I'm alive.

di Hope it
(/viewuser.php?uid=268445)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Quel mattino mi svegliai di cattivo umore. Avevo fatto il solito incubo orribile. Rimasi immobile sul letto, decidendo se alzarmi oppure no.  Ah dimenticavo, non mi sono nemmeno presentata. Mi chiamo Abbie, ho 17 anni, vivo a Londra da quasi quattro anni, ma sono italiana. Vivo in una specie di catapecchia in uno dei quartieri più malfamati di Londra, ma questa è l’unica casa che posso permettermi, visto che nel bar dove lavoravo come cameriera lo stipendio non era molto alto. Decisi di alzarmi, e iniziai a camminare sul legno duro e freddo. Prima o poi mi sarei presa una scheggia, ma non me ne importava. Mi diressi al bagno. Mi lavai il viso con la poca acqua che c’èra e mi vestii. Rimasi a guardarmi allo specchio sporco, appeso sopra la mensola. I miei capelli, scuri, di un non so quale colore preciso, marrone merda, direi, erano arricciati sulle punte. I miei occhi, cosi blu, come il mare, apparivano spenti, mentre sulla pelle, c’èrano due profonde occhiaie nere. Misi un po’ di cipria sul viso, per coprire le occhiaie. rimasi a guardarmi allo specchio, cercando di pettinarmi i capelli in modo decente. Li spostai da una parte, pettinando il ciuffo ribelle dalla parte destra del viso. Uscii dal bagno, infilai un paio di scarpe da ginnastica, presi un borsa con dell’acqua, cellulare e portafoglio. Aprii la porta di casa, giubbotto in mano, e uscii. Mentre camminavo per le vie di Londra ripensai al mio sogno. Ripensai all’oscurità e a quel senso di vuoto che avevo appena provato. Forse quel sogno è solo la metafora della mia vita. Priva di senso e non degna di essere vissuta. Non sono nessuno. Proprio come nel mio sogno. Sono il niente, quel granellino di polvere al centro dell’infinito.
 
 
Attraversai il centro abitato di Londra, fermandomi ogni tanto, nei negozi di vestiti di marca, ammiravo gli accessori, gli abiti, che non avrei mai potuto comprare. Camminai fino ai grandi magazzini ‘Harrods’ svoltai a destra, in una piccola vietta, quasi nascosta dall’intero e maestoso edificio. Continuai a camminare, fino a quando arrivai davanti ad un piccolo edificio, con alcuni manifesti sbiaditi attaccati alle vetrate sporche. Era la mia palestra. Li mi allenavo, o meglio, ballavo, con altri ragazzi come me. loro avevano storie difficili alle spalle, la nostra unica distrazione era la danza. Entra, sospirando. Attraversai il lungo corridoio, aprii una porta laterale e davanti a me, si estendeva un largo spazio di palque, con quattro pareti di specchi. C’èrano dei ragazzi,  facevano parte del mio gruppo. Erano miei amici, ormai.
‘’ehilà, Abbie!’’ mi salutò la mia amica, Kate.
‘’ciao Kate.’’ Risposi.
Mi sorrise. Lei era più piccola di me, aveva 16 anni. La vidi girarsi e scuotere i suoi lunghi capelli biondi. Era bella e sapeva di esserlo, vanitosa, orgogliosa, egocentrica, ma sapeva ascoltare, c’èra sempre, nel momento del bisogno. Mentre la guardavo, mi avvicinai allo stereo, lo attaccai al mio ipod, pronta per iniziare le prove. Avremo dovuto provare per le regionali di hip hop, che si sarebbero tenute tra due settimane, qui a Londra. Volevamo vincere. In palio c’erano un milione di euro, volevamo quei soldi, ad ogni costo.
Abbie, cominciamo?’’ chiese Dan, il mio ex ragazzo.
‘’si, iniziate a fare riscaldamento, risposi.
Dan era il mio ex ragazzo, eravamo stati insieme un’ anno, ma poi scoprii che lui mi tradiva ripetutamente, ogni volta che andava in discoteca, e io non c’èro per il lavoro. È un tipo violento, aggressivo, ma anche dolce e sensibile. Non posso dire di non provare più niente per lui, perché non sarebbe vero. Una fitta di dolore mi pervase, quando pensai a quello che mi aveva fatto. Ma scacciai il pensiero e accesi la musica.
‘’eeh, cinque, sei, sette, otto!’’
Iniziammo a ballare, a provare la coreografia.  Mi divertivo sempre quando ballavo, era un modo per non pensare a niente, pensare solo alla musica e ai passi. Adoravo ballare, non c’èra niente di meglio, muoversi ascoltando la musica, sentendo quel ritmo, era tutto.  Provammo una decina di volte, quasi fino a mezzogiorno, poi decisi che per oggi bastava cosi. Gli altri se ne andarono,   anche io uscii dalla palestra con Kate. Girammo un po’ per le strade di Londra, mentre lei parlava a vanvera di ragazzi, di feste eccetera. Io non la stavo a sentire, annuivo ogni tanto, per farle credere che la ascoltavo. Ma non avevo proprio voglia oggi, di stare a sentirla quando mi raccontava che si era limonata Dan all’ultima festa in discoteca. Stavamo quasi insieme, qui due.  Fingevo semplicemente che non m’importasse di quello che combinavano, anche se faceva cosi male.
‘’ ora vado, ci vediamo oggi, se vuoi uscire, oppure sta sera, c’è una festa da sballo, al Roads!’’ disse Kate, tutta entusiasta.
‘’no, grazie lo stesso, ma devo lavorare. ‘’ risposi, era solo una scusa, ma io di feste non ne potevo proprio sapere.
‘’an, va bene, a domani allora.’’ Tagliò corto Kate.
La salutai con un cenno. Mi girai, andai verso il bar dove lavoravo. Era brutto, rozzo. Odiavo lavorare li, nessuno mi rivolgeva mai la parola, tutti erano sgarbati e cattivi. Prima o poi mi sarei licenziata, lo sapevo. Andaii nel vicolo chiusi dietro al bar. Tirai fuori dalla borsa un pacchetto di Marlboro rosse, ne presi una  e la accesi. Rimasi un quarto d’ora, con la sigaretta in mano, anche dopo che l’avevo finita. Non avevo voglia di entrare al bar. Sarebbe iniziato un estenuante turno che sarebbe durato fino al tardo pomeriggio. Sospirai e m’incamminai lentamente verso il bar dove lavoravo. Camminavo a testa bassa, persa tra i miei pensieri quando mi scontrai con qualcosa di duro. Caddi a terra, presa alla sprovvista.
‘’ehi, ti sei fatta male?’’ disse qualcuno, mentre cercavo di alzarmi.
‘’ma che cazzo fai? Sta un po’ attento!’’ sbottai, ignorando la sua mano che voleva aiutarmi.
‘’veramente, sei tu che mi  sei venuta addosso.’’ Disse una voce maschile
Lo guardai in viso, per un attimo rimasi a bocca aperta. Era un ragazzo biondo, con il ciuffo sparato in aria, splendenti occhi azzurri come il cielo. era girato di spalle al sole, che lo illuminava completamente. Sembrava un angelo. Rimasi senza parole, mentre in mio cuore iniziò a battere più forte, quasi volesse uscirmi dal petto. Mi alzai, incapace di dire una parola, corsi verso il bar.
‘’ehi aspetta!’’ urlò lui.
Lo ignorai.
Non avevo mai provato qualcosa di simile per una persona, soprattutto dalla prima volta che l’avevo vista.

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


‘’In ritardo come sempre!’’ mi disse la padrona del bar, quando entrai di fretta.
‘’scusi’’ dissi sottovoce.
 Afferrai il grembiule che era appeso all’ attaccapanni di lato alla porta. Andai dietro il bancone, dove mi aspettava Clare, la padrona del bar. Mi guardò, con i suoi occhi piccoli e scuri. Non ricambiai lo sguardo, facendo finta di non vederla. Mi faceva paura, a volte. Mentre aspettavo l’arrivo dei clienti abituali, iniziai a pensare al ragazzo, di prima. Ricordo l’attrazione forte, verso di lui, mi sembrava di averlo già visto da qualche parte, ma non ricordavo esattamente dove. I suoi occhi, cosi azzurri, mi avevano subito catturata, mi era stato difficile distogliere lo sguardo. Mi vergognai di essere scappata via in quel modo, ma il suo sguardo mi aveva stupito. Avevo avuto paura che lui pensasse che ero brutta, o maleducata. Era la prima volta, che mi importava di quello che la gente pensava di me. soprattutto di uno sconosciuto che probabilmente non avrei rivisto mai più. La porta che si aprì di colpo, interruppe i miei pensieri. Uno dei clienti del bar entrò frettoloso. Era un’ uomo, sulla quarantina. Aveva capelli neri, occhi scuri, degli occhialetti che si avvicinava in continuazione sul naso con la mano destra. Aveva dei lunghi baffi che gli davano un’espressione austera, severa. Si avvicinò al bancone , mi salutò con un cenno del capo.
‘’il solito, signore?’’ chiesi.
Lui annuì.
Non parlava quasi mai, annuiva, o chiedeva il conto. Era uno dei quattro o cinque abituali clienti che sarebbero arrivati nel giro di poche ore. Dopo aver servito il signore, mi sedetti sullo sgabello e aspettai, era da anni che questo bar era praticamente vuoto per quasi tutto il tempo,era vecchio e brutto, solo poche persone che lo frequentavano da anni, ci venivano. L’unica cosa buona erano i cappuccini o i caffè. Mentre mi perdevo di nuovo tra i miei pensieri, non mi accorsi di Clare, che mi fissava.
‘’oggi puoi andare prima, tanto, ormai non penso venga qualcun altro.’’ Mi disse, squadrandomi.
‘’è sicura?’’ chiesi, guardandola stupita. Erano solo le  due e mezza.
‘’si, si vai, prima che cambi idea. Ma fatti trovare qui, sta sera. ‘’ disse, girandomi le spalle.
Sospirai, non mi sembrava vero, Clare non mi lasciava mai andare via prima delle quattro, per poi farmi tornare alla sera, verso le sei, visto che c’èra più afflusso di gente. Mi tolsi in fretta il grembiule, lo poggiai sull’attaccapanni.
‘’arrivederci Clare!’’ dissi, prendendo la borsa.
‘’ciao, a dopo.’’ Mugugnò, senza alzare neanche la testa dal cappuccino che si stava preparando.
Uscii dal bar, decisi che, visto che avevo ancora molto tempo, sarei andata in palestra, a provare il balletto per le regionali.
