Colleghi di famiglia di murdershewrote (/viewuser.php?uid=198375)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anno nuovo, sfiga nuova ***
Capitolo 2: *** Alcool e cioccolato ***
Capitolo 3: *** Spazio vitale ***
Capitolo 1 *** Anno nuovo, sfiga nuova ***
Anno nuovo, sfiga
nuova
Dopo aver letto
l’annuncio, William prese a camminare nervosamente per il suo
ufficio, incredulo.
Si
sfilò gli occhiali per strofinarsi energicamente le
palpebre. Sperava ardentemente di aver letto male, che la sua miopia si
fosse improvvisamente aggravata, qualsiasi cosa... ma non poteva
credere a quanto aveva letto.
Il foglio
bianco gli tremò tra le mani mentre lo rileggeva per
l’ennesima volta.
<<
... Per una questione di praticità i nuovi alloggi messi a
disposizione dal Dipartimento saranno assegnati alle già
formate squadre d’azione operanti... >>
Per un attimo
William si sentì mancare e, per evitare di stramazzare sul
pavimento, si sedette sul divanetto antistante la scrivania
così da trovarsi di fronte i suoi colleghi.
Esattamente
davanti a lui, Alan Humphries se ne stava seduto composto, con la
schiena ben dritta poggiata contro lo schienale della poltroncina che
occupava. Addossato al bracciolo di quest’ultima, con una
gamba penzoloni e l’altra tesa a sostenere la propria
possente figura, stava invece Eric Slingby.
“Ma
ci pensi Eric? Vivere tutti sotto lo stesso tetto. Insieme tutti i
giorni, non solo in ufficio ma anche a casa... Sarà una
bella sfida, non trovi?” osservò il più
giovane.
“Oh,
sì... non vedo l’ora!” rispose
l’altro con un tono a metà tra l'ironico e il
seccato, più impegnato a giocherellare con il colletto della
camicia del compagno che a prestar attenzione alla sua analisi.
Allora Ronald
Knox, che per l’evidente eccitazione aveva iniziato a
saltellare per la stanza, rispose anch’egli a quella
considerazione.
“OH,
SI’! Sarà bellissimo condividere i pasti e il
sonno! Oh, a proposito” fece una pausa piroettando su se
stesso “Spero non sia un problema per voi, trovarvi di tanto
in tanto della biancheria femminile in giro... non so se mi
spiego” aggiunse con un sorriso sornione, sollevando in
contemporanea un sopracciglio.
A
quell’affermazione William sospirò pesantemente,
sull’orlo di una crisi di nervi. Era davvero quella la sua squadra
d’azione? Il solo pensiero lo fece rabbrividire.
Accavallò
le gambe e reclinò un poco la testa, cominciando a
massaggiarla per un’emicrania ancora insesistente ma che
sicuramente sarebbe giunta da lì a poco.
Di colpo la
presa che da un po’ gli avviluppava un braccio si
rafforzò e una voce squillante lo investì con
tutta la propria potenza.
“Will
caro, ti senti bene?” domandò un preoccupato Grell
Sutcliff.
L’interessato
voltò il capo per guardarlo. Nonostante tutto quel rosso
superfluo, la sua figura era ordinata, doveva ammetterlo.
“Allora
tesoruccio, cos’hai?”
I suoi occhi
ne incontrarono un paio dalle ciglia esageratamente lunghe e
fermentanti.
“Nulla
Sutcliff, sto benissimo” si affrettò a rispondere
allora.
“Oh!
Non dovresti farmi preoccupare così, monellaccio!”
lo rimbeccò l’altro con falso tono di rimprovero.
Poi
scrollò le spalle e affermò con aria sognante
“Ma dal nuovo anno non ci saranno più problemi...
poiché staremo seeempre insieme e io potrò
vegliare su di te~♥! Non sei contento?”
William
deglutì ma a nulla valsero i tentativi di sottrarsi a quella
morsa, né a quel viso che continuava a strusciarsi contro la
sua manica. E nemmeno il tentativo di fuggire da
quell’ufficio.
Perché
quella era la sua squadra
d’azione.
Note dell'Autrice: Oh.
