lo sguardo.
Anche se tutti i Serpeverde portavano la stessa divisa, ero facile identificarlo per via dei suoi capelli biondo platino e del suo fisico snello.
Mi sentii stupida a pensarlo, ma aveva un modo molto sexy di cavalcare la scopa.
Mi venne da ridere per il mio pensiero, così mi coprii la bocca con le mani.
Qualcuno mi toccò forte la spalla e mi costrinse a voltarmi.
“Salve.” Dissi, “Lei che ci fa qui?”
“Sono venuto a vedere giocare mio figlio” rispose Lucius sedendosi tra due studenti.
“No, intendevo, che ci fa nella tribuna studenti” puntualizzai.
“Sono forse indesiderato?”
“Si figuri. Mi va bene che stia qui, sono contenta di vederla.” Menti. Se c’era una persona che odiavo più di Pansi era Lucius Malfoy. È vero, io ero pazza di Draco, ma suo padre non mi piaceva neanche un po’.
Non che ci trascorressi molto tempo, ma non mi ispirava fiducia a pelle. Mi pareva un uomo viscido e morboso.
Ma, per qualche oscura ragione, lui mi adorava. Forse perché ero una purosangue, figlia di una famiglia prestigiosa quanto i Malfoy. Ma, a differenza loro, a noi non importava di essere purosangue e ricchi. Io e la mia famiglia la consideravamo una fortuna, e consideravamo bene o male un mago a seconda del tipo di persona che era, non a seconda del suo sangue o della sua ricchezza. Per questo io adoravo Hermione e Ronald.
“Che pettinatura incantevole.” Mi dissi, accennando alla mia treccia a lato della testa.
“Lo crede davvero?”
“Le impreziosisce il viso. Non che ce ne sia bisogno, naturalmente.”
Mi esibii in una risatina imbarazzata, tanto per farlo contento. Dopotutto, era il padre di Draco.
“La signora Sissi non è venuta?”
“No, lei non viene mai.”
 
