Attacco sventato del 31 ottobre 1981 di marauder11 (/viewuser.php?uid=509351)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inviti e sospetti ***
Capitolo 2: *** Tra pensieri amari e felici speranze ***
Capitolo 3: *** Imprevedibilità ***
Capitolo 4: *** Aiuto ***
Capitolo 5: *** Salvi! (o quasi) ***
Capitolo 6: *** La svolta ***
Capitolo 7: *** Di erba fresca appena tagliata, di gigli e di legno di manico di scopa. ***
Capitolo 8: *** Confusione ***
Capitolo 9: *** Fiamma ***
Capitolo 10: *** Attacco e difesa ***
Capitolo 1 *** Inviti e sospetti ***
" Felpato, Come stai?
Siamo tutti
così preoccupati per te ultimamente! Sappiamo del "piano
sicurezza" architettato dal nostro caro Malocchio, ma potresti mandare
un gufo dalle nostre parti una volta tanto, per Merlino!
Ad ogni modo,
vorrei sgridarti di persona il 31, esigo che tu venga a stare da noi
tutto il giorno, così potrai vedere il nuovo costume di
Halloween per Harry!
Inoltre Sai che James, cocciuto com'è, odia dire che gli
manchi tantissimo e Harry se potesse chiederebbe dov'è
finito il suo bel cagnolone! (sai che ancora non sa parlare, vedessi le
facce che fa quando cerca di dirci qualcosa! Somiglia sempre di
più a James e lui ne è così
orgoglioso)...
Tuttavia, se non riesci a stare da noi tutto il giorno, vedi
almeno di venire per cena!
Con affetto,
Lily"
Sorrise di cuore di fronte alla calligrafia sghemba della sua
sorellina...
Ah, Merlino solo sapeva quanto gli mancavano! Gli ultimi giorni non
erano stati per niente felici per lui, come per tutti del resto...
L'ordine era ormai finito, ogni riunione non aveva alcuna
utilità ormai perché ogni membro
sospettava che il compagno che sedeva al suo fianco fosse l'impostore.
Silente stesso aveva quasi perso le speranze per la salvezza del mondo
magico, sapeva anche lui che c'era un infiltrato tra loro e che prima o
poi Il Signore Oscuro avrebbe attaccato i Potter, ma non immaginava
minimamente chi potesse essere e cercava invano di raccogliere i cocci
di quel gruppo che ormai gruppo non era più da tempo.
Molti di loro erano caduti; troppi erano stati gli attacchi dei
mangiamorte che sapevano sempre e comunque dove si trovassero i membri
dell'Ordine, ed è proprio per questo che era più
che certo, che qualcuno stesse passando informazioni al
SIgnore Oscuro.
Sirius aveva a lungo sospettato di Remus, in quanto
ultimamente era venuto sempre meno alla riunioni e sembrava stesse
evitando tutti. Poco più tardi decise, infatti, che era
arrivato il momento di affrontarlo e, dopo che ebbe scoperto la
verità, ovvero che Remus non li avrebbe mai e poi mai
traditi, promise a se stesso di non sospettare mai più dei
suoi amici, poichè aveva letto, negli occhi di Remus la
delusione farsi strada prepotentemente, mentre gli confessava con
l'amaro in bocca, che aveva sospettato di lui. Aveva capito
che aveva fatto esattamente ciò che Voldemort voleva:
aveva diffidato dei suoi amici.
Ad ogni modo, in cuor suo, continuava a sospettare che qualcuno stesse
nascondendo qualcosa. Qualcuno li stava tradendo e aveva
anche un mezzo sospetto su chi potesse essere... Per numerose notti
aveva fatto lo stesso incubo, un terribile incubo che lo aveva
tormentato e che, seppur avesse piu volte cercato di reprimere durante
il giorno, la notte successiva si ripresentava, più
imponente e realistico che mai...
E cosi', ogni mattina da circa un mese, si svegliava con una rabbia che
gli attanagliava le viscere che gli suggeriva, se possiamo dire quasi gli
imponeva, di scavare un po' più a fondo e di e scoprire chi
fosse il "traditore". Non aveva più mosso un dito dopo esser
stato da Remus, aveva visto farsi largo la delusione negli occhi del
suo amico mentre gli confessava che stesse sospettando di lui e si era pentito di ciò che aveva fatto. Aveva
promesso, si, lo aveva fatto, che MAI più avrebbe sospettato
di un suo amico.
Tuttavia, dopo aver letto quella lettera, qualcosa si era mosso dentro di lui e decise, senza pensarci più di una volta, che doveva
assolutamente fare qualcosa, sentiva che suo fratello sarebbe stato presto in pericolo e
voleva a tutti i costi risolvere questa faccenda prima di andare dai
Potter, doveva muoversi, darsi da fare... Non sapeva quando il Signore
Oscuro avrebbe agito, inoltre sapeva che se avesse lasciato correre e
se fosse andato da James con questi sospetti in mente, quest'ultimo
avrebbe capito che qualcosa in suo fratello non andava...E non voleva
certo recare altri dispiaceri al suo migliore amico, questo no.
Avrebbe fatto qualunque cosa pur di salvare i Potter. Pur di
salvare la sua famiglia... Sapeva già dove andare e non era
sicuro di ricevere un aiuto ma doveva rischiare. Ad ogni costo.
Cosi', si smaterializzò.
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Capitolo 2 *** Tra pensieri amari e felici speranze ***
Spalancò la
porta con più forza di quanta ne potesse mettere e,
guardando dritto negli occhi il fratello, lesse insieme stupore e paura
che comunque ignorò.
"Immaginavo che saresti venuto..." disse Remus, cercando di non far
trapelare lo spavento provato poco prima per l'irruzione improvvisa e
inaspettata dell'amico.
