Ombre

di Felpato_394
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio sogno ***
Capitolo 2: *** La mia storia...(parte 1) ***
Capitolo 3: *** La mia storia...(seconda parte) ***
Capitolo 4: *** la mia storia...(parte terza) ***
Capitolo 5: *** la mia storia...(ultima parte) ***
Capitolo 6: *** Chi trovi per le strade del centro ***
Capitolo 7: *** L'incontro ***
Capitolo 8: *** Gli occhi di un falco, la furbizia di una volpe ***
Capitolo 9: *** Sorelle, amiche e damigelle ***
Capitolo 10: *** Il matrimonio ***
Capitolo 11: *** Il Limbo ***
Capitolo 12: *** Ellen, Walter e Marilyn ***
Capitolo 13: *** La partita può rincominciare ***
Capitolo 14: *** Lui... ***
Capitolo 15: *** Il patto ***
Capitolo 16: *** Bugie Bianche? ***
Capitolo 17: *** L'Affare ***
Capitolo 18: *** Annuncio importante ***
Capitolo 19: *** Il Piano ***
Capitolo 20: *** Ti Amo ***
Capitolo 21: *** Felice ***
Capitolo 22: *** Fine? ***
Capitolo 23: *** Bugiarda ***



Capitolo 1
*** Il mio sogno ***


Eravamo vicino a quella cascata uno di fronte all'altro. Ci guardavamo provando a entrare l'uno nella mente dell'altro. Ma era difficile entrare nella sua tanto quanto lo era entrare nella mia. Eravamo lì immobili. Quando... iniziai a pensare, non che avessi mai smesso, ma se prima pensavo a come ucciderlo ora pensavo a come ucciderci. Era ovvio, era una cosa semplice... "Scacco matto" dissi iniziando a correre verso di lui. Non aveva capito le mie intenzioni e sicuramente non si aspetta che gli sarei corso incontro, dato che riuscii a buttarlo per terra. "Che pensi di fare?" mi urlava mentre tentava di rialzarsi. "Oh mio carissimo dottor. Evans sto per fare l'ultima cosa che si sarebbe mai aspettato" gli dissi sorridendo. Lui continuava a non capire e a fatica si rimise in piedi. Ora alle sue spalle c'era la cascata. Io ero davanti a lui. Lui parlò. "Tu mi hai buttato per terra solo per farmi ritrovare la cascata dietro vero Jackson? Hahahaha, bene e ora cosa pensa di..." non fece in tempo a finire la frase che stavo già correndo contro di lui. Non credeva a quello che stavo facendo. Si vedeva dal suo sguardo perso. Ed eccoci a cadere giù nella cascata. Quando..... Mi svegliai di botto. Ero nel mio letto. Ero sudata. Guardai l'ora. Le 2:30. Bene. Decisi di alzarmi, farmi una doccia e poi tornare a letto. Aprii il getto di acqua calda e ,dopo essermi tolta il pigiama bagnato di sudore, entrai. Sempre lo stesso sogno da mesi a questa parte. Io, lui e la cascata. Io che lo buttavo per terra. Lui che capiva il mio piano troppo tardi. Ed io che ci portavo verso la morte. La vocina dentro di me mi diceva che stavo impazzendo. Hahahaha cosa me ne frega se impazzisco? Tutti i migliori sono matti no? Rispondo io...si lo sono. Perché io sono completamente pazza ma la mia mente ragiona velocemente, vedo cose che altri non vedono. Sono difficile da capire nessuno ci è mai riuscito e mai ci riuscirà. Oh no aspettate...una persona c'è che fa di tutto per capire quelle strane idee che mi passano per la testa. La dottoressa Ally Madison nonché la mia migliore amica, compagna d'avventure e nata per scoprire cosa mi passa per mente. Ma in quest'ultima cosa...fallisce miseramente. Prova con tutte le sue forze a capire i piani o i miei ragionamenti. Ma non si spiega mai come ci arrivi così facilmente. Comunque sono davvero un idiota non mi sono ancora presentata. Sono l'investigatrice Jackson, Camila Jay Jackson, ho 26 anni e vivo nella bellissima Irlanda. E se vi state chiedendo chi è colui che butto nella cascata vi dico soltanto che è il dottor Evans, John Evans, 30 anni e vuole tutto d'Irlanda solo per se. Ma per ottenerla dovrà passare sopra il mio cadavere. Però forse è meglio se il cadavere su cui passare sopra sia il suo.

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Capitolo 2
*** La mia storia...(parte 1) ***


Comunque credo che abbiate capito qual era il mio intento no? Se non lo avete capito o siete degli ottusi o la mia storia non vi interessa. Ma ripartiamo da dove mi ero fermata...oh si alla mia doccia. Dunque finita la doccia erano le 3. Tornai in camera e mi misi un pigiama pulito, ah dovrei comprarne uno nuovo dato che ne avevo tre uno grigio, uno bianco e uno...sinceramente non ricordo in più non credo vi interessi cosa ne penso dei miei pigiami o di quelli di Ally perché sarei arrivata a parlare anche dei suoi con paperelle e altre cose. Comunque dicevo, ah sì, tornata in camera, come dicevo prima mi stesi sul letto e iniziai a riflettere. Vi starete chiedendo perché e come io e il dottor. Evans ci siamo conosciuti. E se non ve lo stavate chiedendo pazienza lo racconterò lo stesso. Allora avevo circa 18 anni e decisi di lasciare gli studi. La scuola non mi era mai interessata più di tanto ma comunque ero molto più sveglia di alcuni individui che studiavano come matto dalla mattina alla sera. Che spreco. Bisogna godersela la vita finché si può. Ma io sono l'ultima persona su questo mondo che dovrei parlare di vivere la vita al meglio dato che è da quasi nove anni che cerco di fermare Evans e i suoi assurdi piani. Ma dicevo, io a quell'età non vivevo in Irlanda ma a Liverpool in Gran Bretagna e lì conobbi il dottor John Evans. Allora avevo 19 anni e andai negli uffici dell'ospedale per cercare la mia amica Ally che già lavorava come dottoressa. Mentre ero intenta a cercare il suo studio passai davanti a un ufficio, direi l'unico ufficio con la porta aperta. Dentro due persone conversavano. Spinta dalla curiosità mi appostai fuori dalla porta e origliai. "Dottore ma cosa vuole fare?!" chiese un uomo ad Evans che era comodamente seduto dietro la sua scrivania. "Signor. Horan stia tranquillo è una cura contro il cancro, appena lo somministrerà a sua moglie vedrà che funzionerà" gli disse lui tranquillamente. "Ne è sicuro?" chiese il signor. Horan "Certamente" disse congedando l'uomo con un gesto della mano. Il signor. Horan uscì dall'ufficio di Evans e non si accorse del mio formidabile nascondiglio. Che poi bisogna essere proprio stupidi per non vedere una ragazzina di 19 anni nascosta dietro un porta. Ma va beh. Non ci pensai più per quella giornata e lasciai stare il pensiero che Evans avesse trovato una cura per il cancro. Era così giovane. Pensai di aver sentito male. Ma io difficilmente sbaglio. E infatti una settimana dopo successe quello che, sinceramente mi aspettavo...

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Capitolo 3
*** La mia storia...(seconda parte) ***


"Ambasciatrice della Russia trovata morta nel suo appartamento, si sospetta sia stato il marito, Mr. Horan attraverso un veleno di natura sconosciuta" ecco cosa c'era scritto sul giornale di questa settimana. Non rimasi sconvolta, non so perché, ma me lo aspettavo. Condannarono Horan a l'ergastolo e lasciarono il filglio, Niall ad una famiglia affidataria. Questo fatto iniziò a farmi riflettere. Veleno di natura sconosciuta. Ovviamente i miei primi sospetti caddero su Evans dato che era stato lui a dare la "cura per il cancro" al signor. Horan per sua moglie. Ma poi pensai. Cosa avrebbe voluto un medico così giovane dalla morte di una persona così potente. Intendo, poteva aspettare. Se era malata sarebbe potuta morire da un momento all'altro. Lo so non erano bei pensieri ma una teoria dovevo pur pensarla no? Comunque, chiesi informazioni alla mia amica Ally dato che, lavorando nello stesso edificio di Evans, forse sapeva qualcosa di più sull'accaduto. "Non le posso dare queste informazioni Jackson! E comunque non so niente. Ma anche se sapessi e ci fosse la possibilità non gliele avrei dette comunque!" mi rispose lei. La odiavo quando faceva così. E se vi state chiedendo perché mi da del Lei è perché diciamocelo non siamo prorpio "migliori amiche" forse neppure "amiche" ma non siamo conoscenti siamo...colleghe! Ecco! Colleghe si. "Ma lei non vuole capire! Se lui avesse ucciso l'ambasciatrice dovremmo sbatterlo in galera Madison!" le dissi cercando di farla capire "Forza mi dica qualcosa su questo dottore! Qualunque cosa!" le dissi. Lei mi guardò scuotendo la testa "È proprio una testa dura lei eh?" mi domandò. Ma sapeva già la risposta. Infondo ci conoscevamo da tempo. Il nostro non è mai stato un rapporto d'amicizia. Ma non me ne fregava niente. "Ah dannazione Madison! Quello non mi convince ha capito e le giuro che il mio istinto non sbaglia mai! Almeno proviamo! Se non fosse così e lui sarà innocente ammetto che non ne sarei felice sarei arrabbiata con me stessa per questo stupido errore ma comunque me ne farò una ragione!" le dissi sedendomi su una delle due sedie che erano poste nel suo ufficio. "Mi scusi ha detto proviamo? No non mi farò coinvolgere! Mai mai mai!" mi disse uscendo dall'ufficio. Me ne stavi per andare quando...oh ma per favore non me stavo affatto per andare anzi iniziai a frugare tra i cassetti per vedere se trovavo qualcosa di Evans. Cercai ovunque pure nella cassaforti che erano nascoste dietro i quadri. Penserete "wow devono conoscersi molto bene se le ha detto che dietro due quadri -davvero orribili- ci sono cassaforti e le ha dato le combinazioni" hahahaha in realtà lo scoperto da sola ma continuerò a nasconderlo ad Ally. Torniamo a Evans che è meglio. Dicevo...ah si la lettera. Oh giusto questo non lo detto. Alla fine tra i libri della piccola libreria trovai una lettera per Evans. Sicuramente Ally non ne sapeva niente dato che non sarebbe stata così ottusa da lasciarla lì. Ovviamente la aprii e dentro c'era la mia prova contro il dottore.

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Capitolo 4
*** la mia storia...(parte terza) ***


"Egregio Dottor. Evans,
Come promesso le ho portato quello che mi aveva chiesto. La ricompensa è stata molto gradita.
Mille grazie. Cordiali saluti,
Dottor. J.K."
Ed ecco cosa c'era scritto sulla lettera per Evans. Mille domande mi passavano per la mente. Cosa aveva intenzione di fare Evans? Quello che questo dottor. J.K. gli aveva portato era la stessa cosa che aveva dato al signor. Horan? Che ricompensa? Ma sopratutto chi era J.K.? Mentre ci pensavo, bussarono alla porta. Nascosi la lettera nella borsa e urlai un "Avanti" con totale nonchalance.
Entrò l'ultima persona che mi sarei mai immaginata. Era alto almeno 1.80, capelli castano scuro, occhi profondi e azzurri, abbastanza attraente. Evans.
“Mi scusi è lei la dottoressa Ally Madison?” mi chiese. Io balzai in piedi e risposi.
“Si sono io. Le serve qualcosa dottor…?” è si…finsi di essere Ally.
“Evans piacere” mi disse porgendomi la mano. La strinsi e gli sorrisi.
“Emh…le volevo chiedere se  ha trovato una lettera a mio nome. Un mio caro amico ha sbagliato ufficio. E dato che ho chiesto a tutti gli altri medici e mi hanno detto di no dev’essere per forza qua, no?” mi chiese cordialmente. Mentii, ovviamente. Dovevo esaminare quella lettera e poi forse gliela avrei restituita.
“Mmm…mi dispiace ma non ho trovato nessuna lettera!” dissi fingendo di guardarmi in torno alla ricerca della lettera. Mi guardò stranito, sicuramente era convinto che l’avrebbe trovata.
“Oh, capisco. Non importa ma se la vede non la apra sono cose pers….” mi disse prima di essere interrotto dall’arrivo improvviso di Ally nello studio.
“Jacks…oh buongiorno dottor…?” chiese guardando il dottore. Lo anticipai io, prima che potesse succedere un casino.
“È il dottor. Evans e io sono la dottoressa Ally Madison lei è…?” le chiesi con tutta la calma di questo mondo.
“Emh…cosa? Ma sono io la…-le mimai un ‘ho trovato qualcosa’ e lei si fermò e tornò a guardare Evans- io sono la signorina Cooper piacere! Si ricorda di me dottoressa? Sono venuta per i miei continui mal di testa.” Mi disse reggendomi il gioco. Dopo me ne avrebbe dette tante. Ma non mi interessava neanche un po’ .
“Piacere signorina. Beh dottoressa se trovasse la lettera me lo dica grazie. Arrivederci. Buona giornata signorine.” e detto questo uscì dall’ufficio. Ally mi lanciò uno sguardo assassino.
“Lei! Come ha potuto?! E ora cosa farò?!” mi chiese infuriata. Non risposi, presi la lettera e gliela feci leggere. Sbuffò, mi mandò al diavolo in diverse lingue e poi iniziò a leggere.
“Ok. È questa che cerca Evans vero?” mi domandò ridandomi la lettera. Io annuii.
“E lei ovviamente pensa che il dottor. J.K. c’entri qualcosa con la morte dell’ambasciatrice vero?”
Annuii ancora. Lei continuò.
“Ahh…Jackson mi ha coinvolto di nuovo. La aiuterò a scoprire il colpevole. Ma la prego non si finga mai più me capito?!” mi chiese o per meglio dire mi ordinò Ally. Ma non l’avrei ascoltata. Comunque le dissi di si e con un cenno della mano, a mò di saluto, uscii dall’ufficio della mia collega e mi diressi nella mia piccola casetta. Continuavo a pensare a Evans. Che aveva in mente? Arrivai a casa con questa domanda che mi rimbombava per il cervello. Dentro c’era il mio domestico, Liam Payne. Un ragazzo giovane, alto, moro e occhi color nocciola.
La prima volta che aveva bussato alla mia porta era solo un povero ragazzo che cercava disperatamente un lavoro. All’inizio gli sbattei la porta in faccia. Poi ci pensai. Un domestico era la cosa migliore dato il mio disordine continuo. E così lo avevo assunto. Liam la prima settimana di lavoro rimase sconcertato da come avevo intuito cose sulla sua vita che nemmeno lui si ricordava. Pensava fossi una veggente o qualcosa del genere. Poi gli spiegai come facevo.
“Appena ti ho visto è stato facile capirlo, Liam” gli dissi. Lui mi rivolse un’occhiata curiosa.
“Capire cosa signorina?” mi aveva chiesto sedendosi davanti a me.
“Capire che prima che la tua famiglia andasse in malora eri uno studente di letteratura.” Gli dissi sorridendo.
“Ma come?” mi chiese sempre più curioso. Io gentilmente gli risposi.
“Ma come Liam? Non hai capito come hai fatto? È stato semplice. Allora intanto quando ti ho nominato due dei miei scrittori preferiti tu mi hai elencato tutte le loro opere, poi ogni volta che spolvera i libri sembra che debba spolverare vetro, in più la sento tutte le sere sfogliare i miei libri sullo studio della letteratura” era scioccato, ma continuai.
“Poi immagino non le piaccia la fisica, vero? Certo che è vero dato che non osa neanche avvicinarsi hai miei strumenti e quando li chiedo di spostare qualcosa e lo chiamo col suo nome mi guarda spaesato.” E avevo colpito nel segno. Ormai viveva al piano di sopra della mia umile casa da 9 mesi e si era già abituato alle mie assurde abitudini, ai miei giorni si, e a quelli no, e al mio caratteraccio.
È si ho un carattere abbastanza difficile da capire. A volte posso parlare per intere ore anche delle cose più banali. Altre invece mi chiudo in me stessa e l’unica cosa che faccio è suonare la mia adorata chitarra. Liam si è abituato in fretta come dicevo ed è anche molto paziente con me. È anche troppo buono: io non sopporterei una persona arrogante, che suona alle 3 del mattino, per niente modesta, rompi scatole e che fa esperimenti assurdi. Potrei andare avanti a elencare i miei difetti ma non è di questo che voglio parlarvi…dicevo arrivo a casa e trovai Liam intento a sistemare la tavola per il pranzo.
“Buongiorno Liam, sta bene?” gli chiesi mentre mi sedevo su una sedia e tiravo fuori la lettera di Evans.
“Buongiorno signorina Camila, sto bene lei? Cos’è quella lettera se posso permettermi?” mi domandò
“Molto bene grazie, e venga pure si sieda, è una persona molto intelligente potrebbe aiutarmi a risolvere questo caso.” Gli dissi. Lui in un primo momento non capii se stavo scherzando poi però prese una sedia e mi affiancò. Gli raccontai velocemente quello che sapevo senza tralasciare i dettagli, ovviamente. È un ragazzo che capisce in fretta per fortuna.
“Capisco. E così lei è convinta che questo Evans abbia ucciso l’ambasciatrice. Il suo istinto non fallisce mai quindi sono sicuro che è così signorina” mi disse ridandomi la lettera che poco prima gli avevo fatto leggere.
“Esatto! Lo so che il mio istinto non sbaglia mai! Ma devo convincere anche Ally dato che ormai lo coinvolta!” esclamai soddisfatta.
“Ed immagino che la signorina Madison non veda l’ora di iniziare le indagini insieme a lei vero?” la sua voce grondava di sarcasmo.
“Esattamente Liam” confermai alzandomi e andando a tavola. Avevo fame. Liam era fantastico ha cucinare.
“Liam vieni qua con me che pranziamo insieme su!” gli dissi mentre si stava lavando le mani. Accettò volentieri e così ci mettemmo a pranzare e a chiaccherare del più e del meno.
Finito tutto andai nella mia camera e pensai a chi potesse essere J.K.
Passarono giorni e avevo sempre questo pensiero in testa fino a quando dopo una settimana incontrai il dottor. J.K. di persona, e capii il collegamento tra il caso dell’ambasciatrice e Evans.

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Capitolo 5
*** la mia storia...(ultima parte) ***


Ero nella mia tranquilla abitazione quando suonarono il campanello. Liam non c'era. Mi alzai dalla mia comodissima poltrona e andai ad aprire la porta.
La persona che aveva suonato era un uomo. Alto almeno 1.85, capelli scuri e occhi marroni. Sembrava essere stato un sergente una volta, ma sicuramente aveva cambiato lavoro. Lo potevo notare dal modo in cui tenenva la gamba sinistra. Era leggermente storta e si reggeva sulla gamba destra.
Lo guardai, anzi lo squadrai poi lui parlò.
"Emh...cerco la signorina Ally Madison, è lei?" mi chiese. 
"Chi è lei?" gli chiesi in malo modo.
"Oh giusto piacere dottor. Jason Kyle." mi porse la mano. Kyle...Jason Kyle oh cazzo....Evans. Ecco perchè era qua. La lettera.
"Oh piacere. Si sono Ally Madison." lui mi guardò male, forse perchè non gli avevo stretto la mano. Ma che me ne fregava. Quando lui mi presse per la gola, mi sollevò e mi sbattè contro il muro. Mi aveva presa alla sprovvista. Cazzo.
"Tu non sei Ally Madison! Chi sei? Perchè ti sei finta lei? Ma sopratutto ridammi la lettera!" mi disse continuando a tenermi attaccata al muro. Io non mi muovevo, se non sarebbe stato peggio.
"Allora domanda uno, piacere Camila Jackson -gli presi il braccio con cui mi teneva- domanda due, perchè sono stata più furba di lei -gli tirai un calcio nello stomaco, mi fece cadere- e per ultimo ma non meno importante no! La lettera non la riavrai così facilmente." mi rialzai velocemente e presi uno degli innumerevoli bastoni che mio nonno mi aveva lasciato. Se usato come doveva poteva essere fatale. Lo afferrai dal manico, intanto Kyle era in piedi e cercava qualcosa nella sua giacca. Una pistola fu la prima cosa che pensai. 
E infatti era proprio quella. Gli colpii la mano con il bastone e lui fece partire un colpo verso il pavimento. 
Gli colpii il naso con il bastone e poi la bocca con il gomito. Almeno una frattura al primo di questi dovevo avergliela procurata. Sanguinava. Perfetto.
Barcollò all'indietro ancora sorpreso da questo ultimo colpo. Ma si ripresse in fretta e tornò all'attacco. Corse verso di me con il pugno alzato.
Col bastone gli colpii la gamba zoppiacante e a quel punto cadde urlando di dolore. Imprecava e si contorceva. 
Presi una sedia e con tutta la calma di questo mondo mi sedetti e presi una sigaretta. 
"Che sta facendo? Lei...è impazzita per caso?" mi urlò ancora per terra.
"Io sto fumando, e no per ora il mio cervello ragiona ancora in modo normale, per dire" gli risposi continuando tranquillamente a fumare. Lui mi guardò sconvolto.
Tentò di alzarsi fallendo miseramente e cadendo di nuovo per terra.
"Ha la bellezza di 20 minuti per spiegarmi i piani di Evans, prego" gli dissi
"Io non dirò niente" mi urlò.
"E io non la aiuterò, mio caro" ribattei "Oh gli sono rimasti 17 minuti" aggiunsi.
Lui sembrò rifletterci, poi si arrese, sbuffò e inizio il racconto.
"Allora, due settimane prima della morte dell'ambasciatrice Evans mi aveva chiesto di procurargli un veleno molto forte. Inizialmente credevo fosse per degli esperimenti su animali o cose simili, ma poi mi spiegò il suo assurdo piano di ottenere denaro e potere uccidendo le persone più importanti del mondo.
Vuole continuare il piano di suo padre, e credo che andando avanti così ce la farà nel giro di qualche anno o mese. Il prossimo da uccidere è il vice ambasciatore dell'Inghilterra, Styles. E credo proprio ce la farà. E lei non puo fare proprio niente per fermarlo. Ormai è troppo tardi signorina Jackson." e così dicendo scoppiò a ridere.
Non ci credevo. Oh no al suo piano ci credevo. Non credevo al fatto che Kyle mi avesse detto che non sarei riuscita a fermarlo. E dovevo fermarlo. Sopratutto il figlio di Styles era Harry Styles. Il fidanzato di Ally. E, anche se odio ammetterlo, per lei questo ed altro.
"Non ci conterei, sa quando mi punto su una cosa è difficile che io non la porti a termine dottore." gli dissi alzandomi dalla sedia e avvicinandomi a lui. Era pallido, molto pallido, poteva svenire da un momento all'altro quindi andai dritto al punto.
"Dica ad Evans che ci rivedremo molto presto. E che impari il mio nome in fretta perchè io il suo c'è lo stampato in testa" lo aiutai ad alzarsi, lo portai fuoroi dalla porta e chiamai una carrozza. Dissi al cocchiere l'indirizzo dell'ufficio di Evans e lui partì.
Da quel momento, io e Evans ci odiamo. E ci odieremo fino alla morte.
 

