The Exit - L'uscita

di Antogeta
(/viewuser.php?uid=4593)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Ryoga emise un piccolo lamento inciampando fuori dalla caverna, ancora addosso la sensazione degli ultimi fastidosi spiriti appena scacciati via. Sospirò visibilmente e guardò con una smorfia i numerosi graffi sulle braccia; gli spiriti non erano particolarmente forti ma di certo erano numerosi, e sapevano mordere e graffiare.

 

"Ehi! Imbecille!"

 

I versi acuti che gli arrivarono da dietro gli fecero capire che Ukyo non era più nei guai. Ruotando gli occhi nella direzione da cui era uscito il temuto nomignolo con cui lo chiamava sempre, raddrizzò le spalle e si girò verso di lei. Si era disfatta di quasi tutti gli spiriti, ma ancora un paio le erano avvinghiati testardamente alle braccia. Ryoga sospirò nel vedere la grande spatola caduta qualche metro più in là ma andò comunque a riprenderla.

 

"Sai" aggiunse quasi casualmente, rigirandosi la spatola tra le mani per testarne la consistenza mentre avanzava verso gli spiriti "dovresti allenarti più spesso a combattere senza armi, davvero". Era pienamente consapevole del fatto che era una cosa terribile da dire mentre lei era in un disastroso bisogno d'aiuto, ma sia la sua testa che il suo ego erano ancora pieni di tutti i colpi di spatola che lei gli aveva inflitto prima, quello stesso giorno.

 

Come immaginato Ukyo era furiosa. Gli occhi assottigliati, la faccia arrossata; improvvisamente riuscì a liberare un braccio dalla morsa dello spirito e colpì a tradimento uno dei due spiriti.

 

Che evaporò.

 

Impressionato, Ryoga decise che era meglio smettere di prenderla in giro e di aiutarla, invece. Il secondo spirito fu abbattuto dalla spatola di Ukyo.

 

"Che diavolo stavi dicendo?" Ukyo esclamò, tirandogli un calcio nello stinco.

 

Ryoga sussultò "Ukyo?"

 

"E adesso che mi dici a riguardo?" Ukyo chiese altamente irritata.

 

BAM!

 

Incredula, Ukyo sbattè gli occhi. Ryoga l'aveva appena colpita in testa. Con la sua spatola. Con la sua spatola. Con la sua

 

"E' da tanto che volevo farlo" Le disse solennemente, e in tutta risposta lei scattò riprendendogli la spatola dalle mani. "Cosa" CLANG! "diavolo" CLANG! "ti prende" CLANG! "oggi!" Domandò urlando a più non posso.

 

"Smettila di picchiarmi!" Ryoga le urlò di rimando, stringendo i pugni.

 

"Mi ha picchiato tu per primo!" Gli rispose in modo infantile.

 

"Oh, per favore! Quello era a malapena un colpetto! Tu mi stai picchiando da tutto il giorno!" Le urlò dietro, arrabbiato e incredulo. Era proprio lei a parlare?

 

Ukyo farfugliò. "Certamente non ti ho - "

 

"E mi hai anche tirato un calcio!" Aggiunse, interrompendola.

 

Lei scattò in cerca d'aria. "Tu – tu te lo meritavi, mi hai lasciato laggiù in difficoltà mentre commentavi la mia situazione con sufficienza!"

 

Ryoga minimizzò "Beh, tu dovresti davvero imparare a combattere senza armi"

 

"Non sono affari tuoi!" Ukyo rispose d'impulso, ben sapendo di essere all'ultima spiaggia e di aver perso la discussione. Mentre camminavano verso la luce, sobbalzò alla vista dei graffi che gli ricoprivano entrambe le braccia.

 

"Magari la smetterai di colpirmi con quella dannata spatola!" Le abbaiò dietro, massaggiandosi la testa.

 

Ukyo stava pensando a come scusarsi ma lui continuò. "Non so perchè continuo a seguirti nei tuoi stupidi piani! E non funzionano mai..."

 

"Ehi!" protestò "Nessuno ti ha obbligato!"

 

"Cosa? Tu mi ci hai trascinato dentro! Letteralmente!" Le ricordò incrociando le braccia al petto. "A quel punto ho dovuto seguirti altrimenti mi sarei perso là dentro!"

 

Ukyo si mise le mani sui fianchi, non del tutto convinta. "Mi sembra di ricordare qualcun'altro altrettanto entusiasta di questo cosiddetto 'stupido' piano"

 

"Mi hai convinto tu!" Ryoga insistette, cominciando ad arrossire. "Tu mi hai ingannato!"

 

"Beh, allora...in questo caso non è così difficile ingannarti, eh Einstein?" Gli rispose arrabbiata, le nocche bianche per la stretta sulla spatola. "Ah! Quindi tu non saresti in grado di scegliere da solo? Quindi sarebbe tutta colpa mia?"

 

"Te l'ho già detto, mi sarei perso se non ti avessi – "Scosse la testa, digrignando i denti, frustrato con lei. "Hai continuato a comandarmi a bacchetta, dicendomi che alla fine avrebbe funzionato, e invece erano solo un mucchio di stronzate!"

 

"Stai dicendo che sono una bugiarda?"

 

Ryoga arretrò davanti alla sua collera. "Penso solo che potresti aver frainteso tutta la questione dei fantasmi – era tutto sbagliato!"

 

"Ora stai insinuando che sono stupida?"

 

Ryoga chiuse velocemente gli occhi, come se stesse aspettando un imminente malditesta. "Adesso, ascoltami - "

 

"Ryoga! Ukyo!"

 

Al richiamo girarono entrambi la testa, per vedere Ranma e Akane seduti al bar, che mangiavano mochi1 e gelato.

 

"Venite qui ragazzi! Gli snack sono fantastici!"

 

Anche se cercavano di nasconderlo Ryoga e Ukyo avevano intuito dalle loro espressioni che Ranma e Akane avevano assistito alla maggior parte della loro litigata. Ukyo lasciò andare un sospiro, forzandosi di rilassare le spalle; lanciò un'occhiata a Ryoga che, come lei, era rosso d'imbarazzo. Aprì la bocca per scusarsi ma fu catturata dall'intensità del suo sguardo truce, così chiuse la bocca bruscamente. Se continua a comportarsi così...!

 

"Se non ti fossi lasciato portare via in quel modo..." mormorò, evitando il suo sguardo "se ti fossi mantenuto al piano, se non ti fossi messo a correre come una gallina senza testa...allora non avrei dovuto comandarti a bacchetta".

 

"Sì ma non devi colpirmi in testa quando lo fai!" sibilò Ryoga, entrambi cercando di mantenere la voce bassa mentre si avvicinavano a Ranma e Akane.

 

"Ah sì?" sbuffò Ukyo "ovviamente non hai idea di quanti rischi corri per le tue stupidate!"

 

La sua figura divenne ancora più tesa, la sua espressione rigida, e dal rosso sulla punta delle orecchie poteva intuire che il suo commento aveva colpito e affondato. Era davvero mortificato; e così cominciò a sentirsi anche lei, nel rendersi conto di quanto male lo faceva stare – quando improvvisamente le rispose in modo inaspettato.

 

"E tu ovviamente non hai nessun controllo sulle tue tendeze sadiche!"le mormorò velenoso di rimando.

 

Ansimò. Davvero lui aveva...? Lei voleva scusarsi, davvero lo voleva, cosa che adesso non avrebbe più – certo non adesso che era sul punto di scoppiare di rabbia e vergogna.

 

Ryoga la sorpassò andandosi a sedere sulla panchina di fronte a Ranma e Akane. "Stanno ancora litigando" mormorò Ranma in un sospiro in modo che solo Akane potesse sentirlo. Akane scosse la testa e sospirò. Noi abbiamo finito di litigare due secondi fa, pensò esasperata, quindi chi siamo noi per parlare? Osservò Ryoga fissare il suolo, le labbra contratte, gli occhi pesanti, e Ukyo, i pugni serrati, la bocca una linea sottile...ma gli occhi leggermente lucidi. Akane aggrottò un sopracciglio.

 

Ranma inclinò la testa di lato, studiandoli da quella posizione "Che vi è successo ragazzi?"

 

Ryoga scosse la testa, guardando da un'altra parte "Qualcuno ci ha messo nei guai"

 

Ukyo incrociò le braccia sul petto "Qualcuno è uno stupido idiota che incolpa me di tutto"

 

Ryoga continuava a guardare lontano, accigliandosi col nulla "Qualcuno rifiuta di prendersi le responsabilità delle proprie azioni"

 

Ranma ruotò gli occhi. Non aveva idea di cosa stessero parlando, ma sembravano lui e Akane nei momenti peggiori. E non c'erano neanche rivali o fidanzante in giro. "Credo che 'qualcuno' debba comprarsi un gelato"

 

Ukyo si alzò bruscamente. "Ottima idea Ran-chan!" E li superò praticamente volando, dirigendosi verso un uomo vecchio e losco da cui comprare il gelato.

 

Mentre sceglieva i gusti del gelato, notò che mancava il macha2, il suo preferito. Altra tacca da aggiungere al suo già pessimo umore. Sbattè 200 yen sul bancone e alla fine scelse vaniglia. Mentre l'anziano signore le preparava il gelato non potè fare a meno di ascoltare la conversazione tra Ryoga, Ranma e Akane.

 

"...e dov'è il tuo zaino?" Akane chiese a Ryoga, preoccupata in volto.

 

"Penso di averlo perso prima...uhm, nel lago" Sentì Ryoga esitare nel rispondere e Ranma schiarirsi la gola in modo strano, come se quello che stesse dicendo Ryoga non fosse del tutto vero. Ukyo si domandò cosa potesse essere. "Come farai per i soldi?" chiese Akane; Ukyo si girò a lanciarle un'occhiata, la vide con la fronte aggrottata, dare uno sguardo preoccupato a Ryoga dopo averne dato uno impotente a Ranma, una domanda nascosta nel suo sguardo. Loro potevano fare qualcosa?

 

"I-io...io non so" mormorò Ryoga; mentre si girava nuovamente verso il vecchio, Ukyo potè solo cogliere un frammento di immagine del suo pomo d'Adamo andare su e giù nervosamente. "Non ho davvero...uhm...nessuna...razione di cibo..o...o..."

 

Ukyo sentì un'improvvisa, affilata fitta di colpa. Come sarebbe tornato a casa? Non aveva soldi per il biglietto del treno e non poteva neanche camminare perchè non aveva più il suo sacco a pelo, la tenda, il cibo o – ed era tutta colpa sua. Comunque, se non tutta, una buona parte. Non poteva rimproverarle proprio tutto, vero?

 

Lanciò un'occhiata al suo gelato e quindi a Ryoga, che appariva più tetro che mai. "Me ne dia un altro" Chiese alla strana vecchia guida, sospirando.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

Ryoga continuava a fissare il terreno, la schiena gli faceva male e i graffi sul braccio cominciavano a bruciare. Non aveva idea di cosa fare dopo. Non aveva risorse, comunque, e -

 

Improvvisamente gli apparve un cono gelato davanti al naso, e guardò in alto, leggermente sorpreso. Ukyo, con un'espressione goffa – a metà tra l'imbarazzato e il rancore – gli stava offrendo un gelato.

 

"Um.." la fissò, perplesso.

 

"Prendilo" Ukyo mormorò, ficcandogli il gelato in mano e lasciandosi cadere sulla panchina vicino a lui.

 

Ryogà ne studiò il profilo mentre mangiava il suo gelato; della Ukyo che conosceva, quella che aveva incontrato la prima volta, non ne era rimasto molto.

 

Certo, era sempre prepotente da morire, ma il volto era più maturo, femminile, i capelli più lunghi e certamente...si era riempita nei punti giusti. Nessuno l'avrebbe più potuta scambiare per un ragazzo ormai.

