Sopravvissuta.

di Anna Wanderer Love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sopravvissuta ***
Capitolo 2: *** Sotto attacco. (Parte uno) ***
Capitolo 3: *** Sotto attacco. (Parte due) ***
Capitolo 4: *** Offese. ***
Capitolo 5: *** Tempeste. ***
Capitolo 6: *** Istinti. ***
Capitolo 7: *** Baci. ***
Capitolo 8: *** Sogni. ***
Capitolo 9: *** Mostro. ***
Capitolo 10: *** Incubo. ***
Capitolo 11: *** Calima ***
Capitolo 12: *** Prigionia. ***
Capitolo 13: *** Amica. ***
Capitolo 14: *** SOLUZIONE ***



Capitolo 1
*** Sopravvissuta ***


A Gold Sunshine.

Sopravvissuta.

Sento delle urla strane. Le voci si confondono con il suono degli schizzi dell'acqua, ma distinguo i suoni cristallini e veloci delle parole in una lingua a me sconosciuta. Elfi.

La mia pelle è congelata e le mie membra lo sono ancora di più. Non vedo niente, ho gli occhi chiusi e l'acqua del torrente che impregna i miei vestiti mi trascina giù a brevi intervalli. Ho a malapena la forza di restare a galla.

Una curva del fiume impetuoso mi sbatte di nuovo giù, verso il fondo, e sento che stavolta non posso farcela. I miei muscoli doloranti vanno a sbattere contro una roccia sott'acqua e d'istinto apro la bocca, solo che al posto dell'aria viene riempita da acqua gelida.

Un urlo di dolore lascia le mie labbra, perdendosi tra i flutti con varie bollicine. La corrente si fa impetuosa e sbatto la testa contro il fondale. È a questo punto che inizio a svenire, nello stesso istante in cui due braccia dalla forza titanica mi afferrano e la mia visuale viene occupata da lunghi capelli biondi che fluttuano nell'acqua.

Vengo trascinata in superficie, e il vento freddo colpisce la mia pelle come una frustata. Però non riesco a respirare, e vengo stesa a terra, mentre sento i battiti del cuore rallentare fino a fermarsi, lo sguardo si offusca e la gola diventa incandescente.

Due labbra si posano sulle mie soffiando aria, mentre delle mani premono sul mio petto una, due, tre, quattro volte con tanta forza da farmi stupidamente pensare che il mio petto si romperà.

Dopo non so quanti secondi sento finalmente un filo d'aria arrivarmi nei polmoni e tossisco, spuntando acqua.

Una mano mi afferra la nuca e un'altra le gambe fradicie, poi mi sento sollevare in aria e l'ultima cosa che vedo, rovesciando la testa all'indietro, incapace di tenerla su come una neonata, sono due occhi azzurri, gelidi e impenetrabili che mi scrutano curiosi.

 

Un soffio delicato e freddo come ghiaccio mi accarezza la pelle. Comprendo che sono delle dita. Dita dolci, delicate e sicure che percorrono la cicatrice che ho sulla spalla in tutta la sua lunghezza. Sono girata a pancia in giù, stesa tra cuscini soffici, coperta da un lenzuolo. Quelle dita delicate mi spostano con gentilezza i capelli, neri e lunghi, per vedere fino a dove arriva la cicatrice.

Sento un sospiro triste.

-Povera ragazza, cos'hai passato?

Un brivido mi percorre la schiena sentendo la voce musicale e preoccupata dell'Elfo, mentre le sue dita premono con più insistenza sul profilo del taglio.

Un gemito strozzato esce dalle mie labbra quando sento una stilettata di dolore al fianco.

Subito vengo afferrata per le spalle quando cerco di muovermi e l'Elfo si china su di me. Dei lunghi capelli morbidi cadono sul cuscino, di fianco alla mia testa.

-Stai ferma! Non è una ferita da niente. Riesci a parlare? Qual'è il tuo nome?- Mi chiede, aspettando pazientemente una risposta. Deglutisco, ho la gola secca. Che nome posso dirgli? Non il mio vero... Decido di adottare il nome di mia madre.

-Rose- dico. La mia voce non sembra nemmeno la mia da quant'è debole e roca.

-D'accordo, Rose. Devo disinfettare la ferita. Farà male.

Annuisco debolmente e lo sento allontanarsi. Chiudo gli occhi, ancora stanca.  -Chi sei?- Grazie al cielo lui sente la mia domanda, così non devo sforzare di nuovo la gola. La sua voce mi arriva limpida da dietro, insieme all'odore dolce e pungente della Foglia di Re immersa nell'acqua.

-Mi chiamo Jeen e sono capitano delle guardie di Re Thranduil, nonché guaritore. Vuoi un po' d'acqua?

Mormoro un sì affaticato e lui torna al mio fianco con tutto l'occorrente per curarmi in mano. Appoggia le cose su un tavolino e si siede su uno sgabello di fianco al letto.

Si tende in avanti e mi aiuta a girarmi supina.

Appena mi muovo un dolore lancinante mi colpisce al fianco e mi mozza il fiato. Jeen mi sostiene con delicatezza, aspettando che la fitta di dolore passi.

-No- dico vedendo che, poi, vuole farmi girare ancora -ci rinuncio. Fa niente.

-Se non lo fai adesso non lo fai più- replica lui. -Avanti, di sicuro non fa più male di sette frecce conficcate nel ventre.

-Hai avuto sette frecce conficcate nel ventre? E come hai fatto a sopravvivere?- Chiedo incredula. Una risatina accompagna le mie parole.

-Non ne ho idea.

Stringendo i denti riesco a mettermi sdraiata supina, con il fianco che brucia in modo quasi insopportabile, e finalmente riesco a vedere Jeen.

Resto a bocca aperta, se è bello io sono un rospo. È qualcosa di più di bello, è divino.

Il volto ha la pelle pallida e liscia, senza imperfezioni. Sotto due lunghe e arcuate sopracciglia nere ci sono due occhi azzurri che brillano come diamanti e mi osservano divertiti. I capelli neri sono sciolti sulle spalle e gli arrivano a circa metà avambraccio. Sospetto che siano più morbidi della seta. Le labbra sono piene e sollevate in un sorriso sincero, con un pizzico di malizia.

-Buongiorno- sogghigna.

Oh, sì, è proprio un bel giorno!

Poi il suo sorriso si attenua e l'Elfo infila una mano sulla mia nuca per sollevarmi la testa, mentre allunga il braccio e afferra un bicchiere colmo d'acqua dal tavolino.

-Bevi, su.

Mi accosta il bicchiere alle labbra e finalmente l'acqua mi sgorga in gola, rinfrescandola. Appena finisco di bere Jeen mi domanda con un'occhiata se ne voglio ancora, ma  stranamente la mia sete è placata. Faccio cenno di no e lui sorride lievemente.

-Va bene, ora stai ferma. Farà male.

Scosta il lenzuolo dal mio corpo e arrossisco appena, accorgendomi di avere il busto fasciato da delle bende che mi coprono il seno e basta. Jeen non sembra notarlo -oppure fa apposta a non notarlo, e gliene sono enormemente grata- e svolge le bende che avvolgono la ferita. È un lungo taglio profondo lungo circa una spanna, e quando sbircio e lo vedo mi si attorciglia lo stomaco. Non sono abituata a vedere sangue e ferite e mi fa impressione. Non si vede nemmeno la carne.

Jeen posa lo straccio sul taglio e sussulto alla breve fitta di dolore. Lui mi rivolge uno sguardo di scuse e io abbozzo un sorriso per tranquillizzarlo, ma brucia fastidiosamente. Per distrarmi osservo i suoi vestiti. Indossa una casacca blu e nessuna parte dell'armatura. Dobbiamo essere in un posto sicuro se è disarmato. Ma, osservando attentamente, noto l'elsa di un pugnale spuntare da dentro una manica.

-Resterà la cicatrice?- Chiedo strizzando gli occhi e lasciando vagare lo sguardo. Siamo in una tenda illuminata da numerose candele. Ci sono vari tappeti a terra e delle coperte. Accanto ad esse vedo, nel fodero e avvolta in un telo nero, una lunga spada che non sembra molto innocua.

-Probabilmente. A proposito, come te la sei procurata l'altra?

Mi irrigidisco e Jeen nota che i miei muscoli si sono tesi mentre finisce di pulire la ferita.

-Un incidente. Da bambina.

Lui annuisce, anche se sospetto che sia curioso di saperne di più.

 -Ma dove siamo?- Chiedo curiosa.

Lui accenna un sorriso e prende in mano un rotolo di bende.

-Nella mia tenda. Nell'infermeria non c'era spazio e volevo tenerti sott'occhio. Sono passati due giorni e mezzo e la febbre continuava a salire. Ero preoccupato.

Jeen mi rivolge una fugace occhiata e io gli sorrido, stupita, per dimostrargli quanto apprezzi la sua premura. L'Elfo mi accarezza brevemente la guancia e mi prende per le spalle, mettendomi seduta. A quel movimento improvviso sento gli occhi inumidirsi di lacrime di dolore e lui mormora delle scuse, muovendosi a bendarmi di nuovo. Appoggio la fronte sulla sua spalla per aiutarmi a restare dritta. Sono estremamente debole, i miei muscoli sono tremanti e mi reggo a malapena. Stranamente, con le braccia calde del guaritore che mi circondano, mi sento al sicuro.

-Bene, finito.

Con dolcezza Jeen mi fa sdraiare di nuovo e sospiro di sollievo nel sentire le coperte sotto la schiena.

-Io devo andare ad avvisare il Re che ti sei svegliata- mormora Jeen, e aprendo gli occhi vedo solo la tenda che fa da porta muoversi facendo passare la sua sagoma slanciata.

Sospiro e volte la testa verso il soffitto. Cerco di non addormentarmi ma il calore delle coperte è troppo invitante e in pochi secondi sprofondo nel sonno.

Un rumore lieve di passi mi risveglia. Mi accorgo di essere sdraiata più o meno sul fianco ferito, e con sorpresa mi accorgo che non mi fa un granché male.

Poi sento un fruscio e immediatamente decido di far finta di dormire. Sono sempre stata brava nel fingere, ne ho avuto di tempo per perfezionarmi... rilasso i muscoli e rallento di nuovo il respiro.

Sento due voci. Una è quella di Jeen, l’altra non l’ho mai sentita.

-E’ lei- dice. Intuisco che è un’Elfo.

La sua voce è fredda, intrisa di una gelida curiosità che si legge a malapena.

-Sì, mio Re- mormora la voce di Jeen.

-Sei riuscito a capire come sia finita nel fiume?- Chiede ancora la voce fredda.

Sento il guaritore sospirare piano. -No, mio signore. Mi ha detto il suo nome, ma non credo che sia quello vero.

Trattengo il respiro, come diamine ha fatto a capirlo??

-Come sta?

Jeen si avvicina al letto e pochi secondi dopo mi sento afferrare, mentre le sue mani mi mettono sdraiata sulla schiena. Il lenzuolo viene scostato e prego di non arrossire per non farmi scoprire. Sento le dita delicate dell’Elfo sul mio fianco, mentre la sua mano si posa sulla mia pancia. Starà controllando che non sia uscito sangue.

-L’avete salvata appena in tempo. Da come avete detto stava per affogare Il taglio...

-Quale taglio?- Lo interrompe l’altro Elfo.

Non so come ma riesco ad avvertire la sua presenza imponente torreggiare sul mio corpo.

-Quello che ha sul fianco, mio signore- risponde Jeen, la voce visibilmente sorpresa.

-Fammelo vedere- ordina l’Elfo.

Oh cazzo.

Jeen replica all’istante.

-Mio signore,dovrei svegliarla. E’ appena riuscita a riaddormentarsi.

Sento l’altro Elfo sospirare, poi deve aver fatto qualche cenno col capo poiché il guaritore non replica e si limita a chinarsi.

-Rose. Rose, svegliati- sussurra chinandosi su di me.

Apro gli occhi e incrocio quelli cristallini di lui. Sbatto le palpebre per mettere a fuoco le immagini.

-Che c’è?- Mormoro con voce roca, strofinandomi gli occhi con una mano e cercando di non far trasparire la mia tensione. Faccio anche finta di non vedere l’alta sagoma al mio fianco.

-Devi far vedere la tua ferita al Re.

Sgrano gli occhi, reagendo a quelle parole come se fosse la prima volta che le ascolto.

-Cosa?!

Volte la testa di scatto e incrocio un altro paio di occhi. Due occhi estremamente severi e azzurri. Sono così freddi e puri che mi sembra che siano uno specchio. Uno specchio che rimanda la mia immagine sconvolta ed emaciata. Senza rimandare indietro nessuna emozione. Solo due cocci di vetro.

Appartengono a un’Elfo molto alto e dal fisico slanciato. Il volte è pallido e la pelle è perfetta, come, sospetto, tutte quelle di tutti gli Elfi. Il volte è fiero e regale, impassibile. Lunghi capelli biondi, del colore dell’oro pallido, incorniciano il suo viso e scendono sulle spalle per poi nascondersi dietro la schiena. Indossa una lunga tunica argentata che manda fievoli bagliori alla luce delle candele, nella notte. Al fianco, posta nel fodero, porta una lunga spada.

-Rose, per favore- mormora Jeen.

Gli scocco un’occhiata di fuoco ma lui non demorde e mi fissa con il suo sguardo quasi supplichevole. Dopo qualche secondo chiudo gli occhi e facendo una stronzata, sì, ma almeno mi prendo la mia bella vendetta, mi alzo di scatto in piedi.

Subito il guaritore si slancia in avanti per afferrarmi ma io sono ben salda sulle mie gambe, seppur debole.

-Che fai?!- Mi riprende Jeen, incenerendomi con lo sguardo.

Alzo orgogliosa il mento e sollevo appena le braccia dai fianchi.

-Ti facilito il lavoro, guaritore- dico tagliente.

Lui alza gli occhi al cielo e si affretta a svolgere le bende che mi avvolgono il fianco. Sento lo sguardo del sovrano degli Elfi su di me, pungente. Appena il taglio viene illuminato dalla luce delle candele il Re si avvicina. Jeen indietreggia di un passo, socchiudendo gli occhi  e osservando pungente le mani del sovrano che si posano sulle mie spalle. Sussulto.

Sono gelide.

Lentamente giro su me stessa guidata dal Re, che poi abbassa lo sguardo e sposta una mano sul taglio. Digrigno i denti sopportando in silenzio la stilettata di dolore mentre le dita di Thranduil accarezzano dolorosamente la ferita. Man mano che scivolano sulla superficie frastagliata, però, avverto una crescente sensazione di sollievo.

Le dita del Re sfiorano l’ultimo centimetro della ferita e poi con lentezza il sovrano indietreggia, sempre fissandomi con i suoi splendidi e glaciali occhi azzurri. Il mio sguardo pare fondersi assieme al suo mentre raggiunge il telo che fa da porta.

-Domani mattina verrai nella mia tenda e mi racconterai tutto. Jeen, verrai anche tu- dice con calma, per poi voltarsi e sparire.

Appena sparisce nel buio abbasso la mano e mi tocco il fianco. La pelle è intatta, liscia e morbida. Magia...

Jeen mi riscuote dai miei pensieri lanciandomi una sua maglia.

-Visto che Thranduil è stato gentile a curarti e non hai bisogno di cure eccessive io mi metto a riposare.

-Vai sul letto, dormo io per terra.

Jeen mi scocca un’occhiata scandalizzata sfilandosi la casacca. Mi ritrovo a fissare i muscoli del suo torso, ipnotizzata.

-Stai scherzando, vero? Sei reduce da tre giorni di febbre, una ferita niente male e vuoi dormire per terra? Fila a letto- ordina.

Soffoco un sorrisino e mi infilo la maglia che mi ha dato, nera. E’ gigante, mi arriva alla coscia. Mi infilo sotto alle coperte, guardando l’Elfo mettersi a dormire. Per un attimo mi passa in testa l’idea di invitarlo a dormire assieme a me; ma poi la paura di stargli così vicino si fa un ostacolo insormontabile e la stanza sprofonda nel buio.
 

♦ ♦ ♦


 
AnGoLo DeLl'AuTrIcE:
Saalve a tutti!
Allora, è un'impresa folle, lo so. Thrandy con un nuovo personaggio? pffff, direte.
Eh no. Io ci provo. Mi sto distruggendo con le mie stesse mani lo so ^^ ma ci voglio provare!
Spero vi piaccia il primo capitolo (sto parlando a qualcuno? Probably no ^^) ma vi avviso che gli aggiornamenti saranno un po' lenti, se deciderete di seguirmi.
Un bacio!
Anna

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Capitolo 2
*** Sotto attacco. (Parte uno) ***


A GOLD SUNSHINE.

SOTTO ATTACCO. (PARTE UNO)


 

-Rose.

Mugugno nel sonno e mi volto dall'altra parte, schiacciandomi il cuscino sulle orecchie per scacciare quella voce insistente e stranamente divertita.

-Rose.

Sbuffo e continuo a dormire.

-Rose!

-Oh ma che cazzo, lasciami dormire, Orecchie a punta!- Sbotto girandomi e tirando il cuscino in faccia al mio povero Jeen. L'Elfo scoppia a ridere e blocca il cuscino un istante prima che lo prenda in pieno. Me lo strappa dalle mani sorridendo divertito.

-No!- Mi lamento alzandomi a sedere, passandomi una mano tra i miei lunghi capelli neri per districarli. Jeen mi fa una linguaccia, dispettoso, e tira il mio tesoro dall'altra parte della stanza. Lo guardo sconfortata mentre, con un movimento velocissimo, lui tira fuori da non so dove dei vestiti. Allungo le mani e li prendo dalle sue, che mi sfiorano i polsi con dolcezza. Sento un brivido percorrermi la schiena e faccio del mio meglio per scacciarlo.

-Dobbiamo andare dal Re, fai veloce. Non ama i ritardi- mi informa il guaritore, prima di voltarsi e uscire dalla tenda. Sospirando mi alzo in piedi e mi sfilo l'enorme maglia dell'Elfo, buttandola sul letto con noncuranza.

-Pare che non ami un cazzo- borbotto sfilando i pantaloni.

Afferro quelli nuovi e li indosso. Sono morbidi, elastici e caldi. Metto la camicia bianca e sopra una casacca verde ricamata d'oro, poi tocca agli stivali. È tutto della mia taglia. Con un po' d'inquietudine mi chiedo come gli Elfi possano essere così perfetti in tutto.

-Jeen- chiamo, e subito lui spunta con un sorriso luminoso da dietro al telo.

-Ti stanno alla perfezione- commenta entrando e mettendosi alle mie spalle.

-Già, uhm, che fai?

Mi sento afferrare i capelli e reprimo i brividi di fastidio e paura istintiva. Sento le dita delicate dell'Elfo intrecciare con destrezza i miei capelli, lasciando liberi due lunghi ciuffi ai lati del volto.

-Bisogna essere perfetti, davanti al Re.

Alzo gli occhi al cielo.

-Il vostro Re sembra un po' egocentrico, a dirla tutta.

Jeen soffoca una risatina e finisce di legare la treccia con un nastro scuro. Poi mi posa una mano sulla schiena e mi spinge in avanti, al suo fianco.

-Forza.

Appena esco la luce del sole mi colpisce con così tanta intensità che chiudo gli occhi, lacrimanti. Subito l'Elfo si para davanti a me, facendomi ombra.

-Tutto bene?

Apro di nuovo gli occhi, sbattendo le palpebre per abituarmi alla luce.

-Sì, sì.

-Andiamo?- Il braccio di Jeen si avvolge sulla mia schiena e, senza aspettare risposta, mi tira delicatamente in avanti. Mi stringo al suo fianco appena noto, tra le tende dove camminiamo, gli sguardi curiosi di Elfi su Elfi. Sono tutti alti, belli, atletici e molti biondi, solo pochi hanno i capelli scuri. Incrocio occhi color smeraldo, zaffiro, corniola, giada, e inevitabilmente arrossisco e abbasso lo sguardo non appena gli sguardi si incrociano, vedendo in tempo, però, dei sorrisetti formarsi sulle loro labbra perfette.

Ogni Elfo che incrociamo è armato fino ai denti, e, di nuovo, mi chiedo come mai Jeen non abbia almeno una spada al fianco.

Impieghiamo qualche minuto ad arrivare alla tenda del Re, in silenzio. Il cielo è terso e brillante e il sole splende. Saranno le nove di mattina.

Due guardie, immobili come statue, sorvegliano l'entrata della tenda.

Jeen fà loro un cenno e quella a sinistra annuisce rapidamente, una sola volta. Con dolcezza il guaritore mi spinge in avanti, costringendomi ad entrare per prima.

Appena i miei occhi si abituano alla luce minore che c'è rispetto all'esterno mi sento vagamente stupita. La tenda sembra essere grande il doppio di quello che pensavo. Preziosi tappeti rossi e dorati coprono il suolo, e anche se i mobili presenti sono esigui quelli che ci sono sembrano valere un occhio della testa. L'ambiente è luminoso grazie ad alcune candele che volteggiano lentamente in aria. C'è un odore dolciastro, piacevole.

Appena poso lo sguardo davanti a me vedo il Re, voltato parzialmente di schiena, che mi fissa da sopra le sue spalle ampie. Ricambio il suo sguardo cristallino senza timore, e dopo qualche secondo le labbra rosa di Thranduil si alzano in un sorrisetto. Ha i capelli sciolti sulle spalle e indossa una veste blu notte, sempre ricamata, ma d'argento, stavolta.

Una botta alla schiena mi fa sussultare.

 -Abbassa lo sguardo- sibila Jeen, seriamente preoccupato.

Arriccio le labbra e abbasso di un centimetro la testa, ma continuo a guardare il sovrano elfico dritto negli occhi. Non sono una sua serva. Non devo inchinarmi davanti a lui, anche se gli sono grata per avermi salvata... Ammesso e non concesso che sia stato lui. Non mi ricordo la conversazione di ieri tra lui e Jeen.

-Vi stavo aspettando- esordisce Thranduil, e il suo sguardo diventa più cupo man mano che i secondi passano e io lo guardo dritto negli occhi. L'azzurro meraviglioso assume delle sfumature verdi.

-Perdonateci, mio signore, il servo ha tardato a procurarsi degli abiti adatti a Rose- si scusa Jeen. Sento lo sguardo del guaritore perforarmi la schiena. Andiamo bene, sono tra due fuochi.

Thranduil si gira completamente verso di noi e noto con la coda dell'occhio che ha nella mano affusolata e pallida un bicchiere di vino scarlatto. Fà un gesto con la mano e il vino si agita pericolosamente nel bicchiere di cristallo, senza però uscire, come se avesse paura di azzardarsi a schizzare la preziosa veste del Re.

-Non importa, Jeen. Per stavolta. Come sta reagendo la ragazza?- Provo un moto di fastidio nel sentire parlare l'Elfo come se non fossi presente, ma l'occhiata di fuoco che Thranduil mi lancia mi trattiene dall'esprimere qualsiasi protesta.

-Rose sta bene. Però...- Jeen esita.

-Cosa?- Chiede il Re, alzando un sopracciglio biondo.

Sento l'Elfo sospirare e un brivido mi attraversa la schiena. Ascolto attentamente la risposta del guaritore.

-Potrebbe subire uno shock nel ritrovarsi di nuovo in acqua. Non lo so per certo, ma spesso succede.

Stringo i denti. Soltanto l'idea di ritrovarmi immersa nell'acqua, anche solo fino alla vita, mi mette una paura tremenda.

Il Re socchiude le palpebre.

-Vedremo.

Poi porta lo sguardo su di me e mi fissa per qualche istante interminabile.

-Sei congedato, guaritore. Vai pure.

Sento Jeen mormorare un vago "Sì signore" e poi esce dalla tenda.

Chiudo gli occhi per un istante, cercando di calmare il battito forsennato del mio cuore.

-Sono curioso di sapere la tua storia, Umana.

La voce del Re risuona potente nella tenda e quando riapro gli occhi vedo che Thranduil si è seduto su uno scranno di legno senza particolari decorazioni che prima non avevo notato. Deglutisco.

-Siete stato voi a salvarmi?

Istintivamente mi vengono in mente le labbra morbide che hanno soffiato aria nei miei polmoni. Il Re socchiude gli occhi, e per un istante mi sembra quasi un puma pronto a cacciare la sua preda. Me.

-Sì- dice con voce lieve.

Oh, cazzo. Il Re mi ha fatto il massaggio cardiaco. È lui che ho baciato. Be', più o meno.

-Vi ringrazio- mormoro con voce leggermente strozzata.

-Come sei finita nel fiume? Dove ti sei procurata i lividi che hai sulla schiena?

Oh, sono fottuta. Che gli dico ora?

Abbasso lo sguardo sui miei piedi, mentre cerco febbrilmente una risposta che non gli sveli la mia identità, ma non mi viene in mente nulla. Il silenzio riempie la stanza finché, con un movimento quasi invisibile tanto è veloce, il Re si sposta arrivandomi a tanto così di distanza e afferrandomi il mento per farmi alzare lo sguardo. Gli occhi che incontro sono glaciali.

-Esigo una risposta, ragazzina.

Sospiro esasperata, afferrando con insolenza il polso del sovrano e facendogli allontanare la mano in modo da strappare il mio volto dalla sua presa.

-Uno: non sono una bambina, ho ventidue anni, accidenti! Secondo: vi sono grata per avermi salvato la vita e vi sono debitrice, lo ammetto, ma non sono tenuta a raccontarvi la mia storia!

Thranduil sibila qualcosa in elfico e strappa la mano dalla mia presa, il volto alterato dalla rabbia. Si avvicina finché solo un sottile filo d'aria separa i nostri corpi e torreggia su di me.

-Sta' attenta, ragazza. Per me saresti comunque una bambina anche se avessi ottant'anni. Non sei nemmeno una neonata in confronto a me. E modera la tua insolenza, non sopporterò di sentirti rivolgere ancora a me con queste parole.

Le parole del Re sembrano colpirmi come uno schiaffo e indietreggio di un passo, arrabbiata, stringendo i pugni. Thranduil mi guarda come si guarda un insetto fastidioso che non si ha voglia di schiacciare. I suoi occhi, solitamente così gelidi e inespressivi, ribollono di rabbia. Mi chiedo se qualche volta quel dannato sovrano si lasci andare ad altre emozioni, oltre alla rabbia.

Respirando profondamente per calmarmi chiudo gli occhi e stringendo i pugni fino a far penetrare le unghie nella carne abbasso la testa.

Mi mordo la lingua con così tanta forza da sentire il sapore del sangue in bocca. Non devo rispondere. Non posso. Non ora, perlomeno.

-Te lo chiedo di nuovo. Come. Hai. Fatto. A. Finire. Nel. Fiume.- Sussurra il Re con tanta lentezza che pare che stia parlando con un bambino di due anni. Di nuovo, la sua voce è ghiaccio allo stato puro.

Prendo un respiro profondo prima di parlare.

-Orchi.

-Eri finita in mano a quelle bestie, quindi- osserva lui, girandosi di scatto e camminando fino allo scranno per posare il bicchiere di vino. Non rispondo, sarebbe superfluo.

-Come sei riuscita a scappare?

Sposto il peso da un piede all'altro guardando le spalle ampie del sovrano, a disagio.

-Erano ubriachi. La guardia era svenuta vicino a me. Ho preso un pugnale e sono fuggita, ma mi hanno rincorsa. Saltare era l'unico modo per non tornare prigioniera.

-Sai nuotare?

Faccio cenno di sì, e lui mi vede, visto che si è girato di nuovo. Ha preso ad andare lentamente avanti e indietro, da un lato all'altro della tenda, davanti a me, sempre tenendomi d'occhio.

-Allora come mai stavi affogando?

Mi sento arrossire nel ripensare di nuovo a quella specie di bacio vitale con cui lui mi ha salvata, e il Re mi osserva con i suoi occhi limpidi, con una sorta di curiosità nello sguardo al mio rossore.

-Non mangiavo da tre giorni ed ero debole- mi limito a dire.

Lui mi scruta in una maniera un po' inquietante, come se solo guardandomi riuscisse a capire se mento o no.

Poi chiude piano le palpebre e sospira stancamente.

-Ti hanno torturata- dice pensieroso.

Sobbalzo, sorpresa. Non è una domanda, né è sicuro. Ma come...

All'improvviso Thranduil riapre gli occhi e mi sento mozzare il fiato. I suoi occhi chiari bruciano ardenti nei miei.

-Non è così?

Apro la bocca, ma nessun suono esce dalla mia bocca. Sento il cuore battere a mille e le pulsazioni nella vena sul collo e del polso.

-I... io non credano siano affari vostri, mio signore- mi affretto ad aggiungere per placare la sua furia immediata.

In mezzo secondo il volto perfetto di Thranduil è a mezzo centimetro dal mio, tanto vicino che riesco quasi a sentire il suo fiato leggero sulle guance. Lo guardo smarrita.

-Ogni cosa che entra o esce dal mio regno è affar mio, Umana- sibila il Re -compresa la sua storia, se è una possibile minaccia per il mio popolo.

-Non sono una minaccia, Re- dico guardando quei trasparenti occhi chiari che mi fissano intensamente. L'Elfo inarca un sopracciglio sottile con aria scettica.

-Ma questo lo dici tu. Devo stabilirlo io, ragazza- mormora lui con voce delicata come un soffio di brezza, inclinando la testa come un bambino che guarda un giocattolo desiderato. Sento piccoli brividi lungo il corpo.

-Potreste fidarvi di me.

Thranduil sorride, raddrizzando la schiena e guardandomi dall'alto dei suoi trenta centimetri in più di me.

-Mi sono fidato nel portarti nell'accampamento, direi che per ora basta e avanza.

-Non vale! Tanto non potevo né posso fare niente, ovvio che abbiate potuto portarmi qui!- Protesto incrociando le braccia e fissando corrucciata l'Elfo, che sospira esasperato.

-Se non ti decidi a raccontarmi che diamine è successo farò in modo di ottenerlo in altri modi- dice socchiudendo le palpebre.

Non so perché ma, così minaccioso, mi ricorda un cobra: elegante e altrettanto pericoloso.

Abbasso per un secondo lo sguardo sul suo petto ampio e realizzo a malincuore di star tirando troppo la corda. Sospiro e mi decido a raccontargli una parte della verità.

-Sono figlia di un commerciante- balla assoluta -ed ero stata mandata da alcuni amici per conoscere il mio promesso sposo- verità, disgraziatamente -ma alcuni Orchi hanno sorpreso le guardie. Uccisi tutti, dal primo all'ultimo- mezza verità -tranne me. Forse gli Orchi avranno pensato che fossi più debole degli uomini. Be', si sbagliavano- sogghigno.

Thranduil aggrotta le sopracciglia. -Che intendi?

Mi scappa un mezzo sorriso. -Sono riuscita a cavare un'occhio al loro capo. È stato disgustoso, poi mi hanno picchiata a sangue, ma ci sono riuscita.

Il Re resta impassibile ma vedo una scintilla di qualcosa nel suo sguardo. Forse una scintilla di ammirazione.

Dopo avermi dato un'ultima, esaustiva, lunga occhiata si volta, con i lunghi capelli d'oro pallido che si muovono sinuosi sulle sue spalle.

-Dì a Jeen di procurarti un'arma. Quando sarai abbastanza in forma ti allenerai contro di lui ogni giorno. Non voglio pesi morti, e se dovessimo essere attaccati non voglio avere la responsabilità della tua morte. Ora vai.

Alzo gli occhi al cielo per il suo brusco congedo e faccio un rigido inchino prima di voltarmi e uscire. Fuori dalla tenda vedo Jeen appollaiato nervosamente nu uno sgabello che parla con un'altro Elfo di spalle. Appena alza gli occhi e mi vede indecisa se raggiungerlo o meno, balza in piedi con espressione evidentemente sollevata e mi raggiunge in fretta, seguito dall'Elfo biondo.

-Grazie al cielo- sospira il guaritore, guardandomi con un sorriso -non vi siete scannati a vicenda.

Assumo una finta espressione indignata.

-Ehi! Credevi che non fossi capace di tenergli testa?

-No, al contrario- replica Jeen rifilandomi un sorriso furbetto.

L'Elfo al suo fianco scoppia a ridere e sposto lo sguardo su di lui. Ha ampie spalle coperte da una lucente cotta di maglia. I capelli biondi sono lunghi e sparsi sulle spalle. Il viso è molto bello, con lineamenti marcati e più virili di molti Elfi che ho visto finora. Gli occhi sono azzurri e splendono come diamanti. È armato dalla testa ai piedi, con due pugnali legati sulla schiena assieme alla faretra, vari coltelli e un'arco in mano.

-Piacere di conoscerti, Rose. Io sono Legolas, figlio di quello che ti sei trattenuta di uccidere per tutto questo tempo- sorride l'Elfo.

Sgrano gli occhi.

-Oddio, sei figlio di Mr Simpatia qui dentro?

Indico con il pollice la tenda alle mie spalle e quell'amore di Legolas scoppia di nuovo a ridere, mentre sento delle occhiatacce arrivare da parte delle guardie.

-Non rompete, statuette- borbotto nella loro direzione, e Jeen si fa scappare un sorriso, circondandomi le spalle con un braccio.

-Meglio andar via prima che scoppi una rissa- dice scambiandosi un'occhiata complice con Legolas che, a differenza di suo padre, è davvero simpatico.

 

-Ahi. Ahi. Ahi, ahi, ahi. AHIII!- Urlo con tutto il fiato che ho in gola, afferrando il braccio di Jeen e stritolandolo a dir poco.

L'Elfo mi rivolge un'occhiataccia.

-E zitta!- Mi rimprovera, prima di tornare ad armeggiare con i tagli che ho sulla schiena. Durante la notte -è passato un giorno dall'udienza con il Re- mi sono rivoltata un po' troppo, pare, a causa di un incubo, e i tagli si sono riaperti e infettati, forse. Quindi Jeen mi sta torturando disinfettando di nuovo.

Mugolo in protesta e affondo la testa nel cuscino.

Dopo mezzo secondo un dolore lancinante mi fa urlare di nuovo, e da fuori spunta Legolas.

-Ma che cazzo le stai facendo, Jeen? Sembra che tu la stia bruciando viva!- Sbotta.

Io e l'Elfo moro ci voltiamo verso di lui e appena vede in che condizioni sono il principe inarca un sopracciglio.

-Però- commenta, avvicinandosi.

Mi mordo le labbra, stringendomi meglio il lenzuolo al petto -sì, sono nuda dalla vita in su con due maschi nella tenda. Evviva- mentre Jeen pulisce un'altra ferita e Legolas viene a sedersi accanto a me, per terra, e mi prende la mano.

-Ciao bellissima- mormora con dolcezza.

Gli sorrido grata. -Ciao principino. Novità da Luna Storta?- Chiedo.

Legolas corruga la fronte. -Luna Storta?

Giuro che Jeen ha alzato gli occhi, ne sono sicura!, e sospira, suo malgrado divertito.

-Thranduil- borbotta. -Ha deciso di dargli un soprannome nuovo ogni giorno. Che bambina.

Legolas fischia, e io protesto. -Bambino sarai tu, Elfo da strapazzo! Fino a prova contraria qui la più intelligente sono io!

-Perché tu?- Replica il guaritore, strofinando forse con un po' troppa forza un livido e facendomi sussultare. Legolas trattiene una risatina.

-Ma è ovvio! Perché è risaputo che le donne siano più intelligenti degli uomini, idiota.

-Se non la smetti di insultarmi giuro che ti ficco lo straccio nella ferita.

-Fino a prova contraria sei tu che stai facendo del male a me! Ahi! Appunto, vedi=?? Allora Legolas, Luna Storta?- Incalzo il principe, che sta guardando me e Jeen come se fossimo degli imbecilli.

Lui sbatte le palpebre e torna a guardarmi.

-Uhm, mio padre ha deciso di dare la caccia agli Orchi che ti hanno catturata.

