I cinquantaquattresimi Hunger Games

di Tom Riddle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Perché un anno passa così in fretta? E' mai possibile che sia già passato un anno dalla scorsa mietitura? Mi tremano le mani, le gambe, e tutto il corpo al solo pensare che il mio nome si ripete per ben venti volte, potrei essere scelto, ho paura. Vorrei scappare, urlare, ma so che se lo faccio, il mio fratellino di dodici anni comincerebbe ad aver più paura di me, dato che è il suo primo anno in cui potrebbe essere scelto. Una sola volta, fortunatamente il suo nome si ripete una sola volta.
Appena sveglio, vado in cucina, e trovo mio padre che tiene per mano mia madre che trema più di una foglia in pieno inverno.
-Dov'è?- chiedo, facendo sobbalzare entrambe.
-Gli ho preparato un bagno d'acqua calda, quando avrà finito ti laverai anche tu- risponde mia madre, cercando di assumere una voce più calma possibile, ma si nota che è spaventata, come ogni anno da quando posso venir scelto, d'altronde.
Dopo un'ora sono già lavato, e vestito. Sempre il solito: una camicia verde acqua, con un pantalone dello stesso colore. Erano di mio padre, quando aveva la mia età. Ogni  volta che arriva il giorno della mietitura penso a quanto siano stati fortunati, mia madre e mio padre, non essendo stati scelti nemmeno una volta.
-Andrea, tu hai paura?- entra il mio fratellino, Romolo, con voce tremante.
Non posso dirgli di no, non è stupido, capirebbe subito che sto mentendo.
-Si, tanta- rispondo. Mi avvicino a lui, e mi piego alla sua altezza. -Ma tu non devi avere paura. E' il tuo primo anno, il tuo nome è lì dentro per la prima e unica volta, non sceglieranno te-
Mi guarda con i suoi piccoli occhi. Sembra quasi che voglia piangere, ma glielo impedisco. -Sei un uomo, no? E gli uomini non hanno paura, quindi sii forte. Non sceglieranno te-
-E' l'ora di andare- ci avverte papà.
Già sono le dieci? La mia paura si fa tanta. Ho detto a Romolo che un uomo non ha paura, non è vero. Ma almeno ha scaricato un po’ della sua paura.
Quando arriviamo alla piazza, ci sono gli stendardi di Capitol City appesi al Palazzo di Giustizia, davanti al quale c'è un piccolo palco, dove vengono annunciati i nomi dei tributi, coloro che dovranno partecipare agli Hunger Games.
Tengo per mano Romolo, sia per farlo sentire più sicuro, sia perché ho paura che decida di scappare. Ci mettiamo in fila.
-Perchè siamo in fila?- chiede Romolo.
-Ci devono fare una specie di analisi del sangue, ma non ti preoccupare: è una piccola puntura al dito, dà solo un piccolo fastidio, niente di più- rispondo, cercando di non dimostrarmi nervoso.
Una volta fatto questo, tutti i ragazzi del distretto 10 si schierano in due plotoni: da una parte le ragazze, e dall'altra i ragazzi. Romolo è davanti a tutti, tra i più piccoli.
Sul palco subentrano il sindaco, che si siede sulla sedia più a sinistra , poi un vincitore del distretto, che vinse gli Hunger Games, ed infine una donna, Vanessa. E' l'unica vestita stramba, o come diciamo noi 'da capitolina', ovvero da abitante di Capitol City. E' lei che pesca ed annuncia i nomi dei tributi.
-Benvenuti, benvenuti. E' il momento di scegliere i coraggiosi ragazzi che avranno l'onore di rappresentare il distretto 10 alla cinquantaquattresima edizione annuale degli Hunger Games- dice, col sorriso in faccia, come se fosse contenta di farci andar a morire. -Ma prima, un video che viene direttamente da Capitol City-
E così, su un grande schermo che è stato montato in piazza, viene trasmesso un video, che parla della storia di Panem e degli Hunger Games. E' sempre il solito, quindi non presto molta attenzione. Parla dei fenomeni naturali che sono avvenuti in questo continente, modificandone l'aspetto e distruggendo tutti. Lo chiamavano 'Nord America'. Poi si arriva alla formazione di Panem, con 13 distretti. Ma in seguito alla ribellione del 13, periodo chiamato 'Giorni Bui', esso venne distrutto, e il governo introdusse gli Hunger Games, giochi in cui vengono scelti due tributi, maschio e femmina, da ognuno dei dodici distretti, e si devono affrontare fino alla morte. E una volta finito il video, Vanessa fa il suo solito commento:-Che gran bella storia! E ora è il momento di scegliere i tributi! Come sempre...prima le signore!-
Si incammina verso uno dei grandi vassoi di vetro che contengono i nomi di tutte le ragazze, introduce la mano, e prende un bigliettino. Lo apre ed urla il nome di una ragazza: Mary. Inizialmente nessuno si dirige verso il palco, ma poi una ragazza, della mia stessa età e che io conosco abbastanza, si incammina. Ha i muscoli della faccia contratti in un'espressione di paura e orrore.
Quando arriva sul palco, Vanessa annuncia che è il momento di eleggere il tributo maschio.
In questo momento sento il cuore sbattere contro le costole. Le mani cominciano a sudare, e sento che prima o poi le gambe cederanno.
Introduce la mano nel grande vassoio, e prende un bigliettino. Si dirige di nuovo verso il centro del palco e lo annuncia.
Pronuncia un nome, ma non lo comprendo.
E poi noto che tutti mi guardano. E allora capisco: sono io.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Felici Hunger Games, e possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!- dice Vanessa una volta che io arrivo sul palco e guardo verso la folla di ragazzi, genitori e gente del distretto.
Intravedo mia madre e mio padre, e vedo le loro espressioni sconcertate. Io, invece, in un certo senso mi sento un po’ sollevato: almeno non sarà Romolo destinato ad andare all'arena degli Hunger Games.
Dopo il discorso del sindaco, veniamo scortati dai Pacificatori all'interno del Palazzo di Giustizia, e io vengo portato in una piccola stanza. Quando rimango da solo, faccio un enorme sospiro, e mi getto sul piccolo divano che c'è. Voglio piangere. Come sopravviverò agli Hunger Games?
Si apre la porta. Saranno i miei genitori che mi sono venuti a dare l'addio. Mi alzo in piedi, cercando di sembrare il più calmo possibile, ma come si fa?
Mio padre viene verso di me e mi abbraccia, stringendomi forte, e mi sussurra:-Sii forte, non piangere. Se ti dimostri forte, gli altri tributi capiranno che non sarà facile eliminarti-
Poi arriva mia madre, che ormai è una fontana, e mi abbraccia talmente forte che mi sento soffocare. Non dice nulla, ma per me è meglio così.
E poi c'è Romolo, che si dirige verso di me e anche lui mi abbraccia, e piange tanto.
-Mamma, papà, non bisogna permettere che il nome di Romolo si ripeta più del dovuto- dico. Se si ripetesse, anche lui potrebbe essere scelto per gli Hunger Games, e questo io non lo voglio.
Restiamo in silenzio per un paio di minuti, l'unica cosa che si sente sono i singhiozzi della mamma e di Romolo, che è seduto vicino a me. Vorrei calmarlo, ma non ho la forza di farlo, non so come.
Quando i Pacificatori avvisano che il loro tempo è scaduto, mi abbracciano di nuovo, e poi si dirigono verso la porta.
Prima che escano, prendo la mano di Romolo e mi abbasso alla sua altezza, cercando di sorridere, per fargli capire che ho tutto sotto controllo.
-I veri uomini non piangono- dico, asciugandogli gli occhi con le dita.
-Mi prometti che vincerai?- chiede lui.
-Si, te lo prometto- e lo abbraccio. Poi va via con i nostri genitori.
Io vincere? Non ho alcuna possibilità. Spero solo che Romolo non si illuda troppo.
Passa una buona mezz'ora, e nessuno più entra dalla porta.
Poi entrano i Pacificatori che mi scortano, insieme a Mary, fino alle macchine che portano fino alla stazione.
Siamo solo io, lei e un Pacificatore che guida.
Arrivati alla stazione, incontriamo anche Fabio e Vanessa che entrano nel treno, e subito dopo entriamo noi.
Il treno parte e io vengo scortato nella mia stanza.
E' grande, credo sia un intero vagone. E' lussuosa. Il letto è enorme, e ci sono piccoli mobiletti, pieni di vestiti nuovi, e appariscenti. C'è anche una stanza da bagno, enorme anch'essa.
Decido di distendermi sul letto. Ora se piango, nessuno potrà vedermi. O forse si? Ci sono telecamere in treno?
Il letto è comodissimo, e mi sembra quasi strano sprofondarmici dentro, dato che a casa il mio letto sembra una pietra, e se dormissi per terra, starei più comodo. Ma ora non devo pensare a casa.