 

Inoltre, era la prima volta che si era scusata con lui, anche se non con le esatte parole. Magari stava cambiando? Stava crescendo?

 

Ukyo vide Ranma e Akane allontanarsi per prendere del tè, così lanciò un'occhiata a Ryoga. Forse avrebbe dovuto -

 

"Scusami" disse d'impulso, senza pensarci due volte. Appena Ryoga si girò verso di lei con gli occhi sbarrati, si ritrovò ad arrossire ancora una volta "Scusa" ripetè a voce più bassa.

 

"Sc-scusami tu" rispose lui con lo stesso tono "Anch'io ho quasi dato di matto, credo"

 

"Sono stata una stronza" disse schiettamente, così da farlo rimanere a bocca aperta. "Beh, è vero!" esclamò sulla difensiva "Quella era la parola sottintesa, giusto?" aggiunse a denti stretti.

 

Ryoga si schiarì la gola, deciso a finirla prima di scadere nel ridicolo "Siamo stati entrambi due idioti" disse alla svelta.

 

"Sì" concordò e ricominciò a mangiare il suo gelato. Osservandolo di soppiatto si accorse che lui aveva già finito il suo e un inaspettato pensiero le venne in mente.

 

Quando aveva mangiato l'ultima volta?

 

"Così, um....ritorni a Nerima?" le chiese, cercando di sembrare disinvolto.

 

"Sì, uh – questa doveva essere solo una gita di un giorno." Ci fu un momento di silenzio in cui trattenne il fiato. "Vieni anche tu?" chiese, anche se conosceva la risposta.

 

Ryoga sembrava disperato. "Io...io non posso..." aggiunge in un soffio, timidamente.

 

"Ti posso prestare dei soldi per il treno" gli disse, irrigidendosi subito dopo, preoccupata per essere stata troppo precipitosa, perchè lui avrebbe potuto domandarsi come faceva a sapere lei della sua situazione.

 

Quando lo sentì sospirare di sollievo – talmente piano da supporre che lui non voleva che lei sentisse – si rilassò. "Me li ridarai quando potrai, non è molto".

 

Per due secondi sembrava quasi volesse rifiutare – per orgoglio, o educazione, chi lo sa? - invece assentì con la testa. "Gr-grazie Ukyo"

 

"Non è niente di che" agitò una mano in segno di rifiuto "E' il minimo che posso fare, dopo – comunque, non è un problema, davvero".

 

"Ad ogni modo, grazie" curiosamente Ryoga le fece un piccolo sorriso; Ukyo si accorse che quel gesto su di lui era per lei una novità, e non potè fare a meno di chiedersi perchè fosse così.

 

"Vedi?" Ranma disse allegramente mentre li osservavano. "Il gelato fa sempre miracoli" Akane scosse solo la testa in risposta, ridacchiando leggermente.

 

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

"Dovreste davvero mettere dei cerotti su quelle ferite, o delle bende" Suggerì loro Ranma quando lui e Akane tornarono indietro.

 

"Sembrano molto dolorose" intervenì Akane, aggrottando preoccupata la fronte. "Avete incontrato altri fantasmi?"

 

Ukyo si vergognò un po' a quelle parole; quei fantasmi avrebbero dovuto attaccare Ranma e Akane. Loro avrebbe dovuto essere quelli pieni di graffi e ferite, se non fosse stato per -

 

"Si può dire così, sì" Ukyo abbassò leggermente la testa in avanti, evitando lo sguardo di Akane.

 

Ryoga annuì soltanto.

 

"Bene, ecco...penso abbiate bisogno di questo allora" disse Akane tirando fuori un kit di pronto soccorso dallo zaino. Ranma fece lo stesso.

 

Ryoga e Ukyo li fissarono increduli. "Ve li siete portati dietro per tutto il tempo?" Ukyo alzò un sopracciglio. "Kit di pronto soccorso?"

 

"Con vite come la nostra è meglio andare in giro preparati" rispose Akane seccamente.

 

"Per quale altro motivo mi sarei portato dietro questo zaino da femminuccia?" aggiunse Ranma, beccandosi una gomitata nelle costole da Akane.

 

"Ecco" disse Akane sorridendo "Rimettevi in sesto così dopo andiamo tutti insieme a prendere il treno" Mise in mano ad ognuno un kit di pronto soccorso. Ci fu uno strano imbarazzo sul suo volto, e sembrava quasi frivola mentre sorrideva, sebbene era ovvio che stesse cercando di nasconderlo.

 

"Gr-grazie" Ryoga balbettò imbarazzato mentre accettava il primo kit. Guardando di sottecchi Ukyo, e la sua espressione impanicata, intuì che anche lei stava pensando la stessa cosa. Akane come poteva essere così gentile con loro dopo che avevano trascinato lei e Ranma in una caverna piena di fantasmi per ore? Era stato tutto reale?

 

Ukyo si sforzò di ascoltare la conversazione tra Akane e Ranma mentre tornavano verso il negozio della vecchia guida. "Non...ancora non riesco a crederci – non è una splendida notizia? E' così...sono così contenta per loro!" La sentì dire con voce sommessa ma eccitata a Ranma, che annuì di rimando, mostrando il suo sorriso sghembo, quasi compiaciuto. Dopo avrebbe chiesto a Ranma che cos'era tutta questa agitazione. Forse il dr Tofu si era finalmente dichiarato a Kasumi, o chissà.

 

Cominciando a medicarsi le ferite col disinfettante, osservò di soppiatto Ryoga fare lo stesso, prima di tornare al suo lavoro. Lui non sembrava preoccuparsi troppo del dolore, invece a lei le ferite trafiggevano come lame. Forse era molto più abituato di lei ad essere conciato per le feste. Lui viaggiava, si allenava, affrontava veri combattimenti molto più spesso di lei; ad ogni modo non aveva nè un ristorante da gestire nè una scuola da frequentare.

 

Il disinfettante era ad ogni modo necessario, anche se bruciava da morire, perchè dopotutto...erano stati dei fantasmi a ridurli in quello stato, e non si poteva mai sapere cosa -

 

"Per fortuna non siamo stati infettati da zombi rabbiosi o cose simili..." Ryoga rimarcò risoluto, e al sentirlo non potè trattenere una risatina – erano i suoi stessi pensieri.

 

"Non sarebbe neanche così incredibile, huh?" Rispose sarcastica, scuotendo la testa.

 

Improvvisamente sentì qualcosa di morbido e bagnato premerle sul gomito e ansimò stupita, cercando frettolosamente il suo sguardo; si rilassò quando vide che le aveva solo applicato del cotone inumidito sulla pelle ferita. "Avevi dimenticato un punto". Disse a mo' di spiegazione, le guance rosse mentre ripuliva la ferita dallo sporco e dal sangue, buttando subito dopo il cotone nel cestino vicino la panchina.

 

"Non eri obbligato a farlo" gli disse con voce bassa e dal tono indefinibile e lui la guardò, non sicuro sul cosa rispondere. Ne era grata? O infastidita? Ad ogni modo non sembrava troppo arrabbiata, così fece semplicemente un'alzata di spalle.


"Ci vuoi un cerotto sopra?"

 

Ukyò sbattè gli occhi più volte prima di annuire. "Probabilmente dovrei". Annuendo anche lui, tirò fuori un cerotto e glielo applicò gentilmente sulla ferita.

 

"E te?" Gli chiese, alzando entrambe le sopracciglia metre esaminava le numerose ferite sulle braccia. Lui cercò di evitare il suo scrutinio, guardando da un'altra parte. "Davvero, non è niente." mormorò appena.

 

Ukyo sospirò esasperata. "Smettila di comportarti come un grosso, stupido...maschio!" si lamentò. "Questo" disse bruscamente, indicando la parte superiore del suo braccio sinistro bendata "è niente!" quindi puntò il suo braccio destro, dove quasi tutto l'arto, compreso il gomito, era stato graffiato, così come il suo avambraccio sinistro. "Ma quello...sembra che sei appena sfuggito per miracolo dalla gabbia delle tigri!" gli disse convinta. All'occhiata che le diede in risposta lei incrociò ancora più serratamente le braccia al petto. "Non mi importa se mi consideri prepotente, sai che ho ragione".

 

Lo sguardo scettico che le lanciò durò imperterrito finchè lei non ne ebbe abbastanza.

 

"Dammi le braccia" alla domanda le porse riluttante gli arti in questione. "E' complicato bendarsi un braccio con una sola mano" borbottò. Con facilità data dall'esperienza cominciò a bendargli il braccio partendo dal bicipide e scendendo verso il polso.

 

"Quando ho finito puoi aiutarmi tu, okay?" Gli suggerì, lanciandogli un'occhiata.

 

Ryoga annuì, trattenendo il respiro, cercando di calmarsi. Non era abituato ad essere toccato così gentilmente; le dita di Ukyo gli sfiorarono i peli sensibili dietro al braccio mentre gli applicava la garza, e il contatto gli mandava infinite scosse di elettricità dalla radice, costringendolo a sforzarsi di non contorcersi ad ogni tocco. Ogni volta che toccava la parte più sensibile sotto il braccio, la pressione leggera dei polpastrelli gli solleticava la pelle. Lo faceva sentire così agitato, come se avesse il prurito su tutto il corpo ma allo stesso tempo ne fosse piacevolmente stordito; sarebbe svenuto se non avesse trattenuto il fiato per tutto il tempo.

 

Ukyo quando finì strinse forte le garze, per poi aggrottare la fronte perplessa; l'aveva sentito tremare leggermente durante tutto il bendaggio e cercò il suo sguardo, per capirne il motivo. La sua espressione era comunque volutamente assente, l'unico segno del suo disagio era un sopracciglio aggrottato.

 

Ukyo guardò Ranma e Akane guardare intontiti i souvenirs del negozio, quali piccole statuette di fantasmi e magliette non molto allettanti con scritte del tipo 'Il mio amore mi ha portato al Tunnel del Perduto Amore e tutto quello che mi ha portato è questa stupida maglietta (che mi sono anche comprato da solo perchè ci siamo lasciati)'.

 

Ukyo ruotò gli occhi. Perchè mai le coppie vengono qui? Girandosi verso Ryoga prese un altro rotolo di garza. "Tutto a posto?" Gli chiese piano mentre cominciava sul braccio sinistro. "Ti sto facendo male?" gli chiese come se le fosse appena venuto in mente, le mani lasciate sospese a mezz'aria, esitante.

 

"N-no!" disse senza riflettere, come se la domanda fosse completamente inaspettata. "No, non stai...sto bene" insistette, in quache modo stupito egli stesso.

 

Rassicurata da quanto detto, Ukyo annuì e continuò il lavoro.

 

Il braccio di lei invece era decisamente più facile da sistemare, ma le mani di Ryoga tremarono quel tanto da metterci quei cinque minuti in più del previsto.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

Ukyo diede una rapida occhiata alla sua figura riflessa nel finestrino del treno. Non stava poi così male; Akane le aveva prestato una spazzola, si era messa del burrocacao sulle labbra, e, tutto considerato, poteva apparire in uno stato ben peggiore, disse tra sè e sè. In fondo era stata attaccata da un branco di fantasmi infuriati!

 

Ad ogni modo appariva stanca, i vestiti sciatti e anche un po' strappati, aveva cerotti su mento e gomiti, era piena di lividi su caviglie, braccia e spalle, e ovviamente c'era il braccio superiore sinistro bendato...

 

...e poi c'era Ryoga. Aveva qualche livido qui e là e un cerotto sulla guancia, ma ad attirare l'attenzione era la quantità delle bende. Sermbrava, in un modo tutto suo, travestito da Il Ritorno della Mummia per Halloween.