Attraversai la strada, svoltai per il centro di Londra. Mentre camminavo, notai due ragazzi, dall’altra parte della strada. Uno di loro lo riconobbi immediatamente. Era il ragazzo bello, il biondino dagli occhi azzurri con cui mi ero scontrata poche ore prima. Rimasi a bocca aperta, fissandolo. Stava parlando con un amico, un ragazzo alto, riccio. Era serio, ma appena l’altro disse qualcosa scoppiò in una grossa risata. Vedevo splendere il suo sorriso perfino da qui. Rimasi impietrita a guardarlo, lo vidi sorridere all’altro ragazzo, mentre indietreggiava leggermente. L’altro ragazzo si allontanò di pochi passi, alzando la mano a mò di saluto. dopo che l’altro ragazzo ebbe svoltato l’angolo, il biondo tirò fuori il cellulare, mentre iniziava a camminare. Lo vidi attraversare la strada, senza nemmeno guardare. Infatti non vide la macchina che arrivava a tutta velocità. Senza pensarci, attraversai la strada di corsa. Mi fermai davanti all’incrocio nella quale stava attraversando. Lo vidi continuare a camminare, senza accorgersi della macchina che ormai era vicinissima a lui. Non avrebbe avuto tempo di frenare, l’avrebbe preso in pieno. Ricominciai a correre, con tutta la forza che avevo. Dopo pochi metri, sentivo le gambe cedere, ma non mi fermai. Non volevo fermarmi. Finalmente arrivai davanti a lui, al di la della strada.
‘’attento!’’ urlai.
Lui  alzò la testa per un attimo, guardò me, incrociò i suoi occhi con i miei, sentii un brivido percorrermi tutta la spina dorsale. Distolse gli occhi da me e guardò la macchina, sempre più vicina. Corsi in avanti, ero a pochi metri da me, gli buttai le mani al petto, spingendolo via. Lui cadde a terra, sul marciapiede, dall’altro lato della strada. Lo guardai, poi mi girai verso la macchina. Era a due metri da me, non la vidi nemmeno. Mi prese in pieno, sbalzandomi in aria. Mi sentii cadere su un metallo duro, per poi sbattere di nuovo, su qualcosa di ancora più duro. Poi, il buio.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Navigavo sola nel buio, non riuscivo a muovermi. Cercavo di tenermi a galla, ma mi sentivo come se dei fili invisibili mi imprigionassero le braccia e le gambe.  Il mio corpo era completamente inerte. Era tutto completamente nero, a parte una piccola luce brillante in lontananza. Ricordavo a malapena ciò  che era successo. Avevo cercato di salvare il ragazzo biondo e molto probabilmente la macchina mi aveva investito. Forse ero morta. Era probabile. Ma non mi spiegavo il perché era tutto cosi buio. O forse ero ancora viva, ma stavo per morire. Tutto quel nero mi spaventava. Non avevo mai avuto paura della morte, fino a quando me la sono trovata davanti. Pensai al ragazzo che avevo salvato. Non lo conoscevo nemmeno, cosa mi aveva spinto a buttarmi sotto un macchina per lui? Una vocina dentro la mia testa disse ‘l’amore.’. ma io non lo conoscevo. Poteva essere una forma di amore, salvare una persona che non conosci? Ricordavo perfettamente i suoi occhi blu, forse l’ultima cosa che ho visto prima che la macchina mi investisse. Mentre li guardavo, avevo visto il mondo. Tutto ciò che cercavo, su una sola persona, che però non rivedrò mai più. Quel solo pensiero mi fece sprofondare ancora di più nell’oscurità che mi avvolgeva. Sentivo i fili che mi trattenevano stringere ancora di più, mentre mi sembrava di soffocare. Mentre cadevo, sentii una voce, in lontananza.
‘’ si sveglierà?’’ disse una voce dolce, angelica.
non avevo idea di chi sia. Una voce femminile rispose, ma non capii cosa. Rimasi in ascolto, in attesa di sentire ancora quella voce, ma niente. Forse stavo già andando in paradiso. Forse era un angelo che mi aspettava. Ripensai di nuovo al ragazzo che avevo salvato. Poi mi ricordai. ‘’ehi  ti sei fatta male?’’ aveva detto quando gli ero andata addosso. Rividi il suo viso preoccupato, i suoi occhi cosi azzurri. In un attimo capii che era la sua voce. dovevo uscire da qui. Dovevo vivere.
‘’ è tutta colpa mia.’’ Lo sentii dire, di nuovo.
No. non poteva darsi la colpa, ero io che avevo voluto salvarlo. Avrei voluto parlare con lui, abbracciarlo. Ma non potevo. Cercai di aprire gli occhi, ma più li aprivo, più il buio si stendeva davanti a me. fino a quando non vidi un luce. Era un piccola luce in lontananza, ma brillava cosi tanto, da accecarmi. Cercai di riemergere dalle tenebre e avvicinarmi alle luce. Ci riuscivo. Lottavo con tutte le mie forse, contro i fili invisibili che mi trattenevano, li sentivo diventare sempre più deboli. Ero, ormai, vicinissima alla luce, i fili che mi tenevano si sciolsero. Attraversai la luce che risplendeva sempre di più. Pochi minuti dopo, aprii gli occhi.
 
La luce appesa al soffitto mi accecò per un momento, fino a quando mi abituai. Mi guardai intorno. Ero sdraiata su un letto singolo, interamente bianco. Accanto a me c’èra un macchinario che continuava a fare un ‘bip’ strano, uno dei cavi era attaccato al mio braccio destro con un ago. Faceva un po’ male, pizzicava. La stanza era piccola, completamente bianca, con dei mobili portaoggetti grigio chiaro. Era una stanza d’ospedale. Guardai alla mia sinistra. C’èrano due sedie grigie. In una delle due era seduto un ragazzo, con la testa tra le mani. Era il ragazzo che avevo salvato. Mi agitai sul letto, ma non riuscivo a muovermi, la gamba destra iniziò a farmi male. Guardai il mio corpo. Avevo un pigiama tipico da ospedale, bianco con decorazioni monotone e grigie. Sulla gamba desta c’èra uno strano rigonfiamento che si vedeva dalle lenzuola. Non avevo idea di cos’èra, avevo paura di guardare. L’ansia mi assalì. Cercai di chiamare il ragazzo, ma non dava segni di vita. Era immobile, sulla sedia, sempre con la testa tra le mani. Aprii la bocca per parlare, ma ne uscì un verso roco. Ero senza voce. Per quanto tempo avevo dormito? ‘’ehi..’’ dissi, quasi in un sussurro. Il ragazzo mi sentì. Alzò la testa sgranando i suoi occhi. I miei occhi incontrarono i suoi. Erano lucidi e rossi. Rimasi a guardarlo per un secondo a bocca aperta. Mi mancava il respiro, era un angelo, era perfetto.  Stava per dire qualcosa, ma la porta si aprì di colpo, interrompendolo. Un’infermiera con un lungo camice bianco entrò, sorridendomi.
‘’ ciao Abbie. ‘’ salutò sorridendomi.
La guardai perplessa e lei continuò.
‘’ sei stata investita da una macchina e si rimasta in coma per tre giorni.  Hai subito delle lesioni sulla gamba destra, per questo abbiamo dovuto ingessarla. Sei stata fortunata, non hai subito nessun danno cerebrale, ma dovrai restare in ospedale per un po’, per alcuni accertamenti medici. Come ti senti ora?’’
non risposi subito, le parole ‘coma’ e ‘lesioni alla gamba destra’ continuavano a girarmi in testa. Guardai il ragazzo, che mi stava fissando, in attesa di una mia risposta, come la dottoressa, davanti a me.
‘’b..bene’’ dissi, mentre la mia voce roca era poco più che un sussurro.
La dottoressa sembrava poco convinta. Abbassai lo sguardo, verso la mia gamba, doveva si vedeva un rigonfiamento. Tolsi le coperte. Dalla coscia al piede, c’è una grande fasciatura, era gesso, probabilmente. Rimasi a bocca aperta, di sicuro non avrei potuto ballare, almeno per un po’.
‘’ hai una frattura al ginocchio, e il muscolo del polpaccio compromesso.’’ Mi spiegò la dottoressa, come se mi avesse letto nel pensiero.
Sapevo perfettamente cosa voleva dire ginocchio rotto. Niente più danza. Abbassai lo sguardo trattenendo le lacrime. Perché era dovuto succedere proprio a me? perché? Non mi pentivo di quello che avevo fatto, ma non avrei mai desiderato questo. La dottoressa si schiarì la voce, forse aspettando una mia reazione, che però non arrivò. Ero totalmente annebbiata, non riuscivo a pensare lucidamente. La dottoressa disse, di nuovo ‘’ ti lascio con il tuo amico, se hai bisogno, per qualsiasi cosa chiamami.’’ Uscì, chiudendo la porta e lasciandomi sola. Il mio sguardo si perse nel vuoto, mentre nella stanza calò il silenzio.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


‘’io, ehm.. io mi chiamo Niall.’’ Mi disse il ragazzo, rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato.
Si alzò dalla sedia, facendo due passi verso il mio letto. Era alto, molto più di quanto ricordassi. Tese la mano verso di me. La strinsi, mentre un brivido mi percorreva la schiena. Lo guardai dritto negli occhi, mentre iniziavo a parlare.
 ‘’ piacere, Abbie.’’ Dissi, con un mezzo sorriso, odiando la mia voce cosi roca e ancora impastata dal sonno.
Abbassò gli occhi per un attimo, sedendosi sul bordo del mio letto, attento a non farmi male. Rialzò lo sguardo e mi guardò.
‘’mi dispiace. È tutta colpa mia. Lo so che sono sbadato, che sono stupido, non ho visto la macchina. Se fossi stato più attento tutto questo non sarebbe successo.’’ Disse, mentre leggevo nei suoi occhi il dolore ed il suo rimorso.
Non potevo permettere che si incolpasse cosi di qualcosa di cui non aveva colpa.
‘ma non è stata colpa tua! Io non ti incolpo di niente. ‘’ dissi, quasi urlando.
Lui sobbalzò, al suono cosi alto della mia voce, che stava tornando quasi normale. Mi guardò, sorridendo, ma il dolore nei suoi occhi non era ancora svanito.
‘’ma per colpa mia dovrai rinunciare al tuo sogno.’’ Disse, abbassando la testa.
Alzai gli occhi al cielo. Se c’èra una cosa di cui non mi sarei mai pentita, era di avergli salvato la vita.
‘’penso che la tua vita sia più importante di uno stupido balletto!’’ risposi.
Non aveva idea di quanto facessero male quelle parole per me, ma sicuramente non gliel’avrei detto. Non volevo fargli del male, più di quanto se ne stia già facendo da solo, incolpandosi di tutto. Preferivo tenermi tutto dentro, almeno avrebbe fatto male a me, ma di sicuro non a lui.
‘’io.. voglio fare qualcosa, voglio aiutarti!’’ disse ad un tratto, interrompendo i miei pensieri.