Guardo il soffitto, e penso a tutto ciò che è accaduto fino a ieri, e pian piano mi addormento. Quando mi risveglio, fuori è quasi buio, e quindi decido di farmi una doccia.
L'acqua è caldissima, ed è una cosa che non ho mai provato, dato che a casa bisogna lavarci con l'acqua riscaldata. Uscito dalla doccia, mi asciugo, e poi torno in camera. Apro uno dei cassetti e prendo una maglia ed un jeans.
Dopo poco, Vanessa bussa alla porta.
-Su, forza Andrea, è ora di cena!- dice.
Apro la porta e la seguo. Arriviamo in un enorme stanza, più grande della mia camera, dove ci sono divani sotto i grandi finestrini, e al centro un grande tavolo, per quattro persone, ma che ne potrebbe ospitare ben dieci. Dal soffitto pendono tre lampadari, lussuosi anch'essi.
Al tavolo è seduta Mary, che sembra avere lo sguardo assente.
-Io vado a chiamare il signor Fabio- dice Vanessa, sparendo dietro la porta.
-In questo treno non c'è una cosa che non sia super lussuosa- commento, rivolgendomi a Mary. Lei nota la mia presenza, mi guarda ed annuisce.
-Ho paura- dice, senza spostare lo sguardo da me.
Perchè me lo sta dicendo?
-Non devi dirlo, qui ci osservano- dice una voce proveniente dall'entrata della stanza.
Mi giro a guardare in quella direzione, è Fabio.
-Dobbiamo avere una strategia, già da adesso- dice, andandosi a sedere a tavola. -Siediti- e mi indica una sedia.
Anche Vanessa prende posto. C'è un enorme pollo arrosto, con patate come contorno, un enorme vassoio pieno di frutta di tutti i tipi e tanti altri cibi buonissimi.
-Bene, come saprete lo scopo è rimanere vivi- inizia Fabio, mentre prende una fetta di pane. -E saprete anche che i tributi dell'1, del 2 e del 4 si muovono sempre in branco, quindi per sopravvivere bisogna avere degli alleati-
-Questo vuol dire che io e lui dovremo essere alleati?- domanda Mary.
-Tu, lui ed altri tributi che poi sceglieremo, durante i giorni d'addestramento- risponde Fabio. -Quindi questo vuol dire che dovrete osservare gli altri tributi, e quelli che vi sembrerebbero più abili dovrete sceglierli-
-E poi? Alla fine? Ci dovremo uccidere a vicenda?- chiedo.
-Tecnicamente si. Ma se deciderete che non vi ucciderete, credo che gli Strateghi vi metteranno contro alcuni ibridi, e quindi ne rimmarrà ugualmente uno solo di voi- risponde.
Essere uccisi da degli animali modificati, i cosìdetti 'ibridi'.
-La morte che ogni essere vivente vorrebbe!- dico ironicamente, facendomelo scappare. Fabio e Vanessa mi scoccano un'occhiata di rimprovero. Mary, invece mi guarda e basta.
Sento che i prossimi cinque giorni saranno soffocanti, ma allo stesso tempo i più graditi degli Hunger Games: sono gli ultimi giorni di vita che rimangono a molti di noi, e gli ultimi giorni di pace, prima che saremo in continuo pericolo di morte.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Al mio risveglio, il mattino dopo, non riesco a vedere nulla. Il treno è completamente scuro, e due sono le possibilità: o sono diventato cieco, oppure è notte fonda, e non ci sono luci nel treno. Ma entrambe non mi sembrano molto adeguate. E' impossibile che un treno di Capitol City non abbia la luce per illuminarsi, ed è altrettanto impossibile diventare ciechi durante la notte...o forse si?
Sono ancora nei miei pensieri quando d'improvviso sento la porta che si apre.
-Andrea, sei qui?- sussurra Mary, che sembra stia entrando nella mia camera.
-Si- rispondo. -Come mai è tutto buio?-
-Stiamo attraversando la galleria che passa sotto le montagna: una volta usciti saremo a Capitol City- dice.
Quindi non sono cieco. E dopo un po’, ricompare la luce. Strizzo gli occhi, perché è molto forte. Dovranno essere le dieci di mattina, forse. E poi pian piano riesco a mettere a fuoco le immagini. Capitol City è bellissima, e c'è una marea di gente vestita in modo bizzarro, che ci saluta, ridendo e festeggiando.
-Vestiti che tra poco si scende!- dice Mary, uscendo dalla camera e chiudendo la porta.
Una volta vestito vado nel vagone dove abbiamo cenato la sera prima. Ci sono tutti che mi aspettano.
-Bene, Andrea, un altro po’ e saremo dovuti scendere dal treno all'arrivo del treno che viene dal distretto 11!- mi dice Vanessa, con un accenno di disgusto nella sua voce. E' una donna di Capitol City, quindi detesta il sudiciume, le mani sporche, e cose così. Nel distretto 11 lavorano la terra, sono i maggiori produttori di cibo di tutta Panem, e quindi credo che lei li disprezzi perché hanno l'intero corpo cosparso di terra.
Scendiamo dal treno, e la folla urla ancora di più: loro sono felici che noi partecipiamo agli Hunger Games, loro amano gli Hunger Games, loro vivono per gli Hunger Games. Perché? Perché per loro gli Hunger Games sono un divertimento, ma non riesco proprio a capire cosa ci trovano di divertente nel vedere fiumi di sangue e ragazzi che si uccidono a vicenda.
I Pacificatori ci scortano ad una specie di centro d'estetica, dove mi separano da Mary. Vengo portato in una stanza, dove ci sono tre tizi che mi dovranno fare di tutto per farmi apparire il più perfetto possibile alla gente, nella sfilata che tutti i 24 tributi fanno, girando per Capitol City. Si inizia dal togliere i peli in eccesso, poi passano ai capelli, ed infine al trucco. A Capitol City anche i maschi sono destinati a truccarsi. E poi, una volta finito il loro compito, vanno via ed entra un uomo, che dovrebbe essere il mio stilista.
-Bene, tu vieni dal distretto 10, giusto?- mi dice, e non riesco a capire se la sua voce è piena di disprezzo oppure è proprio così. Annuisco.
Gli stilisti solitamente, vestono i loro tributi con qualcosa che rappresenti il distretto da cui provengono. Io provengo dal 10,quindi l'allevamento, in cosa mi vestirò? Una mucca?
-Ho pensato bene a che vestito potresti indossare..- dice con tono pensante.
Ho paura di ciò di cui potrà farmi vestire, mi metterà in ridicolo davanti tutto Panem?
-Sai... prima qui sorgeva un luogo chiamato 'Nord America'- dice. -E c'era un qualcosa che chiamavano 'far west' dove vestivano tutti in modo un po’ strano- si interrompe. -Che ne dici di vestirti come loro?-
Comincio a pensare a cosa potessero indossare in questo 'far west', ma poi deduco che non potevano di certo vestirsi peggio degli abitanti di Capitol City.
-Ecco i vestiti, indossali!- ordina.
Mi da i vestiti, e io li indosso. E' un pantalone che a man mano che arriva ai piedi si allarga, è un tessuto molto leggero, ed anche abbastanza comodo. Poi c'è una camicia blu e bianca a quadri, e sopra ad essa c'è un gilet di pelle e infine le scarpe, anch'esse comode e facile da camminarci sopra. E poi lo stilista mi lancia un cappello. Lo metto.
-Guardati allo specchio- mi dice, indicandomi uno specchio alla parete.
Alzo lo sguardo e mi osservo.
-Come ti senti?- domanda lui.
-Ehm.…- comincio. -Fuori posto-
E infatti sono molto fuori posto. Dietro di me c'è un'intera stanza piena di tecnologia avanzatissima, ed io sono vestito alquanto 'all'antica', ma stavo bene.
Mi guida fino al pian terreno dell'edificio, dove ci sono i dodici carri che scorteranno i tributi fino all'anfiteatro che c'è al centro della città. Come previsto, i tributi dei distretti dall'1 al 9 sono già tutti pronti per partire, ma non partiranno finchè non ci saremo tutti.
Anche Mary è arrivata, e decisamente il suo abbigliamento, che è uguale al mio, tranne che lei ha una gonna, non le sta per niente bene.
-Mi sento ridicola- mi sussurra quando siamo uno affianco all'altro.
-Stai bene- dico, ma lei mi scocca un'occhiata perché ha capito che sto scherzando.
Passiamo mezz'ora ad aspettare che arrivino i tributi dell'11 e del 12, guardando gli altri tributi. Fabio ci ha detto che potremo allearci con loro, ma io non riesco a pensarci: siamo comunque destinati ad ucciderci, e quindi un'alleanza per sopravvivere di più non ha alcun senso.
