What Dreams Are made Of

di Seryka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Strane Reazioni ***
Capitolo 3: *** Quella Strana Sensazione ***
Capitolo 4: *** Incontri In Pista ***
Capitolo 5: *** Innaturale ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo



 

< Posso entrare tesoro? > Chiese Anne bussando alla porta della stanza del figlio.

< Si, mamma entra pure >

La donna entró e si sedette sul letto dove il figlio era steso intento a leggere "Il Diario Di Anna Frank".     

< Amore non sei mai uscito di casa oggi. È iniziata l'estate dovresti divertiti > 

Il ragazzo non rispose, rimase con lo sguardo incollato alle pagine del libro. Avevano giá affrontato questo argomento e non gli andava di rimettersi a discutere con la madre.

< Lo so che ti manca, ma >

< "Ma" niente, mamma! Non ho alcuna voglia di uscire. Punto e basta! >

Anne sospiró, sapeva che in quella discussione non avrebbe mai avuto la meglio.

< Ascolta, perchè per stasera non metti giú i libri e vieni con me e papá a cena fuori. Il signor Doson e la sua famiglia ci hanno invitato al ristorante emh... Cinese credo > 

< Cinese? Da quando vi piace il cibo cinese? > Chiese distogliendo stavolta lo sguardo dal libro.

< In realtá è la signora Doson che ha scelto il posto. Pare che quel cibo sia ottimo per la sua dieta, o qualcosa del genere >

< Uff... Scommetto che devono parlare di affari vero? Allora grazie, ma passo >

< E dai, lo sai che quest'affare è importante per tuo padre. Se va in porto sai come si allargherebbe l'azienda di famiglia? >

< Emh... No, e non mi interessa > E tornó a guardare le pagine del racconto.

La donna spazientita tolse il libro di mano al figlio e lo richiuse appoggiandolo sul letto.

< Hey! Ero arrivato a un punto importante! > Protestó il ragazzo.

< Avanti Harry. È tutto il giorno che sei chiuso qui, adesso ti alzi e ti metti quell'adorabile smoking nero che ti sta tanto bene > Disse trascinandolo per il braccio verso il bagno.

< Va bene! Va bene! Non cè bisogno che mi stacchi un braccio >

***

< Jilin! > 

< Dimmi mamma > 

< Quando hai finito di sparecchiare quel tavolo puoi preparare il N°12? Ci verranno due famiglie, devi apparecchiarlo per sei persone. Servili tu stasera, perfavore > 

< Ok, a che nome è prenotato? Cosí ci metto subito il cartellino >

< Aspetta che controllo, Mhh... Doson! >




 

~ Ehila! 
Allora, come ho già specificato nella prefazione, questa storia non è mia. Ma di un autrice (Angel_15) che l'ha pubblicata nella categoria di un altro gruppo (SHINee). Lei è una delle mie migliori amiche, e quando mi ha fatto leggere questa storia l'ho adorata! Ho pensato che fosse troppo bella, e volevo diffonderla anche in questo fandom (Io sono ovviamente una directioner).
Tratta una tematica abbastanza forte e delicata che capirete andando avanti coi capitoli.
Che altro dire?
Nella fic "originale" siamo arrivati al nono capitolo, e comunque lei sta continuando a scrivere... Quindi spero di pubblicare con abbastanza frequenza.
Ci vediamo al prossimo capitolo quindi.
Baci ♡ ~

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Capitolo 2
*** Strane Reazioni ***


Strane Reazioni



 

                                                                                               Image and video hosting by TinyPic







"Baby you light up my world like nobody else 
The way that you flip your hair gets me overwhelmed
But you when smile at the ground it aint hard to tell
You don’t know
You don’t know you’re beautiful"

[One Direction - What Makes You Beautiful]

 


 





 








La famiglia Styles arrivò al ristorante cinese "Fortunate Shangai" alle 19.15 quella sera. Erano in anticipo di una decina di minuti e dato che i Doson dovevano ancora arrivare decisero intanto di accomodarsi al tavolo.

Entrarono nell'enorme sala e il maitré li condusse al tavolo.

< Appena i signori arriveranno la cameriera vi servirà immediatamente >

Rivolse un inchino ai signori, com'è solito fare nella loro cultura, e lasciò loro il menù. Harry allungò un braccio per afferrare quella lista piena di cibi che non aveva mai assaggiato e che lo incuriosivano da morire, ma la madre lo fermò.

< Non è educato ordinare prima che tutti siano a tavola >

< Non voglio ordinare, voglio solo vedere che piatti ci sono >

< Ha ragione tua madre. Appena arrivano i Doson puoi guardare quello ti pare ora però mettiti composto >

Il ragazzo sbuffò chiudendo il menù e spostando lo sguardo sui tre posti vuoti.

" Aspetta un attimo! Tre?!?! "

< Perché ci sono altri tre posti? >

< Il signor Doson, la signora e... > " Ti prego fa che non sia lei" < Katrine, la figlia > Rispose suo padre indicando i posti uno per uno.

" No, tutto tranne lei! "

< Ma perché?! > Esclamò Harry alzandosi di scatto.

< Tesoro non alzare la voce! > Lo rimproverò la madre facendolo risedere < Qual'è il problema? >

< Io quella lì non la sopporto lo sapete, mi sta sempre appiccicata. Mamma perché non mi hai detto che veniva anche lei? >

< Beh... Mi sembrava scontato. E poi non capisco perché la odi tanto, è una bella ragazza e ha anche la tua età >

< Appunto, anzi non capisco come mai ancora non stiate insieme. Ti ha corteggiato più volte, cosa aspetti a farti avanti? > Aggiunse Des, il padre di Harry.

< Cosa dovrei fare io? > Disse lanciando un'occhiataccia al padre. < Non mi vedrete mai in compagnia di una oca del genere. Come se poi vi importasse davvero della mia vita sentimentale >

< Harry! > Lo rimproverarono entrambi.

Il ragazzo si accasciò sulla sedia incrociando le braccia. Non ebbe nemmeno il tempo di controbattere che fecero il loro ingresso i tanto attesi signori Doson in compagnia della figlia. Una ragazza sui diciassette anni, alta, capelli ricci e mori. Un bella ragazza insomma, o almeno una delle ragazze più agognate del luogo.

< Buonasera. Scusate il ritardo, è tanto che aspettate? > Chiese la signora accomodandosi al tavolo.

< Ma no si figuri Mary. Siamo noi che siamo in anticipo > Rispose Anne con un sorriso.

Si accomodarono anche il signore e Katerine che, ovviamente, prese subito posto accanto a Harry.

< Ciao Harry. Come sei Elegante, questo vestito mette in risalto i tuoi occhi sai? >

Dio quanto la odiava quando faceva la lecca piedi.