-Che cosa?!- Esclamiamo io e Jeen contemporaneamente.

-Eh già.

-Ma è impazzito?! Dopo gli ultimi attacchi che abbiamo subìto? Gli devo parlare- sibila il guaritore. Guardando sopra la mia spalla vedo che è livido di rabbia.

-Quali attacchi?- Chiedo curiosa.

Legolas sospira, accarezzando con la sua mano il dorso della mia, che stringe ancora.

-Siamo stati attaccati da alcuni Orchi al confine del regno. È per questo che siamo qui- mi spiega.

-Finito, Rose. Bendati da sola, io vado da Thranduil. Legolas, se ha bisogno aiutala- dice Jeen, prima di defilarsi.

Continua...
 

♦ ♦ ♦
 

AnGoLo DeLl'uTrIcE:
Non ci credo ce l'ho fattaaaaa! XD
Allora, vi devo raccontare le mie peripizie perché poi mi possiate dare della pazza:
In questi giorni ero in un posto dove non c'era nemmeno una tacca di connessione.
Quindi, mi sono arrangiata a scrivere e quando riuscivo ad acchiappare un po' di linea salvavo tutto sulle bozze della mail.
Come se questo fosse normale >.<
Poi ovviamente non ne ho salvata una parte.
E che problema c'è, direte voi?
L'HO CANCELLATAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!
Quindi il resto del capitolo (che avevo finito e corretto) è andato a farsi allegramente, gioiosamente fottere. 
Picchiatemi *coltelli e lance volano verso la suddetta autrice*
Ah be' ora ditemi che ne pensate del capitolo. Abbiamo una serena e allegra chiacchierata tra i nostri due amoriccioli di Rose e Thrandy.
E conosciamo Legolaaaaaaaaaaaaas *sviene estasiata*
ok, scappo prima di terrorrizzarvi troppo.
Un bacio!
Anna

 

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Capitolo 3
*** Sotto attacco. (Parte due) ***


A Gold Sunshine.

Sotto attacco. (Parte due)

 
 

• ♦ • ♦ • ♦ •

Thranduil è nella sua tenda e fissa corrucciato la mappa davanti a sé. Ha le palpebre socchiuse e i suoi occhi sembrano perforare la carta colorata con astio. Con un sospiro abbassa il capo e alza le mani a massaggiarsi le tempie. È solo mattina ed è già stanco.

Ha passato tutta la notte a pensare e ripensare sotto al calore delle coperte, con le risate dei soldati e i suoni della birra versata nei boccali ad accompagnare i suoi pensieri tormentati.

Non è riuscito a riposare nemmeno qualche decina di minuti: nella sua mente c'era qualcosa che riportava a galla qualcosa, e c'è tutt'ora.

Non riesce a capire cosa, e forse questo è la cosa che gli dà più fastidio di quel qualcosa. C'entra con la ragazza. Di questo ne è sicuro.

Ma perché quegli occhi scuri, del colore del cioccolato, gli scatenano dentro tanto turbamento?

Il sovrano si passa le mani sul volto, sospirando frustrato.

Ecco, c'è cascato di nuovo. Dalla strategia per incastrare quelle bestie -gli Orchi- in una morsa letale è tornato a pensare a lei. O meglio, non a lei: alle emozioni che lei gli provoca.

Thranduil si morde con delicatezza il labbro inferiore e ripensa a quando l'ha tirata fuori dall'acqua, più morta che viva. Era tremendamente pallida e fredda. Forse stava lottando contro la corrente da ore cercando di scappare dagli Orchi, che comunque si spostavano verso di lei. Ed era così leggera. Pesava meno di una piuma. Meno di un neonato. Forse gli appariva così, come un neonato che ha bisogno di essere preso in braccio e di essere aiutato a respirare, perché altrimenti, da solo, non ce l'avrebbe mai fatta.

Ed è quello che ha fatto lui. L'ha aiutata, e poi pensava che sarebbe finita lì. Che sarebbe stato Jeen ad occuparsi di lei.

Invece no. Quella dannata ragazza ha deciso di tenersi tutto dentro di sé, non rivelargli niente. Forse avendo anche dei buoni motivi, ma a lui non importa. A lui importa la sicurezza del regno e finché lei non si deciderà a raccontare da dove provenga realmente -perché mentiva, o almeno in parte- non potrà mai essere sicuro che gli Elfi di Bosco Atro non siano in pericolo.

-Sire...

Senza avere nemmeno un'istante di preavviso il guaritore si ritrova con un pugnale alla gola. Thranduil sospira internamente di sollievo vedendo che è solo Jeen, ma non lascia trasparire nessuna emozione sul volto etereo.

La lama gelida e lucente sfiora la pelle morbida e rigida dell'Elfo ancora per qualche istante, prima che il sovrano si decida ad abbassarla, lentamente.

-Jeen- mormora il Re con freddezza, dirigendosi poi verso il tavolino, di nuovo. Il guaritore sgrana i suoi bei occhi cristallini nel vedere il proprio sovrano nudo dalla vita in su, e, soprattutto, con alcuni graffi sulla pelle pallida, precisamente sotto le scapole.

-Mio signore, permettetemi di...

Un gesto della mano del Re interrompe le parole dell'Elfo moro, che sembrano rimanere sospese nell'aria fresca del mattino.

-Non è niente Jeen. Solo graffi. Perché sei qua?- Chiede il sovrano, andando dritto al punto. Lo sguardo affilato del moro indugia su lunghi segni superficiali e rossi che risaltano sulle spalle del biondo.

-Vostro figlio mi ha detto che avete intenzione di attaccare gli Orchi rimasti dall'attacco dell'altro giorno.

-È così, infatti- annuisce Thranduil, sedendosi di nuovo davanti alla mappa.

-Signore, se posso permettermi, tanti Elfi sono rimasti feriti e...

-Quegli Elfi non parteciperanno, allora, ma resteranno qui.

Il sovrano vede una scintilla d'esasperazione nello sguardo del più giovane, che si avvicina a lui senza aspettare il permesso.

-Siamo troppo pochi!- Esclama Jeen fissando il Re negli occhi, con sguardo deciso.

-Siamo abbastanza. E non discutere anco...

Un urlo interrompe le parole del sovrano nello stesso istante in cui si sentono i corni di battaglia risuonare nell'aria.

Dopo un'istante lunghissimo, senza che i due Elfi si rendano conto di quel che sta succedendo, la tenda che funge da porta viene brutalmente lacerata da una lama e la luce del sole offuscata da una sagoma.

Immediatamente Jeen sguaina la spada, parandosi davanti al proprio sovrano mentre, con calma, Thranduil si mette velocemente qualcosa addosso e afferra le armi, maledicendosi mentalmente per essere stato colto di sorpresa per la seconda volta in pochi minuti.

Intanto l'Orco viene decapitato con una sola mossa dal guaritore, che affacciandosi all'esterno inorridisce: frotte di Orchi affollano il campo, e sebbene frecce e lame centrino ogni parte del loro corpo molti Elfi sono già caduti.

Con un urlo rabbioso il guaritore si scaglia contro una di quelle creature immonde che sta per prendere alle spalle un soldato. Il sangue della creatura schizza la camicia candida, ma l'Elfo non se ne preoccupa.

Anzi, mentre sferra colpi su colpi, la sua mente è rivolta altrove.

Rose.

-Sire!- Urla, pregando Thranduil con gli occhi, mentre l'Elfo si volta verso di lui nello stesso istante in cui trancia un braccio ad un Orco.

-La ragazza!- Grida in elfico, in modo che gli Orchi non possano capire.

Il sovrano stringe la mascella, ma annuisce con un fluido cenno del capo, scattando verso la tenda del guaritore.

Mentre corre con l’unico, fastidioso pensiero del gravoso compito di salvare la ragazzina nella mente, il suo braccio si muove in modo quasi automatico, abbattendo Orchi su Orchi e salvando anche, alcune volte, la vita ai suoi soldati.

Finalmente, dopo pochi minuti che sembrano durare un’eternità, gli occhi azzurri dell’Elfo biondo scorgono la tenda del guaritore. Con un ringhio più animale che umano decapita due nemici con un solo, fluido movimento della spada scintillante macchiata di sangue nero, ed entra nella tenda.

L’immagine che salta davanti ai suoi occhi millenari è intrisa di tremenda violenza, ma non ci fa caso. Schizzi di sangue nero macchiano pareti e tappeto, i pochi mobili sono quasi tutti fatti a pezzi e tre corpi dei nemici giacciono a terra, due con la teste mozzate, sotto cui si allarga lentamente una pozzanghera di sangue scuro.

Al centro della stanza distingue la sagoma e i capelli lucenti di suo figlio, e il Re sospira di sollievo, mentre il nodo di preoccupazione che attanagliava il suo petto si scioglie lentamente.

Appena avverte la presenza del padre, Legolas si volta e incrocia gli occhi cristallini del sovrano di Bosco Atro, che, dopo essersi assicurati che il figlio stia bene, non curandosi dell’espressione sorpresa assunta dai suoi lineamenti, scendono a terra. Socchiudendo gli occhi riesce a distinguere la ragazza svenuta a terra. In pochi passi si avvicina, inginocchiandosi di fianco al suo erede.

-Va’ ad aiutare i soldati, ci penso io a lei- ordina estremamente seccato il sovrano, notando alcuni graffi e un taglio abbastanza profondo sul petto dell’Umana.

-Sì, Ada- mormora Legolas, scattando in piedi e correndo verso l’uscita, impugnando i due pugnali affilati.

-Ada?

Thranduil si volta di scatto, in tempo per vedere l’espressione vagamente sollevata del figlio prima che esca dalla tenda.

-Grazie- sussurra lui, prima di voltarsi e buttarsi nella mischia.

Con un sospiro rassegnato il Re afferra il corpo fragile della ragazzina e la solleva con facilità, alzandosi senza alcuno sforzo.

Guarda truce quei lineamenti inquieti perfino nel sonno, e scrutando quelle labbra spaccate sente una strana dolcezza ammorbidire la sua insofferenza verso quella piccola Umana.

-Pare che non sia destino che tu mi lasci in pace- sospira.

 

-Sir... oh, che diamine!- Sbotta Jeen ritrovandosi con un pugnale alla gola in meno di un secondo.

Thranduil sorride nel buio della tenda, trattenendo un sorriso divertito, e abbassa con un movimento rapido la lama. Nonostante non rischi più di essere decapitato, il guaritore continua a mantenere una posa rigida, le spalle larghe dritte e i muscoli delle braccia contratti.

Il sovrano getta una rapida occhiata disinteressata alla vena pulsante sul collo dell’Elfo e si dirige di nuovo verso il mobiletto, versandosi un bicchiere di vino e bevendone un sorso.

-Mio signore...- la voce esitante del moro risuona nella tenda buia, restando sospesa nell’aria calda.

L’Elfo biondo si volta di scatto, socchiudendo gli occhi e riducendo la bocca ad una linea sottile.

-Cosa c’è, guaritore? Per caso non ti va bene? Per caso ti dà fastidio? Eppure, se non sbaglio, mi hai chiesto tu di farlo- sibila a bassa voce, avvicinandosi a passi lenti al più giovane e trafiggendolo con le sue iridi di ghiaccio.

Vede chiaramente un lieve brivido di timore attraversare la schiena dell’Elfo, e stranamente non ne ricava nessuna soddisfazione.

-N... no, sire... è che... pensavo che mi sarei occupato io di lei- mormora Jeen abbassando lo sguardo a terra e trattenendo una smorfia di dolore. Improvvisamente Thranduil si accorge delle pessime condizioni del suo migliore guaritore.

La pelle sottile delle braccia che è scoperta da numerose lacerazioni della camicia è piena di tagli e lividi violacei; sullo zigomo un graffio da cui colano lentamente gocce di sangue scarlatto ha l'aria di far male.

Con un sospiro il Re si volta.

-Va' a riposare, guaritore, è un ordine- dice, anticipando la protesta dell'Elfo, -penso io alla ragazza.

-Sì signore- sospira rassegnato Jeen, facendo un breve inchino. Si volta e sta per uscire quando la voce atona del sovrano lo ferma.

-So che te lo stai chiedendo. Sta bene, tra due giorni tornerà da te.

-Grazie sire- mormora Jeen, prima di nascondere un sorriso e sparire.

Nella tenda, Thranduil abbassa le spalle, sospirando e portandosi una mano alla tempia. Volta la testa verso il letto dalle coperte blu, e i suoi occhi azzurri e penetranti scrutano con malcelata, oltre che indesiderata, curiosità la piccola sagoma raggomitolata sotto le lenzuola scure.

Per la prima volta il sovrano si accorge del respiro affannoso della ragazza e si avvicina al letto finché la sua preziosa veste non ne sfiora il bordo.

-Cosa...- mormora, senza capire.

Poi la ragazza emette un gemito e stringe con forza il bordo delle coperte, mentre le sue palpebre tremano.

Nella mente millenaria di Thranduil affiora un lontano ricordo, quasi seppellito, che lo aiuta a capire cosa sta accadendo davanti ai suoi occhi.

Rose sta avendo un incubo. Gli occhi del Re si riempiono di incertezza. Non sa cosa deve fare. Lui, essendo un Elfo, non sogna. Non dorme. Si riposa sprofondando in uno stato di leggero dormiveglia. Un lamento strozzato lo convince a cercare di svegliare la ragazza.

Stringendo la mascella allunga la mano e la posa sul braccio della ragazza, per poi scuoterla un po’. Appena lei apre gli occhi, Thranduil vede sorpreso che i suoi begli occhi scuri sono umidi di lacrime.

Rose:

Seta soffice e morbida accarezza la mia pelle. Sono distesa su un fianco, sdraiata chissà dove. So soltanto che il tepore sotto alle coperte è enormemente confortante e rilassante. Almeno finché dei ricordi non si insinuano nella mia mente.

Tutto si trasforma al’improvviso nella cella dove gli Orchi mi torturavano. Sento bruciare la pelle, i calci e le botte, il dolore lancinante.

Una mano si avvinghia al mio braccio e mi lascio scappare un gemito intriso di lacrime. La stretta da forte e violenta si trasforma in gentile e delicata, ma comunque salda. Improvvisamente il fumo delle torce e il bagliore dei tizzoni ardenti scompare da dietro le palpebre e apro gli occhi col respiro affannoso, allungando istintivamente la mano a stringere quella che, invece, non è scomparsa e mi scrolla ancora per il braccio.

Le mie dita si stringono attorno ad un polso dalla pelle morbida e fresca, e mi ritrovo a guardare smarrita degli occhi azzurri incredibilmente profondi e puri.

-Legolas?- Sussurro.

-No- mormora l’Elfo con voce assorta.

Sgrano gli occhi e mi tiro rapidamente indietro, mollando la presa sul suo polso con la sensazione di avere la mano che scotti. Thranduil indietreggia col busto, facendomi notare quanto sia basso... dopo vari secondi comprendo che è inginocchiato sul pavimento. Ah, ecco.

Distolgo lo sguardo dal viso bellissimo e freddo del sovrano, guardandomi in giro.

E per la prima volta mi accorgo di essere ancora in una tenda, e sento crescere la nausea quando mi rendo conto che è quella del Re. Quindi... sono sdraiata nel suo letto.

Imbarazzata cerco di mettermi seduta ma la mano dell’Elfo mi blocca repentinamente posandosi sulla mia spalla e spingendomi di nuovo giù, contro il cuscino. Le mie guance prendono fuoco quando sento le sue dita sulla mia pelle. Indosso solo un corpetto morbido, di stoffa, che lascia scoperte le spalle, e sotto sono completamente avvolta dalle bende. Sono un salame, insomma.

-Sta’ giù, sciocca- mi riprende con tono severo e freddo come ghiaccio, mentre si allontana ed esce dal mio campo visivo.
Chiudo gli occhi desiderando tanto di sentire quel maledetto ghiaccio creparsi e andare in pezzi, mostrando un minimo di sentimento. E’ impossibile che sia sempre così gelido con tutti!

-Quando ti deciderai a chiamarmi per nome?- Sibilo infastistida.

Uno sbuffo proveniente da destra mi annuncia che il Re non è stato molto contento nel sentirsi dare del “tu”. Ah, che si fotta, è molto più veloce.

-Quando sarà necessario- risponde lui, sottolineando l’ultima parola con un’occhiataccia.

Alzo gli occhi al cielo, sollevandomi su un gomito e fissando la sua schiena ampia e slanciata.

-Posso chiederti una cosa?- Chiedo curiosa.

Un grugnito poco interessato a chiacchierare mi convince definitivamente a parlare per dargli fastidio.

-Ma i tuoi capelli sono biondi o bianchi?

Per un secondo il braccio di Thranduil si blocca a mezz’aria, stringendo tra le dita la bottiglia rossa da cui si stava versando del vino. Poi, lentamente, il Re si gira verso di me sbattendo le palpebre costernato.

-Biondi o bianchi?- Ripete incerto.

Inarco un sopracciglio.

-Biondi o bianchi, sì- confermo.

Tocca a lui alzare il sopracciglio, avvicinandosi al letto e lasciandosi cadere sulla sedia accanto con poca regalità, mentre continua a fissarmi come se volesse spaccarmi la testa per vedere se dentro c’è un po’ di cervello. Cosa poco probabile.

-Sono biondi- risponde con una faccia disgustata rivolta a me.

-Ah, va bene- replico tornando a sdraiarmi e a posare la testa sul cuscino.

-Ti sembravano bianchi?- Chiede lui.

Volto la testa e trovo che mi sta guardando. Prima di rispondere getto un’occhiata ai suoi lunghi capelli ordinati -come sempre- che, in effetti, sembrano davvero così chiari da risultare candidi al buio tenue della tenda.

Poi mi accorgo che indossa soltanto una vestaglia rossa, oltre che pantaloni grigi e stivali, che fascia perfettamente la sua figura snella. E’ un po’ aperta sul petto, tanto che riesco a vedere il profilo dei pettorali. Mi affretto a distogliere lo sguardo, le guance improvvisamente rosse, e vedo un angolo delle sue morbide labbra rosee alzarsi impercettibilmente verso l’alto.

-Uhm, sì- dico mettendo in quelle due sillabe tutta la convinzione possibile immaginabile per smontarlo un po’, ma con la coda dell’occhio vedo il suo sorrisetto perdurare. Oh, come lo odio.

-Stai mentendo- dice lentamente, piegando la schiena verso di me fino a che i suoi capelli chiari mi sfiorano la spalla. Sorride e la sua espressione è di nuovo simile a quella di un predatore, con le iridi azzurre scintillanti e lo sguardo concentrato su un unico obbiettivo: me.

Maledico coloratamente la mia pessima abitudine di dormire sempre sul bordo del letto e cerco di non restare imprigionata nella catena di quello sguardo cristallino, con scarsi, pessimi risultati.

-Non è vero- protesto incrociando le braccia sul petto e tirandomi su le coperte con un brivido, facendolo sembrare dovuto al freddo, ma che di freddo proprio non è.

L’angolo della bocca dell’Elfo si inarca di mezzo millimetro più in alto.

-Sì, invece. Sai... ho notato che quando menti...- lascia sospese le parole nell’aria per farmi innervosire, riuscendoci benissimo, -ti sfreghi il polso.

Ah, che stronzata esemplare. Fisso i suoi occhi cristallini con tutta l’intenzione di rispondergli a tono, ma disgraziatamente la mia voce si blocca in gola quando le sue dita si allungano fulminee in avanti e mi spostano una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Sento il respiro fermarsi e il battito del cuore velocizzarsi. Il tocco delle punte delle sue dita è bollente sulla mia pelle calda, quasi più bollente dello sguardo truce che mi rivolge mentre si rende conto di che gesto ha fatto e una scintilla di antico dolore compare nei suoi occhi millenari.

Mi guarda come se fosse colpa mia, come se l’avessi costretto a toccarmi.

Ritira lentamente la mano e alza gli occhi sullo specchio davanti a sé.

-Dormi- ordina con voce di nuovo gelida.

Si alza di scatto e si volta e io mi giro dall’altra parte vergognandomi profondamente di aver pensato, per un misero, piccolo istante, di desiderare le sue labbra morbide.
 

 
♦ ♦ ♦


AnGoLo DeLl'AuTrIcE:
Ciao a tutti! ^^
Allora, volevo dirvi che ringrassio calorosamente chi recensisce, siete la mia gioia!
(Ovviamente anche chi legge e segue ^^ però che ne dite di darmi almeno un parere? Siete 12 che seguite e vorrei sapere il vostro parere ;D )
Poi: il primo chapty ha superato le 230 visualizzazioni! Che cari ^^
Allora.
Non sono sicura che sia decente, ma è molto difficile rendere Thranduil e non uscire dal personaggio, io ci sto provando ma il risultato non mi pare un granché D:
Che ve ne pre di Rose? Vi piace? Forse ha un carattere un po' forte, ma vedrete che si addolcirà ;)
Jeen viene messo da parte in questo capitolo, ma fa la sua comparsa da bravo Elfetto puccioso :3
Ahah ditemi che ve ne pare!
Un bacio!
La vostra Anna

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Capitolo 4
*** Offese. ***


A Gold Sunshine.

Offese.


 

-E’ vero che hai deciso di attaccare gli Orchi che sono rimasti?

La mia domanda fende l’aria come un pugnale che va a infrangere uno specchio. Pronta a far esplodere il caos. Ho le braccia incrociate, la fronte aggrottata e le labbra strette in una linea sottile.

Con un sospiro l'alta sagoma davanti a me raddrizza lentamente la schiena coperta dalla preziosa veste, stavolta candida, con la stoffa quasi interamente coperta dai lunghi capelli d'oro pallido sciolti sulle spalle. Stranamente oggi non sono così in ordine come al solito.

Thranduil si volta e fisso i suoi occhi azzurri e intensi. Dopo qualche istante mi accorgo delle sue guance rosate e l'espressione, sebbene impassibile come al solito, un po' stanca.

-Tu hai bisogno di imparare due cose, ragazza- esordisce abbassando leggermente il capo e appoggiando le lunghe dita agili e pallide sull'elsa del pugnale che, mi accorgo solo ora, tiene delicatamente in mano.

I miei occhi vengono istintivamente attratti dalla lama lucente, argentata, che manda il riflesso dei capelli dell'Elfo, e dall'elsa dell'arma, intarsiata di piccole gemme preziose.

-E cioé?- Chiedo con un brivido, soppesando con lo sguardo il pugnale.

-Come rivolgerti a un sovrano- mormora Thranduil inclinando la testa nella mia direzione, -e imparare a bussare- sospira poi, appoggiando l'arma sul comodino e avvicinandosi di un paio di passi.

-Ma è vero o no?- Insisto, e lui mi guarda di traverso.

-Rose, tu proprio non sai tenere la bocca chiusa e stare al tuo posto, vero?

Abbozzo un sorrisetto, notando che mi ha chiamata per nome, e incrocio le braccia.

-Dovresti averlo già capito.

Thranduil sbuffa e afferra delle carte poggiate sul tavolino.

-Purtroppo l'ho capito da tempo- mi risponde con voce piatta.

Sbuffo e lascio cadere le braccia ai fianchi, avvicinandomi all'Elfo finché non siamo distanti qualche spanna. Lui alza gli occhi dal foglio restando però immobile con la testa. Alza un sopracciglio e socchiude gli occhi fissandomi con fastidiosa intensità. I suoi occhi azzurri sono meravigliosi...

-Per favore. Dimmi se state per attaccare gli Orchi- dico a bassa voce.

Thranduil chiude un attimo le palpebre, soffiando aria dalle labbra.

Poi riapre gli occhi e alza lo sguardo sopra la mia testa.

-No.

-Come no?!

-No- ripete abbassando lo sguardo e linciandomi con lo sguardo.

Sospiro esterrefatta, incrociando le braccia e alzando il mento verso di lui, sentendo una vampata di rabbia scorrermi nelle vene.

-Non puoi non dirmelo!- Protesto, stringendo irritata le estremità delle maniche della mia camicia per trovare un qualche sfogo.

-E di grazia, perché, sua altezza?- Domanda sarcasticamente l’Elfo, chinando la schiena e avvicinando i nostri volti fino a fermarsi a pochi centimetri dal mio.

Sgrano un po’ gli occhi, stupefatta da quella inaspettata vicinanza, e sento il mio cuore arrestarsi per qualche istante. Mi si ferma il respiro per un paio di secondi, mentre osservo le sue iridi limpide e fredde, e mi sembra quasi di sentire il suo fiato sulle guance.

-Magari perché ne ho il diritto, visto che sono stata prigioniera da loro per un mese e mi hanno torturata in tutti i modi possibili immaginabili e, sai, magari, forse, vorrei ammazzarne giusto qualcuno- sibilo con il cuore in gola per la paura di rivolgermi a lui così, ma con la lingua mossa dalla rabbia.

Thranduil stringe le palpebre e all’improvviso mi afferra il polso con una presa di ferro. Sussulto e cerco di ritirarlo, ma lui mi alza il braccio e abbassa gli occhi.

Cerco di non trasalire quando le sue lunghe dita pallide e aggraziate fanno scivolare via la stoffa candida, scoprendo la cicatrice a forma di mezzaluna che ho sul polso.

-Anche questa te l’hanno fatta loro?- Chiede con una sorta di fredda curiosità.
Sbuffo e cerco di allontanarmi, ma lui non molla la presa e mi trattiene lì.

-E lasciami!- Sbotto allungando la mano e spingendolo sul torace.

Di certo non per la forza che ho usato, ma Thranduil mi lascia andare con un lampo di colore negli occhi. Indietreggio di qualche passo, strofinandomi il polso quasi a voler cancellare la sensazione persistente delle sue dita delicate sulla mia pelle abbronzata.

Lo guardo torva, stringendo forte la cicatrice e ficcando le dita nella pelle.

Il re degli Elfi si avvicina minaccioso e io indietreggio fino a urtare lo spigolo della cassettiera.

Con un paio di passi aggraziati Thranduil si para davanti a me prima che possa sfuggire alla situazione spinosa che si è venuta a creare, bloccata tra il suo corpo slanciato e quello stupido mobile.

Il mio sguardo scivola verso l’uscita della tenda, ma una mano morbida e ferma si posa sulla linea della mia mascella, premendo con leggerezza. Oppongo resistenza e allora la pressione diventa più forte, finché non sono obbligata ad alzare la testa.

Chiudo gli occhi per non essere costretta a guardare il sovrano. So benissimo che con un solo sguardo può capire cosa sto pensando. E in questo momento sto pensando a quanto mi senta a disagio e mi senta attratta dalle sue dita morbide, che scorrono sulla mia pelle in una carezza delicata. Ma è troppo vicino. Davvero troppo. Sento il mio cuore battere a mille e brividi di paura mi attraversano la schiena. Sento gli occhi farsi lucidi e deglutisco per mandare giù il groppo in gola.

Mi terrorizza. E mi attira nello stesso tempo.

-Apri gli occhi- mormora piano.
 

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La mano del re brucia a contatto con la pelle calda della ragazza. Rose trema visibilmente e Thranduil, in cuor suo, si sente in colpa a metterle così paura. E questa è una cosa molto, molto strana. Di solito non si fa scrupoli a usare tutti i mezzi possibili immaginabili per riuscire nei suoi intenti, comprese minacce e, quando è davvero necessario, non ha problemi a sedurre qualcuno. Eppure, guardare quella ragazza minuta tremare come in attesa di uno schiaffo violento gli stringe il cuore in una morsa di sensi di... no, non è senso di colpa, né pietà o altro... forse, un misto di tutte le cose.

Il respiro della ragazza è irregolare, come se si sforzasse di non piangere. Le ciocche morbide e nere le circondano il volto creando un contrasto con la pelle abbronzata e il volto magro, e le dita chiare dell'Elfo risaltano particolarmente sulla linea della sua mascella.

Guardandola con i suoi limpidi occhi chiari, Thranduil non può fare a meno di desiderare che, almeno lei, non abbia paura di lui. Non sapendone nemmeno il motivo.

-Rose, apri gli occhi- mormora di nuovo il sovrano con voce tranquilla, allentando la stretta sul volto della ragazza finché le sue dita non la sfiorano soltanto in una carezza delicata.

Con sorpresa, l'Elfo si accorge che al suono della sua voce, per un momento, lei ha smesso di tremare. Socchiudendo gli occhi parla di nuovo, con voce suadente, studiando che effetto abbia su di lei.

-Rose, apri gli occhi... non ti farò del male, se è questo che temi- sussurra.

I lineamenti del viso a cuore della ragazza si rilassano per un attimo, per poi stringere le labbra piene e screpolate in una linea sottile.

-Ci sono tanti modi per fare del male a qualcuno- risponde lei a bassa voce -non solo fisicamente.

L'Elfo chiude per un attimo gli occhi, cercando di nascondere il dolore provato a quelle parole. Il volto di sua moglie gli torna alla mente, il volto dolce e grazioso di un'Elfa dai lunghi capelli color del grano, che lo guarda seria. Anche lei glielo aveva detto. Sapeva che suo marito era uno di quelli che preferiscono usare la forza delle parole piuttosto che quella fisica.

Come sempre, nasconde quel dolore dietro a una maschera e torna a guardare quella ragazza.

Perché, perché continua a fargli rivivere ricordi dolorosi?

E, con grande stupore si accorge che Rose ha aperto i suoi caldi e dolci occhi scuri e lo sta guardando a sua volta. Lentamente le piccole mani di lei vanno a racchiudere quella dell'Elfo e Thranduil prova un brivido nel sentire il calore delle dita affusolate della ragazza che scostano la sua mano dal volto. Non è più abituato a contatti del genere.

Per un momento, i due non parlano, ma si fissano negli occhi, l’azzurro freddo dell'inverno nel marrone caldo dell'autunno. Poi lei distoglie lo sguardo e lasciando andare la mano del sovrano scivola via, camminando alle sue spalle.

-Non importa, mio signore. A presto- lo saluta distaccata.

Una voce, però, la ferma proprio quando sta per uscire, la mano pronta a scostare la tenda.

-Gli Orchi sono a poche miglia da qui. Domattina li attaccheremo all’alba. E tu non sei compresa nella spedizione.

Sotto gli occhi di Thranduil, l’Umana si volta lentamente, la bocca semiaperta in una smorfia di sorpresa, gli occhi brillanti e intensi. Di nuovo, fissa senza battere ciglio il sovrano, senza avere paura di lui. Abbassa la mano lasciandola cadere lungo il fianco e inclina leggermente la testa.

-Non credevo me l’avresti detto- commenta avvicinandosi a passi veloci verso il tavolino.

L’Elfo la guarda impassibile mentre si siede sulla poltroncina di raso rosso senza aspettare il suo permesso e si sporge sul tavolo dove lui ha lasciato la mappa. Alcune ciocche le cadono davanti agli occhi e lei con un gesto infastidito le tira indietro, scrutando la carta.

-Noi siamo qui- dice all’improvviso, appoggiando l’indice su un punto che l’Elfo, dietro alla sua schiena, non riesce a vedere. Di malavoglia si avvicina e la sovrasta con la sua altezza, e vede che il punto indicato è quasi giusto. Piega la schiena e si china verso di lei, afferrandole la mano e spostandola di qualche centimetro più a destra.

-Qui- la corregge, notando con la coda dell’occhio il brivido che l’ha attraversata.

Thranduil decide di non darci peso e inclina la testa, guardando Rose osservare la mappa con un’espressione corrucciata, così concentrata che non si accorge neppure dei lunghi e morbidi capelli biondi dell'Elfo che sfiorano la sua schiena.

Dopo qualche istante la ragazza muove il dito lungo la striscia azzurra che segna il fiume, fino ad arrivare al limitare di un piccolo bosco.

-E probabilmente loro sono qui. Giusto?

La ragazza gira la testa verso l’alto e guarda gli occhi cristallini e indagatori del Re.

-Chi te l’ha detto?- Sussurra guardando prima il punto sulla mappa e poi il suo volto.

Rose alza un sopracciglio.

-Nessuno. Sono confinata qui da due giorni, chi vuoi che me l’abbia detto?- Replica irritata.

Thranduil si trattiene dall’alzare gli occhi al cielo e sospirare e raddrizza la schiena, voltandosi e andandosi a sedere sulla poltrona di fronte a lei, dall’altra parte del tavolino. Si siede con un movimento fluido, assumendo una posa ben poco regale, incurante, in quel momento, dell’etichetta.

Schiena abbandonata languidamente allo schienale blu, testa inclinata all'indietro col capo poggiato alla morbida stoffa, occhi fissi sul volto della giovane, gambe accavallate, a Rose sembra l’esatta rappresentazione della perfezione.

Dal canto suo, Thranduil si diverte in un modo un tantino perverso a guardare le guance della ragazza tingersi di rosso e a vederla irrigidirsi sulla poltrona, intuendo perfettamente che quel suo modo di fare la mette a disagio.

Con due dita Rose si scosta i capelli davanti al viso e guarda l’Elfo cercando di non abbassare lo sguardo, cosa molto difficile visto la scintilla di divertimento infame che aleggia nei suoi occhi.

-Mi pare che nessuno ti abbia costretta a rimanere qui più del dovuto.

-E quanto sarebbe più del dovuto, sua maestà?- Chiede sarcasticamente lei, intrecciando le mani in grembo. Thranduil assottiglia gli occhi, alzando lo sguardo dai suoi stivali di pelle.

-Sai, quando mi chiamano così mi piace. Perché quel titolo dà l’idea di ordine. Ma non quando lo pronunci tu- sibila l’Elfo.

La ragazza sbuffa piegando le spalle verso il basso, ma prima che possa replicare lui l’anticipa.

-E, riguardo alla questione dello stare qui, potevi andartene anche ieri se solo avessi voluto.

Lei alza gli occhi al cielo, incrociando le caviglie.

-Bastava guardare la tua faccia per capire che se provavo ad andarmene mi staccavi la testa- commenta serenamente. Thranduil alza un sopracciglio alzando un angolo della bocca in un sorrisetto sghembo e furbo.

-Forse è una tua impressione. Di certo non ci tengo a condividere la mia tenda con una ragazzina capricciosa.

Il sovrano di Bosco Atro vede il viso della sua ospite arrossarsi per la rabbia e i suoi occhi luccicare di frustazione.

-Cos... ragazzina capricciosa? Ma che...- Rose si morde il labbro inferiore con forza per non lasciarsi scappare qualche insulto pericoloso sotto agli occhi divertiti del Re.

Con un ringhio frustrato si alza, facendo leva sui braccioli della sedia, voltandosi e dirigendosi verso l'uscita della tenda. I suoi capelli neri ondeggiano sulla sua schiena sfuggendo alla treccia morbida con cui sono legati e accompagnando i suoi passi nervosi.

-Ferma.

E, come se le sue gambe fossero improvvisamente troppo deboli per riuscire a sollevare i piedi da terra, Rose si immobilizza, il cuore che prende a battere un poco più veloce del normale al suono melodioso e colmo di una gelida fermezza dell’Elfo.

-Voltati- adesso la voce dell’Elfo è vellutata e le scorre sulla pelle come se fosse una carezza gentile e dolce.
Con un brivido Rose sente le sue maledette gambe obbedire e si accorge di essere distante dal corpo statuario dell’Elfo solo un soffio d’aria. Alza gli occhi e subito quelli azzurro ghiaccio di lui la incatenano lì, immobilizzandola. Sembrano due cristalli di neve gelida, freddi, sì, ma bellissimi come solo la neve può essere.

-Non ti darò tregua finché non mi dirai ogni cosa- sussurra Thranduil con voce suadente, provocando brividi di timore nella ragazza, che però lo fissa senza abbassare lo sguardo.

-E io non cederò finché non sarò allo stremo- risponde a voce bassa, alzando orgogliosamente il mento.