Quando ci siamo tutti, il primo carro, con i tributi dell'1, parte. Sento le urla della folla, e io comincio a non sentirmi tanto bene: l'essere troppo in mostra non mi fa sentire a mio agio, ma cerco di nasconderlo. Poi partono quelli del 2, del 3, fino al 9. E poi tocca a noi entrare, e una volta usciti allo scoperto, vedo migliaia di gente che ci saluta, ride, urla, ed io sento quasi le gambe cedere, perché mi è apparsa l'immagine dei miei genitori e di mio fratello, che stanno guardando tutto in diretta televisiva, e vedono che la gente acclama i tributi pur sapendo che andranno in contro alla morte. O almeno sono io a non sopportare tutto questo. All'incirca dopo un'ora, arriviamo all'anfiteatro della città, dove c'è il presidente Snow che ci aspetta. Lo odio. Lui e i suoi maledettissimi Hunger Games. Ci da una specie di benvenuto, e ci ricorda che i Giochi sono stati introdotti a causa dei ribelli, e che servono per ricordare agli abitanti di Panem, la grandezza di Capitol City.
Dopodichè i carri si dirigono verso il palazzo che ospita il Centro d'Addestramento, luogo in cui vivremo per i prossimi cinque giorni, finchè non cominceranno i Giochi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Attraverso un ascensore arriviamo all'appartamento in cui alloggeremo in questi giorni prima che comincino i Giochi. Ogni distretto ha il suo piano, e noi, essendo del 10, abbiamo il decimo piano. Sono stanco di indossare questa specie di costume per una festa all'antica, quindi chiedo a Vanessa di indicarmi la mia stanza. E' come quella sul treno, solo che ha una grande finestra che fa vedere Capitol City. E' uno spettacolo stupendo, con tutte quelle luci da vedere, mi piacerebbe salire al dodicesimo piano e ammirare la città: da là sopra si dovrebbe vedere una meraviglia.
Ritorno alla realtà e mi tolgo gli abiti, gettandoli per terra.
Vado in bagno, e mi faccio una doccia. C'è un pannello dove posso regolare la temperatura dell'acqua, scegliere tra i vari tipi di sapone, posso farla diventare una vasca. Strabiliante. Mentre tutti i distretti soffrono la fame e la schiavitù, a Capitol City l'unico problema che si fanno è scegliere che tipo di sapone usare.
Appena uscito dalla doccia, si sente come il rumore di macchine che lavorano, e in pochi istanti sono completamente asciutto. Torno in camera e tiro fuori dai cassetti qualche vestito. Mi vesto, mi guardo allo specchio e noto che ho scelto una maglia e dei pantaloni decisamente contrastanti, ma non fa niente. Non credo che avremo visite alle dieci di sera. Esco dalla camera, ed incontro Mary.
-Ti tremavano le gambe alla sfilata. Come mai?- chiede. Non è preoccupata, vuole sicuramente sapere se ho qualche paura.
-Odio quella gente che ci acclama, li detesto tutti- rispondo.
Da come mi guarda ho lo strano presentimento che voglia uccidermi.
-Sei d'accordo sul fatto che saremo alleati?- domanda.
-Che avremo alleati- la correggo.
-Vuoi dire che non saremo alleati?-
-Non ho detto questo-
-Lo hai sottinteso- mi dice, voltandomi le spalle.
-Senti, il problema è che ho paura che alla fine rimarremo solo io e te, e non vorrei ucciderti- dico, avvicinandomi a lei.
Quando si rigira, di scatto, le nostre facce sono a pochi centimetri, e d'impulso, ci diamo un bacio.
-State calmi, eh!- veniamo interrotti. Appena sentiamo la voce, ci stacchiamo e facciamo finta di nulla, e io sento la faccia bruciarmi. E' Fabio.
-Non voglio che poi uno di voi due si metta a piangere quando uccideranno l'altro- dice.
E poi mi viene in mente Romolo che piangeva, quando ci stavamo dicendo addio. Mi manca, tanto.
-Non è niente- dico in tono brusco guardando prima Mary e poi Fabio. Lui mi scocca un'occhiata, come se stesse dicendo che a lui posso dirlo, come se fosse un mio amico. Invece no, non è mio amico. E' solo una specie di tutore per gli Hunger Games. E' solo uno che mi condurrà alla morte.
-Comunque si vede dai vostri volti che state morendo di fame. Vanessa mi ha chiesto di venirvi a chiamare- dice, andandosene.
Sto per seguirlo, quando Mary mi ferma dicendo:-Scusa, ero in totale confusione-
Mi giro verso di lei:-Non fa niente-
Quando arriviamo in sala da pranzo, troviamo il tavolo pieno di cose che non conosciamo, ma che mangiamo comunque dato che siamo molto affamati. Devo dire che il cibo a Capitol City è molto buono.

La mattina dopo, vengo svegliato da Fabio che continua a sbattere le mani contro la porta, e mi dice di svegliarmi. Guardo l'orologio e vedo che sono le otto. A casa, a quest'ora, ero già in cammino verso la scuola. Per questo mi alzo, mi vesto e vado a fare colazione.
Trovo una tazza pieno di liquido marrone chiaro, che emana un buon odore.
-Si chiama cioccolata calda- sobbalzo quando Mary me lo dice, non mi ero accorto della sua presenza. -Me lo ha detto Vanessa, poco fa-
-Ah, sei qui- dico. Lei mi guarda mentre bevo un po’ di cioccolata bianca. Credo di aver avuto uno strano tono nel dirglielo. Mangiamo, senza che nessuno parli. Poi arriva Fabio.
-Bene, ragazzi, suppongo che oggi farete ciò che vi ho chiesto- dice. Cosa ci ha chiesto? Io e Mary ci guardiamo, con facce interrogative, poi ricordo: dobbiamo osservare gli altri tributi.
-State attenti, però, a non farvi nemici- dice.
-Come se non ne avessimo già- dico ironicamente. Ora mi scocca un'occhiata di rimprovero.
Dopo la colazione, ci troviamo a scendere per l'ascensore che ci ha portati al nostro appartamento. E' veloce, è tutto veloce a Capitol City. Arriviamo al piano al di sotto del piano terra, è lì che c'è il Centro d'Addestramento.
All'entrata, Fabio ci dice:-Ragazzi, potreste seguire i corsi sui nodi, sulle trappole, sulle armi e potreste imparare a mimetizzarvi, vi consiglio di seguire quelli che vi sembrano più utili e più adatti a voi- e poi rientra nell'ascensore.
-Io dico di andare al corso sulle armi, così potremo cacciare, non credi?- domando.
-Tu vai alle armi, io vado al corso di mimetizzazione- dice, e poi va verso un addestratore.
Mi dirigo verso il corso di armi. Cerco di imparare a maneggiare bene l'arco, ma proprio non ci riesco, così provo con una lancia, e devo dire che mi trovo bene a lanciare.
Passa l'intera giornata, e quando torno in camera sono esausto. Mi distendo sul letto, che è anche più comodo, ora che sono stanco. Quando sto per addormentarmi, mi viene fame, una fame tremenda. Esco dalla camera, e con mia sfortuna incontro Vanessa.
-Perchè non ti fai un bel bagno, prima di venire a cenare? Sarebbe più educato- dice, e finchè non rientro nella mia stanza, lei non si muove.
In effetti sono molto sudato. Mi spoglio ed entro nella doccia. Metto sull'acqua tiepida, perché ora l'acqua calda mi farebbe solo continuare a sudare. Una volta vestito, esco dalla camera e mi dirigo verso la sala da pranzo. Ci sono già tutti e tre seduti intorno al tavolo. Mi siedo, e comincio a mangiare un po’ di riso con i funghi.
-Allora, com'è andata la giornata?- domanda Fabio.
-Io ho provato con la mimetizzazione- comincia Mary. -C'è una ragazzina, che sembrerebbe più intenzionata a nascondersi che a uccidere qualcuno. Viene dal 12, e sa anche cacciare, mi ha detto, si chiama Alessia-
Fabio le scocca un'occhiata d'assenso. -E tu, Fabio?-
-No, non ho conosciuto praticamente nessuno. Ma mi sono allenato con alcune armi- rispondo, mettendo nel mio piatto un altro po’ di riso.
Mi guarda annuendo. -Quali?-
-Ho provato con l'arco. Me la cavo, ma non abbastanza da saperlo maneggiare. Così ho provato con le lance. Vado abbastanza bene-
- Ma abbastanza non è necessario. Serve di più- dice con rimprovero.
-Lascialo mangiare in pace- subentra Vanessa.
Dopo aver cenato mi distendo sul letto, e subito mi addormento, sperando che domani conoscerò qualche altro tributo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il giorno dopo, quando esco dalla camera per andare a fare colazione, incontro di nuovo Mary.
-Ti stavo aspettando- dice, sorridendo.
-Qualsiasi cosa tu abbia pensato di quel bacio, sappi che non era mia intenzione- dico.
