Vampire Revenge.

di _alouispanlinson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A normal Shadowhunter. ***
Capitolo 2: *** Cigarettes. ***
Capitolo 3: *** Arrows. ***
Capitolo 4: *** Elf. ***



Capitolo 1
*** A normal Shadowhunter. ***


           capitolo 1  
 
        A NORMAL SHADOWHUNTER
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“Hai sentito? Maureen vuole uccidere Raphael.”
“Non succederà, lui è troppo forte.”
“Ma Maureen…è il vampiro neonato più potente della zona. Non possiamo correre rischi.”
“Un clan di vampiri contro un vampiro. Vinceremo di sicuro, rilassati.”
Il ragazzo scrollò le spalle e si passò una mano fra i capelli.
“La voglio morta.”
“Lei è già morta.”
“Dai, sai cosa intendo. Nessuno deve toccare Raphael.”
 
 
“Dovremmo informare il Conclave, non credi?”
“Per l’Angelo, sai bene che non ci aiuterà. E’ inutile.”
Nella voce del ragazzo c’era disprezzo, disgusto. Jenna si limitò a guardarlo mentre attraversavano il corridoio dell’istituto.
“Non so, stanno succedendo cose…strane. Maureen è ancora in giro chissà dove e Raphael è al corrente del suo piano per ucciderlo. Conosci Raphael, farà di tutto per ucciderla. Non voglio un’altra guerra, Zayn.”
Zayn, questo era il suo nome, si fermò di colpo infastidito, girandosi verso di lei.
“Jenna, succederà in ogni caso. Conosci gli accordi : con le nostre alleanze saremo coinvolti anche noi e dobbiamo prepararci, come abbiamo sempre fatto.”
La guardò dalla testa ai piedi, soffermandosi infine sui suoi occhi : azzurri come il ghiaccio. Gli occhi di Jenna si incontrarono con quelli caramello di Zayn. Si sentiva a disagio.
“Si, ma…abbiamo sempre combattuto contro demoni, Zayn. Non con vampiri di alto livello. Abbiamo già rischiato molto nei vari combattimenti.”
Zayn fece un passo verso di lei : era molto più alto di Jenna, e la ragazza fu costretta ad alzare la testa verso di lui.
“Ma ne siamo sempre usciti, no?”
Fece uscire dalla sua bocca con voce roca. Jenna spostò lo sguardo sulle rune visibili sul collo del ragazzo, dimostrazione di tanti combattimenti e…ferite. C’erano iratze, rune di sblocco, rune antipaura, rune dal potere angelico. Ma nessuna di quelle poteva paragonarsi alla grande cicatrice che partiva dal pomo d’adamo del ragazzo e scompariva dietro la sua maglietta nera aderente. Sentì un brivido lungo la schiena e si costrinse a distogliere lo sguardo, annuendo flebilmente.
“Ci alleneremo, duramente. Non è nemmeno una guerra certa, ma prevenire è meglio che curare.”
Zayn si fece scappare un sorrisino e Jenna fece lo stesso. Ricominciarono a camminare verso la biblioteca, rimasta la stessa per anni : il tavolo formato da una grande trave di legno sorretta agli estremi da due angeli inginocchiati, con la stessa faccia addolorata di sempre. L’odore dei libri, vecchi e nuovi, riempiva la stanza ed entrava nei polmoni come fumo. C’era la stessa statua portante di Raziel, l’angelo, creatore degli Shadowhunters, che teneva in mano la Coppa Mortale e la Spada Mortale. Le stesse, alte finestre che lasciavano intravedere il paesaggio di una bellissima New York. Gli stessi, alti scaffali pieni di volumi. Lo stesso, vecchio, liscio pavimento.
“Speravo di trovare Maryse.”
Esordì Zayn.
“E’ ad Idris con gli altri, ricordi?”
Jenna lo guardò confuso, eppure erano partiti già da due giorni.
“Hai ragione, me ne ero dimenticato.”
Aveva la faccia stanca, la faccia di chi non dormiva da giorni : le occhiaie primeggiavano su un viso squadrato e scavato, dalla pelle olivastra e liscia. Lo sguardo era distrutto, le labbra secche.
“Dovresti riposare.”
Zayn si girò di scatto, irrigidito. Poi si rilassò, guardandola da lontano.
“Forse hai ragione. Ti dispiace se vado a dormire?”
Jenna sarebbe rimasta sola. Tutti erano ad Idris per commissioni importanti, di cui cui solo gli Shadowhunters più forti potevano esserne a conoscenza.
“Per niente, vai tranquillo.”
Gli sorrise e, in un battito di ciglia, vide Zayn uscire dalla porta e chiuderla delicatamente. Jenna scivolò sulla poltrona vicino alla finestra, sbuffando. Il solo che potesse fargli compagnia in quel momento era Church, il bel micione di casa. Accarezzandolo, pensò al resto del gruppo. Pensò a Jace e Clary, i quali, anche dopo mesi, erano ancora innamorati l’una dell’altro. Pensò a Isabelle, la tosta del gruppo, con i suoi lunghi capelli neri e il cuore grande. Chissà come se la spassava con Simon, pensò. Pensò ad Alec, che sperava ancora in una seconda chance di Magnus. Ormai non si vedevano da un po’ e glielo si leggeva negli occhi : gli mancava da impazzire. Infine pensò a sé stessa : una timida Shadowhunter, trasferitasi da Los Angeles a New York per approfondire le sue conoscenze nell’istituto della città e, soprattutto, allenarsi e diventare più forte. Era lì che aveva conosciuto tutti, compreso Zayn. Zayn era il solito ragazzo bello, forte e anche misterioso. Soprattutto misterioso. Erano rare le volte in cui passava del tempo con la gente, preferiva di gran lunga rimanere nella sua stanza a disegnare o in palestra ad allenarsi. Passava le giornate a studiare tecniche di combattimento e la vita dei demoni, le varie rune, comprese quelle create da Clary. Non diventerò mai come lei, pensò. Clary era una Shadowhunter coraggiosa, con un grande dono : riusciva a creare nuove rune, che funzionavano alla perfezione. Lei non era così. Era una Shadowhunter come tutti gli altri. Non era niente di speciale, ma questa vita la faceva sentire diversa, viva. E le piaceva da morire.

