Always di lilyblack23 (/viewuser.php?uid=459229)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Sinners and saints ***
Capitolo 3: *** Snakes and Lionheart ***
Capitolo 4: *** Promises ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
Prologo
No light, no light
You are the night time fear
You are the morning
When it’s clear
Nero.
Tutto ciò che lo circondava era sempre, dannatamente, nero.
Nero come i
suoi completi in cui trasudava quella sua superba eleganza, uno
schiaffo in confronto a quella pallida ed innata dei suoi lineamenti.
Nero come
il peccato marchiato sulla pelle, l’eterno memento della sua
codardia, che voleva scarnificare dal suo braccio.
Nero come
la mano dell’oscurità che subdola e bastarda, si
era lentamente infiltrata nelle sue debolezze, le aveva accarezzate,
per poi strozzarlo, e lasciarlo lì ad annegare nella
disperazione.
Nera come
lo era stata la paura della notte prima di lei.
*****
You want a
revelation
Some kind of
revolution
You are the
revelation
-Dannazione!- sibilò tra i denti.
Chi è che le aveva detto “Bisogna essere cauti
nell’esprimere desideri perché potrebbero avverarsi?”
Non le sembrava il momento particolarmente adatto per ricordarlo, non
era nelle priorità si rimbeccò subito, ma
chiunque fosse possedeva certamente,oltre ogni misura, il dono della
saggezza.
Perché lei, tutto ciò che aveva desiderato era
nient’altro che un po’ di luce.
Ovviamente con il puntuale risultato di averne ottenuta ben oltre la
soglia del po’, tanto che era costretta a schermirsi gli
occhi con le mani, mentre correva a tentoni, l’ansia mista
alla paura che gli mordeva le viscere.
Nonostante cercasse freneticamente l’uscita, una infinitesima
parte del suo cervello non poté fare a meno di notare come
l’intera situazione fosse decisamente ironica, oltre che
troppo luminosa.
Luminosa.
Tutto ciò che la circondava era sempre stato luminoso.
Luminoso
come il futuro che l’attendeva, accecato dal brio della sua
intelligenza.
Luminoso
come il sorriso dei suoi migliore amici che l’avevano sempre
amata.
Luminoso
come lo era il coraggio, l’audacia del suo animo, la guida
sicura nei pericoli di innumerevoli notti.
Luminosa
come l’ultima rivelazione per la quale il suo orgoglio era
caduto in ginocchio, abbacinato.
Perché la sua rivelazione era stata la notte, la notte che
lui aveva portato nella sua vita.
******
No
light no light in your bright blue eyes
I
never knew daylight could be so violent
A
revelation in the light of day
Lei era stata la sua luce.
Non avrebbe mai immaginato che quello che prima era uno spiraglio,
così debole che sarebbe bastato l’ombra dei suoi
errori per soffocarlo, alla fine avrebbe squarciato, violento,
impietoso, il buio attorno a lui,dentro di lui.
Avrebbe finito con lo
squarciare lui.
I suoi principi. Le sue convinzioni. I suoi piani.
Tutti castelli di carta, un misero pugno di cenere tra le mani,
così come il suo orgoglio capitolato sulla promessa dolce e
proibita, veleno ed antidoto, delle sue labbra.
-Non mi sorprende che tu sia venuto.-
Un ghigno di soddisfazione alle sue spalle.
La bacchetta puntata all’altezza della nuca.
Un silenzio teso, carico di rabbia fu la sua risposta.
Perché di nuovo quel maledetto nero avrebbe
oscurato la luce che ormai gli scintillava negli occhi, la luce di una
rivelazione nata in un alba che non sarebbe mai diventata giorno.
Perché questa volta il nero che l’avrebbe
attorniato era quello del mantello della vecchia signora che lo
reclamava.
-Sei stato bravo,ma non abbastanza. Ti avevo detto di non concederti
debolezze se volevi vincere, ma tu sei debole, e per questo sarai
sempre destinato ad essere vinto- una voce suadente,velenosa
che sibilava nell’orecchio e finiva per rombare nella mente.
Sei.
Debole.
-Se devi uccidermi, almeno fallo come un uomo, guardandomi negli
occhi.- gli rispose con calcolata e gelida indifferenza, con un tono
che quasi rasentava una noia distaccata.
Non gli avrebbe mai
permesso di capire che aveva paura, ma più di ogni altra
cosa che era furioso, furioso della sua impotenza, della sua misera e
patetica fine.
Di tutti i momenti della sua vita, quello senz’altro era
stato il meno giusto per morire.
Proprio ora che aveva cominciato a divertirsi, doveva crepare.
L’Universo e le sue maledette leggi antitetiche
-Poco importa come lo faccio, l’importante è il
risultato finale.-
Sentì la bacchetta muoversi impercettibilmente, e di
riflesso lui si irrigidì.
Strinse i pugni, aspettando con vigile disperazione le parole
dell’incantesimo.
-Avad ..-
Un’esplosione acuta, quasi l’eco poderoso di una
cascata di cristalli che si infrangevano sul pavimento, un attimo per
riconoscere la sua voce che urlò -Draco-, poi il silenzio.
E il nero tutto intorno.
*******
Note dell'autrice.
Creperà, non creperà?Ehm....lo scoprirete nei
prossimi capitoli! xD
Innanzi tutto voglio ringranziare sentitamente chiunque voglia
concedermi del tempo nel leggere o lasciare una sua personalissima
impressione sul mio debutto su efp.
Dopodiché voglio giusto fare qualche precisazione:
i fatti si svolgono tenendo conto dei sette libri tranne l'epilogo.
La canzione " No ligh no light" di cui si fa riferimento nel testo
è dei Florence and The Machine, mentre la frase "Bisogna
essere cauti nell'esprimere desideri perchè potrebbero
avverarsi" è di J.K.Rowling. Un modo tutto personale di
renderle un piccolo omaggio.
Ovviamente Questi personaggi non mi appartengono, ma sono
proprietà di J.K. Rowling; questa storia
è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Non mi rimane che augurarvi una piacevole lettura, e levare le tende,
per oggi ho tediato abbastanza.
Un bel modo di cominciare l'anno vero?
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Capitolo 2 *** Sinners and saints ***
Sinners
and saints
Put an ocean and a river between
everybody else
Between everything,
yourself and home
Put an ocean a river
between everything, yourself and home
The National,
England.
Quell’espressione non le piaceva per niente.
Sapeva fin troppo bene che quando le sopracciglia di Harry si
aggrottavano su quei suoi occhioni verdi, che in quel particolare
momento la scrutavano con cautela e panico, come se fosse sul punto di
andare a fuoco da un momento all’altro, e la bocca si
stringeva in quella che voleva essere una smorfia di costernazione ma
era molto più simile a quella di un tizio che ha passato
tutta la notte a scolarsi un intero barilotto di pozione polisucco o ad
ingozzarsi con pasticche vomitose, non c’era assolutamente
nulla di buono all’orizzonte.