-No, ti aspettavo e basta. Siamo alleati, no?- risponde.
Annuisco, e ci dirigiamo verso la sala da pranzo. Come al solito Fabio e Vanessa sono seduti ad aspettarci.
-Buongiorno- ci saluta allegramente Vanessa, mentre Fabio ci dice di sederci.
-Bene, ragazzi, avete solo oggi e domani per trovare degli alleati. Tu, Mary, che ne dici di chiederlo ad Alessia?- ci dice Fabio.
-Quella ragazzina? In squadra...con me?- dice Mary, quasi scoppiando a ridere. -Ieri pensavo di averla in squadra solo perché sa cacciare, ma poi ci ho ripensato: la ucciderò appena mi capita sotto tiro-
L'espressione di Fabio appare sorpresa. -Pensavo che la volessi in squadra- commenta.
Io non so cosa dire. L'unica cosa a cui penso è mangiare in questi giorni. Se sono troppo magro potrei indebolirmi, e la debolezza è l'ultima cosa che mi serve, quindi cerco di mettere su qualche chilo. Quindi prendo una grande fetta di pane, e la bagno nella tazza di cioccolata bianca, e me la gusto finchè non finisce.
-Andrea, tu cosa credi di fare?- chiede Fabio. All'inizio non so cosa rispondere, quindi faccio finta di non capire, affinchè lui mi ripeti la domanda e abbia tempo di pensare a una risposta.
-Sai, ho pensato di mostrarmi debole: solitamente i tributi più forti attaccano coloro che sono alla loro pari, se non più forti, quindi per loro sarei una facile preda e mi lascerebbero stare- dico. In effetti, non sarebbe una cattiva idea, anche se io sono debole, e fino ad ora ho cercato di mostrarmi forte, e ora mettere in scena il ragazzo debole non sarebbe una buona idea: crederebbero subito che sia una finta.
-Quindi credi di usare questa sottospecie di tattica, non avere alleati e vagabondare nella foresta da solo?- domanda Fabio.
Ha ragione. Se sono solo, gli Strateghi potrebbero mandarmi contro qualche ibrido, e io non saprei mai come affrontarlo.
-Ora che ci penso no- rispondo. -Ma come faccio a sapere di chi mi posso fidare?-
-Stringi un buon rapporto con gli altri tributi- suggerisce.
-In poco più di tre giorni?-
-Sono quattro i giorni- interviene Vanessa.
-Sappi che stasera voglio che tu venga qui da me con qualche buon suggerimento, se no non azzardarti a venire a tavola- dice Fabio, alzandosi e andando nella sua stanza.
E' una minaccia?
Alle nove in punto io e Mary siamo al Centro d'Addestramento e decidiamo di andare entrambe al corso per maneggiare le armi. Oggi c'è una ragazza che ieri non c'era.
Cominciamo l'addestramento, ed io mi alleno ad usare meglio la lancia, forse per il pomeriggio riuscirò a maneggiarla perfettamente come vuole Fabio. Oltre a fare questo, tengo d'occhio quella ragazza: sa usare bene i coltelli.
-Ciao- dico avvicinandomi a lei.
Lei alza lo sguardo, mi osserva e risponde:-Ciao, vuoi imparare?- e alza uno dei coltelli che ha in mano. Vuole insegnarmi ad usarli?
-Sono Andrea, vengo dal distretto 10- mi presento.
-Io sono Claudia, distretto 5- risponde.
Il distretto 5 è il produttore di energia per Panem. Potrebbe essermi utile.
-Comunque, grazie per l'offerta di imparare con i coltelli, ma mi serve fare il giro completo dei corsi- dico, andando via.
Decido di fare il corso per le trappole, credo che mi servirà quando avrò fame e vorrò un po’ di carne da mangiare.
Pensavo fosse facile imparare, ma no, è più complicato di quanto pensassi. Ci metto gran parte della giornata, per imparare a fare almeno due trappole, e se anche volessi continuare a provare, il tempo per l'addestramento è quasi terminato, e domani avrò solo la mattinata per imparare.
Quando torno nella mia camera, mi sento finalmente in paradiso, ben comodo sul mio letto. Socchiudo gli occhi, e anche se la pancia mi brontola, mi addormento.
-Svegliati!- urla qualcuno, mentre mi spinge giù dal letto.
-Ma che ore sono?- dico, mentre mi rialzo. E' Mary.
-Dobbiamo cenare, Vanessa ha detto ci chiamarti- dice.
Odio quando qualcuno mi sveglia, soprattutto quando sono stanco. Non so cosa voglio fare a Mary. Se fossimo in arena l'avrei sicuramente uccisa.
Lei scoppia a ridere.
-Cosa c'è?- chiedo, cercando di non sbadigliare.
-Hai la faccia di uno che non voleva essere svegliato- dice. -Sognavi qualcosa di bello?- E si siede sul mio letto.
-Si, sognavo di riuscire tornare nel distretto 10, ma credo rimarrà solo un sogno- dico. Lei si gira a guardare la finestra. E' completamente piena di luci, dappertutto, se non fosse che si vede il cielo scuro, giurerei che sia mattina.
-Andiamo a cenare- dice, alzandosi e dirigendosi verso la porta. -Oh, e per il bene di Vanessa, ti consiglio di lavarti. Muoviti, io ti aspetto- e chiude la porta.
Vado in bagno e in poco tempo mi lavo. Quando esco dal bagno c'è Mary seduta, di nuovo sul mio letto.
-Vattene- le ordino. -Mi devo vestire. Che ci fai qui?-
-Mi ero scocciata di stare fuori, così ho deciso di sceglierti i vestiti, ieri sera eri mal combinato- risponde. -E poi mi sono seduta sul letto, per darteli- e me li lancia. Dal fatto che lei non si muove, capisco che mi toccherà vestirmi in bagno.
Quando usciamo dalla stanza, troviamo Fabio che viene nella nostra direzione.
-Finalmente! Cosa stavate facendo?- domanda, con un sorrisetto in faccia.
-Niente che possa interessarti- risponde Mary, prendendomi il braccio e portandomi verso la sala da pranzo. C'è Vanessa che ci aspetta, seduta, e non ancora ha toccato cibo. Ci sediamo e poco dopo entra Fabio.
-Ragazzi, avete fatto un po’ tardi. Vi toccherà mangiare la frutta, buonanotte- esclama Vanessa, con il suo solito sorriso, alzandosi e andando verso la sua camera.
-Allora Andrea? Com'è andata?- domanda Fabio.
-Ho conosciuto una ragazza del distretto 5. E' abile con i coltelli, secondo te dovrei allearmi con lei?- gli chiedo.
-Oh, dipende. Bisognerà osservarla- risponde. -Comunque, domani dopo pranzo avrete la sessione d'addestramento, da soli, cosa pensate di fare?-
-Io penso che farò vedere loro come mi mimetizzo, sono brava- risponde Mary.
-Io non so- dico.
-Qualcosa in cui sei bravo- sussurra Mary.
-E in cosa?- le chiedo.
-Lo devi sapere tu- risponde. Non so perché ma stiamo ridendo, ed è per questo che Fabio continua a far roteare gli occhi da me verso lei.
-C'è del tenero tra di voi?- dice, in tono brusco. -Sappiate che non va bene, ora andate a dormire-
Ci alziamo e ci dirigiamo verso le camere. Quando sta per entrare in camera sua, mi dice:-Andrea, sai...ho un po’ di paura, degli Hunger Games-
Mi avvicino a lei e le prendo la mano.
-Li affronteremo insieme, non ti preoccupare-
Non posso credere di averlo detto.
-Sul serio?- chiede, in tono dolce.
-Si, sai ho deciso una cosa-
-Cosa?- domanda.
Mi avvicino a lei, e sussurro:-Ti proteggerò- e le do un bacio sulla fronte. Noto che sta diventando un po’ rossa.
-Buonanotte- ci diciamo. Ma prima che lo finiamo di dire, le do un bacio, sulle labbra. Lei non fa nulla per respingermi, sono io che mi stacco da lei, e le sussurro:-Scusa- e vado in camera mia.
Non posso affezionarmi a qualcuno proprio ora. Se lei muore potrebbe...no, le ho detto che la proteggerò. Questo vuol dire che finchè saremo nella stessa squadra, dovrò proteggerla, anche a costo di morire. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Mi sveglio presto, verso le sei, perché ho deciso di farmi una lunga doccia rilassante, prima di un'altra giornata d'addestramento. Apro l'acqua, tiepida, e scelgo strani tipi di saponi che hanno strani nomi, ma sono molto profumati. Dopo un'ora intera, come al solito, vengo subito asciugato. Indosso i vestiti che avevo ieri sera, ed esco dalla camera. Vado in sala da pranzo e non trovo nessuno, evidentemente stanno ancora dormendo.