 

Era stata obbligata a sedersi vicino a lui. C'erano pochi posti liberi sul treno e Ranma e Akane si erano seduti vicini poco più avanti. Era andata così. C'erano proprio pochi posti.

 

...e comunque non poteva fare a meno di pensare che i posti sarebbero stati quelli anche se il treno fosse stato vuoto.

 

Ukyo si chiese di cosa stessero parlando. E cosa ne pensasse Ryoga di essere seduto vicino a lei e non ad Akane.

 

Akane, che indossava una minigonna stupenda, aveva i capelli a posto, e non la pelle piena di lividi o un cerotto sulla faccia davvero poco attraente...

 

Ukyo si chiese se Ranma si era almeno posto il problema di sedersi vicino a lei, o aveva dato per scontato che il suo posto era vicino ad Akane.

 

Notò che sia il controllore che gli altri passeggeri avevano iniziato a fissare sia lei che Ryoga, e a questo pensiero le si accesero lo sguardo e le guance di vergogna.

 

Se avessero guardato Akane invece, si sarebbero soffermati sul suo splendido viso o le lunghe gambe, che uscivano da sotto quella gonna così incredibilmente corta – Ukyo si accigliò, dandosi uno schiaffo mentale. Chi era lei per parlare, per giudicare il suo considerevole décolleté? Anche se Akane avrebbe anche potuto comprare quella stupida maglietta per coprire -

 

"Cosa c'è che non va?" Ryoga domandò di punto e in bianco, guardandola preoccupato.

 

"Sembriamo quei bambini delle pubblicità progresso contro la violenza domestica!" Ukyo sibilò fuori dai denti. "Probabilmente penseranno che abbiamo...che siamo stati..."

 

Ryoga fece solo un'alzata di spalle. Era talmente abituato agli sguardi curiosi della gente che non ci aveva neanche fatto caso. Era incredibilmente forte, sempre stranamente sperso, e all'occasione si trasformava in un maialino nero. La gente lo poteva fissare per un sacco di motivi, così aveva imparato a ignorarla. "Cosa dovremmo dire?" le sussurrò, deciso, di rimando. "Che siamo stati attaccati da degli spiriti maligni?"

 

Con un gemito Ukyo abbassò le spalle, sconfitta. "Lo so, solo...non importa"

 

"Ignorali" Ryoga le disse con tono deciso "Tra qualche minuto si dimenticheranno di noi" Aggiunse, cercando di rassicurarla. "Una volta che il treno sarà partito, la maggior parte si addormenterà o ficcherà il naso in un libro o un giornale, o comunque fuori da cose che gli riguardano. Fidati".

 

Ukyo inclinò la testa verso di lui, presa alla sprovvista. Era un discorso insolitamente lungo per Ryoga, per non parlare del fatto che era stato più sicuro di sè, almeno più di come era abituata a vederlo. Non pensava fosse il tipo da fregarsene degli sguardi degli estranei; sembrava sempre così imbarazzato. "Grazie" gli rispose calma, ma sempre un po' a disagio.

 

Da quando era piccola odiava gli sguardi della gente, il gossip, l'essere presa di mira. L'avevano seguita da prima dell'incidente con Ranma e ancora durante il liceo. Sparlavano di lei già prima dell'arrivo di Ranma Saotome nella sua vita, perchè suo padre era 'solo' un cuoco di okonomiyaki e per la sua devozione all'attività di famiglia e al loro strano stile di arte marziali. Inoltre da quando sua mamma era morta era diventata sempre più un maschiaccio, anche per l'essere stata cresciuta solo da suo padre. L'incidente coi Saotome l'aveva resa solo di più un elemento fuori dal coro.

 

Ryoga ne osservò le sopracciglie aggrottate e le labbra contratte, un evidente sentimento di disagio le illuminava gli occhi. Non che lui fosse invulnerabile all'opinione della gente ma a differenza di Ukyo, che stava più o meno sempre nello stesso posto, lui era continuamente in giro e gli unici che potevano sparlargli dietro o mandargli strane occhiate erano dei perfetti sconosciuti incontrati per caso. Probabilmente non li avrebbe mai più rivisti e comunque avevano di lui solo la prima impressione, perchè avrebbe dovuto badarci? Le persone che teneva in alta considerazione invece...le loro opinioni lo colpivano sempre in profondità. A volte forse troppo in profondità.

 

"Ukyo?" le chiese gentilmente, una mano sospesa sopra la sua spalla mentre decideva se appoggiarla o meno. "Vuoi...vuoi sederti vicino il finestrino?" Le offrì, pensando che quel posto l'avrebbe riparata maggiormente dagli sguardi indiscreti e il paesaggio fuori l'avrebbe distratta un po'.

 

Lo sguardo di Ukyo si allargò nel sentirlo. "Cosa? Sei sicuro -" Cominciò a chiedere ma lui annuì subito e si alzò, facendole spazio per darle il suo posto. Lo spazio era poco mentre si scambiavano il posto in una specie di danza, lei gli ficcò un gomito nel fianco per sbaglio, cosa che gli fece perdere l'equilibrio, facendogli ficcare il naso sulla spalla di lei, la frangia le toccava la pelle scoperta, cosa che lo fece agitare un attimo e cercò di buttarsi sul suo nuovo posto in modo da risparmiare ad entrambi l'imbarazzante contatto, ma lei gli fece riprendere l'equilibrio tenendolo per un braccio finchè finalmente non crollarono nei rispettivi posti.

 

Ukyo si schiarì la gola e si sistemò meglio sul sedile. "Bella vista" mormorò dopo un po' mentre guardava i pali del telefono, i campi di riso e le colline in fondo passare in una sorta di ritmo Zen, cullandola e facendole rilassare i muscoli tesi delle spalle.

 

"Nessun problema" Ryoga fece un piccolo sorriso, contento che ora lei stesse meglio.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

"Biglietti, prego" disse il controllore in modo sgarbato, guardandoli in modo eloquente, come se avesse seri dubbi che potessero mostrargli anche solo un biglietto, figuriamoci due. Ukyo annuì svelta, tirando i due biglietti fuori dal portafoglio.

 

"Tutto in ordine" disse il controllore dopo qualche minuto, il tono quasi dispiaciuto nel constatarlo. Ryoga lo fissò ma il controllore parve non farci caso.

 

Quello che invece notò fu la gigantesca spatola appoggiata sul sedile di fronte a Ukyo. Alzò un sopracciglio in modo assai scettico. "Cosa dovrebbe rappresentare quella cosa?" Chiese sospettoso, lo sguardo che saettava tra i due teenagers e la spatola.

 

"Nulla di cui dovrebbe int - " Ukyo scattò ma a sorpresa Ryoga l'interruppe.

 

"Siamo appena stati ad Osaka e l'abbiamo comprata come souvenirs, signore" Spiegò Ryoga come se fosse la cosa più naturale del mondo. "Sa...quel genere di souvenirs fuori misura, più grandi del normale? Sarebbe una spatola per okonomiyaki".

 

"Davvero?" Il controllore si accigliò, quindi scosse la testa, come se tutti i suoi pregiudizi sulla gente di Osaka fossero confermati. "E se posso chiedere...cosa vi è successo?"

 

"Abbiamo avuto un incidente mentre facevamo escursionismo" Disse Ukyo nel tono più neutro possibile.

 

Il controllore strinse gli occhi a due fessure mentre li osservava, ma poi schioccò la lingua sul palato e se ne andò, mormorando tra se e se.

 

"Che completo idiota! Chi crede di essere, comportandosi come un poliziotto!" Ukyo sibilò quando l'uomo fu fuori dalla vista. "Che diavolo di problema aveva?"

 

Ryoga fece un'alzata di spalle "Essere sottopagato?"

 

Ukyo sbottò "Troppo pagato, secondo me!"

 

"Beh, l'hai detto anche tu..." Ryoga sospirò "Non sembriamo molto...ecco..."

 

"Sembriamo dei giovani delinquenti?" Ukyo chiese piattamente, e lui diede un colpetto di tosse.

 

"Esattamente"

 

Ukyo lasciò adare un sospiro mentre si appoggiava al davanzale del finestrino. Dopo aver guardato per qualche minuto o due il paesaggio fuori si calmò e cominciò a riflettere su alcune cose dette prima. "Ryoga...tu...tu davvero pensi che usi troppo le armi?" chiese timidamente, mentre stringeva, senza pensarci, il manico della sua spatola da combattimento, appoggiata sul sedile davanti.

 

"Sei volte" mormorò Ryoga. Ukyo si girò verso di lui curiosa e lo vide fissare il vuoto.

 

"Cosa?" gli chiese, confusa.

 

"Sei volte" ripetè "Sono le volte in cui mi hai picchiato con la spatola"

 

"Non credo siano - " tentò di protestare.

 

"E questo solo oggi" le disse schiettamente, lanciandole un'occhiata eloquente.

 

"Beh, dovevi uscire dalla caverna con me, non con Akane! Era così difficile per te capirlo?" esclamò, arrabbiata. Come poteva riprendere ancora quel discorso? Non si sentiva già abbastanza male a riguardo?

 

Gli lanciò uno sguardo accigliato ma con la coda dell'occhio notò che la vecchia signora seduta dall'altro lato li stava fissando e stringeva la sua borsetta come se fosse preoccupata che loro due gliela rubassero, ed era evidente che aveva sentito ogni parola dello strano discorso di lei che lo picchiava ripetutamente con la spatola sulla testa.

 

Questo la zittì.

 

Ukyo sorrise timidamente alla signora prima di guardare Ryoga al suo fianco, sconvolto quanto lei dal suo ultimo commento. "Non hai tutti i torti" ammise infine, guardandosi le mani.

 

"Neanche tu...insomma, nella caverna, non stavo proprio ragionando. O magari pensavo troppo, non so. Avrei dovuto darti ascolto." Ryoga mormorò. "Non ho nulla contro le armi" aggiunse pacato, strisciando un piede nello spazio angusto "Anche io le uso. Ma a volte quando non le hai a portata di mano, allora che fai?"

 

Ukyo annuì; adesso aveva capito il punto della questione.

 

Nel paesaggio fuori dal finestrino stavano cominciano ad apparire degli sporadici edifici più alti di una casa, segnale che si stavano avvicinando a casa. Guardava svolazzare i panni stesi sui balconi delle casette vicino ai binari affossate tra gli edifici più alti, i campi di riso rimpicciolire fino a diventare piccole zolle di terreno.

 

Improvvisamente scoppiò in una risatina, e lui si girò per vedere cosa fosse successo.

 

"Souvenirs fuori misura...!" rise, dandogli un buffetto sulla testa, l'unico posto in cui, all'apparenza, sembrava essersi fatto meno male. "Sei proprio uno scemo...!"

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

Ryoga fece un balzo al sentire qualcosa cadergli in grembo.

 

"Svegliati, Hibiki!" Ranma gli gridò allegramente, facendogli cadere un succo di frutta in braccio mentre con destrezza gli lanciava un pacchetto di panino allo yakisoba e un brik di tè oloong. "Sono stato al carrello bar!"

 

Ryoga guardò giù. Sotto il succo di frutta c'era un panino al curry. Aggrottò le sopracciglia verso Ranma, ora occupato a lanciare un panino al melone a Ukyo, che lo acchiappò facilmente in aria. "Molto divertente" Ryoga ringhiò, e Ukyo lo guardò sorpresa. Perchè reagiva così?

 

"Pensavo ti piacesse il panino al curry!" Ranma gli fece un gran sorriso mentre gli passava una barretta di cioccolato presa dalla pila di cibo mostruosamente alta che stava sorreggendo tra le mani.

