The two companions of Baker St.

di Lady Viviana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shoes - 22 dicembre ***
Capitolo 2: *** The Movies With John - 23 dicembre ***
Capitolo 3: *** Torrential - 24 dicembre ***
Capitolo 4: *** Merry Christmas and a moody Sherlock - 25 dicembre ***
Capitolo 5: *** Unknown - 26 dicembre ***
Capitolo 6: *** A Very Sherlock Christmas - 27 dicembre ***
Capitolo 7: *** Hot Chocolate - 28 dicembre ***
Capitolo 8: *** The Original Message - 29 e 30 dicembre ***
Capitolo 9: *** The Little Details - 31 dicembre 2013 ***
Capitolo 10: *** Inside my head - 01 gennaio 2014 ***



Capitolo 1
*** Shoes - 22 dicembre ***


To Agatha,
even if you don’t believe me and you will never do, I just wanna tell you three words: thank for all.

 

Shoes
by Kristenschaalisahorse
 
N.d.t.
Buonasera a tutti :) La mia raccolta nasce con l'intenzione di celebrare la nuova stagione di Sherlock e tutte le storie che i fan di questa bellissima serie hanno scritto in questi mesi per cercare di colmare il vuoto lasciato dopo la (finta) morte di Sherlock e quanto accaduto con Moriatry.
Potete trovare la storia originale qua:
https://www.fanfiction.net/s/9863432/1/Shoes
Mentre questo è il link al profilo dell'autrice originale, che mi ha gentilmente concesso, come anche gli altri delle prossime storie, di dare vita a questo piccolo progetto: https://www.fanfiction.net/u/3096124/Kristenschaalisahorse
Eventuali responsabilità per errori, refusi, traduzioni sbagliate e quant'altro sono da attribursi a me sola e, per questo, vi prego di farmi presente via pm o via recensioni eventuali errori e/o dimenticanze.
Grazie a tutti e buona lettura ;)
Lady Viviana

 

John
Sherlock
 
Sherlock Holmes, cosa hai fatto con le mie scarpe?!?
 
Sherlock  spostò con fare innocente lo sguardo dal libro alla porta, dove John era in piedi, le braccia incrociate e gli occhi ridotti a due fessure.
 
“Le tue scarpe?”
Non fare il finto tonto con me, so che c’entri tu con la loro scomparsa
 
Sherlock sorrise, posò il libro aperto sul petto e allungò le gambe, incrociandole pigramente.
“Di solito, dovrei essere incolpato io, ma non questa volta, John”
 
John non era convinto. “Dove sono, Sherlock?
 
Sherlock guardò il volto di John e fissò gli occhi su di lui, alzando un sopracciglio
“Dove le avevi lasciate? Prova a ricordare”
Sono serio, devo andare e ho bisogno delle scarpe! Dimmi dove sono, o altrimenti…
 
 Sherlock sorrise “O altrimenti?”
John sbuffò “Oppure prenderò le tue!”
 
Sherlock guardò in basso, tirando su il libro e fingendo di essere tornato a leggere. “Non ho davvero nulla a che vedere con la loro scomparsa, questa, te lo prometto. Pensaci bene, dove le hai lasciate l’ultima volta?”
Metti giù quel libro, alzati e aiutami a trovarle, allora
 
“Non ora, John, sto studiando il ciclo vitale delle farfalle. E’ molto interessante. Sapevi che-?”
Sherlock, non ho tempo per le farfalle! Dove sono le mie scarpe?
 
Sherlock alzò di nuovo lo sguardo dal libro e fissò lo sguardo su John, che sembrava arrabbiato come quando era iniziato tutto.
“Dove le hai lasciate?” - ripeté Sherlock - “Ricordi, John?”
 
John si lasciò sfuggire un sospiro esasperato,  abbassando le braccia e si girò per lasciare la camera. Un attimo dopo, Sherlock sorrise a se stesso quando sentì John nell’altra stanza chiedere a Mrs. Hudson se le aveva viste. Ridacchiò leggermente mentre i suoi occhi si posavano sul punto in cui John era rimasto in piedi fino a un attimo prima: appena dentro la camera,  poco di lato, c’erano le scarpe di John, esattamente nel posto dove le aveva lasciate la sera prima.

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Capitolo 2
*** The Movies With John - 23 dicembre ***


The Movies With John
by TheWingsOfALonelyAngel
 
Link alla storia originale: https://www.fanfiction.net/s/9879667/1/The-Movies-With-John
Link al profilo dell'autrice (TheWingsOfALonelyAngel): https://www.fanfiction.net/u/5075608/TheWingsOfALonleyAngel

Qualche volta,  io e John usciamo e andiamo a vedere un film.  Non capisco il perché, ma lui dice che è quello che le coppie normali fanno e perciò io faccio quello che dice lui. Sono così noiosi e prevedibili e finiscono tutti nello stesso identico modo. E’ uno spreco di tempo, che potrei passare a risolvere casi o a sparare al muro.
 
Ma l’ultima volta che siamo andati ho guardato John e ho visto il suo volto, la sua espressione e le sue emozioni nei confronti del film. L’ho osservato per un po’ e – devo dirtelo – è stato molto più interessante di quel film pieno di sangue! Il film finì e dovemmo andarcene, così dovetti guardare altrove.  Non ci andiamo più da un po’, ma John dice che andremo stasera.
 
Ci mettiamo nel nostro solito posto, proprio al centro e io lo guardo e lo vedo sorridere mentre inizia il film. Amo profondamente vedere il mio John che sorride e ride perché mi rende felice. Non sto nemmeno facendo caso alla trama del film perché sono concentrato sulla faccia di John. Ovviamente lui non lo nota visto che è così preso da quel film noioso. Non penso che capisca quanto è interessante la sua faccia. Ad un certo punto, inizia a sorridere e a ridere e così faccio io. Mi guarda con un luccichio negli occhi per dirmi che è contento che mi stia divertendo. Poi mi prende la mano senza preoccuparsi  se le persone parlano. Beh, le persone in realtà stavano già parlando perché continuo a fissarlo, per cui non penso che importi molto.
 
A un certo punto lo vedo aggrottare le sopracciglia il che significa che è triste e così gli stringo la mano per rassicurarlo sul fatto che andrà tutto bene e lui mi guarda di nuovo con un adorabile sorriso.  Continuando a guardarlo, posso dire dalle rughe sul suo volto,  se è felice, triste oppure arrabbiato,  a che punto è il film. Poi,  quando la musica del film dice al pubblico che sta per finire, vedo il volto di John illuminarsi dalla gioia e lui stringere la mia mano e rivolgermi un grande sorriso. Mi rende felice vedere il mio John felice. Quando lui è felice, io sono felice.
Il film finisce e John, mentre si alza, mi guarda e mi chiede se mi è piaciuto quello che ho appena visto. Gli rispondo che, ovviamente, mi è piaciuto, pensando dentro di me che l’ho guardato tutto il tempo e che, sì, certo che mi è piaciuto!
Siamo in taxi e stiamo tornando a casa quando io dico a John “Dovremmo farlo più spesso”.
 

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Capitolo 3
*** Torrential - 24 dicembre ***


Torrential
by Cumberbatch Critter
 
Link alla storia originale: https://www.fanfiction.net/s/9922221/1/Torrential
Link al profilo dell'autrice (Cumberbatch Critter): https://www.fanfiction.net/u/1781664/Cumberbatch-Critter
 
 
John
Sherlock
 
Il problema non è che John pensava che Sherlock fosse invincibile. Anzi. L’atteggiamento pomposo di Sherlock portava John a pensare che Sherlock fosse molto più fragile di quanto avrebbe mai ammesso e di quanto avrebbe fatto lui. Ma era ancora strano quando scopriva certe piccole cose su Sherlock…. piccole cose che non avrebbe mai associato a Sherlock.
 
Quando la testa di Sherlock andò sott’acqua, John non ci fece molto caso. Sì, il lago era profondo, ma non così profondo e Sherlock era un uomo esperto. Tuttavia, quando non riemerse, John iniziò a sentirsi a disagio e, dopo circa trenta secondi, gettò via il mantello e si tuffò.
 
Ora, sedevano entrambi sulla sponda del lago, bagnati e tremanti.  I capelli di Sherlock erano appiccicati alla testa e l’intero corpo era percorso dai brividi. L’acqua stava ancora gocciolando dai capelli e dal cappotto mentre si rannicchiava in cerca di calore.
E così, non sai nuotare” affermò John dopo un po’, armeggiando con il legno del falò per fare un po’ di calore.
Sherlock scosse leggermente la testa “No”
John annuì e cadde il silenzio. Solo quando il fuoco iniziò a scoppiettare abbastanza da scaldare entrambi , parlò di nuovo “C’è una ragione?
Sherlock non aveva smesso di abbracciare le ginocchia, ma i suoi capelli si stavano asciugando e stavano ritornando ricci “Non ho mai imparato”.
Yeah, mi sembra ovvio. Intendo se c’è una ragione per cui non hai mai imparato”. John chiuse un pochino di più la giacca.
Sherlock scrollò leggermente le spalle “Sono quasi annegato quando ero un ragazzino”
Oh”.  John sapeva che era una spiegazione sensata, ma, allo stesso tempo, la sua mente non poteva fare a meno di pensare che era successo molti anni prima. Se Sherlock non avesse imparato a nuotare,  avrebbe potuto rischiare un’altra volta di annegare; quel giorno era stato appunto uno di quei casi.
Sherlock girò leggermente la testa, incontrando lo sguardo di John “Per fortuna, ora ho te a ripescarmi se dovesse succedere di nuovo” disse sorridendo – beh, se si fosse trattato di chiunque altro, John  avrebbe detto che stava sorridendo imbarazzato – “Sai, questo fa parte del lavoro del blogger”.
John alzò gli occhi, il suo solito sorriso sulle labbra, “Davvero? Non ne avevo mai sentito parlare
Sherlock tornò a guardare il fuoco, continuando a sorridere a se stesso.
Senza dire una parola, anche John fece lo stesso.