Un sorriso con una punta di malizia si fa strada sulle labbra perfette e morbide dell'Elfo, che alza la mano e le sfiora la guancia calda con le punte delle dita fresche. Subito negli occhi di Rose si accende una scintilla assassina che il Re osserva divertito.

-Vedremo- ribatte abbassando la mano e scoccandole un'occhiata dall'alto in basso.

Si volta e si dirige verso il letto, mentre lei si gira seccata e imbarazzatissima e si affretta verso la tenda che fa da porta.

-Un'ultima cosa- la raggiunge la voce fioca di Thranduil. Alzando gli occhi al cielo lei si gira e rimane scioccata. L'Elfo si è tolto la veste, che giace abbandonata ai suoi piedi, e ora la sua schiena pallida e muscolosa risalta agli occhi della ragazza. I lunghi capelli dorati sembrano quasi più lunghi, ora, e i muscoli delle sue braccia scolpite si muovono mentre immerge le mani in una bacinella d'acqua e poi le asciuga con un panno candido.

Sgranando gli occhi Rose volta rapidamente lo sguardo, con le guance in fiamme, mentre l'Elfo si gira di due quarti e la guarda con un ghigno di chi sa di avere in pugno la situazione. In questo momento decide di volerla mettere in imbarazzo più spesso. È divertente.

-Non tardare stasera, con Jeen.

Rose resta a bocca aperta all'insinuazione del sovrano e lo guarda scandalizzata.

-Ma che... brutto... mpfh!- Sbotta infine, girando i tacchi e correndo letteralmente via.

La risata di Thranduil risuona nella tenda ormai vuota tranne che per lui.

-Sarà interessante- commenta divertito.

Rose:


-Fammi indovinare- sogghigna la voce di Jeen alle mie spalle. -Hai litigato con Luna Storta.

Alzo gli occhi al cielo sbuffando e incasso la testa tra le spalle, mentre le fronde dell'albero su cui mi sono arrampicata si muovono. Dopo un secondo l'Elfo spunta al mio fianco e, tenendosi a un ramo con un braccio alzato, si sporge per darmi un bacio sulla guancia. Mi lascio scappare uno strilletto, dato che col suo movimento improvviso questo dolcissimo idiota mi ha fatto scivolare la gamba con cui mi tenevo agganciata all'albero. Grazie al cielo Jeen avvolge il suo braccio attorno alla mia vita e mi stringe al suo petto muscoloso impedendomi di cadere a terra.

-Idiota- borbotto sorridendo, e lui ammicca.

-Urli come una ragazzina- mi prende in giro con un ghigno.

Gli faccio una linguaccia e lui sorride.

-Allora, questa litigata?- Mi esorta, dopo qualche secondo. Sospiro, sbattendo la testa contro li suo petto.

-Mi ha detto della spedizione- dico, e vedo Jeen sgranare gli occhi, basito. -E ha insinuato che vada a letto con te- aggiungo facendo una smorfia acida.

Con la coda dell’occhio vedo le guance di Jeen diventare rosee, e un sorrisetto gli illumina le labbra, mentre cerca di nascondere l’imbarazzo.

-Uhm. Be’. Non si può dire che abbia poca fantasia- commenta distogliendo accuratamente lo sguardo da me, mentre la sua presa attorno alla mia vita si fa più debole.

Alzando gli occhi al cielo afferro la sua mano che mi tiene stretta a sé e la stringo.

-Guarda che non me ne frega niente di quello che pensa lui- ribatto, posando con dolcezza la testa sulla sua spalla muscolosa, coperta dalla stoffa di una casacca blu cobalto.

-Pensavo...- Jeen si interrompe e per qualche secondo l’unico suono che riempie l’aria è il cinguettio degli uccellini e i rumori lievi che provengono dall’accampamento degli Elfi, situato un po’ più in là.

-Che mi fossi imbarazzata- concludo per lui, sorridendogli, mentre qualcosa nel mio petto si scioglie e il mio cuore si riempie di affetto e dolcezza per quest’Elfo. Le sue guance abbronzate dal sole si tingono di una sfumatura di rosa un po’ più intenso e rido.

-Non ti preoccupare- lo rassicuro, rannicchiandomi contro il suo corpo forte.

A questo punto il guaritore mi rivolge un’occhiata dolce, con gli occhi azzurri che brillano, e mi sposta delicatamente in braccio a sé. Per molto tempo stiamo in silenzio, godendoci la brezza fresca e il silenzio.

 

-Ehi, Legolas- l’Elfo biondo alza gli occhi dal fuoco che illumina le sue iridi chiare e sorride.

-Jeen, Rose- ci saluta. facendoci cenno di sederci.

E’ solo, seduto in disparte rispetto agli altri Elfi. Sono qui da poco, ma ho già notato come, alcune volte, Legolas si tiri in disparte dalle chiacchiere allegre dei soldati, alcune sere. Nei suoi occhi azzurri vedo una malinconia profonda, che viene a galla soltanto in qualche momento.

Stasera si è seduto sotto un pino, la schiena appoggiata al tronco, e appena l’ho visto solo ho convinto -o meglio trascinato- Jeen da lui.

Mi siedo sull’erba, accarezzando i fili verdi con le dita, mentre il guaritore si mette a gambe incrociate e guarda il principe con un sorriso tenue.

-Come stai?- Gli chiede con dolcezza.

Lui scrolla le spalle e ricambia la domanda con un sorriso lieve.

-Bene. Tu, Rose? Va meglio con mio padre?- Dice girando lo sguardo verso di me.

Arriccio le labbra, e un lampo di divertimento balena nelle iridi di Legolas.

-Ti basti sapere che non lo sopporto più- sospiro, e le labbra rosate del biondo di arcuano all’insù.

-E’ davvero così terribile?- Sogghigna, ben consapevole della risposta che darò.

Alzo gli occhi al cielo e sospiro profondamente.

-Taci, orecchie a punta- borbotto con un sorriso, mentre Jeen scoppia a ridere.

-Sì, sua maestà- mi prende in giro Legolas, abbozzando un inchino, anche se seduto.

Gli faccio la linguaccia e rido.

-Comunque possiamo cambiare argomento?- Mi lamento, e gli Elfi ridacchiano.

-Va beeene- sorride Jeen. -Legolas, ho ricevuto una lettera da mia sorella.

-Hai una sorella?- Lo interrompo sbalordita.

Jeen mi lancia un’occhiata incuriosita, inclinando la testa.

-Sì, ed è cotta di Legolas- ghigna.

Subito volto la testa e vedo il principe arrossire vistosamente, prima che tiri un pugno alla spalla di Jeen.

-Ahi!- Protesta il guaritore, facendo una smorfia di dolore.

-Ben ti sta- replica Legolas, tornando ad appoggiarsi al tronco dell’albero, soddisfatto.

La sera passa così, mentre chiacchieriamo tra noi e alle nostre spalle risuonano i canti e le risate degli altri Elfi.

Dopo un paio d’ora, però, Jeen si alza e mi costringe a fare lo stesso.

-Ma perché?- Protesto imbronciata, mentre camminiamo tra le tende e il chiacchiericcio si perde alle nostre spalle.

Lui mi getta un’occhiata severa, ma le sue labbra hanno preso una piega più morbida.

-Ricordi quel che ti ha detto Thranduil stamattina? Non diamogli motivo di pensarlo davvero.

Alzo gli occhi al cielo stellato, sospirando infastidita, e incrocio le braccia.

Il sorriso di Jeen si tinge di dolcezza e mi circonda la vita con il braccio, stringendomi per qualche breve istante al suo fianco.

-Va bene, io ti lascio- dice all’improvviso qualche minuto dopo.

-Cos...?- Mormoro, presa alla sprovvista, ma quello stupido Elfo si è già defilato.

Sbuffo, stringendomi le braccia al corpo, e mi accorgo che la tenda del sovrano è proprio davanti a me, distante qualche passo.

Chiudo gli occhi e sospiro, gonfiando i polmoni della fresca brezza notturna, e mi rassegno a tornare nella tenda del sovrano. In pochi, indecisi passi sono davanti all’entrata e scosto la tenda, esitando.

Subito la luce soffusa e calda delle candele raggiunge i miei occhi, contrapposta a quella brillante e lontana delle stelle nella notte.

Non c’è nessuno dentro.

Mi lascio cadere la tenda alle spalle facendo un passo avanti, studiando l’ambiente. E’ tutto in ordine, come sempre. Le coperte color smeraldo del letto sono cosparse da pieghe, segno che qualcuno ci si è seduto sopra.

Il tavolino in mezzo alla stanza è pieno di fogli e una boccetta d’inchiostro con una penna d’oca torreggia su una pila di libri. Aggrotto le sopracciglia, incuriosita, e mi avvicino velocemente. Piego la testa e mi chino sul tavolo, allungando la mano per prendere il foglio riempito da scritte ordinate e precise. La calligrafia che lo riempie è elegante e bella.

Ma prima che i miei occhi possano distinguere anche una sola parola alla luce fioca delle candele, una mano aggraziata e forte stringe la il mio polso.

Sussulto, raddrizzandomi di scatto e voltando la testa.

Incrocio gli occhi cristallini e severi di Thranduil.

-Rispetta il tuo posto- sibila con voce gelida e allo stesso suadente, inclinando la testa in avanti.

Deglutisco e il cuore prende a battermi a mille mentre la sua presa sul mio braccio si fa più morbida e, lentamente, le sue dita pallide scivolano su per il mio braccio, afferrando la manica della mia camicia bianca e tirandola su.

Abbasso gli occhi sul petto del Re, tremando, ma infilando un dito sotto al mio mento Thranduil mi obbliga ad alzare il viso.

Incrocio il suo sguardo duro come il diamante e nello stesso tempo sento che mi scopre la spalla, accarezzando la mia pelle con dolcezza.

Chiudo gli occhi per un istante.
 

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Capitolo 5
*** Tempeste. ***


A Gold Sunshine.

Tempeste.


Un fulmine squarcia il cielo e illumina per un secondo l’accampamento degli Elfi di Bosco Atro, seguito, pochi secondi dopo, dal suono di un tuono.

Nella tenda del Re, illuminata solo da una candela posata sul tavolino, la sagoma avvolta nelle coperte del letto sussulta, col cuore che batteva a mille. Rose sospira, raggomitolandosi su sé stessa, tirandosi sulla testa un lembo del lenzuolo.

E’ sola e questa solitudine le pesa più di tutto. Questa mattina alcuni Elfi sono partiti per andare a sterminare gli Orchi, tra cui Jeen. Thranduil non l’ha nemmeno guardata mentre lei se ne stava avvolta nelle coperte a fissarlo fintanto che lui si aggiustava l’armatura e stringeva la cinghia che legava la spada ai suoi pantaloni di pelle.

E poi è uscito. Senza nemmeno salutarla.

Al pensiero lo stomaco della ragazza si stringe in un doloroso nodo e lei prova una breve fitta di rimpianto nel ricordare come, quando le stava accarezzando dolcemente la pelle, la sera prima, lei l’abbia spinto via subito.

Con un sospiro allunga la mano, sfiorandosi per la centesima volta in quel giorno il punto dove ricorda perfettamente che le dita del sovrano si sono soffermate sulla pelle.

Si morde le labbra, girandosi supina e prendendo a fissare il soffitto della tenda, giocherellando con un lembo delle coperte. Non riesce a dormire.

Rose sospira e scosta le coperte, e l’aria fredda della notte le schiaffeggia le gambe coperte solo dalla leggera stoffa nera dei pantaloni che il Re le ha procurato, in chissà quale modo. Rabbrividisce e si alza, strofinandosi le palpebre per eliminare gli ultimi residui di sonno.

Rose si morde le labbra, portandosi una mano sulla nuca. È piena notte e una pioggia battente risuona fuori, oltre ai tuoni e ai fulmini della tempesta. Nonostante la ragazza sappia che nella tenda è al sicuro, non può impedirsi di sentirsi inquieta.

Troppe volte gli Orchi l’hanno picchiata di notte, mentre pioveva, nelle due settimane di prigionia, e ora ha di nuovo paura dei temporali, come quand’era piccola.

Con un sospiro si guarda attorno e scorge nella penombra la poltrona dove Thranduil è solito sedersi. Sentendosi più o meno una bambina in procinto di fare qualcosa di proibito, si avvicina piano e si siede sul morbido raso rosso, accarezzando con i palmi delle mani la stoffa morbida. sbatte le palpebre e cerca di vedere se l’Elfo ha lasciato il foglio che stava per leggere, ma non vede niente, al buio, e rinuncia.
La ragazza sospira e si raggomitola su sé stessa, stringendosi le braccia attorno al corpo per scaldarsi. Poggia il capo sullo schienale della poltrona e chiude gli occhi, ascoltando il rumore dei tuoni e della pioggia, e senza rendersene nemmeno conto pochi minuti dopo sta giù dormendo, esausta.


♦ ♦ ♦


-Sire, gli Orchi sono stati eliminati dal primo all’ultimo.

Thranduil sospira, sollevato. Sono state ore di inferno, queste. Non che sia stato difficile uccidere tutti gli Orchi, ma i soldati hanno dovuto accertarsi di averli uccisi tutti quanti, nessuno escluso, e perfino lui stesso ha fatto un giro di perlustrazione, affiancato da Legolas e Jeen.

Solleva lo sguardo verso l’Elfo biondo e più esile rispetto alla media che lo sta guardando di sottecchi, ancora in attesa di un ordine. I capelli biondi del soldato sono intrisi di pioggia, così come i suoi vestiti e l’armatura, e sul volto ha tracce di sangue di Orco.

-D’accordo. Fa’ radunare i soldati, tornate all’accampamento. Io vi raggiungerò lì.

L’Elfo abbassa il capo e s’inchina piegando velocemente la schiena. Il sollievo trapela dal suo volto stanco, e in pochi secondi si è dileguato a riferire l’ordine.

Thranduil volge lo sguardo sui soldati attorno a sé, e si ritira nell’ombra del bosco. Ha ancora una cosa da fare, prima di tornare. Senza esitare si volta e con passi veloci, tenendo la mano sull’elsa della spada appesa al fianco, torna verso il limitare dell’accampamento orco.

La pioggia si fa meno fitta sotto le fronde degli alberi, ma l’Elfo sente comunque il freddo penetrare nei vestiti e gelargli le membra. In pochi minuti, ascoltando solo il silenzio del bosco, arriva alla roccia che sporge sul fiume. Con un balzo agile salta sulla sporgenza dove i suoi occhi avevano intravisto dei segni scuri, e non si sbaglia: sulla pietra ci sono segni di sangue, strisce scure e corde ormai lacerate. Poco distante, un pugnale molto evidentemente di proprietà degli Orchi.

Con un brivido Thranduil si accorge di essere nel punto in cui la ragazza si è tuffata nel fiume.

Ora l’acqua è torbida e impetuosa, alcuni schizzi arrivano perfino a spruzzare i suoi stivali.

Percorrendo con lo sguardo tutta la superficie della roccia, il Re sente un ringhio crescergli nel petto alla vista di un’altra cosa: una camicia. Avvicinandosi, camminando sulle rocce in perfetto equilibrio, si china e afferra la stoffa. Un desiderio insaziabile di vendetta gli si scatena in petto, rendendosi conto di quello che il cencio significa. Quella che originariamente era una camicia di stoffa pregiata con ricami preziosi è ridotta a brandelli, strappata, lacerata e piena di macchie di sangue secco.

Stringendola con forza nel pugno, con tanta forza che le vene del polso sembrano diventare più evidenti e più scure, il Re vede un’immagine terrificante dietro alle palpebre socchiuse.

Rose, sotto a un Orco, urlante e agonizzante di dolore.

Con un rantolo strozzato l’Elfo lancia s’istinto quella camicia nel fiume, lasciando che si perda tra i flutti mortali, e si volta di nuovo, affrettandosi verso il suo cavallo che, fedele, lo aspetta poco lontano.

Montando in sella, Thranduil si scosta un ciuffo fradicio di cappelli dalla fronte e sprona il cavallo, Titano, dal colore più nero di una notte senza stelle, ansioso di tornare e accertarsi che la ragazza stia bene.


Finalmente, pensa Thranduil entrando nella tenda, per poi bloccarsi di scatto.

I suoi occhi cristallini volano verso il letto, e con un sussulto al cuore il Re si accorge che lei non c’è.

Una smorfia confusa appare sulle labbra dell’Elfo, che lascia vagare lo sguardo per la tenda, sorpreso, incurante di essere fradicio dalla testa ai piedi.

E il suo sguardo si fa ancora più stupito quando scorge la sagoma rannicchiata dell’Umana sulla sua poltrona. Lasciando andare un sospiro di sollievo si lascia cadere alle spalle l’ultimo lembo della stoffa che chiude la tenda, e si avvicina alla ragazza. I suoi lunghi capelli neri e lucidi sono sparsi per tutta la sua schiena e lungo le braccia; alcune ciocche penzolano oltre i braccioli della poltrona. Il suo volto è stanco e ha due occhiaie profonde che le cerchiano gli occhi chiusi. Il Re la osserva per qualche secondo; indossa i vestiti che le ha procurato qualche giorno prima, ma sembra aver freddo. Il suo respiro è calmo e regolare.

Silenziosamente si volta e si dirige verso la cassapanca dove tiene gli asciugamani. Si slaccia le cinghie dell’armatura e la posa in un angolo, dopo essersela tolta, insieme alla spada. La maglia leggera che indossava sotto è incollata alla pelle e gli dà fastidio. Con una smorfia di irritazione l’Elfo se la sfila e la lascia cadere a terra. Poi si china e afferra uno straccio, asciugandosi la pelle umida. Non ha subìto alcuna ferita, a parte qualche graffio poco importante.

Con un sospiro Thranduil lascia cadere l’asciugamano e si passa una mano tra i capelli ora umidi, mormorando un incantesimo che li asciughi definitivamente.

Finisce di cambiarsi, ma senza mettere nessuna camicia o maglia. Gli piace sentire l’aria calda della tenda sulla pelle, che riscalda i suoi arti infreddoliti. Un gemito lo risveglia dalla specie di trance che lo ha colto intanto che si vestiva con gesti automatici, mentre la sua mente vagava tra pensieri affollati.

Si volta sorpreso e vede che ora la ragazza si è girata a pancia in su ed evidentemente non sta troppo comoda, visto il modo in cui continua a muoversi per cercare una posizione più confortevole. Un sorriso dolce nasce spontaneo sulle labbra perfette del sovrano mentre le si avvicina. Si inginocchia di fronte a lei e la fissa per qualche istante, stringendo i denti nel ripensare alla vecchia maglia lacerata che ha trovato sulla riva e alle tracce di sangue. Un pensiero si insinua nella mente del Re, ma lui si affretta a liquidarlo, ricordando come, il giorno prima, lei lo abbia respinto con veemenza quando le stava solo accarezzando la spalla. Se le sfilasse la maglia per controllare ancora i tagli sulla sua schiena e trovare una risposta effettiva alle proprie supposizioni lei potrebbe davvero pensare molto male.

E, chissà perché, il pensiero dei suoi dolci occhi scuri e offesi gli fa passare del tutto la voglia di fare quello che lei non gli perdonerebbe mai, anche se questo vuol dire non trovare una risposta.

Il Re si morde il labbro inferiore, pensando velocemente a come scoprire la verità, ma dopo pochi minuti un sospiro lo desta dai suoi ragionamenti.

-Papà- mormora Rose, spostando con lentezza il braccio sotto alla testa e stringendosi la mano libera al bordo della maglia leggera che indossa. -Papà, non voglio dormire, smettila- borbotta ancora, mentre le sue sopracciglia fini si aggrottano e assume un’aria imbronciata che la fa davvero sembrare una bambina piccola.

Thranduil si sente colmare da una dolcezza calda, avvolgente e si decide a porre fine alla sofferenza di Rose, allungando le braccia e passandole sotto al suo corpo addormentato. Appena irrigidisce i muscoli, alzandosi in piedi senza fatica, lei gli si avvicina inconsciamente, aggrappandosi alle sue braccia chiare.
Il sovrano di Bosco Atro sente una fitta di rimorso per non essersi messo qualcosa addosso. La sua pelle è a contatto con quella della ragazza e sentire la morbidezza dei suoi capelli neri non lo aiuta affatto a rimanere lucido. Colpa anche della stanchezza, ovviamente.

Con un sospiro Thranduil si avvicina al letto e depone quel corpo caldo e ignaro di tutto ciò che gli passa nella testa tra le coperte morbide, blu.

Con un sospiro lei si volta subito sul fianco, rivolta verso di lui. Il Re si immobilizza, osservando il volto sereno di Rose nella penombra. Le labbra di lei sono arricciate in un’ombra vaga di un sorriso e i suoi lineamenti sono rilassati. Per adagiarla sul letto si è inginocchiato sul tappeto prezioso, e ora le loro bocche sono a pochi centimetri di distanza. Gli occhi azzurri e intensi del sovrano di Bosco Atro studiano con calma le ciocche scure che ricadono sul cuscino in un intreccio complicato, e un’altra immagine si sovrappone alla scena che ha davanti. Chiude gli occhi per un’attimo, concentrandosi per qualche secondo sul ricordo lontano di Legolas quando, quand’era piccolo, lo osservava riposare, i lunghi capelli biondi sparsi dappertutto, le manine bianche che stringevano il cuscino o, più spesso, un lembo della tunica del padre quando lo cullava per tutta la notte.

E, mentre un intenso déjà-vù si fa largo nella sua mente, Thranduil si sente afferrare per la spalla. Solo che, al posto della tunica, ora c’è la sua pelle e al posto delle manine di Legolas c’è quella più grande ed esile della donna.

Apre di scatto gli occhi, mentre un brivido gli percorre la schiena, e punta gli occhi sul volto di Rose.

-Stai qui- sussurra lei con voce assonnata, e Thranduil si sente gelare il sangue nelle vene. E’ sveglia? Com’è possibile?

-Papà, stai qui- ripete, e a quelle parole l’Elfo si sente sollevato, anche se una punta di malinconia gli opprime la mente senza motivo.

-Papà- chiama di nuovo Rose, avvertendo il braccio di Thranduil scivolare dalla propria presa.

Il sovrano si affretta ad accarezzarle la testa, incerto su come diamine comportarsi. Lei l’ha preso per il padre... e vede benissimo che sembra più tranquilla se la tocca. Così, maledicendosi in elfico in tutti i modi possibili, si inginocchia sul letto e scavalca il corpo di Rose, sdraiandosi dall’altra parte, con le guance rosate per l’irritazione di non riuscire ad andarsene. Sospirando lascia scivolare la mano giù, tracciando una linea invisibile lungo la pelle e i vestiti della ragazza finché le loro dita si incontrano.

-Sono qui, tesoro- mormora voltando il viso nella sua direzione, e a quelle parole vede chiaramente il corpo di Rose rilassarsi mentre, nel sonno, lei stringe le sue dita.

Il Re chiude gli occhi e spera che la mattina dopo si svegli prima di lei, prima di sprofondare nel dormiveglia.


Thranduil si detesta certe volte. Detesta le cose che sfuggono al suo controllo. Come la morte della moglie. Per quello si è odiato a lungo, e forse si odia ancora per non essere riuscito a impedire che lei andasse via.

Oppure detesta quando i ragni invadono la sua foresta. Quello sì, che è irritante.

Detesta anche quelle sere nebulose dopo le battaglie in cui i soldati bevono e cantano e amano le proprie mogli o fidanzate e lui se ne sta solo sul balcone della sua stanza a fissare triste le stelle, bevendo vino per riuscire a ubriacarsi e a riposare in pace senza avere il ricordo della moglie ad affollargli la mente.

E la situazione in cui si ritrova ora rientra ampiamente nelle situazioni che lui detesta con tutto sé stesso.

Imprecando mentalmente in elfico Thranduil cerca di spostare il braccio e scivolare via dalla presa di Rose senza svegliarla, con l’unico risultato di farla spostare ancora di più sul proprio petto. Il Re sospira piano, reclinando la testa sui cuscini e cercando una soluzione al problema.

Evidentemente la notte si sono avvicinati sempre di più mentre riposavano, e ora lei è rannicchiata contro il corpo marmoreo dell’Elfo, la testa appoggiata sul suo petto e le mani posate sui suoi addominali.

E questo non sarebbe un problema se fuori dalla tenda non ci fosse nessuno. Ma qualcuno c’è.

E più precisamente è Legolas.

Mordendosi le labbra il Re afferra il fianco magro della ragazza e con delicatezza la sposta, sdraiandola supina. Lei protesta con un borbottio indistinto, continuando a dormire, ma ritira spontaneamente le mani e si volta sul fianco, dando la schiena all’Elfo, che si affretta ad alzarsi.

Con un sospiro irritato Thranduil si passa una mano nei lunghi capelli d’oro pallido, rendendosi conto del fatto che la sua temperatura corporea sia un po’ più alta del normale e che la sua pelle sia decisamente calda.

Maledicendosi per provare queste sensazioni strane immerge le mani nell’acqua tiepida della ciotola sul mobiletto di mogano e si rinfresca il collo.

-Ada?

Thranduil si volta di scatto, per trovarsi di fronte Legolas. Stupito, non fa niente per nascondere la sua sorpresa nel vederlo dentro la tenda. Come ha fatto a distrarsi così? Istintivamente il sovrano getta un’occhiata rapida alla ragazza stesa sul letto e ancora addormentata e poi al volto leggermente confuso del figlio.

Vedendo nei suoi occhi azzurri solo la perplessità per il suo comportamento strano, Thranduil si rilassa ma resta comunque rigido.

-Legolas, cosa c’è?- Mormora in elfico, mentre i suoi occhi vengono ancora attirati da Rose.

-C’è un problema- esordisce Legolas, la voce improvvisamente distaccato.

Alzando lo sguardo negli occhi del figlio, il Re capisce che questo problema è grosso, e notando anche lo sguardo che Legolas lancia all’Umana, decide che è davvero grosso.
 

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Capitolo 6
*** Istinti. ***


A Gold Sunshine.

Istinti.

 

Rose:

Un singhiozzo mi sfugge dalle labbra, seguito da un altro e poi un altro ancora. I muscoli del mio volto si contraggono in spasmi disperati, mentre lacrime calde scorrono sul mio volto. Mi rannicchio su me stessa, stringendo le braccia attorno alle gambe. Pensieri e ricordi sconnessi attraversano la mia mente, ma con un filo conduttore.

Lei.

Shanon.

La mia compagna di prigionia, la mia fonte di salvezza dopo le botte. La ragazza che mi curava le ferite come poteva. Lei, quella che mi ha ferita più di tutte, quella che mi ha tradita, che mi ha spezzato il cuore.

Che ora è qui.

-Rose... Rose... merda, Rose, dove sei?- Esclama la voce di Jeen.

Mi tappo la bocca con la mano, cercando di soffocare i singhiozzi, ma sento i suoi passi avvicinarsi dietro di me. Sono nascosta dietro a un albero, sono scappata dalla tenda dove c'è Shanon. Come una codarda, sì. Ma non ce l'ho fatta a guardarla negli occhi e a sopportare il suo sguardo davanti agli Elfi.

-Rose...

La voce dolce di Jeen arriva al mio orecchio avvolgendomi in una calda carezza. Chiudo gli occhi mentre lui si inginocchia accanto a me. Un rametto scricchiola sotto i suoi stivali, scavando nel terreno, mentre mi si siede accanto e mi accarezza le spalle in un dolce massaggio.

-Tesoro, perché piangi?- Mormora avvicinandosi. Posa la fronte sulla mia tempia e mi massaggia la schiena, scendendo con le dita lungo l'incavo della colonna vertebrale. Un singulto addolorato esce dalle mie labbra e mi arrendo, posando la testa sul suo petto, appena sotto la sua gola, dando libero sfogo alle lacrime.

Jeen mi stringe a sé e posa il mento sul mio capo, mormorando qualcosa in elfico. Ovviamente non capisco cosa dice, ma sembra una specie di canzone e lentamente mi penetra nelle membra, calmando la mia inquietudine e il mio dolore.

Lentamente, mentre inspiro il suo profumo di bosco, le lacrime smettono di scendere sulle mie guance.

Quando mi sono calmata a sufficienza alzo lo sguardo, accarezzando con due dita un lembo della sua pelle abbronzata e lasciata scoperta dalla scollatura a V della sua maglia azzurra. E trovo i suoi occhi chiari che mi guardano con un misto di affetto, pietà e ansia.

-Tesoro, cos’è successo con Shanon?- Sussurra delicatamente, accarezzandomi la guancia con il pollice. Deglutisco, appoggiando la fronte alla sua e stringendo i bordi della sua maglia con le mani.

-Lei... lei ha.. Jeen, no, per favore- esplodo, e scoppio di nuovo a piangere, mentre lui, mordendosi il labbro, mi tira di nuovo contro il suo petto. La sua mano si stringe sulla mia nuca, e con l’altro braccio mi circonda la vita.

-Stai tranquilla- sussurra piano, cercando di calmarmi -Rose, non ti succederà niente, qui. Non devi parlarne se non vuoi. Qui sei al sicuro, piccola. Sei al sicuro- ripete cullandomi dolcemente avanti e indietro.

Man mano che le sue parole mi entrano nel cuore i ricordi dolorosi scivolano pian piano via dalla mia mente e sento il petto essere riempito da una strana dolcezza quando mi rendo conto della gabbia confortevole in cui le braccia di Jeen mi racchiudono.

Quando il pianto se ne va, minuti dopo, alzo la testa e fisso il volto dell’Elfo, che mi guarda attentamente, cercando di capire in che modo comportarsi. Alzo una mano e la poso sulla sua guancia calda, accarezzando il suo zigomo con le dita.

-Jeen- dico con un mormorio strozzato.

-Sì?

-Non... non fare niente. Ne ho bisogno, non... non voglio...- e all’improvviso le mie parole farfugliate si perdono nelle sue labbra morbide che premono sulle mie. Resto di sasso per qualche secondo, ma lui resta immobile e sento la gratitudine riempirmi ogni vena del corpo.

Lentamente schiudo le labbra e alzo le braccia, appoggiandole sulle sue spalle. Con movimenti lenti lui mi porta a cavalcioni sopra il suo corpo, facendosi circondare il bacino dalle mie gambe. Immergo le dita nei suoi capelli morbidi e setosi, mentre lui mi accarezza la nuca e con l’altra mano mi massaggia la spalla. Piano piano i muscoli tesi si sciolgono e sento il suo sapore in bocca. E’ piacevole, e confortante. Sento quest’Elfo vicino a me come non ho sentito mai nessun altro, sento il suo amore e la sua generosità. Sebbene non mi ami mi sta consolando. Un respiro profondo da parte di Jeen mi fa scostare subito, e aprendo gli occhi vedo le sue iridi azzurre che mi guardano con una vena di tristezza.

-Scu... mi dis...

-Non è per te- mormora piano, interrompendomi, così piano che faccio quasi fatica a sentirlo -ma... c’è il Re.

Sgrano gli occhi e le mie guance prendono istintivamente fuoco. Accidenti. Mi affretto ad asciugare le ultime lacrime sotto allo sguardo di Jeen, che sta prendendo un’insopportabile sfumatura di divertimento.

-Cosa?- Mormoro incredula, e lui abbozza un sorrisetto perverso.

-Già... e sta pensando male. Molto male. Tanto male- mi informa ghignando. Lo fulmino con un’occhiataccia e lui ridacchia. Oh, certo, per lui è divertente. Cerco di alzarmi ma l'Elfo mi afferra per i fianchi e mi fa ricadere addosso a sé, baciandomi velocemente. Si scosta solo dopo qualche secondo, in cui le nostre labbra si sono a malapena sfiorate.

-Jeen..

-Così sarà più interessante- ghigna lui, alzandosi di scatto.

Mi scappa un urletto nel non sentire più il terreno sotto in piedi e lui ride ad alta voce, tenendomi in piedi senza sforzo. Mi deposita un bacio sulla fronte, assicurandosi che mi regga in piedi prima di voltarsi e scappare via. Resto a fissare la sua schiena che scompare gradualmente tra gli alberi, appoggiandomi al tronco ruvido dell’albero. I miei occhi si incantano ad osservare le sfumature dorate che i raggi chiari del sole donano alle foglie brune e verdi.

-Bella scenetta- sibila una voce alle mie spalle, facendomi sussultare. Mi volto di scatto e vedo la figura del Re degli Elfi di Bosco Atro a pochi metri da me. Appena incrocio i suoi occhi sento le guance arrossarsi e lo stomaco contorcersi quando mi accorgo che le sue iridi cristalline sono gelide come la lama di una spada. Thranduil si avvicina a passi aggraziati, fissandomi senza mostrare nessuna emozione sul viso affilato e regale tranne il disprezzo. I suoi capelli dorati risplendono alla luce del mattino e il suo volto bellissimo e freddo sembra... gelido.

-Peccato che non sia adatta a quello che mi aspettavo da una ragazzina che è scappata piangendo da una donna.

Le sue parole pungenti mi colpiscono dritte al cuore. E noto soprattutto che ha definito me una “ragazzina” e Shanon una “donna”. Se solo sapesse cosa ha fatto... cosa mi ha fatto.

Mi mordo le labbra, sentendo ancora il sapore di Jeen in bocca, e mi appoggio all’albero dietro di me. Alcune spine mi pungono i palmi ma non ci faccio caso; anzi, punto lo sguardo a terra, osservando con occhi tristi il tappeto di foglie dorate che ricopre il suolo sotto i miei piedi. Sono stanca, stanca. Voglio addormentarmi e non svegliarmi mai più.

-Se sei qui per infierire vattene- mormoro stancamente.

-E perché dovrei obbedire?- Risponde lui con voce melliflua.

Mi porto una mano alla fronte, e sospiro, chiudendo gli occhi.

-Fa’ quel che ti pare; me ne vado io, allora. Non ho intenzione di stare a sentirmi dare della ragazzina incapace da uno stronzo- ringhio voltandomi e allungando una gamba.

Non faccio nemmeno in tempo ad appoggiare il piede a terra che mi ritrovo con la schiena contro l’albero e il viso di Thranduil a mezzo centimetro dal mio, le sue mani strette con violenza sui miei polsi. Serro gli occhi e mi mordo il labbro, cercando di nascondere il tremore che mi scuote.

-Non darmi dello stronzo, ragazzina- sibila l’Elfo, sussurrandomi le parole all’orecchio con un disprezzo tale da farmi salire la lacrime agli occhi -non azzardarti a farlo mai più. Sono più adulto di te di migliaia di anni e molto più saggio, e di sicuro quel che faccio non lo faccio per me stesso ma per il mio popolo. Non mancarmi mai più di rispetto in questo modo. Io ti ho accolta, ti ho curata, ti ho consolata quando ne avevi bisogno, ti ho salvato la vita...

-E allora potevi anche farne a meno se devo essere trattata come un’animale che non vale un cazzo!- Il mio urlo spezza la quiete del bosco e cerco di liberarmi dalla presa di Thranduil senza risultato.

I suoi occhi tempestosi mi fissano mentre mi vede perdere velocemente il controllo.

-Potevi anche lasciarmi morire annegata, potevi lasciarmi in mano agli Orchi, potevi NON ENTRARE NELLA MIA VITA! Che poi non è che sia un granché, sai? E’ bello farsi picchiare e sfigurare e torturare ogni ora, hai mai provato? E tutto per cosa? PER COLPA DI QUEL BASTARDO DI MIO PADRE! Non gliene è mai fregato un cazzo di me, mi ha lasciata in mano a quelle bestie! Per due settimane! E ora tu vieni a dirmi che sono una ragazzina? Ma come ti permetti? E cerchi di estorcermi ogni cosa in qualsiasi modo, ma non ti è mai passato per quella mente del cavolo che mi terrorizza rivivere quei ricordi?! Non è affatto piacevole farsi...- taccio all’improvviso, proprio appena prima di dirglielo. Di dirgli cosa mi hanno fatto davvero.