Restò in silenzio, mentre i suoi occhi brillavano nel vuoto, cercando di farsi venire una non so quale idea. Lo osservavo, il luccichio dei suoi occhi, cosi azzurri, i capelli biondi, spettinati. Notai delle occhiaie violacee sotto i suoi occhi, segno che probabilmente non aveva dormito.
‘’ho un’idea!’’ disse, interrompendo di nuovo i miei pensieri.
Lo guardai, incuriosita.
‘’troverò un chirurgo, qualcuno di bravo, ti farò operare al ginocchio, e potrai tornare a ballare!’’ esclamò, facendo un salto sul letto.
Rimasi per un attimo stupita, poi scoppiai a ridere. Era cosi ingenuo, sicuramente nessun chirurgo avrebbe potuto operarmi, visti i danni gravi, poi non avrei potuto pagarlo, di sicuro non era fattibile.
‘’è impossibile, non ho i soldi per pagare l’intervento, poi nessun chirurgo sarebbe disposto ad operarmi. ‘’ dissi.
Lui abbassò lo sguardo, deluso. Rimasi in silenzio, ma credevo di aver ragione, per quanto mi dispiacesse, sapevo perfettamente che era impossibile risistemare il mio ginocchio.
‘’perché non ti fidi? Ti prometto, che troverò il chirurgo più bravo della città, ti riparerà il ginocchio! Se è questione di soldi pago io!’’ disse, insistendo.
‘’ma scherzi? Non ti lascerò pagare un bel niente!’’ sbottai,  anche se lusingata da quello che voleva fare per me.
Sorrise, il suo sorriso illuminò la stanza intera.
‘’ahahah, vedremo.’’  Esclamò, chiudendo il discorso.
Stavo per ribattere ma la porta si aprì di colpo, interrompendoci
‘’Niall!’’ esclamò un ragazzo riccio, con dei profondi occhi verdi.
Entrò di corsa nella stanza e corse ad abbracciare Niall. Lo strinse fino a cche il ragazzo non riuscì più a respirare.
‘’H..Harrry, non respiro!’’ disse Niall, cercando di togliersi dall’abbraccio del riccio.
‘’oddio, scusami.’’ Rispose il riccio.
Niall sorrise, dovevano essere davvero molto amici, i due.
‘’stai bene? ho sentito per il telegiornale ciò che è successo, oddio..’’ disse il riccio, preoccupato.
‘’si, si tranquillo. ‘’ rispose Niall, per poi voltarsi verso di me.
‘’ma se non fosse per lei, io non sarei più qui.’’ Disse, indicandomi.
Arrossi, abbassando lo sguardo. Non mi piaceva che mi desse cosi tante attenzioni davanti al suo amico. Il riccio mi guardò, ammirato.
‘’grazie, per averlo salvato. ‘’ disse, guardandomi con quegli occhi.
Non risposi, ero imbarazzata.
‘’ sei molto più carina che in tv!’’ disse il riccio, ridendo.
Niall gli diede un pugno scherzoso sulla spalla, io sorrisi, ancora in imbarazzo.
‘’oh scusa, non mi sono presentato. Io sono Styles, Harry Styles.’’ Disse, atteggiandosi.
Mi porse la sua mano, che io strinsi.
‘’Abbie.’’ Dissi, abbassando gli occhi.
Harry mi sorrise, era un sorriso un po’ tra il vanitoso e il gentile. Non potei fare a meno di notare le sue fossette adorabili ai lati delle guancie. Continuava a fissarmi, facendomi sentire sempre più a disagio. Quel ragazzo non mi convinceva. Però mi ricordava Dan. Un’ ondata di dolore mi avvolse, quando pensai quel nome. Chissà se aveva visto ciò che mi era successo, o forse era troppo impegnato a infilare la lingua in bocca a Kate. Scacciai quel pensiero, mentre Harry si dirigeva verso la porta.
‘’ ci vediamo dopo, ragazzi.’’ Disse, uscendo.
Fece l’occhiolino a Niall e chiuse la porta. Niall e io rimanemmo a guardarci.
‘’scusalo, è un po’ idiota.’’ Disse Niall, grattandosi la testa imbarazzato.
‘’lo vedo.’’ Risposi, con un mezzo sorriso.
Niall scoppiò a ridere. ascoltai il suono della sua risata.
‘’allora, sei ancora deciso ad aiutarmi a realizzare il mio sogno?’’ chiesi, ridendo.
‘’certo che si, è un promessa, ricordi? ‘’ rispose, ricambiando il mio sorriso.

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Passavano i giorni, Niall veniva a trovarmi molto spesso, quasi tutti i giorni, con lui anche Harry e gli altri suoi amici, Louis, Liam e Zayn. Scoprii che loro erano una famosa band, chiamata One Direction, arrivata terza ad x factor, con un successo pazzesco in tutto il mondo. Per questo la stampa non la smetteva di fare irruzione nell’ospedale per intervistarmi. Tutti i giornali parlavano di me come ‘l’eroina che ha salvato la star di fama mondiale, il membro degli One Direction, Niall Horan!’ e ovviamente non potevano fare a meno di inventare false dicerie su una storia d’amore tra noi due. Anche i poliziotti venirono a farmi visita, per chiedere se avevo riconosciuto il volto del guidatore che mi aveva investito, ma io ovviamente non l’avevo visto, per questo l’uomo era ancora in circolazione.
Il mio rapporto con Niall diventava sempre più intimo, ogni giorno che passava, lui stava diventando sempre più importante per me. Non sapevo esattamente cos’èrano i miei sentimenti per lui, ma comunque negavo qualsiasi forma di amore. Alla stampa dicevo solo di volergli bene come ad un amico, ma i ragazzi della band sospettavano ci fosse qualcosa di più, soprattutto Harry, che non la finiva di assillarmi e di farmi innervosire con le sue stupide battutine allusive. Sapeva essere proprio stupido e irritante quel ragazzo.
Erano quasi passate due settimane, e finalmente darei potuta tornare a casa. Il mio ginocchio non era ancora guarito del tutto, ma quasi, mi era stato tolto il gesso e sostituito con una semplice fasciatura. Avrei dovuto usare la sedia a rotelle per un po’, oppure un paio di stampelle. Avrei anche dovuto fare dei controlli ogni una o due settimane. Ero seduta sul letto, e pensavo ansiosamente al perché Kate e i miei amici non fossero venuti a trovarmi. Era un pensiero che aveva continuato ad assillarmi per quasi tutti il tempo in cui rimasi in ospedale. Pensai che magari non avessero saputo la notizia, ma era praticamente sulla bocca di tutti. Non riuscivo proprio a capire il perché..
‘’ehi principessaa’’
Disse Harry entrando di colpo nella stanza, seguito da Niall. Odiavo quel nomignolo, lui ovviamente lo sapeva, ma faceva di tutto per farmi innervosire. Mi fece uno dei suoi sorrisi, mostrando le fossette.
‘’ehi, idiota.’’
Risposi, con il mio miglior sorriso sarcastico. lui mi guardò in cagnesco per un attimo.
‘’stronza.’’
Disse, ridacchiando. Io, invece, non ci trovavo proprio niente da ridere. quel ragazzo mi dava altamente sui nervi.
‘’ti stacco le palle Styles. Io non sono stronza.’’
Risposi, con il tono più duro che potessi trovare. Harry ridacchiò e non rispose. Niall mi venne vicino, salutandomi con un bacio sulla guancia. Arrossii, cercando di non guardarlo negli occhi. Mi mancava il respiro.
‘’attento Niall, la gattina morde. Forse ha il ciclo.’’
Disse Harry, con una risatina. Non lo sopportavo più. Senza rispondere presi il mio cuscino dal letto e glielo tirai addosso, non con molta forza, perché lui lo prese al volo. Niall si mise tra noi.
‘’ok, ora basta ragazzi!’’
Disse con un sorriso divertito, incrociando i miei occhi. Mi sorrise e io mi sciolsi, davanti a quel sorriso angelico. Harry mi fece l’occhiolino da dietro la spalla di Niall. Lo ignorai.
‘’è ora di tornare a casaaa’’
Disse Niall, prendendo la mia valigia, canticchiando allegramente. Almeno qualcuno era felice, qui.
‘’le porto in macchina, torno subito.’’
Disse. io annuii e gli sorrisi di nuovo. Harry alzò gli occhi al cielo.  Scesi dal letto, saltellando con un piede solo verso l’uscita della stanza. Harry si fece da parte per lasciarmi passare.
‘’ehi Abbie, credo che tu abbia dimenticato qualcosa!’’
Disse una voce alle mie spalle. Mi girai, sempre saltellando. Vidi Louis, il più grande del gruppo, ma anche il più divertente e giocherellone, che spingeva una sedia a rotelle vuota, mentre al suo fianco Liam, il più responsabile, anche se per modo di dire,del gruppo, teneva in mano un paio di stampelle. Subito dietro di loro c’èra Zayn. Lui era l’unico con cui non avevo molta confidenza. Era silenzioso, sembrava quasi timido, introverso, al contrario degli altri ragazzi.
‘’ciao ragazzi!’’
Dissi, salutandomi con la mano e avvicinandomi a loro, sempre saltellando. Harry mi si affiancò veloce, prendendomi per un braccio. Sbuffai e lo lasciai fare, anche perché ero stufa di saltellare.
‘’appoggiati pure a me, piccola’’
Mi disse, cercando di avvicinarmi al suo petto. Io mi allontanai, con a finta faccia disgustata.
‘’non lo farei neanche se fossi l’ultima persona sulla terra, Styles.’’
Dissi, scorbutica.
Lui mollò il mio braccio, senza avere niente da ribattere e si allontanò di qualche metro da me. I ragazzi risero.
‘’hai trovato pane per i tuoi denti, Harry!’’
Disse Louis, mettendo una mano sulla spalla all’amico. Erano migliori amici, , non avevo ancora capito il loro rapporto, ma sapevo che c’èra un’amicizia speciale, tra quei due. Harry alzò gli occhi al cielo, ridacchiando.
Liam venne verso di me, mi portò quasi in braccio fino alla sedia a rotelle e mi fece sedere. Poi, insieme, mi spinsero fino all’uscita, dove trovammo Niall, davanti al furgone rosso dei ragazzi. Inspirai l’aria fresca, dopo essere stata cosi a lungo chiusa dentro l’ospedale, uscirne era il paradiso.
Mi caricarono velocemente nel furgone, per miracolo ci stavamo tutti e sei, li dentro. Louis si mise alla guida, con Harry e Liam di fianco. Io ero seduta dietro con Zayn e Niall. Niall mi teneva la mano e l’accarezzava, formando piccoli cerchietti sulla mia pelle. Era cosi rilassante e dolce, se non per gli sguardi imbarazzanti che ci mandavano gli altri ragazzi.