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Capitolo 2
*** Cigarettes. ***


capitolo 2
CIGARETTES

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“Hai intenzione di camminare avanti e indietro ancora per molto?”
Sbottò il ragazzo infastidito.
“Zitto, Liam!”
Ringhiò l’altro. Liam fece una smorfia.
“Sei ridicolo, Harry.”
Disse fissandolo con i suoi occhioni chiari. Da quando l’avevano morso il suo corpo cominciò a cambiare : i muscoli più possenti, i capelli più lucenti, gli occhi più chiari. Erano passati da un banale marrone a un oro brillante. Inoltre era cresciuto a dismisura, molto di più rispetto agli altri componenti del clan, perfino più alto di Harry. Quest’ultimo, in confronto, era vampiro da pochi mesi. Il che spiegava i suoi scatti d’ira e la sua fame persistente. Non aveva autocontrollo, benché si fosse allenato. Era poco più basso di Liam. Aveva grandi bicipiti e capelli lunghi e ricci…fin troppo. Non li tagliava da mesi. Più o meno da quando diventò vampiro. Anche lui era cambiato : gli occhi, più verdi di quanto non lo erano già. L’altezza, gli addominali. La pelle era piuttosto chiara, bianca come il marmo. Ma non era cambiato solo esteticamente. Il suo carattere, prima aperto e gentile, diventò freddo come il ghiaccio. Raphael gli ripeteva sempre che era un totale stronzo, ma non si soffermava tanto sulle sue parole, né quelle degli altri. Sbuffò e uscì dalla stanza dell’hotel Dumort sbattendo la porta così forte da far uscire una piccola crepa nel muro. Liam, seduto su una poltrona rovinata dal tempo, scoppiò a ridere buttando la testa indietro. Deglutì rumorosamente e, portandosi una mano alla gola, si rese conto di aver fame. Erano circa le dieci e mezza di sera, orario perfetto per cacciare. I canini gli spuntarono perforandogli il labbro inferiore. Se fosse stato ancora un neonato avrebbe sussultato dal dolore, ma ora non ci faceva più caso. Uscì dalla stanza e raggiunse le scale, scendendo al piano terra. Uscito dall’hotel, vide che la strada era completamente deserta e, come un fantasma, si mosse tra un edificio e l’altro, ritrovandosi in un vicolo stretto. Gli Accordi e le leggi del Conclave impedivano ai vampiri di uccidere umani, così si accontentava di qualche gatto o topo. Era disgustoso, doveva ammetterlo, ma era l’unico modo per nutrirsi. Improvvisamente i suoi sensi di vampiro localizzarono un movimento. Si girò di scatto verso un bidone.
“Bingo.”
Sussurrò leccandosi il labbro. Si aspettò di vedere un topo, ma non fu così. La sua espressione cambiò da entusiasta a…incredula.
 
