Attacco sventato del 31 ottobre 1981

di marauder11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inviti e sospetti ***
Capitolo 2: *** Tra pensieri amari e felici speranze ***
Capitolo 3: *** Imprevedibilità ***
Capitolo 4: *** Aiuto ***
Capitolo 5: *** Salvi! (o quasi) ***
Capitolo 6: *** La svolta ***
Capitolo 7: *** Di erba fresca appena tagliata, di gigli e di legno di manico di scopa. ***
Capitolo 8: *** Confusione ***
Capitolo 9: *** Fiamma ***
Capitolo 10: *** Attacco e difesa ***



Capitolo 1
*** Inviti e sospetti ***




" Felpato, Come stai?
 Siamo tutti così preoccupati per te ultimamente! Sappiamo del "piano sicurezza" architettato dal nostro caro Malocchio, ma potresti mandare un gufo dalle nostre parti una volta tanto, per Merlino!
 Ad ogni modo, vorrei sgridarti di persona il 31, esigo che tu venga a stare da noi tutto il giorno, così potrai vedere il nuovo costume di Halloween per Harry!
Inoltre Sai che James, cocciuto com'è, odia dire che gli manchi tantissimo e Harry se potesse chiederebbe dov'è finito il suo bel cagnolone! (sai che ancora non sa parlare, vedessi le facce che fa quando cerca di dirci qualcosa! Somiglia sempre di più a James e lui ne è così orgoglioso)...
  Tuttavia, se non riesci a stare da noi tutto il giorno, vedi almeno di venire per cena!

    Con affetto,
             Lily"  


Sorrise di cuore di fronte alla calligrafia sghemba della sua sorellina...
Ah, Merlino solo sapeva quanto gli mancavano! Gli ultimi giorni non erano stati per niente felici per lui, come per tutti del resto... L'ordine era ormai finito, ogni riunione non aveva alcuna utilità ormai perché  ogni membro sospettava che il compagno che sedeva al suo fianco fosse l'impostore. Silente stesso aveva quasi perso le speranze per la salvezza del mondo magico, sapeva anche lui che c'era un infiltrato tra loro e che prima o poi Il Signore Oscuro avrebbe attaccato i Potter, ma non immaginava minimamente chi potesse essere e cercava invano di raccogliere i cocci di quel gruppo che ormai gruppo non era più da tempo.
Molti di loro erano caduti; troppi erano stati gli attacchi dei mangiamorte che sapevano sempre e comunque dove si trovassero i membri dell'Ordine, ed è proprio per questo che era più che certo, che  qualcuno stesse passando informazioni al SIgnore Oscuro.
 Sirius aveva a lungo sospettato di Remus, in quanto ultimamente era venuto sempre meno alla riunioni e sembrava stesse evitando tutti. Poco più tardi decise, infatti, che era arrivato il momento di affrontarlo e, dopo che ebbe scoperto la verità, ovvero che Remus non li avrebbe mai e poi mai traditi, promise a se stesso di non sospettare mai più dei suoi amici, poichè aveva letto, negli occhi di Remus la delusione farsi strada prepotentemente, mentre gli confessava con l'amaro in bocca, che aveva sospettato di lui. Aveva capito che aveva fatto esattamente ciò che Voldemort voleva: aveva diffidato dei suoi amici.


Ad ogni modo, in cuor suo, continuava a sospettare che qualcuno stesse nascondendo qualcosa.  Qualcuno li stava tradendo e aveva anche un mezzo sospetto su chi potesse essere... Per numerose notti aveva fatto lo stesso incubo, un terribile incubo che lo aveva tormentato e che, seppur avesse piu volte cercato di reprimere durante il giorno, la notte successiva si ripresentava, più imponente e realistico che mai...
E cosi', ogni mattina da circa un mese, si svegliava con una rabbia che gli attanagliava le viscere che gli suggeriva, se possiamo dire quasi gli imponeva, di scavare un po' più a fondo e di e scoprire chi fosse il "traditore". Non aveva più mosso un dito dopo esser stato da Remus, aveva visto farsi largo la delusione negli occhi del suo amico mentre gli confessava che stesse sospettando di lui e si era pentito di ciò che aveva fatto. Aveva promesso, si, lo aveva fatto, che MAI più avrebbe sospettato di un suo amico.

Tuttavia, dopo aver letto quella lettera, qualcosa si era mosso dentro di lui e decise, senza pensarci più di una volta, che doveva assolutamente fare qualcosa, sentiva che suo fratello sarebbe stato presto in pericolo e voleva a tutti i costi risolvere questa faccenda prima di andare dai Potter, doveva muoversi, darsi da fare... Non sapeva quando il Signore Oscuro avrebbe agito, inoltre sapeva che se avesse lasciato correre e se fosse andato da James con questi sospetti in mente, quest'ultimo avrebbe capito che qualcosa in suo fratello non andava...E non voleva certo recare altri dispiaceri al suo migliore amico, questo no.

 Avrebbe fatto qualunque cosa pur di salvare i Potter. Pur di salvare la sua famiglia... Sapeva già dove andare e non era sicuro di ricevere un aiuto ma doveva rischiare. Ad ogni costo.


Cosi', si smaterializzò.

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Capitolo 2
*** Tra pensieri amari e felici speranze ***


Spalancò la porta con più forza di quanta ne potesse mettere e, guardando dritto negli occhi il fratello, lesse insieme stupore e paura che comunque ignorò.
"Immaginavo che saresti venuto..." disse Remus, cercando di non far trapelare lo spavento provato poco prima per l'irruzione improvvisa e inaspettata dell'amico.
"Davvero te lo aspettavi?!" disse Sirius in un soffio di voce nervoso, che preannunciava la tempesta che si sarebbe scatenata di lì a poco "e dimmi, sai per caso anche perché sono qui?" continuò, mettendo più rabbia nel suo tono di voce. Remus rispose, con un mezzo sorriso sulle labbra, era sinceramente un po' dispiaciuto "Dai, davvero te la stai prendendo per così poco? So di essere stato poco presente ultimamente ma.." quella risata (stavolta cinica) così simile ad un latrato interruppe il discorso dell'amico appena iniziato, quasi come se fosse già stanco di sentire ciò che aveva da dire... Ma Remus, seppur più teso di prima dato che l'atmosfera nella stanza si stava facendo pesante, continuò spedito e sicuro di sè (almeno apparentemente) il suo discorso dicendo: "ma lo sai benissimo che c'è stata la luna piena la scorsa settimana e poi ho avuto bisogno di riflettere, ecco...". Quest'ultima frase fece infervorare Sirius così a tal punto che rispose urlando: "Vuoi veramente farmi credere che si tratta solo della luna?! Davvero?? Riflettere, dici? Davvero ti sembro così sciocco??". Remus, non capendo a cosa si stesse riferendo l'amico, cercò comunque di mantenere la calma per capire un po' di più cosa non andava in Sirius, continuando però ciò che aveva da dire.
"Beh Sirius, se dobbiamo dirla tutta le ultime riunioni dell'Ordine a cui ho assistito sono state del tutto inutili e deludenti, lo sai anche tu, quindi non vedo quale sia il problema..." Sirius aveva capito poco di quello che gli aveva appena detto l'amico, tuttavia, voglioso di arrivare al nocciolo della questione, si alzò di scatto "Avanti, sputa il rospo Felpato! Cosa c'è che non va?".
Sirius  diede un pugno sul muro su cui era appoggiato Remus, e quest'ultimo spalancò gli occhi capendo solo adesso, quanto realmente la situazione fosse grave. Poche volte in vita sua aveva visto Sirius così arrabbiato e triste insieme. Riprovò, con più dolcezza:
"Sirius... Avanti amico, so quanto sei preoccupato... Lo sono anch'io, credi che non capisca cosa significa sapere che da un giorno all'altro potresti non rivedere più tuo fratello? Sirius... James non è solo la tua famiglia, è anche la mia..."
Sirius intanto si era zittito, colpito dalle parole dell'amico che risuonavano nella sua testa così sincere, ma le scacciò così in fretta e subito dopo sputò con veleno queste parole: " Tuo fratello? Come puoi parlare così di James, dire che è tuo fratello, quando sappiamo entrambi che li hai venduti, che sei passato dall'altra parte!! Ah! Credevi davvero che saresti riuscito a nascondermelo? Come hai potuto, Remus?? Come.." D'un tratto fu interrotto da un calcio così violento che  quasi non credeva provenisse da Remus, che era sempre stata una persona così tranquilla, pacifica e così poco istintiva prima di quel momento. Sirius, per il colpo preso in pieno alzò la testa di scatto, fissando gli occhi delusi e lucidi di Remus, capendo troppo tardi l'errore che aveva commesso. Remus, vedendo la sorpresa negli occhi dell'amico, capì quanto quest'ultimo fosse davvero convinto di quanto aveva detto precedentemente, quindi scagliò un altro colpo sul petto di Sirius più forte del primo, quasi a voler resettare quel corpo dai pensieri negativi del compagno di avventure tanto adorato prima, tanto odiato in quel momento per ciò che aveva solo osato pensare, poi si allontanò, dando le spalle a Sirius.
L'artefice di quei pensieri più sbagliati si alzò, e si avvicinò a Remus come se volesse silenziosamente esprimere il suo dispiacere per tutto il male che aveva esternato prima, e disse, con un soffio di voce ed un groppo in gola. "Remus, io... Io non... Non volevo, io credevo che, insomma...Ma adesso ho capito e sono davvero così... Io, spero tu possa perdon..."
"Tu, Black; come hai osato?? -  marcando ogni parola con una pausa dopo l'altra, con un gesto della mano zittì l'interessato che stava per replicare e continuò imperterrito - non credevo potessi cadere più in basso... Credevi davvero che io potessi tradirvi? Tradire coloro che hanno salvato la mia vita da un misero destino? NO. Non avrei mai potuto." Urlando come non mai continuò: "E adesso sparisci, va via. Non voglio più sentir niente da te."
E così Sirius, colpito dalla furia dell'amico e leso dalle sue stesse parole mai così sbagliate, si smaterializzò poichè pensava non ci fosse più niente da fare, tutto era stato distrutto. Non era stato Remus a tradire i Malandrini, era stato lui a tradire loro.





Ripensò a lungo, per giorni, al grave errore commesso con Remus. Adesso non solo era preoccupato per i Potter, ma anche terribilmente appesantito da un macigno all'altezza dello stomaco che sapeva tanto di senso di colpa. Ma ci sarebbe stato tempo per risolvere con lui, si, tutto si sarebbe aggiustato con Remus e sarebbe andato per il meglio.
 Il tempo avrebbe guarito le ferite, ma il tempo stesso non bastava invece per salvare James, Lily e quel piccolo Harry, a cui voleva bene come se fosse un figlio.
 Adesso doveva pensare a salvare quella famiglia, la sua, proteggerla da quel male che incombeva su di loro. E doveva fare in fretta...
Mentre questi pensieri ingarbugliati governavano la sua mente, intanto passeggiava a Diagon Alley, in cerca di un'idea, qualcosa, anzi qualcuno, che l'avrebbe potuto aiutare. Era solito andare in quel posto quando aveva la mente confusa, quel posto che lo rasserenava e solitamente schiariva i suoi pensieri.
Ma adesso aveva bisogno di più di un pensiero felice, aveva bisogno di una mano che lo sollevasse da quel baratro in cui era precipitato, una mano che lo spingesse con forza verso la strada giusta... Una mano che conosceva, che un tempo era stata amica ma che adesso non sapeva dove trovare, tanto era lontana. Come avrebbe potuto guardare negli occhi tanto simili ai suoi di quella persona e chiedergli aiuto come mai aveva fatto? E poi, quella mano l'avrebbe davvero spinto verso la strada giusta?


 Ma... Ehi! Una mano lo stava davvero spingendo, non verso "la strada giusta"  ma contro il muro!
In un millesimo di secondo si ritrovò faccia a faccia con un uomo che non aveva mai visto; basso, tozzo e calvo.
 Aveva parecchi ciondoli appesi al collo e due o tre orologi al polso; quest'uomo lo guardava, arrabbiato, seppur fosse palesemente spaventato da ciò che stava facendo, dato che si trovava davanti ad un Black, figlio di una casata così antica quanto odiata da quel Black stesso.
"Cosa diavolo sta facendo, per Morgana?!" sbraitò Sirius, infastidito da quel gesto più fastidioso che violento di quello sconosciuto.
"Ah, caro signor Black, sa benissimo cosa sto facendo! Le pare che io non mi ricordi cosa mi ha fatto l'altro giorno? Perché mai mi ha schiantato?? Io non volevo fare niente, non stavo ascoltando i discorsi suoi e di quei maledetti scagnozzi che si porta dietro!"
In un lampo capì; quello sciocco aveva sbagliato persona, o più precisamente aveva colpito il Black sbagliato.
 Era di Regulus, il suo "amato" fratellino, che stava parlando. Quel "fratello" di cui aveva tanto bisogno.


  D'un tratto, sul suo viso iniziò a mostrarsi un sorriso compiaciuto, un sorriso furbo e malandrino;  sapeva esattamente cosa fare e come sfruttare quella palla al balzo, quel colpo di fortuna.
"Ah e cosa stavo esattamente facendo io? E quand'è, per Merlino, che mi ha visto passare di qui?"
disse, quasi gentilmente e con calma, mentre si liberava quasi senza fatica dalla mano di quell'uomo tanto basso quanto
 ingenuo, date le circostanze.
Lo sconosciuto intanto, colpito dalla gentilezza anomala del Black, fece qualche passo indietro e, meno sicuro di sè rispetto a prima continuò:
"Lei, e quei suoi scagnozzi... Oh, insomma! Vi pare che io non abbia visto cosa fate? Passate sempre di qui, ogni tramonto di ogni maledettissimo giorno, e andate verso Nocturn Alley..."
 Nel frattempo Sirius aveva assunto uno sguardo indagatore, curioso (più divertito che curioso in realtà, dalla difficoltà con cui quell'uomo gli stava parlando tanto era impacciato, e dalla facilità con cui lui stesso stava ottenendo informazioni senza muovere un dito; che fortuna sfacciata!) e piuttosto accusatore verso l'uomo che aveva davanti, tanto che questo si fece piccolo piccolo di fronte a quei tenebrosi occhi di ghiaccio e a quella figura elegante; eppure continuò, seppur scoraggiato, a parlare e disse:
"Non che... insomma, non che io ci faccia caso più di tanto! Beh, ovviamente... Per me potete fare ciò che volete ma ricordo che eravate stato gentile con me, un giorno, quando eravate da solo. Quindi non capisco cosa io vi abbia fatto, l'ultima volta che vi ho visto!"


Sirius non riuscì a trattenersi e rise, rise finalmente di cuore, la sua risata sapeva già di conquista.