‘’ehi, che ne dite di andare a mangiare in un ristorante qui nei dintorni? Tano per festeggiare.’’
Disse Liam, facendo segno a Louis di parcheggiare. Louis accostò. Eravamo nel centro di Londra. Scendemmo dal furgone.
‘’ehm, ragazzi.. forse è meglio se io vado a casa..’’
Dissi, mentre Zayn e Liam scaricavano la mia sedia a rotelle. Mi guardarono, confusi.
‘’sicura?’’
Mi disse Zayn. Annuii.
‘’la accompagno io, poi vi raggiungo.’’
Disse Niall, prendendo la sedia a rotelle dalle mani di Liam. Senza che i ragazzi potessero ribattere mi fece sedere sul sedile davanti, vicino a lui. Liam sospirò, facendomi un sorriso.
‘’ci  vediamo presto, Abbie.’’
Mi disse Louis. Harry e Zayn mi sorrisero. Niall mise in moto e partimmo. Si girò di colpo verso di me, senza però perdere d’occhio la strada.
‘’allora si torna a casaa!’’
Esclamò, felice. Io abbassai lo sguardo, non era esattamente quello il piano. Avevo in mente di andare in quella sottospecie di ’palestra’ per modo di dire, dove mi allenavo con la squadra, prima del mio infortunio. Volevo andare a vedere i ragazzi, andare a salutarli. Qualcosa mi diceva che non era un buona idea, ma io non potevo resistere.
‘’ehm, veramente.. ‘’
Iniziai, interrompendomi quando lui mi piantò addosso i suoi incredibili occhi azzurri. Lo fissai, arrossendo.
‘’volevo chiederti di portarmi vicino al locale Road, lo conosci?’’
Chiesi. Lui annuì, ancora un po’ stupito dalla domanda. Lo vidi svoltare l’angolo, stringendo il volante con le mani. Continuavamo nella strada dritta, nessuno dei due parlava, ma non c’èra imbarazzo. Sapevo che lui non aveva ancora smesso di incolparsi di quello che mi era successo.
‘’ è questo?’’
Chiese, rompendo il silenzio. Annuii. Parcheggiò e mi aiuto a scendere. Fece per prendere la sedia a rotelle ma io lo fermai, prendendo le stampelle dal sedile posteriore.
‘’si può sapere dove hai intenzione di andare?’’
Mi chiese, con un mezzo sorriso.
‘’lo vedrai tra poco, seguimi.’’
Risposi, ricambiando il sorriso.

spazio autrice: scusatemi tantissimo per il ritardo del capitolo, sono stata molto impegnata in questi giorni e non avevo molta ispirazione per scrivere. Prometto che il prossimo arriverà a breve. Ciao a tutti, spero vi piaccia, ahahah :D
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Camminavo in fretta, per quanto le stampelle me lo permettessero. Niall mi seguiva, aiutandomi ogni tanto. Ogni volta che il suo braccio toccava il mio rabbrividivo e arrossivo, cercando di non fargli però vedere le mie guancie rosse. Camminammo per un bel po’, fino a quando arrivammo a quella sottospecie di palestra. Notai che stranamente non c’èra musica che si sentiva da fuori. Erano solo le quattro del pomeriggio, era impossibile che non ci fossero.
‘’questa è la palestra dove ballavo con i miei amici. ‘’
Spiegai a Niall. Lui annuì, sorridendo.
‘’vieni, voglio vedere se ci sono.’’
Dissi, mentre lui mi prendeva il braccio di nuovo, per aiutarmi a camminare. Non mi ero ancora abituata alle stampelle, andavo lenta, perché non riuscivo a fare abbastanza forza sulle braccia per sollevare il corpo.
Ci avvicinammo alla porta, Niall si mise davanti a me e l’aprì. Io entrai. Il profumo di legno e di polvere mi avvolse immediatamente, ma la palestra era vuota. Quanto mi era mancato questo posto! Era tutto come l’avevo lasciato l’ultima volta che ero venuta qui, gli specchi impolverati che circondavano interamente la stanza, lo stereo grande, sopra un tavolino, con tutti i cd di musica. A lato della sala, c’èrano delle magliette, per terra, segno che i ragazzi erano andati via da poco. Andai al centro della stanza, mi guardai intorno.
‘’ma, Abbie.. non c’è nessuno qui..’’
Mi disse Niall, mentre ancora si guardava intorno. lo guardai, senza rispondere. Mi restituì lo sguardo, perplesso.
‘’già, speravo di trovare i miei amici, ma a quanto pare se ne sono già andati. ‘’
Dissi, con un’ombra di tristezza nella voce, che cercai di nascondere. Lui si avvicinò e mi prese la mano.
‘’tranquilla, torneremo domani, è una promessa. Cosi potrai incontrarli.’’
Mi disse. annuii, lasciandomi trascinare fuori dalla palestra. Camminammo fino al furgone in silenzio. Ero ancora persa nei miei pensieri, chiedendomi il perché i ragazzi non erano in palestra, quando Niall mi disse:
‘’ti accompagno a casa, se vuoi.’’
Mi piantò addosso i suoi occhi cosi azzurri, che mi tolsero per un secondo il respiro.
‘’si, certo.’’
Risposi, abbassando lo sguardo. Mi aiutò a salire sul furgone e partimmo.
Mise in moto e accese la radio. Davano una canzone di Bruno Mars, si chiamava ‘just the way you are’’. La conoscevo molto bene, io adoravo Bruno Mars. Niall si mise a cantare a squarciagola, facendomi ridere. adoravo la sua voce, cosi calda e dolce. Mi faceva venire voglia di cantare con lui, ma io non ero poi cosi brava, preferivo ballare, per esprimere quello che provavo davvero. Mi limitai a tenere il tempo con il piede.
‘’she’s so beautiful..’’
Cantò Niall, indicandomi, sorridendo. Sorrisi anche io, mentre sentivo le farfalle nello stomaco. Non mi ero mai sentita cosi bene, con un ragazzo. la canzone finì e Niall spense la radio, perché eravamo quasi all’incrocio di casa mia.
‘’da che parte?’’
Chiese, rallentando al bivio.
‘’a sinistra, poi avanti dritto, ultima casa a destra.’’
Risposi. Svoltò l’angolo, e arrivò davanti casa mia. Mi fece scendere e io lo feci entrare in casa, dopo che ebbe scaricato la mia unica valigia. Accesi la luce, e notai la mia casa esattamente come l’avevo lasciata due settimane fa. era tutto in disordine e per un attimo mi vergognai di farci entrare Niall. Ma lui non ci fece molto caso, visto che immediatamente si sedette sul divano a guardare al tv, facendomi sedere vicino a lui. Appoggiai la testa sulla sua spalla.
‘’vuoi che resti con te, sta notte? Non mi va di lasciarti qui da sola..’’
Chiese timidamente. Ascoltavo il suo respiro cosi regolare, che mi rilassava.
‘’neanche a me va di stare sola.’’
Risposi, sorridendo, anche se lui non poteva vedere il mio viso. Rimanemmo per un po’ seduti, uno vicino all’altra, a guardare la tv, guardavamo un film, anche se un po’ noioso. Quando finì, Niall si alzò.
‘’potrei dormire sul divano, se vuoi.’’
Mi disse, guardandomi, mentre mi alzavo e cercavo le stampelle.
‘’no, non se ne parla, tu dormi nel letto con me. non sarà il massimo della comodità, ma tu nel divano scomodo non ci dormi!’’
Dissi,senza ammettere repliche. Lui tentennava ancora.
‘’sicura?’’
Mi chiese.
‘’certo che si!’’
Risposi, mentre mi dirigevo saltellando sul letto, facendogli segno di seguirmi. Lo sentii corrermi dietro, ad un certo punto mi sollevò e mi ritrovai tra le sue braccia.
‘’che cazzo faii, mettimi giù!’’
Urlai, ridendo, mettendogli una mano sul petto. Lui rise, ignorandomi. Mi portò in braccio fino al letto.
‘’non peso, vero?’’
Chiesi sentendomi improvvisamente imbarazzata e togliendo la mano dal suo petto. Lui scosse la testa, poi si lasciò cadere a peso morto sul letto, con me sopra.
‘’cretino!’’
Dissi, tra le risate. Iniziammo a farci il solletico a vicenda, ridendo e facendo la guerra con i cuscini. Mi buttai sopra di lui, con un cuscino in mano, mentre lui mi prese per i fianchi e mi strinse a sé. il mio viso era a pochi centimetri dal suo. Smisi di ridere e lo guardai, dritto negli occhi. Lui mi guardava, serio. Passai una mano sul suo viso, accarezzandolo. Potevo sentire il suo buonissimo profumo. La tentazione fortissima di baciarlo, di toccarlo. Avvicinai ancora il mio viso al suo, lui sgranò gli occhi, mi ci persi dentro per un attimo, poi tornai alla realtà. La tentazione era ancora molto forte, ma mi staccai da lui, girandomi dall’altra parte del letto, per non vedere la sua reazione.
‘’è meglio che dormiamo ora. ‘’
Dissi, con voce tremante. Lo sentii sdraiarsi accanto a me, attento a non toccarmi.
‘’buonanotte, Niall.’’
Dissi, chiudendo gli occhi.
‘’buonanotte, Abbie.’’
Rispose lui, deluso.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Mi svegliai la mattina dopo, prima di Niall. Rimasi sul letto, ascoltando il suo respiro. Lo guardai, era cosi bello. Mi dispiaceva per non averlo baciato la sera prima. ma qualcosa mi aveva trattenuto,  anche se non sapevo con certezza cosa, esattamente. Sapevo solo che lui mi piaceva, mi piaceva veramente. Ma avevo solo paura di soffrire, come era successo con Dan. I ricordi dolorosi mi assalirono, appena pensai a quel nome. Pensare a quello che mi aveva fatto faceva ancora male. molto. Decisi di alzarmi, solo per smetterla di pensare e andare a mangiare qualcosa.  Mi alzai dal letto. Il ginocchio non faceva più cosi male. Potevo anche non usare la sedia a rotelle o le stampelle. Andai in cucina, presi una tazza, ci versai del latte e misi i cereali sul tavolo. Iniziai a mangiare. guardai il cellulare. Nessun messaggio. Strano che Kate o qualcun altro del gruppo non mi avesse mandato nessun messaggio. Mi ricordai della promessa di Niall, che saremo tornati nella palestra, oggi. Fui assalita da una strana ansia, e lo stesso brutto presentimento di ieri, prima di andare in palestra.
’Abbie? Dove sei?’’
 chiese la voce di Niall risvegliandomi dai miei pensieri.
‘’sono in cucina Niall..’’
dissi. Lui segui il suono della mia voce fino alla cucina.