 
Jenna, nella noia più totale, si mise a leggere libri scelti a caso dagli scaffali, nell’attesa che Zayn si svegliasse. Lesse di tutto : dalla biologia alla filosofia, dal latino al greco. Non che le interessasse, ma doveva trovare pur una distrazione. Stanca di “leggere” si diresse verso la sua stanza. Non era molto lontana dalla biblioteca. Entrò e si buttò a peso morto sul letto. Girò la testa a destra, puntando gli occhi sull’orologio che teneva sul piccolo comodino accanto al letto. Erano quasi le undici. Forse non si sveglierà, pensò. Era tardi e sicuramente Zayn si sarebbe svegliato la mattina dopo. Dopo svariati minuti passati a pensare a cosa fare, si tolse i vestiti e si tuffò nelle coperte in canottiera e pantaloncini.
 
 
Zayn si svegliò con le coperte aggrovigliate intorno alla sua vita. Si svegliò guardando l’ora confuso. Era tardi, erano circa le undici, ma lui era fatto così : quando si svegliava non riusciva più a chiudere occhio. Infatti provò ad addormentarsi, ma dopo svariati tentativi, rinunciò e si alzò dal letto, diretto verso la camera di Jenna. Sarà ancora sveglia, pensò. Lei è sempre sveglia a quest’ora. Uscì dalla sua stanza e percorse il corridoio a grandi passi, raggiungendo la porta della camera di Jenna. Restò un po’ a fissarla, esitando. E se stesse dormendo? Piano aprì la porta e, come aveva sospettato, dormiva beata nel caldo delle coperte. Si avvicinò cercando di non far rumore al comodino del letto e spense la lucina da notte che, probabilmente, Jenna aveva dimenticato di spegnere. Uscì dalla stanza e chiuse la porta il più delicatamente possibile. Appoggiò la schiena alla porta, pensando a cosa fare. Era notte inoltrata, cosa avrebbe potuto fare? Tornò nella sua stanza e, aprendo il cassetto del suo comodino, ne estrasse un pacchetto di sigarette. Prese il suo lungo giacchetto nero e raggiunse l’ascensore. Si specchiò nello specchio dell’ascensore e perlustrò ogni centimetro della sua pelle : si accorse si essere dimagrito molto. Aveva le guance scavate. Devo farmi la barba, pensò. Arrivato al piano terra, uscì dall’ascensore e si diresse velocemente verso la porta dell’istituto. Appena varcata la porta un vento gelido gli riempì i polmoni. Zayn inspirò profondamente godendosi quel silenzio notturno. Freneticamente fece scivolare via dal pacchetto una sigaretta e, dopo averla accesa, la portò alla bocca esausto. Ne inspirò il profumo, il denso odore di tabacco che lo riempiva, riempiva il suo essere. Buttò la testa indietro chiudendo gli occhi, espirando tutto ciò che aveva nei polmoni. Fumo, rabbia, stanchezza, dolore. Stava cominciando a fare freddo e cominciò ad incamminarsi verso una meta non decisa.
 
 
Passarono alcuni minuti. Passò davanti edifici, negozi chiusi, vicoli, fumando un’altra sigaretta. Stava passando davanti a un ennesimo vicolo, quando sentì un gemito. Si fermò di colpo. Estrasse il suo pugnale dalla cintura, che portava sempre con sé per sicurezza. Si guardò intorno ed entrò lentamente nel vicolo, seguendo il suono dei gemiti. Erano gemiti di dolore, che riempivano la sua testa come sussurri. Uno, due, tre bidoni. Arrivato al quarto, ne guardò il retro. Era un ragazzo, dai capelli scuri, impadronito da spasmi di dolore e la bocca sanguinante. Zayn mise via il pugnale e lo raggiunse con il cuore in gola. Si inginocchiò vicino al corpo e proprio mentre stava per allungare una mano per toccarlo, il ragazzo spalancò la bocca ringhiando e afferrando la sua mano con forza, allentando poi la presa preso da un ennesimo spasmo. Vampiro, pensò Zayn.
“Tranquillo, sto solo cercando di aiutarti.”
Lo guardò negli occhi per quanto gli fosse possibile con il nero della notte che incombeva su di loro. Dopo un attimo di esitazione, il vampiro mollò la presa e si abbandonò al suolo.
“Dove si trova il tuo clan?”
“Hotel D-dumort.”
Sussurrò il ragazzo tra un lamento e un altro. Zayn lo caricò con delicatezza sulle sue spalle e, più velocemente possibile, si diresse all’hotel Dumort. Sapeva dove fosse e si sentì un vero stupido a non averci pensato prima.
Arrivò davanti al Dumort ed entrò spaccando la porta, con ancora in spalle il ragazzo ferito. Stava già meglio : i vampiri guarivano in fretta. Ma le ferite erano comunque gravi e Zayn cominciò a tartassare la sua mente di domande, come ad esempio chi avesse ridotto un vampiro, anche piuttosto anziano, in quelle condizioni.
“Harry…”
Sentì il ragazzo sussurrare. In un secondo si trovò davanti a sé un ragazzo, poco più alto di lui, che lo guardava in cagnesco.
“Mettilo giù, Nephilim. Adesso.”
Zayn si disse di restare calmo e poggiò il ragazzo a terra.
“Che cosa gli hai fatto?”
“Non è come pensi. L’ho trovato in un vicolo, stava…morendo, e l’ho portato qui.”
Si sentiva piuttosto ridicolo, poiché un vampiro è già morto. Ma non sapeva come esprimersi. Harry lo guardò dalla testa ai piedi e gli diede una spallata, raggiungendo Liam che si contorceva dal dolore a terra.
“Mocciosa, figlia di…”
Proprio mentre stava per andarsene, Zayn si girò verso di loro.
“Maureen?...”
Si ritrovò Harry a un palmo dal suo naso, con i canini fuori dal labbro.
“Metti dentro quei denti, vampiro.”
Gli sussurrò a voce rauca, quasi impercettibile. Vide i denti di Harry ritirarsi piano, tornando nella sua bocca.
“Come fai a conoscere Maureen?”
Zayn fece una risatina.
“Tutti conoscono quella…cosa.”
 