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Capitolo 4
*** Merry Christmas and a moody Sherlock - 25 dicembre ***


Merry Christmas and a moody Sherlock
by Aura of Darkness Night


Buona serata a tutti, sperando siate sopravvissuti a cenoni e riunioni di famiglia xD Il capitolo di oggi, è ovviamente, molto molto natalizio *ride*
Buon Natale,
Lady Viviana

Link storia originale: https://www.fanfiction.net/s/9949873/1/Merry-Christmas-and-a-moody-Sherlock
Link al profilo dell'autrice (Aura of Darkness Night): https://www.fanfiction.net/u/2598218/Aura-of-Darkness-Night
 

John
Sherlock
 
Il giorno di Natale di solito è un giorno di festeggiamenti, di divertimento e di tutte quelle cose che stanno in mezzo fra queste due.  Un momento di condivisione in cui si sta semplicemente con chi si ama. A meno che tu non sia con Sherlock Holmes.
 
Tutto iniziò all’inizio di dicembre, le pubblicità di Natale in TV, sui manifesti, sui cartelloni pubblicitari; Sherlock si lamentava continuamente di quanto tutto ciò fosse insignificante, del fatto che il Natale non fosse altro che un modo per le società per fare più soldi possibile prima del nuovo anno.  In pratica, non era altro che il solito Sherlock, solo molto più irritante, sempre di più man mano che si avvicinava il Natale. Più si nominavano le vacanze, più lamenti doveva sopportare John da parte sua.  A peggiorare il tutto c’era il fatto che il numero dei crimini che trovava interessanti diminuiva drasticamente in dicembre, ovviamente gli assassini erano troppo impegnati a comprare regali di Natale per uscire e dare a Sherlock qualcosa da risolvere.  Questo  significava che Sherlock era bloccato dentro il 221B  al fine di evitare il più possibile l’allegria natalizia, ma, quando un Babbo Natale che suonava una campana e gridava “Merry Christmas” decise di  stabilirsi dall’altra parte della strada, il piano di Sherlock fallì e lui peggiorò.
 
John ovviamente sapeva tutto quello che stava per succedere; tuttavia non avrebbe potuto prevedere quanto Sherlock sarebbe diventato irritante. Entro il 20, ogni piccola cosa faceva peggiorare Sherlock; mentre John confezionava i regali in salotto, Sherlock mormorava su quanto tutto fosse irrilevante ed era d’aiuto il meno possibile. Mentre John metteva un piccolo albero in un angolo della stanza, Sherlock  si lamentava del caos che stava facendo. Quando John gli chiese se avrebbe ricevuto qualche regalo da sua madre e suo padre e se fossero ancora in giro – Sherlock non parlava mai di loro – Sherlock  semplicemente si strinse nelle spalle e mormorò qualcosa riguardo al fatto che Mycroft aveva fatto shopping quell’anno.
 
Per riassumere, Sherlock era un rompiscatole, solo un pochino di più del solito. La vigilia il gruppo si era riunito per una piccola festa di Natale, era avevano fatto quasi ogni John da quando era arrivato John. Si teneva sempre al 221B; John non aveva altri modi per coinvolgere anche Sherlock, perché non avrebbe mai lasciato la casa per qualcosa come una festa di Natale. John lo aveva redarguito riguardo all’essere gentile e al fingere almeno di divertirsi per una sera.  E funzionò, per quasi metà serata, Sherlock fu ospitale, ma poi le cose peggiorarono. Alla fine Sherlock doveva uscirsene con qualcosa di spiritoso e cattivo, quell’anno era diretto a Lestrade, lui ovviamente ha gestito bene la cosa e ha ignorato Sherlock, ma comunque l’atmosfera era stata rovinata per tutto il resto della serata.
 
Fu solo più tardi, quella notte, che Sherlock realizzò veramente quello che aveva fatto. John si stava togliendo il suo maglione delle feste, uno rosso brillante con sopra cucito Babbo Natale, Sherlock era già pronto per andare a letto, vestito con la sua solita giacca del pigiama blu e i pantaloni, e camminava nella sua parte di stanza osservando John
 
“Cosa c’è?” chiese bruscamente, arrivando subito al nocciolo della questione
Niente, Sherlock” rispose John, infilandosi nel letto, seguito velocemente da Sherlock che voleva solo riavere John quando questi si spostò verso il centro del letto.
“C’è qualcosa  - lo assillò – se riguarda Lestrade-“
Dannazione, Sherlock! – gli urlò alla fine John – non potevi startene tranquillo per una sera, era chiedere troppo?!? Non potevi tenere i tuoi commenti per te per una maledetta sera?!
Sherlock non rispose, sapeva che John non ne voleva una e, nonostante quello che a volte pensava, Sherlock non voleva discutere con lui.
 
La mattina dopo, John si svegliò nel letto vuoto, ma quando si girò e guardò verso la porta, vide il profilo di Sherlock, che portava un vassoio con una tazza di tè fumante e una colazione inglese ben cotta e sotto di esso un regalo di Natale, incartato nella stessa carta verde che John aveva usato qualche giorno prima per incartare i regali dei loro amici. Sherlock si avvicinò e mise il vassoio sul comodino di John e quasi il regalo cadde in grembo a quest’ultimo.  Il biondo dottore fece un cenno con la testa a Sherlock prima di iniziare a togliere la carta. Una piccola, gioiosa risata venne fuori dalle sue labbra quando vide cosa c’era dentro, lo tirò fuori ed era un altro maglione natalizio, questa volta con una renna dalla faccia strana e le parole “Merry Christmas” scritte sotto.  Dentro, c’era anche una cartolina con una semplice riga scarabocchiata nella scrittura di Sherlock, “Buon Natale, grazie. Ti amo, Sherlock”
 
“Buon Natale, John”

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Capitolo 5
*** Unknown - 26 dicembre ***


Unknown
by iamawhovian11


Link alla storia originale: https://www.fanfiction.net/s/9951439/1/Unknown
Link al profilo dell'autrice (iamahovian11): https://www.fanfiction.net/u/5017699/iamawhovian11
 

John
Sherlock
 
La prima cosa che dovreste sapere è che Sherlock non ha mai, mai avuto intenzione di provare qualcosa per John; non è mai stato della stessa lunghezza d’onda di Sherlock (cosa che, beh, vale praticamente per tutti) e pareva sempre non capire perché Sherlock aveva fatto quello che aveva fatto. Tuttavia, se aveva una totale mancanza di comprensione, sembrava anche avere un alto livello di accettazione per le stranezze e le curiose abitudini di Sherlock.  Inoltre, ammirava il suo lavoro di investigatore, a volte anche ad alta voce. Un complimento era un suono raro per le orecchie di Sherlock Holmes e l’occasionale espressione di stupore di John sembrava nutrire l’ego di Sherlock in un modo tale che faceva inconsciamente crescere l’affetto dell’uomo. Si stava facendo un po’ irritante, in effetti. Sherlock non si era mai affezionato particolarmente a qualcuno.
 
La seconda cosa che dovreste sapere è che si suppone che John non abbia mai scoperto niente dei…ehm …sentimenti di Sherlock. John era esattamente come sembrava. Aveva avuto un sacco di ragazze, ma nessun ragazzo. Il pensiero fece fare un salto al cuore di Sherlock, talmente piano che poteva dire con difficoltà se fosse ancora lì o no.
 
In poche parole, John aveva “scoperto tutto” ascoltando per sbaglio un’accesa discussione fra Sherlock e Mycroft. Era iniziata con uno scambio di opinioni riguardo il lavoro di Sherlock e il perché non si stesse impegnando di più nel provare a guadagnare qualcosa.  Da cosa nasce cosa e alla fine volarono insulti dall’uno all’altro e furono dette cose che non si volevano veramente dire.
 
Gradualmente fu introdotto l’argomento riguardante la vita amorosa di Sherlock e Mycroft si interrogò incredulo sul perché non avesse mai nemmeno cercato di trovare qualcuno e su se ci fosse qualcosa di patologico dietro il suo comportamento. Per una volta, Sherlock, preso dalla rabbia, non aveva pensato lucidamente ed aveva esclamato di essere innamorato di John. Questo accadde proprio mentre John lasciava l’ingresso per andare a vedere se fosse tutto a posto nell’ufficio di Mycroft.
 
John sentì abbastanza da capire la verità e fu così sorpreso che emise uno strano rumore con la gola che attirò l’attenzione dei fratelli Holmes. Imbarazzato, John era fuggito fuori dall’edificio e aveva preso un taxi per tornare a Baker St. Sia John che Sherlock rimasero isolati nelle loro camere, quella sera, ignorando la leggera fame dovuta al non aver cenato.
 
Uno schianto risuonò nell’appartamento, sorprendendo John, già sveglio. Vivendo con Sherlock, era abituato a quel genere di cose, tuttavia sapeva che questa volta era diversa dalle altre. John si infilò la vestaglia e aprì pian piano la porta della camera. Andò verso il salotto e, mentre si avvicinava, il suono dei passi si fece sempre più forte. Come previsto, quando raggiunse la stanza di fronte ai suoi occhi c’era uno Sherlock  molto sconvolto e disperato,  che percorreva il pavimento con movimenti rapidi e bruschi, la testa  bassa e le mani intrecciate dietro la schiena.
 
John si schiarì la voce e Sherlock smise di colpo di camminare, fermandosi lontano da lui. Girandosi lentamente su un tallone, gli occhi di Sherlock catturarono quelli di John e questi notò che sembravano freddi, difficili da guardare e annoiati come sempre. Ma, come si avvicinò, poté affermare che c’era anche una punta di tristezza e quasi di…disperazione.
 