E, preso da un moto di gratitudine abbracciò lo sconosciuto in fretta e si allontanò a passo spedito  verso la gelateria di Florean Fortebraccio.
Erano ancora le due del pomeriggio e avrebbe dovuto aspettare ancora un po' la comparsa di Regulus al tramonto.
 Doveva pensare a come parlare con lui, da solo. E poi, doveva festeggiare.
 La fortuna era dalla sua parte, quel giorno.
Il pomeriggio era scivolato lentamente, per questo Sirius aveva potuto pensar bene a come incastrare Regulus e portarlo con sé.
Al solo pensiero del fratello, l'amaro gli saliva in bocca, poichè quel fratello a cui aveva tanto voluto bene da piccolo e con cui aveva condiviso le uniche gioie in casa sua, era andato contro di lui, si era schierato dalla parte di Voldemort.
Avrebbe voluto salvarlo, avrebbe dovuto salvarlo perché infondo la sua unica colpa era stata la vigliaccheria che, a differenza sua, lo aveva lanciato verso la strada prescelta dai suoi genitori. Regulus portava avanti il nome della sua famiglia e gli recava onore, seppur fosse un vigliacco; Sirius era il traditore da ripudiare che aveva distrutto tutti i progetti fatti da Orion e Walburga Black per lui, colui che era stato il loro primogenito prediletto. 
Ma adesso non poteva ancora insultare silenziosamente quella che sarebbbe dovuta essere la sua famiglia, lui non aveva bisogno di una madre, un padre e un fratello che era divenuto marcio ormai; aveva un'altra famiglia, che lo amava più di qualsiasi altra cosa.
Ma, dentro di sé, grazie a quell'incontro che sarebbe avvenuto di lì a poco, sperava di poter fare ancora qualcosa per quel fratello perduto. In fondo, gli voleva ancora bene ma il suo orgoglio gli impediva di capacitarsene realmente.

Così il pomeriggio passò, tra pensieri amari e felici speranze. Si sentiva ansioso di scoprire cosa sarebbe successo, non impaurito. La sua ansia sapeva di speranza, di voglia di cambiare le cose.  E magari avrebbe davvero fatto la differenza, non solo per uno dei suoi fratelli. 
NOTE DELLE AUTRICI:

Saaaalve a tutti!!!
Ci tenevamo a ringraziare coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, HOON21 (che l'ha inserita anche tra le seguite) e DREAMER_IMPERFECT,
THELASTHALFBLOOD che ha inserito questa storia tra le preferite <3
e RAMOSETTA che l'ha inserita tra le ricordate e tra le seguite!!! GRAZIE, GRAZIE

E naturalmente, grazie anche a AVISDREAM, BABSY, MARTY EVANS e SOLISOLI_17 che l'hanno inserita tra le seguite!!!

E a tutti quelli che leggono :DDDD


Speriamo che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, il prossimo sarà molto movimentato e credo lo pubblicheremo tra pochi giorni perché è quasi ultimato!!! p.s.: La parte in corsivo indica un FLASHBACK della conversazione tra Sirius e Remus!!



-MARAUDER11

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Capitolo 3
*** Imprevedibilità ***


Capitolo 3 – Imprevedibilità

 

Il pomeriggio passò, rapido, come quando stai per affrontare un compito in classe e prima che te ne accorga questo arriva, senza darti il tempo di provare a studiare qualcosa su cui esso probabilmente si baserà, di cui tu non sai praticamente niente. E Sirius si sentiva proprio così, impreparato; non sapeva realmente cosa dire alla persona che l’avrebbe potuto aiutare, aveva pensato al piano così, senza che questo avesse una spiegazione logica. Pensava e ripensava al fatto che c’era la possibilità che questa persona non sarebbe passata di lì quel pomeriggio, e un po’ sperava in quest’imprevisto dettato dal fato, perché se non l’avesse incontrato, non sarebbe stato costretto a scontrarsi con quello sguardo duro che conosceva bene, del suo (un tempo tanto amato) fratellino, che sarebbe divenuto anche fiero e soddisfatto dopo aver ricevuto una richiesta d’aiuto dall’ultima persona di cui si sarebbe mai aspettato una richiesta del genere, dalla persona che pensava non avrebbe mai più rivisto.

In realtà Sirius stesso non credeva prima di allora che avrebbe mai più cercato suo fratello, e questo lo avremmo tutti facilmente immaginato, perché se aveva mai ereditato una caratteristica dei Black degna di questo nome, di certo era l’essere orgoglioso. Non avrebbe mai cercato il fratello perduto, quel fratello tanto diverso, se non fosse davvero certo del pericolo imminente che si stava abbattendo sul suo vero fratello, quello che c’era sempre stato per lui nei momenti più bui della sua vita. James.

Mentre questi pensieri si ingarbugliavano e si confondevano tra loro nella mente di Sirius Black, una ragazza che sedeva in un tavolo poco distante dal giovane lo osservava con sospetto. Lei sapeva ben decifrare lo sguardo del ragazzo, cosa che era difficilissima per molti altri esseri viventi al mondo; ella capì che stava architettando qualcosa, e, a distanza, lo teneva d’occhio.

 

Tuttavia, quella giornata di fine estate era quasi giunta al termine e, poco prima del calar del sole, Sirius uscì dalla gelateria di Florean, lasciando sul bancone una manciata di galeoni. Sgattaiolò in fretta dal posto, non prima comunque di aver lanciato su sé stesso un incantesimo di disillusione per non essere notato. Uscendo, non trovò nessuno per Diagon Alley che potesse provare che l’incantesimo aveva avuto effetto o meno ma, indisturbato, continuò a camminare, sperando che l’uomo tanto atteso, sbucasse giù di lì, da qualche parte.

Aveva quasi perso le speranze quando, da dietro il vicolo posto a fianco al negozio di Olivander, si sentì un “crack” che indicava che qualcuno si era appena materializzato e infatti, pochi istanti dopo, spuntarono tre dinoccolati uomini vestiti di nero e subito, alla vista di questi, sul viso di Sirius si distinse un sorriso. Un sorriso tanto brillante che, come una meteora, si spense subito, quando si accorse che Regulus non faceva parte di quel gruppetto, giusto quel pomeriggio. Avery, Mulciber e Piton camminavano a passo spedito e sicuro lungo Diagon Alley, e sembrava si stessero dirigendo proprio verso Nocturn Alley, “un quartiere marcio e fetido proprio per dei tipi come loro” pensò Sirius, che era rimasto con l’amaro in bocca.

Quest’ultimo decise, un po’ per noia un po’ perché il suo piano era fallito e quindi per vendetta e un po’ perché aveva voglia di divertirsi come ai vecchi tempi, di seguirli, schiantandoli uno alla volta stando attento a non farsi vedere e colpire, molto abilmente.

Ma non fu sempre così fortunato perché, mentre lanciava uno schiantesimo in direzione di Mocciosus, questo, più veloce di lui, si girò di scatto e, evitando lo schiantesimo, colpì a sua volta il suo aggressore in pieno viso, inconsapevole di chi fosse la sua vittima, dato che Sirius era comunque rimasto invisibile ai loro occhi, grazie all’incantesimo di disillusione scagliatosi poco prima.

Mentre Piton si stava avvicinando al corpo del suo aggressore/vittima per scoprirne finalmente l’identità, la ragazza del bar afferrò Sirius per la collottola e applicò la smaterializzazione congiunta, trascinando con sé il Black appena in tempo, prima che si scatenasse la tempesta.

 

 

Era dinuovo giorno.

Si svegliò in un ambiente così calmo che pullulava di pace, che per un attimo quasi credette di esser morto e finito in paradiso. Pian piano capì che possedeva ancora un corpo; mosse prima le dita delle mani e poi pian piano le palpebre, fino ad aprirle a rallentatore per rivelare al mondo i suoi occhi, e per rivelare ai suoi occhi il mondo che lo circondava. Vedeva sfocato inizialmente, pian piano sembrò riacquistare la vista e vide prima la fonte di quella luce, un’ampia finestra che si affacciava su un giardino ricco di cespugli di rose di ogni tipo, e credette dinuovo di trovarsi in paradiso, perché quel posto lo conosceva eccome. Sorrise al pensiero che si impadronì della sua mente che, se non era morto, stava sicuramente sognando. Il sorriso si affievolì quando iniziò a ricordare quello che gli era accaduto (secondo lui) un momento prima; quel Mocciosus l’aveva fatta franca e aveva schiantato l’invincibile Black. Non era possibile.

Di colpo però la sua vista sul prato fu offuscata da una cascata di capelli biondo grano, che sembravano infuriati con lui per la prepotenza con cui si erano presentati davanti ai suoi occhi. Ma il viso della giovane donna sembrava decisamente più infuriato dei capelli della stessa, si, infuriato quanto meravigliosamente bello. Rimase incantato alla sua vista fin quando questa non iniziò ad urlare.                       

 

 

 

 

“Stupido, stupido cane! Che diavolo ti è saltato in mente? Sbucare in Diagon Alley per divertirti a schiantare quattro mangiamorte a caso!! Ti sei dimenticato che non siamo più a scuola? Ti pare opportuno fare questi giochetti da adolescente di questi tempi? Sei il solito idiota, Black!”

Sirius sorrise di gioia pura alla vista della ragazza e la tirò a sé, abbracciandola e annusando il profumo di miele dei capelli di lei, che gli era tanto mancato.

“Maryyy! Ohh, mia cara e dolce MacDonald! Grazie, grazie, grazie! Sei stata un angelo!”

Subito la ragazza si irrigidì al tocco del Black e, seppur fosse leggermente arrossita, cercò  di mettere su il broncio più pauroso che fosse mai riuscita a fare per coprire il rossore e, date le sensazioni contrastanti di imbarazzo e rabbia che albergavano sul suo volto, la sua espressione divenne buffissima, tanto che Sirius scoppiò a ridere forte.

Questa, per ripicca, scagliò un pugno sul braccio di Sirius, che per la corporatura di quest’ultimo però, fu poco più che una carezza.

“Bionda, ti arrabbi tanto perché io passeggiavo in Diagon Alley, ma potrei farti esattamente la stessa domanda” disse lui, con fare teatrale, sventolando davanti agli occhi di lei la mano.

“Beh, avevo finito il mio turno al San Mungo e… dato che non posso andare a trovare Lily...” si rabbuiarono entrambi alla pronuncia del nome della rossa, “…sono andata a prendere qualcosa da Florean prima di rinchiudermi in casa,  sai quanto mi piacciono i dolci e ultimamente loro sono i soli a tenermi compagnia…”

“Capisco…” rispose comprensivo Sirius “Anche se sai bene che dovresti stare più attenta, Mac. Come hai detto tu, questi non sono tempi in cui si può passeggiare tranquilli senza una vera ragione in giro per le strade, specie a Diagon Alley”

“Hai ragione, la penso proprio allo stesso modo e infatti credo che… Non a caso eri a Diagon Alley, sei impulsivo e avventato, si... Ma…Conosco quell’espressione, tu stai architettando qualcosa! Non è così?”

“No..” Affermò Sirius con tono poco convincente “No, io… Volevo solo andare a… prendere un gelato!” Disse queste ultime parole con talmente tanta enfasi, che si capiva da lontano un miglio che stesse mentendo. Mary infatti, con un sorrisetto furbo e quasi “malandrino” rispose: “ Si, e io sono talmente stupida da credere alle tue parole, vero?! Avanti, Sirius! Sai che puoi parlare con me di qualunque cosa. Sputa il rospo, ora!”

E così Sirius raccontò all’amica ciò che aveva intenzione di fare, e lei non seppe cosa replicare alla fine del racconto, perché questo piano le era sembrato tanto avventato quanto fallimentare e così decise di rimanere in silenzio per un po’, osservandolo dolcemente, rimurginando su come avrebbe potuto aiutare l’amico. Di certo qualcosa non quadrava, non sapeva come Sirius aveva potuto pensare che qualcuno li avrebbe traditi di lì a poco, qualcuno di cui si fidavano. Questa idea del suo amico l’aveva scioccata e tramortita… Non aveva idea di ciò che albergasse realmente nella mente di lui, ma di una cosa era certa:  non le aveva detto tutto, no; non le aveva detto come fosse arrivato a quella conclusione e lei stessa decise che non avrebbe approfondito quel discorso, perché sapeva che prima o poi Sirius, se lo avesse ritenuto necessario, glielo avrebbe rivelato, senza problemi né peli sulla lingua. Loro si erano sempre detti tutto. O quasi…

Sicuramente però, egli doveva avere delle certezze, altrimenti non avrebbe mai pensato di rivolgersi all’unica persona di cui non si sarebbe mai più fidato, il fratello perduto. Sapeva quanto astio e disprezzo Regulus provocava in Sirius e se quest’ultimo aveva pensato di rivolgersi al fratello minore, allora il pericolo era reale ed imminente.

Ciò di cui era certa era che non l’avrebbe lasciato solo, nonostante i sentimenti che nutriva per lui, nonostante sapesse che si faceva solo del male standogli così vicino. Sentimenti forti e intensi che aveva sempre nutrito, che non gli aveva mai rivelato però, e di cui lui non si era mai accorto.

Risero e parlarono tanto quel giorno dei vecchi tempi, ma alla fine della giornata Mary diede a Sirius una pozione che gli avrebbe provocato un sonno senza sogni, aveva bisogno di liberare la mente dai brutti pensieri e rilassarsi un po’, e lui (cosa che Mary non si sarebbe mai aspettata), accettò con un sorriso, senza proteste né capricci quella pozione, convinto in fondo che ne avesse realmente bisogno.

 

Lei lo guardò addormentarsi e cadere in un sonno profondo, e, quando fu sicura dell’ultima cosa, prese una pergamena, una piuma e dell’inchiostro e iniziò a scrivere.

“E’ qui, l’ho incontrato ieri a Diagon Alley per caso, si stava cacciando nei guai ma per un motivo ben preciso che ti spiegherò. Ti prego, appena ti mando un segnale raggiungici. Metti da parte la rabbia, avete bisogno l’uno dell’altro, ora più che mai. E poi anch’io ho bisogno di te, sei il mio migliore amico!

Con affetto, Mac.”

 

Non sapremo mai a chi la dolce Mary scrisse questa lettera, o forse si?

Staremo a vedere.

Scusatemi per il terribile ritardo! Ho avuto davvero un sacco di problemi in questi mesi e ho anche perso i capitoli pronti che avevo, prometto che sarò più veloce. Grazie a tutti per l'attenzione. -M11

 

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Capitolo 4
*** Aiuto ***


Hello guys! Ho deciso di pubblicare due capitoli insieme per farmi perdonare *Scansa i pomodori che le vengono scagliati addosso* Buona lettura! -M11!

