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di Sere 98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** capitolo 30 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il mio nome è Samantha.
Odio il mio nome perciò tutti quelli che mi conoscono mi chiamano Sam, Sam Tomlinson.
Non metterò mai una mia descrizione,non servirebbe,odio il mio corpo con tutta me stessa.
Nella mia vita ho sempre dovuto affrontare momenti difficili tanto che non mi ritroverei nel "facile" negli anni a venire mi sono costruita addosso uno scudo abbastanza potente da sopportare tutte le fottute disgrazie che mi sono capitate.
Per cominciare,non ho ne padre ne madre,ho vissuto per sei anni in un orfanotrofio che la gente ipocrita ancora sente di dover chiamare "Casa Famiglia", io lo posso dire,un orfanotrofio non è né una casa né una famiglia,sembra più che altro un enorme deposito oggetti,più sfortunati degli altri,inutilizzati,inconsiderati,dimenticati...
Mi hanno sempre detto che i miei genitori sono morti in un incidente in macchina quando io ero piccolissima...stronzate...non ci ho mai creduto nemmeno per un secondo,se fosse vero quello che ancora osano rifilarmi,mi ricorderei i loro visi,avrei impresso nella memoria il disegno delle loro facce,la fotografia di un momento felice,magari scolorita,magari graffiata,rovinata dalle intemperie...
Ricordo alla perfezione il giorno in cui lasciai quel luogo,avevo solo sei anni eppure avevo già vissuto esperienze come tre affidi andati male e la frase d'uscita era sempre quella " E' una bambina molto graziosa ma non penso si adatterebbe al nostro stile di vita" e i volontari facevano del loro meglio per rassicurarli al fatto che non avevo un carattere facile,che di sicuro un giorno avrei trovato chi mi avrebbe "sopportato",dunque ero una bambina sbagliata,dunque il problema sostanziale ero io,la mia nascita,la scomparsa dei miei genitori,le tre famiglie che volevano adottarmi ma hanno lasciato perdere per il mio "carattere di merda".
Le cose cambiarono quando una mattina di settembre nell'istituto venne un'altra famiglia,c'erano una mamma,un papà e due bambini,una femmina e un maschio che dei due era il più piccolo,io stavo colorandomi la gonna della divisa(gonnellina rossa,camicetta bianca e giacchetta a polo azzurra) e tagliavo i capelli a zero alla bambola di una mia compagna,lo facevo per dispetto,nessuno aveva mai voluto essere mio amico lì dentro.
La bambina si mise a giocare con tutte le altre mie compagne e per un po' anche il bambino giocò con loro,poi notando che ero da sola in un angolo venne verso di me:
-Ehi ma che fai non vieni a giocare con noi?
Alzai gli occhi verso l'infame che aveva osato disturbarmi in uno dei miei numerosi momenti di perfida creatività,i suoi occhioni blu erano puntati su di me e un sorriso a mille campeggiava sulla sua faccia era quasi contagioso stavo per abbandonarmici anch'io ma scrollai la testa riabbassando lo sguardo sulla Barbie che avevo ingiustamente rasato,lui si inginocchiò vicino a me cercando forse di avere un contatto,povero illuso,non sapeva che con me era come cercare un ago in un pagliaio:
-Io sono Louis piacere!
Ma che voleva quello lì? Non capivo perché cercasse di parlarmi anche se era evidente che non era nelle mie intenzioni chiacchierare con lui,eppure non si dava per vinto:
-Tu come ti chiami?
-Samantha....-sussurrai piano sule labbra e lui sembrò molto soddisfatto della mia risposta,volli rimangiarmi subito quelle parole,avrebbe sicuramente continuato a parlarmi,se non gli avessi risposto probabilmente si sarebbe stancato e se ne sarebbe andato:
-Samantha? E' un bel nome! Ti piace?-mi chiese lui senza fissarmi,era quello che mi colpiva di più di tutto,non mi fissava,non mi giudicava,si comportava con me in modo normale,come ci si comporta solitamente fra bambino e bambina:
-No non mi piace-dissi io,stavo diventando curiosa,avevo tanta voglia di scoprire cosa quel bambino aveva ancora da dirmi
-Possiamo trovarti un soprannome!-sembrava aver avuto un'idea geniale ed era orgogliosissimo della sua trovata,io lo guardai con aria da sufficienza ma lui aveva sempre addosso quella dose di entusiasmo che tanto mi piaceva-Sammy...Anthy...Ti piace Sam?-mi chiese alla fine.
Adoravo quel soprannome ma non volendo lasciar troppo trasparire,la sua allegria era contagiosa ma per premutarmi ci voleva ben altro,feci cenno di sì con la testa:
-Vuoi venire a giocare con me Sam?-mi chiese questa volta con un'aria più compassionevole,errore tremendo da parte sua,ho sempre odiato questo tipo di persone.
-No-gli dissi secca senza alzare lo sguardo dalla bambola
Lui non sembrò esserne ferito,era un bambino troppo deciso per mollare al primo colpo,forse è proprio questa sua persistenza che mi ha salvato:
-Perché? Guarda che ti diverti?!
Io a quel punto ero arrabbiatissima,ma perché non voleva capire che non avevo voglia di giocare,che volevo essere lasciata in pace,mossa più dai sentimenti che dalla mente gli sputai in faccia e il mio proiettile lo colpì sulla guancia che lui subito si affrettò a coprire con una mano:
-Samantha!!!- l'assistente sociale era già disperata e chiedeva perdono alla famiglia venendo verso di me che già stavo arretrando spingendomi con le mani,Louis si frappose fra me e la donnaccia ponendo le mani in avanti:
-No!Lei non si chiama più Samantha,Samantha non le piace!- poi tornò a guardare me-Lei si chiama Sam...
Immediatamente mi resi conto che effettivamente nessuno mi aveva mai chiesto cosa mi piacesse,nessuno mai aveva cercato di capire cosa pensassi di una cosa,nessuno aveva mai chiesto il mio parere,la cosa era indifferente,Louis era stato il primo:
-Mamma- Louis ripresa a guardare la donna che atterrita guardava verso di me -Sam può venire a casa con noi?

Da lì iniziò tutto,i Tomlinson mi presero con loro e a quanto pare la cosa ha funzionato visto che adesso ho diciotto anni e ancora non mi hanno riportato indietro.
Mi sono lasciata andare progressivamente,adesso ho quattro sorelline più piccole ma con nessuna di loro avrò mai il rapporto così stretto che ho con Louis,lui mi ha salvata,mi conosce più di chiunque altro e per la prima volta è riuscito a guardare dentro di me.
Non mi è mai mancato niente con loro,ho sempre avuto tutto l'amore che una bambina può avere,i primi tempi non è stato affatto facile, a scuola finivo in una rissa praticamente ogni giorno e mia madre veniva a prendermi per riportarmi a casa,l'ha sempre saputo che non sarebbe stato facile,mi propone di invitare a casa le amichette,di fare delle feste di compleanno,di fare merenda con i compagni del doposcuola e nonostante tutto non è mai rimasta veramente male per i NO secchi che inevitabilmente troncavano ogni sua proposta.
La situazione negli anni è migliorata,abbiamo stretto un legame fortissimo e dopo Louis è sicuramente quella che mi capisce più di tutti gli altri,con mio padre non ho poi un legame così stretto,non è nemmeno il padre biologico di Louis quindi non mi preoccupa molto il fatto che fra me e lui ci sia poca complicità.
durante l'adolescenza ho dovuto superare numerosi ostacoli difficili,prima la Bulimia e successivamente l'anoressia,mi tagliavo perché odiavo il mio corpo,pensavo fosse l'unica soluzione,volevo lacerarlo,infliggergli tutto il male che lui apportava a me,strana cosa la mente umana,infliggiamo dolore a noi stessi proprio perché ci sembra l'unico modo per soffrire di meno,prendercela con noi stessi è più facile che prendersela con gli altri,provocarci dolore è come avere la sensazione di stopparlo quando più ci pare,peccato che non sia proprio così,il dolore è come un seme,basta poco per coltivarlo e cresce a dismisura.
Fortunatamente sono riuscita a liberarmi da questa situazione,soprattutto grazie a Louis,come al solito del resto,mi ha sempre parato il culo,qualsiasi cosa facessi.
In poche parole questa sono io,la mia storia può essere paragonata a tante altre e non è nemmeno così interessante come potreste aspettarvi,probabilmente l'avrete capito non sono una tipa facile e nemmeno voglio esserlo,ma forse è così che le cose migliori possono prendere piede, credendoci....solo credendoci... ed io finalmente ci credo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


La mia sveglia suona puntualmente tutti i giorni alle 7:00 di mattina e in quella mattina non c'era eccezione.
Tastai sul comodino accanto al mio letto cercando di spegnerla il più velocemente possibile,non volevo svegliare le gemelline che ancora erano nel mondo dei sogni,mi alzai stiracchiandomi, recu­perai la vestaglia che per comodità lasciavo sempre su una sedia vicino al letto,infilai le pantofole e schiacciai un pulsante a caso del mio telefono,lo schermo si illuminò e lo utilizzai come torcia per farmi largo tra vestitini, peluches o borsette abbandonate sul pavimento:
-Sam?- una vocetta roca mi richiamò dal suo letto,mi voltai intenerita:
-Phoebe...è ancora presto torna a dormire- le dissi accarezzandole i capelli
-Non ci riesco...è tornato ancora!- mi disse lei stropicciandosi un occhio
-Chi? Il mostro del tuo incubo?-
-Sì,questa notte è venuto tre volte- mi disse fissandomi con quegli occhietti languidi che le avevo sempre invidiato
-Mi dici cosa hai mangiato ieri sera prima di dormire?- le chiesi dolcemente,lei sembrò non capire inizialmente il motivo della mia richiesta ma poi imbarazzata nascosta velocemente la testa sotto le coperte rosa -Phoebe!- dissi io ridendo -Non mi sfuggi tanto! Dimmi cos'hai mangiato!-
Lei riemerse lentamente dal piumone:
-La senape che ha fatto mamma....-
-Ecco spiegato il motivo del tuo mostro- dissi io alzando gli occhi al cielo
Lei mi si avvinghiò al collo impedendomi di rialzarmi:
-Che fai? Dai Phoebe devo andare a scuola!- dissi cercando di staccare le suo braccia che circondavano il mio collo
-Ma per oggi puoi non andarci, puoi dire che ti senti male e stare qui con me...- mi disse lei pregandomi di accontentarla 
-Certo...ho già perso troppo lezioni piccola...fra due settimane finisce la scuola e sarò tutta tua ok?- le dissi mentre lei lentamente allentava la prese attorno al mio braccio,non era convintissima ma doveva esserlo per forza, non potevo permettermi di perdere altre ore di lezioni, io e Louis avevamo già fugato troppe volte:
-Ok però mi rimbocchi le coperte?- mi chiese sistemandosi meglio sul materasso.
Le accomodai il piumone e le diedi un bacio sulla fronte prima di uscire e chiudere lentamente la porta.
Scesi l'infinità di scale che la nostra casa presentava, si poteva credere di trovare San Pietro alla fine di esse visto che quella dimora era tanto piena di scale quanto piena di chiavi, entrai in sala da pranzo e poi in cucina, mia madre era già in piedi da un pezzo, sei tazze una in fila all'altra campeggiavano sul bancone, tre pentolini del latte bollivano sui fornelli e sul tavolo c'erano le nostre sei tovagliette, tutte di un colore diverso,tutte associate ad un figlio, mi piaceva tutta quella normalità anche se penso che facesse più bene a mia madre che a lei, le piaceva l'ordine e soprattutto il fatto che non ci mancasse niente, mi sedetti sullo sgabello e solo quando il mio cucchiaio sbatte violentemente contro al tavolo lei si accorse della mia presenza:
-Tesoro...mia hai spaventata...- poi mi guardò meglio -Ma che faccia!-
-E' l'unica che ho mamma- le dissi cominciando ad imburrare il toast che lei mi aveva già preparato,come al solito bruciacchiato, avrei dovuto pensarci, se c'era una cosa che non azzeccava facilmente erano i tempi di cottura:
-Lo so che non sono come...- provò a scusarsi lei vedendo che avevo notato il suo piccolo errore
-Mamma vanno benissimo così- dissi io bloccandola e azzannandone decisamente uno, lei mi sorrise accarezzando il dorso della mia mano:
-Tesoro pensavo che quest'estate potresti venire con noi in campeggio- dissi intrecciando le dita, sollevai gli occhi dalla mia tazza
-Perchè?- le chiesi senza capire
-Be probabilmente quest'anno non avrete dei corsi estivi e io ho pensato che sarebbe bellissimo passare un'estate in famiglia, tutti e otto -sapevo che stava cercando di essere il più convincente possibile
-Non l'abbiamo mai fatto- dissi io tornando a guardare il coltello che lentamente accarezzava il toast
-Lo so ma pensaci, sole,caldo,m­are....-
-Come può piacerle se non sa nuotare?!- Louis apparve nella sala da pranzo sedendosi al suo posto,a capo tavola, in mezzo a me e a mia madre
-Grazie Lou non c'era bisogno che me lo ricordassi- dissi facendo una smorfia
-Potresti insegnarle tu Louis! Dopotutto sei il fratello maggiore no?- mia madre era convintissima che la sua fosse un'idea geniale ecco da chi Louis aveva preso il suo ego esagerato.
Io e mio fratello ci guardammo negli occhi per qualche secondo prima di scoppiare a ridere,mia madre ci ammoniva severamente cercando di farci smettere perché avremmo svegliato le nostre sorelle:
-Mamma io che insegno a nuotare a Sam?- dissi Louis ripulendo il latte uscito dalla tazza
-Be io potrei darti qualche lezione di guida, penso che tu ne abbia molto bisogno- dissi ridacchiando piano.
Le frecciatine erano il sale del rapporto complice fra me e Louis, spesso facevamo battute che potevamo capire solo io e lui, mentre chiunque altro non capiva niente in merito.
Mia madre si alzò per lavare quei pochi piatti che già meritavano di essere lavati ma Louis la fermò per un polso e la costrinse a risedersi:
-Puoi rimanere seduta per piacere?- le disse con uno sguardo più dolce che intimidatorio
-Voglio solo lavare queste due cose, non ci metto molto- disse lei scompigliandogli affettuosamente i capelli
-Fra poco andremo a scuola e fino a stasera tardi non ci vedremo...non puoi rimanere qui con noi?!-
Mia madre sembrò rincuorata da quelle parole, rincuorata dal fatto che suo figlio voleva passare del tempo con lei, io lo sapevo,il tempo non era mai abbastanza,non per questo genere di cose comunque, passavano gli anni eppure Louis riusciva sempre a sorprenderla, era un fattore inevitabile del suo modo di essere, si sedette e rimase ancora a chiacchierare con noi finché io guardando l'orologio non imprecai silenziosamente. In ritardo...come al solito...
Ho sempre cercato di capire cosa fosse un ritardo, una dimenticanza? Menefreghismo?
E chi lo sa?!
Quello che importava è che la professoressa di chimica non me l'avrebbe fatta passare liscia se avessi di nuovo fatto tardi alla sua lezione. Mi vestii, lavai e raccolsi i capelli mentre decidevo se truccarmi o no... dura la vita delle donne e che faticaccia doversi rendere presentabili tutte le mattine mentre agli uomini basta lavarsi i denti e cercare una maglietta pulita; alla fine optai per della semplice matita e del mascara, presi lo zaino dirigendomi verso la porta alla velocità del suono, recuperai al volo il sacchettino del pranzo che mia madre mi porgeva dandole un bacio veloce sulla guancia:
-Louis Guarda che non ti aspetto!- gli urlai aprendo la porta.
-Arrivò!- gridò in risposta lui azzannando un altro toast e ripetendo il rituale che io stessa avevo compiuto pochi istanti prima: sacchetto del pranzo, bacio, uscita veloce...
Era un metodo semplice e sbrigativo da capire.
Io e Louis corremmo uno dietro l'altra, avevamo perso l'autobus come al solito, le volte in cui riuscivamo a prenderlo erano  talmente rare che ogni volta che succedeva mi veniva quasi da piangere, sfortunatam­ente quella non era una volta favorevole:
-Hai dei soldi?- mi chiese Louis cercando di trovare una soluzione al problema, eravamo più in ritardo del solito quindi anche se avessimo corso come degli scemi non saremmo mai arrivati in tempo
-Non molti- dissi io frugandomi in tasca e estraendo cinque dollari, lui sbuffò infastidito:
-Ho la sorella più previdente del mondo... per fortuna li ho io-
Io protestai:
-Se tu non ti fossi attardato a fare colazione avremmo preso l'autobus!-
-Certo certo dammi i tuoi cinque dollari-
-Cos'hai intenzione di fare? Noleggiare un'auto? Perché guiderei io-
-Hai finito con questa storia? Prendiamo un taxi muoviamoci-
Arrivammo a scuola appena in tempo, prima di dividerci e raggiungere le rispettive classi, Louis mi lanciò gli spiccioli avanzati dal pagamento del taxi:
-Prendili, ti ci compri il pranzo!-
-Ma io ho già il mio pranzo- dissi sistemandomi meglio la spallina dello zaino
-Ma a te viene fame più facilmente....tienil­i,me li ridarai un'altra volta!- mi disse lui correndo per il corridoio e voltandosi alla fine per salutarmi con una mano.
Raggiunsi appena in tempo l'aula di chimica, entrai in classe con il fiatone, i miei compagni si voltarono verso di me, il solito sguardo provocatorio,la gente non perde occasione per giudicare, la professoressa si abbassò i piccoli occhialetti rossicci sul lungo naso a punta, ricordava tantissimo la professoressa Mc Granit di "Harry Potter":
-Tomlinson ancora in ritardo?- la sua voce arcigna mi dava ai nervi
-Veramente non sono ancora suonate le otto prof !- protestai io rimanendo in piedi sulla porta
-Devo dissentire,sono le 8:01- disse lei con quell'odiosa aria da vincente stampata sulla faccia
Guardai l'orologio, imprecai dentro di me, cercando di trattenermi dal non spaccare tutto... le gemelle avevano ancora una volta giocato a mettere indietro l'ora sul mio orologio, ecco perché ero convinta di essere in anticipo per una volta nella vita:
-Vai a posto Tomlinson- mi disse la professoressa, contentissima di avermi ammutolita.
La lezione fu noiosissima, chissà perchè ma la cosa non mi stupì per niente, cominciai a pensare fra me e me a quello che mi aveva detto mia madre quella mattina, riguardo al campeggio, Charlotte mi diceva spesso di quanti ragazzi ci fossero ogni estate, di quanto si divertissero, in realtà da come li descriveva sembravano adolescenti normali ma la cosa mi spaventava, non ero proprio il tipo spontaneo, estroverso­ sempre pronto alle nuove amicizie, non volevo essere di nuovo a rimorchio di mio fratello, non un'altra volta:
-Tomlinson?!- la professoressa mi riportò sul pianeta Terra, peccato che io non avevo capito niente di tutto quello che aveva detto -Tomlinson mi sapresti dire cos'è un elemento? Dato che l'ho appena spiegato...-
 
Mi sentì completamente fottuta, cominciai a sudare freddo, una bella convocazione quella volta non me l'avrebbe tolta nessuno e mio padre mi avrebbe ucciso...
Un foglietto volò magicamente davanti a me:
"Sostanza che non si può scomporre ulteriormente."
 
Ecco lo spunto per andare avanti!
Fortuna che avevo già studiato quel capitolo!
Mi venne in mente tutto quello che avevo ripassato e cominciai a ripeterlo tutto fin troppo bene, la professoressa sembrò essere tanto sconvolta quanto abbattuta, ghignò rabbiosamente mentre riprendeva a spiegare la lezione, ripresi il foglietto da vincente atteggiandomi in maniera gloriosa, lo guardai meglio e notai due piccole iniziali all'estremo lato destro del foglietto "LP"
Guardai verso la sedia che avevo davanti, un ragazzo guardava verso di me facendomi l'occhiolino, io gli sorrisi scrollando la testa, sapevo che era stato lui, Liam Payne, unico amico che avevo a scuola, era molto bravo in tutte le materie e spesso veniva a casa mia per studiare insieme a me, lui e mio fratello erano molto amici e forse è questo che aveva favorito la mia amicizia con lui:
-Grazie- sussurrai io sorridendo mentre lui mi faceva un cenno di approvazione.
La lezione finì, ora del pranzo, ora di un'altra lunghissima fila prima di accaparrarsi qualcosa, fortuna che mia madre mi preparava sempre almeno un panino, non aspettai Liam, l'avrei comunque ritrovato in mensa poco dopo, entri in quel salone bianco enorme, raggiunsi il solito piccolo tavolino circolare, nell'angol­o più remoto, più nascosto ma anche più efficace, da lì si potevano tenere d'occhio tutte e tre le porte, il bancone e tutti i tavoli, liberai il mio panino dalla carta e cominciai ad osservare la gente mentre entrava e usciva dalle porte mentre mangiavo:
-Ehi grazie di avermi aspettato!- Liam si sedette di fronte a me sorridendo
-Scusa...è che volevo sedermi presto-
-Certo, non trovi interessante l'ora di chimica vero?- mi disse aprendo la confezione della sua insalata
-Si nota?-
-Stavi per finire nei guai!-
-Oh ma davvero? Strano! Non ci finisco mai nei guai!-
-Ignorerò il tuo sarcasmo....- disse lui infilzando con la forchetta una foglia di insalata per portarsela alla bocca
-Puoi anche farmi la predica Liam...tempo due settimane e sarà tutto finito e non dovrò più vedere la sua faccia orribile e perversa...-
-Nessuna predica...a proposito,quest'anno­ non avrai i corsi,che farai per tutta estate?-
Mi ammutolì per un po' disegnando dei piccoli cerchi sul tavolo:
-Sam?- Liam inclinò la testa per guardarmi in faccia
-Probabilmente andrò in campeggio con la mia famiglia-
-Davvero? WoW!Non è mai successo vero?-
-No infatti...-
-E non ci vuoi andare vero?- disse Liam ingoiando l'ultimo boccone
-Non è che non ci voglio andare è che non sono sicura che sia il posto più adatto a me-
-Se aspetti che sia il posto ad adattarsi a te, puoi benissimo rimanere chiusa in casa per il resto della tua vita, sei tu che devi adattarti al posto!- disse lui ridendo
-Già appunto questo è il problema...-
Lanciai uno sguardo sfuggente al tavolo di mio fratello, la sua popolarità mi dava ai nervi, sempre circondato da ragazze bellissime che si sentivano importanti solo se calpestavano una mattonella dove poco prima era passato a lui, non so se fosse gelosia, so solo che trovavo tutto ciò essenzialmente patetico.
Per fortuna anche le altre ore di scuola passarono in fretta, Louis mi aspettava all'uscita:
-Ciao scema,tutto bene a scuola?- mi chiese dandomi un bacio veloce sulla guancia
-Alla perfezione, a te scemo?-
-Sono il primo della classe!-
Io risi:
-E chi lo dice...tu o i prof?-
-Entrambi- mi disse lui facendomi l'occhiolino.
Arrivati a casa trovammo enormi valigione aperte, mezze piene di vestiti o altra roba da...da...da campeggio!
Buttai la cartella sul divano:
-Papà?!- chiamai io cercando mio padre ovunque per casa, non osavo pensare che la cosa fosse reale davvero -Papà dove sei?!-
Mio padre spuntò dall'enorme ripostiglio, in un braccio un salvagente, nell'altr­o un gonfiabile, mascheri­a, infradito, crema solare, scarpe da jogging:
-Papà che diavolo stai facendo?- chiesi io salvandolo da una brutta caduta
-Io e le gemelle ci prepariamo per il campeggio tesoro- disse lui uscendo seguito a ruota da Daisy e Phoebe che avevano in mano i loro asciugamani rosa e lilla, le superai velocemente bloccando mio padre a metà strada:
-Aspetta aspetta papà...ma quindi questa è una cosa seria,voglio dire andremo..-
-Andremo in campeggio Sam e tu verrai con noi,felice?- disse lui riprendendo la sua strada, anche Louis, Charlotte e Félicité, le mie altre sorelle, si diressero verso il ripostiglio-magazzino­ per scegliere le cose da portare in campeggio, io non sapevo più come comportarmi, tutti sembravano così entusiasti:
-Che fai lì Sam?! Dai aiutaci a prepararci!- disse mio padre dandomi una pacca troppo vigorosa sulla spalla, barcollai in avanti trattenendomi allo stipite della porta.
Appoggiai la fronte al braccio socchiudendo gli occhi:
-Non è possibile...non è possibile...- dicevo fra me e me
Louis mi gettò un asciugamano che io tolsi rabbiosamente dal viso:
-Be che aspetti?! Babbo Natale?-
Cominciai a preparare la mia valigia e non potevo fare altro che mostrarmi entusiasta e sperare dentro di me che Dio me la mandasse buona.




HI EVERYONE!
allora... nel primo capitolo non mi sono presentata perchè... beh .. me ne sono scordata lol
vabbeh.. rimediamo subito.. io sono Serena e ho 15 anni e sono directioner da un anno e quasi 4 mesi :)
vorrei subito precisare che non sono io che scrivo questa ff, ma una mia amica di nome Giulia, di16.. insomma.. lei scrive e io pongo rimedio ai suoi disastri mettendo a posto i capitoli lol
spero che la storia sia di vostro gradimento e vi prego... recensite dicendovi se vi piace o se c'è qualcosa da migliore. ve ne sarei molto grata :)
buona giornata x

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


-E noi partecipiamo volentieri non è vero Sam?- Louis mi guardò con uno sguardo troppo minaccioso per uno dei miei soliti rifiuti
-Be ecco veramente io...-
-Perfetto allora ci vediamo stasera?- Niall fece finta di non sentirmi
-Ovvio, ma prima voglio salutare gli altri!-
Niall ci guidò verso il centro del campeggio, a me sembrava così grande, un labirinto di strade vicoli e attrezzature che avrebbero fatto invidia ad un hotel cinque stelle, altro che campeggio!
In un giardinetto all'inglese, c'era un lungo tavolo di legno, con una tovaglia bianca e rossa, poco più lontano, un ragazzo a petto nudo e con un buffissimo ciuffo nero, stava facendo aria sulle braci di una griglia e sembrava essere molto concentrato:
-Zayn! Guarda un po' chi ti ho recuperato?- Niall saltellò vicino al ragazzo indicandoci col dito
-Eccolo il mio uomo!- urlò Zayn non appena vide che Louis gli correva incontro
I due ragazzi si abbracciarono e io sperai che il ragazzo non mi notasse, invece non passarono cinque secondi che già i suoi occhi nocciola erano fissi su di me:
-E questa bellezza chi è?- disse sorridendo
-Cazzo...- sussurrai fra di me
-Oh lei è mia sorella Sam- disse Louis infilandosi le mani in tasca
Questa volta presi io l'iniziativa:
-Piacere Sam- dissi senza troppa convinzione
-Il piacere tutto mio, io sono Zayn- mi disse porgendomi una mano sporca di cenere nera, la accettai volentieri, mi piaceva quel gesto spontaneo.
Proprio allora da dietro un pino, sbucò un altro ragazzo, forse una delle creature più belle che io avessi mai visto, aveva una corporatura abbastanza muscolosa, una maglietta bianca abbastanza scollata, una collanina gli circondava il collo, dei riccioli scuri gli ricadevano disordinatamente sulla fronte, il mio cuore mancò un battito quando le profonde iridi verdi puntarono dritte nelle mie e pensai di avere un infarto quando le sue labbra a forma di cuore si aprirono in un piccolo sorriso:
-Harry!- mio fratello era arrivato al punto giusto, avrei rischiato di incantarmi da lì a poco, scrollai la testa per tornare in me, cercando di recuperare la mia solita stabilità, dunque quel ragazzo si chiamava Harry...
La situazione fu quella delle altre, abbraccio, risate, pacche sulla schiena, i quattro ragazzi si richiusero fra loro parlando per un po', perfetto si erano dimenticati di me!
Non potevo immaginare che da lì a poco Harry si sarebbe staccato dal gruppo venendo verso di me, quando mi raggiunse non potei fare a meno che guardarlo negli occhi:
-E tu chi sei?- il suono della sua voce risuonò nella mia mente come una musica nuova, mai vissuta, mai ascoltata ma da tanto cercata
-S...Sam...- stavo facendo la figura dell'idiota
-Solo Sam?-
-Sam Tomlinson- risposi io come un bambino orgoglioso a cui si chiede il proprio nome
-Sei la sorella di Louis allora! Io sono Harry- mi disse avvicinandosi di un passo, mi imbarazzava il fatto che continuasse a guardarmi, sperai di non stare arrossendo, non mi era mai capitato ma la descrivono come una senzazione orribile, volevo dire qualcosa d'effetto, qualcosa che gli avrebbe fatto pensare che non ero per niente sotto pressione, invece riuscì solamente a ripetere il suo nome in un sussurro:
-Harry...-
-Non ti ho mai vista qui, è il primo anno che vieni?- non ne ero certa ma mi sembrava che stesse ridendo di me
-Sì...i miei mi hanno costretto!-
-Povera piccola bambina oppressa- ridacchiò lui senza togliere il suo sguardo tagliente da me, lo fissai basita, mi aveva chiamata piccola? Bambina? Oppressa io?
Probabilmente aveva capito molto male!
Quando ci chiamarono Harry voltò lentamente la testa mentre io ero ancora scioccata:
-Ehi ragazzi avete finito di fare gli associali?!-
Louis mi raggiunse:
-Sam andiamo?-
-Certo-
Stavo per seguirlo lungo il vialetto ma qualcuno mi bloccò per il polso voltandomi nuovamente:
-Ci sei stasera?- mi chiese Harry
Come poter rispondere in modo abbastanza sensato a quella domanda?
Lo guardai per un po':
-Ci penserò- dissi alla fine
-Hai bisogno di pensarci?- mi chiese ridendo piano
-E' che non so se ne ho voglia-
Harry mollò il polso che fino ad allora aveva tenuto serrato fra le dita:
-Ok allora ci vediamo stasera- mi disse facendomi l'occhiolino, possibile che in quel campeggio ognuno capiva quello che voleva capire?
Sbuffai pensando a quello che mi era appena successo, Louis mi aspettava al limite dell'aiuola:
-Te l'avevo detto che avresti fatto amicizia- mi disse circondandomi una spalla con il suo braccio
-Ma finiscila!- dissi io ridendo e togliendo il suo braccio che già si serrava giocosamente attorno al mio collo.
Lui mi diede un leggero spintone e io urtai violentemente contro il gazebo di una famiglia, facendolo oscillare pericolosamente:
-Oddio mi scusi!- dissi al padre che già si era alzato dal tavolino
-Perdoni la stupidaggine di mia sorella signore!- urlò Louis ridendo e scappando perché lo inseguissi.
Sfortunatamente io non ero dello stesso avviso, l'avrei sicuramente preso a tradimento dopo, mia madre fu entusiasta quando Louis le raccontò che avevo fatto "amicizia" con il suo gruppo di amici e fu ben contenta quando scoprì che li avremmo raggiunti per mangiare insieme quella sera:
-In realtà io ho un po' di mal di testa- dissi infilandomi una felpa leggera mentre l'imbrunire aleggiava già sul campeggio e un arietta fresca mi arrossava le guance
-Prenderai un' aspirina- taglio corto Louis, poi si infilò un paio di jeans lunghi e una maglietta blu -Sono pronto andiamo?- disse impaziente di raggiungere i suoi amici
-Chi ti dice che sono pronta?-
-Capelli arruffati, viso struccato, sguardo da morta in piedi in faccia...direi che sei tu, quindi possiamo andare!- disse lui rifugiandosi dietro Charlotte per non essere picchiato, non l'avrei fatto comunque, aveva ragione e non avevo assolutamente intenzione di cambiare per una stupida serata con amici appena conosciuti.
Louis correva in avanti, io infilai le mani nelle tasche della felpa e mi attardai dietro di lui.
Cercai di non perderlo di vista, non avrei mai saputo ritrovare il piccolo prato da sola.
Quasi inciampai nella stessa stringa della mia scarpa:
-Louis aspetta!- gridai mentre mi abbassavo.
Allacciai con un nodo stretto le stringhe delle mie All Star, ma quando mi rialzai Louis era sparito, imprecai fra i denti mentre mi guardavo attorno cercando di ricordarmi la strada... per quanto effettivamente me la potessi ricordare.
Vagai per un po' per le stradine asfaltate, destra, sinistra, sinistra, destra, non avevo la più pallida idea di dove stessi andando,se mai fossi riuscita a ritornare alla mia roulotte gliel'avrei fatta pagare cara a Louis, ancora mi stavo chiedendo perché non c'ero tornata subito, invece di perdermi più di quanto mi fossi già persa.
Mi sedetti su un ceppo di legno adibito a panchina e mi abbracciai le spalle, proteggendomi per quanto possibile da quel venticello tanto gelido quanto fastidioso:
-Ti sei persa ragazza oppressa?- alzai lo sguardo verso quella voce non più estranea, ma che ancora dovevo imparare a conoscere, la figura imponente ed imperiosa di Harry si estendeva alta e longilinea sopra di me
-No, so perfettamente dove sono!- dissi io distogliendo lo sguardo dal suo
-Allora sai anche che il luogo dove dovresti essere è dalla parte opposta da qui- disse inclinando la testa e incrociando le braccia
-Certo perfettamente- il mio orgoglio era troppo grande per permettergli di averla vinta
-D'accordo allora ci vediamo là- disse voltandosi e incamminandosi per il vialetto, aspettai che fosse abbastanza lontano per seguirlo cercando di non farmi notare, mi nascondevo dietro ad ogni albero, roulotte o casale per non farmi notare, avrei avuto una carriera come spia se non fosse che proprio sul più bello Harry mi sbucò da dietro, non avevo la minima idea di come avesse fatto ma la cosa mi spaventava:
-Se avevi bisogno di una guida potevi dirlo subito- disse lui mentre le fossette si andavano dipingendo sul suo viso
-Non l'ho detto perché non ho bisogno di una guida- dissi cercando di riprendermi dallo shock
-Mi seguivi-
-Non è vero!-
-Non te lo chiederò una seconda volta, andiamo insieme?- mi chiese invadendo il mio spazio vitale
-Solo per questa volta- dissi sgusciando via e raggiungendo il vialetto,lui scrollò la testa ridacchiando e raggiungendomi sulla strada:
-Insomma hai deciso di venire?- mi disse mentre incominciavamo a camminare
-Non avevo niente di meglio da fare-
Sentì che sussurrava qualcosa ma non riuscì a capire neanche una parola.
Giungemmo al campo dopo non molto:
-Eccolo! Il solito ritardatario!- esclamò quel cretino di mio fratello quando vide Harry
-Intanto ho recuperato tua sorella in giro- gli rispose Harry scompigliandogli giocosamente i capelli
-Sai che non è divertente vero?- dissi fissando Louis
-Tu sei rimasta indietro...-
-Tu mi hai abbandonato!-
-Ragazzi è pronto!- Zayn aveva appena finito di cuocere la carne.
Stavo per sedermi al tavolo quando un sussurro nuovo mi giunse all'orecchio:
-Comunque come spia sei una fallita!-
Guardai avanti a me, mentre Harry mi fissava sorridendo.
Scrollai la testa, oltre che ad essere molto affascinante quel ragazzo era estremamente fastidioso.
 