Dopo quella che sembrò un’eternità, Sherlock fece la prima mossa sedendosi sulla sua poltrona, le gambe incrociate e gli occhi chiusi. John con cautela si diresse verso la poltrona di fronte alla sua.
 
Sherlock. Sherlock.
Questi alzò lo sguardo “Sì?”
Vuoi spiegarmi cosa sta succedendo, o  hai intenzione di tenere il broncio per tutto il resto della tua vita?
Il tono venne fuori più duro di quanto volesse, ma era quello che sentiva e non poteva tornare indietro.
 
Quando Sherlock aprì gli occhi erano pieni di esasperazione e di dolore, ma poi si ammorbidirono quando videro che John era preoccupato.
 
“Niente, assolutamente…niente. Torna a letto, John, è tardi”
Sherlock, non sono un bambino”.
“Beh, allora ti comporti come tale, non credi?”
Non sono io quello che non accetta i suoi sentimenti non fa i conti con le conseguenze, qualunque esse siano!
Sherlock era tranquillo, sorpreso dallo sfogo del suo coinquilino.
Sherlock…” disse John mentre si sedeva di fronte a Sherlock e in risposta questi  agitò la mano, come per accettare le sue scuse.
“Hai ragione, John - disse Sherlock, chiudendo ancora una volta gli occhi – dovrei essere onesto con te e tirare fuori da dentro di me tutto quanto”. Prese un lungo respiro, trattenendolo in bocca, per poi rilasciarlo improvvisamente “Io….io provo qualcosa per te. Capisco che per te non sia lo stesso e imparerò ad accettarlo”. Alzò una mano poiché John stava per interromperlo.
“Non voglio che questo sia un argomento tabù ed in ogni caso non voglio parlarne mai più e questo è il mio unico desiderio. Spero che tu possa promettermi questo”
 
Sherlock aprì gli occhi per scoprire che John era in piedi di fronte a lui con un leggero sorriso sul volto. Non lo stava prendendo in giro, né giudicando e il suo non era un ghigno. Era come sollevato, perfino felice. John si inginocchiò in modo che il suo petto premesse contro le ginocchia di Sherlock e per Sherlock questa interazione era probabilmente la più intima che avesse mai avuto con qualcuno. Il suo cuore fece un salto mentre cercava di capire i pensieri di John, ma non fallì. John fece scivolare le mani lungo le gambe di Sherlock, su fino ai fianchi e questi tremò leggermente, con grande divertimento di John. Si fermarono lì e John si sedette sulle ginocchia di Sherlock.
 
“Ma…ma io pensavo…?” disse Sherlock, la voce leggermente incrinata.  John si limitò a scrollare le spalle a scuotere la testa, ridendo silenziosamente.
Sherlock, io…” i loro volti erano vicinissimi e potevano sentire il respiro dell’altro passare attraverso le labbra e le guance. Sherlock allora premette con forza le labbra su quelle di John,  quasi facendolo cadere indietro, prima di prenderlo, mettendo una mano dietro la schiena per sostenerlo. Le loro lingue vorticavano, si massaggiavano, premendo e sfregandosi l’un l’altra.  Le loro mani stavano facendo più o meno lo stesso; era come se avessero bisogno di sentire nello stesso momento ogni parte del corpo dell’altro.
 
John iniziò a slacciare uno a uno i bottoni della camicia di Sherlock, baciando lo spazio di pelle che veniva lasciato nudo. Sherlock inarcò il suo corpo verso quello di John, soffrendo per il fatto che non c’erano più i pezzi di tessuto che li dividevano. Sherlock rise dentro la bocca di Sherlock e questi disprezzò completamente il fatto di essere impotente in quella situazione. Nel pensare a questo, però, capì che era il momento di prendere il controllo della situazione. Portò John nella sua camera, un posto che questi non aveva mai visto prima. John decise che la mattina si sarebbe preso un po’ di tempo per guardarla.
 
Ridacchiando come due studentesse, Sherlock e John salirono sul letto e, beh, sappiamo tutti cosa è successo dopo...

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Capitolo 6
*** A Very Sherlock Christmas - 27 dicembre ***


A Very Sherlock Christmas
by Sierra Wood

Link alla storia originale: https://www.fanfiction.net/s/9955472/1/A-Very-Sherlock-Christmas
Link al profilo dell'autrice (Sierra Wood): https://www.fanfiction.net/u/4362611/Sierra-Wood

Grazie a chi ha recensito, messo nelle preferite, nelle seguite o nelle ricordate la storia, ma grazie anche a chi si limita a leggere e rimanere nell'ombra :)
Lady Viviana
 

John
John (pensieri)
Sherlock
 
Mancava una settimana a Natale, John aveva appena finito di comprare i regali e stava incartando nella sua stanza gli ultimi acquisti.
 
Ecco qui. Quello di Harry è incartato e pronto per essere spedito. Ora, quelli per Sherlock e per mia nipote”. Tirò fuori il My Little Pony Principessa Twilight* che aveva preso per Elisa e la carta del Littlest Pet Shop** che aveva preso in precedenza per confezionarlo.
 
Spero le piaccia, non la vedo da un paio d’anni. Andrei a trovarla, se non avessi paura che Sherlock possa combinare qualcosa nel frattempo” pensò, avvolgendo la scatola.
 
Finì di fare il pacchetto per Elisa e si guardò intorno in cerca di qualche altra carta da regalo. Non vedendone altra oltre quella del Littlest Pet Shop,  John sospirò e la prese. “Beh, almeno Sherlock non indovinerà il suo regalo quest’anno”. Per Sherlock aveva preso un nuovo set di boccette e becker per i suoi esperimenti, dopo aver notato che aveva iniziato ad usare i bicchieri alti per le sostanze chimiche.  Aveva appena messo l’ultimo nastro e stava per etichettare i pacchetti, quando Sherlock irruppe nella stanza.
 
“JOHN! Lestrade mi ha appena scritto! Triplo omicidio! Tutti Babbo Natale in un centro commerciale!” esclamò Sherlock, trascinando John fuori dalla stanza.
Sherlock! Fammi prima almeno etichettare questi pacchetti!
“Non c’è tempo, John! Andiamo sulla scena del crimine!”
 


Intorno a mezzanotte, Sherlock e John ritornarono all’appartamento.
 
“E’ finito troppo in fretta. Sono stati gli elfi! Hanno fatto tutto loro!”
Sì, Sherlock, lo so. Ero lì.
“Non c’è bisogno di arrabbiarti, John”
Scusami, Sherlock, sono solo stanco. Penso che andrò subito a letto”. John spinse da parte il suo coinquilino ed entrò nella sua stanza.
Nel chiudere la porta, si guardò intorno e notò i pacchetti sul letto.
Giusto, i pacchetti – disse John, passandosi una mano fra i capelli – Uh, Sherlock…e, uh, Elisa. Lì. Porterò quello di Elisa in posta domani”. Spostò i pacchetti sul tavolo e andò a letto.
 
 
 

“JOHN! SVEGLIATI! MUOVITI, JOHN, E’ NATALE!”
 
John si svegliò quando un certo detective saltò sul letto.
Ugh, ‘lock, scendi dal mio letto
“Ma Jawwwwwwnnn…”
SCENDI!
 
Sherlock si fece silenzioso e strisciò giù.
Alzandosi, John guardò l’imbronciato detective “Su, andiamo ad aprire i regali”.
 
Sherlock si alzò e balzò fuori diretto in salotto.
Sospirando, John si alzò e lo raggiunse. Sherlock aveva già messo in ordine i regali e lo stava aspettando, in attesa.
 
Va tutto bene, Sherlock, sono qui, vai avanti
 
Nel giro di dieci minuti, l’appartamento si riempì di carta regalo, carta velina e borse.
Sherlock aveva in grembo il regalo di John e lo stava guardando con aria interrogativa.
“John – disse dopo un momento di silenzio – perché questa carta?”
Hmmm, oh, ehm, avevo finito la carta regalo e quella era l’unica che aveva
“Oh, ok”. Sherlock prese il pacchetto e iniziò ad aprirlo. Quando arrivò a metà, si bloccò e iniziò a fissarlo con gli occhi spalancati.
Passato un minuto, John decise di dire qualcosa, “Sherlock, è tutto a post-
Sherlock saltò in piedi e abbracciò John, completamente felice. “John, come facevi a sapere che io volevo un My Little Pony Principessa Twilight?!?”
 
Lasciò andare John e iniziò a saltellare per la stanza, “Non ho avuto il coraggio di prenderlo io e Mycroft mi ha detto assolutamente no. Oh, beh, a chi importa. Vieni, Twilight, andiamo a sistemarti la criniera!” Sherlock prese il suo regalo e saltellò fuori dalla stanza cantando a squarciagola la canzone di My Little Pony, My Little Pony/My Little Pony/ Ahh, ahh, ahh, ahhh…/ (My Little Pony)/ mi chiedevo cosa potesse essere l’amicizia/ (My Little Pony)/ finchè non hai condiviso la tua magia con me…”
 
John era rimasto in piedi in salotto in preda alla confusione. Come sentì la porta della camera di Sherlock chiudersi, tirò subito fuori il telefono per scrivere a Mycroft.
 
Hey, penso di aver rovinato tuo fratello. – JW
 
Oh, davvero, come? – MH
 
A Sherlock è finito per errore il regalo di Natale per mia nipote. – JW
 
E? – MH
 
E non avrebbe dovuto essere contento. E’ appena saltellato nella sua stanza e sistemare i capelli della Principessa Twilight cantando la canzone di My Little Pony. – JW
 
La CRINIERA della PRINCIPESSA Twilight, John. E, aspetta, gli hai per caso dato la ---? – MH
 
Un po’ a disagio all’idea che tu sappia tutto questo, ma sì. Inizialmente era per mia nipote. – JW
 
Beh, ormai è andata. Lascia che le cose facciano il loro corso. Si calmerà in poco tempo. – MH
 
Oh, ok. Grazie, Mycroft. E buon Natale. – JW
 
Buon Natale, John. – MH
 
John mise giù il telefono e decise di lasciare che le cose facessero il loro corso e di non provare a dare un senso a tutto quanto.
 