‘’ti sei svegliata presto.’’
Disse guardandomi. I suoi occhi azzurri erano cosi belli, non potevo fare a meno di perdermici dentro.
‘’si..hai fame?’’
 Chiesi, indicando la tazza di cereali.
‘’ si, un pò..’’
Rispose. Mi alzai per prendere anche a lui il latte e i cereali ma si mise davanti a me prendendomi per la spalle. Arrossii, cercando di togliermi, al suo tocco.
‘’ no, lascia, ci penso io.’’
Mi lanciò uno sguardo di rimprovero, forse perché non avevo le stampelle con me. Si sedette davanti a me ed iniziò a mangiare, in silenzio. C’èra ancora un po’ di imbarazzo, tra noi, dopo quello che era successo la sera prima. Ogni volta che i miei occhi incontravano i suoi, guardavamo entrambi da un’altra parte, arrossendo. sentivo che era cambiato qualcosa tra noi, ma non potevo farci niente.
‘’ehi..c’è nessuno?’’
chiese una voce bussando alla porta. Mi alzai, sempre zoppicando per andare a vedere chi era.  Niall mi seguì. Aprii la porta.
‘’buongiorno bellezza!’’
Mi disse Harry, spostandomi leggermente ed entrando in casa, seguito a ruota da Louis. Louis mi salutò con un sorriso.
‘’buongiorno, idiota.’’
Risposi ad Harry, girandomi verso di lui e seguendoli , verso la cucina. Harry alzò gli occhi al cielo,ridacchiando per la mia solita gentilezza nei suoi confronti ma non rispose. Mi appoggiai sul divano, con una mano, mentre i  ragazzi andavano a parlare con Niall.
‘’ma sei matta? Non dovresti stare in piedi, senza  stampelle, lo sai cos’ha detto la dottoressa!’’
Mi sgridò Louis, guardandomi barcollare verso di loro.
‘’non importa, sto bene.’’
Risposi, stringendo i denti, colta da una forte fitta al ginocchio. Mi maledissi mentalmente per non aver preso le stampelle. Niall si avvicinò a me e mi prese in braccio. Arrossii, di nuovo, soprattutto per il ricordo di ieri sera. Mi aggrappai a lui, che distolse lo sguardo dai miei occhi. Mi fece sedere su una sedia e andò a prendermi le stampelle.
‘’Niall, abbiamo le prove ora. Hai intenzione di venire ?’’
Chiese Louis, quando Niall tornò con in mano le mie stampelle. Niall si battè una mano sulla fronte.
‘’me ne ero dimenticato! Oddio, mi dispiacee!’’
Disse. Harry alzò gli occhi al cielo. Louis ridacchiò.
‘’le ragazze ti danno alla testa.’’
Gli disse, guardandomi. Distolsi lo sguardo, un po’ infastidita. Niall sembrava indeciso. Ad un certo punto mi guardò, io abbassai lo sguardo.
‘’vieni a vederci alle prove? Non mi va di lasciarti qui da sola.’’
Chiese. Non sapevo cosa dire. Ma nemmeno io volevo stare qui da sola, cosi accettai.


Spazio autrice: mi scuso tantissimo per il ritardo dei capitoli, ho avuto problemi al computer ed ho dovuto portarlo a riparare, ma in compenso ho già altri due capitoli pronti, che metterò al più presto.
Buona lettura!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Pochi minuti dopo, ero nel locale dove i ragazzi, quella sera avrebbero tenuto il concerto del loro tour, prima di prendersi una pausa di pochi mesi, per l’incisione del nuovo album. I ragazzi provavano, sul palco davanti a me. io li guardavo e ascoltavo le loro canzoni. Erano veramente belle, e loro erano veramente bravi. Immaginai di essere al loro concerto, con tutta quella gente, con tutte quelle ragazze che venivano da tutta l’Inghilterra, per sentirli cantare. Adoravo le loro voci insieme, erano qualcosa di unico, e straordinario.  Un’ora dopo, tornarono da me, dopo aver provato tutte le canzoni del concerto.
‘’allora? Ti siamo piaciuti?’’
Chiese Zayn, facendomi un sorriso, per la prima volta, da quando lo conoscevo.
‘’si, siete molto bravi. Mi piacerebbe venire a vedervi in un concerto, magari più avanti..’’
Risposi, i ragazzi arrossirono, anche se sicuramente erano abituati ai complimenti. Rimanemmo per un po’ in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, quando Liam interruppe i nostri pensieri.
‘’è quasi mezzogiorno, che ne dite di andare a mangiare qualcosa?’’
Chiese. Tutti annuirono e si diressero fuori dal locale. Io rimasi ferma e Niall mi guardò, mentre guardandomi negli occhi capiva cosa dovevamo fare. Andare da Kate e gli altri.
‘’eh, ragazzi.. io e Abbie, abbiamo delle cose da sbrigare..’’
Disse timidamente Niall, prendendo la mia mano. i ragazzi sorrisero, maliziosi. Harry mi fece l’occhiolino, io lo ignorai. Prima o poi l’avrei ammazzato, quel ragazzo.
‘’prendiamo noi il furgone!’’
Disse Niall, mi portò, sempre stringendo la mia mano sul furgone, mi fece salire e salì anche lui, dalla parte del guidatore.
‘’sei sicuro di voler venire? Non sei obbligato, se volevi andare con i ragazzi, non c’èra nessun problema..’’
Iniziai, ma lui mi interruppe.
‘’no, mi fa piacere venire, tranquilla.’’
Rispose, con un sorriso, evitando, però, di incontrare i miei occhi. Rimasi a fissare la strada, per evitare d guardarlo e arrossire, di nuovo. Eravamo quasi già arrivati. Niall parcheggiò e mi aiutò a scendere dalla macchina. Sentivo già in lontananza la musica. Stavano provando. Il cuore mi saltò in gola e iniziai a sudare freddo. Non sapevo perché avevo cosi paura, ma il brutto presentimento di prima cominciava a farsi sentire, sempre di più.
‘’io ti presenterò a loro, ma sicuramente non ti guarderanno e non ti parleranno, non rimanerci male, sono fatti cosi.’’
Dissi a Niall. Lui sorrise e annuì, ma vidi un luccichio strano, nei suoi occhi. Mi incamminai verso la palestra.
‘’aspetta, meglio che usi..’’
Mi fermò Niall, rincorrendomi con le stampelle.
‘’no, riesco a camminare.’’
Risposi, rifiutandole, anche se il ginocchio faceva un po’ male. Niall mi si affiancò, veloce, prendendomi la mano. arrivammo davanti alla porta della palestra. Avevo il cuore in gola, tremavo. Feci un bel respiro e aprii la porta.  Vidi i ragazzi, con Kate davanti a loro, dove di solito prendevo posto io, stavano ballando una coreografia nuova, che non era mia. Nemmeno la musica era la mia.
‘’loro sono i tuoi amici?’’
Chiese Niall. Annuii.  Niall mi strinse la mano, vedendo la mia espressione sbalordita. La canzone finì,  i ragazzi si diradarono nella palestra, alcuni andarono a bere, altri ad asciugarsi il viso.. io colsi l’occasione per avvicinarmi a loro. Niall mi seguì a ruota, tenendomi sempre per mano. vidi Dan guardarmi, e lo salutai, ma lui distolse immediatamente lo sguardo. Strano. Volevo avvicinarmi a lui, forse non mi aveva visto. Vidi Kate passarmi davanti, senza degnarmi di uno sguardo. Niall mi strinse la mano e mi fermò. Mi girai verso di lui, guardandolo.
‘’ehm.. Abbie, è meglio andarsene da qui.’’
Disse, tirandomi indietro.
‘’no! quella  è la mia migliore amica, loro sono i miei migliori amici, io non me ne vado da qui.’’
Dissi, togliendo la mia mano dalla sua, con uno strattone. Lui mi guardò, per un attimo vidi il dolore nei suoi occhi. Poi mi fece un sorriso timido.
‘’hai ragione, scusa.’’
Disse. annuii, girandomi verso Kate e camminando verso di lei. Sentii Niall seguirmi, a pochi passi dietro di me. ora mi dispiaceva averlo trattato cosi male, ma avrei risolto tutto dopo.
‘’ciao Kate!’’
Dissi, salutandola con un sorriso.
Lei prese un asciugamano e si asciugò il viso.
‘’oh, ciao.’’
Rispose, mentre si spruzzava l’acqua nel viso e nei capelli. Sembrava scocciata. Rimasi di sasso, da quella freddezza. Non mi aveva neanche minimamente guardato. Si girò per tornare dai ragazzi. La fermai, toccandole il braccio.
Lei mi fulminò con uno dei suoi sguardi di ghiaccio, che mi lasciò senza parole.
‘’ehi, ma non sei contenta di vedermi?’’
Chiesi, ancora sconvolta per come mi aveva guardato. Lei mi ignorò, staccò con uno strattone il braccio dalla mia presa e si girò a parlare con un'altra ragazza. Sentii Niall sussultare dietro di me. mi girai, guardai gli altri del gruppo, nessuno mi guardava, nessuno mi rivolgeva la parola, tutti distoglievano lo sguardo, quando i miei occhi incontravano i loro.
‘’ma.. ma che succede?’’
Chiesi, a nessuno in particolare. Vidi Kate girarsi verso di me, con un sorrisetto odioso che mi fece rivoltare lo stomaco.
‘’e te lo chiedi anche? Dopo che ti sei fatta tirare sotto da quella macchina, hai passato molto più tempo con quel ragazzo, non ti sei nemmeno presa il disturbo di venirci a trovare. No, ma adesso sei ricca sfondata, non mi stupirei se facessi anche parte di quella stupida band di ragazzi canterini, e ovviamente non hai più bisogno di noi. Ora sono io il capo, e dico  che tu sei fuori. Addio bella, e non tornare più qui.’’
Disse, mentre mi guardava disgustata, con i suoi occhi di ghiaccio. Rimasi a bocca aperta. Lei rise  e continuò.
‘’e comunque, visto che non puoi più ballare qua non ci servi più.’’
Disse, girandosi e uscendo dalla palestra con gli altri. Rimasi immobile. Niall mi guardava, cercando di scrutare i miei occhi vuoti. Non potevo credere che Kate avesse fatto tutto questo. Ero la sua migliore amica. Lo ero sempre stata, fin da quando ci eravamo conosciute. Ma a quanto pare lei non mi voleva cosi bene. mi sentivo, distrutta, abbandonata. Mi sentivo come se mi avessero spezzato in due. Mi incamminai come un automa, fuori dalla palestra. Niall mi seguì, cercando di parlarmi ma io non riuscivo a sentire le sue parole. Uscii dalla palestra, mentre le lacrime iniziavano a rigarmi il viso, ma non le asciugai.