Decido di andare a svegliare Mary. Arrivo davanti alla porta della sua camera, e la apro delicatamente, cercando di non fare rumore. Ma una volta dentro, la vedo vicino alla finestra, che osserva Capitol City. Si gira verso di me. Ha gli occhi gonfi e lucidi, ha pianto. Mi avvicino a lei.
-Perchè piangi?- le chiedo, asciugandole una lacrima che le sta scendendo giù per la guancia. Non risponde, e noto un'altra lacrima scenderle sull'altra guancia, e così mi abbraccia, e comincia a singhiozzare. -Cosa succede?- domando di nuovo.
-Ho paura che tu...tu venga ucciso, per proteggermi- dice, guardandomi negli occhi e rigettandosi nell'abbraccio. Rimango fermo, a pensare. E' ciò che ho pensato anche io, ieri sera: se la proteggo, io muoio.
-Non pensarci- le dico, portandole le mie mani sulle guance, e guardandola negli occhi. La tentazione è forte: voglio darle un bacio. Ma non lo faccio, è lei che lo fa. Stavolta sa di bagnato, vuol dire che piangeva da molto.
-Fabio non vuole- le ricordo. E lei si allontana e si siede sul bordo del letto. Continua a piangere, così mi avvicino di nuovo, e mi siedo vicino a lei. -Questo non vuol dire che ce lo impedisca- dico, e lei rialza lo sguardo, sorridendo, e così mi da un altro bacio.

Arriva l'ora di scendere all'addestramento. Decido di andare a continuare ad allenarmi con le trappole, dato che è l'unica cosa che posso fare poiché non ho molto tempo. Stamattina c'è un'altra ragazza, con un ragazzo.
-Ciao- saluta lui, guardandomi. -Sono Antonio, del distretto 11, e lei è Rossella, sempre dello stesso distretto-
Ho trovato i tributi dell'11, e solitamente i tributi di quel distretto non sono stati molto difficili da uccidere.
-Io sono Andrea, del 10- dico.
-Vuoi imparare?- chiede Rossella. -Ieri ho notato che hai difficoltà. Nel 10 non insegnano a fare le trappole?-
-No, ma grazie, credo di esserci quasi riuscito-
Ma a quanto pare mi sbaglio, e quindi ho bisogno di un po’ di aiuto da parte sua e di Antonio. Prima che venga mezzogiorno, torno da Mary, la quale sta osservando qualcosa, o qualcuno.
-Cosa guardi?- le chiedo. Lei mi nota, mi sorride.
-La ragazzina del 12- sussurra. -E' quella là- e mi indica un angolo dove c'è una ragazzina, all'incirca sui dodici anni, che si allena con i nodi. I nodi...a cosa le potranno mai servire?
A mezzogiorno veniamo interrotti dagli Strateghi, che ci dicono che è ora di pranzo, e ci indicano di andare nella stanza accanto. Ci sono alcuni tavoli, già piene di pietanze dall'aspetto invitante. Io e Mary ci sediamo allo stesso tavolo, ed invitiamo a sedere anche Claudia, Rossella ed Antonio. Sono tutti e tre abbastanza amichevoli, ma è finzione o fanno sul serio?
E mentre mangiamo gli Strateghi cominciano a chiamare i tributi, per la sessione d'addestramento privata. Cominciano dal ragazzo del distretto 1, poi la ragazza, poi il ragazzo del 2 e così via. Quando arriva il turno di Claudia, la vedo molto rilassata, evidentemente ha ben chiaro in mente ciò che vuole dimostrare, al contrario di me. In poco tempo arrivano ai tributi del 9, e dopo tocca a me. Cosa faccio? Vado là e mi sto fermo? E poi mi viene in mente che potrei lanciare una lancia, se c'è. Potrebbe essere una buona idea, ma riuscirò a soddisfare le loro aspettative? Quando arriva il mio turno, mi sento agitato ed ho la testa piena di pensieri. Entro nella stanza d'addestramento, e scorgo gli Strateghi a qualche metro da terra, vicini ad un tavolo, che è anch'esso pieno di pietanze che sembrano deliziose. Con mia grande fortuna ci sono delle lance. Mi guardo intorno per capire a cosa posso mirare. E poi vedo un manichino. Prendo una corda, e vado verso di esso. Gli stringo la corda intorno al collo, e lo appendo ad una piccola sporgenza di ferro che c'è vicino al pilastro in mezzo alla stanza, dopodichè mi allontano da lui , distanziandomi di molto, prendo una lancia e miro. Devo colpirlo in testa, nel punto preciso in cui c'è l'occhio destro. Prendo tutta la forza che ho nel braccio, e lancio. Arriva al manichino e si spiaccica nel bel mezzo della fronte. Non è quello che mi aspettavo, ma almeno dovrei essere stato preciso. Mi giro verso gli Strateghi, faccio un leggero inchino e vado via.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


I voti della sessione d'addestramento privata non sono andati un granchè: ho preso un 5, e mi sono giustificato dicendo che ho cercato di fare il mio meglio, ma per Fabio questo non va bene: doveva essere tutto perfetto. Mary ha preso un 7, e Fabio mi ha suggerito di prendere esempio da lei, e poi ha comunque continuato a lamentarsi. Non sopportando più le sue lamentele sono andato in camera, e mi sono addormentato.
Il giorno seguente, mi sveglio un po’ più tardi del solito, dato che i giorni dedicati all'addestramento sono finiti, e questo è l'unico modo in cui posso ritenermi in pace. All'inizio, appena sveglio, mi sento più felice e più rilassato dal fatto che oggi dovrò solo rilassarmi, e probabilmente sorbirmi anche Fabio, ma poi realizzo che tra due giorni tutto questo sarà finito: gli Hunger Games avranno inizio.
Durante la colazione, Fabio e Vanessa ci dicono che ci dedicheranno quattro ore ciascuno, in cui ci insegneranno cosa dovremo fare all'intervista che ci aspetta domani, quella in cui tutti i tributi hanno tre minuti per essere intervistati da Caesar Flickerman, un uomo che lavora per Capitol City che commenta tutto ciò che accade durante i Giochi. Quest'intervista, oltre che a farci conoscere dal pubblico, serve anche per attirare su di noi il pubblico, e di conseguenza trovarci degli sponsor. Gli sponsor, durante gli Hunger Games, servono ai tributi. Loro offrono dei soldi per comprare cibo, oggetti o medicine che servono al tributo a cui hanno offerto il loro denaro.
Vanessa si occuperà del portamento, della camminata, e di tutto ciò che riguarda i movimenti, mentre Fabio ci dirà cosa dire. Vado prima da Fabio, perché sono sicuro che non sopporterei di mattina di stare con Vanessa che tenta di insegnarmi a camminare.
Non sono mai stato un tipo che ama il pubblico. Non so nemmeno come esprimermi, sono molto timido, ed il fatto che ci sarà l'intera Capitol City, e tutti i distretti assisteranno per tv alla mia intervista mi mette un'ansia da brivido. Per tre ore Fabio non riesce a risolvere nulla.
-Senti, mi è venuta un'idea, ma questo non deve saperlo nessuno, va bene?- dice, con tono chiaramente scocciato.
-Cosa?- chiedo.
-Ci sono delle pillole, che aiutano una persona che non sa esprimersi, ad esprimersi- mi spiega.
-Non è contro le regole?-
-No, sono stati molti i tributi che le hanno usate fino ad adesso- dice. -Solo che c'è un piccolo difetto- subito scatto a guardarlo. -Ecco...dopo averle prese, finchè non finisce il loro effetto, tu non ricorderai nulla di ciò che avrai fatto durante quel lasso di tempo-
-Per me va bene- dico. So che qualunque sforzo di farmi parlare al pubblico sarebbe inutile, quindi meglio le pillole che mi fanno parlare.
Dopo pranzo vado da Vanessa. Passo le peggiori quattro ore della mia vita: vuole farmi camminare come camminano gli uomini di Capitol City. Pensavo che fossero ridicoli nel vestirsi e nel truccarsi eccessivamente, ma la loro camminata è qualcosa che non può essere attribuito a 'ridicola', ma a qualcosa che va oltre.
Dopo queste quattro ore, non incontro più nessuno, dato che mi rinchiudo in camera e mi addormento, risvegliandomi il giorno dopo.
Durante la mattinata provo a cercare un buon piano per sopravvivere, ma proprio non ce la faccio. Domani cominciano i Giochi, e io sono sicuro che non sopravviverò.
Dopo pranzo, Vanessa e Fabio scompaiono, ed io rimango nella mia camera a guardare Capitol City. Sarebbe una bella città, esclusa la gente ridicola.
Esco da camera mia e vado verso la sala da pranzo. C'è solo Mary, su un divano a guardare fuori dalla finestra.
-Io ho paura- dice.
-Saremo in due ad affrontare l'arena- cerco di rassicurarla. Vado a sedermi vicino a lei.