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Capitolo 6
*** Chi trovi per le strade del centro ***


E ora che vi ho raccontato tutta la storia, non dettagliatamente ovvio, sono le 6 del mattino e sono stesa sul mio letto a fissare il soffitto. Sto aspettando che Liam si svegli e mi prepari la colazione.
Sono troppo pigra per farmela da sola. Intanto rifletto. Da tempo vivo in Irlanda e con me si sono trasferiti, appunto Liam, e Ally.
Lei e Harry si sposeranno presto, e stranamente mi ha invitata. Non me lo aspettavo. Ma comunque sono venuta a Mullingar perchè, da quando ho scagionato signor. Horan, lui sta cercando suo figlio. 
Le mie fonti mi riferiscono che si trova in questa magnifica cittadina, e così ho deciso di darci un'occhiata.
Evans...pure lui è qua. Non so se ha seguito me, o se vuole uccidere Niall. Probabilmente tutte due.
Alla fine sono 6:30 e decido di alzarmi. Mi cambio e scendo in cucina, dove ci sono Liam che cucina e Harry e Ally che fanno colazione.
"Buongiorno Jackson, come sta?" mi domanda Ally vedendomi entrare nella stanza.
"Buongiorno Madison, tutto bene lei?" le risposi sedendomi davanti a lei.
"Benissimo. Lei si ricorda vero...che domani ci sposiamo?"
"Lei e chi?" le chiesi. Si conosco Harry ma diciamocelo, non abbiamo un bel rapporto. Lei mi guardò male. In pratica se gli sguardi potessero uccidere, io mi sarei scansata.
"Buongiorno Camila, si anch'io sto bene e...oh ma guardi sono io lo sposo!" mi disse lui. Le sue parole traboccavano di sarcasmo.
"Oh lei, beh non mi ricordavo che il suo fidanzato fosse così gentile" gli dissi, con altrettanto sarcarsmo.
"Vada al diavolo" mi disse sorridendo.
"Con piacere. Ci vediamo là allora." gli risposi a tono. Rimase allibito. Mi alzai appena finito il mio caffè.
"Scusate ho cose più importanti da fare. Arrivederci Madison, Styles." e uscii dalla cucina. Presi il mio cappotto e andai in centro a fare un giro.
Camminavo tranquillamente tra la gente, dal tronde era domenica, e quasi tutta la città era in giro per negozi.
Io passeggiavo solo, non avevo voglia di pensare a niente. Ma non ci riesco, è più forte di me. Iniziai a riflettere su dove poteva essere Niall. Ah quel ragazzo mi stava facendo impazzire. 
Ma lo volevo trovare comunque. Immersa nei miei pensieri andai a sbattere contro qualcuno. Caddi per terra ed iniziai a imprecare. Proprio una cosa da vere signorine.
Alzai lo sguardo e vidi che ero andata a sbattere contro un ragazzo alto, moro e con due occhi azzurri come il cielo. Vaffanculo stupido, ma guardi dove cammini.
"Oh mi scusi signora non la avevo vista davvero!" mi disse porgendomi una mano per aiutarmi. La accettai. Ally voleva che fossi un pochino più gentile così io ci provavo.
Quando fui in piedi notai che era più alto di me. In confronto io sembravo un tappo di bottiglia.
"Caro ho 26 anni ancora signora non sono eh!" gli dissi guardandolo negli occhi. Sorrise. Era prorpio carino.
"Mi dispiace, signorina. Sono Louis, Louis Tomlison piacere" mi disse.
"Piacere mio Louis, sono Camila Jackson" 
"Beh per farmi perdonare la prego, si faccia offrire un caffè qualcosa!" mi disse quasi supplicandomi.
"Certo, quando mi offrono qualcosa io non rifiuto mai, ma l'avverto sono presuntuosa, arrogante, intelligente e io e la modestia siamo come due faccie della stessa moneta" gli dissi tranquillamente.
"Accetto, e per favore mi dia del tu"
"Allora anche tu" e detto questo ci avviammo verso un piccolo bar.
Entrammo e un buffo cameriere ci portò a un tavolo.
"Desiderate?" ci chiese
"Un cappuccino ed un caffè amaro giusto Louis?" mi guardò sbalordito e annuì semplicemente. 
Il cameriere andò via.
"Come cavolo hai fatto?" ah sempre la stessa domanda.
"Quando ti ho detto che sono intelligente, intendevo che ho un quoziente intellettivo superiore a quello degli altri" gli dissi 
"Ah se il mio amico Niall lo sapesse gli saresti di aiuto in matematica" disse appoggiandosi allo schienale della sedia.
"Mmm non saprei ho sempre odiato la matema..." mi bloccai. Aveva detto Niall?! "Come hai detto che si chiama il tuo amico?!"
"Niall Horan perchè?" mi chiese raddrizzandosi e guardandomi negli occhi.
"Louis, tu devi aiutarmi" cazzo quanto odio ricevere aiuto, ma questa volta dovevo assolutamente cogliere l'occasione che mi si presentava davanti.
"Tutto quello che vuoi."
Carissimo Horan Jr. ti ho trovato. 

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Capitolo 7
*** L'incontro ***


La villa era magnifica. Da fuori sembrava avere almeno tre piani. Aveva oh…un, due, tre ecc… iniziai a contare mentalmente le finestre e le porte. La bellezza di 20 finestre di grandezza normale, 3 finestre piccole e 2 grandissimi balconi. Poi le porte che potevo vedere da davanti erano 2. Una era la principale l’altra era una di servizio, dato che da essa uscivano cuochi e credo camerieri.
I decori sulle pareti erano a dir poco splendidi. Erano bianchi come i muri, quasi invisibili, erano fiori. Si fiori bellissimi dipinti a mano uno per uno, ma senza una sbavatura. Senza un margine di errore. Dovevano essere stati fatti da una mano ferma ed esperta. Un pittore sicuramente.
Il tetto era rosso ricoperto di muschio. Che, tra parentesi, era un po’ ovunque. La villa non era tra le più nuove ma sicuramente nemmeno fra le più vecchie dato che alcuni di quei fiori erano stati fatti di recente.
Il giardino era enorme. Pieno di alberi: due salici piangenti, un pino e altri che non conoscevo. Poi come dicevo molti fiori! Soprattutto rose. Dietro anzi sotto un salice piangente posto quasi totalmente dietro la casa c’era una piscina stupenda. Che posto magnifico.
“È  splendido questo posto” dissi a Louis che era intento a guardarmi mentre osservavo ogni mimino dettaglio di questo luogo.
“Lo so” mi disse. Mi avvicinai alle pareti della villa. Lui mi seguì.
“Chi le ha fatte?” domandai. Rimase sorpreso da questa domanda. Ma poi sorrise e sfiorò quei meravigliosi decori.
“Ti piacciono?” mi chiese. Annuii.
“Non hai risposto alla mia domanda. Chi le ha fatte?”
Lui arrossì e iniziò a guardarsi la punta delle scarpe. Era stato lui a dipingerle. Wow. Non glielo volevo dire volevo che me lo dicesse lui. Poco dopo parlò.
“Emh…li ho fatti io…” mi disse più imbarazzato di prima. Cosa c’era da vergognarsi proprio non lo sapevo e non mi interessava neanche.
“Sei davvero bravo. Ottima mano ferma. Ottimo tocco. Ehi non vergognarti! Non faccio complimenti tutti i giorni, anzi questo è il primo da due mesi, se la sua pettinatura potrebbe migliorare, può essere considerato un complimento” quello lo avevo detto ad Ally appena si era tagliata e tinta i capelli.
Lui scoppiò a ridere e anch’io mi misi a ridere, direbbe qualcuno ma io lo guardai male e gli dissi di chiudere il becco. Lui ubbidì. Nessuno osava contraddirmi ultimamente. Non capivo se era perché avrei potuto ribattere con una frase citata in un libro e finire con il raccontare tutta la saga nei minimi particolari oppure se era perché la mia abilità di pensare velocemente metteva in soggezione le persone. Optai per la terza opzione…cioè avevano paura di me. E si questa la pensai dopo.
“Grazie C” mi disse.
“Come scusa? C? Camila è troppo lungo?” domandai.
“No anzi, è un nome perfetto ma…C mi piace di più” sorrise e mi guardò “Posso chiamarla C signorina Jackson?” iniziai a ridere. Poi lo guardai.
“Vaffanculo Louis” gli dissi con ancora il sorriso stampato in faccia.
“Ok, vieni C ti porto da Niall che è meglio!” mi disse andando verso la porta d’entrata.
Appena entrati rimasi a bocca aperta. Cosa che non succedeva da anni.
Davanti alla porta c’era un’ampia scala, con 20 gradini che portavano ad un pianerottolo dove si estendevano altre due scale: una a destra e l’altra a sinistra, ma comunque tutte e due portavano al secondo piano, anzi al corridoio del secondo piano.
L’entrata era illuminata solo dalla luce del sole che entrava dalle, come dicevo prima, numerose finestre.
Poi guardandomi intorno vidi che c’erano due porte. Quella sulla mia destra credo fosse l’entrata della cucina e l’altra sulla sinistra era un enorme salotto. Da quest’ultima porta intravedevo un tappeto rosso con sopra un divano antico e uno specchio alto come me, con la cornice oro.
In sostanza se l’entrata mi aveva lasciato così…così sorpresa, ero curiosa di vedere che effetto mi avrebbe fatto vedere il resto della villa.
“Splendida vero?” mi chiese Louis riportandomi alla realtà.
“Si, davvero fantastica!” esclamai.
Mi stavo ancora guardando intorno quando vidi che qualcuno stava scendendo la prima rampa di scale. Era un ragazzo. Doveva avere la mia età circa. Alto 1.85, biondo. Maledettamente tinto. Occhi azzurri. Niall. Lo sapevo che avrebbe fatto qualcosa per nascondersi. A volte tingersi i capelli serve. Pure la mia amica Ally si era tinta i capelli. Ma solo un piccolo ciuffo. Ora era completamente bionda con un ciuffetto rosso davanti. Ma in fondo io non la giudicavo. Ma quando prima parlavo del miglior complimento che ho detto(la sua pettinatura potrebbe migliorare) era proprio riferito a questo ciuffo. Ma lasciamo stare e torniamo a Niall.
Appena notò me e Louis si fermò ad osservarmi un attimo. Poi finì di scendere le scale e si avvicinò a me.
“E lei chi è signorina?” mi chiese cordialmente porgendomi la mano. Lo guardai. Per un po’ rimanemmo in silenzio poi parlai.
“Piacere, Camila Jay Jackson. Lei è Niall Horan?” gli domandai diretta. Lui mi guardò stranito poi guardò Louis.
“Ehi amico tranquillo. Lei non è qua per ucciderti anzi odia Evans e i suoi scagnozzi!” disse Louis mettendogli una mano sulla spalla. Niall sembrò rilassarsi un attimo.
“Ok ho capito ma perché lei è qui?” mi chiese.
“Dammi del tu. E sono qua perché tuo padre mi ha chiesto di cercarti. E fidati, pure con i capelli tinti io ti riconoscerei. Ti stiamo cercando da troppo tempo. Io e tuo padre.”
“-sbuffò- io non voglio diventare l’ambasciatore della Russia. Ti prego dillo a mio padre digli che sono morto qualunque cosa. Perché se lo diventassi forse dopo neanche una settimana sarei morto davvero! Camila ti prego, forse chiederti di mentire è troppo…” lo interruppi.
“Non è troppo, mento spesso” lui non ci fece caso e continuò.
“…ma davvero. Non sono pronto e anche se odio ammetterlo…ho paura di cosa mi potrebbe succedere e non c’è nessuno che possa proteggermi…” lo interruppi ancora.
“Sono qua apposta per questo, idiota” non mi ascoltò nemmeno sta volta.
“…e anche se ci fosse non lo accetterei comunque! Sono il suo unico figlio, lo so, ma io…io no! Non posso farcela davvero. Ah sono un’idiota. Avrei dovuto parlarne prima con mio padre. Sono un codardo lo so! Però…non ho avuto la forza di reagire quando è morta mio madre…non sarei in grado di governare qualcosa che una volta governava lei alla perfezione. Creerei solo disastri, su disastri, su disastri. Cazzo io…” e lo interruppi nuovamente.
“Basta dannazione! Io ti aiuterò! Io ti porterò da tuo padre e fidati l’ultima cosa che farò è uscire di qui senza di te hai capito bello mio?!” gli urlai. Sta volta, mi ascoltò.
“Non posso io…” cominciò ma io lo fermai subito. Gli puntai il dito contro.
“Non voglio che dalla tua bocca escano le parole: non posso farcela, sono codardo, non governerò bene come Tizio, farò peggio di Caio e non riuscirò a mandare a fanculo Sempronio! Ci siamo chiariti?! Bene, anzi…benissimo direi!” gli urlai. Quel ragazzo mi aveva già fatto incazzare. E lo conoscevo da neanche 10 minuti. Direi che questo è un talento.
Lui mi guardò scioccato. Louis stava trattenendo le risate.
“Giuro…prova solo a ridere e io ti strangolo con le mie mani” gli dissi fulminandolo con lo sguardo.
“Ricordate tutte e due che io so uccidere un uomo con un pollice” dissi una volta calmata.
Si ammutolirono.
“E allora? Non avete niente da dire?” chiesi.
“No niente!” dissero in coro. E sta volta fui io a trattenere le risate. Loro due ragazzi il doppio di me, avevano paura di una ragazzina! Dentro volevo rinfacciarglielo ma non lo feci.
“Ahahahaha, avete paura di una ragazza! Ma che uomini siete scusate?” .
Okay, okay glielo rinfacciai è vero. Sono maledettamente odiosa, antipatica, scontrosa e vi consiglio vivamente di cercare qualunque tipo di aggettivo dispregiativo perché ora di elencarveli non ho proprio voglia sinceramente. Ma torniamo alla storia.
I due mi lanciarono un’occhiataccia.
“Ah ah ah. Che simpatica” mi disse Louis.
“Oh te ne sei accorto? Sai me lo dicono in molti. Bella, giovane e simpatica.”
“Io direi, bella, stronza e bugiarda ma fai credi quello che vuoi” mi disse Niall.
“Ragazzo…mi sorprendi. Hai capito in fretta il mio carattere” gli sorrisi.
“Sei una rompi palle lo sai questo?” mi chiese.
“Si lo so. Ma sono qui per te e voglio aiutarti, quindi preparati. Non ti lascerò andare così facilmente. Oh no…è l’ultima cosa che farò”
Ed era vero.

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Capitolo 8
*** Gli occhi di un falco, la furbizia di una volpe ***


Ero eccitata al solo pensiero di aver trovato colui che cercavo da parecchi anni. Solo che Louis non lo sapeva.
“In cosa dovrei aiutarti, Camila?” mi domandò curioso. Non lo stavo ascoltando realmente perciò annuii.
Lui tranquillo aspettò che avessi collegato i miei pensieri. Ma poi l’arrivo del cameriere mi riportò alla realtà mettendomi sotto il naso il cappuccino che avevo ordinato “Grazie” fu l’unica cosa che dissi. Intanto bevevo meccanicamente questo, devo ammettere, fantastico cappuccino. E Louis fece lo stesso con il suo caffè amaro. Pensai a Niall. Eravamo nella stessa città e non ci eravamo mai incontrati in così tanti anni, iniziava a venirmi il dubbio che forse non andava a scuola. Era sorvegliato, protetto in qualche modo, questo era poco ma sicuro. Louis probabilmente è al corrente del fatto che il padre di Niall lo sta cercando.  Ma sicuramente non sa che ha assunto me per trovarlo e riportarlo a casa. Ah, dovevo dire la verità a questo dolce ragazzo? No avrei mentito, o almeno ci avrei provato, non sembrava uno stupido, ma chi lo sa…l’apparenza inganna e la convinzione ti fotte.
“Ehi, stai bene?” mi chiese lui sventolandomi una mano davanti agli occhi. Mi ripresi e lo guardai attentamente.
“Tutto bene, ma come ti dicevo mi serve il tuo aiuto” bevvi l’ultimo sorso del cappuccino e continuai “Ascolta ti sembrerà strano ma…io cerco il tuo amico, Niall, per conto di suo padre” alla fine decisi di dirgli la verità, non tanto perché mi fidavo ma più che altro perché volevo vedere la sua reazione.
L’unica cosa che fece è guardarmi sbalordito. Poi si rimise dritto sulla sedia e iniziò a parlare.
“Perché suo padre lo cerca?” era diventato serio.
“Non saprei fammici pensare…mm magari è perché ora è lui l’ambasciatore della Russia?!” gli dissi, con la voce piena di sarcasmo. Mi squadrò e si alzò in fretta. Lasciò i soldi per pagare il conto e si diresse verso la porta, ma io lo fermai prima che potesse uscire.  È no…non mi sarei lasciata sfuggire la mia (probabilmente) unica possibilità di trovare Horan Jr.
“Ascoltami, tu mi porti da lui, io gli parlo e lo convinco a tornare da suo padre. Tu ne resterai fuori.” Gli dissi tenendolo per un braccio. Lui si liberò dalla mia presa e mi prese le spalle.
“A me non importa se ne resterò fuori o no hai capito?! Niall lo cercano in tanti e molti sanno che abita con me! E tu sei un’altra di quelli venuti per ucciderlo! Mi sei venuta incontro apposta non è vero?!” urlò.
Tutto il bar si girò verso di noi. Il ragazzo doveva averne passate tante.
“No Louis, ascoltami…” cercai di calmarlo e anche di liberarmi dalla sua presa, ma fallii in tutte e due.
“Tu sei un’altra di quelli, sparisci hai capito?!” mi urlò sbattendomi contro il muro.
“Louis ti prego ascoltami, io sono qua per portare Niall a suo padre, non voglio fargli del male. Io ho scagionato il signor. Horan e ho aiutato la polizia ad individuare Evans, che per nostra sfortuna non è stato ancora trovato. Sono lui e suoi uomini che vogliono uccidere Niall. Io ed Evans ci odiamo. Louis io non ho mai pregato nessuno e te lo possono confermare tutti in città, ma quando lo faccio vuol dire che non sto mentendo, e mento spesso, ma comunque volevo dirti ti prego…fidati di me.” gli dissi cercando di tranquillizzarlo. Aveva gli occhi lucidi. Si vedeva che teneva a quel ragazzo.
“Mi dispiace” mi disse lasciandomi andare. Lo abbracciai istintivamente. Ok avrò tutti i difetti di questo mondo ma un cuore c’è lo anch’io. Lui ricambiò l’abbraccio stringendomi a lui e sollevandomi da terra.
Che carino questo ragazzo. Lo sentii singhiozzare. Oh no e ora che faccio? Non sono brava con le persone che piangono.
“No ti prego non piangere non sono brava in queste cose!” gli dissi sempre tra le sue braccia.
Lui soffocò una risatina e poi si staccò. Mi guardò negli occhi e mi sorrise.
“Grazie, vieni ti porto da Niall” mi disse prendendomi per mano. Di norma avrei subito ritarato la mano e lanciato uno sguardo omicida, ma dato che lo avevo fatto piangere non volevo deluderlo. È si un lato dolce dentro di me c’è ma bisogna scavare a fondo per trovarlo.
“Grazie a te” gli dissi. E così uscimmo dal bar con gli occhi di tutti ancora puntati addosso.
Camminammo fino a fuori città. Stavamo zitti. Io mi guardavo intorno, dovevo ricordarmi perfettamente la strada, perché sono sicura che sarei ritornata.
“Vedi quella casa laggiù?” mi indicò una villetta immersa nel verde bellissima.
“È quella?” lui annuii.  
Era davvero un luogo meraviglioso!
Alberi di mele, pesche e albicocche lasciavano un profumo dolcissimo. I fiori che spuntavano qua e là erano bellissimi e tenuti anche molto bene. Questa non era solo opera della natura, l’uomo sicuramente li aveva coltivati e anche bene. Questo era un particolare che poteva sfuggire a molti ma non a me di sicuro. L’erba, in più, era verde smeraldo, sembrava essere stata tagliata da poco. Non c’erano tracce lasciate dalle ruote delle carrozze. Probabilmente nessuno conosceva quel posto ed era una fortuna per Niall. Ora capivo perché non lo avevo mai visto.
Per andare alla villetta camminammo su un piccolo sentiero lastricato con file di cespugli di rose bianche e azzurre attorno. Le rose azzurre erano più uniche che rare. Mi fermai ad osservarne una e Louis si fermò vicino a me.
“Non le hai mai viste?” mi domandò sorridente. Sorrisi.
“In realtà si, quando ero piccola. Mi ricordano mio padre.” Ed era vero. Mio padre era morto quando avevo 10 anni e mi manca terribilmente.
È da lui che ho ereditato la mente aperta a scoprire cose nuove e la velocità nel formulare pensieri. Mi ricordo che quando avevo 7 anni mi portò in un parco bellissimo. Era tutto verde con al centro un albero gigante. Il tronco era enorme, ci poteva abitare qualcuno lì dentro sinceramente. I rami erano altissimi e pieni di foglie e fiori di tutti i colori. Tutt’intorno oltre al verde dell’erba si vedevano macchioline blu. Afferrai la mano di mio padre, che intanto si era seduto su una panchina a leggere il giornale, e lo trascinai vicino a queste macchioline. Rose blu. Prima di allora non le avevo mai viste e mi affascinarono tanto.
“Papà guarda sono bellissime!” esclamai continuando a osservare questi magnifici fiori. Lui avvicinò una mano a una di queste e la strappò. Tolse le spine e me la mise tra i capelli.
“Ora sei ancora più bella, principessa” mi disse lui dandomi un bacio fra i capelli.
Era stata la giornata migliore della mia vita. Quando tornai a casa misi la rosa in una scatola che tutt’ora conservo gelosamente nella mia camera.
Il ricordo di mio padre mi fece scendere una lacrima. Io non piango mai, ma se lo faccio è per qualcosa a cui tengo davvero. Tentai di nasconderlo a Louis ma se ne accorse e mi abbracciò. Lo strinsi forte.
Forse, avevo bisogno di affetto. Non che non abbia ricevuto da mia madre alla morte di mio papà ma…credo di essere diventata io più fredda con tutti.
“Tutto bene?” mi chiese sciogliendosi dall’abbraccio e guardandomi negli occhi. Io annuii.
“Tranquillo, beh andiamo?” gli chiesi riprendendomi.
“Certo ma prima…” si china su uno dei cespugli di rose e ne prende una. Strappa le spine e me la mette tra i capelli. Penso solo ad una cosa: papà.
“Sei bellissima” mi disse.
“Non dovevi, ma grazie” gli dissi. E così continuammo a camminare verso la casa sua e di Niall.
Ci mettemmo 5 minuti ad arrivare. Da lontano sembrava una viletta vecchia invece ora che la vedevo meglio notai particolari che neanche ad un metro di distanza si sarebbero viste. Ma, come dice Ally, ho gli occhi di un falco e la furbizia di una volpe ferita. E no, non è un insulto anzi.
Una volta eravamo in giro per boschi dato che Harry voleva raccogliere castagne. Così ci incamminammo nella direzione sbagliata e alla fine ci trovammo a girovagare per i boschi come tre poveri cretini.
“Io te lo avevo detto Styles! Ma tu noo, tranquillo non ascoltarmi fai di testa tua! Sai credo che quei ricci siamo troppi. Non è che ti bloccano i pensieri?” gli sbraitai contro. Se venti minuti fa mi avesse ascoltato ora saremmo già a casa.
“Oh basta! Voi due è dalle 6 di questa mattina che litigate!” urlò Ally. E non aveva tutti i torti. Quel coglione mi aveva svegliato gettandomi acqua ghiacciata addosso e così è da questa mattina che ogni cosa che fa gli faccio un commento negativo. Anche se proprio un commento non è. Sono solo i miei pensieri che hanno voglia di uscire ed io non glielo impedisco.
A quel punto continuammo a camminare verso la direzione che avevo proposto inizialmente. Quando…quando sentii una specie di miagolio. Dissi ad Harry e Ally di fare silenzio. Loro mi ascoltarono e tacquero. Di nuovo quel miagolio. Non so perché ma guardai a terra e c’era una scia di sangue. I due piccioncini seguirono il mio sguardo e videro il sangue. Mi inginocchiai e lo toccai.
“ È fresco ed è di animale…” Ally si avvicinò a me e annuii alla mia diagnosi.
Poco dopo dietro un albero trovammo una volpe ferita. Ally provò ad avvicinarsi per aiutarla ma lei scattò in piedi e anche se aveva la zampa ferita iniziò a correre intorno ad Ally per farla cadere. Ma poi capii non voleva far cadere lei ma le castagne. Harry la andò ad aiutare ma anche lui faceva parte del suo piano.
Infatti gli sfrecciò tra i piedi facendo cadere le castagne. La volpe ne prese quante più possibili e corse via.
Però prima di entrare nei meandri della foresta si girò e mi guardò. Uno sguardo come quello non lo dimentico. Era di sfida. Pura sfida. Non me la scorderò mai. 