 
Il dolore di Liam si stava via via placando, facendolo sentire meglio. Sentiva i suoni intorno a lui ovattati, ma riuscì a percepire le parole dei ragazzi d fronte a lui.
“Harry, smettila di fare lo stronzo.”
Disse Liam tossendo mentre cercava di mettersi seduto.
“E aiutami, invece di fare il finto figo.”
Allungò una mano e Harry lo aiutò ad alzarsi. Barcollò un po’, appoggiandosi alla spalla dell’amico.
“Il Nephilim mi ha aiutato.”
“Zayn.”
Precisò. Liam percepì il fastidio nella sua voce, capì che non gli piaceva che lo chiamassero in quel modo.
“Zayn…in ogni caso, non c’è motivo di trattarlo male.”
Lanciò un’occhiataccia a Harry, che sbuffò appoggiandosi al muro.
“Mi chiamo Liam.”
Disse portandosi una mano su una lunga ferita vicino al fianco.
“Sarebbe meglio portarlo dentro. Io credo di aver finito, qui…”
“Non dirmi cos’è giusto o sbagliato, Nephilim. Questa non sarà l’ultima volta che mi vedrai.”
Sentì la pelle fredda di Harry a contatto con la sua, bollente, che pulsava sotto i vestiti per la rabbia. Lo vide allontanarsi sostenendo Liam. Poi, assicurandosi di non avere nessuno intorno, diede un calcio ad un sasso davanti a lui, per scaricare i nervi. Si incamminò per tornare a casa e sorprendendo anche sé stesso, tornò a dormire, troppo stanco e stressato per rimanere sveglio.

 

