L'altra metà della mela.

di Strange__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un anno dopo. ***
Capitolo 2: *** Dubbi. ***
Capitolo 3: *** Pausa. ***
Capitolo 4: *** Crollo. ***
Capitolo 5: *** Confusione. ***
Capitolo 6: *** Nuovi incontri ***
Capitolo 7: *** Andare avanti. ***
Capitolo 8: *** Inopportuno. ***
Capitolo 9: *** Best friends. ***
Capitolo 10: *** Goodbye. ***
Capitolo 11: *** Diventerà normale. ***
Capitolo 12: *** Bitch. ***
Capitolo 13: *** Jamie again. ***



Capitolo 1
*** Un anno dopo. ***


Un anno dopo.
(1)
 
 
Un bacio a ciò che verrà,
per poter dire addio a tutto ciò che non va.
 
 
"Ciao Ezra!" Jamie saluta Ezra con una pacca sulla spalla e il mio amico entra in casa seguito dalla sua nuova fiamma. Ezra è un bel ragazzo, di quelli che quando li incontri per strada ti giri per guardarli. Sempre se ti piace il tipo di bellezza, ovviamente. Ha i capelli lunghi fino alle spalle e neri come la pece, esattamente come i suoi occhi. Ha il pizzetto che gli da quell'aria da artista di strada che fa, a quanto pare, impazzire le ragazze. E' alto (quanto Jamie) ed è magrissimo (quanto Jamie!). Ha un bel sorriso (quello non quanto Jamie). Stephanie, la sua nuova ragazza, ha i capelli lunghissimi, ancora più lunghi dei miei e neri quanto quelli di Ezra. E' un po' la sua versione al femminile e, se devo essere sincera, non mi convince molto. Ma se Ezra l'ha addirittura portata al cenone di capodanno deve piacergli e non poco.
Entrambi mi salutano molto calorosamente e Ezra mi abbraccia, come sempre d'altronde.
Jamie prende posto accanto a me e mi cinge i fianchi con un braccio.
Mezz'ora dopo la casa è piena: Carol, Eve e George (che stanno insieme! Il destino è proprio imprevedibile!), Camille e il suo nuovo ragazzo (o meglio chiamato, esperimento) e Michelle. Fred non è voluto venire perché 'lui è uno lupo solitario, non va in giro in branco. E capodanno è la serata della caccia'. Ci tengo a precisare che questo pensiero proviene dalla sua mente malata. Kevin non viene, probabilmente a causa di Carol e del suo nuovo ragazzo (che tra l'altro non ha avuto neanche la decenza di portare). A quanto pare non si sono lasciati di comune accordo. (Alla fine avevo ragione io e stavano avendo una storia che tra tira e molla continui è durata un anno. un a-n-n-o. La relazione più lunga di Carol, probabilmente. Anche se poi se si va a vedere, realmente saranno stati insieme senza litigare o lanciarsi i piatti in testa circa due settimane).
Io e Jamie stiamo insieme da un anno e quattro mesi. u n  a n n o  e  q u a t t r o  m e s i. Forse se continuerò a fare lo spelling la cosa sembrerà più reale. Forse.
In questo anno abbiamo avuto non poche difficoltà tra le sue continue partenze per il lavoro e i miei studi e il mio di lavoro ma, a quanto pare, ci amiamo ancora.
Lily non si è fatta viva quasi mai -ringraziando il cielo- e siamo stati abbastanza tranquilli, devo dire.
Per essere la ragazza di Jamie Campbell Bower la mia vita è fin troppo monotona.
Il nuovo esperimento di Camille, invece, si chiama Darren. A quanto pare è un tipo piuttosto strano fissato con i musical e il canto. La mia amica più volte ha cercato di trascinare me e Jamie ad una delle sue rappresentazioni senza avere alcun successo. E' un tipo veramente strano! Quanto meno sembra che le cose tra loro vadano bene ma da Camille ci si può aspettare di tutto.
Carol è sempre magrissima e altissima con una risata irritante ma anche se non viviamo più insieme continuiamo a sentirci perché, anche se non lo ammetterò mai, le voglio bene.
Per lei è stato abbastanza traumatico sapere che mi sarei trasferita ma, dato che il primo periodo stava sempre da me e Jamie, l'ha presa abbastanza bene, devo dire.
Eve e George sono la nuova rivelazione degli ultimi quattro mesi. Non sapevo neanche che si stessero simpatici, a dire la verità. Pensavo che Eve con i suoi modi pacati e a tratti isterici (è una contraddizione umana quella ragazza) non apprezzasse il genere di ragazzi come George dato che sono praticamente agli antipodi. Ma bho, sembra che stiano bene insieme. Anche se la mia amica non da grandi dimostrazioni d'affetto in pubblico, so che ci tiene dal modo in cui sbuffa quando lui le da fastidio. Se fosse stato un altro lo avrebbe preso direttamente a sberle.
Per quanto riguarda me e Jamie siamo la coppia veterana del gruppo.
Ci siamo lasciati solo tre volte nell'ultimo anno e tutte e tre le volte sono durate circa due ore. Poi siamo tornati insieme. E' che la questione rimane sempre quella: amarsi senza limiti.
E anche adesso, dopo un anno e mezzo, mentre lo vedo ridere per qualcosa che ha detto George sono sicura che non potrei mai stare con qualcun altro.
Dopo circa nove mesi abbiamo deciso di vivere insieme perché potevamo anche continuare a vivere in due case separate ma se tanto alla fine dormivamo sempre insieme conveniva pagare un affitto solo. Che poi Jamie l'affitto non lo paga, è un caso a parte.
"Com'è andato il viaggio in Francia?" Domando a Camille.
La mia amica si gira verso di me e mi sorride sognante. "Darren mi ha comprato un basco che è l'amore." Dice.
Rido e mezz'ora dopo mi ha raccontato l'intero viaggio, dalla partenza al ritorno.
"Abbiamo delle foto sotto la Tour Eiffel che le metterei pure in fronte al fruttivendolo!"
Rido mentre comincio a portare i vassoi in tavola. "Perché dovresti appiccicare una tua foto con il tuo ragazzo, in fronte a qualcuno?"
"Perché è così bella che starebbe bene ovunque!" Poi la nostra conversazione viene interrotta da tutti gli altri che sono entrati nella sala da pranzo impazienti di mangiare, così ci sediamo tutti a tavola. Jamie è a capotavola da una parte e Ezra dall'altra. Io sono accanto a Jamie; Camille, Darren e Michelle sono accanto a me. Davanti abbiamo George, Eve, Carol e Stephanie.
Tutti raccontano le loro vacanze di Natale. Chi, come Camille e Darren, è partito per qualche meta. Chi, come Eve e Michelle, è andato dai propri genitori e chi, come me e Jamie, è rimasto a casa.
"Io e Michelle siamo state con i nostri genitori. Ah, Cam, mamma pensa che tu sia strana. Anzi, continua a pensarlo." Camille le risponde con una linguaccia e così cominciano a bisticciare come al solito.
"Io sono stato a casa di mia sorella. Tra poco sfornerà il quarto figlio." Dice Ezra mentre beve un sorso di vino.
"Il quarto?!" Esclamo.
Ezra alza gli occhi al cielo. "Quella donna è diventata un forno. Sforna bambini come il pane."
"Voi quando ce lo fate un nipotino?" Ci domanda Michelle. Jamie comincia a tossire convulsamente come se stesse per soffocare e dato che mi sta facendo spaventare comincio a dargli dei colpettini sulla schiena. Finalmente smette di tossire e si schiarisce la voce. "E' ancora presto per pensare ai figli." Dice.
Dopo la frase di Jamie un silenzio imbarazzante prende possesso della stanza finché George non si schiarisce la voce. "Io e Fred siamo stati in Irlanda." Dice mentre si sposta un ciuffo di capelli rossi da davanti al viso, così la conversazione si sposta su di lui e sul viaggio con il fratello.
Io rimango a pensare alla frase di Jamie... Non era lui quello che voleva avere dei figli da me?
Per tutta la sera continuo a rimuginare sull'affermazione del mio ragazzo finché Michelle ed Ezra non mettono la musica e il salotto di Jamie diventa una discoteca.
Perché è il salotto di Jamie, no? Non è il nostro salotto. A dire la verità non so perché sto facendo così, di solito il mio umore non cambia così radicalmente e non rimugino così tanto sulle cose che sono dette con leggerezza ma non riesco ancora a togliermela dalla testa.
Però poi ci rifletto: ha detto che è ancora presto, non che non ne vuole.
Così quando viene da me e mi prende le mani mi faccio trascinare ancora una volta dal suo tocco e mi faccio portare in 'pista' così cominciamo a ballare con tutti gli altri.
E quando a mezzanotte mi bacia e mi dice che mi ama penso solo a quello.
Jamie mi ama.



ASDFGHJKL. BUON ANNO PEOPLE.
Ecco il seguito! Per chi non ha letto 'Meglio degli Oreo' (se cliccate sul nome si aprirà la pagina della ff), molte cose non avranno senso ma è possibile leggere, comunque, questa fan fiction.
A differenza di Meglio degli Oreo questa non sarà una mini-long ma una long.
Avrei voluto pubblicare ieri ma proprio non ne ho avuto tempo tra i preparativi per capodanno e roba varia :/
Voi che avete passato l'ultimo dell'anno? (Sì, mi faccio i fatti vostri ahah)
In ogni caso, spero bene!
Allora, parlando del capitolo, come si ben capisce questa fan fiction è ambientata un anno dopo dall'ultimo capitolo di Meglio degli Oreo e anche se Angie e Jamie stanno ancora insieme (cuore, cuore), Angie è assalita da molti dubbi. Ma solo leggendo saprete come andrà a finire ZAN ZAN.
Per qualunque cosa sotto vi lascio i miei contatti dove potete scrivermi per qualunque cosa (: Se mi aggiungete su facebook, di tanto in tanto, pubblico degli spoiler quindi, non so se vi va aggiungetemi ahahah.
Va bien, vi lascio in pace ahah.
Alla prossima,
Angie xx



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Capitolo 2
*** Dubbi. ***


Dubbi.

(2)

 

 

 

"Jamie io esco." Annuncio mentre passo per la cucina. Jamie è in uno stato comatoso mentre mangia il suo toast, quasi sdraiato sul tavolino della cucina. "Dove vai a quest'ora del mattino presto?" Biascica.
Mi blocco sulla porta e mi giro verso di lui. "Sono le cinque del pomeriggio, Jamie."
"E io sono già in piedi?! Oddio, torno a dormire." Mi passa vicino e mi da un bacio sulle labbra. "Buonanotte, a domani mattina." Continua a biascicare mentre va verso la nostra stanza da letto.
Cose da ricordarsi per il prossimo capodanno:
-Non far bere Jamie.
Anche l'anno scorso l'avevo scritto sulla lista delle cose da ricordarsi per il prossimo Capodanno ma, mio malgrado, l'ho dimenticato.
Prendo la borsa che in precendenza avevo buttato sul divano ed esco di casa attenta a non far rumore.
Carol mi ha pregata in tutte le lingue del mondo di andare a prendere un caffé in centro.
Dev'essere succeso per forza qualcosa, altrimenti non mi avrebbe mai chiesto di vederci il primo gennaio, sapendo anche le abitudini di Jamie dopo una sbronza.
Venti minuti dopo sono seduta ad uno dei tanti tavolini del Green town mentre mi guardo intorno cercando con lo sguardo quello della mia amica.
Poi quest'ultima entra nel locale e la vedo leggermente spaesata.
Carol è esattamente il tipo di ragazza da cui non ti aspetti niente. Perché sai che se ti aspetti qualcosa lei non te la darà mai. Ma nel momento in cui lei decide di darti qualcosa, sta' sicuro che ti potrebbe dare anche l'anima.
E' chiusa in un gibbino nero corto imbottito e da sotto si intravede un vestito grigio con dei leggins del medesimo colore. All'incirca sarà alta un metro e settantacinque, quindi sa che quando usciamo da sole è categoricamente vietato -per lei- indossare tacchi. Infatti indossa un paio di stivali alti neri.
I capelli biondi sono lasciati sciolti e la bocca è coperta da uno sciarpone nero.
"Buongiorno." Biascica mentre si siede di fronte a me.
"Buongiorno, vuoi qualcosa?" Chiedo mentre vedo che un cameriere con i capelli neri si sta avvicinando al nostro tavolo.
"Un caffè. Lungo. Senza zucchero. Il più forte che hanno, grazie." Dice mentre si toglie la sciarpa.
Il ragazzo con un sorriso cordiale ci chiede cosa desideriamo così ordino il caffé per Carol e un ginseng per me.
Una volta che il cameriere se n'è andato e rimango sola con Carol noto quanto sia visibilmente nervosa. "Mi dici cos'è successo? Sei tutta un fremito."
La mia amica si guarda le mani nervosamente. "Ho fatto un casino."
"Mi spieghi che casino hai fatto oppure vuoi farmi preoccupare?"
"Stanotte credo di aver bevuto un po' troppo e ho chiamato Kevin." Dice tutto di fretta.
Spalanco la bocca e sgrano gli occhi. "Hai chiamato chi?!"
"Kevin. E devo aver blaterato per un bel po' perché la chiamata è durata ventitré minuti e sedici secondi."
Se possibile sgrano gli occhi ancora di più. Non si può stare tranquilli neanche il primo dell'anno. "Carol, tu sei ancora innamorata di lui?" Chiedo.
La mia amica sospira e annuisce quasi impercettibilmente. "E si può sapere per quale diavolo di motivo l'hai lasciato?!" Sono entrata in modalità isteria. Se continuerò a cambiare umore in modo così radicale potrei cominciare a starmi sui coglioni da sola.
"Perché le cose dopo quasi un anno cominciavano a farsi serie e io... Avevo paura. Avevo paura di non essere all'altezza. Anzi, ho paura di non essere all'altezza."
Il mio sguardo si addolcisce. "Carol... E' normale avere paura, anche io quan..." Ma vengo interrotta dalla voce tagliente della mia amica. "Non tutte le coppie sono a prova di bomba come te e Jamie e soprattutto non tutte abbiamo un ragazzo che ci ama come Jamie fa con te. Siete andati a vivere insieme dopo nove mesi, sicuri di aver già scelto la persona con cui passare il resto della vita. Non tutti hanno questa fortuna. Tantomeno io che sono un casino." Sento le lacrime pungere negli occhi mentre cercano di uscire disperate. Sono diventata una frignona isterica. Non pensavo che le altre persone vedessero il mio rapporto con Jamie 'a prova di bomba', perché anche se ci amiamo, litighiamo in una media di dieci volte al giorno e riesce a farmi saltare i nervi come poche persone. Però forse è proprio questo che ci lega. Perché poi la sera quando siamo da soli facciamo pace, sempre. E anche se la maggior parte delle volte lo ucciderei nei modi più cruenti litigare non è bello se non è con lui.
"Kevin ti ama. E forse non dovresti pensare solo a quello di cui hai paura tu, ma anche al modo in cui lui potrebbe riuscire a fartela superare."
Carol scuote la testa. "Non posso farlo, l'ho già fatto soffrire abbastanza."
Così mentre vedo che le lacrime lottano per uscire dagli occhi di Carol prendo una sua mano tra le mie.

*****
Dopo circa una mezz'ora abbiamo deciso di uscire dal locale e farci una passeggiata in centro ma data la mia salute carente Carol si è proposta per accompagnarmi a casa.

"E con Jamie? Come va?" Mi chiede. Bene, mi verrebbe da rispondere. Ma va davvero bene?
"Stiamo ancora insieme." Mi rendo conto di aver detto una stronzata dato che Carol lo sa già che stiamo insieme ma non trovo altro da dire.
Di fatti Carol alza gli occhi al cielo. "Grazie occhio di falco, ora mi dici come va?"
Sospiro. "Non lo so. Io lo amo e probabilmente lo amerò per il resto della vita ma ho paura che per lui il nostro rapporto stia cadendo nella monotonia. Che da un giorno all'altro si stancherà. Ho sempre avuto paura di questo, lo so, ma adesso sento che quel giorno è vicino. Troppo vicino. E che non riesco a fare niente per impedirlo." Era da tanto, forse da troppo, che mi tenevo tutto questo dentro. Io amo Jamie come non ho amato mai nessuno e come ho già detto e ripetuto, lo amerò per il resto dei miei giorni e su questo non ci piove ma ho davvero tanta tanta tanta paura che la cosa non sia riciproca. E lo sento distante, come se ormai fosse così abituato al nostro rapporto da non sentire il bisogno di curarlo giorno per giorno.
"Jamie ti ama, Angie."
"Lo so. Ma sento che la cosa non durerà ancora molto. Forse è solo una sensazione oppure no. Non lo so."
"Perché non provi a parlargli?"
Mi giro verso di Carol e la vedo mentre parla con le guance arrossate dal freddo e i capelli scomposti dal vento. "Tu perché non parli con Kevin?" Dopo le mie parole la mia amica abbassa lo sguardo.
"Te lo dico io perché non ci parlo, perché ho paura di accellerare ancora di più il processo. Ecco perché. E ti dico anche perché tu non parli con Kevin. Perché hai paura di sentirti dire esattamente quello che ti aspetti: io non ti amo più. E né io né te riusciremmo a sopportare una cosa del genere." Continuo. E la verità delle mie parole mi colpisce come un pugno in pieno stomaco.
Carol si asciuga una lacrima che finalmente è riuscita a sfuggirle da un occhio e la vedo così fragile da avere paura che da un momento all'altro cada a terra in mille pezzi.
"No, non riusciremmo a sopportarlo, hai ragione." Dice mentre continua a camminare con lo sguardo perso nel vuoto.
*****
"Jamie sono a casa!" Urlo una volta entrata. L'uscita con Carol è stata talmente distruttiva a livello emotivo che sono così stanca da non avere neanche voglia di togliermi le scarpe ma solo quella di mettermi a letto direttamente vestita con annesso cappotto.