< Ma davvero? Strano dato che il vestito è nero > Rispose cercando di non apparire acido.

< Emh... Scusatelo è un po' nervoso stasera > Disse Des lanciando un occhiata di rimprovero al figlio che si accasciò nuovamente alla sedia, sbuffando senza farsi vedere.

Iniziarono tutti a dare un occhiata al menù e finalmente Harry poté scoprire piatti a lui del tutto nuovi.

Non aveva mai assaggiato nulla di tutto ciò ma quei piatti, dai nomi cosi insoliti per lui, lo incuriosirono parecchio. Puntò il dito su "Spaghetti misti al forno" anche se non aveva la minima idea di cosa rappresentasse quel “misti”. Gli altri si fecero consigliare dalla signora Mary che già aveva esperienza con quegli strani piatti, ma Harry non badò a cosa scelsero loro. La sua mente era concentrata sugli spaghetti, moriva dalla voglia di sapere che sapore avessero.

Pochi minuti dopo arrivò la cameriera prescelta perché li servisse per tutta la serata. Una ragazza non molto alta. Capelli castani, evidentemente tinti.

< I signori hanno deciso cosa ordinare? >

Uno per uno eseguirono le loro richieste e quando fu il suo turno, Harry rivolse lo sguardo alla cameriera.

< E per lei signorino? >

< Eh... Ehm... >

Guardò intensamente i suoi occhi a mandorla e poi si decise a parlare.

< Per me Spaghetti misti al forno >

< Perfetto >

Scrisse il tutto sul suo block-notes e si diresse in cucina.

< Tesoro tutto bene? > Chiese Anne al figlio.

< S-Si perché? >

< Non so, ti si stanno arrossando le guance, fa troppo caldo? >

< Vuoi che ti accompagno fuori? > Chiese Katerine.

< No no > Disse lui scuotendo la testa e riprendendo man mano il suo colore naturale.

***

< Sono pronti i piatti del tavolo 12? > Chiese Jilin al padre, nonché proprietario e capo chef del ristorante.

< Si mancano solo gli spaghetti, ma intanto gli altri servili. Tanto è quasi pronto >

La ragazza prese i piatti e si diresse al tavolo e mentre serviva, Harry tornò a guardare i suoi occhi quasi istintivamente. Senza neanche pensarci, come se qualcosa nella sua mente glielo avesse ordinato. Mancava solo il suo piatto, quindi Jilin tornò in cucina a verificare se era pronto.

< Sei di nuovo rosso. Sicuro di star bene? > Chiese Des notando che le guance del figlio stavano riprendendo un colore acceso.

< Io... S-si mi s-sento bene >

< Caro forse dovresti andare a sciacquarti il viso con un po' d'acqua fresca > Suggerì la signora Mary.

< S-si adesso vado in bagno >

< Ti accompagno > Si offrì Katerine.

< No grazie! vado da solo >

Fece per alzarsi dalla sedia ma non si accorse che nel frattempo la cameriera era tornato con gli spaghetti, quindi quando il ragazzo si alzò inciampò nei piedi di Jilin che stava per servire il piatto. La ragazza perse l'equilibrio e stava per cadere ma Harry riuscì ad afferrarla. Nel fare ciò però il piatto pieno di spaghetti gli cadde di mano finendo addosso a... Katerineche si trovava li affianco.

Jilin posó lo sguardo sugli occhi del ragazzo che ancora non aveva notato. Aveva degli occhi verdi è profondi. Il profumo dei suoi capelli ricci e castani entró nelle narici della cameriera intontendola per un attimo.

Harry invece tentó di non guardarla dato che giá per due volte la vista degli occhi della ragazza le avevano provocato una reazione anche a lui inspiegabile.

< Ma che cazzo! Perché non guardi dove metti i piedi imbecille > Sbottò Katerien alzandosi dalla sedia.

Jilin si voltò e notò il vestito della ragazza completamente ricoperto di spaghetti e verdure.

< Mi scusi, davvero sono dispiaciuta > Disse inchinandosi profondamente.

< Mi pare il minimo. Cos'è sei cieca per caso? O sei proprio una cretina? >

< Katerine adesso basta, ti ha chiesto scusa > Intervenne Harry.

< Non me ne faccio niente delle scuse di questa qui. Non è colpa mia se non vede neanche dove cammina >

< Non l'ha fatto apposta. E poi è anche colpa mia che mi sono alzato >

< No Signorino... La ragazza ha ragione. Sono io che ho la testa tra le nuvole. Le porto immediatamente un altro piatto e a lei porto dei fazzoletti >

< Mi pare il minimo! Non credo che un extra-comunitaria come te abbia idea del valore di questo vestito >

E a quel punto qualcosa si accese nella testa di Harry, una sensazione fastidiosa che non riuscì a controllare ma da cui sentiva di doversi liberare.

< ADESSO BASTA KATRINE STAI ESAGERANDO! NON TI PUOI PERMETTERE DI PARLARLE COSI'! > Disse facendo uscire tutta l'aria che aveva nei polmoni.

Praticamente tutti nel ristorante si girarono a guardare l'artefice di quel forte suono e il ragazzo arrossì violentemente, stavolta per l'imbarazzo.

Perché aveva alzato la voce arrabbiandosi in quella maniera?


 


 


 

~ E ri eccomi qua!

Allora, che dite? Sta iniziando a piacervi l storia? Avete capito l'argomento trattato?

Mhh... Forse è ancora un po' presto...

Anyway! Ho chiesto all'autrice originale di poter scegliere un presta volto da dare alla protagonista (Nella sua storia, c'è una ragazza e un cameriere mentre in questa il contrario). E dato che qui le nostra Jilin è cinese, la mia amica mi ha dato una mano.

Infatti la ragazza che vedete nel banner prima del capitolo si chiama Krystal Jung, è una cantante coreana che fa parte di un gruppo musicale, le f(x). (sono appunto un gruppo che ascolta questa mia amica).

Che ne dite? A me sembra carina... Voi ce la vedete nella parte della protagonista?

Fatemi pure sapere magari con una recensione ;-)

Alla prossima, baci ♡ ~

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Capitolo 3
*** Quella Strana Sensazione ***


 Quella Strana Sensazione




 

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"It’s gotta be you
Only you
It’s gotta be you
Only you

Now girl I hear it in your voice and how it trembles
When you speak to me I don’t resemble, who I was
You’ve almost had enough"

[One Direction - Gotta Be You]


 

















Avrebbe voluto sparire in quel momento. Prendere una pala e scavarsi la fossa da solo.