Capitolo 4 – Aiuto

 

Quando aprì gli occhi sicuro che fosse già giorno, si rese conto che probabilmente il suo istinto non si era mai sbagliato più di tanto. Guardò distrattamente la sveglia e vide che erano appena le cinque e dieci del mattino. Era decisamente troppo presto per alzarsi, non lo era però per iniziare a progettare quello che avrebbe fatto di lì a poco. Era passata una settimana da quando Mary lo aveva tirato fuori dai guai in Diagon Alley e da quando le aveva rivelato il suo piano per cercare di scoprire chi fosse la spia dell’Ordine. La notizia della profezia si era quasi subito diffusa e probabilmente non solo tra i membri dell’Ordine, purtroppo; Silente infatti aveva chiaramente espresso la convinzione che anche il Signore Oscuro sapesse della profezia. Di come Silente ne fosse a conoscenza, nessuno lo sapeva, ma Sirius si fidava di quel vecchio bacucco tanto geniale. Inoltre non era difficile intuire che anche Voldemort, come loro, avrebbe capito che “L’unico in grado di sconfiggere l’oscuro signore” poteva essere Harry o il figlio di Frank e Alice, entrambi nati alla fine di luglio, come recitava la profezia. Per questo dovevano agire presto. Sirius aveva bisogno di aiuto, non poteva riuscire a smascherare da solo la spia più in fretta che poteva, ma si era pentito quasi subito di aver raccontato tutto a Mary, la quale si era subito offerta di aiutarlo nella sua “missione”. Ma doveva immaginarlo, lei era la migliore amica di Lily e proprio come Sirius avrebbe fatto di tutto pur di proteggere i Potter. E poi lei era Mary, l’uragano Grifondoro!  A questi pensieri, subito spostò lo sguardo su di lei. Era accasciata sul divano di fronte a lui, profondamente addormentata, con la bocca leggermente aperta che si incurvava negli angoli, all’insù, come se stesse sorridendo nel sonno. Sembrava così indifesa, e quell’aria da bambina la rendeva ancora più bella… Quanto avrebbe voluto stringerla a sé! Sapeva in cuor suo di averla sempre vista come qualcosa di più di un’amica, ma era sempre riuscito a scacciare dal suo cuore questi sentimenti. Sapeva di non essere capace di amare perché Lui era Sirius Black, dannazione! Il ragazzo più donnaiolo che Hogwarts e la terra intera avessero mai visto! Lui era sempre stato onesto con le ragazze, sapevano benissimo che lui le usava ma queste soffrivano comunque per lui perché spesso erano innamorate. Ma lui non le conosceva, molto spesso non sapeva nemmeno i loro nomi. Non se ne curava semplicemente.

Ma Mary era diversa. Era sua amica, gli era molto affezionato e comunque era Mary MacDonald dannazione, una delle ragazze più belle e intelligenti dell’intera scuola! Ma Sirius Black aveva un talento nel far soffrire le ragazze, aveva paura di deludere anche lei che era troppo speciale. Era Mary, la splendida Mac. Ma lui era Sirius. E il fatto che lui fosse Sirius implicava tante cose.

 

 

 

Il sole stava per sorgere quando egli arrivò alla conclusione che doveva andare via di lì, senza Mary. Doveva tenerla al sicuro, non poteva permettere che rischiasse la sua vita per un’idea folle di quel folle di Black. Così si alzò cautamente, pian piano andò in bagno e, dopo essersi sciacquato la faccia, aver messo su una maglietta bianca e un paio di jeans, uscì di soppiatto prima dal bagno e poi dalla porta d’ingresso. Non poteva smaterializzarsi lì però, col silenzio che regnava attorno a quel posto, Mary si sarebbe svegliata per il rumore che avrebbe provocato l’incantesimo, così decise che avrebbe camminato per un po’. Attraversò il prato e quando aprì il cancello della villetta, imprecò per il cigolio provocato dal cancelletto. Dei passi veloci lo raggiunsero in men che non si dica e una mano calda gli afferrò il braccio. Si voltò di scatto e vide Mary con il suo sguardo corrucciato e un po’ assonnato che gli disse subito “Non ora. Non senza di me.”

Senza che lui potesse protestare, lei lo trascinò dentro e lo costrinse a sedersi sul divano del piccolo salottino rosso.

Mary arrivò poco dopo, già completamente vestita e ordinata, e si sedette di fronte a lui, dopo aver evocato una sedia rivestita in tartan verde.

Sirius era già rassegnato al fatto che lei come al solito lo avrebbe sgridato, gli avrebbe detto che era stato un incosciente, e che non poteva andarsene via da lì senza di lei.

Lei però, nel frattempo, sembrava visibilmente eccitata, come un bambino quando il giorno di natale si trova davanti ai suoi regali e non sa quale pacco scartare prima.

Con voce flebile ma emozionata e sicura si rivolse al moro, dicendo: “Sono andata al paiolo magico ieri, Tom mi ha detto che vede spesso i mangiamorte da quelle parti, mi ha confermato che fanno sempre lo stesso percorso, sbucano da dietro Olivander per poi dirigersi verso Nocturn Alley.” Qui il suo sorriso un po’ si spense e abbassò la testa, pronunciando “Ma non abbiamo notizie precise a riguardo, purtroppo… Sono sicura che prima o poi Regulus salterà fuori, ne sono certa. Tom mi ha anche detto che non lo ha visto spesso con i suoi soliti accompagnatori ultimamente, anzi, non lo ha visto affatto… Ma magari potremmo seguire i mangiamorte che sbucheranno fuori prima o poi, fino ad arrivare al loro nascondiglio… Possiamo vedere se tra loro c’è Regulus e pensare dopo a cosa fare di preciso e…” Avrebbe continuato a parlare ancora con passo spedito, se lui non l’avesse bruscamente interrotta, con tono pacato ma allo stesso tempo teso, dicendo:

“MacDonald, calma. Tu non farai proprio niente, devi starne fuori. E’ troppo pericoloso! Non posso permetterlo, sto già rischiando troppo io e..”

“No! Tu non puoi dirmi di stare calma e in disparte, io posso aiutarti!”

“Esattamente come, Mac?! Potresti rimanere ferita, non so cosa potrebbe succederti stando accanto a me, e io non posso mettere in pericolo anche te! Ascoltami, ti prego! Conduci una vita tranquilla, sei una brillante medimaga, hai una casa stupenda e sei una purosangue. Non ti faranno mai del male se tu non gli metterai il bastone tra le ruote! E no, Mary, non guardarmi così! Tu non verrai.”

Lei lo guardò afflitta e avrebbe protestato subito se non fosse stata così colpita dalle sue parole. Aveva sentito un moto di affetto e protezione nella voce di lui, quando aveva parlato di lei… Voleva proteggerla ma non capiva che lei voleva fare lo stesso con lui. Lei lo amava, dannazione. Non poteva permettere che lui se ne andasse, non poteva lasciarlo da solo. Di tutti questi pensieri solo una frase uscì fuori dalle sue labbra. “Sirius, tu hai bisogno di qualcuno che ti aiuti. Io sono grande e vaccinata, posso darti una mano. Tu hai…” ma lui la anticipò: “ No, Mar, io non posso. Capisci? Non posso rischiare.”

Lei lo guardò con uno sguardo triste e gli strinse subito entrambe le mani, alzandosi e guardandolo negli occhi: “Sirius Black…” sospirò “Puoi dire tutto quello che vuoi per cercare di convincermi a rimanere qui, ma sai benissimo che io non ti lascerò andare da solo.” Qui il suo tono di voce si alzò leggermente, quasi frustrato:  “Io non ho una vita felice, sono intrappolata in questa bolla di normalità mentre la mia migliore amica potrebbe morire da un momento all’altro. Non so se potrò più rivederla e se mai sentirò la sua voce…” Qui la sua voce si spezzò, e una lacrima scese lungo la sua guancia, ma continuò comunque a parlare, a testa alta, guardandolo dritto negli occhi, blu contro grigio, senza paura di mostrare a lui i suoi sentimenti “Sai esattamente come ci si sente, tu mi capisci. Io devo fare qualcosa per lei e…” avrebbe continuato, rivelando che doveva fare qualcosa anche per lui, ma quest’ultimo la interruppe, avvolgendola in un abbraccio e sussurrandole piano “E va bene Mac, hai vinto.”

Una lacrima solcò la guancia del giovane, mentre stringeva lei nel suo abbraccio, ma nessuno lo seppe mai.

 

 

 

 

 

 

Decisero che non sarebbero andati a Diagon Alley quel giorno, avrebbero provato a pianificare qualcosa, ma non conclusero nulla. L’unica cosa utile che riuscirono a fare fu preparare qualche provvista da portare con loro da sistemare nella borsa di Mary, a cui quest’ultima aveva applicato un incantesimo estensivo irriconoscibile. Lei ci mise dentro anche qualche pozione curativa, nel caso in cui ne avessero avuto bisogno, insieme a poche altre cose.

Sarebbero andati a Diagon Alley il giorno dopo, avrebbero fatto qualche incantesimo ai propri visi per modificarne leggermente i lineamenti, in modo da sembrare due sconosciuti. Si diressero a destinazione verso l’ora di pranzo, mandarono giù un boccone al Paiolo e poi cominciarono a passeggiare per Diagon Alley. Come previsto, verso le quattro del pomeriggio, sbucarono dal vicolo dietro il negozio di Olivander due uomini, McNair e Malfoy che, come sempre, si dirigevano verso Nocturn Alley. Così Sirius e Mary si appostarono subito dietro di loro, stando bene all’erta.

“Lucius, dimmi, Severus ti ha per caso raccontato cos’è successo l’altro giorno proprio qui?” dopo aver pronunciato a voce non troppo alta queste parole, subito iniziò a sghignazzare, attendendo una risposta da parte del compare, che non si fece attendere molto “Oh, si! Quel piccolo inconveniente con quell’uomo sconosciuto?” e rise anche lui, forte. Subito McNair rispose “Ahh, già! Mi sembra di esser tornato indietro nel tempo, come quando quello stupido di Potter si divertiva a lanciarci incantesimi per puro divertimento! Ma non era lui l’altro giorno, no, sappiamo che è rinchiuso come un uccellino in gabbia da qualche parte, con la sua sudicia famiglia mezzos…”

McNair però non potè finire il suo discorso, perché venne colpito non da uno, bensì da due schiantesimi che provenivano proprio da Mary e Sirius che beh, non avevano resistito alla tentazione di colpirli e avevano ahimè agito, probabilmente peggiorando le cose.

Già, perché subito dopo entrambi i nostri eroi furono colpiti da un uomo che era stato dietro di loro tutto il tempo, che li aveva seguiti, senza che loro si accorgessero di lui durante il loro percorso da Olivander a Nocturn Alley. Era Piton. Ancora lui, quella viscida serpe! Li aveva tratti in inganno assieme a McNair e Malfoy. Subito questi ultimi tre circondarono Sirius e Mary e, dopo averli legati con un incantesimo oscuro che gli permetteva appena di respirare (non con molta facilità dato che quei due continuavano a dimenarsi), applicarono la materializzazione congiunta.

 

 

 

 

Mary si svegliò di soprassalto, probabilmente per le urla che provenivano dalla stanza accanto. Le urla di Sirius. Si guardò intorno cercando di capire dove si trovassero, ma non era mai stata in quel posto. Erano stati catturati e probabilmente non sarebbero più usciti di lì. Lei non avrebbe più rivisto Sirius, o i suoi genitori, i suoi amici… Subito si ridestò; lei era Mary MacDonald, e Mary MacDonald non si era mai arresa in vita sua! Non c’era tempo da perdere, doveva agire. Per poter fare ciò, doveva intanto cercare la sua bacchetta.

Tastò i jeans con le mani e subito si accorse che le era stata sottratta e sospirò: era prevedibile. Sbuffò emettendo un flebile gridolino dandosi mentalmente della sciocca, pensando improvvisamente al fatto che nella sua borsetta aveva riposto una bacchetta di riserva, che aveva comprato pochi mesi prima  da Olivander mentre quest’ultimo provvedeva a riparare quella che aveva sempre usato da quando aveva undici anni, che ultimamente sembrava non voler rispondere ai suoi comandi.

Cercò con una mano sola la piccola saccoccia che si era appiattita contro il suo ventre con molta difficoltà, dato che era stata legata con una fune da McNair con un incantesimo ma per fortuna, non troppo tardi, riuscì ad afferrare la borsetta e la aprì. Estrasse la bacchetta e sciolse l’incantesimo che la teneva legata, e subito evocò il suo patronus. Una leonessa uscì dalla sua bacchetta e dopo aver pronunciato poche semplici parole, quasi dei sussurri, la leonessa scomparve attraverso la finestra della parete alle spalle di Mary.

Intanto le urla di Sirius si facevano sempre più strazianti e così, finalmente, Mary decise di agire.

Iniziò infatti a camminare per cercare Sirius. Camminò per un vasto corridoio (sembrava si trovassero in un castello, data la vastità delle volte e delle pareti; un castello molto ricco e sfarzoso, a giudicare dai numerosi ornamenti d’oro), e scorse da dietro una porta appena aperta un’ampia stanza, in cui vi era da una parte una donna alta, slanciata e dal portamento regale  chinata leggermente in avanti verso una figura maschile accasciata a terra, che teneva orgogliosamente ben alta la testa, rivolta verso la donna che lo stava torturando. Bellatrix Black si stava proprio divertendo, a giudicare dall’espressione da folle felice che albergava sul suo volto per le torture che stava infliggendo al cugino, Sirius Black. Nonostante quest’ultimo fosse in pericolo, quasi sembrava volesse sfidare con il solo sguardo la folle donna.

“Avanti, caro cuginetto, non farti pregare! Dimmi dove si nasconde il tuo carissimo amico con la sua amata famiglia! Forse questa volta potrei risparmiarti…” disse lei, con voce maniacalmente suadente, girando intorno al corpo di Sirius, ancora a terra. “Sai, non voglio che del sangue puro venga versato inutilmente…”

“MAI!” urlò Sirius “Uccidimi pure, tanto io non parlerò. Uccidimi, ma lascia andare Mary e i Potter.”

“Ahh, stupido Grifondoro! Non vorrai fare l’eroe anche questa volta, spero! Stavo giusto pensando che se non mi ubbidirai, potrei uccidere la tua amichetta!” continuò lei. “Ma mi assicurerò che muoia davanti ai tuoi occhi! Poi ti risparmierò il dolore della sua perdita, e ucciderò anche te!” e dinuovo si udì un flebile “Crucio” seguito da un urlo lancinante da parte di Sirius. Mary decise che non poteva più attendere, doveva provare a salvarlo e andar via da quel posto, portando Sirius con sé.

La bionda uscì allo scoperto con la bacchetta dietro le spalle per far credere di essere disarmata, ma purtroppo Bellatrix notò quasi subito la nuova presenza all’interno della stanza e, in men che non si dica, scagliò anche su di lei una maledizione, immobilizzandola per il dolore e trascinandola molto vicino al corpo di Sirius, che ancora gemeva accasciato a terra. “Eccola qui la nostra cara e dolce amica, cugino! Allora, non vorrai vederla morire, vero?”