‘Abbie, io..’’
Iniziò Niall a parlarmi. Il ginocchio iniziava a farmi male. inciampai su una piccola buca della strada e caddi a terra.
‘’Abbie!’’
Disse Niall, mettendosi vicino a me, cercando di aiutarmi a tirarmi su. Mi appoggiò la testa contro il suo petto, mentre io ero ancora cosi intontita.
‘’andrà tutto bene..’’
Mi disse, accarezzandomi i capelli. Ad un certo punto, la rabbia montò dentro di me. non sapevo perché, mi divincolai dalle braccia di Niall, spingendolo via.
‘’vattene!’’
Gli urlai, tra le lacrime. Mi raggomitolai contro il muro, con la testa tra le mani.
Lui non mi ascoltò, cercò di tornare da me, continuando a parlarmi, a dirmi che sarebbe andato tutto bene. io lo mandai via ancora.
‘’Niall, vattene, sei tu la causa di questo problema, se tu avessi visto quella macchina! È tutta colpa tua! È colpa tua se ho perso tutto, se non posso più ballare, se non ho più la possibilità di stare con i miei migliori amici. Ti odio, non voglio più vederti!’’
Urlai. Niall si irrigidì. Lo guardai dritto negli occhi e vidi che erano spenti, quasi grigi. Mi pentii immediatamente delle mie parole, ma ormai non si poteva più tornare indietro. Mi guardava con gli occhi lucidi, ma con lo sguardo duro.
‘’vai via, ti prego.’’
implorai. Il suo sguardo si indurì ancora di più. Mi presi la testa tra le mani. Lo sentii girarsi, aprire la porta del furgone e partire sgommando.
Bene. Fantastico. Avevo deluso anche l’unica persona che credeva in me. E tutto solo perché ero una stupida. Solo una stupida. Mi alzai e mi diressi a piedi verso casa. In quel momento mi ricordai che avevo lasciato la sedia a rotelle in macchina di Niall. Non avevo voglia di richiamarlo, anche perché sapevo che non avrebbe risposto. Arrancai, fino a casa, cercando di non pensare a quello che era successo.  Arrivai a casa e mi stesi sul letto. Erano quasi le sette della sera. Non avevo fame, non volevo mangiare. Mi coprii con le coperte. Volevo solo stare qui. Per sempre. Avevo perso tutte le persone che credevano in me in un unico giorno . mi sentivo uno schifo. Volevo solamente che qualcuno mi sotterrasse e mi lasciasse li per sempre. Mi raggomitolai nel letto, tirandomi le coperte sul viso e chiusi gli occhi.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Bum-bum!! Mi alzai di scatto spaventata. Sentii dei passi. Mi alzai, camminando in punta dei piedi. Non sapevo che ore erano. Avevo paura di accendere la luce. C’èra qualcuno in casa mia. Sentivo i passi, sembrava che venisse proprio verso la mia stanza. Presi la lampada accesa sul comodino per usarla come arma e mi nascosi dietro alla porta. Sentivo il mio cuore battere a una velocità impressionante. Il mio respiro era affannoso, ero terrorizzata. Nella mia mente si formavano immagini di ladri, serial killer, assassini, pronti ad uccidermi.  Sentii la porta della stanza aprirsi con il solito scricchiolio. Entrò una sagoma scura. Feci un bel respiro e chiusi la porta dietro di lui. Lui si girò di colpo, ma io alzai la lampada per colpirlo, o almeno cercare di stordirlo, ma lui fu più veloce.  Prese il mio braccio alzato, strinse cosi forte da costringermi a mollare la lampada.  Spaventata a morte, cercai di staccarmi dalla sua presa e allontanarmi da lui, ma lui non voleva mollarmi.
‘’lasciami!’’
Gridai, ma l’uomo mi bloccò, continuando a tenermi ferma.
‘’Abbie, Abbie, sono io, Harry!’’
Mi disse il ragazzo, mollando la presa dal  mio braccio. Mi allontanai di scatto, massaggiandomi il braccio.
‘’ma sei impazzito? Mi hai fatto prendere un colpo!’’
Gridai, incazzata nera. Lui mi ignorò e andò ad accendere la luce. Si girò di nuovo verso di me.
‘’mi dispiace principessa.’’
Disse con il suo solito sorriso arrogante. Mi era venuta una voglia sfrenata di tirargli un pugno dritto su quella bella boccuccia che si ritrovava.
‘’che  cazzo ci fai qui, nel pieno della notte? Sei diventato pazzo tutto su un colpo?’’
Gli gridai, spingendolo. Harry non replicò, mi guardò, indietreggiando.
‘’cosa ci facciamo, vorrai dire.’’
Disse una voce alle mie spalle. Harry sorrise e io mi voltai. Davanti a me c’èra Louis che ci guardava divertito. Sbuffai, e li portai entrambi in cucina.
‘’allora, spiegatemi che cazzo ci fate a casa mia a quest’ora della notte!’’
Dissi, incrociando le braccia e facendoli sedere sulle sedie della cucina. Loro si guardarono. Si alzarono in piedi, di nuovo e Louis mi disse:
‘’scusaci per l’orario, ma siamo venuti perché Niall..’’
Lo interruppi, sentendomi immediatamente in colpa per come li stavo trattando, magari era successo qualcosa a Niall e io me ne stavo qui a incazzarmi e a perdere tempo. Il mio cuore accelerò, non avrei mai potuto sopportare che gli accadesse qualcosa.
‘che è successo a Niall?’
Louis scosse piano la testa, cosi mi rilassai un poco.
‘’No, c’è rimasto male per quello che tu gli hai detto prima, non so cosa tu gli abbia detto, ma l’hai ferito, davvero tanto, Abbie. Piange, è distrutto. ‘’
Rimasi di sasso, sapevo che era cosi sensibile. Mi dispiaceva avergli detto quelle cose, ma non volevo più fargli del male, gliene avevo già fatto abbastanza.
‘’mi dispiace.. ma forse è meglio cosi.’’
Risposi, abbassando lo sguardo.
‘’cosaa? È meglio cosi che lui stia male? ti diverti a vederlo soffrire?’’
Disse Harry, fraintendendo. Le sue parole rimbombarono per tutta la stanza, quasi stesse urlando.
‘’ no Harry, è per questo che non vado da lui. Perché non voglio farlo stare male ancora. Forse è meglio se si abitua a stare senza di me’’
Dissi, abbassando gli occhi che stavano diventando lucidi. Harry si alzò in piedi e prese a girare per la stanza.
‘’quindi credi che avergli salvato la vita sia stato inutile vero? Massi, salviamo la vita a qualcuno oggi, lui mi ama ma a me non importa un fico secco perché ho già i miei amichetti di..’’
Disse, con tono provocatorio. Avvertivo la sua collera, ma non lo sopportavo più, tutto quello che stava dicendo mi feriva, e non era vero. In quel momento lo odiai con tutta me stessa.
‘’smettila!’’
Urlai.  lui si zittì di colpo.
‘’non è stato inutile, io non ho mai detto questo! Tu non capisci, quanto sia difficile per me, tornare ad amare dopo quello che mi è successo! Tu non sai niente di me, NIENTE.’’
Gridai, non riuscendo più a trattenermi. Ci guardammo negli occhi, avrei voluto ammazzarlo. In un attimo mi sentii impallidire, la vista iniziò a farsi sfocata il ginocchio prese a pulsare cosi forte, che quasi persi l’equilibrio, stavo per cadere, ma Louis mi prese al volo. Mi fece sdraiare sul divano. Chiusi gli occhi, tenendomi l testa con le mani.
‘’vado a prendere un po’ di ghiaccio per il ginocchio, e la sedia a rotelle.’’
Mi disse Louis, sorridendomi gentile. Annuii e lui si allontanò. Harry si avvicinò a me, si sedette sul tavolino davanti al divano.
‘’stai bene?’’
Mi chiese, con voce insolitamente gentile. Girai la testa e lo fissai. Annuii.
‘’scusami, sono un’idiota.’’
Disse. sorrisi.
‘’finalmente te ne sei accorto.’’ Lui mi sorrise, ma non riusciva a nascondere il rimorso nei suoi occhi. Rimanemmo in un imbarazzante silenzio, fino a quando per fortuna Louis non tornò. Mi mise il ghiaccio  sul ginocchio e io mi sedetti sulla sedia a rotelle.
‘’credo che tu debba parlare con Niall. Lui ti ama, Abbie. Non credo abbia mai amato una ragazza come ama te. ‘’
Mi disse Louis. Abbassai lo sguardo.
‘’non mi perdonerà mai.’’
Dissi. Di questo ero certa.
‘’ io non ne sarei tanto sicuro.’’
Disse Harry.  Lo guardai.
‘’sappiamo tutti che ti piace, andiamo.’’
Continuò. Spinsi la sedia a rotelle fino alla porta.
‘’andiamo, prima che mi penta.’’
Dissi, Louis ed Harry corsero ad aprirmi la porta, mi aiutarono a salire in macchina, poi Louis mise in moto.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Pochi minuti dopo, arrivai a casa dei ragazzi. Louis e Harry scesero dalla macchina, Louis mi aiutò a scendere, mentre Harry scaricava la sedia a rotelle dal retro. Salii sulla sedia a rotelle e Louis mi spinse fino alla porta. Ero agitata, non era sicura che fosse stata una buona idea venire  qui, ma ormai non potevo più tornare indietro. Harry aprì la porta e subito si trovò davanti  un assonnatissimo e arrabbiatissimo Zayn.
‘’dove siete stati?’’
Urlò cosi forte che avrei voluto coprirmi le orecchie.
‘’ vi sembra questa l’ora di sparire? Vi abbiamo cercato dappertutto!’’
Continuò, sempre incazzato nero.
‘’siamo andati a prendere Abbie, deve assolutamente parlare con Niall, potrai sgridarci dopo, ora abbiamo da fare.’’
Disse Harry, sbrigativo. Entrò in casa, spingendo da parte Zayn e trascinando la a rotelle. Louis ci seguì, Zayn anche, furioso.
‘’ma lui sta già male, volete fare peggio? Ragazzi, secondo me non è una buona idea..’’
Borbottò Zayn, mettendo una mano sulla spalla di Louis, bloccandolo. Stavo per rispondere, per dire che non era un’idea mia. Anche io pensavo che forse gli avrei fatto ancora più male. ma io non potevo sopportare di farlo stare male. non avevo idea di cosa gli avrei detto, non mi aspettavo mi perdonasse e sicuramente non l’avrebbe fatto, ma almeno un po’ ci speravo. Speravo che mi perdonasse, mi mancava il mio amico. Mi mancavano i suoi occhi, mi mancavano i suoi capelli sempre sparati in aria, il suo sorriso che illuminava il mondo intero, la sua risata contagiosa, il suo arrossire cosi dolce. Si, mi mancava e molto anche.