Sentiva su di se gli occhi di ogni signola persona nel ristorante, sentiva lo sguardo interdetto di Katrine e dei suoi genitori, sentiva quello di sua madre e suo padre (sentiva che avrebbe ricevuto una bella strigliata da loro per come si era rivolto alla ragazza), ma soprattuto sentiva di non avere piú gli occhi della cameriera puntati su di lui. Questa infatti aveva ancora lo sguardo basso, e nonostante lo scossone dovuto all'improvviso urló del ragazzo, era ancora mortificata e a testa bassa.

Dopo lo scatto dei Harry, in quella sala era calato il silenzio, un silenzio che lo stava distruggendo.

I genitori gurdavano il figlio a bocca aperta, mentre gli altri due avevano gli occhi talmente spalancati che a momenti gli sarebbero usciti fuori dalle orbite.

Ci pensó Jilin a rompere quel silenzio, con la testa ancora china: < Vado a prenderle dei fazzoletti > E si diresse subito in cucina.

I vari clienti ripresero man mano a consumare le proprie ordinazioni tornando ai loro discorsi, mentre i due ragazzi si risedettero.

< Emh... Non preoccuparti tesoro domani lo portiamo in lavanderia, eh? > Esordí la madre rivolta alla figlia, ignorando ció che era successo.

Harry la ringrazió mentalmente, anche se sapeva che la tempesta si sarebbe scatenata piú tardi a casa, con i suoi genitori che giá lo guardavano accigliati.

Non passó neanche un minuto che Jilin tornó con una scorta di fazzoletti. In silenzio li porse alla ragazza che glieli strappó rabbiosamente dalle mani senza neanche ringraziarla.

La cameriera si dileguó di nuovo in cucina lasciando che i sei clienti proseguissero la loro cena.



< Tesoro che è successo di lá? > Chiese la signora Wong dal bancone della cucina.

< Ho-ho fatto cadere per sbaglio gli spaghetti addosso a un cliente > Ammise Jilin mortificata.

< Tesoro, non è mai successo. Forse per stasera dovresti staccare, ci penserá tuo fratello a finire di servire il tavolo >

Il ragazzo stava giusto tornando con i piatti vuoti di una coppia di anziani.

< Xiumin puoi finire di servire tu il tavolo 12? Tua sorella ha bisogno di uscire > < Si concordo. Mia sorella avrebbe proprio bisogno di uscire invece di restarsene tutto il giorno chiusa in camera con le sue canzoncine > Disse prendendo il piatto di spaghetti (che nel frattempo era stato giá ripreparato) e dirigendosi al tavolo.

< Ascolta Jilin > Disse la madre. < Hai pensato a... > < Sono stanca mamma > La interruppe la ragazza sapendo dove la madre volesse andare a parare. < Ne parliamo domani ok? > < Certo, adesso vai a casa e riposati. E mi raccomando, non stare come al solito alzata fino a tardi > Disse con tono apprensivo accarezzando una guancia della figlia.

< Certo tranquilla > La rassicuró sorridendo mentre si toglieva la divisa da cameriera.

Prese la giacca e si incamminó dritto verso l'uscita del ristorante passando proprio davanti al tavolo dove aveva avuto quel piccolo incidente. Guasi istintivamente gli occhi ricaddero sulla figura maschile dai capelli riccii e profumati. Talmente profumati che prima l'avevano inspiegabilmente intontita. Talmente profumati che, ora che lo guardava, gli sembrava di poter risentire quell'odore.

Rimase a guardarlo per qualche secondo fino a quando anche lui si giró e non appena i loro sguardi si incontrarono Jilin, che non si era accorta di essere vicino al tavolo di una coppia, inciampó sbattendo contro la sedia.

Harry tornó con lo sguardo verso il tavolo e vide con la coda dell'occhio la ragazza che, dopo essersi scusata con i due, uscí dal locale.

" Sono veramente stanca stasera, si dev'essere la stanchezza " Pensó dirigendosí verso casa, cercando di giustificare il suo comportamento.

***

< Bhe è stata veramente una bella serata > Disse Des alzandosi e stringendo la mano del signor Doson.

< Posso dire altrettanto > Rispose quello con un sorriso.

" Finalmente! " Pensò Harry.

Non aveva aspettato altro che la fine di quella sera in cui suo padre e quello di Katerine avevano parlato del loro stupido progetto di unione tra la catena di ristoranti "Doson" e quella di alberghi "Styles". Idea che stava entusiasmando un sacco i suoi genitori in quegli ultimi giorni, ma di cui a lui non importava assolutamente niente.

Infatti non aveva prestato la minima attenzione a quello che si erano detti quella sera, anche perchè quella rompi scatole di Katerine non aveva fatto altro se non stargli addosso tutto il tempo a blaterare delle sue numerose vittorie ai concorsi di bellezza vantandosene con il ragazzo. Cosa che gli aveva fatto desiderare ancora di piú la fine della cena. L'unica cosa positiva erano stati quei deliziosi spaghetti che le erano piaciuti tantissimo.

Si alzó dalla sedia e stava per prendere la giacca quando la ragazza lo afferró per un braccio.

< Sono stata veramente bene stasera in tua compagnia > Gli disse con un sorriso.

Harry si sforzó cercando di ricambiare con un sorriso che sembrasse quanto meno credible.

< Si anch'io sono stato bene > " Si, quanto un pungo in un occhio " < Sarebbe bello rivederci no? >

< Emh... Giá! Peccato che quest'estate saró impegnatissimo con... emh... Sai gli amici > Disse a bassa voce per non farsi sentire dalla madre.

Quella era probabilmente la piú grossa balla che potesse sparare.

< Bhe... magari domani sera puoi unirti a me e ad alcuni amici, andiamo tutti al pub "Brack Mountain", ti va di venire? > Chiese speranzosa.

< Em... Bhe veramente... >

< Gli farebbe molto piacere! > Rispose per lui Anne che aveva ascoltato la conversazione.

< Soprattutto per scusarsi del suo comportamento di prima, vero Harry? > Disse marcando le ultime parole e lanciando una strana occhiata al figlio.

Il ragazzo strinse forte i pugni e guardó la madre con occhi pieni di rabbia.

Forse peró se avesse accettato subito senza fare storie si sarebbe risparmiato in parte la ramanzina a casa.

< Ok > Disse rivolto alla ragazza sempre con un finto sorriso.

< Perfetto > Rispose quella tutto pimpante < Ti passo a prendere domani alle 22.00. Con l'autista? >

< Certo >

Le due famiglie si salutarono e ognuna si diresse verso casa propria. Il viaggio e il ritorno non furono come Harry se li era immaginati. I genitori non accennarono mai al suo insolito comportamento nei confronti di Katerine quando aveva offeso quella cameriera. Forse aveva fatto bene ad accetare l'invito della ragazza. Per lo meno cosí era riuscito a tenerli buoni.