Jamie entra in salotto, dove io mi sto togliendo lo sciarpone, scalzo con solo il di sotto del pigiama e una maglietta a maniche corte. Aggrotto le sopracciglie. "Lo sai che siamo a gennaio, vero?"
Jamie ridacchia prima di avvicinarsi a me e baciarmi sulle labbra. "Perché tu non senti caldo?"
Mi prende il viso tra le grandi mani inspiegabilmente calde e continua a baciarmi come solo lui sa fare riuscendo a farmi dimenticare tutte le paure che mi affliggono.




Asdfghjkl.
Ho cambiato nome alla fan fiction ma è sempre il continuo di Meglio degli Oreo! Ma semplicemente non si chiama più 'Un bacio a te' ma 'L'altra metà della mela'.
A fine fan fiction capirete il perché del mio cambio (:
Devo scappare!
Angie xx

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Capitolo 3
*** Pausa. ***


Pausa

 (3)

 
 
 
 
 
Sento dei rumori in sottofondo che disturbano il mio sonno ormai leggero, così  comincio a stropicciarmi gli occhi e mi metto seduta. Il lenzuolo mi scivola di dosso mentre alzo le braccia per stiracchiarmi e un brivido di freddo mi percorre per tutto il corpo e mi rendo conto di essere completamente nuda, così raccolgo il lenzuolo e con leggero imbarazzo mi ricopro. Poi alzo lo sguardo e noto che Jamie sta sgattaiolando fuori dalla camera e aggrotto le sopracciglia. "Cosa stai facendo?" Vedo la sua schiena irrigidirsi leggermente.
"Ti ho svegliata?" Mi chiede senza neanche girarsi.
"No." Mento. "Non ti sembra il caso di darmi una spiegazione? Stai uscendo dalla nostra camera come se fossi un ladro. O peggio, come se io fossi solo una sveltina." Sento già le lacrime arrivarmi agli occhi.
Jamie sospira e finalmente si gira verso di me. E' completamente vestito con annesse scarpe.
"Non volevo svegliarti." Mi dice lasciando le braccia cadere sui fianchi magri.
"Non mentirmi. Dopo un anno non ci riesci più."
Si passa una mano nervosamente tra i capelli. "Ho bisogno di stare un po' da solo, va tutto bene."
"E' ancora la risposta sbagliata. La prima parte è vera, la seconda no. Non va tutto bene, altrimenti non mi racconteresti bugie." Mi alzo in piedi continuando a coprirmi con il lenzuolo e mi avvicino ai miei vestiti sul pavimento. "Perché semplicemente non mi dici cosa c'è che non va? Possiamo risolverla insieme." Dico fermandomi.
Jamie scuote la testa. "Non c'è niente da risolvere, ho solo bisogno di stare un po' da solo. Ci vediamo stasera." Poi si gira di nuovo verso la porta ed esce dalla stanza lasciandomi lì, da sola. Mi mordo il labbro superiore con i denti ed entro in bagno decisa a farmi una doccia calda.
Lascio cadere a terra il lenzuolo ed entro nella doccia e un'ondata di acqua calda mi rilassa i muscoli per un nano secondo.
Vorrei solo capire cosa c'è che non va. Sapere cosa gli passa nella testa, cosa lo fa stare male. E vorrei evitare di farmi prendere in giro.
Quando esco dalla doccia sto peggio di prima e mentre mi rivesto mi rendo conto che non c'è una sola cosa che non mi fa male. Per non parlare della schiena che sento come se ci fossero decine di lame che la trafiggono senza pietà.
Continuo a vestirmi continuando a soffrire come un cane che è appena stato bastonato.
Vado verso la cucina intenta a prepararmi una tazza di the ma sento la suoneria del cellulare riempire la casa completamente sileziosa.
Non guardo neanche chi mi sta chiamando e rispondo. "Pronto?"
"Angie sono Michelle, va tutto bene?"
"Sì, sì, stai tranquilla. Dimmi tutto." Mi butto a peso morto sul divano.
"Sono giorni che cerco il mio bracciale verde, per caso l'ho lasciato da te?" Le rispondo che non lo so e comincio a guardare un po' in giro mentre Michelle mi chiede per l'ennesima volta cosa c'è che non va. E per l'ennesima volta dico che niente, non c'è niente che non va. Probabilmente nel mio subconscio sono convinta del fatto che se continuerò a nascondere il problema, un giorno scomparirà. Che poi se sapessi qual è il problema sarebbe tutto molto molto ma molto più semplice.
Cinque minuti dopo riesco a trovare il bracciale di Mish sul mobile del salotto. "L'ho trovato, Mish." Le dico.
Michelle fa un sospiro di sollievo. "Meno male! Posso passare a prenderlo stasera? Prima di cena, va bene?" Mi chiede con quella spontaneità che solo Michelle possiede.
"Certo, tanto non ceneremo molto presto quindi non c'è problema." Dico sforzandomi di sorridere. Anche se pensare che non ho la più pallida idea di dove sia Jamie e al modo in cui se ne è andato questa mattina, non mi fa venire esattamente voglia di sorridere.
La mia amica mi saluta e chiudiamo la chiamata, così risprofondo nella più totale solitudine.
E il problema della solitudine in questi momenti è che mi fa pensare. Da pieno sfogo ai miei pensieri. Pensieri che vanno a Jamie, a tutto quello che abbiamo passato, a Lily, alla finta gravidanza, ai miei amici, a tutto il tempo che ho dovuto passare da sola perché lui non c'era per lavoro, a tutti i momenti in cui siamo stati insieme, in cui mi ha dimostrato il suo amore, al giorno in cui mi sono trasferita nella sua casa, che poi è diventata la nostra casa. E l'unica cosa che riesco a pensare è che non voglio che tutto questo finisca. Non voglio che Jamie mi dimentichi. Non voglio che lui mi lasci, probabilmente non riuscirei a sopportarlo. Forse da parte di un altro sì, ma da lui... no. Il sentimento che provo per Jamie, è il sentimento più vicino alla felicità che io abbia mai provato. E non voglio che tutto questo finisca. Non voglio fare i bagagli e andarmene. Non voglio più che lui mi guardi come mi ha guardato questa mattina. Come se il suo sguardo mi dicesse 'oh mio Dio, sei ancora qui? Non ce la faccio più, sparisci'. Come si guarda la scappatella di una notte che ti sgama mentre te ne stai andando senza lasciare neanche un biglietto. Non voglio.
Mi asciugo una lacrima e vado verso la cucina. Ho voglia di the o di qualunque cosa possa farmi stare anche leggermente meglio. Mentre aspetto che l'acqua bolla vedo il mio portafoglio sul muretto che divide cucina e sala da pranzo, così mentre aspetto decido di togliere le cose inutili dato che ormai non si chiude neanche più. C'è una foto mia e di Jamie insieme, una di Jamie e una mia. C'è la mia carta d'identità insieme ad altre carte varie, alcuni soldi e poi il resto è composto da carta straccia come scontrini o buoni scaduti. Comincio a buttare scontrini su scontrini fin quando non mi imbatto in quello del green town, lo scontrino del caffé di Carol e del mio ginseng del giorno precedente. E noto che dietro c'è scritto un numero di telefono e il nome 'Jared'. Aggrotto le sopracciglia confusa cercando di fare mente locale su chi potrebbe essere Jared. Poi capisco che probabilmente è il cameriere moro che ci ha servite, così chiamo Carol per comunicarle che ha fatto conquiste anche al Green town.
Dopo qualche squillo la voce stanca della mia ormai ex-conquilina mi arriva alle orecchie. "Ei Angie."
"Ciao Cà, non indovinerai mai cos'ho appena scoperto." Dico mentre incastro il telefono tra la spalla e la testa.
"No, infatti. Cos'hai scoperto?"
Vado verso l'acqua che in precedenza avevo messo a bollire e noto che non è ancora calda abbastanza. "Ho scoperto che ieri hai fatto conquiste."
"Cosa?"
"Stavo guardando dei vecchi scontrini e su quello di ieri del Green town c'è scritto il numero di telefono di un certo Jared con scritto 'chiamami'. Sicuramente è riferito a te, quindi, perché non chiamarlo?" Le chiedo. "Almeno ti svaghi un po'. Vedere nuove persone fa sempre bene. In un periodo del genere ancora di più."
La sento sospirare. "Non lo so..." Dal suono titubante/frustrato capisco che non è il momento giusto.
"Facciamo così, io ti mando il numero per messaggio poi tu decidi cosa fare, va bene?"
"Va bene, grazie Angie. Non so come farei senza di te." Mi confessa.
Sorrido. "Non faresti."
 
 
 
 
Ci sono certe giornate in cui avrei voglia di scalare l'Everest e tornare fino in Inghilterra a piedi/nuoto. Poi ci sono giornate come queste in cui l'unica cosa che ho voglia di fare è il lancio dalla finestra. Ho bevuto circa una decina di the e camomilla, cercando di rilassarmi. Ho provato tutte le posizioni più comode sul divano. Ho provato a dormire, ad ascoltare musica, a leggere, a scrivere e a stare al telefono ma non c'è stato niente da fare: mi sento inutile, sola e triste.
Neanche i programmi idioti in televisione riescono a risollevarmi il morale.
Sono stesa sul divano, mentre faccio inutilmente zapping quando sento la serratura della porta aprirsi. Scatto in piedi e finalmente Jamie entra dentro casa. "Ei." Dice soltanto quando mi vede.
"Ei." Ripeto atona.
Jamie rimane in silenzio senza neanche togliersi la giacca, così decido di prendere io la parola. "E' servito stare da solo?"
Annuisce quasi impercettibilmente e con lo sguardo basso, così mi rendo conto che non ci sono buone notizie. "Credo sia il caso di prendersi un periodo di pausa."







Asdfghjkl.
Non picchiatemi, vi prego. Io vi voglio bene cc.
Non odiate me e non odiate neanche Jamie.
Perdonatemi per il capitolo corto!
Premetto che so come andrà a finire la storia e vorrei che voi mi faceste sapere le vostre supposizioni, magari in una recensione, in un messaggio privato, su facebook o su twitter. Ovunque vogliate insomma (:
Volevo farvi sapere anche che non è che non risponde alle recensioni perché mi scoccio, perché sono pigra o che so io, non lo faccio perché per connettermi ad internet devo andare a casa di amici o parenti e non ho proprio il tempo materiale per farlo! A volte riesco a rispondere via telefono ma non è che internet lì mi vada proprio alla perfezione... Comunque leggo tutto e ne approfitto per ringraziarvi per ogni recensione (:
Grazie mille!
Ora devo proprio scappare, spero di ricevere un vostro commento positivo o negativo che sia!
Alla prossima,
Angie xx.



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Capitolo 4
*** Crollo. ***


Shock

(4)
 

 

'L'amore non mi basta, se amarmi poi ti passa.'

 

 

 

 

"Tu credi cosa?" Mi manca il respiro. Sento come se si fosse spezzato qualcosa dentro di me. Mi siedo sul divano. Tutte le mie paure sono diventate reali. Tutte. Dalla prima all'ultima. Jamie è qui, davanti a me, che mi sta dicendo che è il caso di lasciarci.

"Io non voglio ferirti, te lo giuro... Ci ho pensato tanto..."

Lo interrompo bruscamente, non mi interessa di sapere cosa ha pensato, mi basta sapere la conclusione a cui è arrivato. "Mi basta sapere che mi stai lasciando, non mi interessa sapere come ci sei arrivato." Il mio tono è tagliente.

"Lo so che sei arrabbiata ma lasciami spiegare..." Lo interrompo di nuovo.
"Io non sono arrabbiata. Sono ferita. E c'è differenza. Potevi parlarmene! Cazzo Jamie siamo insieme da quasi un anno e mezzo e non mi dici neanche cosa provi!" Poi la voce di Jamie sovrasta la mia ."Credo di non amarti più." Jamie scappa dal mio sguardo che una volta cercava.

"Credo di non amarti più." Ripete a voce più bassa.

Tutto quello di cui io e Carol abbiamo parlato ieri è diventato realtà. Lui è qui e mi sta dicendo che non mi ama più. Ed esattamente come ha detto Carol io non riesco a sopportarlo. Come potrei?

"Vattene." Dico. Poi mi rendo conto di non poterlo cacciare di casa perché è casa sua. "Anzi, me ne vado io. Questa è casa tua."

Jamie cerca di bloccarmi. "Non c'è bisogno... Posso trovare un altro posto e tu puoi rimanere qui."

"Rimanere qui a casa tua? Dove ogni cosa mi ricorda quello che non sono stata in grado di tenermi? Grazie, preferisco vivere in mezzo ad una strada." Le parole mi escono di bocca incontrollate. Non mi rendo neanche conto di quello che sto dicendo, di quello che sta succedendo, di quello che sta accadendo intorno e dentro di me.

"Non è colpa tua, Angie..."

Mi fermo in mezzo al corridoio. "Allora di chi è la colpa? Di chi è la colpa se non mia? Non mi ami più. Capisci cosa significa?" Non aspetto una sua risposta e ricomincio a parlare. "Non dire niente, voglio solo andarmene." Salgo in fretta al piano di sopra e prendo il mio borsone dove butto un po' di intimo, qualche vestito e il mio beautycase.

Torno al piano di sotto e metto il portafoglio e tutte le mie cose nella borsa. Lui è sul divano con le mani sulla testa. "Nei prossimi giorni manderò qualcuno a prendere il resto delle mie cose." Dico mentre mi avvicino alla porta. "Non cercarmi per nessun motivo al mondo, neanche per il più importante. Anche io ho bisogno di stare da sola, adesso." Non voglio essere cattiva ma in bocca ho un sapore amarognolo che sa di veleno. Veleno che riesco solo a sputargli addosso. Razionalmente sono consapevole del fatto che non ha nessunissima colpa ma emotivamente è il mio ragazzo che mi sta dicendo che non mi ama più. E emotivamente non c'è razionalità.

Esco di casa senza rivolgergli neanche uno sguardo e mi sbatto la porta alle spalle.

Comincio a camminare affannosamente mentre il borsone mi sbatte sulle gambe, probabilmente mi troverò un livido ma al momento non mi interessa. Non mi interessa niente.

 

 

 

 

"Angie!"

"Angie!"

"Angie, dove sei?!"

Cerco di aprire gli occhi ma la testa mi fa così male che sono costretta a richiuderli.

"Angie buon Dio!" Sento delle braccia circondarmi. Le stesse braccia mi scuotono e così riesco ad aprire gli occhi ma subito dopo mi viene da richiuderli.

"Angie, tieni gli occhi aperti, forza. Adesso chiamiamo i dottori." Apro gli occhi e il viso preoccupato di Michelle mi appare.

"Mish..."

La mia amica mi abbraccia forte. "Andrà tutto bene."

 

 

 

"Ha rischiato di morire." Sento bisbigliare da quello che riconosco come Ezra.

"Era sotto shock!" Esclama in risposta Michelle.

"Ha rischiato di morire perché Jamie l'ha lasciata."

"Guardate che ci sono anche io." Biascico senza neanche aprire gli occhi.

"Angie!" Dicono i miei amici in coro.

"Mi chiamo così, sì. Ora mi dite dove sono?" Gli occhi mi bruciano troppo per aprirli.

Le mie parole vengono seguite da un fastidioso silenzio. "Qualcuno mi dice dove sono, per piacere?"

"Sei in ospedale."

Aggrotto le sopracciglia e apro gli occhi, nonostante mi sia difficile e doloroso. "Che diavolo ci faccio io in ospedale?" Ezra e Michelle mi guardano quasi sbalorditi.

"Non ti ricordi niente?" Mi chiede Michelle.

"No, occhio di falco. Evidentemente no." Sbuffo.

"Hai rischiato di morire, sei in terapia intensiva. Sei stata sdraiata su un muretto al freddo senza giubbotto per otto ore. Ipotermia." Mi spiega Ezra.

Mi metto a sedere e li guardo confusi. "Io ricordo solo di essere uscita di casa... ho camminato tanto poi ricordo di essermi sdraiata perché mi sentivo stanca e poi... niente."

Michelle si avvicina cauta. "E' normale Angie, sei sotto shock. E' stato quasi traumatico per te essere stata lasciata da Jamie."

"Già... Jamie mi ha lasciata, è vero. Non è qui, vero?" Michelle scuote la testa.

"Se n'è andato poco fa, aveva da fare." Ricaccio indietro le lacrime e giro il viso perché non riesco a guardarli.

"Come mi avete trovata?" Chiedo mentre mi sistemo meglio.

"Ero passata a casa vostra... Insomma, a casa di Jamie per riprendere il mio bracciale, ti avevo chiamata, ricordi? L'ho trovato sul divanetto piuttosto sconvolto... Mi ha detto cos'era successo e ho provato a chiamarti ma avevi il telefono staccato allora ho chiamato tutti, Ezra, Stephanie, George, Eve, Camille, Darren, Fred, Kevin, Carol, tua madre, tuo fratello... Tutti quelli che conosci e di cui ti fidi ma nessuno sapeva dov'eri. Ci siamo divisi per cercarti e io, Ezra e Jamie ti abbiamo trovata sul muretto dove avete mangiato al vostro primo appuntamento. Jamie si è seduto a terra e ha cominciato a piangere. Poi il resto lo sai." Michelle abbassa la testa.