 
 
 
 
HI EVERYONE!
vorrei iniziare ringraziando di cuore quelle fantastiche persone che hanno messo la mia storia storia tra le seguite/preferite/ricordate :)
vi supplico ancora una volta di recensire il capitolo.. vorrei capire che cosa c'è che va e cosa invece non va nella storia... pleaseee fatelo lol
 
vabbeh buona giornata :)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


HARRY'S POV


Non sono una persona felice al momento.
In altre circostanze avrei ritenuto meschino iniziare un racconto descrivendo per prima cosa quello che non sono, ma adesso più di ogni altra cosa, mi serve ricordare com'ero per capire quello che sarò e questo non dovrei farlo solo io, ma ogni singolo individuo dotato di un minimo di coscienza dovrebbe fermarsi un momento a pensare chi siamo e chi dovremmo essere.
Il secondo motivo per cui ho iniziato così la mia storia è che odio le classiche presentazioni da "amici di penna"...

Ciao Tizio, mi chiamo Caio, abito a Pinco ma sto per trasferirmi a Pallino....

Oltre che trovarle estremamente noiose non servono a presentarsi veramente ad una persona, serve solamente a farsi riconoscere ad un circolo di alcolisti pentiti che riserbono la sola gioia di dire da quanto non bevono. Assurdo.
Per me la mia descrizione può finire qui, penso che conoscere lo stato d'animo di una persona sia molto più significativo che conoscerne, nome, cognome, indirizzo o codice fiscale.
Ho 19 anni, non sono molti ma sono abbastanza per fare un primo misero bilancio della mia vita,studio giurisprudenza al college, mi piace ma a volte penso che non sia esattamente la mia strada, nel tempo libero lavoro come magazziniere, facile direte...provate voi a rendere interessanti giornate intere a impacchettare, etichettare e spedire, nel tempo libero mi sfogo con la boxe, con la palestra, stancando il mio corpo finché non ha più la forza di pensare, pensare mi rende più sofferente di quanto io possa esserlo dopo dieci ore di sollevamento pesi e poi è molto più proficuo.
Vacanze anche per noi del college.
Come al solito raggiunsi i miei amici in campeggio, non mi piaceva particolarmente ma c'erano le persone con cui mi divertivo di più al mondo e detto francamente non mi divertivo spesso.
Quella sera Zayn venne alla mia roulotte:
-Harry?-
Stavo per aprire la finestrella ma un piccolo sasso mi colpì direttamente in fronte:
-Ahi! Ma che ti è preso?!- protestai io guardando Zayn che rideva
-Scusami, pensavo non avessi sentito e volevo lanciare un sasso per avvertirti!-
-E non puoi bussare come le persone normali?!-
-Ma io non sono normale Styles! Dai vieni che oggi abbiamo da fare-
-Cosa?!-
-Tu vieni e basta!-
Mi infilai una maglietta bianca trovata lì per caso e uscì insieme a Zayn, appresi l'idea della grigliata che a Niall, un altro dei miei migliori amici, piacque immediatamente, se c'era un modo per farlo contento era farlo mangiare:
-Oggi dovrebbe arrivare anche Louis- disse Niall mentre stendeva una tovaglia
-Davvero?!- ero contentissimo, con quel pazzo di Louis il divertimento era assicurato
-Sì e probabilmente ci sarà anche sua sorella, mi hanno detto che non ha per niente un carattere facile- Zayn aveva catturato immediatamente la mia attenzione, ero sempre stato attratto dalle persone difficili da capire, prima di tutto perché io ero una di quelle
-Sì ho sentito che è davvero intrattabile, che ha dei problemi psicologici...non lo so...- Niall stava dicendo la sua con le mani sui fianchi, sollevai la testa dalla legna che stavo trasportando:
-Chissà che caratteraccio...in ogni caso Louis ha chiesto di essere gentili con lei, perché a quanto pare ne ha passate tante- disse Zayn -E noi lo saremo!-
Ero abbastanza ansioso di conoscere questa nuova ragazza il cui dolore sembrava aver segnato l'esistenza, se gli altri la interpretavano come antipatia, io la interpretavo come empatia, le avrei parlato volentieri.
Continuai a trasportare la legna necessaria per alimentare il fuoco, Niall aveva deciso di andare a fare un giro mentre Zayn sventolava un giornale in mezzo al fumo:
-Tutto bene Zayn?!- gli chiesi dal limite del campo, alzando la voce perché mi sentisse
-Certo! Sono il mago della grigliata!- disse lui, mentre un pezzo di carbonella precipitava sul prato
-Certo....mago della grigliata stai per compiere un disastro naturale di proporzioni titaniche!- urlai indicando l'erba che lentamente prendeva fuoco
-Porca....!- soffocò l'imprecazione pestando violentemente il piede a terra per spegnere la fiamma mentre io non riuscivo a trattenermi dal ridere.
Entrai nel piccolo boschetto per prendere dell'altra legna secca, pensavo ai fatti miei, pensavo sempre ai fatti miei, da che mi ricordassi non mi era mai importato molto di un altra persona che non fossi io, una volta ci avevo provato ed era finita nel modo peggiore, quando incomincia a importartene di una persona, inizia inevitabilmente un processo di affezione che culminerà con la perdita di tutto quello che di caro hai accumulato.
Svoltai da dietro al pino e subito dopo Louis notai una ragazza dietro di lui, ella restava con le braccia incrociate, il corpo esile e fragile, in piedi timidamente dietro ai due ragazzi che si abbracciavano, guardò verso di me, vidi quegli occhi che parlavano benissimo da soli, non c'era bisogno di essere uno psicologo, essi racchiudevano un dolore, represso ma mai dimenticato, nascosto ma mai cacciato veramente, quanta tristezza in quegli occhi, quanta rassegnazione, non pensavo esistesse una persona che avesse sofferto almeno quanto me, lei invece probabilmente stava ancora peggio, so per esperienza che chi è triste e arrabbiato allo stesso tempo non cerca compassione, ma solo comprensione, perciò le rivolsi un leggero sorriso sperando che lo notasse, lo aveva notato, mi rispose con una leggera increspatura delle labbra, Louis richiamò il mio nome, faticai ad ammettere che mi ero incantato, ci salutammo, mi era mancato, le sue scemenze erano le uniche a cui mi sarei sempre e comunque abbandonato, Lou era come un fratello per me, ci conosciamo da quando eravamo piccoli e insieme abbiamo fatto di tutto.
Mi staccai dal piccolo gruppetto per andare verso quella ragazza, le mie prime impressioni vennero confermate, quella ragazza aveva la rassegnazione dipinta sul volto:
-E tu chi sei?-
-Sam...-
-Sam e basta?-
-Sam Tomlinson-

La sua voce era una delle più belle che io avessi mai sentito, così leggera, così dolce, così rassicurante, mi venne una gran voglia di abbracciarla, non so perché esercitasse così attrazione su di me, con le ragazze ero sempre stato sicuro di me, abile, con un monopolio assoluto, eppure lei mi metteva in seria difficoltà e la conoscevo da solo dieci minuti.
In una frazione di secondo intuii che dovevo assolutamente capire come far stare meglio Sam, non mi importava tutto quello che ci sarebbe voluto, da quel momento sarebbe stata la mia priorità principale, anche se non volevo che mi piacesse, non volevo sentirmi attratto, avrei fatto del mio meglio per far sì che per me rimanesse solo un'amica.
Tornai alla mia piazzola, mi feci una doccia veloce e indossai la prima cosa che mi capitò di trovare, mi sistemai i capelli con il mio solito movimento, non c'erano scappatoie, non avevo nessuno da salutare, al campeggio ero venuto da solo, perciò mi incamminai dopo aver chiuso la roulotte, infilai le cuffie mettendo le mani in tasca, canticchiando la canzone a bassa voce, notai Sam seduta al lato della strada, quando le domandai se si fosse persa notai subito che rimaneva sulle difensive, tipico! Me lo aspettavo...
Lasciai che decidesse da sola, era in difficoltà nel farlo, forse perchè in vita sua non aveva mai scelto o almeno così mi era parso di capire dal mio primo incontro con lei.
Mi avviai per la strada, sapevo che mi stava seguendo, sentivo il suo respiro, non sono una sottospecie di vampiro, ma sentivo il fiatone che lentamente e involontariamente usciva dalla sua bocca, cominciai a ridere fra me e me, tutto stava andando esattamente come avevo previsto, pensai che mi ci sarebbe dovuto di più per farla cadere nelle mie trappole, invece non mi ero nemmeno impegnato, sgusciai velocemente sulla sinistra nascondendomi dietro ad un muro di mattoni, dopodiché risalii la piccola pendenza senza farmi sentire, la vidi dietro un albero mentre cercava di capire dov'ero finito, pensava di aver perso anche me?
Le sbucai da dietro prendendola per una spalla e costringendola a voltarsi verso di me.
Lei sembrò inizialmente spaventata, poi sorpresa, poi leggermente arrabbiata con sé stessa per aver fatto un errore, ma nonostante mi conoscesse da poco, sapeva che a quel gioco avrei vinto io, non c'erano possibilità per lei, o forse qualcuna c'era ma tendeva a non sfruttarle, era intelligente e accettò di farsi accompagnare.
Una volta raggiunto il luogo prestabilito risi interiormente mentre ascoltavo la predica di Sam nei confronti di Louis, quando si arrabbiava era molto carina, le sottili sopracciglia si corrugavano, la bocca si riduceva ad una piccola fessura incorniciata dai piccoli zigomi, gli occhi le si rabbuiavano e da laguna calma e silenziosa diventavano peggio di un mare in tempesta.
Ci sedemmo a tavola, io di fronte a lei, cominciarono a tempestarla di domande e si vedeva che non era per niente a suo agio:
-Allora Sam la scuola?- mi stupì la domanda di Niall, non era tipo da parlare di scuola
-E' finita e non voglio pensarci- rispose semplicemente lei sforzandosi di sorridere
-E com'è avere Louis come fratello? Non deve essere affatto facile!- disse Zayn mentre Lou lo colpiva sulla spalla con un pugno
-Penso sia più difficile per lui avermi come sorella...-
Tornai a guardarla, sembrava che rispondere a quella domanda le fosse costato un bel po', sapevo che non era la sorella biologica di Louis, sapevo che era stata adottata e che non aveva mai conosciuto i suoi veri genitori e se chiunque altro si poteva definire menefreghista in merito a ciò sapevo che lei non lo era.
Allungai una mano sotto al tavolo e le sfiorai il ginocchio scoperto, lei alzò i suoi timidi occhi spaventati su di me, forse chiedendo una spiegazione, io le sorrisi semplicemente, non so se capì il mio tentativo di rassicurarla.
Zayn e Niall ancora la stavano tempestando di domande, quando mi accorsi che le braci si stavano spegnendo e che bisognava alimentarle con altra legna secca, colsi immediatamente l'occasione per chiedere a Sam di venire con me:
-Vado a prendere dell'altra legna- dissi alzandomi -Mi accompagni?- chiesi poi a Sam, lei accettò ben volentieri, in un'altra occasione probabilmente non sarebbe stata così disponibile.
Ci inoltrammo nel piccolo boschetto alla ricerca di altro legname:
-Senti...grazie...- osò dire lei, io che ero di due passi più avanti mi voltai di scatto guardandola
-Per cosa?-
-Per avermi tolto da quella situazione imbarazzante-
-Dovere- dissi io sorridendo
-Non ti aspetterai che io ti aiuti a cercare la legna vero?-
-In realtà sì me lo aspetterei e mi aspetterei che tu ubbidissi senza fare storie- dissi incominciando a raccogliere dei piccoli ramoscelli
-Ubbidire?- lei cominciò a ridere in tono sarcastico
-Già....voce del verbo ubbidire, terza coniugazione, modo infinito, tempo pres...-
-Lo so cosa vuol dire ubbidire!-
-Strano, non mi sembra che tu lo stia facendo-
-E' che io non ubbidisco spesso, non è una mia tendenza- si sedette su un grosso masso, voleva sfidarmi? IO avrei accettato la sfida...
-Be allora penso che io sarò una di quelle poche persone a cui ubbidirai- le dissi senza guardarla
-Forse non hai capito chi hai davanti...-

La guardai, i suoi occhi erano intrisi di dolore ma anche di decisione, non si sarebbe lasciata mettere i piedi in testa facilmente, ma sfortunatamente per lei io ero decisamente peggio.
Lasciai cadere in un colpo solo tutti i legni e mi avvicinai a lei, forse troppo per i suoi gusti ma non per i miei, lei incominciò lentamente ad arretrare finché la sua schiena non trovò ostacolo contro un albero:
-Dannazione...- sibilò fra i denti voltandosi e sfiorando la corteccia
Io ghignai soddisfatto:
-Tu invece hai capito benissimo chi hai davanti vero?- le chiesi sicuro della sua risposta che invece si rivelò completamente opposta alla mia ipotesi
-Non ne sono sicura-
-Te lo dirò io...-
-Non voglio saperlo-
-Te lo dirò comunque, non sta a te decidere-
-Già...mi sembrava strano poter decidere qualcosa- disse abbassando lo sguardo, le presi il mento con le dita per fare in modo che mi guardasse, ma lei si divincolò alla mia carezza:
-NON provarci- mi disse con sguardo minaccioso
-Perchè?- le chiesi incrociando le braccia
-Perché non riusciresti nel tuo intento!-
Risi piano:
-Se volessi, saresti già mia...- le dissi puntando io mio sguardo nel suo, lei impallidì leggermente a quella mia affermazione, ma ritornò subito in sé
-Che cosa vuoi?- mi chiese riducendo gli occhi ad una sola flebile fessura
Imitai i sui gesti, appoggiando una mano sull'albero, dietro di lei:
-Aiutarti-
-Non ho bisogno del tuo aiuto- probabilmente mi vedeva come l'ultimo psicologo di turno o come l'amico esordiente che la compativa, se solo avesse saputo che non era così
-Allora sono io che ho bisogno del tuo-
Lei mi guardò cercando di capire il senso di quella frase apparentemente innocua eppure così significativa per entrambi:
-Ragazzi???!!!! Quanto ci mettete con quella legna??!!!- l'urlo di Zayn ci richiamò alla realtà della cena, lei sgusciò via abbassandosi sotto al mio braccio, recuperò la legna e mi passò accanto lanciandomi un occhiata gelida e bollente allo stesso tempo, quando era già abbastanza avanti le urlai:
-Sapevo che ci saresti riuscita!-
Lei si voltò seccata:
-A fare che?-
-A raccogliere la legna-

Lei si voltò sbuffando e alzando gli occhi al cielo, scrollai la testa inseguendola, raggiungemmo insieme gli altri che ci lanciavano occhiate abbastanza subliminali:
-Hai un nuovo record Hazza! Solo dieci minuti complimenti!-disse Zayn ridendo
-Smettila- gli intimai io spiando Sam con la coda dell'occhio
-Louis non mi sento molto bene, penso che andrò a casa ok?- Sam si stava dirigendo al vialetto, mentre suo fratello la guardava senza capire, quando lei incrociò il mio sguardo io le sussurrai " Resta qui...", ma lei scrollò la testa e riprese la sua strada affiancata da Lou.
Ripensai ai suoi occhi quando mi aveva detto " Non ho bisogno del tuo aiuto" e invece con lo sguardo sembrava mi implorasse di aiutarla.
Decisi nell'arco di un secondo: nei giorni a venire, avremmo fatto grandi passi avanti, se non ero riuscito a farlo in passato, quello era il momento per riscattarmi e ripagare agli errori che mi avevano rovinato la vita.




HI EVERYONE!
spero come al solito che la storia vi piaccia... lo spero davvero ..
vorrei inoltre avvisarvi che starò via per 3 settimane, ma che la settimana prossima dovrei riuscire a postare un'altro capitolo... (?)
ah .. io parto domani quindi stasera, siccomene  ho voglia lol, ve ne posto un'altro
mi raccomando recensite e ditemi cosa ne pensate! :)
bacii :) x

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Quella mattina mi svegliai presto, una sottile lama di luce mi feriva in pieno viso impedendomi di rimanere nel mondo dei sogni, mi rigirai svogliatamente nel letto infilando la testa sotto il cuscino, sperando di racchiudermi in quel guscio che per me era tanto comodo, dalla cuccetta vicina Louis rotolò verso di me, lo sapevo che era sveglio, lo faceva apposta per farmi un dispetto:
-Levati- dissi io spingendolo via
-Mmmm- mugolò lui piantandomi un pugno dritto sulla clavicola
-Ahi!- mi coprì la bocca con la mano per non svegliare il resto della famiglia.
Sembrava che Louis trovasse divertente darmi fastidio, passavano gli anni eppure restava sempre la sua attività preferita:
-Se non ti levi ti butto giù dal letto!- gli intimai, avrebbe fatto un bel volo, io e lui dormivamo nella parte in alto di un letto a castello, le gemelle avevano tanto insistito per avere il nostro posto, ma nostra madre aveva paura che cadessero, così noi due, i più grandi che si presumeva fossimo i più maturi o intelligenti avevamo avuto il posto tanto desiderato dalle più piccole, se solo nostra madre avesse saputo che eravamo decisamente peggio di qualsiasi altro bambino al mondo...
-Sei cattiva...- sospirò lui dandomi uno spintone, i suoi occhi erano ancora serrati e non capivo se non aveva la forza di aprirli oppure se la pigrizia mattutina si era invaghita di lui impedendogli di subentrare nella sua solita parte di vispo grilletto iperattivo che solitamente giocava nella nostra famiglia:
-Senti io mi alzo, vado a fare un giro- gli dissi afferrando il giacchino, gli chiesi di spostare le gambe per lasciarmi scendere, ma lui non lo fece, così ci passai sopra ignorando i suoi lamenti
-Dove vuoi andare? Sono solo le sei!- mio fratello mi richiamò stropicciandosi gli occhi
-Non mi interessa, non ho sonno, voglio vedere il mare...-
-Adesso????!!!!!-
-Sì, ma tu dormi pure, posso andare anche da sola-
-Potresti chiedere ad Harry ti farti da guida turistica- notai il sarcasmo pungente delle sue parole, ma feci finta di non aver sentito -Conosce questo campeggio come le sue tasche!-
-Non mi serve una guida- dissi io uscendo lentamente dalla roulotte senza farmi sentire e mentre uscivo sentì Louis che si lasciava ricadere all'indietro sul letto sbuffando.
Vagai per le stradine del campeggio, fuori non c'era anima viva, se non qualche anziano che voleva guardare l'alba e allora prendeva qualche boccata d'aria mattutina fuori dalla piazzola, come se con un respiro potessero assolvere se stessi.
Percorsi ogni piccola viuzza, per un po' di tempo calciai davanti a me un sassolino, finché non lo persi in un prato.
All'improvviso sentì dei rumori strani, rumori di colpi, come un qualcosa di morbido che sbatteva violentemente su qualcosa di altrettanto morbido, girai l'angolo, c'era una grossa roulotte e dietro di essa un minuscolo giardinetto recintato ma stranamente aperto, decisi di entrare cautamente, scorsi qualcuno che ben conoscevo prendere a pugni un sacco indossando dei guantoni da boxe.
Guardai i riccioli di Harry imperlati di poco sudore, la sua pelle lucente, i suoi occhi talmente concentrati, prendeva a pugni quel sacco come se al posto di esso ci fosse realmente un qualcosa o un qualcuno che meritasse di essere preso a pugni, mi piaceva guardarlo così, non sono mai stata famosa per la mia agilità e sfortunatamente inciampai in una trave di legno sbattendo con la mano contro il reticolato, mi feci un male assurdo, ma la cosa peggiore è che Harry mi aveva sentito e già si era voltato sorpreso:
-Ehm...scusami io...non volevo entrare è che...- volevo spiegarmi ma non ci riuscivo così decisi di tagliare corto, dopotutto non era la prima figura di merda che facevo con lui -Scusa...-
Feci per andarmene ma lui mi richiamò:
-No resta qui- si frappose in una frazione di secondo fra me e l'uscita, allargando le braccia per coprirla interamente, la sua canottiera nera era appiccicata al petto mentre i pantaloncini bianchi si appoggiavano delicatamente sui suoi fianchi -Potevi dirmelo che saresti passata a trovarmi, mi sarei preparato!-
-Tu fai boxe alla mattina?!-
-Io mi alleno sempre alla mattina- disse lui richiudendo le braccia e appoggiandosi con una spalla alla ringhiera incrociando braccia e gambe
-Sono fresco, riposato e rendo di più!-
-Sembra divertente- dissi io ironizzando quelle parole
-Vuoi provare?- mi chiese lui ammiccando
-Non se ne parla nemmeno, toglitelo pure dalla testa- dissi io voltandogli le spalle
-Pensi di non potercela fare?- tornai a guardarlo mentre lui maliziosamente sorrideva, quell'aria di sfida negli occhi, sapevo che il suo intento era farmi arrabbiare
-Ce la farei benissimo è che in questo momento, qui e soprattutto con te non mi va di farlo!-
-Certo è comprensibile- disse lui, poi si staccò dalla ringhiera tornando verso il sacco -Be se è così puoi anche andare, io devo tornare ad allenarmi, a meno che tu non abbia cambiato idea- la strafottenza di quel ragazzo mi faceva imbestialire, l'avrei ucciso se solo fossi stata sicura che nessuno mi avrebbe scoperto, camminai verso di lui decisa e abbastanza incavolata, gli strappai i guantoni che nel frattempo si era tolto dalla mano:
-Dammi qua!- dissi incominciando ad infilarmeli, lui incominciò a ridacchiare soddisfatto
-Ti aiuto?-
-No ce la faccio!-
-Te li stai mettendo al contrario! Lascia che ti aiuti!-
-Ti ho detto che ce la faccio da sola- se solo avesse saputo che per anni avevo fatto Judo e Karate, probabilmente non sarebbe più stato tanto sicuro delle sue abilità
-Se non li metti bene ti fai male!- venne verso di me afferrandomi i polsi con forza, io mi divincolai a quella presa
-Stai ferma!- mi ordinò lui ma io non cedetti -Ti ho detto di stare ferma- il suo sguardo così profondamente intimidatorio e dolce allo stesso tempo, mi costrinse a tranquillizzarmi, Harry mi allacciò i guantoni nel modo giusto incitandomi ad andare verso il sacco, poi raggiunse l'altro lato del giardino e si sedette appoggiando i gomiti sulle ginocchia:
-Prego!- mi disse sorridendo.
Io gli feci una smorfia e incominciai a colpire il sacco con forza, stranamente non mi vergognavo, stranamente quei colpi mi facevano sentire bene, fra il tessuto era ancora impresso il calore delle mani di Harry, notai che aumentò notevolmente la mia adrenalina, colpo dopo colpo, salivo verso il cielo di un passo, non riuscii nemmeno a rendermi conto che stavo perdendo il controllo di me stessa, fino a quando qualcuno ci pensò al posto mio, il mio braccio venne bloccato da una mano grande, proprio nel momento in cui stavo per colpire, Harry mi voltò verso di lui e con una mossa tutt'altro che inaspettata mi attirò a sé e mi abbracciò, cominciai a piangere come una cretina, come un'idiota che non riesce a contenere le sue emozioni, mi sembrava così assurdo condividere quel momento così intimo proprio con Harry, neanche mio fratello era mai riuscito a vedermi piangere, perché allora lo stavo facendo in quel momento?
-Direi che per oggi basta così- mi disse dolcemente lui asciugandomi le lacrime, io annuii stancamente mentre lui provvedeva a slacciare la chiusura dei guantoni.
Ci sedemmo entrambi su una panchina:
-A chi pensavi?- mi chiese lui guardandosi le mani e le dita che si intrecciavano fra loro
-Cosa?- in realtà avevo capito benissimo cosa voleva dire
-Quando boxavi, a chi pensavi?-
Ci misi un po' per rispondere:
-A me stessa....- quindi era questo che voleva dire confidarsi
-Strano- mi disse lui guardando l'orizzonte
-Perché?-
-Perché anch'io penso a me stesso quando lotto...-
Le sue parole mi avevano lasciato abbastanza sorpresa... e se davvero lui riuscisse a capirmi?
Mi alzai perché ero sicura di non riuscire a intrattenere o prolungare oltre, quella conversazione:
-Devo andare....- feci per andarmene ma poi tornai indietro -Ascoltami bene Styles, non una parola di quello che è successo stamattina ok? Se qualcuno lo viene a sapere sei morto!- dissi io in tono minaccioso, lui incominciò a sorridere mostrandomi le sue graziosissime fossette:
-La morte è solo l'inizio del secondo tempo piccola...e francamente, essere ucciso da te sarebbe un modo così dolce di morire- mi fece l'occhiolino mentre io scrollavo la testa per non incantarmi, corsi via senza voltarmi indietro, ripensai alle parole di Harry, a quello che era successo, a quando mi aveva abbracciato, aveva toccato una parte di me che nessuno, neppure Louis era mai riuscito a scovare, la domanda che in quel momento mi sorgeva più ovvia era " Questo ragazzo...chi è?" e soprattutto " Che ruolo giocherà nella mia vita?"




HI EVERYONE!
come promesso, anche se è tardi, ve l'ho postata .. amatemi lol :)
vorreri però avvisarvi che per circa 3 settimane non pubblicherò niente... sono in vacanza e non posso postare capitoli :(
speero non mi abbandonerete e che nonostante passerà un po' di tempo voi mi aspetterete..
vabbeh buone vacanze a tutti e grazie ancora per aver letto fin qui
un bacio e buona notte :) x
-Seere

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Erano passati quasi tre giorni dal mattino in cui avevo boxato nel cortile di Harry e ancora non avevo il coraggio di uscire dalla mia roulotte; i miei genitori e i miei fratelli facevano tanto per stimolarmi ad uscire, a raggiungerli al mare o a trovarmi con gli amici di Louis, ma la mia risposta era sempre un unico ed inequivocabile NO, a mio malgrado rimanevo sempre la solita vecchia Sam.
Era una giornata come tutte le altre.
La mia famiglia era uscita per andare al mare, la splendida giornata di sole era loro favorevole e se non fosse stato per la mia solita depressione post compiti di matematica probabilmente li avrei raggiunti.
Infilai dei pantaloncini di jeans e una canottiera bianca, raccolsi i capelli in una coda alta per poi uscire sulla veranda della piazzola, aprii la sdraio e mi stesi al sole sperando di ricavarne un po' di abbronzatura visto che un fantasma mi avrebbe riso in faccia se avesse visto la bianchezza della mia pelle.
Chiusi gli occhi, una brezza leggera cominciò ad accarezzarmi leggermente il viso, non voleva dare fastidio, il suo impatto era dolce, come un bacio... Sembrava un bacio vero!
O forse era un bacio vero.... Sbarrai gli occhi e mi prese un colpo quando vidi Harry ridere sopra di me:
-Che cazzo....!- colpì la sua mano spostandomi dalla sdraio -Cosa ci fai qui?!- chiesi infuriata.
Lui trovava divertente il fatto che fossi sorpresa e questa volta non potevo fare niente per sopprimere in lui questa convinzione perché ero davvero sorpresa:
-Cercavo di rinvigorirti!- mi disse sedendosi sulla sdraio
-Chi ti ha detto di venire nel MIO giardino?!-
-Potrei farti la stessa domanda...- mi rispose lui alzando il viso verso di me.
Io lo guardai per un po' senza sapere cosa dire, ma non volevo dargli l'impressione di avermi ammutolita:
-D'accordo adesso che abbiamo visitato i nostri rispettivi giardini siamo pari, quindi ora potresti andare? Così mi rimetto a prendere il sole?!- dissi seccata dalla sua strafottenza.
Lui si alzò e si afferrò i lembi della maglietta con entrambe le mani:
-Va bene allora io lo prendo con te- detto questo sollevò entrambi i lembi del tessuto scoprendo il suo petto nudo, io tentai disperatamente di non guardare, il suo corpo non era solo estremamente intrigante, ma anche dannatamente persuasivo:
-Non ti ho chiesto niente- gli dissi io ignorandolo il più possibile
-Sei così carina quando cerchi di fare finta che non te ne importi niente- mi disse sorridendo, cavolo ma perchè doveva sorridere! La mia strategia si rivelò completamente sbagliata,.
Voleva essere ignorato?
Mi coricai nuovamente sulla sdraio senza badare a lui e richiusi gli occhi, sperai che vedendo che non otteneva quello che voleva se ne sarebbe andato, ma per mia sfortuna lui non aveva nessuna intenzione di andarsene, si sdraiò accanto a me nell'erba:
-Perché non sei venuta al mare?- mi chiese incrociando le braccia dietro la testa a mo' di cuscino
-Perché sapevo che tu mi avresti rotto le scatole, ma a quanto pare dovevo andarci!-
-Quanta ironia....-
Sospirai sperando che smettesse di parlare e soprattutto di muoversi perché le sue parole erano come una piacevolissima canzone e il suo profumo era inebriante
-Tu perché non sei andato?-
-Perché sapevo che tu saresti rimasta qui- rispose con tono ovvio.
-E cosa centro io con te?!-
Lui si alzò leggermente e appoggiò le mani sulla sdraio, io voltai la testa verso di lui aprendo gli occhi:
-Lo vuoi sapere veramente?- mi chiese in un sussurro
-Se tu sei disposto a dirmelo-
-Non so se saresti in grado di ascoltare-
Alzai il busto rimanendo però seduta:
-Perchè?- chiesi senza capire più niente
-Ti sto chiedendo di avere pazienza- mi disse lui scostando lo sguardo
-Pazienza? Io voglio sapere tu cosa cavolo vuoi da me!-
Lui tornò a guardarmi:
-La stessa cosa che tu vuoi da me- le sue iridi profondamente verdi si puntarono nelle mie cercando di perforarle, poi si alzò -Vieni con me-
Percepii dal suo tono che non si trattava di una richiesta, ma bensì di un ordine:
-Perchè?-
-Tu vieni e basta- mi porse una mano -Fidati di me-
Afferrai la sua mano, era la terza volta che lo toccavo e ancora dentro di me si scatenava quel brivido irrefrenabile che mi aveva scosso la prima volta.
Chiusi la roulotte e camminai di fianco a lui; un bambino stava giocando a pallone, tirò la palla verso di noi, ma Harry la colpì con la testa rispedendola al mittente:
-Grazie! Sei bravo!- gli disse il bambino e Harry gli fece l'occhiolino sorridendo, proseguimmo indisturbati:
-Giochi a calcio?- provai ad azzardare
-Solo occasionalmente-
-Oh...mio fratello ci gioca!-
-Sono contento- mi disse lui sorridendo, ok l'avevo detto perché non sapevo cosa dire e come al solito avevo fatto una pessima figura.
Ci ritrovammo fuori dal campeggio, vale a dire lontanissimo da tutto e da tutti e la cosa non mi piaceva per niente:
-Mi vuoi dire dove stiamo andando?!- chiesi io, ma lui si limitò a stringere ancora di più la mano che mi aveva appena afferrato per guidarmi verso una strettoia di betulle, non mi rispose.
Lui scivolò lentamente dietro di me coprendomi gli occhi con i palmi delle mani:
-Da adesso in poi non puoi vedere- sussurrò al mio orecchiò mentre il mio corpo reagiva a quel brivido di freddo che lui mi aveva provocato:
-Non farmi cadere!- dissi io appoggiando le mie mani alle sue
-Appoggiati a me- disse costringendomi contro il suo petto -D'ora in poi ti guiderò io-
Avanzammo lentamente mentre lui mi indicava dove mettere i piedi, quella scena mi ricordava tantissime cose tutte insieme, mi ricordavano i giochi a scuola o quando mio fratello per il mio compleanno mi copriva gli occhi per portarmi vicino al mio regalo, a quando le mie sorelline volevano giocare e mi saltavano addosso ponendo le piccole mani sui miei occhi facendomi sempre la solita domanda "Chi sono?" e io facevo finta di non indovinare mai per non dare loro un dispiacere e per giocare ancora.
Harry si fermò e io attesi trattenendo il respiro:
-Pronta?- mi chiese allentando la presa su di me, volevo urlargli che non ero pronta, che sarei rimasta per l'eternità fra le sue braccia, che non volevo che mi lasciasse che non volevo separarmi da lui:
-Pronta...- sussurrai di malavoglia ma dovetti immediatamente ricredermi quando vidi per la prima volta quello che si raccontava nelle favole...
Eravamo in un bosco, uno di quei boschi che esistono solo nei sogni, con alberi secolari altissimi, tappeti di foglie rossicce o il sole che filtra tra i rami creando giochi di luce stupendi tutt'intorno, non riuscivo a smettere di ammirare quello spettacolo, mi girai verso Harry che appoggiato ad un albero sorrideva:
-Questo posto è meraviglioso- riuscii solamente a dire
Lui si staccò dalla corteccia camminando vicino a me e guardandosi in giro:
-Questo è il mio rifugio...quando sono triste, arrabbiato o felice, vengo sempre qui...- disse lui sognante, sarei rimasta lì per tutti i giorni a guardarlo, ogni giorno della mia vita
-Harry è bellissimo...- sussurrai, non penso di essere mai stata tanto entusiasta come quella volta -Andiamo?- chiesi io per la prima volta stimolata dalla ricerca di avventure
-Certo- mi disse lui sorridendo, mi prese ancora una volta per mano e ci avviammo per lo stretto corridoio di foglie.