Taccio perché all’improvviso la sua mano si è poggiata sul mio collo e le sue dita leggere e fredde premono sulla mia pelle calda con insospettabile dolcezza. Serro gli occhi per non vedere il suo volto e lasciando uscire l'aria dai polmoni appoggio la testa al legno.

-Vai via- mormoro stancamente -per favore, vai via- la mia voce tremante si è rotta di nuovo e una lacrima rotola dall'angolo del mio occhio fino a sfiorare la bocca. Sento i suoi occhi pungenti che non mi mollano un attimo e, nonostante tutto, le guance mi diventano calde. Odio piangere, ma odio piangere soprattutto davanti agli altri. E ora sto facendo una figura figura di merda davanti a lui, che già mi considera una nullità, poi se ci aggiungiamo anche questo... sono proprio messa male.

Ma, con sorpresa, sento la sua mano posarsi sulla mia guancia e con un dito lui raccoglie quella singola lacrima. Appena mi sfiora l'angolo della bocca la pelle comincia a bruciare e apro istintivamente gli occhi. Incrocio le sue iridi azzurre e colme di una strana morbidezza.

Restiamo a fissarci in silenzio, io con gli occhi ancora lucidi e lui con le iridi splendide e dolci.

E sorprendentemente lui non toglie la mano dal mio viso. Anzi, accarezza pian piano la pelle come ha fatto solo un paio di volte... solo che stavolta il suo tocco è sincero, non sta cercando di sedurmi per ottenere informazioni. Mi lascia anche il polso, afferrandomi piano per la spalla.

Il silenzio persiste, nell’aria quieta e silenziosa. Si sento solo il vago cinguettio degli uccelli e il fruscio delle foglie mosse dal vento.

Per prima, parlo io. Schiudo le labbra e la voce che esce dalla mia gola è roca e ancora affaticata dal pianto.

-Scusa- mormoro abbassando lo sguardo sul suo petto. Sbatto le palpebre, rendendomi conto che non indossa una tunica, oggi. Solo dei pantaloni neri, stivali e una camicia candida. Riesco a intravedere il profilo dritto delle spalle e i muscoli delle braccia. Dio, se è bello.

-Non importa- mormora lui a bassa voce, mentre la sua presa si fa sempre più leggera. Capisco che sta per lasciarmi andare, e mi rendo conto di non volerlo. Voglio che mi tocchi, voglio che mi stia vicino. Voglio sentire il calore impassibile del suo corpo, voglio sentire il suo corpo contro il mio come ho sentito quello di Jeen...

E con una fitta al cuore mi rendo conto di volerlo un po’ troppo.

Apro la bocca per dire qualcosa che possa farlo rimanere così, ma le parole che pronuncio non sono affatto quelle che mi aspetto.

-Non volevo offenderti.

Thranduil sbatte le palpebre, sorpreso, e le sue labbra si distendono, assumendo una posa meno rigida. Fa un passo indietro e all’improvviso mi ritrovo da sola contro l’albero, la schiena premuta sulla corteccia e le mani strette sulle cosce per impedirmi di avvicinarmi a lui e afferrarlo, abbracciarlo, sentire il suo profumo di muschio e pino.

Aggrotta impercettibilmente le sopracciglia bionde, sgranando un poco gli occhi.

-Non importa- dice dopo numerosi istanti di silenzio. Poi l’Elfo chiude gli occhi, negandomi l’accesso a quella morbida dolcezza che ho intravisto per qualche istante, raddrizzando le spalle.

-Torna da Jeen- dice, e la sua voce è tornata gelida come prima. -Affiderò a Shanon un altro guaritore. D’ora in poi Jeen si occuperà solo di te, ma resterai nella mia tenda per qualche altro giorno.

Inarco le sopracciglia stupita e lui mi getta un’occhiata impenetrabile.

Mi mordo il labbro inferiore, muovendo per la prima volta un passo verso di lui, che rimane fermo dov’è, a fissarmi imperscrutabile.

-Non voglio tornare da Jeen.

-Ah davvero?- Replica lui con una smorfia di stupore irritante, alzando un sopracciglio. Le sue parole sono intrise di disprezzo malcelato, lo fa apposta per irritarmi, accidenti!

-Non mi sembrava che prima avessi problemi a farti consolare da lui- insinua con voce vellutata, fissandomi con una scintilla di divertimento perverso negli occhi azzurri e limpidi.

Lo guardo abbassando le spalle.

-Non voglio stare con lui- controbatto e Thranduil alza gli occhi al cielo. -Lui non capisce- aggiungo poi, e vedo il sovrano bloccarsi all’improvviso. Ritorna a guardarmi e inclina la testa di lato, mentre vedo nei tratti delicati e regali del suo volto l’improvviso interesse per la mia risposta.

-Ah sì? Cosa non capisce, esattamente?- Sussurra avvicinandosi.

Piccoli brividi scuotono la mia schiena mentre il suo sguardo rapace mi trafigge, dandomi l’impressione di leggermi l’anima. Un improvviso nervosismo mi coglie e faccio un paio di passi indietro, pensando a una via di fuga con cui sfuggire a questa situazione assurda, maledicendo anche la mia bocca che parla da sola.

Ho la strana sensazione di arrossire e i miei occhi non riescono a fermarsi su un punto per più di mezzo secondo. Mi schiarisco la gola, abbassando lo sguardo sulle punte dei miei stivali.

-Ehm... niente, niente... io vado da Jeen allora...- con una mossa fulminea, Thranduil mi afferra il braccio e chiudo gli occhi, con una strana voglia di prendermi a calci.
Mi blocca stringendo anche l’altra mano al mio fianco, e mi mordo le labbra; improvvisamente il mio cuore sta battendo a mille. Le sue dita scivolano lungo il mio braccio fino a stringere in modo quasi possessivo la mia spalla. Sento il cuore in gola e la vista offuscarsi.

-Avevi detto che non volevi stare con lui- sussurra chinandosi sulla mia spalla e voltando leggermente la testa per guardarmi. Con la coda del’occhio vedo il suo volto bellissimo che mi studia con un sorrisetto sulle labbra.

Ti prego, non mi far svenire, penso pregando qualsiasi dio, mentre sento le gambe iniziare a cedere. Cazzo, non posso svenirgli addosso! Porca puttana Rose, svegliati!!

 

-Buonanotte- la voce fioca di Rose spezza il silenzio precario che si è creato nella stanza.
Thranduil, seduto sulla poltrona rossa, con in mano alcune lettere, getta un’occhiata veloce alla ragazza, e con stupore si accorge che non è sotto le coperte. E’ sdraiata su un fianco, i lunghi capelli sparsi morbidamente attorno alla sua testa, e i suoi occhi scuri lo fissano con una scintilla di malinconia.

Il sovrano sospira quando, incrociato il suo sguardo, lei non abbassa gli occhi ma continua a fissarlo.

-Pensavo avessi freddo- mormora.

Lei sospira, passandosi una mano tra i lunghi capelli setosi.

-Ho caldo- ribatte.

Il Re si allunga in avanti, distogliendo lo sguardo da lei, e si tende sul tavolino cosparso di carte. Soffia e la candela si spegne. Con i suoi sensi acuti percepisce il breve sospiro di sollievo di Rose, e sorride tra sé e sé.

Si sente più a suo agio quando pensa che non la veda.

Ma lui la vede, eccome se la vede, grazie alla sua vista acuta. Anche nella penombra della stanza riesce a scorgere perfettamente l’espressione morbida che hanno assunto le labbra di Rose, curvandosi appena verso l’alto.

Vede la mano che tiene sotto la guancia, tra il cuscino e la testa. Vede la curva dolce e appena appena spigolosa del suo fianco, vede le sue braccia nude. Vede ogni cosa di lei.

Si alza e si dirige verso di lei, aggirando il letto. Rose sente che si sta muovendo, ma non capisce dov’è, finché non sente il materasso sprofondare sotto il peso di un altro corpo, e allora si sente ghiacciare il sangue.

Un sussurro languido la raggiunge, facendola arrossire, mentre una mano delicata e possessiva si posa sull’allavamento del suo fianco.

-Tranquilla- sussurra l’Elfo -non ti sono saltato addosso, questa notte, se non ricordo male.

Rose sente il suo cuore fermarsi per qualche istante. Nell'ombra sgrana gli occhi, irrigidendosi. Il suo respiro diventa più difficoltoso, mentre si gira mettendosi supina e voltando la testa. Peccato che, in questo modo, il volto di Thranduil sia a pochi centimetri dal suo.

Gli occhi del sovrano sembrano splendere nel buio con riflessi cangianti. A Rose quelle iridi intense e melliflue sembrano per un momento azzurro, poi blu o grigi. L’unica cosa certa è che l’Elfo sente il battito veloce del suo cuore, visto che le ha preso il polso e le sue dita premono dove ci sono le vene.

-Cosa vuoi dire?- Chiede per un secondo Rose, guardandolo spaventata e nello stesso tempo attratta da degli occhi che splendono davanti a lei. Sembrano puri e disarmanti come diamanti.

-Non ti ricordi?- Esclama con finta voce stupita l’Elfo.

Thranduil vede Rose impallidire. Sente il ritmo frenetico delle pulsazioni del suo cuore sotto le dita. E’ nervosa, e quando l’Elfo la vede chiudere le palpebre per qualche secondo, mentre cerca di riprendere il controllo, si rende conto di quanto si stia comportando in modo meschino. Solitamente gli piace utilizzare questi piccoli inganni per ottenere le cose, ma ora inizia ad essere disgustato da sé stesso. Colpa di una maledetta scintilla di senso di colpa che fa capolino nel suo cuore. Non ha idea del motivo, ma sente un forte istinto di protezione verso quella ragazza. Forse perché quando l’ha tirata fuori dalle acque gelide e implacabili del fiume pesava meno di un bambino. Certo, magari è anche per via della sua altezza, ma comunque anche adesso è troppo magra. Gli orchi non la trattavano con tanta gentilezza, figurarsi se le davano del cibo.

Riscuotendosi da quei divagamenti mentali, Thranduil si rende conto degli occhi smarriti di Rose che lo fissano confusi e interdetti. Per un breve momento il sovrano cede alla tentazione di guardarla, e i suoi occhi scivolano verso le labbra spaccate dell’Umana.

-Ma...- la voce tremante di Rose interrompe quel silenzio carico di dubbi e fa rinsavire l’Elfo, che si gira rapidamente a guardare il soffitto, sdraiandosi sulla schiena.

-Cosa intendi?- Sussurra lei, le guance che diventano inevitabilmente rosse.

Thranduil abbozza un sorriso, intenerito dal suo imbarazzo costante, e decide di non prolungare il tormento.

-Quello che ho detto, ragazzina. Nonostante tu dica che odi tuo padre, mi hai scambiato per lui, ieri sera, nel sonno. Ho solo fatto ciò che ogni padre dovrebbe fare per i propri figli... quello che facevo quando Legolas aveva un incubo- aggiunge mormorando sovrappensiero, mentre il sorriso controllato si distende trasformandosi in uno vero e illumina le sue labbra, donando una luce calda agli occhi del Re; luce che, però, la ragazza non può scorgere, dato che gli ha dato le spalle e si è rannicchiata su sé stessa per non doverlo più guardare in volto.  

E’ turbata, Thranduil lo percepisce, e vorrebbe saperne di più, ma non ha il coraggio di chiedere.

Con un sospiro il Re si sposta sul fianco destro, osservando la sagoma della ragazza a pochi centimetri dal suo corpo. Mentre la studia lentamente un improvviso istinto rischia di fargli perdere il controllo dei propri gesti; senza pensare, allunga una mano verso il fianco di Rose e fa per cingerle la vita, ma in quel momento lei si sdraia sulla pancia, salvandolo. Inorridito, l’Elfo ritira velocemente il braccio, col cuore che gli martella in petto.

Quel gesto.

Quel gesto era quello che faceva ogni sera, quando sua moglie era ancora viva. La stringeva a sé, racchiudendola tra le proprie braccia.

Thranduil si alza di scatto dal letto, passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi, cominciando a sudare freddo, incurante dello sguardo perplesso della donna della sua schiena.

Questo non va bene. Non va affatto bene, pensa dirigendosi verso lo specchio. Se comincio a provare il bisogno di abbracciarla come abbracciavo mia moglie non va bene.

E, alzando lo sguardo sulla superficie lucida dello specchio, l’Elfo si sente gelare il sangue. Rose lo sta fissando, seduta sul letto, le coperte aggrovigliate tra le gambe, una mano tra i lunghi capelli mossi.

E quando lui si volta, mentre la fioca luce che penetra dall’esterno fa sembrare la sua pelle di porcellana, Rose si sente morire per un istante. Gli occhi dell’Elfo brillano nel buio.


 ♦  ♦ 
 
AnGoLo DeLl'AuTrIcE:
Ciao! ^^ awww che dolci che siete :3
Ahah vi lascio in sospeeeeeeeeeeeesooooooooooooo!
Volevo ringraziarvi per le NOVE recensioni che avete lasciato al capitolo precedente, allora ho fatto bene a far sciogliere un po' Luna Storta? Pensavo di aver esagerato!! Secondo voi? 
In effetti è molto difficile renderlo, ma spero di riuscirci abbastanza bene... cmq, ecco fatto.
Non uccidetemi, il prossimo capitolo si scoprirà in parte (ovviamente! eheh vi pare che vi dico tutto all'inizio?!) cosa è successo a Rose e che c'entra Shanon! 
Spero vi piaccia....
Un bacioo!!
Anna!

(recensioniiiiiiiiiiiiiii mi diverto da matti a leggerle!! Voglio la modalità pazza on!)

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Capitolo 7
*** Baci. ***


A Gold Sunshine.

Baci.

-Dimmelo- sussurra Thranduil, afferrandomi con due dita una ciocca dei miei capelli corvini.

I nostri sguardi sono incatenati. L'azzurro brillante delle sue iridi mi impedisce di ritrarmi, e la sua mano posata sul mio collo sembra quasi il tocco di...

-Rose- sussurra Thranduil, chinandosi. Tremo visibilmente, ora. Appoggia la fronte sulla mia, e abbasso lo sguardo, mentre nella mia gola inizia a formarsi un nodo che mi impediscendi parlare.

-Rose- la sua voce si addolcisce, scorrendomi sulla pelle in una morbida carezza.

Un sospiro indeciso lascia le mie labbra, mentre punto gli occhi sulla sua spalla muscolosa.

Socchiudo gli occhi, godendo mio malgrado del massaggio che mi sta facendo, scendendo lentamente con le dita lungo la mia schiena.

-Rose- insiste.

Deglutisco e schiudo la bocca, prendendo un respiro profondo. Il cuore mi batte a mille e per riuscire a smettere di tremare afferro l'avambraccio dell'Elfo. Sento i muscoli d'acciaio del sovrano irrigidirsi per qualche attimo, prima di rilassarsi.

-Non c'erano solo Orchi- sussurro.

-Cosa?- Esclama Thranduil, stupito. Mi lascio scappare un gemito, spaventata.

-Ehi. Ehi. Rose. Rose, stai calma. Non c'è nessuno qui. Ci sono io. Solo io. Rose!

Mi sento afferrare per le spalle con forza, e qualcuno mi scuote. Grido, terrorizzata, sento di nuovo le mani grosse e rudi dell'uomo sulla mia carne. Cerco di sottrarmi alla presa, mentre il panico mi invade le vene. Alzo le braccia per difendermi, dimenandomi. Vedo i suoi occhi scuri, le sue labbra deturpate dalla cicatrice che ridono, ridono di me. Scoppio a piangere, urlando, e lui mi afferra e mi butta sul letto. I singhiozzi scuotono il mio petto, mentre sento il suo corpo massiccio premere sul mio.

-ROSE! ROSALIE!

Mi blocco all'istante. Sbatto le palpebre, il respiro bloccato, e torno a vedere degli occhi azzurri al posto di quelli marroni.

Deglutisco, il panico che comincia lentamente a calmarsi, e i miei occhi si riempiono di lacrime. Sto ansimando come se avessi corso per ore e ore, e il mio petto si solleva velocemente andandosi a scontrare con il suo. Anche attraverso la stoffa della maglia riesco a sentire quant'è duro il suo torace e quanto la sua pelle è fresca e calda allo stesso tempo.

-Rosalie. Quanto tempo ci vorrà prima che tu mi dica che diamine c'entra Shanon con la tua prigionia?

Chiudo gli occhi, lasciando cadere la testa sul cuscino. Mi mordo le labbra.

 

Se Thranduil non avesse un autocontrollo di ferro, sviluppato in secoli e secoli di allenamento, è sicuro che cederebbe alla tentazione di abbassarsi e baciarla. Ma non ha dimenticato la paura che ha visto nei suoi occhi per qualche istante. Era terrore puro.

In effetti, il Re non aveva bisogno di altre conferme per i suoi sospetti. Purtroppo, ci ha azzeccato in pieno.

Rose è stata violentata.

Finché non sapeva che nella compagnia degli Orchi c'erano anche uomini aveva nutrito alcune speranze, pensando che non fosse successo. Raramente gli Orchi stuprano le donne, e, quelle rare volte in cui succede,  le uccidono sempre.

Però... appena lei gli ha detto che c'erano anche uomini, tutti i pezzi del puzzle si sono ricomposti davanti agli occhi intuitivi del sovrano. E lui non ci può fare nulla. È impotente... impotente come non è mai stato.

Un singhiozzo a malapena trattenuto lo riscuote dai suoi pensieri.

Sbatte le palpebre e mette a fuoco il volto della ragazza. Sulle sue lunghe ciglia nere brillano poche lacrime.

Le labbra sono tese e pallide, così come le guance. È completamente abbandonata sotto al corpo possente e slanciato dell'Elfo, e anche questo dimostra quanto sia spossata, sia fisicamente che psicologicamente. Dov'è finita la piccola gattina che cercava di piantargli gli artigli in gola appena si avvicinava?

Scrutandola per vari secondi, Thranduil si accorge che il seno morbido della ragazza gli preme contro il petto, provocandogli uno strano scompiglio dei sentimenti nel petto. Serra i denti. Da quanto non sente questo contatto sulla pelle... trattenendo un ringhio Thranduil riprende il controllo dei propri pensieri e del suo corpo.

Cercando di frenare i propri istinti si abbassa sugli avambracci, tenendosi sollevato per non pesare troppo sul corpo esile della giovane donna e al contempo imprigionarla tra le proprie braccia, ma sempre tenendole stretti i polsi.

-Rose, ascoltami. Non ti faranno male. Mai più. Te lo giuro. Ti proteggerò, a qualunque costo.

Lentamente , mentre quelle parole si fermano nell'aria, lei riapre gli occhi. Le sue dolci iridi color cioccolato sono così smarrite che Thranduil sente una fitta al cuore.

-Torneranno a prendermi- risponde sussurrando.
Il Re socchiude gli occhi e si abbassa ancora di più, posando le labbra sulla fronte della ragazza. E’ bollente.

-Non lo faranno- la rassicura con voce ferma, lasciandole pian piano andare le braccia.

-Sì invece- insiste, la voce intrisa di lacrime.

A quelle due parole disperate Thranduil apre gli occhi cristallini e si abbassa di scatto finché il suo volto è sospeso pochi centimetri sopra quello di Rose. Entrambi sentono il respiro dell’altro soffiare sulle guance. I loro occhi si fondono in un unico sguardo color azzurro e color castagna.

-Rosalie, nessuno ti farà del male finché ci sarò io qui con te. Passeranno sul mio cadavere prima di riuscirci- mormora con tutta la convinzione possibile l’Elfo, e Rose sospira in risposta.

-Mi fido di te- dice a bassa voce, alzando lentamente una mano e poggiandola sulla guancia dell’Elfo.

Un gemito di dolore sfugge dalle sue labbra sentendo le dita di Rose premere inconsapevolmente sulla cicatrice nascosta dalla magia, la cicatrice che si è procurato millenni prima e che soltanto Thorin Scudodiquercia e Legolas hanno visto.

La ragazza frena subito le dita nel sentire il lieve lamento del sovrano, e i suoi occhi si sgranano, chiedendo risposte. Lui per tutta risposta ricambia il suo sguardo con le labbra socchiuse, il petto che si alza e si abbassa velocemente, premendo su quello di lei.

E’ una situazione pericolosa.

Il sovrano sente due distinte emozioni farsi strada nel suo petto, distinte e lontane quanto stranamente collegate. La prima reazione che il suo corpo ha è di rifiuto. Per puro miracolo il Re riesce a recuperare quel breve pizzico di controllo che gli rimane e riesce a trattenere la propria mano, che si stava già muovendo per andare a strappare le dita di Rose dalla guancia. Non è colpa sua, si ricorda il sovrano. Lei non sa della cicatrice.

Però la ragazza ha visto un’ombra di incertezza negli occhi dell’Elfo.

Sa perfettamente di non essere lucida. Ha la febbre, non pensa, agisce e basta. Così, mentre lui sembra dilaniato da una lotta interiore, sfiora con le punta delle dita la pelle pallida e marmorea del fianco asciutto del sovrano. Thranduil trattiene il respiro, stupito. Questa ragazza sta rischiando grosso, e sembra non importarle. Continua a sfidarlo, continuamente. Come adesso.

Con una smorfia leggera l’Elfo allunga il braccio e afferra la mano dell’Umana, riportandola sul petto di lei.

-Che diamine stai facendo?- Chiede a bassa voce, irritato, confuso e attratto allo stesso tempo.

-Quello che voglio fare- risponde lei schietta, allungando la mano libera e premendola sulla schiena dell’Elfo che, colto di sorpresa, non fa resistenza. Entrambi provano un brivido nel sentire i loro corpi sfiorarsi prima e premere l’uno sull’altro poi. E, stranamente, nessuno dei due sembra risultare schifato da quel contatto. Anzi, tra il calore delle coperte aggrovigliate e il battito impazzito dei loro cuori, sotto il tocco delle carezze morbide sulla schiena, Thranduil con un sospiro si lascia andare.

Anziché spostarsi subito dal corpo esile come dovrebbe fare, l’Elfo rilassa i muscoli e posa la testa sul petto morbido di Rose, stringendo i denti per il nervoso. Anche se ci prova, non riesce a godersi quest’abbraccio come quello di un’amante o di qualsiasi serva, nella sua mente continua a rimbombare la consapevolezza che chi lo sta abbracciando è Rose, Rosalie o come diavolo si chiama.

Lascia scivolare le mani sui fianchi di lei, stringendola poi per la vita e chiudendo gli occhi, il cuore lacerato in due. Non è mai riuscito a superare il dolore della perdita di sua moglie e nemmeno a restare tanto a lungo con un’altra donna facendosi abbracciare come ora, e si detesta perché adesso lo trova enormemente facile.

-Rilassati- la voce di Rose gli arriva soffocata dal sonno che la sta prendendo, anche se le sue mani continuano ad accarezzargli lentamente la pelle nuda della schiena perfetta, infilandosi tra i suoi lunghi capelli d’oro pallido.

Un sorriso amaro compare sulle labbra del sovrano, pensando che l’indomani farebbe meglio a rispedire Rose da Jeen. A quel pensiero, il ricordo del bacio passionale dei due gli stringe il cuore e lo stomaco in una morsa di gelosia, e l’Elfo stringe con più forza quel corpo minuto a sé, pensando che no, non la spedirà da nessuna parte perché lei è e sarà comunque sempre sua.

 

Rose:

Non ho mai dormito così bene. Mi sembra anche di aver fatto un sogno, ma non ne sono sicura... ma se fosse altrimenti non riuscirei a spiegarmi la sensazione di pace e tranquillità.

Ma appena mi rendo conto di questa sensazione di calma, riaffiorano vari ricordi. Mi ricordo lo scintillio di lunghi capelli di un oro pallido, due occhi tormentati e azzurri all’inverosimile, e un corpo sul mio... ma era tutto un sogno.

Con un profondo sospiro cerco di spostarmi sul fianco, ma qualcosa me lo impedisce. È come se... qualcosa mi bloccasse... come se qualcosa premesse sul mio peto.

Oh merda. Oh merda. Oh, merda.

Non era un sogno!

Apro gli occhi, e mi rendo conto di tenere le mani sulle spalle di... oh, ma cazzo.

Thranduil.

Lui non sembra essere sveglio.

Chiudo gli occhi, arrossendo finché le guance non mi diventano cremisi. Deglutisco, la gola secca, e comincio a sudare freddo. poi riapro gli occhi e punto lo sguardo su di lui, ascoltando l’impellente bisogno di osservarlo.

Non avrei altre occasioni.

Sono sdraiata supina, mentre lui sul fianco, alla mia sinistra, ma ha la testa appoggiata sul mio petto. Il suo respiro mi soffia delicato e regolare sulla pelle, suscitandomi strane sensazioni. Ha un braccio posato sulla mia pancia, e le sue dita sono intrecciate le mie. Sento il peso gravare sul mio basso ventre. Mi perdo ad osservare la pelle perfetta che segna con piccole ombre i contorni dei suoi muscoli, delle spalle e della schiena. I suoi capelli biondi sono sparsi un po’ dappertutto, compreso il mio corpo.

Lascio ricadere la testa sul cuscino, sospirando stanca. Non ce la faccio più. Prima ci odiamo, poi facciamo pace, poi ci ritroviamo nello stesso letto... Non capisco più niente.

Stringo con forza irrequieta le sue dita lunghe e aggraziate, senza ottenere alcuna reazione.

sembra un bambino, sereno e rilassato... apro gli occhi. Se è come un bambino... posso spostarlo da me e sgattaiolare via.

Mi mordo il labbro inferiore, decidendo in fretta. Sciolgo la presa delle nostre dita, e la sua mano ricade aperta sulla mia pancia, facendomi andare la guance a fuoco. Mi maledico per provare tanto imbarazzo, ma è naturale, non ci posso fare nulla! Prendo un respiro, riempiendomi i polmoni di aria fresca.

Okay, ora la parte più difficile: devo spostargli la testa.

Con delicatezza appoggio una mano sulla sua spalla soda e spingo con dolcezza, facendolo inclinare all’indietro, ma non abbastanza perché cada sdraiato sulla schiena. Infilo una mano sotto al suo mento e accompagno il movimento del suo corpo possente sorreggendo la sua testa. Tiro un respiro sollevato quando la sua guancia si stacca dal mio petto e mi alzo in ginocchio, spingendolo delicatamente sdraiato sulla schiena, ritraendo poi le mani.

-Finalmente- sorrido sollevata, passandomi nervosamente una mano tra i capelli, e cerco di mettermi seduta per poi gattonare via, ma appena mi volto una mano mi afferra il polso.

Con un urletto di panico mi sento tirata di nuovo giù, addosso, anzi sopra a quell’Elfo odioso a cui ho cercato sfuggire, inutilmente.

Stavolta la mia schiena è incollata al suo busto, e appena mi rendo conto che una discreta porzione della mia pelle è a contatto con la sua, be’, rischio di andare in iperventilazione. Thranduil mi stringe le braccia in modo che non possa scappare da nessuna parte.

-Eri sveglio- mi lamento.

Una risata roca e sensuale solletica la curva della mia spalla.

-A quanto pare- sghignazza divertito. Chiudo gli occhi, imbarazzata.

-Sai, è divertente vedere quanti sforzi fai per sfuggirmi- la sua voce si fa più delicata e vellutata, e mi provoca parecchi brividi, e lui se ne accorge dato che siamo appiccicati. La presa delle sue mani si fa meno salda e più provocante, mentre scivolano lentamente fino ai polsi e poi di nuovo su.

-Ma non puoi sfuggirmi- mormora al mio orecchio, lasciando che le sue labbra mi sfiorino il lobo e che il suo fiato mi faccia rabbrividire.

Guardo il soffitto con occhi vacui, deglutendo. Si sta prendendo gioco di me. Bene, allora gli faccio vedere io chi è che è preso in giro.

Spostando repentinamente le gambe oltre le sue mi alzo mettendomi seduta. Lui non fa in tempo a trattenermi, colto di sorpresa, o forse non ne ha semplicemente voglia. Ma, invece di scappare, volto la testa e incateno i miei occhi ai suoi, di un blu stupendo e intenso. Thranduil non si muove. Sta fermo lì, come un dio che aspetta la prossima futile mossa di un servo che ha cercato di fregarlo e spera ancora di cavarsela.

Inclino la testa, e i miei capelli ricadono involontariamente davanti al lato destro del volto. Mi chino, su di lui. Poggio una mano a lato della sua spalla, e mi piego finché il mio volto è sospeso a pochi millimetri dal suo, splendido e perfetto.

-Ma davvero?- Mormoro, e la voce mi esce roca e intensa, per quanto non l’abbia fatto apposta.

Trattengo un sorriso quando vedo che le pupille di Thranduil si dilatano. Mi piego ancora di più, facendo premere il mio corpo sul suo, e aspetto una risposta, accarezzando la linea della sua spalla con le dita.

-Sì, Rosalie- mormora lui, afferrandomi improvvisamente il fianco e costringendomi a spostare la testa sopra alla sua, mentre i miei capelli gli disegnano una lunga scia sul petto delineato. I suoi occhi bruciano, ma non capisco se per irritazione o qualche altro sentimento.

-E non pensare di intimorirmi con questo tuo atteggiamento- aggiunge a bassa voce, guardandomi con i suoi profondi occhi blu.

-Ma io non voglio intimorirti- sussurro, la voce improvvisamente carica di rabbia, e per ripicca le mie dita corrono alla linea della sua mascella, accarezzandola spudoratamente. Continuo a guardarlo nelle iridi, so che è sorpreso, lo vedo.

E subito dopo è lui a sorprendere me.

-Perché hai baciato Jeen, se non lo ami?- Mi chiede, serio. Sgrano impercettibilmente gli occhi, sorpresa.

-Ma come...

-Lo dice il linguaggio del tuo corpo- mi interrompe, impedendomi di allontanarmi afferrandomi per il collo, da dietro. Mi lascio sfuggire un gemito, più che di dolore di sorpresa.

-Ma davvero? E cos’altro dice, il mio corpo?- Domando acidamente, cercando inutilmente di liberarmi dalla sua presa. L’Elfo si mette seduto, spingendomi su con sé, e poi mi dedica una lunga, lunga occhiata senza battere ciglio.

Non so cosa veda. Forse soltanto una ragazza con i capelli disordinati, le guance rosse e gli occhi stanchi e irritati, magra, forse troppo, nel suo letto.

-Mi dice che ora sei rilassata- sussurra all’improvviso, rialzando gli occhi sul mio volto. Non dico una parola, lasciando che continui. -Mi dice che non hai paura di me, il che non è logico, visto che siamo nello stesso letto e potrei decidere di violentarti seduta stante.

Mi si mozza il respiro, è come se mi avesse tirato una sberla, ma vedo ancora, attraverso il velo di lacrime che inizia ad appannarmi gli occhi, le sue iridi scintillare, studiandomi, e capisco che è una prova.

-Non lo farai- sussurro col fiato corto per il colpo al cuore di poco prima. Lui addolcisce la piega delle labbra.

-No, non lo farò- mormora.

-Come fai a capire che non amo...

Le mie parole vengono interrotte dalle sue labbra, che si avvicinano piano piano, fino a posarsi con dolcezza sulle mie. Mi zittisco all’istante, mentre il mio cuore si ferma per un breve attimo e poi riprende a battere più forte di prima. Thranduil rafforza la presa sul mio collo, e mi lascio sfuggire un gemito, di dolore stavolta. A cui lui risponde premendo con più forza la bocca sulla mia.
Oddio, adesso svengo.

Schiudo con cautela le labbra e sento la lingua dell’Elfo premere per un attimo sul mio labbro, invogliandomi a chiedere di più.

Ma, all’improvviso, lui si scosta e io ho un giramento di testa. Mi porto la mano alla fronte, sconvolta, mentre lui mi fissa come se non fosse successo nulla.

-Perché sarebbe successo questo, al tuo primo bacio, se tu lo amassi.

Non ha nemmeno finito di parlare che il mio schiaffo raggiunge la sua guancia, colpendola con uno schiocco secco.

Thranduil volta la testa, portandosi la mano alla guancia, mentre io sgrano gli occhi, sconvolta dalla mia azione. Prima di vedere il suo volto contrarsi in una smorfia furibonda e sentire un ringhio uscire dalla sua gola, prima che si lanci addosso a me e mi faccia cadere sotto di lui, senza fare niente per alleggerire il suo peso che, di colpo, mi piomba addosso.

Mi si mozza il fiato.

-Sappi che non ti uccido solo perché sei sotto la mia protezione, ragazzina- ringhia il sovrano, gli occhi che si incupiscono come un mare in tempesta.

Resto in silenzio, conscia di aver sbagliato, ma convinta anche della mia reazione.

-Allora? Non dici nulla?- Mi provoca lui. Vedo bene che non aspetta altro, ma non ho intenzione di dargli quello che vuole. Sono ancora scossa dal bacio... chi se lo aspettava? Lui... io... ma insomma, è assurdo! E la cosa più brutta è che mi è piaciuto. Sì, insomma...

E va bene, lo ammetto. Bacia da dio. Poi non è che abbia molta esperienza in proposito, però...

-Rosalie- il richiamo di Thranduil mi riporta alla realtà e vedo che adesso ha la fronte appoggiata alla mia. Sbatto le palpebre, sussultando sotto al suo corpo, e lui lo sente. Nei suoi occhi compare anche una sfumatura di strana dolcezza.

Ma a non importa. Mi sono appena resa conto della situazione. Sento il suo peso premere sulle gambe, sul ventre e sul petto, immobilizzandomi. Mi si spezza il respiro, mentre il corpo perfetto dell’Elfo si trasforma in quello più pesante e massiccio dell’uomo.

-Lasciami- dico, cominciando a terrorizzarmi. So che non è razionale, so che colui che mi sta sopra è il sovrano degli Elfi, ma lo vedo, lo vedo continuamente, dappertutto, tormenta i miei pensieri, i miei incubi. Mi sembra di risentire le sue mani addosso.

-No, lasciami! Lasciami!- Comincio a urlare.

Un terrore cieco prende la mia mente e mi impedisce di pensare. Sento solo la paura. Sento solo le mani dell’uomo sulle mie spalle, sulle gambe, dappertutto... una lacrima scende dall’angolo dell’occhio destro e un singhiozzo lascia le mie labbra.

Percepisco anche una voce, una voce che cerca di riscuotermi dal torpore e dal dolore che sento in ogni angolo del corpo. Ma non la sento. So che c’è, ma è troppo bassa, lontana...E all’improvviso, due labbra si posano sulle mie.

Sussulto, cercando di spingerlo via.

Non mi ha mai baciata prima! Sento panico, sento le sue mani stringersi sui miei polsi e bloccarli sopra la testa, come faceva sempre...

Cerco di dimenarmi, ma pesa, pesa troppo, mi soffoca. E intanto le mie labbra si schiudono da sole per lasciarlo fare. Ha vinto ormai. Ma il sapore che sento non è quello dell’uomo, non è quel misto di sudore e sporcizia, ma un sapore dolce e pungente, piacevole.

Riapro gli occhi, e vedo quelli chiusi di Thranduil, sopra di me.

Il mio cuore si ferma, e Thranduil, sentendo il mio improvviso silenzio, scosta la testa e mi fissa. Per poco, però. In mezzo secondo la tenda viene scostata, e la luce inonda la dimora provvisoria del Re, che si volta di scatto verso l’entrata, senza però spostarsi.

-Signo...- la voce di Jeen si strozza, e non ho bisogno di vederlo per saperne il motivo. Serro gli occhi, le guance che vanno a fuoco, avvertendo gli occhi del mio guaritore bruciare su di me. In un istante smetto di sentire il corpo di Thranduil schiacciare il mio, ma resto lì, sdraiata.

-Signore- adesso la voce di Jeen sembra un ringhio -Shanon è sveglia.

-Occupati di lei- risponde l’Elfo biondo, e lo sento uscire dalla tenda. Solo quando sono sicura che non ci sia più apro gli occhi e li punto sul volto estremamente pallido e incazzato dell’Elfo moro, che intanto mi sta raggiungendo a grandi passi.