- Hermiome..-cominciò
- Suppongo che non mi dirai che adesso
potrò finalmente partire e godermi le vacanze, vero
Harry?-lo interruppe lei, con tono scherzoso, e accennando un sorriso.
L’effetto immediato furono le spalle liberate dalla morsa
della tensione, lo vide infatti assumere una posizione
più rilassata, ed era un piccolo sospiro
di sollievo quello che aveva sentito?
-In realtà era tutto pronto, e se le cose fossero andate
come avrebbero dovuto, adesso magari eri già
partita per la Scozia in circostanze diverse e..-
-Aspetta mi stai dicendo che devo partire per la Scozia?- lo
interruppe di nuovo, sorpresa.
-Non è così semplice- si affrettò ad
aggiungere lui alzando le mani e scuotendo la testa.
Perché
c’era forse qualcosa che lo era stato in quegli
ultimi cinque anni? Pensò lei.
O magari negli ultimi
ventidue?
Aveva sempre pensato che la guerra fosse la parte difficile.
Combattere, cercare di vincere la paura, aggrapparsi alla
razionalità per sopravvivere.
Poi lentamente, quotidianamente, aveva scoperto con una
disarmante semplicità che ricostruire, tornare a vivere, che
lei aveva sempre liquidato come la parte più semplice, era
in realtà più duro di quanto si aspettasse.
La guerra non si era portava viva solo le persone che aveva amato,
Silente, Fred, Tonks, Lupin, ma una parte di lei, l’aveva
defraudata di qualcosa che non riusciva a capire cosa fosse.
All’inizio aveva creduto che fosse la normalità,
ecco perché non appena la situazione sembrava essersi
ristabilita, era tornata ad Hogwarts, aveva completato il suo ciclo di
studi.
Ma anche la vita ad Hogwarts, senza Ron ed Harry, non era stata
più la stessa, sentiva che mancava qualcosa, non solo
attorno a lei, ma anche dentro
di lei.
E l’unico modo che conosceva per colmare il vuoto era sempre
e solo quello: studiare.
Ecco perché si era gettata a capofitto nei libri, cercando
la salvezza tra le righe delle loro pagine, ma tutto ciò che
aveva trovato le era bastato soltanto per superare brillantemente i
M.A.G.O, ma della salvezza non sembrava essercene traccia.
Ma lei era sempre stata determinata, un modo gentile e pulito di dire
ostinata e testarda, e non si era certo persa d’animo.
Se non l’aveva trovata, era perché di sicuro aveva
cercato nei libri sbagliati.
Aveva provato in quelli che le avevano permesso di diventare un Auror,
tornando a condividere giornate ed avventure con Harry e Ron, ma
neanche lì aveva racimolato granché, se non un
rapporto con Ron sempre più incrinato che aveva portato alla
rottura, e una distanza che sentiva crescere maggiormente con
l’amico di una vita.
Per questo aveva chiesto quel congedo temporaneo.
Per mettere quanta più distanza fosse possibile tra lei e
una realtà che proprio non sembrava volerne sapere
di tornare alla normalità.
E ovviamente il destino l’aveva accontentata,
eccole infatti dinanzi l’ennesimo problema che la tratteneva
lì, contro la sua volontà.
Attese pazientemente che Harry spiegasse.
-Ricordi che qualche mese fa si presentò da noi una signora,
Annie mi sembra di ricordare il suo nome, terrorizzata, che era
assolutamente convinta di aver visto Yaxley aggirarsi a Notturn Alley?E
..-
-Così come noi eravamo assolutamente convinti che si fosse
sbagliata, perché Yaxley è morto nella
battaglia.- di nuovo ,lei lo interruppe con quel tono ragionevole che
mascherava una certa nota di impazienza, come di chi ripete per
l’ennesima volta una verità indiscutibilmente
banale.
Questa volta Harry non ebbe la premura di nascondere la stizza per
l’ennesima interruzione quando rispose
-Sì Hermione ma non possiamo esserne sicuri, non abbiamo mai
trovato il suo corpo. E- alzò la voce prima che la sua bocca
aperta pronta a controbattere potesse emettere suono - da
allora abbiamo avuto segnalazioni sempre più frequenti.
Secondo alcune informazioni si nasconderebbe nel South Ayrshire insieme
a qualche superstite che noi credevamo morto. Anche io pensavo che
fossero solo voci, finché una fonte che direi possiamo
considerare attendibile, non ha confermato i sospetti-
-Che fonte? Chi?Come?Dove?- lo assalì, affamata di saperne
di più.
Ma lo vide limitarsi ad alzare le mani e a scuotere la testa con
rassegnazione.
-Vedrai.-
********
Non aveva un’espressione particolarmente contenta.
O particolarmente disgustata.
Più che altro sembrava scioccata.
“San Potter ti
ha accennato il prezzo della mia collaborazione”
pensò, sogghignando.
Poi però quando vide quella scintilla di rabbia nel suo
sguardo, poco prima di riprendere il controllo, ritenne che fosse
meglio smetterla, e restare vigili, senza darlo troppo a vedere.
Perché era della Mezzosangue che si trattava, era
capacissima di schiantarti all’improvviso, dopo aver detto
che il tempo fuori era particolarmente uggioso.
Sapeva essere imprevedibile, e per questo poteva essere potenzialmente
pericolosa.
Sostenne annoiato il suo sguardo mentre si sedeva esattamente dinanzi a
lui, incrociava le mani sul tavolo, e lo fissava negli occhi, quasi
sperasse di strappare direttamente da lì le risposte che
cercava.
Ma non avrebbe cavato un bel niente, perché il suo sguardo,
come al solito era gelido, indecifrabile.
Era cambiata dall’ultima volta che l’aveva vista.
Era dimagrita, sembrava avere l’aria stanca così
come suggerivano le occhiaie che le tiravano lo sguardo, ed ebbe
l’irrazionale ed irrefrenabile impulso di chiederle “ A cosa pensi la
notte, quando non riesci a dormire, mezzosangue? Chi o cosa affolla i
tuoi incubi?” invece serrò
così forte le labbra che pareva volesse cementificarle, non
si sa mai qualche cazzata potesse essere sputata fuori.
Si studiarono reciprocamente per un tempo che non riuscì a
quantificare –secondi?minuti?ore?-
perché inutilmente tentava di scoprire l’oscura
ragione per cui all’improvviso quella cascata di riccioli
castani—erano
morbidi come seta tra le dita?- che incorniciava la linea
sinuosa del volto, del collo, lo ipnotizzasse così tanto,
così come quei grandi occhi nocciola che sentiva bruciare
addosso con aria di sfida, o il sorriso sicuro accennato dalle labbra
che dovevano avere la stessa freschezza di una rosa baciata
dalla rugiada, e per poco lo stupore non incrinò la maschera
di indifferenza sapientemente vestita quando un pensiero semplice e
scioccante gli dardeggiò nella mente, improvvisamente:
perché per quanto gli costasse ammetterlo, lui la trovava bella.