HARRY'S POV



Quando la portai per la prima volta nel mio luogo segreto non potevo fare a meno di notare quanto fosse bella, mentre si meravigliava come una bambina, la guardavo senza smettere di sorridere, senza riuscire a capacitarmi di quanto fosse bello averla lì con me.
La portai ovunque, al piccolo fiumicello, sopra la quercia più grande e vecchia che io avessi mai visto e nella grotta sopra la collina, lei era insicura ma non aveva paura, toccava a me rassicurarla, toccava a me farle capire che io c'ero e che ci sarei stato sempre da quel momento in poi.
Giungemmo in un prato enorme, l'erbetta lì cresceva corta e morbida mentre le folte chiome degli alberi ci riparavano dal sole ricoprendoci di un'ombra piacevole, lasciai la sua mano rotolando per terra e fermandomi sulla schiena ad ammirare le nuvole, lei si buttò accanto a me e per la prima volta, sorrideva:
-Ciao...- le dissi voltandomi su un fianco verso di lei
-Ciao- mi disse lei piegando una ciocca di capelli dietro al suo orecchio
-E' la prima volta che ti vedo felice-
Lei sospirò guardando il cielo:
-Perché è difficile essere felici- mi disse in un sussurro
-Difficile essere felici? Tu puoi decidere di essere felice, ogni volta che vuoi, tutte le volte che lo desideri, è una cosa così semplice! Per sorridere impieghi tantissimi muscoli facciali che lavorano tra loro coordinati, ma quando una cosa è bella....è semplice e viene naturale-
-Come l'amore?- rimasi ammutolito dalla sua domanda
-Sì come l'amore- le dissi sospirando.
Lei si mise seduta e si levò i braccialetti che aveva ad entrambi i polsi:
-Guarda- mi disse mentre io mi alzavo incuriosito.
Afferrai il suo polso segnato da lunghe cicatrici parallele fra loro, alcune più fresche, altre comparse da tempo, le accarezzai lentamente con il pollice percorrendo tutta la loro lunghezza, poi avvicinai il suo polso alle mie labbra mentre tornavo a guardarla negli occhi e lei era stupita dalle mie azioni:
-Ferendo il nostro corpo...- le dissi sussurrando pianissimo -Non miglioriamo le cose, ci feriamo e poi? Pensiamo di stare meglio, pensiamo di ridurre il dolore morale che è tanto meno sopportabile di quello fisico- vedevo che mi stava ascoltando e il suo mento era mosso da un leggero tremolio -C'è ancora così tanto da vivere... un giorno ti sposerai, avrai un lavoro, una casa, dei figli... hai ancora così tanto da vedere, posti come questo, avventure che non puoi permetterti di perderti, sei ancora qui nonostante tutto, non permettiamo al dolore di portare via una parte di noi, il dolore non sparisce attraverso una lama che non sia la tua...-
Lei scoppiò a piangere sbattendo la testa contro il mio petto, scossa dai singhiozzi io la racchiusi fra le mie braccia, doveva sfogarsi, ne aveva bisogno, era la seconda volta che la vedevo così, vulnerabile...
In quell'istante giurai che l'avrei protetta da tutto, pensai alla disperazione che l'aveva spinta a compiere un atto così estremo, pensai a quanto dovesse soffrire e a quanto soffrisse ancora, mi ripromisi di non essere mai per lei un motivo di ulteriore sofferenza, lei era il mio punto di rinascita, lo start da cui partire, il mio sentiero da percorrere e il mio premio giunti alla fine della gara, lo giurai dentro di me, un giuramento profondo, eterno, solido come è solido l'intero universo " Sam Tomlinson, io ti proteggerò sempre, qualsiasi cosa accada".



HI EVERYONE!
come promesso: ecco qui il nuovo capitolo!
che ve ne pare?
mi piacerebbe sentire un po' i vostri pareri sulla storia :)
fino a sabato 27 luglio non potrò aggiornare, mi dispiace, ma prometto che l'attesa verrà ripagata con i prossimi capitoli :)
spero abbiate la voglia e la pazienza di aspettare...
un grande abbraccio

Sere.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


SAM'S POV


Harry aveva scoperto dei tagli, non so benissimo come successe, ma lui mi guardava con quegli occhi, quelle profondissime iridi verdi che sembravano racchiudere l'intero universo, non riuscivo a spiegare a me stessa per quale assurdo motivo sentivo di potermi fidare ciecamente di lui, lo conoscevo da pochissimo...
Io non sono una che si fida, io sono una che le cose preferisce farsele da sola, senza l'aiuto degli altri, questo non vuol dire che io abbia piena fiducia in me stessa anzi, sono estremamente insicura e ho paura di tutto quello che non conosco, mi piacciono le cose facili, quelle che non mi costringono a riflettere come sono, quelle che non mi obbligano a guardarmi e a odiarmi davanti ad uno specchio:
-Perché non parli?- mi chiese Harry alzandosi e appoggiandosi ad uno dei numerosi alberi attorno a noi, io mi alzai ma stetti ferma davanti a lui:
-Perché nessuno ascolta- replicai infilandomi le mani in tasca
-Chi non ascolta?- lo guardavo mentre ancora mi interrogavo sul senso di quello che mi domandava:
-La gente-
-Se qualcuno ascoltasse parleresti?-
-No-
-Perché?-
-Perché non capirebbe- gli voltai la schiena, non volevo che vedesse i miei occhi che di nuovo diventavano lucidi, non volevo che scoprisse quanto fossi debole, era bravo a capire come stavo con un solo sguardo, dote sicuramente molto apprezzata e ricercata nei ragazzi che pure in quel momento risultava così scomoda:
-Guardami- mi disse lui ma io non ubbidii, volevo che rimanesse nella sicurezza dell'ignoto, lui allora venne verso di me e prendendomi per le spalle mi voltò dolcemente ma decisamente verso di lui:
-Andiamo?- trovai meraviglioso che avesse cambiato discorso, parlare di me con lui non era il massimo delle mie aspirazioni, feci un segno di assenso con la testa e mi avviai per prima seguito a ruota da lui, subito dopo però mi superò, stavamo per entrare in un sentiero cosparso di rovi e rami d'alberi spinosi:
-Torniamo indietro, qui non si passa- gli sussurrai io da dietro una spalla
-Dobbiamo per forza passare da qui se vogliamo andare dove ti devo portare- disse lui fissando la strada senza guardarmi, poi proseguì pestando i rami caduti a terra e scacciando con le mani gli altri, si stava ferendo, ma perché lo faceva?
Di tanto in tanto sentivo i piccoli grugniti che lasciavano la sua bocca in seguito ad una spina o ad un taglio:
-Harry smettila!- lo supplicai io, lui si voltò a guardarmi -Ti farai male- gli dissi io implorando di smetterla di ferirsi, odiai quel posto che gli aveva permesso di ridursi così
-Sono solo dei taglietti- disse lui sorridendo
Io guardai per un attimo i numerosi graffi e le piccole spine infilate nelle sue mani, fino a metà braccio:
-Mi stai prendendo in giro?- gli chiesi cominciando ad arrabbiarmi.
Lui alzò un polso verso di lui, lo guardò e poi sorrise, poi guardò me mostrandomi la mano:
-Adesso siamo uguali- mi disse sorridendo, dunque era per questo...non sapevo se davvero il suo gesto aveva un valore simbolico o se gli era venuto in mente per caso, cominciai a sorridere pure io, commossa da quella situazione, come poteva Harry avere questo effetto su di me? Perché stava riuscendo nel disperato tentativo di ricomporre un cuore fin troppo straziato?
Presi la sua mano fra le mie e incominciai ad accarezzarne il palmo, il dorso, cosparso da piccole tracce di sangue, lui osservava i miei movimenti in silenzio, cercando di capire quale fosse la mia prossima mossa, inevitabilmente ci sarebbe riuscito:
-Perché l'hai fatto?- chiesi io, le braccia di Harry non erano amputate, ma i graffi dovevano fargli abbastanza male e non penso che una persona normale avrebbe fatto lo stesso per una quasi sconosciuta:
-Per questo- mi disse lui scostando un ultimo ramo spinoso e assicurandosi che non mi colpisse, davanti a noi, uno spettacolo meraviglioso, il mare all'orizzonte, davanti a noi prati illuminati dalla luce rosea e porporea del tramonto, c'era un ceppo di legno che sembrava una piccola panchina e da lì il panorama era stupendo, la brezza marina scuoteva le foglie leggere, in una musica eterna, se avessi saputo della bellezza di quel luogo avrei aiutato Harry nel liberare il passaggio, non mi sarebbe importato di rovi e rami, Harry aveva ragione, ne valeva davvero la pena, lui si voltò a guardarmi:
-Questo è il mio piccolo angolo di paradiso-
-Incredibile...- sussurrai io, ma lui mi aveva sentito
-Cosa?-
-Che esistano posti così al mondo-
-Sai cosa penso io?- mi disse Harry invitandomi a sedere sul ceppo
-No, cosa?-
-Che è più difficile trovare persone incredibili piuttosto che luoghi incredibili- mi disse fissando il mare
-No non è vero...- gli dissi io guardandolo
-No?-
-Io una persona incredibile l'ho trovata- dissi sorridendo debolmente fissando l'acqua marina
-Chi?- mi chiese lui con un punto di domanda enorme dipinto in viso
-Tu-





HI EVERYONE!
buona seraaaa!
come promesso, ecco qui il capitolo!
spero veramente che la storia vi coinvolga e che vi piaccia...
ovviamente aspetto vostre recensioni per sapere che cosa ne pensate :)
vi voglio beeene

Seere

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


HARRY'S POV


Incredibile? Incredibile io? Lo aveva detto veramente o era solo frutto dell'esaltazione del momento?
In effetti non mi ero mai sentito incredibile per qualcuno.
Nessuno prima di Sam mi aveva mai detto che per lui ero un qualcosa di soprannaturale, non riesco neanche a descrivere come mi sentissi in quella circostanza o almeno non con le parole appropriate, soltanto per fare un esempio, mi sentivo come un bambino che mandava il classico bigliettino alla bambinetta del momento: il protocollo era semplice e sbrigativo, non c'erano mezze misure, sempre in una calligrafia da cui traspariva uno stile ancora precoce e infantile veniva scritto "Vuoi essere la mia ragazza?" e poi comparivano due quadratini: in un era scritto SI nell'altro NO.
Semplice vero? Alla fortunata bastava crocettare sul sì o sul no, molti la definirebbero una cosa banale ma nessuno ha mai provato ad analizzare quanta felicità ci fosse dietro ad un SI crocettato, c'era anche chi si poteva permettere di aggiungere un FORSE nella falsa speranza che il NO venisse per lo meno scampato, ma i nodi prima o poi vengono al pettine e dalla verità non si scappa...quella era la verità? Sam mi aveva davvero detto che per lei ero una persona incredibile?
Sicuramente non mi aspettavo una risposta del genere...solitamente è difficile lasciarmi senza parole ed è altrettanto difficile trovarmi impreparato a reagire ad una determinata situazione è una delle poche cose che apprezzo del mio essere, probabilmente avrei potuto odiare Sam per quello che mi stava facendo, per l'unico punto di riferimento che ancora ero in grado di riconoscere:
-Io?- il monosillabo più strascicato che io abbia mai detto
-Ehm...ecco io...sì è che....- balbettava, per fortuna la situazione era tornata alla normalità, per fortuna mi aveva tolto dall'imbarazzo per prenderlo su di sé.
Ritornai a sorridere sicuro della stabilità della situazione, ma non le dissi niente, anche perché lei si era alzata, si sciolse i capelli che si sparsero attorno a lei e frustavano l'aria già dilagnata dalla brezza; la vidi correre per la collina senza voltarsi, non un accenno, non un invito da parte sua a seguirla ma io lo feci comunque.
-Sam?- girai la testa da tutte le parti ma non la trovai, ritornai con lo sguardo al ceppo illuminato dal sole sperando che fosse tornata lì ma non c'era
-Sam dove sei?-
Entrai ai lati del boschetto, ma lei non c'era di nuovo, come era possibile, l'avevo persa di vista solo per un paio di minuti e già l'avevo persa?
Mi abbassai appoggiando il mio peso sulle ginocchia, riflettei su dove potesse essere andata, ma anche sull'effetto che lei aveva su di me, ma non feci in tempo a dare un senso a quelle mie riflessioni perché un urlo straziante mi strappò dalla comodità della mia posizione.
-HARRY AIUTAMI!- quella era Sam....! Improvvisamente e senza un vero e proprio stimolo le mie gambe cominciarono a correre verso quella direzione, dotate di una potenza che non avevo mai posseduto, avevo paura, paura di quello che le sarebbe potuto succedere, paura di arrivare troppo tardi e anche un notevole senso di colpa per non essere rimasto con lei, la trovai stesa per terra, sul suo corpo c'era del sangue che non era il suo, accovacciato vicino a lei c'era un bambino, avrà avuto sette anni; Sam ne abbracciava il busto mentre le gambe del bimbo erano intrappolate sotto ad uno spesso tronco d'albero.
-Ti prego aiutami...- mi sussurrò lei non appena mi vide
Non ci pensai due volte, afferrai con entrambe le mani il tronco d'albero che era dannatamente pesante, sbuffai cercando di sollevarlo e ringraziai il cielo per tutto l'allenamento in palestra che avevo fatto e che sicuramente sarebbe tornato utile in quell'occasione.
Notai Sam che accarezzava la fronte del bambino che aveva gli occhi terribilmente chiusi e la bocca semiaperta; spinto da una forza quasi sovrumana alzai il tronco spingendolo altrove, socchiusi gli occhi davanti ad uno spettacolo del genere: le gambe di quel bambino erano praticamente distrutte, ma per fortuna sembrava solo svenuto:
-Dobbiamo portarlo in ospedale- disse Sam alzandosi lentamente
-Lascia lo prendo io, tu sei ferita?-
-Cosa?-
-Sei ferita?- le ripetei ma lei mi fece cenno di no con la testa.
Feci scivolare un braccio sotto la testa del bambino e un altro sotto le gambe, o quel che ne rimaneva, e lo appoggiai al mio petto:
-Di là- dissi indicando la direzione con la testa a Sam.
Nel giro di trenta secondi raggiungemmo la mia macchina:
-Tu guidi?- mi chiese lei mentre io aprivo il veicolo con le chiavi
-Possiamo rimandare le spiegazioni a dopo?- le chiesi io mentre lei si posizionava sul sedile posteriore, le passai il bambino che lei accomodò come meglio poteva sopra di lei, chiusi la portiera violentemente e feci il giro della macchina per posizionarmi al posto di guida, strinsi saldamente le mani sul volante mentre Sam cercava l'ospedale più vicino con il cellulare, mi indicò l'indirizzo e guidai fino a lì:
-Hai dell'acqua?- mi chiese lei sporgendosi dal sedile
-Hai sete proprio ora?!-
-Non è per me! E' per lui, mi sembra pallidissimo e ha le labbra secche, lo devo reidratare- mi disse, imprecai mentre cercavo nel portavani una bottiglietta d'acqua che fortunatamente trovai, ma dal primo tocco capii immediatamente che sarebbe stata bollente:
-Non importa dai a me- mi rassicurò Sam intuendo quale fosse il problema.
Guardai dallo specchietto retrovisore mentre con un fazzoletto lei tamponava il viso del bambino, poi bagnò le sue labbra e massaggiandogli la gola lo stimolò a bere.
Arrivammo presto all'ospedale, scesi velocemente dalla macchina, feci il giro, aprì la portiera e presi di nuovo il piccolo che Sam mi passava.
Guardai la sua maglietta intrisa del sangue del bimbo, poi guardai la mia, che non era in condizioni da potersi vantare rispetto alla sua, corremmo entrambi verso l'entrata, lei mi precedette e si gettò al bancone, parlando con l'infermiera bassa e grassa che ci guardava senza un vero e proprio interesse:
-Mi scusi signora, abbiamo un emergenza- disse Sam cercando di richiamare la sua attenzione, ma la donna stava guardando un computer e masticava rumorosamente una gomma, mentre ascoltava la musica.
Sam provò a richiamarla:
-Dannazione....- sibilai io, mi diressi verso il bancone e con il piede che avevo libero staccai la presa del computer, la donna sembrò parecchio scandalizzata e guardò verso di noi:
-Ha intenzione di ascoltarci adesso?- le chiesi guardandola minacciosamente, la grassona ci indirizzò verso il pronto soccorso e poi direttamente in pediatria; un team di medici ci venne incontro e uno di loro mi strappò letteralmente il bambino dalle braccia per adagiarlo su una barella e cominciare a correre per i corridoi, un altro invece aveva accalappiato Sam e le stava facendo un mucchio di domande, ma lei era visibilmente sotto shock e sembrava che il solo suono della voce del dottore la infastidisse:
-La lasci stare...parli con me- dissi al medico guardandolo negli occhi, dopo un'altra mezza dozzina di domande il dottore si allontanò velocemente per il corridoio, io rimasi per un po' a guardarlo, poi mi voltai lentamente verso Sam che era dalla parte opposta del corridoio, cominciai ad incamminarmi a passo lento poi sempre più velocemente verso di lei che stava facendo lo stesso, quando la incontrai la rinchiusi fra le mie braccia, la sua testa toccò violentemente il mio petto mentre la mia mano le accarezzava i capelli
-Stai bene?- le chiesi stringendola più forte, lei non mi rispose ma le sua mano afferrò la mia e a me, quel gesto, bastava
-Va tutto bene stai tranquilla, ci sono io adesso- provai a calmarla ma lei era ancora scossa da un leggero tremolio che si era impossessato di tutto il suo corpo
-Non ho fatto in tempo.... - mi sussurrò aprendo improvvisamente gli occhi
-A fare cosa?-
-A salvarlo...avevo visto che l'albero stava per crollare, ma non ho fatto in tempo a tirarlo via...- disse lei spezzettando le parole come se non fossero fatte per restare insieme
-Non è stata colpa tua- le dissi cercando di guardarla in faccia -Starà bene, adesso lo cureranno- le dissi mentre lei si staccava da me -Tu stai bene?- le chiesi ancora una volta
-Io sto bene- mi disse recuperando il cellulare -Dovremmo chiamare il campeggio, il bambino indossa il braccialetto, quindi sicuramente alloggia lì- mi disse componendo il numero
-Vuoi che lo faccia io?-
-No, va tutto bene, lo faccio io- rispose lei allontanandosi per il corridoio.
Io invece chiamai Louis... Non l'avessi mai fatto! Era terribilmente preoccupato e agitato:
-MA COME E' SUCCESSO? VOI COME STATE? MIA SORELLA COME STA? DOV'E'? PERCHE' NON LE POSSO PARLARE? TI PREGO HARRY DIMMI CHE STA BENE!- urlava nel telefono mentre sua madre forse più disperata di lui cercava di capirci qualcosa
-Louis stai tranquillo! Sam sta benissimo è solo leggermente sotto shock e adesso sta chiamando il campeggio, le dirò di chiamarti appena si libera- gli dissi, visto che fra i due quello che doveva mantenere la calma ero io.
Chiusi la chiamata aspettando il ritorno di Sam, la vidì mentre percorreva il corridoio con in mano qualcosa che somigliava ad una confezione di fazzoletti; si sedette accanto a me, tirò fuori una salviettina umidificata e incominciò a passarla sull'intero viso e poi sulle braccia e sulle mani:
-Ho chiamato tuo fratello- le dissi mentre lei si voltava verso di me
-E' davvero molto preoccupato, dovresti chiamarlo...- le dissi fissandomi le scarpe
-Solo dopo che avrò ripulito anche te- mi disse alzandosi in piedi mentre io rimanevo seduto, mi si pose davanti, poi mi prese un braccio e guardò i piccoli tagli che mi ero fatto per portarla al mio luogo segreto:
-Guarda che ti sei fatto...- mormorò lei, poi si sedette dalla parte opposta di dove era prima e recuperò un altro flaconcino bianco e del cotone:
-Forse brucerà un po'- mi disse aprendo il flaconcino
-Non importa- le dissi sistemandomi meglio sulla seggiola, lei versò l'acqua ossigenata sulle ferite, bruciava dannatamente mentre sui graffi si formava una schiuma leggera; nascosi la testa nella mia stessa spalla:
-Mi dispiace....- mi disse lei mortificata
-No no, non fa male- mentii io ma lei era troppo sveglia per cascarci
-Ho quasi finito- mi disse tamponandomi dolcemente con il cotone, guardai i suoi movimenti leggeri e delicati, i suoi occhi che raccontavano le storie remote di chi non era mai stato novellato prima, avventure mai vissute o mai tramandate
-Grazie...- le dissi sorridendo, lei arrossì leggermente
-Figurati- mi disse sistemandosi meglio accanto a me
-Farti passare una giornata così non era proprio nelle mie intenzioni- le dissi guardandomi le mani, lei mi guardò senza capire -Mi dispiace per quello che è successo, se io non ti avessi portato lì...-
-Quel bambino sarebbe morto- non mi lasciò finire la frase e dovevo ammettere che aveva ragione
-Non volevo che ti riducessi così- le dissi indicando i suoi indumenti sporchi di sangue rappreso:
-Adesso siamo davvero uguali- mi disse lei accennando ad un piccolo sorriso e mi lasciai sfuggire una smorfia di tenerezza pensando che poco prima io le avevo detto la stessa frase -Ti devo ringraziare...-
-Perchè?- le chiesi senza capire
-Perché nonostante tutto questa è stata una delle giornate più belle della mia vita- mi rispose con la voce che le tremava, io la abbracciai sorridendo e mormorai nella segreta speranza che mi sentisse:
- Anche della mia-




HI EVERYONE!
cosa ne pensate del capitolo?
e del rapporto che si sta crenìando tra Harry e Sam?

volevo inoltre avvisarvi che d'ora in poi farò cosi: "più recensite, prima aggiorno"

buona giornata!

Seere

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Ero convinta che quelle vacanze per me sarebbero state nient'altro che quello che indicava il loro nome, "vacanze" , invece mi ero ritrovata in ospedale, con un bambino che lottava per la vita, accanto ad un ragazzo riccioluto di cui conoscevo a malapena il nome, con la maglietta sporca di sangue e la sensazione di essere nel posto sbagliato.
-Vuoi che torniamo a casa?- mi chiese Harry
-A Doncaster? Magari!- mi lasciai sfuggire io appoggiandomi al muro
-Intendevo al campeggio....-
-Lo so che cosa intendevi..-
-Allora non fare finta di non capire- gli voltai la faccia, forse per non fargli capire che mi aveva ammutolito ancora una volta, ma lui non si diede per vinto e non si atteggiò nemmeno da vincitore, odiavo la sua posizione neutrale:
-Hai avuto paura?- mi chiese guardandomi solo in un secondo momento, notavo i movimenti della sua testa solamente con la coda dell'occhio e non fu facile accorgermi di quello che stava facendo, non risposi a quella domanda, al contrario presi il telefono e incominciai a fissare lo schermo illuminato:
-Sam?- odiava essere ignorato, eppure c'era perfettamente abituato, lo facevo quasi sempre con lui, non per fargli un dispetto, ma proprio perché sapevo in precedenza che mi avrebbe lasciato senza parole... E se c'è una cosa che non posso sopportare davvero è di rimanere senza argomentazioni.
Lui richiamò il mio nome ancora un paio di volte, le ignorai entrambe come avevo fatto con le altre, allora si alzò e venne verso di me, mi prese per una spalla voltandomi verso di lui, io cercai di divincolarmi ma mi bloccò contro il muro praticamente impedendomi di muovermi:
-Lasciami andare- gli dissi io guardandolo con uno sguardo più supplichevole che intimidatorio
-Ah ma allora la lingua ce l'hai ancora- sibilò lui mentre la sua mascella si tendeva in una smorfia arrabbiata; io ignorai il suo sarcasmo voltando la testa di lato -Guardami Sam!- replicò lui cercando i miei occhi con i suoi, io alzai la testa verso di lui:
-Mi vuoi dire che succede?- sussurrò lui allontanandosi un po' da me
-Perché dovrei dirlo a te?- mi resi conto di aver formulato la domanda del secolo
-Perché ti ascolterei...e proverei a capirti-
-Lo dicono tutti....-
-Io non sono tutti, io sono Harry, Harry Styles, io sono io e ti voglio aiutare-
-Ma perché?! Perché in quella tua fottutissima testolina ti è saltato in mente di aiutare proprio me?!- chiesi cominciando a sbraitare e ad alzare la voce
-Non c'è bisogno che te lo dica...non sei coinvolta- rispose lui abbassando lo sguardo
-Non sono coinvolta?! Mi stai prendendo in giro?!-
-No è che...-
-Senti Harry se vuoi fare una buona azione, aiuta le vecchiette ad attraversare la strada, salva minuscoli gattini dagli alberi o regala caramelle al primo bambino che vedi per strada, ma tu non mi conosci, tu non sai niente di me, nessuno mi può aiutare- presi un respiro e continuai
-Primo perché neanch'io saprei come aiutare me stessa, secondo perché i miei problemi si sono accumulati talmente tanto nel corso degli anni che hanno finito per annullarsi a vicenda, terzo....- lo guardai prima di finire la frase -Terzo tu sei uno di quelli che non si dimenticano facilmente- dissi io abbassando notevolmente il mio tono di voce
-Io ho fatto una promessa...- disse lui appoggiando una mano sul muro dietro di me -Un promessa che mi porterò dietro per tutto il resto della mia vita e che ho intenzione di mantenere- disse lui fissandomi. Non so perché ma sembrava mi stesse supplicando con gli occhi di non fargli domande:
-Harry io...- un dottore venne verso di noi interrompendomi:
-Scusatemi, avete portato qui voi il bambino ferito alle gambe giusto?- 
Era un omino non troppo alto, con uno strano monocolo all'occhio sinistro e dei baffetti bianchi che gli incorniciavano la bocca, sembrava simpatico anche se mi ricordava un gufo:
-Siamo noi- rispose Harry staccandosi completamente da me
-Siete i genitori?- chiese lui annotando le nostre risposte su un quadernetto, momento di imbarazzo totale, Harry incominciò a ridere piano mentre il mio viso si colorava di nuove ed alternative sfumature di rosso:
-Penso sia ancora un po' presto- rispose Harry cercando di ricomporsi
-Oh no...mi scusi è che la sua ragazza mi sembrava sconvolta e...- disse lui balbettando e indicandomi.
" E che cazzo!" pensai io fissando Harry che si mordeva il labbro inferiore sorridendo, quell'uomo aveva detto più cagate in due frasi che un politico in tutta la sua carriera:
-Io non sono la sua ragazza- sibilai all'uomo che non sapeva più nemmeno da che parte era girato
-Possiamo vedere il bambino adesso?- chiesi mentre Harry mi dava un buffetto rassicurante dietro alla spalla.
L'uomo ci fece cenno di seguirlo e io mi attaccai praticamente alla sua schiena mentre Harry infilatosi le mani in tasca mi seguiva a ruota:
-Devo avvisarvi che il bambino è altamente sotto shock e che non possiamo lasciarvi con lui per troppo tempo, deve riposare- disse l'ometto mentre ci accompagnava per il corridoio. Si fermò davanti ad una porticina azzurra, posò la mano sulla maniglia guardandoci per un po', poi la abbassò permettendoci di entrare, il bambino stava sdraiato nel letto, la fronte fasciata, gli occhioni blu puntati su un giocattolino che probabilmente gli avevano dato per distrarlo e che lui stava attentamente manipolando; quando ci vide entrare si spaventò un po', forse credendoci altri dottori di cui ne aveva già abbastanza. Nascose il visino sotto le coperte bianche, Harry si avvicinò al suo letto abbassando delicatamente il tessuto:
-Ehi amico, tranquillo non siamo dottori- il bambino sbucò lentamente da dietro alle coperte, guardandolo concentratissimo -Come ti chiami? Io sono Harry-
-Trevor- rispose lui molto cautamente
-Ciao Trevor, lei è la mia amica Sam- disse voltandosi verso di me e incoraggiandomi ad avvicinarmi
-Ciao Trevor, sono Sam- gli dissi allegramente sedendomi dall'altro lato del letto
-Lo sai perché sei qui?- gli chiese Harry sempre cercando di sorridere
-Ho avuto un incidente e voi mia avete portato qui, me lo hanno detto gli uomini bianchi- disse lui alternando lo sguardo fra me e Harry
-Ti stanno simpatici gli uomini bianchi?- gli chiese lui
-No, fanno le punture e mi obbligano a bere l'acqua amara- sorrisi lievemente concependo l'innocenza di quel bambino che era solamente spaventato, Harry continuava a sorridergli e sembrava che lui stesse già meglio.
Ciò che i medici molte volte non capiscono è che a volte un sorriso è la medicina migliore:
-Non torneranno più adesso stai tranquillo- gli dissi io dolcemente
-Io voglio la mia mamma- disse lui con le lacrime agli occhi
-Come si chiama la tua mamma?- gli chiese Harry recuperando il telefono
-Jenny....Jenny Austin- rispose lui -La conosci? Puoi dirle che mi sono fatto male e che deve venire subito a raccontarmi una storia?- gli disse il bambino con uno sguardo supplichevole
-Vado a cercare la tua mamma Trevor ok? Nel frattempo ti affido una missione, pensi di essere abbastanza coraggioso per aiutarmi?- il bambino guardò Harry eccitatissimo, io sorrisi divertita, Harry sapeva benissimo come trattare i bambini:
-Si, si cosa devo fare- disse Trevor ridendo
-Mentre io non ci sono, tu devi tenere d'occhio Sam, devi badare che non scappi ok? Lo puoi fare per me?-
-Lo giuro- disse lui mettendosi una manina sul cuore, Harry ridacchiò scompigliandogli i capelli e alzandosi:
-Molto bene allora- prima di uscire mi guardò facendomi l'occhiolino.
Mi sedetti accanto a Trevor:
-Quanti anni hai?- chiesi al piccolino che mi fissava intimandomi di non provare a scappare, era inevitabilmente molto emozionato e fiero del compito che Harry gli aveva affidato
-Ho sei anni- disse lui imperiosamente
-Sei grande allora! Ecco perché Harry ti ha affidato un compito così importante- dissi ridendo
-E' una missione segretissima!-
-Non ne dubito-
-Sai che Harry ti guarda nello stesso modo in cui il mio papà guarda la mia mamma?- la sua affermazione mi lasciò senza parole, ma riuscì a riprendermi prima che Trevor potesse pensare di aver detto qualcosa di sbagliato:
-Il tuo papà vuole tanto bene alla tua mamma?- gli chiesi piano
-Tantissimo!-
-Quanto?-
Trevor aprì le braccia più che poté:
-Così- disse quasi urlando, io risi piano accomodandolo meglio nel letto
-Senti Trevor, mi dici perché sei andato da solo nel bosco?- provai ad attirare la sua attenzione su un argomento più serio, ma mi resi immediatamente conto che con un bambino di appena sei anni non era possibile:
-Volevo cercare le tigri- disse esaltato
-Le tigri? Ma lo sai che è pericoloso andare a caccia di tigri da solo?-
-Ma la mia mamma non mi voleva accompagnare!- protestò lui incrociando le braccia e mettendo il broncio
-Mi devi promettere che non lo farai mai più... Promesso? - gli dissi porgendogli la mano perché la stringesse
-Promesso!- rispose lui sorridendo, felice di aver trovato qualcuno che giocasse a fare il grande con lui, Harry rientrò appena dopo e io sperai con tutto il cuore che Trevor non se ne uscisse con qualche altra frase imbarazzante, tra lui e il dottorino ne avevo avute abbastanza:
-Ho chiamato la tua mamma, le ho detto che sei stato molto bravo e lei mi ha detto che sta arrivando-
-Me la potete raccontare voi una storia?- chiese lui unendo le mani in atteggiamento di preghiera
-Certo- dissi io mentre Harry si appoggiava allo schienale per ascoltare con lui -C'era una volta, in un grande bosco incantato, una scoiattolina che era riuscita a prendere, con molta fatica, due grosse noci che avrebbe portato al sicuro nella sua tana -incominciai io
-Ma proprio in quel momento sulla sua strada capitò un procione molto affamato che le chiese se per caso, Scoiattolina, potesse dargli una delle due noci da mangiare e la assicurò che gliel'avrebbe restituita non appena ne avesse recuperata un'altra-
-Ma Scoiattolina rispose che aveva fatto davvero troppa fatica ad accaparrarsi quelle due noci e non poteva dividerle con Procione- ripresi io abbassando lo sguardo
-Procione allora disse a Scoiattolina che il suo problema era proprio questa,  che per la paura di fidarsi, avrebbe perso tanto di quello che la vita le poteva offrire- disse lui sempre con lo sguardo fisso su di me
-Scoiattolina rispose che nella sua vita frenetica, non c'era posto per procioni o buone azioni-
-Procione disse che se solo gliel'avesse pemesso lui l'avrebbe aiutata a sopravvivere...-
-Ma Scoiattolina era incerta se fidarsi o no di quel Procione che le aveva scombussolato la vita a tal punto da mettere in discussione perfino il suo modo di essere-
-Procione allora disse a Scoiattolina che provarci era sicuramente un buon modo per iniziare...-
In quel momento alzai di nuovo lo sguardo verso di lui che sorrise debolmente prima di constatare che Trevor si era addormentato e che non c'era più bisogno di continuare il racconto.
In quel preciso momento arrivò la madre del bambino che in lacrime ci ringraziò abbracciandoci fortemente, invano tentammo di dirle che non c'era bisogno di ringraziarci, ma lei non sembrava intenzionata a smettere tanto presto e il marito uguale!
Quando riuscimmo a liberarci, uscimmo dalla cameretta sorridendo, mi incamminai per il corridoio, ma una mano potente mi afferrò per il polso trascinandomi per quella direzione, finì a sbattere dietro ad una colonna intrappolata contro al muro, due iridi verdi fin troppo profonde per i miei gusti si puntarono nelle mie:
-E adesso voglio sapere....come va a finire questa storia...-



HI EVERYONE!
come vi è sembrato il capitolo?
vi inizia ad intrigare la storia?
ditemi un po' che cosa ne pensate! :)
e ricordatevi... "più recensite, prima aggiorno"
Lova ya!