Ryoga si accigliò maggiormente, non facendo alcun gesto di accettare la barretta, e per un solo secondo, Ranma sembrò incerto sul da farsi. "D'accordo, se non ti piace il panino al curry, allora cosa ne dici di questo panino con cotoletta di maial-"

 

Nel sentirlo Ryoga si alzò di scatto, afferrando Ranma per la maglietta e strattonandolo un po', così che tutto il cibo che trasportava piovve sul pavimento. "Se questo era un modo per rallegrarmi non ci stai riuscendo, Saotome!" gli sbraitò contro.

 

Ranma si accigliò, sembrando sorprendentemente turbato, come se avesse dovuto pensarci due volte prima di dire quello che aveva detto "Guarda, sinceramente mi ero dimenticato del maiale, stavo solo - "

 

Sentirono un sospiro dietro di loro, e nel girarsi videro Akane in piedi ad osservarli. "Davvero, Ranma, anche quando cerchi di essere gentile non ci riesci. Che cosa hai detto o fatto questa volta?"

 

"Già, me lo stavo chiedendo anch'io" Ukyo sbucò da dietro Ryoga, che lasciò subito la presa sulla maglietta di Ranma e arrossì. Deglutì, e per tenersi occupato cominciò a raccogliere il cibo caduto a terra. Quando ebbe finito li rimise sulla pila di cibo in braccio a Ranma. "Scusa" mormorò. Non aveva intenzione di prendersela così tanto, visto che Ranma stava solamente riutilizzando per la centesima volta i soliti insulti, ma era stanco, si era appena appisolato, il sedile comodo, il suono del treno concigliante, e la vita era sembrata meglio per un po' -

 

"Oh, è solo la vecchia faida dei panini" Ranma spiegò alle ragazze, con un alzata di spalle "Ho solo riportato a galla brutti ricordi"

 

Ryoga ne fu impressionato. Ancora una volta Ranma evitava di parlare della sua trasformazione.

 

"Faida dei panini?" Ukyo era interdetta.

 

"Già, durante le medie a pranzo ci sfidavavamo per accaparrarci i panini migliori e vincevo sempre io"

 

"Più o meno" aggiunse Ryoga in un soffio. Non voleva dare troppa importanza alla cosa; non solo perchè le ragazze stavano guardando, ma anche perchè all'improvviso Ranma stava cercando di essere gentile con lui in modo sincero, anche se strano...e non capiva perchè.

 

"Oh" disse Ukyo, confusa. Non sapeva neanche che Ranma e Ryoga erano andati alle medie insieme. Non aveva mai chiesto del passato di Ryoga...e in effetti di niente della sua vita in generale, se per questo. Non le era mai servito sapere più del fatto che voleva uscire con Akane.

 

"Ecco" Ranma lanciò a Ryoga alcune cibarie, che l'altro prese facilmente. "Prendi degli onigiri se non vuoi il panino, e qui c'è del tè freddo. Sicuro di non volere il cioccolato?"

 

"Sì che lo vuole!" Ukyo fece un sorriso sfacciato e superando Ryoga acchiappò la barretta. Di rado mangiava dolci ma, dopo quello che aveva passato, era il giorno giusto per viziarsi un po'. Il suo gesto bizzarro le fece guadagnare un sogghigno da parte di Ranma e questo la fece sentire un po' meglio.

 

"Volete sedervi con noi?" Chiese Akane, indicando indietro col pollice "Alcune persone sono scese all'ultima fermata così si sono liberati dei posti di fronte a noi, e c'è anche un tavolino in mezzo".

 

Ukyo lanciò una breve occhiata verso Ryoga ma si fermò subito quando si rese conto, con un certo shock, di quello che stava facendo. Quando aveva smesso di essere un individuo e cominciato a chiedersi l'opinione di Ryoga prima di prendere una decisione? D'altronde, sarebbe stato scortese da parte sua lasciarlo lì da solo se non avesse voluto sedersi con loro...

 

Notò, inoltre, che anche lui la stava guardando in cerca della sua opinione a riguardo, cosa che la colse sinceramente di sorpresa. D'altra parte, lui era sempre così indeciso, non c'era così tanto da sorprendersi, no?

 

"Certo" accettò Ryoga tentando di sorridere educatamente. Come potevano rifiutare senza apparire maleducati?

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

In qualche modo finirono per giocare a Obbligo o Verità – Ranma aveva insistito dicendo che si stava annoiando e voleva passare il tempo in qualche modo divertente – che divenne in realtà un Verità o Verità dal momento che le possibilità di '"obbligo" erano limitate in un posto pubblico e affollato come il treno. Le domande diventarono sempre più stupide.

 

Ryoga in quel momento desiderò ardentemente riavere il mazzo di carte nello zaino, perso a inizio giornata.

 

Si era perso in una strana caverna sotterranea per un'intera notte e un'intera mattinata prima di incontrare Ranma, Ukyo e Akane, e si era dovuto creare un passaggio a forza di distruggere massi quasi per tutto il tempo, e poi era stato trascinato dentro una caverna infestata e malmenato da spiriti pazzi...

 

Il suo passatempo preferito in quel momento sarebbe stato certamente dormire.

 

Per qualche motivo, ad ogni modo, non potè lasciare Ukyo da sola a intrattenere quei due. Essere il terzo incomodo con Akane e Ranma non era mai piacevole. Anche se prendi del popcorn per goderti meglio il caos che combinano da lontano, devi metterti l'anima in pace perchè, anche se speri con tutto te stesso che non ti coinvolgano nei loro pasticci, lo fanno sempre.

 

E' come se fossero alla costante ricerca di un motivo per litigare quando sono con altre persone. In fondo se rimaneva sveglio poteva sempre essere un aiuto per Ukyo nel caso la crisi arrivasse.

 

Ad ogni modo pensò che pieno di lividi, ferito, sconfitto e affaticato, l'unico aiuto che sarebbe stato in grado di dare in quel momento sarebbe stato di supporto morale.

 

"Okay, questa è per te, Ryoga..." disse Ranma, e Ryoga si raddrizzò con la schiena e trattenne un sospiro appena sentì tutti gli occhi puntati su di lui "Qual'è stato il posto più lontano da Nerima in cui ti sei perso?"

 

Ryoga si schiarì la gola a disagio, guardando in basso mentre mormorava "Islanda"

 

Ranma lasciò un sospiro fortissimo come se l'avesse trattenuto fino a quel momento.

 

"Ripeti?" Ukyo si sporse verso di lui, lo sguardo spalancato.

 

"Islanda, chiaro?" Ryoga scattò bruscamente, infastidito da tutta quell'attenzione non gradita.

 

Ranma lanciò un bel fischio "Non pensavo fossi andato oltre la Cina! Come ci sei arrivato in Islanda?"

 

"Io...io non so...mi devo essere addormentato su un aereo o una nave o simile" sospirò Ryoga. "Se sapessi come riesco a finire in tutti questi posti strani, secondo te non avrei già fatto qualcosa a riguardo?"

 

Akane vide Ranma aprire la bocca per rispondere, così lo interruppe in fretta e furia "E com'era?"

 

Ryoga sbattè gli occhi alla domanda improvvisa e scrollò le spalle "Fredda, credo. E cara." Ci pensò un po' prima di aggiungere "Hanno delle terme molto belle comunque".

 

"Ci avrei scommesso" disse Ranma in un soffio, beccandosi una gomitata ben piazzata da Akane.

 

"Okay, Ryoga, è il tuo turno" disse Ukyo allegramente; si stava davvero divertendo con quello stupido gioco, ma lei era sempre stata un po' estroversa. D'altro canto praticamente chiunque può considerarsi una persona socievole in confronto a Ryoga.

 

Appena Ryoga la guardò, comunque, si accorse all'improvviso che in effetti aveva davvero diverse domande che le voleva chiedere.

 

Com'era stato travestirsi da ragazzo per dieci anni? Come ci riusciva?

 

Si era mai stufata degli okonomiyaki?

 

Che cosa fa la sera dopo la chiusura del ristorante?

 

Ha degli amici a scuola?

 

Com'è andare al Furinkan, in generale?

 

Che cosa vuole dalla vita oltre a diventare la signora Saotome?

 

Quanti anni ancora avrebbe sprecato rincorrendo Ranma quando è chiaro che lui ama un'altra?

 

Anche lei pensa, come chiunque altro, che lui è strambo?

 

Si era mai sentita intrappolata, come se volesse disperatamente essere qualcun'altro, ma non potesse mai, mai liberarsi e -

 

"Qual è il tuo colore preferito?" Ryoga le chiese con voce lontana, ignorando le conseguenti proteste di Ranma.

 

"Dai, che domanda noiosa! Questo è quasi barare, è così noioso! Non è una "verità", no davvero!"

 

A Ryoga non interessava se era noioso. Non era bravo a intrattenere la gente e specialmente a pensare sotto pressione, e comunque...non poteva domandare ad Ukyo nessuna delle altre cose a cui aveva pensato.

 

Ukyo sbattè gli occhi, chiaramente perplessa davanti ad una domanda tanto facile. Si era immaginata che se ne sarebbe uscito con qualcosa di difficile – in fondo quello non era lo scopo del gioco, di lasciarli sulle spine?

 

Quando lo fissò negli occhi, comunque, si ritrovò quasi a dire che il suo colore preferito era il marrone, e si morse letteralmente la lingua, rimproverandosi di essersi distratta per qualcosa di così semplice. Sembrava quel vecchio gioco "Di che colore è il cavallo bianco di Napoleone?" dove il tuo cervello non si accorge del colore "bianco" perchè si aspetta qualcosa di più difficile. E così il cervello butta giù qualche risposta a caso. A quella domanda così semplice lei aveva guardando nei suoi occhi e così aveva visto le sue iridi brune, tutto lì.

 

Per qualche motivo, comunque, non riuscì a dire blu, la sua risposta standard.

 

Gli occhi di Ranchan erano blu.

 

"Rosso" rispose piattamente, e lo vide annuire come se approvasse la risposta, stranamente. "Okay...questo era facile-"

 

"Troppo facile" borbottò Ranma, ma questa volta Akane solo sospirò rassegnata, il gomito fermo al suo posto.

 

"D'accordo, okay, vediamo...oh!" Gli occhi di Ukyo si accesero "Akane, mi sono sempre chiesta...quanti ragazzi hanno mai lottato per te in una volta? Cioè, in numero più alto?"

 

Akane arrossì, attonita. "Non..n-non so, non ho mai davvero contato -"

 

Ukyo alzò scettica un sopracciglio e Akane abbassò le spalle sconfitta "Trentasette" Akane sospirò pesantemente.

 

"Wow!" Ukyo rise estremamente divertita "Sei grande, tesoro!"

 

"Trentasette?" Ranma esplose "Non mi hai mai detto che erano trentasette!"

 

"B-beh, è successo prima che ti conoscessi!"balbettò Akane, mentre arrossiva ancora di più "Quelli che hai visto tu erano i più testardi rimasti alla fine!"

 

"Non esistono trentasette ragazzi che hanno la testa abbastanza dura da reggere le tue martellate!" disse Ranma, picchiettandosi col dito la fronte per sottolineare la sua constatazione.

 

"Sono sopresa che la tua testa non abbia risuonato a vuoto" disse Akane beffarda, e Ukyo dovette trattenere un risolino. Ryoga chiuse gli occhi; stava giusto aspettando quando sarebbe scoppiata l'ennesima lite. Ma era troppo stanco per tutto questo.

 

"E io sono sorpreso che - "

 

"Ranma...ha risposto alla domanda, quindi è il suo turno di fare la prossima" Ryoga intervenì convinto, prima che la cosa degenerasse.

 

Akane sorrise maliziosa a Ranma "Obbligo o verità?"

 

Ranma alzò entrambe le sopracciglia "Siamo tornati agli "obbligo"?"

