Colleghi di famiglia

di murdershewrote
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anno nuovo, sfiga nuova ***
Capitolo 2: *** Alcool e cioccolato ***
Capitolo 3: *** Spazio vitale ***



Capitolo 1
*** Anno nuovo, sfiga nuova ***


Anno nuovo, sfiga nuova

Dopo aver letto l’annuncio, William prese a camminare nervosamente per il suo ufficio, incredulo.
Si sfilò gli occhiali per strofinarsi energicamente le palpebre. Sperava ardentemente di aver letto male, che la sua miopia si fosse improvvisamente aggravata, qualsiasi cosa... ma non poteva credere a quanto aveva letto.
Il foglio bianco gli tremò tra le mani mentre lo rileggeva per l’ennesima volta.
<< ... Per una questione di praticità i nuovi alloggi messi a disposizione dal Dipartimento saranno assegnati alle già formate squadre d’azione operanti... >>
Per un attimo William si sentì mancare e, per evitare di stramazzare sul pavimento, si sedette sul divanetto antistante la scrivania così da trovarsi di fronte i suoi colleghi.
Esattamente davanti a lui, Alan Humphries se ne stava seduto composto, con la schiena ben dritta poggiata contro lo schienale della poltroncina che occupava. Addossato al bracciolo di quest’ultima, con una gamba penzoloni e l’altra tesa a sostenere la propria possente figura, stava invece Eric Slingby.
“Ma ci pensi Eric? Vivere tutti sotto lo stesso tetto. Insieme tutti i giorni, non solo in ufficio ma anche a casa... Sarà una bella sfida, non trovi?” osservò il più giovane.
“Oh, sì... non vedo l’ora!” rispose l’altro con un tono a metà tra l'ironico e il seccato, più impegnato a giocherellare con il colletto della camicia del compagno che a prestar attenzione alla sua analisi.
Allora Ronald Knox, che per l’evidente eccitazione aveva iniziato a saltellare per la stanza, rispose anch’egli a quella considerazione.
“OH, SI’! Sarà bellissimo condividere i pasti e il sonno! Oh, a proposito” fece una pausa piroettando su se stesso “Spero non sia un problema per voi, trovarvi di tanto in tanto della biancheria femminile in giro... non so se mi spiego” aggiunse con un sorriso sornione, sollevando in contemporanea un sopracciglio.
A quell’affermazione William sospirò pesantemente, sull’orlo di una crisi di nervi. Era davvero quella la sua squadra d’azione? Il solo pensiero lo fece rabbrividire.
Accavallò le gambe e reclinò un poco la testa, cominciando a massaggiarla per un’emicrania ancora insesistente ma che sicuramente sarebbe giunta da lì a poco.
Di colpo la presa che da un po’ gli avviluppava un braccio si rafforzò e una voce squillante lo investì con tutta la propria potenza.
“Will caro, ti senti bene?” domandò un preoccupato Grell Sutcliff.
L’interessato voltò il capo per guardarlo. Nonostante tutto quel rosso superfluo, la sua figura era ordinata, doveva ammetterlo.
“Allora tesoruccio, cos’hai?”
I suoi occhi ne incontrarono un paio dalle ciglia esageratamente lunghe e fermentanti.
“Nulla Sutcliff, sto benissimo” si affrettò a rispondere allora.
“Oh! Non dovresti farmi preoccupare così, monellaccio!” lo rimbeccò l’altro con falso tono di rimprovero.
Poi scrollò le spalle e affermò con aria sognante “Ma dal nuovo anno non ci saranno più problemi... poiché staremo seeempre insieme e io potrò vegliare su di te~♥! Non sei contento?”
William deglutì ma a nulla valsero i tentativi di sottrarsi a quella morsa, né a quel viso che continuava a strusciarsi contro la sua manica. E nemmeno il tentativo di fuggire da quell’ufficio.
Perché quella era la sua squadra d’azione.