Seere

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


-Sei bravo a raccontare le storie- provai a dire io cercando di portare il discorso su altri sentieri, ma Harry mi teneva ben salda per i polsi e non sembrava avesse intenzione di darmela vinta, di certo non aveva voglia di scherzare:
-Mai quanto te...- sibilò lui tendendo la mascella, lo sapeva pure lui, se stavo tentando di sfidarlo non gli sarebbe stato difficile tenermi testa
-Perché ti sei intromesso nel mio racconto?- chiesi io cercando di sostenere il più possibile il suo sguardo, lui strinse ancora di più la presa, ma notando la smorfia di dolore che si dipinse sulla mia faccia la allentò immediatamente:
-Sai che le parole che diciamo....portano sempre con sé un po' di noi?- detestavo che qualcuno rispondesse ad una domanda con una domanda, ma in quel momento non mi sembrava ci fosse affermazione più azzeccata
-Non è vero- risposi io -Le persone non dicono mai chi sono veramente...-
-Ah sì?- inclinò leggermente la testa con l'atteggiamento più serio che potesse tenere -Ti sbagli....-
-Strano!- ironizzai io, la mia affermazione dolce-amara lo fece sussultare:
-Si può capire molto di una persona quando la senti parlare- cominciò lui permettendomi di scostare lo sguardo -La sua sicurezza, il suo stato d'animo, la sua forza....-
-Quale forza?- chiesi io risollevando lo sguardo verso di lui
-Quella che vorrei io....-
-Cosa?-
-La forza che hai tu! Quella che ti fa andare avanti, io vorrei avere almeno la metà della forza che hai tu e se l'avessi potrei ritenermi soddisfatto-disse lui accarezzandomi delicatamente uno zigomo, fremetti al suo tocco:
-Io non sono forte Harry...- tolsi i braccialetti che mi circondavano il polso e glielo mostrai nuovamente -Questi non sono segni di forza- disse mentre i miei occhi si inumidivano
-Credi? Io penso di sì, non lo fai più giusto? Vuol dire che sei diventata più forte, vuol dire che hai capito che non serve ferirci fisicamente per cercare di soffrire meno-
-Le persone forti non soffrono....- provai a dire io
-Le persone forti soffrono come tutte le altre, sono solo più brave a nasconderlo-
-Harry io sto male...- sussurrai lievemente mentre le lacrime mi rigavano il viso.
La sua espressione decisa si raddolcì improvvisamente, il dolore che rivestiva il mio viso sembrava rispecchiarsi anche nel suo e i miei lievi singhiozzi sembravano pugnalate nel suo cuore:
-Lo so...- mi disse lui attirandomi al suo petto -Lo so...- mi disse mentre io nascondevo la testa nell'incavatura del suo collo:
-Ti porto a casa...- mi disse dopo un po' che eravamo in quella posizione
-A casa dove?- chiesi staccandomi da lui e passandomi un dito sotto il taglio degli occhi per sopprimere le lacrime
-Dove vuoi tu-
-Voglio andare da mio fratello...- dissi pensando subito che con Louis mi sarei sentita sicuramente meglio
-Va bene ti porto da lui- mi disse lui prendendomi per mano e guidandomi verso l'uscita.
Nel tragitto in macchina rimanemmo completamente in silenzio, io con la faccia rivolta verso il finestrino, davo la schiena ad Harry. Non volevo parlare, non avevo bisogno di parlare e lui non aveva bisogno di ascoltarmi.
Voltai leggermente la testa per guardarlo, le sue mani erano strette con forza sul volante, tanto da farsi sbiancare le nocche, di tanto in tanto una di queste si staccava per posarsi sul cambio manuale che si muoveva avanti e indietro, dalla prima alla quarta. La vita tutto sommato è come cambiare marcia, scegliamo fra le possibilità quella che ci sembra più opportuno inserire per continuare a viaggiare, senza fermarsi.
Una volta arrivati, Harry scese dal veicolo slacciandosi la cintura, fece il giro della macchina mentre io slacciavo la mia e aprì la mia portiera.
Scesi rivolgendogli un debole sorriso che lui non ricambiò, chiuse violentemente la portiera, benché non fosse arrabbiato non mi piaceva quando era così, all'entrata, notai subito mio fratello con Niall e Zayn:
-Sam!- esclamò lui appena mi vide
Io corsi verso Louis affondando fra le sue braccia, incominciai a piangere:
-Tranquilla Sam... stai tranquilla, va tutto bene- mi sussurrò lui ad un orecchio e subito incominciai a calmarmi.
Louis puntò lo sguardo oltre le mie spalle, verso Harry e gli sussurrò un debole "Grazie", lui gli rispose con un cenno della mano;  poi datomi un ultimo sguardo sotto il quale si disegnava un timido sorriso, si allontanò con gli altri.
Louis non mi fece domande durante il tragitto per arrivare alla roulotte e io ringraziai il cielo di questa situazione, non sarei stata in grado di spiegargli tutto, il suo braccio si serrò attorno alle mie spalle mentre il mio fianco si appoggiava al suo. Sembrava volesse sostenermi e allo stesso tempo accompagnarmi.
Probabilmente tutta la mia famiglia sapeva con non ero nelle condizioni ideali per rispondere alle loro domande, mi chiesero solamente se fossi ferita, mi abbracciarono, mi baciarono, mia madre mi sussurrò quanto fosse orgogliosa di me mentre mio padre mi suggeriva di andare a riposare.
Riposo, sì...riposo mentale.
Mi stesi sul letto cercando di non pensare, il mio telefono vibrò, accanto al mio cuscino, lessi sullo schermo un numero che non conoscevo, aprì il messaggio ugualmente:

 
"La mia missione è la stessa...Non ti lascerò andare via.
-H. x"

Sorrisi debolmente, avevo capito all'istante chi fosse anche se non avevo la minima idea di come il mio numero fosse giunto fino a lui.
E se fosse stato davvero, quello di cui avevo bisogno? Magari era proprio così, magari avevo solo bisogno che qualcuno me lo dicesse, che qualcuno mi impedisse di andarmene, dovevo essere trattenuta, oppure avevo semplicemente bisogno di sentirmi importante per qualcuno?
Non lo so tutt'ora, so che le risposte sarebbero giunte solo se avessi deciso di ascoltarle, la mia più grande ed epica domanda riguardo a tutto ciò era: "Harry è la risposta?"
 

HARRY'S POV
 

Lo so che è spaventata.
So che non riesce a fidarsi di molti, e come darle torto? Non ha mai avuto una vita facile lo so, ma se è per questo neanche io ho sempre camminato per strade senza colline.
Quella sera ritornai esausto nella mia roulotte, non accesi nemmeno la tv, mi coricai nel mio letto lasciando aperta una finestrella accanto al mio letto, guardai la luna e le stelle, assomigliavano così tanto agli occhi di Sam...
Pensai che la missione che avevo affidato a Trevor era anche la mia, quella di non lasciar scappare Sam, quella di non permetterle di andarsene via da me.
Perché era così difficile ammettere che mi stavo innamorando di lei?
Ho ripromesso a me stesso che dopo il mio passato non mi sarei mai più innamorato e invece stava succedendo di nuovo.
Perché io? Perché ancora?
Non avevo paura di innamorarmi di lei, avevo paura di non essere all'altezza, di fallire di nuovo...
Questo è l'ostacolo che ci blocca, quello che non ci permette di agire secondo l'istinto e di essere noi stessi.
Appena l'avevo vista, ho pensato immediatamente che lei fosse il mio riscatto e la motivazione per cui la mia vita sarebbe continuata dignitosamente.
Avevo tenuto il suo braccialetto, quello che mi aveva dato per mostrarmi i suoi tagli, lo manipolai fissandolo attentamente:
-E' solo per questo....è per questo che ti amo...- sussurrai alludendo al suo essere, alla sua sofferenza che io avrei dovuto placare.
Giurai dentro di me che mai più, mai più Sam avrebbe sentito il bisogno di ferirsi, giurai che mai più le avrei permesso di farsi del male, la sua sofferenza sarebbe diminuita, a costo di prendere il suo stesso dolore su di me, io l'avrei resa felice.
E' una promessa che mantengo tutt'ora.




HI EVERYONE!
innanzi tutto vorrei ringraziare chi ha messo la storia nelle "ricordate-preferite-seguite"
ma anche a chi sta recenzendo i capitoli!
spero che con il passare del tempo sia le recensioni che "preferenze" aumentino :)

p.s "più recensite, prima aggiorno"

baci.


Seere

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


HARRY'S POV
 

La mattina dopo decisi di andare a trovare Trevor in ospedale, mi era piaciuto vederlo ridere il giorno prima, di sicuro il suo visino contento mi avrebbe distratto da quello sofferente di Sam.
Quando entrai nella sua stanza lui era già sveglio e fu contentissimo di vedermi:
-Harry!- esclamò quando mi vide
-Ciao piccolo- gli dissi io sorridendo e sedendomi accanto a lui
-Sono stato bravo?! Sam non è scappata hai visto?- mi chiese lui eccitatissimo
Io sospirai:
-Missione compiuta soldato!-
-Ma dov'è lei adesso?- mi chiese lui guardando oltre la mia figura senza però riuscire a scorgere nessuno
-Non lo so...- dissi io fissandomi le scarpe
-Forse è ancora a letto- provò ad ipotizzare lui
-No, non credo Trevor- dissi io azzardando un piccolo sorriso
-Allora forse ti sta cercando-
-Hai ragione piccolo...forse è ancora a letto!- ironizzai io
-Harry?-
Alzai lo sguardo verso di lui:
-Che c'è?-
-Perché sei triste?- mi chiese lui capovolgendo il suo minuscolo sorriso
-Non potresti capire- gli sussurrai io cercando un escamotage, qualcosa con cui distrarlo prima del ritorno dei suoi genitori per far sì che smettesse di farmi domande, ne ero certo, quel bambino avrebbe fatto lo psicologo da grande:
-Che cosa non posso capire?- non si dava proprio per vinto, mi piaceva il suo atteggiamento, in fondo, in lui vedevo me da piccolo:
-Quello che mi succede...-
Stette in silenzio per qualche minuto poi formulò una domanda che sarebbe stata decisiva per il mio futuro, l'unica domanda a cui davvero dovevo rispondere, la domanda che mi lasciò basito, eppure serviva più di tutte le altre possibili domande che avrebbero potuto farmi:
-Harry tu ami Sam?- mi chiese forse prendendolo come un gioco, uno scherzo, un qualcosa su cui ridere, qualcosa che per me al contrario era davvero molto serio
-Sì...- sussurrai io fra me e me, in quell'istante capì tutto, capì che non potevo rimanere così, con le mani in mano, aspettando che quell'estate finisse, che il mio tempo con lei sparisse con la stessa rapidità con cui era apparso, che i miei momenti con lei svanissero senza nemmeno lasciare il più misero dei ricordi; dovevo correre da lei, dovevo urlarle il mio amore, dirle che mi aveva rubato il cuore, fin dal primo giorno in cui l'ho vista, dirle che la mia vita, la mia storia, non avrebbe avuto un senso senza di lei, dirle che lei era il mio stesso racconto, gli stessi eventi che volevo scrivere con lei, dirle che nella sua sofferenza ritrovavo la mia e che mai più si sarebbe ferita, dirle che io avrei lottato per lei, avrei combattuto per non farle provare nemmeno un briciolo di tristezza, dirle che se solo me lo avrebbe permesso, io mi sarei occupato di lei.
Mi alzai improvvisamente dalla sedia, corsi fuori e per il corridoio urtai alcuni dottori:
-Ehi ma dove vai così di fretta questo è un ospedale!- mi urlarono dietro senza accorgersi che facevano più casino di quanto ne facessi io
-Scusate ma devo dire una cosa importante ad una ragazza- urlai in risposta io
-Ma cosa può essere di così importante da farci quasi cadere?!!- gridarono loro. Ora, una persona normale, avrebbe sicuramente pensato dentro di sé" Fatti i cazzi tuoi!" e sicuramente sarebbe stata la migliore delle ipotesi, ma no, non lo pensai nemmeno per un secondo; arrivato sulla porta mi voltai a guardarli per un secondo:
-CHE LA AMO!- esclamai mentre le signore dietro al bancone della reception battevano le mani divertite.
Raggiunsi la mia macchina e guidai come un pazzo fino al campeggio, scesi senza neanche chiudere la macchina e mi precipitai direttamente alla piazzola di Sam, ma invece di lei ci trovai Louis:
-Dov'è Sam?- gli chiesi con il fiatone
Lui sembrò molto sorpreso:
-Aveva detto che sarebbe venuta con te...non mi ha detto dove- i suoi occhi cominciarono a coprirsi di un sottile velo di preoccupazione
-Ehm sì sì è vero, l'ho lasciata al bar, mi stavo dimenticando!- mentii io cercando di non far preoccupare troppo la famiglia Tomlinson che era, per natura, iperprotettiva.
Corsi via immediatamente, la cercai per tutto il campeggio, chiesi a più persone possibili se l'avessero vista, trovai la sua sorellina:
-Phoebe vieni qui!- la bloccai io, anche se lei non capiva il motivo della mia espressione stravolta -Sai dov'è tua sorella? Sai dov'è Sam?- le chiesi senza più voce
-Non proprio...stamattina è uscita presto, mi ha detto che andava in un posto incredibile...- mi disse sperando che anch'io non capissi
-Un posto incredibile...- sussurrai fra me e me, cominciai a sorridere come un ebete -Grazie Phoebe, grazie dell'aiuto!- dissi chinandomi verso di lei per darle un bacio sulla guancia e correre via.
Chiunque mi avrebbe creduto matto in quelle condizione, andare avanti a correre, avanti e indietro per un campeggio dove mi conoscevano tutti.
Raggiunsi il boschetto, ritrovai il sentiero di spine e rovi così come lo avevo lasciato, lo attraversai senza alcuna precauzione...
E poi la vidi... lì... in piedi... con le braccia strette fra loro sul petto per sopportare la brezza, i capelli al vento, le piccole gambe serrate insieme, la pelle luminosa esposta al sole.
Era lì, davanti a me ed era bellissima:
-Sam!- le urlai io perché si voltasse.
Lei si girò verso di me, forse interrotta in un sogno, sconvolta o sorpresa del mio arrivo
-Ti stavo aspettando- mi sussurrò spostandosi di qualche passo indietro e rimanendo ferma, quello era il momento, era il mio momento.
Le cose sarebbero cambiate in ogni modo, stava a noi due decidere in quale dei diversi.




HI EVERYONE!
non uccidetemi... il continuo lo leggerete domani ahah
NON-VE-NE-FREGA-NIENTE ma io mi sto annotando mentalmente di adottare un figlio come Trevor... è troppo tenero lol

vabbeh bando alle ciance..
vi sta prendendo la storia?
aspetto vostri commenti!

"più recensite, prima aggiorno"


Seere

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


-E io ti stavo cercando- mi rispose lui rimanendo fermo e allargando le braccia
-Prima io- dissi cercando di accaparrarmi il vantaggio della prima mossa.
Lui non fu totalmente contrario anche se sembrava impaziente:
-Devo parlarti...di quello che succede ultimamente, di quello che mi sta succedendo- provai a dire io mentre lui mi fissava aspettando che continuassi -Tu mi hai aiutato molto, sei stato un ottimo amico per me, ma io voglio sapere perché... perché ti ostini ad aiutarmi, io non te l'ho chiesto!-
-E io non ho mai avuto bisogno che tu me lo chiedessi- rispose lui avanzando lentamente verso di me mentre io arretravo giù per la collina, speravo di raggiungere il mare
-Cosa vuoi?- gli chiesi io mentre lentamente continuavo a camminare all'indietro
-Te- rispose lui in un sussurro deciso e allungando il passo
-Smettila di seguirmi!-
-E tu smettila di allontanarti- sibilò continuando a dirigersi a gran passi verso di me, ma io sapevo che in quel momento non avrei potuto sopportare un contatto fisico con lui, volevo sapere il perché delle sue azioni, volevo scoprire la motivazione per la quale lui stava diventando così importante e così indispensabile nella mia vita per stare bene,volevo sapere perché mi stavo lentamente ma decisamente innamorando di lui.
Corsi giù dalla collina, verso il mare, sperando che non mi seguisse, ma i miei desideri non furono realizzati; del resto quando mai avevo avuto la possibilità di avere quello che volevo:
-Sam fermati!- gridò lui mentre mi seguiva, ma io accelerai il passo mentre l'aria pungente dell'imbrunire mi toglieva il respiro, lo sentivo dietro di me, sentivo il suo calore, il suo respiro caldo e affannoso, il suo profumo inebriante.
La sua grande mano si avvolse attorno al mio polso:
-Fermati!- mi urlò di nuovo, con la sua ira cresceva anche un ormai prossimo temporale.
Le gocce incominciarono a cadere una ad una sulla mia pelle e il cielo si oscurava:
-Lasciami andare!- gli ordinai io cercando di spingere via con la mano libera, la sua che mi teneva il polso, ma la sua pelle era bagnata e il mio palmo scivolava rovinosamente sulle sue nocche:
-Non ti lascerò andare mi hai capito?! Non ti permetterò mai di farlo!- disse lui mentre i suoi ricci umidi lentamente gli imperlavano il viso
-Perchè?- gli urlai io straziata, stravolta da quella situazione
-Perchè ti amo!- gridò lui mentre ansimava per lo sforzo
Io mi bloccai, non sapevo nemmeno cosa pensare, ero rimasta senza parole, ero felice ma allo stesso tempo confusa, me lo aspettavo ma allo stesso tempo non avrei mai immaginato che Harry potesse dirmi una cosa del genere, e come accade spesso nelle circostanze di chi ha capito ma vuole una conferma chiesi:
-Cosa?-
-Ti amo... - riprese lui fin troppo sicuro di quello che diceva-Ti amo dal primo momento che ti ho vista, ho pensato che dopo tutto quello che mi è successo non mi sarei mai più innamorato, invece ci sono ricascato, non posso farci niente- disse lui voltandosi leggermente verso il mare -Sei indispensabile- mi disse prendendo una mia mano per rinchiuderla nella sua:
-Sembra che le tue forme siano fatte solo per me- mi sussurrò attirandomi a lui
-Harry...- sospirai ancora socchiudendo gli occhi mentre anche lui chiudeva i suoi
-Dimmi...-
-C'è un problema- gli dissi mentre le sue labbra si appoggiavano delicatamente dietro al mio orecchio
-Quale?- mi chiese lui passando all'altro lato del mio viso
-Ti amo anch'io- gli sussurrai gettando le braccia attorno al suo collo
Lui sorrise mostrandomi le sue meravigliose fossette:
-E come potrebbe essere un problema?- chiese sorridendo appoggiando la fronte alla mia
-Che probabilmente dovrai sopportarmi... e in pochi, davvero pochi ci riescono-
-Sai qual'è il problema più grande?- mi chiese lui appoggiando le mani sui miei fianchi
-Quale?-
-Che sarai tu a dover sopportare me-
Mi alzai sulle punte dei piedi per raggiungerlo meglio mentre lui inclinava leggermente la testa, non mi accorsi nemmeno di quando le sue labbra si unirono alle mie, era tutto così bello, lui, quel bacio, quella sera che seppur tempestosa spiava uno dei momenti più magici di tutta la mia vita.
La mano di Harry scivolò delicatamente sotto la mia maglietta disegnando dei piccoli cerchi attorno alla mia schiena, scossa dai brividi di freddo la bloccai:
-Stronzo...- gli sussurrai mentre lui ridacchiava, continuava a piovere, eravamo entrambi bagnati fradici, pensai che la mia famiglia si sarebbe senz'altro preoccupata, stava facendosi sera e mio padre avrebbe di certo mandato uno squadrone di polizia se non mi avesse visto tornare:
-Devo andare- sussurrai staccandomi da lui e guardandolo
-Non direi- disse lui riattaccandomi di nuovo a sé
-La mia famiglia si preoccuperà se non torno- gli dissi avvolgendo un ricciolo attorno al mio dito
Lui si staccò leggermente:
-D'accordo ti riaccompagno- mi disse porgendomi una mano. Adoravo il rispetto che portava per la mia famiglia, qualsiasi altro ragazzo se ne sarebbe fregato o avrebbe risposto "E tu lasciali preoccupare!" ma non lui, non Harry, non il ragazzo che amavo.
Risalita la montagnetta Harry rinchiuse la mia mano nella sua, il temporale e la sera facevano in modo che la visuale fosse abbastanza scarsa perciò lui mi precedette trascinandomi e facendosi strada con un braccio:
-Non si vede niente!- protestai io
-Acuta osservazione- disse lui in un risolino compiaciuto
Io gli piantai un piccolo pugno dietro la spalla prima di proseguire:
-Stai attenta si scivola- mi avvisò lui
-Acuta osservazione- risposi io per ripicca e ridacchiando fra me e me
Lui si voltò improvvisamente, quel suo sorriso malizioso e gli occhi che ridevano mi facevano accapponare la pelle:
-Mi stai prendendo in giro?- mi chiese prendendomi per un fianco
-Può darsi- dissi spintonandolo via
-Scherza di meno e cammina di più - mi disse coprendomi con un braccio -Ti prenderai un accidenti-
-Oppure potresti prenderlo tu- gli dissi correndo insieme a lui.
Tornammo indenni alla mia piazzola, correndo, mentre ancora il temporale tuoneggiava sopra di noi.
Stavo per precipitarmi all'interno della mia roulotte dove già mio padre stava sbraitando, ma Harry mi bloccò tirandomi violentemente verso di sé:
-Aspetta, aspetta- disse con il fiatone
Io mi attaccai a lui prendendo il suo viso fra le mani e unendo le mie labbra alle sue:
-Ce la farai?- mi chiese con la voce roca alludendo all'incazzatura di mio padre
Mi voltai verso la roulotte:
-Sì ce la faccio- sospirai
Lui afferrò il mio viso fra le sue mani attirandolo al suo:
-Sicura che non vuoi che entri?-
-Sì sono sicura- gli dissi baciandolo leggermente per staccarmi da lui.
Lui rimase lì mentre entravo, le mani in tasca, i suoi ricci fradici che gli ricadevano sul collo, sulla fronte; mi voltai a salutarlo leggermente con la mano prima di entrare.
Appena entrata urtai mio padre che si era appena infilato un impermeabile:
-Sam!- urlò non appena mi vide, mia madre sbucò disperata da dietro la sua enorme spalla:
-Oddio Sam tesoro!- esclamò racchiudendomi fra le sue braccia, appoggiai la testa al suo petto mentre mi accarezzava i capelli
-Si può sapere dove diavolo sei stata?!- urlò mio padre mentre le mie sorelle mi correvano incontro per abbracciarmi
-Papà ero...-
-NO, TU ADESSO MI ASCOLTI E NON TI AZZARDI A PARLARE!- urlò lui mentre le più piccole spaventate dalle urla si aggrappavano a mia madre
-Tesoro abbassa la voce, le bambine si spaventano- lo pregò mia madre stringendo a sé le gemelle
-Non abbasso la voce! Ti rendi conto di quello che hai fatto Sam?! Dello spavento che ci hai fatto prendere?! Della preoccupazione che avevamo addosso?- sbraitò contro di me
-Lo so papà.... scusami, non lo farò mai più te lo prometto- mi sentivo una bambina, ma era l'unico modo per far diminuire la sua arrabbiatura
-Non bastano le scuse.... per una settimana rimarrai in punizione, qui chiusa in roulotte da sola- concluse lui, io sbarrai gli occhi, proprio adesso che io ed Harry....
-No..no papà ti prego...- sussurrai io
-Tesoro non ti sembra di star esagerando?- chiese mia madre cercando di difendermi
-No per niente, la bambina deve capire che ad ogni azione c'è una conseguenza- disse imperiosamente lui
-Io non sono più una bambina papà!- urlai io dirigendomi verso il bagno
-Sam...Sam...- disse mia madre cercando di fermarmi, ma io avevo già sbattuto violentemente la porta ed ero appoggiata ad essa con la schiena.
Sentivo mio padre che continuava ad urlare, cominciai a tremare, non per la paura, ma per il dispiacere, cosa avrebbe detto Harry? Cosa avrebbe pensato?
Sentì bussare la porta con quel motivetto che si vede nei film, cinque colpetti vicini e due separati:
-Chi è?- chiesi asciugandomi delle piccole lacrime
-Pizza a domicilio...chi vuoi che sia scusa?!-
Aprii lentamente la porta, mentre mio fratello si precipitava all'interno; richiusi la porta a chiave e lo abbracciai:
-Fallo di nuovo e vedrai quante botte ti darò- mi disse lui pizzicandomi un braccio
-Non posso rimanere segregata qui Louis...non posso!- gli dissi disperata
Lui mi guardò strano, si vedeva benissimo che sospettava qualcosa:
-Non è da te, di solito non vuoi mai uscire e adesso ti disperi perché non puoi farlo?-
Io abbassai la testa torturandomi una mano con l'altra, lui mi sollevo il mento sorridendomi:
-Pensi che non lo sappia?- mi chiese dolcemente mentre io arrossivo come una bambina -Sarai furba, ma io sono pur sempre tuo fratello...
-Te l'avrei detto...- sussurrai io
-Lo so- mi disse lui attirandomi a sé -Una settimana passa in fretta dai!-
-Già...- dissi io staccandomi da lui e asciugandomi un occhio
Louis mi guardò per un po' affranto:
-Dio, non riesco a vederti piangere!- disse lui alzando gli occhi al cielo -Ti aiuterò ok?-
Io incominciai a sorridere:
-Ma come? Papà è stato chiarissimo, non potrò uscire fino a quando l'ultimatum non sarà scaduto!-
-Mi inventerò qualcosa...- disse lui sospirando
Io gli saltai al collo:
-Te l'ho mai detto che sei il fratello migliore che mi potesse capitare?!- esclamai ridendo
-Sì lo so, non me lo ricordare- disse lui sospirando -E comunque lo faccio solo per Harry!- disse, io feci finta che me ne importasse qualcosa anche se in realtà non mi interessava:
-Ti voglio bene Scema- mi disse abbracciandomi
-Te ne voglio anch'io scemo- risposi imitandolo.



HI EVERYONE!
scusate per il ritardo!
mio fratello, sta mattina, ha preso il controllo del computer, quindi ho potuto ricontrollare e postare il capitolo solo ora.
Spero vi sia piaciuto e, come al solito, aspetto vostri commenti!