"Davvero te lo aspettavi?!" disse Sirius in un soffio di voce nervoso,
che preannunciava la tempesta che si sarebbe scatenata di lì
a poco "e dimmi, sai per caso anche perché sono qui?"
continuò, mettendo più rabbia nel suo tono di
voce. Remus rispose, con un mezzo sorriso sulle labbra, era
sinceramente un po' dispiaciuto "Dai, davvero te la stai
prendendo per così poco? So di essere stato poco presente
ultimamente ma.." quella risata (stavolta cinica) così
simile ad un latrato interruppe il discorso dell'amico appena iniziato,
quasi come se fosse già stanco di sentire ciò che
aveva da dire... Ma Remus, seppur più teso di prima dato che
l'atmosfera nella stanza si stava facendo pesante, continuò
spedito e sicuro di sè (almeno apparentemente) il suo
discorso dicendo: "ma lo sai benissimo che c'è stata la luna
piena la scorsa settimana e poi ho avuto bisogno di riflettere,
ecco...". Quest'ultima frase fece infervorare Sirius così a
tal punto che rispose urlando: "Vuoi veramente farmi credere che si
tratta solo della luna?! Davvero?? Riflettere, dici? Davvero ti sembro
così sciocco??". Remus, non capendo a cosa si stesse
riferendo l'amico, cercò comunque di mantenere la calma per
capire un po' di più cosa non andava in Sirius, continuando
però ciò che aveva da dire.
"Beh Sirius, se dobbiamo dirla tutta le ultime riunioni dell'Ordine a
cui ho assistito sono state del tutto inutili e deludenti, lo sai anche
tu, quindi non vedo quale sia il problema..." Sirius aveva capito poco
di quello che gli aveva appena detto l'amico, tuttavia, voglioso di
arrivare al nocciolo della questione, si alzò di scatto
"Avanti, sputa il rospo Felpato! Cosa c'è che non va?".
Sirius diede un pugno sul muro su cui era appoggiato Remus, e
quest'ultimo spalancò gli occhi capendo solo adesso, quanto
realmente la situazione fosse grave. Poche volte in vita sua aveva
visto Sirius così arrabbiato e triste insieme.
Riprovò, con più dolcezza:
"Sirius... Avanti amico, so quanto sei preoccupato... Lo sono anch'io,
credi che non capisca cosa significa sapere che da un giorno all'altro
potresti non rivedere più tuo fratello? Sirius... James non
è solo la tua famiglia, è anche la mia..."
Sirius intanto si era zittito, colpito dalle parole dell'amico che
risuonavano nella sua testa così sincere, ma le
scacciò così in fretta e subito dopo
sputò con veleno queste parole: " Tuo fratello? Come puoi
parlare così di James, dire che è tuo fratello,
quando sappiamo entrambi che li hai venduti, che sei passato dall'altra
parte!! Ah! Credevi davvero che saresti riuscito a nascondermelo? Come
hai potuto, Remus?? Come.."
D'un tratto fu interrotto da un calcio
così violento che quasi non credeva provenisse da
Remus, che era sempre stata una persona così tranquilla,
pacifica e così poco istintiva prima di quel momento.
Sirius, per il colpo preso in pieno alzò la testa di scatto,
fissando gli occhi delusi e lucidi di Remus, capendo troppo tardi
l'errore che aveva commesso. Remus, vedendo la sorpresa negli occhi
dell'amico, capì quanto quest'ultimo fosse davvero convinto
di quanto aveva detto precedentemente, quindi scagliò un
altro colpo sul petto di Sirius più forte del primo, quasi a
voler resettare quel corpo dai pensieri negativi del compagno di
avventure tanto adorato prima, tanto odiato in quel momento per
ciò che aveva solo osato pensare, poi si
allontanò, dando le spalle a Sirius.
L'artefice di quei pensieri più sbagliati si
alzò, e si avvicinò a Remus come se volesse
silenziosamente esprimere il suo dispiacere per tutto il male che aveva
esternato prima, e disse, con un soffio di voce ed un groppo in gola.
"Remus, io... Io non... Non volevo, io credevo che, insomma...Ma adesso
ho capito e sono davvero così... Io, spero tu possa
perdon..."
"Tu, Black; come hai osato?? - marcando ogni parola con una
pausa dopo l'altra, con un gesto della mano zittì
l'interessato che stava per replicare e continuò
imperterrito - non credevo potessi cadere più in basso...
Credevi davvero che io potessi tradirvi? Tradire coloro che hanno
salvato la mia vita da un misero destino? NO. Non avrei mai potuto."
Urlando come non mai continuò: "E adesso sparisci, va via.
Non voglio più sentir niente da te."
E così Sirius, colpito dalla furia dell'amico e leso dalle
sue stesse parole mai così sbagliate, si
smaterializzò poichè pensava non ci fosse
più niente da fare, tutto era stato distrutto. Non era stato
Remus a tradire i Malandrini, era stato lui a tradire loro.
Ripensò a lungo, per
giorni, al grave errore commesso con Remus. Adesso non solo era
preoccupato per i Potter, ma anche terribilmente appesantito da un
macigno all'altezza dello stomaco che sapeva tanto di senso di colpa.
Ma ci sarebbe stato tempo per risolvere con lui, si, tutto si sarebbe
aggiustato con Remus e sarebbe andato per il meglio.
Il tempo avrebbe guarito le ferite, ma il tempo stesso non
bastava invece per salvare James, Lily e quel piccolo Harry, a cui
voleva bene come se fosse un figlio.
Adesso doveva pensare a salvare quella famiglia, la sua,
proteggerla da quel male che incombeva su di loro. E doveva fare in
fretta...
Mentre questi pensieri ingarbugliati governavano la sua mente, intanto
passeggiava a Diagon Alley, in cerca di un'idea, qualcosa, anzi
qualcuno, che l'avrebbe potuto aiutare. Era solito andare in quel posto
quando aveva la mente confusa, quel posto che lo rasserenava e
solitamente schiariva i suoi pensieri.
Ma adesso aveva bisogno di più di un pensiero felice, aveva
bisogno di una mano che lo sollevasse da quel baratro in cui era
precipitato, una mano che lo spingesse con forza verso la strada
giusta... Una mano che conosceva, che un tempo era stata amica ma che
adesso non sapeva dove trovare, tanto era lontana. Come avrebbe potuto
guardare negli occhi tanto simili ai suoi di quella persona e
chiedergli aiuto come mai aveva fatto? E poi, quella mano l'avrebbe
davvero spinto verso la strada giusta?
Ma... Ehi! Una mano lo stava davvero spingendo, non verso "la
strada giusta" ma contro il muro!