Sissi era la madre di Draco.
Mi piaceva decisamente più di Lucius.
Piantai gli occhi sul campo.
“Vuoi una bandierina, Whites?” mi offrì Tiger.
“Passa.”
Gliela presi dalle mani e la alzai in alto.
Fissai Draco che saettava da una parte all’altra del campo.
Harry era fermo a mezz’aria.
Nessuno dei due sembrava aver individuato il boccino.
Nel frattempo le squadre erano ancora 0 a 0.
Ora la palla l’aveva Angelina Jonson.
“Angelina Jonson procede  a tutta velocità verso la porta nemica, ma attenzione! Marcus Flint si avvicina e le ruba la palla! Palla ai Serpeverde, quindi! Ecco che Lucian Bole la prende e si avvicina alla porta nemica, la ripassa a Flint che la tira … ma Baston para meravigliosamente e salva il Grifondoro! Ora palla ad Aneglina Jonson che supera in fretta la metà campo …”
“Avanti, Draco …” bisbigliò tra i denti il signor Malfoy.
“Harry Potter è pressoché imbattibile.” Mi sfuggì.
Accidenti.
Perché non imparavo a chiudere la mia boccaccia?”
“Lo pensi davvero?” chiese Lucius dandomi un buffetto sulla guancia.
“Staremo a vedere.”
Malfoy si lanciò in avanti e Harry lo seguì a ruota.
Avevano visto entrambi il boccino.
“Forza, Draco!” urlai a pieni polmoni.
Era un testa a testa tra i due cercatori mentre Angelina Jonson e Lucian Bole continuavano a rubarsi la palla a vicenda.
“Attenzione! Sembra che i cercatori di entrambe le squadre abbiano trovato il boccino d’oro! Ma chi lo prenderà? Ormai è un testa a testa tra i due, Potter e Malfoy, mentre Angelina Jonson si avvicina pericolosamente alla porta dei Serpeverde!” cinguettò Lee.
Harry e Draco scesero in picchiata verso il basso, insieme. Sempre di più, sempre id più …
“Ma così si schianteranno!” esclamai.
All’ultimo momento Draco scarto verso l’alto e Harry verso destra, ed entrambi evitarono la picchiata.
Risalirono lungo la nostra tribuna e ci passarono di fronte in volo uno dietro l’altro, tra le ovazioni generali.
Si alzarono sempre più in alto inseguendo la piccola sfera dorata e superarono le colonne delle varie case.
“No! Stanno salendo troppo!” esclamò Goyle fissando Harry che diventava un puntino sempre più piccolo parecchi metri sopra di noi.
E poi vidi qualcosa che avrei preferito non vedere. Draco diede una grossa spallata a Harry allontanandolo dalla traiettoria del bocchino e provò a mettersi in ginocchio sulla scopa.
“NO! NON FARLO, DRACO!” urlai più forte che potevo, ma c’era troppa confusione perché mi sentisse. E comunque, non mi avrebbe ascoltata.
Staccò entrambe le mani dalla scopa e rimase in bilico sulle ginocchia nel disperato tentativo di prendere il boccino dorato.
Harry però lo recuperò e lo colpì forte sul manico di scopa con il dorso della mano, facendogli perdere l’equilibrio.
“NOOOOOOOOOO!” urlai, mentre Draco precipitava in picchiata verso terra ad una velocità spaventosa, seguito dalla sua Nimbus 2001.
“Draco!” urlò il padre, cercando la bacchetta nel mantello.
Mi guardai disperatamente intorno, aspettandomi che qualcuno facesse qualcosa.
Ma mi accorsi di una cosa agghiacciante.
Nessuno sen’era accorto, perché erano tutti troppo concentrati sull’azione che si stava s volgendo intorno agli anelli dei Serpeverde.
Fu allora che feci una cosa stupida. Anzi, non stupida, coraggiosa. Anzi, non coraggiosa, solo stupida.
Avevo studiato una formula, a incantesimi, che … che … insomma, poteva bloccare la caduta, credo …
Ma come … come si diceva? Com’era? E se non mi fosse venuta? E se Draco si fosse spiaccicato al suolo?
Cercai con lo sguardo un qualche movimento da parte del professor Piton, ma nemmeno lui sembrava essersi accorto che il suo studenti preferito stava per morire schiantato.
“Tiger, ce la fai a tenermi sulle spalle?” chiesi.
“Perché?”
“FALLO E BASTA!” ruggii in preda al panico.
Ormai mancavano pochi metri e Draco si sarebbe schiantato a terra.
Finalmente qualcuno sen’era accorto, infatti Madama Bumb armeggiava nella sua borsa per trovare la bacchetta.
Venni sollevata da Tiger, estrassi la mia bacchetta e la agitai verso Draco più forte che potevo, per sovrastare la folla.
“ARESTO MOMENTUM!”
Chiusi gli occhi.
E se non avesse funzionato? Se aprendoli avessi visto il mio angelo morto?
Guardai, e scoppiai in un grido di sollievo.
Draco era fermo a mezz’aria a qualche centimetro da terra.
Ritrassi la bacchetta e lui cadde con un piccolo tonfo.
“Che cosa hai fatto?” mi chiese Tiger attonito.
“Mettimi giù.” Dissi solo.
Quell’incantesimo mi era costato più sforzo di quanto credessi. Sentivo le braccia pesanti e stanche.
MI voltai a guardare Lucius, per gustarmi la sua reazione.
Sembrava non credere ai suoi occhi.
“Eccezionale.” Disse solo sorridendo forzatamente.
La mia gioia durò poco, però, perché qualcuno mi afferrò per le spalle.
Quando mi voltai, rischiai di sentirmi male.
“Che cosa credevi di fare?” mi chiese Severus  Piton guardandomi accigliato.
“Io …”
“Seguimi, immediatamente.”
“Dove andiamo?”
“Nel mio ufficio” disse inviperito mentre io lo seguivo trotterellando giù per le gradinate.
Probabilmente avrei ricevuto una punizione per aver usato la magia, ma non riuscivo a non essere fiera di me stessa. Avevo fatto un incantesimo formidabile e avevo salvato la vita, o almeno, qualche osso rotto al ragazzo che amavo.
Era stata solo fortuna, avere la bacchetta già in mano dal duello con Pansi e tutto, però …



 
 
 
 
 

 

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