E quel pensiero come molla si tirò dietro un ricordo,
sfocato, della sua infanzia, quando sua madre più e
più volte gli sussurrava all’orecchio: “Lo imparerai presto, tesoro mio.
Non esiste di per sé la bellezza, Draco. Esiste solo negli
occhi di chi guarda.”
No.
Basta così.
Doveva porre fine alle elucubrazioni, per questo spostò lo
sguardo in punto indefinito oltre la sua spalla e spezzando il
silenzio,esclamò sardonico:
- Se avessi saputo che bastava cosi poco per farti zittire, mi sarei
risparmiato anni di insulti.-
- Perché?-chiese lei, la voce nitida e diffidente, gli occhi
ancora puntati sulla sua figura.
Sapeva benissimo a cosa faceva riferimento, ma non poteva darle la
soddisfazione della consapevolezza che le loro menti correvano sullo
stesso binario. Non ancora perlomeno.
- Una domanda più chiara e
articolata non potevi porla, mezzosangue. E queste sarebbero le
tue famose doti di eloquenza?-
Ma lei sembrò ignorare la provocazione, sciolse
invece le mani, si appoggiò allo schienale della sedia, e la
diffidenza ancora lì, nella sua espressione.
- Perché hai scelto me?-
- Perché se devo correre dei rischi e andare
all’inferno, almeno pretendo che qualcuno mi copra le spalle.
E nella vostra comica combriccola tu sei l’unica che sa
tenere una bacchetta in mano.-
- Mi..mi stai dicendo in un modo del tutto contorto che riconosci la
mia bravura negli incantesimi? Aspetta..era un complimento implicito
quello?-
Per poco non cadeva dalla sedia.
- Non ti allargare, ho detto tenere, non usare.-
- Giusto, dimenticavo che tu sei Malfoy- e si concesse un
piccolo sorriso amaro.
-Vedi di non dimenticarlo più allora.- e con il gelo della
sua voce calò di nuovo il silenzio tra loro.
La vide chiudere gli occhi, e massaggiarsi la tempia con la punta delle
dita, mentre l’indecisione le consumava volto.
Avanti, Mezzosangue. Tu
sai cosa devi fare.
Era fin troppo consapevole che non c’era niente a cui potesse
appellarsi affinché capisse che quella, forse per una volta,
non era solo la cosa giusta da fare, ma soprattutto
l’occasione mancante che tanto freneticamente
cercava.
Perché c’erano anni di silenzi, rancori,
umiliazioni, ed insulti che si frapponevano come una linea di
demarcazione tra loro.
Ma se ad Hogwarts, l’ultimo anno, aveva intravisto giusto,
sarebbe bastato quel passo perché entrambi fossero ad
infinitesima distanza dal bordo.
Poi finalmente aprì gli occhi, prese un profondo respiro e
avvicinandosi al bordo del tavolo, con voce nitida
-Non mi fido- disse
-Non devi.-
-Beh non vedo come possa collaborare con qualcuno mentre mi preoccupo
se questo qualcuno mi
pugnalerà alle spalle o meno.-
-Benvenuta nel mio mondo, mezzosangue- proferì in tono
sarcastico, allargando impercettibilmente le braccia un gesto teatrale.
Hermione per tutta risposta lo fulminò con lo sguardo, e
replicò gelidamente
-Non ci trovo nulla di divertente-
-La mezzosangue non ci trova nulla di divertente- sussurrò
flebile, tanto da chiedersi se lei lo avesse sentito, e subitaneamente
allontanandosi dallo schienale della sedia, e appoggiando i gomiti su
quel piccolo tavolinetto, si ritrovò a pochi centimetri dal
suo viso.
La vide immobilizzarsi per la sorpresa, combattuta
dall’istinto di ritrarsi, ma non si mosse di un centimetro.
-Giusto, perché lei è la santa che ha salvato il
mondo magico, ed io il bastardo peccatore che ho la corrotto.
E i santi non si alleano con i peccatori, ma restano a guardarli dal
loro podio di magnificenza mentre si consumano nel fuoco delle loro
colpe.- una verità tagliente quasi come l’amarezza
tangibile che conteneva, quasi soffiate con la stessa
delicatezza del vento.
Vide un riflesso strano nel suo sguardo, che non riuscì a
decifrare, poco prima che alcuni secondi dopo gli rispondesse
-Non mi sembra che abbiamo altre alternative se vogliamo stanare il
male.-
Se vogliamo cercare la
redenzione.
Il lampo di un pensiero che scomparve tra le pieghe del suo
ghigno compiaciuto, e che lei non avrebbe conosciuto mai.
Afraid of the house, stay the
night with the sinners
Afraid of the house,
stay the night with the sinners
The National, England.
Note
dell'autrice.
Chiedo venia,
sono terribilmente dispiaciuta per il ritardo mostruoso e imperdonabile
con cui ho aggiornato ma a mia discolpa, se vale, posso dirvi che sto a
malepna sopravvivendo con una famelica sessione invernale che prevede
la bellezza di cinque esami, da dare tutti a marzo. Uscirò
pazza, lo so. Ancor prima di aver terminato la mia creatura, che
peccato.
Comunque bando
alle ciance, Annie è un personaggio di mia
invenzione, non compare ovviamente nei romanzi della Rowling,cosi come
mi pare di aver letto ( senon sbaglio) dal sito ufficiale di
Zia Row che il corpo di Yaxley non fu trovato dopo la battaglia. A che
serve Yaxley? Mah..lo scoprirete! ;)
Ed in ultimo
ma non meno importante, un grazie di cuore a tutte le persone che hanno
inserito "Always" nelle seguite, o preferite, o chi ha lasciato un
pensiero. La vostra gentilezza mi commuove e sprona a far meglio.
Non mi resta
che augurarvi uno spelndido week end.
|
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Capitolo 3 *** Snakes and Lionheart ***
Snakes
and Lionheart
And as the world comes to an end
I’ll be here
to hold your hand
Cause you’re
my king and I’m your lionheart.
A lionheart.
Of monsters and men,
King and Lionheart.
