The Rise Of The Brave

di WizardSdaughter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


The Rise Of The Brave
 
 
Eccola lì, che sorrideva mentre il sole le illuminava i capelli.
Per una volta, un’unica volta, Pitch si sentì felice.
- Ciao piccolina…Merida, che bel nome- mormorò, sorridendole. E lei, lei non aveva paura di lui.
- Papi!- esclamò lei, pronunciando una delle poche parole che era riuscita ad imparare.
- Sì, sono io- Pitch si sedette accanto a lei e le accarezzò i capelli rossi – Sai che voglio che tu cresca forte e sana?- Merida lo guardò con i suoi occhi grandi. Poi, gli sorrise. E l’Uomo Nero sentì che il cuore, quel cuore duro che si era ritrovato, si riempiva lentamente di gioia.
Si era quasi dimenticato per cosa l’aveva messa al mondo.
Quasi.
 
***
 
- Jack, ho paura-
- No, andrà tutto bene. Ci divertiremo un mondo invece – il ragazzo la guardò negli occhi, i suoi stessi occhi.
- Fidati di me, potrei mai mentirti?- chiese alla sorellina che lo guardava terrorizzata.
- Sì! Tu dici sempre le bugie!- rispose lei, mentre le sue gambe tremavano.
- Sì, ma non questa volta. Ho un’idea, giochiamo a campana, come facciamo tutti i giorni…uno, due, TRE!- rise, mentre con un bastone spostava la sorellina dal ghiaccio che lentamente si stava rompendo.
La piccola ricambiò il sorriso che quasi subito si trasformò in una smorfia, mentre vedeva i capelli di Jack Frost sparire nell’acqua gelata.
- JACK!-



Ciao ciao
Allora, come inizio non è un granchè, ma vi prometto che prenderà una piega perlomeno accettabile.
Non so se le battute tra Jack e sua sorella sono proprio così, ho cercato di farlo simile.
Ebbene sì, Merida è figlia di Pitch.
Alla prossima :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


The Rise Of The Brave.
 
 
A Merida sarebbe piaciuto che il sole filtrasse in quella tana, per una volta. Ma niente luce per l’Uomo Nero, né tantomeno per la figlia. Purtroppo però, lei sembrava tagliata per il sole, per le risate e per le uscite in giardino.
Non che Pitch non la facesse uscire, ma in quel periodo erano più i momenti che passava al buio che all’aperto.
- Ripetilo un’altra volta, tesoro…devo assicurarmi che tu abbia capito bene- disse suo padre fissando amorevolmente la figlia seduta per terra.
- Devo eliminare Jack Frost, perché lui vuole distruggermi ed io sono l’unica che può evitare ciò, anche se non ho la minima idea di chi sia questo Frost…ma comunque…- borbottò annoiata Merida, giocando con una delle sue frecce preferite.
- Perfetto. Jack Frost è una persona spregevole, sai, si diverte a fare del male alla gente. Ha i capelli bianchi, lo riconoscerai sicuramente. Insieme alla sua combriccola, vuole distruggere noi e la nostra casa, bambina mia – la informò Pitch, sorridendo.
- E perché non eliminare la combriccola?- chiese Merida.
- Perché, in questo momento, è più pericoloso Frost. E agli altri ci ha già pensato paparino-
- Che vuoi dire?- domandò ancora la rossa, interessata.
- Dico solo che gli ho dato una bella lezione. Adesso non sono più così forti e non c’è più pericolo. Capito?-
Merida annuì. Improvvisamente un fiocco di neve apparve sul Globo, brillando su gli altri puntini dorati.
- Frost – sussurrò Pitch, sorridendo malignamente – Merida? So che odi teoria e ami pratica, perciò voglio accontentarti. Frost adesso è proprio nel boschetto qui accanto, starà facendo qualche disastro. Tocca a te- senza preoccuparsi minimamente della vita della figlia, Pitch la convinse ad andare ad uccidere Jack Frost.
- D’accordo papà, preferisci che ti riporti la testa o tutto il corpo?- scherzò lei, mentre prendeva arco e frecce.
- Solo la testa, tutto il corpo sarà troppo ingombrante- l’Uomo Nero ghignò.
- Come vuoi-.
 