-Che. Cazzo. Stavate. FACENDO- ringhia Jeen, prendendo dei respiri profondi per calmarsi.

Lo guardo sbattendo le palpebre e dando la risposta più sbagliata che potessi dare.

-Stavamo... uhm... provando una cosa.

Jeen sgrana gli occhi, ancora più irritato dall’ambiguità delle mie parole.

-Del TIPO?

Sbuffo, saltando seduta, e mi getto addosso a lui, circondandogli il collo con le braccia. L’Elfo barcolla un po’, ma mi abbraccia subito. Poso la testa sulla sua spalla, inspirando il suo familiare odore di pino.

-Jeen, non stavamo facendo nulla.

-Lo so che non stavi facendo nulla... ma ho dei seri dubbi su di lui- sospira, accarezzandomi la testa, rassegnato. Ridacchio, girando la testa e schioccandogli un bacio sulla guancia, mentre lui mi fissa sorpreso da tutta quest’allegria.

-Dai, andiamo- dico allegramente, correndo a prendere gli stivali abbandonati nell’altro lato della tenda. -E dove?- Chiede Jeen, guardandomi perplesso.

Il mio volto si oscura un po’.

-Da Shanon- ringhio, improvvisamente incazzata.

Vediamo un po’ chi sarà la vittima, ora.
 
♦  ♦  ♦


AnGoLo DeLl'AuTrIcE:
Ehiii cuccioli!!! 
Ahah che carini ^^ come state? 
Chiariamo subito.
I baci NON sono romantici, anzi, tutt'altro (forse per Roza... o Rosalie? Come avrà fatto Luna Storta a capire il suo nome? E poi è il suo nome?), ma sono il tentativo estremo del nostro Elfetto di svegliare Rose dalla trance. Che poi sia piaciuto o meno, ahah questa è tutt'altra cosa. :)
Avrei dovuto fare il confronto con Shanon in questo capitolo ma sarebbe stato troppo lungo, perciò tutti al prossimo!
E qui abbiamo scoperto anche un'altra cosa.
Rose è stata violentata :( capite gli attacchi di panico? E quando Thrandy deciderà di sterminare fino in fondo tutti quelli che l'hanno sfiorata?
Vedremo ;P
Ditemi che ne pensate! Nel prossimo ci sarà ben poco romanticismo, quindi spero vi siate goduti la MOLTA vicinanza dei due cuccioli!
Un baciooo!

Anna

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Capitolo 8
*** Sogni. ***


A Gold Sunshine.

Sogni.


Thranduil sente lo sguardo di Rose perforargli la schiena. Con i suoi sensi acuti avverte perfettamente il suo respiro pesante, pieno di rabbia. Sa che c’è qualcosa che le da fastidio, e non è solo Shanon. Ma non riesce a capire cosa. Sbattendo le palpebre si concentra sulla ragazza seduta a gambe incrociate davanti a lui, analizzandola.

E’ esile e minuta, molto più bassa di Rose, ma è magra come lei. il sovrano ha l’impressione che se solo le sfiorasse un dito si sbriciolerebbe davanti ai suoi occhi. Lunghi boccoli rossi, ma di un rosso spento, triste, le circondano il viso magro e pallido. Due grandi occhi verde giada risaltano sulla pelle bianca.

-Chi sei?- Mormora lei aggrottando le sopracciglia esili.

-Thranduil, Re degli Elfi di Bosco Atro. Tu invece sei Shanon, se Rose mi ha detto la verità.

I grandi occhi di Shanon si spostano nervosamente sulla ragazza dietro la schiena dell’Elfo, che vede le dita affusolate della ragazza stringersi istintivamente alle coperte, mentre indietreggia con la schiena.

Thranduil on muove un muscolo, ma ha notato quei movimenti.
Shanon ha paura di Rose.

E a ragione, visto che il respiro di Rose si è fatto così strozzato che Thranduil pensa che stia facendo un grande sforzo di autocontrollo nel trattenersi dal saltare sulla gola di Shanon e ucciderla con qualsiasi cosa a portata di mano.

Muove impercettibilmente un dito della mano e immediatamente Jeen avvolge le braccia attorno alla vita esile di Rose, stringendola a sé, protettivo. L’Elfo sente una morsa di fastidio nel vederli così vicini, ma quando i suoi occhi incrociano quelli di Rose, lo dimentica subito.

-Portala fuori- ordina.

Sia Rose che Jeen sgranano gli occhi, la prima incazzata, il secondo perplesso.

-No! Voglio vedere che stronzate ti dice- ringhia la ragazza, e quella risposta sembra convincere Jeen più di qualunque altro ordine.

Con gentilezza la trascina con sé, indietreggiando. Thranduil vede le dita di Rose serrarsi sull’avambraccio muscoloso del guaritore, e alza lo sguardo, incontrando il cioccolato delle iridi della ragazza. Stranamente ha scelto di non ribattere.

“Non crederle”, gli sembra che gli dica con lo sguardo, “non le credere. Ti prego. Ti mentirà. Io so la verità. Fidati, di me. Ti prego.”
Thranduil distoglie i suoi occhi di ghiaccio, e continua a fissare il volto pallido di Shanon finché i due non escono.

Poi si decide a parlare.

-Dimmi tutto.

Lei sposta il suo sguardo chiaro su di lui. Ha paura.

-Non ti faremo del male. Ti proteggeremo.

-Anche da lei?- Sussurra Shanon. A quelle parole Thranduil si sente stringere brevemente il cuore. Perché mai Rose dovrebbe farle del male?
Ma risponde. Si costringe a rispondere.

-Anche da lei.

Lei tira un lieve sospiro di sollievo, e allora annuisce, passandosi una mano tra i capelli rossi.

-Cosa volete sapere?

-Tutto quanto.

La vede impallidire e perdere la voce per un attimo. -Ci vorrà un sacco...

-Abbiamo tempo.

Le spalle esili della ragazza si sollevano per un attimo, poi lei annuisce lentamente, guardandolo negli occhi. Thranduil si ritrova a pensare che il verde giada della ragazza non è nemmeno lontanamente bello quanto il castano scuro e intenso degli occhi di Rose.

-Ecco... io ero una... un’ancella, e il re mi aveva incaricata di accompagnare Rose nel viaggio verso Gondor...

Thranduil annuisce, irrigidendosi appena. Questo vuol dire che Rose è una... principessa?

-Voleva che conoscesse il suo promesso sposo. A Rose non è mai andato a genio il fatto che dovesse sposare qualcuno scelto da suo padre, e sapendo del viaggio, i giorni precedenti, era diventata ancora più intrattabile. Rispondeva male a sua madre, a suo padre, a sua sorella... restava da sola per ore. Non dormiva, restava fuori, accompagnava i soldati a bere... il re era arrabbiato. Molto. La sera prima della partenza si sono urlati contro per minuti e minuti, prima che la principessina scoppiasse a piangere e li interrompesse.

Shanon abbassa lo sguardo per un attimo, fissando le coperte color azzurro chiaro.

Così diverse da quelle verde smeraldo dove Thranduil e Rose hanno dormito abbracciati per due notti. O meglio, lei ha dormito. Lui è sprofondato nel dormiveglia per un paio di ore, poi è rimasto sveglio ad ascoltare il respiro della fanciulla che teneva tra le braccia.

-Dopo che sono riusciti a calmare Talìa, il re ha dato ordine che metà delle guardie che avrebbero dovuto accompagnare la principessa restassero a palazzo. Così è stato. Dopo due giorni Rose aveva detto a malapena una parola. E... poco prima di sera, quando ci eravamo fermati, sono arrivati gli Orchi. Hanno... hanno ucciso tutti quanti- la voce fragile di Shanon si spezza, i suoi grandi occhi si riempiono di terrore e tristezza nel rivivere quei ricordi.

-Ci hanno prese. Non so perché mi hanno risparmiata. Presumo per... non importa. Avevano capito che Rose era importante. Le hanno chiesto tante volte chi fosse. Lei ha sempre risposto con il silenzio, con insulti o sputi. la picchiavano per questo... picchiavano anche me, ma molto meno. C’erano anche degli uomini nel gruppo. Si... si divertivano... gli piaceva picchiarla a sangue per ore, farla svenire, tagliarla e ricucirle le ferite, riaprirle, ricucirle e così via. Durante il viaggio le dedicavano poche ore... poi quando siamo arrivati al loro accampamento, hanno cominciato a torturarla per quattro, cinque ore consecutive. A un certo punto hanno capito chi era, e a quel punto... un uomo l’ha...- Shanon si interrompe bruscamente, e Thranduil, che per tutto il tempo si è trattenuto a fatica ad alzarsi e dar sfogo al proprio istinto assassino, stringe i pugni, irrigidendo la mascella.

-Tre volte. L’ha fatto... tre volte.

Thranduil sente il proprio cuore martellare in petto. I suoi occhi azzurri iniziano ad assumere delle sfumature grigie, tipiche nei suoi momenti di rabbia. Shanon tace e alza timidamente lo sguardo, restando interdetta nel vedere il sovrano con lo sguardo tempestoso come un cielo pumbleo. Schiudendo le labbra rosee Thranduil prende un respiro lieve. L’ossigeno riporta la calma nel suo corpo, riempiendo i polmoni, ma non nella sua mente.

-D’accordo- mormora il sovrano, alzandosi dal letto. Invece di andarsene, però si avvicina alla ragazza, che lo guarda confusa, sulla difensiva.

-Non ti farò del male- si affretta a rassicurarla. -Voglio solo vedere le ferite.

Shanon si morde il labbro inferiore, ma non obbietta. Si sposta in avanti, scendendo dal letto. Si volta e dà le spalle al Re, spostandosi i capelli sulla spalla. Thranduil allunga le mani e scosta la stoffa della maglia dalla schiena della ragazza, sollevandola verso l’alto. E quando vede che la schiena pallida di Shanon ha pochi graffi, giusto un paio di lividi e qualche piccola cicatrice che presto scomparirà, si sente stringere lo stomaco.

Lascia cadere la stoffa e distoglie lo sguardo.

La schiena di Rose era completamente coperta di lividi bluastri, profondi graffi e vecchie cicatrici. Non c’era un centimetro di pelle libera.

Thranduil si volta e senza dire nulla esce dalla tenda. I suoi occhi rivedono la schiena ferita di Rose, rivivono i momenti in cui, quelle notti, ha speso ogni briciolo di energia per farle sparire il dolore.

-Mio signore?

Thranduil gira la testa e incrocia gli occhi azzurri di Jeen. Un pizzico di sollievo comincia a farsi strada nel suo petto, ma viene brutalmente schiacciato dalla volontà di ferro del sovrano. Abbassando lo sguardo vede Rose, seduta a terra con le spalle rivolte alla tenda, che lo guarda con i suoi occhi scuri in una muta domanda.

Thranduil si sente gelare ripensando alle parole di Shanon. Rose, la Rose che gli sta davanti, è stata violentata tre volte. Tre volte. E lui non ne sapeva niente, non poteva impedirlo... ma non riesce a darsi pace. La sua mente continua a ripetergli che avrebbe dovuto cercare gli Orchi con più decisione, avrebbe dovuto trovarli e sterminarli tutti prima che succedesse.

-Che vuoi?- Sibila poco educatamente, rialzando i suoi occhi cristallini sul guaritore, che indurisce i lineamenti del volto, sorpreso.

-C... cosa devo fare?- Domanda incerto l’Elfo.

-Quello che ti ho ordinato- risponde seccamente.

Thranduil si volta e si allontana. Sente dei bisbigli dietro di sé, ma resta impassibile, camminando tra le tende dei soldati che, appena lo vedono, si inchinano lievemente nella sua direzione o abbassano il capo.

-Ehi- la voce dolce di Rose lo raggiunge, e il sovrano sente una piccola mano appoggiarsi con delicatezza sul suo fianco, sopra alla stoffa bianca della camicia. -Tutto bene?

Thranduil continua a camminare, scoccando occhiate gelide a qualunque Elfo osi guardarli perplesso. Per fortuna, escono dall’accampamento in quel momento. -Thranduil?

Niente.

-Uhm... sire?

Nulla.

-Maestà?- L’Elfo non da segni di vita, ma continua a camminare nel bosco. Sente il calore della mano della ragazza, che incredula prova a chiamarlo con ogni nome che le passa per la testa.

-Luna Storta?

-Valar, non sei capace di tenere la bocca chiusa?!- Esplode il sovrano di Bosco Atro, gettando un’occhiataccia appena oltre la propria spalla. Lei sorride. Come se niente fosse. Vittoriosa.

-Sì, ma non ora. Perché sei così strano?

In quel momento arrivano sulla riva del fiume e il re sente la ragazza irrigidirsi dietro di sé.

-Se non gradisci la mia compagnia puoi anche andartene.

Cosa che sarai presto costretta a fare, pensa malignamente il sovrano, un sorriso furbo che si dipinge sulle sue labbra. Rose si ferma, mentre lui si avvicina di qualche passo in più al fiume.

-Non voglio andarm... ehi, frena, che stai facendo?

-Non lo vedi?- Chiede con finta voce disinteressata il sovrano, gettando a terra, sull’erba soffice, la cintura, per poi chinarsi e appoggiare la spada. Segue un momento di silenzio: Rose sta andando in panico. Con gesti lenti Thranduil si sbottona la camicia.

-Dai, non vorrai davvero...

La voce della ragazza si strozza quando la camicia candida cade a terra. I muscoli dell’Elfo sono sodi e allungati, ben visibili alla luce del primo mattino. I lunghi capelli d’oro pallido sembrano brillare al sole.

Thranduil avverte chiaramente la ragazza indietreggiare di un passo. Sorride perfidamente, portando le mani alla cinta dei pantaloni e togliendosi gli stivali.

-Oh, no. No. Nonononononono. Non... oh merda- impreca Rose, girandosi di scatto e coprendosi gli occhi con le mani. Una risata sfugge dalle labbra rosee dell’Elfo, divertito, mentre si cala nell’acqua limpida. Si volta e appoggia le braccia muscolose alla riva erbosa, posando il mento sulle braccia incrociate. Sa perfettamente che si è voltata prima di vederlo nudo, ma è davvero divertente vederla imbarazzata in questo modo. Rose è ancora girata di spalle, e gli sembra che si stia ancora premendo le mani sugli occhi.

-Oh, puoi voltarti- la canzona -e non dirmi che non hai mai visto un uomo senza vestiti.

Lei si gira lentamente, le guance adorabilmente rosse, scompigliandosi i capelli folti e neri e borbottando un “fottiti” poco convinto. Appena lo vede nell’acqua, attaccato alla roccia, si rasserena, ma le sue guance si tingono ancora un po’ di cremisi. I suoi occhi scuri guizzano da una parte all’altra, cercando una semplice via d’uscita sotto allo sguardo penetrante del sovrano.

-Sì che l’ho visto- borbotta. -Ma era appunto un uomo, non un Elfo. E non voglio vedere se ci sono differenze o meno- aggiunge, avvicinandosi cauta. Thranduil alza un sopracciglio, sentendosi stranamente geloso alle sue parole. Che significa che ha visto un uomo nudo? Non può...

-Non ci sono differenze, te l‘assicuro- mormora, abbozzando un sorriso più dolce quando lei si avvicina e gli si siede cautamente davanti. Rose appoggia i gomiti sulle ginocchia, incrociando le gambe, e si sorregge la testa con un pugno. I loro occhi formano una catena di azzurro e marrone, così intensa che i due colori sembrano quasi diventare un tutt’uno.

-E come fai a saperlo?- Chiede lei, curiosa, prima di rendersi conto della sua domanda. Sbatte le palpebre e si affretta ad abbassare lo sguardo, vedendo il sorrisetto dell’Elfo allargarsi.

Thranduil chiude per un’attimo gli occhi, abbassandosi sulle ginocchia e immergendosi nell’acqua fresca fino alle spalle. I suoi lunghi capelli formano una specie di cerchio attorno alle sue spalle forti e al petto ampio. La sua pelle pallida e bagnata sembra brillare, riflettendo la luce del sole.

-Forse... farei meglio ad andare- la voce titubante di Rose lo raggiunge debole, indecisa.

L’Elfo apre gli occhi e punta il suo sguardo d’aquila sul volto della ragazza.

-Per andare dove? Da Jeen?- Chiede, sentendo riaffiorare il fastidio.

Rose aggrotta le sopracciglia nere e sottili.

-Anche se fosse?- Chiede, con voce improvvisamente interessata.

Thranduil si maledice per aver parlato senza riflettere, ma la gela con un’occhiataccia fulminante.

-Anche se fosse, l’ho incaricato di preparare gli unguenti per i feriti, quindi è bene che si dia una mossa. Non vorrei che tu lo... uhm... distraessi dal suo lavoro- conclude con voce improvvisamente melliflua.

Il volto di Rose avvampa, per la rabbia o l’imbarazzo, il Re non ne ha idea. Sa solo che le guance cremisi della ragazza sono estremamente stuzzicanti. Se continua così, la voglia di prenderla in giro non gli passerà più.

-Sai una cosa?- Sibila Rose, infuriata, alzandosi di scatto. -Non so nemmeno perché ti ho seguito. Continui ad insinuare cose... a dir poco assurde!- La ragazza si volta e stringe i pugni, rivolgendo la schiena al sovrano, che ne approfitta.

Facendo leva sulle braccia esce dal fiume, ma lei è talmente impegnata a brontolare e strepitare che non se ne accorge nemmeno.

-Gradirei moltissimo che tu la smetta! Insomma, io e Jeen siamo amici, niente di più! E’ fastidioso stare a sentire tutte le cazzate che dici... e non riesco a capirne il motivo! Perché cavolo continui? Ci tieni così tanto? Non ti basta sfottere una volta e poi basta? Non credo che...

Le proteste della ragazza vengono brutalmente interrotte da una mano che si posa sulla sua bocca, mentre un braccio muscoloso si avvolge attorno alla sua vita.

-Valar, Rosalie! Non sei capace di stare zitta per un solo minuto- osserva divertito il Re, un leggero sorriso che aleggia sulle sue labbra rosee a riscaldare appena il volto impassibile.

Rose arrossisce di botto, chiudendo gli occhi, mentre il suo cuore prende a battere all’impazzata. Sente la pelle del sovrano morbida e tesa sui suoi muscoli aderire alla schiena. Piccoli brividi le scuotono la schiena, ma dato che l’Elfo non si è minimamente preoccupato di tenere un minimo di distanza tra i loro corpi se ne accorge subito.

Rose deglutisce, schiudendo la bocca, mentre il suo fiato caldo solletica il palmo della mano dell’Elfo.

-Ti prego, tipregotipregotiprego, dimmi che...

-Ho messo i pantaloni, sì- le labbra di Thranduil lottano, riuscendo con fatica a trattenere un sorriso al sospiro di sollievo della ragazza.

Per qualche secondo cala il silenzio, mentre i due prendono improvvisamente coscienza della situazione. Il sorriso scompare completamente dal volto di Thranduil, quando si rende conto di averla tra le braccia. La sua mano destra la accarezza il fianco, mentre l’altra le chiude ancora la bocca. Sente il ventre magro di lei sollevarsi appena contro il proprio braccio al ritmo del suo respiro.

E Rose... Rose sente il suo cuore battere a mille.

Lentamente, alza la mano, tremante, e appoggia le dita sul dorso della mano dell’Elfo.
Thranduil indebolisce la presa sulla sua bocca e con una rotazione del polso fa aderire i loro palmi. Le loro dita s’intrecciano, come se fosse una cosa naturale.

Gli occhi chiari e nervosi dell’Elfo vedono quanto piccole sono le dita della ragazza rispetto alle sue, mentre con il pollice accarezza la curva del polso di lei.

-Anche lui lo faceva sempre- il sussurro di Rose rompe il silenzio che si è venuto a creare.

Anche il vento e il suono dell’acqua del fiume sembrava essersi zittito.

-Cosa?- Mormora lui, aggrottando le sopracciglia.

-Questo.

Rose ripete la carezza sul polso del sovrano, mentre piccoli, numerosi brividi scuotono la sua schiena. I suoi occhi cominciano a diventare lucidi.

-Chi?- Domanda con voce dolce il Re, stringendo la presa sulla vita della ragazza e attirandola ancora di più a sé.

-Papà- un singhiozzo sfugge dalle labbra di Rose, e con un movimento improvviso lei si volta tra le braccia dell’Elfo e stringe la sua schiena, scoppiando a piangere sul suo petto.

Thranduil resta interdetto per qualche istante, prima di sospirare, chiudendo gli occhi. Mordendosi la lingua appoggia una mano sulla nuca della ragazza e l’altra sulla sua schiena, stringendola a sé.

Comincia a sentire il sapore del sangue in bocca quando lei gli afferra il fianco, mentre le lacrime le rigano le guance, incontrollate. Serra gli occhi e stringe più forte quel piccolo corpo tremante, mentre la trascina all’ombra degli alberi, sollevandola quasi di peso.

 

Rose:

Non so cosa sto facendo. Ma ho bisogno di piangere, ho bisogno di sfogarmi, ho bisogno di... lui.

Thranduil mi afferra le gambe e mi solleva di peso. Mi aggrappo alle sue spalle umide e forti, mentre sento i suoi muscoli guizzare sotto alle mie dita. Nascondo il volto nell’incavo del suo collo mentre in pochi passi mi porta sotto agli alberi. Non dice una parola; si limita a stringermi. Con lentezza appoggia la schiena al tronco di un albero e si lascia scivolare giù, fin quando non mi ritrovo seduta sull’erba tra le sue gambe. Le sue braccia pallide e muscolose formano una gabbia attorno a me, mi stringono al suo petto liscio e duro mentre scie di lacrime scendono dalle mie guance.

Ogni tanto solleva una mano ad accarezzarmi i capelli, passandoci le dita, immergendole nei miei fili neri. Sento il suo respiro sul collo, e il mio cuore sta battendo all’impazzata. Sono certa che, nonostante gli strati di muscoli e pelle, riesca a sentirlo tanto sono premuta contro il suo corpo.

Molto lentamente, con le sue carezze riesco a calmare i singhiozzi.

E allora mi accorgo della sua voce dolce e profonda che sta cantando. Canta in quella lingua che non conosco, una lingua formata da soffi di vento e gocce d’acqua, e rapidamente quella melodia meravigliosa mi entra nel cuore, lasciandosi dietro solo una sensazione di pace e calore, mentre chiudo gli occhi e mi addormento, stringendo ancora il suo corpo possente.

 

Apro gli occhi, col respiro corto. Il suono della mia agitazione è l’unico, nella tenda. Porto le mani agli occhi, cercando di ricordare, ma non succede nulla. Il sogno resta nascosto nei meandri della mia mente. Con un sospiro, cercando di calmare il mio cuore impazzito, mi tiro lentamente su, mettendomi seduta sul letto. Le coperte morbide e profumate di lavanda sono impregnate di uno strano profumo dolce e intenso allo stesso tempo, piacevole.

-Tutto bene?- Una mano percorre la curva della mia spalla, fermandosi alla base del collo.

Trattengo un sospiro di sorpresa e volto la testa, scorgendo due occhi azzurri che mi osservano nell’ombra.

-S... sì- balbetto, ritirandomi dalla sua presa. Thranduil aggrotta le sopracciglia bionde, perplesso, ma si avvicina ancora di più.

-Non sembrerebbe- osserva, il gelo della sua voce scalfito dalla preoccupazione.

Il mio respiro torna affannoso, mentre la mia schiena urta la testiera del letto. Lui non sembra intenzionato a fermarsi. Anzi, i suoi occhi cristallini splendono nel buio mentre continua ad avvicinarsi a me.

-Th... Thranduil, f... fermo... che... che vuoi fare?- Mormoro, alla disperata ricerca di una via di fuga.

Ma lui mi sovrasta, alzandosi sulle ginocchia e afferrandomi per il ginocchio per non farmi scappare. Lo guardo, spaventata, e allora noto un paio di dettagli. E’ senza maglia... e io indosso solo dei pantaloni che ho tagliato per far diventare corti e una maglia. Vedo un sorriso sulle sue labbra... un sorriso come quello di un cacciatore.

-Non devi essere spaventata, amore... tu mi appartieni, l’hai dimenticato, piccola Aurora?

Mi impietrisco, terrorizzata. Come ha fatto a scoprire il mio nome?!

Ma non ho tempo di pensarci, perché Thranduil si china a baciarmi le labbra, afferrandomi per i fianchi e trascinandomi in giù. Mi lascio scappare un mugolio di sorpresa, ma non riesco a muovermi, perché l’Elfo si sta sdraiando su di me. Non oppongo resistenza, ancora stordita, e mi sdraio sui cuscini. Le labbra di Thranduil tracciano una scia lungo il mio collo, mettendo a dura prova la resistenza del mio povero cuore. Mi lascio sfuggire un gemito sentendo la sua lingua sfiorare la mia pelle pulsante e le sue dita infilarsi sotto alla maglia.

E allora capisco, e mi gelo.

Thranduil vuole fare l’amore con me.

 

Apro gli occhi, col respiro corto. Oddio, non è possibile. Non è possibile. Non è possibile.

Lentamente mi calmo, notando che sopra di me non c’è nessuno. Richiudo gli occhi e tiro un sospiro di sollievo, premendo con forza le mani sugli occhi.

Era un sogno. Solo un sogno. Mamma mia.

E poi la verità mi colpisce come uno schiaffo.

Merda, ho sognato THRANDUIL!

-Cazzo- mi lascio sfuggire, e mi siedo di scatto. Mi passo le mani tra i capelli, agitata. Faccio fatica a calmarmi. Uno strano nervosismo pervade i miei muscoli e sento la mia temperatura corporea più alta del solito.

-Merda- sbuffo, posando i gomiti sulle ginocchia. Chino la testa, prendendo un respiro profondo e trattenendo il fiato finché non mi sembra di star per far scoppiare i miei polmoni.

-Rose?

Faccio un salto di dieci centimetri e alzo la testa di scatto. Il mio corpo ha riconosciuto all’istante quella voce. Incrocio gli occhi azzurri del Re, e mi sento ribollire il sangue. E’ seduto sulla solita poltrona rossa e ha in mano delle carte. I suoi lunghi capelli biondi sembrano splendere nella penombra, mentre la pelle diafana del suo volto sembra emanare luce propria.

E’ perplesso, e non appena fa per posare i fogli sul tavolo e avvicinarsi lo blocco.

-NO! Resta lì!- Esclamo, il cuore in gola.

L’Elfo aggrotta le sopracciglia bionde e il suo sguardo comincia ad assumere delle sfumature tempestose. Ma non m’importa. Se si avvicinasse, solo i Valar sanno cosa potrei combinare.

-Per favore- aggiungo in un sussurro supplichevole, alla vista dei muscoli contratti del suo braccio. Le maniche della veste argentata sono arrotolate.

Thranduil irrigidisce per un attimo la mascella e il suo sguardo si affila, ma si limita ad annuire con un gesto secco del capo e ad abbassare lo sguardo sui fogli.

Tiro un sospiro di sollievo e sprofondo di nuovo nelle coperte, il viso rosso acceso.

Stringo nei pugni i lembi delle lenzuola, cercando di riflettere.

Ho sognato di... oddio, non riesco nemmeno a pensarlo senza che mi si attorcigli lo stomaco!

Prendo un sospiro profondo, riempiendomi i polmoni d’aria fino a farmi male per poi svuotarli del tutto.

Sento il bisogno di stare tra le sue braccia. Forse è perché mi ha salvata, mi ha consolata... e nonostante Jeen sia mio amico non provo la stessa sensazione di sicurezza che provo quando Thranduil mi stringe. E... non appena penso ai suoi occhi limpidi, o alle sue labbra sarcastiche, o ai suoi lunghi capelli dove vorrei disperatamente immergere le dita, sento una stretta al cuore così forte che quasi non riesco a respirare, più una violenta ondata di calore.

Serro gli occhi, mordendomi il labbro fino a farlo sanguinare.

Può essere che...

No, non può essere, decido voltandomi sul fianco e chiudendo gli occhi.

Ma per tutta la notte due occhi chiari tormentano i miei sogni, rendendoli dolci e amari allo stesso tempo.

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Capitolo 9
*** Mostro. ***


A Gold Sunshine.

Mostro.


-Partiamo.

Alzo gli occhi dal libro che tengo in grembo. Incrocio lo sguardo cristallino di Thranduil sul mio volto. Afferro il libro e lo poso con delicatezza sulle coperte accanto a me; incrocio le braccia, curvando la schiena e sporgendomi lievemente verso di lui. E’ seduto sulla solita poltrona rossa, un braccio che cade oltre il bracciolo, le gambe accavallate.

I suoi lunghi capelli biondi sono sciolti sulle spalle e sembrano catturare tutta la luce nella stanza. Il suo volto impassibile, dai lineamenti regali, è impenetrabile, così come lo sono le sue iridi di ghiaccio. Indossa una lunga veste argentata con ricami dorati. E’ da un po’ che non  mi fermo ad ammirarlo.

Anche perché ci vediamo di rado, nonostante dormiamo nella stessa tenda.

Da quando l’ho pregato di non avvicinarsi, quella notte di due giorni fa, ha continuato a starmi lontano in ogni momento, se possibile. Non abbiamo più dormito assieme. E ogni volta che Jeen o Legolas mi dicevano che era a parlare con Shanon, il mio cuore sembrava perdere la voglia di battere e mantenermi in vita, mentre un velo di tristezza offuscava i miei occhi.

-Come?

Thranduil mi scocca un’occhiata gelida, accarezzando con un dito la copertina di un vecchio libro.

-Ho detto che partiamo- ripete lentamente, guardandomi con la coda dell’occhio.

Alzo gli occhi al cielo, sbuffando, e appoggio la schiena ai cuscini.

-Quello l’ho capito, grazie, ma... per dove?

Thranduil prende un sospiro, sollevando leggermente le spalle e alzandosi dalla poltrona. Mi scocca un’occhiata e poi si volta, dirigendosi lentamente al mobile dove c’è la caraffa di vino.

-Torniamo a palazzo- mi risponde a bassa voce.

Osservo le sue braccia muoversi elegantemente mentre si versa un bicchiere di vino.

-Ah... e vengo con voi?- Chiedo esitante.

Sento una strana ansia propagarsi in ogni cellula del mio corpo mentre aspetto la sua risposta.

Thranduil non risponde, ma si volta. I suoi occhi azzurri mi trapassano, scavando nella mia anima. Il cuore mi batte forte, forse anche troppo, e sento i palmi delle mani sudati. I nostri sguardi si incatenano in una lotta remissiva, mentre mi si blocca il respiro.

Con pochi, veloci passi, il Re degli Elfi si è fatto così vicino che la stoffa della sua tunica sfiora il bordo del letto. Si è chinato, e il suo volto è a pochi centimetri dal mio, così vicino che riesco a sentire il suo respiro soffiare sulle mie guance improvvisamente rosse. Allunga lentamente un braccio per appoggiarsi alla testiera del letto.

-Questo mi sembrava ovvio- mormora, fissandomi con un sopracciglio alzato.

-Hai degli occhi...- mi mordo improvvisamente le labbra, con forza, per impedirmi di continuare a parlare e far danni.

Thranduil alza entrambe le sopracciglia bionde, mentre il suo volto si cosparge di una lieve sfumatura di sorpresa. Si abbassa ancora di più, e i suoi capelli sfuggono ribelli al suo controllo, cadendo sulle mie spalle. Una ciocca bionda sfiora il mio collo e sussulto a quel contatto morbido. Thranduil socchiude le palpebre, rallentando il respiro.

Il mio invece è totalmente bloccato. Sento la sensazione del suo corpo possente a poca distanza dal mio, e il mio volto prende fuoco.

-Ho degli occhi come?- Sussurra con voce improvvisamente dolce e carezzevole, per cercare di estorcermi la risposta. Si avvicina ancora di più, appoggiando una gamba al letto, e sento il suo ginocchio sfiorare la mia coscia.

-Non... l... lascia perdere- balbetto, girando la testa, ma le sue dita fresche e delicate si infilano sotto al mio mento, afferrandomi il volto e costringendomi a voltarlo.

Sento l’aria impregnata del suo profumo di pino e muschio, e solo quello mi fa girare la testa. Se ci aggiungiamo anche la sua bocca a pochi millimetri di distanza dalla mia, poi...

-Voglio saperlo, Rose- sussurra persuasivo.

Chiudo gli occhi per un istante, maledicendomi nella mente.

-Hai degli occhi stupendi- dico a bassa voce, vergognandomi profondamente per la mia arrendevolezza. Sento una risata soffocata vibrare contro il mio petto, mentre lui si sporge e china la testa, arrivando al mio orecchio.

-Grazie- mormora, accarezzando con il palmo della mano la curva della mia spalla.

Poi si solleva, ma non si allontana come ho pensato in precedenza.

Anzi, fa una cosa che suscita il mio stupore più completo. Mi bacia la fronte. Chiudo gli occhi, trattenendo il respiro per tutto il tempo in cui le sue labbra morbide accarezzano la mia fronte e la sua mano sfiora con dolcezza la mia schiena.

-Se c’è qualcosa che ti turba- fa la sua voce calma, e meno fredda del solito -puoi dirmelo.

So bene che si sta riferendo alla notte in cui mi sono svegliata di soprassalto, sudata e confusa. Ma se gli dicessi che ho sognato di fare l’amore con lui non potrei più guardarlo in faccia senza scappare l’attimo dopo.

Quindi mi limito a una risposta neutrale.

-Lo so.


↜↝↜↝↜↝


Sa che non dovrebbe. Sa che non può farlo. Però lo sta facendo, e non se ne pente minimamente. Gli piace, cosa molto strana, sentire quel piccolo corpo rilassato tra le sue braccia. Sa che non dovrebbe farlo, ma lascia scorrere la mano sulla schiena curva della ragazza, sentendo ogni cicatrice e ogni graffio attraverso il tessuto nero. Gli piace sentire il suo respiro spezzato sul petto, gli piace sentire la morbidezza della sua pelle contro le labbra.

Ma sa anche che non può permettersi di farlo ancora a lungo. Perciò si riempie un’ultima volta i polmoni del profumo delicato e gradevole di lei e si scosta. Raddrizza la schiena e si allontana di qualche passo, voltandosi.

Sente il respiro veloce e affaticato di Rose dietro di lui, e non resiste. Allarga la mente, allungando un tentacolo di pensiero verso la mente calda e in subbuglio dell’Umana.

Avvolge la sua mente, superando con facilità le lievi barriere istintive che la sua mente ha creato, e affonda con dolcezza nei pensieri dell’Umana.

E resta profondamente scosso da ciò che sente. Che vede.

Rose è scossa da una massiccia ondata di imbarazzo, ma questo è ovvio. Anche se la conosce da poco, era sicuro che avrebbe reagito esattamente così.

Ma sono i ricordi che le tornano in mente che lo turbano. Vede i suoi occhi azzurri nella mente di Rose, i suoi occhi che la scrutano in un modo in cui lui non l’ha mai osservata. Per un attimo un frammento di un pensiero gli si imprime nella mente. Con una strana scossa al cuore vede l’immagine delle loro labbra che si incontrano. Un brivido scuote violentemente la schiena dell’Elfo,che si affretta a ritirarsi dalla mente di Rose per evitare danni.

Nello specifico, dice una vocina fastidiosa nella sua mente, di saltarle addosso e combinare un disastro colossale.

Senza dire una parola, Thranduil esce dalla tenda come una furia, arrabbiato con sé stesso, dirigendosi verso la tenda delle riunioni afferra con malagrazia un soldato per un braccio, durante il percorso, e ringhia di far chiamare i capitani.


Ogni Elfo seduto attorno al tavolo sta tremando. Non nel corpo, ma nella mente. Tutti sanno che, in quelle giornate in cui l’umore del loro sovrano è più temporalesco di una bufera, basta una parola sbagliata e sei finito.