Appena mise piede in casa diede la buonanotte ai genitori e si diresse subito in camera sua. Non vedeva l'ora di togliersi quell'odioso smocking. Non che fosse brutto, anzi era adorabile e gli stava veramente bene. Solo che non faceva per lui, era un tipo da jeans e maglietta non da giacca e smocking.

Aprì la porta della stanza e dopo essersi liberato di quel fastidioso indumento indossó subito il suo morbido pigiama cieleste.

Voleva mettersi nel letto e continuare a leggere il suo amato libro, ma la stanchezza era davvero troppa. Si infiló sotto le calde coperte e chiuse gli occhi ma nonostante il sonno non riusciva ad addormentarsi. Si girava e rigirava nel letto, tutto quel che desiderava era abbandonarsi tra le braccia di Morfeo ma la sua mente sembrava non rispondere ai comandi.

Lí per lí pensó che fosse la tensione per l'uscita del giorno dopo con la rompi scatole, ma probabilmente si sbagliava. Non era la prima volta che i genitori le rifilavano un uscita con quella ragazza sperando di far colpo sui signori Doson.

Si alzó mettendosi a sedere e capí cos'era a disturbalo. Quella sensazione allo stomaco, quella che aveva provato al ristorante, era tornata. Ma se prima era appena percettibile adesso stava diventando sempre piú intensa. Si rimise steso e tentó nuovamente di chiudere gli occhi.

Che doveva fare dopotutto?

Non era una sensazione fastidiosa, di quelle che si cacciano con un medicinale. L'unica cosa che poteva fare era cercare di non pensarci.

Per un attimo ci riuscí e approfittó di quel momemto per sprofondare finalmente nel mondo dei sogni.

Ma un punto interrogativo continuava a tormentarlo: A cosa era dovuta quella sensazione? Non lo sapeva e non sapeva nemmeno che quella sensazione non l'avrebbe affatto abbandonato, anzí molto presto sarebbe accaduto qualcosa che l'avrebbe resa ancora piú intensa.

***


< Sorellina stai meglio adesso? > Chiede Xiumin irrompendo nella stanza di Jilin.

< Si, grazie > Rispose continuando a stare stesa sul letto a guardare il testo di un foglio.

< Sicura? Non hai una bella cera >

< Sto benissimo >

< Mhh... Verifichiamo >

Si avvicinó alla sorella poggiandole una mano sulla fronte.

< Mhh... No no. Qui la situazione è grave. Mia cara tu sei in stato di "camerite acuta" >

< Disse l'esperto di medicina > Ironizzó Jilin.

< Scherzavo, cretina. Comumque tu sei rinchiusa qui dentro da troppo tempo per i miei gusti. Stasera ti fai bella e vieni con me al "Brack Mountain" E non si discute >

< Appunto non si discute dato che non vengo >

< E dai! Fallo per il tuo fratellone a cui vuoi tanto bene >

< Wow, ho un altro Fratello? >

< Ah ah, quanto sei divertente. Comunque se non vuoi farlo per il discutibile affetto che provi per me, fallo per il fatto che non ho detto a mamma chi le ha rotto il vaso della nonna >

< Vuoi veramente attaccarti a una cosa successa quando avevo 10 anni? Sei proprio spietato > Ironizzó di nuovo.

< Se non vieni mi pianto qui e inizio a supplicarti finche non cedi >

< Fai pure, tanto non hai la pazienza di stare qui a perdere tempo >

Xiumin prese un bel respiro e cercando di fare la voce piú acuta che potesse inizió a dire a ripetizione:

< Ti prego! Ti prego! Ti prego! Ti prego! Ti prego! Ti prego! Ti prego! >

< TE L'HANNO MAI DETTO CHE HAI UNA VOCE TERRIBILMENTE INSOPPORTABILE!?> Sbottó Jilin.

< Ah... questo è un si? > Chiese tutto pimpante.

< A patto che poi tu mi lasci in pace per tutta l'estate. Anzi no per tutta la vita >

< Ci sto. Adesso peró alzati e preparati, dobbiamo essere lá alle 22.30 >

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Capitolo 4
*** Incontri In Pista ***


Incontri In Pista

 

 

 

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"I’ve tried playing it cool
Girl when I’m looking at you
I can never be brave
Cause you make my heart race

Shot me out of the sky
You’re my kryptonite
You keep me making me weak
Yeah, frozen and can’t breathe"

[One Direction - One Thing]


 




La giornata di Harry era trascorsa nella più completa normalità.

Si era svegliato, aveva fatto colazione e come al solito si era rinchiuso in camera sua a leggere o a studiare. Insomma la solita routine.

L'unica cosa diversa da gli altri giorni era quella sensazione allo stomaco che ancora non accennava ad andarsene. Dopo qualche ora ci aveva fatto l'abitudine ma ancora continuava a domandarsi di preciso che cos'era e perché fosse lì.


 

Verso le 21.00 la madre gli ricordò che tra un ora sarebbe passata a prenderlo Katerine con l'autista, così fu costretto a richiudere i suoi amati amici libri.

Si avviò verso l'armadio e guardando i suoi abiti pensò che non aveva la minima idea di come vestirsi. Non usciva quasi mai, specialmente nei pub. In più i suoi vestiti si limitavano a Jeans, t-shirt e al massimo qualche camicetta. Tutta roba casual che indossava per andare a scuola. Aprì un cassetto che rimaneva sempre chiuso, esclusi casi molto rari. Era pieno di vestiti eleganti compreso quello che aveva indossato la sera prima. Tutti erano stati acquistati dalla madre nella speranza che un giorno li avesse indossati, ma apparte occasioni "speciali" o casi come quello della cena al ristorante, erano rimasti tutti ancora lí. Come nuovi, intatti, alcuni avevano ancora il cartellino appeso.

Prese il primo senza neanche dare un occhiata a gli altri. Lo indossò e si diresse allo specchio, non era male. Giacca grigia, camicia bianca e jeans neri.

Anne raggiunse il figlio in camera per verificare che non uscisse in maglietta e pantaloncini e appena lo vide rimase a bocca aperta.

< Che santo è oggi che vestito elegante di tua spontanea volontà? >

< Spontanea? Chi è che mi ha costretto ad accettare l'invito di quella frattura-scatole? >

< Tante storie per un uscita con una ragazza carina... Dai vieni in bagno che ti sistemo i capelli >

< Non ci pensare neanche! >

Dopo circa mezz'ora, nonostante le continue opposizioni del ragazzo, riuscì a sistemargli i capelli ricci, creando un adorabile frangetta.

< Sei stupendo >

E gli baciò sulla fronte. Harry si guardò allo specchio e storse la bocca. Aveva sempre odiato pettinarsi ma doveva ammettere che non stava male.