Seere

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


HARRY'S POV


Nessuno poteva essere più felice di me in quel momento, né più felice né più completamente fuori di testa.
Quella notte non dormii per niente, fui tentato diverse volte di alzarmi, dirigermi alla piazzola di Sam e rapirla per portarla via con me; fui però invaso anche da un terribile senso di colpa, cominciai a sudare, a rigirarmi nel letto, a fare degli incubi, in uno in particolare: mi ritrovai in un luogo bianco, chiuso, avvolto da una nebbiolina leggera; davanti a me una ragazza, molto bella, dai lunghi capelli lisci e gli occhi scuri; la conoscevo fin troppo bene:
-Amber...- sussurrai piano io
-Harry... Harry ma cosa hai fatto?! Avevi giurato! Avevi detto che avresti amato sempre e solo me!- rispose la ragazza con una vocina soprannaturale, quasi spaventata
-Lo so Amber...è che non posso farci niente..io...-
-No, non tentare di scusarti con le tue false parole di uomo, prendila, sposala, hai la mia benedizione- disse lei mentre si illuminava sempre di più
-Amber...Amber!- cominciai ad urlare, ormai ero sveglio, ma totalmente fuori controllo
-Harry! Harry che succede?!- sentii Zayn, che era il mio vicino di piazzola,battere violentemente i pugni contro la porta
-E' aperto...- riuscì a dire con un filo di voce. Lui entrò sedendosi vicino a me nel letto, il mio petto nudo che si alzava e abbassava velocemente, i miei occhi spalancati e pieni di lacrime:
-Ehi, che succede amico?- chiese Zayn posandomi una mano sulla schiena
Io riuscii a riprendermi vagamente:
-Niente...solo un incubo- dissi affondando le mani nei miei capelli -Uno sciocco, stupido incubo...- dissi alzandomi rabbiosamente.
Appoggiai le mani al bancone gelido della cucina e fissando il lavabo pensai.
-Lei?- mi chiese Zayn sporgendo leggermente la testa
-Lei chi?- feci finta di non capire, non volevo pronunciare il suo nome
-Amber- tagliò corto Zayn, io annuii lentamente, con lo sguardo fisso, senza sapere a cosa pensare -Raccontamelo-.
Io gli spiegai tutto in ogni minimo particolare, cercando di trovare la forza per andare avanti a parlare, ogni parola era più pesante di un macigno, ogni sospiro, più doloroso di una sconfitta; finito il racconto lui pensò per un po' prima di rispondere:
-Ma adesso c'è Sam vero?- mi chiese sorridendo, io mi voltai verso di lui stupito, come faceva a saperlo?
-Come fai a sapere di me e di Sam?- gli chiesi scrollando la testa confuso
-Sei cotto..! eh ragazzo?- scherzò lui scompigliandomi i capelli.
Io lo respinsi ridacchiando:
-Sono serio!- cercai di spiegargli -Come lo sai?-
-Perché te lo si legge negli occhi da quando l'hai vista per la prima volta- disse lui risedendosi sul letto.
Io sospirai sedendomi vicino a lui, appoggiai i gomiti alle ginocchia piegandomi in avanti, fissando il terreno:
-Non posso stare senza di lei Zayn...- cominciai pensando a Sam -Non posso più mantenere quella promessa...- dissi con la voce strozzata
-Io sono sicuro...che tu sappia qual'è la cosa giusta da fare...-
-No invece. Perché tutti si ostinano a dire che io so qual'è la cosa giusta da fare, quando non è così?!-
-Perché sei intelligente Harry...e sei abbastanza grande per capire quello che vuoi-
-Io voglio Sam...però non voglio deludere Amber....non voglio fare lo stronzo-
-Deludere una morta Harry?-
-Smettila...- sibilai io
-Di fare cosa?-
-Di dire che è morta- strizzai gli occhi per trattenere le lacrime
-Non lo è?!-
-Sì ma smettila di dirlo!- troncai il discorso
-Harry...- sussurrò dolcemente lui -Devi rendertene conto, accettarlo una volta per tutte, Amber non tornerà più...-
Una lacrima amara mi rigò il viso senza che io potessi far niente per fermarla, ma Zayn continuò:
-Non puoi permetterti di perdere Sam per una cosa che non avrai mai più lo capisci?-
Tirai su col naso sfregandomi gli occhi:
-Non permetterò che Sam se ne vada come...come...- non riuscivo proprio a dire il suo nome -Come lei- dissi alla fine
-Mi sembra la cosa più giusta da fare- disse Zayn abbracciandomi delicatamente
-Cazzo Zayn sono le tre di mattina...- dissi io fissando la sveglia accanto al letto
-E allora?- chiese lui tranquillamente
-Sarai esausto...  e io sono un coglione...- risposi io sentendomi ancora più in colpa di quello che già mi sentivo addosso
-Tranquillo bro'- rise lui piantandomi una delle sue tipiche manate sulla spalla -Va tutto bene tranquillo-

Rimanemmo ancora per un po' a parlare, poi sfinito dalla giornata mi addormentai, sebbene avessi ancora paura del mio incubo.
Verso le sei mi svegliai di soprassalto, Zayn stava russando dall'altra parte della roulotte, in una posizione strana e dannatamente buffa. Misi una mano davanti alla bocca per soffocare una risata e mi alzai, vagai per l'ambiente ancora immerso nell'ombra, mi appoggiai al mobile della cucina ma dovetti staccarmi immediatamente poiché l'acciaio gelido feriva indirettamente la nudità della mia schiena; scosso dai brividi di freddo cercai una maglietta e ne infilai una nera poi, scrollando la testa, infilai i miei jeans scuri. Urtai violentemente una sedia ed imprecai silenziosamente per non svegliare Zayn, aprii la porta della roulotte, diedi un ultimo sguardo all'interno, verso Zayn che ancora russava e abbracciava il suo cuscino, sorrisi scuotendo leggermente la testa, mi richiusi la porta alle spalle, infilai le mani in tasca e incominciai a camminare pigramente per le stradine. Sarei voluto andare da Sam ma era ancora troppo presto e non volevo svegliarla, così mi limitai ad avvicinarmi alla sua piazzola e ad appoggiarmi ad un albero fissando la sua finestra,nel piccolo giardinetto c'erano dei giocattoli che dovevano appartenere alle gemelle,tutti rosa e lilla,appesi al cancelletto dove c'erano i costumi da bagno di tutta la famiglia, posai lo sguardo su tutti soffermandomi appena un po' di più su quello di Sam, sorrisi timidamente sospirando.
Improvvisamente la porta della roulotte di Sam si aprì e Louis scese pigramente dalla scaletta, bisbigliai un richiamo, lui si accorse di me solo in un secondo momento:
-Harry? Che ci fai qui?!-
-Secondo te?-
-Scusa...domanda idiota...- disse lui alzando gli occhi al cielo
-Mi dispiace per ieri sera, mi dispiace di non averti chiesto...-
-Lascia stare le scuse Harry il problema è un altro- mi bloccò lui gesticolando
-Cioè?-
-Mia sorella..lei...mio padre l'ha punita, secondo quello che sa lei, dovrebbe rimanere chiusa in camera per una settimana, in realtà ieri sera, ho sentito che vuole riportare Sam a Londra, in un college riformativo- disse lui mentre le sue parole si trafiggevano nel mio corpo come tante inesauribili pugnalate.
-Che significa?!- sibilai io tendendo la mascella in una smorfia arrabbiata, ero furioso, se Sam si trovava in quella situazione era anche colpa mia, ma io non le avrei mai permesso di andarsene e se, se ne fosse andata l'avrei seguita anche in capo al mondo
-Non se ne andrà- tagliai corto io
-Non capisco la logica di mio padre... Sam ha un carattere difficile, ma non merita un riformatorio, questo la distruggerebbe moralmente-
-Tuo padre è convinto che possa servire invece...- sussurrai io fissando il terreno
-Già...non voglio che se ne vada Harry, non ora-
-Non lo farà- strinsi i pugni -Non lo farà..- ripetei
Lentamente e solo dopo un po' di tempo, tutta la famiglia Tomlinson uscì dalla roulotte diretta al mare, io mi nascosi dietro l'albero aspettando il momento più opportuno per sgusciare fuori, Louis senza farsi scoprire mi lanciò le chiavi della roulotte che poco prima aveva sottratto abilmente alla cintura di suo padre, le afferrai al volo mentre lui mi faceva l'occhiolino, aspettai che la famiglia si allontanasse ancora un po', mi guardai attorno prima di correre verso la roulotte, infilai velocemente le chiavi nella serratura, entrai, Sam alzò la testa verso di me, i suoi occhi erano arrossati dalla lacrime:
-Harry...- sussurrò sorpresa appena mi vide
-Shhh!- appoggiai frettolosamente un dito sulle labbra per indicarle di stare in silenzio
-Che ci fai qui?! Tu...come hai fatto?- mi chiese abbassando la voce e alzandosi dal letto
-Non riuscivo a stare lontano da te- le risposi io gettando le chiavi sul letto e bloccandola contro ad un muro.
Quando la baciai, non riuscii a capacitarmi del fatto che quelle labbra mi erano mancate più di ogni altra cosa in quel lasso di tempo che la avevo avuto con me:
-Non sai quanto mi sono mancate queste mani...- mugolai ad occhi chiusi -Questi occhi,queste labbra...-
-Tu sai tutto vero?....Dimmi che lo sai...- mi rispose lei affondando una delle sue piccole mani nel mio petto
-Sì, lo so- risposi attirandola verso di me -Andrà tutto bene, ci sono io adesso- le disse piegandole una ciocca di capelli dietro all'orecchio
-E' solo una settimana...- disse lei, il cuore mi si strinse, lei era ancora all'oscuro di tutto. Mi staccai da lei guardando affranto il terreno e massaggiandomi il retro del collo con una mano:
-Harry?- mi chiese lei senza capire -Che succede?! Qualcosa non va?- dai suoi occhi si vedeva che era preoccupata
-Vieni qui- le dissi aprendole le mia braccia -Siediti-
Lei sedette ma il suo sguardo era di nuovo assente, i suoi atteggiamenti
 erano più freddi che mai mi fosse capitato di riscontrare:
-E' successa una cosa...- le dissi prendendole le mani mentre lei spaurita mi fissava
-Una brutta cosa- concuse lei mentre io annuivo debolmente
-Tuo padre...lui...- balbettai io cercando di trovare le parole giuste per fare in modo che soffrisse di meno, ma il solo fatto che fossi in difficoltà la feriva -Lui vuole portarti in un college riformativo di Londra..la prossima settimana- dissi guardandola disperatamente, i suoi occhi si spalancarono, le sue mani incominciarono a tremare mentre la sua pelle si impallidiva
-No...- mormorò lei mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime
-Ehi- le disse appoggiando la mano al lato del suo viso -Non permetterò mai che accada ok? Non ti lascerò andare via-
lei posò una mano sopra la mia, forse leggermente rincuorata da quelle parole:
-Non voglio andarci...- disse in un mormorio strozzato dal pianto
-Non ci andrai- la rassicurai io
-Come fai a dirlo?-
-Ti seguirei...-
Lei mi abbracciò nascondendo il viso nell'incavatura fra collo e spalla:
-Sei mia - le sussurrai all'orecchio mentre lei sfregava il viso sul mio collo.


Non lo avrei mai permesso, lei sarebbe rimasta con me e io con lei. Qualunque cosa fosse successa, niente e nessuno avrebbe potuto separarci.
Adesso che avevo di nuovo qualcuno da proteggere, adesso che avevo conquistato quello che amavo... non avrei permesso a nessuno di strapparmelo via.



HI EVERYONE!
cosa ne pensate del capitolo?
secondo voi Harry riuscirà a convincere il padre di Sam a farla rimanere al campeggio?
e soprattutto.. come ci proverà?
come pensate che sia morta Amber?

aspetto vostre recensioni!
Bacii


Seere

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


SAM'S POV


Io...in un riformatorio...
Sapevo che prima o poi ci sarei finita, solo non avrei mai potuto immaginare che fosse proprio mio padre a mandarmici.
Sapevo di avere alcuni problemi comportamentali, ma non immaginavo di poter essere un pericolo per qualcuno.
-Le mie sorelle...- sussurrai io mentre Harry mi fissava preoccupato -Loro sono in pericolo quando sono con me- le lacrime stavano ricominciando a rigare le mie guance, già infiammate da quelle che avevo versato precedentemente:
-No- disse Harry bloccandone una a metà guancia -Non lo sarebbero mai e tu lo sai!-
-Sì invece...sono un mostro...- stavo autoconvincendomi della mia stessa teoria e questo aveva il solo risultato di mandarmi ancora più in confusione
-Te l'ho mai detto che sono un espertissimo cacciatore di mostri?!-
Io risi voltando la testa dall'altra parte mentre lui era contentissimo di avermi fatto ridere, peccato che il mio momento spensierato era destinato a finire istantaneamente:
-Oddio Louis!- esclamai coprendomi le mani con la bocca. Forse ero pronta a separarmi da mia madre, da mio padre, dalle mie sorelle, persino da Harry in una piccola parte, ma non ero assolutamente pronta per separarmi da mio fratello, senza di lui mi sentivo persa, non avrei mai sopportato di stare lontana da lui nemmeno per un giorno, Louis era la mia salvezza, l'unico ragazzo che da bambino era riuscito a vedere ciò per cui gli altri erano non vedenti, l'unico che era riuscito a sentire, ciò per cui gli altri erano sordi -Mio fratello...lui...- balbettai io, Harry comprendeva benissimo il mio disagio, nonostante sapesse benissimo che io lo amavo conosceva alla perfezione che nessuno avrebbe potuto prendere il posto di Louis nel mio cuore, ne era a conoscenza, questo non lo disturbava, non era geloso, mi sentivo una sciocca, sperai che Harry non pensasse che potessi star bene senza di lui e che Louis fosse molto più necessario della sua presenza, ma non fu così e se fosse successo avrei dimostrato ad Harry il contrario:
-Non ti separerai nemmeno da lui Sam...te lo prometto- mi rassicurò lui anche se sembrava leggermente abbattuto.
Io sgusciai lentamente verso di lui:
-Se partissi...-
-Non lo farai-
-Lo so, ma se dovessi farlo...- tentai di riprendere io -Tu, sarai sempre...sempre e comunque...il mio mondo- gli dissi fissando le sue cupe iridi scure che penetravano le mie
-E tu il mio- disse attirandomi per le gambe verso di lui
-Ti va di fare una pazzia?-mi chiese una volta che si fu staccato dalle mie labbra
-Che tipo di pazzia?!- chiesi incominciando ad eccitarmi, l'entusiasmo che metteva Harry in tutte le cose che faceva mi emozionava sempre tantissimo, sciogliendo il mio quasi indistruttibile cuore di ghiaccio
-Vieni con me- mi disse alzandosi e porgendomi la mano
-Io non posso uscire-
-Ma io ho le chiavi-
-A proposito, dove le hai prese?- gli chiesi stringendo di più la sua mano
-Me le ha date tuo fratello- rispose facendomi l'occhiolino
Alzai gli occhi al cielo sorridendo timidamente, mi bloccai proprio mentre Harry mi stava trascinando fuori dalla roulotte:
-Fermo...- dissi piano tirandolo indietro
-Che c'è?- mi chiese confuso e preoccupato
-E se ci scoprono?!-
Lui sorrise maliziosamente:
-Per essere un pugile sei davvero fifona- disse ridendo con gli occhi e passando la lingua sul suo labbro superiore
-Fifona io?!- chiesi incrociando le braccia sul petto, faccendo la finta arrabbiata sperando che mi tenesse il gioco
-Sì tu! Tu sei una fifona- rise lui mollando la mia mano
-Hai capito davvero molto male...strafottente!- dissi colpendolo al petto prima di gettarmi fuori. Lui ridacchiò perdendo l'equilibrio e sbilanciandosi all'indietro, poi richiuse la porta scrollando la testa.
Mi raggiunse subito dopo, intrecciando le mie dita con le sue:
-Dove andiamo?- chiesi appoggiando il fianco col suo
-Dove vuoi tu-
-Al mare?-
-Sì, sì ho voglia di fare un bagno- rispose approvando la mia idea.
Ci ricordammo immediatamente che entrambi non avevamo il costume, così tornammo rovinosamente indietro col rischio di farci scoprire per recuperarli.
Harry mi portò in un altro dei suoi posto segreti, un pezzo di spiaggia praticamente desolato, conosciuto a quanto pare, solo da lui:
-Quanti posti conosci al mondo?- chiesi ironizzando e stendendo il mio salviettone
-Solo quelli che possono essermi utili- rispose togliendosi la maglietta, non potei fare a meno di posare lo sguardo sul fisico di Harry, sulla sua pelle nuda baciata dal sole, lui sembrò accorgersene perché rise fra sé e sé mentre io mi voltavo e arrossivo:
-C'è un problema- constatai io appoggiandomi le mani sui fianchi
-Mi piace quando dici così...- disse lui alzando la testa verso di me
-Perché?-
-In genere succede sempre qualcosa di bello quando lo dici-
-Non so dove spogliarmi per mettermi il costume- protestai io
-Che ti avevo detto?!- sorrise lui facendomi l'occhiolino
Io sospirai tirandogli un pugno:
-Che pervertito che sei! Aiutami a trovare un posto per cambiarmi-
-Usa l'asciugamano come si è sempre fatto!-
-Ma io mi vergogno!-
-Mica guardo!- disse lui poco convinto
-Non c'è un bagno?!- chiesi guardandomi in giro
-Certamente...sta per arrivare il mio Yot se vuoi puoi cambiarti lì!-
-Spiritoso!- dissi io facendogli la linguaccia mentre lui rideva

Notai una rientranza nella piccola parete rocciosa ad ovest della spiaggia:
-Vado lì a cambiarmi! Mi aspetti?- chiesi recuperando la mia borsa e i miei occhiali; lui annuì sorridendo così io mi allontanai.
Mentre mi cambiavo pensavo a quanto sarebbe stato imbarazzante mostrarmi ad Harry in costume, non ero mai stata così "nuda" fisicamente davanti a lui, avevo paura di arrossire, di sembrare una bambina. Sporsi cautamente la testa, lui stava stendendo i salviettoni con gli occhiali neri che gli ricoprivano gli occhi, il suo costume nero a fantasie azzurre scendeva morbido sui suoi fianchi mentre le sue braccia muscolose aprivano l'unico ombrellone presente in quel luogo dimenticato dal resto del mondo. Presi un bel respiro manipolando il laccetto bianco degli slip, poi uscii sfoggiando il sorriso più sicuro che potevo fare, cercai di sembrare disinvolta e per nulla preoccupata anche se mi tremavano le gambe; lui mi notò quando ero a circa tre passi di distanza, sollevando lo sguardo verso di me incominciò a sorridere. Ecco lo sapevo...sarei arrossita facendo una delle mie solite figure da fossa biologica:
-Sei bella...- sussurrò fra sé e sé, se non sapessi leggere il labbiale probabilmente non lo avrei capito
-Anche tu- risposi fra me e me sperando che lui non sapesse leggere il labbiale
-Facciamo il bagno?- mi chiese indicandomi l'acqua
-Ehm...vai tu...io resto qui- dissi cercando di stendermi ma lui me lo impedì
-Era una domanda retorica- mi disse lui sorridendo
-Non ne ho molta voglia, vai tu!-
-Non ci vado senza di te-
-Magari dopo!-
-O magari adesso...-

Io sospirai, mi vergognavo a morte ma ormai non potevo più tenerlo segreto:
-Harry non so nuotare- dissi tutto d'un fiato
-E' solo questo il problema?!-
-Scusami se è poco!-
-Ti insegno io- mi disse lui offrendomi una mano per incoraggiarmi
-Solo dove l'acqua è più bassa ok?!- proposi afferrando poco convinta la sua mano
-Dove vuoi tu-

Entrammo nell'acqua gelata, ebbi un sussulto di freddo, mentre Harry sembrava non sentirne neanche una parvenza. Quando riemerse dal fondo mi guardò sorridendo:
-Immergiti- mi ordinò afferrando la mia caviglia
-E' fredda cazzo..- gli dissi cercando prima di inumidirmi le spalle
Notai il suo sguardo malandrino, sapevo che stava per tirarmi un brutto scherzo ma non feci in tempo a reagire che già lui si era rizzato in piedi, mi aveva messo una mano dietro le gambe e una appena sotto lo spalle e mi aveva alzato sul suo petto mentre io urlando divertita cingevo le braccia al suo collo:
-No no no- lo implorai, ma lui mi scagliò nell'acqua, io riemersi boccheggiando:
-Sei solo uno stronzo!- risi io schizzandolo mentre lui veniva verso di me e intanto tentava di proteggersi dalle mie abilità di bersagliere:
-E tu sei lenta come un bradipo amore mio- mi disse chinandosi alla mia altezza e tirandomi verso di sé
-Col tempo migliorerò- gli promisi
Lui si allontanava leggermente da me, di meno di un millimetro ogni volta, faceva in modo che io lo seguissi, non dubitai nemmeno un attimo delle sue azioni, non avrei mai capito il suo piano, me ne resi conto solo dopo che mi ritrovai praticamente in mezzo al mare, il terreno mi mancò sotto i piedi e per non affondare mi dovetti attaccare a lui:
-Cazzo!- urlai cercando di rimanere a galla aggrappandomi al suo corpo
-Stai tranquilla, ci sono io-mi disse lui sorreggendomi con le sue mani
-Perché mi hai portato qui, ti ho detto che non so nuotare!-
-Guarda che ci sei venuta da sola!-
Mi voltai leggermente indietro, aveva ragione, mi aveva ingannato indirettamente, era davvero troppo furbo e audace per i miei gusti, mi voltai verso di lui appoggiando le mani sulle sue spalle mentre lui mi fissava con uno straffottente sorriso da vincitore stampato in viso:
-Bastardo...- sussurrai avvicinandomi a lui
Lui sogghignò appoggiando le sue labbra umide alle mie:
-Puoi farcela...- mi sussurrò allentando un po' la presa
-NO!-esclamai io terrorizzata -Ti prego Harry non lasciarmi...- lo implorai
-Non ti lascio tranquilla- ripercorse con un dito la lunghezza della mia coscia, un brivido di freddo mi scosse prendendo ogni membro del mio corpo, lui sorrise soddisfatto della reazione che mi aveva provocato -Tutto è andato secondo i miei piani- mi disse ridendo piano
-Io ero un piano?-
-Classifichiamoti come il soggetto principale-
-Esempio?-
-Ad esempio....non sai nuotare, vuol dire che dovrai stare per forza abbracciata a me se non vuoi affondare- fissò le sue iride verdi nelle mie e capì da subito che dietro quella frase c'era un essenza molto più profonda. Harry aveva ragione, se non volevo affondare dovevo per forza aggrapparmi a qualcuno e quel qualcuno era lui:
-Lo hai fatto apposta!- protestai schizzandolo in faccia
-Ho molti altri espedienti- mi rispose facendomi l'occhiolino
-Certo...chissà se sarai in grado di usarli- risposi ridacchiando in modo sarcastico
-Questa ha tutta l'aria di essere una sfida- rispose staccandomi da lui e abbassando un solo sopracciglio
-Lo è-
-Sfida accettata allora- mi attirò a se appoggiando le sue labbra piene dietro al mio orecchio -Hai già perso piccola-
Io non gli risposi, forse perché non mi dispiaceva, forse perché volevo perdere, avevo bisogno di sentirmi importante per qualcuno, avevo bisogno di sentirmi indispensabile, amata in un modo diverso, rispettata per quello che è estraneo agli occhi, una volta usciti dall'acqua Harry mantenne lo sguardo per qualche secondo sul mio ventre e sui miei fianchi, abbastanza per mandarmi completamente in confusione:
-N..no...ti prego non mi guardare- dissi voltandomi
Lui scrollò la testa, come risvegliato bruscamente da un sogno:
-Perché non dovrei guadarti?Tu sei...-
-Orribile- bloccai la sua frase conoscendo la mia risposta
-Non...- le parole gli morirono in bocca, appoggiò i denti sulle nocche portandosi un pungo alla bocca
-Sono orribile...sono insignificante, non mi merito niente, guarda il mio corpo, guarda come sono realmente, senza scudi, senza felponi giganti o jeans troppo larghi....guarda la vera me- gli dissi mentre le lacrime cominciavano ad inumidirmi gli occhi.
Harry guardò verso di me, sospirò rumorosamente:
-Lo sai Sam....non penso mi sia mai capitato di trattare con una ragazza come te- incrociò le braccia tendendo la mascella -Questo potrebbe essere un problema perché certe volte non so davvero come comportarmi...-
-Non saresti il primo- replicai abbassando lo sguardo
-Quello che voglio dire- riprese il suo discorso -E' che io ti ho già vista, so come sei, conosco le tue paure, conosco le paranoie delle ragazze, conosco le tue paranoie- 
Alzai debolmente lo sguardo verso di lui -E ora che le conosco lo posso dire apertamente...- sciolse le braccia -Tu non sei orribile...tu sei bellissima-detto questo si fiondò letteralmente su di me prendendo il mio viso fra le sue mani e appoggiando le labbra alle mie.
Lo aveva detto davvero? Realmente pensava quello di me? Non penso di essermi mai sentita così prima, apprezzata, rispettata, capita e chi più né ha più ne metta e sinceramente non sta a me decidere come descrivere una storia, i particolari si possono cogliere o non cogliere, sta all'interpretazione di chi ha deciso di ascoltare anche solo per poco tempo un racconto che non è il suo.
Non ero certa di niente, se non di una cosa, ero assolutamente, inequivocabilmente, pazzamente, indiscutibilmente innamorata di Harry e questa cosa in quel momento poteva solo giocare a mio svantaggio.
 
 
HI EVERYONE!
D'ora in poi, come avrete già notato, non pubblicherò tutti i giorni ma magari a intervalli di due o tre.
spero vi sia piaciuto il capitolo e aspetto vostre considerazioni! a partire dall'aspetto grammaticale a quello del contenuto :)
aiutandoci si migliora no? :)
BUONA GIORNATA 
Emoji

Seere

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


HARRY'S POV


Non riesco a dire ancora cosa più mi piace di Sam, di certo lei è molto insicura e la cosa che più mi fa stare male è il fatto che lei odia se stessa con tutto il cuore... Ognuno pensa ciò che vuole del proprio essere e soprattutto del proprio corpo, lei non lo sa ma io la trovo bellissima e non sopporto minimamente l'idea che lei possa partire, non voglio che mi lasci solo, non voglio lasciarla sola.
Feci davvero molta fatica a riaccompagnarla a casa quella sera a lasciarla prima che tornassero i suoi a guardarla entrare nella roulotte, nel vederla voltarsi sull'entrata per salutarmi timidamente con la mano. Feci un finto sorriso alzando la mano per rispondere al suo saluto, cercavo di essere forte per lei, cercavo di nasconderle il fatto che in realtà dentro stavo morendo, passeggiai svogliatamente per le vie del parcheggio, guardavo la spensieratezza dipinta sui visi dei bambini o delle coppiette appena sposate cercando di ricavarne beneficio cercavo di appropriarmene una parte. Guardavo la gioia stanca e vissuta delle coppie di sposi anziani che si tenevano per mano guardando il tramonto, come se nessuno, neanche la morte potesse separarli. Guardavo la solitudine degli uomini che non avevano nessuno con cui condividere quello che la vita aveva deciso di offrirgli, scapoli, separati o semplicemente non praticanti di quella cosa troppo soggettiva da definire, affetto...
Il mio timore più grande era di finire come loro, perché io avrei potuto essere spensierato, io potevo essere felice, io ero riuscito a dare una definizione alla parola amore e l'avevo fatto guardando gli occhi di Sam per la prima volta, il timore si tramutò in paura, odio il padre di Sam con tutto il cuore.
Entrai nella mia roulotte sbattendo la porta, notai un bigliettino posato sul letto:

"Stronzo... pensavo mi portassi la colazione! Ti voglio bene dai... 
Zayn"

Sorrisi leggermente scrollando la testa, appoggiai il bigliettino sul bancone, mi distesi sul letto con le mani dietro la testa, chiusi gli occhi e cercai di non pensare a niente, nemmeno a Sam e del mio amore per lei, nemmeno a me stesso. Immaginai il buio, il buio totale e chissà se mentre pensavo... mi incupivo anch'io.


SAM'S POV
 

Mio padre entrò da solo, io cercai di simulare una faccia il più innocente possibile, un finto sorrisetto di assenso. Mio padre si sedette, mi sorrise accarezzandomi i capelli:
-Tesoro dobbiamo parlare- mi disse scendendo lungo la mia schiena. Io finsi di non sapere, pensai alla reazione che avrebbe potuto aspettarsi e a come renderla al meglio -Hai un po' di tempo da dedicare al tuo papà?- mi chiese guardandomi, io annuii abbracciandomi le ginocchia con le braccia:
-Ho tutto il tempo che vuoi...-
-Bene perché non sarà facile per me parlare e non sarà facile per te ascoltare- finalmente non mi aveva detto una bugia!
-Seduta sono già seduta...quindi dimmi pure-
-Io e la mamma pensiamo che possa farti bene passare un po' di tempo insieme ad altri ragazzi che come te sono...sono....-
-Problematici?- chiesi fissandolo mentre la mia bocca si riduceva ad un piccolo taglio netto sulla faccia
-Particolari- preferì lui
-In riformatorio-
-E' una struttura specializzata a Londra, penso che tu possa trovarti davvero bene è un'organizzazione davvero prestigiosa e...-
-E tu pensi davvero che possa farmi bene?- chiesi incominciando ad arrabbiarmi -Stare lontano dalla mia casa, dalla mia famiglia, dai miei fratelli....- lui abbassò leggermente lo sguardo mentre stringeva la mia mano, io la mollai alzandomi in piedi davanti a lui -Ti dico una cosa papà...non c'è struttura più specializzata di casa mia e non c'è organizzazione più prestigiosa della mia famiglia, pensi che mi possa sentire meglio? Be ti sbagli di grosso! Io non starò mai bene, perché senza la mia famiglia e senza...- soffocai il nome di Harry in gola serrando gli occhi, mio padre alzò lo sguardo verso di me in seguito alla mia pausa -Io non mi sento completa...- proseguii io concludendo il mio discorso. Avrei voluto dire tante cose, ma tutte mi apparivano inutili, insignificanti o non abbastanza significative.
Mio padre si alzò, venendo verso di me abbracciandomi:
-Noi ti vogliamo davvero bene tesoro, io ti voglio bene, sei mia figlia e per te darei il meglio, per questo credo che questa sia un'opportunità imperdibile per te, sarebbe solo per qualche mese-
-Non ci voglio andare....-
-Ma ci andrai-
-No!- cominciai ad alzare la voce, allontanandomi da lui
-Sii matura tesoro...-
-Io devo essere matura?!-
-Patirai domattina...-
-Cosa?- i miei occhi si spalancarono e il mio cuore si fermò
-Partirai domattina, prepara le tue cose... ah e dammi il telefono, non si può portare in collegio...-
Io cercai di nascondere il cellulare come meglio potevo ma lui lo trovò e lo requisì, ora non potevo nemmeno chiamare Harry, avvisarlo della mia partenza, salutarlo per l'ultima volta, baciarlo.
Mi raggomitolai su me stessa strusciando la schiena contro la parete, pensai ai suoi occhi, al suo sorriso, alle sue parole che tante volte mi avevano consolata, alle sue braccia che mi stringevano, alle sue labbra che accarezzavano le mie:
-Harry!- urlai nel cuscino una volta che mio padre fu uscito. Piansi, piansi davvero tanto, piansi fino a che lentamente e dolorosamente mi addormentai.
Quando mi svegliai era notte fonda, mi alzai, accesi la piccola torcia, illuminai il viso di Louis che appariva sereno, dormiva tranquillo, come se niente e nessuno potesse disturbarlo. Evidentemente ancora non gli avevano riferito che l'indomani sarei partita, feci il più piano possibile, mi sedetti al piccolo tavolino, presi un foglio di carta e una biro e incominciai a scrivere, una lettera per Louis e un'alltra per Harry.

" Caro Harry,
Scusa ma penso che sia così che si debba iniziare una lettera.
Mi hanno insegnato a scrivere una lettera, ma non una lettera d'addio e adesso mi ritrovo qui, a scriverne una per il ragazzo strafottente e misterioso di cui mi sono innamorata.
Tu sei stato il mio primo ragazzo Harry, il secondo che io abbia mai amato con tutta me stessa dopo Louis, il secondo che è riuscito a capirmi, l'unico che mi abbia mai portato in paradiso, se poi esiste questo paradiso, io penso che il mio sia dove sei tu, per questo ora che parto mi sento sprofondare. V
oglio ringraziarti di tutto, di tutto quello che mi hai fatto passare, delle poche ma bellissime vicende che abbiamo vissuto insieme, grazie di avermi salvata, grazie di avermi portata con te, tu hai sofferto, te lo si legge in quei vivi occhi verdi che ti ritrovi, così belli eppure così cupi e io vorrei poter riuscire a chiederti cosa ti ha fatto soffrire, vorrei che tu me lo raccontassi, vorrei rimanere con te sempre, ma non posso farlo! Perché mentre tu starai leggendo questa lettera, io sarò già al mio riformatorio di Londra.
Voglio dirti un ultima cosa Harry.... tu sei il mio mondo, dal primo momento in cui ti ho visto capisci?!
Mi sono sentita subito meglio, tu hai questo effetto su di me. Perdonami se non so mantenere le promesse, scusami di tutto.
Ti amo amore mio, ricordatelo sempre, non dimenticarlo mai.
Tua per sempre Sam"


Mentre la scrivevo piangevo, una lacrima finì sull'inchiostro colandolo un po', io lo pulii con la manica della felpa che mi ero appena infilata.
Aprii lentamente la porta della roulotte, il buio e il freddo mi invasero, stranamente non avevo paura di girare da sola per le vie del campeggio alle tre di notte, il mio obbiettivo era solo uno, la piazzola di Harry. Quando ci arrivai sperai che stesse dormendo, feci scivolare la lettera nella fessura della porta, non guardai nella finestra, non volevo piangere, volevo andarmene il più presto possibile, così scappai subito dopo, tornando nella mia piazzola della mia roulotte. Mi buttai nel mio letto e affondando la testa nel cuscino, mi addormentai cullata dai miei singhiozzi.
Il mattino dopo, qualcuno mi scrollò la spalla:
-E' ora di andare tesoro- mio padre mi sollevò dalla schiena, spostai velocemente lo sguardo su Louis e poi sulla sveglia, dove quei terribili numeri rossi infernali segnavano le cinque in punto, mi spostai sulla schiena di Lou, strinsi la sua maglietta color del cielo, inspirai il suo profumo per fare in modo che rimanesse vivido nella mia mente, mi sporsi verso il suo viso baciandogli una guancia, lo bagnai con le mie lacrime, lui sorrise leggermente, ignaro del fatto che me ne stavo andando e non sarei tornata per un bel po':
-Ti voglio bene fratellone...grazie di tutto..- gli sussurrai prima di seguire mio padre.
Mia madre mi abbracciò stretta prima di farmi salire in macchina:
-Oh tesoro non ti preoccupare, convincerò papà a farti tornare a casa, te lo prometto...-piangeva e mi accarezzava la guancia
-Tranquilla mamma...lo so che non è colpa tua- mi staccai da lei mentre salivo in macchina, voltai le spalle a mio padre che guidava, mentre lasciavamo il vialetto. Mio fratello comparve sulla porta, stralunato, confuso, guardò ad occhi sbarrati la macchina che piano si allontanava mentre io lo guardavo piangendo, le mani appiccicate al finestrino. Dietro di lui comparvero le gemelle, Charlotte e Félicité:
-No!- urlò Louis rincorrendo per un po' la macchina mentre mia madre bloccava le gemelle e Charlotte si copriva la bocca con le mani -Papà fermati! Fermati subito!- mio padre invece accelerò, i cancelli del campeggio si chiusero violentemente e velocemente dietro di noi, Lou per poco con andò a sbatterci contro. A
fferrò le sbarre con le mani scuotendole violentemente, ma senza alcun risultato, sfinito, lo guardai appoggiare la fronte sul metallo mentre cercava di riprendere fiato, quando non ebbi più la forza di guardarlo affondai il viso fra le braccia e piansi, piansi tutte le lacrime che avevo da versare, fino a rimanere vuota dentro.