In un millesimo di secondo si ritrovò faccia a faccia con un
uomo che non aveva mai visto; basso, tozzo e calvo.
Aveva parecchi ciondoli appesi al collo e due o tre orologi
al polso; quest'uomo lo guardava, arrabbiato, seppur fosse palesemente
spaventato da ciò che stava facendo, dato che si trovava
davanti ad un Black, figlio di una casata così antica quanto
odiata da quel Black stesso.
"Cosa diavolo sta facendo, per Morgana?!" sbraitò Sirius,
infastidito da quel gesto più fastidioso che violento di
quello sconosciuto.
"Ah, caro signor Black, sa benissimo cosa sto facendo! Le pare che io
non mi ricordi cosa mi ha fatto l'altro giorno? Perché mai
mi ha schiantato?? Io non volevo fare niente, non stavo ascoltando i
discorsi suoi e di quei maledetti scagnozzi che si porta dietro!"
In un lampo capì; quello sciocco aveva sbagliato persona, o
più precisamente aveva colpito il Black sbagliato.
Era di Regulus, il suo "amato" fratellino, che stava
parlando. Quel "fratello" di cui aveva tanto bisogno.
D'un tratto, sul suo viso iniziò a
mostrarsi un sorriso compiaciuto, un sorriso furbo e
malandrino; sapeva esattamente cosa fare e come sfruttare
quella palla al balzo, quel colpo di fortuna.
"Ah e cosa stavo esattamente facendo io? E quand'è, per
Merlino, che mi ha visto passare di qui?"
disse, quasi gentilmente e con calma, mentre si liberava quasi senza
fatica dalla mano di quell'uomo tanto basso quanto
ingenuo, date le circostanze.
Lo sconosciuto intanto, colpito dalla gentilezza anomala del Black,
fece qualche passo indietro e, meno sicuro di sè rispetto a
prima continuò:
"Lei, e quei suoi scagnozzi... Oh, insomma! Vi pare che io non abbia
visto cosa fate? Passate sempre di qui, ogni tramonto di ogni
maledettissimo giorno, e andate verso Nocturn Alley..."
Nel frattempo Sirius aveva assunto uno sguardo indagatore,
curioso (più divertito che curioso in realtà,
dalla difficoltà con cui quell'uomo gli stava parlando tanto
era impacciato, e dalla facilità con cui lui stesso stava
ottenendo informazioni senza muovere un dito; che fortuna sfacciata!) e
piuttosto accusatore verso l'uomo che aveva davanti, tanto che questo
si fece piccolo piccolo di fronte a quei tenebrosi occhi di ghiaccio e
a quella figura elegante; eppure continuò, seppur
scoraggiato, a parlare e disse:
"Non che... insomma, non che io ci faccia caso più di tanto!
Beh, ovviamente... Per me potete fare ciò che volete ma
ricordo che eravate stato gentile con me, un giorno, quando eravate da
solo. Quindi non capisco cosa io vi abbia fatto, l'ultima volta che vi
ho visto!"
Sirius non riuscì a trattenersi e rise, rise finalmente di
cuore, la sua risata sapeva già di conquista.
E, preso da un moto di gratitudine abbracciò lo sconosciuto
in fretta e si allontanò a passo spedito verso la
gelateria di Florean Fortebraccio.
Erano ancora le due del pomeriggio e avrebbe dovuto aspettare ancora un
po' la comparsa di Regulus al tramonto.
Doveva pensare a come parlare con lui, da solo. E poi, doveva
festeggiare.
La fortuna era dalla sua parte, quel giorno.
Il pomeriggio era
scivolato lentamente, per questo Sirius aveva potuto pensar bene a come
incastrare Regulus e portarlo con sé.
Al solo pensiero del
fratello, l'amaro gli saliva in bocca, poichè quel fratello
a cui aveva tanto voluto bene da piccolo e con cui aveva condiviso le
uniche gioie in casa sua, era andato contro di lui, si era schierato
dalla parte di Voldemort.
Avrebbe voluto salvarlo, avrebbe dovuto salvarlo perché
infondo la sua unica colpa era stata la vigliaccheria che, a differenza
sua, lo aveva lanciato verso la strada prescelta dai suoi genitori.
Regulus portava avanti il nome della sua famiglia e gli recava onore,
seppur fosse un vigliacco; Sirius era il traditore da ripudiare che
aveva distrutto tutti i progetti fatti da Orion e Walburga Black per
lui, colui che era stato il loro primogenito prediletto.
Ma adesso non poteva ancora insultare silenziosamente quella che
sarebbbe dovuta essere la sua famiglia, lui non aveva bisogno di una
madre, un padre e un fratello che era divenuto marcio ormai; aveva
un'altra famiglia, che lo amava più di qualsiasi altra cosa.
Ma, dentro di sé, grazie a quell'incontro che sarebbe
avvenuto di lì a poco, sperava di poter fare ancora qualcosa
per quel fratello perduto. In fondo, gli voleva ancora bene ma il suo
orgoglio gli impediva di capacitarsene realmente.
Così il pomeriggio passò, tra pensieri amari e
felici speranze. Si sentiva ansioso di scoprire cosa sarebbe successo,
non impaurito. La sua ansia sapeva di speranza, di voglia di cambiare
le cose. E magari avrebbe davvero fatto la differenza, non
solo per uno dei suoi fratelli.
NOTE DELLE AUTRICI:
Saaaalve a tutti!!!
Ci tenevamo a ringraziare coloro che hanno recensito lo scorso
capitolo, HOON21 (che l'ha inserita anche tra le seguite) e
DREAMER_IMPERFECT,
THELASTHALFBLOOD che ha inserito questa storia tra le preferite
<3
e RAMOSETTA che l'ha inserita tra le ricordate e tra le seguite!!!
GRAZIE, GRAZIE
E naturalmente, grazie anche a AVISDREAM, BABSY, MARTY EVANS e
SOLISOLI_17 che l'hanno inserita tra le seguite!!!
E a tutti quelli che
leggono :DDDD
Speriamo che questo
capitolo sia stato di vostro gradimento, il prossimo sarà
molto movimentato e credo lo pubblicheremo tra pochi giorni
perché è quasi ultimato!!!
p.s.: La parte in corsivo indica un FLASHBACK della conversazione tra Sirius e Remus!!