Sentirono suonare al campanello e si diressero al piano di sotto.

" Ci siamo " Pensò Harry mentre la madre euforica aprì la porta.

< Buonasera Miss. Styles. Oh ma, Harry come sei affascinante stasera >

Eccola che iniziava subito a fare la leccapiedi.

< Grazie, andiamo? > Chiese spazientito.

Prima andavano prima tornavano.

Prese la giacca e salutò la madre prima di dirigersi fuori con la ragazza che lo condusse all'auto metallizzata.

 

***

 

< Fannullona sei pronta? > Urlò Xiumin dal fondo delle scale.

< Eccomi > Disse Jilin scendendo le scale.

< Wow, deciso di fare strage stasera? >

< Uff... Andiamo e basta per favore >

Il fratello non aveva tutti i torti. La ragazza indossava uno splendido vestito blu elettrico dalle spalline basse, addobbato da un bellissimo girocollo, mentre i capelli erano stati raccolti in una coda.

< Siamo già acidi eh? > Sbuffò il ragazzo uscendo di casa.

Arrivarono al pub circa dieci minuti dopo e non appena entrarono furono assaliti dalle mille luci dei riflettori e dalla musica assordante. Xiumin ci era abituato dato che frequentava spesso locali del genere, Jilin invece dovette tapparsi le orecchie per il troppo rumore.

Mentre si avviavano verso il bancone del bar, dove Xiumin prese il primo alcolico della serata, nel frattempo, dall'altra parte della sala un ragazzo con un vestito elegante se ne stava seduto sul divanetto nero di pelle circondato da un gruppo di ragazzi a lui sconosciuti ma che già non sopportava.

< Vuoi qualcosa da bere tesoro? > Chiese Katerine mettendo un braccio sulle spalle di Harry.

< No grazie > Rispose acido liberandosi dalla sua presa < E non chiamarmi tesoro... Io vado in bagno >

Si alzò sbuffando e non appena trovò la porta entrò nel bagno unisex.

 

< Xiumin sei già al terzo, basta con questa roba > Disse Jilin togliendo il bicchiere pieno di Vodka di mano al ragazzo.

< E dai io lo reggo bene l'alcool >

< Si, si vede > Il ragazzo ormai era ubriaco marcio mentre la sorella aveva preso solo un drink analcolico che era ancora nel bicchiere.

< Ascolta io vado in bagno e poi torniamo a casa. E guido io! >

< Ah! Sei più piccola e vuoi dare ordini a me? >

Si alzò barcollando dalla sedia e poco prima che perdesse l'equilibrio Jilin la afferrò.

< Viste le condizioni direi proprio di si > E lo rimise a sedere < Mi raccomando stai qui buono torno subito >

Si diresse verso il bagno ma non fece in tempo ad aprire la porta che qualcuno la aprì per lei. Per non perdere l'equilibrio rovesciò accidentalmente l'interno del bicchiere che aveva in mano sulla figura che aveva aperto la porta.

< Oh cavolo, scusami > Urlò per sovrastare il forte rumore della musica.

< No scusami tu, sono io che ho aperto così di scatto >

Quella voce, dove l'aveva già sentita?

Alzò lo sguardo per osservare la figura maschile di fronte a lei ma non riuscì a vedere bene il suo viso poiché in quel punto non arrivava molta luce da parte dei riflettori.

Neanche lui riusciva a vederla ma non appena alzò lo sguardo sentì le guance diventare più calde.

Esattamente come la sera prima.

" Aspetta non sarà mica... "

< T-tu sei... La cameriere di ieri sera? >

La ragazza si pietrificò. Era lui. Il ragazzo dai capelli ricci, profumati e dagli occhi profondi.

< S-si sono io, a..a quanto pare siamo destinati... >

< A incontrarci buttandoci cibi o bevande addosso? > Rise leggermente ironizzando sulla situazione.

Aspetta...Stava ridendo? Lui? E con una sconosciuta?

< Eh già. scusami ancora, ti ho rovinato questo bel vestito >

< Ma va, tranquilla. Non mi importa niente del vestito >

< Peccato, perché ti sta bene >

Arrossì violentemente non appena si accorse della spontaneità con cui aveva detto la frase.

< G- grazie >

Ed ecco che la sensazione allo stomaco fece il suo ritorno. Ma stavolta si stava allargando, facendosi spazio nel petto.

< A-allora s-scusa ancora >

Un improvviso scatto d'imbarazzo la fece entrare di getto nel bagno senza guardare negli occhi il ragazzo che, dopo essersi ripreso, tornò al divano dai suoi "amici".

< Katrine io voglio tornare a casa >

< Ma non è ancora mezzanotte >

< Non mi importa, per favore riportami a casa >

< E dai restiamo ancora un po' >

< Se non mi porti tu me ne vado da solo >

Afferrò la giacca prima di dirigersi verso l'uscita dove trovò un ragazzo dai capelli marroni scuri che camminava a fatica.

Questo barcollò prima di cadere addosso a Harry che però riuscì ad afferrarlo.

< Tutto bene? > Gli chiese.

< Jilin portami a casa per favore >

" Chi? "

Prese il ragazzo sotto braccio. Non sapeva che fare, era ubriaco fradicio, si vedeva. Ma non poteva portarlo fuori, se qualcuno l'avesse cercato non l'avrebbe trovato.

Però un po' d'aria fresca gli avrebbe fatto bene.

Non fece in tempo a pensarlo che una figura femminile li raggiunse.

< Xiumin! >

Si girò e la vide di nuovo.

< Stavo per uscire e mi è finito addosso > Spiegò Harry

< Dai cibi e le bevande siamo passati ai fratelli >

Rise leggermente imbarazzato mentre la ragazza prese sottobraccio il fratello.

In effetti ora che ci faceva caso il ragazzo era lo stesso che, dopo di lei, gli aveva servito gli spaghetti la sera prima.

< Adesso andiamo a casa ubriacone... Grazie per averlo sorretto e scusa ancora per il vestito >

< Di niente >

La salutò con un cenno della mano mentre la ragazza uscì dal locale.

Harry sentì nuovamente le guance rosse

" E che cavolo ma perché? ".

Lo sapeva il perché, era arrossito quando l'aveva incontrata al ristorante ed era arrossita anche quella sera.

Se ne rendeva conto ma non voleva credere che la presenza di una semplice sconosciuta gli facesse quell'effetto.

Abbassò lo sguardo e notò un oggetto nero a terra. Si abbassò e lo prese in mano per capire di cosa si trattasse.

" Un portafoglio?! " Lo aprì e vi trovo dentro una carta d'identità con una foto che ritraeva una ragazza dagli occhi a mandorla e i capelli neri.