Finalmente mi sono decisa a cominciare questa serie sui nostri cari
shinigami. *yeah*
Vorrei
spiegare che per "squadra d'azione" intendo praticamente un team di
shinigami che, più o meno, lavorano insieme. Ora, anche se
il secondo musical ce li ha mostrati a lavorare insieme, non so per
certo se tutti e cinque gli shinigami qui presenti lavorino proprio
sempre insieme. Ma per questa raccolta ho preso per buona
quest'assunzione, per questo ho voluto usare il termine "squadra".
Per l' "oh,
sì"... sappiate che non è una ripetizone ma ha un
suo significato (spero solo di essere riuscita a farlo capire!).
E
basta, credo. A proposito di nuovo anno: il mio orologio sta segnando
le 2:19 quindi... Buon Anno a tutti! ^.^
Credits:
tutti i personaggi appartengono a Yana Toboso.
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Capitolo 2 *** Alcool e cioccolato ***
Alcool e cioccolato
Stando
a stretto contatto tra loro, oramai legati da quella strana convivenza,
gli shinigami avevano avuto modo di scoprire alcuni lati dei loro
colleghi che non avrebbero mai immaginato.
Eric ad
esempio, a dispetto dei suoi modi spesso grossolani, aveva esibito una
certa propensione per le arti culinarie, dimostrando in più
occasioni di essere un cuoco provetto. Quando c’era lui ai
fornelli, i suoi colleghi affamati non potevano far altro che guardarlo
con ammirazione, compreso William che di tanto in tanto gli passava
accanto, più per abitudine che per effettivo interessamento.
Qualunque fosse l’occasione, comunque, l’intero
menù era predisposto al soddisfacimento dei bisogni di Alan
e alla salvaguardia della sua salute: solo roba di prima
qualità, fresca, ipocalorica e ipoallergenica, diceva Eric.
Sì, esattamente come quando si dedicava alle pulizie di
casa.
Per questo il
vedere Grell rientrare in casa con due borse della spesa tra le braccia
e occupare la cucina, ordinando a tutti di sgomberarla, fu davvero una
sorpresa per gli altri quattro shinigami.
“Grell
senpai, cosa hai intenzione di fare?” chiese Ronald
sbirciando all’interno delle buste, incuriosito.
“Oh,
nulla di ché. Ho solo notato che voi ragazzi siete delle
persone talmente pigre da non aver organizzato niente nemmeno per un
giorno così importante come San Valentino... Ma una lady intraprendente
come me non può lasciarsi sfuggire un’occasione
del genere, così ho pensato di preparare qualche dolce per
festeggiare” spiegò Grell mentre iniziava a
svuotare il contenuto delle buste sul tavolo.
“Ma
è una splendida idea, senpai! Vuoi che ti dia una
mano?” continuò Ronald, già preda di un
eccesso di salivazione alla sola vista degli ingredienti.
“No,
grazie, Ronnie caro. Voglio preparare tuuutto personalmente... Come mio
personale regalo per tutti voi~♥!” rispose
sorridendo e puntando con gli occhi William, che, evidentemente, era
l’unica persona a rientrare nel termine
“voi”.
“Quindi
fuori di qui ora, ho bisogno di spazio e concentrazione!”
concluse facendo poi l’occhiolino al moro, il quale
pensò bene di ascoltarlo e lasciare la stanza senza
indugiare oltre.
Per
le ore seguenti la porta della cucina fu praticamente serrata e gli
inquilini che cercavano di entrarvi poterono solo udire lo sbattere
frenetico delle uova all’interno delle casseruole e melodie
cantate con un tono troppo elevato, intervallate qua e là da
gridolini esaltati.
A lavoro
ultimato Grell uscì con un enorme sorriso stampato in viso e
le mani poggiate sui fianchi.
“Allora?
Dove sono questi dolci?” chiese subito Ronald.
“Ah-ah
Ronnie...” scosse il capo Grell “I biscotti sono
ancora troppo caldi per essere apprezzati come meritano e gli
cioccolatini devono solidificarsi per bene, in modo da non disperdere
il liquore che contengono, quindi dovrai aspet-“
“Liquore?
Hai anche fatto degli cioccolatini al liquore? Chissà come
saranno buoni!” lo interruppe Ronald scattando in piedi dalla
sedia che occupava.