“Non morirà nessuno qui oggi se non tu, Black! STUPEFICIUM!” Sirius girò la testa di scatto così velocemente verso quella voce, che si fece male al collo e, alla vista del suo migliore amico, credette di esser diventato pazzo. Insomma, cosa ci faceva lì Remus John Lupin? Nel frattempo Bellatrix aveva scagliato a sua volta un incantesimo verso la sua nuova presunta vittima, ma questo prontamente rispose all’attacco e, mentre la luce usciva da entrambe le bacchette e si scontrava a metà strada provocando una luce scintillante mai vista, Sirius aiutò Mary ad alzarsi e quest’ultima urlò in direzione di Remus “Perché diavolo non hai risposto alle mie lettere? Perché ci hai messo così tanto?”

“Mary, non mi sembra il momento adatto per iniziare a litigare, vedete di aiutarmi, tutti e due!” Subito Mary si mise affianco a Remus e scagliò a sua volta degli incantesimi in direzione di Bellatrix. Sirius si sistemò dietro i due, dato che era disarmato e imbambolato ad osservare Remus che era sbucato dal nulla poco prima. Notò che nonostante stessero combattendo due contro uno, Bellatrix riusciva a tener testa ad entrambi, data la sua ferocia e voglia sempre ardente di uccidere. Spostò appena lo sguardo verso Mary, quando si accorse che negli occhi di Bellatrix si era accesa una scintilla; avrebbe scagliato l’anatema che uccide di lì a poco e, nemmeno il tempo di formulare bene questo pensiero, questa pronunciò “Avada Kedavra!” e, un istante prima che Bellatrix ebbe finito di pronunciare la formula, Sirius spinse a terra Remus e Mary, mettendoli in salvo, tralasciando però un piccolo particolare.

Era situato proprio lungo la traiettoria dell’anatema che stava attraversando molto rapidamente la stanza; sarebbe rimasto sicuramente ucciso se qualcuno non fosse sbucato dalla porta appostata alle spalle di Bellatrix, e se questo qualcuno, con riflessi pari solo a quelli di Sirius un momento prima, non avesse urlato a sua volta “Protego!” salvando Sirius da morte certa.

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Capitolo 5
*** Salvi! (o quasi) ***


In questo capitolo non vi è solo la presenza del terzo narratore, narrano anche Sirius e Mary. Buona lettura!

 

Capitolo 5 – Salvi (o quasi)

 

Non è possibile. Lui!

Mi rifiuto di crederci, non può essere vero! Regulus… Mi ha salvato la vita… e adesso? Incrocio il suo sguardo che sembra più sorpreso del mio; avrà agito d’impulso, certo, probabilmente l’avrei fatto anch’io. Si, sarà stato l’impulso! Qualcosa sbotta, si tratta pur sempre dello stesso sangue. Ma io davvero lo avrei fatto per lui? Davvero gli avrei salvato la vita?

«STUPEFICIUM!»

L’urlo disperato e subito pronto di Mary (non per niente è stata una delle più grandi cercatrici di Grifondoro di sempre, per i suoi riflessi, miseriaccia!) mi strappa dai miei pensieri e salva praticamente tutti, schiantando Bellatrix proprio nell’attimo in cui questa si è girata indietro verso Regulus, dandoci quindi le spalle, sorpresa quanto e forse più di noi. Così la mia cuginetta giace a terra, ma non c’è tempo da perdere. Voci in lontananza che si fanno più vicine fanno intendere che dobbiamo andarcene, e alla svelta. Remus è il primo a prender parola, è sempre stato il più freddo in certe situazioni, ancora mi chiedo come sia sbucato fuori all’improvviso. Mi guarda, preoccupato e risollevato insieme, e mi dice: “Sirius, rimettiti in piedi, dobbiamo andarcene”. Subito dopo rivolge uno sguardo a Regulus, che è visibilmente impaurito, e gli dice: “Non vorrai restare di certo qui. Verrai con noi”. Mary guarda Remus come se avesse visto improvvisamente sconvolta e gli dice, sottovoce: “Sei pazzo? Ha solo agito d’impulso, vuoi che ci uccida tutti nel sonno mentre dormiamo stanotte nella nostra dolce e familiare casetta?”

Sorrido. Credo che questa volta la nostra cercatrice si sia sbagliata.

Sorrido in direzione di Regulus. Questa volta non ti lascio andare.

 

 

“Mar, hai visto anche tu. Sei lui non avesse lanciato quel protego, Sirius non…” non riesce a continuare la frase e la lascia così, interrotta, e Mary non chiede spiegazioni. Lo sa anche lei, Sirius sarebbe morto, e se non lo avesse visto sbattere le palpebre un paio di volte, direbbe che è morto davvero. Da quando è entrato Regulus e l’ha salvato da morte certa, è rimasto immobile, impassibile per la sorpresa. Nemmeno il tempo di finire di formulare questi pensieri che Sirius si alza, si toglie la polvere di dosso e subito incolla gli occhi a quelli tanto simili ai suoi, ma molto più impauriti adesso. Finalmente parla, e dice: “Direi che Remus ha ragione. Regulus, devi venire con noi.”

L’espressione del giovane Black pare preoccupata, ma è stato da sempre educato a non lasciar trapelare alcuna emozione. Questo sembra risvegliarsi dopo le parole del fratello, e dice: “Io non posso, davvero, ma voi dovete andarvene. Li tratterrò, fidatevi. Ma non fatevi più vedere!”

“Ma tu non…”

“No, non capite! Andate via, alla svelta!” Nessuno ha il coraggio di ribattere, non c’è tempo per pensare; le voci si fanno più vicine e Bellatrix pian piano inizia a muoversi. Intanto Mary stringe con la mano sinistra la mano di Sirius, rivolgendogli uno sguardo compassionevole per il dispiacere. Ha perso dinuovo suo fratello. Con la mano destra stringe quella di Remus, che rivolge uno sguardo di gratitudine a Regulus. Stanno per materializzarsi quando, in un millesimo di secondo, Sirius si volta ancora una volta verso Regulus e, di slancio, lo afferra per un braccio, trascinandolo con sé e gli altri.

Iniziano a vorticare, le voci nemiche non si sentono più. Ce l’hanno fatta.

 

 Apro gli occhi.

Sorrido.

Rieccomi sotto quel cielo stellato che conosco così tanto.

Odo il verso del mio gufo.

Vedo in lontananza l’albero di pioppo sotto cui giocavo da piccola con i miei fratelli. Siamo a casa mia. Ce l’ho fatta, ce l’abbiamo fatta!

Ma il mio idillio ha subito fine.

Sento delle urla, le urla di Sirius, che è caduto poco più lontano da me. “Aiuto, presto, qui!” Non me lo faccio ripetere due volte e mi alzo, sguaino la bacchetta. E subito rimango impietrita. Remus che è caduto poco distante da me ma più lontano da Sirius si alza e inizia a correre. Sirius ha trascinato con sé Regulus, che si è spaccato e ansima tra le braccia di Sirius.

Remus li raggiunge e inizia a fare qualche incantesimo perché Regulus sta perdendo molto sangue, davvero tanto. Ma sono io la medimaga, e nello stesso momento in cui lo realizzo, anche Rem e Sir lo fanno, lanciandomi un’occhiata supplichevole. Mi avvicino e dico ai due di aiutarmi a portarlo dentro. Subito evoco una barella, faccio appoggiare Regulus lì. Lo porto in uno stanzino a fianco al piccolo salotto rosso e chiudo la porta dietro alle mie spalle, ma non prima di aver lanciato uno sguardo a quei due pregandoli di restare fuori. Ho bisogno di concentrarmi.

Regulus riporta delle ferite profonde alla testa, al braccio sinistro e alla gamba sinistra. Lo controllo e per fortuna è tutto intero, non ha perso pezzi durante la materializzazione. Subito gli dò una pozione soporifera perché ansima, deve calmarsi.

“Sta tranquillo, le tue ferite non sono gravissime ma devo operarti. Hai bisogno di dormire adesso. Sei al sicuro.” Gli sorrido rassicurante come fa una vera guaritrice. Questo annuisce, seppur con difficoltà, e chiude gli occhi. La pozione ha fatto effetto.

Sospiro. Devo riportarlo in sesto, in fondo ha salvato Sirius. Se lo merita. E Sirius ha bisogno di suo fratello per salvare quel fratello che non l’ha mai abbandonato, James.

 

 

 

Mi accascio a terra, dietro il divano su cui sta seduto Remus. Lo guardo e sorrido, sono felice di vederlo ma non ho scordato la nostra lite e subito mi rattristo. Lui mi sorride debolmente di rimando, subito dopo la sua espressione si impietrisce. Nemmeno lui ha dimenticato. Coraggio Sir, mi ripeto. Fa qualcosa.

“Lunastorta… Io… Mi dispiace per tutto quello che ti ho detto, non avrei dovuto.” Lo guardo, ha abbassato la testa, è immobile… Beh, buon segno. Posso continuare… “Tu stai soffrendo quanto me per James, avrei dovuto capirlo.” Mi alzo e volteggio con fare regale per la stanza (Si, la mia eleganza dopotutto è inequiparabile, inutile ometterlo), senza staccare i miei occhi da Remus, che nel frattempo ha alzato la testa e mi guarda dritto negli occhi, dispiaciuto ma corrucciato perché orgoglioso, l’ho davvero ferito. Ma subito mi sorprende il sorriso che spunta pian piano sul suo volto. In pochissimo tempo si alza, si avvicina a me e mi abbraccia. “Ahh, stupido cane! L’hai capito! Tutte quelle pulci ti danno alla testa, ha ragione James a consigliarti un cambio permanente!” Mi stacco dal mio amico ritrovato e inizio a ridere, con la mia risata che sembra tanto un latrato, quasi dimenticandomi che oltre la porta del salottino Regulus sta rischiando la vita per aver salvato me e per colpa mia, dato che l’ho trascinato con noi contro la sua volontà, ferendolo gravemente.

Ma non posso non essere felice di aver ritrovato uno dei miei migliori amici. Devo ammetterlo.

Quel lupacchiotto mi è mancato.

 

Passa qualche ora e si fa mattina, Sirius non si muove dal divano rosso del salottino di casa MacDonald e Remus, nonostante la stanchezza e il sonno che si fa sentire, non lascia solo l’amico. Circa otto ore dopo che Mary e Regulus in barella hanno attraversato la porta dello studio di lei, Sirius inizia a mostrarsi impaziente e quando Sirius Orion Black è impaziente, il resto del mondo è  disperato. E questo Remus lo sa bene, dato che l’ha visto milioni di volte teso, ma forse mai come questa volta. Picchietta le dita sul tavolino in legno chiaro del salotto, sbuffa ogni secondo contato e gira la testa ogni mezzo secondo alternativamente verso destra e poi verso sinistra. Si sposta i capelli indietro con un gesto della mano che sembra aver ereditato da James e pone domande sulle condizioni di Regulus a Remus a cui quest’ultimo, dato che è sempre rimasto con lui, non può certo rispondere.

Con grande sollievo di Lunastorta (stava proprio per perdere le staffe e dare un cazzotto a Sirius), la porta si apre e lascia intravedere una stanca ma serena Mary che guarda i due quasi con un mezzo sorriso.

“Ce l’ha fatta. E’ ancora molto debole ma sono riuscita a rimarginare tutte le ferite, anche se ha bisogno di qualche giorno di riposo, dato che ha riportato purtroppo delle lesioni agli organi interni. Si riprenderà, non perde più sangue.” Subito Sirius si alza per cercare di entrare in stanza ma Mary lo respinge con entrambe le braccia, quasi come se lo stesse abbracciando “No, Sir. Non puoi entrare adesso, ha bisogno di dormire.”

 “Dai Mar, voglio vedere come sta!”

“Te l’ho detto io come sta e giù le zampe, cagnaccio!”

Remus ride sotto ai baffi di fronte a quella scena, quante volte li ha visti bisticciare così? Non può nemmeno negare di non aver mai visto quella luce che trapela dagli occhi di entrambi quando i loro sguardi si incrociano. Tutti si sono accorti che c’è sempre stato del tenero tra i due, tutti tranne loro due.

 

Quella mattina tutti erano un po’ più sollevati in casa Macdonald, tutti al sicuro.

C’era chi aveva ritrovato un amico, chi invece un fratello. Chi aveva salvato delle vite e chi aveva riunito delle altre.

Ma c’era anche chi, in un altro posto ma da qualche settimana, provava a riparare i propri errori.

E di questi ultimi parleremo però la prossima volta.

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Capitolo 6
*** La svolta ***


Capitolo 6 - La svolta

 

*Qualche settimana prima (flashback)*

 

L’uomo apparve a pochi metri di distanza dal viottolo illuminato dalla luna. Il lungo mantello nero svolazzava attorno alle sue caviglie secche. Una goccia di sudore scese lungo la sua guancia. Sudore non sicuramente causato dal caldo torrido di fine estate. Sudore che ricordava tanto il rimpianto, il più grande della sua vita. Aveva commesso un errore imperdonabile due giorni prima, sapeva cosa lo aspettava. In realtà però sperava di poter fare qualcosa, anche se le possibilità erano molto vane, questo lo sapeva anche. Il signore oscuro probabilmente aveva già indagato, forse aveva già progettato tutto; probabilmente aveva già trovato il bambino. Ma avrebbe provato comunque a fare qualcosa, a dissuaderlo dalla missione. L’avrebbe fatto per lei. Alzò la bacchetta.

«Purosangue»

Una non umile dimora apparse davanti a lui. Si udiva in lontananza una fontana da qualche parte nell’ampio giardino. La ghiaia scricchiolava mentre l’uomo si dirigeva verso l’ampio portone d’ingresso, che improvvisamente si spalancò davanti a lui.

«Giusto in tempo per il dessert, mio prezioso amico» disse una voce proveniente da un volto brillante quanto serpentesco, seduto a capotavola.

«Alla mia destra, siediti.»

«Mio signore…Dove sono gli altri?»

«Vedi… Questa sera ho deciso che dovevamo essere solo io e te. Devo parlarti di una questione irrisolta molto importante. Ho bisogno del seguace più geniale e fedele che ho.» Sorrise, allacciando i suoi occhi a quelli del suo interlocutore quasi ustionandolo con il solo sguardo. Quest’ultimo però seppe tenere testa all’esame del signore oscuro e sorrise compiaciuto di rimando, nascondendo bene la tensione che covava dentro di lui.

«Quella profezia di cui mi hai parlato… Forse so l’identità del bambino. Sono indeciso, in realtà, tra due bambini nati alla fine di luglio. Uno è il figlio dei Paciock, l’altro dei Potter. Penso che sarebbe più sicuro ucciderli tutti e due, per evitare il pericolo.»

L’uomo dal naso adunco emise un gemito, ma il suo signore non lo udì, troppo perso nei suoi pensieri.

«Ma vorrei comunque capire chi dei due potrebbe con più probabilità essere quello giusto.»