E questa è una di quelle giornate.

-Partiremo domani per tornare a palazzo- dichiara seccamente il sovrano, fissando uno per uno ogni Elfo seduto attorno al grande tavolo di legno scuro.  

I loro volti mostrano il dubbio, ma Thranduil non ci fa caso. Non gli importa. Vuole soltanto tornare a casa, e vuole sentire il bisogno di non dover più stare accanto a Rose ogni secondo per controllare che non svenga.

Solo un’Elfo dai lunghi capelli neri, uno dei pochi, osa controbattere.

-Mio signore- interviene, con voce calma e tranquilla, senza mostrare alcun segno di timore -non riusciremo a smontare in tempo l’accampamento.

Thranduil punta all’istante i suoi occhi gelidi sul volto dell’Elfo. Tutti i presenti trattengono il fiato, mentre gli occhi del sovrano diventano grigi -un pessimo segno- e i lineamenti del suo volto perfetto e bellissimo si contraggono.

-Farete quello che ho deciso- ringhia il sovrano, alzandosi in piedi e fissando con uno sguardo di fiamme di ghiaccio l’Elfo.

Thranduil scocca un’ultima, gelida occhiata agli Elfi seduti al tavolo e si gira, uscendo dalla tenda, profondamente irritato. Come osa Elder contraddirlo? E’ il suo Re!

Thranduil sospira, sentendo la stanchezza invadergli i muscoli, e serra le labbra, rallentando il passo. Tiene lo sguardo fisso di fronte a sé, senza degnare di uno sguardo i soldati che si inchinano rispettosi al suo passaggio.

Cammina lentamente verso la sua tenda, immerso nei propri pensieri turbolenti. Con la mente occupata da questioni burocratiche, non si accorge del silenzio sospetto che aleggia dentro alla tenda, quando arriva a destinazione. Soltanto quando scosta con le lunghe dita aggraziate il lembo si stoffa che copre l’ingresso, i suoi occhi catturano l’immagine e il suo cuore si ferma per qualche secondo.

Rose è stesa a terra, sdraiata con la schiena rivolta verso l’alto. I lunghi e setosi capelli neri sono sparsi attorno al suo capo e alla schiena in un complicato intreccio. Un braccio dalla pelle olivastra è proteso in avanti, abbandonato sul pavimento, mentre l’altro è piegato a lato del suo fianco. Thranduil ringhia: un vero e proprio ringhio gli sfugge dalle labbra perfette, mentre si precipita al fianco dell’Umana.

Si inginocchia accanto alla ragazza, incurante di stropicciare la veste preziosa, e con inaspettata delicatezza la volta, sdraiandola supina. A quel movimento un gemito roco esce dalle labbra socchiuse di Rose, e il Re tira un sospiro di sollievo. Le palpebre di Rose tremano, prima di aprirsi e mostrare due iridi color cioccolato estremamente confuse.

L’Elfo e l’Umana si fissano per qualche secondo, marrone e azzurro, prima che Rose si porti la mano sulla nuca, facendo una smorfia di dolore.

-Che diamine è successo?- Mormora cercando di sedersi, senza risultati.

Thranduil appoggia una mano alla sua schiena e senza sforzo la tira su, sostenendola. Lei si porta una mano alla fronte, chiudendo gli occhi e serrando le labbra.

-Devi dirmelo tu- replica il sovrano, guardandola cupo.

-Oddio... gira tutto- geme Rose, e a dimostrazione delle sue parole ondeggia a destra e a sinistra. Allunga istintivamente una mano e si aggrappa alla spalla dell’Elfo, che sussulta nel sentirla posare la testa contro il suo petto.

-Mi sento come se fossi ubriaca- si lamenta, riuscendo persino a far sfuggire un sorriso alle labbra severe di Thranduil.

Con un sospiro, lui afferra Rose e si alza in piedi, sollevandola in aria. La ragazza non dice niente, ma si abbandona alla sua presa. In pochi passi, il Re è vicino al letto, e la depone con delicatezza sulle lenzuola morbide, color cobalto.

Poi si siede sul bordo, osservandola con i suoi occhi cristallini. Allunga il braccio e le sue dita pallide si insinuano tra i capelli neri di Rose, scostandoli. Una volta afferrata la sua nuca, Thranduil la costringe con delicatezza a girare la testa, mentre tasta piano alla base del collo.

-Dove ti fa male?

Raggiunto un punto poco sopra l’orecchio, più indietro rispetto al volto, sente Rose emettere un lieve lamento e preme con più forza. Stavolta la ragazza sussulta e allunga di scatto la mano ad afferrare quella calda del sovrano, che viene scosso da un brivido nel sentire le dita ghiacciate di Rose stringere le sue.

-Ma sei matto? Fa un male del cavolo!- Protesta lei, cercando di ribellarsi e girarsi in modo da fargli lasciare la presa, ma Thranduil la stringe ancora di più, impedendole di muoversi.

-Ferma, Rose- la avvisa, e lei sbuffa imbronciata, incrociando le braccia sul petto.

-Che vuoi fare?

Thranduil sorride lievemente, stendendo il palmo sopra il punto dolorante.

-Vedrai.

Lo sguardo del sovrano si rasserena mentre sente un forte calore nascere dalla bocca dello stomaco e propagarsi per tutto il suo corpo, fino a raggiungere le punte delle dita, immerse nei soffici capelli scuri della ragazza. Con un brevissimo incantesimo il calore si concentra sulla pelle di Rose, passando per il palmo della mano dell’Elfo.

Con un sospiro stupito Rose sente il dolore forte e pulsante scomparire improvvisamente, e chiude gli occhi distendendo la fronte, godendosi per un attimo la dolce carezza che le soffia sulla pelle, mentre le dita dell’Elfo massaggiano la sua nuca.

Rose emette un sospiro lieve, attirando lo sguardo pensoso dell’Elfo. Lentamente, la sua mano si sposta fino a raggiungere la sua nuca, dove le sue dita piccole ed esili vanno ad intrecciarsi spontaneamente con quelle lunghe e pallide del sovrano. Gli occhi cristallini e freddi di Thranduil la osservano attenti, ma, stranamente ,lui non oppone resistenza quando la ragazza, con un’altro sospiro, sposta le loro mani sul suo petto, appoggiandole contro la propria gola morbida e calda.

Thranduil si irrigidisce, ma un vago mormorio di Rose lo ferma.

-Non te ne andare. Resta qui. Fa freddo.

L’Elfo stringe le labbra rosee in una linea sottile, sospirando lievemente. Poi scioglie le loro dita intrecciate, provocando un gemito di protesta da parte della ragazza. Reprime un sorriso e lascia scivolare piano le mani lungo la pelle morbida e calda del collo di Rose. Nota subito con estrema precisione che il suo respiro si blocca, mentre le sue dita scorrono su di lei, tracciando le linee dei muscoli e delle vene fino ad arrivare con estenuante lentezza sulle sue spalle. Sente i muscoli contrarsi sotto al suo tocco, e sente anche sotto i polpastrelli i profili delle cicatrici che ricoprono la pelle ambrata di Rose.

Rose contrae i muscoli delle braccia, irrigidendo ogni centimetro del suo corpo. Thranduil lascia scorrere le sue iridi azzurre lungo la schiena, sovrapponendo all’immagine del tessuto scuro quella di tutti i lividi e le cicatrici che, ne è sicuro, non sono ancora spariti.

Con dolcezza comincia a massaggiare la base del collo della ragazza, e in pochi minuti riesce a farla rilassare. Rose chiude gli occhi, ancora sospettosa, ma a poco a poco una nebbia chiara comincia ad avvolgerle la mente e si addormenta, finalmente serena.


-No, ma scordatelo!

Thranduil sospira rumorosamente, passandosi una mano tra i capelli, e guarda Rose nei suoi occhi scuri

-Per la decima volta, Rose, devi dirmi perché odi tanto Shan...

-No!- lo interrompe Rose, avvicinandosi a lui fin quasi a sfiorare il suo corpo possente.

L’Elfo la guarda alzando un sopracciglio, non sapendo se essere seccato o sorpreso.

-Non voglio neanche vederla! Non voglio parlarle, non voglio sentirla nominare, e figurati se voglio TRASCORRERE INTERE GIORNATE ACCANTO A LEI!!

E all’improvviso, Rose boccheggia, ritrovandosi afferrata per la gola dalla mano forte del sovrano.

Sgrana gli occhi, respirando con rantolo.

-Non alzare la voce con me.

Gli occhi di Rose si riempiono di lacrime, lacrime amare, di delusione, lacrime che iniziano a scivolarle lungo le guance mentre lui la tiene per la gola, sollevata di qualche centimetro da terra. L’Elfo sbatte le palpebre, poi la lascia rapidamente andare, inorridito dal suo stesso gesto, e sente una fitta di gelo perforargli il cuore quando lei cade a terra, senza nemmeno provare a reggersi in piedi.

Thranduil fa per chinarsi e posarle la mano sulla spalla, cercando delle parole per scusarsi, ma lei si scosta bruscamente.

-No! Va via’! VA’ VIA!- Urla Rose, chinandosi su se stessa e scoppiando a piangere, tenendosi le mani sulla gola.

Thranduil si alza e in fretta esce dalla tenda. La pioggia lo coglie di sorpresa, ma non ci fa caso. Inizia a correre verso il suo cavallo, disgustato da se stesso. L’ha presa per la gola. L’ha presa per la gola quando l’hanno torturata, quasi soffocata e violentata.

Mentre l’acqua gli scivola sulla pelle, il Re di Bosco Atro si sente un mostro.

Esattamente quelli come quelli che le hanno fatto del male.
 

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Capitolo 10
*** Incubo. ***


A Gold Sunshine.

Incubo.


Allungo una mano tremante. Appena le mie dita sfiorano la pelle nuda dell’Elfo, lui scatta e in un battito di ciglia mi ritrovo distesa sotto il suo corpo, le mani bloccate con forza sopra la testa.

Sbatto le palpebre e metto a fuoco il viso di Jeen, che mi sta fissando.

-Cos... oh merda, scusa- ringhia, rotolando sul materasso di fianco a me.

Deglutisco, e tiro su col naso. Mi asciugo la lacrime, che non vogliono smettere di scendere, e sento il braccio di Jeen cingermi con dolcezza la vita.

La mia spalla preme contro il suo petto, ed è un contatto piacevole, rassicurante. Volto la testa e affondo il viso nell’incavo della sua spalla.

-Rose, che cos’è successo?- Sento il fiato caldo di Jeen scaldare piacevolmente il mio collo, e infilo le mani ghiacciate sotto il suo fianco, facendolo trasalire.

-Th... Thranduil...

-Cosa? Ti ha picchiata?- Ringhia Jeen, alzandosi di scatto per scendere dal letto.

Mi allungo in avanti e afferro il suo polso con forza, trattenendolo.

Tiro l’Elfo a me, e lui non oppone resistenza. Mettendomi seduta davanti a lui allungo la mano libera e la poso sul suo petto caldo e liscio, senza cicatrici. Sento i suoi occhi azzurri puntati sul mio volto, ma io fisso un punto imprecisato tra la sua gola e il petto.

-Non mi ha picchiata- mormoro.

Sento una paura folle artigliarmi lo stomaco. Vedo ogni istante quegli occhi di ghiaccio bollente, risento le sue dita scorrere sulla mia schiena. Il mio cuore batte a mille. Me ne sono resa conto.

-Allora perché stai piangendo?- Mormora Jeen, infilando un dito sotto al mio mento e alzandomi la testa, in modo da guardarmi negli occhi. Acciuffa un ricciolo dei miei capelli e lo sposta dietro il mio orecchio, scrutandomi dolcemente.

Lo guardo con le lacrime che premono di nuovo agli angoli degli occhi.

-Perché... io... io lo amo.


-Lui ti ha... quasi strozzata, e tu vieni a dirmi che... che lo... ami?- Ansima Jeen, sconvolto.

Lo guardo stringendomi nelle spalle. E’ da dieci minuti che cammina avanti e indietro davanti al letto, dove mi ha galantemente costretta a sdraiarmi. I suoi capelli corvini ondeggiano sulla sua schiena ad ogni passo, mentre l’Elfo gesticola animatamente.

Si passa una mano tra i lunghi capelli neri, sospirando.

-Oh, miei dei. Ma... quando, di preciso, ti sei innamorata?

Quando mi ha baciata.

Quando mi ha abbracciata.

Quando mi ha baciato la fronte.

Quando abbiamo dormito insieme.

Quando mi ha guarita dal dolore in silenzio.

Tutte le volte che si avvicina fino a sfiorarmi o che mi guarda.

-Non lo so- mi limito a rispondere.

Jeen si siede a gambe incrociate davanti a me, le spalle curve. Evita il mio sguardo.

-Ma... Rose- la sua voce è dolce e delicata, e presumo che stia per arrivare una bella botta -lui è... sposato.

Batto le palpebre. In un solo istante il mio cuore si è lacerato, fatto a pezzi, sanguinante. E’... sposato. Ha una moglie. Con cui ha fatto un figlio. Ah già. Legolas.

-Anche se sua moglie è morta.

Sollevo lo sguardo. In un solo istante il mio cuore si è ricomposto, aggiustato, anche se è rimasta qualche crepa. La morsa allo stomaco si allenta.

-E... ha più di tremila anni.

Affilo lo sguardo.

-Il mio mentore è un Elfo che ha cinquemila anni e sembra un uomo adulto, non un vecchio.

Jeen abbozza un sorriso sollevando un angolo della bocca.

-Va bene, hai vinto. Però...

Non fa in tempo a continuare che la tenda dell’ingresso viene scostata ed entrambi ci voltiamo di scatto. Una figura alta e slanciata occupa la soglia, controluce. Strizzo le palpebre, e allora scorgo dei capelli biondi e una camicia bianca.

L’Elfo fa un passo in avanti e mi si strozza il respiro in gola mentre il tessuto ricade alle sue spalle.

Gli occhi gelidi di Thranduil studiano prima Jeen, scattato in piedi, e poi scivolano lentamente su di me.

Con un cenno del capo mi fa cenno di seguirlo, poi, senza proferir parola, si volta ed esce.

Con un sospiro saluto Jeen con un bacio sulla guancia ed esco dalla tenda.

Il sole colpisce i miei occhi, costringendomi a chiuderli per qualche secondo. Quando li riapro, Thranduil torreggia davanti a me. Le sue luminose iridi azzurre lanciano fulmini e la sua bocca è serrata in una linea sottile. Indietreggio di un passo, ma con una mossa fulminea lui allunga il braccio e mi circonda la vita, schiacciandomi al suo petto. Avvampo, alzando le braccia per opporre resistenza, ma è tutto inutile. Lui mi afferra il braccio e lo allontana con un gesto secco. Apro la mano destra e la premo contro il suo torace, cercando di allontanarmi, ma Thranduil è peggio di un serpente. Riesce ad avvolgermi nelle sue spire senza sforzo. Gli basta stringere solo un po’ più la presa sulla mia vita per farmi gemere di dolore e farmi abbandonare contro il suo corpo.

Non so perché ricerchi tanto il contatto fisico. So soltanto che sono arrossita, il mio seno preme contro il suo torace forte e la sua bocca è a pochi centimetri dal mio collo, poco sotto l’orecchio. Il mio respiro è veloce, fin troppo, e sento una morsa che mi blocca lo stomaco.

Sotto le dita, attraverso il tessuto candido della sua camicia sottile, sento il profilo distinto dei suoi muscoli.

-Se scappi di nuovo- mormora, mentre il suo fiato caldo sul mio collo mi fa girare la testa -ti rinchiuderò e non ti sarà permesso fare un solo passo senza che io sia al tuo fianco.

Mi mordo il labbro, serrando gli occhi. Sto tremando, e non perché ho paura. Cioé, certo che ho paura. E' ovvio. Ho paura nel sentire le sue mani premute sul mio corpo, ma solo perché temo che possa capire che sono innamorata di lui. So bene che non mi farà del male.

Il suo profumo di pino e di bosco mi avvolge rapidamente, facendomi girare la testa. Sento il suo calore sotto le dita.

-Hai capito, Rose?- Sussurra il Re.

La sua voce è falsamente dolce, gentile. Vedendo che non rispondo mi scrolla leggermente per le spalle.

-Capito?

-Sì- mormoro con la voce strozzata.

Poi lui mi lascia andare e si allontana, senza dire una sola, stupida parola.

Io crollo a terra, trattenendo le lacrime e fissando la sua schiena finché non scompare dietro alle tende.

Solo a quel punto un singhiozzo sfugge dalle mie labbra e pochi secondi dopo due braccia mi circondano. Appoggio la testa sul petto di Jeen, tirando su col naso, mentre lui mi bacia la fronte.

-Su, tesoro. Coraggio- mormora, prendendomi in braccio e tornando di nuovo nella tenda.

Mentre mi depone delicatamente sul suo letto tengo gli occhi fissi sul soffitto, un solo pensiero che mi rimbomba nella mente mentre mi si forma un groppo in gola.

Thranduil mi odia.

-Aurora, cosa stai facendo?

Mi volto e guardo alle mie spalle.

Tra le piante fitte e dai colori brillanti la sua figura svetta sopra alla vegetazione.

E’ in sella al suo cavallo. E’ un esemplare magnifico, dal manto più scuro di una notte senza stelle e lucido. Una macchia bianca a forma di stella illumina la sua fronte; la criniera è lunga e folta, di un nero stupendo.

L’Elfo lo monta senza sella, ha solo le briglie.

I suoi lunghi capelli sembrano argentei sotto alla luce della luna piena. Indossa solo dei pantaloni neri, gli stivali e una camicia candida, con le maniche arrotolate fino ai gomiti.

Riesco a vedere il profilo solido delle spalle forti, i contorni ben definiti dei muscoli delle braccia. Alzo lo sguardo nei suoi occhi, e vedo lo sconcerto nelle sue iridi di ghiaccio.

-Rose- la sua voce tradisce la sua ansia.

Mi volto e gli do le spalle, senza dire nulla.
Ormai non è nulla per me. Non significa niente. E’ solo un’ombra del passato, lui e l’amore che ho provato per lui.

-Rose, ti prego- lo sento smontare da sella, mentre il cavallo nitrisce.

-Rose- si avvicina alla riva, ma esita.

Sorrido con un angolo della bocca. Sento solo odio e rancore per lui.

-Non mi chiamo Rose- la mia voce è terribilmente priva di calore, ma mi piace.

Sento il suo respiro, il piccolo passo che fa per avvicinarsi. Sento tutto, ogni rumore del bosco è ampliato.

-Aurora- la sua voce è intrisa di diverse emozioni. Mi ci vuole un attimo per distinguerle tutte.

Paura. Timore. Ansia. Disperazione. Preoccupazione. Amore. Senso di colpa. Terrore. Rabbia.

Nessuna di loro mi sfiora.

Non m’importa più, ormai.

-Se entrerai in acqua tutte le barriere cadranno- la mia voce è fredda, atona. Come lo era la sua, un tempo. Che strano. Ora è lui quello che prova emozioni e io quella insensibile. Che ironia.

Dopo un secondo di esitazione, lo sento entrare lo stesso. Il lago sente la sua presenza, l’acqua penetra nei suoi vestiti, si ribella. Sfioro con i palmi delle mani la superficie del lago, e il lago si acquieta, anche se piccole increspature continuano a segnare l’acqua.

Senza più esitare, Thranduil si dirige a passi veloci verso di me. L’acqua cerca di trattenerlo, intuendo i miei pensieri ostili, ma è pur sempre un’Elfo. Una creatura della natura. Alla fine mi raggiunge.

Sento le sue mani appoggiarsi sulle mie spalle, e le sento ancora calde. Rabbrividisco.

-Aurora- il suo sussurro fende l’aria della notte come un pugnale. Fa male.

La sua voce mi sta pregando di perdonarlo. Di dimenticare tutto. Di tornare da lui.

Alzo appena la testa, ma non mi volto, nemmeno quando le sue dita agili scivolano dalle mie spalle alle braccia. Il vestito fradicio che indosso si sposta e si piega sotto al suo tocco, e scivola di qualche spanna sul mio corpo.

-Aurora, ti prego- Thranduil posa la fronte contro la mia nuca. Sento il suo respiro caldo soffiare sul collo, e piccoli, numerosi brividi mi scuotono la schiena.

La mia mente è fredda, razionale. Vorrebbe saltargli addosso e ucciderlo.

Ma il mio corpo sente la sua vicinanza. Reagisce alle sue dita, vuole spingersi contro di lui, sente la sua mancanza da troppo tempo... a discapito da ciò che mi ha fatto.

Thranduil, il Re degli Elfi, mi sta supplicando.

Il mio cuore si sta lacerando in pezzi.

-Nostra figlia è morta perché tu non c’eri- dico con la voce rotta, rivedendo il volto della mia piccola davanti agli occhi. -Non c’eri, come sempre.

-Lo so- la voce di Thranduil trema.
Le sue mani si appoggiano sui miei fianchi. Sento fuoco nelle vene.

-Nostra figlia è stata uccisa perché non ti importava nulla di lei.

-Lo so- la voce di Thranduil si spezza sull’ultima sillaba.

-Mia figlia è morta per un tuo errore. Per un mio errore.

Non voglio usare la parola “nostro”. Noi non siamo un insieme. Siamo due entità divise. Due persone separate. Non lo amo. Non voglio amarlo. Voglio vendetta.

Ma il mio corpo dice altro.

-Hai lasciato che la uccidessero davanti ai miei occhi- sussurro, mentre una lacrima rotola sulla mia guancia.

-Lo so- il respiro dell’Elfo è spezzato.

Così come la sua anima. Così come la mia anima.

Mi volto di scatto e tenendo le dita comando all’acqua di scagliarlo via da me.

Non urla quando finisce a terra, sulla sponda. Resta in ginocchio, a fissarmi negli occhi. Vedo le lacrime nelle sue iridi.

Gli sto spezzando il cuore.

Ma lui ha spezzato il mio molto tempo fa.

Lentamente mi avvicino a lui. Esco dal lago, pugni contratti.

-Hai lasciato che nostra figlia morisse perché avevi PAURA!- Urlo l’ultima parola, e l’Elfo china la testa.

In un secondo sono inginocchiata accanto a lui e lo sto tenendo per la gola.

Odio, sento solo un odio bruciante infiammare le mie vene.

E l’Amore.

Sì, c’è anche quello.

Thranduil rantola, un gemito esce dalle sue labbra, e allora mi rendo conto.

La metà sinistra del suo volto è completamente distrutta, ridotta a un ammasso di carne e nervi scoperti. E... sulla parte sinistra una profonda, orribile cicatrice parte dal mento per arrivare alla tempia.

La fisso con le labbra socchiuse, allentando un poco la presa.

-Che cosa hai fatto...- lascio andare la sua gola diafana e l’Elfo si porta istintivamente le mani alla gola. Allungo una mano bagnata verso la cicatrice, ma quando la tocco un profondo gemito di dolore esce dalle labbra del Re.

-Ho vendicato nostra figlia- dice a bassa voce, e socchiudo le labbra, colma di un tale stupore che non riesco a dire nulla.

-L’hanno pagata. Ora tocca a me. Uccidimi.

Vedo un bagliore provenire dal basso e abbasso lo sguardo. Thranduil tiene tra le dita un pugnale affilato. Ed è allora che la verità mi colpisce come uno schiaffo.

Poteva uccidermi in qualsiasi momento, ma non l’ha fatto.

Lui vuole che lo uccida... ma io non lo voglio più.

Con dita tremanti afferro il pugnale e mi volto di scatto, lanciandolo nell’acqua. L’arma precipita nell’acqua e con un gesto della mano comando al fondale di aprirsi e inghiottirlo fino a parecchi metri di profondità.

Nessuno si farà più male con quel pugnale. Né io, né Thranduil, né la nostra famiglia.

Mi giro di nuovo verso Thranduil, che mi sta osservando attonito. Scorgo il dolore nelle sue iridi di ghiaccio, il dolore più profondo che io abbia mai visto. E’ più forte persino del mio, perché lui ha ucciso nostra figlia, ma ha fatto del male anche a me. Io non ho fatto del male a mia figlia.

Senza dire una parola mi lancio tra le sue braccia, e all’istante la sua bocca si apre contro la mia. Mi bacia disperato, mi sta chiedendo di perdonarlo. Appoggio una mano sulle sue spalle, mentre con l’altra sbottono la sua camicia.

-Io non devo perdonarti- mormoro affannosamente, mentre lui mi spinge a terra, sotto di sé.

-Io non devo perdonarti nulla. Devi perdonare solo te stesso.


Mi sveglio con un urlo, ansimando.

Sento delle braccia circordarmi la vita, ma mi ritraggo di scatto. Chiudo violentemente gli occhi. Quello che ho appena visto è... non posso sopportarlo.

-VIA! VIA!!- Urlo con tutto il fiato che ho in gola.

Sono terrorizzata, sento una paura, un terrore disumano che mi blocca.

Sento delle voci attorno a me, ma non riesco a smettere di urlare e piangere.

Jeen, Legolas, un viso sconosciuto...

-VIA!
All’improvviso due mani mi afferrano per le spalle e mi scuotono violentemente. Strillo, ma quando apro gli occhi vedo il viso di Thranduil, e i dettagli dell’incubo mi tornano in mente.

-Volevo ucciderti!- Gemo piangendo, e all’istante cala il silenzio.

Poi Thranduil mi attira al suo petto, e io scoppio a piangere ancora più disperatamente.

-Fuori di qui!- Sento ringhiare il Re, ma rivedo il suo viso ferito, massacrato.

Volevo ucciderlo.
 

ANGOLO DELLE CIAMBELLE CARNIVORE BLU:
Sìsìssssììì è passato un mese, lo so, prendetemi a cazzotti ecc.
Ma volevo aggiornare prima di andare a Marrakesh o come si scrive, quindi fatemi un sorrisone che sono riuscita a scrivere anche col pc che NON FUNZIONA!
Questi sono i casi in cui amare il proprio cellulare, comunque!
Sìsìsì è inquietante, me ne rendo conto, ma tenete bene in mente questo capitolo -o questo "sogno"- perché vi servirà eccome.
Vi ha fatto paura la nostra Rose... ehm, Aurora così fredda,vero? Anche a me XD Poi però ritorna normale, e chi arriva ovviamente?
Zio thrandy, perché a lui gli importa di questa ragazzina sìsì, anche se vorrebbe il contrario :D
Filo via, ora, augurandovi buona Pasqua e chiedendo di lasciare un commentoper farmi sapere se sono stata troppo... estrema?
Ahah, un bacio, carissimi!
Anna

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Capitolo 11
*** Calima ***


A Gold Sunshine.

Calima.
 


Thranduil sta dormendo.

E’ stata una giornata stancante.

Ha dovuto partecipare a un consiglio per tutto il pomeriggio, poi mi ha assistita mentre piangevo. Non mi ha chiesto nulla. Forse sapeva già che non sarei mai riuscita a dirgli nulla. Mi ha tenuta contro il suo petto mentre piangevo e piangevo. Mi ha costretta ad andare a letto e a dormire, insinuandosi nella mia mente e facendomi addormentare.

L’ho sentito.

Ho sentito la sua mente.

E’... è stato strano. Sì, strano è l’aggettivo giusto.

La sua coscienza era fredda, impenetrabile, sembrava della stessa consistenza dell’acciaio elfico. Ma... allo stesso tempo ho sentito il calore. I calore dei suoi pensieri.

Il calore dei suoi sentimenti; oltre, ovviamente, all’immensità della sua mente.

Quando mi ha sfiorata con un brandello di pensiero ho sentito suoni, colori, profumi, odori, ricordi stupendi, una melodia fredda e altezzosa ma allo stesso tempo calda e pericolosa.

Avevo paura di non riuscire a contenere la sua coscienza, di non reggere al suo tocco. per la prima volta ho capito quanto è antico, nonostante sia bello come un dio.

Deglutisco, sospirando.

Sento il respiro quasi impercettibile di Thranduil di fianco a me.

La tenda è buia, e mi sentirei quasi schiacciare dall’oscurità, anche se una candela, posta sullo scranno, è accesa per illuminare lievemente la stanza. Getto un’occhiata al sovrano.

Osservo il suo profilo regale e superbo, la fronte ampia, le orecchie a punta, le labbra sottili.

Nel sonno, per quanto riesco a vedere, ha perso la sua aria fredda. Sembra quasi rilassato.

I capelli scendono sulle sue spalle e sul cuscino.

Dopo averlo osservato per qualche minuto, mi metto lentamente seduta il più silenziosamente possibile. Il cuore mi batte forte e lo sento in tutto il corpo.

Sono così vicina a lui che allungando la gamba sfiorerei con la coscia il suo fianco.

Prendo un respiro tremante e mi sporgo un po’ su di lui. I miei occhi non riescono a staccarsi dal suo viso perfetto, pallido. Allungo la mano e tremando la appoggio sulla sua guancia sinistra.

Il contatto con la sua pelle -liscia e bianca, non un ammasso di carne come nel sogno- mi fa rabbrividire. E’ morbida come quella di un bambino.

Rimango a guardare il suo petto sollevarsi lentamente, mentre riposa, e con il passare dei secondi, mentre non succede nulla, la mia mano smette di tremare e il cuore di battere troppo forte.

Proprio quando inizio a pensare che ormai non si sveglierà, lui apre gli occhi.

Le sue iridi di ghiaccio riflettono la mia immagine scarmigliata. Thranduil mi guarda senza dire nulla, con gelida curiosità, e mi sento avvampare e impallidire al tempo stesso.

Che diavolo mi è saltato in mente?

Cerco di ritirare la mano, ma con un gesto fulmineo lui l’afferra e la stringe con forza. Stringo le labbra in una smorfia di dolore, ma non protesto.

Lentamente, senza nemmeno aiutarsi con le mani, Thranduil si solleva piegando il busto.

Le coperte cadono sul suo grembo, rivelando che non indossa niente. Né una camicia, né una maglia. Alla luce della candela i suoi stessi muscoli disegnano ombre sulla sua pelle, contraendosi o distendendosi.

Le mie dita, strette sotto alla sua mano, sono ancora immobili sulla sua guancia.

Il viso di Thranduil si abbassa fino a posare la fronte contro la mia. I suoi occhi bruciano di un sentimento che non riesco a riconoscere. Forse è rabbia, forse malinconia.

Lentamente, con i suoi occhi fissi nei miei, comincio a sentire una strana sensazione sotto ai polpastrelli. La sua pelle sembra svanire, ritirarsi lentamente, e comincio a vedere la carne viva.

Inorridita, cerco di ritrarre la mano, ma lui me lo impedisce serrando ancora di più la presa. Preme le mie dita sulla sua carne, mentre io rabbrividisco, mio malgrado impressionata e spaventata nel sentirla sulla mia mano.

Mentre lo tocco, Thranduil emette un gemito profondo che mi scuote fin nelle viscere. Gli fa male, eppure continua a seguire il profilo della carne rimasta, quella che originariamente era la mascella. Sto tremando.

Non voglio vedere un simile scempio, e il respiro ansimante per il dolore di Thranduil mi fa sentire in colpa. Gli sto causando del dolore. I miei occhi si riempiono di lacrime, che cominciano a rotolare sulle mie guance.

Sbatto le palpebre, con un crescente groppo in gola.

All’improvviso Thranduil ritira la sua mano, ma io non scosto la mia. Guardo ciò che il fuoco ha causato. Anche il suo occhio ne è rimasto deturpato, uno di quegli occhi splendidi e freddi occhicolor del mare.

-Sei contenta ora?- Sibila il Re, quasi con cattiveria.

Lo guardo smarrita, e vedo solo rancore nei suoi occhi.

-Hai visto ciò che sono. Non ti basta? Smettila di starmi appicci...

Thranduil non riesce a finire la frase.

Mentre parlava, mi sono avvicinata. Ho posato all’improvviso le labbra sulle sue.

Lui non reagisce al bacio, ma non mi sposto. Sento l’angolo deturpato della sua bocca premere contro il mio, ma non ne rimango turbata. Il suo sapore inconfondibile mi impregna le labbra, e lentamente Thranduil schiude le sue, accarezzandomi il braccio. La sua mano risale sulla mia pelle nuda, scoperta dalle maniche arrotolate della maglia, fino alla spalla e al suo profilo, per arrivare al collo e stringermi la nuca.

Le sue labbra modellano piano le mie, come se avesse paura di rompermele, mandarle in mille pezzi. La punta della sua lingua sfiora il mio labbro, e sento una scossa percorrermi il petto.

Mi spingo un po’ più contro di lui, che stringendomi la nuca mi attira a sé. Sento il suo torace e premere sul mio petto, una ciocca dei suoi capelli solleticarmi il collo. Esitante allungo una mano e sfioro con le dita la sua schiena.

Thranduil si allunga in avanti e sento il suo respiro farsi più pesante.

E’ a questo punto che mi scosto.

Le labbra mi bruciano, vanno a fuoco.

Ma non quanto i suoi occhi cristallini; il suo viso è tornato normale.

-Questo non significa niente- sussurra.

Le sue parole mi colpiscono come lo sputo velenoso di un serpente.

E all’improvviso l’Elfo non è più davanti a me. E’ vicino allo scranno, mentre si infila una camicia.

Prima che esca alzo lo sguardo su di lui e fisso la sua schiena.

-Lo so- sussurro.

Desidero che torni da me. Bramo le sue labbra, voglio che mi baci fino a farmi morire perché non riesco a respirare. Voglio accarezzare il suo corpo, sentire la morbidezza della sua pelle e sentire i muscoli guizzare sotto al mio tocco.

Thranduil si volta e vedo il suo sguardo chiaro puntarsi su di me con sorpresa.

Chiudo gli occhi e mi asciugo una lacrima, senza preoccuparmi di non farmi vedere. Sa già che sto per scoppiare a piangere.

Mi alzo dal letto e mi dirigo nell’angolo dove sono i miei vestiti.

Lui è ancora lì, lo sento.

Be’, peggio per lui, penso con un improvviso impeto di rabbia, afferrando i lembi della mia maglia. Io devo andare da Jeen.

Senza più esitare, mi sfilo la maglia, e sento il respiro dell’Elfo farsi pesante all’improvviso, non so se per l’irritazione o cos’altro.

Non me ne curo.

L’aria fredda mi punge la schiena scoperta. Sento la morbidezza dei miei capelli accarezzarmi la pelle, ma non è abbastanza per scaldarmi.

Mi chino e afferro una maglia pulita, quando all’improvviso sento dei passi dietro di me.

Il Re si ferma a pochi centimetri di distanza. Io resto accucciata a terra, stringendomi la maglia al petto per nascondermi.

-Dove vuoi andare?- Fa la sua voce calma.

Sorrido amaramente.

-Non è ovvio? Da Jeen. Insinui sempre che io e lui facciamo l’amore, poi non...

Poi all’improvviso sento un dolore lancinante al braccio e mi ritrovo barcollante e in piedi, gli occhi pieni di lacrime, puntati in quelli irati dell’Elfo. Avvampo quando la sua mano si poggia sulla mia schiena nuda e mi preme contro di lui.

Serro la presa sulla maglia che tengo premuta al petto. La sua mano calda sulla schiena sembra emanare scosse gelide.

-Ed è vero?- Sibila infuriato.

Guardando la furia nei suoi occhi mi sento vacillare, me e la mia stupida idea di farlo incazzare. Se gli dico di sì come minimo esilia quel povero Elfo, se gli dico di no... l’avrà vinta lui. No, col cazzo che gliela do vinta con tanta facilità.

Perciò, mi limito a cambiare argomento.

-Mi fai male- gemo di dolore, ma lui non ci fa caso.

Continua a stringermi il braccio sempre con più forza, tanto che penso che molto presto me lo spezzerà.

-Rispondi- la sua voce sembra un ringhio, basso e sensuale.