“Certo
che sì!” rispose come se fosse una cosa ovvia
“Cacao e liquore, amaro e dolce insieme... Non credo ci sia
abbinamento migliore!” esclamò leccandosi poi un
dito sul quale era rimasto un po’ di impasto, lanciando
un'occhiata decisamente equivoca a William che distolse prontamente lo
sguardo, reputando quel gesto seccante e fuori luogo.
“Ecco
dov’erano finite le bottiglie che c’erano
lì...” disse Eric indicando una vetrinetta dove
venivano tenuti gli alcolici “E tutto per degli
cioccolatini... che spreco!” aggiunse poi scuotendo il capo.
“Ma
come sei noioooso! Guarda che, se usato correttamente, il liquore
può arricchire qualsiasi piatto, caro il mio
Eric-guarda-che-spreco! Dovresti saperlo!” gli disse di
rimando.
“Se usato correttamente,
appunto” continuò l’altro sogghignando.
“Dai,
smettila Eric...” si intromise Alan, dando un colpetto sul
braccio dell’amico.
“Come,
scusa?! Cosa staresti insinuando?” ribatté il
rosso indispettito, facendo qualche passo verso di lui.
William,
ripresosi dalla vista della suadente leccata, notò gli occhi
fiammeggianti di uno e l’aria di sfida dell’altro
shinigami così decise di intervenire prima che una falce
particolarmente rumorosa potesse essere evocata.
“Grell
lascia perdere. Più tardi ci mostrerai il frutto del tuo
lavoro e allora lo potremo giudicare”
“Ben
detto, Will!” esclamò annuendo, poi aggiunse
rivolto ancora ad Eric “Pensa pure quello che vuoi ma i miei
dolci sono buoniiissimi e sta pur certo che
ti rimangerai quanto hai detto!”
Per tutta
risposta Eric si limitò a scrollare le spalle mentre Grell
lasciava la stanza con aria altezzosa.
Qualche ora
più tardi, dopo cena, Grell aspettò che tutti si
spostassero nel salone per poi fare la sua entrata trionfale con un
vassoio – incorniciato da un nastro rosso - ricolmo di
biscotti e cioccolatini.
“Felice
San Valentino!”
Dopodiché,
quasi Eric avesse avuto una premonizione, quel mix di cacao amaro,
glassa colorata rigorosamente rossa e, soprattutto, liquore fece il uso
effetto sui presenti provocandovi i più disparati dei
risultati.
Eric assaggiò
uno cioccolatino per ogni tipo presente, prese un paio di biscotti e
accompagnò il tutto con un bicchiere di buon brandy senza
fare una piega. Al contrario di Alan che, arrivato appena al terzo
cioccolatino e aver addentato un solo
biscotto, cominciò a ondeggiare pericolosamente sul
posto, nonostante fosse seduto, e a inveire contro Eric che tentava di
impedirgli di prendere altri dolcetti. Come sottofondo alla suddetta
scena risuonò potente la risata divertita di Ronald il
quale, sorprendentemente lucido, ebbe il solo effetto collaterale di
diventare più loquace di quanto già non fosse da
sobrio, arrivando a raccontare i più minuziosi particolari
della sua vita sentimentale e a stilare un lungo elenco delle donne
presenti al Dipartimento che avevano destato il suo interesse. Il tutto
con l’aspetto di un bambino impegnato a mangiare un gelato
sotto il sole di mezzogiorno.
Da una
poltroncina Grell si godette la scena ridendo per le battute di Ronald
e aspettandosi quasi che quel sempliciotto di Alan crollasse sul
tappeto. Ma non era del tutto soddisfatto della serata
poiché ancora una persona non aveva toccato alcun dolcetto.
William
infatti, non appena Grell era giunto nel salone, aveva preso posto
sulla sua poltrona preferita per sorseggiare la tisana serale che
consumava abitualmente, limitandosi a guardare i colleghi che pian
piano perdevano il controllo. Più volte Grell aveva provato
a porgergli il vassoio dei dolci ma lui aveva sempre scosso il capo
affermando che li avrebbe assaggiati in seguito.