Il signore oscuro attendeva una risposta alla domanda che in realtà non aveva posto al suo interlocutore, che fino ad allora non aveva espresso la sua opinione; questo lo infastidiva non poco. Cominciava a pensare che era stata una cattiva idea parlarne con lui. Forse non era così geniale come credeva.

«Signore, mi permetta di dire che io credo si tratti del figlio dei Paciock. E’ un purosangue, mentre il figlio dei Potter è un mezzosangue e…Non potrebbe mai competere con voi. Non crede?»

«I Potter, entrambi, si sono dimostrati dei maghi molto abili. Specie la madre del bambino; ha dimostrato di essere molto abile negli scontri che abbiamo avuto in passato. Certo, credo si sia trattato di fortuna, non dimentichiamo che è comunque una nata babbana»

«Con tutto il rispetto, Mio Signore, io credo al contrario che sia molto scarsa nei duelli…»

«Suvvia, Severus! Se non ricordo male durante l’ultimo attacco ti ha disarmato quasi subito! Lo dici forse per ripicca? Sei un mago abile e sappiamo anche che lei lo è almeno quanto te, forse di più. Mi sarebbe piaciuto averla tra le nostre fila. Peccato…»

«Dopo aver ucciso il figlio dei Paciock potrebbe provare a convincere i Potter a passare dalla nostra parte. Anzi, mi permetta di farlo, ci riuscirò.» Il suo tono sembrava quasi una supplica e subito dopo sospirò, senza rendersene conto. Il signore oscuro alzò subito gli occhi, intrecciandoli a quelli neri del suo seguace.

«Stai forse provando a dissuadermi dalle mie convinzioni, Severus? Tu? E perché mai? Perché stai tentando di convincermi ad uccidere solo uno dei due bambini, quando sai benissimo che dovrei ucciderli entrambi per mettermi al sicuro? Stai forse provando a contrastare i piani del grande Signore Oscuro?» Il suo tono fu un crescendo.

«No, mio Signore! Mai! Io le sarò fedele fino alla morte!»

«Cosa ti turba allora? Ti ordino di parlare!»

«Vede… Io… Conosco i Potter da molto tempo ormai, specie lei. La madre del bambino. Vorrei chiederle, Mio Signore, di risparmiarla. Per me. Ovviamente se questo non intralcia i suoi piani, sia chiaro.»

Rise con disprezzo, quasi come si stesse facendo beffe della richiesta.

«Severus, è una sporca mezzosangue. Tu meriti di meglio. Esistono donne più degne.»

Severus sbarrò poco dopo gli occhi, come se si fosse reso conto improvvisamente della veridicità delle parole del Signore Oscuro.

«Oh, di questo ne sono consapevole! Infatti il mio è solo un interesse sessuale, niente di più.  Solamente questo. Se è possibile…»

Voldemort sventolò la mano davanti agli occhi di Severus e si tirò indietro sulla poltrona, annoiato e offeso per la richiesta.

«Vedremo. Non ti assicuro nulla, potrei anche ucciderla, nel caso in cui dovesse annoiarmi. Basta un attimo, un gesto rapido della bacchetta, lo sai bene.» Severus potè quasi vedere l’idea del suo Signore che sopraggiunse subito dopo nella sua mente, tanto il suo viso si illuminò.

«Ma pensandoci bene una cosa posso farla, per ridurre l’attesa…»

Quasi balbettando, incerto, chiese «Posso chiederle cosa, Mio Signore..?»

Il volto serpentesco brillò nel buio. Sembrava parecchio divertito dalla domanda del suo seguace.

«I Potter saranno i primi ad essere attaccati, anche se non so dove si trovano. Ma ho una soluzione a questo problema! Un loro amico è passato dalla nostra parte. E’ uno sciocco, si mostra titubante alle mie richieste ma gli estorcerò le informazioni necessarie senza difficoltà, quando arriverà il momento. Non voglio essere precipitoso ma credo che succederà tutto molto presto. Li troverò.»

«Potrei…Potrei sapere di chi si tratta?»

«Non lo ritengo affatto necessario. Puoi andare adesso.»

Severus aveva fallito, tutto quanto.

Ma poteva ancora tentare la sua ultima possibilità.

 

 

“Sirius… Sirius, svegliati! Su, svegliati, stupido cane! Possibile che è sempre la stessa storia? Non posso crederci… Non cambierai mai!”

La voce di Remus arrivava ovattata alle sue orecchie, dato lo strato di coperte che lo avvolgeva. Lo infastidiva non poco ma riusciva a dormire comunque quindi, chissenefrega?

“Sirius. Alzati!”

“Ah, dai! Ancora cinque minuti Lunastorta! Tanto Lumacorno è sempre in ritardo a lezione…”

“E va bene, vorrà dire che… AGUAMENTI!” Alla pronuncia dell’incantesimo Sirius cadde sul pavimento gelido, zuppo, rotolando tra le coperte bagnate fradicie che lo avvolgevano mentre dormiva sul divano del salotto di Mary.

“AAAAAAAAAHHHH! Ma dico, sei matto?”

“Ahahahahahah! Amico mio, guardati attorno! Non siamo nella torre di Grifondoro, vedi? Era un mio dovere dirti la verità…”

“Stupido essere di un lupastro ingrato! Come osi?”

Remus si sedette sulla poltrona non molto distante da Sirius, che stava ancora a terra, e gli rivolse uno sguardo malandrino che ora cercava di farsi serio.

“Regulus si è svegliato, chiede di te.” Alla pronuncia di queste parole Sirius si fece serio e cercò di alzarsi, ma non si era reso conto dell’intreccio che si era creato tra lui e le coperte e così, mentre tentava di alzarsi, inciampò e cadde in avanti, ai piedi di Remus. Quest’ultimo si trattenne dal ridere a crepapelle ma il suo tentativo durò poco. Scoppiò in una risata fragorosa, che infastidì Sirius. Egli, infatti, dopo esser riuscito ad alzarsi, diede uno scappellotto in testa a Remus, che, imperterrito e per niente intimorito dal gesto dell’amico, rise ancora più forte. Sirius, con il broncio che arrivava fino ai suoi piedi dato il dolce risveglio arricchito dalle risate del suo amico, si diresse verso la stanza di Regulus.

Sentiva ancora le risate di Remus provenire dall’altra stanza quando bussò alla porta.

“Avanti.” Sirius entrò e subito fissò il fratello che parlò per primo.

“Vi stavate proprio divertendo voi due eh… Che hai combinato?”

“Oh, si… Prima vorrei chiederti come stai…”

“Bene, molto bene grazie. La tua amica è molto brava, potrebbe fare la guaritrice. Ha talento.”

“Lo è. E’ già una brillante guaritrice, lavora al San Mungo.”

“Già, avrei dovuto immaginarlo… Adesso veniamo al dunque però. Perché mi hai trascinato qui?”

“Sai che fine avresti fatto. Non saresti vivo se non ti avessi portato qui.”

“Probabilmente. Ma da quando ti importa della mia vita?”

“Da quanto hai salvato la mia… Anche se probabilmente il tuo è stato un gesto dettato dall’impulso, ma sai che non puoi più tornare da loro. Gli altri potrebbero capire ma Bellatrix ti ucciderà, lo sai…”

Il più piccolo dei fratelli si mise su, sedendosi sul lettino su cui aveva dormito per diversi giorni non con poca fatica. Guardò il fratello negli occhi e disse “Vero. Ma non ho intenzione di unirmi a voi, anche se da tempo ho smesso di essere fedele al Signore Oscuro e a dire il vero cercavo un pretesto per andarmene. Ho degli affari da sbrigare. Da solo.”

“Di che si tratta? Vuoi diventare il nuovo mago cattivo, forse?” Sirius sbuffò, dopo rise amaramente.

“No. Voglio contrastare quello che è in circolazione.”

“Ecco, Vedi? Allora siamo dalla stessa parte! Devi venire con me, dobbiamo parlare con Silente” Sirius si sedette accanto al fratello, stando attento a non sfiorarlo, era tutto bendato e dolorante anche se non lo lasciava intendere... Tuttavia Sirius Aspettava il momento giusto per poter formulare la sua richiesta. Non aveva dimenticato i suoi piani.

“Sirius, non è facile come credi. Silente non può aiutarmi, non potrà accogliermi nell’Ordine! Nessuno dei membri mi vorrà.”

“Ma cosa dici? Certo che ti vorranno! Tutti noi vogliamo uccidere quel mostro e finalmente anche tu! Abbiamo uno scopo comune! E poi potresti aiutarci con le tue informazioni… Potremmo aiutare molta gente a mettersi in salvo…”

Regulus sbatté il pugno sul cuscino, e ribatté “Ma certo! Tu vuoi usarmi per salvare tuo fratello James, vero? Così, quando sarete dinuovo tutti felici e contenti, mi butterai dinuovo in un angolo, tanto avrai riavuto quello che volevi, no?”

“No, Regulus, non è come credi. E poi non puoi dare la colpa a me dei tuoi errori! Se tu non avessi ascoltato la cara mammina, saresti sempre stato con me!”

“Non potevo agire come te ed essere come te! Riponevano tutta la loro fiducia in me, l’unico figlio rimasto!”

“Ah, certo, l’unico Black degno di questo nome, subito pronto ad eseguire gli ordini di mammina…”

“Io…Io ero geloso, va bene? Quando eravamo piccoli loro non mi guardavano neanche, eri tu il figlio prediletto, sei sempre stato migliore di me! Poi a scuola sei stato smistato in Grifondoro e hanno iniziato a degnarmi di qualche sguardo!”

“Potevi essere smistato anche tu in Grifondoro, se solo l’avessi chiesto... “

“A cosa sarebbe servito? E poi anche se ero in Serpeverde volevo cambiare, volevo tornare da te. Ma poi tu sei scappato di casa, sei andato da quel Potter! Mi hai lasciato lì, da solo… Cosa avrei potuto fare? Dove potevo andare? Non ho mai avuto nessuno, a differenza tua…”

“Reg, mi dispiace. Abbiamo commesso entrambi degli errori ma adesso possiamo riparare. Abbiamo la possibilità di riparare, capisci? Possiamo combattere spalla a spalla, insieme! Io questa volta lo giuro… Non ti lascerò più solo.” Gli strinse la spalla con una mano.

Regulus sorrise debolmente alle parole del fratello “Non voglio comunque far parte dell’Ordine, i mangiamorte lo saprebbero immediatamente…”

“Oh so cosa stai cercando di dirmi… Sappiamo che c’è una spia nell’Ordine, purtroppo non sappiamo chi è…Ma tu potresti…”

Regulus guardò Sirius con tanto dispiacere per quello che stava per dire “Purtroppo nemmeno io. Il signore Oscuro non ci ha detto niente a riguardo, non ce l’ha presentato. Sospetta di avere delle spie.”

Regulus non poteva dargli notizia peggiore. Non poteva aiutarlo, o forse si? Subito un’idea gli balenò in testa: poteva farlo eccome.

“Non per forza dovremo dire all’Ordine chi sei… Potrebbe saperlo solo Silente.”

“A che scopo?”

“Vedrai.”

Sul volto del maggiore dei Black si distinse un sorriso sincero quanto malandrino, che si rifletté sul minore.

Regulus adesso non era da solo. Aveva dinuovo un fratello, come quando aveva cinque anni.

Una fenice si posò sulla finestra, portava un messaggio.

“Venerdì 23, stamberga strillante ore 16. Avverti il signor Lupin e la signorina MacDonald. Ci sono novità.”

Due giorni. Mancavano due giorni alla riunione dell’Ordine. Rispose al messaggio.

“Ci saremo. Anch’io ho delle novità ma vorrei parlarne in privato con lei. Mi dica dove e quando, ci sarò.”

 

Giunse poco dopo un altro messaggio. “Stanza delle necessità, stanotte. Portalo pure con te.”

Non poté evitare di sbarrare gli occhi per lo stupore quando lesse l’ultima frase. Forse quel vecchio non era tanto bacucco. Rise.

Ciao a tutti voi, che avete messo tra le preferite, ricordate, seguite e anche a voi che leggete silenziosamente. Sono felice che molti di voi abbiano iniziato a leggere la mia storia, mi piacerebbe ricevere una recensione una volta tanto, se non vi dispiace. Attendo con ansia qualsiasi commento, negativo o positivo che sia, o anche dei suggerimenti, perché no. :) Ho bisogno di voi per continuare a scrivere. Grazie per l'attenzione. -marauder11

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Capitolo 7
*** Di erba fresca appena tagliata, di gigli e di legno di manico di scopa. ***


Capitolo 7 – Di erba fresca appena tagliata, di gigli e di legno di manico di scopa

 

Hogsmeade.

Si era appena smaterializzato ad Hogsmeade e scorgeva l’imponente castello da dietro la collina. Era solo, almeno così sembrava agli occhi degli altri. Remus lo aveva aiutato a disilludere Regulus; non poteva certo farsi vedere in giro e soprattutto con Sirius, dopo quello che era successo.

Sorrise e involontariamente si voltò verso destra, cercando James. Per quale motivo?

Semplice, ogni volta che era tornato ad Hogwarts c’era sempre stato lui al suo fianco, così gli venne d’istinto voltarsi e sorridere per essere tornato a casa, l’unica casa che l’aveva sempre accolto, prima di rendersi conto che al suo fianco aveva un altro fratello. Regulus.

Ma Regulus aveva visto il suo sorriso che poi era diventato triste. Aveva accolto quel sorriso, intuendo che quel gesto fosse proprio destinato a lui, ma così non era; lui però non lo sapeva. Però Sirius, comprendendo l’errore e vedendo il fratello sorridergli di rimando, sorrise ancora. Questo sorriso era tutto per Reg. Dopotutto, aveva ritrovato un fratello e di questo ne sarebbe sempre stato felice, ma non avrebbe mai permesso che in cambio qualcuno gli portasse via James.

Era tutto molto silenzioso lì attorno, piuttosto comprensibile. Erano le 03:15 del mattino.

Passarono lungo la via che ospitava il locale I Tre Manici di Scopa e, proprio nel momento in cui superarono la porta di ingresso del pub, la porta d’ingresso cigolò e si aprì. Ne uscì Madama Rosmerta, che aveva sempre avuto un debole per Sirius come lui per lei. Lui inizialmente fu spaventato dalla nuova presenza, ma poi la sua espressione divenne divertita, in memoria dei vecchi ricordi. Così, dopo parecchio tempo dall’ultima volta, uscì fuori il Black playboy che tutti conoscevano ai tempi di Hogwarts.

“Ciao bellezza, che coincidenza! Vedi? I nostri cammini continuano a incrociarsi…Che bel cielo stellato, non trovi?” Disse lui, estasiandola quasi per un attimo, con il suo solito sorriso mozzafiato. Regulus alzò gli occhi al cielo. Non sarebbe mai cambiato.