 

Ukyo si illuminò un pochino "Oh, dai, facciamo qualche obbligo! Ci sarà pur qualcosa che possiamo fare?"

 

Akane considerò brevemente di fargli fare braccio di ferro con Ryoga, ma l'avevano fatto tutto il giorno. ""No, penso sia meglio fare una verità" disse infine.

 

Ukyo si imbronciò leggermente – sarebbe stato divertente fare qualche obbligo, le domande dopo un po' diventavano noiose – ma era curiosa di sapere cosa avrebbe chiesto Akane.

 

"Ehi, non dovrei essere io quello che sceglie cosa vuole fa- " obbiettò Ranma ma Akane lo sovrastò.

 

"Quando hai dovuto far ritornare l'aura libidinosa ad Happosai per usare contro di lui il Hiryuu Shoten Ha..." Akane cominciò innocente.

 

"Sì?" Ranma chiese sospettoso.

 

"Dove hai preso l'intimo che indossavi nelle foto?" disse Akane, lasciandosi sfuggire un sorrisetto. Ogni tanto ci aveva pensato a quella domanda. Quell'intimo sembrava anche costoso.

 

Gli occhi di Ranma si spalancarono, ma poi si schiarì la gola rumorosamente, cercando di ricomporsi "Io, ecco..."

 

I suoi occhi saettarono da uno all'altro dei presenti.

 

Ryoga fece uno strano rumore, strozzato, come se stesse trattenendo una crassa risata. Ukyo nascondeva un sorrisetto dietro la mano. Solo Akane lo guardava, in attesa, con uno sguardo appositamente neutro.

 

"Ebbene?" lo incitò Akane.

 

"Qualcosa l'ho rubato ad Happosai..." disse riluttante, lasciando la frase a metà, non volendo aggiungere quello che probabilmente sarebbe stato costretto a dire dopo.

 

"Sì'?" Akane non mollava.

 

Ranma sospirò irritato, ripromettendosi silenziosamente di fargliela pagare ad Akane quando fosse stato il suo turno "...e il resto era mio".

 

"Cosa?" Akane, Ukyo e Ryoga scoppiarono all'unisono.

 

Arrossendo, Ranma scosse la testa "Ehi, non è che l'ho comprato per divertirmi o altro, è solo che quando sono una ragazza, ho bisogno – cioè, le ragazze devono mettersi il reggiseno, giusto? Altrimenti la schiena mi fa male, e - " lo sputò fuori in rapida successione, cercando di difendersi, ma fu interrotto da Ryoga che infine fallì misermante nel contenersi dal ridere.

 

Era rumoroso e fastidioso, e Ranma si sentì fumare dalla rabbia. Okay, se le cose stavano così...

 

All'improvviso, vendicarsi su Akane non era più la sua priorità numero uno.

 

"Bene...adesso è il mio turno!" Ranma si strofinò le mani maliziosamente mentre la risata di Ryoga si spegneva "Obbligo o verità, Ryoga?"
 

Ryoga deglutì, una sensazione sgradevole gli venne su dalle viscere. Aveva appena smesso di ridere della maledizione di Ranma, ed eccolo ora lì, nella posizione di potergli chiedere qualunque cosa volesse, e a cui lui avrebbe dovuto per forza rispondere, perchè quelle erano le regole del gioco. All'improvviso Ryoga si pentì di aver riso così tanto prima. Sicuramente starà pensando ad una domanda estremamente, tremendamente, orribilmente scomoda ed imbarazzante, nessun dubbio su questo, e di fronte alle ragazze, pure -

 

Poteva uscirne in un solo modo.

 

"Obbligo!" esclamò Ryoga, sbattendo una mano sul tavolino per enfatizzare ciò che aveva appena detto.

 

Il largo sorriso da Stregatto che spuntò sul viso di Ranma gli disse che era caduto dritto dritto nella sua trappola. "Okay, Ryoga..." Ranma tornò a sedersi sul sedile, stiracchiandosi le braccia dietro la testa "Ti obbligo a baciare Ukyo."

 

"Ranma...!" Ukyo annaspò in cerca d'aria.

 

"Sulla bocca" Ranma continuò spietato.

 

"Dai - " Akane aveva cominciato a fargli una ramanzina ma Ranma non le prestò attenzione.

 

"Per almeno dieci secondi" finì Ranma, con l'aria di chi aveva appena lanciato il colpo finale di uno scontro.

 

"Cosa?" Ryoga finalmente riuscì a dire qualcosa, ma dalle labbra non ne uscì più di un misero squittio, e subito divenne rosso come un pomodoro. A cosa diavolo stava pensando Ranma...! Sentì Akane esclamare un esasperato "Ranma!" ma si sentì come se fosse diventato improvvisamente mezzo sordo e la voce di Akane gli arrivò come da sott'acqua. Girò cauto la testa verso l'altra vittima del gioco e annaspò quando entrò nel suo raggio visivo.

 

Ukyo lo stava fissando, sbattendo le ciglia nervosamente, rapidamente, ovviamente scioccata quanto lui, le ciglia si muovevano come le ali di una farfalla terrorizzata. Quando i loro sguardi infine si incrociarono, le sue palpebre si spalancarono all'improvviso e si congelò sul posto; la farfalla era stata appena colpita.

 

Ryoga si sentiva completamente alla deriva, non aveva idea di cosa fare – era quindi davvero obbligato a...?

 

Ukyo sondò nel nero delle sue pupille, perdendosi nei differenti toni del marrone delle sue iridi, e trattenne il fiato quando la vide, la verità che vi era nascosta; una parte di lui voleva davvero farlo.

 

Automaticamente, e fuori da ogni pensiero logico, Ukyo si inumidì le labbra e notò il suo sguardo cadere sulla sua bocca, giusto per un secondo.

 

Non l'avrebbe mai fatto.

 

...o forse sì?

 

"Ehi, sono le regole del gioco, devi farlo!" Ukyo sentì Ranma che lo diceva, ovviamente divertendosi immensamente di tutto ciò, e le salì un moto di irritazione. Quando si trattava di questioni delicate, Ranma era delicato come suo padre.

 

Sono le regole del gioco, devo farlo...pensò confuso, con la sensazione di avere la testa piena di cotone.

 

"Ultima fermata, stazione di Shinjuku!"

 

Ultima fermata, stazione di Shinjuku...pensò Ryoga, percependo ogni voce come se venisse da piccoli moscerini che svolazzavano vicino le luci del soffitto. Ultima fermata...fissò un punto lontano, nel vuoto, o forse i capelli di Ukyo che cadevano sul livido della spalla, e così -

 

Ultima fermata!

 

"Ci siamo!" scoppiò Ryoga, alzandosi di scatto in piedi e o afferrando lsotto il braccio la testa di un Ranma riluttante. "Andiamo, Ranma!" Disse con voce falsamente allegra, trascinandosi dietro l'altro ragazzo fuori dallo scompartimento del treno.

 

"Non ho idea di cosa volessi fare, ma non è stato divertente!" Ukyo e Akane sentirono Ryoga sibilarlo a Ranma mentre lo buttava fuori dal treno.

 

 

Continua...

 

N.d.A.: la gang ha diciasette anni, si avvia verso i diciotto. La storia è basata sul manga per questo appaiono solo Ranma, Akane, Ryoga e Ukyo, e non tutti gli altri come nell'anime.

 

N.d.T: traduzione di una storia scritta da Ninnik Nishukan, essendo il mio primo tentativo spero di essere riuscita a rendere il linguaggio divertente e ricercato dell' autrice, che io trovo fantastica nel descrivere situazioni e caratteri dei personaggi. Rimando, a chi volesse cimentarsi con l'inglese, alla pagina di questa storia https://www.fanfiction.net/s/3035359/1/The-Exit, consigliandovi anche quest'altra, Omiyage, più lunga, ma ancora più ben fatta per chi ama la coppia Ukyo-Ryoga, chissà che non mi venga di tradurre anche quella prima o poi: https://www.fanfiction.net/s/3125141/1/ ! Ringrazio già chi ha letto e avrà voglia di continuare a leggerla, e spero nei vostri commenti! :)

1Pasta appiccicosa di riso usata in Giappone per molte cose, specialmente nei dolci

2Tipo di tè verde giapponese in polvere

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***


Il bus era affollato esattamente come il treno, e alla fine si ritrovò nuovamente seduta accanto a lui. Lo vide cercare disperatamente qualsiasi altro posto rispetto a quello vicino a lei, e avvertì una fitta nello stomaco; possibile che fosse così orrenda che né Ranma né Ryoga volevano sederle affianco?

Scuotendo la testa, si rimproverò di essersi buttata giù in quel modo. E’ mortificato per quello stupido gioco, ecco perché, chi potrebbe biasimarlo nella sua situazione? Che diavolo pensava Ranma...?

...e perché non ha chiesto a Ryoga di baciare Akane, invece?  Si domandò, quell’infimo pensiero le arrivò di soppiatto, senza che se ne rendesse conto.

Già, perché?

Quando infine Ryoga crollò nel posto affianco a lei, suo malgrado si girò a guardarlo, e catturò i suoi occhi castani, sorpresi, la testa abbassata per evitare il suo sguardo, e si agitò un po’ sul posto, sospirando mentre cercava di mettersi comoda il più possibile.

Ryoga era così diverso dal suo Ranchan – timido, elusivo, nervoso, con la testa tra le nuvole, senza spina dorsale...

...non l’avrebbe mai fatto. Neanche fra un milione di anni.

Lanciò uno sguardo nella sua direzione, ritrovandosi a fissare il cerotto sulla sua guancia, subito sotto l’occhio, notando la pelle leggermente arrossata lì attorno, e risalire fino all’evidente solco di preoccupazione che gli attraversava sempre la fronte, per scendere sulle spalle irrigidite.

Non avrebbe mai, mai avuto le palle per farlo.
...giusto?

Per un momento il suo sguardo si soffermò sulle sue labbra, e si infastidì del fatto che non apparivano né secche né sottili né screpolate – se c’era della giustizia a questo mondo avrebbero dovuto essere schifose. Ma non lo erano. Non sarebbe stato così male se l’avesse fatto davvero, pensò, e questo la fece infuriare ancora di più. Il suo sguardo cominciò a farsi persistente, e si sentì una sorta di pervertita nel continuare a fissarlo.

Sarebbe stato morbido. Caldo, persino.

Non sono mai stata baciata prima, ricordò a se stessa, quindi non è strano che fantastichi sulla prima chance che ho, in effetti –

L’aveva sempre infastidita e intristita quando le altre ragazze ne parlavano a scuola e lei non aveva mai, mai potuto contribuire alla conversazione. Non era mai stata baciata;  e neanche mai palpeggiata, eccetto per quella volta in cui Ranma le aveva toccato per caso il seno – quando ancora credeva che fosse un ragazzo e che quindi non avesse alcun seno, per gli dei! E non era così pateti-

Ukyo strinse i denti, e appoggiò il gomito sul minuscolo davanzale del finestrino, accostando la testa sul finestrino del bus per non pesare completamente sulla spalla ferita. Non parlò né guardò Ryoga per altri dieci minuti.

Ryoga sospirò, sistemandosi nel sedile in cerca di una posizione comoda; i sedili del bus erano decisamente meno comodi di quelli del treno. Era comunque felice di trovarsi fuori dalla stazione di Shinjuku – era uno di quei posti così grandi e pieni di gente che vi si sarebbe potuto perdere per giorni, prima di trovare l’uscita. Il solo pensiero lo fece rabbrividire. Sarebbe stato così bello potersi addormentare...ma non c’era nulla a cui appoggiarsi, visto che Ukyo aveva preso il posto vicino al finestrino.