Note dell'Autrice:
Oh. Finalmente mi sono decisa a cominciare questa serie sui nostri cari shinigami.
*yeah*
Vorrei spiegare che per "squadra d'azione" intendo praticamente un team di shinigami che, più o meno, lavorano insieme. Ora, anche se il secondo musical ce li ha mostrati a lavorare insieme, non so per certo se tutti e cinque gli shinigami qui presenti lavorino proprio sempre insieme. Ma per questa raccolta ho preso per buona quest'assunzione, per questo ho voluto usare il termine "squadra".
Per l' "oh, sì"... sappiate che non è una ripetizone ma ha un suo significato (spero solo di essere riuscita a farlo capire!).
E basta, credo. A proposito di nuovo anno: il mio orologio sta segnando le 2:19 quindi... Buon Anno a tutti! ^.^

Credits: tutti i personaggi appartengono a Yana Toboso.




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Capitolo 2
*** Alcool e cioccolato ***


Alcool e cioccolato

Stando a stretto contatto tra loro, oramai legati da quella strana convivenza, gli shinigami avevano avuto modo di scoprire alcuni lati dei loro colleghi che non avrebbero mai immaginato.
Eric ad esempio, a dispetto dei suoi modi spesso grossolani, aveva esibito una certa propensione per le arti culinarie, dimostrando in più occasioni di essere un cuoco provetto. Quando c’era lui ai fornelli, i suoi colleghi affamati non potevano far altro che guardarlo con ammirazione, compreso William che di tanto in tanto gli passava accanto, più per abitudine che per effettivo interessamento. Qualunque fosse l’occasione, comunque, l’intero menù era predisposto al soddisfacimento dei bisogni di Alan e alla salvaguardia della sua salute: solo roba di prima qualità, fresca, ipocalorica e ipoallergenica, diceva Eric. Sì, esattamente come quando si dedicava alle pulizie di casa.
Per questo il vedere Grell rientrare in casa con due borse della spesa tra le braccia e occupare la cucina, ordinando a tutti di sgomberarla, fu davvero una sorpresa per gli altri quattro shinigami.
“Grell senpai, cosa hai intenzione di fare?” chiese Ronald sbirciando all’interno delle buste, incuriosito.
“Oh, nulla di ché. Ho solo notato che voi ragazzi siete delle persone talmente pigre da non aver organizzato niente nemmeno per un giorno così importante come San Valentino... Ma una lady intraprendente come me non può lasciarsi sfuggire un’occasione del genere, così ho pensato di preparare qualche dolce per festeggiare” spiegò Grell mentre iniziava a svuotare il contenuto delle buste sul tavolo.
“Ma è una splendida idea, senpai! Vuoi che ti dia una mano?” continuò Ronald, già preda di un eccesso di salivazione alla sola vista degli ingredienti.
“No, grazie, Ronnie caro. Voglio preparare tuuutto personalmente... Come mio personale regalo per tutti voi~♥!” rispose sorridendo e puntando con gli occhi William, che, evidentemente, era l’unica persona a rientrare nel termine “voi”.
“Quindi fuori di qui ora, ho bisogno di spazio e concentrazione!” concluse facendo poi l’occhiolino al moro, il quale pensò bene di ascoltarlo e lasciare la stanza senza indugiare oltre.