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Capitolo 3
*** Arrows. ***


Capitolo 3
ARROWS

 
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La strada era deserta. Il vento freddo incessante schioccava contro il viso di Jenna facendole male. Provò a coprirsi il viso con la sciarpa nera che portava al collo, con piccoli disegni ricamati in bianco. Sentiva il cuore in gola e il freddo che le entrava nelle vene. Le ginocchia cederono e cadde a terra con un tonfo, a peso morto. Alzò lo sguardo esausta e sgranò gli occhi appena vide qualcosa venirle addosso.
Jenna si svegliò di colpo, ritrovandosi seduta. Sbuffando, tornò sdraiata e, mettendosi un cuscino in faccia, urlò stressata soffocando la voce nelle piume del cuscino. Rimase così per alcuni istanti, finchè la porta non si aprì ed entrò Zayn, che stringeva tra le mani un vassoio.
“Buongiorno.”
Jenna si maledì mentalmente per non essersi svegliata prima : era senza trucco, in pigiama, la faccia stanca e i capelli arruffati.
“Buongiorno, Zayn.”
Provò a dire facendo scivolare il cuscino sotto il suo naso, scoprendo solo la parte degli occhi.
“Grazie.”
Disse guardando il vassoio. C’era una fumante tazza di tè e dei biscotti.
“Non dovevi…”
“Mi sono svegliato presto e ho pensato che avessi fame. Oggi ci aspettano gli allenamenti.”
Jenna, che in quel momento stava affondando i denti in un biscotto, lo fece cadere a terra, rimanendo imbambolata davanti a lui. Se ne era dimenticata. Fanculo, pensò.
“Sono stanca.”
“Lo so, ma dobbiamo.”
Zayn si avvicinò al letto e si sedette su uno degli angoli, mentre Jenna si toglieva le coperte da dosso. Si ricordò troppo tardi di indossare solo un paio di pantaloncini e, senza dire nulla, Zayn girò la testa dall’altra parte. Era una situazione imbarazzante. Benchè si conoscessero già da mesi, tra di loro non c’era quel tipo di famigliarità. Inoltre Jenna era una ragazza timida, che si vergognava facilmente. Corse verso l’armadio e prese un paio di pantaloni lunghi. Li indossò in fretta (senza togliersi i pantaloncini) e posò lo sguardo su Zayn, ancora con la testa girata.
“Ci vediamo dopo, allora.”
Disse sperando di non far trasparire il suo imbarazzo. Era rossa in viso, lo capiva dal calore delle sue guance e il cuore che martellava nel petto.
“Certo.”
Finalmente Zayn si girò. L’espressione del suo viso era seria, quasi avesse dimenticato la scena di pochi minuti prima. La guardò da capo a piedi, poi si diresse verso la porta e ne uscì silenzioso. Jenna rimase con il fiato sospeso finchè non sentì la porta chiudersi. Appoggiò la schiena all’armadio e, frustrata, si diede una botta in testa.
“Stupida”, borbottò.
Avanzò a grandi passi verso lo specchio, appeso proprio sulla parete di fronte al letto. Era stanca, e aveva ancora le guance tinte di rosso. Sorrise all’immagine che vide, poi guardò i suoi occhi. Pensò a Clary : lei non si preoccupava mai del trucco o di come si vestisse, perché lei era bella in qualunque modo. Non l’aveva mai vista con un filo di trucco nell’istituto, se non quelle rare volte in cui andava alle feste con Isabelle. E poi, nemmeno a Jace importava : lui l’amava così, com’era. Si chiese se un giorno avrebbe incontrato anche lei qualcuno che la amasse come Jace amava Clary. Erano il perfetto esempio di “coppia felice”, quelle a prova di bomba. Scosse la testa per allontanare i pensieri e corse in bagno a darsi una sistemata. Pettinò i capelli, lasciandoli sciolti, le onde naturali le ricadevano sulle spalle e arrivavano fino a metà schiena. Nascose le imperfezioni del viso e aprì lo sguardo applicando un po’ di mascara. Soddisfatta del suo lavoro, tornò nella sua stanza e da una scatola tirò fuori la sua tenuta da cacciatrice. Si guardò allo specchio : le stava a pennello. Risaltava la sua figura snella, alta, curve quanto bastavano. Si guardò per un istante, poi uscì dalla stanza. Era ora degli allenamenti.
 
 
Harry si pulì la bocca con il dorso della mano, sporcandola di sangue. Non mangiava da più di un giorno e Liam gli aveva consigliato di andare a cacciare. Detto fatto, pensò.
“Stai meglio?”
Sbucò Liam dalla porta, poggiandosi sullo stipite.
“Si”
Riuscì a vedere il sorriso di Liam, benché fosse lontano. Era sempre lo stesso : alto, capelli lucenti, occhi chiari. Incredibilmente sexy.
“Tu come stai? Insomma, ieri eri ridotto piuttosto male…”
“Sto molto meglio.”
Senza neanche accorgersene, si ritrovò a un palmo di distanza da lui.
“Se quel Nephilim ti avesse toccato, io…”
“Ma non l’ha fatto”
Lo zittì lui.
“Sto bene, davvero…”
Si avvicinò ancora di più. Harry non riusciva più a sentire il suo calore. Non capiva se era reale o meno. Le loro labbra si sfiorarono.
“Mi hai fatto spaventare a morte ieri…”
“Ssh…”
Liam lo zittì, con un bacio. Un bacio dolce, lento. Uno di quei baci da togliere il fiato. Se solo Harry l’avesse avuto. Sentiva un cuore inesistente che martellava contro il petto, pronto a schizzare fuori dalla camicia. Harry era rigido all’inizio, preso alla sprovvista. Poi si rilassò, chiuse gli occhi e prese per i fianchi il ragazzo. Lo avvicinò più che poteva, sentendo la bocca amara. Era stato Liam, che preso dalla foga gli aveva morso il labbro. Harry rise contro le sue labbra, una risata bassa, roca. Liam spinse il ragazzo contro il tavolo al centro della stanza con uno strattone. Harry si ritrovò con la schiena attaccata al tavolo e il petto schiacciato da quello di lui. Si staccò un secondo. Per guardarlo, forse. Se fosse stato ancora vivo sarebbe sicuramente diventato rosso in viso, o con il fiato corto. Aprì gli occhi, Liam stava sorridendo, ancora con le mani sopra i suoi fianchi. Lui fece lo stesso.
“Bene, bene.”
Si girarono entrambi di scatto. Harry si spostò subito da Liam, così velocemente che fece traballare il tavolo.
“Che cavolo vuoi, Raphael?”
Sputò Liam. Era irritato : aveva i muscoli tesi, la mascella contratta.
“Ma guarda, che bella coppietta.”
Si avvicinò ai due, sfregandosi le mani una contro l’altra. E rideva, prendendosi gioco di loro.
“Non…ti avvicinare.”
Disse Harry mettendosi davanti a Liam, proteggendolo. La forte risata di Raphael echeggiava nell’aria, come una sirena.
“Non ti facevo una femminuccia, Liam. Sai? Sarà un bel pettegolezzo per il clan, non credi?”
Sorrise beffardo guardando oltre la spalla di Harry.
“Sei il capo del clan, non puoi decidere con chi posso o non posso vedermi. Non sono affari tuoi.”
Stronzo, pensò Harry. Avrebbe voluto dirgliene tante, svuotando la rabbia che aveva in corpo. Ma non poteva. Non poteva, era il suo capo e l’avrebbe ucciso. Clan o non clan, nessuno era veramente amico.
“Chi è il capo clan, Liam? Rinfrescami le idee.”
“Brutto figlio di…”
Harry non fece in tempo a voltarsi, che Liam aveva già mosso piede per attaccare. Ma, quando saltò, Raphael scomparve, come un fantasma.
 