-COSA????-
Sarebbe stata sufficiente una sola manciata di secondi
perché l’elegante tazza di porcellana nelle mani
di Ginevra Molly Weasly si frantumasse in seguito ad un
contatto particolarmente ravvicinato con il pavimento, se Hermione, con
i suoi consueti riflessi pronti, non avesse sfoderato in tempo la
bacchetta e permesso alla tazza di lievitare, ed evitare perlomeno che
una cinquantina di occhi non le squadrassero dubbiosi e curiosi, anche
se non era proprio sicura di aver raggiunto l’ultima parte
dei suoi intenti, visto che,quando si diede qualche occhiata furtiva
intorno, si rese conto che di tutti i presenti nel locale, solo due
paia di occhi guardavano altrove: quelli di Grattastinchi.
-Ginny per favore abbassa la voce, ci stanno guardando
tutti!- sibilò, le guance imporporate.
Per tutta risposta, l’amica con ancora la sua espressione
scioccata impressa sul viso, agitò una mano
nell’aria come se si stesse sbarazzando di un moscerino
fastidioso, a dire come la cosa non la riguardasse.
-Scusa non puoi darmi una notizia del genere e pretendere che io abbia
una reazione dignitosa!-
Per un attimo l’eco della pioggia tamburellante sui vetri si
interpose tra loro, poi Ginny afferrò la tazza che Hermione
aveva posato di nuovo sul tavolo, guardò per un attimo
desolante la sua cioccolata calda, infine sentenziò:- No,
qui ci vuole assolutamente qualcosa di più forte.-
Schioccò il pollice e il medio per richiamare
l’attenzione di una ragazza minuta e ricurva, che si trovava
a pochi tavoli distanti da lei, intenta a prendere altre ordinazioni, e
non appena questa si voltò -Due Whisky Incendiari-
ordinò.
-Ginny- esclamò subito Hermione con disappunto, mentre
sorseggiava piacevolmente la sua cioccolata speziata con cannella e
zenzero
-Questa è una notizia come minimo da quatto bottiglie- fece
l’altra con un tono che non ammetteva repliche.
Poi continuò:
-Quindi fammi capire bene, per cercare un Mangiamorte che con ogni
probabilità ha fatto l’unica cosa utile al mondo
magico e al resto della comunità dando la sua dipartita
cinque anni fa, tu vieni spedita in Scozia a fare comunella con Malfoy
per catturare questo fantomatico tizio, perché una vecchia,
che tra l’altro diciamolo per inciso, crede che Merlino le
faccia visita tutte le notti affidandole profezie sul futuro che a
malapena riescono ad azzeccare il meteo di domani, ha creduto di
averlo visto aggirarsi a Notturn Alley. Ma cosa diavolo passa
nella mente di quei due grandissimi idioti?-sbottò infine
alzando nuovamente la voce, guadagnandosi l’occhiata
perplessa della ragazza che consegnò i due Whisky.
Hermione attese pazientemente che se ne andasse, poi poggiò
la tazza, e sporgendosi in avanti sussurrò- Detta
così sembra davvero una grossa idiozia ma..-
-Perché lo è- lo interruppe l’altra
prima di afferrare il bicchiere e mandare giù in un unico
sorso il liquido ambrato
-Ma- proseguì imperterrita Hermione- queste voci sono state
confermate anche da altri Auror sotto copertura oltre che da Malfoy
che..-
-Non avrei mai pensato di doverlo dire, ma rettifico: ora ha
più credibilità senz’altro la vecchia
signora che vede Merlino-
-Ginny! Malfoy non ha motivo di mentire, non ora che i suoi interessi
personali sono in gioco. Sai benissimo quanto me che ambisce a
restaurare il prestigio e l’orgoglio del suo nome, per non
parlare della poltrona da primo ministro che gli fa gola più
di ogni altra cosa, e poi..- ma si interruppe.
Non sapeva se fosse il caso di continuare.
Anche perché non avrebbe saputo come spiegarlo.
Non riusciva bene a trovare le parole, ma c’era stato
qualcosa che gli aveva letto nello sguardo, o meglio che gli aveva
rubato poco prima che tornasse a vestire la maschera
dell’indecifrabilità, che aveva riconosciuto fin
da subito- quello
stesso senso di vuoto, di mancanza, di confusione che sentiva anche
lei, come se gli altri guardassero un puzzle per cui tutti i pezzi
avessero la loro logica, il loro senso e restituisse loro un immagine
completa che invece quando guardava lei era incompleta, insensata,
mancante di un pezzo che non riusciva ad identificare- che
l’aveva spinta se non a fidarsi, perlomeno a credergli.
-E poi?- insistette invece Ginny per nulla persuasa a voler lasciar
perdere.
Hermione si rigirò la tazza tra le mani per alcuni instanti
prima di parlare, poi rispose -Non so, non mi pareva che stesse
mentendo.-
-Hermione sai benissimo quanto me che Malfoy è un serpente
e..-
-Non ti preoccupare, non abbasserò mai la guardia. Se
volesse farmi del male saprei come difendermi.-
Per un attimo calò il silenzio, e Ginny le strinse
affettuosamente il braccio.
Inaspettatamente dopo però esclamò:
-Oh ma io non mai avuto dubbi sul fatto che sai usare una bacchetta a
dovere. Io intendevo un tutt’altro tipo di
pericolo.-
L’espressione confusa di Hermione si soffermò sul
sorriso sbarazzino e la scintilla maliziosa che le brillava negli
occhi, mentre tentava di capire quella sorta di allusione criptica.
Perché aveva la sensazione che non le sarebbe piaciuto?
-Avanti Herm non posso credere che tu sia tanto sveglia da perderti poi
in un bicchier di succo di zucca. Tutti sanno perché la
natura dei serpenti è doppiamente pericolosa.
Perché ti mordono avvelenandoti con le tue debolezze, ovvio,
ma quello che rende la loro natura così ambigua, il tratto
più pericoloso e affascinante è la tentazione..-
L’espressione confusa di Hermione non dovette mutare di una
virgola, perché Ginny sbuffò, si scolò
il secondo bicchiere e infine esalò quasi esasperata:
-Anche se mi rendo conto che tu abbia delle evidenti
difficoltà, comprensibili si capisce, nel riconoscerlo tale,
Malfoy è un uomo. Anzi, per voler essere più
precisi, e obiettivi, mettendo da parte il suo discutibile carattere,
è un bell’uomo, che a quanto si dice riscuote un
successo non indifferente con le donne.-
Hermione sgranò gli occhi e quasi si strozzò con
il sorso di cioccolata.
-Ginny!- sputacchiò, mentre l’altra
cominciò a ridacchiare. - Direi che un pericolo del genere
è del tutto fuori questione. Sono una mezzosangue ricordi?
Non mischierebbe mai il suo sangue puro con il mio.-
-Non ne sarei cosi sicura Herm. D’altronde è il
sempre il frutto proibito quello che attrae di più un
serpente.-
********
“His crown lid up the way as we
moved slowly
Pass the wondering eyes
of the ones that were left behind.
Though far away, though
far away, though far away
We’re still
the same, we’re still the same, we’re still the
same.(..)