Mi asciugo una lacrima che mi è sfuggita quando la porta si apre. Alzo lo sguardo sperando di trovare il viso di Jamie ma le persone sulla porta sono due, mia madre e mio fratello.

"Angie!" Mia mamma si avvicina e mi abbraccia. "Ci hai fatto preoccupare tantissimo!"

"Mamma sto bene, stai tranquilla." Le passo una mano sulla schiena e mentre si asciuga le lacrime si stacca da me. "Io e Giò siamo arrivati il prima possibile."

Mio fratello si avvicina al mio letto e mi prende una mano. "Quando la finirai di farci preoccupare?"

Sorrido a malapena. "Probabilmente mai." Già. Probabilmente mai.

Mia mamma si siede ai piedi del letto. "Come ti senti?"

Alzo le spalle. "Tutta dolorante, mi fa male la testa ma sto bene."

"Senti, tesoro mio... -mamma mi accarezza una gamba- i dottori vorrebbero farti parlare con uno psicologo. Solo per farti sfogare, per farti cacciare tutte le tue emozioni su quello che è successo con Jamie... Sappiamo quanto sei fragile e dopo un anno e mezzo può essere difficile..."

"Non tenterò di uccidermi." La interrompo. "Se è di questo di cui avete paura, state tranquilli. Non era mia intenzione finire in ospedale. Ero solo confusa, sotto shock e ferita. Ma sto bene. Lo amo ma non sono nè la prima nè l'ultima ragazza ad essere stata lasciata. Dovete solo darmi il mio tempo. Non voglio vedere nessuna psicologa. Anzi, fate preparare le carte per la dimissione, voglio andare a casa."

"Ma Angie! Non ti hanno ancora visitata, hanno solo cercato di farti rinvenire!" Mi dice Michelle preoccupata.

"Precisamente dove credi di andare? Io non vorrei dirlo così ma... Non hai più una casa tua." Mi dice invece mia madre.

Sospiro. "Lo trovo un posto dove andare, mamma. Stai tranquilla."

"Potresti venire a stare da me. Abito in una zona totalmente diversa da tutti i tuoi amici ma almeno finché non trovi una sistemazione tua puoi stare da me." Gionny si avvicina a me.

"Grazie mille, Giò."

"Quasi me ne dimenticavo!" Ezra comincia a cercare qualcosa dalla sua tracolla. "Ti ho portato gli Oreo!" Mi dice mentre mi porge un pacchetto siggillato. "Niente è meglio degli Oreo, no?"

Abbasso lo sguardo sui biscotti e scuoto la testa. "No, hai ragione. Non c'è niente meglio degli Oreo."







*Muore nei suoi feels* ASDFGHJKL.
Sappiate che mi sento un mostro.
Ma che cazzo avevo nella testa mentre scrivevo questo capitolo?
Sono una stronza.
Non fucilate Jamie, è solo molto confuso, giuro.
Non è diventato completamente deficiente come sembra.
E ci tengo a precisare che Angie era solo sotto shock e non ha riflettuto, non sta sviluppando tendenze suicide di nessun tipo, anche se (SPOILER) tra qualche capitolo, con l'entrata di un nuovo personaggio, sperimenterà le tendenze omicide. <3
Fatemi sapere cosa ne pensate e fatemi sapere quale funzione potrebbe avere nella storia il nuovo personaggio!
Sarebbe davvero importante per me.
In ogni caso vi amo,
Angie xx.



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Ps. Mi sono accorta di non avere un bannero solo ora (Angelica e la costante guerra con il suo cervello, sì) se qualcuna tra di voi è disposta a farmene uno me lo faccia sapere per messaggio, così ci mettiamo d'accordo.
<3

 

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Capitolo 5
*** Confusione. ***


Confusione.

(5)


 

"Angie, vuoi qualcosa da mangiare?" Mi chiede Gionny mentre entra in salotto. Distolgo lo sguardo dalla finestra e guardo mio fratello. E' cambiato tanto negli ultimi anni. I capelli non sono più lunghi dei miei come lo erano fino a poco tempo prima e la barba ormai è stata tagliata e ne rimane solo un pizzetto.

"No, grazie." Rispondo mentre mi rigiro tra le mani la tazza ormai vuota.

"Angie io non voglio pressarti, lo sai, ma non puoi andare avanti a the e camomilla. Mangiare qualcosa potrebbe farti bene." Mi dice mentre si siede sul divano accanto alla mia poltrona.

"Grazie ma, davvero, non mi va niente."

Gionny sospira. "Angie, vuoi parlare? Da quando vi siete lasciati non hai pianto mai."

"Non ne ho bisogno, lo sapevo già che sarebbe andata a finire così e l'avevo accettato. Non è stata un gran sorpresa."

Mio fratello mi prende una mano. "Allora perché non mangi? Perché non esci un po'? Perché ancora non riaccendi il telefono?"

Distolgo lo sguardo da quello di mio fratello. "Perché ho bisogno di un po' di tempo per stare da sola."

"Se n'è andato con una parte di te. Lo vedo quanto ti manca." E se erano quattro giorni che cercavo in tutti i modi di non piangere in questo momento tutte le mie barriere sono cadute completamente. Comincio a piangere contro il mio volere e mentre mio fratello mi accarezza la testa mi accoccolo sul suo petto.

"Non è vero che l'avevo accettato. Probabilmente non lo accetterò mai." Dico tra un singhiozzo e l'altro.

"Lo so come ci si sente. Dici a tutti che l'hai accettato quando invece hai solo imparato a conviverci. A convivere con il fatto che ti ha lasciato e che non puoi farci niente. Ti ci abitui." Mi dice mio fratello mentre continua a passarmi una mano magra tra i capelli.

"Non ti abitui mai a stare sola, quando ti svegli la mattina e nessuno ti da il buongiorno o quando hai bisogno di una carezza e ti devi accontentare delle lacrime. Quando devi mangiare fino a scoppiare per colmare il vuoto che hai dentro. Non ci si abitua a stare da soli, a stare senza di lui, ci si rassegna. E' stato il primo a farmi sentire come se valessi qualcosa. Riusciva a farmi sentire parte del mondo e tu sai quanto invece io mi sia sempre sentita completamente fuori posto. Da quando stavo con Jamie avevo trovato il mio posto. Il mio posto era accanto a lui. Il mio posto è accanto a lui."

Gionny sospira. "Dovremmo smetterla di fare delle persone il nostro posto."

"Già, dovremmo proprio smetterla."

 

 

 

 

"Angie... Tesoro mio..." Carol mi abbraccia come non sono stata mai abbracciata da un'amica in tutta la mia vita. Con questo abbraccio è riuscita a dirmi 'sono qui e ti capisco'.

"Ezra mi ha detto tutto quello che è successo..." Mi dice mentre si asciuga le lacrime dalle guance e si siede sul divano del salotto di mio fratello.

"Sono patetica, lo so. Addormentarmi sul muretto del nostro primo appuntamento. Patetico." Abbasso lo sguardo mentre scuoto la testa.

"Stai soffrendo, niente di quello che fai è patetico." Sussurra Carol.

"Sapevo che prima o poi si sarebbe stancato di me, che avrebbe smesso di amarmi. Pensavo anche di averlo accettato. Ma... non è così. Non immagini com'è dormire in un letto dove non c'è lui con me, svegliarsi la mattina in una casa dove lui non vive, guardare un film senza di lui. Non è la stessa cosa. Fare anche le cose più stupide senza di lui mi sembra così... sbagliato. Completamente sbagliato. Ho fatto di lui la mia normalità e adesso che lui non c'è più ho paura di non ritrovarla mai più." Mi asciugo una lacrima che mi è sfuggita e guardo Carol. "Ma andrà tutto bene." Dico cercando di sorridere.

"In un certo senso tutti noi ci eravamo affezionati a Jamie e alla sua testolina bionda. Mancherà a tutti."

Mi alzo in piedi e mi avvicino alla finestra. "Non dovete smettere di vederlo solo perché io e lui non stiamo più insieme. Robert, per esempio, mi ha mandato un messaggio l'altro ieri. Diceva che gli mancherà vedermi scorrazzare per tutto il set come una matricola al college e ha detto che gli farebbe piacere rivedermi ogni tanto. Jamie è un vostro amico, adesso. Potete vederlo. Certo, io non voglio vederlo ma voi potete. Non mi offendo mica!" Dico cercando di sorridere.

Carol si avvicina a me e mette le sue dita affusolate sulla mia spalla. "Quanto stai soffrendo da uno a dieci?"

Distolgo lo sguardo e un sorriso amaro si dipinge sul mio volto. "Undici."

 

 

 

 

"Gionny dove sono i miei blue jeans?" Urlo a mio fratello che è nell'altra stanza.

"Quali blue jeans?! Io non ho visto nessun paio di blue jeans!" Risponde mio fratello.

Sbuffo. "Devo averli lasciati a casa di Jamie. Che diavolo! Devo passare a prendere qualche altro vestito." Dico tra me e me. Noto che sono le cinque e Jamie alle cinque del venerdì pomeriggio non c'è quasi mai a casa. Mi infilo un paio qualunque di pantaloni, un maglione e i miei anfibi ed esco dalla mia camera.

"Gionny, io devo passare a casa di Jamie a prendere qualche vestito, appena ho fatto torno a casa." Dico a mio fratello mente mi infilo uno dei suoi vecchi giubbotti, dato che il mio è ancora appeso a casa di Jamie. Chi sa se sarà ancora appeso o se l'avrà inscatolato o qualcosa del genere... Probabilmente non vorrà neanche una traccia del mio passaggio in casa sua.

"Vuoi che ti accompagni io?" Mi chiede mio fratello con un sorriso bonario.

Scuoto la testa. "Prenderò la metro, tranquillo." Prendo la borsa ed esco di casa.

Una folata di vento mi travolge e un'improvvisa  voglia di barricarmi in casa prende possesso di me ma determinata ad andare a prendere i miei vestiti scendo le scalette ed esco dal vialetto di casa di Gionny.

Dovrei proprio trovarmi un'altra sistemazione, non potrò continuare a vivere a scrocco a casa di mio fratello per tutta la vita.

Comincio a camminare verso la fermata della metro mentre guardo i miei ormai vecchi anfibi neri. Quanta strada che ho fatto con queste scarpe... Li indossavo anche al primo appuntamento con Jamie, alla serata al karaoke. Hanno vissuto con me tutti i miei momenti più belli insieme a Jamie. E anche i più brutti.

Non immaginavo che saremmo mai arrivati a questo punto, al punto in cui vado a casa di sua a prendere di nascosto dei vestiti.

Com'è che si dice? Non piangere perché è finito ma sorridi perché c'è stato.

Al momento non mi viene né da piangere né da sorridere. Mi viene solo da vomitare.

Mentre esco dalla fermata della metro più vicina a casa di Jamie mi assalgono tanti ricordi. Non credevo di essere così nostalgica. Ho cambiato casa tante volte, ho cambiato città tante volte ma non mi è mai mancata casa mia come in questo momento. Come adesso che la sto guardando da fuori. Percorro il vialetto e con il mio mazzo di chiavi apro la porta. Forse non dovrei neanche più averle le chiavi. Appena finirò di prendere tutte le mie cose le lascerò sul mobiletto dell'entrata.

Entro in casa e senza neanche togliermi il giubbotto mi avvio verso le camere.

"Angie?" Una voce femminile mi richiama così mi irrigidisco sul posto, molto lentamente mi giro e la faccia di quella zoc... Ashley Greene mi compare davanti.

"In persona." Borbotto.

"Cosa ci fai tu qui?" Mi chiede. Dio, ora la strozzo. Non ho mai capito come Jamie facesse a sopportarla.

"Sai fino alla settimana scorsa ci abitavo e qui dentro c'è tutta la mia roba, che sono venuta a riprendere."

Ashley esce dalla cucina che viene divisa dal salotto solo da un muretto e mi si avvicina.

"Io e Jamie pensavamo che mandassi qualcun'altro a riprenderla."

Io e Jamie. Lei e Jamie cosa?! "E invece, guarda un po', sono venuta io. Ora levati dai piedi, voglio solo prendere i miei vestiti e andarmene." Dico. Se nell'ultimo anno mi ero addolcita, nell'ultima settimana sono tornata completamente acida. Anzi, ancora di più di come ero prima.

"Jamie ora sta facendo la doccia, forse è il caso che ripassi più tardi." Dice mentre sbatte le sue lunghe ciglia.

"Senti. Cosa non hai capito della frase 'voglio solo prendere la mia roba e andarmene'? A dire la verità speravo che non ci fosse nessuno." Cerco di oltrepassarla ma Ashley mi ferma.

"Sicura di non voler aspettare? Non è il caso di salire sopra." Mi dice.

"Ashley, ascoltami bene. Non mi interessa se tu e Jamie avete fatto qualcosa perché io e lui, immagino per tuo grande dispiacere, non stiamo più insieme. Voglio prendere i miei fottuti vestiti, metterli in una fottuta borsa, uscire da questa fottuta casa e sparire per sempre! Quindi levati dal cazzo e fammi passare!"

Ashley alza le braccia e si fa da parte. Salgo le scale e mi avvicino alla mia vecchia camera da letto. La porta è aperta, così decido di entrare.

Il letto è ancora disfatto come l'ho lasciato io quasi una settimana prima, con il lenzuolo tra il bagno e la camera. E' come se nessuno avesse usato questa camera dopo che io e Jamie ci abbiamo dormito insieme l'ultima volta ma probabilmente è solo il mio subconscio che mi fa brutti scherzi.

Scuoto la testa e mi avvicino all'armadio dove tutti i miei vestiti sono appesi esattamente come li ho lasciati in precedenza. Do un'occhiata alla stanza e noto che tutte le mie cose, le mie foto e le nostre foto non sono state spostate neanche di una virgola.

Mi rigiro verso l'armadio e prendo un mio vecchio borsone che poggio sul letto e dove comincio ad infilare tutti i miei vestiti. Mentre sistemo i miei abiti faccio caso a quello che Ashley mi ha detto. Mi ha detto che Jamie si stava facendo la doccia ma la porta del bagno è aperta e non c'è nessuno dentro. E quello è il bagno che Jamie usa di solito per lavarsi e fare tutte le altre cose. L'altro bagno è quello adiacente alla camera degli ospiti e io e Jamie non l'abbiamo mai usato.

I miei pensieri vengono interrotti da una voce alle mie spalle. "Angie?" Jamie mi guarda tra lo stupito e il sofferente.

"Scusami, non sarei dovuta piombare qui ma di solito il venerdì pomeriggio tu non ci sei mai quindi pensavo di prendere la mia roba e andarmene... Ti avrei lasciato un biglietto per fartelo sapere."

Jamie annuisce come se non fosse realmente lì e come se non capisse davvero le mie parole.

Continuo a prendere i miei vestiti e a metterli nel mio borsone cercando di ignorare la sua presenza.

"Io e Ashley non abbiamo fatto niente." Mi dice.

Aggrotto le sopracciglia e mi giro verso di lui. "Non mi interessa." Dico soltanto, mentre continuo a sistemare la mia roba.

"Questa camera è uno schifo." Dico mentre prendo il lenzuolo da terra e lo rimetto sul letto.

"Se avessi saputo che venivi avrei dato una sistemata." Mi dice.

"Ci ho vissuto in questa casa e ho vissuto con te. Il tuo disordine è quasi patologico. Almeno quanto il mio, se non di più." Borbotto mentre prendo le mie foto e le infilo in borsa.

"Dove vai con quelle?" Mi chiede indicando un punto indefinito con il braccio sospeso a mezz'aria.

"Con quelle cosa?" Chiedo confusa.

Jamie abbassa il braccio. "Le foto."

"Sono delle mie foto, cosa devi farci tu? Non stiamo più insieme." Dico. Probabilmente continuando a ripetere che non stiamo più insieme e che non mi interessa niente di lui e di quello che fa me ne convincerò davvero.

Jamie annuisce leggermente.

Appena ho finito di sistemare il borsone lo chiudo e me lo carico in spalla. "Va bene, io ho finito." Dico mentre esco dalla camera. Jamie mi blocca per un braccio.

"Mi dispiace che sia andata a finire così." Mi dice.

"Dispiace anche a me." Dico sincera.




ASDFGHJKL.
Se ve lo state chiedendo, sì, per la maggior parte dei prossimi capitoli Angie passerà il tempo ad auto-commiserarsi.
Ma non biasimatela, davvero. Insomma chi non reagirebbe così?
Non vi do anticipazioni sullo svolgersi della situazione, vi dico solo che da ora in poi sarà tutto in discesa. <3
Ieri ho finito di scrivere il sedicesimo capitolo e mi sono resa conto che manca ancora molto alla fine! Se continuerò così sarà una long molto long.
La fan fiction ha pochissime recensioni e, veramente, ogni tanto mi passa la voglia di pubblicare. Non di scrivere, di pubblicare.
Non so, mi viene tristezza.
Non ho altro da dirvi, solo che ringrazio comunque quelle poche persone che continuano a seguirmi (:
Alla prossima,
Angie xx


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Capitolo 6
*** Nuovi incontri ***


Nuovi incontri
(6)
 
A Rosaria per la sua curiosità
e per il suo compleanno
(in mostruoso ritardo).
Auguri bella!
 