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Capitolo 9
*** Sorelle, amiche e damigelle ***


Ed era vero, non lo avrei lasciato andare così facilmente.
“Dai andiamo in cucina che ti offriamo qualcosa ti va?” mi domandò Niall.
“Come ho già detto a qualcuno, non rifiuto mai un offerta” gli dissi guardando Louis sorridendo.
“Ok vieni”
Mi accompagnarono in una stanza bellissima. Non ci credevo che era la cucina. Era grande quanto un normale salotto, con le pareti bianche anche queste con i decori che erano all’esterno. C’era un grande tavolo in legno, con sette sedie, tre nella parte sinistra di esso, tre in quella destra e una a capotavola.
Alla mia destra c’erano il forno, un frigo, un lavello. Sopra quest’ultimo c’erano svariate mensole e numerosi cassetti. Tutti questi erano in legno. Legno dipinto di bianco e nero.
Era assurda quella cosa.
Il tavolo era nero le tre sedie a destra erano bianche le altre nere. Quella capotavola era divisa a metà. Ovviamente da una parte bianca e dall’altra nera. Il frigo bianco, i colori dei cassetti si alternavano.
Infondo alla cucina c’erano due finestre e una porta di servizio. E anche queste bianche e nere.
Guardai per terra per vedere se anche il pavimento era bianco e nero come immaginavano. Ma…era solo nero. Nero. Che razza di cucina era?!
“Ma che cazzo è?” chiesi mentre continuavo a guadarmi intorno.
“Detta come va detta, non ne ho la minima idea. Quando siamo venuti a vivere qua era già così. Come tutte le altre camere. Tutte hanno due colori dominanti. Ma in tutte c’è il bianco.” Mi spiegò Louis. Si fermò un attimo e mi guardò poi continuò la sua spiegazione “il salotto è rosso e bianco, la camera di Niall è verde e bianca, il bagno è bianco e azzurro, la biblioteca è bianca e marrone e poi ci sono altre stanze che sono chiuse a chiave”
“Mmm…comunque questa cosa è strana voi ve ne rendete conto vero? Beh immagino di sì. Non dovevate offrirmi qualcosa, ragazzi?” domanda retorica. Ovvio che dovevano offrirmi qualcosa. L’occhio mi cadde sull’orologio appeso al muro. Le 13:40. Wow il tempo era davvero volato. Alle 15 sarebbero dovute arrivare mia sorella Isabella, la sorella di Harry, Arianna, la sorella di Liam, Stefany, e una cara amica di Ally, Hope. Perché dovevano arrivare? Beh perché erano le damigelle di Ally e dovevano fare la prove per il matrimonio che si sarebbe tenuto domani. Oh, ora che ci penso, il matrimonio è domani, dovrei comprarmi un vestito, qualcosa? No, Ally sa come sono fatta! In più mi ha detto che avrei potuto indossare quello che volevo…in realtà le sue parole furono si vesta come vuole, ma se fosse un vestito mi farebbe felice, ascoltai solo la prima parte della frase.
Ma stavo parlando delle damigelle no? Sì, proprio così. Iniziamo a parlare di mia sorella Isabella detta Bella, abbiamo la stessa età siamo gemelle diverse. Lei è abbastanza sveglia ma mai quanto me. È alta 1.65 come me, capelli castani, mossi, rasati da un lato. Ha gli occhi scuri e vivaci. Lei è la modestia non si conoscono e in questo siamo uguali. Lei ha preso l’eleganza di nostra madre. Infatti, anche se odio ammetterlo, è bellissima e molto fine e delicata. Io sono tutto il contrario. Lei lavora come stilista in una delle città più belle del mondo: Parigi.
Poi la sorella di Harry, Arianna, detta Aria o Ari, lei è una ragazza vivace e tranquilla. Lei mi piace sicuramente più di quel odioso del fratello. Ma forse io e Harry abbiamo iniziato male, dato che la prima volta che lo visto lo buttato a terra credendo fosse un ladro. Meglio se questa storia la lasciamo stare.
Aria è alta 1.66, capelli corti e castani. Occhi scuri e porta gli occhiali. Lei è davvero magra e lavora come giornalista a Londra da quasi 2 anni.
Poi c’è Stefany, la sorella minore di Liam, è sposata con Oliver Hock da un anno e mezzo e vivono entrambi in Italia, nella bella Sicilia. Stefany è alta 1.70, magra, con i capelli cortissimi e castani con un ciuffo, che una volta era rosa, ma col tempo si è sbiadito, quindi ora è biondo. Lei ed io ci siamo conosciute grazie a Liam che voleva farmi conoscere la parte migliore della famiglia, che dolce. È una ragazza simpatica sempre con la battuta pronta, e suo marito non è da meno. Sono persone fantastiche.
E, ultima ma non meno importante, più o meno, Hope, una carissima amica d’infanzia di Ally. Hope è simpatica, dolce e carina. Spara cazzate a raffica, ma un sorriso te lo strappa sempre in qualche modo. Ha i capelli rossicci e lisci. Occhi azzurri e porta gli occhiali anche lei. È alta 1.60, ed è una cuoca molto famosa. Infatti nella sua pasticceria a Holmes Chapel, c’è sempre una coda kilometrica. Me la fatta conoscere Ally l’anno scorso quando siamo andate in vacanza appunto a Holmes Chapel.
Devo ammettere che….sono proprio basse. Ma io non dico niente dato che sono 1.65 che con i tacchi, che porto spesso, diventano 1.74 più o meno.
E ora che vi ho annoiato con la descrizioni delle bizzarre amicizie di Ally continuiamo.
“Accomodati Camila. Thè, caffè, cioccolata, acqua?” mi chiese Niall. Io mi sedetti su una della sedie nere.
“Ascoltami attentamente ok? Bene, allora una cioccolata a temperatura media, non troppo liquida, con un goccio di caffè, panna ma non troppa, due cucchiaini e mezzo di zucchero di canna, perché quello normale non mi piace più di tanto e la tazza deve essere abbastanza grande. Ah e che la cioccolata arrivi a metà, grazie” i due mi guardarono a bocca aperta.
“Stai scherzando non mi ricordo niente!” disse Louis mentre Niall aveva iniziato a preparare la cioccolata cercando di ricordare cosa gli avevo appena detto.
“Infatti ti ho detto, scusa, VI ho detto di ascoltare attentamente” detto questo Louis iniziò ad aiutare Niall.
Dopo venti minuti sono riusciti a preparami sta benedetta cioccolata.
“Ecco assaggia” mi disse il tinto mettendomela sotto il naso. L’odore è buono. Avevo la sensazione che ci avessero buttato del veleno, cosa molto possibile.
Bevvi un sorsetto. Buona. Continuai. Non troppo calda, ne troppo fredda. Panna a sufficienza. Caffè perfetto. Errore. Lo zucchero.
“Buona è perfetta, davvero” mentii. Loro si guardarono e sorrisero.
“Davvero?” dissero all’unisono.
“No” e li mi guardarono male.
Dentro stavo morendo dal ridere. Se si fossero visti in quel momento, pure loro si sarebbero messi a ridere. Credo.
“Lo zucchero. Ho detto di canna, furbi” gli dissi continuando a bere la cioccolata.
“Te ne sei accorta?! Come hai fatto? Noi li abbiamo assaggiati entrambi e non c’è differenza!” mi chiese Louis sedendosi difronte a me.
“Ah…Louis, Niall, se mi conosceste solo un millesimo in più sapreste come ho fatto” gli dissi per poi alzarmi dalla sedia.
“Ragazzi io devo andare, ora che arrivo a casa sono le 15, quindi vi saluto” dissi avviandomi verso la porta di servizio.
Louis e Niall mi fermarono.
“Ehi fatti salutare almeno!” mi disse dolcemente Louis.
“Salutatemi allora” dissi.
Mi abbracciarono tutti e due.
“Non dirò niente per ora a tuo padre” gli dissi guardando Niall e poi continuai dicendo “domani non verrò, ma lunedì mattina fatevi trovare svegli e pronti perché dovremo parlare di questa questione ok?” non era una vera e propria domanda, era più un ordine.
Niall annuii e poi parlò.
“Posso sapere perché domani non puoi venire?”
“Anch’io ho la mia vita caro. Comunque ho un importante matrimonio” dissi.
Loro annuirono.
“Bene allora a lunedì biondo tinto, e a lunedì stupido” gli dissi uscendo dalla porta di servizio della cucina.
Nella strada per il ritorno a casa iniziai a pensare. Ora dovevo riflettere su tre cose.
Primo: dov’era Evans?
Secondo: come avrei convinto Niall a tornare da suo padre?
Terzo: avrei dovuto trovare un altro marito ad Ally?
Mi concentrai sul mio terzo pensiero. Chissà forse se avessi trovato qualcuno che mi stava simpatico avrei potuto farlo conoscere ad Ally. E forse lei avrebbe mollato una volta per tutte Harry.
Peccato che per fare questo avevo meno di ventiquattro ore. E soprattutto non ne avevo voglia.
Sarei andata a casa, avrei mangiato qualcosa, avrei assistito alle prove del matrimonio e poi mi sarei rinchiusa nella mia camera a suonare qualcosa.
Le ragazze avrebbero cenato a casa nostra, dato che il matrimonio era alle 9. Decisamente troppo presto per un matrimonio. Ma ovviamente quando lo avevo detto ad Ally aveva risposto no ma le pare Jackson? Alle 9 andrà benissimo, infondo sono solo le 9 del mattino di domenica! Chi non è sveglio alle 9 di domenica?!  Ok forse quest’ultima frase non l’aveva detta ma va beh. Quello lo pensai io. Comunque arrivata a casa erano le 15 come previsto e c’erano già tutte che aspettavano solo me. Neanche capivo il perché. Mica ero una damigella.
Entrai in salotto e calò il silenzio. Okay capivo di non essere particolarmente dolce ma dai! Dopo poco le ragazze mi salutarono, anzi tutti mi salutarono tranne Harry. Sempre più simpatico.
E così iniziammo a parlare del più e del meno. Come una volta.

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Capitolo 10
*** Il matrimonio ***


“SVEGLIA SIGNORI E SIGNORINE! OGGI È IL GIORNO DEL MIO MATRIMONIO E VOGLIO TUTTO ALLA PERFEZIONE! CAPITO? FANTASTICO!” questo è quello che Ally urlò, alle 6:45, del giorno dopo. Odiosa, maledettissima, stupida Ally. Cazzo mi sveglia in quel modo proprio non lo so.
Appena smise di urlare, ritornai beatamente a “dormire” o almeno ci provai dato che, la bellezza di tre secondi dopo la mia “adorata” collega, entrò nella mia camera con due pentole in mano.
“Lei non osi neanche pensarci io….” non avevo neanche finito la frase che iniziò a sbatterle di fianco al mio letto.
“Buongiorno Jackson! Sta bene? Certo immagino! Oggi è il mio grande giorno e lei…anche se non è una damigella dovrà essere perfetta ha capito bene? Magnifico! Si alzi la sto aspettando a colazione” mi disse per poi avviarsi verso la porta, ma io la fermai.
“Madison…” lei si girò, quasi sorpresa.
“Sii…” mi rispose guardandomi.
Mi misi a sedere sul letto la guardai e lei parlò.
“Lo so che mi sta per mandare a quel paese ma io…” la fermai subito.
“Congratulazioni” le dissi soltanto. Aveva la bocca aperta per lo stupore.
“Oh…io…beh…grazie” mi disse sorridente. Mi faceva piacere vederla così felice. Sorrisi anch’io. Lei uscì dalla stanza.
“E vaffanculo!” le gridai anche se lei era già scesa in cucina, so che mi aveva sentita. E infatti mi rispose.
“E ci vediamo là” risi.
“Con piacere, stronza” rise. Era la prima volta da anni che ridevamo insieme. Più o meno insieme diciamo.
Mi alzai e mi infilai un paio di pantaloni, una maglietta e una giacca. Con ancora le pantofole ai piedi scesi in cucina e c’erano già tutti allegri che ridevano. L’unico posto libero era tra Harry e Liam.
“Buongiorno Camila” mi salutò Aria sorridente. La salutai con un cenno del capo e risposi al sorriso.
Andai a sedermi di fianco ad Harry che era più felice che mai. A quel punto sorrisi anch’io. Ero felice per quei due anche se io e lui non ci sopportavamo.
“Styles…” lo chiamai. Lui si girò sempre sorridente.
“Dimmi Camila” lo guardai teneramente.
“Trattala bene ti prego” ci tenevo ad Ally. In più non volevo un aiutante che non aiuta. O una persona depressa in casa.
“Te lo prometto” mi disse. Gli sorrisi.
“Coglione”
“Grazie”
“Dai che in fondo in fondo nei meandri del mio cuore ti voglio un pochino di bene” lui mi guardò e scoppiò a ridere.
“Anch’io Camila”
“Credo che queste saranno le uniche parole “dolci” che ci diremmo nel corso della vita” rise più forte e dato che anche gli altri avevano sentito si erano messi a ridere.
Stavamo ridendo tutti insieme. Erano la 7:30 oramai.
“Credo che qualcuno si debba preparare!” disse Hope guardando gli sposi. Loro annuirono.
Gli uomini andarono a prepararsi e le donne pure. Le ultime stavano per uscire dalla cucina quando si girarono verso di me.
“Vuoi venire con noi?” mi chiese Stef.
“No, la vengo a trovare dopo” dissi tranquillamente restando seduta al tavolo della cucina.
“D’accordo” disse Bella e così salirono in camera della sposa.
Io rimasi li a finire la colazione. Ero felice e solo per un giorno non volevo pensare a niente. O almeno ci avrei provato. Alla fine decisi di andarmi a preparare.
Volevo fare felice Ally, almeno per una volta non avrebbe dovuto preoccuparsi di me.
Mi misi un abito azzurro mare di pizzo, mi arrivava a un po’ più di metà coscia, con una piccola scollatura e  con una apertura a V sulla schiena. Me lo aveva regalato Ally. Mi stava bene dovevo ammettere. Misi dei tacchi color nude e mi pettinai i capelli.
Ero pronta. Andai nella camera di Ally. Volevo vederla.
Bussai. Mi aprì mia sorella.
“Sei bellissima” le dissi. Ed era vero.
Aveva un vestito rosa, mono spalla, le arrivava al ginocchio. Delle scarpe col tacco rosa anch’esse.
“Anche tu” mi disse abbracciandomi.
Mi fece entrare. Ally era…wow.
L’abito era a sirena bianco. La “coda” era ricoperta di ricami e piccole perline. In testa portava un velo bianco molto semplice. Ai piedi portava delle scarpe…azzurre. La mia Ally è una cretina.
“Sei splendida sai?” mi disse sorridendo come un ebete.
“Lo so” mi guardò dolcemente. Era abituata al mio caratterino “Lo sei anche tu” le dissi.
“Dica, come dovrei pettinarmi?” mi chiese sedendosi su un piccolo sgabello di fianco al letto. Ci pensai su. In realtà non ci stavo riflettendo seriamente.
“Si fida di me?” le chiesi.
“Neanche un po’” mi rispose. Si alzò, prese lo sgabello e lo spostò davanti allo specchio. Poi si sedette dando le spalle a esso.
“Prego, mi affido a lei” disse sicura di se.
Presi una spazzola e delle forcine. Mi posizionai dietro di lei e iniziai a pettinarle i corti capelli biondi(e rossi) e lisci. Finito questo le tirai i capelli da un lato e li fissai con delle forcine.
Poi presi dei bigodini e glieli misi nei capelli tralasciando il ciuffo rosso. A questo punto le spruzzai della lacca e mi allontanai. Mancava qualcosa. Ma certo!
“Stia ferma dov’è! Capito? Vado a prendere una cosa. D'altronde una cosa vecchia, una cosa nuova e una cosa azzurra no? O qualcosa del genere comunque torno subito!” uscii in fretta dalla stanza e andai nella mia. Aprii il cassetto a destra della scrivania. Presi una scatola, quella dove avevo messo la rosa azzurra che mi aveva regalato mio padre. La aprii e dentro c’era ancora la rosa ed era ancora bellissima. Aveva ancora il gambo e i petali erano ancora di un colore vivace. Strano solitamente le piante, se strappate alla terra, dovrebbero sgretolarsi, morire del tutto. Questa invece, come si aspettasse questo giorno, è rimasta intatta.
La presi in mano con delicatezza, chiusi la scatola e la rimisi al suo posto.
Tornai da Ally che mi stava aspettando. Guardò la rosa curiosa e felice.
“Mio Dio, Jackson ma dove l’ha trovata? Quei fiori sono più…”
“Unici che rari lo so” le dissi terminando la sua frase.
“Come ha fatto a trovarne una così in…” sembrò pensarci un attimo. Capii che era la rosa di mio padre. Si alzò e venne verso di me.
“Non posso accettarla davvero, la prego…” la interruppi con un gesto della mano.
“Stia un po’ zitta è il suo giorno e di cose vecchie non ne ha quindi rompa poco le palle e torni a sedersi” detto questo mi sorrise e tornò a sedersi, sempre dando le spalle allo specchio.
Andai da lei e le tolsi i bigodini. Perfettamente ricci! Il gambo della rosa era abbastanza lungo da intrecciarsi in tutti i suoi capelli. Fatto!
Presi anche una rosa dal bouquet, essa era bianca. Intrecciai anche questa.
“Ne manca un’altra bianca. Resti qui che la vado a prendere. Non si guardi allo specchio o giuro che la faccio fuori nel giorno più importante della sua vita.” Le dissi. Lei annuì.
Andai nella camera di Harry e appena entrai lo vidi che si specchiava insieme a Liam.
Appena mi videro si voltarono tutti a bocca aperta.
“Lo so che sono bellissima ma un po’ di contegno” dissi provocando una risata generale.
“Che ci fai qua?” mi chiese lo Harry sonolosposopiùagitatodituttol’universo Styles.
Mi avvicinai e gli misi apposto la cravatta con cui stava lottando.
“Ecco e calmati dannazione” gli dissi “Hai mica una rosa bianca?” gli chiesi poi. Lui annuì e si avvicinò verso un vaso di rose che era sul davanzale.
“Anche il gambo grazie” lui tolse la rosa e me la porse.
“Ecco, ma a cosa ti serve?” mi chiese.
“Vuoi una sposa perfetta? Bene questa la renderà tale coglione” gli dissi. Mi guardò male, anzi malissimo. Era agitato e non riusciva a nasconderlo. Liam gli arrivò da dietro dandogli una pacca sulla spalla.
“Ehi amico non ti preoccupare!”
“Harry ma hai solo Liam come testimone?” gli chiesi. Mi sembrava strano, perché pensavo ne avesse altri.
“No devono arrivare due miei amici sono…” non finì la frase che qualcuno bussò alla porta.
“Avanti” gridò Harry.
Entrò un ragazzo alto, moro con la cresta. Aveva gli occhi scuri e indossava giacca nera, camicia bianca e scarpe eleganti. Mi pareva di averlo già visto, non ricordavo dove ma sicuramente doveva essere uno dei suoi amici e un testimone. Dietro di lui entrò un altro ragazzo era alto, moro…Louis?!
“Ecco i miei testimoni Zayn Malik, lei è Camila Jackson e lui è…”
“Louis Tomlison, giusto?” dissi sorridendo. Louis mi guardò e guardò Harry. Non si aspettava ci conoscessimo.
“Ok questo non me lo aspettavo. Come vi conoscete?” ci chiese Louis.
“Sposo della mia collega-Sposo della sua collega” dicemmo all’unisono.
“E voi come vi conoscete?” ci chiese Harry.
“Styles troppo lungo da spiegare in più la tua Ally mi sta aspettando, se non vi dispiace io andrei.” Dissi salutando Liam, tirando uno scappellotto a Harry(senza motivo), salutando Zayn con un cenno della testa e abbracciando Louis.
In camera Ally era tranquilla e ancora seduta dove l’avevo lasciata.
“Perché ci ha messo tanto?” mi domandò. Non risposi e finii la sua acconciatura pensando a dove avevo già visto quel Zayn.
“Si guardi” le dissi voltandola verso lo specchio.
“Oddio sono…bellissima! Mille grazie Jackson!” mi disse sorridendo. Mi abbracciò.
“Forza sono le 8:45 sono già arrivati tutti, e Harry è già sull’altare!” disse Bella entrando in camera seguita dalle altre damigelle.
“Andate io arrivo subito” dissi. Loro uscirono e si diressero in chiesa. Poco dopo decisi di raggiungerle.
La chiesa era di fronte la nostra umile casetta così appena uscita attraversai la strada ed entrai.
Andai a sedermi lì nei primi posti. Sull’altare c’era un Harry agitato, un Liam e un Louis felici che parlavano a bassa voce e…dove è Zayn?
“Lou” lo chiamai. Lui si girò verso di me e mi raggiunse.
“Dimmi”
“Zayn…dov’è finito?”
“Ha detto che doveva telefonare a suo zio, non so dove è andato. Ma perché?”
Mi alzai ed andai a cercare Zayn lasciano li Louis allibito.
Lo trovai dopo poco dietro una colonna della chiesa che parlava al telefono.
“Sta tranquillo zio John. Louis è qua mi porterà lui da Niall e riabiliterò il nome degli Evans” disse chiudendo la telefonata e tornado dentro la chiesa.
Oh cazzo. Louis era nei guai ma Niall di più.
Tornai dentro velocemente, la marcia nuziale era appena partita quando io mi ritrovai all’inizio della navata con Ally di fianco che mi guardava.
La presi sotto braccio.
“Ma che cazzo fa?” mi chiese continuando a sorridere.
“Mmm le salvo il culo?”
“Grazie”
“Prego” eravamo a metà strada.
“Zayn è il nipote di Evans e cerca Niall. Louis e questo vivono insieme è nei guai e pure il tuo matrimonio lo è” le dissi tutto d’un fiato.
Lei non si scompose.
“Ok cosa pensiamo di fare?” mi chiese. Bene si era coinvolta da sola.
“Lei si sposi al resto ci penso io” arrivate davanti a Harry.
Le “consegnai” Ally e le dissi.
“Il gioco è appena iniziato” lei annuì e guardò Harry sorridendo.
Il prete arrivò e iniziò la cerimonia. Non distolsi lo sguardo da Zayn neanche per un secondo quando…vidi che cercava qualcosa nella tasca dei pantaloni. Una pistola.
“E adesso qualcuno a un valido motivo per evitare che questi due giovani si uniscano in matrimonio?” chiese il prete. Mi alzai.
“Io ho qualcosa da dire!” Ally aveva capito. Harry no. Ottuso. Ah giusto lui non lo sapeva. Va beh ritornando a noi.
“Io sono una cara amica di Ally e per questo le devo dire che, ha giocare a scacchi fa pena e che come si dimentica spesso i bianchi hanno la prima mossa” dissi. I presenti mi guadavano come se fossi pazza ma Ally comprese.
Con bianco intendevo il colore del suo vestito e con nero il colore della giacca di Zayn. Lei avrebbe dovuto fare la prima mossa. Staccò le sue mani da quelle di Harry e si avvicinò a me.
“Bene direi prima mossa all’alfiere” dissi ad alta voce guardando Zayn. Aveva capito chi ero e cosa volevo fare. Il suo sguardo si fece cupo.
“E così lei è la famosa Camila Jay Jackson di cui mio zio mi ha parlato tanto immagino” mi disse.
“Mi pare di averglielo già detto come mi chiamo mio caro Zayn” dissi camminando verso le panche della prima fila dove sotto quella più vicina all’altare ci avevo, abilmente,  nascosto una pistola, in caso di emergenza. Continuai a parlargli per distrarlo.
“Come fa a conoscere Styles?” gli chiesi sempre più vicina alla panca.
“Mio zio sa le sue compagnie signorina” mi disse. Raggiunsi la panca e con un colpo secco tirai fuori la pistola dal suo nascondiglio, gliela puntai contro e lui estrasse velocemente la sua dalla tasca e me la puntò contro. Ora una domanda echeggiava nell’aria: ora che l’alfiere bianco e il cavallo nero si erano mossi, a chi toccava?
Al cavallo bianco. Mia sorella. Lei aveva sempre un’arma a portata di mano. E infatti da sotto la scarpa staccò un pugnale e lo lanciò ad Ally che lo prese al volo. Era brava con i coltelli.
In meno di due secondi lanciò il coltello a Zayn, e gli si conficcò nella mano in cui reggeva la pistola, facendola cadere.
“Cazzo” urlò barcollando all’indietro.
“Tutti sul fondo della chiesa! Nessuno uscirà di qui! Forza!” gradai e tutti lo fecero.
Harry si era fermato di fianco ad Ally sussurrandole un stai attenta e poi mi aveva lanciato un’occhiata.
Alla fine andò infondo alla chiesa con Liam alle calcagna.
Louis si era fermato davanti a me.
“Dovrai spiegarmi un po’ di cose lo sai?” mi disse.
“Si che lo so ora vai, sei uno dei suoi obbiettivi” gli dissi.
Lui mi guardò triste. Perché era triste? Non lo sapevo e non ci volevo riflettere più di tanto.
Fece come gli avevo detto e andò da Harry e Liam. La folla non urlava fortunatamente avevano tutti sangue freddo e coraggio da vendere.
Zayn in quel lasso di tempo era riuscito a riprendere la pistola e puntarla contra Ally.
“Lei provi a fermarmi e giuro che la uccido!” gridò. Tutti trattennero il fiato. Pure io.
“Non ci provi neanche” gli dissi puntando la pistola contro di lui.
Lui rise malignamente. Qualunque cosa avessi fatto avrebbe sparato ad Ally. Idea! E che idea! A dir poco geniale!
Corsi davanti ad Ally, lui sparò un colpo nel momento stesso in cui lo sparai io. Il tempo sembrava andare a rallentatore. Vedevo il suo proiettile che schizzata verso di me e mi trafiggeva l’addome. E poi vedevo il mio che gli perforava una gamba. Cadde per terra urlando. Poi caddi anch’io ai piedi di Ally che era sconvolta e bianca dalla paura.
Sentivo le voci come se fossero in lontananza non ero più lucida. Non sentivo dolore. Ma il fatto di non riuscire a pensare mi lacerava dentro.
Sentii la voce di Harry.
“Oh cazzo, Camila!” mi urlò.
Non riuscivo a rispondere provai ad alzarmi fallendo miseramente.
In un secondo la mia vita mi passò davanti e rividi mio padre che mi salutava da lontano.
Lo stavo raggiungendo quando…sentii la voce di Louis e delle mie “amiche”(le damigelle di Ally).
“Camila resisti ti portiamo in ospedale!” mi disse Bella.
Intanto qualcuno mi prendeva in braccio a mo di sposa e mi portava…non lo so.
Alla fine vidi tutto buio e non sentivo più niente.
L’alfiere stava cadendo del tutto.