Cause you’re
my king and I’m your lionheart.
A lionheart.”
Of monsters and men,
King and Lionheart.
-COSA?- abbaiò in tutta risposta un Draco Malfoy piuttosto
notevolmente alterato contro un cervo che svaniva in tanti batuffoli
d’argento.
Con quale faccia tosta quell’idiota di Potter aveva avuto la
presunzione di anticipare
un appuntamento che era stato lui a fissare?
“ La partenza
è stata spostata alle 17. Vedi di essere puntuale, o non se
ne fa nulla.”
La sua voce, irritante e fastidiosa, gli
riecheggiò nella mente con le parole pronunciate dal suo
patrono, e lui scosse la tessa con un movimento nervoso, disgustato,
come se stesse scacciando un pensiero particolarmente molesto.
Come diavolo si permetteva di intimargli qualcosa? A lui? A Draco Malfoy?
E cosa poi,di essere puntuale? Lo avrebbe schiantato, al diavolo i
piani, gli accordi e quant’altro! Un tale affronto non poteva
essere tollerato.
E poi lui era un Malfoy, per la miseria, non subiva il tempo degli
eventi, lo scandiva invece.
Dopo essersi lasciato andare, per tutta risposta, ad una sequela di
imprecazioni poco raffinata rispetto al lignaggio del suo nobile
cognome, diede un’occhiata veloce all’orologio
sulla mensola e – Freya- chiamò.
Il tempo di un battito di ciglia e un leggero pop
schioccò nell’aria. L’elfa
domestica comparve dinanzi a lui, con il capo riverenzialmente chinato,
e con voce tremolante,flebile, rispose:
- Il padrone ha chiamato.-
- Prepara i miei bagagli,le cose
essenziali, e lasciali qui davanti la porta.-
- I bagagli sono già pronti,
padron Malfoy, provvederò subito a lasciarli dove il padrone
vuole.-
E così come era comparsa, scomparve, lasciandolo solo con i
suoi pensieri.
Appoggiatosi alla mensola del camino, mentre aspettava che il tempo
scivolasse nel suo oblio, prese a studiare il riflesso del sole
morente, che entrava dalla finestra-balcone a lato,specchiarsi sul
bicchiere di cristallo di cui aveva appena svuotato il liquido ambrato,
con la pretesa di gelare i suoi pensieri, e la tempesta che essi
portavano con sé.
Avrebbe sempre rammentato qual era l’obiettivo per cui era
sceso a patti con il diavolo, anzi no.
Idioti,rettificò
mentalmente subito dopo. Almeno con il diavolo avrebbe avuto la magra
consolazione di condividere lo stesso livello intellettivo e di
astuzia, ma tant’è, gli toccava anche il
gramo mestiere di adattarsi.
Ma rammentare costantemente l’obiettivo era soprattutto
l’unico modo per tenersi al sicuro da lei.
Dagli artigli della cuor
di leone che minacciavano di lacerare la sua
determinazione, ridurre a brandelli la sua volontà, e
squarciare tutto ciò che era, o meglio, che era
rimasto di lui.
“No”,si
disse, e strinse i pugni con forza .
Ciò non sarebbe mai accaduto. Lui, come di sua natura,
avrebbe continuato scivolare verso la sua meta, e alla fine, vincitore,
avrebbe indossato la corona che gli spettava.
Il pendolo che batté le cinque lo riscosse dai suoi pensieri.
Si staccò dal camino, raccolse il cappotto nero che Freya,
silenziosamente, aveva lasciato sulla poltrona, lo indossò
insieme alla sciarpa immacolata che strinse al collo, e afferrato il
bagaglio vicino alla porta, attese con tutta la calma e la
tranquillità del mondo che passassero alcuni minuti.
Quando ritenne di aver atteso abbastanza, si smaterializzò.
Si rese conto di essere arrivato non appena una boccata di aria gelida
rinvigorì i suoi polmoni strozzati per la breve
durata dell’incantesimo.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò in un piccolo
parco giochi abbandonato, appena fuori Little Whinging, e con
l’espressione torva di Harry a pochi metri da lui.
“Ecco.
Già cominciamo con il piede sbagliato”
e non riuscì a trattenere un’espressione
leggermente schifata.
Dopodichè la sua vista fu assorbita interamente
dalla figura incappucciata,accanto, della Mezzosangue che a sua volta
gli restituiva uno sguardo di cristallina determinazione.
- Sei in ritardo, Malfoy.-
proruppe Potter, gelido.
Non lo degnò nemmeno di uno sguardo, e per alcuni secondi la
sua indifferenza lasciava presagire che non lo avrebbe considerato
neppure meritevole di una risposta, quando poi con un ghigno sardonico
di sfida, esordì con tono piatto, come chi ribadisce
l’ennesima ovvietà:
- I Malfoy non sono mai in ritardo,
sono gli altri che arrivano in anticipo.-
Intravide con la coda dell’occhio una maschera di rabbia
calare sul volto di Harry mentre afferrava la bacchetta, allora anche
lui di riflesso sfoderò la sua da sotto il mantello,
perché di certo non avrebbe aspettato di essere schiantato
da quattro occhi per attaccare, quando la mano della mezzosangue si
posò delicata ma con fermezza sul braccio del suo vicino ed
- Harry- lo ammonì –
non abbiamo tempo, dobbiamo sbrigarci se non vogliamo che tutta Londra
lo venga sapere, e allora addio segretezza. –
- La mezzosangue ha ragione –
- NON chiamarla così-
- NON osare dirmi quello
che devo fare- gli sibilò furioso, mentre sentiva
l’ira e la frustrazione aumentare, anche se non era in grado
di capire se in misura maggiore per l’affronto o per quella
mano posata sul braccio che fissava con
un’intensità tale che sembrava un miracolo che non
si fosse già staccato di suo.
- Maschi – sbottò
Hermione – c’è più
probabilità di trovare un minimo di senno un Schiopodo
Sparacoda che in loro. Voi restate pure qui, io andrò da
sola.- e stava per incamminarsi verso un’altalena di ferro,
ormai corrosa dalla ruggine e dal tempo, quando vide Harry fermarla di
nuovo, afferrandole un braccio – Hermione stai dimenticando
questi- e le consegnò delle ciocche di capelli neri, e una
boccetta.
“Sfregiato
vuole perdere entrambe le braccia oggi.”
Il pensiero gli balenò nella mente prima che potesse tentare
di controllarsi, e seppe anche che non solo quello era il momento
peggiore per chiedersi perché, ma la domanda in
sé era la peggiore che potesse rivolgersi. Non tanto per la
domanda.
Quanto per la scomoda risposta.
E lui, da bravo erede della casata Malfoy, aveva applicato il principio
che fin da piccolo suo padre gli aveva insegnato: “non
esistono verità scomode, esiste il potere, e chi ha il
potere decide la verità.”