 
 
"Ashley perché non mi hai detto che era arrivata Angie?" Sento chiedere da Jamie ad Ashley. Ma più che altro perché te la sei messa dentro casa, quella. Dio, non la sopporto proprio.
"Perché stavi facendo la doccia, se vuoi la prossima volta ti raggiungo e te lo dico." Ecco, questo è un esempio lampante dei motivi per cui io ed Ashley Greene non potremo mai andare d'accordo.
"Risparmiatevele queste cose davanti a me." Dato che sto per vomitare, vorrei aggiungere.
Jamie sposta l'attenzione su di me. "E poi non è successo niente, anzi non c'era neanche bisogno di dirtelo. Scusatemi comunque per il disturbo, ho preso la mia roba quindi posso andare a casa mia, adesso." Dico mentre mi avvio verso l'entrata, sto per uscire fuori quando la voce di Jamie mi richiama indietro.
"Hai dimenticato il tuo giubbotto." Mi dice mentre me lo indica. E' ancora appeso all'appendiabiti, non è in una scatola come avevo immaginato.
"Oh, è vero. Bhe, ho finito lo spazio, lo verrò a prendere un altro giorno." Dico mentre indico il vecchio giubbino di mio fratello come per dire che un giubbotto ce l'ho comunque.
"Perché vai in giro con un piumino da uomo?" Mi chiede con le sopracciglia inarcate.
Sbuffo. "Chi mi ospita non è abituato ad indossare capi da donna per ragioni di forza maggiore."
"Stai a casa di un uomo?" Mi domanda già tutto allarmato. Come se avesse il diritto di allarmarsi, poi.
"Sì." Dico però poi noto il suo sguardo e non ce la faccio a non dirgli la verità. "Sto a casa di mio fratello."
Jamie alza lo sguardo. "Da Gionny? Ma abita dall'altra parte di Londra, in un posto totalmente diverso da tutti i tuoi amici e da questo."
"Meglio lì che vivere per strada, non credi? Non avendo più una casa mia mi trovo quasi costretta a stare lì finché non ne trovo un'altra." Jamie riabbassa lo sguardo come a rendersi conto che l'unico motivo per cui adesso vivo lontana da tutti i miei amici è che lui mi ha lasciata.  "La prossima volta che passerò a prendere la mia roba ti manderò un messaggio così possiamo evitare di incontrarci." Dico mentre apro la porta d'ingresso, non ce la faccio più a guardarlo con la consapevolezza che non è più mio. Con la consapevolezza che io, invece, sarò sempre sua. "Ciao Jamie."
"Ciao Angie."
 
 
 
 
 
"Ma ti rendi conto che c'era quella troia di Ashley a casa sua?!" Urlo isterica. "Se prima mi stava solo antipatica adesso la odio!"
"Ma che cazzo ci faceva quella a casa di Jamie?" Mi chiede Carol dall'altra parte dalla cornetta.
Sono tornata a casa di mio fratello da circa un'oretta ed è da quel momento che ho ingurgitato tutto il cibo possibile. Anche in questo momento sto mangiando un kinder qualcosa, ricco di grassi e zuccheri che mi faranno diventare brufolosa e obesa. Ma tanto nessuno deve vedermi nuda quindi non me ne frega un cazzo. Sì, l'ho detto. Non me ne frega un cazzo.
"Perché sono amici! E lei è da più di un anno che cerca di entrargli nei pantaloni! Adesso che ci siamo lasciati non vedrà l'ora di riuscirci." In questo momento sono all'incirca una bomba ad orologeria mischiata ad una bomba alla crema.
"Che troia." Mi conferma Carol.
Butto sul tavolino della sala l'ennesima cartaccia dell'ennesimo dolce. "Che troia, esatto.” Dico “Adesso voglio mangiare fino ad ingrassare, ad essere obesa. Voglio perdere il telecomando tra la mia ciccia." Dico mentre mi asciugo le lacrime.
"Sto arrivando a casa tua insieme a Michelle, lo sai vero? Ti impedirò di fare cose di cui ti pentirai."
"Sto solo mangiando come una vacca in calore, niente di più." Dico mentre mi salgono i conati di vomito. Ultimamente mi viene continuamente da vomitare. Probabilmente è perché mi sono accorta del fatto che sono circondata da merda.
"Sono arrivata." Mi comunica Carol e subito dopo sento il campanello suonare.
Poggio il telefono sulla mensola dell'entrata e prima di aprire la porta mi asciugo qualche altra lacrima.
"Stai di merda!" Mi dice la mia ex-coinquilina appena le apro la porta che sono davvero molto tentata a sbattergliela in faccia.
"Ciao Angie e Carol ha ragione.." Mi dice invece Michelle mentre ridacchia sotto i baffi.
"Grazie, guardate che mi fate arrossire!" Dico mentre struscio i piedi nel tentativo di arrivare fino in salotto. Appena ci arrivo mi butto sul divano a peso morto e mi raggomitolo in mezzo a tutte le mie bellissime e caldissime coperte che non mi lasceranno mai, a differenza di altri. Riferimemti a Jamie puramente casuali. 
"Non era per offenderti ma perché stai veramente di merda e il fatto che sei coperta di fazzoletti, muco e carte di cibo mi da solo ragione." Mi dice Carol mentre comincia a portare via un po' di immondizia.
"Quella troia di Ashley era a casa di Jamie."
Michelle che si stava sedendo sulla poltrona si blocca di colpo. "Sei andata a casa di Jamie?"
Annuisco. "Avevo bisogno di altri vestiti."
"Ashley? Quella Ashley? Ashley Greene?"
Sbuffo. "Sì, Michelle. Quella Ashely. Quella bella e famosa."
"Bhe dovresti prendere esempio da lui, allora. Vediti con qualcuno, potrebbe farti bene."
Con l'aiuto delle braccia mi metto a sedere. "Il cibo potrebbe farmi stare bene. Ma ho finito tutto quello che mio fratello aveva in frigo e nella dispensa."
"Vuoi andare al Green town? Ci prendiamo una piadina o qualunque cosa hai voglia di mangiare." Mi dice con un sorriso e Carol che era andata in cucina torna in salotto "E poi è venerdì! Usciamo!" Dice
"Forse dovrei darmi una sistemata prima di uscire, non sono proprio al massimo dello splendore." Dico mentre mi indico. Indosso dei vecchi leggins bucati, con una maglia grigia che più che una maglia sembra un sacco dell'immondizia per come mi sta e un vecchio cardigan nero.
I miei capelli erano -sottolineo erano- legati in una treccia ma adesso assomigliano più ad un covo di corvi e quel poco trucco che indossavo non si trova più sui miei occhi ma sulle mie guance.
Michelle e Carol annuiscono così filo verso il bagno. "Io devo farmi una doccia, fate come se foste a casa vostra." Dico prima di entrare nella doccia.
Un'ora dopo sono linda e pinta con i capelli mossi che mi cadono sulla schiena che è coperta da un cardigan nero di lana. Appena ho finito di prepararmi vado in salotto dalle mie amiche.
"Eccomi, scusate per avervi fatto aspettare." Dico con un sorriso che ormai non capisco più neanche  io se è vero oppure no.
"Stai benissimo." Mi dice Michelle con un sorriso sul viso.
"Grazie Mish." Le dico mentre vado a prendere la giacca di mio fratello.
Carol aggrotta le sopracciglia. "Scusa, tu pensi di andare ancora in giro con quel coso? No, perché chiamarlo giubbotto è un complimento."
Sbuffo. "Il mio è ancora da Jamie e per oggi l'ho visto anche troppo."
"Va bene, ora andiamo che è venuta fame anche a me." Dice Carol mentre si infila il giaccone.
 
 
 
 
 
"A voi cosa va?" Domando mentre apro la porta per entrare al Green town. Il Green town è uno dei tantissimi locali di Londra, l'unica cosa di diverso dagli altri è che la mattina è un bar e la sera è un pub-pizzeria. Io e Carol l'abbiamo scoperto un giorno per caso mentre stavamo facendo una delle nostre solite passeggiate e visto che mi era piaciuto il nome data la mia passione per il verde, abbiamo deciso di entrare.
"Io non lo so." Dice Michelle mentre si siede sulla cassapanca del tavolo che abbiamo scelto.
Sbuffo. "Tu non lo sai mai cosa vuoi." La mia amica in risposta mi caccia la lingua.
"Io voglio una piadina con il prosciutto crudo e mozzarella." Dice Carol tutta contenta mentre poggia il menù sul tavolo di legno.
"Giusto per variare." Borbotto.
Anche Michelle poggia il menù sul tavolo. "Io la voglio con il prosciutto cotto e lo stracchino."
"Io la prendo con la bresaola e la rucola." Dico alle mie amiche.
Noto che lo sguardo di Carol è catturato da qualcosa, anzi, da qualcuno. "Quello non è il cameriere dello scontrino?" Mi chiede.
Annuisco. "Alla fine l'hai chiamato?"
Carol scuote la testa. "No, neanche per idea. Adesso non ho proprio voglia di vedere nessuno."
"Ma tu, una volta, non eri fidanzata?" Chiede Michelle. E poi ci rifletto: è vero. A capodanno Carol aveva detto che avrebbe portato il suo ragazzo e così Kevin aveva deciso di non ven... Adesso capisco tutto.
"No, l'ha detto solo perché non voleva che venisse Kevin a capodanno." Spiego.
Carol spalanca la bocca. "E tu come fai a saperlo?!"
"Ho un cervello, a differenza di altre persone." Dico scrollando le spalle con noncuranza.
"Buonasera, cosa vi porto?" Mi giro e vedo che il cameriere dello scontrino mi è arrivato di fianco e con un blocchetto in mano aspetta le nostre ordinazioni.
Molto velocemente gliele dico e così con un sorriso dice che farà il prima possibile. "Sono sicura che farà il prima possibile, deve rivedere Carol." Dico ridacchiando.
"Finiscila." La mia amica mi liquida con una mano.
"Che vi va di fare dopo?" Chiedo.
Michelle alza una mano. "Io vado a casa." Dice.
Alzo gli occhi al cielo. "Che botta di vita."
"Senti, io vado all'università e mi devo svegliare presto." Dice.
"Domani è sabato."
"Alias un giorno in più per studiare."
Sbuffo e mi giro verso Carol. "Noi che facciamo?"
"Non lo so... Anche io credo di andare a casa, sono parecchio stanca."
Sbuffo di nuovo. "Sono stata mollata dopo un anno e mezzo e voi non vi prendete neanche la briga di accompagnare la vostra amica ad ubriacarsi come se non ci fosse un domani."
"Ecco a voi le vostre ordinazioni." Dice il solito cameriere moro.
Molto cordialmente lo salutiamo e con un sorriso se ne va un'altra volta.
Un'ora e mezza dopo abbiamo finito tutto quello che abbiamo ordinato e Michelle e Carol propendono per l'andarsene.
"Lasciatemi i soldi, pago io, voi andate." Dico con un sorriso.
"Sei sicura?" Mi chiede Michelle.
Annuisco. "Sì, andate pure." Dopo avermi dato un bacio sulla guancia a testa le mie amiche escono dal locale.
Prendo la mia borsa e mi avvicino alla casa. "Ci penso io, tranquillo." Dice il cameriere moro ad un altro cameriere.
Mi sorride e dopo avermi detto il conto, gli consegno i soldi. "Speravo mi chiamassi." Mi dice mentre sistema i soldi nella cassa.
"Io?" Domando confusa.
"Chi altro se no? Ho scritto il numero sullo scontrino perché sei sempre tu che vieni a pagare."
Quindi il numero non era per Carol ma era per... me.
Me, Angie. Oddio. "I-Io credevo fosse per la mia amica bionda, non per me." Dico sincera.
"Oh, no. No, era per te." Dice e non è per niente imbarazzato.
Scuoto la testa con l'ombra di un sorriso sul volto. "Potrei essere fidanzata."
"E' per questo che te l'ho scritto senza venirti a chiedere niente di preciso." Dice con un sorriso. Con un bel sorriso.
"E adesso cosa è successo da farti cambiare idea?" Domando sinceramente curiosa. Sono incuriosita da questa nuova situazione, da questo ragazzo che mi ha lasciato il suo numero senza avere minimante paura di un rifiuto. Sono curiosa di scoprire un mondo che non è solo Jamie.
"Ti ho sentita dire che il tuo ragazzo ti ha lasciata." Dice alzando le spalle.
Oh. "Ah, va bene. Comunque piacere, mi chiamo Angie." Gli dico porgendogli la mano.
"Io sono Jared e stacco a mezzanotte." Mi dice stringendomi la mano e facendomi ridere.
Ci rifletto un momento e poi mi lascio andare. "Allora portami qualcosa da bere, vado a sedermi a quel tavolo." Dico con un sorriso che giorni prima mi è stato tolto.





ASDFGHJKL.
Scusate per il mostruoso ritardo ma non è stata colpa mia. Non compleatamente, almeno. 
Mi dispiace tanto farvi aspettare, sappiatelo!
Allur, Angie, Carol e Michelle escono e Angie scopre che il numero dietro allo scontrino era per lei e non per Carol, uuh. Che ne pensate? 
Pare che Jamie non si stia facendo prendere per niente dai rimorsi quindi dobbiamo solo aspettare per vedere come andrà a finire.
Prime impressioni su Jared? 
Va bene, io ora vado lascio a voi i commenti!
Alla prossima,
Angie



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Capitolo 7
*** Andare avanti. ***


Andare avanti.
(7)

 Asdfghjkl.
Scusate per il ritardo
ma ho avuto più problemi
di quanto sia sopportabile...
Grazie a chi continua a seguirmi,
nonostante tutto. 
Ps. Nel prossimo capitolo c'è un colpo di scena!

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“Tu mi stai dicendo che dopo che ti abbiamo lasciata sei stata con il cameriere del Green town?”
Sbuffo. “Cà, non c’è bisogno di ripetere quello che dico io.”
“Quindi il numero era per te e non per me! Pensa che figura di merda che avrei fatto se avessi chiamato. Comunque, com’è?”
“E’ qualcosa di meraviglioso. Cioè, a parte il fatto che è molto bello, è… simpatico, mi fa ridere un sacco e poi è intelligente, Dio quanto è intelligente.” Dico mentre continuo a piegare i miei vestiti e a metterli nell’unica cassettiera della stanza degli ospiti di mio fratello. Dovrei proprio trovare un’altra sistemazione.
“E ti piace?”
Mi blocco sul posto. Jared mi piace? “E’ troppo presto per poter dire una cosa del genere.”
Carol mi guarda con i suoi occhioni azzurri. “Non devi sentirti in colpa per i sentimenti che provi, non stai tradendo Jamie, non state più insieme ed è completamente normale provare sentimenti per altre persone.”
Scrollo le spalle. “Ci siamo lasciati da poco più di una settimana e uscire già con altre persone mi sembra quasi innaturale… Io sono ancora innamorata di lui.”
“Sarai sempre innamorata di Jamie, ogni volta che sentirai il suo nome il tuo stomaco farà un balzo ma questo non vuol dire che non puoi amare anche altre persone. Forse Jared  è il modo in cui la vita ti sta dicendo che si va avanti comunque.” Carol è seduta sulla sedia della scrivania e tiene le gambe con le braccia. Quando la guardo così mi sembra quasi una bambina per quanto è delicata ma poi la guardo meglio e mi rendo conto di quanto invece sia forte. “E tu? Tu stai andando avanti?”
La mia amica distoglie lo sguardo dal mio. “La mia situazione è diversa. Devo vivere ogni giorno con la consapevolezza che se con Kevin è andato tutto di merda è solo a causa mia.”
“Perché non lo chiami? Non sei neanche un po’ curiosa di sapere cosa vi siete detti la notte di capodanno? Io lo sarei.”
Carol sospira. “E lo sono ma… Non lo so…”
“Chiamalo.” La sprono mentre le passo il mio telefono.
Si alza in piedi e si mette di fronte alla finestra. “E cosa potrei dirgli?”
“Che lo ami anche se hai paura, che nonostante tutto sei qui a pensare a lui e a quanto senza di lui la tua vita non sia la stessa. Ti ricordi cosa ci siamo dette il primo gennaio al Green Town? Che non saremmo mai sopravvissute dopo le fatidiche parole ‘Io non ti amo più’ eppure io sono ancora qui, respiro, vivo, mangio, dormo, esco. Se mai accadrà andrai avanti, esattamente come sto facendo io. Quindi chiamalo, perché è meglio avere una conferma dolorosa che un dubbio straziante.”
Carol afferra il telefono e digita il numero di Kevin, porta il telefono all’orecchio e comincia a  mangiucchiarsi l’unghia del pollice.
“Pronto?” Le sento dire. “Ciao Kevin, sono Carol.” Dopo pochi secondi di silenzio continua a parlare. “Avrei urgente bisogno di parlarti. Sì, va bene. Okay. E’ perfetto. A dopo, ciao.” Chiude la chiamata e si gira verso di me.
“Ci vediamo alle sei e mezza al Green Town.” Mi dice dopo aver fatto un sospiro profondo.
“Allora ci vediamo lì, io e Robert andiamo a prenderci un caffé.” Dico con un sorriso.
Carol spalanca gli occhi. “Ti vedi con Robert Sheehan?!”
Annuisco. “Sì, mi ha chiamata lui, ha detto che voleva vedermi..”
Un urlo di gioia esce dalla bocca di Carol. “Aaah! Sono così contenta! Lo adoro!”
 