‘’no, devono parlarsi e chiarirsi, è la cosa giusta da fare, Zayn.’’
Disse Louis, interrompendo i miei pensieri. I due si guardarono negli occhi per un tempo che sembrò lunghissimo, poi Zayn tolse la mano dalla spalla di Louis e ci fece passare. Louis gli sorrise debolmente.  Mentre attraversavamo il corridoio, vidi Liam, davanti alla porta di camera sua. Mi sorrise, facendo un cenno di saluto, che ricambiai. Ma tornò serio all’istante.
‘’spero per voi che sia la cosa giusta, non voglio più vederlo stare male.’’
Disse, guardando soprattutto me. annuii, anche se non ero certa che sarei riuscita a farmi perdonare. Louis mi spinse verso la camera di Niall. Non bussò nemmeno, aprì la porta. Entrai, alzandomi dalla sedia a rotelle. Era grande e spaziosa. C’èra un grande letto matrimoniale, al centro della stanza, mentre a lato una scrivania, con una sedia piena di vestiti. Nell’altro lato, c’èra un grandissimo armadio, mezzo aperto. Notai una piccola poltroncina vicino alla finestra,  su quasi tutto il muro c’èrano delle foto dei ragazzi e della sua famiglia. Vidi che, a lato del letto, in parte alla finestra c’èra una vetrata, con una porta a vetri che dava sul terrazzo. Era aperta. La tendina attaccata alla porta svolazzava nel venticello che entrava da fuori. Era quasi luce, fuori, cosi vidi distintamente la sagoma che stava seduta sui gradini dell’enorme terrazzo.
‘’Niall.. c’è qualcuno per te.’’
Disse Harry, spingendomi leggermente verso il terrazzo.
‘’Harry, te l’ho già detto, non voglio vedere nessuno. ‘’
Rispose Niall. Sobbalzai al suono della sua voce, cosi fredda e vuota. Lo vidi girare leggermente la testa, per guardare Harry, ma non mi vide, ero nascosta ancora nella penombra.
‘’lo ,ma è qualcuno di speciale.’’
Disse Harry, facendomi l’occhiolino. Poi  si girò e uscì dalla stanza con Louis. Avrei voluto seguirli e andarmene di colpo. Invece cominciai a camminare verso il terrazzo, dov’èra seduto Niall. Presi un bel respiro e dissi:
‘’ciao Niall.’’
Lui, al suono della mia voce si girò, i suoi occhi si illuminarono per un secondo, poi divennero grigi e spenti, come quando gli avevo detto quelle cose che lo avevano ferito.
‘’che vuoi?’’
Chiese, il suo tono di voce insolitamente cattivo. Cercai di non prestare attenzione, al dolore che mi provocava. Non risposi subito, presi tempo per pensare. Andai verso di lui, uscii in terrazzo e mi sedetti vicino a lui, attenta, però, a non sfiorarlo, negli scalini. Guardai il sole, che stava per uscire dalla montagne. Vidi con la coda dell’occhio che cercava di non guardarmi.
‘’ mi dispiace.’’
Dissi. Lui sospirò.
‘’Non pensare di risolvere tutto con un mi dispiace.’’
Rispose, duro.
‘’lo so. Lo so che ti ho ferito con quello che ho detto ma, credimi non l’ho mai pensato. Non avrei mai voluto ferirti in quel modo,  non sai quanto faccia male vederti adesso cosi, i tuoi occhi sono spenti adesso non sono più luminosi come dei fari in mezzo al buio, adesso sembrano solo spenti, grigi.  Non posso accettare che la causa di tutto questo sia io. Per questo spero che tu possa perdonarmi un giorno. Perché non posso vederti cosi. Ti amo Niall,  non posso sopportare che tu stia male per quello che ti ho detto.’’
Una lacrima scese dal mio viso. Lui rimase in silenzio, pur continuando a non guardarmi. Le mie lacrime continuavano a scendere, mi ero resa conto di quanto tenessi a lui, di quanto lui fosse importante per me, non volevo perderlo, non volevo soffrire di nuovo.
Sentii qualcosa posarsi sulla mia spalla. Sobbalzai, poi mi accorsi che era il suo braccio. Si avvicinò a me.
‘’non sono un  po’ scomodi questi gradini?’’
Disse, sorridendomi timidamente, con gli occhi arrossati. Mi persi nei suoi occhi, di nuovo luminosi e gli sorrisi, tra le lacrime.
Senza parlare, mi strinse a sé. mi aveva perdonato, non ci credevo ancora.
Rimanemmo in silenzio per un po’, a guardare l’alba, fino a quando non mi addormentai.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Mi svegliai, ma senza aprire del tutto gli occhi. Ero ancora tra le braccia di Niall, appoggiata al suo petto. Non potevo credere che mi avesse perdonato. In un attimo ricordai tutto quello che era successo, poche ore prima, anche se avevo perso la cognizione del tempo, non avendo idea di che ore erano. Ero cosi felice, anche non sapevo per certo se stavamo insieme oppure no.  probabilmente no, ma la cosa importante era che ero riuscita a risolvere con lui, che era tutto a posto. Be, a parte la mia ex migliore amica e il ‘suo gruppo’. Faceva ancora male a pensarci, cosi scacciai via quei pensieri.
Sentii dei passi e lo scricchiolio della porta, dietro di noi.
‘’è sveglia?’’
Chiese, sussurrando, la voce di Zayn.
‘’no, parla piano.’’
Rispose Niall, sempre sottovoce. Sentii Zayn aprire la porta che dava sul terrazzo, lo sentii camminare, e sedersi, forse in fianco a Niall.
‘’avete fatto pace?’’
Chiese. Niall non rispose. Probabilmente annuì e basta.
‘’ha detto che mi ama.’’
Disse, senza riuscire a trattenere l’emozione, nella sua voce. non riuscii a trattenere un sorriso. Stavo per aprire gli occhi, quando la voce di Louis mi fece sobbalzare.
‘’buon giorno, ragazzii’’
Gridò. Sospirai e aprii gli occhi. Mi trovai davanti Niall, che mi fissava sorridente. Mi persi per un secondo dentro i suoi occhi.
‘’cretino, l’hai svegliata.’’
Disse, con tono di rimprovero a Louis e distogliendo per un secondo l’attenzione da me.
‘’buongiorno.’’
Mi disse, sempre sorridendo. Gli sorrisi.
‘’mi dispiace che questo cretino ti abbia svegliata.’’
Continuò, accarezzandomi la schiena e facendomi venire i brividi.
‘’non importa, ero quasi già sveglia. ‘’
Risposi, sorridendo a Louis e Zayn, che ricambiarono entrambi.
‘’hai fame?’’ chiese Niall.
Annuii, cosi lui si alzò e mi aiutò ad alzarmi, senza lasciarmi un attimo. Ero stata cosi tanto in quella posizione, cosi scomoda, che le gambe mi faceva un gran male, soprattutto il ginocchio.  Cosi Niall mi prese in braccio e mi portò fino alla cucina, seguito dagli altri.
In cucina ci aspettavano Harry e Liam.
‘’buongiorno dormigliona.’’
Mi disse Harry con un sorriso malizioso. Lo ignorai e salutai Liam. Niall mi fece sedere su una sedia, lui si sedette in fianco a me.
Liam si avvicinò a noi, portando due piatti, colmi di roba. C’èrano prosciutto, formaggio, salame, omelette e tante altre cose. Poi Harry mi se sul tavolo due bottiglie, di latte e succo d’arancia. Mangiai in silenzio, insieme a Niall, anche perché avevo una gran fame.
Quando ebbi ripulito il piatto guardai l’orologio, appeso al muro della cucina. Erano le tre e mezza. Più che colazione avevo fatto un pranzo. Forse avrei dovuto tornare a casa, e magari andare da Clare, e chiederle se mi rivoleva ancora a lavoro, anche se sicuramente mi avrebbe licenziata. Era da un mese che non mi presentavo in bar. Mi alzai dal tavolo.
‘’ragazzi, forse è meglio che io vada a casa.’’
Niall girò la testa di scatto, fissandomi con gli occhi sgranati, ancora più azzurri.
‘’perché? Puoi restare, se vuoi, non disturbi nessuno.’’
Disse. mi faceva piacere che mi volesse li con lui, ma non era questo il problema.
‘’si.. ma io devo andare a lavorare, devo..’’
Continuai ma lui mi interruppe di nuovo.
‘’senti, se proprio vuoi andartene ti accompagnerò a casa più tardi, ora però devo parlarti.’’
Disse, mi prese per mano, prima che potessi protestare, mi portò fuori, in giardino. C’èra il sole, osservai il cielo, azzurro, senza  nessuno nuvola. Giornate come queste erano rare, qui a Londra. Una leggera brezza mi scompigliò i capelli. Mi lasciai guidare da Niall, sul retro del giardino, dove s estendeva un grande prato erboso e dov’èrano parcheggiate le macchine dei ragazzi e il loro furgone. Sentivo il ginocchio pulsare, cosi mi sedetti sull’erba e Niall si sedette accanto a me. mi guardò, esitando per un secondo, poi iniziò a parlare.
‘’ieri, dopo quello che mi hai detto, sono tornato a casa, ho fatto delle ricerche. Sai, mi sono ricordato della promessa che ti avevo fatto in ospedale, ti avevo detto che saresti tornata a ballare, ricordi?’’
Annuii con la testa, anche se non capivo dove voleva andare a parare.
‘’ ecco.. io ho trovato un chirurgo, che potrebbe operarti il ginocchio e farlo tornare come prima. ‘’
Disse, abbassando lo sguardo. Sapevo che sarebbe stato impossibile. Il mio ginocchio non sarebbe mai più tornato come prima, non sarei mai più tornata a ballare, mi ero rassegnata ormai.
‘’Niall, io apprezzo molto il fatto che tu voglia aiutarmi, ma il danno fatto al mio ginocchio è irreparabile, nessun chirurgo sarebbe in grado di curarlo.’’
Spiegai con dolcezza, cercando di sorridere, anche se avevo gli occhi lucidi. Lui mi sorrise.
‘’ma, quando mi hai detto quelle cose, appena fuori dalla palestra, hai detto che era colpa mia, se tu non potevi ballare, cosi ho deciso di trovare un rimedio. E sai, credo che questo chirurgo riesca a curarti. Lo credo davvero. Io voglio aiutarti, Abbie.’’
Rimasi per un secondo stupita dalle sue parole. Aveva veramente creduto che quello che gli avevo detto lo pensavo davvero, invece non era cosi.
‘’Niall, quello che ti ho detto, non lo pensavo veramente, non l’ho mai pensato. Sono contenta di averti salvato, perché ho conosciuto una persona magnifica e ti giuro, non mi pento di niente. Anche se il prezzo da pagare è di non poter ballare mai più.’’