HI EVERYONE!
come vi è sembrato questo capitolo?
spero vi abbia colpito almeno un po' :)
qui si vede molto bene l'amore che Sam prova per Harry anche se lei stessa, per via del suo carattere, fa fatica ad ammettere.

ASPETTO  VOSTRI COMMENTI!
Bacii 
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Seere

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


HARRY'S POV


Quando mi svegliai, il giorno dopo, feci fatica a capire che era mattina, la finestrella che avevo lasciato aperta si era improvvisamente chiusa impedendo ai raggi del sole di risvegliarmi come avevano sempre fatto. Presi il telefono dal comodino, lo accesi, lo spegnevo raramente non so per quale motivo l'avevo spento quella volta, guardai l'orario sul display, le otto meno un quarto, era già fin troppo tardi, avevo dei programmi, avrei portato Sam al mare, al mare che le piaceva così tanto, che la faceva sentire libera, avrei preparato il pranzo, lo avrei sistemato in un paniera, la sarei andata a prendere e le avrei promesso nuovamente che non l'avrei lasciata partire. Fissai di nuovo lo schermo del telefono, strabuzzai gli occhi,  venti chiamate perse da Louis, doveva essere qualcosa di importante; feci per richiamarlo ma qualcosa attirò la mia attenzione, c'era una busta appena sotto alla porta della roulotte, era bianca, fin troppo candida, l'inchiostro nero segnò un nome che forse per la prima volta mi spaventò leggere, non lo volevo nella mia mente, non in quelle condizioni "SAM", era scritto in stampato, non era possibile sbagliare, era proprio lei, Sam Tomlinson, perchè non riuscivo a pronunciarlo?
Aprii la busta con un terribile presentimento, il mio cuore era già infettato dalla disperazione e gonfio di rabbia, sentimento che si accentuò ancora di più nel leggere le parole che la persona che più amavo al mondo mi aveva lasciato, l'inchiostro era sbavato, aveva pianto mentre scriveva...piangeva...e io non ero lì... se n'era andata e io non l'avevo impedito. Pensai a lei, Sam, la mia Sam...mi aveva lasciato, non c'era più, non avrei mai dovuto permetterlo, gliel' avevo promesso. Rilessi la lettera più e più volte, risposi al suo "ti amo" con un "anch'io", come se potesse sentirmi, anche se in realtà non poteva farlo. Strinsi la lettera fra le mie mani fino a stropicciarla, strinsi i denti in una smorfia a metà fra l'insofferenza e l'arrabbiatura:
-Cazzo Sam...- sibilai prima di alzarmi in fretta e furia e gettarmi fuori dalla roulotte.
Cominciai a correre dirigendomi alla roulotte dei Tomlinson, una piccola parte di me ancora sperava che Sam fosse ancora lì, che fosse solamente un brutto sogno, che l'avrei avuta ancora con me, l'altra parte invece, quella più grande e razionale, già pensava ad un modo per raggiungerla.
Arrivai alla roulotte appoggiandomi alla struttura per riprendere fiato, stavo piangendo ma mentre correvo non me n'ero reso conto, ora che ero fermo, ora che potevo pensare, mi resi conto davvero di quello che stava succedendo, non sono uno che piange, non l'ho mai fatto, non ne sento quasi mai il bisogno, eppure non mi vergogno a farlo.
Bussai violentemente alla porta, ma nessuno mi rispose, bussai di nuovo, accecato dalla rabbia, non mi passò nemmeno per la testa che la famiglia potesse essere uscita, pensavo che non volessero aprirmi, mi conoscevano e soprattutto conoscevano la mia reazione. Piantai dei calci alla porta, come se con la violenza potessi scaricarmi, invece più che scaricarmi mi infuriavo ancora di più. Sentii qualcuno piangere, forse più di me, mi zittii per qualche secondo, sperai che fosse Sam, ma mi accorsi immediatamente che non potevano essere rumori provenienti da una ragazza, erano di un ragazzo...
Raggirai la casa, raggiunsi il giardinetto, Louis stava seduto su una seggiola di plastica bianca, rivolto all'orizzonte, mi sentì entrare, si voltò verso di me, poi tornò a guardare il terreno:
-Hai finito di tirare calci alla porta?- chiese sospirando
-Pensavo non voleste aprirmi- allargai le spalle, mortificato, pensando di dovermi scusare
-Non sono in casa...-
-Dov'è Sam?- chiesi posizionandomi di fronte a lui, mi rispose, forse non volevo che lo facesse ma avevo bisogno di saperlo -Louis dov'è Sam?- ripetei
-E' andata...-
-Andata dove?- mi chinai sulle ginocchia per essere alla sua altezza
-A Londra-
-Perché è partita oggi?-
-Mio padre non voleva che la seguissi-

Voltai la testa strizzando gli occhi, per scacciare i brutti pensieri:
-Dov'è esattamente questo posto? Lo sai Louis?-
Lui alzò i suoi occhi languidi, gonfi dalle lacrime, arrossati:
-Non puoi seguirla Harry...-
-Certo che posso, la seguirò, la troverò...-
-E se anche la trovassi? Non potresti fare nulla per riportarla qui, mio padre la rispedirebbe dove l'ha lasciata, lui è fatto così, se voi doveste tornare qui...-
-Allora non torneremo qui- lo bloccai impedendogli di finire la frase
-E dove andrai? Dove andrete? Do
ve hai intenzione di nasconderla? Pensi che non ti troverebbero? Lo faranno e tu finirai in prigione-
-Sam ha diciotto anni Lou...può decidere benissimo cosa fare da sola, una volta che sarà fuori da quel posto, potrà dire all'avvocato di non avere sintomi o particolari precedenti per finire in riformatorio e la lasceranno in pace...-
-Ma tu verrai arrestato per sequestro di persona-
-Non mi importa- sussurrai fissando il terreno -Io voglio solamente farla uscire-
-Harry non posso permetterti di farlo- si alzò insieme a me bloccandomi
-Lo faccio per tua sorella Louis, lo faccio per lei, lo faccio per te...-
-Non voglio che tu finisca nei guai-
-Ehi fratello mi conosci- gli dissi sorridendogli per tranquillizzarlo -Io e i guai siamo migliori amici!-
-Non ti chiameresti Harry Styles altrimenti- mi disse accennando ad un piccolo sorriso, dandomi una pacca sulla spalla
-La riporterò indietro Lou, fidati di me...- lo abbracciai prima di andarmene
-Sei proprio pazzo...- mi disse lui mentre io me ne stavo andando

Gli porsi un sorriso convinto:
-Meglio pazzo che monotono...grazie per il complimento-
Stavo per andarmene ma lui nuovamente mi bloccò:
-Ehi Styles!- esclamò
Io mi voltai verso di lui:
-Grazie...- mi disse sorridendomi
Io mi portai una mano alla fronte e poi la spinsi allontanandola da essa, come un cenno militare, il saluto delle forze militari.
Mi fiondai in macchina dopo essere passato a prendere cellulare, portafoglio e aver chiuso la roulotte.
Sulla strada incontrai Niall e Zayn, ma non prestai loro troppa attenzione così mi bloccarono preoccupati:
-Ehi amico ma che c'è?!- mi chiese Niall protestando
-Scusa Nialler, chiedi a Louis, ci vediamo presto spero...- risposi frettolosamente correndo via
-Che vuol dire "spero"?- mi urlò Zayn ma io non gli risposi e raggiunsi la mia auto, accesi il motore, legai la cintura e partii alla velocità del suono, anche se non mi sembrava abbastanza per raggiungere Sam. Louis mi chiamò sul cellulare, mi disse che aveva chiamato il migliore amico di Sam, Liam e gli aveva chiesto di cercare la struttura dove Sam sarebbe stata accolta, Liam l'aveva trovata e mi aspettava a Londra per darmi l'indirizzo:
-Liam... Liam Payne?- chiesi ricordandomi subito del ragazzo
-Proprio lui!-
-Dove lo trovo?-
-Ti aspetta sotto al Big Bang, il collegio deve essere lì vicino-
-Perfetto, grazie..- riattaccai pigiando il piede sull'acceleratore.
In meno di mezz'ora sarei stato a Londra, intanto progettavo il mio piano.
L'avrei fatta evadere, entro la fine della settimana saremmo stati di nuovo insieme.



HI EVERYONE!
cosa ne pensate del capitolo?
crede che Harry ce la farà a far tornare Sam tra le sue braccia?
andrà in contro a qualche pericolo?

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Buona serata!

Seere
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


SAM'S POV


Quando arrivammo al collegio era già sera, mio padre aveva voluto fare il giro di tutto l'edificio per "controllare", diceva lui.
Odiavo il suo carattere apprensivo, mi accompagnò addirittura in stanza mentre io lanciavo la valigia sull'unico letto libero:
-Scusa se sono in pensiero per te!- disse mio padre allargando le braccia.
Io mi voltai verso di lui, un sopracciglio alzato e l'altro abbassato, come mi aveva insegnato Liam:
-Serio?-
-Perché non dovrei esserlo?-
-Se tu fossi davvero preoccupato per me, mi riporteresti da mia madre, da mio fratello e dalle mie sorelle- gli dissi a due centimetri dalla faccia
-Invece è proprio perché mi preoccupo per te che ti ho portato qui, ma non hai visto che bella struttura?-
-Sembra un ospedale...- dissi io sedendomi sul letto
-Oh non essere esagerata tesoro, guarda qui!- mi disse scostando le tende della finestra accanto al letto -Hai una bellissima vista da qui! Vieni a vedere!-
-Magari dopo- gli risposi io voltando la testa
Lui si voltò verso di me, deluso e amareggiato, si sedette accanto a me sul letto, posò una mano sulla mia ma io la ritrassi, non volevo parlargli, non volevo guardarlo in faccia:
-Tesoro..ascoltami...-
-Come tu hai fatto con me?-
-Io ho delle cose davvero importanti da dirti e....-
-Oh hai ragione...quello che dovevo dirti io non sarai mai tanto importante come quello che devi dirmi tu- lo bloccai un'altra volta, mentre lui sospirava
-A me importa quello che dici Sam, ma quello che volevo dirti è che io lo faccio solo per il tuo bene, ti voglio davvero bene, sei mia figlia, ma penso che qui potrebbero aiutarti ad essere un po' meno....- stava pensando per trovare il termine più idoneo
-Sbagliata?- gli dissi guardandolo mentre i miei occhi si riempivano di lacrime
-Tu non sei sbagliata-
-Allora perché sono qui?!-
-Ti troverai bene...-
-Papà cazzo rispondimi!- gli urlai io alzandomi dal letto con le lacrime che segnavano le guance arrossate
Lui scrollò la testa, era triste ma non poteva pensare che io fossi felice.
Venne verso di me, mi abbracciò:
-Ti voglio bene tesoro, andrà tutto bene, ci rivedremo presto- detto questo se ne andò chiudendo la porta.
Io mi accasciai sul pavimento, mi presi il viso fra le mani, incominciai a singhiozzare rumorosamente, mi buttai sul letto urlando nel cuscino. Mi rialzai, spinta da una forza che non avevo mai posseduto, la forza della disperazione, un dolore così intenso non l'avevo mai sentito prima, non l'avevo mai provato e forse non avevo mai capito cosa volesse dire soffrire davvero. Andai in bagno sbattendo la porta, sul bordo di una vasca, vidi una lametta da depilazione, la guardai tremando:
-N..no..- sussurrai spaventata, ma non ce la feci, non ero così forte. La presi, la liberai dalla protezione, la appoggiai sul polso e incominciai a farla scorrere, avanti e indietro mentre il tappetino igenico sotto il lavandino si colorava di rosso e le mie braccia si sporcavano di sangue, urlavo mentre mi tagliavo, pensavo agli occhi di Harry, pensai a quando mi aveva abbracciato per la prima volta, vicino al suo giardino, pensai a quando si era ferito per me, per portarmi nel suo luogo segreto che solamente lui conosceva:
-Harry aiutami!- urlai prima di sdraiarmi stremata sul pavimento.
Gettai la lametta lontano da me e mi addormentai.
Quando mi risvegliai, circa mezz'ora dopo, mi alzai, mi lavai le braccia e mi tolsi i vestiti sporchi, lavai il pavimento e tutto ciò che avevo sporcato, guardai le mie ferite, avevo mancato di pochissimo la vena, erano molto più profonde del solito, erano circa tre mesi che non mi tagliavo più e ora proprio che le ferite precedenti stavano guarendo, eccone di nuove pronte a ricordarmi con i loro segni maligni quello che avevo passato.
Recuperai tutti i braccialetti che mi ero portata e gli misi a entrambi i polsi così da nascondere i tagli, subito dopo qualcuno bussò:
-Chi è?- chiesi tremante
Entrò una donna bassa e grassa, anzianotta:
-Ti ho portato la cena cara, ho visto che non sei scesa e ho pensato che fossi stanca dal viaggio così ti ho portato da mangiare...- mi disse affettuosamente, era la prima che mi trattava in quel modo dal mio arrivo lì:
-Grazie ma non ho fame...- le dissi accennando ad un piccolo sorriso
-Magari ne avrai voglia dopo, io ti lascio tutto qui- mi disse dandomi una piccola carezza sull'avambraccio
-Grazie- dissi abbracciandomi le spalle e guardandola andare via.
Mi sedetti sul letto fissando il tavolino, se non avessi mangiato, mi avrebbero obbligato il giorno seguente e io non avrei mangiato comunque.
Odio essere obbligata a fare qualcosa.
Mangiai svogliatamente quello che la donna mi aveva portato, poi andai in bagno, mi posizionai due dita in gola e rigettai nel wc tutto quello che avevo mangiato, poi tirai l'acqua, mi lavai le mani ,bevvi un bicchiere d'acqua e mi stesi a letto, addormentandomi.
Quella notte, verso le due, due furie scatenate entrarono in camera, erano un ragazzo e una ragazza, si baciavano, si spogliavano, quando il ragazzo mi vide sussultò:
-Chi cazzo è quella?- disse indicandomi
-E' solo quella nuova sta tranquillo- disse la ragazza gettandolo sul letto

"Solo" quella nuova?
La mia considerazione andava migliorando sempre di più.
Cercai di prendere nuovamente sonno, ma ovviamente data la presenza dei miei due nuovi coinquilini non era un'impresa facile.
Passarono circa tre ore ad emettere suoni che avrebbero disturbato anche un ricovero di sordomuti... poi tacquero.
La mattina dopo, quando mi svegliai, il ragazzo non c'era più, in compenso la lei, una tipa dai capelli corti, tutti rosa, con la faccia ricoperta dai piercing, si stava vestendo davanti allo specchio.
Quando mi misi a sedere sul letto lei venne verso di me con lo sguardo più intimidatorio che potesse fare:
-Se osi dire qualcosa di ieri sera ti faccio nera stronzetta- mi disse praticamente sputandomi in faccia
-Il piacere è tutto mio...- le risposi fissandola con aria di sfida
-E' in utile che mi guardi così sai? Qui non servono le buone maniere, non starò qui a pararti il culo mi hai capito? Stai al tuo posto e andremo perfettamente d'accordo- mi disse a due centimetri dalla faccia
-Sai in che modo potresti starmi più simpatica?- l
e dissi scostandomi un po' -Lavandoti i denti...hai un alito che ucciderebbe un bufalo! Come hai fatto a non uccidere il tuo ragazzo ieri sera?-
-Brutta puttana- stava per colpirmi con uno schiaffo ma qualcuno entrò subito dopo
-Aysha fermati immediatamente!- sulla porta c'era un uomo,alto, bello, muscoloso, il genere di uomo misterioso che ogni donna vorrebbe sposare
-Questa troia...io la ammazzo!- disse lei questa volta colpendomi davvero
-Fermati subito!- disse lui bloccandola contro il muro -Vergognati, vai subito in terapia, sbrigati!-
Detto questo la buttò letteralmente fuori dalla porta:
-Stai bene?- mi chiese voltandosi verso di me
Io annuii lentamente fissandomi le scarpe:
-Piacere, io sono Stephan- mi disse allungandomi una mano
-Sam- gli dissi stringendogliela
Si sedette sul letto:
-Sam? E' un diminutivo vero?-
-Sta per Samantha- gli dissi sorridendo al suo buon'umore contagioso
-Qualcosa mi dice che non ti piace 
il tuo nome...-
-Infatti, lo odio...-
-Perché i tuoi genitori ti hanno chiamato così?-
-E che ne so! Prova a chiederlo a loro!-
-Non gliel'hai mai chiesto?-
-L'avrei fatto se sapessi chi sono-
Lui si ammutolì per un po':
-Oh scusa io non...tu...-
-Sono stata adottata- gli dissi sospirando -Sam è il diminutivo che si è inventato mio fratello, quel giorno all'orfanotrofio-
-Wow....deve essere stato difficile- mi disse, ma io da lui non volevo compassione né comprensione
-Senti sei uno psicologo? Perché a me non piacciono per niente i tipi come te- dissi ridacchiando
-Ah no? Neanche a me piacciono le tipe come te- disse rispondendo alla mia risata
-Allora siamo pari- gli dissi sistemandomi meglio sul letto
-Io sono uno che ti vuole aiutare Sam- disse infilandosi un paio di occhiali. Un'altra persona prima mi aveva detto di volermi aiutare, la cosa aveva funzionato, quella era diventata una delle persone più importanti della mia vita, ma per Stephan non era così, non lo sarebbe mai stato, era simpatico ma era pur sempre uno psicologo, la razza peggiore che ci potesse essere sulla faccia del pianeta:
-Non ho bisogno di aiuto-
-Io ho bisogno del tuo.-



 
HI EVERYONE!Emoji
che ve ne pare?
ditemi qualche considerazione a proposito 
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vi avviso che probabilmente non aggiornerò per una settimana... ma non è niente di sicuro!
diciamo che non ho ancora capito se devo andare via domenica oppure mercoledi... se fosse nel secondo caso aggiornerò ancora un paio di volte, altrimenti dovrete aspettare fino a domenica prossima Emoji
aspetto nuove recensioni!!
BUONA SERATAEmoji
BaciiEmoji
Seere

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


HARRY'S POV


Avevo guidato come un pazzo per tutto il giorno, fino a Londra.
Avevo contato di essere lì in quella stessa mattina, ma sulla strada un'incidente mi bloccò tenendo tutti gli automobilisti fermi per circa tre ore, come se non bastasse appena ripartito si è scatenato il più impetuoso dei temporali e non avendo le gomme adatte mi sono dovuto fermare in una piazzola di sosta per cambiarle mettendoci mezz'ora e bagnandomi completamente.
Arrivai che era già sera inoltrata, sperai che Liam fosse ancora al Big Bang ad aspettarmi altrimenti non avrei davvero saputo come rintracciarlo.
Girai per un'altra mezz'ora cercando un dannato posto dove parcheggiare, avevo finito le bestemmie in inglese e stavo passando a quelle in altre lingue, la fortuna non era decisamente dalla mia parte, quando riuscì a trovare un posto.
Mi precipitai fuori dalla macchina e corsi fino ai piedi del Big Bang, Liam c'era ancora, era seduto per terra e guardava ormai rassegnato il terreno:
-Ciao Liam!- gli dissi bloccandomi per riprendere fiato
-Ehi ce l'hai fatta!- disse lui sorridendo
-Dimmi una cosa Liam tu ci credi alla fortuna?-
-Mmm...direi di no...-
-Nemmeno io- conclusi sorridendo sarcastico
-Qualcosa mi dice di non farti domande-
-Sarebbe meglio, volevo chiamarti ma non avevo il tuo numero-
-Io ho chiamato Lou per farmi dare il tuo, ma non mi rispondeva-
-Ci conosciamo da dieci anni e ancora non ho il tuo numero- risposi ridacchiando
-Ci vedevamo solo in campeggio...sei scusato!-
-Non sei venuto quest'anno-
-E infatti guarda che è successo! Non avrei immaginato che Sam potesse innamorarsi...e proprio di te, pazzesco!-
-Già pazzesco...- sospirai io rizzando la schiena e appoggiando le mani sui fianchi
-Senti, ho l'indirizzo- estrasse un pezzetto di carta stropicciato sul quale era scarabocchiato qualcosa -Mentre ci andiamo mi racconti!-
-Sì...senti Liam mi dispiace...- dissi con gli occhi bassi
-Di cosa?-
-Di averti fatto aspettare...di averti fatto prendere il diluvio universale, di averti disturbato...-
Lui mi appoggiò una mano sulla spalla sorridendo:
-Sam è la mia migliore amica Harry....lo merita tutto questo e anche tu-
Io non riuscii a trattenermi e lo abbracciai lui sorrise dandomi delle leggere pacche sulle spalle:
-Andiamo- gli dissi una volta che mi ripresi e insieme ci avviammo nel buio della sera per raggiungere il collegio


SAM'S POV


Quella stessa mattina Sthepan mi portò in una grande stanza bianca, oltre ai braccialetti avevo infilato anche dei polsini per essere più sicura, non volevo che gli altri scoprissero quello che avevo fatto perché avevo paura che il mio soggiorno in quella prigione si sarebbe prolungato.
-Aspettami qui- mi ordinò Stephan indicandomi una sedia di plastica
Io annuii ma non mi sedetti sulla sedia, poco dopo tornò con una ragazza Barbie stranissima, aveva dei capelli lunghissimi, lisci come l'olio e biondi, gli occhi azzurro glaciale, degli occhialoni spessi e neri a farfalla e del rossetto rosso. Sembrava uscita da una scena di "criminal minds".
-Sam questa è Jace, è una mia collega e ti affiancherà in questo percorso che percorrerai con noi-
....Perfetto ora quella ragazza mi stava antipatica esattamente come tutti gli altri in quel posto
-Ciao Sam- mi disse arrotondando leggermente le labbra carnose, senza scomporsi, allungando una mano verso di me; io la strinsi malvolentieri e constatai che era fredda, gelida, troppo perché appartenesse ad un essere vivente -Ti va di seguirmi?-
-No- risposi sinceramente, come ero abituata a fare, come facevo sempre
Lei mi guardò e mostrò un finto sorriso più somigliante ad un ghigno, Stephan la guardò preoccupato:
-Ecco Jace, lei è appena arrivata e...-
-Oh non dire niente Step....mi piace!- esclamò senza staccare gli occhi da me.

Le piacevo? In che senso le piacevo? Io non ero mai piaciuta a nessuno, non l'avevo traumatizzata con la mia risposta...di certo non era un tipo facile da tramortire, mi sembrava abbastanza forte e decisamente fredda:
-Sono certa che ci divertiremo molto insieme- mi disse abbassandosi verso di me
-Staremo a vedere- le risposi piano. I ghigni che la caratterizzavano la rendevano insopportabile ai miei occhi, in lei aleggiava quella sorta di mistero sconosciuto e inconcepibile che avevo dovuto affrontare già con Harry anche se ero sicura..in lei non vi era la stessa dolcezza e lo stesso coraggio:
-Vuoi seguirmi per cortesia- non me l'aveva domandato con la stessa cortesia della prima volta, e chi poteva darle torto? Le avevo risposto malamente, me l'ero cercata; ubbidii rimuginando fra me e me sul fatto che troppa gente in quel luogo mi chiedeva di seguirla anche se nessuno in realtà seguiva me.
Camminammo per poco, Jace cercava di apparire sensuale ai miei occhi, quello che lei non sapeva è che non ero una persona che si ingelosiva per il corpo degli altri, mi bastava odiare il mio, se lei era bella e tutto quello che avrei potuto pensare al riguardo era "buon per lei".


HARRY'S POV

 
 
Il collegio mi appariva alto, quasi insormontabile, non che io volessi scalarlo, ma se era l'unico modo per raggiungere Sam di certo lo avrei fatto:
-Dobbiamo entrare- tagliai corto io dirigendomi verso la porta
-E come?! Dalla porta principale? Non faresti mezzo metro- Liam mi bloccò per una spalla e poi la fece scivolare sul petto per trattenermi.
Aveva ragione, la mia solita impulsività mi impediva spesso di ragionare e mi rendeva cieco al fatto che mi serviva un piano tecnico ben organizzato per riuscire nel mio intento:
-C'è una porta secondaria?- chiesi girando attorno al muro
-Dovrebbe esserci quella per il personale- rispose Liam venendomi dietro. Chiunque ci avesse visto in quell'occasione ci avrebbe scambiati per ladri, accovacciati, volutamente vestiti di nero per sposarci alla perfezione con il buio della notte; nessuno invece può descrivere la gaiosità e la contentezza con cui affrontammo la scoperta che la porta addetta al personale esisteva davvero, ma io devo essere un malato cronico di impulsività perchè stavo per gettarmici ma ovviamente era chiusa, cominciai a piantarci delle spallate e dei calci ma naturalmente non si apriva:
-Cazzo...- sussurrai sfinito accasciandomi a terra -E' chiusa...-
-Trovi?- Liam stava davanti a me con le braccia incrociate e un sorriso fin troppo sarcastico sul viso
-Che ore sono?-
-Quasi le undici-
-Cazzo.- chissà perché, imprecare in quel momento era l'unica cosa che riusciva a liberarmi dalla tensione
-La porta è apribile solo con le chiavi o il tesserino e noi non abbiamo nessuno dei due-
-Quindi?-
-L'ultimo cambio del personale avviene alle otto, per il turno di notte, l'unica cosa che possiamo fare è tornare domani, magari con un piano d'azione più studiato-

Tirai un pugno violento alla porta dietro di me, Liam aveva ragione ma ciò che non capiva era che io non potevo aspettare
-Andiamo- mi incoraggiò Liam porgendomi la mano
-No- risposi rifiutandola
-Non puoi più fare niente adesso! Andiamo a casa mia, ti riposi, mangi qualcosa. Hai guidato per otto ore, sii ragionevole- rispose abbassandosi verso di me
Io alzai gli occhi verso di lui, piegai la bocca in una smorfia di dolore; non pretendevo che capisse ma almeno che ci provasse:
-Cos'è la ragione Liam?-
lui mi guardò storto come se stesse cercando di interpretare la mia domanda nel migliore dei modi:
-Quella che hai perso completamente da quando stai con Sam- rispose rialzandosi in piedi imperioso davanti a me
-Sapevo che eri un ragazzo intelligente Liam- conclusi sorridendo. Non era la risposta che mi aspettavo, in effetti non mi aspettavo nessuna risposta ma devo dire che aveva centrato in pieno l'obbiettivo
-Dannazione!- imprecò lui allontanandosi. Rimasi rannicchiato vicino alla porta, coprendomi le braccia. A Londra la sera fa sempre freddo, tira sempre una fastidiosissima brezza leggera il cui compito è quello di farti rabbrividire e questo in qualsiasi occasione, il freddo in quel momento lo sentivo ancora di più, da solo, nel buio, senza Sam accanto, lo scenario perfetto per un film horror. Alzai i palmi verso il mio viso, osservai che erano arrossati, non so se per il vento o per il fatto che avevo guidato per otto ore sotto la pioggia senza le gomme adatte.
Liam tornò dopo venti minuti, con una coperta e una busta di carta blu:
-Che ci fai ancora qui?- chiesi con la voce leggermente tremante
-Sai Styles in questi anni non ho capito molto su di te, ma se c'è una cosa che posso dire con certezza è che se fossi un uomo del futuro non mi piacerebbe ritrovarti in un blocco di ghiaccio- mi lanciò la coperta che era gigante, una delle più grandi che avessi mai visto, ci si stava benissimo in due. Io risi divertito, spostandomi leggermente per permettergli di sedersi accanto a me:
-Ti prenderai un malanno ed è solo colpa mia- risposi unendo le mani e soffiandoci dentro per riscaldarle
-No..tua e di quella pazza di Sam- concluse lui tirando fuori dalla busta un panino che doveva aver comprato al primo distributore disponibile.
Io lo afferrai e lo divorai era una di quelle volte in cui l'uomo smette di essere tale per trasformarsi in bestia:
-Se c'è una cosa che odio dell'amicizia è questo- conclusi ingoiando l'ultimo boccone
-Cosa?-
-Il fatto che non potrò mai restituirti tutto quello che mi hai dato-
Lui sorrise gettando lontano da noi la busta:
-Sii mio amico, questo è il modo migliore per ripagarmi- mi porse uno scatolino, ma non riuscivo a vedere bene cosa conteneva, di certo il buio giocava a mio sfavore -Sono ciliege ne vuoi?-

Ne mangiammo fino a scoppiare, per ammazzare il tempo e sdrammatizzare giocammo a chi sputava i noccioli più lontano; ridemmo scherzammo, parlammo di Sam, lui mi raccontò di lei, di quando era più piccola, delle cose che le piacevano più di tutte le altre, mi parlò pochissimo dei sui problemi e mi stupii il fatto che avesse così tanto da dirmi riguardo alle sue qualità; ero abbastanza informato su di lei da pensare che chiunque la conoscesse avrebbe fatto il contrario, ma Liam no, lui era il suo migliore amico, lui davvero la conosceva per quello che era anche più di me e lo invidiavo per questo:
-Dovresti dormire Harry- mi disse infine lui
-Certo mamma- risposi accovacciandomi e ridacchiando
-Smettila dico sul serio coglione- ci spostammo leggermente per non essere in vista.
Lui si addormentò subito, io fissai per un po' le stelle, pensai nuovamente agli occhi di Sam, in confronto a loro le stelle sparivano, pensai a quanto l'avrei voluta vicino a me in quel momento, mi immaginai il suo viso, la sua espressione mentre chiamava il mio nome, le sue mani che sfioravano le mie e le dita che si accarezzavano, tirai un grosso sospiro malinconico:
-Buonanotte amore- sussurrai con il poco fiato che mi rimaneva, e cullato dal rumore del vento mi addormentai anch'io.
 
 
HI EVERYONE!
Ok parto mercoledi quindi riuscirò a postarvi un altro capitolo mertedi.
spero che vi sia piaciuto questo episodio... come si può notare Harry non è l'unico a tenere cosi tanto a Sam...
chissà quanti migliori amici sarebbero disposti a fare tutto cio' per la propria migliore amica. Emoji
ASPETTO VOSTRI COMMENTI  Emoji
Buona giornata e a presto!
Bacii Emoji
    
Seere    

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


SAM'S POV
 

Jace era una di quelle persone sicure del proprio essere.
Per un attimo cercai di chiedermi se per caso si fosse mai accorta di quanto la sua personalità fosse fredda ed inconsistente, era così bianca, il bianco è un colore spaventoso, se colore lo si può definire.
Aprii una porticina rossa:
-Entra- mi disse senza un minimo cenno di premura. Non c'era tentativo di rassicurarmi da parte sua e io non potevo che assecondarla dopotutto non le avevo chiesto niente e niente volevo da lei. Entrai, era una stanza piena di ragazze, entrandovi sembrava di entrare in un canile, persone che scorrazzavano ovunque senza la minima speranza di essere notate, tutte diverse eppure tutte unite; cercai di dirigermi di più verso le acqua e sapone piuttosto che verso quelle estroverse:
-Ciao- una tra le ragazze più nerd che io avessi mai visto mi aveva appena rivolto la parola
-Sono Katherine, per gli amici Kate, tu come ti chiami? Sei nuova?- detestavo quando la gente mi diceva il suo nome e poi aggiungeva il diminutivo dicendo "per gli amici" non sapevo mai se potevo permettermi di chiamarle con il soprannome o rimanere al mio posto e denominarle col nome intero
-Sono arrivata ieri sera- non le sorrisi, non ne avevo la forza
-Sei una novellina allora, non ti preoccupare qui non è così male come sembra- io le sorrisi rispondendo al suo entusiasmo anche se in me aleggiava la solita domanda del "Ma chi ti ha chiesto qualcosa?", in realtà apprezzavo Kate per essermi venuta a parlare, era una delle poche persone che avevano cercato di integrarmi e di farmi coraggio da quando ero lì dentro e non potevo che essergliene grata:
-Chi sei?-
-Sam-
-Bel nome! Io ho un cuginetto che si chiama Sam, anche se il suo vero nome è Samuel, tu..?-
-Samantha- la tolsi dall'imbarazzo di dovermi chiedere quale fosse il mio vero nome, era curiosa ma non voleva essere invadente
-E' comunque un bel nome, perché sei qui Sam?-
-Bella domanda- sospirai sedendomi sulla prima sedia che trovavo
-Lo scoprirai, io ho tentanto il suicidio- la guardai, sembrava serena, non capii come una persona potesse parlare di una cosa così intima e delicata con una persona che non conosceva per niente con così tanta tranquillità. Non seppi cosa rispondere ma lei lo fece al posto mio:
-Ti ha portato qui la donna ghiaccio?- chiese ridacchiando
-E' così che la chiamate?-
-Come avresti intenzione di chiamarla?!-
-No hai ragione è che io..-
-Ti abituerai alla vita qui- mi disse sedendosi davanti a me; aveva gli occhi scuri, incorniciati da un paio di occhiali plastificati rosa fluo, i capelli chiari raccolti in una coda, le guance arrossate ricoperte dalle lentiggini e un apparecchio ai denti:
-Come si può abituarsi ad una vita qui quando la vita è fuori?!- scrollai la testa sicura della mia affermazione
-Be...così può parlare solamente una persona che ha lasciato qualcuno di importante- Kate stava assumendo un atteggiamento strano, mi chiesi se le persone che vivevano lì, col tempo assumessero un inevitabile approccio da psicologo
-La mia famiglia, i miei amici e...- bloccai la frase a metà
-E?- la sua curiosità la stava uccidendo
-E il mio ragazzo- tagliai corto estraendo un fazzoletto, non stavo piangendo ma volevo essere sicura di essere pronta a tutto
-Ti manca tanto?-
-Più di qualsiasi altra cosa-
-E come si chiama?-
Immaginai nella mia mente il suo viso sorridente mentre pronunciavo ogni singola lettera con un enfasi che non avevo mai avuto:
-Harry-
 

HARRY'S POV
 

Mi ero svegliato presto, il freddo e la posizione mi avevano indolenzito troppo, tanto da rendermi difficile alzarmi da terra:
-Liam- borbottai sotto sforzo
Lui mugolò un qualcosa di insensato in risposta:
-Liam svegliati- lo richiamai urgentemente ma questa volta non mi degnò neanche di un sospiro. Lo colpii violentemente ad una spalla e lui si alzò di colpo:
-Che cazz....- urlò coprendosi la testa
-Buongiorno principessa- gli dissi ridendo e prendendolo in giro
-Harry tu finirai molto male un giorno ricordatelo, molto male- io ridacchiai e senza perdere tempo, incominciai ad ideare un piano per liberare Sam.
Discussi di tutti i dettagli con Liam fino a pomeriggio inoltrato:
-Hai fame?- mi chiese Liam estraendo il portafogli
-No tranquillo...ho lo stomaco chiuso-
-Se ce l'hai chiuso come ieri sera possiamo stare tranquilli!- ignorai il suo sarcasmo per concentrarmi di più sulla mia missione, in quel momento era l'unica cosa a cui riuscivo a pensare e l'unica ragione per cui ancora sopportavo le circostanze.
 