Il bosco era come casa sua: la rossa conosceva ogni angolo, ogni albero e aveva seriamente preso in considerazione di dare un nome ad ogni pianta. Schizzando per le vie strette di quel bellissimo posto, cavalcando il suo fidato amico a quattro zampe, Merida cercò con lo sguardo il presunto nemico.
Poi, in una frazione di secondo, vide con la coda dell’occhio un ciuffo bianco.
- Frost!- ringhiò e il ragazzo si fece avanti, sorridendo. La ragazza lo guardò e riconobbe i suoi stessi occhi chiari. Per un attimo rimase spiazzata: Jack Frost era…un ragazzino?!
Ed era pure un ragazzino davvero bello.
- Qualcuno mi ha chiamato?- disse lui, guardando Merida. Se Merida rimase sorpresa, Jack fu letteralmente fulminato. Quella era una ragazza normale e riusciva a vederlo. Credeva in lui.
- E quindi tu sei Jack Frost, tanto piacere, Merida – disse lei duramente, preparando una freccia.
Pensando che il ragazzo sarebbe indietreggiato, non lo colpì e convenne che le sarebbe piaciuto di più confonderlo.
Ma Jack non indietreggiò affatto, anzi si avvicinò ancora di più al suo viso.
- Tu riesci a vedermi?- chiese dolcemente, con il sorriso beffardo stampato in faccia.
- C-certo che sì- rispose Merida, lasciando partire una freccia che però non colpì nessuno.
E, in quel momento, Jack indietreggiò davvero.
- Ehi! Cosa ti ho fatto? Calmati, ragazzina!- gridò, raggiungendo un albero e sentendo con le spalle la dura corteccia.
La rossa gli puntò un’altra freccia contro.
- Non chiedermi cosa mi hai fatto, Frost – sputò – e non chiamarmi ragazzina -.
- Chiariamoci, io non sono pericoloso, ok? Non capisco cosa ti abbia mai fatto, ma non ho intenzione di diventare nemico dell’unica rag…ehm, persona che riesce a vedermi!-
Improvvisamente, Merida provò un po’ di pena per lui.
- Come…come sarebbe a dire che solo io riesco a vederti?- mormorò, riponendo l’arco e le frecce.
- Beh, nessuno crede in me e per questo non riesce a vedermi- spiegò lui, sedendosi e guardando il cielo – E’ piuttosto frustrante, a dire il vero –.
- Oh…non lo sapevo- sussurrò la ragazza.
- Ora lo sai…ma bando alle ciance…tu…tu riesci a vedermi!-
- Sì…-
- Ed è fantastico!- esclamò lui, mentre i fiocchi di neve iniziavano a scendere lenti.
- Wow…- mormorò lei – Come ci riesci?-
- E’ la mia natura- disse semplicemente Jack – E tu? Mai vista una donna che tira con l’arco-
- Ora l’hai vista – disse lei, tentando di nascondere un sorriso.
- Mi stai simpatica Merida, anche se hai tentato di uccidermi, dobbiamo rivederci- decise lui, passandosi una mano tra i capelli candidi.
- Io…d’accordo…-
- Troviamoci qua, domani, a quest’ora. Ti farò vedere cos’altro posso fare oltre alla neve. A proposito, tu non hai una famiglia?-
- Sì, ma mio padre…ehm…sta molto male e…non vuole uscire mai- mentì spudoratamente lei, mentre Jack Frost lo commiserava.
- Allora a domani!- esclamò lui.
- A domani- lo salutò lei, salendo sul suo cavallo nero.
Mentre si allontanava il rimorso la invase. Cosa aveva fatto? Si era lasciata sfuggire Jack Frost, che doveva distruggere prima di essere distrutta. Era stata sconfitta da due occhi chiari e da un sorriso.
Che idiota.
Era la prima volta che si trovava a dover uccidere qualcuno in effetti, ma sembrava che l’avesse già fatto prima e si sentiva male. Male come se avesse perso per la prima volta dopo tante vittorie.
Suo padre non gliel’avrebbe perdonato: doveva mentirgli per la prima volta.
***
 