" È sua " Pensò.

Guardò avanti a sé ma la ragazza si era ormai dileguata.

< Harry! > Urlò una voce femminile alle sue spalle.

< Ma ti sembra il modo di andartene? >

Mise istintivamente il portafoglio in tasca.

< Scusa Katerine ma sono veramente stanco... Ti prego possiamo andare? >

< Uff... E va bene. Ma solo perché sei tu tesoro >

< Non chiamarmi tesoro! >

Si avviarono nel parcheggio e durante il viaggio di ritorno Harry non poté fare a meno di pensare a due cose:

Perché continuava ad arrossire incrociando lo sguardo di quella tipa asiatica?

E perché gli era venuto per ben due volte da ridere in modo così spontaneo, cosa che non faceva da molto tempo?

Una cosa era certa però, doveva riportarle il portafoglio.

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Capitolo 5
*** Innaturale ***


Innaturale


 


 

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"You and I
We don’t wanna be like them
We can make it till the end
Nothing can come between you and I
Not even the Gods above can separate the two of us"

[One Direction - You And I]

 




 

< Insomma, non mi hai ancora detto come è andata ieri sera >

< Come vuoi che sia andata, è stata una rottura > Rispose Harry finendo di consumare la sua colazione.

< Quindi non è successo nulla di interessante? >

" Ho rincontrato quella tizia asiatica, sono riarrossito guardandola e mi sto ancora scervellando sul perchè "

< No nientè >

Si alzó e dopo aver riposto la tazza nel lavandino si diresse nel corridoio.

< Io esco >

Gli occhi di Anne si dilatarono e per poco il caffè che stava sorseggiando le andó di traverso.

< T-tu e-esci d-davvero? >

Non poteva crederci. Harry non usciva MAI di sua spontanea volontá, se non per andare a scuola.

< Si, ma torno presto >

< No no. Fai pure con calma, stai fuori tutto il tempo che vuoi! > Esclamó euforica.

< Si... Ok mamma ma tu prenditi un calmante eh? > Disse uscendo di casa, chiudendosi la porta alle spalle.

Si guardó intorno e fece un lungo respiro prima di estrarre un oggetto dalla tasca. Quell'oggetto che aveva trovato la sera prima al pub dopo che quella ragazza se n'era andata. Quella ragazza che gli aveva appena fatto rompere la sua abitudine di non uscire mai, per andare da lei a portarle il portafoglio.

Se lo rigiró nelle mani poi si decise ad aprirlo alla ricerca di un qualche contatto o indirizzo.

La carta d'identitá indicava il suo nome "Wong Jilin"e la sua data di nascitá "24 ottobre 1994".

"Ha la mia età" Pensó continuando a cercare.

Fú incuriosito da una piccola foto che ritraeva lei con in mano una chitarra e altre quattro ragazze, ma intanto non trovó niente che indicasse un indirizzó, finchè non saltó un bigliettino verde con su una scritta: " Ristorante Cinese in via *** "

"Ma certo, lei lavora lí!"

Ripose l'oggetto in tasca e si incamminó nella direzione indicata sul biglietto da visita.

" Speriamo che ci sia "


 

***


 

< Mi scusi davvero, vado a prenderle qualcosa con cui ripulirsi > Disse Jilin scusandosi col cliente a cui aveva appena fatto cadere addosso della salsa.

Si diresse in cucina e la madre la afferró per un braccio.

< Jilin è la terza volta in due giorni, che cos'hai? >

< Niente mamma, mi sono solo distratta >

Si liberó dalla presa e tornó dal cliente porgendoli dei fazzoletti.

Quando tornó in cucina notó lo sguardo pensieroso della madre che non prometteva nulla di buono.

< Forse dovremo anticipare la partenza >

< Ma mamma avevi promesso che prima di partire mi >

< Jilin ti cercano > La interruppe un dipendente del ristorante.

< C'è una ragazzo per te all'entrata >

" una ragazzo?! " Non conosceva nessun ragazzo se non i compagni di classe, che sicuramente non la venivano a cercare d'estate. Non che non fosse una tipa socievole, o meglio non lo era piû da un paio di anni, ma di certo l'autoritá dei genitori non le permetteva la libertá di uscire con dei ragazzi, per di piú inglesi.

Si avvicinó all'entrata e vide una figura girata di spalle, gli bastó uno sguardó per capire chi fosse e non appena lo realizzó inspiegabilmente si irrigidí.

< Ciao > Esclamó lui girandosi leggermente imbarazzato.

< C-ciao > Rispose lei.

Harry non sapeva cosa dire, semplicemente estrasse il portafogli dalla tasca e lo porse alla ragazza.

< I-ieri ti è caduto al "Brack Mountain" >

< Oh, grazie. Non me ne ero nemmeno accorta >

< Di niente, ti piace la musica? >

Oh, cavolo. Perchè l'aveva detto? Avrebbe pensato che era un curioso che non sa farsi gli affari suoi.

< C-come lo sai? >

< È che, cercavo qualcosa che mi desse un indicazione su come trovarti e per caso ho visto questa > Si giustificó indicando la foto che aveva visto poco fá.

< Ah si. Diciamo che la mia musica è un po' la mia passione >

< E suoni la chitarra? >

" Ma che te ne frega? Cos'è tutto questo interesse per un estranea? Perchè non torni a casa nella tua bella camera? " Continuava a domandarsi, senza sapersi dare una risposta.

< Piú che altro compongo canzoni e canto, una volta suonavo anche con loro > Indicó le quattro ragazze < Ma da quando sono qua ho smesso >

< Oh, peccato. Cioè smettere di fare una cosa ti piace... >

< In realtá avevo deciso di rifarlo >

< Ah si? >

< Si beh, non so se hai presente il concorso musicale di fine estate. Mi sono iscritta e volevo cantare una mia canzone, ma al piano. Il problema è che non ho una tastiera per esercitarmi >

< Io conosco un negozio non molto lontano da qui. S-se vuoi ti ci accompagno quando puoi >

" Eh??? Sto invitando un ragazza??? Che neanche conosco??? "

< Oh, grazie. Ma, non vorrei essere di disturbo >

< No ma figurati. Nessun disturbo >

< Va bene allora, io stacco tra un paio d'ore. Ci vediamo qui alle 12.00? >

< Ok >

< A dopo >

La cameriera tornó alle sue mansioni e il ragazzo, dopo essere uscito dal ristorante, rimase immobile sul ciglio della strada.

" Cosa ho fatto?! Perchè l'ho fatto?! Cosa ho fatto?! Perchè l'ho fatto?! "

Continuava a chiedersi.

Da un paio di anni ormai era diventato una tipo estremamente asociale. Da quando una persona molto importante per lui aveva abbandonato la sua vita.