 
 
 
“Ciao Robert.” Lo saluto con un bacio sulla guancia e, con la galanteria che lo caratterizza sempre, mi apre la porta per farmi entrare nel locale.
“Ciao Angie, ti trovo bene.” Mi dice con un sorriso.
Alzo le spalle senza sapere precisamente cosa dire. “Vado avanti.”
“Sono contento di sapere che non ti sei buttata giù, Jamie mi ha raccontato della prima volta che vi siete lasciati e di come tu ti sia chiusa completamente in te stessa.” Mi confessa mentre cerchiamo un tavolino, poi decidiamo di andare nell’altra sala dove ci sono i separé in modo tale da non avere interruzioni di nessun tipo.
Il cameriere oltre ad indicarci il tavolo ci chiede anche cosa desideriamo da bere e da mangiare e dopo cinque minuti arrivano i nostri caffè.
“Sono cresciuta tanto in questo ultimo anno e poi… Mi ero già rassegnata all’idea che Jamie mi avrebbe lasciata prima o poi quindi avevo già pianto prima, adesso non ne sento la necessità. Non sempre, quantomeno.” Dico mentre mi tolgo il giubbotto di mio fratello e lo poggio sulla panca, accanto a me.
“Invece devo dire che quando me lo ha detto, che ti aveva lasciata intendo, sono rimasto parecchio sorpreso.”
Mi giro verso di lui sorpresa, quasi confusa. “Sorpreso? Perché?”
“Perché mi ricordo il giorno in cui mi ha chiesto di vederci perché aveva bisogno di un piacere e mi ha raccontato del vostro primo incontro e mi ha fatto scrivere la dedica sulla tua copia di Città di cenere. Eri la prima ragazza che guardava, con cui parlava, con cui si vedeva, dopo aver rotto con Lily. Jamie e Lily si amavano, nonostante Lily dopo abbia fatto tanti errori, non è una persona cattiva e Jamie l’amava. E mi ricordo, nonostante sia passato un anno e mezzo, il modo in cui sorrideva mentre ne parlava. Non sai quante volte parlava di te, eri ovunque, quasi si scordava di vivere, perché viveva di te. Piano piano tutti abbiamo imparato ad amarti attraverso le sue parole, anche se fisicamente molti di noi non ti avevano mai incontrata. Tu eri una ragazza talmente comune che non capivo come lui  fosse riuscito a prendersi una cotta per te dopo averti parlato solo per dieci miseri minuti. Poi ti ho conosciuta, Jamie ti portava sul set, ti portava alle interviste e tu eri sempre lì, dietro alle quinte, a dargli il tuo sostegno e lì ho capito perché ti amava così tanto: tu lo vedevi per quello che era. Jamie. Solo Jamie. Per te era una persona comune, tanto quanto tu lo eri per me. Jamie non ha mai mischiato le faccende private con il lavoro, certo, con Lily era diverso dato che lavoravano insieme, eppure ti portava sempre con sé. Sempre. In ogni caso credo che tu sia rimasta comunque in lui, anche se cerca di innalzare mura inutilmente. Io non so, non so davvero cosa gli passa per la testa, ma non ti ha buttata via perché non ti ama, non so perché l’ha fatto ma di questo ne sono certo. Credo che sia solo spaventato. Dipende da te in modi che non possiamo neanche capire e per lui è difficile. Sei stata la sua casa più di chiunque altro.
E ti guardava in un modo… In un modo che non riuscirò mai a capire. E tutt’ora non riesco a capire il motivo per cui ti ha lasciata. Il perché.  ” Mentre Robert parlava non sono riuscita a non piangere. E anche in questo momento sto piangendo, mentre affondo la faccia nelle mani. Piango perché quei momenti non ci saranno più. Piango perché mi sono negata questa possibilità nei giorni precedenti. Piango perché io, invece, lo so perché Jamie mi ha lasciata: perché non mi ama più. Mi lascio sfuggire un singhiozzo mentre continuo a piangere e sento Robert avvicinarsi a me e poi un sua mano che mi accarezza la schiena per consolarmi.
“Non mi ama più.” Dico tra un singhiozzo e l’altro. “Me l’ha detto lui. Ha detto di non amarmi più.” Continuo a piangere imperterrita anche mentre Robert mi accoglie tra le sue braccia.
“Va tutto bene.” Mi dice mentre mi abbraccia.
Cerco di ricompormi e mi rimetto seduta mentre mi asciugo le guance, odio piangere in questo modo.
“Scusa, non sarei dovuta crollare così.”
Robert alza le spalle mentre mi guarda con un sorriso bonario. “Non scusarti, sarebbe strano il contrario. Credo che dopo la fine di una storia del genere sia impossibile non soffrire.”
Alzo le spalle. “Non fa niente, in qualche modo andrò avanti.”
“Scusami Angie, ma devo proprio andare.” Mi dice Robert mentre guarda il suo orologio da polso.
Annuisco mentre comincio a mettermi il mio giaccone.
“Chiamami quando vuoi, ci sono sempre.” Dice “E comunque, se può consolarti, Jamie non sta molto meglio di te. E’ terrorizzato dall’idea che tu possa uscire con altri uomini.”
Aggrotto le sopracciglia. “No, non mi consola a dir la verità. Come fai a saperlo?”
Robert si schiarisce la gola. “Mi sembrava corretto dirgli che ti avevo invitata a prendere un caffè e gli ho dovuto assicurare almeno un centinaio di volte che uscivamo come amici prima di calmarlo.”
“Non ha il diritto, io faccio quello che voglio con chi voglio. Lui non ha più voce in capitolo.” Digrigno i denti nervosa.
Mentre parlavamo siamo arrivati fino alla cassa e vedo Jared che cammina tra i tavoli tranquillo mentre mi lancia qualche occhiata di tanto in tanto. “Sono stato molto contento di vederti e… non farti abbattere.” Abbasso lo sguardo sulle mie scarpe, vorrei evitare di piangere un’altra volta. Appena lo rialzo vedo Robert sorridere. “E poi anche in questo bar trovo un ottimo modo per andare avanti.” Mi fa l’occhiolino mentre con un cenno del capo indica Jared che si è avvicinato alla cassa ed è proprio lui che ci fa pagare i caffè. Mentre io e Robert ci allontaniamo gli lancio un’occhiata e vedo che sta guardando proprio me.
Accompagno il mio amico fuori dal bar e per salutarmi mi avvolge con le sue lunghe braccia. “Non credo che Jamie non ti ami più, c’è dell’altro dietro.” Mi dice appena si stacca. “Ci sentiamo.” E dopo avermi sorriso si allontana da me, andando verso un’auto nera non molto lontana da noi. Sospiro e rientro dentro: ho bisogno di un altro caffè.
Mi avvicino al bancone e mi siedo su uno dei tanti sgabelli di legno. Jared sta asciugando dei bicchieri da birra con un panno. “Un caffè, grazie.” 
“E’ il tuo ex?” Ci metto un po’ a rendermi conto che sta parlando proprio con me.
Scuoto la testa. “Oh, no. Il mio ex è tutto il contrario.” Ogni volta che pronuncio la parola ex in riferimento a Jamie è come se qualcuno mi desse un pugno in pieno stomaco.
“Ti ho vista con gli occhi arrossati quindi non so… Comunque, vai sempre in giro con ragazzi belli e famosi oppure…?”
Mi lascio scappare una piccola risata. “Anche più di quanto immagini.”

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Capitolo 8
*** Inopportuno. ***


Inopportuno.
(8)
 
 
 
 
Cammino per le strade mentre sento tutta Londra muoversi intorno a me. Nelle ultime dodici ore non ho fatto altro che chiedermi se quello che stavo facendo fosse giusto o meno. Vedere Jared, intendo. Fino a due settimane fa uscire con qualcuno che non fosse Jamie mi sarebbe sembrata una totale eresia, una cosa che non stava né in cielo né in terra. Mentre adesso mi ritrovo a vedermi con un ragazzo conosciuto per caso.
“Ciao Angie.” Appena arrivo davanti al luogo d’incontro, Jared mi saluta alzando una mano e con un sorriso degno di nota. Ieri sera ci siamo divertiti, abbiamo solo parlato, parlato, parlato e parlato e siamo stati davvero bene insieme. E’ simpatico, ha un umorismo tutto suo che mi fa ridere, tanto. Alla fine Carol e Kevin  non sono venuti al Green Town, vorrei chiamarla ma aspetto che sia lei a farlo, non vorrei disturbarla.
“Ciao Jared.” Lo saluto anche io con un sorriso.
“Che ti va di fare?” Mi chiede.
“Una passeggiata andrà più che bene.” Così cominciamo a camminare per il parco dove ci sono tante persone, nonostante il freddo gelido di gennaio.
“Dimmi qualcos’altro su di te.” Mi incita Jared.
Alzo le spalle senza sapere precisamente cosa dire. “Chiedimi qualcosa e io te la dirò, non sono molto brava nel presentarmi.” Una fitta allo stomaco mi colpisce quando penso al mio primo vero appuntamento con Jamie.  E’ che… Non lo so, ad essere sinceri. Con Jamie è stato tutto spontaneo, non avevo bisogno di pensarci, mi ha chiesto di uscire, ho accettato, ci siamo innamorati e poi lui ha smesso di amarmi. Forse è proprio questo il problema, con Jared non è tutto spontaneo per il semplice fatto che io non sono più spontanea. La paura di rivivere tutto quello che ho vissuto con Jamie è talmente forte che non riesco a lasciarmi andare completamente. Ma in fondo credo sia normale. In fondo…
“Nome completo?”
“Angie.”
Aggrotta le sopracciglia non soddisfatto. “Angie? Cioè niente nome intero? Tipo Angela, non so.”
“Oddio, no. Mi chiamo Angie.”
Arriccia il naso. “Me lo sento che non è il tuo nome completo.”
Sbuffo mentre alzo gli occhi al cielo. “Mi chiamo Angelica, contento? Nessuno mi chiama Angelica da praticamente mai.”
Annuisce con la soddisfazione stampata in faccia. “Sì, sono contento, grazie.”
“E il tuo nome completo?”
“Jared, solo Jared.”
Mi giro a guardarlo. “Mi piace il nome Jared.”
“Cognome?”
“Allen.”
“A.A. Angie Allen. Mi piace. Data di nascita?”
“12 giugno 1992.”
Sorride mentre mi guarda. “Sei una piccola ventunenne.”
“Perché tu quanti anni hai, scusa?”
Alza lo sguardo con fare altezzoso. “Ventiquattro.”
“Allora scusa, sei molto più grande.” Dico ridendo.
“Perché il tuo ex-ragazzo quanti anni ha?” Per un momento sento il mondo fermarsi.
Deglutisco a fatica. “Ventisei.”
“Cazzo, è più grande anche di me. Come si chiama?”
Distolgo lo sguardo e lo punto sulle mie scarpe. “Jamie. Ma non parliamo di lui, preferirei dimenticare la sua esistenza.” Dico sincera.
“E’ finita tanto male?”
Alzo le spalle. “Ha smesso di amarmi. Peggio di così c’è solo la morte.”
“Sinceramente ti preferisco viva, la necrofilia non va più di moda.” Dice con una serietà quasi disarmante, così scoppio a ridere. “Non ridere! Ero serio!” Dice mentre anche lui non riesce a trattenersi dal ridere.
Continuiamo a camminare mentre chiacchieriamo spensierati. “Scusa se te lo chiedo ma, per caso, Jamie è biondo?”
Aggrotto le sopracciglia confusa. “Sì, perché?”
“Ed è tipo un colosso con delle gambe lunghissime?”
Sono sempre più confusa. “Ehm, sì. Perché?”
“E, sempre per caso, è quello che ti sta guardando imbufalito e che sta guardando me come se volesse uccidermi?” Mi chiede mentre fa cenno con la testa verso una figura non troppo distante da noi.
Mi giro verso il punto che Jared mi ha indicato e vedo che effettivamente, sì, è Jamie e che ci sta guardando esattamente come ha detto lui.
“Non ci credo.” Biascico mentre vorrei essere risucchiata da un buco nero.
“Devo far finta di non conoscerti?” Mi chiede Jared mentre infila le mani in tasca.
Alzo gli occhi al cielo. “Certo che no. Non ha il diritto di arrabbiarsi.”
“No sai, sta venendo verso di noi.” Fa a malapena in tempo a terminare la frase che Jamie ci si piazza davanti. E’ leggermente più alto di Jared che è visibilmente a disagio.
“Angie possiamo parlare?” Mi chiede.
Aggrotto le sopracciglia. “No.”
Jamie e Jared alzano entrambi le sopracciglia sorpresi. “E’abbastanza urgente.” Mi dice Jamie mentre batte un piede sulla neve.
“E io sono abbastanza impegnata.” Dico stizzita.
Jamie alza gli occhi al cielo. “E’ molto urgente.”
“Sono molto impegnata.”
“Angie, parlaci e basta, io ti aspetto su quella panchina.” Si intromette Jared che poi va a sedersi sulla panchina che ha indicato.
Sbuffo. “Che cosa mi devi dire di così urgente?”
“Chi è quello?” Ringhia.
Alzo le sopracciglia sbigottita. “E a te cosa frega?”
“Bhe… Per la stampa io e te stiamo ancora insieme e farti vedere con un altro è… controproducente. Sì, controproducente.” Borbotta.
Abbandono le braccia sui fianchi. “Controproducente per chi? Per te, forse. Sei il solito egoista. Ma che diritto hai di farmi una scenata di gelosia? Fai pace con il cervello perché io a questo gioco non ci sto più.” Dico decisa. Faccio per andarmene ma Jamie mi prende per il polso.  
“Pensavo che la nostra storia valesse un po’ di più per te, non ci siamo lasciati da neanche due settimane e già esci con un altro.”
Vi prego, ditemi che sta scherzando. Ditemelo perché altrimenti adesso gli do tante di quelle sberle da ucciderlo. Con un gesto secco libero il mio polso dalla sua presa. “Tu non stai bene, sei stato tu ad avermi lasciata! Cosa vuoi da me? Cosa?!”
“Robert mi ha detto che vi siete visti.”
“E allora?”
“E allora lo sapeva che stai uscendo con un altro?”
Adesso gli tiro una sberla. “Non sono fatti tuoi! Hanno smesso di essere fatti tuoi nel momento in cui hai detto di non amarmi più! Lasciami in pace! Ma ti diverte vedermi soffrire?” Ci sto mettendo tutta me stessa per non piangere.
Jamie scuote la testa e abbassa la testa. “Scusa io non avrei dovuto…”
“No, non avresti dovuto.” Dico brusca mentre mi allontano da lui. Devo stargli lontana, mi ripeto in testa.
Continuo a camminare fino a che non arrivo alla panchina dov’è seduto Jared. “Andiamo, per piacere?” Lo imploro mentre le lacrime cominciano ad affluire verso gli occhi.
Jared aggrotta le sopracciglia. “Va tutto bene?”
“Portami via.” Jared si alza in piedi e mi circonda le spalle con un braccio mentre ci allontaniamo dal parco e, soprattutto, da Jamie.
 
 



 






ASDFGHJKL.
Buona sera! Spero di avervi ancora tutte vive!
Come procede la vita, belle ragazze? (:
Finalmente sono riuscita a regolarizzare un po' gli aggiornamenti cosa che non durerà molto dato che domenica partirò per l'Irlanda e solo Dio lo sa quando potrò aggiornare ma abbiate fede, cercherò di aggiornare comunque il prima possibile!
Passando al capitolo succedono un po' di cosette ahahah! AH! Quasi dimenticavo, prima di parlare del capitolo devo chiarire una cosa (chi mi ha su facebook la sa già): nello scorso capitolo avevo detto che ci sarebbe stato un colpo di scena e, in teoria, ci sarebbe dovuto essere, solo che avevo dimenticato (testa bacata) di aver aggiunto un capitolo di mezzo, quindi il colpo di scena ci sarà nel prossimo e non in questo! Mi scuso tanto!
Comunque, tornando al capitolo: Angie esce di nuovo con Jared (non so voi ma io, personalmente, lo amo. Vi confesso che è un misto tra il mio ex-ragazzo (ai tempi in cui avevo scritto questo capitolo stavamo ancora insieme) e un ragazzo che viene nella mia scuola e che è un figo da paura) ma non riesce ad essere Angie al 100% ma questo mi sembra ovvio! Angie è ancora innamorata follemente di quella testa dura di Jamie, non abbiate paura. Comunque, escono insieme ma quando la Dea bendata ci si mette di mezzo non c'è scampo: incontrano proprio Jamie che ultimamente si dimentica il cervello a casa e non fa altro che far soffrire Angie che scappa via insieme a Jared :(
Che ne pensate? Spero di ricevere i vostri pareri, consigli e soprattutto le vostre ipotesi! Secondo voi come andrà a finire? Ta-ta-ta-taaaa.
Ci sentiamo appena torno!
Grazie a chi continua a seguirmi/recensire/leggere!
Alla prossima,
Angie


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Capitolo 9
*** Best friends. ***


Best friends.