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Capitolo 11
*** Il Limbo ***


Non vedevo niente e non capivo cosa stava succedendo intorno a me. Sentivo solo delle voci.
“Andrà tutto bene” mi sussurrava qualcuno. Liam. Ma credo lo dicesse più per convincere se stesso che me o gli altri che, credevo fossero lì con lui. E infatti avevo ragione perché poco dopo sentii la voce di…Niall?
“Oh cielo, è stata tutta colpa mia! Non doveva cercarmi cazzo!” diceva disperato. Non riuscivo ad aprire gli occhi e neanche a rispondere. Ero…debole.
“Jackson lei non può morire! Lei…così stronza, bastarda, maledettamente intelligente lei…non  può lasciarmi dannazione!” urlava.
“Ally calmati guarda siamo arrivati all’ospedale” le diceva Harry.
Intanto io ero tra le braccia di qualcuno che mi accarezzava i capelli, e tutti insieme eravamo in una carrozza. O almeno lo pensavo dato che sentivo i cavalli nitrire.
Aspetta un attimo…ma a chi ero in braccio?
“Louis tutto bene?” chiese Liam.
La mano che mi accarezzava aveva smesso.
“Siamo arrivati” disse Louis freddamente. Sentii che la carrozza si fermava e che qualcuno mi portava fuori da essa.
“Che le è successo?” urlò qualcuno. Suppongo fosse un dottore.
“Signore mi dia la ragazza! Ce le è successo ripeto?” il dottore mi prese tra le braccia.
“Le hanno sparato” disse Hope. Suppongo fossero arrivate anche le ragazze.
“Ok poi mi spiegherete come! Lei come si chiama?” mi disse mentre mi portava chissà dove. Credo però in sala operatoria.
“Camila Jay Jackson, ha 26 anni” le disse Bella.
“Ok subirà un’operazione urgente, ha perso molto sangue e detta come va detta non so se ce la farà” disse il dottore. Se avessi potuto gli avrei lanciato tanti di quegli insulti. Io morire?! No, no e ancora no!
“Ma lei è forte!” disse Louis. Che dolce.
“Per quanto possa essere forte, le possibilità che sopravviva sono minime” disse  il dottore mentre mi appoggiava su un letto.
“Vado a prendere gli strumenti torno subito” disse sempre quest’ultimo.
“Ok” dissero i miei amici.
“Non ci credo…” Aria.
“Oh sorellina” Bella.
“E ora da chi li recevo gli insulti?” Harry.
“Lei non può morire” Niall.
“Non mi deluda Jackson” Ally.
“Non mi lasciare” Louis.
E poi stop. Non sentii più niente.
Mi svegliai di colpo. Ero in una stanza nera. Tutta nera. Ero stesa sul pavimento così mi alzai.
Sentii una forte fitta allo stomaco e mi ricordai. Il matrimonio, la sparatoria con Zayn, l’arrivo in ospedale e poi basta non ricordo altro.
Però continuavo a non capire dov’ero. Una stanza d’ospedale non era così di sicuro. In più dentro c’eravamo solo io e una scrivania. Mi avvicinai ad essa. Sopra c’erano dei fogli, una penna, una candela e a fianco una sedia rovesciata. Ero morta? Non lo so. Mi sento chiusa dentro qualcosa di incomprensibile.
Attorno a me il silenzio. Oltre a quella scrivania non vedevo altro. Non c’erano porte, neanche finestre.
Non potevo dire quanto era grande questa stanza. Dubitavo pure fosse una stanza.
Ero immersa nel buio. Ero…mi sentivo…non lo so…
Iniziai a camminare avanti ed indietro. Poi mi guardai gli abiti.
Non avevo più quel bel vestito che mi aveva regalato Ally. Avevo dei pantaloni bianchi e una camicetta bianca. Mi guardai i piedi e avevo delle scarpe col tacco nere.
Quelli non erano i miei vestiti. I miei capelli rossi e ricci erano morbidi al tatto.
Forse ero davvero morta.
Non avevo paura ma qualcosa dentro di me mi diceva che dovevo averne.
Rincominciai a camminare. Troppo persa nel capire dov’ero non mi accorsi di qualcosa davanti a me e ci andai a sbattere cadendo per terra.
“Cazzo” sbraitai anche se non mi ero fatta male.
Mi alzai e guardai l’oggetto su cui ero caduta. Dato che non vedevo proprio niente andai a prendere la candela sulla scrivania e cercando di non spegnerla( prima forse non lo specificato ma la candela era accesa) andai verso questo oggetto.
Mi inginocchiai e vidi che era uno sgabello nero, in pelle. Era lo sgabello di un pianoforte.
Quindi forse qui c’è n’era uno! Adoravo la musica e spesso scrivevo canzoni mie.
Andai in cerca del pianoforte.
Lo trovai poco distante dallo sgabello. Era nero. Bellissimo. Portai lo sgabello vicino a quel magnifico strumento e inizia a suonare. Era perfettamente accordato e produceva un suono melodioso.
Non so per quanto suonai. Tanto non avevo niente da fare lì dentro.
Non sapevo neanche a cosa pensare. Non volevo pensare.
Mi alzai dallo sgabello, presi la candela, che sembrava non consumarsi, e andai verso la scrivania.
Mi sedetti sulla sedia. Quando….prima non l’avevo notato ma dietro la scrivania c’era qualcosa.
Andai a vedere cos’era. Una chitarra. Almeno per passarmi il tempo potevo suonare.
Guardai meglio quest’ultima. Era la mia chitarra! Bianca e con i decori neri fatti da me e da mio padre.
La presi e ci feci scorrere la mano sopra. Mi sembrava ancora di poterci sentire il profumo di mio papà sopra. Quanto mi mancava.
“Unconditional, unconditionally I will love you, unconditionally…” intonai a bassa voce accompagnata dalle note delle mia chitarra. L’avevo scritta insieme a lui. Era per la mamma. Quando è morto io lo finita.
“…let go and just be free…” cantarla mi faceva sentire bene.
“Uncoditional, unconditionally I will love you, unconditionally” intonai più forte.
“So open up you’re heart and just let it begin, open up you’re heart!” continuavo a cantare.
“Cause I will love you inconditionally yeah” cantavo.
“I WILL LOVE YOU UNCONDITIONALLY” urlai.
Poi caddi dalla sedia stranamente stanca e con la testa pesante. Buio.
 
 
“Beh sai anche questa settimana abbiamo siamo rimasti di fianco a te giorno e notte. So che non mi puoi sentire ma parlarti e non venire insultato mi fa stare bene sai” sentivo qualcuno che mi parlava. Mi sembrava…
“Louis…?” dissi con un filo di voce aprendo di poco gli occhi. Appena li aprii del tutto notai che ero in una stanzetta bianca, con una finestra che dava sulla città. Ero stesa su un letto, di fianco avevo un comodino pieno di fiori e medicine. Davanti a me uno specchio. Vicino al letto alla mia sinistra Louis che mi guardava felice e sbalordito allo stesso tempo.
Mi misi a sedere e…oh minchia che male!
“Cazzo” dissi. Stavo per stendermi di nuovo quando lui mi abbracciò. Ci misi un po’ a ricambiare ma alla fine lo feci.
“Sei viva!” mi disse sciogliendosi da quell’abbraccio e guardandomi dritto negli occhi.
“Che mi è successo?” gli chiesi mentre mi aiutava a mettermi seduta.
Ora avevo le spalle contro il muro e il cuscino sulle ginocchia. Lui si era seduto ai bordi del letto.
“Da dove posso iniziare?” mi domandò.
“Da dopo che il dottore ha detto che non ce l’avrei fatta…oh devo mandarlo al diavolo ora che ci penso…ma va beh racconta” gli dissi esortandolo con un gesto della mano.
“Allora…ti hanno operato, hanno estratto il proiettile e ci hanno detto che ti saresti rimessa. Ma poi non ti svegliavi e i medici si sono preoccupati così facendo dei controlli hanno scoperto che eri in una specie di limbo…” lo interruppi.
“Volevo svegliarmi ma la mia mente me lo impediva” dissi guardando il vuoto.
“Credo proprio di si…comunque sei stata in questo limbo circa due settimane”
“Cosa?!” gli dissi girandomi di scatto. Zayn dov’era andato?! Era colpa mia se era scappato! E dato che Evans era suo zio non aveva bisogno di un medico! Dannazione sono una cogliona! E ora? Dovrò cercarlo ovviamente. Ma dove?! Non credo che sia ancora qua in Irlanda e difficilmente mi sbaglio. No anzi non mi sbaglio mai chiariamoci.
“E Zayn?” gli domandai.
“Non lo so mi spiace” mi rispose scuotendo la testa.
“Non era la nostra priorità” aggiunse poi.
“Oh invece doveva esserlo! Tanto io “dormivo” dovevate andarlo a prendere e portarlo qua” dissi quasi urlando. Lui abbassò lo sguardo.
“Scusa” sussurrò.
Ok ero stata troppo dura infondo anch’io se ci fosse lui o chiunque altro al mio posto gli starei vicina.
Ok ok non è vero io penserei più al mio caso ma questi sono…dettagli insignificanti.
“Vado a prendere gli altri e chiamo il dottore ok?” mi disse alzandosi. Lo afferrai per un polso.
“Non scusarti, grazie per essermi stato vicino. Ora vai” gli dissi lasciandolo.
Mi sorrise già più sollevato.
“Vado e torno”
“Muoviti che mi annoio” gli urlai anche se ormai era corso fuori dalla stanza.
Dopo neanche cinque minuti entrò il dottore.
“Buongiorno signorina come sta?” mi domandò.
“Buongiorno, sto bene grazie”
“Mi dica sente dolore da qualche parte?”
“No per ora no, ma probabilmente camminando mi tireranno in muscoli dell’addome vero?” gli chiesi molto convinta di me. Mi guardò sbalordito. E tre, due, uno.
“Come ha fatto?” ed ecco la fatidica domanda. Che palle. Sempre quella.
“La mia amica Ally è una dottoressa” gli spiegai. Ma in realtà lo sapevo perché già altre volte mi avevano sparato.
“Capisco comunque piacere dottor. Bucarin, Igor Bucarin” nome russo.
“Beh immagino sappia come mi chiamo no?” gli dissi sorridendo.
“Si conosco il suo nome” mi confermò.
“Ha fame? Sete?” mi domandò poi.
“Si vorrei un cappuccino grazie” lui mi guardò storto.
“No, lei per un po’ non dovrà bere caffè quindi spero che un the le vada bene comunque” mi disse ridendo sotto i baffi.
“Cosa?! Io senza caffeina non vivo! Mi porti subito un caffè!” gli dissi urlando.
“Ok le porto il suo the”
“Non osi neanche provarci! Giuro che appena esco da qui lei sarà un uomo morto a capito bene?!” gli urlai.
“Non ci conterei tanto sign….” Non finii la frase che gli tirai un vaso di fiori che era sul comodino.
Lui lo schivò agilmente e mi mandò a fanculo in russo.
“Io so parlare il russo Igor!” gli dissi sorridendo.
“Lei ma è pazza?” mi disse per poi scoppiare a ridere.
“Si sono pazza, e che cazzo ride?!”
“I suoi amici mi avevano detto che era un tantino antipatica sa?”
“Beh effettivamente lo sono e ora, prima che volino altri vasi di fiori, mi vada a prendere quel caffè”
“Quel the vorrà dire”
“Caffè”
“The”
“Caffè”
“The”
“La avverto che potremmo andare avanti così tutto il giorno io non cedo mio caro!” gli dissi in tono di sfida.
Lui senza rispondere uscì dalla stanza.
“Ehi torni qui” gli urlai.
“E ora le porto il suo the”
A quel punto un altro vaso di fiori andò in frantumi contro la porta.
So che mi avrebbe portato un the qualunque cosa fosse successa. Questo dottore mi stava simpatico.
Qualcuno che mi teneva testa allora esisteva in sto cazzo di mondo.
Bene e ora non mi restava che aspettare l’arrivo dei miei “amici”.
La partita non è ancora finita.
 

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Capitolo 12
*** Ellen, Walter e Marilyn ***


I ragazzi, e le ragazze, arrivarono pochi minuti dopo.
“Sorellina!” urlò Bella correndo verso di me e abbracciandomi.
“Sorellina? Sei tu la più piccola scema!” le dissi ricambiando l’abbraccio.
“Lei! Mi ha fatto prendere un accidente!” mi disse Ally avvicinandosi a me. Mia sorella indietreggiò.
Lo sguardo di Ally avrebbe fatto paura pure ad un morto.
“Oh Madison, mi fa piacere rivederla! Si sto bene, grazie per avermelo chiesto” dissi sorridendole.
Harry e Liam si misero a ridere. Tutti gli altri cercavano di trattenersi.
“Amore dai non fare così!” le disse Harry prendendola per un polso. Lei lo guardò male. Poi si addolcì.
“Ha ragione! Dai amore non trattarmi così” dissi imitando la voce di Harry.
“Ah forse era meglio quando era in coma sa?” disse lui.
“Si forse era meglio anche per me. Perché, sinceramente, di rivedere il suo bel faccino proprio non ne avevo voglia” dissi ridendo.
“Basta voi due” disse Niall. Si avvicinò a me e si sedette sul letto.
“Scusa è colpa mia se Zayn ti ha sparato” mi disse con la testa bassa.
“Ma vaffanculo. Non è colpa tua, e non è colpa vostra- dissi guardando negli occhi tutti i miei compagni- è solo colpa del mio lavoro”
“Se lo dici tu” disse Hope.
“Allora che è successo mentre ero nel limbo, in coma o come cavolo lo volete chiamare” chiesi sedendomi ai bordi del letto per poterli vedere meglio.
“Beh solo una cosina insignificante…” disse Stefany.
“Cosa?”
“Beh allora…dato che la sua casa è molto grande, noi ragazze ci trasferiamo lì…” disse e poi si fermò.
“Ok…fino qua tutto ok…e poi?”
“Beh dato che Niall e Louis non potevano essere al sicuro a casa loro…si sono trasferiti da te” mi disse.
Ma come hanno potut…no aspetta! Ottima idea così avrei potuto tenere sotto controllo Niall!
“Ottima idea!” esclamai alzandomi e rischiando di cadere addosso a Niall, ma grazie al mio perfetto equilibrio rimasi in piedi.
“DAVVERO?!” esclamarono tutti insieme, attirando l’attenzione del dottor Igor che mi stava portando il the.
“Si mi sembra un ottima idea! Devo pur controllare Niall in qualche modo no?” dissi con fare ovvio.
“Ora si spiega tutto” disse Aria facendo ridere tutti.
“Scusate se vi interrompo ma qua qualcuno ha ordinato un the” disse marcando l’ultima parola.
“Oh ma grazie dottore, è venuto qua per ricevere un altro vaso in testa immagino” dissi sorridendo.
I miei amici non capivano di cosa stessi parlando. Poi guardarono atterra.
“Ma cosa diavolo ha combinato Jackson?” mi chiese Ally.
“Se qualcuno- indicai Igor- mi avesse ascoltato e mi avesse assicurato che mi avrebbe portato un caffè…tutto questo non sarebbe successo!” dissi sorridendo come un idiota.
“Io sono il medico e lei fa quello che dico io capito?” mi disse Igor tranquillamente. Si avvicinò a me e mi porse il the. Era caldissimo.
“Grazie ma l’avverto…se non vuole che glielo rovesci in testa si allontani all’istante” dissi. Lui fece un passo indietro  e andò dai miei amici, poi iniziò a parlare.
Io mi rimisi seduta di fianco a Niall, che non si era ancora alzato dal “mio” letto.
“Allora mi sembra che la signorina si sia rimessa, quindi io direi che anche domani possiamo dimetterla ok?”
“Va bene grazie dottore” disse Liam.
“Oh ma chiamatemi Igor, perché ho la sensazione che questa non sarà né la prima né l’ultima volta che ci vedremo. Dico il vero Camila?” mi disse guardandomi. Anch’io avevo lo stesso presentimento.
“Igor, mi complimento con lei” dissi.
“Bene…buona giornata” disse Igor uscendo.
“Ah…” aggiunse ormai fuori dalla porta “quando tornerà a casa niente caffeina!” urlò.
“ALLISON ROMINA MADISON SI SPOSTI DA QUELLA PORTA!” le urlai.
Lei si spostò appena in tempo per evitare il terzo vaso volante della mattinata.
“La smette di lanciare vasi?!” mi urlò lei.
“No è troppo divertente” le dissi, sorseggiando il the.
“Oh io odio il the!” dissi facendo una faccia disgustata.
Louis si avvicinò e mi prese dalle mani la tazza con il the.
“Bene io lo adoro” disse sorridendo bevendosi il mio the. Bravo ragazzo così si fa!
“Buon per lei!” gli dissi.
“Beh noi andiamo Camila, ti passa a prendere Harry domani mattina ok?” mi disse Hope.
“Va bene” dissi “Styles chi ti ha costretto?” aggiunsi poi.
“Quell’odiosa della mia fidanzata” disse sorridendo ad Ally che gli diede uno schiaffo sul braccio.
“Cioè, quell’adorabile della mia fidanzata” disse correggendosi. Ally iniziò a ridere.
“Molto meglio” disse.
“Noi andiamo Jackson, ci vediamo domani” disse Ally uscendo con Harry dietro che mi salutò agitando la mano.
“Ciao e riposati” mi disse Liam abbracciandomi.
“Ciao sorelli…sorellona” disse Bella uscendo.
“Ciao” dissero Hope e Aria in coro.
“Ci vediamo domani genio” mi salutò Stefany.
“Beh a questo punto- disse Niall alzandosi dal letto- ti saluto Camila” mi sorrise “A domani” e uscì.
Era rimasto solo Louis. Si sedette dove prima c’era Niall.
“Grazie per averci ospitato in casa tua, davvero” mi disse guardandomi negli occhi.
“Eh di che. Dai ora vai! Ci vediamo domani” gli dissi salutandolo con la mano.
“A domani C” mi diede un bacino sulla guancia.
“A domani stupido”
Ero rimasta sola. E ora cosa potevo fare? Uffa che noia.
Iniziai a pensare a dove poteva essere Zayn.
Cazzo cazzo cazzo! Non posso pensare senza un maledettissimo caffè sotto il naso! Avevo oh…la bellezza di più o meno 25 ore da stare in questo ospedale a non fare niente. Potrei lamentarmi per tutte le 25 ore sinceramente. Però poi mi sa che vi annoierei. Ma cosa me ne frega no? Io non conosco voi…e voi non conoscete me, giusto? Giustissimo.
Che due scatole. Basta dovevo trovare qualcosa da fare. Ma certo!
Mi alzai e andai nel piccolo bagno che era collegato alla camera. Entrai e notai che qualcuno, probabilmente Ally, mi aveva portato dei vestiti. Grazie al celo perché io in camice non ci vado in giro, dato che sembro una novantenne pazza.
Comunque, mi misi i pantaloni e la camicia. Lo so dovrei mettere uno di quegli abiti lunghi che si vedevano nell’ottocento ma, ma voi nell’ottocento non ci siete mai stati e vi racconto quello che mi pare.
Ma se lo volete sapere, quel cavolo di abbigliamento vecchio stile, qua non c’è. Le donne non vanno in giro con abiti lunghi e corsetti, almeno alcune. Gli uomini, invece, si vestono come barboni, alcuni, ed altri come gentiluomini, come Harry, Louis, Niall e anche Liam.
Finito di vestirmi mi feci una coda alta lasciando cadere qualche ciuffo.
Mi sciacquai la faccia e mi guardai allo specchio. Ero in splendida forma. Bene.
Tornai in camera e mi misi l’unico paio di scarpe che avevo. Quelle col tacco con cui ero andata al matrimonio di Ally, che avevo rovinato. Un po’ mi dispiaceva. Ma sono sicura che lei si risposerà con…Harry molto presto. Ne sono certa.
Mi misi le scarpe e, anche se i punti sull’addome tiravano, uscii dalla camera e iniziai a camminare per l’ospedale.
In giro c’erano solo medici, infermiere e pazienti che gironzolavano per sgranchirsi le gambe o per noia, come facevo io tra parentesi.
Questo ospedale era proprio carino. A volte passavo davanti alle camere di bambini malati e dentro c’erano clown che li facevano ridere come matti.
Avevo fame. Decisi di scendere al piano terra dove c’era una piccola mensa.
Arrivata là entrai e vidi che c’erano molte persone anziane. Ahh sarò scontrosa ma con le gli anziani sono gentile. Perché? Ma è ovvio! Perché loro hanno più conoscenze, sono più saggi. Mi avvicinai a un tavolo dove erano seduti: una vecchietta tutta sorridente, occhi azzurri e capelli grigi, un signore con una lunga barba bianca, senza capelli e un’altra signora, un po’ più in carne della prima, ma con lo stesso sorriso stampato in viso. Tutti e tre ridevano come vecchi amici. E probabilmente lo erano.
“Oh questa zuppa sempre troppo calda, è l’ennesima volta che mi brucio la lingua come un idiota” disse la vecchietta con gli occhi azzurri. Poi si accorse di me e mi sorrise. Ricambiai il sorriso e mi sedetti al tavolo con loro.
“Oh ma cosa ci fa una bella, giovane donna, qua con questi vecchi?” mi disse il signore sorridendo.
“Nella mia stanza mi annoio, in giro per l’ospedale non c’è niente da fare, sono scesa per prendermi qualcosa da mangiare ma, dato che i miei amici sono andati via, mi sono unita a voi, ma se vi dispiace me vado subito” dissi. Anche se in realtà non mi sarei mossa da li.
“Beh se qua non ti annoi resta pure…il tuo nome cara?” mi chiese la signora più in carne.
“Camila Jay Jackson, piacere. Voi siete?”
“Walter Hogson, piacere” mi disse il signore porgendomi la mano. Io la strinsi. Aveva una stretta forte e decisa. Era sicuramente stato nell’esercito o nella marina ne ero più che certa.
“Io sono Ellen Parks” mi disse la signora con gli occhi azzurri. Strinsi la mano anche a lei. La sua stretta era delicata. Era stata una ballerina.
“E io sono Marilyn Loks” mi disse la signora in carne stringendomi la mano. Mano callosa. Stretta potente.
Era stata sicuramente una ginnasta.
“Da dove vieni cara? E perché sei qui?” mi domandò Ellen.
“Io sono di Liverpool, ma abito a Mullingar da un po’ di anni. Sono qui perché, mi hanno sparato. Voi signori?” non sembravano sorpresi dal fatto che mi avessero sparato. Meglio.
“Io sono di Londra, ma mi sono trasferita in Irlanda per cambiare aria. Sono qui per dei problemi alla schiena” mi spiegò, Marilyn.
“Io vengo dalla Spagna, e sono qui in Irlanda perché è un posto magnifico. Sono in ospedale perché mi sono rotta una gamba cadendo dalle scale” mi disse Ellen.
“Io sono irlandese puro- disse Walter facendoci ridere- e sono in ospedale perché mi sono rotto una caviglia scivolando sul ghiaccio” disse ridendo.
“Ma Camila perché ti hanno sparato?” mi chiese Marilyn.
“Beh faccio l’investigatrice, e per salvare la vita di una mia cara amica mi sono ritrovata una pallottola nell’addome” spiegai.
“Che coraggio! Ma quanti anni hai?” chiese Walter.
“Quasi 27” dissi sorridendo.
“Mi piacerebbe riavere i miei 27 anni” disse Ellen.
“Posso provare ad indovinare cosa facevate da giovani?” chiesi sorridendo. Loro si guardarono e poi mi volsero uno sguardo curioso.
“Prego” mi disse Marilyn.
“Allora, lei Ellen era una ballerina, lo riconosco dalla sua stretta morbida e delicata, e da come ondeggia elegantemente le braccia mentre parla. È esatto?” chiesi. I suoi occhi brillavano.
“Esatto, Camila!” esclamò.
“Poi Marilyn, dalle sue mani callose, e mi ha stretto la mano con forza. La prima cosa che ho pensato è stata…questa era una sportiva! E quale altro sport, se non la ginnastica artistica, produce questi calli?”
Lei applaudi e poi mi guardò sorpresa.
“Lei è un genio!” mi disse sempre più sorridente.
“E per finire Walter…lei, dalla sua presa forte e decisa, è stato nell’esercito, un comandante vero?”
Si vedeva che era orgoglioso del suo passato da comandate.
“Sissignora!” mi disse facendomi il saluto militare.
“Sei proprio brava. E solo stringendoci le mani! Mi sarebbe piaciuto essere come te da giovane ragazza mia!” mi disse Ellen.
“Quando ti dimettono dall’ospedale cara?” mi domandò Marilyn.
“Domani mi viene a prendere un mio amico” gli sguardi dei tre vecchietti si rattristarono un po’.
“Però mi piacerebbe venirvi a trovare!” dissi sorridendo.
“Davvero?” mi chiesero.
“Si certo! Siete persone dolci e simpatiche non come me. Io sono scontrosa e antipatica” dissi.
“Ma infondo hai un cuore dolce Camila” disse Walter.
“Si forse hai ragione, Walter” dissi.
“Beh comunque sei venuta qui perché avevi fame no?” mi chiese Marilyn. Io annuii.
“Tieni a me la pizza non piace” mi disse passandomi un piatto con una pizza ai funghi sopra.
“Grazie mille Marilyn” le dissi.
“Ma prego, bella”
Alla fine iniziammo a mangiare e a parlare. Quei tre vecchietti erano davvero molto simpatici.
Mi piaceva la loro compagnia. Infatti parlammo tutto il pomeriggio, della loro e della mia vita, di cose inutili.
Direi che per quel giorno la scacchiera l’avevo messa da parte.