- Che buffa ragazzina- mormorò Jack Frost, camminando sui fili della luce che subito si ghiacciarono.
- Simpatica, ma strana…- continuò tra sé – perché voleva uccidermi poi, non lo so proprio-
- Merida…- solo a pensare a quel nome, alla sua pelle biancastra si aggiunse un tocco lieve di rosa – Smettila Jack, è solo una nuova amica…- concluse, volando via.
***
 
- Merida! Ci hai messo un po’! Un momento…e Frost?- disse Pitch, vedendola rientrare in casa.
- Papà, devi esserti sbagliato. Di Frost non c’era traccia e ho perlustrato ogni singolo centimetro del bosco- lo informò la figlia, assumendo un tono fiero e deciso.
- Ma il Globo…vuoi dire che…pensi sia stato un trucco?-
- Forse…-
- D’accordo, avrai nuove occasioni, non ti preoccupare-
- Grazie- Merida sorrise, poi trascinò i piedi fino a camera sua e sprofondò nel letto.
Mentre fissava il soffitto un minuscolo fiocco di neve le cadde in mezzo agli occhi.
- Frost sei un’idiota…- sospirò la rossa, sorridendo.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


The Rise Of The Brave.
 
- Frost sei un’idiota…sei davvero un’idiota!- gridò Merida ad un tratto, lasciando che le ciocche le cadessero sugli occhi.
Benchè durante l’incontro con Jack Frost sembrasse contenta dell’idea di avere un nuovo amico, nelle ore successive i suoi sentimenti cambiarono decisamente. Si era accorta che il ragazzo aveva sicuramente mentito, tutti riuscivano a vederlo, era solo una scusa per raggirarla. Ripassando lo scambio di battute tra loro, si era resa conto di ciò che aveva commesso. Come le ragazzine.
Non si era mai arresa, sin da quando non era riuscita a scoccare la prima freccia, e ora l’avevano messa a tappeto. Nossignore! Merida era una combattente, orgogliosa e sveglia. E nemmeno la storiella del “nessuno mi vede” l’avrebbe sconfitta. Dopotutto, papà gliel’aveva sempre detto: Frost era un nemico molto astuto e avrebbe fatto di tutto per distruggere la sua famiglia.
Se Jack Frost era così spietato, doveva esserlo anche lei.
Mentre era immersa nei suoi più profondi pensieri, la voce dell’Uomo Nero la obbligò a scendere per la cena. Non mangiarono molto a dire il vero, entrambi avevano una buona ragione per tralasciare il cibo. Pitch aveva fatto cilecca, era stato ingannato. Merida era stata debole.
- Mangia qualcosa Merida – disse suo padre ad un tratto.
- Stessa cosa vale per te, papà- lo rimbeccò la figlia, notando il suo piatto.
- Hai ragione, perdonami. Tutta questa ansia per Frost mi sta facendo impazzire-
- A proposito di Frost…- iniziò Merida brandendo una forchetta – Sono certa che domani tornerà e voglio annientarlo-
Il padre la guardò stupito.
- Come fai ad esserne sicura?-
- Lo so, me lo sento. Fidati di me. Stavolta avrai la sua zucca spelacchiata-
- Questa è la mia bambina!- esclamò Pitch allegro – Perfetto, Merida. Confido in te-
- Non ti deluderò papà, non un’altra volta-.
Per tutta la notte, la rossa non fece altro che maledirsi.
“Nessuno mi vede”, davvero una bella scusa. Mi dispiace, avrai pure un bel faccino, ma Merida non si lascia intimidire da qualche parolina.
- Ti piace tanto mentirmi? Ci sto, caro Frost. Vedremo chi riderà alla fine-.
***
 