Per le ore seguenti la porta della cucina fu praticamente serrata e gli inquilini che cercavano di entrarvi poterono solo udire lo sbattere frenetico delle uova all’interno delle casseruole e melodie cantate con un tono troppo elevato, intervallate qua e là da gridolini esaltati.
A lavoro ultimato Grell uscì con un enorme sorriso stampato in viso e le mani poggiate sui fianchi.
“Allora? Dove sono questi dolci?” chiese subito Ronald.
“Ah-ah Ronnie...” scosse il capo Grell “I biscotti sono ancora troppo caldi per essere apprezzati come meritano e gli cioccolatini devono solidificarsi per bene, in modo da non disperdere il liquore che contengono, quindi dovrai aspet-“
“Liquore? Hai anche fatto degli cioccolatini al liquore? Chissà come saranno buoni!” lo interruppe Ronald scattando in piedi dalla sedia che occupava.
“Certo che sì!” rispose come se fosse una cosa ovvia “Cacao e liquore, amaro e dolce insieme... Non credo ci sia abbinamento migliore!” esclamò leccandosi poi un dito sul quale era rimasto un po’ di impasto, lanciando un'occhiata decisamente equivoca a William che distolse prontamente lo sguardo, reputando quel gesto seccante e fuori luogo.
“Ecco dov’erano finite le bottiglie che c’erano lì...” disse Eric indicando una vetrinetta dove venivano tenuti gli alcolici “E tutto per degli cioccolatini... che spreco!” aggiunse poi scuotendo il capo.
“Ma come sei noioooso! Guarda che, se usato correttamente, il liquore può arricchire qualsiasi piatto, caro il mio Eric-guarda-che-spreco! Dovresti saperlo!” gli disse di rimando.
Se usato correttamente, appunto” continuò l’altro sogghignando.
“Dai, smettila Eric...” si intromise Alan, dando un colpetto sul braccio dell’amico.
“Come, scusa?! Cosa staresti insinuando?” ribatté il rosso indispettito, facendo qualche passo verso di lui.
William, ripresosi dalla vista della suadente leccata, notò gli occhi fiammeggianti di uno e l’aria di sfida dell’altro shinigami così decise di intervenire prima che una falce particolarmente rumorosa potesse essere evocata.
“Grell lascia perdere. Più tardi ci mostrerai il frutto del tuo lavoro e allora lo potremo giudicare”
“Ben detto, Will!” esclamò annuendo, poi aggiunse rivolto ancora ad Eric “Pensa pure quello che vuoi ma i miei dolci sono buoniiissimi e sta pur certo che ti rimangerai quanto hai detto!”
Per tutta risposta Eric si limitò a scrollare le spalle mentre Grell lasciava la stanza con aria altezzosa.

Qualche ora più tardi, dopo cena, Grell aspettò che tutti si spostassero nel salone per poi fare la sua entrata trionfale con un vassoio – incorniciato da un nastro rosso - ricolmo di biscotti e cioccolatini.
“Felice San Valentino!”
Dopodiché, quasi Eric avesse avuto una premonizione, quel mix di cacao amaro, glassa colorata rigorosamente rossa e, soprattutto, liquore fece il uso effetto sui presenti provocandovi i più disparati dei risultati.
Eric assaggiò uno cioccolatino per ogni tipo presente, prese un paio di biscotti e accompagnò il tutto con un bicchiere di buon brandy senza fare una piega. Al contrario di Alan che, arrivato appena al terzo cioccolatino e aver addentato un solo biscotto, cominciò a ondeggiare pericolosamente sul posto, nonostante fosse seduto, e a inveire contro Eric che tentava di impedirgli di prendere altri dolcetti. Come sottofondo alla suddetta scena risuonò potente la risata divertita di Ronald il quale, sorprendentemente lucido, ebbe il solo effetto collaterale di diventare più loquace di quanto già non fosse da sobrio, arrivando a raccontare i più minuziosi particolari della sua vita sentimentale e a stilare un lungo elenco delle donne presenti al Dipartimento che avevano destato il suo interesse. Il tutto con l’aspetto di un bambino impegnato a mangiare un gelato sotto il sole di mezzogiorno.
Da una poltroncina Grell si godette la scena ridendo per le battute di Ronald e aspettandosi quasi che quel sempliciotto di Alan crollasse sul tappeto. Ma non era del tutto soddisfatto della serata poiché ancora una persona non aveva toccato alcun dolcetto.
William infatti, non appena Grell era giunto nel salone, aveva preso posto sulla sua poltrona preferita per sorseggiare la tisana serale che consumava abitualmente, limitandosi a guardare i colleghi che pian piano perdevano il controllo. Più volte Grell aveva provato a porgergli il vassoio dei dolci ma lui aveva sempre scosso il capo affermando che li avrebbe assaggiati in seguito.
Quando, Grell non lo sapeva.
D’improvviso Eric si alzò decretando che la sua serata finiva lì. Si caricò in spalla un Alan provato ma che ancora ghermiva l’aria a vuoto nel vano tentativo di afferrare un ultimo biscotto per poi borbottare “Eric... m-mi viene... mi viene da vomitare!”
“Aaah, Alan te l’avevo detto di non esagerare!” lo riprese Eric dirigendosi verso la porta.
Raggiunta la soglia si voltò e disse “Ehi Sutcliff, lo devo ammettere... Quella roba non era poi così male!” e lasciò la stanza, preceduto da Ronald che uscì a tutta velocità ancora ridacchiando.
Grell, perduta ogni speranza di passare una serata romantica con William, si alzò e gli chiese “Beh, tu non vai a letto?”
“Certo, tra un po’”
“Oh, va bene. Buonanotte allora...”
“Buonanotte”
Grell si sforzò di sorridere prima di andarsene ma a William non sfuggì la delusione impressa nei suoi occhi.
Ma cosa pretendeva? Lo sapeva che non amava particolarmente i dolci e che li consumava solo qualche volta, no? Eppure Grell si era seriamente impegnato nella loro preparazione. Poteva almeno assaggiarne uno, giusto per non essere troppo scortese...
Alzatosi dalla poltrona, si avvicinò al vassoio abbandonato quasi vuoto sul tavolino e diede un’occhiata agli ultimi cioccolatini rimasti: l’aspetto, a suo giudizio, non era dei migliori con tutto quel rosso sgargiante. Li contemplò dubbioso qualche secondo, poi si decise a prenderne uno a forma di cuore e lo mise in bocca.
E... diamine se era buono!