-MARAUDER11
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Capitolo 3 *** Imprevedibilità ***
Capitolo
3 – Imprevedibilità
Il
pomeriggio passò, rapido, come quando stai per affrontare un
compito in classe
e prima che te ne accorga questo arriva, senza darti il tempo di
provare a
studiare qualcosa su cui esso probabilmente si baserà, di
cui tu non sai
praticamente niente. E Sirius si sentiva proprio così,
impreparato; non sapeva
realmente cosa dire alla persona che l’avrebbe potuto
aiutare, aveva pensato al
piano così, senza che questo avesse una spiegazione logica.
Pensava e ripensava
al fatto che c’era la possibilità che questa
persona non sarebbe passata di lì
quel pomeriggio, e un po’ sperava in
quest’imprevisto dettato dal fato, perché
se non l’avesse incontrato, non sarebbe stato costretto a
scontrarsi con quello
sguardo duro che conosceva bene, del suo (un tempo tanto amato)
fratellino, che
sarebbe divenuto anche fiero e soddisfatto dopo aver ricevuto una
richiesta
d’aiuto dall’ultima persona di cui si sarebbe mai
aspettato una richiesta del
genere, dalla persona che pensava non avrebbe mai più
rivisto.
In
realtà Sirius stesso non credeva prima di allora che avrebbe
mai più cercato
suo fratello, e questo lo avremmo tutti facilmente immaginato,
perché se aveva
mai ereditato una caratteristica dei Black degna di questo nome, di
certo era
l’essere orgoglioso. Non avrebbe mai cercato il fratello
perduto, quel fratello
tanto diverso, se non fosse davvero certo del pericolo imminente che si
stava
abbattendo sul suo vero fratello, quello che c’era sempre
stato per lui nei
momenti più bui della sua vita. James.
Mentre
questi pensieri si ingarbugliavano e si confondevano tra loro nella
mente di
Sirius Black, una ragazza che sedeva in un tavolo poco distante dal
giovane lo
osservava con sospetto. Lei sapeva ben decifrare lo sguardo del
ragazzo, cosa
che era difficilissima per molti altri esseri viventi al mondo; ella
capì che
stava architettando qualcosa, e, a distanza, lo teneva
d’occhio.
Tuttavia,
quella giornata di fine estate era quasi giunta al termine e, poco
prima del
calar del sole, Sirius uscì dalla gelateria di Florean,
lasciando sul bancone
una manciata di galeoni. Sgattaiolò in fretta dal posto, non
prima comunque di
aver lanciato su sé stesso un incantesimo di disillusione
per non essere
notato. Uscendo, non trovò nessuno per Diagon Alley che
potesse provare che
l’incantesimo aveva avuto effetto o meno ma, indisturbato,
continuò a
camminare, sperando che l’uomo tanto atteso, sbucasse
giù di lì, da qualche
parte.
Aveva
quasi perso le speranze quando, da dietro il vicolo posto a fianco al
negozio
di Olivander, si sentì un “crack” che
indicava che qualcuno si era appena
materializzato e infatti, pochi istanti dopo, spuntarono tre
dinoccolati uomini
vestiti di nero e subito, alla vista di questi, sul viso di Sirius si
distinse
un sorriso. Un sorriso tanto brillante che, come una meteora, si spense
subito,
quando si accorse che Regulus non faceva parte di quel gruppetto,
giusto quel
pomeriggio. Avery, Mulciber e Piton camminavano a passo spedito e
sicuro lungo
Diagon Alley, e sembrava si stessero dirigendo proprio verso Nocturn
Alley, “un
quartiere marcio e fetido proprio per dei tipi come loro”
pensò Sirius, che era
rimasto con l’amaro in bocca.
Quest’ultimo
decise, un po’ per noia un po’ perché il
suo piano era fallito e quindi per
vendetta e un po’ perché aveva voglia di
divertirsi come ai vecchi tempi, di
seguirli, schiantandoli uno alla volta stando attento a non farsi
vedere e colpire,
molto abilmente.
Ma
non fu sempre così fortunato perché, mentre
lanciava uno schiantesimo in direzione
di Mocciosus, questo, più veloce di lui, si girò
di scatto e, evitando lo
schiantesimo, colpì a sua volta il suo aggressore in pieno
viso, inconsapevole
di chi fosse la sua vittima, dato che Sirius era comunque rimasto
invisibile ai
loro occhi, grazie all’incantesimo di disillusione
scagliatosi poco prima.
Mentre Piton si
stava avvicinando al corpo del
suo aggressore/vittima per scoprirne finalmente
l’identità, la ragazza del bar
afferrò Sirius per la collottola e applicò la
smaterializzazione congiunta,
trascinando con sé il Black appena in tempo, prima che si
scatenasse la
tempesta.
Era
dinuovo giorno.
Si
svegliò in un ambiente così calmo che pullulava
di pace, che per un attimo
quasi credette di esser morto e finito in paradiso. Pian piano
capì che
possedeva ancora un corpo; mosse prima le dita delle mani e poi pian
piano le
palpebre, fino ad aprirle a rallentatore per rivelare al mondo i suoi
occhi, e
per rivelare ai suoi occhi il mondo che lo circondava. Vedeva sfocato
inizialmente, pian piano sembrò riacquistare la vista e vide
prima la fonte di
quella luce, un’ampia finestra che si affacciava su un
giardino ricco di
cespugli di rose di ogni tipo, e credette dinuovo di trovarsi in
paradiso, perché
quel posto lo conosceva eccome. Sorrise al pensiero che si
impadronì della sua
mente che, se non era morto, stava sicuramente sognando. Il sorriso si
affievolì quando iniziò a ricordare quello che
gli era accaduto (secondo lui)
un momento prima; quel Mocciosus l’aveva fatta franca e aveva
schiantato
l’invincibile Black. Non era possibile.
Di
colpo però la sua vista sul prato fu offuscata da una
cascata di capelli biondo
grano, che sembravano infuriati con lui per la prepotenza con cui si
erano
presentati davanti ai suoi occhi. Ma il viso della giovane donna
sembrava
decisamente più infuriato dei capelli della stessa, si,
infuriato quanto
meravigliosamente bello. Rimase incantato alla sua vista fin quando
questa non
iniziò ad urlare.