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Capitolo 13
*** La partita può rincominciare ***


Alle 18:30 io, Walter, Elle e Marilyn ci salutammo e tornammo ognuno nelle rispettive camere.
Tornai al primo piano e raggiunsi la camera 254, la mia. Peccato che aprendo la porta, colpii qualcuno.
La prima cosa che pensai? Chi cazzo sta dietro una porta come un coglione, o cogliona eh?!
Entrai e vidi che, per terra, c’era un’infermiera. Era giovane, con lunghi capelli castani e occhi scuri.
“Perdonami non sapevo che eri dietro la porta” dissi freddamente. Lei si rialzò e mi guardò dolcemente.
“Lei non deve scusarsi sono io troppo maldestra davvero” mi disse.
“Si ha ragione” le dissi sorpassandola e andando a sedermi sul letto.
“Comunque ero qui per chiederle se voleva qualcosa da mangiare o bere” disse lei.
“No sono appena tornata dalla mensa ma, un caffè forse…” dissi sperando che lei non avesse incontrato Igor. Lei sorrise.
“Ho incontrato il dottor. Bucarin e mi ha detto niente caffeina” mi disse “Oh comunque mi chiami Jasmine per favore” concluse poi.
“Ok Jasmine…non mi servi proprio a niente! Ciao” dissi stendendomi sul letto. Lei sembrava dispiaciuta.
“O-ok beh se ti serve qualcosa chiama” disse uscendo dalla camera.
“Non ti ho permesso di darmi del tu!” le urlai in modo che mi sentisse.
Odio le persone sbadate e dolci. Mi irritano altamente. A me piacciono quelli con la testa alta e che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. Però questa Jasmine mi sembrava solo timida, credevo che se la avessi conosciuta meglio forse mi starebbe stata anche simpatica.
Guardai l’ora. Cavolo erano le 19. Ci avevo messo mezz’ora per arrivare nella mia stanza. Ero pure diventata lenta. Tutta colpa dei punti. Mi facevano male anche solo pensarci.
Decisi di alzarmi per andare in bagno a farmi una doccia fredda, tanto per passarmi il tempo.
Restai sotto la doccia un’ora. Non pensavo a niente.
Canticchiando uscii da questa con un asciugamano addosso. Mi misi la biancheria e guardai la ferita nello specchio. Era brutta e bruciava, ma comunque si stava cicatrizzando del tutto.
Asciugai i miei capelli rossi e poi tornai in camera.
Mi fermai sulla porta del bagno e osservai attentamente io ogni suo particolare, quella stanza d’ospedale.
Il letto era piccolo ad una piazza, i due comodi ai lati di questo erano di mogano e avevano due cassetti ciascuno. Davanti al letto, come ho già detto c’era uno specchio, molto vecchio. L’immagine che rifletteva era sbiadita e aveva una crepa nell’angolo superiore destro.
Accanto al letto c’erano anche due sedie di legno, mal ridotte e molto vecchie. Su una di queste c’era una giacca. Mi avvicinai e la presi in mano. Profumava di fiori, di rose. Era nera e da uomo. Mi ricordai che al mio risveglio c’era Louis seduto si quella sedia, con la camicia bianca stropicciata e le maniche tirate su fino a metà braccio. Si, era proprio di Louis. La rimisi sullo schienale della sedia e mi avvicinai alla finestra.
Da questa si potevano vedere le belle strade dell’Irlanda. Fuori, anche se erano le 20, il sole illuminava le case e i parchi. Era primavera e prima delle 21 questa bellissima, grande stella, non tramontava.
Io ho sempre amato l’inverno sinceramente. Ho sempre adorato le serate in cui, io ed Ally, litigavamo perché, nel camino, il fuoco non si voleva accendere. O quando Liam ci faceva la cioccolata calda, e Ally, si scottava ogni dannatissima volta, facendomi ridere. O quando arrivava Harry e insieme, tentavamo di cucinare una torta, con Liam che urlava perché sbagliavamo tutto: tanto alla fine la faceva lui la torta.
O mi ricordo il Natale di due anni fa. A casa c’eravamo io ed Ally. Dovevano arrivare Harry, Aria, Hope, Stefany e Bella, per festeggiare con noi il Natale. Noi stavamo tranquillamente davanti al fuoco: lei leggendo un vecchio libro di suo padre e io seduta al piano che suonavo. Suonarono al campanello. Io ed Ally ci guardammo. Facevamo sempre così quando suonavano alla porta. Io, lei e uno sguardo per vedere la prima che cedeva e andava ad aprire la porta. Alla fine andò Liam. Diciamocelo se lui non ci fosse andato, avrebbero passato la notte fuori.
Due minuti dopo ecco i nostri amici entrare nel salone con pacchetti e sacchettini in mano.
Ally si alzò dalla poltrona e andò ad abbracciare Harry.
“Auguri” gli disse lui dandole un pacchettino. Mi alzai e andai verso i ragazzi.
“Grazie” rispose Ally dandogli un regalo a sua volta.
Harry si girò verso di me. Ci guardammo male. Poi gli diedi una pacca sulla spalla.
“Buon Natale Styles” gli disse sforzandomi di fare un sorriso.
“Anche a te. Sai ho un piccolo pensierino anche per te” mi disse dandomi una piccola scatoletta.
“Anch’io” gli dissi dirigendomi verso il piano, dove avevo appoggiato tutti i regali. Presi una scatolina e la portai a Harry. Lui ne fu sorpreso.
“Oh grazie, non dovevi”
“Neanche tu dovevi” tutti risero alla mia affermazione.
“Auguri Cami” disse Hope abbracciandomi e consegnandomi un sacchettino.
“Auguri Hope, vieni” la portai al piano e le consegnai il mio regalo.
Passammo mezz’ora a scambiarci auguri e regali. Poi Liam ci interruppe urlando che la cena era pronta.
Presi l’ultimo pacchetto che era sul piano ed andai in cucina con gli altri.
Ci sedemmo tutti intorno al tavolo chiaccherando mentre Liam ci serviva.
“Liam…” lo chiamai mentre stava portando il pollo. Appoggiò questo sul tavolo e mi guardò. Calò il silenzio nella stanza. Io mi alzai, presi una sedia, e la misi di fianco alla mia. Poi andai nella credenza presi un piatto ed un bicchiere e li misi sul tavolo, insieme alle posate. Tornai a sedermi.
“Basta servire tu ti unisci a noi sta sera” gli dissi sbattendo una mano sulla sedia, per indicare che doveva sedersi. Lui senza dire una parola venne a sedersi e tutti iniziarono ad applaudire. Liam era felice.
“Grazie Camila” mi disse.
“Prego! Dopo che mi hai sopportato così tanto tempo questo è il minimo!” scoppiammo tutti in una fragorosa risata.
Poi arrivati al dolce mi alzai. Si zittirono tutti.
“Uno Liam questa cena era sublime” e tutti approvarono. Liam diventò rosso.
“Due grazie per avermi fatto dei regali anche se non me li merito per niente…” tutti sorrisero.
“…e tre, io ho qualcosa per te- indicai Liam, che mi guardò curioso- ecco, tieni” dissi dandogli il pacchetto che prima di cena avevo portato in cucina e appoggiato sul tavolo. Lui lo aprì.
“Ma…signorina Camila lei non doveva…ma però cos’è?” io sorrisi.
Sapevo che non voleva sempre dormire da me, diceva che odiava recare disturbo(cosa assolutamente, non vera, perché, anche se era casa mia, il disturbo lo recavo io) e così voleva cercare una casa. Io gli avevo regalato l’appartamento accanto al mio così poteva andare e venire senza problemi.
“È la chiave dell’appartamento qui accanto” dissi tranquillamente.
“Oh Dio, mille grazie signorina!” disse abbracciandomi.
Alla fine della serata ci eravamo riuniti tutti in salotto a cantare canzoni di Natale. Harry e Liam aveva voci favolose.
“Mi fa male ammetterlo ma lei…Camila ha una voce stupenda” mi disse Harry.
“Anche lei…ah un colpo al cuore” gli dissi mettendomi una mano sul cuore. Ridemmo.
Alla fine andai al piano ed a Harry prestai la mia chitarra, per poi iniziare a cantare canzoni felici e non solo di Natale. Harry e Liam avevano scritto diverse canzoni insieme. Mi ero innamorata di una canzone che aveva scritto Harry, si chiamava Happily.
“I don’t care what people say when we’re together
You know I wanna be the one who hold you when you sleep
I just want it to be you and I forever
I know you wanna leave so c’mon baby be with me so happily” intonavamo tutti insieme.
Alle 3 del mattino  ci addormentammo chi sul divano, chi per terra. Io mi addormentai sul piano.
Quello era stato un Natale fantastico, e i regali non furono da meno! Hope mi aveva regalato un bellissimo paio di scarpe bianche, con il tacco, Aria un paio di orecchini d’oro, Stef una camicetta nera favolosa, Ally il famoso vestito azzurro e Harry una collana d’argento con il mio nome inciso. Io gli regalai una giacca da 200£ cosa che ancora mi sorprende. Ma infondo siamo amici.
Il ricordo di quel Natale mi fece sorridere. Il tempo era passato velocemente, erano già le 22:48.
Chiusi la finestra, anche se non mi ero accorta di averla aperta, e andai a letto.
 
 
Stavo dormendo tranquillamente quando sentii la porta della stanza aprirsi.
“Pss…signorina Jackson. È sveglia? Sono Jasmine!” solo la mia infermiera.
“Che ci fi qua?” le chiesi mettendomi seduta e accendendo la luce.
“Beh il dottore le ha detto che non può bere caffè solo perché lei sa tenergli testa e questa cosa a lui non va giù” disse avvicinandosi con una tazza bollente in mano.
Furbo il dottore, ma che bastardo!
“Io le ho portato quello che mi ha chiesto. Un caffè” mi sussurrò lei.
“Perché parla a bassa voce?” dissi.
“Non devo farmi sentire! Se sapesse che le ho portato un caffè mi affiderebbe un altro paziente!” disse sempre sussurrando.
“Capito, ora può darmi del tu! Si è guadagnata la mia fiducia Jasmine” le dissi sorridendole.
“Grazie, ecco a te il tuo ca…” qualcuno bussò alla porta.
“Presto mi dia la tazza! Corra sotto il letto e stia zitta!” le sussurrai. Lei ubbidì.
Spensi la luce e nascosi la tazza di fianco al letto sul pavimento, dove Jasmine evitava di farla rovesciare.
Entrò Igor che mi guardava per controllare se stessi dormendo. Soddisfatto uscì.
“Jas esci!” le dissi. Lei si rimise in piedi e mi consegnò il caffè. Lo bevvi tutto d’un fiato e le riconsegnai la tazza.
“Grazie mille Jas” dissi sorridendole. Lei riprese la tazza e mi salutò con la mano.
“Buona notte, Camila” disse uscendo e chiudendo la porta dietro di lei.
Mi rimisi a dormire tranquillamente. Credo che quella notte sognai caffè. Forse stavo delirando.
 
 
 
Mi svegliai per colpa della luce del sole che entrava dalla finestra. Mi stiracchiai e mi guardai intorno.
Decisi di farmi una doccia. Saltai giù dal letto e mi diressi verso il bagno.
Finita la doccia mi vestii con le cose che mi aveva portato Ally. Cercai di sistemarmi i capelli come meglio potevo e alla fine fui abbastanza soddisfatta del risultato. Capelli belli e ribelli.
Uscii dal bagno e trovai Jasmine che faceva il letto.
“Buongiorno, hai dormito bene?” mi chiese. Annuii semplicemente.
“Sai che ore sono?” le chiesi mentre aprivo la finestra. Lei guardò l’ora, sull’orologio che aveva al polso.
“Le 8:30, il signorino Styles arriva alle 9 ok?” bene avevo mezz’ora.
“Benissimo” sorrisi. Anche se aveva appena rifatto il letto mi ci sedetti sopra.
Lei mi consegnò un vassoio con sopra un caffè, una ciambella al cioccolato e una alla fragola.
“Ally mi ha detto che adori questo tipo di colazione, quindi ho pensato di preparargliela” disse Jasmine.
“Grazie mille” dissi soltanto prima di addentare la ciambella al cioccolato.
“Prego, beh io vado, arrivederci Camila” e uscì dalla stanza.
Avevo finito la colazione in venti minuti circa. Appoggiai il vassoio sul comodino e andai a sedermi sul davanzale della finestra.
Quella mattina si gelava, così decisi di indossare la giacca di Louis, per stare al caldo.
Era più grande di me di almeno 2 taglie, le maniche erano molto lunghe ma non volevo stropicciarle così non le tirai su. Tornai sul davanzale a guardare il paesaggio. Davvero bello.
“Bello vero?” una voce roca mi fece sussultare. Non lo avevo nemmeno sentito entrare.
“Si molto” scesi dal davanzale e mi misi le scarpe “Beh allora andiamo Styles?”
“Andiamo” disse poi mi guardò meglio “Nuova moda?” chiese indicando la giacca.
“Si problemi?”
“Molti”
“Bene risolvili” dissi sorridendo. Lui uscì dalla stanza. Io lanciai un ultima occhiata alla finestra. Corsi a chiuderla.
“Dai Cami” mi disse Harry.
“Cami cos’è sta novità?” chiesi ridendo.
“Boh così”
Eravamo scesi al piano terra e passando davanti alla mensa mi ricordai una cosa importante.
Presi Harry per un braccio e lo trascinai dentro essa.
“Ma che cazzo?” mi chiese.
“Devo salutare delle persone” dissi vedendo Ellen, Walter e Marilyn allo stesso tavolo del giorno prima.
Mi avvicinai a loro e tutti sorrisero.
“Devo andare via ma vi prometto che verrò a trovarvi davvero!” dissi. Walter si alzò e guardò Harry. Poi scoppiò a ridere.
“Tu devi essere Harry! Gli hai rovinato il matrimonio eh?” mi disse facendomi ridere. Harry sorrise.
“Si Walter è proprio lui!” abbracciai quell’adorabile vecchietto che mi ricordava mago Merlino dato la sua barba lunga.
Poi si alzò Ellen e mi abbracciò.
“Sono stata bene in tua compagnia, tesoro” mi disse per poi lasciarmi nella braccia di Marilyn.
“Fai la brava piccola, grande donna” mi disse dandomi un bacio in fronte.
“Arrivederci!” gli dissi uscendo a piccoli passi dalla mensa.
“Mi sorprendi sempre di più, ragazza” mi disse Harry. Io annuii.
“Arrivederci Igor” urlai vedendo il dottore passare. Lui alzò lo sguardo e sorrise ad Harry.
“Buona fortuna ragazzo, a te e ai tuoi amici” disse lui ridendo.
“Grazie Igor” lo salutò Harry.
Usciti dall’ospedale lui chiamò una carrozza, che arrivò poco dopo.
Stavo per tornare a casa, finalmente la partita poteva rincominciare.

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Capitolo 14
*** Lui... ***


"Arrivati signori" disse il cocchiere.
"Grazie mille" disse Harry intanto che usicva dalla carozza.
Stavo per uscire ma quellìidiota mi chiuse la porta di questa in faccia.
"Coglione! Sono appena uscita dall'ospedale, vuoi che ci ritorni?!" gli urlai tenendomi una mano sul naso, che iniziava a perdere sangue.
"Non sono stato io! Si è chiusa da sola io..." sentii qualcosa di pesante che sbatteva a terra. Mi stavo preoccupando.
"Harry?" lo chiamai. Niente. Provai ad uscire dalla carozza ma la porta era bloccata. 
"Harry?!" lo chiamai ancora. Nuovamente il silenzio.
"Harry! Cosa sta succedendo?! Harry!" urlai. Ora mi stavo preoccupando seriamente.
"Harry Edward Styles apri questa fottutissima...." e finalmente si aprii la portiera.
"Oh ma cosa stavi combinan..." quello che aprì la porta non era Harry. Era Zayn.
Aveva la gamba sinistra zoppa e si reggeva con un bastone. Ai suoi piedi c'era Harry, svenuto in una pozza di sangue. Zayn lo aveva colpito con il bastone sicuramente. Ero nel panico, non avevo armi. 
"Figlio di puttana" gli urlai prima di chiudere la portiera con un colpo. Lui batteva le mani su essa sempre più forte.
Dovevo pensare in fretta. Idea! 
Aprii la portiera e lui impreparato la ricevette in faccia. Uscii lui stava imprecando, colsi l'occasione e mi avvicinai a Harry, che era completamente immobile per terra.
Mi inginocchiai e gli sentii i battiti. Per fortuna era ancora vivo, ma aveva perso molto sangue. 
Non mi accorsi che Zayn si era ripreso e così ricevetti una bastonata sulla schiena. Rotolai per terra lontano da Harry. Lui si avvicinò a me con il bastone sopra la testa.
Mi alzai lentamente. Lui provò a colpirmi di nuovo ma lo evitai. 
Perse l'equilbrio, io mi tolsi una delle mie scarpe col tacco e gliela lanciai per farlo cadere del tutto. E infatti cadde. Il bastone gli scivolò dalle mani. 
Io lo presi e glielo sbattei sulla gamba ferita. Lui urlò e si portò la gamba al petto. Una lacrima gli scivolò lungo la guancia.
La schiena mi doleva ma comunque corsi verso Harry. 
Lo scossi ma non si mosse. Lo scossi più forte. Cercò di dirmi qualcosa che non capii.
"Sto bene" mi sussurrò.
Feci un risolino.
"Ti porto in ospedale va bene?" lui tentò di muoversi ma io glielo impedii.
"Ti ha colpito?" mi chiese.
"No sto bene" gli dissi rimettendolo in piedi. Gli portai un braccio attorn o alle mie spalle e lo portai fino alla carozza. Lo misi dentro e corsi fuori di nuovo.
Ecco ora si che ero nei guai. Il cocchiere era steso per terra. Era stato sicuramente Zayn, che adesso sembrava svenuto sul marciapiede.
"Cazzo" imprecai. Alla fine decisi di prendere il posto del cocchiere. Avrei portato Harry all'ospedale qualunque cosa fosse successa. 
Tirai le redini e i cavalli partirono a tutta velocità. Come cavolo potevano i cocchieri fare un lavoro del genere?! Andavano sempre più veloci e io giravo a destra e a sinistra come un ubriaca che tentava di guidare una carrozza. 
Dopo 10 minuti di corsa arrivvammo, anzi tornammo, all'ospedale. Fermai i cavalli, corsi fuori dalla carrozza e aprii la portiera.
Harry era li dentro, fermo che continuava a sanguinare.
"Harry resisti, non voglio averti sulla coscenza per tutta la vita capito?!" gli urlai. Sentii un mugugnito provenire da Harry. Okay era vivo.
Lo presi come avevo fatto poco prima e lo portai dentro.
La prima persona che vidi fu Ellen.
"Ellen ti prego chiama il dottor. Igor!" le dissi. Lei senza fare domande andò a cercare Igor. Tornò pochi minuti dopo.
"Igor aiutami!" gli urlai. Lui fece cadere le cartelle che aveva in mano e si avvicinò ad Harry, prendendolo per l'altro braccio.
"Le domande dopo" gli dissi mentre lo portavamo in quella che prima era la mia stanza. Arrivati lo appoggiammo sul letto.
"Esci, chiama gli altri, cerca Jasmine e mandala qui" mi ordinò. Lo squadrai ppoi guardai Harry.
"Ok vado e torno" dissi uscendo. 
"Grazie" sussurrai mentre correvo alla ricerca di Jasmine. Entrai nella stanza di molti pazienti ma me ne fregavo altamente. Jasmine non la trovavo.
Corsi in mensa. Avevo il fiatone e riuscii a imbalzarmi su una barella. Caddi e rotolai ma mi rialzai in fretta e ripresi la mia corsa.
Arrivai al piano terra e, come avevo già detto, corsi in mensa. Vidi subito Walter, Elle e Marilyn.
"Walter, Marilyn, Ellen!" urlai. Loro si alzarono dal loro posto e si avvicinarono a me.
"Cos'è successo a Harry?" mi chiese Walter. Ellen doveva aver raccontato loro di quello che aveva visto.
"Ve lo spiego dopo,  dov'è Jasmine?"  chiesi loro. 
"Stanza 343, secondo piano" mi disse Marilyn. Io annuii semplicemente e corsi via.
Avevo 4 rampe di scale da intraprendere. Corsi più veloce che potevo e arrivai al secondo piano senza rompermi un piede, o altro.
Camera 339, 340, 341, 342...si 343! Entrai, dentro c'era Jasmine che rifaceva il letto. 
"Jasmine, Igor, Harry, la mia vecchia camera corri!" dissi ansimando. Lei capii al volo e corse giù. Io mi accasciai a terra per riprendere fiato.
Dovevo avvertire Ally e gli altri. Mi rialzai ma non feci un passo che ricaddi a terra di nuovo. La testa mi girava parecchio. Riprovai ad alzarmi, appoggiandomi alla parete del corridoio ma non contò molto caddi ancora. Mi sentivo le gambe molli come se non riuscissero più a reggere il mio peso. La schiena continuava a farmi male.
Comincia a strisciare per raggiungere la stanza dov'era ricoverato Harry. Poi arrivai alle scale e feci una cazzata. Cominciai a rotolare. E rotolai fino al primo piano.
Continuai a strisciare, senza ascoltare cosa dicevano i pazienti che mi vedevano in quello stato.
Arrivai davanti alla stanza e appoggiai la schiena contro la porta. Poi diedi dei colpi contro essa. Jasmine aprii la porta facendomi cadere. 
"Oh signore! Camila!" disse per poi prendermi in braccio. A quel punto non capii più niente. L'unico mio pensiero era Zayn. Lo avevo di nuovo lasciato scappare.
Ero una scema. Una cogliona. Un'idiota. Una stupida. Una stronza. Poi svenni.