Quando Grell tornò nel salone per accertarsi che fine avesse fatto William si trovò davanti una scena alquanto curiosa, per non dire inverosimile.
Il moro era sdraiato supino sul divano con un braccio lasciato penzoloni di lato e l’altro piegato sul volto. Pareva stesse dormendo.
“Will?”
“Mmmh...?”
“Will, vieni a letto, dai” tentò di convincerlo.
“No... Grell, per favore... lasciami dormire...” ribatté l’altro appoggiando meglio la testa sul bracciolo e sollevando il braccio dal viso per stropicciarlo un pò.
Oltremodo intenerito da quella reazione Grell disse “Va bene, fa come vuoi. Ma almeno togliti gli occhiali!”
Dettò ciò gli sfilò le lenti, poggiandole sul mobile lì accanto, e lo osservò. Lo sguardo crucciato, come al solito, la bocca appena schiusa a lasciar passare il respiro leggero. Come poteva resistere?
Approfittò del fatto che non lo stesse vedendo per lasciargli un bacio a tradimento. E finalmente poté sorridere soddisfatto.
Perché quello che sentì sulle sue labbra era senza dubbio alcool. E cioccolato.





Note dell'Autrice:
Tutta questa shottina è nata da un'immagine mentale che mi sono fatta di Eric che trincava qualche alcolico, anche se si è trasformata in un'ubriacatina collettiva per poi sfociare - inevitabilmente - in una grelliam. Leggerissima.... ma pur sempre grelliam!
Ci tengo a precisare che:
-Eric non me lo immagino affatto come un ubriacone che si trascina fuori da un pub gattonando però, diciamo, mi piace l'idea di un "Eric degustatore".
-Alan l'ho fatto ubriacare solo perchè, come sappiamo, è un tipo abbastanza controllato (dunque, uno che non è abituato a bere crolla più facilmente) e non solo la damigella in pericolo che aspetta di essere salvata. Anche perchè Eric in calzamaia azzurra perderebbe in fighezza (?)
-Per quanto Grell possa aver esagerato con le dosi del liquore, non credo che qualche semplice dolcetto possa effettivamente far ubriacare a tal punto le persone. Ma prendete la storia per buona e non soffermatevi troppo sulle quantità usate! ^^'

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Capitolo 3
*** Spazio vitale ***