 
Zayn era girato di schiena. Era senza maglietta, la schiena contratta. Aveva la pelle rossa e sudata.
“Zayn?”
Il ragazzo si girò per guardarla. Mise il peso a terra e si asciugò il sudore alla fronte con il dorso della mano, fasciato da bende nere.
“Non arrivavi, dovevo trovare un modo per passare il tempo.”
“Scusami, stavo…”
“Non importa.”
Zayn accennò un sorriso.
“Bene, inizia con questo.”
Arco e frecce. Lei odiava arco e frecce, e Zayn lo sapeva. Gli lanciò un’occhiataccia e lo vide ridere di nascosto.
“Lo fai apposta, ah?”
“Probabile. Forza, tieni.”
Sbuffando, Jenna prese l’arco. Sul tavolo, attaccato al muro, c’erano esposte una decina di frecce. Ne prese una casualmente e la adagiò sull’arco. Drizzò la schiena, divaricò un po’ le gambe. Stava mirando al centro del bersaglio, ed era pronta a tirare. Fece un respiro profondo. Sentì la sua schiena poggiata a qualcosa : il petto di Zayn.
 
 
Zayn appiattì il tuo petto sulla schiena di Jenna. Le alzò il mento, le abbassò le spalle. Mise le sue mani su quelle di lei, prendendo più saldamente l’arma. Poggiò le labbra sul suo orecchio.
“Concentrati.”
Sussurrò. Lasciò le sue labbra su di esso. Vide le braccia di Jenna riempirsi di brividi, cercò di respirare il meno possibile. Era super concentrato, e voleva che anche lei lo fosse, al cento per cento.
“Uno…”
Le strinse le mani.
“Due…”
Sistemò la freccia.
“Tre.”
La scoccarono, insieme. Percepì il sorriso di lei, mentre guardava soddisfatta il centro del bersaglio. Abbassò l’arco sulle gambe di lei e, piano, si allontanò.
“Devi allargare di più le spalle e stringere di più le mani sull’arco, la prossima volta. Come hai fatto ora.”
“D’accordo…grazie.”
La guardava. Aveva i capelli arruffati sulla schiena, schiacciati fin troppo dal suo petto. Jenna si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio, lo stesso dove lui le aveva sussurrato di concentrarsi.
“Continua con le travi, ora.”
Le travi erano piuttosto alte. Aiutò Jenna a salire sopra una di esse, e diede una pacca sul legno rovinato.
“Forza.”
Si allontanò e la scrutò, poggiando la schiena al muro.
“Testa alta, guarda la trave…”
La vide sbilanciarsi. Era già pronto a scattare, ma Jenna non cadde.
“Ci sono, ci sono.”
Zayn decise di avvicinarsi, in caso fosse caduta. Eppure stava andando così bene. Era concentrata, decisa, determinata. Metteva un piede davanti all’altro. Sembrava così…leggera. Sembrava che nulla potesse toccarla.
“Stai andando bene…”
Sentì un urlo acuto. Senza pensare, Zayn si ritrovò sotto la trave, con Jenna tra le braccia. Teneva la testa nell’incavo del suo collo, terrorizzata. Tremava. Se fosse caduta, se si fosse schiantata, si sarebbe fatta malissimo.
“Ti ho presa, ti ho presa.”
Aveva il fiatone. Eppure non era lui quello che stava per cadere a faccia a terra. Le carezzava piano i capelli, tenendola ancora tra le braccia.
“Ti ho…presa.”
Finalmente Jenna alzò la testa, lentamente, ritrovandosi faccia a faccia con lui. Le labbra le tremavano, per lo spavento, forse. Ed era strano, perché Zayn stava facendo la stessa cosa.

