Aspettando il treno

di nirice23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** straordinario ***
Capitolo 2: *** Lui,l'imprecatore ***



Capitolo 1
*** straordinario ***


                                                           Capitolo 1 “Straordinario”
È impressionante come la pigrizia e la stanchezza del giorno precedente riescano a manipolare la volontà e la forza di un essere umano. È dicembre perciò la voglia di alzarsi dal letto e lasciare le lenzuola ,che avevano preso la forma del tuo corpo durante la notte, diventa più difficile anche per colpa del freddo. Qualche raggio di sole riesce a superare il vetro abbastanza spesso delle finestre e illumina il parquet dandogli un tocco elegante, quasi mistico. Mi rendo conto di essermi svegliata qualche minuto prima del solito: la sveglia non ha ancora suonato. Decido di impiegare i minuti di quiete prima che il telefono inizi a fare baccano, riflettendo e organizzando la mia giornata: si prevede una normalissimo giorno da liceale “secchiona”. Come previsto la sveglia suona dopo qualche minuto e la canzone “Mirror” inizia a diffondersi per tutta la camera. È ora di alzarsi, penso. La mia solita routine ha inizio: lavaggio del corpo completo, scelta dei vestiti, preparazione dello zaino ed infine ,ma assolutamente non  per importanza, il trucco. Come potrei mai dimenticarmi di Lui? Un gesto così superficiale ma che ormai è diventato parte integrante del mio essere. Non so perché ma adesso non riesco a guardarmi allo specchio senza trucco: credo che senza non mi riconoscerei. Ed ecco che con una passata di matita e del mascara concludo la prima parte della mia giornata. Si sono fatte le sette ed un quarto. Devo sbrigarmi a prendere il treno!,penso. La stazione è a pochi metri da casa e per tutto il tragitto mi piace sempre osservare la città che si sveglia. Non deve essere la mia giornata fortunata: l’unico essere sveglio nell’arco di pochi metri è una signora anziana che sta dando da mangiare ad un piccolo gatto randagio. Mi fa molto piacere vedere gesti del genere al giorno d’oggi dove si pensa quasi sempre solo a se stessi e non al prossimo perché mi fa mantenere accesa una speranza per un futuro più armonioso e tranquillo. Come al solito ho impiegato cinque dieci minuti per arrivare alla stazione e se i miei calcoli non sbagliano il treno avrà esattamente sette minuti di ritardo. A confermare la mia previsione è la voce di un impiegato che lavora lì e che ci informa del ritardo da me già immaginato. Nell’attesa decido di sedermi su una panchina dove qualche vandalo ha scritto, non molto tempo fa, la dolcissima frase “Suca”. È in momenti come questi che mi rendo conto di essere circondata da idioti e l’unica medicina che è in grado di allontanarmi da questo mondo è la musica. Prendo il telefono e le mie adorate cuffie bianche e medito un po’ su che canzone ascoltare. Decido di sentire “The scientist-Coldplay”. La canzone parte e avendola come sfondo, mi limito ad osservare il paesaggio della stazione: essa si trova vicino al lungomare perciò, oltre il cancello che ne delimita la proprietà, riesco ad intravedere un buona parte del mare. Oggi è tranquillo e il luccichio del sole brilla su acqua dall’azzurro chiaro che tende al bianco. Straordinario, sussurro. Ah, già:”STRAORDINARIO”. Qualcosa fuori dall’ordinario,eh? Un qualcosa di magnifico. In poche parole il mio opposto. Capiamoci, non è che io abbia poca autostima o che mi odi ma semplicemente mi vedo senza senso, senza uno scopo o un obiettivo. La canzone è terminata e il treno è vicino perciò mi alzo e mi avvicino alla linea gialla ma una cappotto bordò attira la mia attenzione.

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Capitolo 2
*** Lui,l'imprecatore ***


È un ragazzo: potrà avere si e no sedici-diciasette anni. È alto e le sue spalle larghe indicano che pratica nuoto, i suo capelli sono neri e leggermente mossi mentre i suoi occhi sono color nocciola. Tutto di lui, dal suo atteggiamento alle sue imprecazioni, fanno capire che è abbastanza furioso. Mi rendo conto di fissarlo non appena i nostri sguardi si incrociano e il suo cambia espressione: sta cercando di calmarsi. Scosto lo sguardo alle porte del treno che si stanno aprendo di fronte a me. Entro nel treno e alla prima cabina vuota che incontro deciso di sedermi. Fra il posto esterno e quello interno preferisco il primo: mi piace osservare il paesaggio ascoltando musica, mi rilassa. Non faccio in tempo a riattivare la riproduzione musicale che il ragazzo di prima si siede di fronte a me: si è calmato e sempre abbastanza felice. Ora che lo guardo meglio mi rendo conto che è proprio un bel giovanotto dai tratti nordici. Con un sorriso per niente forzato mi dice- -Buongiorno miss!-. Mi sento un po’ divertita da questo suo cambio radicale di atteggiamento e incuriosita dal soggetto gli rispondo con una leggera smorfia. Lo sento ridere. Che bella risata,penso, non come la mia che viene quasi sempre nascosta da una mano! Lo vedo avvicinarsi, come per scrutarmi meglio e dopo qualche esame visivo lo sento dire:-Scusami per prima ma ho litigato con mio padre e così da oggi in poi dovrò prendere il treno piuttosto che essere accompagnato da lui. Una gran scocciatura! Ma credo che trascorrere questa mezz’oretta in treno con te non sarà poi tanto male-. Soffoco una risatina e gli rispondo:-Sei audace,eh. Neanche mi conosci: potrei anche essere una gran rompipalle o una a cui non piace dialogare con gli altri-. -Possibile ma il fatto stesso che tu mi abbia risposto mi fa capire che ho ragione-dice. La nostra conversazione continua: scopro che frequenta un liceo classico che si trova ad un centinaio di metri dal mio liceo, che adora notare e che il suo colore preferito è il blu. Scopro anche che abbiamo una cosa in comune ovvero che ad entrambi piace leggere in modo particolare i manga. Passiamo il resto del viaggio a chiacchierare e a scoprire piccole caratteristiche l’uno dell’altra. Mi rendo conto verso gli ultimi minuti, prima che scendiamo dal treno, di non sapere il suo nome e sul punto di chiederglielo vengo interrotta da lui che sorprendentemente mi pone la stessa domanda a cui stavo pensando:-Ma, io non conosco il tuo nome. Allora, tell me its-. Rispondo con voce squillante ed orgogliosa:-Alessandra -. E stringendomi la mano risponde:-Piacere Ale, io sono Emanuele-. Molla la presa e inizia a rovistare nella sua borsa a tracolla. Dopo pochi secondi estrae una penna nera e scrive sul mio braccio destro il suo numero di telefono. -Aspetterò un tuo messaggio! Non mi deludere donzelletta-. Sento che sto arrossendo perché ho le guance che vanno a fuoco e il cuore sembra che sia impazzito. Devo avere un’ espressione comica in viso perché lui sta ridacchiando. Appoggia le sue mani sulle mie guancie e per qualche secondo rimaniamo a fissarci negli occhi, dopodiché ci congediamo con un semplice ciao,a domani!

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