Guardandola di sottecchi, notò la linea tesa della schiena, quella sottile e serrata della bocca, e sospirò di nuovo. Lo stava completamente ignorando, e forse era meglio così. Non avrebbe saputo cosa dire, in effetti.

Non dopo quello. Non dopo averla guardata dritta negli occhi appena ricevuto l’obbligo di baciarla, e vedere il nervoso nel suo sguardo, vedere la punta della lingua fare capolino dalle labbra, pensare a quello che gli era stato ordinato di –

Come avrebbe reagito se l’avessi davvero fatto? Si domandò pigramente, la testa che sballonzolava su e giù mentre il corpo cercava di cadere nel sonno.

Era strano, davvero – stavano conversando in modo quasi civile prima che Ranma aprisse quella sua stupida bocca, ma adesso era Ryoga il bersaglio della sua rabbia!

Non aveva alcun senso! Avrebbe dovuto arrabbiarsi con Ranma! Era lui che...che...

Ryoga cercava di tenere gli occhi aperti ma le palpebre cadevano per il peso della fatica. Il sedile di fronte si appannò e uscì di vista mentre diventava tutto buio...

Ukyo ansimò quando un peso greve le cadde sulla spalla. Girò la testa di scatto e ciò che vide la spaventò seriamente.
La testa di Ryoga era appoggiata alla spalla, gli occhi chiusi, la bocca leggermente aperta, la frangia spessa  le solleticava la pelle scoperta, la pacata regolarità del suo respiro le fecero intendere che si era addormentato.

Le si smorzò il fiato in gola e tremò per l’indignazione e l’offesa. Che diavolo pensava di – quali diavolo di libertà pensava di poter –

Alzò la mano arrabbiata, pronta a spingerlo via da lei –

Rabbrividì quando le dita raggiunsero la sua nuca.
Tutto intorno alla testa di Ryoga c’erano...c’erano dei bozzi, qualcuno più grande, qualcuno meno, ma nessuno di questi sembrava una cosa piacevole da avere sparpagliato sulla nuca. Saranno al massimo...quattro, no, cinque...no, sei bozzi, constatò col cuore in gola. Sei volte...

Arrivavano tutti dalla sua spatola. Lo notò trasalire nel sonno e ritirò in fretta la mano, senza pensarci.

Forse la testa di Ryoga Hibiki non era così resistente come tutti pensavano.

Ryoga fece un piccolo sospiro e girò leggermente la testa di lato, sfiorandole così il collo con le labbra. Erano davvero soffici, e questo la rese ancora più arrabbiata. Tutto il corpo si irrigidì quando sentì il suo respiro caldo sulla pelle. Anche se era caldo, le fece venire la pelle d’oca ovunque passasse.

Ukyo trattenne il respiro, cercando di non muoversi, mordendosi il labbro per non far rumore. Era come giocare di nuovo a nascondino, come ai vecchi tempi, cercando di rendersi invisibile solo irrigidendosi, in una stanza in cui chi stava cercando poteva accorgersi in ogni momento della punta dei piedi che spuntavano da sotto le tende.

Questa cosa si sarebbe conclusa solo con imbarazzo.

Si preparò facendo un cigolio e si obbligò a prendere un respiro quando improvvisamente lui si mosse di nuovo e una mano gli scivolò nell’incavo del braccio, proprio dove la pelle era così sottile e sensibile sopra le vene.

Non poteva usare di nuovo la forza con lui, non dopo quello che gli aveva combinato in testa, così tentò semplicemente di ignorarlo, concentrandosi invece sulle varie conversazioni sull’autobus.

Ukyo tentò di distrarsi per un minuto o due con una coppia di uomini d’affari di mezza età intenti in un discorso estremamente noioso su qualche progetto di lavoro, quando all’improvviso sentì parlare Ranma e Akane, due file avanti.

“...cavolo stavi pensando?” Akane disse in tono sommesso ma abbastanza agitato, tale da essere sentito.
“Dai, non è così grave, no?” Ranma rispose in un sussurro, o comunque in quello che per lui era un sussurro. “Se quello che hai detto è vero, allora probabilmente si sono già –“
“Ranma” Akane lo interruppe piattamente “solo perché stanno insieme non vuol dire che si sono già baciati. Magari è una cosa recente. Non avresti dovuto obbligare Ryoga a baciare Ukyo davanti ad altre persone...” rimase silenziosa per qualche secondo, prima di aggiungere in un tono più gentile “cioè, noi non ci siamo...ecco...cioè, è davvero imbarazzante se c’è gente attorno...”
La pausa fu più lunga questa volta, e la voce di Ranma era molto seria, quasi triste, quando rispose. “Già. C’è sempre un sacco di gente tra i piedi”. Disse, dimenticandosi completamente di sussurrare. “Sempre.”

Ukyo si ritrovò improvvisamente a stringere i pugni così stretti che le unghie le lasciarono solchi a forma di mezzaluna sui palmi. Deglutendo, cercò di mandar via la sensazione dolorosa, e rabbiosa, che aveva sullo stomaco e in faccia, ma si sentì arrossire ancora di più finchè le lacrime non minacciarono di uscire dagli occhi. Tutto il suo mondo era crollato sotto una terribile, piccola verità.

Ranma pensava che Ryoga fosse il suo ragazzo e non gli importava.
Maledizione, aveva persino obbligato Ryoga a baciarla proprio di fronte a lui.
In verità sembrava perfino felice della presunta coppia, si rese conto, pensando a com’era sembrato allegro laggiù nella caverna tutto all’improvviso, senza un apparente motivo.
L’unica cosa a cui poteva aggrapparsi era che Ranma e Akane non si erano ancora baciati.
Ma questo poteva davvero rendere le cose migliori?
Era Akane quella che gli era seduta vicino in quel momento, e con la quale faceva tutto il riservato, non lei.

Quando Ranma e Akane si alzarono per scendere alla loro fermata, girandosi per salutarla con la mano, sorridendole in modo sospetto perché era seduta lì come una stupida con Ryoga spalmato addosso e la faccia rossa di vergogna, non c’era altro modo in cui avrebbero potuto interpretare quella situazione se non come avevano supposto per tutto il tempo, e si sentì terribilmente, terribilmente, terribilmente –

Si sentì stufa, esausta, ferita in così tanti posti, i lividi, i graffi sulle braccia, ma più di tutto, più di tutto, la testa la martellava con un dolore che non aveva niente a che vedere col dolore fisico.

Un piccolo lato vendicativo tentò di convincerla a lasciare lo stupido imbecille lì e farlo girare in tondo finchè non si fosse perso, ma fu presto ignorato.

Che cosa ne avrebbe tratto? E come poteva essere lui la causa del suo dolore?

Quando infine arrivò la sua fermata, comunque, si ritrovò a scrollare Ryoga dal sonno con un po’ più di forza del necessario.

“Ci siamo! Alzati!” Urlò, e quasi trasalì nel sentire il tono duro della sua stessa voce. Rilassati, rilassati, rilassati...

“Ch-eh?” la fissò con occhi appannati, cosa che la seccò ancora di più.

“Guarda, non so dove tu stia andando, ma questa è la mia fermata, quindi apprezzerei molto se ti spostassi!” disse, premendogli sul braccio.

“Oh, sì...certo...” rispose in tono confuso, scattando per uscire dal bus.

Appena l’autobus andò via, comunque, le sembrò di aver perso tutto il suo slancio. Le altre persone che stavano scendendo dal bus lanciavano loro sguardi curiosi, e tra di loro Ukyo riconobbe uno o due clienti abitudinari del suo locale, che era persino peggio, e poi c’era anche quel bambino che camminava con la testa all’indietro proprio per poterli fissare meglio, e –
Quando un anziano che stava aspettando alla fermata le lanciò l’ennesimo sguardo sopreso, ne ebbe abbastanza. “Siamo caduti dalle scale” disse Ukyo con tono pieno di falsa dolcezza, sbattendo le ciglia verso l’uomo.

“Ukyo?” Ryoga entrò nel suo raggio visivo e aggrottò la fronte in un modo che sembrava dire ‘e-ora-cosa-c’è-che-non-va?’. Ovviamente non era molto felice del brusco risveglio che gli aveva riservato poco prima. “Che ti prende?”

“Sono solo stufa di...” Ukyo non sapeva neanche bene di cosa fosse stufa visto che c’erano così tante cose tra cui scegliere, così lasciò cadere l’argomento e cominciò a camminare in direzione del suo ristorante. Sfortunatamente, lui la seguì.

Se l’aspettava, comunque. Dopotutto, dove altro poteva andare?

Per un momento o due pensò di rivelargli le cattive notizie apprese sul bus in modo da causargli lo stesso suo shock, e subito si domandò perché stava pensando a queste piccole cose insignificanti –

La risposta, comunque, era facile. Era ferita, arrabbiata, si sentiva persa, e questo spesso porta a causare dell’altro dolore a qualcun altro. Tutto era meglio che soffrire da soli.

“Ryoga” iniziò a scatti, soppesando bene le parole “Sul bus, mentre...mentre stavi dormendo...beh, ho sentito Ranma e Akane che parlavano”

“Di cosa?” Ryoga chiese in modo apprensivo. Il tono che aveva usato sembrava portare a qualche notizia orribile.

Ukyo si mosse leggermente, pensando all’improvviso che forse avrebbe dovuto riflettere di più sul cosa dirgli, prima.

“Loro...cioè, Ranma e Akane, sembra che pensino che noi...ehm...”

“Cosa?” Ryoga inclinò la testa verso di lei, in modo da incontrare i suoi occhi bassi.

“Loro pensano...pensano che stiamo insieme” sputò fuori.

“Insieme...?” Ryoga ripetè confuso.

I ragazzi potevano essere così ottusi! “Pensano che siamo fidanzato e fidanzata, capito? Tu ed io?” Ukyo esclamò, la pazienza farsi sempre meno. “E sembrava proprio che non gliele importasse – in verità sembravano perfino felici di questo!” Ora che finalmente le parole erano uscite fuori, doveva solo continuare “Ecco il perché di tutta quella confusione nella caverna quando Ranma all’improvviso ha fatto l’amicone con te e Akane mi diceva di quanto fosse felice per me!”

Come si era aspettata, il volto di Ryoga si era congelato, il corpo irrigidito, lo sguardo aperto e fisso.

“Ebbene?” Ukyo domandò imbronciata.

Le labbra di Ryoga si mossero senza suono per qualche istante mentre cercava di farne uscire qualcosa, quindi le spalle si abbassarono un po’ e chiuse la bocca di scatto. “Capisco” disse infine; ora capiva il perché Ranma aveva cercato di essergli così amico prima.

Ukyo sbattè gli occhi incredula. Si era aspettata qualche grido, qualche minaccia di morte rivolta verso Ranma Saotome e giusto qualche distruzione in generale. Che significava quello?

“Cosa?” le chiese, con tono basso, quando la vide guardarlo intontita.

“Perché non stai prendendo a pugni il primo muro nelle vicinanze, o sradicando il palo del telefono, o cose così?” Ukyo gli domandò prudente.

Ryoga arrossì un po’ nel sentirlo, e Ukyo spalancò entrambi gli occhi dalla sopresa quando notò che Ryoga aveva già afferrato la palina del bus dietro di lui e le aveva dato una di quelle sue buone vecchie strette con una mano sola. Quando la lasciò andare, videro la forma delle dita marchiate nel metallo.

“Scusa” mormorò Ryoga, schiarendosi la voce.
 
“Andiamo prima che qualcun altro lo noti” sussurrò Ukyo e lo portò via da lì.

***
 
Dopo aver camminato per qualche minuto, Ukyo non potè più resistere, doveva chiedere. “Cosa ne pensi?”

Ryoga non aveva bisogno di chiederle di cosa. Trattenne un respiro e chiuse gli occhi per un secondo o due mentre cercava una risposta.