Non aveva amici, non voleva piú farsene. Non si era minimamente dedicato alle questioni sentimentali che tutti gli adolescenti affrontano a quell'etá. Non era una brutto ragazzo, ma non gli importava assolutamente curare il suo aspetto. Specialmente per le ragazze.

E allora perché sentiva l'impulso di andare a casa e mettersi qualcosa di decente (al posto della tuta estiva che indossava in quel momento) per potersi presentare due ore dopo all'appuntamento con quella tipa?

" Beh é normale che uno voglia vestirsi bene per uscire in pubblico no? "

Ma quella spiegazione non lo convinceva piú di tanto.

Si avvió ancora un po' perplesso verso casa e quando entró la madre lo raggiunse con sguardo deluso.

< Giá di ritorno? >

< Si ma tra un po' riesco >

< Davvero?! > E le si illuminarono gli occhi.

< Si > Disse salendo le scale.

< E, se posso saperlo. Dove vai? >

< Mah, con una ragazza >

< Cosa?!?! >

Anche lei salì le scale e raggiunse il figlio che si stava avviando in camera sua.

< E chi è? La conosco? È Katerine? >

< No mamma, non è lei >

< Allora chi è? >

< Mah, una tipa >

< La conosco? >

" Tecnicamente, di vista si"

< No non la conosci >

< Chi è allora? Come si chiama? >

< Oddio mamma che assilo. È solo una ragazza che vuole sapere dove sta un negozio. Ora puoi uscire, devo studiare > Disse esasperato spingendola fuori dalla stanza.

< Ok ok. resti a pranzo? >

< Non credo. Ciao > E chiuse la porta.

Si avvicinó all'armadio e tiró un lungo sospiro. Aveva mentito, e lo sapeva. Non doveva studiare, o meglio in circostanze normali lo avrebbe fatto.

Ma adesso qualcosa dentro di lui gli stava dicendo di aprire quell'armadio e mettersi addosso qualcosa di quanto meno carino.

Una sensazione che non provava assolutamente mai.

Lo aprí e scrutó attentamente i suoi vestiti casual.

Scelse un paio di pantaloncini di jeans e una canotta nera che abbinó ad un paio di converse nere anch'esse.

Si guardò allo specchio ma non sapeva se stava bene, non se ne intendeva di vestiti.

Scese le scale e si avvió incerto in cucina dalla madre.

< M-mamma? >

< Si > Rispose di spalle, con lo sguardo rivolto ai fornelli.

< S-sto bene? >

< Cosa? > Non era abituata a sentirsi rivolgere quella domanda.

Si giró perplessa e guardó il ragazzo scrutandola attentamente.

< Li hai scelti tu i vestiti? >

< Si, fanno schifo? >

< No, no. Anzi! A cosa è dovuto questo cambio d'abbigliamento? >

< A niente, te l'ho detto che esco >

< Con una ragazza... >

< Si. E quindi? >

< No niente. Sono solo contenta che tu abbia sentito la necessitá di farti carino per un appuntamento >

< Ma non è un appuntamento. Devo solo accompagnarla in un negozio >

< Allora perchè non mi vuoi dire chi è? >

< Non è che non te lo voglio dire è che... > " È che sto per uscire con un estranea, l'ho invitata io e non riesco neanche a spiegarmi il perchè"

< È che...? > Lo incintó la madre a continuare.

< È che... È tardi, dovevo giá essere lá > Mentí mentre si avviava alla porta d'ingresso.

< Si certo. Tanto lo scopriró caro mio >

Harry non rispose, si affrettó ad uscire di casa senza dire una parola.

Mancava ancora un sacco all'ora prestabilita con Jilin. Si avvió ad un parco ed una volta arrivato si sedette su una panchina.

Preferiva passare il tempo rimanente lí seduto a non fare nulla piuttosto che stare a casa con sua madre che gli avrebbe continuato a fare mille domande a cui neanche lui avrebbe saputo dare una risposta.

Anche perchè, cosa c'era da sapere? Stava solo accompagnando una ragazza in un negozio di strumenti.

Di sicuro sua madre giá si stava facendo mille filmini mentali su di lui e una possibile relazione segreta con qualche ragazzetta, infatti Harry si maledisse subito di aver detto che usciva con una ragazza.

E poi non era un uscita! Ma un semplice "accompagnamento".

E allora perchè era tornato a casa e si era cambiato?

Ecco, quella era la domanda che veramente doveva porsi.


 

E cosí, mentre lui stava lì su quella panchina a tormentarsi di domande e ad aspettare l'ora stabilita, una giovane cameriera stava riprendendo a svolgere le sue mansioni normalmente.

Da quel loro piccolo incontro avvenuto un ora prima Jilin aveva ripreso a lavorare in modo discreto e senza distrazioni e in men che non si dica il suo turno mattutino era giunto al termine.

< Finalmente. Questa è mia figlia. Nelle ultime due ore sei stata proprio brava. Si puó sapere cosa ti era preso prima? >

< Bho, non saprei >

Ed era sincera, non lo sapeva davvero.

Si disfó della divisa da cameriera e salutó la madre con un cenno della mano.

< Io vado mamma >

< Ma come, non mangi qui? >

< Scusa non posso. Un ragazzo si è offerto di accompagnarmi in un negozio di musica. Cosí potró comprarmi una tastiera per il concorso >

< Una ragazzo?!?! > Esclamó stupita.

" Accidenti a me e alla mia boccaccia " Si maledisse Jilin.

< S-si un ragazzo >

< E... E chi è? >

Non poteva di certo inventarsi una balla dicendole di aver trovato un ragazzo asiatico (per di più cinese) come lei. Avrebbe cominciato a farle ottomila domande e poi avrebbe voluto vederlo.

Tanto valeva dire la veritá.

< Un ragazzo che ho incontrato ieri sera. Mi ha riportato il portafogli >

< Ah ok. Non fare tardi. Hai il turno pomeridiano alle tre > Disse con un tono che nascondeva una nota di delusione.

< Si certo. A dopo >

Uscí dal locale e guardò l'ora: 12.03

Si guardó intorno finchè non sentí dei passi alle sue spalle. Si voltó e lo vide.

Si era cambiato e quella canotta nera metteva in risalto la sua pelle liscia e perfetta.

Gli andó incontro e lui le rivolse un sorriso imbarazzato.

< C-ciao >

< Ciao. Grazie per essere venuto >

< Ma figurati >

< No davvero, Non sai quanto ho bisogno di quella tastiera >

< Bhe allora sará meglio andare subito >

E detto ció Harry si avvio per la strada che portava al negozio e Jilin lo seguí.

Camminarono per un po' di metri in silenzio non sapendo proprio cosa dire.