Chiudo gli occhi per non vedere i suoi occhi, gli occhi di un predatore a caccia.

-Perché t’interessa tanto?- Esclamo con voce acuta, ormai con le lacrime in procinto di scendere sulle guance.

All’improvviso sento la sua bocca posarsi sulla mia guancia, lì dove una lacrima è sfuggita al mio controllo. Thranduil la elimina con le labbra, e la sua presa sul mio braccio svanisce completamente.

Le sue braccia mi circondano protettive, racchiudendomi in un abbraccio caldo.

Sento il cuore battere a mille mentre la sua mano scorre sulle mie spalle fino ad arrivare al mio petto. Lì, facendomi arrossire più che mai, le sue dita costringono le mie a lasciare la maglia, che cade a terra.

Mi ritrovo premuta contro il suo corpo marmoreo, solo un sottile strato di stoffa a separare il mio corpo dal suo.

Thranduil china la testa.

-Perché tu sei mia- mormora, facendo scorrere le dita sulla mia schiena, massaggiandomi i muscoli tesi. Lentamente mi fido ad appoggiare la testa alla sua spalla, e respiro il suo odore di bosco.

Chiudo gli occhi.


Mi risveglio da sola nel grande letto dalle coperte color verde chiaro.

Apro gradualmente gli occhi e vedo la luce penetrare attraverso le pareti spesse della tenda.

Sbatto le palpebre per schiarirmi definitivamente la vista, e mi accorgo di essere avvolta nelle coperte come un salame. Sbuffo, e abbandono la testa sul cuscino.

-Ma vaffanculo.

Una risatina musicale fa eco al mio insulto alle coperte, e trasalisco.

-Non dovresti insultarle. Ti hanno tenuta al caldo quando fuori era gelido.

Cerco di voltare la testa e vedo Thranduil seduto sulla sua poltrona rossa, di raso.

-Buongiorno- mormoro assonnata, cercando di alzarmi sui gomiti per vederlo meglio senza farmi venire il torcicollo.

Il suo sguardo si affila.

-Io starei lì.

Mi immobilizzo, mentre lui beve un sorso di vino.

-O almeno starei lì finché non riuscirei a trovare la mia camicia e a rivestirmi- completa con un ghigno sadico.

Sgrano gli occhi, avvampando, e tutto l’accaduto di ieri sera mi balza violentemente in testa.

-Oh, merda- mi lamento tuffandomi all’istante sotto le coperte per lamentarmi.

La risata di Thranduil mi fa rabbrividire, poi sento qualcosa di lungo e leggero colpire il mio fianco.

-Sono passate due ore dall’alba. Vestiti e fa’ quel che vuoi, ma dopo pranzo ti voglio dietro a questa tenda.

Non riesco nemmeno a riemergere dalle coperte che lui è sparito. Guardo la camicia verde che mi ha lanciato e abbozzo un sorrido, chiedendomi come cazzo farò a guardarlo in faccia dopo ciò che è successo ieri.


Thranduil è in piedi nel prato dietro alla sua tenda. O forse dovrei dire nostra, dato che ci vivo?

I suoi lunghi capelli biondi scintillano alla luce del sole, mentre è fermo immobile al centro dello spiazzo.

Indossa una camicia bianca e dei pantaloni neri, con i soliti stivali.

Non appena mi avvicino di un paio di passi dietro di lui si volta e mi guarda, osservandomi da capo a piedi. I suoi occhi di ghiaccio sembrano brillare,  mi lasciano un po’ spiazzata.

Inarca un angolo della bocca dalle belle labbra sottili e mi tende una mano. La osservo. Le sue lunghe dita bianche sembrano così grandi in confronto alle mie...

Un po’ perplessa e molto imbarazzata allungo il braccio e poso la mano sulla sua. Le sue dita si chiudono attorno alle mie, e Thranduil rialza lo sguardo, puntandolo sul mio sguardo.

Mi sento arrossire.

-Sai cavalcare?

Lo guardo sorpresa, mentre il suo sguardo, stranamente caldo, si incuriosisce vedendo le mie guance diventare ancora più rosse.

-Be’... quando avevo quindici anni sono caduta e da allora mio padre- la mia voce trema leggermente a quella parola e la sua stretta si fa più salda -non ha voluto che mi avvicinassi nemmeno a un cavallo.

Gli occhi dell’Elfo indugiano sul mio volto, calcolatori. Poi si volta verdi gli alti alberi del bosco, e fischia due volte. Continuo a sentire la sua presa calda attorno alle mie dita, e sento il cuore battermi forte nel petto. Deglutisco, quando dagli alberi spunta un immenso stallone nero.

E’ stupendo. Il suo manto è così scuro che sembra quasi avere de riflessi blu. La criniera el coda vengono scosse dal vento mentre galoppa a un’incredibile velocità verso di noi, il collo proteso in avanti.

Faccio un passo indietro quando si ferma di scatto davanti a noi, il muso davanti a quello del suo padrone. Thranduil serra la presa e mi tira al suo fianco, accarezzando la fronte dello stallone con un sorriso leggero delle labbra.

-Non è bellissimo?

Le iridi del sovrano brillano di riflessi cangianti mentre ammira il possente destriero, che, come se avesse capito le sue parole, sbuffa alzando la testa e nitrisce piano.

Mi scappa un sorriso. Sembra altezzoso e regale come il suo padrone.

-Sì- mormoro, e Thranduil si volta verso di me, lasciando perdere all’improvviso l’animale e puntando i suoi occhi di falco su di me con un sorriso molto simile a un ghigno.

Capisco subito cosa vuole fare e faccio di tutto per liberarmi dalla su presa.

-No, no, no! Non ci penso neanche morta! Mi sono rotta il braccio l’ultima volta!- Protesto, ma lui sbuffa e mi tira a sé senza sforzo. Quando sento le su mani sui fianchi gli tiro un pugno al petto che, seppur debole, lo ferma per qualche secondo. Mi aggrappo alle sue spalle.

-No, per favore... ho... ho paura- sussurro con un groppo in gola, lo stomaco attorcigliato.

Thranduil si ferma. Lo sento sospirare, poi le su mani si appoggiano sul mio collo.

-Monterò dietro di te- mormora con sorprendente dolcezza -e andremo al passo. Non devi aver paura. Hai dimenticato che ti ho promesso che non ti potrà succedere nulla se ci sarò io con te?

Avvampo. Quello me l’ha promesso la notte in cui ho rivissuto l’incubo degli uomini che mi... e lui mi ha baciata per la prima volta.

-No- dico con voce strozzata.

-Allora fidati.

Lentamente lascio andare la presa sui suo vestiti, ora tutti sgualciti.

Guardo la stoffa in disordine, sentendo i suoi occhi puntati sul mio viso.

-Scusa- mormoro.

Lui abbassa lo sguardo e con una scrollata di spalle si mette a posto.

Io mi volto a guardare lo stallone, che ora punta i suoi grandi occhi scuri su di me. Nitrisce e si avvicina. Stranamente non mi sposto; non ne sento il bisogno.

Il cavallo avvicina il muso al mio volto e mi dà un colpetto alla spalla, sbuffando. Sento il suo fiato caldo sul collo, ma è piacevole.

Sorrido istintivamente e metto una mano sul suo collo quasi bollente, accarezzando il suo manto morbido. Sento il respiro di Thranduil di fianco a me, e ad un tratto la sua grande mano sfiora la mia, mentre anche lui accarezza il collo dello stallone.

-Come si chiama?

-Calima. Significa brillante in elfico- mi spiega Thranduil. La sua voce è bassa, roca, e mi fa venire brividi.

Poi, dopo qualche secondo, l’Elfo si allontana dallo stallone e si volta verso di me.

-Devo proprio?- Mormoro con una smorfia, gettando un’occhiata all’enorme altezza del cavalo.

Un nitrito convinto mi risponde, e Thranduil sorride.

-Sì. Avanti, vieni.

Mi avvicino e l’Elfo sorride vittorioso, lo sguardo illuminato dalla luce della vittoria. Mi afferra per i fianchi e mi solleva in aria; io mi aggrappo alle sue spalle ampie, sgranando gli occhi. Thranduil mi solleva ancora di più, senza nessuno sforzo apparente, sulla groppa di Calima. Mi piego sullo stallone, posando le mani sul suo collo, spostando la gamba destra dall’altro lato. Mi aggrappo alla criniera scura del cavallo, e all’improvviso sento l’Elfo dietro di me. Avvampo e serro gli occhi quando mi scivola vicino, la mia schiena si incolla al suo petto e sento il suo respiro da qualche parte imprecisata sopra alla mia testa. Le braccia possenti del sovrano mi circondano e mi mordo il labbro, imbarazzata, quando mi prende le mani e con delicatezza le sposta sull spalle muscolose del cavallo.

Sento il suo profumo di pino circondarmi, e il cuore mi batte a mille. Siamo troppo vicini.

-Non tenerti come se stessi per cadere in un baratro- mi sussurra all’orecchio, con la sua voce musicale. -Devi solo appoggiarti. Segui i suoi movimenti. Ascolta il suo respiro. Devi essere in sintonia con lui.

Poi Calima inizia a muoversi. Mi irrigidisco, ma Thranduil non approva.

-Rilassati, Rose. Ci sono io.

Come se sentire la tua vicinanza potesse aiutarmi. Be’, in un certo senso mi aiuta, ma non riesco proprio a stare calma.

-Fa’ un respiro profondo e chiudi gli occhi- mi ordina Thranduil.

Obbedisco. Mentre l’aria mi riempe i polmoni sento le sue mani appoggiarsi ai miei fianchi dolcemente e la sua bocca accostarsi al suo orecchio. I suoi capelli lisci mi solleticano il collo.

-Cosa senti?- Sussurra con voce roca.

Tremo impercettibilmente, ma lui se ne accorge, è palese dal suo silenzio. Calima continua a camminare tranquillo, e mi sento ondeggiare. Sono scomoda, sono troppo vicina alle spalle dello stallone, ma non posso muovermi.

Già sono appiccicata all’Elfo, se andassi indietro...

Eppure Thranduil deve averlo capito, visto che con un movimento fluido mi tira più a sé. Avvampo, e sento la sua risatina al mio orecchio.

-Cosa senti, Rose? Dimmi le tue sensazioni. Le tue emozioni. Voglio capirti.

-E come, di grazia, visto che io sono una goffa neonata umana e tu un Elfo millenario, per di più maschio?

La risata cristallina del re risuona nell’aria tiepida, e sembra che tutti i suoni si fermino, che tutta la natura ascolti il suono gioioso e prezioso della sua voce.

Il cuore mi si riempie di gioia, e un sorriso addolcisce le mie labbra. E’ la prima volta che lo sento ridere e mi sono già innamorata del suono della sua voce spensierata e serena.

Le mani del sovrano si stringono sui miei fianchi con più forza, mentre sento le sue spalle sfiorare le mie.

-Piccola Rose, non immagini nemmeno quanti secoli abbia passato a guardare cose che tu nemmeno immagini- il suo sussurro racchiude una specie di malinconia, di nostalgia.

Istintivamente stringo la sua mano destra, ma con delicatezza, senza stringere. Lo sento irrigidirsi per un attimo e poi rilassarsi.

-Dimmi quello che senti. Dimmi quello che provi- le sue parole suadenti mi fanno rabbrividire.

-Perché?- Chiedo dopo qualche istante di silenzio.

Thranduil ci mette qualche secondo a rispondere.

-Perché vorrei sapere cosa provi.

Vorrei.

Non voglio.

Vorrei.

-Io... non lo so, non capisco. Sono confusa. Ho paura, ma... non ne ho, se sto con te. Sono terrorizzata dal pensiero di poter cadere da Calima, ma... ma so che non succederà.

Deglutisco, con il cuore che mi martella in petto, poi la voce dolce dell’Elfo mi raggiunge da dietro.

-Trotto?

Calima nitrisce, e sorrido, anche se ho una paura matta.

-Trotto- confermo con un filo di voce.

Mi ritrovo a guardare gli alberi della foresta scorrere attorno a noi, non lentamente, ma neanche ad una velocità eccessiva. Sento il respiro di Calima e il suono dei suoi zoccoli infrangere il silenzio quieto della foresta, e il battito forte e irregolare del mio cuore risuonarmi nelle orecchie.
Ora Thraduil mi stringe a sé con un braccio, mentre l’altro è posato sul collo dello stallone.

Sento le sue parole perdersi nel vento, ma intuisco che sta parlando in elfico. I suoni melodiosi arrivano alle mie orecchie in istanti irregolari, come una specie di melodia che continua a interrompersi perché l’artista che le compone deve trovare le note giuste.

Stranamente, non ho paura. Sento il vento frustarmi il viso e le braccia, ma la gabbia protettiva che le braccio del sovrano formano attorno a me mi dona sicurezza.

Ad un certo punto Calima rallenta, il respiro affannoso, fino ad andare al passo.

-Allora? Era così terri...

Thranduil si interrompe di botto, e io sento un tuffo al cuore, che rapidamente prende a battere il triplo più veloce del normale.

No.

Jeen e Shanon sono davanti a noi e ci guardano stupiti almeno quanto lo siamo noi.

Il mio respiro si fa affannoso mentre guardo Shanon, i suo ricci rossi, gli occhi verdi e, soprattutto, il braccio di Jeen attorno alla sua vita.

No. No.

Sento di nuovo le loro mani su di me, che mi strappano i vestiti, mi lacerano la pelle, le lame incandescenti e le botte sulla schiena, mentre lei stava lì, a guardare, senza dire nulla, senza cercare di fermarli.

-No. No.

Senza nemmeno pensare mi divincolo dalla presa di Thranduil, che mi lascia andare, colto di sorpresa. Salto a terra, e mi lancio tra gli alberi. Sento le loro voci chiamare il mio nome.

-Rose!

Quella di Shanon m trafigge il cuore spezzandolo in mille schegge di vetro.

Ma prima che possa cominciare a correre per davvero le bracca possenti del Re di Bosco Atro si avviluppano attorno alla mia vita e mi trattengono.

Comincio a urlare di lasciarmi andare. Voglio correre via voglio scappare.

Sto piangendo, vedo le loro facce, i ghigni, le dita che mi afferrano lasciando lividi scuri, le percosse, sento le loro risate sguaiate quando mi torturavano e mi violentavano.

-No, ti prego lasciami! LASCIAMI!

Mi ritrovo stretta contro il petto ampio del sovrano, le sue braccia serrate attorno a me, una sua mano premuta sulla nuca e l’altra sulla schiena, la sua voce che mi mormora ch è tutto finito.

Singhiozzo sulla sua camicia, aggrappandomi disperata a lui.

-Ti prego basta, falli smettere, falli smettere...- la mia voce si perde tra i singhiozzi, e lentamente rimane solo il Re che mi culla con dolcezza, confortandomi con il suo calore.

Non c’è Jeen, non c’è lei.

C’è lui.

Lui, la sua voce. Il suo calore. Il suo corpo. La sue braccia. Il suo petto. La sua bocca. Le sue labbra. Il suo conforto.

-Non lasciarmi- dico in panico quando lo sento indebolire la presa, aggrappandomi alla sua schiena con tanta forza da piantargli le unghie nella pelle e farlo trasalire.

-Non ti lascio, Rose- mormora Thranduil, avvolgendomi ancora più forte nelle sue braccia.

E’ allora che sento una voce. La sua voce.

-Mi dispiace, Rose... se avessi saputo...

-MA TU LO SAPEVI!- Urlo all’improvviso, fuori di me, con la furia e mi rede sorda e cieca. Riesco solo a fissare quel visetto ipocrita, pieno di lentiggini, falso tanto quanto sono ingannevoli i suoi occhioni verdi.

-Tu sapevi cosa mi facevano, stronza! MI HANNO STUPRATA DAVANTI AI TUOI OCCHI! E tu non hai fatto nulla, NULLA! Sei stata lì in silenzio a guardarmi urlare, e poi mi hai anche detto che NON ERA NIENTE, figlia di puttana!

Cerco di lanciarmi verso di lei per prenderla a botte, quando vedo Jeen pararsi di fronte a lei con sguardo accusatorio e Thranduil tirarmi violentemente a sé.

 
 ♦  ♦
 

ANGOLO DELLE CIAMBELLE CARNIVORE BLU:
Hooola! ^^
Il Marocco era stupendo, ma mi mancavano troooooppo Thrandy e Rose *occhi a cuore*
Come si vede -spero con piacere :D- il loro rapporto inizia a diventare più... intimo, anche se da parte di Thranduil per ora... be', i sentimenti scarseggiano :P
O almeno quelli che vorreste voi ;)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e vi ringraazzioooo!! 6 recensioni, che bello! ;)
Bene, ora filo via
Un bacione!
Anna

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Capitolo 12
*** Prigionia. ***


A Gold Sunshine.

Prigionia.

 

 

 


 

Thranduil la sente lottare contro di lui come una tigrotta che cerca di sfuggire al padre per lottare con i suoi fratelli. Lo sta combattendo con tutte le sue forze, ma non sono abbastanza.

La tira via, un passo dopo l’altro, mentre si accorge della rabbia negli occhi del suo comandante per come le è vicino e per il desiderio di aiutarla lui.

Ma ora importa solo Rose.

Thranduil la afferra per i polsi e la immobilizza torcendole le braccia dietro alla schiena.

Rose geme di dolore, e a quel punto i suoi muscoli doloranti cedono.

-Rose, ti prego, smettila- le sussurra all’orecchio il sovrano, sempre tenendo d’occhio gli altri due, che li stanno fissando, una attonita, l’altro rabbioso.

-So cosa ti ha fatto. Ma farle del male non servirà a nulla. Tu sarai stata comunque violentata e picchiata, e i mostri che l’hanno fatto saranno ancora in vita.

Rose geme a quelle parole, con un singhiozzo, accasciandosi contro di lui.

A quel punto Thranduil la prende in braccio, quel piccolo corpo squassato dal dolore, e si volta senza dire niente, immergendosi tra gli alberi. Calima lo segue, camminando e sbuffando in direzione dell’Umana.

La ragazza è un fagotto tremante tra le sue braccia forti. Sente i suoi sussulti, i suoi singhiozzi.

Anche l’aria sembra essere immobile, ferma ad ascoltare il dolore di Rose.

Dopo qualche minuto Thranduil si sente abbastanza lontano da Jeen e Shanon per fermarsi. Rose ha smesso di piangere da un bel po’, ma è rinchiusa in un silenzio inquietante.

Il Re sospira e con passo frettoloso si dirige verso le enormi radici di un’antica quercia. Lì si inginocchia e posa con delicatezza la ragazza sull’erba smeraldina.

Lei si rannicchia, stringendo le gambe al petto e circondandole con le braccia. I suoi enormi e umidi occhi scuri si levano in alto, sul volto serio dell’Elfo che, senza bisogno di parole, capisce subito.

Si siede accanto a lei, senza curarsi di sporcarsi i vestiti, e appoggia la schiena al tronco della quercia. Calima si sdraia poco lontano da loro, chiudendo gli occhi.

Rimangono in silenzio per molto tempo, finché il sole non comincia a calare, tingendo i capelli biondi dell’Elfo di riflessi più scuri e quelli dell’Umana di riflessi ramati. Solo allora Rose, con la voce roca per le ore di silenzio, si azzarda a parlare.

-Non ti ho detto la verità- dice, ma senza guardarlo.

Tiene gli occhi fissi sullo stallone, che dorme pacifico.

-Io... be’, sono una... principessa. Mio padre è il discendente del Re degli Umani che è rimasto neutrale nelle vicende della conquista di Erebor.

Non aggiunge altro, anche se Thranduil sa perfettamente che vorrebbe dire mille e più cose.

Volta lo sguardo e osserva il suo profilo, il naso all’insù, la fronte alta e le labbra carnose.

Rose china improvvisamente la testa, facendo cadere i suoi folti capelli neri davanti al viso, nascondendosi allo sguardo chiaro del sovrano, come se si vergognasse.

Thranduil stira le labbra, assottigliando lo sguardo.

-Io... mi dispiace -la sente mormorare con voce spenta. -Non mi fidavo. Non... non ci riuscivo.

Thranduil punta lo sguardo sullo stallone dal manto d’ebano, ancora sdraiato davanti a loro. Le sue labbra sono curve in un sorrisino sospeso tra l’irritazione e il divertimento.

-Quindi è per questo che odi tanto Shanon?- Chiede con voce vellutata, notando il brivido che scuote la schiena della ragazza. Rose alza una mano e sposta i capelli dietro all’orecchio, tenendo fisso lo sguardo su Calima.

-Sì- dice semplicemente, distogliendo lo sguardo dallo stallone e puntandolo su Thranduil. Lui la osserva dall’alto della sua altezza, con gli occhi di ghiaccio che esprimono un calore incerto. Non dice niente, ma si limita a guardare i lineamenti stanchi dell’umana e a immergersi nei suoi profondi occhi scuri.

-Ma non solo per questo, vero?- Mormora all’improvviso, chinandosi verso di lei.

I capelli gli ricadono oltre alla spalla, sfiorando il suo braccio. Rose abbassa lo sguardo, e dopo un momento di esitazione scosta le ciocche bionde, rimettendole al loro posto.

Si morde il labbro, conscia dello sguardo affilato dell’Elfo fisso su di lei.

-Sì- sussurra con voce incerta, tornando a guardare Calima.

Thranduil allunga il braccio e le afferra il mento, costringendola a voltarsi verso di lui.

-Dimmi cos’è successo, Rose.

-Tu dimmi perché Legolas è così triste- bisbiglia lei con un filo di voce.

Thranduil sente lo stomaco contorcersi.

-Questa settimana è l’anniversario della morte di sua madre- dice con calma.

I grandi occhi incerti di Rose lo studiano a lungo. Poi la ragazza alza la mano e afferra le dita del Re, ancora strette al suo volto, e le scosta con delicatezza, chiudendole in un pugno che lascia cadere sull’erba.

-La settimana prima di partire...- esordisce, titubante -sono uscita con un mio amico, il capitano delle guardie. L’ho accompagnato alla locanda, e dopo un paio d’ore lui mi ha riaccompagnata in camera. Shanon ci ha visti e ha pensato che... che noi...-le guance di Rose s’imporporano e Thranduil annuisce con un gesto secco, preso da una strana irritazione.

-Che voi aveste una relazione. Continua.

Rose deglutisce, abbassando lo sguardo sulle proprie gambe.

-L’ha detto a mio padre. L’ha detto a mio padre quando sa perfettamente che Reyon è  sposato e ha un figlio piccolo. Non era la prima volta che cercava di mettermi in difficoltà, in un modo o nell’altro mi ha sempre odiata, anche se non ho la minima idea del perché. Mio padre...- a Rose manca la voce per qualche istante, mentre i suoi occhi si velano di tristezza. -Mio padre ha creduto a lei e non a me. Mi ha accusata di... di essere una sgualdrina, la rovina della sua casata- la voce di Rose si rompe e Thranduil si ritrova a sfiorarle la guancia con un dito in una timida carezza.

La ragazza piega la testa, spingendo la guancia contro la mano del sovrano, e Thranduil posa il palmo sulla sua pelle calda, sentendo il tocco morbido dei suoi capelli.

Si china al suo orecchio.

-Alzati- sussurra con voce persuasiva, di un’ottava più bassa di quanto dovrebbe essere.

Rose rabbrividisce, facendolo sorridere.

-Come?

-Alzati- ripete il sovrano.

Rose esita per qualche istante di troppo, ma alla fine si alza in piedi. Si volta verso di lui, senza accorgersi che dietro di lei Calima ha alzato il muso.

-Cosa c’è?

Thranduil alza un angolo delle labbra e fa scorrere lo sguardo sul suo corpo, osservando con minuziosa attenzione tutte le sue forme. Sa perfettamente che la sta mettendo in imbarazzo, ma non gl’importa.

Le curve di Rose si sono ingentilite in quelle poche settimane. Non è più magra come un chiodo, anche se di certo non abbonda, ma al Re fa piacere accorgersi che non si vedono più le ossa spuntare dalla carne.

La ragazza fa un passo indietro, a disagio, incrociando le braccia sotto al seno.

-Thranduil, cosa... ATTENTO!

Thranduil si volta di scatto, balzando di lato, e un ringhio animalesco fuoriesce dalle sue labbra mentre fissa il volto deturpato dalle cicatrici dell’uomo. Troppo tardi si accorge di essere disarmato. Stupido, che pensava di essere al sicuro!

L’uomo gli rivolge un ghigno, abbruttito dai denti marci e il viso lercio.

Thranduil si sente gelare il sangue quando sente il gemito di Rose. Lentamente, senza perdere d’occhio l’avversario, si volta, e quello che vede gli fa stringere violentemente i denti.

Rose respira a fatica, mentre un uomo simile al primo, con gli stessi abiti laceri e sporchi e il corpo pieno di cicatrici e i capelli radi, le tiene una mano sulla gola, mentre con l’altra la stringe alla vita.

-Fermo o la uccido- a dimostrazione delle sue parole, l’uomo preme la lama del coltello sulla pelle olivastra della ragazza, graffiandola.

Rose serra gli occhi, tremando.

Thranduil si morde a sangue il labbro, prima di venire colpito alla nuca. Non fa niente per difendersi. Loro vogliono Rose, ma non disdegneranno un Elfo. Almeno resteranno insieme e lui potrà proteggerla.


 

Thranduil si risveglia con un dolore sordo alla nuca. Ha la testa posata su qualcosa di morbido. Apre gli occhi e si accorge di essere disteso sull’erba, le fronde degli alberi del suo amato bosco che oscurano il cielo notturno, lasciando intravedere brevi sprazzi di stelle.

Il re volta la testa, cercando di rilassare i muscoli irrigiditi, e si accorge che quello su cui ha posato la testa si abbassa e si alza ritmicamente.

Dalle sue labbra esce un sospiro a metà tra l’irritato e l’incazzato.

Sente qualcosa sotto alle sue spalle muoversi e sussulta, rendendosi finalmente conto di dov’è sdraiato. O meglio, su chi è sdraiato.

-Thranduil?

La voce di Rose gli arriva debole in un sussurro. Sembra che si stia sforzando di non piangere. L’Elfo chiude le palpebre, sospirando. Si muove e si accorge di avere mani e piedi legati, ma riesce lo stesso a togliere la testa dal petto morbido della ragazza.

Con un grugnito di dolore nel sentire una fitta alla nuca volta la testa e incrocia gli occhi scuri di Rose, che lo sta già guardando. La sua maschera di ragazza impassibile e strafottente è caduta, mostrando quanto sia spaventata, in realtà.

I suoi occhi mostrano quanto grande sia la sua paura, e l’Elfo sente una fitta bruciante che gli colpisce il petto quando pensa che sia solo colpa propria se sono in questa situazione.

-Dove siamo?- La voce è roca, un sussurro appena udibile.

Lei deglutisce, alzando per un momento lo sguardo dietro di lui.

-Sono loro- le lacrime cominciano a traboccare dai suoi occhi, ma con coraggio le ricaccia indietro.

-Sono i tuoi aguzzini?

Lei annuisce appena, tornando a guardarlo.

Guardandola bene, in silenzio, l’Elfo si accorge che trema. Socchiude le palpebre, aggrottando le sopracciglia sottili. La camicia che indossa Rose ricade troppo sul terreno all’altezza del ventre e lei non riesce a smettere di tremare.

Con il respiro improvvisamente pesante Thranduil punta lo sguardo sul collo della ragazza.

Rose, intuendo le sue intenzioni, volta di scatto la testa, girandosi supina.

-Rose.

L’Umana sussulta alla sua voce tranquilla e intrisa di gelo.

-Voltati. Fammi vedere il collo.

Se non obbedisse non potrebbe fare nulla per costringerla a farlo, dato che ha le mani legate. Ma Rose questo non sembra ricordarlo, perché lentamente si volta. Punta lo sguardo sul petto dell’Elfo, così vicino a lei, mentre i lunghi capelli neri le scivolano via dalla base del collo.

Thranduil non riesce a respirare per qualche istante.

La pelle è violacea, ricoperta di graffi superficiali e lividi dall’aria dolorosa. Alzandosi sul gomito, per quanto possibile, Thranduil punta gli occhi più vicino alla scollatura della camicia, ma con sollievo si accorge che la pelle morbida lì è intatta.

Accorgendosi improvvisamente dello sguardo della ragazza sul suo volto Thranduil sposta lo sguardo di scatto, stranamente imbarazzato, ma non prima di aver scorto una scintilla assassina nei suoi occhi.

Restano in silenzio per un po’ di minuti, mentre poco distante da loro sentono le voci gutturali degli Orchi e degli umani che li hanno catturati discutere, insieme al crepitio delle fiamme e ai nitriti di alcuni cavalli.

Thranduil spera con tutto sé stesso che Calima sia riuscito a fuggire e a raggiungere illeso l’accampamento. Legolas avrebbe capito subito che qualcosa non andava. Spera solo che i rinforzi giungano prima della loro morte.

Lentamente l’Elfo chiude gli occhi e prende percezione dell’ambiente attorno a sé. Sente l’erba morbida accarezzargli la schiena, il respiro e il corpo di Rose accanto al suo. La spalla della ragazza sfiora il suo braccio, e la sua gamba è a contatto con quella di lui.

Normalmente Thranduil scaccerebbe malamente chiunque si azzardasse a stargli così vicino, eccetto forse Legolas, se lo farebbe, ma sente che lei ha bisogno di quel contatto per non crollare.

Hanno già proceduto a picchiarla, ma non può domandarle cosa le hanno chiesto, altrimenti l’uomo seduto poco lontano da loro li separerebbe.

-Thranduil- il sussurro tremante di Rose lo riscuote dai suoi pensieri.

Apre gli occhi e la osserva con quei due frammenti di cristallo di ghiaccio che le fanno battere il cuore così forte.

-S... se io n... puoi- una lacrima rotola sulla guancia della ragazza -se mi uccideranno... quando uscirai da quest’inferno dì a papà che lo amo.

L’Elfo annuisce, una sgradevole sensazione amara in bocca. Non può dirle che torneranno perché non lo sa nemmeno lui, ma lo vorrebbe tanto.

Con una smorfia il sovrano solleva la schiena e la appoggia al tronco dietro di loro.

-Vieni

Con fatica e con una smorfia di dolore Rose striscia accanto a lui. Si mette faticosamente seduta e appoggia la testa sul petto dell’Elfo, inspirando profondamente il suo profumo di pino e di bosco. Chiude gli occhi, e di lì a poco si addormenta.

Thranduil resta a vegliare su di lei.

🔽🔺🔽
 

Due giorni dopo*.
 

Thranduil riapre gli occhi quando sente dei passi pesanti e delle voci basse percorrere il corridoio. Si mette seduto sul mucchio di paglia che funge da giaciglio, irrigidendo i muscoli e fissando la porta di metallo.

Pochi secondi dopo le chiavi dei loro carcerieri girano nella serratura, e il Re scorge due uomini con i volti coperti da maschere di legno che sorreggono Rose, che ha la testa china e non si regge in piedi.

Scatta verso di loro, afferrandola al volo quando la lanciano dentro la cella, appena in tempo per non farle battere la testa. Rose rimane inerme tra le sue braccia, e l’Elfo scruta con odio i due uomini, che ricambiano impassibili il suo sguardo e richiudono la porta a chiave, allontanandosi.

Rimangono ben presto soli. Thranduil afferra la ragazza e la sposta sul giaciglio, deponendola con delicatezza sulla paglia. Le scosta i capelli dal viso con le dita pallide, osservando il suo volto sciupato ed esausto.

Finora hanno torturato lei e basta. Non sa perché.

In silenzio, Thranduil allunga il braccio e le accarezza la guancia. Poi, deciso, la volta in modo da metterla a pancia in giù. Con dolcezza afferra i lembi della camicia e li tira su, ma senza sbottonarla. Scopre la schiena.

Ci sono nuove cicatrici, nuovi lividi, nuove ferite.

L’Elfo non ha nulla per curarle se non sé stesso. Indeciso, aspetta qualche minuto per vedere se Rose si svegli, ma lei rimane immobile. Così decide di procedere. Con i polpastrelli e un brandello della manica strappata della camicia di Rose le pulisce al meglio le ferite, togliendo il sangue secco e tamponando con delicatezza i tagli nuovi.

-Che cosa fai?

La voce di Rose lo blocca, ma ormai ha finito.

-Ti ho pulito le ferite Ho fatto quello che potevo, ma non possiamo continuare così. Potrebbero infettarsi.

Lei rimane in silenzio mentre lui afferra la camicia e la tira di nuovo giù, coprendole la schiena. Poi Thranduil torna a fissare la ragazza.

-Come ti senti?

Domanda stupida, certo, ma lei almeno reagisce.

Si solleva sui gomiti con una smorfia e lo fulmina con lo sguardo.

-Come dovrei sentirmi?

-Ti hanno violentata ancora?

All’improvviso tutto il sangue defluisce dal viso di Rose, rendendolo di un bianco cadaverico.

-No- dice con voce strozzata.

Thranduil annuisce rapidamente, sdraiandosi accanto a lei. Le afferra la mano e intreccia le dita a quelle di lei, che lo sta fissando come se fosse un Ent. Non si sta comportando normalmente, ma la situazione non è normale e, del resto, lei sembra più tranquilla con lui di fianco.

-Non eri mai stata con un uomo quando l’hanno fatto per la prima volta?

Il volto di Rose diventa di uno strano colore, un misto tra porpora e viola.

Volta la testa, ma Thranduil allunga una mano e le afferra il mento, costringendola a guardarlo negli occhi. Le sue dita affondano nella guancia magra di lei.

-Dimmelo- mormora, guardandola con i suoi occhi azzurri pieni di serietà.

-Non ti interessa, finiscila.

Rose cerca di sfuggire alla sua presa, ma lui la tira a sé passandole un braccio attorno alla vita e premendola contro il suo petto. Rose posa le mani sul suo torace, cercando di spingerlo via senza risultati.

-Lasciami!- Sbotta imbestialita. -Non voglio ricordare, smettila!

-E invece devi farlo, Aurora.

L’Umana rimane bloccata, il cuore in gola. Thranduil sente chiaramente il battito del suo cuore rimbombarle nelle vene e trovare eco nel suo petto.

Rose -Aurora- alza gli occhi lucidi di lacrime su di lui.

-Ma come...

-Credevi di riuscire a nascondermelo? Mi dispiace Rose, ma ho guardato nella tua mente. Lo so.

-Perché allora hai finto di non sapere nulla?- Chiede lei, asciugandosi le lacrime con una mano. Thranduil sorride leggermente, con dolcezza, accarezzandole la fronte.

-Perché volevo che fossi tu a dirmelo.

Lei lo fissa intensamente per qualche minuto.

-Cos’altro sai?- Chiede esitante, come se non fosse sicura di voler ascoltare la risposta.

-So che hai sognato di fare l’amore con me- Thranduil osserva il viso della ragazza assumere una tonalità di rosso mai vista prima. Passa il pollice sulle sue labbra.

Sente emozioni contrastanti dentro di sé. Sente un’infinita tenerezza verso quella creatura che ha sofferto così tanto e che è arrivata a fidarsi di lui completamente e ciecamente. Però non vuole avvicinarsi a lei, non troppo, anche se ormai è decisamente tardi e se ne rende conto anche lui. Da una parte il ricordo della moglie lo tiene sveglio e dolorante ogni notte, dall’altra la voglia di andare avanti, di vivere di nuovo lo consuma ogni giorno che passa.

-Quello che non so è perché l’hai sognato- aggiunge in un sussurro leggero, chinando la testa verso di lei, che cerca di sfuggirgli. Gli afferra le dita, cercando di alleggerire la loro presa, ma è inutile.

-Non... non ci deve essere per forza un motivo, no?- Sembra quasi disperata, e per questo lui non molla.

-Non è vero- dice con calma, e lei scuote la testa.

-Sì invece. Lasciami. La... lasciami. Mi fai male.