Ma sulla sua efficacia cominciava ad avere ragionevoli dubbi.
- Oh giusto, grazie Harry – gli
sorrise e lo salutò, abbracciandolo.
Lui distolse lo sguardo, non avrebbe potuto sopportare oltre,
gli volse quindi le spalle e si avviò invece verso
l’altalena, dove avrebbero trovato ai suoi piedi uno piccolo
specchio rosa per bambine, la loro passaporta.
Attese che lo raggiungesse, e quando la sentì vicina si
piegò sulle ginocchia, si voltò a guardarla per
concordare il momento della partenza.
- Pronto?- sussurrò flebile
lei.
- Io sono nato pronto, mezzosangue.-
La vide per tutta risposta sbuffare e alzare gli occhi al cielo, non
prima però di essersi lasciata scappare un piccolo sorriso
fugace, e fu in quel momento che una consapevolezza improvvisa lo
paralizzò.
La consapevolezza che poteva conquistare tutte le corone che voleva, le
avrebbe sempre stese ai suoi piedi, perché l’unico
regno di cui voleva essere re era il cuore della cuor di leone.
Io sarò il
tuo re e tu la mia cuor di leone.
Note
dell'autrice.
Sorpresa!
Ho deciso
invece, anche se di questo capitolo non sono molto sicura ed
è da molto che lo sto rimodellando, di pubblicare prima del
previsto.
Prima del
previsto, si fa per dire.
Ancora una
volta mi scuso per il ritardo, causato sempre per i soliti motivi che
non sto a ribadire (e che ormai avrete imparato a memoria).
Qualche
piccolo appunto prima di lasciarvi alla lettura.
Freya,l'elfa
domestica, è un personaggio di mia invenzione.
E
se vi state chiedendo
perchè Ron non è comparso al momento
della partenza, abbiate fede vi dico, sarà presto rivelato.
Mi scuso in anticipo per eventuali errori di battitura, nonostante
rilegga molte volte, ogni volta trovo un nuovo orrore.
Non posso fare altro che ringraziarvi e dare il benvenuto ai nuovi
lettori.
E con questo, vi auguro una splendida domenica.
Lily.
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Capitolo 4 *** Promises ***
Note dell'autrice.
Le
note questa volta vi anticipano la lettura.
Innanzi tutto voglio scusarmi per il ritardo, non era previsto che
passasse così tanto tempo, ma finalmente, dopodomani,
sarò libera dall'ultimo esame di questa sessione (pregate
per me!) e potrò dedicarmi con più
regolarità alla scrittura.
Per farmi perdonare intanto, il capitolo questa volta è un
tantino più lungo.
Vi preannucio che fra non molti capitoli, davvero molto presto,
le cose cominceranno a farsi interessanti, e sarà forse
previsto un sensile aumento del raiting. :P
Ma ogni cosa a suo tempo.
Voglio comunque ringraziare i miei lettori, e dare il benvenuto ai
nuovi. I vostri pensieri e il vostro interesse è una delle
ragioni fondamentali che mi spinge ad andare avanti, a volre continuare.
Per cui, grazie.
E buona lettura.
Lily.
Promises
We
were the kings and queens of promise
We
were the phantoms of our selves.
Maybe
the children of a lesser god,
Between
heaven and hell.
Heaven
and hell.
30
Seconds to Mars, Queen and Kings.
Era
maestosa e al contempo stesso decadente.
L’edera rampicante che s’inerpicava su
metà della facciata frontale, lasciando appena intravedere
una porta-finestra che con ogni probabilità spaziava su un
piccolo balcone, l’intonaco avorio scrostato dei muri che la
mano del tempo sembrava aver reso friabili, il cancello di ferro
battuto scorticato dalla ruggine, il giardino rigoglioso di erbacce
ribelli, fiere e selvagge, il silenzio rotto dallo sciabordio del mare
in lontananza, le lasciavano addosso, attaccata sulla pelle, una
suggestione profonda di inquietudine e malinconia.
E di potere.
L’aura di antichità di cui sembrava permeata non
la rendeva vulnerabile, ma anzi pareva fortificarla, come a dire che
tutti i secoli in cui era stata in piedi l’avevano
sedimentata con la terra stessa, tanto che nulla e nessuno, avrebbero
mai potuto distruggerla.
- Wow- si lasciò
sfuggire, flebile.
Ma lui doveva averla sentita, perché sentì i suoi
occhi addosso.
Ultimamente aveva sviluppato questo strano sesto senso, una sensazione
formicolante di consapevolezza, che le suggeriva sempre quando lui la
cercava, la guardava o meno.
Ringraziò Merlino di essere ben nascosta dalla sciarpa e dal
cappuccio in modo che non potesse leggere il rossore sul suo viso.
Di sicuro era arrossita, visto che le guance sembravano andarle a fuoco.
Perché mai
stava arrossendo? Tutto ciò non aveva senso.
Devo tenere alta la
guardia piuttosto, si rimbeccò, visto che
lì, in quella villa desolata ed antica, immersa nella
campagna smeraldo e a pochi chilometri dal mare, nella pittoresca
cittadina di Maybole, avrebbe trascorso le successive settimane insieme
all’ultimo uomo al mondo con cui si sarebbe mai sognata di
dividere una casa, tra l’altro dovendo ingurgitare una dose
di pozione polisucco ogni qual volta il suo grazioso piedino fosse
uscito all’aria aperta.
Giusto per evitare che la riconoscessero, e mandare la copertura a
farsi benedire.
A quanto pare una cosuccia come salvare il mondo magico, rendeva
fastidiosamente popolari.
-Mezzosangue per quanto ancora hai intenzione di restartene
lì impalata?-
-Io..stavo- farfugliò Hermione, sorpresa di ritrovarselo
dinanzi, a pochi passi.
- Sarebbe per te uno sforzo troppo grande non chiamarmi mezzosangue, e
usare il mio nome o il mio cognome?- esclamò stizzita.
- Perché, ti dà fastidio?- lo vide sogghignare, e
un lampo di sfida e divertimento brillare nello sguardo.
- Ti chiamerò Purosangue invece che Malfoy allora, ti sta
bene?- rilanciò in tono di sfida
-Non me ne vergogno, è quello che sono. Così come
Mezzosangue è quello che sei tu.-
- E di mangiamorte invece che mi dici?-
Aveva parlato con foga, per il solo gusto di ferirlo come lo era stata
lei da quella verità che per anni, con solerzia, lui aveva
usato come un coltello a doppio taglio per farle del male, ed era
troppo tardi quando si rese conto di essersi spinta forse, troppo oltre.