< C-comunque io sono Harry >

< Piacere Jilin >

Allungarono le mani stringendole in una presa strettamente occidentale.

< Jilin?! Strano nome > Disse il ragazzo pronunciando quel nome a lui cosi strano, che aveva una pronuncia diversa da quella che si era immaginato leggendolo sulla carta d'identitá.

< Eh si, è un nome un po' strano e difficile da pronunciate per voi europei... la pronucia è Jailen > Disse scandendo bene ogni sillaba.

< J-I-L-I-N > Ripetè piano lui.

< Bravo >

< Wow avete degli strani nomi in Cina >

< Ahah, ho pensato lo stesso appena mi sono trasferita qua. Comunque credo che il mio sia uno dei piú difficili da pronuciare per voi. Quelli delle mie amiche per esempio non sono poi cosí strani >

< Come si chiamano? >

La ragazza abbassó tristemente lo sguardo cercando di non farsi notare. Non le piaceva parlare delle sue amiche che non vedeva giá da un paio di anni.

Ma non voleva mostrare la sua tristezza, cosí rialzó lo sguardo e tentó di sorridere.

< Jaejin, Yilun, Zija e infine Qian, la mia migliore amica >

< Eeeehhhh?!?!?! > Chiese stupito.

Jilin rise sotto i baffi per la reazione del ragazzo, almeno era riuscito a farla sorridere.

< Y-I-L-U-N >

< Ok, questo mi sembra semplice >

< J-A-E-J-I-N >

< Jaejin! Giá qui saliamo sul complicato >

< Ahah. Z-I-J-A >

< Zisa?! >

< Ahahah. No, ZIJA! >

< ZIJA! > Ripetè stavolta correttamente e ancora un po' imbarazzato.

< Bravo. Questo invece dovrebbe essere il piú facile, Q-I-A-N >

< Qian! Si è il piú facile ma anche il piú bizzarro >

Jilin scoppió a ridere e in men che non si dica arrivarono di fronte al negozio.

Non Appena la ragazza vi mise piede, rimase letteramelte affascinata dai numerosi strumenti musicali che arredavano quel locale.

Un commesso li condusse nel reparto pianoforti, dove si trovava di tutto, dalle piccole tastiere elettroniche ai grandi piani professionali. Il badget di Jilin non era molto ampio perció accquistó una semplice tastiera di quelle con i tasti che ti fanno cambiare tono della musica. Non molto costosa ma pratica e utile.

Uscí dal negozio soddisfatta e tutto contenta, come una bambina con un giocattolo nuovo.

< Grazie, grazie, grazie ancora >

< Ma figurati >

< No davvero. Tu non sai che favore mi hai fatto, se non l'avessi trovata in tempo non avrei potuto partecipare. Adesso i miei genitori dovranno per forza farmi rimanere >

Harry non capí le parole della ragazza e, nonostante volesse sapere a cosa si stesse riferendo, pensó che non erano affari suoi.

< Posso sdebitarmi in qualche modo? >

< Non ce nè bisogno grazie >

< No, sul serio. Voglio ricambiarti il favore, hai giá pranzato? >

< In realtá no >

< Perfetto, perchè non vieni da noi al ristorante? Ti offro il pranzo, sempre se l'altra sera ti è piaciuto il cibo cinese >

< Emh... Bhè >

" Accetta, che cè di male? " Le diceva una vocina nel suo cuore.

" Torna a casa. Non accetti mai gli inviti di nessuno, perchè dovresti accettare quelli di questa tipa? " Le diceva invece quella nella sua testa.

< Ok accetto >

< Bene > Rispose Jilin sorridente.

E si avviarono al ristorante.

" Certo che ha un bel sorriso... Ma che cavolo sto dicendo?!?! "

Continuavano a camminare ed Harry cercava di non guardare i suoi occhi perché sentiva le guance già prendere calore.

" Ancora??? " Pensó.

" Ma questa tipa cos'ha? uno strano virus? "

Non finí di pensarlo che, non appena i loro bracci si sfiorarono per una pura coincidenza, sentí lo stomaco tormentato di nuovo da QUELLA sensazione. La stessa del giorno prima.

" Oh dio. Ma perchè? "

Tentó di nascondere l'imbarazzo e per fortuna arrivarono presto al ristorante.

< Aspettami qui > Disse Jilin dirigendosi in cucina.

< Mamma! >

< Oh, sei giá tornata? >

< Si l'ho giá comprata >

< Mi fa piacere. Ma perchè sei giá tornata? Il tuo turno inizia tra un paio d'ore >

< Volevamo pranzare >

< Volevamo?!?! >

< S-si lo vedi quel ragazzo laggiú? > E indicó Harry che se ne stava immobile vicino all'entrata del ristorante.

< Si >

< È lui che mi ha portato al negozio, volevo sdebitarmi offrendogli il pranzo. Per te va bene? >

La madre esitó un momento poi disse:

< Oh, si. Fallo accomodare che vi porto del ramen* >

< Ok >

La signora Wong si avvió in cucina, prese due tazze e le appoggió sul bancone. Poi inizió a preparare il piatto.

< Mhh. Che buon odorino > Irruppe Xiumin in cucina.

< Per chi é? Non lo vuole mai nessuno il ramen... >

< È per tua sorella >

< Perchè sono due porzioni? >

< Ha invitato un ragazza a pranzo >

< Una ragazzo?!?! Mhh... Interessante, dov'è? >

< Lá > E indicó i due che nel frattempo si erano accomodati ad un tavolo per due.

Xiumin li squadró e notó uno strano sorriso sulle labbra di Jilin.

< Awww. Ma che carini >

< Xiumin! >

< Che c'è? Guarda che ragazzo carino, chissá magari la nostra piccola di casa si prenderá una bella sbandata >

< Non dirlo neanche per scherzo, lo sai che tra un po' deve partire proprio per trovarsi una sistemazione >

< Magari non ce ne sará bisogno >

< Si che ce ne sará bisogno >

< Ma perchè? Magari potrebbe trovarsi bene anche con un ragazzo europeo >

< Jilin non stará mai con un inglese! Lei è cinese. Tu sei cinese e avrai una moglie cinese cosi come lei tra poco andrá in Cina e avrá un marito cinese > Disse marcando piú volte il quel termine.

< Lo dici come se fosse una regola >

< Non è una regola ma... È cosi punto e basta. Hai mai visto un occidentale e un orientale sposarsi? No! Non è naturale, sono due culture diverse che non potranno mai andare d'accordo. Orientale sposa orientale e occidentale sposa occidentale >

E senza dire altro, si avvió al tavolo con le due ciotole piene di ramen.


 

*Ramen: Zuppa con pasta ondulata chiamata Noodles

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