Quando, Grell
non lo sapeva.
D’improvviso
Eric si alzò decretando che la sua serata finiva
lì. Si caricò in spalla un Alan provato ma che
ancora ghermiva l’aria a vuoto nel vano tentativo di
afferrare un ultimo biscotto per poi borbottare “Eric... m-mi
viene... mi viene da vomitare!”
“Aaah,
Alan te l’avevo detto di non esagerare!” lo riprese
Eric dirigendosi verso la porta.
Raggiunta la
soglia si voltò e disse “Ehi Sutcliff, lo devo
ammettere... Quella roba non era poi così male!” e
lasciò la stanza, preceduto da Ronald che uscì a
tutta velocità ancora ridacchiando.
Grell, perduta
ogni speranza di passare una serata romantica con William, si
alzò e gli chiese “Beh, tu non vai a
letto?”
“Certo,
tra un po’”
“Oh,
va bene. Buonanotte allora...”
“Buonanotte”
Grell si
sforzò di sorridere prima di andarsene ma a William non
sfuggì la delusione impressa nei suoi occhi.
Ma cosa
pretendeva? Lo sapeva che non amava particolarmente i dolci e che li
consumava solo qualche volta, no? Eppure Grell si era seriamente
impegnato nella loro preparazione. Poteva almeno assaggiarne uno,
giusto per non essere troppo scortese...
Alzatosi dalla
poltrona, si avvicinò al vassoio abbandonato quasi vuoto sul
tavolino e diede un’occhiata agli ultimi cioccolatini
rimasti: l’aspetto, a suo giudizio, non era dei migliori con
tutto quel rosso sgargiante. Li contemplò dubbioso qualche
secondo, poi si decise a prenderne uno a forma di cuore e lo mise in
bocca.
E... diamine
se era buono!
Quando Grell
tornò nel salone per accertarsi che fine avesse fatto
William si trovò davanti una scena alquanto curiosa, per non
dire inverosimile.
Il moro era
sdraiato supino sul divano con un braccio lasciato penzoloni di lato e
l’altro piegato sul volto. Pareva stesse dormendo.
“Will?”
“Mmmh...?”
“Will,
vieni a letto, dai” tentò di convincerlo.
“No...
Grell, per favore... lasciami dormire...” ribatté
l’altro appoggiando meglio la testa sul bracciolo e
sollevando il braccio dal viso per stropicciarlo un
pò.
Oltremodo
intenerito da quella reazione Grell disse “Va bene, fa come
vuoi. Ma almeno togliti gli occhiali!”
Dettò
ciò gli sfilò le lenti, poggiandole sul mobile
lì accanto, e lo osservò. Lo sguardo crucciato,
come al solito, la bocca appena schiusa a lasciar passare il respiro
leggero. Come poteva resistere?
Approfittò
del fatto che non lo stesse vedendo per lasciargli un bacio a
tradimento. E finalmente poté sorridere soddisfatto.
Perché
quello che sentì
sulle sue labbra era senza dubbio alcool. E cioccolato.
Note dell'Autrice:
Tutta questa shottina è nata da un'immagine mentale che mi
sono fatta di Eric che trincava qualche alcolico, anche se si
è trasformata in un'ubriacatina collettiva per poi sfociare
- inevitabilmente - in una grelliam. Leggerissima.... ma pur sempre
grelliam!
Ci tengo a precisare che:
-Eric non me lo immagino affatto come un ubriacone che si trascina
fuori da un pub gattonando però, diciamo, mi piace l'idea di
un "Eric degustatore".
-Alan l'ho fatto ubriacare solo perchè, come sappiamo,
è un tipo abbastanza controllato (dunque, uno che non
è abituato a bere crolla più facilmente) e non
solo la damigella in pericolo che aspetta di essere salvata. Anche
perchè Eric in calzamaia azzurra perderebbe in fighezza (?)