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Capitolo 4
*** Elf. ***


Capitolo 4
ELF.
 
 
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Il folletto si inginocchiò davanti alla regina della corte Seelie.
“Chiedo perdono, mio signora. Chiedo…”
“Smettila, sciocco. Hai osato rubare uno dei miei gioielli più preziosi. Non sai il valore inestimabile di quel piccolo pezzo di diamante.”
Sputò la regina noncurante.
“E per questo…vai punito. Meliorn…”
Lanciò un’occhiata alla fata e, con uno scatto di testa, gli ordinò di far fuori il folletto.
“No! Per favore, mi perdoni!”
Ma Meliorn era già scattato. Il folletto cominciò a correre. Uscì dalla corte, passando dalla tenda ornata da farfalle appese, alcune ancora prese da spasmi. Sentì la risata della regina suonare nell’aria, quasi sgretolando le pareti che lo circondavano. Correva, più veloce che poteva. All’improvviso sentì delle mani sulle spalle. Troppo tardi. Meliorn l’aveva raggiunto ed ora lo stava trascinando di nuovo nella corte. Il folletto battè le mani e, come per magia, scomparve sotto gli occhi di Meliorn, che si guardò intorno confuso e arrabbiato.
Il folletto continuò a correre, stanco. Girava senza una meta. Se il conclave avesse saputo che un Nascosto stava girando senza protezioni, sarebbe morto comunque. Dopo svariati minuti di corsa, si accasciò davanti una porta, ansimando. Usò le ultime forze per suonare il campanello, speranzoso di trovare un nascondiglio.
 
 
 
Jenna aveva il cuore in gola. Non sapeva se per la caduta dalla trave, o per la spaventosa vicinanza dal viso di Zayn. Continuavano a fissarsi, con il fiato corto. Erano a pochi centimetri di distanza.
“Jenna…”
Suonò il campanello. Sbuffando, Zayn adagiò delicatamente Jenna a terra, distogliendo lo sguardo dal suo viso. Senza dire parola, si diresse in fretta verso la porta della palestra. Jenna, sistemandosi i capelli, lo seguì. Si affrettò per raggiungerlo. Erano nel corridoio, nella strada per l’ascensore, e Jenna guardava a terra. C’era un silenzio imbarazzante tra di loro. Arrivati all’ascensore, aspettarono che arrivasse. Lo guardava, confusa, completamente assente. Che stava succedendo? Un secondo prima era preoccupato per lei ed ora non la guardava nemmeno in faccia. Jenna seguì Zayn nell’ascensore e, stufa di quella situazione, sbuffò appoggiando la schiena alla parete. Zayn fissava la porta. Era così fermo da sembrare di marmo, un pezzo di ghiaccio. Finalmente arrivarono alla porta dell’istituto e quando aprirono la porta rimasero scioccati : un folletto era sdraiato a terra, senza sensi.
“Aiutami a portarlo dentro.”
“Zayn, non possiamo portare Nascosti nell’istituto!”
“Per l’Angelo Jenna, guardalo!”
Jenna rimase zitta e prese delicatamente il Nascosto dalle gambe. Lo portarono velocemente nell’edificio e, mentre raggiungevano l’ascensore, Zayn prese il corpo e lo mise su entrambe le spalle, lasciando a mani vuote Jenna.
“Ti aiuto…”
“Ce la faccio.”
La liquidò così, e Jenna era ferita. Perché ora la trattava così?
 