“Stupido,
stupido cane! Che diavolo ti è saltato in mente? Sbucare in
Diagon Alley per
divertirti a schiantare quattro mangiamorte a caso!! Ti sei dimenticato
che non
siamo più a scuola? Ti pare opportuno fare questi giochetti
da adolescente di
questi tempi? Sei il solito idiota, Black!”
Sirius
sorrise di gioia pura alla vista della ragazza e la tirò a
sé, abbracciandola e
annusando il profumo di miele dei capelli di lei, che gli era tanto
mancato.
“Maryyy!
Ohh, mia cara e dolce MacDonald! Grazie, grazie, grazie! Sei stata un
angelo!”
Subito
la ragazza si irrigidì al tocco del Black e, seppur fosse
leggermente arrossita,
cercò di
mettere su il broncio più
pauroso che fosse mai riuscita a fare per coprire il rossore e, date le
sensazioni
contrastanti di imbarazzo e rabbia che albergavano sul suo volto, la
sua
espressione divenne buffissima, tanto che Sirius scoppiò a
ridere forte.
Questa,
per ripicca, scagliò un pugno sul braccio di Sirius, che per
la corporatura di
quest’ultimo però, fu poco più che una
carezza.
“Bionda,
ti arrabbi tanto perché io passeggiavo in Diagon Alley, ma
potrei farti
esattamente la stessa domanda” disse lui, con fare teatrale,
sventolando
davanti agli occhi di lei la mano.
“Beh,
avevo finito il mio turno al San Mungo e… dato che non posso
andare a trovare
Lily...” si rabbuiarono entrambi alla pronuncia del nome
della rossa, “…sono
andata a prendere qualcosa da Florean prima di rinchiudermi in casa, sai quanto mi piacciono i
dolci e ultimamente
loro sono i soli a tenermi compagnia…”
“Capisco…”
rispose comprensivo Sirius “Anche se sai bene che dovresti
stare più attenta,
Mac. Come hai detto tu, questi non sono tempi in cui si può
passeggiare
tranquilli senza una vera ragione in giro per le strade, specie a
Diagon Alley”
“Hai
ragione, la penso proprio allo stesso modo e infatti credo
che… Non a caso eri
a Diagon Alley, sei impulsivo e avventato, si... Ma…Conosco
quell’espressione,
tu stai architettando qualcosa! Non è
così?”
“No..”
Affermò Sirius con tono poco convincente “No,
io… Volevo solo andare a…
prendere un gelato!” Disse queste ultime parole con talmente
tanta enfasi, che
si capiva da lontano un miglio che stesse mentendo. Mary infatti, con
un
sorrisetto furbo e quasi “malandrino” rispose:
“ Si, e io sono talmente stupida
da credere alle tue parole, vero?! Avanti, Sirius! Sai che puoi parlare
con me
di qualunque cosa. Sputa il rospo, ora!”
E
così Sirius raccontò all’amica
ciò che aveva intenzione di fare, e lei non
seppe cosa replicare alla fine del racconto, perché questo
piano le era
sembrato tanto avventato quanto fallimentare e così decise
di rimanere in
silenzio per un po’, osservandolo dolcemente, rimurginando su
come avrebbe
potuto aiutare l’amico. Di certo qualcosa non quadrava, non
sapeva come Sirius
aveva potuto pensare che qualcuno li avrebbe traditi di lì a
poco, qualcuno di
cui si fidavano. Questa idea del suo amico l’aveva scioccata
e tramortita… Non
aveva idea di ciò che albergasse realmente nella mente di
lui, ma di una cosa era
certa: non le aveva
detto tutto, no; non
le aveva detto come fosse arrivato a quella conclusione e lei stessa
decise che
non avrebbe approfondito quel discorso, perché sapeva che
prima o poi Sirius,
se lo avesse ritenuto necessario, glielo avrebbe rivelato, senza
problemi né
peli sulla lingua. Loro si erano sempre detti tutto. O quasi…
Sicuramente
però, egli doveva avere delle certezze, altrimenti non
avrebbe mai pensato di
rivolgersi all’unica persona di cui non si sarebbe mai
più fidato, il fratello
perduto. Sapeva quanto astio e disprezzo Regulus provocava in Sirius e
se
quest’ultimo aveva pensato di rivolgersi al fratello minore,
allora il pericolo
era reale ed imminente.
Ciò
di cui era certa era che non l’avrebbe lasciato solo,
nonostante i sentimenti
che nutriva per lui, nonostante sapesse che si faceva solo del male
standogli
così vicino. Sentimenti forti e intensi che aveva sempre
nutrito, che non gli
aveva mai rivelato però, e di cui lui non si era mai
accorto.
Risero
e parlarono tanto quel giorno dei vecchi tempi, ma alla fine della
giornata
Mary diede a Sirius una pozione che gli avrebbe provocato un sonno
senza sogni,
aveva bisogno di liberare la mente dai brutti pensieri e rilassarsi un
po’, e
lui (cosa che Mary non si sarebbe mai aspettata), accettò
con un sorriso, senza
proteste né capricci quella pozione, convinto in fondo che
ne avesse realmente
bisogno.
Lei
lo guardò addormentarsi e cadere in un sonno profondo, e,
quando fu sicura
dell’ultima cosa, prese una pergamena, una piuma e
dell’inchiostro e iniziò a
scrivere.
“E’
qui, l’ho incontrato ieri a Diagon
Alley per caso, si stava cacciando nei guai ma per un motivo ben
preciso che ti
spiegherò. Ti prego, appena ti mando un segnale raggiungici.
Metti da parte la
rabbia, avete bisogno l’uno dell’altro, ora
più che mai. E poi anch’io ho
bisogno di te, sei il mio migliore amico!
Con affetto,
Mac.”
Non
sapremo mai a chi la dolce Mary scrisse questa lettera, o forse si?
Staremo
a vedere.
Scusatemi per il terribile
ritardo! Ho avuto davvero un sacco di problemi in questi mesi e ho
anche perso i capitoli pronti che avevo, prometto che sarò
più veloce. Grazie a tutti per l'attenzione. -M11
|
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Capitolo 4 *** Aiuto ***
Hello guys! Ho deciso di
pubblicare due capitoli insieme per farmi perdonare *Scansa i pomodori
che le vengono scagliati addosso* Buona lettura! -M11!