Ho dato. Ho davvero dato.Pensò tra sé e sé, provando più rassegnazione che altro. Non era neanche despresso, non più della sua normale e sempre presente depressione; in verità era solo...esausto.

Questo...è.

Niente di più.

Quel giorno, si rese conto, aveva toccato il fondo. Era stato davvero così patetico da aver considerato l’idea di passare il resto della sua vita in una caverna infestata solo per poter stare con Akane? Era stato così disperato da credere in quella insana fantasia per più di un secondo? Non gli era rimasto neanche un briciolo di rispetto per se stesso?
Forse Ukyo aveva ragione. Forse a volte non sapeva davvero fino a cosa poteva spingersi. Si vergognò nel ricordare come Ukyo e Ranma l’avevano visto trascinarsi dietro Akane tutt’intorno, con una stupida, rincoglionita espressione sulla faccia.

“Ryoga?” Ukyo chiese curiosa.

“Io...io ho dato. Non farò più niente di tutto questo” disse Ryoga alla fine.

“Cosa?”

“E’ senza speranza...”

“Oh, ma dai, se hai sempre detto che - “

“No, non è neanche senza speranza, è solo stupido, non vederli per quello che -, è stupido...!”

Ukyo non poteva credere alle sue orecchie. “E’ così allora? Ti rassegni e basta?”

Ryoga scosse la testa in rifiuto. “No, sono solo realistico. Per una volta” aggiunse cupamente.

La profonda sensazione di terribile, terribile, terribile, che aveva avvertito sul bus tornò indietro coi rinforzi. Cominciò ad andare nel panico. Doveva davvero rassegnarsi ...? No, non voleva saperlo, non voleva neanche pensarci, non voleva ammettere che loro – che Akane e Ranma –

“Ryoga...!” cominciò disperata, pregandolo di non continuare.

“Svegliati, Ukyo.” Disse senza pietà, e la vide cadere in pezzi, pezzo per pezzo. Perché aveva sentito il dovere di dirle così? “Se davvero abbiamo bisogno di un piano, di indurli con l’inganno ad amarci...non è senza speranza? Non è patetico?”

“Patetico” è davvero, davvero  l’ultima parola che avrei voluto sentire in questo momento, pensò Ukyo mente trasaliva.

“Quando sono arrivato qui la prima volta” disse Ryoga con tranquillità “dissi a Ranma che gli avrei ‘rovinato la sua felicità’... ma non sono sicuro di volerlo ancora...”

Ranma nella caverna...sorrideva e rideva allegramente, gli dava un pugno in faccia, ma in modo bonario, incerto, per niente doloroso, come se fosse la versione strana di Ranma di dare un colpo sulla spalla ad un amico o schiaffeggiarlo sulla schiena per congratularsi con lui in modo virile...
La verità era che, se obbligato a scegliere tra la promessa di un’amicizia con Ranma e la quasi inesistente piccola scintilla di speranza di conquistare Akane un giorno, Ryoga era certo di cosa avrebbe scelto.
All’inizio, Ryoga era davvero contento se qualcosa di brutto capitava a Ranma, considerandola come la punizione divina per tutto il dolore, l’umiliazione e la solitudine che aveva sofferto, ma ad un certo punto, non sapeva neanche bene quando, cominciò a preoccuparsi per lui. Magari era stato durante la faccenda del Colpo del Drago, immaginò, ma probabilmente anche prima.
Non gli piaceva ammetterlo, ma Ryoga ci teneva a quello che Ranma pensava di lui. Si preoccupava se Ranma era triste o felice, ferito, vivo o morto. Perché avrebbe rischiato la sua vita per buttarsi in una spaccatura della terra, che gli si stava anche richiudendo sopra, se non per permettere a Ranma di vivere la sua vita senza la maledizione delle sorgenti?
Se avesse davvero odiato Ranma, l’avrebbe intrappolato in un corpo dal sesso sbagliato per sempre, così da impedirgli di sposare Akane, e di non poter dare un erede al dojo Tendo. Forse allora avrebbe avuto una chance con Akane. Ad ogni modo, non gli era mai venuto in mente di farlo; semplicemente non era un’opzione accettabile fargli questo.
Se fosse stato brutalmente onesto con se stesso, aveva il sospetto che Akane lo avrebbe sposato comunque e avrebbero piuttosto adottato un bambino. Quando Ranma era debole come un neonato e quindi assolutamente inutile per ereditare la scuola di arti marziali Tendo, a lei non era importato. Lei voleva ancora Ranma.

Perché è così.

Lei lo ama.

L’aveva confidato a P-chan in più di un’occasione.

Ecco la differenza tra lui e Ukyo ed era per questo che stavano reagendo in due modi differenti. Ryoga l’aveva visto arrivare da miglia di distanza; lei probabilmente no. Aveva assistito a più dimostrazioni di affetto tra Ranma e Akane rispetto a tutti gli altri pretendenti. Ukyo, Shampoo, Kuno, Kodachi...nessuno aveva visto quanto lui.

“Non ho mai voluto rovinare la sua felicità” disse Ukyo miseramente “Volevo solo ritornare da lui e suo padre per quello che mi avevano fatto...ma poi volevo solo renderlo felice.”

“Con te?” chiese Ryoga.

Ukyo ridusse gli occhi a due fessure; non le piaceva il tono che aveva usato e quello che implicava. “Cosa diavolo vorresti dire con questo?”

Ryoga indietreggiò, sbalordito; si era in qualche modo perso nelle proprie riflessioni e l’attacco lo colse di sorpresa “Co-cosa? Ho solo –“

“Intendevi dire che con me non sarebbe stato felice?” Lo sfidò, le mani chiuse in pugni.

Ryoga si irritò. “Sì! Cioè, no –“

“Cosa?” Esclamò Ukyo, oltraggiata, aggrappandosi alla sua maglietta e tirandogliela giù quasi fino ai piedi.

Ryoga gridò. “Ehi! Ho solo – cioè, tu stavi dicendo che lo vuoi vedere felice ma che lo vuoi felice con te, giusto?”

“E?” ringhiò lei.

“Tutto qui.” Promise.

Ukyo lo fissò, per poi afflosciarsi come se tutta la sua energia l’avesse abbandonata. A ripensarci, il suo tono di voce era quasi perfettamente normale, vero? Non suonava davvero come il tipico timbro di voce ti-sto-prendendo-in-giro-in-modo-arrogante. “Mi dispiace” Ukyo borbottò, lasciandosi cadere ai suoi piedi “sono particolarmente nervosa”.

“Sì” Ryoga concordò, guardandola preoccupato “Davvero”.

Quando arrivarono nei pressi del suo locale, lo guardò di traverso “Ancora non posso trattenermi dal pensare che avresti dovuto reagire in modo più...sai, depresso”.

Ryoga scosse la testa lentamente. “Penso...penso solo che io...ecco, mi senta solamente rassegnato, credo, a saperlo con certezza.” L’ultima volta che aveva visto Akane e Ranma a Ryugenzawa, era stato...emozionante, a dir poco. E’ laggiù che aveva più o meno deciso di non andare più dietro ad Akane...finchè Ukyo non era spuntata fuori da chissà dove trascinandolo con trasporto, a sua insaputa convincendolo di fare un altro tentativo e buttandolo di nuovo nell’incertezza.
Ma adesso finalmente sapeva.

“Cosa?” lei si accigliò.

“Prima, era tutto molto confuso. A volte succedeva qualcosa che risollevava le mie speranze, ma adesso so.”  A Ryugenzawa, la verità l’aveva abbattutto, ma allo stesso tempo si era sentito anche sollevato.

“Cosa?” lei tentò di nuovo, impaziente.

Lui deglutì. “Lei non...lei non è interessata a me in quel modo.”

Ukyo lo guardò incredula. “Cos’è, adesso fai l’animo nobile e ti arrendi con lei?”

Ryoga aggrottò maggiormente la fronte. “Non c’entra niente l’animo ‘nobile’! Non sono Kuno, per amor di Dio! C’entra col non fare lo stupido per una volta!”

“E che mi dici di tutto il tempo e lo sforzo che hai speso per lei?” Ukyo lo punzecchiò.

“Che stai cercando di fare, Ukyo?” Chiese Ryoga, sospirando irritato “Farmi star male come te?”

Ukyo divenne molto, molto silenziosa nel sentirglielo dire, e immediatamente lui si pentì delle sue parole. E non perché sembrasse pronta a picchiarlo, ma proprio perché non sembrava pronta a farlo. Fu sconvolto nel vederle gli occhi resi lucidi di lacrime non versate. Non l’aveva mai, mai vista piangere, e sentì crescergli il panico come l’onda di una tempesta.

“U-Ukyo, senti, mi dispiace, io...” annaspò alla ricerca di qualcosa da dire. “Guarda, anche io sto male, okay? Ovvio che ci stia male! Mi sento triste ed arrabbiato sul come mi sono comportato da quando tutto questo casino è cominciato! E ovviamente mi sento triste per tutto il tempo sprecato, ma ti stai comportando in modo assurdo! Stai cercando di farmi sentire ancora peggio?”

Ukyo rimase silenziosa ancora un altro minuto prima di fare un sospiro “Forse” ammise con voce stanca.

“Ecco, grazie” Ryoga biascicò.

“Senti,” Ukyo disse arrabbiata ma con il nodo in gola “Mi dispiace, ma non credo di sentirmi troppo gentile e accorta in questo momento, okay? E mi manda in bestia la tua reazione così calma!”

“Non sono calmo” obbiettò Ryoga.

“Ah, certo, sei un vulcano di rabbia incandescente!” lo derise.

Ryoga prese un altro respiro. “Me la prenderò, va bene? Me la prenderò e mi arrabbierò e deprimerò e tutto il resto un giorno quando mi siederò e ci rifletterò su, ma in questo preciso momento sono solo stufo di sentirmi ripetere le solite lamentele e troppo stanco per lanciare un milione di Shi Shi Hokodan, okay? Non ne ho la forza. Ho camminato e camminato e non ho dormito per almeno due giorni. Voglio solo andare a casa a dormire.”

“Oh.”

“Gia.”

“Okay.” Disse, mentre sembrava ripensare a qualcosa. “Dove abiti?”
 
“Eh?”

***
 
­­­­­­­­­Quando Ukyo lo riaccompagnò a casa – che, tra parentesi, non era molto distante dalla sua, giusto un paio di isolati – per qualche ragione era restata ad aspettare, gironzolandogli attorno sui gradini mentre cercava, sotto il pesante vaso da fiori di ceramica vicino l’ingresso, il mazzo di chiavi di riserva che usava a malapena.

Le vacanze estive, iniziate solo da qualche giorno, le si srotolarono davanti, lunghe e solitarie, e l’assalì un attacco di panico.

Ho bisogno di qualcosa su cui concentrarmi, qualcosa da fare, pensò frenetica, considerò l’assalto al ristorante per pranzo l’indomani con sollievo, ma si rese conto che aveva bisogno di qualcosa di meglio, qualcosa fuori dalla solita routine, qualcosa che le avrebbe fatto dimenticare Ranma e Akane per un po’, almeno finchè non avesse ritrovato il suo equilibrio.

Ho bisogno di disciplina, qualcosa che mi faccia diventare più forte, qualcosa che mi faccia sentire di star facendo davvero qualcosa,  come un cambiamento, qualcosa che faccio solo per me, perché io voglio farlo, e non perché –

Cercò di ricordare qualche hobby o qualcosa per cui provava interesse, una volta, ma ne ricavò solo il vuoto; aveva sempre cucinato okonomiyaki...e praticato arti marziali.

Arti marziali...

“Ryoga?”

“Cosa?” finalmentè guardò su e fu sorpreso di trovarla ancora lì.