 
“Quello stronzo!”
“Calmati, Liam, per favore.”
Harry si avvicinò al ragazzo con passi lenti, esitanti. Sapeva che Liam era incontrollabile se arrabbiato. Quest’ultimo si morse il dorso della mano per scaricare i nervi e per evitare di sputare qualche parolaccia in faccia ad Harry.
“Cazzo!”
Diede un calcio alla gamba del tavolo, lo stesso su cui erano poggiati i fianchi di Harry pochi istanti prima.
“Liam...”
Harry abbassò lo sguardo a terra, ormai sconfitto. Era avvilito, riusciva a percepire il dolore e la rabbia del ragazzo sulla sua pelle, quasi fossero suoi. Liam appoggiò i gomiti sul piano del tavolo, boccheggiando.
“Và via, Harry.”
“Cosa?”
L’aveva ferito. Liam rimase di schiena di fronte a lui, senza dire altro. Sto solo cercando di aiutarlo e questo è il ringraziamento, pensò. Trascinò riluttante i piedi fino alla porta, girandosi un’ultima volta. Abbassò lo sguardo a terra scuotendo la testa e, chiudendosi la porta alle spalle, lasciò la stanza stringendo i pugni lungo i fianchi. Doveva ammetterlo, però : Liam irato gli ricordava sé stesso. Proprio il giorno prima Harry stava letteralmente sputando veleno addosso a quel Nephilim. Sbuffò una risata ironica, raggiungendo la sua stanza.
“Fottuto Nephilim.”
Non si disturbò nemmeno di chiudere la porta. Troppa fatica, pensò. Raggiunse la porta del bagno osservandosi la mano : era ancora sporca di sangue. La ripulì soffermandosi sulle nocche, ormai rovinate dai molteplici pugni sferrati a muri, sacchi, persone. Soprattutto persone. Dalla sua bocca uscì un gemito di lamento, mentre passava delicatamente un dito su una ferita ancora aperta.
 
 
 
Zayn varcò la porta dell’infermeria per la decima volta per controllare il Nascosto. Più volte l’aveva osservato : piuttosto basso, labbra fine e ciglia lunghe.
“Mi dici cosa c’è che non va?”
Si girò di scatto trovando Jenna a braccia incrociate, appoggiata allo stipite della porta, con sguardo interrogatorio.
“Non so di cosa tu stia parlando.”
Disse, lasciando un panno umido che aveva nella mano su un piccolo tavolo.
“Perché ti stai comportando in modo strano? Insomma…non mi rivolgi la parola.”
Le si spezzò la voce a fine frase, distruggendo quella maschera di sicurezza che aveva indossato. Zayn sbuffò passandosi una mano tra i capelli neri, tirando leggermente le punte.
“Non è colpa tua…lascia stare, davvero.”
Si diresse verso di lei a grandi passi, soffermandosi proprio a poca distanza dal suo petto.
“Se ho fatto qualcosa…”
“Non hai fatto niente,”
Disse, scuotendo leggermente la testa.
“Smettila di pensarlo. Sono solo molto stressato. Stavi per romperti la faccia e di colpo mi ritrovo un Nascosto nell’infermeria dell’Istituto, oltretutto privo di sensi.”
 
 
 
A Jenna scappò un sorriso.
“Ma non è successo, fortunatamente.”
Lanciò uno sguardo sopra la spalla di Zayn, proprio sul lettino del Nascosto.
“Se non ci fossi stato io…”
“Oh certo, ora comincia ad elogiarti per il tuo atto da Super-man.”
Alzò gli occhi al cielo, ridendo.
“Sarei un perfetto Super-man, no?”
Zayn drizzò la schiena poggiando i pugni sui fianchi, assumendo una posa teatrale.
“Sei patetico.”
Diede una piccola spinta sulla spalla del ragazzo e scoppiarono entrambi a ridere, riempiendo il solito silenzio tra le pareti del corridoio. I grandi dipinti raffiguranti l’angelo Raziel e gli Strumenti Mortali coprono il muro rosso carminio ormai rovinato dagli anni. Jenna concentrò il suo sguardo su un quadro coperto da prati sconfinati, sormontato da un cielo azzurro come il mare e due alte torri.
“Idris…”
Sussurrò, quasi non volesse lasciar trasparire quel senso di malinconia che incombeva su di lei. E’ strano, pensò. Quasi non si accorse del braccio di Zayn che sfiorava il suo. Si irrigidì leggermente, ma non spostò lo sguardo dal dipinto.
“Ci sei mai stata?”
Jenna scosse la testa abbassando lo sguardo sulle sue scarpe. Si sentiva vuota, come se fosse sempre appartenuta a un posto mai conosciuto. E’ questo il sentimento che provava. Gli mancava quella che riteneva casa, quella dove poteva essere sé stessa. Un tipo di malinconia particolare, quella che ti fa desiderare qualcosa che non hai mai avuto, facendotene sentire la mancanza.
“Ti ci porterò, un giorno.”
Jenna alzò la testa di scatto, facendo spuntare un sorriso sul suo viso.
“Promesso?”
“Promesso.”

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