“Caro, sono felice anch’io di vederti ma questa non è affatto una coincidenza. Ti stavo aspettando… Silente mi ha avvertito del tuo arrivo.” Squittì lei

“Ohh, il caro Albus! Lo ringrazierò per la piacevole accoglienza che mi ha riservato. Più tardi, magari… Adesso andiamo dentro?”

Rosmerta sghignazzò “Il caro Albus, come lo definisci tu, non si sbaglia mai… Mi ha detto di dirti di non perdere tempo a fare il playboy, il mio compito è solo consegnarti questo…”

 Spinse tra le braccia di Sirius un pacchetto di carta non molto grande. Sembrava contenere qualcosa di morbido, era legato da uno spago e avvolto da carta pesta marrone. Decise di aprirlo dopo essersi congedato da Rosmerta con un bacio sulla guancia.

Si allontanò dal pub con Regulus alle calcagna, e quando quest’ultimo parlò Sirius sussultò, si era dimenticato di lui per un momento.

Al pacchetto era affibbiato un biglietto.

Sai cosa farne.

Lo aprì e rimase interdetto per un attimo. Era il mantello di James. Ma certo! Come avrebbe potuto raggiungere la stanza delle necessità senza farsi vedere? Con Regulus al suo fianco, tra l’altro. Era comunque più sicuro dell’incantesimo di disillusione, che ti lasciava sempre un po’ visibile, solo a pochi maghi riusciva perfettamente. Quel mantello odorava di erba fresca appena tagliata, di gigli e di legno di manico di scopa.

Oltre ad essere un ottimo mantello dell’invisibilità, molto raro tra l’altro, aveva anche il potere di racchiudere l’essenza del proprietario. Questo infatti odorava di James.

 “Vieni Reg, sbrighiamoci. Hogwarts ci aspetta.”

 

 

“Sirius, sono felice di vederti. Vieni, caro ragazzo. Come stai? Ah, signor Black, Regulus giusto? Si accomodi anche lei.”

Silente evocò due poltroncine di chintz e le sistemò proprio davanti a sé. La stanza delle necessità somigliava ad un pub molto accogliente, aveva persino un bar con parecchie cose da bere su uno scaffale. Si sentiva anche della musica, molto allegra e buffa a dire il vero. Hawaiiana, e del tutto inopportuna alla situazione. Tutta opera del preside.

“Preside… Suppongo che lei pretenda delle spiegazioni riguardo alla presenza del mio fratello qui presente e…”

“Oh, no. Mi permetta di interromperla ma non lo ritengo affatto necessario. Il signor Lupin mi ha raccontato tutto l’accaduto, giusto l’altro giorno...” disse con disinvoltura.

“Remus è stato qui? Quando?”

“Oh, due giorni fa. Aveva bisogno di stare alla stamberga, sai…”

Regulus aggrottò la fronte.

“Ah, giusto… Beh professore, dato che sa già tutto… Che cosa ha intenzione di fare?” disse Sirius, cercando di cambiare discorso. Aveva visto l’espressione di suo fratello.

“Domanda opportuna, ma non deve rivolgerla a me. Giusto signor Black?” i suoi occhi luccicarono di divertimento per un attimo e subito dopo rivolse a Regulus con il suo sguardo penetrante.

“Giusto signore. Sono rammaricato per tutti i problemi che le ho causato in passato, adesso ho capito, mi creda. Ho capito da che parte stare.”

“Si, le credo. Mi fido di lei adesso signor Black e proprio per questo ritengo opportuno che lei debba unirsi alla causa. Siamo dalla stessa parte adesso, no?”

“Senz’altro, signore. Ma purtroppo io ho degli affari da sbrigare per conto mio e poi non credo di poter essere utile alla causa nel modo che lei intende”. Silente lo scrutava dietro gli occhiali a mezzaluna, con un sorrisetto che era tutto dire “Inoltre non credo che potrò esserle d’aiuto, non so chi sia colui che cercate, il signore oscuro non ci ha menzionato il suo nome e non l’abbiamo mai visto, purtroppo...”

“Oh, di questo ne sono ahimè consapevole… Oltre a lei, un altro mangiamorte si è convertito e mi ha passato delle preziose informazioni, ma non posso dirvi chi è. Purtroppo nemmeno a lui è stato rivelato il nome dell’impostore…”

“Signore, perché non può dirci chi è?” disse Sirius, sentendosi offeso.

“Lo riterrei pericoloso. Vedi, Sirius, sta agendo in segreto per l’Ordine.”

“Ma… un attimo! Chi potrebbe mai convertirsi e rischiare così tanto per l’Ordine? Beh, si, Regulus l’ha fatto ma è stato quasi costretto… l’ha fatto per salvarmi.”

Silente rise e ancora una volta un luccichio illuminò i suoi vivaci occhi azzurri appostati dietro gli occhiali a mezzaluna. Annuì in direzione di Sirius.

“Sei un uomo molto intelligente, Sirius. C’è un buon motivo dietro questa conversione, hai ragione. In fondo lo stesso motivo che ha spinto Regulus nella direzione giusta. ”

“Cioè?”

“Di questo ne parleremo un’altra volta…Adesso devo purtroppo darti delle cattive notizie…”

Sirius si alzò di scatto “James? Lily? Harry? Stanno bene?”

“Si Sirius, i Potter stanno bene, ma ahimè, sono in grave pericolo. Questa spia che lavora per me mi ha riferito che il signore Oscuro è a conoscenza della profezia riguardo all’unico in grado di sconfiggere l’Oscuro signore…”

Sirius assunse un espressione triste e dura allo stesso tempo, non parlò.

 “Tu ne sei a conoscenza Sirius, il signor Regulus no, immagino.

In breve, come ho già detto, c’è una profezia che parla appunto dell’unico in grado di sconfiggere l’Oscuro Signore. Si tratta di un bambino, nato all’estinguersi del settimo mese…”

“Harry…” disse in un sussurro Sirius, terrorizzato. “Per questo lei non ci permette di vedere i Potter? Sapeva quasi con certezza che Voldemort ne fosse a conoscenza, no??”

“Esatto… Non è certo una notizia che va sbandierata e dobbiamo fare di tutto pur di non destare sospetti a Godric’s Hollow. Tantissimi mangiamorte sono di pattuglia ultimamente e conoscono ogni membro dell’Ordine, se vedessero qualcuno di noi da quelle parti regolarmente, capirebbero subito che è lì che si nascondono! Stiamo proteggendo anche i Paciock ma sembra che Voldemort abbia preso di mira Harry, anche se è pronto a colpire entrambi. Abbiamo tuttavia un punto a favore. Il signore oscuro non sa dove si nascondono le due famiglie, non ancora almeno, e non sa nemmeno che noi siamo a conoscenza dei suoi piani… Ma suppongo che abbiamo poco tempo comunque per agire”

“Di questo voleva parlarci alla riunione di venerdì, signore?”

“Oh Sirius, certo che no! E’ rischioso…”

“Esatto, signor Regulus. Vorrebbe venire alla riunione di venerdì e osservare per me i membri? Non mi guardi così, muteremo il suo aspetto! Lei deve solo tenerli sotto stretto controllo da ora in poi, e designare delle persone che secondo lei potrebbero essere sospettabili. Conosce i membri dell’Ordine, vero?”

“Si, signore, ma potrei sbagliarmi.”

“Confido nel suo intuito, signor Black. Sono sicuro che capirà di chi si tratta. Quando lo avrà fatto, venga da me. Adesso potete andare. Ci vediamo presto!”

Regulus pensò a lungo alle parole del suo ex preside.

Durante il tragitto verso casa di Mary, mentre era già a letto e durante la colazione, il pranzo e la cena del giorno dopo. Come faceva Silente a sapere che qualcosa lo tormentava e mancavano pochi pezzi del puzzle per arrivare alla conclusione? Ovviamente non lo aveva rivelato a Sirius, i suoi erano solo dei sospetti e non voleva allarmarlo o portarlo verso una pista sbagliata. Continuò a pensare tutto il giorno ad un fatto, di qualche settimana prima.

 

*FLASHBACK*

Malfoy Manor. Notte fonda. Non riusciva a chiudere occhio. La notte il suo istinto si faceva più prepotente, le sue idee radicate da tempo nella sua mente si facevano più lontane, la notte. Aveva sbagliato tutto, ma adesso non sapeva come uscirne. Si girava e rigirava tra le coperte;  quella notte Morfeo aveva deciso di non avvolgerlo tra le sue braccia.

Improvvisamente udì dei passi strascicati da una stanza non lontana dalla sua. Sentì il cigolio di una finestra che si apriva. Probabilmente lo udì perché si affacciava proprio sul prato da cui si affacciava la sua di finestra. Si udì un tonfo. Qualcuno era caduto dalla finestra e aveva imprecato sottovoce.

Regulus sghignazzò, sperava fosse caduto Lucius, poi tacque.

“Codaliscia, non combinare altri disastri… Sparisci adesso.”

“Si, mio signore.”

Codaliscia. Codaliscia.

Codaliscia.

Aveva già sentito quel nome, ma dove? E quella voce. No, pensandoci quella voce proprio non la conosceva. Come poteva? Era tra l’altro ridotta ad un sussurro ma… Codaliscia.

Gli ricordava qualcosa. Continuava a ripetersi quel nome a mente cercando di ricordare.

Nel frattempo si era alzato presto dal letto per affacciarsi dalla finestra, stando attento a non farsi vedere, nascondendosi dietro il drappo verde che pendeva dalla sua tenda. Ma dalla finestra non scorse altro che un ratto, che correva per il giardino e si dirigeva verso il cancello.

Un normalissimo ratto, solo un ratto. Nessun uomo. Tutte le luci erano spente a Malfoy Manor. Aveva molto sonno, adesso che era in piedi se ne era improvvisamente reso conto.

Probabilmente aveva sognato tutto, si. Ma quel nome…

 

 

 

 

 NOTE:

Ciao a voi Potters!:3

Spero questo capitolo sia stato di vostro gradimento! Grazie a coloro che hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite... Grazie a Delta_mi, lilyluna97 e fenice cremisi. Siete state gentilissime! 

Aspetto una vostra recensione, negativa o positiva che sia. Grazie a quelle vado avanti! :D a presto -M11

 

 

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Capitolo 8
*** Confusione ***


Capitolo 8 – Confusione

 

Quello, sarebbe stato di sicuro un gran giorno. Tutti in casa MacDonald ne erano certi, tranne uno. Quando Mary si svegliò senti un buon profumino di bacon e uova provenire dal piano di sotto. Per un attimo le sembrò di essere tornata a casa, da mamma e papà. La mattina a casa c’era sempre quel buon odore, quando tornava per le vacanze da scuola. Pochi istanti dopo aprì gli occhi e realizzò che era impossibile, i suoi genitori non potevano essere lì. Abitavano in Scozia, luogo molto distante da lì. Decise di alzarsi e fece comunque in fretta; i suoi genitori non erano lì ma l’odore si, era reale. Si spazzolò i lunghi capelli d’oro e li legò in una coda alta e, dopo aver messo un maglione blu che richiamava il colore dei suoi occhi e un paio di jeans, scese in cucina. La sua sorpresa fu tale che rimase a bocca aperta per un po’. Sirius era tra i fornelli e indossava uno dei grembiuli da cucina di Mary, e non si accorse subito della presenza di quest’ultima. Sirius indossava proprio il suo grembiule preferito in effetti, quello grigio a fiori, ma lui non lo sapeva. Teneva in mano una ciotola con una pastella, stava cucinando i pancakes. In tavola vi erano già delle uova e della pancetta fumanti. Mary aveva occhi solo per loro.

E, dato che era così distratta da tutto quel ben di Dio, non notò che Sirius nel frattempo si era accorto di lei, e sorrideva con sguardo malizioso nella sua direzione.

“Buongiorno principessa!” disse, quasi urlando, con il suo solito fare teatrale. Voleva spaventarla e infatti ci riuscì. Mary sussultò e subito gli rivolse uno sguardo truce che poco dopo però si addolcì.

“Buongiorno rompiscatole…”

“Hey hey, oggi non accetto toni poco amichevoli. E’ il gran giorno, oggi si esce! C’è la riunione, ricordi?”

“Certo che ricordo…” Sospirò lei “Spero solo che ci siano…”

“Già, lo spero anch’io. Non li vedo davvero da parecchio tempo. Dai, mangia! Non pensarci. Andrà tutto bene” Sirius fece il giro del tavolo e si appostò dietro Mary, che nel frattempo si era seduta. Si chinò verso di lei e le lasciò un dolce bacio fra i capelli, che la fece arrossire. Per sua sfortuna, qualcuno vide il suo rossore; Remus entrò proprio in quel momento nella stanza.

“Buongiorno, piccioncini.” Rivolse uno sguardo eloquente ai due che, colti sul fatto, arrossirono di botto. Sirius emise un lieve colpo di tosse ed evitò lo sguardo di Remus. Quest’ultimo riuscì comunque a intercettare lo sguardo dell’amico e lo guardò come se lo avesse colto a rubare delle caramelle. Il giovane Black riuscì comunque a mostrarsi indifferente e lo salutò “Buongiorno a te, grande malandrino” Accentuò particolarmente l’ultima parola. Remus era davvero un grande malandrino, a pensarci, il più stronzo e furbo di tutti e quattro. James e Sirius potevano anche essere pestiferi, ma Remus era colui che rendeva tutti i loro piani pericolosi perché maledettamente perfetti. Remus era la mente del gruppetto. Quest’ultimo infatti, capendo l’antifona sghignazzò e mentre addentava un pezzo di bacon.

Mary durante tutto questo scambio di sguardi aveva cercato di passare inosservata, divorando tre pancakes, due uova e due fettine di bacon. Cercava di ingurgitare più quantità di cibo di quanto potesse entrarne in bocca. Divenne buffissima e, quando la guardarono perché non aveva fiatato, Remus e Sirius scoppiarono a ridere sonoramente.

Erano le quindici e trenta quando Sirius, Remus, Mary e Regulus si erano sistemati davanti al camino con ciascuno un po’ di polvere volante in mano. Avevano concordato con il preside che sarebbero sbucati fuori dal camino della testa di porco, il pub di Aberforth Silente. Tuttavia, i primi tre erano perfettamente a loro agio e molto sereni all’idea che a momenti avrebbero raggiunto i loro amici. Regulus invece si sentiva fuori posto, era molto nervoso, oltre che teso. Remus e Mary avevano fatto su di lui alcuni incantesimi per mutare il suo aspetto, proprio come aveva chiesto loro Silente. Adesso aveva i capelli grigi e un baffo arricciato da fare invidia agli sceriffi del far west. Sirius non riusciva a guardarlo in faccia, tanto il suo aspetto lo faceva ridere. Nonostante avesse assunto un aspetto serio e deciso grazie ai suoi nuovi lineamenti duri, aveva uno sguardo quasi furente da quando avevano trasformato i suoi lucenti capelli neri e ondulati in un “ammasso di paglia grigia”, come li aveva definiti lui. Continuava a sbuffare e borbottare di tanto in tanto, specie da quando Remus gli aveva spiegato che avrebbe fatto meglio ad assumere un accento francese. Regulus infatti, secondo i piani, non era altro che un lontano cugino di Remus venuto dalla Francia perché intenzionato a combattere Voldemort e il suo esercito. Si doveva presentare con il nome di Robért Lupin.