Si aspettava una sfuriata, invece vide il grigio delle sue iridi
indurirsi in uno sguardo d’acciaio, la solita maschera di
indecifrabilità calargli sul volto, e gelida la sua voce le
rispose: - È quello che sono stato.-
Dopodiché si voltò, e mentre si inoltrava su per
il viale acciottolato, Hermione non poté fare a meno di
corrodersi tra i sensi di colpa.
******
Era incantevole e lontana al contempo stesso.
O forse erano i raggi morenti del sole che le cadevano addosso di
sbieco, animando i ribelli capelli castani di riflessi ramanti, dorando
la pelle del polso che sporgeva dal maglioncino e la mano tesa ad
afferrare un libro, che sembravano renderla così distante.
Una visione quasi.
Più fragile del cristallo, tanto che sarebbe bastato anche
solo l’eco dei suoi passi che si avvicinavano e si sarebbe
infranta.
Erano giorni che si trovavano in quella casa, ed erano giorni che si
evitavano.
Ufficialmente perché si stavano concedendo del tempo per
abituarsi alla reciproca presenza, così almeno le aveva
detto, ufficiosamente perché stava ancora assaporando la sua
dolceamara piccola vendetta per l’uscita del tutto
inopportuna che si era lasciata sfuggire.
Perché nonostante non gli avesse offerto delle scuse,
nonostante avesse continuato a trincerarsi nel suo ostinato e stupido
silenzio orgoglioso, aveva rubato nel suo sguardo, non appena avevano
varcato l’ingresso, una scintilla di rimorso.
Proprio lì, dopo l’iniziale stupore ,che
li aveva colti entrambi, dinanzi ad una magnifica scala
d’ingresso in marmo che, diramandosi ad arco, troneggiava su
quell’ampia sala dal pavimento a scacchiera e dalle parti
color rubino ornate di ghirigori dorati, mentre lei aveva spostato la
vista, alla sua destra, oltre una porta d’ottone ed ammirava
– che altro se non una biblioteca?- la sentì
sussurrare a se stessa:
- È incredibile come dopo
tutti questi anni non abbia ancora imparato. Sembrava così
dismessa e desolata fuori che non mi aspettavo di certo che fosse
così sfarzosa e vivace dentro-
- Perché è quella
l’impressione che deve dare fuori, se vogliamo evitare
seccature. Ma non te l’aspettavi no? Eppure non mi sembravi
una che si accontentasse delle prime impressioni, ma mi sbagliavo
evidentemente.-
Avrebbe dovuto pronunciare l’ultima parte della frase con un
tono sferzante di ironia, almeno
quella era l’intenzione, e allora
perché aveva finito con il sibilare furioso seppur con voce
neutra?
La vide voltarsi di scatto, furente, pronta a ribattere qualcosa, poi
come all’improvviso si bloccò, come se un
pensiero, o un ricordo, le fosse balenato davanti, e proprio
lì, proprio in quel momento aveva intravisto quella
scintilla di rimorso nel suo sguardo. Non le diede comunque il tempo di
ribattere, perché – Ci prenderemo qualche giorno
per tolle..eh per abituarci- stava
per dire tollerare?- e poi discuteremo il da farsi.- e
voltandosi, salì la prima rampa di scale diretto verso la
sua camera.
Continuava a guardarla senza muovere un passo, riluttante a
rompere il fragile equilibrio di quel miraggio quanto mai reale, ma non
aveva più senso aspettare.
Per cui avanzò a lunghe falcate verso la poltrona di pelle
vicino al tavolo cinese, sul quale erano disposti un vario assortimento
di bicchieri e di liquori, e – Granger, dobbiamo parlare-
esordì.
Neanche finì la frase e la vide trasalire, il libro le cadde
rumorosamente tra le mani, e si girò di scatto,
appiattendosi contro la parete di libri.
La studiò divertito mentre fissava, quasi sconcertata la sua
mano rimasta sospesa verso il bicchiere, e tentava disperatamente di
darsi un contegno.
- Non ti ho sentito arrivare.-
- Beh, nonostante lo ritenga anche io
piuttosto ingiusto, di solito non mi precedono squilli di trombe e
fanfare prima del mio ingresso, ma vedrò di rimediare la
prossima volta.-
Un ironico sbuffo di impazienza. –Ti sei stancato finalmente
di annoiarti e poltrire e hai deciso di fare qualcosa di utile?-
- Ah mezzos..- intravide la sua
occhiataccia mentre versava uno sconosciuto liquido rosso in due
bicchieri – Volevo dire Granger, sei sempre
così rigida, impara a rilassarti una volta tanto-
- Io
NON sono rigida!-
- Ah no? E perché te ne stai
tanto rigidamente attaccata alla parete? Ho capito, quale saccente
secchiona spudorata che sei che ti piacciono i libri, ma non avrei mai
pensato così tanto da saltargli letteralmente addosso.-
Si staccò immediatamente dalla parete, mentre Draco
sprofondava nella poltrona.
- Non avrei mai pensato di dirlo Malfoy,
ma oltre arrogante sei anche idio..-
- Indiscutibilmente affascinante? Fiato
sprecato,lo so già. Avanti vieni a sederti qui,
così non mi viene il torcicollo per guardarti mentre parlo.-
Attese che si avvicinasse, e non appena sedutasi nella poltrona di
fronte, le offrì il bicchiere.
- Che cos’è?-
domandò lei sospettosa.
- Non ne ho idea-
Dinanzi all’espressione esasperata di Hermione, lui fece le
spallucce.
- L’ho trovato qui, mi piaceva
il colore.-
- E se fosse avvelenata? O scaduta? O
fosse una pozione che non conosciamo?-
- E se fosse invece solo un
maledettissimo, semplice liquore?-
Quello sguardo ostinato, che voleva aver ragione a tutti costi, lo
irritò tanto da sbottare
- E va bene, lo berrò per
primo così per l’ennesima volta ti
chiuderò quella boccaccia dimostrandoti che hai torto.-
Stava mandando giù un generoso sorso, quando Hermione,
indignata, si alzò.
- Non resterò qui a farmi
insultare da te. Se questo è il tuo modo di parlare,
preferisco quando stai zitto.-
Si sarebbe di certo allontanata di un passo, se Draco, di riflesso e
con la mano libera, non le avesse afferrato il polso, fino a chiuderlo
nella stretta gentile ma ferma delle sue dita.
- Aspetta.-
****
Aspetta.
Doveva essere stato il modo con cui gli aveva offerto quella parola, aspetta, a
trattenerla.
Poteva un ordine essere velato di una preghiera? Poteva una voce ferma
e imperiosa risuonare di una nota supplichevole?
Sì, poteva.
Spostò lo sguardo alla mano intrecciata sul suo polso, e lui
dovette accorgersene, perché la districò subito,
e tornò ad appoggiarsi allo schienale della poltrona.