Capitolo
4 – Aiuto
Quando
aprì gli occhi sicuro che fosse già giorno, si
rese conto che probabilmente il
suo istinto non si era mai sbagliato più di tanto.
Guardò distrattamente la
sveglia e vide che erano appena le cinque e dieci del mattino. Era
decisamente
troppo presto per alzarsi, non lo era però per iniziare a
progettare quello che
avrebbe fatto di lì a poco. Era passata una settimana da
quando Mary lo aveva
tirato fuori dai guai in Diagon Alley e da quando le aveva rivelato il
suo
piano per cercare di scoprire chi fosse la spia dell’Ordine.
La notizia della
profezia si era quasi subito diffusa e probabilmente non solo tra i
membri
dell’Ordine, purtroppo; Silente infatti aveva chiaramente
espresso la
convinzione che anche il Signore Oscuro sapesse della profezia. Di come
Silente
ne fosse a conoscenza, nessuno lo sapeva, ma Sirius si fidava di quel
vecchio
bacucco tanto geniale. Inoltre non era difficile intuire che anche
Voldemort,
come loro, avrebbe capito che “L’unico in grado di
sconfiggere l’oscuro
signore” poteva essere Harry o il figlio di Frank e Alice,
entrambi nati alla
fine di luglio, come recitava la profezia. Per questo dovevano agire
presto.
Sirius aveva bisogno di aiuto, non poteva riuscire a smascherare da
solo la
spia più in fretta che poteva, ma si era pentito quasi
subito di aver
raccontato tutto a Mary, la quale si era subito offerta di aiutarlo
nella sua “missione”.
Ma doveva immaginarlo, lei era la migliore amica di Lily e proprio come
Sirius
avrebbe fatto di tutto pur di proteggere i Potter. E poi lei era Mary,
l’uragano Grifondoro! A
questi pensieri,
subito spostò lo sguardo su di lei. Era accasciata sul
divano di fronte a lui,
profondamente addormentata, con la bocca leggermente aperta che si
incurvava
negli angoli, all’insù, come se stesse sorridendo
nel sonno. Sembrava così
indifesa, e quell’aria da bambina la rendeva ancora
più bella… Quanto avrebbe
voluto stringerla a sé! Sapeva in cuor suo di averla sempre
vista come qualcosa
di più di un’amica, ma era sempre riuscito a
scacciare dal suo cuore questi
sentimenti. Sapeva di non essere capace di amare perché Lui
era Sirius Black,
dannazione! Il ragazzo più donnaiolo che Hogwarts e la terra
intera avessero
mai visto! Lui era sempre stato onesto con le ragazze, sapevano
benissimo che
lui le usava ma queste soffrivano comunque per lui perché
spesso erano
innamorate. Ma lui non le conosceva, molto spesso non sapeva nemmeno i
loro
nomi. Non se ne curava semplicemente.
Ma
Mary era diversa. Era sua amica, gli era molto affezionato e comunque
era Mary
MacDonald dannazione, una delle ragazze più belle e
intelligenti dell’intera
scuola! Ma Sirius Black aveva un talento nel far soffrire le ragazze,
aveva
paura di deludere anche lei che era troppo speciale. Era Mary, la
splendida
Mac. Ma lui era Sirius. E il fatto che lui fosse Sirius implicava tante
cose.
Il sole stava per
sorgere quando egli arrivò alla conclusione che doveva
andare via di lì, senza
Mary. Doveva tenerla al sicuro, non poteva permettere che rischiasse la
sua
vita per un’idea folle di quel folle di Black.
Così si alzò cautamente, pian
piano andò in bagno e, dopo essersi sciacquato la faccia,
aver messo su una
maglietta bianca e un paio di jeans, uscì di soppiatto prima
dal bagno e poi
dalla porta d’ingresso. Non poteva smaterializzarsi
lì però, col silenzio che
regnava attorno a quel posto, Mary si sarebbe svegliata per il rumore
che
avrebbe provocato l’incantesimo, così decise che
avrebbe camminato per un po’.
Attraversò il prato e quando aprì il cancello
della villetta, imprecò per il
cigolio provocato dal cancelletto. Dei passi veloci lo raggiunsero in
men che
non si dica e una mano calda gli afferrò il braccio. Si
voltò di scatto e vide
Mary con il suo sguardo corrucciato e un po’ assonnato che
gli disse subito
“Non ora. Non senza di me.”
Senza che lui
potesse protestare, lei lo trascinò dentro e lo costrinse a
sedersi sul divano
del piccolo salottino rosso.
Mary arrivò poco
dopo, già completamente vestita e ordinata, e si sedette di
fronte a lui, dopo
aver evocato una sedia rivestita in tartan verde.
Sirius era già
rassegnato al fatto che lei come al solito lo avrebbe sgridato, gli
avrebbe
detto che era stato un incosciente, e che non poteva andarsene via da
lì senza
di lei.
Lei però, nel
frattempo, sembrava visibilmente eccitata, come un bambino quando il
giorno di
natale si trova davanti ai suoi regali e non sa quale pacco scartare
prima.
Con voce flebile
ma emozionata e sicura si rivolse al moro, dicendo: “Sono
andata al paiolo
magico ieri, Tom mi ha detto che vede spesso i mangiamorte da quelle
parti, mi
ha confermato che fanno sempre lo stesso percorso, sbucano da dietro
Olivander
per poi dirigersi verso Nocturn Alley.” Qui il suo sorriso un
po’ si spense e
abbassò la testa, pronunciando “Ma non abbiamo
notizie precise a riguardo,
purtroppo… Sono sicura che prima o poi Regulus
salterà fuori, ne sono certa. Tom
mi ha anche detto che non lo ha visto spesso con i suoi soliti
accompagnatori
ultimamente, anzi, non lo ha visto affatto… Ma magari
potremmo seguire i
mangiamorte che sbucheranno fuori prima o poi, fino ad arrivare al loro
nascondiglio… Possiamo vedere se tra loro
c’è Regulus e pensare dopo a cosa
fare di preciso e…” Avrebbe continuato a parlare
ancora con passo spedito, se
lui non l’avesse bruscamente interrotta, con tono pacato ma
allo stesso tempo teso,
dicendo:
“MacDonald,
calma. Tu non farai proprio niente, devi starne fuori. E’
troppo pericoloso!