 

La Stamberga Strillante non si poteva dire prima di quel momento un luogo ampio e accogliente. Per l’occasione il preside aveva allargato magicamente la stanza più grande della casa, e posto ai lati delle pareti delle sedie, molte sedie. Alla riunione erano venuti in molti, tutti tramite mezzi diversi per non destare sospetti. Alcuni erano sbucati fuori dalla foresta proibita, come Frank e Alice Paciock. Altri, come Dedalus Lux, Alastor Moody, Hestia Jones e altri del dipartimento Auror si erano smaterializzati nell’appartamento soprastante I tre manici di scopa, ed erano usciti tranquilli dalla porta d’ingresso. Altri ancora, come la professoressa McGranitt, il professor Lumacorno, Vitious e la professoressa Sprite, erano scesi direttamente dal platano picchiatore, con grande divertimento di Sirius che era arrivato giusto in tempo per vederli scivolare dal passaggio, e aveva visto cadere la McGranitt sul proprio sedere.

Ma dei Potter non c’era nessuna traccia. Remus cominciò a pensare che non sarebbero arrivati, fin quando questi si smaterializzarono proprio davanti ai suoi occhi direttamente dentro la stamberga. James aveva in braccio il piccolo Harry che muoveva le sue manine attorno ad un boccino giocattolo e rideva; padre e figlio, alla vista di Sirius, gli saltarono praticamente addosso. Sirius stritolò tra le sue braccia il fratello e, dopo aver mollato la presa su di lui, prese in braccio il suo figlioccio e iniziò a fargli il solletico, facendolo ridere a crepapelle. Lily per prima invece vide Remus e, dopo aver lanciato uno sguardo ad Harry per assicurarsi che stesse bene, con le lacrime agli occhi si tuffò tra le braccia del suo migliore amico. Egli capì dallo sguardo della sua migliore amica che sapeva, sapeva che erano in grave pericolo, Silente li aveva avvertiti di certo. Lui le lasciò un bacio tra i capelli e le sussurrò “Ciao, Lils!”

“Oh, Rem. Mi sei mancato! Dov’è Mary?” Nemmeno quest’ultima finì di pronunciare il nome dell’amica che questa, quasi sentendosi chiamare le saltò praticamente addosso e i suoi occhi divennero lucidi, mentre rideva allo stesso tempo “Liiils! Tesoro mio, come stai? Mi sei mancata così tanto!” Lily vedendo i lacrimoni di Mary non resistette e mostrò i suoi occhi lucidissimi all’amica, allo stesso tempo rideva. Erano pianti di gioia e di speranza. Mentre le due si stritolavano a vicenda, Sirius si era avvicinato a loro e guardava la sua sorellina con le braccia incrociate. Lily, che sembrava splendere di felicità tra le braccia di Mary, sembrava allo stesso tempo molto turbata. Quando Lily vide Sirius che la guardava sorridente, lasciò le braccia di Mary e si tuffò tra le braccia del suo fratellone, che rise di cuore al contatto. Egli iniziò a vorticare tenendo ben salda tra le braccia Lily quasi fosse una bambina, mentre entrambi ridevano. “Ciao, Felpato! Anche tu mi sei mancato. Così taaaanto… nemmeno immagini”

“HEM HEM.” James aveva osservato la scena con le orecchie scarlatte. Nonostante fosse felice di vedere le persone più importanti della sua vita così affiatate, non poteva fare a meno di essere geloso della sua Lily. “Messer Felpato, potresti andare a scodinzolare da un’altra parte?” disse James con fare teatrale, che fece scoppiare a ridere tutti i presenti, persino il “cugino” Robért.

“Giusto, amorino. Vieni qua che ti sbaciucchio tutto!” rispose con voce stridula Sirius, imitando la voce di una donna. Si gettò ancora una volta tra le braccia di James e strinse vicino a loro Remus. Sembravano così felici tutti e tre, immersi nelle loro risate. Fin quando qualcuno capitombolò per le scale, dietro la porta della stanza in cui tutti erano riuniti. I tre malandrini, vedendo lo sguardo confuso di Silente, sguainarono immediatamente le bacchette e si diressero per primi verso la porta. Remus aprì la porta rivelando l’uomo che aveva provocato tutto quel trambusto. Peter. Peter Minus. Subito i tre scoppiarono a ridere vedendo l’amico a gambe all’aria con un bernoccolo in testa che minacciava di uscire. Tesero verso di lui una mano, facendolo alzare, e lo abbracciarono. Quest’ultimo faceva dei movimenti tesi, molto impacciati. Regulus lo notò e vide che anche Silente gli stava riservando lo stesso sguardo. Probabilmente anche lui aveva notato lo strano atteggiamento di Peter, che solitamente non sprecava occasione per venerarli e ridere assieme a loro.

 

 

La riunione finì poco più tardi, quasi al crepuscolo. Alcuni dei membri dell’Ordine decisero di rimanere lì ancora un po’ a parlare con i propri amici, tra questi i professori di Hogwarts e l’auror Moody coinvolti in una conversazione molto fitta, e i malandrini con Mary, Lily, i Paciock, il piccolo Harry e il cugino straniero. Quei quattro al solito stavano ridendo per chissà che cosa, quando Regulus vide James tirare a sé Peter mentre gli diceva “Caro Codaliscia, non cambierai mai!”

Codaliscia. Codaliscia. Codaliscia?

Cosa? Possibile che fosse lui quel Codaliscia? No, non poteva essere…o si? Si accorse che Silente lo stava osservando e gli sembrò di vedergli fare un cenno con la testa, come se lo stesse incoraggiando.

“Confido nel suo intuito, signor Black”.

Il professor Silente si fidava del suo intuito, così Regulus decise di non reprimerlo quella volta.

“Minus potresti venire qui un attimo, s’il vous plait? Je vous solamonte parlare…”

Quest’ultimo guardò impaurito il volto del suo nuovo interlocutore, non capendo cosa volesse da lui. Tuttavia non poté evitare di dirigersi verso di lui poiché questo gli si era rivolto con tono gentile. Un tono fermo e deciso che comunque non ammetteva repliche. Sirius e Remus guardarono Regulus con sguardo penetrante e preoccupato, James invece, era solamente sorpreso.

I due uscirono dalla stanza e si trovarono nel pianerottolo vicino alle scale. Regulus subito si avventò su di lui, tenendogli la bacchetta puntata sul collo.

“Eri tu l’altra notte a Malfoy Manor, vero? Non mentirmi!”

Peter subito impallidì assumendo l’espressione di chi era stato colto sul fatto. Indietreggiò e continuò a guardare quegli occhi tanto famigliari... Subito riconobbe in quegli occhi, lo sguardo simile, molto simile a quello di Sirius. “Regulus? TU?”

“Si, sono Regulus! E tu sei quel vigliacco, non è vero? Sei il traditore!!!!”

“Sei tu il traditore, tu hai tradito il signore oscuro! E sei tornato dal tuo fratellino? Bella mossa, molto commovente, ma lo sai che Sirius ha sempre avuto un solo fratello, vero? E quello non sei tu!” disse con voce flebile, dato che Regulus gli stringeva la gola a tal punto da non lasciarlo quasi respirare.

Quest’ultimo, dopo aver udito l’ultima parte della frase di Minus, gli sputò in un occhio e allentò la presa, lasciandolo scivolare.

Peter approfittò del momento e iniziò ad urlare, prendendo la situazione in mano “Sei tu allora! Tu sei il traditore!” subito Regulus gli lanciò un incantesimo e, nello stesso momento, anche Peter lo fece. I due iniziarono a duellare, quando la porta si spalancò, rivelando i tre malandrini seguiti da Silente e Moody.

“Come osi?” disse Regulus.

“Si, oso! James, Remus, Sirius. Indovinate! Questo è Regulus Black, noto mangiamorte!”

“Non sono più un mangiamorte, ho smesso di esserlo da un po’ di tempo ormai. Tu invece, dì loro che sei tu il traditore!”

“Reg, che stai dicendo?” James, sentendo il tono dolce e amichevole di Sirius si voltò di scatto verso quest’ultimo, molto sorpreso. Incrociò lo sguardo di Remus però, che gli fece cenno di aspettare. Lunastorta disse all’amico a denti stretti “Dopo…” così James non replicò, ma non poté evitare di essere ancora sorpreso.

 “Ho sentito Voldemort in persona l’altra notte, a Malfoy Manor che chiamava qualcuno Codaliscia. E questo qualcuno è il qui presente PETER MINUS! E’ un animagus, un topo! Non è vero?”

Tutti lo guardavano con sguardi confusi, sconvolti. Nessuno aveva fiducia nelle sue parole, anche se sembravano visibilmente sorpresi. Aveva avuto ragione, non avrebbe dovuto essere lì.

Nessuno dei presenti aveva più ignorato la conversazione. Moltissimi visi sconvolti si affacciarono verso le scale, tutti molto scossi e sorpresi dopo la dichiarazione del giovane Black. Molti puntavano la bacchetta contro Regulus... Persino Harry aveva smesso di emettere gridolini e di giocare con le ciocche dei capelli di Mary e aveva gli occhi sbarrati, in direzione di Lily.

Un silenzio devastante regnava nella stanza.

“Sei un bugiardo! Ci scommetto che avevi già scoperto il nostro segreto, tempo fa, vero? Grazie a Piton! E ora stai usando tutto questo per incastrare me, e invece sei tu l’impostore!”

Sirius non capiva. Regulus sembrava così sincero; era suo fratello, ma era stato un mangiamorte…

Immediatamente quest’ultimo, come se avesse intuito i pensieri del fratello maggiore, gli rivolse uno sguardo di supplica e gli disse “Sirius, tu mi credi, vero?”

“Io…io…”

Il suo sguardo era perso, sembrava del tutto imbambolato. Eppure molti pensieri stavano attraversando la sua mente, la sua testa gli diceva che aveva sbagliato tutto, Reg non sarebbe mai cambiato. Il suo cuore e il suo istinto però, gli dicevano che Regulus era suo fratello e non avrebbe avuto motivo di mentire… Una battaglia interiore lo stava distruggendo, non sapeva cosa fare. D’un tratto si riscosse e prese James per un braccio e lo guardò, quasi trasmettendogli tutti i suoi pensieri

 “Sirius, mi dispiace davvero ma non è mai stato davvero tuo fratello, lo sai!”

“Jam, lascia stare. Io non credo che Reg avrebbe detto una cosa del genere se…”

“Davvero tu stai credendo in quello che dice? Insomma, stiamo parlando di Peter! Peter! Come puoi dubitare di uno di noi, fratello?”

Peter si avvicinò e rispose “James, è comprensibile. E’ suo fratello, lascia stare”

“No, Pet! Non è giusto, non può non fidarsi! Non ti fidi nemmeno di Remus e me allora? Perché lo sai che è lo stesso, siamo fratelli noi”

I suoi occhi nocciola erano sempre stati così sinceri e leali. James era sempre stato il più buono e il più ingenuo, questo lo sapeva Remus. Lo sapeva che James non avrebbe mai e poi mai dubitato dei suoi amici. Sirius invece era il più impulsivo, si mostrava come il più forte. Ma anche il più fragile. E lui?

Beh, Remus era a detta di tutti il più furbo, il più intelligente. Osservava Regulus, che aveva uno sguardo ferito. Sirius non si fidava di lui, almeno non completamente. Aveva detto la verità.

Sirius ancora fissava Regulus quasi volesse leggergli dentro la verità. Magari voleva davvero confonderlo e fargli credere che stava passando dalla sua parte. O magari era davvero pentito? Voleva fidarsi, ma qualcosa lo frenava. Regulus si era nel frattempo avvicinato e gli aveva detto 

“Avevo ragione, non mi avrebbero creduto. E a quanto pare nemmeno tu.”

“No, Reg, aspetta!”

“A presto, Sirius.” Si smaterializzò, prima che qualcuno potesse fermarlo.

Note (pseudo)autrice:

Ciao a tutti!!! Volevo innanzitutto ringraziare Aly Black, Picabo e Fenice Cremisi per aver recensito, grazie grazie grazie! Grazie anche a tutti quelli che seguono la storia, l'hanno inserita tra le preferite e le ricordate e grazie anche a quelli che silenziosamente leggono!!! 

Spero questo capitolo sarà di vostro gradimento, aspetto i vostri pareri :D (Anche se a me non piace per niente, non avrei voluto allontanare Regulus ma è stato necessario, in futuro vedrete perché)

Alla prossima, grazie ancora! -M11

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Capitolo 9
*** Fiamma ***


Capitolo 9 – Fiamma

Sirius non aveva toccato cibo per giorni, non aveva dormito. Remus era preoccupato per Sirius, per i Potter e per Regulus, molto preoccupato, e continuava a credere in quello che aveva detto quest’ultimo, anche se non poteva evitare di sentirsi in colpa. Provava a parlare con Sirius ma questo puntualmente trovava un pretesto per poter deviare la discussione.  Anche Mary aveva notato la tensione che aleggiava nell’aria e che si poteva tagliare con le forbici, tanto era fitta. Domenica pomeriggio, mentre era in giardino con Sirius, decise di parlarci. Sapeva che Remus ci aveva  provato invano e sapeva anche perché Sirius aveva deciso di deviare.

Felpato aveva fiducia nei suoi amici, piena fiducia in loro e gli avrebbe affidato la sua stessa vita, se si fosse presentata l’occasione. Qualche tempo prima però, per James, aveva dubitato di Remus e, dopo quella discussione, aveva giurato a se stesso che non avrebbe mai più dubitato di un suo amico. Si sentiva ancora terribilmente in colpa per Remus; lui, James e Peter erano stati un tempo la famiglia che non aveva mai avuto, erano tutto quello che aveva.

Non riusciva però a dimenticare lo sguardo ferito di Regulus mentre gli diceva addio, sentiva che Regulus aveva ragione e non aveva mentito. Ma non riusciva ad accettarlo, perché questo avrebbe implicato che non si fidava di un suo amico, e non poteva, ma allo stesso tempo non poteva non fidarsi di suo fratello, che era finalmente tornato da lui. Avrebbe voluto raggiungerlo ma non sapeva dov’era e che fine aveva fatto.

“Sirius…”

“Si, Mary?” disse Sirius sorridendo debolmente in direzione della bionda. Non poteva evitare di sorprendersi sempre più della bellezza di lei, ogni volta ne rimaneva incantato.

“So quello che stai passando e… lo capisco. Io mi sono fatta un’idea.”

“Sputa il rospo, Mac”

“Secondo me Regulus… Secondo me Regulus non mentiva.”

“lo credi davvero? Chi ci dice che sia davvero dalla nostra parte?”