-Rimarrai con me?- domanda.
Mi giro completamente verso di lei, distendo le gambe sul divano, appoggio il bacino ad uno dei suoi fianchi, le scosto i capelli di faccia, e le do un bacio. -Sempre- dico.
E poi arrivano le sei di sera. Il corpo trema.
-Ragazzi, questa spero non sarà l'ultima volta che ci vediamo- dice Vanessa, un po’ piagnucolante. Lo dice perché torneremo tardi dall'intervista, e sia lei che Fabio saranno già andati a dormire.
Ci stringe in un abbraccio, e poi ci dice:-Felici Hunger Games e possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!- e poi sparisce dirigendosi in camera sua.
-Ragazzi, sappiate che vi ho trovato degli alleati- ci dice Fabio.
-Chi?- domando.
-La ragazza del distretto 5 ed entrambe i tributi dell'11- risponde.
Oh, almeno qualcuno di cui credo mi fiderò.
-Ah, e quando daranno il via ai Giochi, vi consiglio di non lanciarvi a prendere gli zaini che vedrete: scappate nella foresta-
All'inizio degli Hunger Games, tutti i tributi vengono posizionati in cerchio, intorno a una piccola struttura a forma di corno, chiamata Cornucopia, dove gli Strateghi, all'inizio, posizionano degli zaini in cui ci sono armi, cibo, e un sacco a pelo. Una volta dato il via, i tributi corrono verso gli zaini, ma in molti non ce la fanno dato che vengono uccisi dagli altri, e questo si chiama 'Bagno di sangue'.
Il suggerimento di Fabio è valido, ma sopravvissuti al Bagno di sangue, come sopravviveremo nella foresta?
Io e Mary annuiamo.
-Un ultimo consiglio?- domanda Mary.
-Restate vivi- dice, poi ci fa un gesto di saluto con la mano, in segno che possiamo andare.
Prima di arrivare all'ascensore, però, senza che Mary veda o senta, lui mi ferma.
-Ecco questa è una pillola di cui ti ho parlato- e mi da in mano una piccola pillola. -Mi raccomando, ingoiala appena sei lì- e poi va via.
Quando arriviamo lì ci sono tutti i tributi. Come al solito si va per ordine di distretto, e vanno prima le ragazze.
Quando il programma inizia si sentono le urla ti tutti i cittadini di Capitol City, e poi entra Caesar Flickerman, che annuncia molto felicemente:-I cinquantacinquesimi Hunger Games!-
Lui è felice, il pubblico è felice. Non posso sopportarlo, così prendo la pillola e la ingoio, e poi mi sembra di cadere in un sonno profondo.
  

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Quando finisce l'effetto di quelle pillole mi ritrovo nel mio letto. Non ricordo nulla di ciò che è successo per tutta la sera. Nulla di ciò che ho detto e nulla di ciò che hanno detto gli altri tributi.
Guardo fuori alla finestra e vedo, come al solito, Capitol City completamente illuminata. Non è mattina, sono tutte le luci della città che, se ne avessero la possibilità, potrebbero rimpiazzare il sole.
Ho un gran mal di testa, quasi non ricordo nulla, l'unica cosa che so è che sono a Capitol City, e basta. Perché sono qui?
Cerco di spremermi le meningi per pensare ad un valido motivo per aver spinto i miei genitori a portarmi a Capitol City, la città che loro tanto detestano.
E poi i miei ricordi riaffiorano tutti insieme. Dal giorno della mietitura fino alla sera scorsa. Entro subito in panico. Sento la fronte che comincia a sudare, sento le goccioline di sudore che mi scendono lungo la schiena, lungo la pancia.
Mi alzo, e vado verso la porta, quasi non riuscendo a camminare.
Gli Hunger Games cominciano tra poche ore, troppo poche. Riuscirò a fuggire dal Bagno di sangue, oppure morirò? Riuscirò a sopravvivere il primo giorno o morirò? Riuscirò a trovare un po’ di cibo o morirò?
Non mi resta che andare nella sala da pranzo e godermi lo spettacolo della Capitol City illuminata di notte, almeno per l'ultima volta.
Esco e mi dirigo verso la sala da pranzo. Quando arrivo guardo l'orario. Sono le quattro di notte. Tra due ore dovrei essermi svegliato, non ora. Chissà da quando dormivo…
Mi siedo sul divano, e guardo fuori dalla finestra. Riesco a scorgere le macchine che vanno avanti e indietro. Sicuramente ci sarà tutta gente felicissima che sta aspettando che diano il via ai Giochi.
Mentre guardo, i miei occhi si appesantiscono, e mi riaddormento.
-Andrea, svegliati!- urla Mary, che mi fa sobbalzare e cadere dal divano. Lei ride. -Sono le sei, dobbiamo fare colazione-
-Non ridere, stiamo per andare a morire- dico, rialzandomi e grattandomi la nuca.
Facciamo colazione, non è molto abbondante, anzi, in confronto, la colazione che avevo a casa nel distretto sarebbe stata più abbondante. Era una fetta di pane, con un po’ di marmellata. Niente cioccolata calda. Dov'è la mia cioccolata? L'ultima volta che posso berla e loro me la proibiscono. Al posto della cioccolata calda c'è acqua. Mangiamo senza parlare, e poi ci dirigiamo verso l'ascensore.
-Pessimo spettacolo, eh?- dice, ma nota che io non capisco a cosa si riferisca. -Intendo l'appartamento, è l'ultima volta che lo guardiamo-
-Per me è l'unica cosa buona che ci capita, abbandonare l'appartamento- lei mi guarda con aria interrogativa. -Nei distretti le famiglie lavorano per ore e ore, per giorni e giorni, per avere solo una piccola briciola di pane, mentre qui basta che schioccano le dita e avranno un tacchino arrosto contornato di altre migliaia di cosa-
-Fermi!- dice qualcuno, che ci fa sobbalzare. Sta uscendo dall'ascensore. -Uno alla volta- dice.
E' il tizio che mi ha vestito per la sfilata, la prima sera.
-C'è un hovercraft per ogni tributo, ora tocca a te, Andrea. E tu, ragazza, tra poco arriva la tua stilista- dice, indicandomi di entrare nell'ascensore.
Guardo Mary, e la vedo abbassare lo sguardo. -Ci vediamo…nell'arena- dico.
L'ascensore non ci porta al piano terra, ci porta ad un piano oltre il dodici.
-Siamo sul tetto, l'hovercraft ti aspetta- dice lo stilista.
C'è una scaletta per entrare nell'hovercraft, e come metto una mano ed un piede, per arrampicarmi, ricevo una scossa elettrica.
-Non ti preoccupare, è per evitare l'eventuale caduta di qualcuno- dice.
Salgo, e quando arriva anche lui, si chiude la porta. C'è una specie di dottore con un lungo ago in mano. -Dammi il braccio- dice.
Gli allungo il braccio, e lui mi fa penetrare l'ago nella pelle dell'avambraccio sinistro. E' un leggero pizzico, ma poi tutto finisce.
-Ti ha iniettato il localizzatore- mi spiega lo stilista.
Ci sediamo, e l'hovercraft si dirige in direzione dell'arena. Ora comincio a non sentirmi bene. Ho paura, sento le gambe che tremano, le braccia che tremano, le mani che tremano, anche gli occhi tremano.
Ad un certo punto l'hovercraft si ferma. E' ora di scendere.
Entriamo nelle camere di lancio, dove dobbiamo aspettare che gli Strateghi annuncino che manca un minuto per essere lanciati nell'arena.
-Mancano dieci minuti alle dieci- dice lo stilista. Alle dieci saremo nell'arena. Alle dieci comincia l'inferno. Alle dieci potrei morire.
I prossimi nove minuti non ci diciamo nulla. Si sentono solo i miei sospiri, lunghi e forti.
-Manca un minuto- annuncia una voce. E così mi dirigo verso la piattaforma di lancio.
-Buona fortuna- mi dice lo stilista, poggiandomi una mano sulla spalla. Mi metto in piedi sulla piattaforma, e si chiudono le porta di vetro.
Comincia la salita della piattaforma. Sento il cuore fare il doppio dei battiti. Lo sento più agitato del giorno della mietitura. Per pochi secondi sono in completo buio, e poi la piattaforma si ferma la salita. Sono su un grande prato verde. Mi guardo intorno, e c'è una foresta alle mie spalle, sarà lì che scapperò.
Al di là della Cornucopia sembra ci sia un dirupo.
Ora guardo i tributi. Vedo la sicurezza di molti, e la paura di molti altri. Sulla Cornucopia c'è il conto alla rovescia. Quando arriva a quindici, si sente la voce di Claudius Templesmith, il capo degli Strateghi, che annuncia -Che abbiano inizio i cinquantaquattresimi Hunger Games!-
E poi il cronometro scatta sui dieci secondi, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due...