SAM'S POV


A pranzo Kate non c'era, poco male, avrei pranzato da sola, forse in fondo era meglio così. Mi sedetti come sempre nel tavolo più lontano da tutti, come facevo a scuola, come avevo sempre fatto. Improvvisamente davanti a me si sedette la ragazza della mia stessa stanza:
-Ciao scricciolo- mi disse sogghignando mentre anche la sua schiera di amiche si sedeva accanto a lei. Io strinsi un pugno appena sotto il tavolo tendendo la mascella:
-Aysha- sibilai il suo nome, ricordandomi di quando Stephan l'aveva pronunciato per primo
-Non ti conviene litigare con me Sam- mi fissò seriamente, come se stesse cercando di intimidirmi -Non ti conviene proprio-
-Immagino- mi morsi la lingua mentre le amiche di Aysha mi guardavano scandalizzate e forse anche un po' intimidite da quello che la loro complice poteva fare
-Qui è come una gerarchia sai? Hai presente una piramide? Bene sappi che tu non fai nemmeno parte di questa piramide- mi disse ridacchiando
-Me ne farò una ragione- dissi infilzando con la forchetta la foglia di insalata che rimaneva nel mio piatto
-Oh ci sono molte cose per cui dovrai farti una ragione tesoro...- non capii la sua osservazione e tornai a guardarla senza capire, lei sembrò divertita dalla mie reazione
-Fossi in te farei qualche domandina in più al tuo ragazzo-
Digrignai i denti, il solo fatto che parlasse di Harry mi dava fastidio:
-Sai che è stato con almeno mezz' istituto?- continuò lei -Non lo sai? Povera piccola...ma non sai proprio niente di lui!-
Trattenni una piccola lacrima scuotendo la testa, lei interpretò il mio gesto come un no e riprese a parlare:
-Allora non sai nemmeno di Amber....- la guardai ancora una volta senza capire, Amber? Chi era Amber? -La sua ragazza...- Aysha sembrò voler rispondere alle mie domande -O almeno era la sua ragazza, oh lui né era tanto innamorato, anche lei era tanto innamorata di lui, non ho mai visto Styles così invaghito di una ragazza, sembrava davvero cambiato, sembrava che avesse cambiato strada, sembrava che da cattivo ragazzo si fosse trasformato nel marito perfetto-
Io continuai ad ascoltare le parole di Aysha senza provare niente, non sapevo cosa provare né se provarlo:
-C-che è successo ad Amber?- balbettai io
-E' morta- rispose lei e in un attimo il mio cuore mancò un battito, pensai ad Harry, a quanto avesse sofferto e a quanto io fossi stupida
-Lei...come ha fatto a...-
-Di malattia, ed Harry le è stato vicino tutto il tempo, fino alla morte e le ha fatto una promessa, quella che non si sarebbe più innamorato di nessuno, che le sarebbe rimasto sempre fedele e invece guarda un po'....ti sei innamorata di un uomo falso Sam, il più falso che si possa incontrare, lo sai cosa vuole da te? Una cosa sola, una solamente...-
-Basta! Smettila!- mi alzai e corsi via mentre tutte le altre ragazze mi guardavano, Aysha prese a ridere insieme alle altre:
-La verità è dura tesoro ma in qualche modo bisogna accettarla- la sentii urlare mentre lasciavo il corridoio.
Presi a correre come non avevo mai fatto, andai a sbattere contro tantissime persone di cui ignoravo l'identità, non mi importava in quel momento.
Qualcuno arrestò la mia corsa bloccandomi per le spalle, due occhi grigi e altrettanto profondi si puntarono nei miei:
-Sam che è successo?!- La voce calda di Stephan mi avvolse senza però riuscire a calmarmi, dietro di lui spuntò Jace, perfetto! Una delle ultime persone che avrei voluto vedere:
-Step ma che succede?- chiese con quella sua detestabile vocina da tonta
Io mi divincolai dalla presa di Stephan dirigendomi verso la mia camera:
-Sam aspetta!-
Entrai nella mia stanza sbattendo la porta, mi fiondai in bagno, cercai nuovamente la lametta che il giorno prima mi aveva decisamente salvato da una crisi nervosa che sarebbe potuta sfociare in qualcosa di terribile, ma non la trovai, la cercai disperatamente ma non c'era:
-Cazzo!- urlai crollando sul tappeto e prendendomi il viso fra le mani, ripensai alla sofferenza di Harry, a tutte le volte in cui io da stupida non lo avevo capito l'avevo deriso o sopravvalutato, pensavo di aver sofferto davvero, in realtà non era così, la vera sofferenza era un'altra, mi ritenevo inutile, anzi quasi fastidiosa per il pianeta, l'unica cosa che volevo in quel momento era sparire, senza lasciare traccia.
 

HARRY'S POV


Infilai la mia felpa nera facendola scorrere lentamente sulla pelle, ricoprii i miei ricci con il cappuccio e recuperai una graffetta, unico strumento che mi avrebbe aiutato quella sera:
-Sicuro che non vuoi che io venga con te?- Liam mi porse gli stivaletti neri che io afferrai senza guardarlo:
-Hai già fatto abbastanza per noi Liam...non voglio che ti succeda qualcosa per colpa mia- accennai ad un piccolo sorriso rassicurante appoggiandogli una mano sulla spalla -Andrà tutto bene!-
In quel momento sentimmo arrivare qualcuno e ci nascondemmo dietro al muro, spuntò un signore abbastanza anziano e non troppo magro, Liam estrasse un fazzolettino bianco:
-Che fai?- chiesi. Lui mi fece l'occhiolino, aspettò che l'uomo aprisse la porta con l'apposito tesserino e poi gli saltò dietro bloccandolo per le spalle, l'uomo non ebbe neanche il tempo di urlare, Liam gli pose il fazzoletto davanti alla bocca e pochi secondi dopo l'uomo stramazzò a terra lasciando Liam soddisfatto e me senza parole. Liam mi porse il tesserino, io incominciai a ridere piano senza riuscire a fermarmi:
-Cloroformio...-
-Te l'ho mai detto che adoro la chimica?- mi rispose lui aprendomi la porta
-Ti adoro!- dissi io battendogli un cinque e entrando dalla porta
Aspettai nel buio vicino ad un armadio che fossero circa le undici prima di sgusciare fuori, mi diressi nel cuore de collegio, non avevo la minima idea di dove potesse essere Sam e di sicuro non potevo entrare in tutte le stanze per trovarla. Notai su una scrivania il registro con i nomi di tutti i "detenuti" e mi ci fiondai. Il nome di Sam risuonò nella mia mente di una musica deliziosa, la rivolevo indietro, la rivolevo con me e una volta trovata non avrei mai più permesso a nessuno di portarmela via.

 
HI EVERYONE!
come vi è sembrato il capitolo?
ce la faranno Harry e Liam a riportarla fuori da quell'istituto?
secondo voi cambierà qualcosa tra Harry e Sam dopo la storia di Amber e la sua vecchia promessa?

altra curiosità.. voi come ve la immaginate Sam da punto di vista estetico? :)


ASPETTO LE VOSTRE RECENSIONI!

il prossimo aggiornamento sarà Lunedi perchè vado via
Bacii
Seere
 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


HARRY'S POV


Feci scorrere il dito lungo tutti i nomi scritti sotto la lettera T, lo trovai quasi subito, Tomlinson Samantha. Soffocai un'imprecazione quando di fianco al suo nome, con un asterisco era scritto in una calligrafia quasi illegibile terapia intensiva.
Sam non aveva bisogno di tutto questo, rilessi il numero della stanza, 15-720, richiusi il registro cercando di posizionarlo esattamente come lo avevo trovato, mi incamminai silenziosamente per i corridoi e cercai di respirare col naso per fare meno rumore, notai immediatamente l'estrema somiglianza di quel luogo con un ospedale. Su una colonna posta ad ogni corridoio c'erano le indicazioni per raggiungere tutte le stanze, non volendo accendere la torcia, mi limitai ad illuminarle con la poca luce del mio telefono, in giro non c'era assolutamente nessuno, cosa che mi stupì abbastanza, ma non ci rimuginai troppo anche perchè per me sarebbe stato tutto più facile.
Sentii delle voci, cercai di non farmi prendere dal panico. Salii su un armadio posto dietro ad una colonna e attesi, sotto di me cominciarono a delinearsi due figure femminili che conoscevo fin troppo bene, non avevo bisogno della luce, percepivo e riconoscevo le loro voci:
-Non so se voglio farlo Aysha...- balbettò la prima ragazza, spaventata
-Smettila Jamie... quella stronzetta imparerà cosa succede a mettersi contro di me-
-Ma se la uccidi?! Potresti farlo davvero!-
La ragazza si fermò per un attimo a pensare a cosa rispondere:
-Sarà tanto di guadagnato...- la ragazza estrasse da una tasca una bomboletta spray e dei fiammiferi, dopodiché si diresse in una direzione ben precisa, seguita dalla sua complice, spaventata, e poco convinta delle sue azioni. Di certo la ragazza di cui parlavano era in pericolo, avrei pensato anche a lei, ma prima di tutti dovevo pensare a Sam. 
Scesi cautamente dall'armadio e mi avviai dalla parte opposta delle due ragazze cercando di non farmi scoprire.
 

SAM'S POV
 

Anche quella sera rigettai tutto quello che avevo mangiato, non avevo fame o se ne avevo non volevo mangiare, non c'era un motivo preciso, pensai che fossero tanti motivi messi insieme. Mi misi a letto cercando di non pensare a niente, ma venni bruscamente svegliata da Aysha e da una sua amica, Jamie, lei era molto forte, mi bloccò le braccia dietro alla schiena spingendomi in bagno mentre io mi dimenavo con tutte le mie forze. Chiusero la porta a chiave bloccandomi dentro:
-Fatemi uscire!- urlai io cercando di farmi sentire
-Oh...guarda Jamie...abbiamo un topolino in gabbia...spiacente tesoro, ti sei messa contro la persona sbagliata-
-Aysha fammi uscire! Prima o poi mi troveranno e dovranno farmi uscire!-
-O faranno uscire quello che rimane di te- rispose lei ridendo
-C...cosa?-
-Non soffri il caldo, vero tesoro? No perché qui la temperatura comincerà ad alzarsi di parecchio, molto presto- detto così, se ne andò ridendo.
Sentii che trafficava nella stanza adiacente ma non riuscivo a capire cosa stesse facendo:
-Aysha??!! Fammi uscire!-
Nessuna risposta dall'esterno, nessun accenno di vita, qualche secondo dopo, incominciai a sentire uno strano odore di bruciato:
-Oh cazzo...- cominciai ad agitarmi e a piangere allo stesso momento, in una frazione di secondo capii quello che Aysha aveva fatto, ma non riuscivo a ragionare razionalmente, incominciai solamente ad urlare:
-Aiuto! Vi prego aiutatemi! Fatemi uscire!- picchiai violentemente contro la porta con tutta la voce che avevo in corpo ma senza risultato.
Nessuno poteva sentirmi, ma non mi diedi per vinta.
Il fumo penetrò leggermente da sotto la fessura della porta facendomi tossire, continuai a picchiare urlando disperatamente mentre il calore invadeva tutta la stanza, continuavo a tossire mentre la mia voce si faceva sempre più roca.
Improvvisamente, sentii la sua voce, quella che risuonava dentro di me, come il canto di mille angeli:
-Sam!- urlò -Sam continua a parlare! Mi hai sentito?! Continua a parlare!-
Mi ripresi istantaneamente:
-Harry!- mi rialzai appoggiandomi alla porta -Harry sono qui! Sono nel bagno!-

Una spallata violenta colpì la porta a cui ero appoggiata senza sfondarla, caddi all'indietro, il fumo aveva ormai invaso tutti i miei sensi, sentivo ancora la voce di Harry urlare, ma sempre più ovattata, senza un suono ben definito. Cominciai a sbattere ritmicamente le palpebre mentre tutto intorno a me si offuscava come avvolto da tanta nebbia perdendo tutta la sua naturale nitidezza. 
Chiusi gli occhi definitivamente, in un attimo, come in un sogno, il mio mondo diventò buio, mentre una lacrima iniziò a solcare il mio viso.

HARRY'S POV


L'avevo trovata, l'avevo sentita urlare, ero dall'altra parte del collegio, eppure le sue grida rieccheggiarono forti e chiare nella mia mente, le riconobbi subito. Spinto dalla paura incominciai a correre, caddi un paio di volte senza far caso al dolore, anzi probabilmente non mi accorsi nemmeno di cadere. Vidi una porta, una porta dalla quale usciva del fumo, lessi il cartellino appeso sopra lo stipite e mi sentii morire: "15-720" la stanza di Sam.
Sfondai la porta principale con un calcio, il fumo e il calore mi tolsero il fiato, non sentivo più le urla di Sam e per un attimo la mia mente pensò al peggio:
-Sam! Continua a parlare! Mi hai sentito?! Continua a parlare!- incominciai a gridare sperando in una sua risposta. Il mio cuore si riempì di speranza quando sentii le sue indicazioni accompagnate dal suono del mio nome. Seguendo le grida arrivai ad una porta, cominciai a prenderla a spallate, ma era chiusa a chiave, girai la testa dietro di me, il fuoco appiccato al letto stava prendendo velocemente piede nella stanza, dovevo tirarla fuori subito. Non sentii più niente dall'ambiente dietro alla porta, richiamai il suo nome con urgenza ma non ricevetti nessuna risposta, incominciai a tossire, mi passai il dorso della mano sulla fronte imperlata dal sudore, ripresi a sbattere violentemente contro la porta, non sentivo il dolore in quel momento, non provavo niente se non un'infinita paura, quella di perdere Sam.
Quasi miracolosamente la porta ricadde evitando di un millimetro il corpo di Sam, sporco dalla cenere e dal fumo, steso a terra.
Sperai che fosse solamente priva di sensi, non era così che avrei voluto rivederla.
Mi gettai su di lei urlando il suo nome:
-No...no! Ti prego Sam resta con me, resta con me!- le gridai prendendola fra le mie braccia, la strinsi forte al mio petto facendo in modo che la sua testa ricadesse sulla mia spalla, la sollevai senza troppa fatica stringendola ancora di più a me. Mi precipitai fuori dalla stanza, strappai un lembo del mio maglione per posarlo sulla bocca semiaperta di Sam, gli occhi mi bruciavano e lacrimavano terribilmente, il fumo mi aveva invaso i polmoni facendomi girare la testa, ma non m'importava, dovevo portare Sam fuori di lì e al più presto. Incominciai a correre gettandomi fuori dalla stanza, passando vicino ad un allarme antincendio ci piantai un pungo violento, azionandolo. L'intero collegio si riempì del suono disperato della sirena, ricominciai a correre, mentre la gente stava già scappando fuori dalle proprie stanze. Io stavo uscendo dalla porta per il personale da cui ero entrato, Liam mi guardò spaventato senza riuscire a parlare, io mi gettai con Sam su un prato poco distante, sotto un albero, con il fiatone, il cranio quasi mi scoppiava dal dolore, appoggiai un orecchio sul petto di Sam e un dito sul suo polso...

Era ancora viva... L'aveva fatto, era rimasta con me.
Spinto forse dalla gioia o dal malessere, diedi due forti colpi di tosse e mi accasciai al suolo, di fianco a lei, mentre la sua mano era ancora stretta nella mia.


 
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come promesso, ecco qui il capitolo!Emoji
spero vi sia piaciuto, aspetto vostri commenti!Emoji
il prossimo credo di pubblicarlo verso mercoledi o giovedi massimo.Emoji
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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


HARRY'S POV


Mi risvegliai lentamente, sbattendo­­ leggermente le palpebre. La luce mi dava fastidio perforando le mie iridi, ci misi un po' a distinguere nuovamente tutti i colori e le forme che mi circondavano, riconob­­bi il viso sfuocato di Niall:
-Ehi ti sei svegliato finalmente!- mi disse con il suo entusiasmo contagioso
Mi appoggiai una mano sulla testa che mi faceva ancora terribilmente male:
-D...dove sono?- balbettai cercando di mettermi a sedere
-A Manchester, Liam vi ha portato qui per essere più lontano da Londra, almeno non vi possono rintracciare-
-Manchester? Liam?....- incomincia­­i a mettere a punto alcune informazioni finché non mi ricordai improvvisamente di quella più importante:
-Dov'è Sam?!- tesi la mascella preoccupato mentre afferravo violentemente il polso di Niall
-Ehi ehi stai calmo! E' ricoverata in un'altra stanza...-
-Dimmi dov'è quella stanza...ora!-
-Non lo so nemmeno io Harry, Liam è con lei, io sono venuto non appena mi ha chiamato e....-
-Dannazione!-

Mi alzai improvvisamente dal letto trascinando con me l'albero della flebo che cadde, il vetro andando in frantumi mi ferì leggermente ma non ci prestai troppa attenzione. Un infermiere entrò improvvisamente nella stanza spingendomi per le spalle:
-Ma che fa?! Stia seduto! Cosa le viene in mente!- mi disse rispingendomi sul letto
-Harry cerca di calmarti- mi diceva Niall preoccupato
-Io non voglio calmarmi! Io voglio sapere dov'è Sam!- risposi alzando la voce mentre l'infermiere cercava di capire.
Niall tentò di spiegargli intanto che si assicurava che io non cercassi di alzarmi di nuovo:
-Vede...qui da voi dovrebbe essere ricoverata una ragazza, Tomlinson Samantha, è la sua ragazza e vorrebbe sapere come sta-
-Mi dispiace ma non possiamo dare informazioni private riguardo ai pazienti- rispose l'infermiere con quell'aria di assoluta potenza che noi non potevamo avere in quelle circostanze, si sentiva superiore e voleva dimostrarlo, peccato che io ero molto più persistente e testardo di lui:
-Che significa?! Voglio solo sapere come sta!- ero adirato, se non fossi stato legato ad una flebo probabilmente gli sarei saltato addosso e avrei fatto un ritocchino a quella fottuta faccia da "so tutto io" 
-Io le ripeto che non sono autorizzato a riferire informazioni private degli altri pazienti-
-E io le ripeto che se non mi dice come sta Sam, le informazioni le cercherò io...a modo mio!- mi misi a sedere puntando il mio sguardo minaccioso nel suo
-V...va bene..vedrò cosa posso fare- rispose lui indietreggiando e uscendo velocemente dalla stanza.
Mi ristesi nuovamente appoggiando la schiena al cuscino:
-Sei abituato ad intimidire le persone?- mi chiese Niall sedendosi su una seggiola accanto al letto
-Solo il martedì...e negli ospedali- risposi per scherzare, Niall rise sistemandosi meglio sulla seggiola
-I genitori di Sam ti uccideranno...-
-Per cosa, per aver salvato la figlia da un incendio?-
-Per averla rapita....sei perseguibile per questo...se ti beccano e ti denunciano Harry...-
-A me importa solamente il fatto che Sam sia al sicuro- bloccai Niall a metà frase alzandomi leggermente dallo schienale -Tutto il resto non conta...-
 Niall ci pensò un po' su manipolandosi le mani e guardandosi le scarpe:
-Quello che non riesco a capire è perché solo la stanza di Sam ha preso fuoco...e perché c'era solamente lei all'interno-
-E' stata Aysha- sibilai pieno di rabbia
-Chi?-
-Una mia ex- spiegai meglio mentre immaginavo tutte le cose peggiori su di lei
-E voleva farla pagare a Sam? Saranno passati secoli!-
-No...c'è molto di più- mi misi a sedere, Niall mi incitò con gli occhi a spiegargli meglio e io cercai di accontentarlo:
-Ho mollato Aysha per Amber- incominciai a parlare mentre Niall mi osservava -E a lei non è mai andata giù, io ho cercato più volte di spiegarle che il mio rapporto con lei non era mai stato un rapporto...come posso spiegare...-
-Affettivo- provò Niall
-Sì..-
-Eravate tipo scopamici...- conclus­­e lui, mi faceva ridere il modo in cui lo disse
-Sì insomma...io non mi ero mai veramente innamorato di Aysha, invece con Amber era tutto diverso, per lei provavo qualcosa che non avevo mai sentito per nessun'altra, penso sia stata la prima vera volta in cui io mi sia mai innamorato, io l'amavo davvero e quando....- mi bloccai mentre le parole mi morivano in bocca, ripresi fiato, feci un sospiro prima di continuare -Quando è morta, Aysha che non si è mai fatta una ragione del fatto che io l'avessi lasciata, è tornata da me, dicendomi che le mancavo e che voleva tornare con me, ma io l'ho respinta, stavo soffrendo e la sua insensibilità mi uccideva ancora di più, io amavo Amber e le avevo anche fatto una promessa...-
-Promessa che ora non vale più-
-Già....-
-Dunque Aysha è ancora arrabbiata con te-
-Non la passerà liscia Niall...pagherà per quello che ha fatto a Sam, lo giuro,fosse l'ultima cosa che faccio lei pagherà- strinsi un pungo ai lati del letto e strinsi nell'altro le lenzuola candide dell'ospedale.
Lo pensavo veramente, appena uscito da lì, Aysha me l'avrebbe pagata cara.


SAM'S POV


Il bip leggero e costante delle macchine mediche mi riempivano le orecchie tramutandoli in una nuova sicurezza.
Quando aprii gli occhi, mi sentii pulita, leggera per un attimo pensai di essere morta, provai ad alzarmi:
-Ehi ehi calma terremoto!- una mano grande mi respinse giù nel letto piegandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Terremoto? Solo una persona mi chiamava così, quando ero più piccola:
-L...Liam- balbettai cercando una conferma alla mia ipotesi
-Ciao piccola- mi ripose lui sorridendo
-Che ci fai qui?!-
-Oh niente...ero obbligato da un ragazzo innamorato che mi ha fatto dormire al freddo come un barbone fuori dal tuo collegio- rispose ridacchiando
-Cos'è successo?-
-Non ti ricordi niente Sam?-
-Solo degli spezzoni...-
-La tua camera ha preso fuoco, rischiavi seriamente di morire se Harry non ti avesse salvato-
-Harry?- non potevo vedere ma ero sicura, i miei occhi brillavano, mi succedeva sempre a sentir parlare di lui
-Sì-
-Dov'è adesso?-
-Tu sei svenuta, lui ti ha portato fuori dall'edificio, alla fine probabilmente per il fumo e per lo sforzo...-
-Che gli è successo?!- appoggiai­­ il mio peso sui palmi aperti preoccupata
-E' svenuto pure lui....siete rimasti privi di sensi per tre giorni-
-Tre giorni?!-
-Mm mm- mugolò Liam in risposta
Io mi guardai attorno spaurita:
-Dove siamo?-
-In un ospedale di Manchester, ho voluto portarvi qui per non farvi rintracciare-
-Rintracciare?-
-Harry voleva farti uscire e alla fine l'ha fatto, ma adesso è perseguibile per legge, per sequestro di persona-
-Non credo proprio...non lo permetterò mai- dissi io fissando il mio pugno chiuso -Portami da lui!- gli ordinai, ma Liam scosse la testa:
-Non ho la più pallida idea di dove sia...c'è Niall con lui-
-Ok allora vado a cercarlo- feci per alzarmi, ma Liam mi bloccò
-Non fare la scema Sam...sei attaccata ad una flebo, ti feriresti se provassi ad alzarti-
-Non mi interessa- puntai le miei iridi nelle sue
-Stai calma...ti prometto che rivedrai Harry il prima possibile-
Io incominciai leggermente a piangere e a singhiozzare, Liam mi attirò a sé accarezzandomi i capelli:
-La mia piccola Sam...- sussurrò ad un orecchio
-Voglio andare da lui- sussurrai afferrando il lembo destro della sua maglietta
-Ci andrai....te lo prometto Sam, ci andrai-


HARRY'S POV


-Vado a prenderti qualcosa da mangiare- mi disse Niall alzandosi dalla sedia
-Non ho fame- risposi di malavoglia
-Vuol dire che mangerò anche la tua parte- rispose lui sorridente prima di uscire dalla stanza
Io incrociai le braccia sistemandomi meglio sul letto, subito dopo entrò l'infermiere, dovevo averlo intimorito parecchio perché mi chiese addirittura il permesso per entrare; quando gli feci cenno che poteva parlare, lui incominciò a farlo mentre io cercavo di nascondere la mia impazienza prominente. Non volevo dargli l'impressione che io stessi pendendo dalle sue labbra anche se in effetti era così:
-La paziente soggetta deve essere nell'ala opposta alla sua,nell'ala sud-
-Molto bene...come ci arrivo?-
-Be potrei accompagnarla personalmente se mi permette di...-
-Senti come ti chiami?- la storia dell'infermiere intimidito cominciava a seccarmi
-Patrick-
-Senti Patrick una volta mi davi del tu, perché non torni a farlo?!- gli sorrisi per incoraggiarlo
-Oh..davvero?-
-Sì! Dopotutto non sembri molto più grande di me, quanti anni hai?-
-Venticinque-
-Io diciannove, quasi venti-
Lui mi sorrise, i suoi muscoli facciali si distesero osando rilassarsi per un po', lo vedevo molto contento del cambiamento del mio atteggiamento verso di lui:
-Mi accompagni?- chiesi sorridendo
-Certo, con molto piacere- prima di farmi alzare tolse il tubicino della flebo lasciando però nel braccio l'ago:
-Fa male? -mi chiese
-Se anche lo facesse non lo sentirei comunque- risposi ridendo, ero eccitato e allo stesso tempo preoccupato di rivedere Sam, davanti a lei avrei dovuto mantenere la calma, dovevo sembrare forte per lei e tutte le mie insicurezze andavano via via affievolendosi, una dopo l'altra.
Quando mi alzai, notai che avevo dei pantaloncini blu fino al ginocchio e una maglietta bianca, non volli nemmeno sapere chi me li avesse messi per non rimanere traumatizzato e non immaginarmi la scena.
Io e Patrick camminammo per un po'; se non fosse stato per le leggere ferite che avevo sulle braccia e sul collo non si sarebbe visto che ero un paziente.
Quell' osped­­ale sembrava un labirinto e mi stupiva la disinvoltura con cui Patrick ci si muoveva:
-E' qui- disse fermandosi davanti ad una porta bianca come tutte le altre
Cominciai a respirare affannosamente e a sudare:
-Grazie- gli dissi, lui mi sorrise e se ne andò come se non fosse mai apparso
Feci un respiro profondo prima di entrare e poi abbassai la maniglia, nella stanza illuminata c'era un solo letto e su quel letto la ragazza addormentata più bella che io avessi mai visto, Sam dormiva serenamente con un leggero sorriso delineato dalle sue labbra chiare, i capelli sparsi sul cuscino, una mano abbandonata all'indietro al lato della sua testa, con la punta delle dita che sfioravano la guancia, il respiro calmo, regolare, etern­­o...
Ai lati del letto c'erano dei comodini e su di essi due vasi con dei fiori, girasoli:
-Sono il suo fiore preferito- una voce dietro di me mi fece sussultare
Mi voltai e Liam mi sorrideva sulla porta:
-Mi hai spaventato- risposi piano sorridendogli
-Mi dispiace...come ti senti?-
Io tornai a guardare il letto di Sam:
-Molto meglio-
-Lei sta bene Harry- rispose venendo vicino a me -Sta bene al contrario di quanto si possa pensare, la dimetteranno presto-
Io tirai un sospiro di sollievo e mi misi a sorridere senza riuscire a smettere:
-Penso che andrò ad aiutare Niall- mi disse facendomi l'occhiolino
Io mi morsi leggermente il labbro inferiore prima di guardarlo andare via, una volta che la porta fu di nuovo chiusa mi avvicinai al letto di Sam che dormiva ancora, serena, come una bambina.
Sfiorai leggermente la sua mano e quel piccolo tocco mi fece rabbrividire, mi chinai leggermente e le baciai la fronte, il mio primo contatto con lei, dopo tutto quello che era successo.
Mi sedetti al limite del letto, cercando di non fare rumore, le accarezzavo i capelli:
-Chissà quando ti sveglierai...- incomi­­nciai a sussurrarle sorridendo -Da una parte vorrei che tu non lo facessi mai perché sei così bella quando dormi dall'altro, non vedo l'ora che tu lo faccia- sospirai prima di continuare -Mi sei mancata così tanto Sam...pensavo di averti perso per sempre...un'altra volta- risposi abbassando la testa -Non mi sarei mai perdonato il fatto di non averti detto un'ultima volta che ti amo...-
Mi alzai dal letto e mi diressi lentamente verso il muro opposto, ci appoggiai un braccio piegato e poi la fronte, chiudendo gli occhi:
-Harry...- sentii sussurrare leggermente dietro di me, mi voltai di scatto verso il letto, Sam si era messa a sedere e si stropicciava gli occhi, poi si piegò una ciocca di capelli dietro all'orecchio e vedendomi incominciò a sorridere come non aveva mai fatto prima di allora. Non so se il mio corpo si mosse in seguito ad un istinto più o meno volontario, so che in una frazione di secondo ero già fra le sue braccia mentre entrambi singhiozzavamo come due bambini, cosa che non ho mai fatto, anche se mi ero ripromesso di essere forte.
Presi il suo viso fra le mani avvicinandolo al mio, lei mi gettò le braccia al collo avvicinandomi a sé.
Finii per stendermi sopra di Sam mentre lei stessa si lasciava andare ricadendo all'indietro sul letto:
-Sei qui...- mi sussurrò fra un bacio e l'altro
-Sì sono qui...e non ti lascio più, mai più...- feci scorrere le mani dietro alla sua schiena rialzandola verso di me mentre lei si aggrappava alla mia maglietta; sentivo che incominciava a tremare, ignoravo il motivo e volevo solo che smettesse:
-Shh...ci sono io adesso- le sussurrai ad un orecchio prima di raggiungere il suo collo con la bocca; lei non mi rispose, cercò la mia fronte per appoggiarla alla sua, avvolse un mio ricciolo attorno al suo dito:
-Ti diverti?- le chiesi sorridendo
-Da morire- rispose ridacchiando e tirando leggermente quella ciocca di capelli
Le baciai il labbro inferiore prima di sedermi accanto a lei. La guardai senza dire niente, lasciai parlare le mie mani, percorsi con un dito l'intera lunghezza di una ferita che aveva sullo zigomo, poi ci appoggiai delicatamente le labbra scendendo lentamente fino al mento e risalendo fino alle labbra:
-Sei venuto a prendermi- mi disse lei sorridendo
-Come ti avevo promesso- le risposi intrecciando le mie dita con le sue
-Potevi farti male sul serio Harry....-
-Oppure avrei potuto perdere te, che differenza c'era?-
Lei abbassò la testa leggermente:
-Per la seconda volta?- concluse tornando a fissarmi.
Io impallidii per qualche secondo, mi alzai dal letto staccandomi da lei, con una faccia fin troppo spaventata:
-Cosa?!- non sarei comunque stato in grado di dire niente di più sensato
-Tranquillo...non voglio che me lo racconti- mi disse lei seria
-Perché pensi che non lo farei?-
-Non mi diresti tutto-
-Perchè?!-
-Perché non ne hai la forza- concluse lei
Io rimasi zitto, dentro di me ero sicuro che avesse ragione:
-Sam...io...-
-Non penso che tu sia falso Harry- mi bloccò lei, io la guardai stranito, meravigliat­­o, confuso e chi più ne ha più ne metta
-Anche se ho mancato una promessa?-
-Sei ancora in tempo per mantenerla- mi disse lei abbassando lo sguardo, io mi misi a sorridere, divertito da quelle parole:
-Ti sbagli- le dissi riavvicinandomi a lei -Ormai non posso più tirarmi indietro- le risposi appoggiando una mano al lato del suo viso mentre lei a sua volta appoggiava la sua sulla mia:
-Io mi voglio abbandonare a te-
-Rischi di cadere-
-Vuol dire che cadremo insieme-
 