Spazio vitale

 

I nuovissimi alloggi resi disponibili dalla Shinigami Dispatch Association consistevano in una serie di casette a schiera, adornate ognuna sul davanti con un piccolo giardino attraversato da uno stretto vialetto di ghiaia. Sebbene all’esterno apparissero minute, esse erano abbastanza ampie da ospitare una camera per ciascun inquilino e le altre stanze necessarie, distribuendo il tutto su un pianoterra e un piano superiore adibito a zona notte.
William, essere solitario e diffidente per natura, non poteva essere più soddisfatto di così. Il suo prezioso spazio vitale non sarebbe stato violato, almeno non più di quanto lo fosse già in ufficio. Una magra consolazione, questo pensava. Eppure già dai primissimi giorni seguenti al trasferimento definitivo nella nuova dimora William non poté fare a meno di notare certi comportamenti sospetti e decisamente inopportuni.
Non era raro, infatti, che Eric migrasse dalla sua camera a quella di Alan per, a detta sua, assicurarsi che stesse bene. Ronald, nonostante i primi sforzi per dare una frenata alla sua indole da giovane sciupa femmine, era difficile che passasse le sue notti da solo. E poi c’era Grell, che semplicemente seguiva William come un’ombra ovunque andasse, qualunque cosa facesse.
Spazio vitale, come no. Quale spazio vitale?

William sbuffò sonoramente contro le carte che aveva davanti.
Quella giornata sembrava interminabile. Certo, se qualcuno avesse svolto il proprio lavoro William avrebbe evitato di fare tutte quelle ore di straordinario. Sospirò esausto quando finalmente appose l’ennesima firma sull’ultimo foglio. Pose la penna nel vasetto che teneva sopra la scrivania e si stropicciò a lungo gli occhi.
Strano a dirsi ma voleva davvero andare a casa a dormire.

Appena rientrato notò subito la luce del salotto accesa così vi entrò, curioso. Eric se ne stava sdraiato sul divano intento a leggere un libro. William lo salutò ma l’altro rispose con un cenno del capo e portandosi un indice alle labbra, segno che non doveva fare rumore. Il moro non capì e solo quando Eric gli fece un altro cenno con la mano si accorse dell’altra presenza nella stanza: alla prima occhiata distratta non lo aveva notato, ma incastrato tra lo schienale del divano e il corpo del collega c’era Alan beatamente addormentato e cullato dai respiri dell’uomo. William annuì e silenzioso li lasciò.
Salì le scale e si diresse verso la sua stanza, l’ultima in fondo al corridoio. Sorpassò quella di Ronald, dalla quale provenivano risate sommesse e dai toni decisamente femminili. Superò poi quelle di Eric a Alan e raggiunse quella di Grell. Dalla base non filtrava alcuna luce e sembrava incredibilmente silenziosa. Non volle indagare oltre ma, non appena aprì la porta della propria camera, comprese subito il perché di quella strana quiete.
Fece qualche passo nella stanza abbandonando la giacca della divisa su una sedia e si fermò a osservare la losca figura che stava dormendo occupando il suo letto. Grell si era raggomitolato su se stesso sotto le coperte, i capelli scompigliati a coprirgli il viso e gli occhiali stretti in una mano. William valutò a lungo l’ipotesi di cacciarlo via e infine prese una decisione. Silenzioso, si avvicinò a lui e gli sistemò meglio la trapunta addosso, poi fece il giro del letto e, dopo essersi sfilato le scarpe, si sdraiò sul materasso con le braccia incrociate dietro la testa e le spalle contro la testiera. Il rosso, sentita la sua presenza, si mosse appena e sussurrò un flebile “Will...?"
“Sì, Grell” confermò William.
Era come se stesse rispondendo a se stesso, al suo costante dubbio se fosse il caso o meno di lasciarlo dormire con lui. Era una scelta rischiosa ma era abbastanza sicuro che ritrovarsi un Grell sveglio e pimpante nel proprio letto sarebbe stato molto più pericoloso.

 

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