Mary lo guardò sorridendo triste e si avvicinò a lui, prendendogli il viso con le mani per far sì che la guardasse negli occhi, mentre stava seduto.

“Non c’è bisogno di mentire, Sir. Lo so che anche tu lo credi.”

“Sono… sono stato un’idiota, Mary!!”

Sirius non poté proprio evitarlo, non ci riuscì. In quel momento le sue difese crollarono e si appoggiò a Mary, quasi dipendesse da lei la sua stessa vita. Mary, alta quanto lui lo aiutò ad alzarsi e gli fece poggiare la testa sulla sua spalla. Sirius pianse, pianse come non mai. Aveva perso Regulus, dinuovo. E non sapeva se aveva davvero perso anche Peter e se avrebbe perso di conseguenza anche James. Ma cosa doveva fare?

Remus aveva seguito tutto da dietro la finestra e aveva scagliato con forza un bicchiere di vetro, che si era frantumato sotto di lui. Si era sbriciolato sotto i suoi occhi come i suoi amici, che pian piano stavano perdendo tutto. Per quel bicchiere ormai che era diventato scaglie di vetro piccolissime non c’era niente da fare. Per loro invece? Qualcosa poteva essere ancora salvato?

 

 

Si svegliò, per i caldi raggi del sole che filtravano dalla finestra e avevano raggiunto il suo viso, così si girò dalla parte opposta. Aprì pian piano gli occhi e scorse, accanto al suo cuscino, una cascata di boccoli rossi. Si beò della vista della splendida moglie, che sembrava dormire tranquilla dopo molte notti insonni. Sospirò, pensando improvvisamente a tutto quello che gli stava succedendo. Pensando alla sua famiglia, alla sua Lily e al loro piccolo Harry. Sarebbe stata una famiglia perfetta, se non fosse giunto quell’incubo chiamato profezia. Harry, a quanto pareva, era destinato a combattere Voldemort, quel mago orribile che uccideva chiunque gli capitasse a tiro. Rabbrividì al pensiero del suo bambino in pericolo, di fronte a quel pazzo. Si alzò lentamente dal letto, per raggiungere la cullina di Harry. Si affacciò su di essa e vide che Harry, come lui, era già sveglio, con i suoi grandi occhioni verde smeraldo sbarrati. Sorrise alla vista del padre che gli sorrise di rimando. Era così simile a lui! Aveva i capelli sparati in ogni direzione e sembrava attirare i guai. Proprio qualche giorno prima aveva rotto un vaso di Lily, un vaso che in realtà non le era molto caro; i due genitori però sentendo il botto del vaso che cadeva a terra in frantumi, si precipitarono nella stanza in cui c’era Harry con un’espressione preoccupatissima in viso. Ormai qualsiasi rumore li preoccupava, qualsiasi cosa li metteva in agitazione, anche se cercavano di far finta che andasse tutto bene. James sentiva, ogni sera, i pianti silenziosi di Lily mentre metteva a letto Harry. Puntualmente si precipitava da loro e li stringeva in un abbraccio rassicurante, regalando alla sua famiglia uno dei suoi sorrisi più belli. James era fatto così, riusciva a nascondere i suoi sentimenti e le sue paure pur di far stare bene gli altri. Lily lo amava per questo, perché sapeva che qualunque cosa fosse successa, lui sarebbe stato lì, pronto a sorriderle.

James prese in braccio Harry con grande gioia del piccolo e lo portò sul lettone, su cui ancora Lily dormiva. Il piccolo si avvicinò gattonando alla madre e, afferrata una ciocca di capelli rossi, iniziò a tirargliela, ridendo. Lily si svegliò dapprima infastidita ma poi, vedendo l’artefice dei suoi fastidi, sorrise e strinse a sé il suo bambino.

«Buongiorno, miei amori»

«Ciao, tesoro mio.» disse James, schioccando un sonoro bacio sulla fronte della moglie, che arrossì. Quel gesto intenerì James che abbracciò la sua famigliola di slancio, ridendo. «Jamie, dobbiamo parlare.» Subito James cambiò espressione e si incupì. Sapeva già dove voleva andare a parare.

«Dimmi tutto…»

«So che è difficile per te accettarlo e so che probabilmente ti arrabbierai o…»

«Lily, arriva al punto per favore.»

«Beh, ecco. Io ho una teoria. Io credo che il fratello di Sirius… Insomma, io credo che fosse sincero.»

«Lily, basta con questa storia! Come puoi fidarti delle parole di un mangiamorte?»

Lily allargò le braccia e si alzò, incrociando le braccia «Sembrava sincero Jam, tutto qui! E se non l’hai capito qualcuno ci tradisce, qualcuno che è molto vicino a noi! Vuoi accettarlo, per favore?»

«Lily io non ci capisco niente, davvero. Non so più che pensare, cosa credere e di chi fidarmi. Non so che fare, mi sento impotente. Io devo proteggervi ma non so da chi devo farlo! Capisci che significa? » Il tono di James si inclinò e, quando pronunciò l’ultima parola, una lacrima solcò la sua guancia. Lily cercò di ignorare il tono di James e continuò

«Jam, capisco perfettamente ma non possiamo ignorare ciò che sentiamo dire, ciò che sentiamo dentro. Qui si tratta di Harry e non possiamo sottovalutare niente. So che è dura ma bisogna ammettere che Peter è stato strano… specie ultimamente»

James sbuffò e si sedette sul letto, su cui stava anche Harry che continuava a muovere le braccine verso i genitori, sbuffando. Lily stava in piedi ma all’improvviso udì uno schiocco e si ritrovò catapultata tra le braccia del marito.

Harry batteva le manine di fronte alla scena, aveva fatto muovere la mamma contro la sua volontà e l’aveva portata tra le braccia di papà. Aveva fatto la sua prima magia, che era stata unire i suoi genitori. Lily e James si ritrovarono con il viso a un centimetro di distanza e subito dopo scoppiarono a ridere, guardando il piccolo Harry. Lily lo prese in braccio e lo strinse a sé, facendolo ridere ancora di più. James godette di quella vista e abbracciò le due persone più importanti della sua vita.

Possibile che una famiglia così perfetta fosse destinata a frantumarsi?

 

 

 

 

Un uccello rosso era partito quel venerdì dalla torre di astronomia, si era librato leggero nell’aria ed era scomparso. Qualche giorno più tardi era tornato al tramonto e si era poggiato sul suo trespolo, mentre sgranocchiava qualcosa. Sembrava fremere di gioia, continuava a picchiettare le zampe sul legno su cui era poggiato. Guardava continuamente la porta dell’ufficio del preside che in quel momento non era lì. Aspettava di vederlo entrare da un momento all’altro e dopo pochi minuti, questo lo fece.

“OH! Amica mia, cominciavo ad essere in pensiero… Porti delle liete nuove?”

Fanny fischiò contenta in direzione del suo proprietario, volò e gli si poggiò su una spalla.

“Suppongo di si… Quando dici tu Fanny, andiamo!”

Fanny si librò fino a poggiarsi sulla testa del professor Silente ed entrambi, qualche minuto dopo, sparirono in una fiamma rossa fuoco.

Una piccola luce di speranza, si.


Ciao a tutti! :3 chiedo scusa per il terribile ritardo, mi rendo conto anche di quanto possa far schifo questo capitolo ma è un capitolo di transizione, era necessario farlo! Ringrazio tutti quelli che seguono la storia, l'hanno aggiunta tra preferite e ricordate, e ringrazio un po' di più tutti quelli che hanno recensito, mi siete stati davvero d'aiuto!! Invito tutti gli altri a lasciare un commento, ho bisogno di consigli, consigli e consigli!!! Grazie mille anche a tutti coloro che silenziosamente leggono... <3 -M11

ALLA PROSSIMA! :D

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Capitolo 10
*** Attacco e difesa ***


Capitolo dieci - Attacco e difesa

 

Mi alzai di scatto, così ebbi un capogiro appena mi svegliai. Chiusi un attimo gli occhi per riprendermi e quasi immediatamente li riaprì. Mi alzai, diretto alla stanza di Sirius. Dovevo assolutamente parlargli, avevo pensato a lungo a quello che avremmo dovuto fare, e subito.

 

Bussai alla porta, ma Sirius non rispondeva. Tipico, erano le nove del mattino e sicuramente dormiva ancora. Spalancai la porta, intenzionato a svegliarlo magari con un Aguamenti come ai tempi di Hogwarts, giusto per divertirmi un po’.

La mia espressione si gelò, il mio sorriso scomparve non appena varcai la soglia della stanza del mio migliore amico. Il letto era disfatto e non c’era nessuna traccia di Felpato, in quella stanza. Iniziai a girare per il corridoio del primo piano ma niente. Mary dormiva ancora beata nel suo letto, e in bagno non c’era nessuno.

Scesi in fretta in cucina con un nodo alla gola.

Se quel cagnaccio ha deciso di andarsene senza avvertire nessuno, lo troverò e strozzerò con le mie mani...

In cucina, come temevo, nessuna traccia. Raggiungo in poco il salottino, non c’è nemmeno lì. Mi metto le mani ai capelli e mi tuffo disperato sulla poltrona, imprecando sonoramente e lanciando un cuscino lontano. Abbasso la testa, stringo i miei occhi con le mani. Tolgo le mani quasi subito, e apro gli occhi.

«Maledizione Sirius, allora non te ne sei andato!»

Sirius Black stava appoggiato allo stipite della porta che portava in giardino, con una tazza contenente qualcosa di fumante e un sorriso malandrino.

«Oh ma non mi dire che stavi proprio cercando me!»

«Si da il caso che si, maledetto idiota, cercavo te! Credevo te ne fossi andato quando ho visto il tuo letto vuoto… Sono solo le nove del mattino, quando mai tu ti sei alzato di tua spontanea volontà alle nove del mattino?»

Sirius rise, e la sua risata risuonò in quel salottino come un latrato. Fu subito seguita a ruota da quella di Remus, seppure si mostrasse riluttante.

Poco dopo smisero di ridere. Sirius si fece serio e si sedette sul divano che stava di fronte alla poltrona su cui stava seduto Remus. Lo fissò per un momento, sospirò e distolse il suo sguardo preoccupato, che contagiò quasi subito e ancora una volta l’amico.

«Beh, avevo bisogno di pensare e…Ma perché mi cercavi, Rem?»

Remus fece una smorfia simile ad un sorriso. Sirius poteva anche sembrare superficiale a volte, poteva anche essere un combinaguai ma non perdeva mai la sua perspicacia.

Era un tipo piuttosto sveglio, si.

«Beh, ho pensato tanto e… Ho capito»

Sirius alzò un sopracciglio, con un’espressione interrogativa. Accennò il capo, come per incitare l’amico a continuare.

«Dobbiamo trovarlo e costringerlo a parlare…»

La risata di Sirius uscì, stavolta amara e aspra, molto diversa da quella di pochi minuti prima.

«Senti, non ho idea di dove sia finito Regulus e…»

«Parlavo di Peter. Dobbiamo trovarlo, credo che sia lui la spia, sai? E lo credi anche tu, non mentirmi. E’ inutile che continuiamo a sentirci in colpa! Insomma, da quanto tempo non viene a trovarci? E’ lui la spia, ne sono certo…»

Sirius lo fissò interdetto per parecchi minuti, come per sminuire ciò che aveva detto Remus ma quest’ultimo continuava a sostenere lo sguardo dell’amico, sicuro di ciò che aveva appena detto.

Sirius si alzò, si diresse in cucina lasciando Remus imbambolato e tornò con un’altra tazza fumante di Thé, che porse all’amico. Si sedette e, con un’espressione seria, disse

«Lunastorta… quando partiamo?»

Un luccichio illuminò gli occhi di Remus.

 

Era da un po’ di tempo che si faceva delle domande.

Su cosa stesse facendo, se le sue scelte erano giuste e se lo avrebbero portato ad una soluzione concreta, se lo avrebbero messo al sicuro…

Ma più di tutti, ultimamente, continuava a chiedersi se quello, quello che stava tradendo i suoi amici, era davvero lui.

Eppure, quando li aveva traditi, si era sentito felice.

Si era sentito per la prima volta considerato da qualcuno che finalmente, l’aveva preso sul serio. Si era sentito utile. I suoi amici lo avevano accolto nella loro cerchia vincente, ma lui era solo l’anello debole.

E questo lo sapeva lui come tutti. Tutti gli puntavano il dito quando era con i malandrini e lo deridevano, mentre volgevano degli sguardi di ammirazione agli altri tre. Era troppo poco. Mediocre. Insignificante.

E quell’azione, quella terribile azione, l’aveva fatto sentire finalmente forte. Ma allora perché, perché sentiva dentro di sé un peso?

Quando li aveva traditi, un’incredibile energia sembrava essersi impossessata di lui. Si sentiva per la prima volta invincibile.

 

Stava seduto su una panchina, a Hide Park, quel pomeriggio.

Nonostante fosse già autunno, era una bella giornata di sole, quella. Teneva gli occhi chiusi, cercando di infondersi quella tranquillità che, infondo, non aveva.

Spesso, ultimamente, si rintanava in luoghi babbani. In quel momento, non aveva molti amici nel mondo magico, e aveva paura dei nemici.

Il rimpianto lo assaliva, il rimorso di non aver fatto ciò che è giusto a dispetto di ciò che è facile lo tormentavano, giorno e notte.

Aveva pensato per sé, ma non era più nemmeno sicuro che ciò che aveva fatto, fosse giusto nemmeno per sé stesso. Aveva tradito gli unici che lo avevano sempre accolto tra loro, le uniche persone al mondo che sembravano averlo accettato, senza pensarci su.

Era un vile, un codardo.

Improvvisamente, sentì un crack.

Quel classico rumore da materializzazione. Improvvisamente si tirò su dalla panchina, si alzò e iniziò ad osservare furtivamente intorno a sé. Mise inconsciamente una mano dentro la tasca del suo mantello, pronto a sfilare la bacchetta.

Senza rendersene conto, fu trascinato da un braccio violento dietro un albero. Alzò la testa, cercando di guardare in faccia l’aggressore ma non ci riuscì. Qualcuno mormorò un incantesimo che sfuggì alle sue orecchie. Cercò di dimenarsi ancora, ma non riuscì a vedere il volto del suo aggressore. Il panico lo stava assalendo, ma si sentiva stranamente più leggero. Qualcuno gli stava facendo del male, e sapeva che infondo quello si meritava, dopo le sue meschine azioni. Una lacrima solcò la sua guancia, mentre l’angoscia lo avvolgeva tra le sue braccia.

Si addormentò pian piano, poi tutto si fece buio.

 

Scusate per l'immenso ritardo, sono imperdonabile, lo so! Questo è un capitolo di transizione, un po' introspettivo. Tornerà l'azione, quella vera!

Grazie a Ele12 e Fremiona_Tirivispi per aver recensito! Alla prossima, molto presto!

Vostra, Marauder11

 

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