- Casa di Mycroft –
 
“Bene, alla fine Sherlock l’ha avuta. Oh, beh, lui è un problema di John. Ora, Principessa Cadance, dobbiamo prepararci per il tuo matrimonio”. Mycroft prese il piccolo pettine d’oro incluso assieme alla principessa e iniziò a pettinare la sua criniera rosa***
 
- Dall’altra parte della città –
 
“Mamma! Guarda cosa mi ha mandato zio John! Flaconi e becker! Come faceva a sapere che era quello che volevo?!”
Elisa, che aveva otto anni, era entusiasta di avere il regalo che sarebbe dovuto essere di Sherlock. Aveva da poco deciso che da grande sarebbe diventata un chimico e Zio John era diventato, in quel momento, il suo preferito. Tutti gli altri le avevano regalato qualcosa legato ai My Little Pony pensando che fosse quello che desideravano tutte le bambine di quell’età.
 
*http://static3.wikia.nocookie.net/__cb20130217064437/mlpfanart/images/a/a2/Princess_Twilight_Sparkle_by_CaNoN_lb.png
** http://3.bp.blogspot.com/-kO-LBCOBa-Q/UIISAcXHXxI/AAAAAAAA9Zo/cRJiGZokUAU/s1600/1.png
*** sì, si tratta di un altro My Little Pony ahah
http://static2.wikia.nocookie.net/__cb20130514173243/mylittleponyitalia/it/images/3/3a/Princess_Cadance_waiting_for_good_ending_S3E12.png

 

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Capitolo 7
*** Hot Chocolate - 28 dicembre ***


Hot Chocolate
by ScarlettTheCat
 
Link alla storia originale: https://www.fanfiction.net/s/9957092/1/Hot-Chocolate
Link al profilo dell'autrice (ScarlettTheCat): https://www.fanfiction.net/u/5312650/ScarlettTheCat
 
John
John (pensieri)
Sherlock
 
John si lasciò cadere sul divano, caldo e invitante e sospirò di sollievo. Gli ultimi ospiti (cioè Lestrade e Mycroft, che avevano bevuto un po’ e incespicavano e sembravano più po’ più allegri del solito) se ne erano appena andati ed era stata una giornata lunga. Con un po’ troppo cibo e ospiti rumorosi, se doveva essere onesto con se stesso. Ma, doveva ammettere, si era anche divertito; ora era solo felice di essere al caldo, nella luce soffusa del soggiorno circondato da carta da regalo e regali sparsi, la maggior parte dei quali non riusciva ad attribuire con chiarezza a sé o a Sherlock.  Era anche grato, mai in vita sua, gli era sembrato di vedere così tanti amici con un regalo in mano bussare alla loro porta (e poi ubriacarsi e tornare a casa).
 
Si tirò un po’ su e si chinò verso il tavolino, prendendo ed esaminando alcuni oggetti che erano stati messi lì, fra la foresta di carta da regalo e i bicchieri. Un po’ di cioccolata calda, una nuova coperta e un DVD. Ah, sì – pensò John – sono i regali di Mrs Hudson. Sorrise quando un’idea gli attraversò la mente – lui e Sherlock avrebbe potuto sedersi lì e vederlo dopo quella lunga giornata, sì, sarebbe stato carino. Ah, e magari concedersi anche una tazza di cioccolata calda come la fanno loro. Sì, suonava piacevole. Soprattutto se fossero stati sotto quella coperta e-
 
Aspetta un attimo.
 
John si prese un attimo per analizzare l’idea che stava in quel momento occupando la sua testa; lui e Sherlock, insieme sotto una coperta, mentre bevevano cioccolata calda e guardavano un DVD…
 
Mrs Hudson, ho capito il suo gioco.
 
E non sto cadendo dentro la sua trappola.
 
Perché, so solo che, a certo punto, passerà casualmente da qui per vederci, solo per iniziare a sorridere vittoriosa quando vedrà me e Sherlock, rannicchiati insieme sotto la calda coperta, con la cioccolata calda fra le mani, che ci rilassiamo con un DVD…
 
Oh, ottimo Mrs Hudson. John aveva bisogno di questa serata di relax ed era abbastanza sicuro che Sherlock volesse lo stesso.
 
Sherlock!”  chiamò lui, nonostante il suo imbarazzo riguardo a quello che “le persone dicevano” al riguardo, era davvero troppo stanco per preoccuparsene.
 
Come previsto, non ricevette risposta. Ma lui semplicemente sospirò e iniziò a preparare qualcosa da bere;, ammettendo che, comunque, sarebbe stato più facile coinvolgere Sherlock più tardi.
 
10 minuti più tardi
 
Sherlock entrò in soggiorno, solo per scoprire che le luci erano state abbassate e che l’unica sembrava venire dallo schermo della televisione (che sembrava mostrare il menù di un film),  oltre allo scoppiettare del camino e diverse candele profumato sparse per la stanza, che stavano emanando profumi caldi e invernali di cannella e zenzero.
 
Poi guardò verso il camino.
 
Per un momento, il grande Sherlock Holmes apparve confuso.
 
C’erano una coperta ben piegata e due tazze di cioccolata calda appena fatte.
 
Era opera di Mrs Hudson?
 
Beh, sembrava quasi invitante…ed era abbastanza stanco…per cui, perché no?
 
Sherlock semplicemente si diresse verso il divano, si infilò sotto la coperta (come sempre, senza un briciolo di umiltà) e mise le mani intorno a uno delle due tazze.
 
Decise che era un esperimento di cui voleva vedere la fase successiva.
 
John tornò nella stanza, vestito con il suo nuovo, caldissimo pigiama e la vestaglia. Entrò, pensando semplicemente di doverci passare nel suo giro della casa in cerca di Sherlock. Si stava giusto come avrebbe dovuto chiederglielo – Dovrei dire semplicemente “Vuoi vedere un film con me?”, o “Sei stanco, vuoi bere qualcosa seduto sul divano?” e altre frasi di questo genere, ma ora sembrava che non avesse più bisogno di usarle.
 
Stava quasi passando nella stanza successiva, quando semplicemente si fermò di fronte a lui.
 
Ah”, disse semplicemente; questa fu la reazione di John nel vedere Sherlock, il grande detective, rannicchiato in un angolo del divano, stringendo una tazza fumante di cioccolata calda, sotto la loro nuova, accogliente e calda coperta. Anche se, nonostante tutto, continuava ad avere sul volto la sua solita espressione di profonda concentrazione, mentre fissava intensamente i colori lampeggianti sul televisore (e John era abbastanza sicuro che in realtà non li stava vedendo, conosceva Sherlock meglio di chiunque altro e poteva dire quando era immerso nei suoi pensieri e quando stava effettivamente interagendo con la realtà).
 
Anche se sembrava essere uscito da qualunque trance in cui era caduto precedentemente quando i suoi occhi incontrarono quelli di John (cosa che, come sempre, fece battere più forte il cuore del dottore, quando guardava con desiderio in quegli occhi chiari, pieni di vita innocente e scintillanti per l’intelligenza senza limite quando la luce delle candele si rifletteva su di loro). Dio, si ritrovò a pensare John, perché sono così attraenti. No, aspetta, NO! Perché ho sempre queste idee? Sono John Watson e, non importa quanti dubbi possa avere, io non sono gay! Perché, perché quest’uomo fa un simile effetto sulla mia mente?!? pensò John – ultimamente perdeva sempre il filo dei suoi pensieri quando c’era Sherlock in giro e soprattutto quando lo guardava negli occhi in quel modo. John  aveva escluso tutte le ipotesi e aveva trovato la ragione nel fatto che lui e Sherlock erano solo molto amici e che questi era una persona ammirevole. Sì, si trattava di questo. Un’impressione. Si era trattato solo di un’impressione.
 
Allora perché voglio essere sempre con lui e perché è sempre nei miei pensieri…
 
“Ah, John – disse Sherlock, con un leggero sorriso – sembri stanco, perché non vieni e non ti siedi? Dopotutto non penso tu sia sbattuto per preparare due tazze di cioccolate solo per me” concluse Sherlock, supponendo fosse stato John a preparare tutto quanto. Era il modo in cui era piegata la coperta che glielo aveva fatto capire (cioè non piegata del tutto).
 
John aprì la bocca per iniziare a spiegare e dire cose tipo “le persone parleranno”, ma, quella sera, non riusciva a preoccuparsene. E poi, l’idea di rilassarsi con il suo migliore amico, stanco com’era, lo attirava.
 

 
Mrs Hudson salì le scale fuori al suo appartamento, per dare un’occhiata a cosa stavano facendo Sherlock e John – sperando che stessero godendosi i suoi regali e che, forse, ma forse, avrebbero potuto aiutare quei due poveri cari a fare finalmente un passo avanti, non importava quanto piccolo e ammettere i loro sentimenti (che lei sapeva avevano poiché era il genere di donna che faceva caso a questi piccoli dettagli) di fronte all’altro. Beh, almeno, se tutto andava bene, sarebbero stati felici insieme, che era la cosa più importante.
 