Non posso permetterlo, sto già rischiando troppo io
e..”
“No! Tu non puoi
dirmi di stare calma e in disparte, io posso aiutarti!”
“Esattamente
come, Mac?! Potresti rimanere ferita, non so cosa potrebbe succederti
stando
accanto a me, e io non posso mettere in pericolo anche te! Ascoltami,
ti prego!
Conduci una vita tranquilla, sei una brillante medimaga, hai una casa
stupenda
e sei una purosangue. Non ti faranno mai del male se tu non gli
metterai il
bastone tra le ruote! E no, Mary, non guardarmi così! Tu non
verrai.”
Lei lo guardò
afflitta e avrebbe protestato subito se non fosse stata così
colpita dalle sue
parole. Aveva sentito un moto di affetto e protezione nella voce di
lui, quando
aveva parlato di lei… Voleva proteggerla ma non capiva che
lei voleva fare lo
stesso con lui. Lei lo amava, dannazione. Non poteva permettere che lui
se ne
andasse, non poteva lasciarlo da solo. Di tutti questi pensieri solo
una frase
uscì fuori dalle sue labbra. “Sirius, tu hai
bisogno di qualcuno che ti aiuti.
Io sono grande e vaccinata, posso darti una mano. Tu
hai…” ma lui la anticipò:
“ No, Mar, io non posso. Capisci? Non posso
rischiare.”
Lei lo guardò con
uno sguardo triste e gli strinse subito entrambe le mani, alzandosi e
guardandolo negli occhi: “Sirius Black…”
sospirò “Puoi dire tutto quello che
vuoi per cercare di convincermi a rimanere qui, ma sai benissimo che io
non ti
lascerò andare da solo.” Qui il suo tono di voce
si alzò leggermente, quasi
frustrato: “Io
non ho una vita felice,
sono intrappolata in questa bolla di normalità mentre la mia
migliore amica potrebbe
morire da un momento all’altro. Non so se potrò
più rivederla e se mai sentirò
la sua voce…” Qui la sua voce si
spezzò, e una lacrima scese lungo la sua
guancia, ma continuò comunque a parlare, a testa alta,
guardandolo dritto negli
occhi, blu contro grigio, senza paura di mostrare a lui i suoi
sentimenti “Sai
esattamente come ci si sente, tu mi capisci. Io devo fare qualcosa per
lei e…”
avrebbe continuato, rivelando che doveva fare qualcosa anche per lui,
ma
quest’ultimo la interruppe, avvolgendola in un abbraccio e
sussurrandole piano
“E va bene Mac, hai vinto.”
Una
lacrima solcò la guancia del giovane, mentre stringeva lei
nel suo abbraccio,
ma nessuno lo seppe mai.
Decisero che non
sarebbero andati a Diagon Alley quel giorno, avrebbero provato a
pianificare
qualcosa, ma non conclusero nulla. L’unica cosa utile che
riuscirono a fare fu
preparare qualche provvista da portare con loro da sistemare nella
borsa di
Mary, a cui quest’ultima aveva applicato un incantesimo
estensivo irriconoscibile.
Lei ci mise dentro anche qualche pozione curativa, nel caso in cui ne
avessero
avuto bisogno, insieme a poche altre cose.
Sarebbero andati
a Diagon Alley il giorno dopo, avrebbero fatto qualche incantesimo ai
propri
visi per modificarne leggermente i lineamenti, in modo da sembrare due
sconosciuti. Si diressero a destinazione verso l’ora di
pranzo, mandarono giù
un boccone al Paiolo e poi cominciarono a passeggiare per Diagon Alley.
Come
previsto, verso le quattro del pomeriggio, sbucarono dal vicolo dietro
il
negozio di Olivander due uomini, McNair e Malfoy che, come sempre, si
dirigevano verso Nocturn Alley. Così Sirius e Mary si
appostarono subito dietro
di loro, stando bene all’erta.
“Lucius, dimmi,
Severus ti ha per caso raccontato cos’è successo
l’altro giorno proprio qui?”
dopo aver pronunciato a voce non troppo alta queste parole, subito
iniziò a
sghignazzare, attendendo una risposta da parte del compare, che non si
fece
attendere molto “Oh, si! Quel piccolo inconveniente con
quell’uomo sconosciuto?”
e rise anche lui, forte. Subito McNair rispose “Ahh,
già! Mi sembra di esser
tornato indietro nel tempo, come quando quello stupido di Potter si
divertiva a
lanciarci incantesimi per puro divertimento! Ma non era lui
l’altro giorno, no,
sappiamo che è rinchiuso come un uccellino in gabbia da
qualche parte, con la
sua sudicia famiglia mezzos…”
McNair però non
potè finire il suo discorso, perché venne colpito
non da uno, bensì da due
schiantesimi che provenivano proprio da Mary e Sirius che beh, non
avevano
resistito alla tentazione di colpirli e avevano ahimè agito,
probabilmente
peggiorando le cose.
Già,
perché subito dopo entrambi i nostri eroi furono colpiti da
un uomo che era
stato dietro di loro tutto il tempo, che li aveva seguiti, senza che
loro si
accorgessero di lui durante il loro percorso da Olivander a Nocturn
Alley. Era
Piton. Ancora lui, quella viscida serpe! Li aveva tratti in inganno
assieme a
McNair e Malfoy. Subito questi ultimi tre circondarono Sirius e Mary e,
dopo
averli legati con un incantesimo oscuro che gli permetteva appena di
respirare
(non con molta facilità dato che quei due continuavano a
dimenarsi),
applicarono la materializzazione congiunta.
Mary si svegliò
di soprassalto, probabilmente per le urla che provenivano dalla stanza
accanto.
Le urla di Sirius. Si guardò intorno cercando di capire dove
si trovassero, ma
non era mai stata in quel posto. Erano stati catturati e probabilmente
non
sarebbero più usciti di lì. Lei non avrebbe
più rivisto Sirius, o i suoi
genitori, i suoi amici… Subito si ridestò; lei
era Mary MacDonald, e Mary
MacDonald non si era mai arresa in vita sua! Non c’era tempo
da perdere, doveva
agire. Per poter fare ciò, doveva intanto cercare la sua
bacchetta.