Dissi, sorridendogli. Ma lui non si arrese. Rispose  al mio sorriso, poi disse:
‘’si, ma tu potrai continuare a ballare, fidati!  Basta che io lo chiami, prenotiamo un appuntamento, poi in pochi giorni ti opererà e sarai come nuova!’’
Sorrise, entusiasta.
‘’si ,ma la verità è che ho paura.’’
Risposi, abbassando lo sguardo. Lui si fece di nuovo serio, stringendo più forte la mia mano.
‘’ci sarò io con te.’’
Disse. il mio cuore prese a battere più forte, non potei fare a meno di sorridergli.
‘’davvero?’’
Chiesi.
‘’sempre.’’
Rispose. La certezza che lui non mi avrebbe abbandonato, anche se qualcosa fosse andato storto, mi riempiva di gioia. Non ero mai stata cosi felice. Mi alzai, mettendomi in ginocchio e lo abbracciai. Lui mi strinse a sé, mi sentivo davvero protetta. Mi sentivo straordinariamente bene.
‘’allora che aspetti? ‘’
Chiesi, mettendogli le mani al petto e spingendolo sull’erba.
‘’eh?’’
Mi chiese, appoggiando le mani sull’erba e facendomi sdraiare accanto a lui.
‘’andiamo, chiama quel chirurgo,!’’
Esclamai, felice.
‘’davvero?’’
Disse, prendendo il cellulare dalla tasca. Ebbi un attimo di esitazione. Forse avrei potuto davvero realizzare il mio sogno, far vedere a Kate e a tutti gli altri che io potevo ancora ballare, che io non ero debole, che ero più forte, che niente e nessuno sarebbe riuscito a farmi del male.
‘’ Andiamo Horan, si torna a ballare.!’’

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Era buio, buio ovunque. Camminavo, spaventata, non sapendo dove andare. Sentivo dei rumori in lontananza, che si facevano sempre più forti. Mi guardai intorno, ma vedevo solo il buio. Ad un certo punto, il terreno o quello che era, sotto di me si ruppe ed iniziai a precipitare, nel vuoto. Cercavo di aggrapparmi a qualcosa ma c’èra il vuoto e il buio più totale. Continuavo a scuotermi, a contorcermi, mentre una sostanza strana e viscida sembrava imprigionarmi. Urlai, chiesi aiuto, ma li non c’èra nessuno che potesse sentirmi. La cosa viscida che mi aveva assalito salì sul mio corpo, fino a stringermi lo stomaco, il torace, fino al collo. Continuavo a dibattermi, ma era tutto inutile. Cercai di urlare di nuovo, ma la cosa viscida si strinse ancora di più al mio corpo, impedendomi di respirare.
Mi svegliai di colpo, ansimando. Mi alzai guardandomi intorno. ero a casa mia, nel mio letto. Era stato tutto solo un’ incubo. Mi guardai intorno, ero completamente attorcigliata in mezzo alle coperte. Sospirai e mi alzai, accendendo la luce, che mi accecò. Camminai a piedi nudi verso la finestra e l’aprii.  Era una giornata nuvolosa e fredda. Andai in cucina, presi dei cereali e del latte e mangiai, sola.
Erano passate due settimane, da quando Niall aveva prenotato l’incontro con il chirurgo. Lui mi aveva visitato, aveva detto che sarebbe riuscito a sistemare il mio ginocchio, con una piccola operazione. Oggi era il grande giorno. Tra un’ora o poco più sarebbero venuti ragazzi a prendermi e sarai andata in ospedale con loro.
Mi alzai dal letto, ero abbastanza tranquilla, per ora. Feci colazione in fretta e mi vestii, con un paio di semplici jeans e una felpa. Sembrava facesse freddo fuori, era nuvolo e c’èra un po’ di nebbia.  Mi sedetti sul divano, cercando di non pensare al fatto che più tardi sarei dovuta andare in ospedale, che avrebbero dovuto operarmi. Il solo pensiero mi terrorizzava. Guardai la tv per un po’, fino a quando suonò il campanello.  Sobbalzai, corsi ad aprire.
‘’ehi Abbie!’’
Mi salutò Louis entrando in casa mia seguito da Liam.  Li salutai entrambi, sorridendo.
‘’sei pronta?’’
Mi chiese Liam.
‘’ceerto.’’
Risposi, ironica. Presi la borsa che avevo preparato per l’ospedale e feci per dirigermi verso la porta, quando mi bloccai di colpo.
‘’dov’è Niall?’’
Chiesi a Liam.
‘’ti sta aspettando direttamente all’ospedale.’’
Mi rispose. Annuii e mi  girai, andando verso la porta. I ragazzi mi seguirono. Salimmo sul furgone e dopo un secondo fummo in ospedale. Scesi dall’auto, iniziando quasi a tremare, per la paura. Speravo solo di vedere Niall prima che mi facessero l’anestesia.
Fortunatamente lo trovai all’entrata. Lo abbracciai. Lui mi sorrise.
‘’Come stai?’’ chiese.
‘’ho paura.’’ Risposi, stringendomi a lui.
‘’andrà tutto bene.  farai questo intervento, poi potrai tornare a ballare.’’
Disse. sorrisi, anche se non credevo ad una parola di quello che aveva detto. Mi staccai da lui e mi accorsi che ci avevano raggiunti anche Harry e Zayn.  Stavo per salutarli, quando notai dietro di loro un signore grassottello, con lunghe basette bianche e dei folti baffi. Era vestito con una giacca, o meglio tunica verde e pantaloni verdi. Probabilmente era il chirurgo di cui tutti mi parlavano. Si avvicinò a me e si presentò, stringendomi la mano. mi spiegò che avrebbe dovuto addormentarmi per un paio di ore, avrebbe aggiustato la mia frattura al ginocchio, in modo che potessi ballare, poi sarei stata a posto.  Mi sorrise incoraggiante. Mi costrinsi a ricambiare il sorriso, anche se volevo solo scappare via urlando. Lo seguii su una stanza bianca, illuminata solo da una luce al centro del muro.  Li mi aspettavano due infermiere. Mi fecero accomodare sul lettino e mi portarono fuori, in corridoio. Vidi Niall, in sala d’attesa. Appena mi vide uscire sul lettino si alzò e venne verso di me. si avvicinò fino a toccare la mia mano. Io presi la sua e la strinsi.
‘’andrà tutto bene.’’ disse.
Io annui, ancora non troppo convinta. Le infermiere si fermarono davanti ad un porta a vetri. Probabilmente li dentro mi avrebbero operato. Una di loro, bionda con grandi occhi marroni, mi fece una puntura sul braccio. Faceva male, sentivo le mie braccia rilassarsi e non riuscivo più a mantenere la presa sulla mano di Niall.  Iniziai a vedere tutto sfocato, non riuscivo più a tenere gli occhi aperti. Vidi Niall che mi toccava il viso, mi diceva qualcosa, ma non riuscivo più a sentire. Poi non vidi più niente.


Spazio autrice: mi scuso per il ritardo nel mettere il capitolo, ma sono stata impegnata ultimamente e ho avuto problemi al computer. Prometto che pubblicherò più in fretta i prossimi capitolo. Spero che questo vi sia piaciuto. Ciao a tutti!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Mi svegliai, guardando il bianco del soffitto, quasi accecante. Mi sentivo ancora intorpidita e stanza dall’anestesia. Mi  sentivo strana. Dall’alto fecero capolino i volti di Harry e Louis.
‘buongiorno!’
Urlò Harry cosi forte da farmi vibrare le orecchie. Alzai gli occhi al cielo. In quel momento la pota si aprì, ed entrò una giovane dottoressa bionda.
‘Ciao, Abbie. Vedo che ti sei già svegliata, il tuo ginocchio è a posto ora, devi solo stare attenta a non fare movimenti bruschi per i prossimi due o tre giorni e tornerà come nuovo. ‘
Mi disse sorridendo. Non ci potevo credere.
‘grazie mille.’
Dissi, incapace di trattenere la mia gioia. Lei sorrise ancora ed uscì dalla stanza. Tolsi le coperte e scesi dal letto. Mi venne un leggero capogiro, ma mi ripresi subito.
‘Attenta, hai sentito cosa ha detto la dottoressa?’
Disse Louis con le mani tese verso di me per sorreggermi.
‘tranquillo.’
Risposi, facendo una giravolta. Era veramente come nuovo. Feci un’ altra piroetta e saltai. Persi per un attimo l’equilibrio ma lo recuperai subito. Mi aspetta di sentire il solito dolore che mi veniva quando lo sforzavo, ma questo non venne. Era tutto vero! Corsi ad abbracciare Louis e cominciai a saltellare per la stanza come una bambina. Louis e Harry mi guardavano divertiti.
‘spero che adesso non insegnerai anche a noi a ballare, signorina.’
Mi disse con aria severa. Lo guarda e gli feci uno dei miei più angelici sorrisi.
‘ma certo tesoro. Lo farò con le buone o con le cattive.’
Dissi cambiando voce, rendendola più minacciosa alla fine. Mi guardarono con aria fintamente spaventata. Scoppiai a ridere, loro con me. Mi sentivo bene, finalmente potevo essere felice. Mi accorsi però che mancava qualcuno.
‘dov’è Niall?’
Chiesi.
‘è fuori, avremmo dovuto chiamarlo quando ti svegliavi ma ci siamo dimenticati, scusaci.’
Rispose Louis.
‘non c’è problema. Vado io da lui.’
Risposi, sorridendo. Harry mi fece l’occhiolino. Uscii dalla stanza, percorsi il lungo corridoio che portava all’uscita dall’ospedale. Uscii dall’entrata principale e mi fermai. L’aria mi sferzava leggermente i capelli. Lo vidi subito era girato di schiena, osservava il grande parco che si estendeva al di fuori dell’ ospedale. Sembrò avvertire la mia presenza, perché si girò. I suoi occhi sgranati si piantarono nei miei. Cominciai a correre. Era bello poterlo fare, ora. Era proprio una bella sensazione. Lo vidi avvicinarsi sorridendo. Il sole lo illuminava, sembrava un angelo. Aprì le braccia, ridendo. Gli saltai in braccio con cosi tanta forza che cadde a terra, con me sopra. Cominciò a ridere, non riusciva a smettere, mentre io ascoltavo il suono della sua risata. Ad un certo punto mi  guardò negli occhi.
‘stai bene?’
Chiese, in un sussurro.
‘mai stata meglio.’
Risposi, prima di appoggiare le mie labbra sulle sue.

Scusatemi tantissimo per il ritardo ma ho avuto problemi con la password di Efp. Spero continuate lo stesso a seguire la mia storia.
Graze e buona lettura!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1865548