Cercando di non fare troppo rumore, aprì con cautela la porta del loro soggiorno e, non appena diede un’occhiata all’interno, un sorriso trattenuto si dipinse sul suo volto. Erano insieme sul divano, sotto una coperta. Sherlock aveva la schiena appoggiata al bracciolo più lontano del divano, le gambe distese di fronte a lui. John era sdraiato addosso a lui, la testa appoggiata contro il suo petto, mentre l’altro (probabilmente inconsciamente) gli passava e mani nei capelli. John sembrava preoccuparsene, infatti quel gesto sembrava piacergli, dato che se ne stava con gli occhi chiusi e un sospiro soddisfatto sulle labbra, quando sentiva la sensazione delle mani del detective passargli attraverso i capelli. Stavano guardando insieme il loro film di Natale, circondati da luci scintillante e i caldi e accoglienti profumi dell’inverno.
 
Non volendo disturbare l’atmosfera di pace e di tranquillità che c’era, Mrs Hudson uscì come era arrivata: silenziosamente, felice al pensiero di ciò che era successo grazie al suo piano per unirli e all’idea che i due si stessero rilassando insieme, molto vicini.

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Capitolo 8
*** The Original Message - 29 e 30 dicembre ***


ATTENZIONE! Prima di leggere la storia, guarda il Mini Episodio - Prequel della terza serie che la BBC ha diffuso la Vigilia di Natale.
Puoi trovarlo a questo indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=JwntNANJCOE

 
The Original Message
by Lyrics Amidala
 
N.d.t.
Buonasera a tutti :) Per prima cosa ancora grazie a tutti quelli che seguono questa storia e che l'ha messa nelle preferite, seguite, ricordate e recensite. Un grazie sincero da me e dagli autori originali che mi hanno permesso di darle vita.
Causa problemi con internet, il prossimo aggiornamento (quello del 31 dicembre) sarà posticipato al 1 gennaio, che vedrà anche l'ultima storia della raccolta pubblicata a pochi minuti dall'inizio (ore 9 PM GMT).
Buon anno :)
Lady Viviana
p.s. Link alla storia originale: https://www.fanfiction.net/s/9955543/1/The-Original-Message
Link al profilo dell'autrice originale (Lyrics Amidala): https://www.fanfiction.net/u/4583845/Lyrics-Amidala
 

John
Sherlock
 
Mi dispiace, ma non potrò essere lì per il tuo compleanno – iniziò Sherlock – Ma non ti preoccupare, sarò presto lì con te. Molti felici ritorni. Molti compleanni felici, John. Sarei davvero perso senza di te”. Il video finì e John si girò verso il punto del divano dove era seduto Sherlock. Sembrava….nervoso? Era l’unica spiegazione che descriveva la combinazione di labbra tirate, incertezza negli occhi e la leggera agitazione.
 
Questo è il mio regalo di compleanno?” chiese John e Sherlock annuì.
 
Oltre al biglietto” aggiunse. John sospirò e alzò gli occhi. Avrebbe buttato quel foglietto nel fuoco alla prima occasione.
 
Non ti è servito molto tempo per farlo, spero?” disse con noncuranza, alzandosi per farsi un po’ di tè. Anche Sherlock si alzò per mettere fine alla registrazione.
 
“Oh, quasi niente” disse agitando la mano. Bugiardo, pensò. Aveva passato una decina di minuti con Lestrade, cercando di rendere quello stupido regalo di compleanno perfetto. John era il suo blogger, dopotutto, e si meritava qualcosa di speciale. Quando si voltò, fu sorpreso di vedere John in piedi proprio dietro di lui.
 
Beh, grazie – disse – era bellissimo
 
“Lo era?” chiese Sherlock, leggermente sorpreso. Cosa c’è di bello in poche, semplici parole? Sherlock immaginò fosse il sentimento, dove essere quella la cosa di fronte alla quale John si rivelava debole. Poi, inoltre, il fatto che Sherlock avesse fatto una cosa del genere dimostrava che anche lui era capace di sentimenti. Almeno un po’.
 
- replicò John – questo mi dimostra che non sei sempre un maledetto arrogante”. Sherlock rise e John sorrise. Poi, impulsivamente, circondò Sherlock con le braccia e lo abbracciò. Il detective si irrigidì per un momento, prima di avvolgere le sue lunghe braccia intorno a John e abbracciarlo a sua volta.
 
Grazie, Sherlock” sussurrò John nel petto del suo coinquilino, mentre questi si limitò a appoggiare le sue labbra sui capelli dell’altro.
 
“Buon compleanno, John Watson” rispose.
 

 
John aveva stupidamente pensato che, aprendo la porta, si sarebbe trovato di fronte Sherlock, che onorava la promessa fatta nel video di ritornare presto. Questa versione era diversa da quella che Sherlock gli aveva dato, ma era comunque molto simile. Perché? Perché era Sherlock e questo era, semplicemente, com’era lui, anche quando cercava di essere carino. Ma, alla porta, non c’era Sherlock. Era solo Lestrade, che sembrava aver dimenticato il telefono. John sospirò, ricacciando indietro le lacrime. E desiderò, proprio come aveva fatto dopo il primo messaggio, di poter dare a Sherlock un abbraccio, per essere certo che fosse ancora vivo e non il corpo freddo che era stato negli ultimi due anni.

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Capitolo 9
*** The Little Details - 31 dicembre 2013 ***


The Little Details
by ItsRealForUs
 

N.d.t.
Buongiorno a tutti e buon Anno :)
Stasera, poco prima dell'inizio della terza stagione, pubblicherò la decima e ultima storia. Poi *prepara cioccolato e fazzoletti* potrò godermi il ritorno in gran stile di Sherlock (perchè, conoscendolo, lo sarà sicuro ^^).  Buona serata a tutti e buon 1 gennaio ^^
Lady Viviana
p.s. Link alla storia originale: https://www.fanfiction.net/s/7564405/1/The-Little-Details
Link al profilo dell'autrice originale (ItsRealForUs): https://www.fanfiction.net/u/1893047/ItsRealForUs
 

John
Sherlock
Ragazza
 
John premette il palmo della mano sul volto, lasciandolo lì per un attimo prima di spostare le dita agli angoli degli occhi.  Per un assurdo momento, ripensò alle sedute con la sua vecchia terapista e pensò a se il ritorno della frustrazione e del cinismo nel suo affrontare la realtà fosse o no un progresso. Beh,  avrebbe chiesto se la signora Bracewell era stata licenziata di nascosto per l’intervento di un certo Mycroft Holmes nella questione della riabilitazione di John Watson. Ma in questo momento non era importante.
 
Ciò che era importante era che lui e Sherlock avevano vagato per le strade per quattro, lunghissime, ore in cerca di un particolare negozio di caffè in cui un sospettato di omicidio si era accampato nell’inseguire la sua ultima vittima. Lo stomaco di John brontolò mentre passavano davanti allo stesso venditore di patatine con lo stesso adorabile profumo di sale e olio fritto davanti a cui erano passati mezz’ora prima. Non poteva permettersi di fermarsi;  chissà in che guai avrebbero potuto portarlo le ricerche di Sherlock. L’ubbidiente blogger aveva appena iniziato a ideare modi per attirare a casa il detective quando lo vide bloccarsi di fronte a un caffè minuscolo che si confondeva fra due grandi edifici di mattoni. Era così piccolo e poco appariscente, per non parlare del fatto che era deserto, che John non l’avrebbe notato se Sherlock non si fosse bloccato.
 
Cos’è?” chiese John, percorrendo la breve distanza che lo separava dal detective fermo immobile. “”E’ questo il posto?
 
Sherlock scosse la testa e tirò fuori il Blackberry che difficilmente non aveva con sé “Ovviamente no, ma è vicino, molto vicino. Quello che ho bisogno di sapere è cosa stava facendo. Deve aver avuto qualcosa da fare mentre se ne stava seduto. Non un libro…non è il tipo che legge. Troppo avvincente, troppo personale. Non il telefono perché il segnale qui è pessimo. Se riusciamo a individuarlo, allora-“
 
Immediatamente si dipinse sul volto di Sherlock quel suo sorriso orribilmente falso (per John) e terribilmente affascinante (per tutti gli altri) e puntò dritto su una donna seduta fuori dal locale con un caffè davanti a se e un dispositivo nero lucido fra le mani. John gemette e lo seguì, pronto a spiegare, seduto sul taxi che li avrebbe portati a casa, il motivo esatto per cui la donna aveva schiaffeggiato uno Sherlock confuso e terribilmente maleducato.
 
“E’ il nuovo modello, vero?” cinguettò Sherlock con un leggero accento Cockney*. La donna alzò sorpresa lo sguardo dal suo tablet. Per qualche secondo il suo sguardo, confuso, si spostò dal testo scritto sullo schermo al (falso) sorriso di Sherlock.
 
Oh, sì, è un Kindle Fire**” disse alla fine lei. Accento americano, probabilmente Sherlock potrebbe individuare la sua città natale con un errore di un centinaio di miglia. Il suo leggero spostamento del viso indicò che la classificava come londinese.
 
“Sì,  lo sto tenendo d'occhio su enGadget. Posso vederlo un attimo? Non ero certo su alcuni dettagli” chiese senza intoppi, l’accento leggermente raffinato e quel tono che le donne (e, aveva scoperto John, pochi uomini) raramente rifiutavano.
 
Ah, immagino di sì” mormorò lei, consegnando il tablet, sembrando preoccupata per quello che stava facendo. John penso che sembrava una versione molto più grande del telefono della Ragazza in Rosa [1x01, n.d.t.] e non stupendosi quando Sherlock iniziò a spostare velocemente il dito attraverso una raffica di icone e applicazioni sullo schermo liscio. Il detective lo soppesò fra le mani, un sorriso autentico che si estendeva da un orecchio all’altro. John rivolse alla donna, che ora stava sorseggiando il suo caffè,  uno di quegli sguardi che significavano “grazie per aver permesso che il mio amico provasse”. Lei lo colse e rispose con un sorriso. Il che era una novità. La maggior parte delle persone tendevano a guardarlo ancora più confuse.
 