Tastò i jeans con
le mani e subito si accorse che le era stata sottratta e
sospirò: era
prevedibile. Sbuffò emettendo un flebile gridolino dandosi
mentalmente della
sciocca, pensando improvvisamente al fatto che nella sua borsetta aveva
riposto
una bacchetta di riserva, che aveva comprato pochi mesi prima da Olivander mentre
quest’ultimo provvedeva a
riparare quella che aveva sempre usato da quando aveva undici anni, che
ultimamente sembrava non voler rispondere ai suoi comandi.
Cercò con una
mano sola la piccola saccoccia che si era appiattita contro il suo
ventre con
molta difficoltà, dato che era stata legata con una fune da
McNair con un
incantesimo ma per fortuna, non troppo tardi, riuscì ad
afferrare la borsetta e
la aprì. Estrasse la bacchetta e sciolse
l’incantesimo che la teneva legata, e
subito evocò il suo patronus. Una leonessa uscì
dalla sua bacchetta e dopo aver
pronunciato poche semplici parole, quasi dei sussurri, la leonessa
scomparve
attraverso la finestra della parete alle spalle di Mary.
Intanto le urla
di Sirius si facevano sempre più strazianti e
così, finalmente, Mary decise di
agire.
Iniziò infatti a
camminare per cercare Sirius. Camminò per un vasto corridoio
(sembrava si
trovassero in un castello, data la vastità delle volte e
delle pareti; un
castello molto ricco e sfarzoso, a giudicare dai numerosi ornamenti
d’oro), e
scorse da dietro una porta appena aperta un’ampia stanza, in
cui vi era da una
parte una donna alta, slanciata e dal portamento regale chinata leggermente in
avanti verso una figura
maschile accasciata a terra, che teneva orgogliosamente ben alta la
testa, rivolta
verso la donna che lo stava torturando. Bellatrix Black si stava
proprio
divertendo, a giudicare dall’espressione da folle felice che
albergava sul suo
volto per le torture che stava infliggendo al cugino, Sirius Black.
Nonostante
quest’ultimo fosse in pericolo, quasi sembrava volesse
sfidare con il solo
sguardo la folle donna.
“Avanti, caro
cuginetto, non farti pregare! Dimmi dove si nasconde il tuo carissimo
amico con
la sua amata famiglia! Forse questa volta potrei
risparmiarti…” disse lei, con
voce maniacalmente suadente, girando intorno al corpo di Sirius, ancora
a
terra. “Sai, non voglio che del sangue puro venga versato
inutilmente…”
“MAI!”
urlò
Sirius “Uccidimi pure, tanto io non parlerò.
Uccidimi, ma lascia andare Mary e
i Potter.”
“Ahh, stupido
Grifondoro! Non vorrai fare l’eroe anche questa volta, spero!
Stavo giusto
pensando che se non mi ubbidirai, potrei uccidere la tua
amichetta!” continuò
lei. “Ma mi assicurerò che muoia davanti ai tuoi
occhi! Poi ti risparmierò il
dolore della sua perdita, e ucciderò anche te!” e
dinuovo si udì un flebile
“Crucio” seguito da un urlo lancinante da parte di
Sirius. Mary decise che non
poteva più attendere, doveva provare a salvarlo e andar via
da quel posto,
portando Sirius con sé.
La bionda uscì
allo scoperto con la bacchetta dietro le spalle per far credere di
essere
disarmata, ma purtroppo Bellatrix notò quasi subito la nuova
presenza
all’interno della stanza e, in men che non si dica,
scagliò anche su di lei una
maledizione, immobilizzandola per il dolore e trascinandola molto
vicino al
corpo di Sirius, che ancora gemeva accasciato a terra.
“Eccola qui la nostra
cara e dolce amica, cugino! Allora, non vorrai vederla morire,
vero?”
“Non morirà
nessuno qui oggi se non tu, Black! STUPEFICIUM!” Sirius
girò la testa di scatto
così velocemente verso quella voce, che si fece male al
collo e, alla vista del
suo migliore amico, credette di esser diventato pazzo. Insomma, cosa ci
faceva
lì Remus John Lupin? Nel frattempo Bellatrix aveva scagliato
a sua volta un
incantesimo verso la sua nuova presunta vittima, ma questo prontamente
rispose
all’attacco e, mentre la luce usciva da entrambe le bacchette
e si scontrava a
metà strada provocando una luce scintillante mai vista,
Sirius aiutò Mary ad
alzarsi e quest’ultima urlò in direzione di Remus
“Perché diavolo non hai
risposto alle mie lettere? Perché ci hai messo
così tanto?”
“Mary, non mi
sembra il momento adatto per iniziare a litigare, vedete di aiutarmi,
tutti e
due!” Subito Mary si mise affianco a Remus e
scagliò a sua volta degli
incantesimi in direzione di Bellatrix. Sirius si sistemò
dietro i due, dato che
era disarmato e imbambolato ad osservare Remus che era sbucato dal
nulla poco
prima. Notò che nonostante stessero combattendo due contro
uno, Bellatrix
riusciva a tener testa ad entrambi, data la sua ferocia e voglia sempre
ardente
di uccidere. Spostò appena lo sguardo verso Mary, quando si
accorse che negli
occhi di Bellatrix si era accesa una scintilla; avrebbe scagliato
l’anatema che
uccide di lì a poco e, nemmeno il tempo di formulare bene
questo pensiero,
questa pronunciò “Avada Kedavra!” e, un
istante prima che Bellatrix ebbe finito
di pronunciare la formula, Sirius spinse a terra Remus e Mary,
mettendoli in
salvo, tralasciando però un piccolo particolare.
Era situato
proprio lungo la traiettoria dell’anatema che stava
attraversando molto
rapidamente la stanza; sarebbe rimasto sicuramente ucciso se qualcuno
non fosse
sbucato dalla porta appostata alle spalle di Bellatrix, e se questo
qualcuno,
con riflessi pari solo a quelli di Sirius un momento prima, non avesse
urlato a
sua volta “Protego!” salvando Sirius da morte certa.
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