-Per quanto Grell possa aver esagerato con le dosi del liquore, non
credo che qualche semplice dolcetto possa effettivamente far ubriacare
a tal punto le persone. Ma prendete la storia per buona e non
soffermatevi troppo sulle quantità usate! ^^'
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Capitolo 3 *** Spazio vitale ***
Spazio vitale
I
nuovissimi alloggi resi disponibili dalla Shinigami
Dispatch Association consistevano in una serie di casette a schiera,
adornate
ognuna sul davanti con un piccolo giardino attraversato da uno stretto
vialetto
di ghiaia. Sebbene all’esterno apparissero minute, esse erano
abbastanza ampie
da ospitare una camera per ciascun inquilino e le altre stanze
necessarie,
distribuendo il tutto su un pianoterra e un piano superiore adibito a
zona
notte.
William, essere solitario e diffidente per natura, non
poteva essere più soddisfatto di così. Il suo
prezioso spazio vitale non
sarebbe stato violato, almeno non più di quanto lo fosse
già in ufficio. Una
magra consolazione, questo pensava. Eppure già dai
primissimi giorni seguenti al trasferimento
definitivo nella nuova dimora William non poté fare a meno
di notare certi
comportamenti sospetti e decisamente inopportuni.
Non era raro, infatti, che Eric migrasse dalla sua camera a
quella di Alan per, a detta sua, assicurarsi che stesse bene. Ronald,
nonostante
i primi sforzi per dare una frenata alla sua indole da giovane sciupa
femmine,
era difficile che passasse le sue notti da solo. E poi c’era
Grell, che
semplicemente seguiva William come un’ombra ovunque andasse,
qualunque cosa facesse.
Spazio vitale, come no.
Quale spazio vitale?
William sbuffò sonoramente
contro le carte che aveva
davanti.
Quella giornata sembrava interminabile. Certo, se qualcuno
avesse svolto il proprio lavoro
William avrebbe evitato di fare tutte quelle ore di straordinario.
Sospirò
esausto quando finalmente appose l’ennesima firma
sull’ultimo foglio. Pose la
penna nel vasetto che teneva sopra la scrivania e si
stropicciò a lungo gli
occhi.
Strano a dirsi ma voleva davvero andare a casa a dormire.
Appena
rientrato notò subito la luce del salotto accesa
così
vi entrò, curioso. Eric se ne stava sdraiato sul divano
intento a leggere un
libro. William lo salutò ma l’altro rispose con un
cenno del capo e portandosi
un indice alle labbra, segno che non doveva fare rumore. Il moro non
capì e
solo quando Eric gli fece un altro cenno con la mano si accorse
dell’altra
presenza nella stanza: alla prima occhiata distratta non lo aveva
notato, ma
incastrato tra lo schienale del divano e il corpo del collega
c’era Alan
beatamente addormentato e cullato dai respiri dell’uomo.
William annuì e silenzioso
li lasciò.
Salì le scale e si diresse verso la sua stanza,
l’ultima in
fondo al corridoio. Sorpassò quella di Ronald, dalla quale
provenivano risate
sommesse e dai toni decisamente femminili. Superò poi quelle
di Eric a Alan e
raggiunse quella di Grell. Dalla base non filtrava alcuna luce e
sembrava
incredibilmente silenziosa. Non volle indagare oltre ma, non appena
aprì la
porta della propria camera, comprese subito il perché di
quella strana quiete.
Fece qualche passo nella stanza abbandonando la giacca della
divisa su una sedia e si fermò a osservare la losca figura
che stava dormendo
occupando il suo letto. Grell si
era
raggomitolato su se stesso sotto le coperte, i capelli scompigliati a
coprirgli
il viso e gli occhiali stretti in una mano. William valutò a
lungo l’ipotesi di
cacciarlo via e infine prese una decisione. Silenzioso, si
avvicinò a lui e gli
sistemò meglio la trapunta addosso, poi fece il giro del
letto e, dopo essersi
sfilato le scarpe, si sdraiò sul materasso con le braccia
incrociate dietro la
testa e le spalle contro la testiera. Il rosso, sentita la sua
presenza, si
mosse appena e sussurrò un flebile “Will...?"
“Sì, Grell” confermò William.
Era come se stesse rispondendo a se stesso, al suo costante
dubbio se fosse il caso o meno di lasciarlo dormire con lui. Era una
scelta
rischiosa ma era abbastanza sicuro che ritrovarsi un Grell sveglio e
pimpante
nel proprio letto sarebbe stato molto più pericoloso.
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