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


In pochi secondi vedo tutti i tributi correre verso la Cornucopia. Io rimango fermo lì, sulla pedana. In pochi secondi le immagini diventano sfocate, e poi non ricordo più nulla.
Quando riapro gli occhi la prima cosa che vedo sono le foglie di un albero, e la luce che penetra attraverso esse. Il sole sembra alto, dovrebbe essere quasi mezzogiorno. Sono disteso su un terreno freddo, quasi sembra neve.
-Finalmente ti sei svegliato!- dice qualcuno. Non conosco questa voce. Al sentirla mi sento calmo, ma poi ricordo di essere agli Hunger Games, e quindi potrei essere già finito nelle mani di qualche altro tributo, ma perché non mi ha ucciso?
Poi vedo Mary tendere una mano sulla mia fronte.
-Sei svenuto pochi secondi dopo che hanno dato il via, siamo riusciti a portarti via in tempo- mi spiega.
Cerco di rialzare la testa, la sento pesante, quasi come se una pietra fosse penetrata nella mia testa. Vedo un ragazzo che tende lo sguardo verso la foresta fitta. E' il ragazzo del distretto 11: Antonio. Poi vedo la ragazza del suo distretto, Rossella, che fa qualche nodo. Io ancora mi chiedo a cosa potrà mai servirle.
-Presto arriveranno gli altri, almeno spero- dice Antonio, girandosi verso di me e fissandomi.
Vado verso Mary, che sta seduta a terra con la schiena e la testa poggiate al tronco di un albero.
-Ci possiamo fidare?- domando. Alza la testa verso di me e mi fissa anche lei.
-Si- risponde. -Presto ce ne andremo di qui-
-Cosa intendi?-
-Che quando arrivano gli altri ci sposteremo verso nord, in modo che ci allontaniamo dalla Cornucopia il più possibile prima di stanotte- interviene Antonio.
-Gli altri?-
-Si, gli altri- risponde. -Stiamo aspettando i tributi del distretto 6 e la ragazza del distretto 5. Sono andati tutti e tre verso la Cornucopia, a prendere qualche zaino, ci potrebbe servire-
-Ci serve- scatta Mary.
Passa un pò di tempo, forse un paio d'ore.
-Non ancora si fanno vedere- commenta Antonio.
Forse sono morti, penso. Può essere che lo siano: i tributi, quando danno il via ai Giochi, sono più assassini di quanto lo siano nel resto degli altri giorni.
E poi sento un rumore. Ci hanno trovati? E poi intravedo Rossella, che sta tornando dalla foresta. Ha in mano una specie di scoiattolo, ha cacciato.
Poco dopo tre figure si intravedono nella foresta.
-Eccoli!- dice Antonio.
Quando escono dalla fitta foresta, vedo le due ragazze che reggono il ragazzo, che quasi sembra non riuscire a reggersi in piedi.
-I tributi dell'1 l'hanno colpito alla gamba, sta sanguinando e non ce la faceva a camminare- spiega Claudia, quella del distretto 5.
Oltre a sorreggere il ragazzo, sorreggono due zaini a testa. Almeno sono riuscite a procurarsi qualcosa.
Appoggiano il ragazzo ad un tronco di un albero, ed Antonio subito si mette ad analizzare la ferita.
-Ti hanno colpito con un coltello?- domanda. Il ragazzo annuisce. -Non è molto profonda, ma credo che non potrai correre, almeno per qualche giorno-
-Ci metteremo in cammino tra un'ora, per voi va bene?- chiede la ragazza del distretto 6. Annuiamo tutti. -Giovanni?- si rivolge al ragazzo del suo distretto, e lui annuisce.
Mentre Antonio prende delle piccole bende, trovate negli zaini, e le lega attorno alla gamba di Giovanni, io cerco di pensare ad un buon modo di scappare senza farci scoprire dagli altri tributi.
Chissà dove sono, se sono nei dintorni del nostro piccolo accampamento ad osservarci, oppure ci stanno cercando. Chissà chi è morto e chi no.
Dopo quel che sembrano dieci minuti, Antonio dice di partire verso nord. Camminiamo lentamente, sia per non farci sentire da qualcuno, sia per non far sforzare troppo Giovanni.
Quando la foresta comincia a farsi cupa, io penso che ci dovremo accampare, ma continuiamo a camminare finchè riusciamo a vederci qualcosa, poi troviamo un piccolo spazio vuoto del riparo degli alberi, e ci accampiamo. Durante gli Hunger Games, 'accampamento' vuol dire star sopra agli alberi o nascosti tra le radici di qualche albero con qualcuno che fa da sentinella.
-Dite che sia il caso di accendere il fuoco per arrostire lo scoiattolo?- domanda Mary. Ci scambiamo tutti occhiate di non so cosa. In parte, accendere il fuoco per arrostire lo scoiattolo è un'idea, almeno mangiamo; ma in altra parte, se accendiamo un fuoco è come segnalare la nostra posizione agli altri.
Ma comunque lo accendono, un fuocherello minuscolo, ma lo accendono.
-Sentite il rumore dell'acqua?- domanda la ragazza del 6. -Dovremo essere nei dintorni di un fiume, non credete?-
Tutti tendiamo le orecchie. Sento il rumore di un fiume, è vicino, non lontano.
-Andiamo- dico alla ragazza. -Troviamo l'acqua-
Ci addentriamo nella foresta, molte volte siamo sul punto di cadere, ma il tratto di foresta era piccolo, poi subito si arrivava al fiume.
-Sta sorgendo la luna- commenta la ragazza.
-Prendiamo l'acqua e basta- le dico. Prendiamo alcuni piccoli cestini, trovati negli zaini e li riempiamo d'acqua.
Mentre torniamo parliamo un po’. Si chiama Fortuna, e dice che nel distretto è la ragazza più intelligente della sua età, e forse dice la verità, dato che lo sembra.
Arrivati al campo, ci invitano a sederci intorno al fuocherello e mangiamo lo scoiattolo. Passiamo la serata ad organizzare i piccoli movimenti che faremo domani. Poi, quando la luna è alta in cielo ci ammutoliamo. Ci sono dieci colpi di cannone. I colpi di cannone, solitamente, suonano quando un tributo muore, ma dato che il primo giorno, nel Bagno di Sangue, ne muoiono tanti, gli Strateghi fanno sentire i colpi la sera.
Poi compare il simbolo di Capitol City, e poi si sente l'inno di Panem. Poi in cielo compaiono i tributi che sono morti. Entrambe i tributi del distretto 3 sono stati uccisi. Poi il tributo del distretto 4. Sento Fortuna fare un sbuffo e dire qualcosa a Rossella, qualcosa del tipo "La ragazza del 4 mi ha aggredita". Poi il tributo del 5, la ragazza del 7, entambe i tributi dell'8 e del 9 e il ragazzo del 12.
Essendone morti 10, siamo in 14, e noi siamo in 7, la metà dei tributi nell'arena. Chissà se anche loro hanno stretto un'alleanza.
Poi ci mettiamo d'accordo sui turni di guardia: due faranno la guardia mentre gli altri dormono. Iniziano Antonio e Rossella, mentre io e gli altri ci ripariamo tra le grandi radici di un albero.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Quando mi risvegliano per fare da guardia al piccolo accampamento, sento un po’ di fracasso.
-Perchè le hai fatto prendere uno zaino!?- urla Antonio. Cerco di capire contro chi sta urlando.
-Mi aveva detto che forse ci sarebbe voluto un po’ più che tutta la notte- risponde la voce di Claudia, tranquilla.
-Perchè urlano?- domando a Fortuna che mi ha risvegliato.
-Mary. Ha detto a Claudia che sarebbe andata a trovare un piccolo posto dove accamparci, ma Antonio pensa che sia scappata- risponde. Poi vedo Antonio venire nella nostra direzione.
-Svegliate Giovanni e Rossella, ce ne andiamo adesso- dice.
-Non credo che qualche tributo sia qui in giro, si sarebbe già fatto vedere, quindi rimaniamo ancora qui- ribatte Fortuna.
-Ce ne andiamo e basta- dice Antonio.
-Non sei il capo, va a dormire- dice Fortuna, calma. Lui la guarda arrabbiato e se ne va. Si arrampica su un albero, e credo si addormenti.
-Tocca a voi fare la guardia- ci avverte Claudia andandosi a nascondere tra le radici di un albero.
-Che ore saranno?- domando.
-Forse sono quasi le sei- risponde Fortuna. -Tra poco sorge il sole-
Passiamo il tempo a guardarci intorno, non parliamo. Quando comincia a spuntare il sole, svegliamo gli altri. Non appena sveglia, Rossella si rimette a fare i nodi. Ma a cosa le servono?
-Le servono per fare delle piccole trappole per gli animali- mi sussurra Antonio, quasi come se mi avesse letto nel pensiero.