Jack Frost aveva già ripassato ogni singolo trucchetto che conosceva, quando si diresse nel bosco. Aspettandosi di vedere la Merida che voleva, rimase davvero spaesato. Invece del suo cavallo, la rossa aveva portato centinaia di purosangue, dal manto scuro e pungente.
- M-merida?- mormorò Jack, indietreggiando.
- Ciao Frost. Come vedi ho capito chi sei veramente, davvero molto astuto, lo scherzo intendo- lasciò che la sua freccia gli passasse talmente vicino da sfiorarlo.
Ci fu un momento dove gli occhi di lei si incrociarono con gli occhi di lui, ma fu molto breve. Iniziò subito una specie di inseguimento selvaggio. Alimentata da non si sa quale forza, Merida rincorreva ferocemente Jack che cercava di scappare in volo. Il ragazzo, che ancora si chiedeva che diamine le fosse successo, tentava disperatamente di sopravvivere.
- Smetti di correre Frost!- gridò Merida. Jack Frost era sorprendentemente veloce e riusciva a schivare qualsiasi cosa.
Tranne una. Stanca di tutto quel via vai, la ragazza prese la sua freccia preferita e la fece schizzare in cielo. Si potrebbe dire che le cose cominciarono ad andare al rallentatore, visto che era calato il silenzio e ogni singolo movimento sembrava essere talmente importante da non finire mai.
Merida sorrise, spostando con un soffio uno dei suoi riccioli rossi. Era riuscita a colpirlo.
Jack Frost cadde a terra, emettendo un gemito. Merida lo raggiunse e gli strappò una ciocca di capelli per portarla a suo padre. Già pregustava tutti i complimenti che l’avrebbero aspettata e assaporò ogni singolo istante di gloria. Ma nell’istante in cui le morbide ciocche toccarono la sua mano, la ragazza si rese conto di ciò che aveva fatto. Sebbene ne fosse fiera, provò paura verso sé stessa.
- Oh…- mormorò allontanandosi impacciata.
- I-io…- cercò di parlare, ma decise che era meglio andare via e lasciò Jack Frost da solo.
Tornò a casa, evitò tutti i complimenti che gli aveva riservato Pitch, e salì in camera. Solo lì riusciva a pensare.
- Avevo ragione io- si ripeteva – Solo io-. Era al sicuro adesso, la sua famiglia lo era, senza Frost tra i piedi. Eppure si sentiva male.
- Jack Frost mi voleva distruggere, insomma, è lui dalla parte del torto, no? Io mi sono solo difesa, giusto? Dopotutto volevo salvare la mia vita, non lasciarla in mano a qualcuno che la vuole eliminare…- disse tra sé e sé. Poi una domanda si insidiò nella sua testa.
Scese velocemente nel salone, dove l’Uomo Nero stava osservando il Globo.
- Papà?-
- Tesoro! Vieni, siediti accanto a me. Voglio che mi racconti ogni particolare della tua vittoria- la accolse lui a braccia aperte.
- Beh, l’ho raggiunto con gli Incubi Purosangue, come il chiami tu, e ho iniziato ad inseguirlo. Cavolo se è veloce, quel Frost! Per fortuna avevo con me la mia infallibile freccia e sono riuscita a colpirlo. Credo che sia…insomma, morto-
- Forse non è morto, ma è sicuramente debole, no?-
- Certo…senti papà, non ti ho mai chiesto una cosa-
- Chiedi pure-
- Appena ho visto Jack…è un ragazzino, come me. Perché avrebbe voluto uccidermi? Non ci eravamo mai visti e, all’inizio, mi ha trattata bene…no voleva farmi del male, papà-
- Vedi, Merida, Jack Frost…ecco…siamo nemici da quando ci siamo conosciuti. Vuole distruggere te, perché sei importante per me. Così come i suoi amici guardiani-
- E perché siete così nemici?-
- Ci siamo odiati fin dal primo istante, e ora è diventata una vera…ecco…una vera e propria guerra-
- D’accordo. Vado a dormire, buonanotte-
- Buonanotte-
Pitch rimase solo, a fissare il vuoto. Gli dispiaceva mentire a sua figlia, ma lei non doveva sapere niente di come era nata, di perché era nata.
***
 
Jack Frost aprì gli occhi. Non sapeva dov’era, né cosa ci faceva là. Sapeva solo che gli aveva fatto male, come al lago. Come quando era sprofondato nelle acque gelide, come quando se n’era andato.
Cercò di alzarsi, ma con scarsi risultati.
- Maledetta ragazzina! Cosa diavolo ti passerà per la testa?! Mi stai distruggendo…- sputò, appoggiandosi ad una roccia lì vicino. Decise che doveva dormirci su.
- E la mia vita torna a basarsi su i perché…- mormorò, prima di addormentarsi.
 

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