(9)                

 
 
Se c’è una cosa che ho capito da questa esperienza è che non sono fatta per stare da sola.
Non so neanche io che cosa fare adesso che non c’è più nessuno accanto a me ma allo stesso tempo la possibilità di stare con qualcuno mi sembra lontana anni luce.
Non fraintendetemi, Jared mi piace. Tanto. Ma quanto sarei ipocrita da uno a dieci se provassi ad avere una storia con lui?
Se solo ci fossimo conosciuti in un altro periodo della mia vita, le cose sarebbero completamente diverse. Tra di noi potrebbero essere completamente diverse.
Dico davvero, è un ragazzo d’oro. Sono sicura che se l’avessi incontrato, per esempio, per i corridoi della mia vecchia scuola l’avrei guardato senza dubbio, anzi, mi sarei presa una di quelle cotte stratosferiche da ragazzine con gli ormoni al posto del cervello.
Dio mio che brutta situazione.
Sono bloccata tra la voglia di andare avanti e dimenticare tutto e il non riuscirci.
La sera quando mi metto a dormire penso ancora a come il letto sia freddo e triste senza Jamie e senza il suo profumo.
Penso ancora a quei momenti che condividevamo, come quando lui metteva le felpe cinque volte più grandi della sua taglia, ci mettevamo davanti al fuoco e a come avvolgeva  anche me nella sua felpa… Penso ancora ai suoi abbracci, ai suoi baci.
I miei pensieri vengono interrotti ancora una volta dal suono della porta e non dalla mia forza di volontà.
Mi alzo dal divano e vado ad aprire la porta.
“Chi è?” Chiedo prima di aprire.
“Il fioraio.” Mi risponde qualcuno dall’altro lato della porta.
Aggrotto le sopracciglia confusa. Il fioraio? Se è uno scherzo è davvero di cattivo gusto.
Apro la porta ancora più confusa ma quando vedo chi c’è davanti a me tutto comincia ad avere senso.
“Non ricordavo che fiori ti piacessero, così ne ho preso uno per ogni tipo.” Mi dice Ezra che tiene in mano il mazzo di fiori più grande che io abbia mai visto.
Con una mano mi copro gli occhi. “Tu sei tutto matto.” Dico ridendo.
Gli faccio spazio per farlo passare e prima di entrare in casa mi da un bacio sulla guancia.
“Mi hanno riferito che qui c’è una piccola depressa che ha bisogno di essere consolata. E allora mi sono chiesto, se fossi una ragazza come vorrei essere consolato? Con un bel ragazzo avvenente, ovviamente! Quindi eccomi qui.” Mi spiega il mio amico con tutta tranquillità mentre si indica con un movimento del braccio.
Scoppio a ridere e mi avvicino ad Ezra. Prendo i fiori, li poggio sul tavolo della sala e lo abbraccio stretto stretto.
Mi chiedo come farei senza di lui, senza il suo umorismo e il suo amore.
“Se devo essere sincero all’inizio avevo pensato di far venire Pharrell Williams a cantarti ‘Happy’ però poi ho pensato che sarebbe stato davvero di cattivo gusto farlo sul serio.”
Gli mollo un pugno sul braccio.
“E questo cos’era?” Mi chiede.
“Un pugno.” Dico “Ma evidentemente non ha avuto l’effetto sperato.”
La faccia di Ezra prende piano piano un espressione sofferente e con una mano va a tenersi il punto dove l’ho colpito.
“Oh. Mio. Dio.” Dice scandendo bene le parole. “Oh. Mio. Dio.” Ripete ancora. E ancora e ancora. “Il mio braccio!” Urla ad un certo punto prima di buttarsi sul divano.  “Angie ma cos’hai fatto?! Non sento più il mio braccio! Ohmmiodio!” Urla fingendo dolore.
Incrocio le braccia scettica ma il mio amico persiste nella sua sceneggiata.
“Angie! Angie! Vedo la luce… Vedo… La… Luce…” Dice prima di chiudere gli occhi.
Rimango nella mia posizione aspettando che la finisca di fare il deficiente.
Piano piano riapre un occhio e mi guarda. “Io sto morendo e tu non fai niente per darmi soccorso.”
“Questo è perché sei un deficiente che mi prende in giro.”
“Ei!” Dice oltraggiato “I pugni con effetto ritardato sono i peggiori, possono portare alla perdita di un arto! Se non di tutti quanti!”
“Quando hai fatto avvertimi, per piacere.” Dico.
Ezra con uno scatto mi prende una mano, mi tira verso di lui e nel giro di mezzo secondo mi trovo spiaccicata sopra di lui.
Mentre cerco di liberarmi dalle sue grinfie, il mio amico comincia a farmi il solletico. Comincio a ridere in modo incontrollato mentre posso solo immaginare quanto Ezra si stia divertendo, ma dal modo in cui sta ridendo sono sicura che lo sta facendo molto.
“Pietà!” Urlo “Ti prego, pietà!”
Finalmente Ezra finisce di torturarmi ma rimango accoccolata tra le sue braccia.
“Come ti senti, Angie?” Mi chiede.
 “Non lo so neanche io, forse non mi sento. E’ possibile non sentirsi, Ez?”
Ezra annuisce leggermente. “Certo che è possibile, Gì. Anche io a volte non mi sento.”
“Insomma, so di essere qui, vivo, respiro, mangio e dormo ma non sento di essere qui. Non è solo per Jamie, non solo almeno. Dopo quel giorno si sono innescati tanti meccanismi dentro di me e adesso, semplicemente, io… Non mi sento più.” Dico.
Ezra passa una mano sulla mia schiena. So che per lui non è facile vedermi qui, così e che non sa come comportarsi ma sapere che è con me per me è già abbastanza.
Non è mai stato bravo con le parole ma adesso mi sta dicendo ‘Sono qui con te e ti voglio bene’.
“Angie?”
“Sì?”
“Perché intravedo un cd degli One direction?” Chiede “Anzi, non rispondere, non lo voglio sapere.” Dice.
Rido mentre mi accoccolo ancora di più sul suo petto.
Ti voglio bene anch’io, Ez.
 
 
 
Dei forti colpi mi svegliano dal mio sonno. Mi stropiccio gli occhi e guardo l’orario sulla sveglia che è sul comodino accanto al mio letto. Sono le 3 e 21 di notte. Ma chi diavolo è a quest’ora? I colpi continuano a persistere così decido di alzarmi. Scosto tutte le coperte e mi metto in piedi. Mi gratto la nuca mentre vado alla porta, menomale che Gionny non c’è stasera. Mi avvicino alla porta d’ingresso mentre qualcuno continua a battere sulla superficie di legno. Guardo dallo spioncino e vedere chi sta battendo sulla porta mi mozza il fiato. Tolgo il catenaccio e apro la porta.
“Jamie, che ci fai qui?” Mentre lo guardo noto che a malapena si tiene in piedi.
“Vaffanculo.” Mi dice.
Alzo le sopracciglia sorpresa. “Sei ubriaco fradicio.”
“Sì, sono ubriaco. E lo sai che ti dico? Vaffanculo. Vaffanculo.” Biascica. Lo prendo per un braccio e lo porto dentro casa. Mi chiudo la porta alle spalle e faccio sedere Jamie sul divano.
“Perché sei qui, Jamie?” Chiedo mentre gli tolgo la giacca.
“Vaffanculo.” Ripete.
Lo ignoro mentre gli tolgo le scarpe. “Mi spieghi perché mi stai mandando a fanculo?” Chiedo mentre lo aiuto a sdraiarsi sul divano.
“Vaffanculo, io ti amo.” 


Asdfghjkl.
Non picchiatemi.
Parliamo subito del capitolo: la prima parte è per far capire ancora una volta lo stato d'animo di Angie che si trova più confusa che mai, come sempre. Nella parte con Ezra si nota ancora una volta come siano uniti da un'amicizia che va oltre ogni cosa, come ci siano sempre l'uno per l'altro, nel bene e nel male. Non so voi ma io adoooro Ezraa, ahahah.
E poi il fantomatico colpo di scena! Jamie si presenta ubriaco fradicio da Angie e lascio a voi le confusioni eheheheh.
Alla prossima!
Angie 

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Capitolo 10
*** Goodbye. ***


Goodbye
(10)
 
Dopo i fogli bruciati con scritto ‘hai smesso di amarmi’
 
“Jamie?” Cerco di scuoterlo e di farlo svegliare.
Ieri sono riuscita a farlo addormentare verso le quattro passate e finché non ci sono riuscita sono stata costretta a rimanergli accanto perché come mi allontanavo gli venivano gli spasmi.
“Jamie, svegliati.” Gli passo una mano sulla fronte imperlata di sudore e comincia ad aprire gli occhi.
Si passa una mano sulla faccia e apre completamente gli occhi. Quando si rende conto di chi ha di fronte li sgrana leggermente.
“Angie?” Più che come un’affermazione suona come una domanda. “Cosa ci faccio qui?”
Lo ignoro e gli passo una tazza di the. “Bevi.” Jamie la prende con le mani leggermente tremanti. Mi alzo in piedi e passo le mani suoi pantaloni come a togliere la sporcizia. “Ti ho preparato anche una tazza di latte e una di caffè. Te le vado a prendere.” Annuisce quasi impercettibilmente mentre si mette a sedere con l’aiuto del braccio non occupato a tenere la tazza.
Entro in cucina e mi poggio con le braccia sul tavolo. Sono frustrata, stanca e frustrata. Per non parlare della confusione che ho in testa. Dal momento in cui Jamie si è presentato alla mia porta ho passato la notte in bianco, cosa che non ha molto giovato alla mia sanità mentale.
Mi passo una mano sulla fronte e mi avvicino alle due tazze che avevo precedentemente riempito mi giro per andare in sala da Jamie ma lui è in mezzo alla porta della cucina con lo sguardo fisso sulla tazza che ha in mano.
“Non devi prenderti cura di me.” Sussurra.
Scuoto la testa. “Non ti lascio uscire di casa con una sbornia del genere.”
“Ho detto tutto quello che ricordo di aver detto?” Mi chiede in un sussurro quasi inudibile.
Alzo le spalle. “Dipende da cosa ricordi di aver detto. Se ti riferisci al fatto che mi hai mandata a fanculo ripetutamente e poi hai detto di amarmi, sì, l’hai fatto.” Dico cercando di rimanere lucida.
Jamie alza lo sguardo. “Io…”
“Eri ubriaco, non è successo niente.” Non sono sicura di essere pronta ad affrontare questo argomento.
“Ero ubriaco, è vero.” Dice mentre sposta una sedia e ci si siede sopra. “Ho gridato di odiarti  per le strade della città, sono arrivato fin sotto casa tua e ho bussato alla porta ripetutamente. Volevo dirtelo in faccia che ti odiavo, poi hai aperto e, cazzo,  io ero ubriaco ma tu eri ugualmente bellissima e ti amavo. E così quando mi hai chiesto cosa ci facessi lì, al posto di un ‘vaffanculo ti odio’ mi è uscito un ‘vaffanculo ti amo’. Perché quello che odio, qui, non sei tu. Sono io.”
Ci metto qualche secondo a realizzare quello che ha detto e mi poggio con le braccia sul ripiano della cucina perché le ginocchia mi tremano troppo. “E allora perché mi hai lasciata?” Domando in un sussurro. Mi tremano anche le corde vocali.
“Perché sono un idiota, ecco perché.” Dice mentre sbatte la tazza sul tavolo. Mi fa male vederlo così frustrato, così stanco, così… non Jamie. Jamie sorride sempre, sorride anche troppo. “Mi dispiace per tutto quello che ho combinato.”
Scuoto la testa. “Non è vero, non ti dispiace. Non sul serio. Non mi avresti fatto male, altrimenti. Ti ricordi il nostro primo appuntamento? Cosa mi hai detto prima di baciarmi, quando eravamo sotto casa mia? Che un mio bacio valeva le macerie in cui, forse, ti avrei lasciato. Però sotto quelle macerie ci sono io, non tu.” Dico. Jamie cerca di controbattere ma glielo impedisco con un gesto della mano. “E’ stato facile, almeno?” Chiedo.
Jamie aggrotta le sopracciglia. “Cosa è stato facile?”
“Lasciarmi. Dire tutte quelle cose belle e poi andarsene come se non fosse niente. Come se non fossimo stati niente. Come se non fossi niente.”  
“Tu non hai fatto niente per impedirmi di fare quello che stavo facendo. Forse è stata solo una prova per sapere quanto avresti lottato per me.”
“Tu mi stavi lasciando! No, peggio. Tu mi stavi dicendo che non mi amavi più. E ora dimmelo, dimmelo, cosa avrei dovuto fare? Chiudere gli occhi e dirti che invece io ti amavo? Piangere, o magari supplicare di restare accanto a me contro la tua volontà? Avrei dovuto dirti che si poteva ancora aggiustare qualcosa? Che potevamo ancora aggiustarci? No. ‘Vattene’, ecco cosa. ‘Vattene’ perché ti amo ancora ma non posso più vederti.”
Jamie prende un respiro profondo  e poi ricomincia a parlare. Forse in questo modo ci stiamo facendo più male che bene. “Dopo neanche due settimane sei uscita con un altro, dimenticandoti completamente di me.”
Spalanco leggermente la bocca, incredula di quello che ho sentito. “Ma che ne sai? Che ne sai che quando vado a dormire porto ancora il tuo maglione grigio, che ogni volta che mi guarda penso a come mi guardavi tu e che ogni volta che mi sorride, il suo sorriso sostituisce il tuo , che ne sai che il ricordo di noi ha il sopravvento su tutto, che ne sai dell’effetto che mi fa sentire il tuo nome, che nell’attimo che ti ho conosciuto ho cominciato a vedere il mondo con occhi migliori, che ne sai che se bussi ancora alla mia porta io ti aprirò ogni volta, accudendoti come se non ci fossimo mai lasciati, come se non mi avessi mai fatto del male? Che ne sai? Già, tu che ne sai? Mi chiedo se tu mi abbia mai veramente amata.”
Mi guarda con gli occhi leggermente sgranati, come se si fosse appena svegliato da un brutto sogno. In questo momento mi sembra un bambino completamente indifeso. Si alza in piedi e mi guarda dritto negli occhi. “Quando ti abbiamo ritrovata su quel muretto, otto ore dopo che ti avevo lasciata ed eri lì, bianca, stesa, con gli occhi chiusi, ho temuto che non li avresti riaperti più. Mi hanno sempre detto che amare è un atto di coraggioso egoismo. Ma in quel momento non ho visto né coraggio né egoismo. In quel preciso momento, ho capito che amore è avere le vertigini quando non sei tu a sporgerti. Quando ho pensato che forse non ti saresti svegliata più, ho pensato che sarei morto anche io. E non è vero che non c’ero quando ti sei svegliata, ho chiesto ad Ezra di non dirlo a nessuno che in realtà ero lì. E poi ti sei fatta dimettere dopo un’ora che ti eri svegliata, perché sei una roccia. Lo sei sempre stata. L’ho capito sin dal momento in cui ti ho vista in quella libreria, mentre scrivevi sul telefono e maledivi la libreria per non avere Città di cenere. Quindi ti prego, non venirmi a dire che non ti ho amata, perché stai mentendo non solo a me, ma anche a te stessa.” Mi asciugo una lacrima mentre continuo a guardarlo negli occhi ormai lucidi.
“Ti ho sempre guardato come si guarda qualcosa che si sa già che ci mancherà. Troppo bello per durare, per essere vero, troppo bello per diventare un’abitudine. Ti guardavo come si guardano i diciotto anni quando se ne hanno quindici, qualcosa di meravigliosamente inarrivabile. Anche se poi, in quel caso, arrivano. Ti guardavo così e per questo piangevo quando ci pensavo, troppo bello per essere mio. –mi interrompo un secondo per riprendere fiato- Troppo bello per amarmi, troppo bello per restare. E quando mi hai detto ‘non ti amo più’ ho saputo di aver ragione. Tu eri troppo per me, io ero solo troppo inadeguata.” Ma chi l’avrebbe detto che dopo un anno e mezzo ci saremmo ritrovati in casa di mio fratello a discutere di tutte quelle cose che non abbiamo mai avuto il coraggio di dirci, ma se per chiudere definitivamente la nostra storia o per mandarla avanti, ancora non lo so.
“Forse non sei quella che viene definita ‘bellissima’. Forse non hai gli occhi chiari, i capelli a contrasto con gli occhi, le labbra rosse, la pelle abbronzata anche d’inverno o le gambe dritte e lunghissime.
Forse non sei così. Sei anche meglio. Sei diversa, e c’è da amarti e da trovarti bellissima proprio per questo.
Perché è bello il modo in cui sorridi quando leggi un libro.
E’ bello il trucco che ti scivola sulle guance quando piove o quando piangi, che in fondo è la stessa cosa.
Sei molto più della bellezza che ti impongono oggi.
Sei molto più bella.” Non so precisamente quando sono diventata un fiume in piena. Però capisco, mentre Jamie mi abbraccia, che è un addio.
Cerco di placare i miei singhiozzi. “Non si torna più alla vita di prima dopo certi incontri. Io dopo aver conosciuto te non sono più stata la stessa e non mi ricordo neanche più come facevo a sorridere se non ti avevo nemmeno mai visto. E non so più che fare, e vorrei potermi grattare via la pelle tanto forte da togliere tutti quei brividi, e poter soffocare ogni ricordo per poter dormire almeno una notte, e poter tornare indietro per cambiare tutto. Ma non si può. Non si può. E lo sai anche tu che questo è un addio. Il nostro sbaglio è stato aver smesso di domandarci se ci saremmo persi e aver cominciato a chiederci quando sarebbe successo.
E sai che succederà?
Continueremo a cercarci, nelle canzoni, nelle citazioni, nei libri, tra gli sguardi della gente. Magari la sera, che ci frega sempre. Ci penseremo, di nascosto, e fingeremo. Fingeremo di aver pensato ad altro. Ci mancheremo.
E questa sarà la nostra punizione, la punizione per non aver provato a tenerci insieme mentre tutto tra di noi stava per crollare.” Porto una mano alla bocca per placare un singhiozzo e lo guardo negli occhi e vedo, mentre mi guarda con le braccia lasciate sui fianchi e lo sguardo lucido, che qualcosa dentro di lui si è spezzato. Qualcosa che non tocca a me aggiustare. “E non farmi venire voglia di abbracciarti perché realizzare di non poterlo fare fa male” Ma Jamie mi viene incontro e mi accoglie tra le sue braccia. E ci stringiamo l’uno all’altro come se fossimo l’unica ancora che ci tiene sul mondo. Ci aggrappiamo ai vestiti, con le unghie, mentre piangiamo perché la consapevolezza che ormai non c’è più niente da salvare tra di noi è così pesante che da soli non riusciamo a tenerla.
“Non ci stiamo dicendo addio perché non ci amiamo, ci stiamo dicendo addio perché ci amiamo troppo.”