-Ce ne andiamo?- domanda Giovanni. Pochi istanti dopo, vediamo arrivare qualcosa, su nel cielo. Un paracadute! I mentori, con i paracadute, ci inviano delle piccole cose che ci potrebbero servire, ovviamente pagati con i soldi che offrono gli sponsor.
Quando tocca terra nessuno osa avvicinarsi, quasi come se quella fosse una bomba. Poi Fortuna si avvicina. Lo prende in mano e lo analizza.
-E' per Giovanni- dice. Prende quello che c'è dentro: è una piccola scatolina. -Dice che fa passare la ferita alla gamba in un paio d'ore-
Mentre Giovanni si spalma la cremina della scatolina, sento un piccolo rumore. Drizzo le orecchie: c'è qualcuno nei dintorni.
-Avete sentito?- domando. Rossella dice di starmi zitto, poi corre verso la foresta. Torna poco dopo con un animaletto tra le mani.
-Almeno le trappole funzionano- commenta Claudia. Mettiamo l'animaletto in uno degli zaini, e poco dopo ci incamminiamo.
Arriviamo nel punto dove passava il fiume, ma ora non c'è niente.
-Gli Strateghi avranno fatto ritirare le acque del fiume- deduce Fortuna. Sul terreno noto dei passi, forse sono di Mary.
-Seguiamo i passi- ordina Antonio.
-No, andiamo a nord- ribatte Fortuna. Antonio ci guarda, e capisce che siamo d'accordo con lei. Vorrei seguire quei passi, se sono di Mary potremo ritrovarci, chissà dov'è.
Camminiamo per un paio d'ore, e riusciamo a procurarci tre scoiattoli. Non è neanche il tramonto quando decidiamo di accamparci.
-Voi dite che è morta?- domando. Tutti mi guardano. -Intendo Mary-
-Se lo fosse avremo sentito il cannone. Sarà in giro- risponde Antonio.
-E secondo te dove sono gli altri tributi?-
-Non so, forse nella foresta-
Quella sua risposta non è di aiuto. L'arena è una foresta, quindi dire che sono nella foresta non è una grande scoperta.
-Domani dove andiamo?- domanda Rossella.
-A nord- risponde Fortuna.
-Ma dove ci stai portando?- interviene Giovanni.
-L'arena ha una fine, potremo usare il campo di forza come fece Haymitch Abernathy nell'Edizione della Memoria di quattro anni fa- spiega Fortuna.
-E se finiamo abbrustoliti?- chiede Claudia.
-Mandiamo te avanti, così se deve suonare il cannone per uno di noi, suona per te- dice Antonio, ironico.
Mangiamo, e poi scende la notte.
-Ragazzi, oggi non è morto nessuno, secondo voi gli Strateghi cosa staranno pianificando?- domando.
-Se non ci uccidono qualcuno stanotte, domani potremo vedere un'apocalisse- dice Antonio.
Mangiamo solo due degli scoiattoli, gli altri due li conserviamo per domani.
-Ci serve acqua- dice Giovanni, con voce roca. In effetti ci serve. E' un giorno che non beviamo, e se non troviamo dell'acqua entro domani sera, credo che moriremo tutti.
-Ci dovrà essere qualche corso d'acqua nella foresta, non credete?- dice Rossella. -Domani seguiremo gli animali-
-Potrebbero anche portarci in un accampamento di qualche altro tributo, noi andremo sempre a nord- ribatte Fortuna, andandosi a nascondere tra le radici di un albero.
-Cominciamo io e Claudia a fare da guardia, stanotte. Andate a dormire- dice Rossella. Antonio si arrampica su un albero, ed io e Giovanni andiamo a metterci dove si è messa Fortuna.
Prima di addormentarmi in cielo appare il simbolo di Capitol City, l'inno e poi di nuovo il simbolo. Non è morto ancora nessuno.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Vengo risvegliato all'improvviso, nel cuore della notte. Ho sentito un rumore. Mi guardo intorno e vedo Antonio e Fortuna che fanno da guardia. Loro non si sono mossi di una virgola, almeno credo. Mi alzo e mi avvicino a loro. Dalle loro facce si capisce che se potessero di addormenterebbero all'istante.
-Avete sentito?- domando.
-Era uno degli animali nella foresta, sai com'è durante gli Hunger Games- risponde Antonio sbadigliando.
-E' già l'ora di cambiare guardia?- chiede Fortuna alzandosi ed andando a trovarsi un riparo per dormire.
Per tutto il resto della notte rimaniamo io e Antonio. Non ci diciamo nulla.
Quando gli altri si risvegliano e stiamo per partire, comincia a piovere. Questa proprio non ci voleva.
-Rimaniamo qui?- domanda Claudia.
-No, andiamo via- risponde Antonio.
-Sempre a nord- precisa Fortuna.
Non ci resta altro che andarcene. Prendiamo gli zaini e ci mettiamo in cammino sotto la pioggia. Tutte quelle goccioline che finiscono sulla pelle sembrano pietre che bruciano a più non posso. E all'improvviso comincia a girarmi la testa, quasi non ci vedo. Cado a terra e poi vedo gli alberi muoversi e venire verso di me. Vogliono schiacciarmi vicino ad un altro albero. Sto per morire. Poi vedo tutte le foglie degli alberi trasformarsi in piccoli uccelli. Sembrano ghiandaie imitatrici. Fischio, nella vana speranza che loro possano far capire agli altri che non sono più dietro di loro, nel caso non se ne fossero ancora accorti. Poi vedo il ramo di un albero puntare verso la mia pancia. Mi sposto, e man mano mi accorgo che non ci vedo più, è tutto nero, tutto buio.
Quando riapro gli occhi stranamente il buio che c'era prima sparisce, ci vedo ancora. C'è un sole accecante, ora, ed io sono disteso su un prato morbido. Sono morto?
Sento un rumore strano, di passi. No, non sono morto, se no non li sentirei avvicinarsi a me. E man mano si avvicinano. Sento il rumore dei rami che si spezzano, anche se pian piano il rumore si sente poco. Due sono le possibilità: o qualcuno si allontana, o qualcuno si avvicina senza farsi sentire.
Tento di alzarmi, ma sento le mie gambe pesanti, sono inchiodato a terra. E poi vedo qualcuno uscire dalla folta foresta e avvicinarsi a me.
E' qualcuno di piuttosto basso. Riesco a mettere a fuoco l'immagine, e vedo una ragazzina, quasi sembra una bambina, avvicinarsi a me. Somiglia tanto a quella del distretto 12. Non deve avere nemmeno tredici anni.
-Ho fischiato io al posto tuo- mi dice. -Ho visto che tentavi di fischiare, ma non ce la facevi, allora l'ho fatto io-
Tra le sue mani stringe un piccolo ago. -Sei stato fortunato, sai?- e mi fa vedere ciò che ha in mano. -E' di un ago inseguitore. Ti ha provocato un bel po’ di allucinazioni, eh?-
Annuisco, e subito dopo mi aiuta a rialzarmi.
-Quanto tempo è passato?- domando.
-All'incirca cinque ore- risponde. Dalla faccia che mi fa, capisco che ho sgranato gli occhi a più non posso. -Ora vado, ci si vede- e scappa nella foresta.
Ho una sola domanda: perché non mi ha ucciso?
Comincio a camminare a passi pesanti, dato che sento che potrei crollare a terra da qui a pochi minuti. Cammino verso nord, o almeno credo. Non ho più un punto di riferimento, e quindi potrei andare a nord come potrei star andando verso la Cornucopia, oppure nelle mani di qualche altro tributo.
Fortunatamente dopo un'ora di cammino da solo li incontro.
-La prossima volta non ti allontanare!- urla Antonio non appena mi vede.
-Sono stato punto da un ago inseguitore- gli spiego. Lui sgrana gli occhi, e dice:-Ci sono aghi inseguitori?-
Annuisco, e poi dice agli altri che è meglio andarcene subito da questo posto nel caso ci fosse un nido situato nelle vicinanze. Ci mettiamo subito in cammino, lentamente, ma camminiamo. La pianura è finita, sta cominciando una salita, forse verso una montagna o verso una collina. Nel tardo pomeriggio troviamo una piccola grotta e ci infiliamo dentro.
-Il sole non è ancora tramontato, vado a procurarci qualcosa da mangiare. Voi abbrustolite uno degli scoiattoli- dice Rossella dirigendosi dentro la foresta.
Circa dieci minuti più tardi si sente un urlo e subito dopo il cannone che spara. Ci guardiamo tutti in faccia, e ci dirigiamo verso la foresta. Ci mettiamo un po’ di tempo a trovare Rossella. E poi la troviamo. Distesa a terra, con la bocca spalancata, gli occhi granati verso il cielo, e una mano, quasi mangiata. Rossella è morta.

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