Le ultime parole sortiscono l’effetto sperato. Thranduil la lascia andare, e lei si rifugia all’istante contro il muro, provocando un sospiro da parte del Re.

-Aurora, non sopravviveremo, probabilmente...

-Appunto- annuisce lei -quindi non fa differenza sapere una cosa o no.

L’Elfo assottiglia le labbra, mentre le sue iridi diventano del colore dei temporali.

Quando parla la sua voce è una lama di ghiaccio che va a conficcarsi nel cuore della ragazza.

-D’accordo.

L’Elfo si alza e va a sedersi dall’altro lato della stanza.
 

Rose:

 

Da quando ho rifiutato di dargli spiegazioni è come se Thranduil non fosse qui con me. Non viene più accanto a me, non mi scalda con il suo calore, non mi bacia la fronte mormorandomi parole rassicuranti per affrontare quest’incubo.

Gli uomini mi vengono a prendere ogni giorno, ogni mattina, e per un tempo indefinito mi torturano. Mi tagliano, mi lasciano appesa per ore a una corda, mi buttano secchiate d’acqua gelida addosso, mi picchiano.

Non mi chiedono nulla, lo fanno e basta.

Di solito passano un paio d’ore, poi mi riportano nella cella dove ci hanno rinchiusi due giorni dopo averci rapiti. Alcuni giorni mi vengono a prendere anche la sera, ma allora c’è solo un ragazzino che mi sorveglia e mi guarda nervoso. Ha morbidi capelli ricci, scuri quasi quanto i suoi occhi. Penso che abbia al massimo quattordici anni.

Ogni volta mi guarda come se volesse scoppiare a piangere per me.

Di sera non mi fanno nulla.

Mi fanno restare sdraiata sul tavolo di pietra con lui di guardia e nient’altro.

Io spero solo che non mi violentino di nuovo, perché non riuscirei a sopportarlo.

Anche oggi la tortura è finita e quando i soldati mi lasciano mi accascio sul pavimento gelido, di pietra. Rimango lì per vari minuti, sentendo lo sguardo di Thranduil su di me. Gli do la schiena.

Quei bastardi mi hanno strappato gran parte della camicia, ma mi copre ancora a parte una parte della schiena che ora sto mettendo in mostra agli occhi dell’Elfo. Non ho la forza di muovermi, non ce la faccio. I miei muscoli bruciano e tremano, ho freddo e i nuovi tagli fanno un male tremendo.

Respiro a fatica ma il gelo delle pietre mi mantiene sveglia.

All’improvviso sento le mani di Thranduil afferrarmi con delicatezza e dopo qualche secondo mi ritrovo sdraiata sul mucchio di paglia con i suoi occhi cristallini che mi mostrano il mio riflesso.

Sorrido piano, anche se non ne ho la forza.

-Ciao- mormoro, e lui mi guarda triste.

Mi accarezza la fronte, gli occhi che urlano una silenziosa domanda.

-Non mi hanno violentata, tranquillo.

Abbassa lo sguardo sul mio corpo, guardando le nuove ferite, e ridacchio.

-Sei strano, sai, a preoccuparti. Sto bene.

Lui alza gli occhi al cielo, ma non scaccia la mia mano quando stringo la sua. Si siede accanto a me.

Restiamo in silenzio per un po’, poi prendo un sospiro profondo.

-Comunque... no, non ero mai stata con un uomo prima- sussurro con voce flebile, catturando la sua attenzione. Lui mi fissa per qualche secondo.

-Non eri obbligata a dirmelo- dice con voce roca dopo qualche momento.

-Ma tu volevi saperlo- abbozzo un sorriso, ignorando il pulsare sordo della mia schiena. Sospiro.

-Usciremo di qui?

La sua risposta arriva diretta.

-Certo. Legolas avrà già organizzato i soccorsi. Jeen ti troverà a tutti i costi.

Come farò a guardare mio padre in faccia dopo tutto questo? Dopo che sono stata violentata e picchiata non mi vorrà più vedere.

-Cosa stai dicendo, Aurora?

Sussulto, aprendo gli occhi. Non mi sono resa conto di aver parlato ad alta voce. Subito sento una stretta alla bocca dello stomaco, sentendo i suoi occhi incredibilmente intensi puntati su di me.

-Io...- la voce mi muore in gola quando lui si china finché i nostri volti non sono a qualche centimetro di distanza. I suoi lunghi capelli biondi mi accarezzano le spalle, sfiorando il graffio dell’altro giorno.

-Tu sei solo una vittima. Non è colpa tua se hanno abusato di te.

Chiudo gli occhi, mentre le lacrime riaffiorano. Il dolore fisico è quasi scomparso, sostituito da quello che sento nel cuore e nell’anima.

-Ma nessuno mi vorrà più- sussurro con la voce rotta -se mai avessi avuto delle possibilità di sposarmi... non riesco nemmeno a toccare Jeen, a fargli una carezza. Ho paura solo a farmi abbracciare da lui, che non mi farebbe mai del male. Come dovrei fare con qualsiasi pretendente? Mio padre stava organizzando il mio matrimonio... cosa dovrei dire a quel principe? Come potrebbe anche solo farmi entrare nel suo palazzo dopo che altri hanno abusato di me? E poi, come faccio a essere sicura di non essere incinta, me lo dici? Forse sto portando in grembo il bambino di uno dei miei torturatori...

Le parole si rompono nella mia gola. Non riesco più a continuare, ma sento le dita di Thranduil passare nei miei capelli sporchi, il suo profumo riempire i miei polmoni.

-Questo non me l’avevi detto- mormora lievemente sorpreso da qualche parte vicino a me. -Non hai problemi a farti toccare da me.

Abbozzo un sorriso obliquo, incerto.

-Non so perché. Però con te è... diverso. Forse perché sei stato tu a tirarmi fuori dal fiume.

Dietro alle palpebre chiuse rivedo la sua immagine quando mi aveva presa in braccio.

Risento le sue labbra sulle mie mentre mi soffia nei polmoni l’aria sufficiente a respirare di nuovo, risento le sue mani forti e caldi sulla mia pelle mentre mi premeva il petto per farmi sputare l’acqua. Infine rivedo i suoi occhi di ghiaccio, che allora mi erano sembrati così freddi e gelidi, ma nascondevano la preoccupazione che sento ancora nella sua voce quando mi parla.

Sembrava un angelo dai lineamenti perfetti, con i capelli che risplendevano di luce propria.

Rose.

Il mio cuore si ferma nel sentire la sua voce nella mia mente.

Rose.

Non... non può essere. Ma la sento, sento la sua voce calda e dolce nella mente.

Che diamine...?

Rose, perdonami.

“Per cos...”

Non riesco a finire di formulare il pensiero che sento delle mani calde risalire sul mio ventre, accarezzare la pelle... bagnata?

Perché sono bagnata?

Cerco di aprire gli occhi, ma non ci riesco. Non ho il controllo del mio corpo. Posso solo restare ferma e respirare. Sento quelle dita calde salire sul mio busto, accarezzare le linee delle costole fino ad arrivare alla schiena alleggerendo il tocco. Una delle mani si scosta e sento una fitta di dolore quando si posa su una ferita profonda, che brucia da morire. Soffoco un urlo tra le labbra, serrate non per mia volontà, e mi ritrovo ad ansimare dal dolore, trattenendo appena le lacrime.

Sento solo dolore, dolore, mentre quelle dita crudeli si muovono sulla mia schiena, sfiorando e premendo ogni livido o ferita.

Perdonami, perdonami, la sua voce è una cantilena nella mia mente.

“Cosa fai? Ti prego, smettila, ti prego!”

Perdonami.

Dopo qualche minuto smetto di sentire dolore. Anzi, non sento proprio nulla

Anche la sensazione di impotenza è sparita. Apro gli occhi, ansimando ancora, e vedo gli occhi di ghiaccio di Thranduil sopra di me.

-Ma che...

Allungo le mani dietro di me, sulla mia schiena, e resto a bocca aperta.

Non è possibile.

Ogni cicatrice, ogni graffio, ogni botta, ogni livido, ogni taglio è svanito. La mia pelle è liscia e intatta come un anno fa.

Mi vengono le lacrime agli occhi, mentre il mio cuore prende a battere sempre più forte.

-Tu...

Mi metto seduta, incurante del tremolio dei miei muscoli. Mi volto verso Thranduil, che sembra ancora più pallido del solito. Appoggio le mani sulle sue guance, guardandolo grata.

Lui mi fissa, e la sua mano si alza timidamente ad asciugarmi la prima di una serie di lacrime che scivolano sulle mie guance.

-Grazie.

L’Elfo sorride, ma vedo che è esausto.

Una scintilla brilla nelle sue iridi chiare, e prima che possa anche solo rendermene conto mi ritrovo premuta contro il muro, le gambe strette attorno al suo bacino e le mani allacciate sul suo collo.

Il Re appoggia la fronte sulla mia, accarezzandomi le braccia. Piega la testa e sento il suo fiato sul collo, mentre le sue labbra sfiorano il mio orecchio. Rabbrividisco.


Continua....

 

 

🔽🔺🔽

 


ANGOLO DELL'AUTRICE CHE SPERA DI NON ESSERE UCCISA:
Ahahah dovete piegarvi in ginocchio, mortali!!
Ok, stop.
Ho scritto tutto sto mapazzone di roba in un pomeriggio, quindi ringraziatemi. 10 pagine solo per voi eheheh :D
Dieci pagine belle intense, no? Okay, ora mi uccidete. Ericccccccccccccccccc vieni a salvaaaaaaaaaaaaarmi!
*N.d.C: ma anche no u.u*
Allora. Ho saltato i due giorni di narrazione perché non succedeva nulla, ma inserirò più avanti dei flashback. State pronti eheheh.
Poi. Thrandy non è deboluccio, ma ovviously non poteva rischiare che Roza venisse ferita.
E, ahahah, ha scoperto tutto. Ihihih.
Il prossimo capitolo sarà fuoco e fiamme, ma se non recensite non aggiornerò per due mesi, parola di Intrepida!
E ora fiiiilo!
Baci,
Anna
P.S: scusate ma ho poco tempo e non riuscirò a rispondere alle recensioni del capitolo scorso. Potete perdonarmi? T.T

 


 

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Capitolo 13
*** Amica. ***


A Gold Sunshine.

Amica.
 


 

Gemo cercando di dimenarmi quando Thranduil viene colpito.

I suoi capelli biondi ricadono davanti al viso cesellato, ma so cosa vi vedrei. Odio. Odio intenso e profondo, un rancore che nemmeno migliaia di secoli potranno mai cancellare.

Urlo disperata quando l’uomo lo colpisce di nuovo con la frusta, colpendogli la schiena. Thranduil inarca la schiena, ma non si lascia sfuggire nemmeno un lamento, anche se le sue dita sono così serrate che riesco a vedere le nocche diventare bianche.

L’uomo dai lunghi capelli grigi e unti rialza la frusta con un sorriso sadico in volto.

-LASCIALO STARE! TI PREGO!- Grido con tutte le mie forze, e lui esita.

Alza i suoi occhi scuri, intrisi di malvagità fino all’ultimo millimetro, su di me.

Assottiglia le palpebre, abbassando lentamente il lungo pezzo di corda con cui sta colpendo l’Elfo sulla schiena.

Il suo sguardo brucia nel mio, ma cerco di non distoglierlo, anche se sento le mani dei due uomini che mi tengono immobile serrarsi sulle mie braccia.

Sono inginocchiata a terra a un paio di metri da Thranduil, e faccio del mio meglio per ignorare il suo sguardo furibondo puntato su di me.

-Lasciarlo in pace?- Sibila l’uomo.

La sua voce è roca, profonda e cattiva. Lentamente si avvicina a me con passi lenti, fino a fermarsi poco distante dal mio corpo tremante. Mi afferra il mento con le dita, affondandole nella mia carne con troppa forza, e mi scappa un lamento.

Un ringhio sfugge dalle labbra dell’Elfo, che si ribella all’improvviso, ma i due uomini lo tengono ben fermo. Sono più bassi ma più forti di lui, insieme.

-Ma davvero, ragazzina? Dovrei lasciarlo in pace. E perché?

Cerco di deglutire, anche se non è facile con le sue dita che comprimono la mia bocca. Il mio respiro è affannato e faccio del mio meglio per ricacciare le lacrime, mentre sento quell’odore di marcio e sporco penetrarmi nei polmoni.

-Non vi dirà nulla- dico con voce strozzata. L’uomo alza un sopracciglio folto, stringendo le labbra. Un secondo dopo la guancia mi brucia tremendamente per il suo schiaffo, e Thranduil ringhia inferocito.

-Oh oh. Ma guarda un po’- sussurra ghignando l’uomo, voltandosi piano verso di lui.

-Il nostro elfetto non sopporta che la tocchi? E se faccio così, che fai?

Le sue dita artigliano violentemente la mia spalla, e urlo dal dolore. Mi spezzerà le ossa.

Il sovrano di Bosco Atro contrae i muscoli, mentre i suoi occhi diventano del colore di una bufera.

-Ma guarda- ridacchia il sadico, sfoderando dalla cinta un pugnale e passandomelo sotto alla gola. Mi zittisco, tremando, mentre il freddo della lama bacia la mia pelle, pronto a lacerarla.

Thranduil prova a trattenersi, ma sento -e vedo- il suo respiro farsi sempre più veloce.

All’improvviso sento la bocca dell’uomo posarsi sulla pelle scoperta del mio collo, e serro le labbra per non piangere, mentre i miei occhi si riempiono di lacrime. Che schifo. Che schifo. Che schifo.

-Lasciala andare.

Thranduil non ha gridato, ma è come se l’avesse fatto. La sua voce era così gelida che per un attimo mi si è fermato il cuore, e persino l’uomo ha avuto un attimo di incertezza.

Senza più guardarmi si scosta e si inginocchia davanti all’Elfo.

Thranduil lo guarda freddo, ora perfettamente calmo. Si fissano per due secondi, poi l’uomo si rialza di scatto e mi getta un’occhiata sprezzante.

-Vediamo quanto resisterà- dice con un ghigno, mentre il mio respiro si spezza -domani cominceremo con le torture. Riportateli nella cella. Vedremo se questa puttanella si darà al Re degli Elfi.

Sento un tremendo groppo in gola bruciare dalla disperazione, mentre i due che mi tengono mi sollevano di peso, ridendo sguaiatamente alle parole del capo, e mi trascinano nei corridoi unti e bassi fino ad arrivare alla cella.

Mi buttano dentro con la loro solita delicatezza, poi segue Thranduil, solo che lui riesce a rimanere in piedi. Si scaglia contro di loro, che però hanno già chiuso la porta.

Ridono, e sento i loro passi allontanarsi dal corridoio.

Due mani delicate mi spostano i capelli dalla fronte, mentre sento il profumo di bosco di Thranduil avvolgermi in una carezza. Come al solito mi prende in braccio e mi sposta sul mucchio di paglia, stavolta barcollando un po’. Cerco di dirgli che non serve, che sto bene, ma le parole mi si fermano in gola ancora prima di riuscire a raggiungere le labbra.

L’Elfo mi posa sulla paglia e con un sospiro di dolore si sdraia accanto a me. Subito mi avvicino a lui, appallottolandomi come un gatto contro il suo petto ma senza dimenticarmi delle ferite che gli sono appena state inferte sulla schiena.

Le lacrime trovano il loro sfogo, e per qualche minuto il suono dei miei singhiozzi è l’unico rumore nella cella buia e umida, assieme al suo respiro pesante.

-Mi dispiace- sussurra Thranduil cingendomi la vita con le braccia.

Le sue labbra sfiorano la mia fronte, mentre io appoggio le mani sul suo petto.

-Non sono riuscito a proteggerti.

-L’hai fatto invece- ribatto con la voce roca per le lacrime -l’hai fatto bene. Però ora devo proteggerti io.

Sento che mi guarda sorpreso, ma mi rifiuto di alzare lo sguardo. Significherebbe spostarmi dal calore e dalla solidità del suo corpo marmoreo.

-Come?

-Devi essere forte quando arriveranno Legolas e Jeen- spiego con la voce ancora spezzata -tortureranno me. Tu non parlerai, qualunque cosa vogliano. Io non riuscirei a reggere se torturassero te, ma devi fargli credere il contrario.
Le dita di Thranduil sollevano il mio mento. Ha una ruga che si confonde nella fronte, lo sguardo più scuro del solito -di un bel blu brillante.

-Come fai a sapere che starò zitto? Rose, io...

Non lo lascio finire.

-Tu sei un Re. Devi proteggere il tuo popolo- le mie dita si aggrappano al bordo della sua camicia sdrucita, e lui mi guarda ancora più assorto.

-Il mio popolo ora comprende anche te- ribatte lui piano, così piano che riesco a sentirlo a malapena.

-Non sono un’Elfa.

-No- lui scuote la testa, accarezzandomi la nuca. Piccoli brividi percorrono la mia schiena a quel contatto -ma sei mia amica, ora.

Le lacrime minacciano di strabordare, ma con dolcezza lui passa un dito sulle mie palpebre, asciugandole ancora prima che cadano sulle mie guance.

Sono sua amica.

-Non... non hai amici?

Lui scuote la testa, lentamente, e abbassa la testa fino ad arrivare all’altezza della mia. Il suo profumo, nonostante il sudore e l’odore di sangue, è confortante e mi culla in un caldo abbraccio.

-Ho solo alleati- mormora posando la guancia sulla mia fronte. Sussulto quando senza accorgersene -o almeno presumo- infila distrattamente una mano sotto quel che resta della mia camicia, accarezzando un lembo di pelle. Per la prima volta mi folgoro. Sento le sue dita urtare le ossa del mio bacino, e il mio cervello mette a confronto questa sensazione con quella delle dita di papà quando un anno fa mi afferrava per i fianchi e mi abbracciava così forte da soffocarmi.

Quanto sono diventata magra? Sono un scheletro.

-Aurora- trasalisco quando lui sussurra dolcemente il mio nome. Ero abituata ad essere chiamata Rose, mi sembra strano che mi chiami così. Le sue labbra accarezzano quella breve parola, mentre la sua voce sembra più dolce.

-Cosa?

Poso la testa sul suo petto, chiudendo gli occhi e inspirando profondamente.

-Sai che usciremo di qui, vero? Che mio figlio ci porterà via?

Serro le labbra per non scoppiare a piangere. Rivedo gli occhi dolci di Legolas nella mente, ma non mi sono mai sembrati così distanti, una realtà così irraggiungibile. Il pensiero delle torture che domani dovrò sopportare mi terrorizza, scorre nelle mie vene come fuoco.

-Non posso- mormoro con la voce tremante.

Thranduil serra la presa sulla mia vita.

-Non posso farcela.

Una lacrima solitaria scorre sulla mia guancia, scavando una scia chiara sulla pelle sporca.

Tre giorni. Sono passati tre cazzo di giorni. Devo resistere.
 

♦    ♦
 

Mi sono addormentata tra le braccia di Thranduil, e mi risveglio lentamente. Per un attimo, con le palpebre socchiuse, mi accorgo che lui non c’è. Non sento il calore del suo corpo accanto al mio e la sensazione rassicurante del suo abbraccio.

Sbatto le palpebre, e alzo la testa. Il cuore prende a battere a mille quando mi accorgo della superficie dura sotto alla mia schiena. Oh, cazzo. Ho anche le mani legate, così come i piedi.

-No- sussurro terrorizzata. -NO!

Una risata roca risuona vicino a me, da qualche parte, mentre lo stesso uomo che ha frustato Thranduil emerge dal buio. I suoi occhi scintillano maligni mentre mi guarda, sporgendosi su di me.

-Ciao, piccola- mormora con la sua disgustosa voce roca.

Allunga un dito e mi accarezza il mento. Giro la testa dall’altra parte per sfuggire al suo tocco, e i miei occhi intravedono una figura inginocchiata ai piedi di qualcun altro. Dopo qualche secondo mi rendo conto che le lacrime offuscano la mia vista, così strizzo gli occhi.

Quando li riapro nel mio petto si apre una dolorosa crepa.

Thranduil mi sta fissando, ansimante, con una striscia di sangue che gli cola lungo il lato destro del bel viso, partendo dall’attaccatura dei capelli. Non indossa la camicia, che vedo abbandonata alle sue ginocchia. I muscoli e la pelle del suo torso sono ben visibili, così come i muscoli contratti.

Mi mordo il labbro per non piangere.

I suoi occhi cristallini mi dicono di stare tranquilla, che si risolverà tutto.

Alzo lo sguardo e resto paralizzata. Il ragazzino, quello che mi sorvegliava, mi guarda più spaventato di me. I ricci castani gli cadono sulla fronte, gli occhi scuri sono lucidi e le labbra gli tremano mentre tiene un pugnale affilato premuto contro la gola morbida dell’Elfo e una mano sulla sua spalla.

Thranduil ha i polsi legati... altrimenti non dubito che spezzerebbe il polso del ragazzino e ucciderebbe all’istante la bestia che mi sta alitando sul collo.

Sento le sue dita risalire sulla mia spalla. Dio, che schifo.

Volto la testa e guardo gli occhi sadici di quell’uomo. E non posso fare a meno, sentendo le sue dita abbarbicarsi alla scollatura della maglia, di sputargli in faccia.

Lui indietreggia, con espressione sconvolta, premendo una mano sulla guancia. Sorrido.

Il volto dell’uomo si deforma in preda alla rabbia, ma prima che possa avventarsi su di me un suono lo interrompe.

Una risata.

Una risata divertita, spontanea, roca. La risata di Thranduil.

Volto la testa. Il ragazzino lo sta guardando con aria sbalordita, ma io sono incantata. La sua risata è bellissima. Thranduil riprende fiato, fissando l’uomo con un ghigno.

-Che c’è, ti fai anche sputtanare da una ragazzina, ora?- Lo canzona, un pericoloso fuoco negli occhi.

Con un urlo animale il bastardo si getta su Thranduil con tutto il proprio peso. Il ragazzino si tira indietro, premendosi contro la parete. Vedo le lacrime nei suoi occhi.

L’Elfo e l’uomo cominciano a lottare. Anche se ha i polsi legati Thranduil è infinitamente superiore all’uomo. Schiva veloce i suoi colpi, si abbassa e salta e non perde occasione per dargli un calcio o una spallata che lo sbilanciano.

Per qualche secondo sento e vedo solo quella lotta impari, poi una macchia si muove al limite del mio campo visivo e mi ritrovo con il volto del ragazzino sospeso sul mio. Sgrano gli occhi, agitandomi, ma lui mi tappa la bocca.

-Ferma- mi prega -ti libero, ma stai ferma.

Lacera le corde. Il tempo che ci impiega è infinitamente lungo, ma alla fine ho i polsi liberi. Me li strofino, mentre passa alle corde che mi stringono le caviglie.

Quando ha finito mi tende la mano e l’afferro. Mi fa passare un braccio attorno alle sue spalle e mi appoggio a lui. Sono debilitata dalle giornate di fame e poco riposo, ma sapere che anche lì c’è un alleato mi conforta.

Giro di nuovo la testa e vedo Thranduil in ginocchio sul petto dell’uomo.

-Aspetta- il ragazzino scatta in avanti, e afferra le mani del sovrano, che immediatamente si ribella.

-Fermo!- Grido, e l’Elfo obbedisce. Con un taglio più deciso il piccolo libera il sovrano di Bosco Atro, che si volta e gli strappa il pugnale dalle mani. Per un lungo attimo si guardano.

-Sai uscire?- Chiede l’Elfo.

Il ragazzino annuisce, e un sorriso feroce si disegna sulle labbra del Re. Si volta, e affonda la lama nella gola dell’uomo, agonizzante.

Poi, come se niente fosse, si rialza e si volta verso di me. Con pochi passi mi è accanto e mi circonda le spalle con un braccio. Fa un gesto secco in direzione del ragazzino, che ci guarda tremando.

-Portaci fuori di qui.

 

Quando apro gli occhi mi ritrovo con il viso di Rais, il ragazzino, sopra di me e la voce burbera di Thranduil che gli intima senza troppa convinzione di starmi lontano e lasciarmi respirare. Quando vede che sono sveglia Rais sorride e in un gesto spontaneo alzo la mano ad accarezzargli i ricci scuri.

-Ciao- mormoro con voce roca.

Lui mi guarda stupito, ma non fa nulla per spostare la mia mano, anzi, sembra avvicinarsi in cerca di un contatto più approfondito. Con un sospiro mi alzo sui gomito, ma una fitta di dolore mi colpisce la schiena e subito le braccia magre di Rais sono attorno alle mie spalle, pronte ad aiutarmi. Mi mette seduta, con cautela. Il suo viso è sporco di terra e striato di lacrime, ma ora i suoi dolci occhi scuri sono sereni.

Sono passate un paio d’ore da quando siamo fuggiti, appiccando in qualche modo un incendio al villaggio di quei bastardi. Da quanto ho capito, Rais era un servo. Ha al massimo undici anni, e sento già una forte sensazione che mi lega a lui.

Sbatto le palpebre e mi accorgo che davanti a me c’è un fuoco. Dall’altra parte è seduto Thranduil, che ci fissa accigliato. Gli rivolgo un sorriso, ma non ha molto effetto.

So che è diffidente nei confronti di Rais, ma come può non intenerirsi?

Con un’occhiata l’Elfo mi ammonisce di stare attenta, e io rispondo alzando gli occhi al cielo. Anzi, passo un braccio attorno alle spalle del bambino e con dolcezza accompagno la sua testa sul mio petto. Gli occhi di Thranduil non sono mai stati più infastiditi prima d’ora, ma quando sento la mano di Rais aggrapparsi al mio fianco e stringermi forte decido che non m’importa. O meglio: che non dovrebbe importarmi. Anche se è difficile...

Osservo meglio l’Elfo. E’ seduto a un paio di piedi sul fuoco, e non ha la camicia addosso, perciò vedo perfettamente i lividi che si stanno formando sulla sua pelle tesa e rosata. Così come vedo i muscoli che delineano il suo addome. Il ghigno dell’Elfo mi fa capire che ha notato le mie guance rosse, e un istante dopo sento la sua voce nella mia testa, mentre accarezzo i capelli di Rais.

Dovresti stargli lontana.

“E per quale motivo? Sei geloso?” lo punzecchio. Lui irrigidisce le spalle, fulminandomi con lo sguardo.

Figurati risponde seccato. Ma potrebbe essere pericoloso.

“Il pugnale ce l’hai tu, Thranduil, ed è solo un bambino. Un bambino che non ha mai abbracciato una donna.”

L’Elfo non risponde, ma nella mente mi sembra di sentire delle parole vaghe... nemmeno io, da secoli, ma non posso che essermele inventate.

-Ma voi state insieme?- La voce timida di Rais mi fa sussultare, e vedo Thranduil perdere la sua espressione fredda per assumerne una a malapena costernata.

-Come?- Chiedo sbalordita. Lui alza la testa e mi guarda con i suoi occhioni.

-State insieme? Come quando si hanno dei bambini, intendo. Avete dei bambini?

Sento il volto andare a fuoco, ma non mi azzardo nemmeno a guardare l’Elfo, che stranamente rimane in silenzio. Vuole che risponda io? Sento il suo sguardo azzurro su di me, in attesa. Sospiro.

-Ecco... io no, ma lui sì. Solo che il suo bambino è un po’ grande- mormoro, accarezzando i capelli di Rais. Ora che lo guardo da vicino, sulla pelle sporca della guancia ha un piccolo neo.

Il bambino aggrotta le sopracciglia.

-Ma se lui ha un bambino e tu no... non è possibile. Deve essere anche tuo.

Se prima il mio volto stava andando a fuoco, ora mi sento come se fossi nel bel mezzo di un incendio. Lo sguardo di Thranduil mi sta perforando, in attesa che replichi e, quando lo faccio, la mia voce è più acuta di un’ottava.

-Ma io non ho un bambino. Non sono la sua compagna, Rais.

Lui fa una smorfia. -Non è vero.

Ossignore, questo bambino è un tesoro, però adesso lo ucciderei.

Alzo lo sguardo sull’Elfo, che mi sta fissando con un sorrisetto. Oh, che cazzo, anche lui ci si vuole mettere, ora? Lo fulmino con lo sguardo, ma lui si limita a scrollare le spalle ampie e a raddrizzare la schiena.

-Sì che è vero, Rais. Lui ha... un’altra compagna. Non sono io.

Parlo tenendo gli occhi sul sovrano. Man mano che sente le mie parole il suo volto si adombra, ma non dice nulla, continuando a sorreggere il mio sguardo. Sento un vago calore diffondersi sulle guance, e non è per le fiamme che crepitano davanti a me, dipingendo ombre sul volto regale di Thranduil.

-Ah- il ragazzino sembra quasi deluso. Poi si volta verso l’Elfo, che per la prima volta da quando è iniziato quell’assurdo discorso sposta la sua attenzione su di lui.

-Come si chiama tuo figlio?

Thranduil solleva l’angolo delle labbra in un sorrisino obliquo.

-Legolas. E verrà a prenderci presto.

Ma le domande non sembrano essere finite.

-Quanti anni ha?

-Circa tremila- risponde tranquillo Thranduil, mentre a me viene quasi un infarto. Così tanto? Il sovrano mi scocca un’occhiata sorniona, capendo perfettamente cosa mi passa per la testa.

-E tu?

Stavolta l’Elfo ci mette un po’ di più per rispondere, fissando meditabondo le fiamme.

-Qualche migliaio in più- mormora poi.

-Legolas è bello come te o di più?

Thranduil solleva gli occhi su Rais, sorpreso dalla domanda. Le sue sopracciglia sono arcuate, la bocca lievemente schiusa.

-Non... non lo so- dice confuso -penso... di più.

Soffoco un sorriso. Legolas ha una bellezza più dolce di Thranduil, non possono essere paragonati... aggiungendo anche il fatto che il padre ha una metà del volto sfigurata.

-Perché non lo chiedi a Rose?- Aggiunge poi l’Elfo. Mi gelo.

Alzo lentamente lo sguardo su di lui, e vedo che mi sta sorridendo, strafottente. Il mio cuore inizia a battere a mille, mentre Rais mi punzecchia il fianco con un dito, impaziente di sentire la risposta.

-Non lo so- sussurro con le guance cremisi.

Thranduil alza un sopracciglio, unendo le lunghe dita affusolate e posando i gomiti sulle ginocchia. Si sporge in avanti, mentre il fuoco dipinge di riflessi dorati i suoi capelli chiari. Le sue iridi chiare mi stanno esaminando da cima a fondo.

-Avanti, Rose. Hai passato giorni interi con noi. Dovresti saperlo- insiste mellifluo.

Faccio una smorfia infastidita, tornando a guardare Rais, e mi decido. Con un sorrisetto mi chino al suo orecchio, mettendomi una mano davanti alla bocca in modo che Thranduil non possa leggere le mie labbra.

-Sono bellissimi tutti e due- sussurro piano -ma a me piace di più Thranduil.

Il sovrano di Bosco Atro, a giudicare dall’espressione indispettita che regna sul suo viso splendido, non è riuscito a sentire. Rais ridacchia e si scioglie dal mio abbraccio, accoccolandosi sulla coperta che ha fregato mentre scappavamo. Resto in silenzio, osservandolo, e in pochi minuti il suo respiro si fa più pesante. Si è addormentato.

Con un sospiro e una smorfia di dolore mi alzo in piedi. I muscoli bruciano e tirano, e anche i lividi che mi hanno inferto.

Mi mordo il labbro, mentre volto la testa. Thranduil ha chiuso gli occhi e ha la testa chinata, la fronte appoggiata sugli avambracci. Cercando di non fare rumore non pestare i rametti per terra mi avvicino. Mi siedo lentamente accanto a lui, che non si muove. Che stia dormendo pure lui?

Getto una breve occhiata al fagotto che dorme tranquillo dall’altra parte del fuoco, e mi ritrovo a pensare che d’ora in poi starà con me. Non posso permettere che quel piccolo soffra ancora la mancanza di una famiglia, perciò quella famiglia sarò io.

-Le tue intenzioni sono nobili- mormora la voce di Thranduil al mio orecchio.

Trasalisco, sentendo il suo fiato caldo sul collo, e giro la testa. Il suo viso perfetto è a pochi centimetri dal mio, e i suoi occhi sembrano cristalli di neve.

-C’è un ma in arrivo, vero?- Sussurro.

-Ma non sempre si può fare quello che si vuole, Aurora- mi dice dolcemente.

Mi ritrovo a fissarlo. Com’è cambiato, il nostro rapporto, in pochi, dannati giorni. Prima avevo paura di lui, ora, se servisse, mi butterei giù da un baratro se solo me lo chiedesse.

-Cosa significa? Rais non ha una famiglia. Posso diventarlo io.

Lui scuote la testa, avvicinandosi di più. Cerco di non pensare al calore che sento emanare dal suo corpo e che raggiunge il mio, scaldandomi più del fuoco stesso.

-Ci sono ferite che non si possono rimarginare, Aurora- mentre dice queste parole mi vengono le lacrime agli occhi. Non sta parlando solo di Rais. Una volta accortosi che sto trattenendo a malapena le lacrime la tristezza del suo sguardo si trasforma in costernazione. Allunga piano una mano e mi sfiora la guancia. Inutile dire che tremo al suo tocco.

-Ma si può provare, Thranduil- mormoro con la voce spezzata. Non posso credere a quello che ha detto, altrimenti sarei persa. Si riferiva anche a me. Alzo gli occhi, e vedo la compassione nelle sue iridi. Mi accarezza la guancia senza dire nulla, e la sua carezza si trasforma in un abbraccio mentre mi passa il braccio attorno alle spalle e mi attira al suo petto. Il groppo che ho in gola si scioglie in pianto, e mentre singhiozzo lui mi bacia i capelli. Appoggio una mano sul suo torace, e inspiro il suo odore di caldo e di bosco.

-Non ti lascerò andare, piccola amica- lo sento sussurrare, mentre mi stringe con così tanta forza da mozzarmi il respiro -ti guarirò.


♦   ♦ 

 
ANGOLO DELL'AUTRICE:
Stoooooop. Prima di spaccarmi la vanga che avete in testa ricordatevi che se mi uccidete non posso andare avanti con la storia :D
No, davvero, mi vergogno tantissimo, non aggiornavo da un secolo... è che ero bloccata, ho dovuto cancellare il capitolo due volte prima di scriverlo tutto ieri. T.T
Allora. Finalmente Thranduil ammette che si sta affezionando a Aurora! Eheheheh anche se non nel modo in cui vorreste ma... tranqui, ci arriveremo XD
Che ve ne pare di Rais? Povero cucciolo, costretto a guardare mentre li torturavano...costretto a fare da servo. Non è dolciiiissimo? ^^
eheheh anche quando fa l'interrogatorio a Thrandy e Aurora.... ahah sono morta dal ridere mentre scrivevo.
Scusate il ridardo, davvero.

Anna

 

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Capitolo 14
*** SOLUZIONE ***


Okay, mi odierete MA NON E' COLPA MIA T.T
Non sapete quanto vorrei aggiornare, davvero, ma ho il pc andato agli Inferi e non riesco ad aggiornare sul portatile, o sul cellulare- NON SAPETE QUANTO CI HO PROVATO!
Perciò, devo aspettare che qualcuno aggiusti il computer -cosa difficile dato che mio padre è fuori in settimata e ritorna il weekend, e ha miliardi di altre cose da fare. Sì, so che state aspettando da mesi e mi dispiace tantissimo, davvero, mi sento un.. un... un qualcosa di orribile.
Perciò, ho una soluzione.
Sono iscritta anche su Wattpad e ho l'app sul cellulare; potrei postare questa storia lì, se volete, in modo da poterla continuare.
Decidete voi se va bene questa "soluzione".
Ancora una volta, mi scuso con tutte voi; recensite, mi basta un sì o un no come risposta.
Un bacione,
Anna

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