ASDFGHJKL.
So che è tantissimo che non aggiorno ma come sapete (chi mi segue anche su facebook, almeno) è per i vari problemi legati ad internet che non aggiorno.
Ma sono ancora qui!
Angie e Jamie parlano e si confrontano anche se più o meno non si capisce niente. E' perché entrambi sono disastrosamente confusi oltre che anche un po' arrabbiati perché in fondo Angie è stata lasciata ma Jamie voleva capire solo fino a che punto lei l'avrebbe trattenuto.
So che in fondo non ha senso ma non tutti la pensiamo allo stesso modo e Jamie la pensa così.
Voi che ne pensate?
Fatemelo sapere in una recensione!
Scusate ancora per il ritardo e alla prossima :)
Vi amo,
Angie
Ps. Fatemi gli auguri, ieri è stato il mio compleanno! <3


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Capitolo 11
*** Diventerà normale. ***


Diventerà normale.
(11)
 
 
“Angie sono a casa!” Sento urlare da mio fratello seguito dallo sbattere della porta d’ingresso.
Mi asciugo le lacrime ma rimango dove sono, non voglio parlare, né vedere nessuno. Non voglio neanche respirare, in questo momento.
“Angie?” Chiede mio fratello poi entra in cucina e appena mi vede aggrotta le sopracciglia e un’espressione preoccupata prende possesso del suo viso. “Cos’è successo?” Chiede.
Cos’è successo? La mia vita è andata in frantumi. Tutte le mie sicurezze, i miei sogni, i miei desideri, le mie speranze sono andate in frantumi. Ma dalla mia bocca esce solo una parola. “Jamie.” Sussurro mentre nascondo il viso tra le braccia.
Gionny sospira e si siede accanto a me, sul pavimento della cucina. “E’ finita definitivamente.” Dice al posto mio.
Alzo il viso e lo guardo. Si sta passando una mano sul viso.
“Ce la faremo.”
 
 
 
 
“Buongiorno, cosa posso fare per lei?” Chiedo all’ennesima donna di mezza età che entra nel negozio. Che strazio, sono le peggiori.
“Niente, voglio solo guardare. Grazie.” Mi dice acida.
Ma vaffanculo. E io che volevo pure essere gentile.
“Di niente.” Borbotto mentre torno a sedermi sul mio sgabello dietro al registro di cassa.
Guardo la signora che gira per il negozio con aria scettica. Alzo gli occhi al cielo e prendo il telefono in mano che ho sentito vibrare in precedenza. “Sto passando al negozio, love u.” Oh sto bene, grazie per avermelo chiesto, Carol.
Neanche rispondo e rimetto il telefono in tasca. La signora è uscita senza neanche salutare. E menomale che siamo noi la generazione bruciata, eh.
Non faccio neanche in tempo a sbuffare che la porta si apre di nuovo e un’impetuosa Carol entra nel negozio.
“Ho bisogno di un vestito.” Annuncia.
E sti cazzi? “Compralo.”
“No, non hai capito. Ho bisogno del vestito.”
Sbuffo. “Non capisco perché dovrebbe interessarmi.”
“Sei noiosa. Sai, io e Kevin facciamo una settimana che siamo tornati insieme ed è il suo compleanno quindi vorrei farmi carina.” Mi dice tutta eccitata.
Alzo gli occhi al cielo. “Compralo.” Ripeto.
“Angie, il vestito me lo devi prestare tu.” Sbotta.
Scuoto la testa. “No, assolutamente no.” Dico quando capisco quale vestito intende. Il vestito che Jamie mi ha regalato per il nostro anniversario.
“Ma Angie! Ti prego!” Incrocia le mani mentre fa la faccia da cucciolo.
“Ho detto di no.” Ripeto.
Carol sbuffa. “Ma che ti costa?!”
“No.”
“Ma tu non lo devi più mettere!”
“FINISCILA.” Urlo. “SMETTILA. Non ti voglio sentire, non voglio sentire niente, né di quanto sei felice con Kevin, né niente. Sono contenta che siete tornati insieme ma non voglio sentirlo! Non ti presto il mio vestito, anche se non lo userò più. Perché è l’unico ricordo che ho di Jamie. Ora vattene.”
Carol mi guarda con la bocca leggermente aperta e lo sguardo ferito. “Io…”
“Va’ via.” Ripeto rabbiosa.
Carol abbassa la testa e si gira verso l’uscita ma prima di uscire mi guarda. “Finirai per allontanare tutti.”
Lo so. “Non sono cose che ti riguardano.” Sputo.
Annuisce ed esce dal negozio.
Ma cosa è rimasto di me? Non mi riconosco neanche più. Scuoto la testa: non voglio piangere.
Nelle ultime settimane non ho fatto altro quindi mi basta così. Mi dispiace per tutto quello che sto combinando, mi dispiace per aver allontanato tutti i miei amici. Mi dispiace per aver rovinato tutto anche con loro ma ultimamente sento come se fossi capace di fare solo quello. Solo di perdere le persone, di lasciarmele scivolare dalle mani e soffrire.
Credevo di aver accettato la fine della mia storia con Jamie ma evidentemente non è così. E forse non l’accetterò mai, mi abituerò soltanto a convivere con il fatto che lui non è più con me. Diventerà normale svegliarmi e non trovarlo accanto a me, tornare a casa e non trovarlo sul divano a suonare la chitarra, non arrabbiarmi più perché trovo i suoi capelli biondi nel lavandino. Diventerà normale.
Prendo la mia borsa e decido di chiudere il negozio anche se manca ancora un quarto d’ora alla chiusura e, detto sinceramente, non mi interessa per niente. Abbasso la saracinesca e prendo una sigaretta dalla borsa. Diventerà normale anche andare in balcone e fumare da sola.
Trascino le mie gambe per le strade londinesi. Gennaio ormai è arrivato al termine, è ufficiale, penso mentre mi stringo nel mio cappotto. Cicco a terra e continuo la mia passeggiata mentre mi perdo nel guardare i miei piedi che si susseguono. Sono stanca di questa situazione.
Ho smesso di parlare con Jared il giorno dopo che io e Jamie ci siamo lasciati completamente. Non avrei mai potuto illuderlo di una possibile relazione tra me e lui. Non se lo merita nessuno, tantomeno lui.
Non sento Eve, George e Fred da circa un mese, Carol si è rimessa con Kevin ed è troppo felice per riuscire a stare con me. Nel senso, sono io che non riesco a stare con lei. Ogni volta che li vedo insieme è come se vedessi quello che avevo e che ho perso per sempre. Sono contentissima per Carol, è come una sorella per me e non potrebbe essere assolutamente il contrario ma fa male. Fa male e basta. Ezra e Michelle sono con me, sempre. E lo so. Ma non riesco a stare neanche con loro. E’ come se dentro di me ci fosse qualcosa che mi impedisce di stare con le altre persone. Sento come se non lo meritassi.
Butto a terra la sigaretta e ne accendo un’altra.
Diventerà normale non sgridarci a vicenda perché fumiamo troppo.
Mi guardo intorno e trovo tutto così familiare tanto quanto distante, come se l’avessi visto in un’altra vita.
Scuoto la testa e passo una mano tra i capelli.
Diventerà normale passeggiare da sola, senza qualcuno che mi stringe la mano.
Entro nel parco giochi che ho di fronte e mi siedo su una panchina più nascosta.
Raccolgo le gambe tra le braccia e prendo il telefono in mano.
Non ho neanche cambiato lo sfondo.
Scuoto la testa e sblocco la tastiera, anche qui tutto mi parla di lui.
Dovrei essermi abituata al pensiero che non stiamo più insieme dato che ci siamo lasciati da un mese ormai, eppure c’è una parte del mio cervello, o del mio cuore, che me lo impedisce.
Leggo tutti i suoi messaggi ancora una volta. “Sei una cogliona ma ti amo lo stesso. x”  salgo ancora “Ti sto aspettando a casa, senza di te è vuota. Dove sei? Ti amo. x”  E poi salgo, salgo, salgo fino a trovare il primo 'Buonanotte Angie, volevo ringraziarti per la splendida serata che mi hai fatto passare e spero ce ne siano delle altre. Ti confesso che non sono solito baciare una ragazza alla prima uscita ma tu hai qualcosa di diverso, qualcosa che rende diverso anche me. Tu non mi vedi come Jamie il ragazzo famoso ma solo come Jamie il ragazzo normale. Alla prossima volta, Jamie x' Comincio a piangere e la sigaretta mi cade a terra perché le mani mi tremano troppo.
Diventerà normale anche non trovarsi i suoi messaggi in cui dice di amarmi.
Diventerà normale.
Deve diventare normale perché altrimenti non ne uscirò viva.
Diventerà normale trovarlo sui giornali insieme ad Ashley.
Diventerà normale leggere che è di nuovo single dopo una delle storie più lunghe della sua vita.
Ma va bene così.
Va bene così.
Diventerà normale.
Diventerà normale.
Deve farlo. Deve diventare normale per forza.




ASDFGHJKL.
So che è tanto che non aggiorno e so anche che è vergognoso presentarmi con questo capitolo depresso e completamente di passaggio ma posso giustificarmi!
Come al solito non ho intenet a casa e nell'ultimo mese ho dovuto affrontare un nuovo trasloco+cambio di città+storia a distanza con il mio ragazzo quindi spero che capiate che aggiornare non era il primissimo dei miei pensieri...
In ogni caso sono qui! Questo devo ammettere che è un capitolo veramente inutile ma sapete quanto io ci tenga ad esprimere tutti i sentimenti di Angie... Che poi in teoria sono io... Ma non sono io... Cioè sì, ma no ahahah, sono confusa...
Ora vado, spero di riuscire ad aggiornare il prima possibile!
Vi amo,
Angie

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Capitolo 12
*** Bitch. ***


Bitch
(12.)
 

 
 
“Salve, cosa posso fare per lei?” Dico alla ragazza che è appena entrata. E’ carina. Sarà poco più alta di me ed ha dei lunghissimi capelli neri a contrasto con due gemme verdi al posto degli occhi. “Oh, niente. Sto aspettando una mia amica.” Mi dice con un sorriso gentile, poi riabbassa la testa sul vestito che stava guardando. Mi giro e vado a sistemare delle maglie che qualcuno ha avuto la brillante idea di lasciare sul bancone appallottolate come se fossero pezzi di carta. Ma certo, tanto c’è quella rincoglionita della commessa che non ha sicuramente di meglio da fare, quindi sfasciamo intere pile di maglie come se niente fosse.
E poi non ti deve neanche salire il nazismo.
La ragazza con i capelli neri va in giro per il negozio come un’anima in pena ma la mia attenzione viene rapita da un gruppo di ragazze sui diciassette anni. Mi avvicino a loro e sono consapevole del fatto che sarà un lungo, lungo pomeriggio.
 
 
 