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Capitolo 15
*** Il patto ***


Correvo. Non sapevo perchè. Non capivo. Stavo scappando da qualcuno? Colpo di pistola. Si scappavo. Ma da chi? Io non scappo mai!
Le gambe mi facevano male, il vento pungente della notte faceva si che i miei capelli svolazzassero, rischiando di impigliarsi nei rami degli alberi, che stavo schivando velocemente. Non sapevo dov'ero. L'Irlanda? No non era. Liverpoo? Neanche. Gli spari si facevano sempre più vicini.
Mi voltai mentre correvo e vidi una persona incapucciata che stava ricaricando una pistola, e nel mentre correva. Troppo presa a guardare quella persona, caddi su una roccia e cominciai a rotolare. Prima pensavo fosse una foresta, ma dato che continuavo a prendere velocità, capii che forse era qualcosa di più ripido. Forse una collina.
Le roccie su cui rotolavo erano appuntite e mi provocavano tagli e ferite. Avevo innumerevoli ferite sulle braccia e sulle gambe. La faccia mi faceva male.
Rotolavo, rotolavo e ancora rotolavo. Poi caddi in acqua. L'acqua era gelida e sul fondo c'erano roccie a punta. Perdevo sangue e l'acqua di certo non aiutava. Uscii.
Ero zuppa e non riuscivo a camminare. Mi toccai la faccia. Era sporca di sangue. Avevo un taglio che partiva dal lato destro della fronte ed arrivava sotto l'occhio.
Cercai di correre ma le forze mi avevano abbandonato del tutto. Quella persona, era ormai vicinissima a me. Mi puntò la pistola contro e si tolse il cappuccio. Evans.
"Quanto ho aspettato questo momento" mi disse.
"Lei! Ma dove siamo?" gli chiesi.
"La prego di non cambiare discorso Jackson! Lei sa perchè e dove siamo!" mi urlò lui. Un tuono. Una goccia. Iniziò a piovere. Io indietreggiai e mi ritrovai con la schiena contro il tronco di un albero.
"Per te è la fine" caricò la pistola. Ed in un attimo il proiettile schizzò fuori dalla canna della pistola. In una frazione di secondo mi sentì trafiggere la pancia, e poi ancora e ancora una volta. Tre colpi nell'addome. Caddi tenendomi l'addome. Non vedevo o sentivo niente. Continuavo a perdere sangue. Non capivo niente. Bene stavo per morire per opera del mio più grande nemico. Avevo pensato a mille modi per morire ma questo era l'ultimo. Il dolore diminuiva, le forze mi lasciavano, la pioggia continuava a scendere. Io non...


Mi svegliai di botto e mi accorsi che ero ancora viva. Ero stesa su un letto, in torno a me tutto era buio. Mi misi a sedere e accesi la luce. 
Era una stanzetta bianca, uno specchio davanti, una finestra...l'ospedale! Dovevo essere svenuta per svariate ore dato che ero arrivata nel primo pomeriggio con Harry.
Harry! 
Scesi dal letto e notai che indossavo ancora i vestiti e non avevo il camince. Vidi la giacca di Lou nuovamente sulla sedia a fianco al letto. Me la misi. Infilai le scarpe...no aspetta me ne mancava una...ma cosa?! Oh giusto Zayn. Decisi di uscire senza scarpe. 
Corsi alla porta e...la ricevetti in faccia! 
"Ahia ma che cazzo?!" imprecai. Il mio naso in meno di 24 ore aveva rischiato svariate fratture.
"Oh Dio scusa io non sapevo fossi sveglia" mi disse una voce maschile, vagamente familiare. Alzai la testa e vidi Louis.
"Louis..." dissi piano. Lui si avvicinò a me "...sei un coglione" continuai. Lui rise.
"E ora che ridi idiota?! Se avessi un vaso ti sarebbe già arrivato in fronte!" gli urlai, mentre lui continuava a ridere.
"Noto che stai meglio!" mi disse.
"Io...Harry! Ally, non aspetta come fate a sapere che io...giusto Igor..." iniziai a parlare velocemte per chiarire i miei pensieri. Louis mi guardava stranito e se ne stava zitto. 
"Ok ho capito tutto!" affermai dopo 5 buoni minuti.
"Voglio vedere Harry" dissi convinta a Louis. Lui annuì, poi mi squadrò. Io alzai un sopracciglio.
"Eh che c'è?" gli chiesi, scocciata.
"Niente ma, quella non è la mia giacca? Domanda uno. E domanda due...perchè non hai le scarpe?" mi domandò. Io lo sorpassai e uscii dalla porta. Intanto gli parlavo.
"Allora ho la tua giacca perchè l'hai lasciata sulla sedia quando ero ricoverata, la prima volta. E non ho le scarpe perchè una l'ho lanciata a Zayn e di andare in giro con solo la scarpa destra non è molto comodo non credi?!" gli dissi aumentando il passo. Lui, se non fossi stata chiara mi stava seguendo a passo lumaca, iniziò praticamente a correre per starmi dietro. 
"Ok capito. Sai infondo quella giacca sta meglio a te" mi disse ridendo. Non mi sembrava proprio il momento di ridere e scherzare ma ci passai su.
Arrivvammo, finalmente, alla camera di Harry. Spalancai la porta di colpo e dentro vidi Ally, Stefy, Aria, Hope, Niall, Liam e Igor. Harry era steso sul letto con una fascia legata sulla fronte, un occhio nero e il naso rotto. Mi sorrise. 
Ally mi venne incontro e mi...abbracciò?! Si si mi abbracciò!
"Grazie Jackson" mi sussurrò all'orecchio. Feci un debole sorriso.
"Prego" le sussurai anch'io.
Ci sciogliemmo dall'abbraccio e andai verso Harry. Mi sedetti sul bordo del letto. Lui aveva le spalle contro il muro e mi guardava stranito. Forse perchè non mi ero ancora cacciata a ridere per il suo occhio nero, e non lo volevo fare.
"Ahahahah sai Harry con quell'occhio nero sei più carino" gli dissi. Ok ok...ve lo già detto che mento spesso no? Quindi non sorprendetevi.
"Lo so modestamente sono proprio bellissimo" mi disse. Per un attimo ci guardammo negli occhi, poi scoppiammo a ridere.
"Beh Harry tu puoi uscire domani, e tu- disse Igor indicandomi- dato che stai meglio puoi andare a casa anche adesso ok?" ci avvertì il dottore.
Io annuii e tutti gli altri lo ringraziarono. 
"Arrivederci ragazzi" disse Igor uscendo dalla stanza.
"Arrivederci" urlai quando ormai era fuori dalla stanza.
Eravamo in un silenzio odioso, e non capivo il perchè. Ci guardavamo in faccia come se aspettassimo un attacco da qualcuno. 
Strano...era maledettamente strano, insulso, non normale... 
Iniziai a riflettere...il silenzio non diceva niente, ma a me chiariva molte cose. 
Louis mi guardava come se stesse cercando di capire cosa stessi pensando. Il suo sguardo penetrante mi colpiva molto. Perchè voleva conoscere i miei pensieri? Cambiai direzione, ora guardavo Ally che guardava Harry preoccupata. Nei suoi occhi c'era amore, stanchezza, tristezza ma sopratutto preoccupazione. Era appoggiata alla porta difianco a Hope che invece sembrava essere molto concentrata su Niall. Girai la testa quel tanto per vedere cosa stesse facendo Niall. Guardava Hope. Era come se si stessero studiando a vicenda. C'era una vaga somiglianza tra loro. Sopratutto nel carattere, oltre che negli occhi chiari. Spostavo la testa da Hope e Niall, Hope e Niall...loro sembravano non accorgersi del mio movimento.
Guardai verso lo specchio dove Liam e Stefany stavno borbottando qualcosa. Di solito non avevamo segreti io e Liam, ma mi sembrava che quella cosa non dovesse saperla nessuno tranne loro due.
A volte mi lanciavano delle occhiattine ma io non ci facevo caso e, ovviamente, continuavo a guardarli. 
Mi girai verso Aria che era dalla parte opposta del letto che guardava fuori dalla finestra, come se chiedesse libertà. Guardava la finestra e bisbigliava qualcosa. 
Poi guardai Harry che...guardava me. Mi osservava con uno sguardo strano. Neanche lui aveva capito cosa stava succendendo. Ci lanciammo un'occhiata d'intesa, lui annuì.
"Ci volete spiegare cosa sta succedendo?" dicemmo contemporaneamente io e lui. Tutti alzarono lo sguardo su di noi. 
Aria si girò di scattò, Liam e Stefy smisero all'istante di parlare, Niall e Hope ora guardavano me e Harry, Louis e Ally erano, invece, non si erano spostati di un millimetro, come se si aspettassero questa domanda. I sette si guardarono e sospirarono. Poi tutti si voltarono verso di me. E ora che avevo fatto?
"Harry tu non centri niente ma è meglio se lo sai anche tu" iniziò Hope. Poi guardò Aria che continuò il suo discorso.
"Allora dopo che ci hanno avvisati che tu- disse parlando con me- e Harry eravate in ospedale siamo corsi qui con la prima carrozza che abbiamo trovato" si fermò e Liam continuò.
"Eravamo divisi in due gruppi ma tutti e due abbiamo visto qualcosa di "orribile" " disse mimando le virgolette con le mani sulla parola orribile. Niall continuò.
"Pensavamo di aver visto male..."
"Ci speravamo..." disse Stefy.
"Forse ci rimarrai male ma..." continuò Ally. Mi ero stancata di questi giochi di parole. Mi alzai di colpo dal letto e iniziai a urlare.
"Vi volete decidere a dirmi questa cosa cazzo?" sbraitai. Tutti mi guardarono male.
"Abbiamo visto Zayn che sparava ad Evans" finì Louis guardandomi negli occhi. Eh beh ci voleva tanto a...aspetta...Zayn ha ucciso il mio più grande nemico, colui che sognavo nei miei incubi peggiori, colui con cui ho combattuto anni e anni della mia vita, colui che mi ha reso la vita impossibile ma che mi ha dato una ragione per viverla, colui che aveva tentanto di uccidermi in qualunque modo, colui che avevo cercato, colui che aveva ucciso la madre di Niall, colui che era riuscito a spararmi ben due volte, colui che aveva ricevuto tre delle mie pallottole in petto?! Io...no quello doveva essere una cosa nostra!
All'epoca avevamo fatto un patto che lui aveva spudoratamente infranto!

"Facciamo un patto" mi disse Evans sorridendo.
"Solo lei avrà la possibilità di uccidermi e, solo io avrò l'onore di ucciderla ok?" domandò sempre mantenendo quel fottuto sorriso. Io annuii.
"Ci vediamo all'inferno" dissi soltanto.


Questo era il patto...Lui...Non ci credevo.
La scacchiera, ormai, era nel cesso che affogava.

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Capitolo 16
*** Bugie Bianche? ***


Lo stavo per prendere, c’ero quasi! Lo sapevo, io lo sapevo! Lo sapevo che correre coi tacchi faceva male cazzo. Però scarpe basse non ne ho quindi…oh ma torniamo alla corsa.
Dicevo? Ah si, lo stavo per raggiungere. Vi state chiedendo chi sto inseguendo? Beh io non ve lo dico, lo scoprirete da soli. Arrangiatevi. Ma però forse è meglio se torniamo un po’ indietro. Solo 10 ore fa, quando ancora ero all’ospedale e avevo appena saputo della morte di Evans.
 
10 ore prima…
 
Guardavo i miei amici con la bocca aperta. Ero sconvolta…no non ero sconvolta ero…oh Dio non lo sapevo neanche io, cavolo.
Non poteva essere vero. Mi avvicinai a Ally. Lei era immobile incollata alla porta. Potevo vedere un velo di felicità nel suo sguardo. Nel mio invece c’era solo rabbia, che continuava a crescere, facendo scomparire i miei occhi azzurri. Ora se qualcuno mi avesse guardato dritto negli occhi li avrebbe visti neri.
“Non può essere! Ha capito?!” le dissi puntandole il dito contro. Lei si raddrizzò e parlò.
“Jackson è così! Evans è andato, è tutto finito! Se ne rende conto? Questa è una fantastica notizia! Io e Harry ci potremmo sposare, Niall e Louis potranno vivere tranquilli, le ragazze e Liam saranno fuori pericolo! Lei non capisce!” invece si che capivo. Ma quel patto, lui non lo avrebbe mai infranto. Ne sono più che certa.
“Oh si che capisco miei cari- dissi voltandomi verso i miei amici- voi non capite! Noi avevamo un patto e sicuramente uno come Evans non si fa uccidere da un ragazzino di 19 anni! Capito?!” urlai.
Loro mi guardavano stupiti, come se non si aspettassero una risposta del genere.
Non ci credo…ma cosa credevano?! Che io fossi contenta della morte di Evans?! No non lo ero per niente! No, no, no e ancora no!
“Dovresti essere felice invece di arrabbiarti” disse Louis. Ero infuriata. Mi girai verso di lui e lo guardai con occhi di fuoco.
“Tu…anzi tutti voi non capite proprio un cazzo! Non c’entrate niente con questa storia! Siete venuti qua chi per Ally e chi per Harry! Louis e Niall sono qui perché cercavo il secondo, e il primo si è impicciato! Io non ho nessuno che mi capisca, nessuno che sappia cosa mi passa per la testa ogni millisecondo,  invece per me è come se le vostre mosse e i vostri pensieri fossero già nella mia mente ancora prima che realizziate quello che sta succedendo!” urlai guardando negli uno per uno. Era calato il silenzio e la rabbia ribolliva ancora dentro di me.
Poco dopo entrò nella stanza mia sorella e un’altra ragazza. Jasmine.
“Ehi ho sentito degli urli e ho pensato…” iniziò a spiegare Bella ma io la interruppi subito.
“Giuro che non me frega niente di quello che hai pensato ok? Bene! Ci vediamo a casa!” urlai sorpassando mia sorella urtandola e salutando Jasmine con un…ok non salutai Jasmine.
Corsi giù nella mensa per salutare i miei tre vecchi amici.
“Walter, Marylin, Ellen!” li chiamai. Loro si girarono e mi fecero un grande sorriso.
“Come stai tesoro?” mi chiese Ellen. Mi sforzai di fare un sorriso e quando mi ritenni soddisfatta le risposi.
“Bene, voi?” chiesi.
“Tutto bene…stavi andando via?” mi domandò Walter.
“Si stavo andando a casa, sono di fretta, ero venuta a salutarvi” dissi velocemente.
Loro si alzarono e mi abbracciarono.
“Ci vediamo piccola” disse Marilyn.
“Arrivederci principessa” Walter.
“Ciao carissima” ed infine Ellen.
Uscì dalla mensa e mi scontrai con Igor. Aveva il volto pallido e triste, gli occhi spenti, le mani e le gambe tremanti. Era appena uscito dalla sala operatoria, dato il camice coperto di sangue e la mascherina sulla bocca. Continuava a guardare il vuoto.
“Igor” lo chiamai piano. Non si mosse di una virgola.
“Igor” lo chiamai un po’ più forte. Niente.
“Igor, dannazione! Mi vuoi spiegare che hai?!” gli urlai, facendo girare mezzo ospedale.
Un’infermiera mi venne incontro dicendomi di tacere, la fulminai con lo sguardo, e questa se ne andò.
Tornai a guardare Igor.
“Io, io non…oh Dio” delle lacrime uscirono dai suoi occhi. Non capivo cosa stesse succedendo.
“Igor? Ma cosa sta dicendo?” gli chiesi. Lui iniziò a singhiozzare. È no è! Io non ci so fare con le persone che piangono! Cazzo! Va beh dovevo pensare.
“Raccontami cos’è successo” gli dissi mantenendo un tono calmo e rilassato. O almeno ci provai…
“Io, è morto! Il mio paziente è morto! Io lo ucciso! Ho sbagliato a operare! Non sono adatto a fare il medico cazzo! È il secondo paziente che perdo in un mese!” mi disse. Rimasi di sasso da questa rivelazione, non me lo aspettavo… ma non mi importava così gli dissi quello che pensavo.
“Beh se non sei adatto a fare il medico, cambia lavoro” gli dissi tranquillamente. Lui mi guardò allibito, come se avessi evocato chissà cosa davanti ai suoi occhi.
“Cosa? Questo è il massimo dei consigli che mi puoi dare?” mi disse. Ma coerenza zero eh.
“Lo hai detto tu che non sei adatto a fare il medico, io ti ho detto ciò che penso, poi fai quel cazzo che ti pare ok?” gli dissi scocciata. Lui mi sorpassò e mi diede le spalle.
“Forse hai ragione. Addio Camila Jackson” mi disse e, senza voltarsi, se ne andò.
La voglia di urlare era andata a farsi fottere, quindi girai i tacchi e me ne andai.
Volevo tornare a casa a piedi, volevo riflettere.
Evans morto? Non ci volevo neanche pensare! Non poteva essere…io non ci cre…oh aspetta!
Avevo sbagliato direzione, dovevo andare a destra non a sinistra cazzo! Va beh sarei passata per la via dietro casa. Però era più lunga! Ma di tornare indietro voglia non ne avevo assolutamente voglia.
Continuai a camminare guardando il cielo. Tanto la strada la conoscevo a memoria.
Evens…era l’unico mio pensiero. Non capivo come potesse essere morto io…andai a sbattere contro un cassonetto che non mi ricordavo esistesse.
Non caddi ma ci andai molto vicino. Appena ritrovato  l’equilibrio, mi girai e vidi che era caduto il cassonetto. Sbuffando e maledicendo colui che lo aveva messo lì, andai a tirarlo su.
Di norma non lo avrei mai fatto, ma il semplice motivo che in molti anni nessuno ci avesse mai messo qualcosa, in quella cazzo di via, mi incuriosì. Arrivata davanti al cassonetto mi piegai per raccoglierlo e…vidi una pistola. Nella giacca di Louis trovai un fazzoletto e con quello la raccolsi. Inizia ad esaminarla da vicino e vidi che era sporca di sangue. Sicuramente era di un uomo, non credo che le persone vadano in giro a sparare ai gatti o ad altri animali.
Comunque la nascosi nella tasca interna della giacca e mi alzai. Alla fine non tirai su il cassonetto, ma va beh, era il mio ultimo pensiero.
Prima di andarmene mi guardai intorno. Non c’era nessuno. Quindi nessuno mi aveva visto, bene.
Mi avviai verso casa, dovevo esaminare in qualche modo la pistola.
Dato che, come avevo già detto prima, sbagliai strada ci misi più tempo ad arrivare alla mia abitazione.
Arrivata davanti alla porta principale mi fermai, sentivo delle voci provenire da dentro. Ally? Si era lei.
E stava parlando con gli altri ragazzi e ragazze. Mi fermai ad origliare.
“Ma siete sicuri che lei ci abbia creduto?” chiese una voce che mi sembrava quella di Hope.
“Certo, si vede da come se ne andata!” urlò Ally. Ma di che diavolo stavano parlando.
“Mi fa male mentirle sapete…” disse Louis. Ma a chi stavano menten…iniziai a collegare i fatti accaduti e a momenti mi venne un colpo. Stavano mentendo a me! So che anch’io mento a loro, ma poi glielo dico in faccia. Ma non mi sembravano molto intenzionati a dirmi la verità, considerando quello che dissero dopo.
“Anche a noi ma è meglio così! Forse se lei smetterà di cercarlo, lui ci lascerà in pace una volta per tutte” disse Bella. Ero furiosa…io li credevo miei amici! Senza accorgermene avevo fatto cadere un vaso di fiori di Ally provocando molto rumore.
“Cos’è stato?” chiese Aria con voce tremante. Sentii dei passi che venivano verso la porta. Corsi alla porta sul retro e aspettai. Vidi Liam aprire velocemente la porta. Aveva un coltello in mano come se si aspettasse di trovarci Evans o Zayn. È si…credo che lo abbiate capito anche voi, che i miei “amici” mi hanno mentito sulla morte di Evans. Lo sapevo che non era morto!
Comunque appena li vidi rientrare, entrai anch’io, ma dalla porta sul retro.
La sbattei con violenza non appena fui entrata. Si sentirono degli urletti provenire dalla cucina.
Uscirono tutti, aspettandosi chissà chi, e quando mi videro mi guardarono male.
“Jackson mi ha fatto prendere un colpo” disse Ally mettendosi una mano sul cuore. Che falsa, e io che la consideravo quasi una sorella.
“Cami vuoi mangiare qualcosa?” mi domandò Hope. Falsissima anche lei ovviamente. Con quello stupido sorriso stampato in faccia.
“Ehi Camila stai bene?” mi chiese Louis avvicinandosi a me. Falso anche lui. Ma meno degli altri.
Almeno a lui faceva male mentirmi, invece a gli altri non sembrava importasse molto.
“Sto bene, vado nello studio” dissi freddamente iniziando a salire le scale che poco prima avevo raggiunto.
“E non voglio che nessuno mi disturbi intesi?! Bene” dissi senza voltarmi.
Salii le scale velocemente ed entrai nel mio studio.
Era una stanza molto grande e spaziosa. Aveva le pareti di un rosa antico, il soffitto però era bianco.
Il pavimento era di legno molto lucido su cui ci si poteva specchiare. Nella parete davanti alla porta c’era una grandissima finestra, che portava al balcone. Al centro della stanza c’era una scrivania ricoperta di mie scartoffie o spartiti. Sulla parete a destra si trovava una libreria, piena di libri di ogni genere e forma.
Sulla parete sinistra invece c’era la mia ragnatela per la ricerca di Evans. Per cortesia non pensate che la ragnatela sia quella del ragno! Ragionate ve lo chiedo per favore.
Comunque dicevo…ah si la ragnatela. L’avevo “creata” molti anni prima e ogni giorno ci aggiungevo notizie di ogni tipo. Era la stanza più grande di tutta la casa. E non l’avevo scelta solo per quello, ma anche perché nasconde un passaggio segreto. Dietro la libreria c’è un’altra porta di cui solo io ho la chiave. Ally e gli altri non sanno dell’esistenza di questa porta. Essa porta ad una piccola stanza, dove l’unica luce proviene dalla piccola finestra posta sul soffitto. Al centro di questa stanza c’era un bellissimo pianoforte.
Quando lo trovai era impolverato e con mille spartiti sopra. Io lo ripulii e misi gli spartiti nello studio.
Andavo a suonare quel magnifico piano quando ero triste o arrabbiata, ma torniamo alla storia.
Chiusi la porta dello studio a chiave e mi avvicinai alla ragnatela.
Le ultime foto e articoli, che avevo aggiunto erano di Zayn. Dovevo sapere tutto di lui, ma non trovavo niente.
Me lo ero fatto scappare di nuovo, ed ero arrabbiata con me stessa.
Harry era in ospedale, ed ero arrabbiata con me stessa.
I miei amici mi avevano mentito solo perché io ho la fissazione di trovare Evans, ed anche per questo ero arrabbiata con me.
Forse dovevo lasciar perdere Evans e tutto quanto e vivere come una semplice giovane ragazza.
Mentalmente stavo morendo dalle risate. Non avrei mai lasciato perdere sono troppo testarda, per mollare tutto così, come se niente fosse successo!
Però non sapevo che fare. Andai a sedermi alla scrivania e iniziai a canticchiare qualcosa.
“Let it go, let it go…” alla fine scrissi una bellissima canzone, su di me e sull’inverno. Ero soddisfatta.
Peccato che non avessi altro da fare. Mi annoiavo. Poi sentii la porta di casa sbattere.
“Jackson è tornato a casa Harry!” mi urlò Ally dal piano di sotto. Si che bello è arrivato Harry uh-uh, mi dissi mentalmente. Ok in realtà me lo dissi con molto sarcasmo ma va beh.
Decisi di scendere per andare almeno a salutare dato che il resto della serata lo avrei passato in camera.
Aprii la porta e scesi lentamente le scale. Appena finii i gradini sentii le voci dei ragazzi che parlavo, anzi sussurravano,  in  cucina. Quando entrai nella stanza calò il silenzio.
Odio quando la gente mi nasconde qualcosa cazzo. Li guardai con gli occhi pieni di rancore.
“Allora? Che sono un alieno? Perché sussurrate ogni volta che sono in un’altra stanza? Perché ogni qualvolta che qualcuno sbatte la porta sussultate? Perché appena sono entrata è calato il silenzio? Volete spiegarmi che cosa sta succedendo?”  urlai. Conoscevo tutte le risposte a queste domande ma volevo me lo dissero loro. Tutti guardarono in basso e non proferirono parola.
Nessuno riusciva a reggere il mio sguardo.  Non ci credevo. Ero sconvolta.
“Camila noi…” iniziò Bella, ma io la interruppi subito.
“Voi! Io credevo foste miei amici, ma a quanto pare mi sbagliavo!” loro non alzarono lo sguardo.
“Non rispondete neanche?! Bene, voi non volete problemi? Perfetto! Io me ne vado! Tanto Evans prima o poi verrà a cercarmi e solo a quel punto cercherà Niall! Contenti adesso che il problema se va? Immagino di si!” urlai. Alzarono tutti la testa. Tutti avevano le lacrime agli occhi. Ally stava per parlare ma io uscii in fretta dalla cucina e andai in camera mia.
In fretta preparai la valigia, e chiusi la porta a chiave una volta uscita.
Andai nello studio e feci la stessa cosa.
Alla fine la pistola non l’avevo esaminata ma non me ne fregava niente.
Di corsa scesi le scale. Loro erano ancora tutti lì in cucina.
Non avevano neanche provato a fermarmi, bene, notai che gli importava proprio molto di me.
Delusa e ferita uscii sbattendo la porta.
Fermai la prima carrozza che vidi e decisi di andare a vivere nella vecchia casa di Niall e Louis.
Dissi l’indirizzo al cocchiere che subito partì verso l’abitazione. Mentre viaggiavamo guardavo fuori dal piccolo finestrino quando…lo vidi!
“SI FERMI!” urlai improvvisamente. Il cocchiere con una brusca frenata si fermò. Scesi velocemente.
“Porti questa roba all’indirizzo che le ho dato e le lasci davanti alla casa! Vada!” gli dissi. Il cocchiere annuii e schizzò via come un fulmine.
Iniziai a correre nella sua direzione. I capelli biondi erano scompigliati e ogni tanto si girava a guardare dov’ero.
Lo stavo per prendere, c’ero quasi! Lo sapevo, io lo sapevo! Lo sapevo che correre coi tacchi faceva male cazzo. Però scarpe basse non ne ho quindi…oh ma torniamo alla corsa.
C’ero quasi un altro po’ e lo avrei raggiunto e infatti dopo poco lo raggiunsi. Lo presi per il colletto tirandolo indietro facendolo cadere a gambe all’aria sull’asfalto.
Mi girai per vederlo in faccia. Lui si alzò.
Sul viso si era formato un taglio. Si asciugò il sangue che colava con la manica della camicia poi mi fissò.
“Buona sera Jackson” mi disse con il suo solito tono arrogante.
Sorrisi.
“Buona sera dottor. Evans” dissi.
Chissà forse una nuova scacchiera non mi avrebbe fatto male.