“Questo - disse alla fine Sherlock con il tablet appoggiato sulla sua esile mano  - è quello che stiamo cercando. Chiaramente stava usando un tablet, qualcosa di molto simile a un e-reader con una batteria a lunga durata e nessuna dipendenza dalla connessione internet. I piccoli cafè tendono ad avere la carta per internet per attrarre clienti, ma era in un posto che probabilmente non piace agli utenti di internet. Quindi, non un cafè, più una taverna”.
 
Guardò John, in attesa. Incapace di nascondere la sua ammirazione, John si lasciò sfuggire uno dei suoi sguardi luminosi, di quelli che dicono qualcosa tipo “Sei brillante”, poiché stava cercando di non ripetersi per la milionesima volta. Sherlock continuò a esaminare l’e-reader finchè un colpo di tosse non attirò la sua attenzione.
 
“Ehm, scusi se la interrompo, ma, potrei riavere il mio Kindle? L’ho preso soltanto-“
 
“L’hai preso soltanto ieri e la cover non è ancora arrivata, a giudicare dal fatto che hai una confezione imbottita ecosostenibile nella borsa” – scherzò Sherlock, gettando uno sguardo alla vecchia borsa di cuoio appoggiata dietro la sedia della donna – sei molto attenta, restia a rovinare tutto con impronte digitali sconosciute. Lo usi anche seduta a un tavolo usando due mani, piuttosto che con una mentre cammini come farebbero la maggior parte delle persone con un portatile. E’ abbastanza prezioso per voi. Considerando la mancanza di compagnia a questo tavolo e il vostro shock per essere stata avvicinata, non avete ancora molti amici a Londra, quindi questo non è stato il regalo di un amico. Questo oggetto è uscito di recente ed è abbastanza costoso, non esattamente qualcosa che avrebbe acquistato un parente oltreoceano. A giudicare dalla vasta e variegata selezione di note su cose da fare e di libri, devi essere un insegnante di Letteratura da qualche parte a meno di cinque isolati da qui perché quegli stivali sono perfetti per un’insegnante che va al lavoro a piedi. Questo è il tuo cafè preferito,  ben isolato poiché non ti interessano le persone e perfetto per la tua dipendenza da caffè, ben diversa dall’abuso diffuso di alcool che affligge altri studenti del tuo stesso college…dove stai prendendo una laurea di livello di più alto per poter insegnare all’università ovviamente…”
 
John sapeva che la sua bocca era leggermente aperta, ma sapeva anche che nessuno apparte Sherlock l’avrebbe notato. La donna al tavolo annuì lentamente, prese il Kindle che Sherlock le aveva finalmente ridato e lo infilò in una piccola scatola di cartone e poi dentro la malconcia borsa di pelle.
 
“Tutto giusto – confermò un po’ tremante – insegno Letteratura in una scuola a due isolati da qui il appartamento è poco più lungo questa strada. Amo il caffè perché sono molto tollerante alla caffeina e non bevo. Ma è perché l’alcolismo è presente nella mia famiglia, a dispetto delle vite terribilmente sregolate di altri accademici”
 
Sherlock piegò indietro la testa e alzò gli occhi “Uh, c’è sempre qualcosa. Qualcosa di così piccolo che non colgo”.
John si sentì come gli avessero tirato una manata dietro la testa quando quei riccioli scuri si inclinarono così opportunamente verso di lui. Aveva appena dissezionato una persona vivente e, allo stesso modo in cui era affascinante seguire il filo dei suoi pensieri, l’aveva fatto di fronte a lei, annullando immediatamente il suo ruolo. La scomparsa dell’adrenalina può portare soltanto alla colpa.
 
La donna (professoressa? maestra?) prese borsa e caffè “Bene, spero di essere stata una distrazione alle sue indagini, Mr. Holmes
La testa di Sherlock scattò quando udì il suo nome, “Cosa?”
Lei rise, battendo sulla parte superiore della scatole che conteneva l’e-reader “Ha guardato tutti i miei libri e i miei appunti e non ha fatto caso all’oggetto della mia tesi? Sto trattando i gialli inglesi. La mia ricerca tende a includere anche risultati non di fantasia. Chi altro avrebbe potuto andarsene in giro per Londra a dedurre accessori se non Sherlock Holmes e il suo fedele blogger, il dottor John Watson?” Lanciò uno sguardo a John e annuì prima di allontanarsi in cerca di un taxi.
 
Sherlock agitò con aria drammatica il suo cappotto mentre si dirigeva verso l’estremità opposta della strada. Riuscì a percorrere diversi passi lunghi, rimuginando, prima che John si affrettasse a raggiungerlo per cercare un taxi per loro.
“Devo essere stanco “ disse Sherlock accennando un ghigno mentre John chiudeva la portiera. John in quel momento era un pochino stanco dopo tutto quel camminare cui l’aveva costretto il loro ultimo caso, perciò il tranquillo borbottare un “c’è sempre qualcosa” poteva anche essere frutto della sua immaginazione.  Piuttosto che provocare l’orso che era il suo coinquilino, John si concentrò nel cercare di ricordare dov’era il piccolo caffè e chiedendosi se l’insegnante di inglese gli avrebbe rivolto il suo sorriso da-so-tutto-io se l’avesse offerto di prendere un caffè.
 
 
Quattro messaggi a Lestrade risolsero il caso. L’orgoglio di essere superiore rispetto al resto dell’umanità offrì a Sherlock due ore di relax e la diminuzione dell’adrenalina.
John era nel bel mezzo di un episodio di Doctor Who [n.d.t. popolare serie britannica a cui lavora anche Moffat, co-creatore di Sherlock], con in grembo una delle ciotole pulite con delle tagliatelle, quando Sherlock iniziò ad annoiarsi. Il sospiro iniziò con l’apparizione di una vestaglia blu, ma John iniziò a irritarsi solo quando il coinquilino si lasciò cadere senza tanti complimenti accanto a lui, drappeggiando la sua vestaglia, per quello che era possibile nel piccolo spazio che rimaneva libero sul divano. John finì l’ultima tagliatella e mise la ciotola sul tavolino, per poi voltarsi.
 
Cosa. diavolo. c’è. che. non. va?” disse impassibile.
 
Sherlock sospirò di nuovo. Se John non l’avesse conosciuto così bene, avrebbe scambiato Sherlock per un attore. La teatralità, le lacrime e i sorrisi finti, l’enorme ego, tutto. Fino ai capricci quando stava per distruggere il telefono.
 
“Annoiato” mormorò Sherlock, contraendo le dita della mano destra come se stesse suonando un violino invisibile. John era abbastanza contento di averlo nascosto dopo la sessione alle tre del mattino di due giorni prima. L’unico consulente detective del mondo poteva anche essere brillante, ma non aveva pensato di controllare nel ripostiglio, dietro di prodotti per la pulizia che solo John toccava.
 
Giusto. Beh, questo l’avevo capito. Hai appena risolto un caso questo pomeriggio, lo sai”.
 
Sherlock guardò il suo dottore. Il tuo essere così ovvio è incredibile, dissero i freddi occhi grigi. Le labbra non avevano bisogno di aggiungere altro e John si limitò ad alzare appena gli occhi.
 
Sì, ok, va bene. Perché non fai un esperimento? O vai…a osservare qualcuno? Potrebbe andare bene, anche se l’abbiamo già fatto per un sacco di tempo, oggi”.
 
Sherlock chiuse gli occhi e mise un braccio, come sempre chiarissimo, sulla fronte in quella che John definiva “la posizione del genio torturato”. Il detective in realtà aveva troppi modi di porsi, troppe espressioni e toni di voce, ma sentì di aver dato un nome a tutti. Non importava di quale si trattasse, John non aveva comunque voglia di vedere Sherlock analizzare programmi tv tutta la notte. Si alzò, concedendo quindi al suo coinquilino di occupare anche la restante metà del divano.
 
“Dove stai andando?” chiese Sherlock. John qualche volta odiava il suo tono da “devo assolutamente avere questa informazione e tu me la dirai”. Prese la giacca dall’appendiabiti vicino alla porta e se la mise.
 
“Non sarà in giro, lo sai” chiamò il bozzolo di seta e cotone egiziano dal divano. John si girò per vedere l’inizio di una smorfia.
 
Cosa?
 
“La donna del cafè. Ti piacerebbe fare qualcosa con lei. Non sarà in giro. Domani è giorno di scuola e lei si deve svegliare alle cinque per arrivare a lezione, ovunque sia. Inoltre, ho seri dubbi sul fatto che riuscirai a localizzare il suo appartamento solo dalle deduzioni che ho fatto. Anche io ho bisogno di più informazioni.”
 
John rimase lì, le dita ferme nell’atto di chiudere la giacca. Aveva un rapporto di odio-amore con le deduzioni di Sherlock. Erano terribilmente veritiere, ma anche brillanti. Sperava, però, di riuscire almeno a trovare una falla nel suo ragionamento.
 
E cosa – iniziò John, chiudendo le giacca e infilando le mani (e non solo quelle) in tasca – ti fa pensare che io stia andando a cercare lei? O che voglio incontrare qualcuno di cui non so neanche il nome?
 
Sherlock si sedette, felice per l’attenzione che stava ricevendo e per il fatto che John era ancora lì. “E’ semplicissimo. Non hai voglia di affrontare il mio umore o di ascoltarmi mentre svelo gli errori nella trama dei tuoi stupidi telefilm di fantascienza. Potresti uscire e cercare di recuperare il rapporto con Sarah, ma dopo l’incidente in piscina, lei ha scoperto di non poter stare con qualcuno con uno stile di vita così…pericoloso e un impegno di lavoro oltre quello alla clinica. Oggi abbiamo incontrato una donna non poco attraente di quasi trent’anni che ha ammesso di non avere amici a Londra e probabilmente in tutto il paese. Era educata, tranquilla, molto intelligente. Mi ha ingannato per un qualche attimo, cosa che ti diverte. Nella sua famiglia ci sono casi di alcolismo, come nella tua e lei stessa ha paura di diventare dipendente da qualsiasi sostanza, esattamente come te che ti rifiuti di prendere gli antidolorifici prescritti in ospedale dopo la vicenda della bomba. Voi due siete davvero molto simili, anche perché a lei piacerebbe che tu corressi in giro a risolvere casi in quanto parte della sua visione romantica della realtà che le deriva dal vivere immersa nella letteratura. Un dottore e un insegnante. Che adorabile e noioso abbinamento.”
 