 
“Ciao boo.” Saluto.
“Ciao Bubi, sei ancora a lavoro?” Mi risponde dall’altra parte della cornetta.
“Sono in negozio ma al momento non c’è nessuno, c’è solo Natalie nel retro.” Dico mentre mi guardo le unghie annoiata. Natalie è la ragazza che lavora con me.
“…Carol mi ha detto quello che è successo l’altro ieri.” Comincia.
“Mi dispiace, okay? Non ne voglio parlare.” Sbuffo.
“Va bene, non ne parliamo. Di cosa vuoi parlare? Forse di Jared. Ah no aspetta non parli più neanche con lui. Forse di… Mh, no. Non parli neanche con lei.”
“Finiscila.” Sbotto “Non è divertente.”
“Non deve essere divertente. Deve farti ragionare. La tua vita non è finita! Ci siamo ancora noi, c’è tua mamma, c’è tuo fratello. Ci sono migliaia di ragazzi che aspettano solo di trovare una ragazza come te ma soprattutto… ci sei tu. Non buttarti nel cestino solo per una storia andata male.”
Mi asciugo una lacrima. “E’ più di una storia andata male.”
“Sei tu che lo decidi. Sei tu a decidere se è solo una storia andata male oppure no. Sei tu a decidere se andare avanti oppure no. Devo andare, ti voglio bene.”
“Ti voglio bene anche io.” Sussurro prima di chiudere la telefonata. Sospiro mentre cerco di sciogliere almeno un po’ il forte annodamento che si è creato sulle mie spalle.
Mi passo una mano sugli occhi e per un momento li chiudo. Ho decisamente bisogno di una bella dormita.
Appena li riapro vedo la stessa ragazza con i capelli neri di inizio pomeriggio che rientra nuovamente nel negozio. In effetti ad un certo punto è uscita senza dire niente. Non so perché ma mi da l’impressione di averla già vista da qualche parte. Con il lavoro che faccio alla fin fine incontro tantissime persone al giorno e con la memoria che mi ritrovo non ricordo mai nessun viso. Però il suo ha qualcosa di familiare.
“Ciao, posso aiutarti?” Chiedo nuovamente.
Lei si gira verso di me e mi guarda con i suoi occhioni verdi come se non si fosse neanche accorta della mia presenza. “No, scusa. Sto aspettando mia cugina.” Mi dice.
Oh, wow. Tre ore fa era l’amica, adesso la cugina. Alzo le spalle e torno a sistemare alcuni vestiti nel negozio. Il gruppo delle diciassettenni che è venuto ad inizio pomeriggio ha messo tutto a soqquadro. Sbuffo mentre raccolgo una maglia che mi è caduta dalle mani. Ma chi me l’ha fatto fare a venire a lavorare in un negozio d’abbigliamento, mi chiedo io.
Sento la porta aprirsi e chiudersi e a seguire dei passi femminili con il ticchettio dei tacchi.
“Allora qual è il vestito che dicevi, Gin?” Una voce del genere la riconoscerei ovunque. In ogni posto. Una così fastidiosa non la dimentichi facilmente, per sfortuna.
Mi giro di scatto e vedo che Ashley Greene si sta avvicinando alla ragazza dai capelli neri che evidentemente si chiama Gin o, forse, Ginevra.
Mi rigiro sperando che non mi abbia visto. Vorrei arrivare al retro per farmi dare il cambio da Natalie ma so che mi farei vedere sicuramente.
“Questo.” Sento la voce delicata di Gin e i passi di Ashley.
Ecco perché mi sembrava di conoscerla già! E’ la cugina di Ashley! Mi ricordo che Jamie mi aveva detto che la sua amica aveva dei parenti qui in Inghilterra e che, dato che lei è americana, quando lo veniva a trovare alloggiava da loro.
In questo momento avrei voglia di tirare una testata contro il primo spigolo che mi trovo davanti.
“Mh, è carino. Però non saprei che taglia prendere…” Le sento dire.
Non chiamarmi, ti prego. Non chiamarmi, non chiamarmi. Non chiamarmi. Ti prego, non chiamarmi. “Scusa? Puoi aiutarmi?” E ci risiamo! Anche dopo un anno la tecnica del pregare e ripetere le cose non serve a niente. Mi giro molto lentamente ma non prima di aver fatto un bel respiro profondo.
“Mi dica.” Abbasso la testa così tutti i capelli mi cadono sulle spalle ma rimpiango di aver tagliato il ciuffo.
“Angie?” Dice stupita.
Ma che male ho fatto per meritarmi una pena del genere?
Alzo la testa e la guardo. “Ashley? Non ti avevo riconosciuta!” Dico con un tono falso quanto il suo sorriso.
“E’ un po’ che non ci si vede!” Mi dice. Oddio quanto mi dispiace!
“Che peccato!”
Ashley ridacchia e poi si gira verso la cugina. “Gin, lei è Angie, la ragaz… Ops, l’ex ragazza di Jamie.” Oddio. Oddio. Oddio. Adesso la uccido. Prendo quel bel faccino che si ritrova e le grattugio la faccia contro il muro.
Sento una porta chiudersi e la voce di Natalie mi impedisce di rispondere. “C’è qualcosa che non va? Ha bisogno di aiuto?” Il tono della mia collega è acido. Incredibilmente acido. Probabilmente ha sentito cosa ha detto  quella troia di Ashley.
“Stavo scambiando due chiacchiere con la mia amica, tutto a posto.” Risponde Ashley con tono civettuolo. Incredibile! Riesce a fare la civetta anche con le ragazze!
“Angie non è pagata per fare due chiacchiere.” Risponde Natalie secca. “Quindi se ha bisogno di aiuto sono disponibile io stessa per darglielo.” Io la amo. Natalie è l’ottava meraviglia del mondo. E’ bella, simpatica e incredibilmente intelligente. Ha una cascata di capelli corvini che le ricadono mossi fino alla vita e un paio di occhi grigi che sono leggermente oscurati da un paio di occhiali da vista con la montatura nera.
“Cerco un vestito per un appuntamento.” Dice Ashley.
Natalie si avvicina a noi e poggia le mani sui fianchi stretti. “Che tipo di appuntamento?”
“Del tipo ragazzo, ristorante di lusso e vestitino corto.” Dice Ashley strizzando un occhio. “Se capisce cosa intendo.”
Capisco che sei una troia, sì.
Il viso di Natalie è rimasto impassibile per tutto il tempo. “Capisco. Ha già visto qualcosa che le potrebbe piacere?” Chiede.
Mi giro verso Gin che tiene un vestito color salmone tra le mani. “A me piace questo.” Dice con voce sottile.
Natalie si gira verso di lei e la guarda come se non si fosse neanche accorta della sua presenza. “Posso cercare la taglia…” Dice pensierosa.
“Il mio colore è l’azzurro.” Dice secca Ashley. “Risalta i miei occhi.”
Una nota di delusione si intravede sul viso di Gin.
“Ho un modello simile ma azzurro.” Natalie si gira e guarda verso di me. “Vado un attimo in magazzino, torno subito.” Dice prima di allontanarsi.
Ovviamente Ashley si gira verso di me. “Che mi racconti, Angie?”
Oh, niente. La mia vita sta andando a puttane. “Solita vita.” Biascico.
“Mi piace Londra” Non mi pare di averglielo chiesto “Capisco perché Jamie non ha accettato di venire a vivere in America con me. Ha un’atmosfera… travolgente.” Dice.
Jamie cosa?! Lei cosa?! Lei ha chiesto a Jamie di andare a vivere con lei?! In un altro continente, con sette ore di differenza e un oceano di distanza?!
“A proposito, come stai? Mi ha detto che vi siete lasciati completamente.” Dice.
Certo, come avrebbe potuto sfuggirle una cosa del genere? “Sto bene, grazie. Tu quanto tempo rimarrai qui?” Chiedo. Spero se ne vada presto. Molto presto.
“Ho intenzione di comprarmi una casa qui.” Dice con non curanza.
Lei cosa?! “Oh, wow.” Dico solo.
“Ecco il vestito.” Dice Natalie che è appena tornata dal magazzino, mentre lo fa vedere ad Ashley.
“Vado a provarlo.” Dice quest’ultima mentre lo prende dalle mani della mia collega. “Gin, vieni con me.”
Gin annuisce e segue la cugina verso i camerini.
Natalie si avvicina a me. “Mi spieghi perché Ashley Greene è nel mio negozio che, mentre cerca un vestito da troia per un appuntamento, ti lancia frecciatine su un certo Jamie? E non dirmi che il Jamie a cui si riferisce è Jamie Campbell Bower perché ti giuro che scoppio a ridere.” Mi sussurra.
Che Dio sia con me. “Jamie è il mio ex ragazzo, quello di cui ti avevo parlato e Ashley sta cercando di entrargli nei pantaloni. E sì, è Jamie Campbell Bower.”
“Tu mi stai dicendo che stavi insieme ad un attore?!”
Annuisco. “Stavo, appunto.”
“Potevi anche dirmelo.” Borbotta.
“Ci siamo lasciati e  scusa se evito di metterlo sul curriculum.” Borbotto.
“E’ vero che mi avevi raccontato qualcosa ma non mi avevi detto che questo fantomatico ex era niente popò di meno che Jamie Campbell Bower.”
Poi il nostro discorso viene interrotto da Ashley che ricompare davanti ai nostri occhi.
“Come mi sta?” Dice mentre fa una giravolta. Il vestito le arriva fino a metà coscia. Non è particolarmente alta ma mi supera comunque di dieci centimetri. Se contiamo anche i suoi tacchi, di venti. Devo smetterla di paragonare l’altezza delle altre persone alla mia, questo è autolesionismo.
“Perfetto.” Biascichiamo io e Natalie in contemporanea.
Ashley si gira verso la cugina. “Tu che dici Gin?”
La ragazza alza lo sguardo. “E’ bellissimo.”
Si gira verso di noi con un’espressione soddisfatta stampata in viso. “Lo prendo.” Dice prima di scomparire di nuovo verso i camerini.
Mi avvicino alla cassa mentre Natalie si dilegua nuovamente per andare a sistemare i nuovi arrivi nel retro.
Ashley torna dai camerini e si avvicina alla cassa con il vestito azzurro in mano. Lo prendo e lo metto in una busta di carta con il logo del negozio stampato sopra.
“Fanno 86, 75 £.” Dico mentre scrivo i numeri sulla cassa.
Per sbaglio urto contro il portapenne vicino al registratore di cassa che cade sul bancone. Alcune penne cadono a terra così mi accuccio per riprenderle. Mentre sono sotto il bancone sento la porta aprirsi e poi richiudersi. Appena mi rialzo rimetto le penne e il portapenne a posto e poi alzo lo sguardo. Jamie è nel negozio con Ashley attaccata al collo. Sgrano leggermente gli occhi poi riabbasso lo sguardo sulla casa. Strappo lo scontrino e lo metto nella busta del vestito. Non ho il coraggio di guardarli, di guardarlo.
Mi manca il respiro.
Prendo i soldi che Ashley ha lasciato sul bancone e li metto nella cassa, prendo il resto e lo poggio sul bancone. Lo sguardo mi cade sull’orario segnato sul registratore di cassa. Mancano quindici minuti alla chiusura, quindici minuti alla fine di questa tortura.
“Ho comprato  un vestito bellissimo.” Sento dire da Ashley. Alzo lo sguardo e la vedo sottobraccio con Jamie. Lei continua a parlare ma il suo sguardo è puntato su di me.
Non ho il coraggio di salutarlo e di fare finta che non sia successo niente. Ma Jamie mi precede. “Ciao Angie.”
 

 

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Capitolo 13
*** Jamie again. ***


Jamie again.
(12)
 
 
 
Sbatto le palpebre un paio di volte. “Ciao Jamie.” Risaluto. Mi manca ufficialmente il respiro.
Lo sguardo contento di Ashley piano piano va scemando fino a diventare seccato. Si è attaccata al suo braccio e continua a rimanerci. Non stiamo più insieme, non mi deve dare fastidio, mi ripeto. “Ecco il tuo vestito, Ashley.” Dico mentre le passo la busta.
Jamie aggrotta le sopracciglia “Se l’hai già comprato perché mi hai fatto venire fino a qui?” Chiedi.
Ma certo! L’ha chiamato per fare de male a me.
“Non l’avevo ancora scelto quando ti ho chiamato.” Dice Ashley mentre sbatte le ciglia con uno sguardo che dovrebbe essere ammaliante, in teoria.
“Mh, okay.” Borbotta. E’ parecchio in difficoltà. Certo, deve essere una bella palla al piede vedermi qui.
“E’ stato proprio un bel caso trovare Angie, non credi?” Dice quella mentre infila il portafoglio di Gucci nella borsa.
Un caso, certo. “In effetti non avrei mai immaginato di trovarti a lavorare in un negozio d’abbigliamento.” Dice Jamie. Sta davvero cercando di fare conversazione con me? Sul serio?
“Le cose cambiano.” Dico mentre alzo le spalle.
“Anche troppo.” Lo sento borbottare, poi la concentrazione di tutti viene portata via da un forte tonfo. Mi giro e vedo Natalie poggiata contro la porta del magazzino e gli occhi sbarrati.
Ridacchio e poi mi avvicino a lei. “Natalie, ti presento Jamie Campbell Bower, Jamie ti presento Natalie, una mia collega.” Dico mentre spingo Natalie che è tesa come una corda di violino, verso Jamie che ha un sorriso appena accennato sul volto. “Piacere.” Dice Jamie porgendole una mano mentre Natalie continua a guardarlo shockata. Le tiro una leggera gomitata in un fianco e lei si riprende dal suo stato di shock. “Piacere.” Biascica. Probabilmente si sta dando della deficiente da sola come ho fatto io al nostro primo incontro. Ridacchio tra me e me al solo ricordo.
“Va bene, noi ora andiamo. Forza Gin.” Gracchia quell’oca di Ashley. Natalie punta il suo sguardo verso Ashley, Jamie guarda me.
Io distolgo lo sguardo da Jamie e vedo Gin che guarda verso la cugina con lo sguardo leggermente intimorito. “Certo.” Dice in un bisbiglio a malapena udibile.
Ashley è ancora attaccata al braccio di Jamie come una sanguisuga. Un moto di gelosia mi invade. Ma non devo, non devo essere gelosa.
Lo guardo mentre il suo sguardo è su Gin. Non è cambiato poi molto, tranne per i capelli che ha accorciato quasi drasticamente. Me l’aveva detto che voleva tagliarli, ai tempi in cui stavamo ancora insieme. Una fitta mi attraversa lo stomaco. Ma non è solo una fitta di dolore psicologico, è proprio una fitta di dolore fisico che mi porta a piegarmi su me stessa per il dolore.
“Angie, tutto bene?” Natalie mi passa un braccio sulla schiena.
Alzo di poco lo sguardo e incrocio quello preoccupato di Jamie ma non faccio in tempo a soffermarmi che arriva un’altra fitta. Mi porto una mano alla bocca e scappo verso il bagno. Sento dei passi che mi seguono. Quando arrivo mi piego sul water e comincio a vomitare tutto quello che ho in corpo, anima inclusa. Natalie, probabilmente, mi prende i capelli e me li toglie da davanti al viso mentre continuo a rimettere.
Non so quanto tempo è passato quando ho finito, anche se a me è sembrato infinito.
Chiudo gli occhi e mi siedo contro il muro freddo del microscopico bagno. Non credo di essermi mai sentita tanto male quanto in questo momento.
“Angie, vuoi andare in ospedale?” Credevo ci fosse Natalie insieme a me ma evidentemente non è così. Apro gli occhi e incontro, ancora una volta, gli occhi azzurri di Jamie.
“No, sto bene.” Mento.
Jamie si siede accanto a me. “Ti è successo altre volte o è la presenza mia e di Ashley a farti questo effetto?”
 “Più che altro quella di Ashley.” Dico sarcastica.
Jamie ridacchia. “Immaginavo avresti risposto così.”
“Sono diventata prevedibile, evidentemente.” Dico mentre appoggio la testa contro il muro. Mi fa male tutto.
“O forse sono io che ti conosco, siamo stati insieme un anno e mezzo, se non ti ricordi.” Ecco un’altra fitta allo stomaco. Questo però non è dolore fisico.
“Preferirei non ricordarlo, a dir la verità.”
“Immaginavo avresti detto anche questo.”
Sorrido debolmente. “Ho bisogno di una doccia, me ne vado a casa.”
Jamie scatta in piedi e protende le braccia verso di me. “Vuoi che ti accompagni? Non mi va che vai da sola in giro in queste condizioni.” Nonglivachevadoingiroinquestecondizioni? Cosaa? Evidentemente devo aver vomitato anche il cervello. “Prendo un taxi, tranquillo.” Biascico leggermente in difficoltà. Non me l’aspettavo, lo ammetto. Ero convinta che dopo tutto quello che era successo a casa di Gionny lo avesse aiutato a dimenticarmi completamente.
“Insisto.” Dice serio mentre mi guarda negli occhi. Questo contatto mi fa quasi male.
Alzo le spalle. “Sei con Ashley, non puoi accompagnarmi a casa.”
“Sai quanto mi importa? Angie, stai male e io non ti lascio da sola.” Spalanco la bocca sorpresa.
“Va… Va bene.” Sussurro in preda ai pensieri.
Ma cosa sta succedendo?
Jamie sorride e mi aiuta a rimettermi in piedi. Usciamo dal bagno e appena torniamo nel negozio Natalie si fionda su di noi. “Angie, come stai?” Chiede preoccupata.
“Probabilmente è solo un’indigestione.” Sorrido leggermente mentre alzo le spalle. Jamie mi passa una mano sulla schiena e il contatto mi fa rabbrividire. Non sono più abituata al suo tocco.
“Ashley, io accompagno Angie a casa.” Dice. Mi giro verso Natalie che ci guarda con gli occhi leggermente spalancati, abbandonando la sua solita aria inespressiva e menefreghista.
“Cosa?” Alza la voce Ashley sorpresa.
“Non sta bene e io non la lascio andare a casa da sola.” Dice Jamie secco, con l’aria di chi non deve spiegazioni a nessuno. Che sia la volta buona che lascia perdere quell’oca?
Ashley sbuffa contrariata. “E a te cosa importa, scusa? Non state più insieme.” Ha detto le ultime quattro parole con una cattiveria strafottente che mi fa venire voglia di strapparle tutti i capelli che ha in testa e lo farei anche, se fossi in condizioni.
Jamie la guarda come se le avesse insultato la mamma. “Non credo siano affari tuoi.” Sbotta.
“E io come ci torno a casa?” Sbuffa di nuovo mentre incrocia le braccia.
Alzo gli occhi al cielo. Mamma mia quante storie!
“Prendi un taxi come le persone normali.” Dice Jamie.
Ashley spalanca gli occhi. “J, ma cosa dici? Io non ci posso andare sul taxi.”
J? J? MA STIAMO SCHERZANDO? “Allora vai a piedi.” Risponde Jamie mentre alza gli occhi al cielo anche lui.
“Sentite, io non mi sento bene, voglio andare a casa e non ho voglia di sentirvi. Ci vado io con il taxi così siamo tutti felici.” Sbuffo mentre mi sporgo sul bancone per prendere la mia borsa nera.
“Io non sono felice.” Dice Jamie stupendo tutti. Natalie oltre ad aver spalancato gli occhi ha spalancato anche la bocca, così come Ashley, Gin e la sottoscritta. Appena si rende conto di cosa ha effettivamente detto anche lo stesso Jamie spalanca leggermente la bocca. “Sì, insomma, avete capito cosa intendevo.” Biascica abbassando lo sguardo.
Rimango immobile. Probabilmente ho perso la capacità di muovermi.
“Adesso sono io quella che ha bisogno di vomitare.” Dice Ashley con il disgusto stampato in volto.
“E allora vai!” Sbotto. “Sono stufa di te e del tuo atteggiamento da regina di sta minchia. Vuoi Jamie? Prenditelo! Non stiamo insieme, hai campo libero! Ma smettila di trattarmi come una poveretta. Non sono meno di te solo perché non sono famosa. E ricordati, in ogni caso, che non ti amerà mai come ha amato me.” Faccio appena in tempo a finire di parlare che sono costretta a piegarmi un’altra volta per il dolore. Scappo di nuovo in bagno e ricomincio a vomitare di nuovo. Che poi cosa cazzo avrò da vomitare se non ho niente nello stomaco! Questa volta sono completamente sola, come lo sono stata per le due settimane precedenti. Appena ho finito mi asciugo le lacrime e un po’ barcollante mi avvicino al lavandino. Mi sciacquo il viso e mi guardo allo specchio. Sono un mostro. Distolgo lo sguardo ed esco da questa stanza che sto cominciando ad odiare.
Una volta uscita vedo Jamie poggiato con la schiena contro il muro e Natalie accanto a lui con una mano sulla sua spalla. Probabilmente Ashley e Gin se ne sono andate dopo la mia ridicola scenata. Vedere Natalie e Jamie così mi fa indietreggiare di un passo per i flashback che porta con sé.
 
 
Spalanco la porta ed esco dalla camera.
Appena sono fuori vedo Jamie poggiato con la testa al muro e Carol con una mano sulla sua spalla.
"Te la fai anche con la mia coinquilina? Sei disgustoso. E da te mi aspettavo di più. Ma a quanto pare è divertente prendermi per il culo, quindi non ti biasimo." Sputo tra i denti.
 
 
Sorrido. Appena notano la mia presenza si girano entrambi verso di me. Jamie mi guarda con gli occhi preoccupati. “Stai bene?” Chiede.
“Vedervi in quel modo mi ha ricordato la prima volta che ci siamo lasciati.” Dico scuotendo la testa.
Jamie mi guarda confuso poi appena capisce gli si illuminano gli occhi. “A casa di Camille, con Carol.”
“Già.” Sorrido leggermente. “Nat, io vado a casa, puoi chiudere tu? Chiedo.
Lei annuisce con un sorriso malinconico. Forse ha capito come mi sento.
Mi avvio verso l’uscita ma Jamie mi richiama. Mi giro lentamente verso di lui. “Posso accompagnarti a casa?”


ASDFGHJKL.
I'm baaack! In super ritardo (sono oltraggiosa e consapevole di esserlo) e non vi sto neanche a spiegare i motivi del mio ritardo (credo che ormai li sappiate)
Come si può notare Jamie pensa ancora ad Angie (otp! otp! otp!) nonostante Ashley stia sempre in mezzo e sono pucciosi come un anno prima (tanto amooore).
Mi dispiace notare che le recensioni sono scese drasticamente nonostante le visualizazzioni sono sempre alte :( Posso sapere almeno come mai? Contattatemi su facebook/twitter per qualunque cosa vogliate dirmi, senza farvi alcun problema!
Ora scappo!
Al prossimo aggiornamento,
Angie


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