Le sue dita erano gelide, eppure perché adesso la pelle
liberata dalla loro prigionia bruciava?
Le venne l’irresistibile impulso di cercare una qualche forma
di sollievo stringendo il polso con l’altra mano, ma lui lo
avrebbe notato, anche se adesso faceva finta di studiare il bicchiere,
e avrebbe potuto fraintenderlo come un gesto di ripulsione, complicando
ulteriormente la già di per sé complicata
situazione.
Dopo qualche secondo continuò, come se nulla fosse
accaduto,da dove si era interrotto.
- So di per certo che giovedì
sera i Mccallister daranno uno dei loro soliti ricevimenti. Ma quello
che a noi interessa non è il ricevimento, ma il dopo.-
Hermione annuì, esortandolo ad andare avanti.
- Dopo la mezzanotte infatti restano solo
i membri della cerchia più intima dei Mcallister, di cui
senza dubbio, Yaxley fa parte.-
- Perché? –
Malfoy la guardò interrogativo, e lei per tutta risposta
alzò una mano come a chiedere tempo per spiegarsi.
- Perché continuare a correre
il rischio di essere trovati e processati restando qui, invece di
espatriare altrove, nascondendosi al sicuro?-
- Perché tu sei accorta
mezzonsague, ma loro non lo sono. Quello che li spinge a riunirsi non
è la paura di essere scoperti, ma il fanatismo di continuare
la visione del loro signore.-
- Che cosa vorresti dire? Che aspettano
il ritorno di Voldemort?-
- No, sanno benissimo che ormai
è morto, e non può più tornare. Quello
che stanno cercando è un suo erede ideale, qualcuno che
possa continuare il suo disegno.-
- Cioè uccidere Harry?-
Una fitta di angoscia e paura la paralizzò tutta.
- Potter, sempre in mezzo-
sputò Malfoy con sprezzante ironia. – Per quanto
la missione di Lord Voldemort sia stata quella di accoppare Sfregiato,
si può certo dire che abbia avuto anche altre
priorità.-
- Che
c’è?- lo vide crucciarsi in
un’aria perplessa, dinanzi alla
sua evidente espressione sorpresa.
- Beh è che..-
mormorò Hermione – lo hai chiamato Lord Voldemort-
- E come altro avrei dovuto chiamarlo? Tom?-
La meraviglia di Hermione crebbe così tanto da sfociare in
singulto, che tentò prima di nascondere portandosi
l’avambraccio alla bocca, infine vinta liberò in
piccola risata.
- Stai ridendo di me, mezzosangue?-
L’incredulità traspariva dalle sue iridi grigie
che la guardavano indignato.
- No no- si affrettò a
ribadire Hermione e colse subito l’opportunità di
cambiare discorso – Quindi il nostro scopo è
avvicinarci alla cerchia dei Mccallister, cercando di guadagnare se non
la loro fiducia perlomeno la loro credibilità. Vediamo, cosa
può servirci tanto per iniziare?-
- Innanzi tutto, sai ballare mezzosangue?-
********
Se le avesse fatto una proposta oscena di sicuro non avrebbe ottenuto
faccia più sconvolta.
Ghignò senza ritegno dinanzi alla sua confusione.
- Non..non vedo come questo possa esserci
utile- balbettò, in tono malfermo.
- Non ci guadagneremo mai la loro
credibilità se colei che porto con me, e che presento come
mia accompagnatrice, sembri che pesti l’uva invece di ballare
con grazia ed eleganza.-
Si premurò di dare una sfumatura particolare alla
parola accompagnatrice,e
doveva averlo notato anche la sua futura accompagnatrice,
perché sbalordì, arrossì, e infine lo
fulminò:
- Io so ballare con grazia ed eleganza-
gli rispose, deliberatamente ignorando tutti gli altri sottintesi
- Davvero? Non ti ho mai vista
ballare con chiunque..Ah vero, perché tutti conosco le
leggendarie prodezze ballerine di Lenticchia-
- Malfoy!-
- Perché non mi fai vedere
Granger, cosi sarò io a giudicare?-
E alzandosi, con naturalezza, le tese la mano.
Vide che la fissava intensamente, e si chiese se a lei, come lui, era
baluginato nella mente la sensazione ed il ricordo del contatto
precedente.
“Bugiardo”
si disse “stai
solo cercando un modo per stringerla ancora. E lei lo sa, ed
è per questo che tu sai anche che
rifiuterà.”
Appunto perché ne era consapevole, l’unico modo di
convincerla era:
- Che c’è Granger?
Hai paura o ti vergogni? Balli così male che rischi di
spezzarmi le gambe?-
- D’accordo- gli
rispose di impulso, e si alzò.
Solo nel momento successivo la consapevolezza di essere caduta
nella trappola del serpente luccicò
nello sguardo fiero del leone.
Ma non appena la sua mano calda e vellutata si posò sopra la
sua tutto il resto svanì.
La condusse gentilmente al centro della stanza, le posò la
mano libera dietro la schiena- solo Merlino, Salazar e tutti
gli dei possibili ed immaginabili potevano sapere quanto
avrebbe voluto stringerla più forte,sentire il calore del
suo carpo aderire al suo, affondare il viso nei suoi capelli e affogare
tra il suo odore- e con un fremito
impercettibile sentì quella della sua mezzosangue posarsi
sulla spalla.
Cominciarono a muoversi, occhi contro occhi, mano contro mano, pelle
contro pelle.
- Perché?- sussurrò
all’improvviso lei, il viso pericolosamente vicino al suo,
frantumando il loro complice silenzio cristallino.
Una risata bassa e melodiosa.
Poi avvicinò le labbra al suo orecchio, ad una infinitesima
distanza da esso, quasi a sfiorarlo, rispose – La tua mania
di lasciare a metà le domande comincia ad irritarmi,
Mezzosangue.-
La scorse chiudere gli occhi, e qualche secondo dopo:
- Perché questo? Tu mi
disprezzi, mi odi. Tu mi hai sempre e solo fatto del male.-
Silenzio.
- È vero.- si
limitò a constare lui – Anche tu mi hai
disprezzato. Eppure eccomi qui, tra le tue braccia, ad
aggrapparmi alle tue promesse. Mi hai promesso,l’ultima
volta, che mi avresti aiutato, ricordi?- e fermandosi, si
scostò quel poco per incatenarla al suo sguardo,
la presa ancora salda.
- Si-
- E prometti ancora?
- Prometto. E tu prometti di non farmi
del male?-
Per tutta risposta lasciò scivolare il braccio cingendogli
il fianco, con una fermezza velata di tenerezza, e
divorò la piccola distanza tra loro.
Il suo respiro le accarezzò l’orecchio quando le
mormorò: - Prometto.-
And
we can make promises
Forget the way we live
I can excite your soul
I can excite your soul
The boxer rebellion, Promises.
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