Prese un respiro profondo, mentre lo guardava recuperare le chiavi e rialzarsi. “Ricordi quando mi hai detto che non sono capace di combattere senza armi?”

“...sì?” chiese un po’ apprensivo.

Lei si sporse verso di lui, con uno sguardo determinato e aggressivo negli occhi “Insegnami.”

“Oh...” Doveva avere qualche sorta di secondo fine. Perché mai avrebbe –

“Per favore. Ti prometto che ti pagherò.”

Quello attirò la sua attenzione. Hibiki Ryoga non era proprio conosciuto come uno pieno di soldi. E Kuonji Ukyo non gli aveva mai detto per favore. “Stai scherzando?”

“No!” Ukyo scosse anche la testa in risposta.

Lui socchiuse gli occhi in modo scettico. “Quanto?”

“Beh...” Ukyo cominciò pensierosa “per iniziare, potrei dimenticare i soldi che ti ho prestato per i biglietti del treno e dell’autobus...”

Ryoga sospirò sconfitto. Non poteva rifiutare dopo che lei era stata abbastanza gentile da aiutarlo prima, e lei questo lo sapeva. “D’accordo.”

***
 
Quella sera, anche se era così stanco da andare a letto prestissimo, Ryoga rimase sveglio nel letto per circa un’ora perché non riusciva a smettere di pensare a Ranma.

Ranma ancora lo prendeva in giro da matti, usava ancora la sua testa come trampolino di lancio e ancora lo ingannava, ma c’era stato un cambiamento ad un certo punto. Sembrava quasi contento quando Ryoga spuntava fuori, dal momento che non era P-chan e quindi Akane non se lo sarebbe portato in camera sua – ecco dov’era il problema, davvero. Ecco perché Ranma lo infastidiva sempre, o lo colpiva a tradimento appena ne aveva l’occasione.

Ranma non sapeva esprimere i suoi sentimenti, ma i suoi sentimenti in quel caso ce li aveva scritti a chiare lettere sulla fronte. La ragione per cui agiva in quel modo è che era in qualche modo spaventato da Ryoga, timoroso di quel ragazzo che Akane ogni volta descriveva educato, gentile, assennato, mentre dipingeva Ranma come uno scemo maleducato. Ranma aveva sempre cercato di essergli amico, ma dimenticava tutto appena Akane era coinvolta. Sfidare la sua posizione come fidanzato ufficiale di Akane non era per niente accettabile. Era fin troppo semplice.

 Quindi...la conclusione logica è che...finita la competizione per Akane, Ranma sarebbe...

Lo era già. Era quello che stava cercando di fare sul treno, anche se da imbranato come sempre. Era difficile rompere un’abitudine di due anni, ma Ranma stava cercando di essere più carino con Ryoga. Sembrava così contento nella caverna quando si era congratulato con Ryoga per la sua supposta relazione con Ukyo, perché quello lo eliminava come rivale di Akane ed eliminava anche il motivo per cui non sarebbero stati veri amici.

Ranma non era “cattivo”, nonostante le delusioni di Kuno dicessero il contrario. Ranma aveva tenuto nascosto il segreto della maledizione di Ryoga per due anni, non solo trattenendosi dal dirlo in giro, ma anche l’aveva aiutato a mantenerlo ogni qualvolta si era trovato in difficoltà. Ranma l’aveva aiutato a tornare a casa più volte di quante potesse ricordare, inclusa quella in cui pensava che Shirokuro fosse malata, e qualche volta aveva l’impressione che nulla deliziava Ranma più di un suo ritorno a Nerima con una nuova tecnica, sfidandolo e facendolo stare in guardia.

Anche se c’era un sacco di gente più forte di lui che aveva sfidato Ranma, Ryoga rimaneva il suo più grande rivale perché era il più insistente. Lui semplicemente continuava a ricomparire, di volta in volta, e aveva vissuto con Ranma più avventure di chiunque altro.

Più o meno era l’unico che Ranma potesse definire amico. Certo, aveva suo padre, i Tendo, la sua “Ucchan”...ma era diverso. Genma era suo padre, completamente inaffidabile, Soun era già il migliore amico di Genma, poteva contare su Nabiki solo dopo lauto compenso e comunque lo trattava come un fratellino minore molesto,  Kasumi era più una mamma e impegnata con le cose di casa e la famiglia, e Akane era...beh, era molto più di un’amica, chiaro come il sole. Ukyo era la sua amica d’infanzia, ma era entrata nella sifda delle fidanzate, e ogni possibilità di un’amicizia casuale era finita quel giorno. E poi, era una ragazza. Era diverso con le ragazze.

Non puoi fare il compagnone con una ragazza, almeno non come lo faresti con un maschio. Le ragazze, anche se non sono remotamente interessate a te in quel senso, hanno bisogno comunque di un trattamento speciale. Non puoi dare una pacca sulla schiena ad una ragazza. Non puoi fare commenti sulle altre ragazze di fronte ad una ragazza. Non puoi combattere al massimo con una ragazza. E la lista continuava.

Ed era a quelle cose, sembrava, provvedesse Ryoga. Come Ryoga, anche Ranma aveva trascorso gran parte della sua giovinezza vagando di posto in posto, e anche se non era disperso e da solo, doveva essere stato molto distruttivo. Per quanto ne poteva sapere, lui e Ukyo erano gli unici amici del passato che poteva chiamare tali.

Per quel che riguardava Mousse, non aveva mai tentato di essere amico di Ranma. Ryoga considerava il suo comportamento non molto meglio di quello che aveva avuto lui stesso quando era appena arrivato a Nerima dopo Jusenko in cerca di vendetta. Mousse si era calmato un po’, ma non sembrava volesse l’amicizia di Ranma e ancora cercava di vincerlo ogni volta che ne aveva l’occasione. Era comunque comprensibile; aveva cercato di far innamorare Shampoo di sé per tutta la vita e quando era apparso Ranma, quella missione impossibile era diventata ancora più impossibile.

Così...Ranma pensava che lui e Ukyo si stessero frequentando, che faceva diventare automaticamente Ryoga un amico e non un rivale, specialmente da quando usciva con la sua amica di infanzia, cosa che rendeva Ranma ancora più felice. Ryoga sapeva che Ranma non aveva idea di come comportarsi con Ukyo. Se avesse lasciato andare Shampoo, lei avrebbe comunque avuto sua nonna e Mousse e le altre Amazzoni, invece chi aveva Ukyo? Inoltre, Shampoo non era davvero un’amica, non come Ukyo, e la verità era che Ranma prestava più attenzione al non ferire Ukyo che Shampoo.

E adesso, o almeno questo pensava Ranma, i problemi che aveva con Ryoga e Ukyo sembravano essersi risolti da soli senza il suo intervento. Non c’era da meravigliarsi che ne fosse felice. Peccato che tutti i suoi presupposti fossero sbagliati.

Questo non significa nulla, pensò Ryoga. Anche se non sono il ragazzo di Ukyo, posso rimanere amico di Ranma?

Gli ultimi minuti prima di addormentarsi cercò di pensare a cosa insegnare a Ukyo il giorno dopo. Che si aspettava da lui, in fondo? Che cosa poteva insegnarle da valere i suoi soldi? Beh...prima doveva vedere di cosa era capace, e poi avrebbe cominciato da lì.

Quando finalmente si addormentò, sognò di stare su una nuvola grande e soffice caduta dal cielo cercando di addormentarcisi sopra, ma Ranma, Akane e Ukyo gli correvano attorno colpendosi con i sacchetti di plastica del pane, così da farlo rimanere sveglio e seccato. Tutto quello che chiedeva era pace e silenzio! Infine Ukyo aveva tirato fuori un bastone gigante e glielo dava sulla testa in continuazione, colpo su colpo.

Stranamente il pacchetto di biscotti non si era rotto. La sua testa sì, alla fine; come una tazza di porcellana.
Ryoga fece un grugnito e si rigirò nel letto.

***
 
Ukyo non riusciva a dormire. Il momento in cui aveva capito la verità sui sentimenti di Ranma continuava a ripetersi nella testa come un disco rotto.

Il fatto che la sua felicità – o comunque quello che Ranma presupponeva fosse la sua felicità – rendeva Ranma felice significa che lui ci teneva a lei, ma il fatto che lui non volesse lei per la sua felicità la urtava profondamente.

La verità era che non le importava chi amasse, perché non era lei stessa, non in quel modo almeno. Poteva stare con chiunque, Akane, Shampoo, chiunque fosse – più probabilmente Akane, pensò Ukyo con un sorrisetto; vederlo rifiutare quell’oca giuliva era pur sempre una soddisfazione alla fine perché avrebbe significato che non era una questione di chi fosse più femminile – comunque, chiunque fosse, non sarebbe stata lei.

Ovviamente, nel profondo del cuore se lo aspettava. Girava attorno a Ranma da abbastanza tempo per rendersi conto che tutti i suoi tentativi con lui non la portavano da nessuna parte. Ma non faceva meno male solo perché sapevi che prima o poi sarebbe arrivato il momento.

Aveva due scelte adesso. C’è sempre più di una scelta.

Poteva continuare a stargli accanto, cercando di dimenticarlo e lamentandosi del destino crudele e di tutti i giorni sprecati dietro di lui per qualche mese – per inciso sprecando ancora più giorni – finchè non si fosse sentita meglio o avrebbe fatto qualche pazzia...oppure poteva rimettersi in carreggiata e cominciare finalmente a fare qualcosa per se stessa.

Come aveva detto Ryoga, anche se non erano esattamente buone notizie, almeno era una certezza, sapere finalmente come stavano le cose tra lei e Ranma. Adesso continuare a insistere sarebbe stato completamente inutile, come sbattere la testa ripetutamente contro un muro di gomma per riuscire a scalfirlo. Un muro di gomma non ti noterebbe mai neanche dopo un migliaio di testate, una persona certamente potrebbe, ma lui non l’aveva fatto. Era tutta colpa sua.

Quei pensieri che continuavano ad affliggerla non se ne sarebbero andati solo perché lei lo voleva – sapeva che avrebbe ripensato a lei e a lui e alle altre ragazze per mesi, o se era davvero sfortunata, per anni. Era qualcosa che non si poteva semplicemente dimenticare così.

Che succedeva nella testa di Ranma? Cosa aveva o non aveva fatto per non farlo interessare a lei in quel modo? Per molto tempo, sapeva che si sarebbe fatta quel tipo di domande e probabilmente qualche volta avrebbe anche pianto.

Domani non sarebbe stato uno di quei giorni, decise comunque, anche se lo era quella sera. Domani avrebbe iniziato a rimettersi in forma, ed era bello e rassicurante sapere che non sarebbe stato per lui. Per una volta, non sarebbe stato per il bene di nessun altro a parte se stessa.

Se non hai fiducia in te stesso, suo padre ripeteva spesso, non hai nulla.

Ukyo sapeva che doveva dormire per essere in forma per l’allenamento del giorno dopo. Nonostante se lo dicesse, ad ogni modo non riuscì ad addormentarsi prima di altre quattro ore. Sarebbe stata davvero di pessimo umore il giorno dopo.
Verso le quattro o le cinque, quando finalmente il sonno prese il sopravvento, Ukyo si domandò se Ryoga sapesse davvero come insegnarle le arti marziali o no.
 
 
Continua
 
Eccomi qua gente con il secondo capitolo! Cercherò di tradurne almeno uno al mese, sono cinque in tutto, e almeno per ora ci sono riuscita! E’ un capitolo molto di transizione questo, ma necessario per il bello che arriverà dopo, quindi continuate a seguirmi mi raccomando! J Un grazie di cuore a tutti quelli che leggono, a chi segue e a chi recensisce, è grazie a voi se sono spronata a lavorare al seguito di questa storia!
Anto
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2369791