John si leccò il labbro inferiore, cercando di trattenersi dal dire tutte le cose che pensava riguardo all’analisi dettagliata di Sherlock riguardo un possibile futuro con la signorina-del-Kindle. Afferrò le chiavi dal tavolino e le mise nella testa della giacca.
 
Quindi – disse, calmo – dal momento che con questa donna siamo così compatibili, perché non dovrei avere una possibilità di girare il suo quartiere per vedere se la incontro?”
 
Sherlock si alzò e iniziò a camminare, la vestaglia che si agitava dietro di lui nella sala, come sarebbe successo al suo cappotto in strada. Si muoveva nel piccolo spazio come un pantera in una gabbia, dando un ordine alle informazioni che aveva.  John sentì i suoi occhi che spaziavano dai piedi chiudi nelle pantafole, alla fascia in vita, fino alle spalle sottili e ai capelli in disordine. Da quando osservare quella strana creatura era diventato un appuntamento fisso nella sua vita? Prima di poter meditare ulteriormente, il vulcano di informazioni Sherlock iniziò il suo flusso piroclastico.
 
“Uno dei motivi te l’ho già detto: sta dormendo o lo farò fra poco. Il secondo è che sta affrontando un divorzio. E’ venuta qui con il visto da studente e ha sposato un fidanzato con cui stava da poco perché avrebbe potuto seguirla e continuare la relazione. Ama la scuola e ama Londra, le mancano i suoi amici e il clima di casa sua, probabilmente tropicale. California del sud, probabilmente, ma abbastanza lontano da Hollywood. Hanno divorziato e lui è tornato là. Lei è qui, da sola, perché lui era l’unico con cui aveva socializzato e aveva paura di farlo con altri. Ora potresti descriverla come sposata al suo lavoro – aggiunse Sherlock allegramente – Crede anche che io e te siamo fidanzati e non è il genere di persona che rovina i rapporti per trarne vantaggi per sé”.
 
John aveva riaperto la giacca ed era a metà strada verso la sua poltrona quando Sherlock se ne uscì con quell’ultima frase. “Cosa? Lei…lei crede cosa??
 
“Che io e te siamo fidanzati e non è il genere di persona che rovina i rapporti per trarne vantaggi per sé” ripeté Sherlock.
 
John sprofondò nella sua poltrona e Sherlock ricadde sul divano. Il dottore non aveva nemmeno notato che il suo coinquilino era di nuovo nella “posizione del genio tormentato” ora che si era assicurato che John non lasciasse l’appartamento per un po’ di tempo. Sprofondando nella poltrona, John ripercorse la scena nel cafè. Aveva parlato pochissimo e ottenuto un sorriso da parte della donna per via di Sherlock…come diavolo aveva fatto a presumere che ci fosse una relazione fra loro due? Come potrebbe potuto farlo chiunque altro?
 
“Molte persone pensano che ci sia qualcosa fra di noi, soprattutto se mi hanno conosciuto prima che ti incontrassi. Mrs Hudson lo sospetta fin dal primo giorno. Anche i commenti di tua sorella sul blog fanno capire che sospetta ci sia un’attrazione nascosta reciproca. Circa il 60% delle persone in cui ci imbattiamo insieme, per caso o no, pensano che siamo una coppia omosessuale. Circa il 72% degli uomini pensa che io sia gay sia quando sono con te, sia quando non lo sono e circa il 30% delle donne pensa che tu sia gay quando siamo insieme. Lei rientra in questa percentuale, ha supposto che stessimo insieme, probabilmente perché ha scoperto durante le sue ricerche che ci conosciamo da molto tempo.”
 
John aprì e chiuse la bocca un paio di volte, ma non uscì nessun suono. Aveva avuto un appuntamento con quattro, bellissime donne nell’anno scarso da quando aveva conosciuto Sherlock, il che era poco per lui, ma pensava fosse dovuto alla sua scarsa vita sociale.  Per sentirsi dire poi che quasi tutti quelli che lo conoscevano pensavano fosse più che interessato a farsi il suo coinquilino. Ricordò la candela al “loro” tavolo da Angelo e le domande di Mrs Hudson sulla situazione in camera da letto. Ricordò la battuta ridicola di Mycroft riguardo un “lieto annuncio alla fine della settimana”.
 
Sherlock non l’aveva sentito alzarsi dalla poltrona, ma saltò su quando la porta dell’appartamento si chiuse sbattendo.
 
John era in un pub che guardare la pinta appena iniziata di fronte a lui quando il telegono vibrò contro la sua coscia. Lo ignorò, sperando che il crescente suono proveniente dagli altri avventori che stavano guardando una partita di calcio lo coprisse. Ronzò ancora, due volte, in rapida successione, prima che lo tirasse fuori dalla giacca dei jeans e aprisse i messaggi.
 
Dove sei? – SH
 
Ho fatto qualcosa di sbagliato? – SH
 
Ho detto qualcosa di sbagliato? – SH
 
Il telefono vibrò ancora e lo schermò si illuminò.
 
Detesto quando sei arrabbiato e silenzioso su qualcosa. – SH
 
Beh, questo era interessante. Sherlock difficilmente esternava un sentimento, molto meno se si trattava di quelli di John. John abbandonò la pinta tiepida sul bancone di legno e si diresse verso Baker Street. Tornava a casa.
 
Si fermò fuori dalla porta, in ascolto.  Sembrava che Sherlock fosse uscito o stesse dormendo; sicuramente uno Sherlock in preda alla noia non sarebbe stato così silenzioso. Dall’altra parte della porta venne il suono di un bicchiere che si rompeva seguito da alcune imprecazioni a bassa voce e John lasciò andare il respiro che non sapeva di aver trattenuto. Esperimenti. Ovviamente. Aprì la porta e scoprì cosa stava succedendo nella folle mente di Sherlock.
 
Il detective stava per tamponare una sostanza chimica caduta sul tappeto con un fazzoletto dall’aspetto costoso. Ancora indosso il pigiama e la vestaglia, non si era allontanato di molto dalla sua posizione sul divano. John sospirò.
 
Siamo qui da più di un anno e ancora non sai dove sia l’armadio delle scope?
 
Sherlock guardò John come se gli avesse appena suggerito di badare ai cinque, chiassosi figli di Lestrade “Abbiamo…un armadio delle scope?”
 
John intervenne, aprendo una piccola porta vicino alle scale e recuperando alcuni  prodotti per la pulizia, uno straccio e, per sicurezza, la custodia del violino. Sherlock la afferrò immediatamente, lasciando la misteriosa sostanza e le schegge di vetro a John.  Passò le mani sulla superficie liscia e screpolata e la aprì. Con un piccolo sorriso, pizzicò una corda.
 
“Mi stavo giusto chiedendo dove fosse finito” mormorò, pizzicando alcune corde. John rovesciò lo straccio pieno di cocci nel cestino.
 
Sì, avevo deciso di nasconderlo in un posto in cui non avresti mai guardato. Immagino di averci azzeccato
 
Sherlock annuì, tirò fuori il vecchio Strad e lo appoggiò sulle lunghe braccia. Prima che John potesse fermarlo, o chiedere cosa intendesse nei messaggi, o facesse qualunque altra cosa, iniziò a suonare un pezzo intenso e pulsante. Le note erano discordanti e tristi, ma belle. John si ritrovò sul divano, gli occhi completamente incollati a Sherlock, che continuava ad condurre il gioco. Se John avesse avuto la capacità di osservare del detective, avrebbe notato quanto saldamente fossero chiusi i suoi suonava mentre suonava o quanto tese le sue spalle. Avrebbe notato che il percorso ben conosciuto che le dita facevano viaggiando sulle corde, che suggeriva che aveva suonato molte volte quel pezzo nella sua vita, anche se John non aveva mai sentito una vera e propria melodia provenire dallo strumento. Sherlock tenne l’ultima nota per il tempo che la fisica gli permetteva prima di riaprire finalmente gli occhi.
 
Era stupendo” disse John. Sia che stesse discutendo la situazione matrimoniale di un cadavere proteso sopra di esso o che tirasse fuori qualcosa da quello strumento torturato, John continuava a stupirsi.
 
“Vistoso, ma falso” mormorò Sherlock, guardando il violino come aveva guardato l’e-reader, da punta a punta, prima di rimetterlo nella custodia.
 
Non penso
 
Sherlock analizzò attentamente John, lanciandogli quello sguardo con cui scansionava le persone in cerca di inganni e verità nascoste. Evidentemente aveva trovato ciò che cercava perché, per la seconda volta in poche ore, si lasciò cadere sul divano vicino al suo coinquilino.
 
Allora, cosa vogliono dire quei messaggi? Voglio dire, mi dispiace essere uscito, ma non avrei mai pensato che ti importasse se ero o no arrabbiato”.
 