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Capitolo 17
*** L'Affare ***


"Buona sera dottor. Evans" dissi.
Lui mi sorrise.
"Buona sera a lei signorina" disse iniziando a camminare verso di me. Io lo seguivo con lo sguardo.
Si fermò due centimetri dal mio viso e iniziò a parlare.
"Allora...so che se ne è andata di casa" iniziò, ma poi si bloccò. Io guardavo in basso. Lui mi costrinse a guardarlo prendendomi per il mento.
"So che è per colpa mia...e so che si vorebbe sbarazzare di me" 
Tutto quello che disse era maledettamente vero. I suoi occhi, anche nel buio della notte, brillavano di una strana luce. 
Mi lasciò il mento e iniziò a girarmi intorno. Io non lo guardavo, ascoltavo e basta.
"Esatto" dissi soltanto. Sapevo che quel maledetto era sempre un passo avanti a me. Odiavo questa cosa la detestavo profondamente.
Quella sera non c'era nessuno in giro. Nè una carrozza nè delle persone. Forse perchè a momenti si sarebbe messo a piovere, o forse perchè c'era parecchio freddo.
In quel momento sembrava che ci fossimo solo noi, ma io mi sentivo osservata. Lasciai perdere questa sensazione e mi girai a guardare la strada.
"Io le voglio proporre un bel...affare" mi disse fermandosi sotto l'unico lampione acceso della strada, gli altri erano spenti o mal funzionanti.
"Che affare?" gli chiesi. Qualunque cosa mi avesse chiesto sicuramente gliela avrei data. Volevo che lasciasse in pace i miei amici. Poteva torturare me a vita ma loro, anche se mi avevano mentito e deluso, non li avrebbe sfiorati neanche con un dito.
Lui rise aspramente. Poi si girò a guardarmi.
"Lei mi consegna il ragazzo e io, come dicevo prima, vi lascierò in pace. Vivrete la vostra vita senza la mia presenza!" esclamò.
Rimasi basita. Anche se sapevo di chi stava parlando glielo chiesi comunque.
"Quale ragazzo?"
"Niall" il mio cuore perse un battitto. Proprio colui che dovevo proteggere maggiormente. Non avrei accettato qualunque cosa fosse successa.
"Accetto" dissi. Ok si, avevo detto che gli avrei consegnato Niall, ma Evans non era l'unico con un piano.
La sua espressione era un misto di felicità e sorpresa. Alzò un sopracciglio e si avvicinò.
"Lei davvero mi consegnerà il ragazzo?" mi chiese incrociando le braccia. Distolsi lo sguardo dalla strada e lo fissai.
"Davvero!" affermai convinta. Lui mi diede le spalle e iniziò a ridere.
"Vedo che comincia a ragionare signorina" mi disse. Eh certo che stavo ragionando, ma non sapeva come.
"Pare proprio di si. Quando gli porto Niall?" gli chiesi. Lui continuava a darmi le spalle, cosa che mi infastidiva parecchio.
"Domani, qui alla stessa ora" mi disse.
"Perfetto"
Lui tornò di nuovo sotto il lampione.
"Benissimo. A domani Jackson" mi disse per poi scomparire nella notte.
Rimasi ferma, immobile per almeno dieci minuti, il tempo necessario per riflettere su quello che avevo appena fatto. Avevo un piano, ero pronta.
Decisi di avviarmi verso "casa". Peccato che neanche a metà strada il vento iniziò a soffiare molto forte, e poco dopo si mise a piovere.
"Oh cazzo" imprecai correndo sotto la pioggia. Non mi dava fastidio bagnarmi, ma adesso era l'ultima cosa che volevo, dannazione.
Sicuramente mi sarei presa una polmonite, o una storta alla caviglia, ma continuai a correre fregandomene della carrozza che, passandomi a fianco, mi schizzo acqua e fango. Già ero messa male, ma ora...ero una schifezza umana, minchia!
Finalmente dopo mezz'ora di corsa sotto la pioggia arrivai al vialetto della casa...ex casa, di Louis e Niall. Attraversai velocemente il piccolo "marciapiede" soffermandomi su quelle bellissime rose azzurre, che adesso erano zuppe e sofferenti. 
Corsi verso la porta di casa e per mia fortuna il cocchiere aveva trovato la casa e mi aveva lasciato le valigie lì davanti. Erano bagnate fradice come me, ma l'importante è che ci fossero tutte. Stavo per aprire la porta quando...mi venne in mente una cosa. E se la porta fosse chiusa a chiave?
E infatti lo era...cazzo. Presi una delle forcine, che fortunatamente trovai tra i miei capelli bagnati e scassinai la porta.
Ero un genio con quelle cose e infatti si senti un clik e la porta si aprì. Entrai portando dentro le valigie e mi accasciai a terra.
Ero esausta. Chiusi un attimo gli occhi ma subito dopo li aprii e decisi di andare a fare una doccia.
Così ri afferrai le valigie e salii le scale. Arrivai in cima rischiando di cadere svariate volte per colpa delle scarpe bagnate, ma riuscii a mantenermi stabile. Poggiai le valigie in terra e vidi che c'erano tre stanze a destra,tre a sinistra e una dritto davanti a me. Decisi di aprire la prima porta a destra.
Era grande, bella e odorava di dopo barba. Aprii l'armadio e vidi delle camicie, un paio di scarpe da uomo e dei pantaloni. Presi una delle camicie e la riconobbi subito.
Era di Louis. Quindi anche la camera lo era. Non mi importava più di tanto, così presi le valigie e le posizionai sul letto.
Presi la camicia di Louis e andai alla ricerca di un bagno. Le aprii tutte e alla fine scoprii che era la porta infondo al corridoio. Dovevo immaginarlo, nei film il bagno è sempre la porta infondo al corridoio.
Comunque tornando alla storia, il bagno era stupendo. 
Una vasca enorme bianca, due bellissimi lavandini con due rispettivi specchi sopra, un enorme finestra che dava sul bellissimo guardino di quella meravigliosa villa e un tappetto bianco che occupava due quarti del pavimento. Appoggiai la camicia di Louis su uno dei due lavandini e andai verso la vasca da bagno.
Iniziai a far scorrere l'acqua calda e gli aggiunsi un pochino dei sali che trovai ai bordi della vasca. Dopo cinque minuti mi immersi.
Che bella sensazione, ero molto rilassata in quel momento. Non volevo pensare a niente, tanto il piano lo avevo, ero organizzata, attirare qua Niall sarebbe stato un gioco da ragazzi e quindi...potevo stare tranquilla per una ventina di minuti. Ahh ero proprio felice in quel momento. Mi sarei liberata di Evans per sempre.
Chiusi gli occhi e lasciai che i sali mi inebriassero del tutto. Un tuono mi fece sobbalzare. Metà dell'acqua che era nella vasca in quel momento era sul pavimento o per meglio dire sul tappeto. Oramai tutto il rilassamento era svanito. Decisi di uscire dalla vasca. Mi avvolsi un asciugamano in vita e con un altro iniziai ad asciugarmi i miei folti capelli rossi.
Mi guardai allo specchio. Ero ancora bagnata, ma almeno profumavo di sali e bagnoschiuma. Mi asciugai il corpo e mi misi la biancheria. Poi piano piano finii di asciuarmi tutti i capelli. Solo a quel punto mi infilai la camicia di Louis. Era enorme! Mi arrivava a metà coscia. Ma quanto era alto quel ragazzo?!
Decisi di lasciare il tappeto bagnato e andare a letto, ci avrei pensato domani mattina.
Ritornai in camera "mia", spostai le valigie che erano ancora sul letto e poi mi buttai su quest'ultimo.
Ero così stanca che dopo pochi minuti mi addormentai.
Come si dice? Nuova scacchiera, nuova giocata.

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Capitolo 18
*** Annuncio importante ***


Il mattino seguente mi scegliai alle 8. Qella notte avevo dormito perfettamente! Nessun incubo, nessun sogno strano. Neanche il temporale era riuscito a svegliarmi.
Comunque avrei dormito anche di più...ma il sole che filtrava dalla finestra mi colpì dritto in faccia, quindi mi alzai. Avevo addosso il profumo di Louis. Tutta colpa del cuscino e della sua camicia, parecchio comoda dovevo ammettere. Comunque mi tirai su dal letto e mi stiracchiai come un gatto. 
Uscii dalla stanza e andai in bagno. Attraversai il corridoio barcollando. Ero ancora un pochino addormentata.
Entrai in bagno e mi guardai allo specchio. Avevo un aspetto orribile! Mi lavai la faccia e mi feci una treccia a lisca di pesce da un lato, lasciando cadere alcuni ciuffi.
Poi andai in cucina, avevo fame. No, non avevo fame. In realtà volevo solo un cappuccino bollente.
Come una scema scivolai dalle scale che erano ancora bagnate dalla sera prima. Rotolai fino alla porta d'entrata e ci sbattei la testa.
Imprecai e mi rialzai e così, più stordita di prima, andai verso la cucina.
Appena entrata iniziai a cercare del caffè. Aprii tutti i cassetti possibili ed immaginabili ma niente caffè. Ma questi non lo bevevano il caffè cazzuola?!
Incazzata ritornai in camera e tirai fuori dalla valigia dei jeans stretti e una cintura in pelle. Mi infilai i jeans e mi legai la cintura sotto il seno, non volevo togliermi quella camicia, sopratutto perchè il profumo di Louis era fantastico. Poi mi misi le scarpe col tacco color nude, presi la borsa e uscii per andare al bar.
Fuori oggi il sole splendeva e c'era pure caldo. Che bella giornata, pensai.
Camminai tranquillamente lungo il vialetto assaporando il profumo delle rose. Arrivai al bar dove ero "uscita" con Louis ed entrai.
C'era lo stesso strambo cameriere dell'ultima volta che mi scortò ad un piccolo tavolino infondo al bar.
"Grazie" dissi sorridendo. Lui mi lasciò il piccolo menù e andò dietro il bancone a prepare qualcosa.
Non aprii neanche il menù tanto sapevo esattamente cosa prendere.
"Buongiorno signorina. Cosa vuole ordinare?" mi chiese un altro cameriere. Quello era più giovane di quello che io consideravo strano. Aveva gli occhi color cioccolato, i capelli ribelli biondi e un sorriso bellissimo.
"Emh...si un capuccino grazie" dissi ridandogli il menù. Lui segnò il mio ordine sul blocchetto, prese il menù e si allontanò.
Iniziai a pensare.a come potevo portare Niall da Evans. Qualcosa in mente ammetto che ce l'avevo già però dovevo programmare tutto nei minimi dettagli. Evans era furbo non lo avrei fregato così facilmente. I miei pensieri vennero interrotti dall'arrivo del cameriere.
"Prego signorina" mi disse appoggiando il cappuccino sul tavolo. Gli sorrisi.
"Grazie" dissi soltanto. Lui si allontanò e tornò dietro il bancone. Iniziai a sorseggiare il mio capuccino. Era delizioso.
Finii di fare colazione e mi alzai per andare a pagare.
"Emh dovrei pagare un capuccino" dissi al cameriere che mi aveva servito.
"Certo sono 2 sterline e 50, grazie" mi disse il ragazzo. Io tirai fuori il portafogli e diedi al ragazzo i soldi.
"Ecco a te, arrivederci" dissi uscendo.
"Arrivederci" mi urlò lui, ma oramai ero già fuori dal bar.
Mi avviai verso casa mia o meglio presi una carrozza per andare a casa mia.
"Giorno signorina dove la porto?" mi chiese il cocchiere.
Io gli dissi il mio indirizzo e lui partì. Dieci minuti dopo ero arrivata.
"Mille grazie, signore, quanto è?" chiesi, scendendo dalla carrozza. Lui mi sorrise.
"Per un viaggio di dieci minuti non mi deve niente davvero!" disse.
Che persona gentile, pensai. Poi riflettei meglio. Nessuno faceva niente per niente. Ma di discutere non avevo voglia, dato che fra poco sarebbero volate urla e parolacce.
"Oh, grazie ancora. Arrivederci" dissi salutando l'uomo con la mano. Lui mi salutò con un sorriso e poi ripartì.
Mi avvicinai alla porta di casa, feci un grande respiro e bussai. Tre secondi dopo mi venne ad aprire Louis. Mi guardò a bocca aperta.
"Emh..io...ciao" mi disse sorridendo. Non riuscivo a sorridere così lo oltrepassai ed andai dritto in cucina.
"Louis chi era alla por..." Ally non finì di parlare che entrai nella stanza con Louis dietro. Tutti mi guardavano come se fossi un alieno.
"Beh buongiorno anche a voi, sto bene, si ho trovato una casa, si sono felice anch'io di rivedervi!" dissi con la voce che grondava di sarcasmo.
Bella si alzò dalla sedia e corse ad abbracciarmi. E così fecero tutti gli altri tranne Louis. 
"Ero così in pensiero" mi disse Ally.
"Mi hai fatto prendere un colpo" Harry.
"Oh, signorina mi è mancata" mi disse Liam stritolandomi.
"Sorelli...sorellona!" Bella.
"Ci hai fatto preoccupare un mucchio!" Niall. Che dolce quel ragazzo.
"Vieni qua!" mi disse Hope abbracciandomi.
"Dove sei stata cazzo?!" miss. finezza Arianna mi abbracciò sull'orlo delle lacrime.
"Ehilà!" mi abbracciò Stef.
Poi finiti gli abbracci sentii qualcuno toccarmi la spalla. Mi girai e vidi che era Louis.
"Puoi venire un attimo di là con me?" mi domandò. Io annuii e uscimmo dalla cucina. Louis chiuse la porta e mi guardò negli occhi.
Meno di un minuto dopo ero tra le sue braccia sollevata di almeno cinque centimetri da terra. Il suo profumo era dolcissimo. Mi stava stritolando ma non mi interessava.
Avevo la testa nell'incavo del suo collo. Alla fine mi mise a terra e mi guardò.
"Mi hai fatto spaventare parecchio lo sai?! Io...non sapevo dov'eri! Mi sono spaventato a morte!" mi disse mettendomi le mani sulle spalle.
"Dove abiti?" mi chiese poi.
"Davvero non lo capisci?" dissi indicandomi la camicia. Lui la guardò e poi iniziò a ridere.
"Ma...ma è mia?! Tu abiti nella mia vecchia casa vero?" mi disse sempre ridendo. Alla fine scoppiai a ridere anch'io.
"Esatto!" dissi allegra.
"Dai torniamo in cucina vi devo dire qualcosa di importante" dissi a Louis tornando in cucina. Lui mi seguì e chiuse la porta alle sue spalle.
"Ragazzi...devo dirvi una cosa molto importante" tutti mi guardarono "però dovete promettermi: niente scenate, niente urli, niente litigate e sopratutto dovrete fare tutto quello che vi dirò!"
Inizia la partita.

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Capitolo 19
*** Il Piano ***


"Così mi spaventi Cami, cosa ci devi dire?" mi chiese mia sorella leggermente allarmata.
"Louis è meglio se ti siedi" gli dissi. Lui mi lanciò uno sguardo interrogativo, ma poi si andò a sedere.
"Bene cosa ci doveva dire Jackson?" mi domandò Ally.
"Allora da cosa posso iniziare...." e così gli raccontai il mio incontro con Evans e l'affare che mi aveva proposto.
"E tu cosa pensi di fare?" mi chiese Niall allarmato.
"Tranquillo ho un piano..." e gli raccontai cosa avevo in mente.
Loro mi guardarono a bocca aperta per tutto il tempo.
"....ed ecco il mio piano" aspettai un momento sapevo che le lamentele sarebbero arrivate presto.
E tre, due, uno.
"COSA?!" urlarono tutti. 
"Cosa vi avevo detto?! Che avreste fatto tutto quello che vi avrei detto! Quindi non vi lamentate e fate quello che vi dico capito?!" dissi quasi urlando.
Tutti mi guardarono basiti ma poi accettarono senza dire una parola.
"Bravi così si fa!" dissi applaudendo come una bambina di 3 anni che aveva appena ricevuto una caramella gommosa.
"No seriamente...siete sicuri?" chiesi.
Loro si scambiarono varie occhiate poi mi guardarono. 
"Sicurissimi" mi rispose Niall. 
"Perfetto allora, voi sapete cosa dovete fare, io so dove devo andare e quindi...ci vediamo all'angolo della strada vicino al bar The Wild ok?" chiesi.
Tutti annuirono.
"Ok io torno a casa ci vediamo dopo..." ma Louis mi interruppe. 
"No rimani qui! Tanto comunque ci vediamo tra due ore"mi disse. Io guardai l'orologio. Avevo parlato per ore cazzo!
"Ok rimango" dissi. Poi pensai che non avevo più una camera, sicuramente o Louis o Niall l'avevano occupata.
"Dai andiamo a riposarci" disse Ally. Tutti si alzarono e si diressero verso le loro camere. Io rimasi giù e tutti mi guardarono.
"Perchè non sali?" mi chiese Niall.
"Beh io dormo sul divano dato che non penso di avere ancora una camera" dissi. 
"Oh è vero scusa!" disse Louis.
"Non fa niente! Tanto è solo per un'ora e mezza" dissi alzando le spalle e dirigendomi in salotto.
Poi mi girai e vidi che i miei amici erano ancora lì sulle scale, immobili.
"Dai salite! Su su!" gli dissi. Tutti risero e si augurarono la "buonanotte". Quando tutti salirono andai verso il salotto dove il mio comodo divano mi aspettava.
Fortunatamente il camino andava ancora, così mi spostai una delle poltrone e la posizionai davanti a esso. Poi mi tolsi le scarpe e mi accoccolai sulla poltrona. Mi rilassava guardare il fuoco, non ho mai capito perché però. Minuto dopo minuto la stanchezza si faceva sentire. Piano piano cercai di addormentarmi quando...sentii un rumore. Mi girai e vidi che nella stanza era entrato qualcuno. 
"Ancora sveglia?" mi chiese Louis. Io sorrisi e tornai a guardare il fuoco. 
"Qualquno mi ha risvegliato" dissi.
"Oh mi dispiace, volevo vedere se eri ancora sveglia e così sono sceso io non..." lo interruppi con un gesto della mano.
"Tranquillo, fa niente" dissi. Mi girai a guardarlo. Era in piedi di fianco alla poltrona.
"Ehi abbassati se no mi viene il torc collo a parlarti" scherzai. Lui ridendo si inginocchiò e finalmente potevo vederlo bene.
"Contenta?" mi chiese.
"Quando tutto questo sarà finito, si, solo allora sarò contenta" gli dissi smettendo di sorridere.
"Dai spostati un pochino che di stare in ginocchio non mi va!" affermò alzandosi. Io lo guardai.
"Qua non ci stiamo in due!" lui rise.
"Scommettiamo?" io annuii semplicemente. 
A quel punto lui mi prese a mo di sposa e si sedette sulla poltrona con me ancora in braccio. Ok si ci stavamo.
"Ok hai vinto tu" dissi ridendo. Lui adesso guardava il fuoco.
"Sai mi ha sempre rilassato guardare il fuoco" gli dissi appoggiando la testa sul suo petto.
"Davvero? E perché?" mi chise spostando il suo sguardo su di me.
"Non lo so...comunque se ti do fastidio posso prendere un'altra poltrona tranquillamente" affermai cercando di alzarmi. Ma lui mi fermò. 
"No no tranquilla, resta" disse. E così tornai alla posizione di prima. Quel ragazzo doveva prestarmi il suo profumo perché era divino! 
"Posso farti una domanda?" gli chiesi alzando la testa per guardarlo negli occhi.
Lui annuì e basta.
"Dove hai comprato questo magnifico profumo?" gli domandai esaltata. Lui sorrise mostrando una fila di denti bianchi come il latte.
"È un regalo di Niall per il mio ventottesimo compleanno, ma se lo vuoi nel cassetto più in alto del bagno lo trovi ok?" 
"Ok, grazie" dissi tornando a guardare il fuoco.
"Beh meglio se ti vai a riposare adesso" gli dissi senza muovermi da quella comoda posizione. Lui mi guardò.  In realtà non aveva ancora smsmesso di fissarmi.
"No io rimango in salotto, tu vai a letto" 
"No no ora è la tua stanza quindi vai tu" dissi convinta. 
"Bene dato che ne tu ne io ci vogliamo andare restiamo qua" affermò. 
"Benissimo" dissi. Riappoggai la mia testa sul suo petto, che poco prima avevo alzato per guardarlo dritto in faccia, e chiusi gli occhi. Sentii le braccia di Louis che mi stringevano come in un abbraccio. Poi mi diede un piccolo bacio sui capelli. 
"Buonanotte" mi sussurrò per poi appoggiare il suo mento sulla mia capoccia dura.
"Buonanotte" dissi e così ci addormentammo.
Un'ora dopo ero sveglia, ma ancora tra le braccia di Louis. Dovevo svegliare lui e gli altri.
Così alzai la testa per guardarlo e piano piano iniziai a chiamarlo.
"Louis, ehi svegliati" dissi accarezandogli i capelli scompigliati. Lui mi sentì e aprì un occhio, poi anche l'altro si aprì mostando i suoi bellissimi occhi azzurri. Mi sorrise poi mi strinse di più a se. Quel ragazzo aveva bisogno d'affetto si leggeva nel suo sguardo. 
Quando mi lasciò mi alzai. Ero un pochino indolenzita ma va beh. Poi si alzò anche lui.
"Allora tu chiami i ragazzi io le ragazze va bene?" lui annuì e corsimo dI sopra a svegliare i nostri amici. Nel giro di venti minuti eravamo tutti pronti a partire con il piano.
Uscimmo di casa e ci dividemmo a coppie. Ognuna avrebbe preso una carrozza differente. Io con Niall, Liam con Stef, Louis con Bella, Hope con Aria e infine i nostri sposini Harry e Ally.
Io e Niall prendemmo la prima carrozza che passò. 
"Buona sera signori dove vi porto?" ci chiese il cocchiere, che riconobbi subito. 
"Lei sta mattina mi ha portato qui senza farmi pagare no?" chiesi. Lui mi guardò attentamente poi sorrise e annuì. 
"Alfred piacere" mi disse porgendomi la mano.
"Camila, piacere mio" dissI stringendogli la mano.
"Dove vi porto sta sera?" richiese Alfred.
Gli dissi dove dovevamo andare e anche che dovevamo raggiungere in fretta quel posto.
Lui senza fare domande schizzò come un lampo verso il punto d'incontro con Evans.
Che dire ancora, i bianchi hanno la prima mossa.

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Capitolo 20
*** Ti Amo ***


Dieci minuti dopo eravamo fermi, di fianco al lampione, e stavamo aspettando Evans. 
"Quando arriva?" mi chiese Niall molto agitato. Io gli accarezzai il braccio per tranquillizzarlo, ma non funziò.
"Calmati. Niall ehi andrà tutto bene fidati di me" dissi guardandolo negli occhi. Lui mi lanciò un'occhiata preoccupata.
"Ti fidi di me?" gli chiesi.
"No!" mi disse. Io sorrisi.
"Bravissimo, hai capito tutto dalla vita" gli dissi. Lui iniziò a ridere piano. 
Evans stava ritardando e anche di parecchio. 
"Ma non doveva essere già qui?!" mi domandò Niall iniziando a camminare avanti e indietro passando sotto il lampione almeno cinque volte.
Anch'io iniziai a preoccuparmi seriamente. Evans e la parola ritardo non potevano stare nella stessa frase. Come Camila Jackson e finezza! Non potevano assolutamente stare nella stessa frase, periodo, proposizione o tutto quello che volete!
Ma stavamo dicendo che Evans era in ritardo, Niall agitato e io...io ero tranquilla. Pensai che forse sarebbe venuto a piedi, o che si era dimenticato, oppure che avvesse avuto un contrattempo...non ci credevo! Stavo cercando una scusa per giustificare il suo ritardo.
Passò un'ora, poi due, due e mezza. Mi stavo incazzando.
"Ora basta se non arriva entro dieci minuti noi ce ne andiamo capito Niall?" gli dissi. Lui si avvicinò a me e annuì.
"SI sono stanco anch'io dannazione" affermò sbuffando.
"Beh mi dispiace che ve ne andiate" una voce dietro di noi ci fece sobbalzare. Mi girai e vidi Evans in tutto il suo splendore.
"Finalmente dottore, stavo facendo la muffa! Ma se mi permette...perchè tutto questo ritardo?" chiesi incrociando le braccia sotto il seno.
Lui sorrise. Poi guardò Niall.
"Beh ho avuto dei piccoli problemini a casa. Sa mio nipote, Zayn, voleva venire qua per vendicarsi di qualcuno- sospostò lo sguardo su di me- ma io glielo impedito" disse tranquillo.
"Che gli hai fatto?" chiese Niall. Evans lo guardò, anzi lo fulminò. 
"Niente di che...sai farò la stessa cosa a te ragazzo" in una frazione si secondo tirò fuori una pistola dalla tasca interna della giacca e la puntò contro Niall.
Ok lo ametto questo non me lo aspettavo. Mi aspettavo che venisse con i suoi scagnozzi, ma la pistola era l'ultimo dei miei pensieri. Cazzo.
Niall mi guardò terrorizzato. Il piano stava saltando cavolo!
"Metti subito giù la pistola, se devi uccidere qualcuno, uccidi me!" urlai mettendomi davanti a Niall.
"Non farlo" mi sussurrò all'orecchio Niall. 
"Sta zitto" gli dissi.
Evans era davvero arrabbiato. Caricò la pistola.
"Tanto se colpisco te il proiettile ferirà anche il tuo amichetto lo sai vero?" mi disse sorridendo. Certo che lo sapevo e dovevo pensare a qualcosa molto velocemente.
Non avevo neanche la pistola che avevo trovato nel bidone che avevo fatto cadere solo il giorno prima.
Ero nel panico sopratutto perchè i ragazzi non sapevano della pistola, e non sapevano che il piano si stava distruggendo passo dopo passo. Avevo programmato tutto così perfettamente. Poi ebbi una folle idea.
Sorrisi. Evans mi guardava con un sopracciglio alzato.
"Scappa" sussurrai a Niall. Lui mi guardò.
"No" sussurrò a sua volta.
"Ti prego fai quello che ti ho detto scappa"
"Non ti lascio da sola lo promesso a Louis" quelle parole mi colpirono. Louis non voleva che Niall mi lasciasse sola. Perchè? Però era una cosa dolce...peccato che non avrei più rivisto quei fantastici occhi azzurri e quel magnifico sorriso.
"Scappa ti prego Niall. Fallo per me, vai dagli altri!" gli dissi.
"Arrivo dai ragazzi e chiamo aiuto ok?" mi disse. Bravo Niall. Mi sarebbe mancato.
"Vai in fretta e non voltarti! Per nessuna ragione al mondo!" gli dissi.
"Ok" 
"Al mio tre parti...uno, due..." poi mi fermai e guardai Evans "...LA POLIZIA!" urlai. Evans si girò in fretta e furia facendo cadere la pistola.
"...tre" sussurrai. Niall partì di corsa. Io raggiunsi la pistola di Evans e la presi. 
Lui si girò pronto per raccogliere la pistola ma quando non la vide si arrabbiò parecchio.
"Lei! Dov'è il ragazzo?! Mi ha preso in giro!" urlò scattando in avanti verso di me. Io iniziai a correre come una matta verso il parco. Dal parco si passava ad un bosco.
"Porca troia si fermi!" urlò aumentando la velocità della corsa. Mi stava raggiungendo.
Aumentai il passo ed entrai nel bosco che portava fuori città. 
"Dove vuole arrivare?!" mi urlò.
"Lo vedrà!" urlai di rimando.
Sfrecciai attraverso il bosco e indovinate dove arrivai? Beh se state pensando fuori città vi dico subito che...siete dei deficenti! Arrivai alla cascata del mio ricorrente incubo.
Arrivai alla cascata e mi bloccai a un metro dal precipizio. Evans si fermò dieci metri da me.
"E ora che vuole fare eh?" disse iniziando a camminare verso di me. Io iniziai a camminare verso destra, per poterlo guardare negli occhi.
E ora eravamo faccia a faccia sul bordo di quella cascata. Lui mi guardava arrabbiato, sudato e stanco. Io ero sfinita e i piedi mi facevano male.
"E adesso signorina?" mi chiese iniziando a ridere.
Io sorrisi sapevo che fare. Gli corsi incontro facendolo cadere.
Mi rialzai veloce. Avevo la cascata davanti e davo le spalle al bosco. Perfetto.
Evans si rialzò ansimando.
"Ah voleva che la cascata fosse dietro di me per spaventarmi? Beh le comunico che non..." venne interrotto da delle voci dietro di me.
"Fermi!" urlo Ally. Mi girai e vidi che c'erano tutti. Mi guardavano spaventati.
"Ragazzi andate via" urlai. Loro si avvicinarono.
"No fermi andatevene!" troppo tardi mi avevano già raggiunto. Erano arrabbiati.
"Che vuoi fare ce lo spieghi eh?!" mi urlò contro Louis.
"Non posso dirvelo ma lo scoprirete presto" dissi girandomi per vedere che stava facendo Evans. 
Era femo, pallido e preoccupato.
"Mi dispiace" dissi abbracciando Ally. Lei ricambiò.
"So che vuole fare, non lo faccia la prego!" mi sussurrò.
"Devo" sussurrai.
Poi tutti mi abbracciarono anche se non sapevano perchè. Solo Ally ne era a conoscenza.
Ed ecco Louis, che mi guardava dispiaciuto e arrabbiato.
Mi abbracciò stritolandomi di nuovo.
"Ti prego ho capito cosa vuoi fare! Non lasciarmi" mi disse. Si staccò dall'abbraccio.
"Mi dispiace Lou, devo!" dissi. A quel punto fece una cosa che non mi sarei mai immaginato: mi baciò! Era bellissimo. Ci staccammo e tutti ci guardarono a bocca aperta.
"Perchè?" chiesi.
"Secondo te perchè?" mi disse ridendo "Ti amo, scema" disse.
"Facciamo una cosa, se mai tornerò ti risponderò, ma ora lasciami fare quello per cui sono nata" 
"Cioè rompere le palle a me?" disse Harry.
"Occupare il mio ufficio e rompermi i coglioni?" Ally.
"Farmi sgobbare dalla mattina alla sera?" Liam.
"Usare le mie scarpe?" Hope.
"Aver scassinato la porta di casa mia?" Louis.
"Rischiare di farmi uccidere?" Niall.
"Spaventare a morte mio marito? O perchè me lo ricordo eh!" Stef.
"Distruggere casa mia? Si mi ricordo anche questo!" Aria.
Li guardai scioccati.
"No...coglioni torturare Evans!" dissi buttando le braccia in aria e indicandolo. Evans era ancora lì tremante dalla paura.
"Mi dispiace" dissi. 
Mi girai verso Evans e iniziai a camminare verso di lui. Un metro di distanza da lui iniziai a parlare.
"Evans"
"Che vuole fare? Se mi fa cadere lei verrà con me!" disse.
"Ed è proprio quello che voglio!" urlai.
Corsi verso di lui più veloce che potevo. Lui urlò.
Lo spinsi giù dalla cascata attacandomi alla sua giacca. Nel mondo non c'è posto per tutti e due. Ma forse non c'è posto per nessuno di noi due.
L'ultima cosa che sentii furono gli urli dei miei amici.
I bianchi stavano vincendo.

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Capitolo 21
*** Felice ***


L'unica cosa che mi ricordo è l'impatto con l'acqua e basta.
Infatti quando mi svegliai ero in una stanzetta bianca, con uno specchio dritto davanti a me e...ok dai ero nella mia vecchia stanza d'ospedale.
Ero un pochino stordita e pensavo che dell'acqua mi fosse entrata in testa. Piano piano mi alzai e vidi che indossavo una camicia da uomo e un paio di pantaloni della tuta di Ally, orribili tra parentesi, ma va beh. Decisi di andare in bagno a lavarmi la faccia.
Peccato che quando mi guardai allo specchio mi venne un colpo. Avevo i capelli orribili e spettinati. Sicuramente si erano arricciati una volta asciutti. 
Comunque mi lavai la faccia e mi feci una coda alta per tenere a bada quei cazzo di capelli.
Tornai in camera e mi andai a sedere sul letto. Poi iniziai a pensare a Evans.
Era morto? O vivo? Era fuggito? O era in ospedale? Che avrei fatto adesso? Troppo concentrata a cercare risposte a queste domande non mi accorsi che era entrato Louis nella stanza.
"Ehi sei sveglia!" disse venendo verso di me. Io gli sorrisi e poi allargai le braccia. Lui ci si tuffò letteralmente dentro. Oh che amore.
"Ehi" gli dissi assaporando il suo magnifico profumo.
"Sai che hai dormito per due giorni interi?" disse tra i miei capelli. Io sorrisi. Erano parecchi due giorni. Se Evans fosse sopravvissuto e scappato per me sarebbe stato impossibile raggiungerlo.
"Evans..." sussurrai. Lui si staccò e si sedette sul letto di fianco a me. Poi mi sorrise.
"Evans è morto" disse "lo abbiamo trovato a testa in giù sul fondo della cascata, e tu eri nella stessa posizione. Pensavamo di averti perso per sempre, cazzo! Poi hai detto 'Porca puttana' e li siamo scoppiati a ridere! Ti abbiamo portato in ospedale io, Harry, Ally e Hope. Gli altri hanno portato Evans, anche se era morto" disse senza smettere di sorridere. Ero molto molto felice.
Lo guardai e gli feci un sorriso largo e sincero. Lui mi guardò dolcemente e poi mi prese la mano.
"Sei felice adesso?" mi chiese.
"Si molto! Cazzo c'è l'ho fatta! Ho ucciso Evans dannazione! Niente più problemi, niente più minacce, niente di niente!" dissi buttandomi all'indietro. Ero stesa sul letto a pancia in su e sorridevo come un ebete.
Anche Louis si stese di fianco a me.
"Allora gli altri pensi di avvertirli che sei viva o no?" mi chiese girandosi su un fianco per guardarmi. Io guardavo il soffitto.
"Si dai! Oddio devo salutare anche Ellen, Walter e Marilyn! Come stanno?" chiesi alzandomi di scatto dal letto. Louis si alzò con più calma.
"Hanno detto che ti aspettano in mensa" 
"Ok dai andiamo dagli altri!" dissi pimpante. Raggiunsi la porta della stanza, la aprii e corsi fuori. Poi vidi che Louis non mi stava seguendo e tornai in camera.
"Allora ti vuoi muovere?!" gli dissi andandogli incotro.
"Ok calmati!" disse ridendo. Io gli presi la mano e iniziammo a correre lungo il corridoio. 
Incontrai Igor che si era ripreso dalla perdita del paziente. 
Incontrai Jasmine che mi abbracciò.
E poi arrivvammo nell'atrio dove c'erano i nostri amici.
"Madison!" urlai facendo girare mezzo ospedale.
Ally si alzò di scatto e mi corse incontro.
"Jackson!" mi disse stritolandomi.
"Ragazzi!" urlai dopo essermi liberata dalla presa della mia meravigliosa collega. Tutti mi abbracciarono. Mi erano mancati i giorni in cui ero felice e non conoscevo Evans. E proprio adesso che lui non c'era più ero tornata la vecchia me.
Ora stavamo chiaccherando tranquillamente quando...mi accorsi che era appena entrato Zayn. Si Zayn! Pensavamo fosse morto e invece era ancora qui.
Tutti noi ci guardammo sorpresi e spaventati.
"Tranquilli non voglio farvi del male" disse avvicinandosi.
"E allora perchè sei qui?" disse Louis mettendosi davanti a me.
"Per ringraziare Camila" disse. Ne rimasi sorpresa.
"Perchè?" chiesi facendomi vedere.
"Perchè lo hai ucciso! Non ce la facevo più a ubbidire a tutti i suoi ordini! Non ti ho mai voluto uccidere, e neanche te amico- disse rivolto a Niall- mi dispiace Harry per averti fatto del male- disse spostando il suo sguardo da Niall a Harry- quindi grazie!" 
Rimasi allibita dal suo discorso.
"Sai sei una grandissima testa di cazzo...ma ti perdono!" dissi avvicinandomi a Zayn. 
"Bene beh io vado sai...tu mi fai paura" e con questo provocò risatine da parte dei miei amici.
"Me lo dicono in tanti!" dissi. E così salutammo Zayn e ci avviammo verso la mensa.
Appena entrati corsi verso il tavolo dei miei tre vecchietti preferiti. 
"Marilyn, Ellen, Walter!" dissi correndo da loro. Mi abbracciarono e iniziammo a parlare, finchè non arrivarono i miei amici.
"Dobbiamo andare a casa, principessa" mi disse mia sorella. 
"Emh...ok" dissi alzandomi dalla sedia.
"Arrivederci cara"
Abbracciai ancora una volta tutti e tre.
"Arrivederci ragazzi"
Walter rise.
"Ragazzi parliamone" disse.
"Parla per te vecchio" gli urlò dietro Ellen.
Alla fine stavamo ridendo tutti quanti. Ero davvero felice in quel momento.
"Dai dobbiamo andare a casa! Andiamo a festeggiare sta sera!" disse Niall facendomi fare una piroetta.
"Ok" dissi ridendo. 
Salutai Igor e Jas poi chiamammo una carrozza per tornare a casa. 
Una volta arrivati, entrammo e tutti andammo a fare una bella doccia calda. Dopo quasi quaranta minuti eravamo tutti pronti per andare a cena fuori.
"Siete bellissime ragazze" disse Harry.
I ragazzi ci portarono in un bellissimo ristorante.
Passammo tutta la sera a ridere a scherzare. Eravamo tutti molto felici, poi si alzò Niall.
"Io proporrei un brindisi a Camila! Sei fanastica ed è solo grazie a te se oggi siamo qui, e con siamo qui, intendo che siamo vivi!" ridemmo e poi facemmo il brindisi.
La serata finì benissimo, tornammo a casa e andammo a dormire. Io però andai in salotto e mi sedetti sulla poltrona davanti al fuoco che avevo appena acceso.
Poco dopo sentii dei passi avvicinarsi alla mia postazione.
"Che dici ci stiamo in due?" scherzò Lou. Sorrisi e mi alzai.
"Prego!" dissi. Lui si sedette e io mi buttai su di lui.
"Ahia! Ehi mica pesi venti chili!" disse.
"Stai dicendo che sono grassa?!" quasi urlai.
"No, no! Va beh lascia stare" disse.
Restammo in silenzio per un po, poi parlò.
"Tu mi devi ancora dare una risposta" disse sorridendo. Avevo la testa appoggiata al suo petto come la sera prima.
"Hai ragione" gli dissi. Poi lo guardai.
"E se ti dicessi che ti amo anch'io...tu che faresti?" dissi sorridendo. Lui mi guardò stupito e felice conteporaneamente.
"Io direi.." niente mi baciò. Poi si alzò facendomi cadere come una pera.
"SVEGLIA! CAMILA HA DETTO CHE MI AMA! SU SPUMANTE! MUOVETE IL CULO" urlò Louis. In una frazione di secondo erano scesi tutti. Chi in pigiama, chi con i capelli da pazzo e chi ancora non capiva cosa stava succedendo.
Alla fine festeggiamo di nuovo. La mia vita incominciava in quel momento.
Direi che la partita era chiusa per sempre.
 
 

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Capitolo 22
*** Fine? ***


Beh sono felice che dire...ho concluso la mia storia. Scritta in prima persona ppoi penso sia venuta ancora meglio. Si, è fantastica.
Dai lo sapete che non sono modesta credo che mi abbiate più o meno inquadrato, chi bene e chi male. Dico solo che mi sono divertita a ricordare la mia battaglia contro Evans. Un po mi dipiace che sia morto, sopratutto perchè adesso non ho niente da fare! C'è mi sono ritrovata a scrivere questa storia, io! Io che scrivo!
Mamma mia...poi ovviamente quando lo fatta leggere oddio! Stavano morendo dalle risate!
Sopratutto quando gli leggevo i miei pensieri su di loro allora.
Penso di essere stata davvero simpatica a scrivere questa piccola storia. Piccola ma significativa credo.
Comunque ho passato molto tempo a scriverla e infatti Louis doveva portarmi colazione, pranzo e cena nello studio. 
Quel ragazzo ha il cuore d'oro! E mi ama davvero tanto dato che mi sopporta giorno e notte.
Ally e Harry si sono sposati! Scusate ri-sposati! E indovinate? Io...e dico IO ero la damigella d'onore! E i ragazzi erano i testimoni di Harry anche Zayn! 
Niall è diventato il mio migliore amico! E si è fidanzato con Hope. Zayn con Aria e Liam continua a farmi da maggiordomo. 
Noi adesso ci siamo trasferiti nella ex casa e attuale casa di Niall e Louis.
Siamo diventati come fratelli e siamo sempre più uniti. Certo io e Ally continuiamo a chiamarci per cognome, ma questo è il nostro marchio di fabbrica.
Poi anche Zayn è venuto ad abitare con noi. Che bella vita cavolo! 
Sono sempre sorridente e preparo addirittura la cena a volte. Ma dato che non so cucinare mi faccio aiutare da Bella.
Oramai dall'accaduto sono passati due anni, ma continuiamo a essere felici.
Io ho scritto anzi...ho pubblicato questa storia per farvi sorridere e farvi vedere che anche persone molto diverse tra loro, possono diventare un'unica, grande famiglia.
Beh io spero solo vi sia piaciuta perchè...è tutto...INVENTATO!
Mi dispiace dirvelo ma io ho invetato tutto, anzi non proprio tutto! Devo confessare che sono morta quando Zayn mi ha sparato. 
In realtà non mi sparò all'addome ma dritto al cuore e arrivata in ospedale ero morta. Niente è riuscito a salvarmi ma dico solo una cosa, Louis mi amava davvero. Me lo disse quando Zayn mi sparò. Poi mi baciò dicendomi addio. Sarò morta ma sò molte cose! Il brindisi di Niall però c'è stato!
In più tutto quello che vi ho detto prima è vero. Tranne Zayn che viene a vivere da noi e che ha rifatto da testimone a Harry.
Ma so un'altra cosa...Evans si è suicidato. Non ce la faceva più e così si è impiccato a casa sua ed è stato ritrovato morto dopo due giorni la mia "scomparsa".
Poi Louis a incontrato una ragazza meravigliosa: Lea. Lo so perchè viene al cimitero tutti i giorni e mi racconta tutto. Mi ha detto che Lea la ama, ma il suo cuore sarà sempre per me. Che dolce. Adoro il fatto che abbia trovato qualcuno da amare. In più ogni tanto mi viene a trovare, Lea, e a sentirla parlare, sembra una ragazza dolcissima. Louis ha fatto una bella scelta anche se...vorrei tanto essere al suo posto.
Ah...non importa ormai sono nella tomba e ci resterò!
Non ho più niente da dire, anzi una cosa c'è l'avrei.
Ci vediamo all'inferno.
Baci.
Camila Jackson.

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Capitolo 23
*** Bugiarda ***


Ma voi, con tutte le bugie che dico, siete proprio sicuri che sia morta? Camila Jackson

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