Se John non l’avesse conosciuto così bene, avrebbe detto che Sherlock sembrava ferito. Certo, i penetranti occhi grigi si erano sicuramente addolciti e le labbra contratte, ma John non aveva mai seriamente pensato che avesse la capacità di preoccuparsi di qualcosa. Si era autodefinito un sociopatico ad alta funzionalità, no? Aveva detto che era sposato al suo lavoro. La vicenda di Irene Adler avrebbe potuto alimentare una vaga idea di sessualità in lui, ma lui l’aveva trattata come un diamante perduto, diviso prima di essere venduto o come un programma di scacchi per il computer particolarmente buono.  Un avversario, non un essere umano. Ricordava Mor….la sua minaccia di far scoppiare il cuore di Sherlock. Stranamente, il suo peggior nemico era stato l’unico a immaginare che ne avesse uno. Eppure, l’ultimo consulente investigativo al mondo sedeva, con l’aria ferita e leggermente persa, chiedendosi quale passo falso avesse commesso per far sì che il suo coinquilino lo abbandonasse per una notte intera.
John si morse l’interno della guancia, chiedendosi cosa dire.
 
“L’ho letto su internet”, disse bruscamente Sherlock. Fu sufficiente a confondere John.
 
Letto cosa?
 
“Come scrivere il messaggio. Ho letto che le persone sono meno sulla difensiva e più aperte alla discussione se l’affermazione inizia con “Io” come soggetto, piuttosto che “tu”. Pertanto, invece di scriverti, Perché sei un’idiota insopportabile? ti ho scritto come quello che hai fatto mi ha fatto…sentire”.
 
John si agitò sulla sedia. Chi avrebbe mai associato quella parola di sette lettere con inizia con s- con Sherlock!
 
Beh, mi dispiace di essere uscito. Ho solo…”
 
“ Si sentivi minacciato e sconvolto all’idea che così tante persone fra quelle che conosciamo non conoscano le tue preferenze sessuali. Ed è stato ancora più scioccante perché tu non riesci a capire come facciano a presumere che una persona così normale, comune e simpatica possa avere una relazione con un misantropo eremita come me, la cui ultima relazione, durata due settimane, risale a un periodo di noia quando era all’università”.
 
John si sporse in avanti appoggiandosi sui gomiti, cercando di dedurre l’origine della deduzione. Gli occhi vagarono dalla postura chiusa, al comportamento difensivo, alle mani giunte in preghiera appena sotto il mento. Osservò in profondità gli occhi e le labbra sottili saldamente chiuse. Si chiese, vagamente, come faceva Sherlock a non accorgersi che Molly Hopper, all’obitorio, gli cadeva addosso di continuo. La sua mente riandò anche allo schermo imbarazzante quando “Jim da IT” venne in visita, spostando lo sguardo sul detective quando rabbrividì. Ricordò l’orgoglio nella voce di Sherlock quando lo aveva presentato a Sebastian come un “amico”, prima che, infastidito, lo correggesse. Era riuscito a venire con lui a più di metà dei suoi appuntamenti. Si era difeso da quel pazzo di suo fratello e dalle occasionali frecciatine sarcastiche di Anderson sulle scene del crimine. Aveva curato la sua zoppa con l’adrenalina. Non aveva mai pulito, né messo a posto, né fatto il tè, né comprato il latte. Eppure Sherlock era quello che gli aveva sfilato la giacca-bomba, come se fosse stata addosso a lui e non a John. Era quello che l’aveva gettato nella piscina quando la bomba era esplosa. E Sherlock era il miserabile pazzo con cui, nonostante tutto, continuava a vivere. Il miserabile pazzo che osservava, troppo serio e troppo tranquillo, come John aveva preso la notizia che per l tutti gli altri era ovvia.
 
Credo di dover correggere alcune pecche nel tuo ragionamento” disse John e deglutì quando Sherlock rivolse a lui il suo sguardo laser.
 
“Scusa? Credo che fosse corretto in tutti i punti”
 
John si sporse in avanti e premette le sue labbra proprio di fianco a quelle di Sherlock. Per un terribile momento, penso di essersi sbagliato. Poi, Sherlock avvolse le sue braccia intorno al medico militare che era accanto a lui. Poteva anche esserlo immaginato, ma qualche minuto dopo, quando John scoprì che il maglione era troppo caldo e che in una certa posizione lui e Sherlock potevano sdraiarsi perfettamente sul divano a guardare la tv spazzatura, giurò di aver sentito un leggero borbottio mentre Sherlock gli accarezzava i capelli
 
“C’è sempre qualcosa. C’è sempre qualcosa”



*Cockney è il dialetto di Londra, anche se originariamente (cito Wikipedia) si riferiva soltanto al dialetto dell’East End, la parte proletaria e più povera della città
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Capitolo 10
*** Inside my head - 01 gennaio 2014 ***


Inside my head
by Austria1996
 

Link alla storia originale: https://www.fanfiction.net/s/9864389/1/Inside-my-head
Link al profilo dell'autrice originale (Austria1996): https://www.fanfiction.net/u/3224197/Austria1996
 

Dicono che Sherlock sia brillante, incredibilmente intelligente. Può immaginare che sei stato in una pasticceria e hai mangiato una ciambella per un piccolo pezzo di glassa sul colletto. Peccato sia così…particolare.
 
Sherlock siede sul divano al centro della sua stanza. Sta semplicemente seduto. Tutto il giorno. Niente libri (pericolosi), niente TV (pericolosa), nessun ospite (e comunque chi vorrebbe fargli visita?), tranne sua mamma e i medici. Il suo cervello sarebbe morto a causa della noia molto, molto tempo fa. Fortunatamente, lui sa come tenerlo occupato.
 
Sherlock non è solo. Ha un sacco di amici, per esempio la signora Hudson – una deliziosa, anziana signora che fa in modo che si lavi i denti, faccia la doccia e pettini i capelli e tutte quelle cose stupide che sua madre vuole che faccia. Grazie a lei e alle sue premure, Sherlock fa tutto da solo, non ha bisogno di aiuto, anche se c’è sempre qualcuno che lo tiene d’occhio, perché i rasoi sono taglienti e si può annegare nella vasca da bagno.
 
Ha anche un fratello maggiore che si chiama Mycroft perché  a sua mamma sono sempre piaciuti i nomi strani. E’ molto utile quando arriva per le solite attività: lo costringe a mangiare. Sherlock odia mangiare e starebbe male dopo ogni pasto se potesse. Quando gli danno del cibo, scuote la testa con disgusto e dice no, no, Mycroft, è disgustoso e non lo mangerò, no e allora Mycroft dice con voce calma Sherlock, devi mangiare o dovremo obbligarti a farlo e allora Sherlock sta zitto per un attimo e poi inizia a mangiare perché odia essere obbligato a farlo. Mangiare è disgustoso. Obbligare qualcuno a farlo è disgustoso.  Perciò la scelta è fra doppio disgusto o Mycroft. Lui sceglie il secondo.
 
A volte sente il bisogno di fare cose cattive, come rovesciare in bagno il profumo preferito della sua povera mamma  finchè le bottiglie non si svuotano. O rompe i cuscini e getta le piume in giro per la stanza finchè il pavimento non ne è coperto. Questo quando è comparso Jim che, malizioso e furbo, ama gli scherzi. E’ anche un buon attore. Si divertivano un sacco insieme, anche se Sherlock sapeva che a sua mamma non piaceva Jim e perciò lo chiamava solo quando non c’era nessun altro in giro.
 
Quando si sente triste e solo, chiama Molly, che è timida e carina e ama le coccole. Sherlock si lascia coccolare da lei di tanto in tanto e Molly è più che felice quando glielo permette. E, quando Sherlock  si calma, lei si siede sul bordo del divano e gli racconta storie di crimini e amore e fughe e lui si addormenta.
 
Invece, se è solo annoiato, chiede a Irene di andare. Lei è sempre un mistero, qualche volta accetta, qualche volta no. Qualche volta si siede vicino a lui e lo lascia parlare, qualche volta invece parlano per ore. Lei gli racconta storie su tutti i posti in cui è stata e lui è geloso, perché ha solo la sua stanza. Gli parla del vero amore e lui chiude gli occhi e pensa agli altri amici…
 
John. Apparentemente semplice e noioso, indossa un maglione troppo grande, un maglione di avena, perché è carino. E’ un ex-soldato, un dottore, ha una buona mira, ama il tè, mangia sempre panini con la marmellata, indossa maglioni e a Sherlock piace e così via. C’è sempre quando Sherlock ha bisogno di lui, gli tiene la mano quando è obbligato a mangiare o ha una visita con i medici o tutte le altre volte in cui Sherlock ha bisogno di lui.
 
Molly una volta gli ha detto che si chiama amore.
 
Se sapessi cos’è l’amore, ha detto una volta Sherlock a John, penso che ti direi che ti amo. John sorrise e disse Ti amo anch’io. E poi è stato tutta la notte vicino a Sherlock e l’ha abbracciato come fa Molly, ma più…goffamente. Ed è andato bene.
 
Prendi la medicina, dice John. Sherlock diventa cupo: lui odia le medicine e John lo sa benissimo.
 
Io non… inizia, ma viene interrotto da Mycroft Prendi semplicemente la piccola, Sherly. E’ per il tuo bene.
 
Sherlock non è ancora sicuro, così guarda John, cercando conforto nei suoi occhi tanto amati.
 
Sherlock, tuo fratello ha ragione, dice John. Ti prego, prendila. Per me.
 
Così  Sherlock chiude gli occhi e lascia che i dottori gli iniettino qualcuno nelle vene e manda giù la pillola, aspettando che le cose diventino confuse, come sempre.
 
E poi ci sono solo buio e pace e qualcosa di profondo dentro di lui che urla John, John, dove sei, ho bisogno di te, torna, torna!
 
Ma, fuori, è calmo e silenzioso e guarda il muro come fa ogni buon pazzo.
 
John, chiede una volta, sei reale? Ti prego, dimmi che lo sei, dimmi che non sono…
 
Sono reale, risponde John con un sorriso, sono reale quanto te, Sherlock. Ora ti prego prendi le medicine.
 
Sherlock non è mai solo. Ha un sacco di amici. Che vivono nella sua testa. E che così non lo lasceranno mai.
 

Welcome back home, Sherlock...

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