 
     
HI EVERYONE!
scusate il ritardo! ho avuto da fare in questa settimana.. Emoji
spero comunque il capitolo vi sia piaciuto!Emoji
aspetto vostri commenti sulla storia!
AGGIORNO A 5 RECENSIONI Emoji     
 
Seere

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


SAM'S POV


Rivedere Harry aveva comportato il provare una delle più grandi emozioni della mia vita, feci quasi fatica a capacitarmi del fatto che mi era mancato più di chiunque altro:
-Cosa faremo adesso?- gli chiesi staccandomi da lui e accarezzandogli il viso, lui mi sorrise prendendo la stessa mano che lo stava accarezzando e portandosela al cuore disse:
-Possiamo fare quello che ci pare- mi disse con una tranquillità impossibilitata dalle circostanze
-Il collegio mi manderà a cercare...diranno alla mia famiglia che non sono più lì...mi faranno cercare e se ci trovano tu...- non riuscii a finire la frase, non volevo pensare a quello che stavo per dire
-Ehi- Harry mi prese per il mento voltandomi verso di lui -Non potranno farmi niente d'accordo?- io intrecciai le mie dita con le sue, poco convinta di quelle parole, insicura come non lo ero mai stata -Andrà tutto bene- le fossette campeggiarono sul suo viso dotato di un sorriso troppo raro, quasi estraneo al genere umano :
-Come fai ad esserne sicuro?-
-Io, te e nessun'altro- mi disse sorridendo -Non abbiamo bisogno di niente, staremo bene- sembrava davvero contento di quello che stava dicendo
-E i miei fratelli?- chiesi con un accenno di imbarazzo, non volevo smorzare il suo entusiasmo ma era necessario
-Potrai rivedere anche loro, sono in contatto con tuo fratello-
-Louis...- sussurrai io, mi sembrò quasi strano tornare a pronunciare quel nome, il nome di mio fratello, il suo nome, le parole mi morirono in bocca mentre un sentimento forse troppo represso mi annodava la gola in una morsa quasi mortale:
-Harry voglio vederlo- lo supplicai afferrando la sua maglietta stringendola in un pugno che traduceva la forza della disperazione:
-Dobbiamo organizzarci- rispose lui
-In che senso?-
-I tuoi non ti devono scoprire Sam, non possiamo mandare a puttane tutto...- mi rispose lui alzandosi dal letto pensieroso
-Harry...- lo richiamai con urgenza sperando che mi ascoltasse, lo avrebbe fatto ne ero certa ma il suo atteggiamento dimostrava che era visibilmente nervoso e preoccupato dalla situazione; si voltò verso di me alle strette dell'immaginazione:
-Ti prego...- gli chiesi tremando
Il suo guardo ricadde verso le mie mani, il cuore si bloccò per qualche secondo mentre il sangue si congelava lentamente nelle mie vene fino a renderlo un materiale solido, estraneo e inadatto al mio corpo. Tentai di nasconderle sotto le coperte o dietro alla schiena, ma ormai non c'era più niente da fare, non era stupido, aveva notato tutto:
-Sam?- sembrò ferito, addolorato, arrabbiato con sé stesso e non riuscivo a perdonarmi il fatto di essere la ragione del suo stato d'animo. Voltai la testa di lato, incapace di sostenere il suo sguardo
-Sam che hai fatto ai polsi?!- sapevo che la sua non era una vera e propria domanda, ma io potevo ancora farlo, mentire ancora una volta:
-Niente- risposi in un soffio insignificante
La sua tristezza sembrò tramutarsi in rabbia, incontenibile e sconosciuta:
-Cosa cazzo hai fatto a questo polso!- disse quasi urlando.
Non lo avevo mai visto così e mi faceva paura. Afferrò quello stesso polso che avevo nascosto dietro la schiena portandolo verso di lui, i tagli, rossi, spessi, inconfondibili componevano il doloroso pentagramma di segni che caratterizzavano il mio polso ferito, gemello omozigote dell'altro.
Incominciai a piangere quando lui strinse un po' la presa, cercai di divincolarmi ma lui era troppo forte:
-Cazzo...- si accorse delle mie lacrime e mollò all'istante la presa indietreggiando, fissando spaventato il letto -I...io...- cominciò a balbettare portandosi le mani alla fronte
-Harry- esclamai io asciugandomi le lacrime.
Sapevo che non l'aveva fatto apposta, sapevo che uno dei suoi problemi era non riuscire a contenere le sue emozioni, conoscevo le sue paure e questo creava in me il medesimo timore -Vieni qui- gli dissi porgendogli una mano e vedendo che non si muoveva la ritirai -Ti prego- gli sussurrai fissando le mie iridi nelle sue.
Questa volta si avvicinò cauto al letto, come per ottenere il permesso, il mio consenso:
-O mio dio mi dispiace...- sussurrò lui attirandomi a sé
-Va bene...- risposi semplicemente -Va tutto bene-
-No non è vero- puntualizzò lui prendendo il mio polso, questa volta molto delicatamente fra le sue mani, poi tornò a guardarmi alzandolo verso di me -Ti sembra che vada tutto bene?-
Io mi morsi il labbro scuotendo leggermente la testa, lui tornò a guardare i tagli compiendo su di loro gli stessi gesti della prima volta, quasi potesse alleviare il dolore:
-Sam?- richiamò la mia attenzione alzando gli occhi verso i miei, io inclinai leggermente la testa e i capelli si appoggiarono su una sola spalla 
-Ti prego promettimi.... promettimi che non lo farai mai più, qualsiasi cosa accada... ti prego- sembrava davvero supplichevole nei suoi atteggiamenti:
-Scusa Harry....- incominciai mentre ripensavo al mio gesto e al dolore che mi aveva spinto a compierlo -Io....-
-Shh- mi bloccò attirando il mio viso sul suo petto con una mano -Non voglio saperlo-
-Mi fa stare bene- confessai con le ultime forze che mi rimanevano -Tagliarmi o vomitare tutto quello che mangio....mi fa stare meglio- gli dissi guardandolo in faccia, sperando che mi potesse capire, ma nessuno a parte me avrebbe potuto farlo.
-D'ora in poi, ci penserò io a te Sam...mi hai capito?! So che non sono attendibile nelle promesse ma io ti giuro che mi occuperò di te e non sarai più costretta a fare una cosa del genere...mai più-
Io affondai nuovamente il viso nell'incavatura del suo collo, assaporando l'estasi della mia pelle sulla sua e del suo profumo inebriante:
-Grazie- gli sussurrai.
Lui mi strinse più forte fra le sue braccia, improvvisamente qualcuno bussò alla porta, io mi staccai da lui spaventata mentre anche lui sembrava agitato:
-Chi è?- chiesi con voce tremolante
-L'infermiera- una vocetta femminile rispose dall'altro capo della porta
-Cazzo Harry ti devi nascondere...se ti beccano qui- dissi freneticamente afferrandolo per le braccia
-Comincia col lasciarmi andare- rispose lui ridendo; io gli piantai un pugno sulla spalla prima di indirizzarlo verso i tendoni blu che coprivano le finestre, lui si nascose alla perfezione, anche se potevo notare il suo sorriso riflesso nel vetro, sicuramente non sarebbe stato facile ascoltare le parole dell'infermiera:
-Avanti- dissi con la voce più normale e innocente del mondo mentre mi sistemavo vestiti e lenzuola
-Buongiorno signorina- rispose una donna giovane, nella sua bella divisa mentre le guance troppo arrossate dal fard si gonfiavano a palla.
Io feci un mezzo sorriso d'assenso, notai solo in un secondo momento il vassoio che mi aveva messo davanti:
-Le ho portato il pranzo- rispose orgogliosa di sé
-Oh..non doveva disturbarsi, non ho molta fame- dissi disgustata dalla puzzolente brodaglia verde che avevo davanti.
Spiai Harry con la coda dell'occhio e potevo essere sicura che stesse ridendo:
-Deve mangiare signorina altrimenti non guarirà- la sua vocetta squillante mi perforò i timpani
-Magari lo mangerò più tardi- conclusi spostando il vassoio sul comodino
-Le consiglio di berlo caldo signorina, ha bisogno di qualcos'altro? Forse dovremmo fare un po' più luce in questa camera- impallidii quando vidi che stava pericolosamente dirigendosi verso le tende:
-NO!- esclamai io, lei si voltò spaventata e stranita -Ecco ehm....la luce mi da fastidio agli occhi e mi fa girare la testa-
-Oh ma certo è naturale- mi disse allontanandosi -Be se ha bisogno di me io sono a sua disposizione-
-Grazie lei è molto gentile-

Rincuorata da quei complimenti l'infermiera uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Aspettai per un po' prima di tornare a guardare verso le tende, erano aperte, ma dietro non c'era nessuno:
-Harry?- chiesi allungando il collo
-Dovresti berlo quando è caldo- mi sembrò di risentire nuovamente la voce dell'infermiera ma in realtà era solo Harry che si cimentava in una parodia di successo:
-Sei pazzo?! Mi hai spaventato!- era davanti a me, rideva, era ancora più bello quando rideva
-Deve mangiare signorina altrimenti non guarirà- rispose ridendo imitando la vocetta dell'infermiera
-Smettila!- risposi tirandogli un cuscino ma lui non smise di ridere.
Lui si avvicinò al vassoio, lo prese e si sedette sul letto davanti a me:
-Da quant'è che non mangi?- mi chiese rigirando il cucchiaio nella brodaglia
-Due, tre giorni al massimo- risposi disgustata fissando quello schifo
-Devi mangiare...sarai affamata -
-Non tanto da mangiare questo scherzo della natura -
Harry rise piano guardando il brodo:
-Ti aiuto a mangiarlo, poi ci facciamo portare da Liam qualcos'altro-
-Non ci penso nemmeno! Io quella roba non la mangio-
-Ti obbligheranno a farlo, se vedono che non mangi penseranno che tu non stia bene e ti terranno qui per più tempo-
Io protestai piagnucolando:
-Oh merda...- sussurrai incrociando le braccia
-Esatto- rispose lui prendendone una cucchiaiata e avvicinandola alla mia bocca -Comincia tu-
-E se è avvelenato?!- risposi ridendo
-Lo mangerò anch'io e ci ritroveremo nell'aldilà, ripensandoci sarebbe tutto più facile 
-Non pensarci nemmeno-
-Comincia tu- ripeté lui avvicinando il cucchiaio, io aprii di malavoglia la bocca mentre il disgustoso odore di quello che doveva sembrare brodo e come tale era stato definito mi invadeva le narici provocandomi un conato di vomito; il suo sapore orribile mi invase completamente, era talmente disgustoso che faticavo a respirare:
-Com'è?- osò chiedere lui sia divertito che preoccupato.
Incominciarono a lacrimarmi gli occhi e lui si rispose da solo:
-T...tocca a te- spinsi via il cucchiaio da me indirizzandolo verso di lui -Buon appetito!-
Lui ci mise molto meno tempo di me, sapeva di non potersi sottrarre alla sua pena e quindi la affrontava, era una delle sue dote migliori, ma anche la forza di Harry non poteva resistere ad una bomba atomica di quelle proporzioni; deglutì con difficoltà cacciando fuori la lingua:
-E' una delle cose più immangiabili che io abbia mai mangiato-
-Ad alto livello di rigurgitabilità-
Harry prese un altro cucchiaio, un ghigno che non mi piacque per niente si dipinse sul suo volto:
-Harry?- cercai di chiamarlo per rassicurarmi ma invece di una sua risposta mi arrivò un cucchiaio di minestra dritto sulla fronte; allargai le braccia scandalizzata mentre il pazzo ragazzo riccio davanti a me si sbellicava dalle risate, lo trovava divertente? Incominciai a ridere anch'io come una scema, la mia solita esagerazione mi portò a scaraventargli direttamente tutto il piatto in faccia, Harry si tolse il brodo dalla bocca e dagli occhi:
-Brutta piccola...-
Si scaraventò su di me, riempiendomi le guance di quello schifo mentre io tentavo disperatamente di proteggermi dai suoi attacchi.
Sfiniti dalla battaglia, Harry unì le sue labbra alle mie in un bacio un po' strano, diverso dal normale:
-Mmm- lo sentì boffonchiare
-Cosa?-
-Non fa così schifo addosso a te- mi rispose lui piegandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio
-Sei solo uno stronzo- risi attirandolo nuovamente a me
-E tu hai tutta quella roba addosso! Sembri una lattante che ha appena imparato a mangiare-
-Oh hai ragione...tu sei più pulito!-
-Colpa tua-
-Hai incominciato tu- protestai staccandolo da me atteggiandomi da arrabbiata
-Che peccato...vorrà dire che dovrai fare la doccia con me...non vorremmo sprecare l'acqua vero?- mi disse lui ammiccando.
Il suo commento mi lasciò abbastanza senza parole e lui sembrava divertito dal fatto che non sapessi cosa dire; pochi secondi dopo entrò Liam che vedendoci in quelle condizioni quasi si preoccupò:
-Ma che state facendo?- alzò il sopracciglio sinistro in quel modo solo suo, quello che adoro e che mi fece sorridere.
Io e Harry ci guardammo senza sapere cosa dire, perciò incominciammo nuovamente a ridere mentre Liam ormai sconsolato e rassegnato scuoteva la testa sorridendo.
 
 
HI EVERYONE!
Finalmente siamo arrivati a 5 recensioni! Oleh!
mi sembra che questa storia stia perdendo un po' di lettori.. e sinceramente la cosa mi dispiace..
d'altronde.. non posso farci molto, spero solo che la situazione migliori con il tempo..
 
A 5 RECENSIONI CONTINUO
Bacii
Seere

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


HARRY'S POV


Sicuramente sarebbe stato più facile trovare un ago in un pagliaio piuttosto che entrare nella testa di Liam in quel momento, era estremamente divertente vedere la sua reazione, guardarlo fare delle smorfie di dissenso divertite :
-Chi inizia a parlare?- ci disse chiudendo velocemente la porta
Guardai Sam sperando che fosse lei ad iniziare, non avrei saputo nemmeno io cosa dire, per fortuna fu proprio lei a parlare :
-Ti va del brodo?- 

D'accordo forse non era la cosa migliore da dire in quel momento ma io non avrei comunque saputo fare di meglio, mi limitai ad abbassare lo sguardo in seguito ad un'occhiataccia gelida di Liam :
-O quello che rimane?- rispose lui incrociando le braccia; Sam incominciò ad arrossire senza ben sapere come contrattaccare a quel misto di domanda sarcastica ed esclamazione minacciosa :
-E' che....era davvero immangiabile e noi...- balbettò Sam
-Avete pensato bene di tirarvelo tutto addosso! Diamine ragazzi, io vi posso aiutare, ci posso provare, ma anche voi dovete aiutare me! Non posso nascondervi e allo stesso tempo riparare ai vostri danni- Liam sembrava davvero serio nel pronunciare quelle parole che pur noiose avevano il loro fondo di verità, lo rinoscevo anch'io, per me e Sam non c'era ancora posto per il divertimento, non ancora almeno, dovevamo andare lontano, trovare un posto dove stare finché le cose non si sarebbero sistemate, ero pieno di amici a Londra, ma non avrei mai messo a rischio uno di loro conoscendo la mia situazione, quando me ne parlavano facevo finta di non preoccuparmene ma in realtà ci pensavo pure io, se mi avessero scoperto mi avrebbero arrestato, le telecamere all'interno dell'istituto erano accese e non avevo fatto in tempo a disinnescarle, per rivedere la dinamica dell'incendio avrebbero sicuramente riguardato il nastro nel quale campeggiava anche la mia identità, sapevo di aver fatto la cosa giusta, ma probabilmente a Londra non c'era più posto per me, per questo Liam ci aveva portato a Manchester. Ci pensai un po' su e constatai che non eravamo poi così lontani da Holmes Chapel e dal Cheshire, in quel momento la casa era disabitata avrei potuto sistemarmici per un po' con Sam:
-Quando ci dimettono?- chiesi spezzando un discorso precedente che non avevo ascoltato, sembravo essermi risvegliato bruscamente da un sogno.
Liam mi guardò strano con una faccia comprensibile da "Ma cosa cazzo centra adesso '" dipinta sul viso :
-Probabilmente domani- mi rispose -Se i vostri esami vanno bene-
-Come ti senti?- chiesi rivolgendomi a Sam
-Benissimo- rispose lei con un sorriso
Le avvolsi le spalle con un braccio mentre lei appoggiava la testa sulla mia spalla :
-Harry che è successo?- Liam si sedette di fianco a me su una sedia
-Non ricordo moltissimo...so che c'erano molti corridoi e poi una porta, una porta che non si sfondava -
-Hai sfondato una porta?-
-Ero chiusa in bagno - si intromise Sam
-Perché quelle ragazze ce l'avevano tanto con te?- Liam aveva fatto la domanda del secolo. Sbiancai per un po' ma poi mi resi conto che non potevo prolungare oltre l'ignoranza di Sam rispetto a quell' argomento
-Perché ero la sua ragazza- rispose lei indicandomi, la forza di mille pugnalate mi colpì dritto nel cuore, aveva ragione, ero stato io, indirettamente io avevo messo a rischio la sua vita e questa cosa aveva il solo scopo di uccidermi. Liam mi guardò per un po', vedendo che ero sconvolto, mi si avvicinò:
-Ti riaccompagno in camera- mi disse sorridendo
-G...grazie- risposi malamente alzandomi
-Harry?- la voce così dolce e innocente di Sam mi faceva letteralmente impazzire, soprattutto quando pronunciava il mio nome. Mi voltai verso di lei, girandomi su un solo piede :
-Sì?- le sorrisi guardandola e lei si alzò sulle ginocchia venendo verso di me che ero in piedi vicino al suo letto:
-Ciao- mi disse sfregando il naso contro la mia guancia, allungai una mano verso la sua schiena attirandola al mio petto, appoggiai la mia fronte alla sua; non avevo bisogno d'altro, solo di lei, solo della sua presenza, del suo corpo, del suo essere.


SAM' S POV 


-Ci vediamo stasera?!- la sua voce calda e sensuale mi fece capire che la sua era più un 'affermazione che una domanda e non nascosi che la cosa mi piacque parecchio
-Cosa?- 
Lui sorrise ammiccando :
-Ci vediamo stasera- ripeté lui, un brivido leggero percorse la mia schiena quando lui
ne toccò un punto più sensibile, vicino al gancetto del reggiseno:
-Non vorrai portarmi via anche da qui -
-Sì, ma non oggi- mi rispose lui ridacchiando. Si sporse con le labbra vicino al mio orecchio sinistro:
-Ti amo-

Era da così tanto che non me lo diceva, non avevo mai dubitato del suo amore, né avevo mai messo in discussione il mio per lui, ma quelle parole, quella frase che ormai aveva perso quasi il suo significato, logorata dall'uso, detta da lui prendeva nuovamente il suo significato e il suo potere originale.

Immersa in questi pensieri venni risvegliata dalla senzazione delle sue labbra sulle mie, Harry mordicchiò leggermente il mio labbro inferiore, io, interpretandolo come un morso, risposi affondando leggermente i denti nel suo labbro superiore; lui si staccò ridendo:
-Mi hai dato un morso?!- rispose sfiorandosi la bocca con un dito 
-Mmm no, non mi sembra-
-A me quello sembrava proprio un morso- mi rispose venendo verso di me
-Io penso di no-
-Non fare la furba con me- mi disse lui afferrando le mie braccia; con un movimento delicato ma deciso le bloccò dietro la mia schiena 
-Non ti conviene-
-Vuoi intimidirmi?-
-Ci riesco?-
-Dannatamente bene- risposi sinceramente, lui sorrise maliziosamente 
-Ti arrendi?-
-Alle tue minacce?-
-A me-

Ci pensai un po' su, anche se più che altro mi ritrovai a riflettere sulle motivazioni per cui Harry doveva sempre lasciarmi senza fiato oltre che senza parole:
-Mi arrendo- gli dissi prima di abbracciarlo 
-Harry- Liam era ancora in piedi che aspettava 
-Giusto, arrivo- Harry si voltò un'ultima volta verso di me prima di sparire -Vuoi imparare a volare?-
-Tu sei matto-
-Vuoi o no?!-
-Mi insegni tu?!-
-Tu devi insegnare a me- appoggiò le sue labbra sulla mia fronte -Ci vediamo angelo-

Lui e Liam scomparvero dietro alla porta, chiudendosela alle spalle,. Pesa dell'emozione non ero riuscita a dire ad Harry una cosa, una cosa che tenevo dentro da tanto tempo, una delle melodiche frasi che rimbombavano incessantemente nella mia mente 

" Harry tu sei il mio angelo "


HARRY'S POV


Uscito dalla camera di Sam non riuscivo a pensare ad altro che alla frase che aveva detto " Perché sono la sua ragazza", la vita di Sam era stata messa gravemente in pericolo per colpa mia e non riuscivo a perdonarmelo, più che triste ero arrabbiato con me stesso e con Aysha per quello che aveva fatto:
-Harry tutto bene?- Liam ebbe il coraggio di parlarmi solo una volta raggiunta nuovamente la mia camera 
-A meraviglia- mentii spudoratamente, peccato che il mio pugno così stretto da farmi sbiancare le nocche e la mia mascella tesa traducevano invece il contrario, una verità ben più oscura
-Quando mi fanno uscire?- 
-Ho appena parlato con i dottori, se te la senti puoi andartene anche ora, ho la tua lettera di dimissione- disse lui estraendo una busta di carta che aveva tutta l'aria di essere un permesso, un passpartù per il mondo esterno 
-E Sam?-
-La dimetteranno domattina-
-Perfetto- avevo tutto il tempo necessario per attuare la mia vendetta 
-E poi? Che farete?- Liam era visibilmente preoccupato
-Andremo a casa mia in Cheshire-
-Cioè il primo posto dove verranno a cercarti?-
-Non mi interessa, quello che voglio è che Sam stia in un luogo sicuro e per il momento questo è tutto quello che posso offrirle-
-Senti Harry...non avrei voluto dirtelo così ma...se vuoi, posso ospitarla io, giusto per un po' fino a quando le cose non si sistemano- io alzai gli occhi verso di lui sbuffando rumorosamente dalle narici 
-Cosa intendi dire?-
-Che devi sparire per un po' dalla circolazione e fino a quando la situazione non migliorerà Sam può restare da me- era sincero in ciò che diceva ma io non potevo accettare una cosa come quella, non mi sarei mai abituato all'idea di dovermi separare da Sam, soprattutto in quel momento in cui l'avevo ritrovata; so che è un atteggiamento egoistico ma pensai che non ci fosse luogo migliore per lei che casa mia, dove c'ero io a proteggerla, non mi passò nemmeno per la testa l'idea che potesse stare bene da qualche altra parte e facevo fatica ad ammettere che io avevo più bisogno di Sam di quanto lei avesse bisogno di me:
-No- risposi stringendo ancora di più il pugno.
Liam sospirò:
-So che per te è difficile Harry...ma io penso che sarebbe meglio per tutti in queste condizioni, in ogni caso, non ti posso obbligare, decidi tu- si alzò dalla sedia dove era seduto per dirigersi verso la porta -Vado a cercare Niall- detto questo uscì lasciandomi solo con i miei pensieri.
Quella sera mi vestii velocemente prima di uscire dall'ospedale, Liam e Niall mi assicurarono che sarebbero rimasti con Sam per tutto il tempo della mia assenza; infilai la giacca nera e i jeans scuri, poi mi diressi con le mani in tasca fino alla macchina di Liam, la mia era rimasta a Londra perciò potevo usare solamente la sua. Guidai per circa un ora fino a Londra stessa, la mia mano era tesa sulla leva del cambio, il cellulare vibrò leggermente nel vano porta-oggetti, mi misi in coda ad un semaforo prima di prenderlo e controllare il messaggio 

 
" Non fare cazzate ricordati che non sei più da solo 
Liam " 

Ridacchiai per un po' alla vista di quel messaggio, ormai la gente mi riconosceva solamente per le cazzate che facevo.
Guardai per un po' lo schermo illuminato del telefono, c'era una foto risalente a circa dieci anni prima, c'ero io con una felpa gialla e mia madre che mi abbracciava da dietro, non mi ero mai ritenuto un bel bambino ma in quella foto pensavo che come minimo avrei dovuto vincere il concorso che c'era allora per diventare il nuovo bambino immagine per la scatola dei cereali; ricordo che mia nonna mi aveva iscritto a quel concorso ma non avevo vinto, quella fu la prima doccia fredda che dovetti subire nella vita, la prima battuta d'arresto nella mia carriera da modello.
Mia nonna mi diceva sempre che chi non ti apprezza vorrebbe essere come te, non ci avevo mai capito molto in quella frase e non ci avevo mai riflettuto più di quanto potessi permettermi, stavo zitto per quieto vivere, perchè era più facile accettare qualcosa che gli altri ti imponevano come giusto; penso che le cose in me siano cambiate quando ho incominciato a studiare giurisprudenza e scienze sociali dove vige una mentalità quasi sofistica, che nega la verità assoluta, penso che alla fine noi uomini siamo sempre alla ricerca della verità, ma cos'è la verità? Cambia da persona a persona?
In quel momento la mia sola unica verità era il rapporto con Sam e il fatto che dovevo vendicarla da quello che era successo, mi fermai vicino ad un bar che conoscevo troppo bene, chiusi la macchina ed entrai, mi guardai un po' attorno prima di trovare ad un bancone proprio la persona che cercavo:
-Dov'è?- chiesi a Phill il barista che asciugava il bicchiere con uno strofinaccio
-Ciao Harry...cos'è sei nei guai?- il grosso barista gracchiò da sotto i baffi unti di brillantina
-Non mi chiamerei Harry Styles se non fossi in mezzo ai guai, allora dov'è?-
Lui mi fece un cenno con la testa per indicarmi la direzione, percorsi il corridoio velocemente, nel frattempo pensavo a come affrontare la situazione, cercavo di mantenere la calma, di essere autocontrollato anche se non era facile.
Aprii la porta, davanti a me un tavolo e, seduta su una seggiola, c'era proprio lei:
-Ti aspettavo Harry- mi disse ghignando, io sbuffai di rabbia, Sam mi avrebbe voluto calmo e io cercai di esserlo, per lei, per tutto quello che mi aveva dato:
-Noi due abbiamo un conto in sospeso Aysha- dissi chiudendo la porta -E io ho intenzione di saldarlo-

 
HI EVERYONE!
ed ecco qui il capitolo!
che ne pensate?
secondo voi che succederà tra Aysha e Haz?


aggiorno a 5 recenzioni :)
 
Seere
 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


SAM'S POV


Mi addormentai subito dopo l'uscita di Harry e Liam; appoggiai la testa sui due enormi cuscini che mi sostenevano e sognai, sognai come non avevo mai fatto prima, sognai mia madre, mio padre, le mie sorelle, sognai Louis, su di lui feci un sogno particolarmente strano. Quando eravamo piccoli, ai nostri genitori piaceva portarci al mare a Porsthmouth era uno di quei riti estivi che non potevano mancare all'interno della mia famiglia, a me e a Louis piaceva tantissimo fare le formine di sabbia, giocavamo spesso alla "famiglia" lui era l'uomo di casa che tornava dal lavoro, io ero la mamma e tutti i vari draghetti, pulcini o piccole orche gonfiabili erano i nostri figli; mi davo molto da fare in quel periodo, pulivo la casa, annaffiavo i "fiori" con l'acqua del mare e non mi dimenticavo mai di far trovare a Louis un piatto delle immancabili polpette di sabbia; ci divertivamo molto. Il mio sogno era ambientato proprio lì, sulla spiaggia della mia infanzia; Louis questa volta adulto se ne stava in riva al mare, in piedi, le mani nelle tasche dei pantaloni dello stesso colore della sabbia, sulle spalle la sua inseparabile giacca di jeans, io mi ero avvicinata a lui, ma non potevo toccarlo, lui non voleva, mi respingeva:
-Lou...sono io!-
-No...no...stammi lontana ti prego-

Subito dopo dietro di lui, sbucò Aysha che lo spinse a terra bloccandogli le mani dietro alla schiena:
-No! No ! smettila!- ma io non potevo fermarla perchè non riuscivo a muovermi; una delle sensazioni più brutte che mi sia mai capitato di provare. Mi risvegliai di colpo con il fiatone, una sedia da parte a me cominciò a muoversi mentre qualcuno che ancora non avevo riconosciuto appoggiò il palmo della mano sul mio braccio:
-Ehi Sam che c'è?- 
Riconobbi una voce profonda, dall'accento strano, mi voltai verso di lui:
-Oh Niall ....- lo abbracciai incominciando a piangere, lui rimasto di stucco, ma non per questo meno comprensivo, avvolse le sue braccia attorno a me premendo il mio viso contro la sua spalla:
-Che succede?- la sua voce era dolce, rassicurante, proprio quello che mi serviva in quel momento 
-Ho paura-
-Di cosa hai paura-
-Di lei- me ne capacitai una volta per tutte, rendendomi conto finalmente di quanto Aysha mi spaventasse davvero 
-Non ti devi più preoccupare per lei Sam-

Io mi staccai dal lui senza capire, stropicciandomi un occhio: 
-In che senso?-
-Harry è partito circa due ore fa, è andato a cercarla
-Cosa?- mi rizzai a sedere, spaventata dall'idea che Harry potesse agire d'impulso
-Non c'è stato verso di fermarlo ...- 
-Merda ....- Mi alzai di scatto dal letto cercando i miei vestiti, Niall tramortito mi guardava senza sapere cosa fare:
-Dove hai intenzione di andare?-
-A fermarlo- risposi senza fermarmi, ero talmente disperata che non mi importò della presenza di Niall nella stanza, mi tolsi il pigiama davanti a lui per infilarmi i vestiti, lui girò la testa imbarazzato e intanto continuava a parlare:
-No no Sam, non puoi uscire, se Liam scopre che ti sei alzata dal letto saranno guai per te-
-Saranno guai per Harry se non lo fermo subito Niall!-
-Non ti lasceranno uscire così come se niente fosse!-
-Non se faccio finta di non essere una paziente, mi hanno tolto la flebo oggi, sto bene- imboccai l'uscita ma Niall mi impedì di proseguire frapponendosi fra me e la porta:
-Sam ti prego- mi posò una mano sulla spalla come per allontanarmi -Mettici una pietra sopra- abbassai la testa mordendomi il labbro inferiore.
Dalla tasca dei pantaloni di Niall sbucavano un paio di chiavi, probabilmente le chiavi di un automobile, proprio quello che ci voleva, feci finta di ubbidire, arretrai per un po' così da impedire il suo tocco sulla mia spalla:
-Brava ragazza- mi disse facendomi l'occhiolino, io gli sorrisi per compiacerlo, non volevo farlo proprio a Niall, non volevo mentirgli o semplicemente trarlo in inganno, ma in quel momento non c'era altro da fare; mi passò vicino quel tanto che mi serviva per rubargli le chiavi dalla tasca, esultai dentro di me per le mie doti da borseggiatrice, quando Niall incominciò a dirigersi verso il letto, io gli sgusciai alle spalle e chiusi silenziosamente la porta; grave errore da parte sua...molto grave.
Incominciai a correre per i freddi e candidi corridoi dell'ospedale, uscire dal labirinto di Minosse sarebbe stato più semplice!
Sperai con tutta me stessa che Niall non mi stesse seguendo e soprattutto di non incontrare Liam nel mio cammino.
Uscii dall'ospedale senza essere seguita trovandomi di fronte ad un parcheggio buio, illuminato solamente dalla luce fioca e tremolante di un lampione che sembrava essersi trovato lì solo per caso.
Sperai che le chiavi avessero un sensore con cui aprire la macchina da lontano, fortunatamente c'era un tasto che sembrava servire esattamente a quello; il suono migliore che mi capitò di sentire, un "bip" accompagnato da una luce arancione che mi indicava la via per la macchina di Niall. Entrai sbattendo la portiera, non avevo la patente ma mio padre e mio fratello mi avevano dato delle lezioni, anche se ho sempre ritenuto di dover essere io ad insegnare a Lou, lui è un vero disastro con le auto; misi in moto, imprecai nel notare l'assenza di un navigatore, ma che mi aspettavo?! Aver trovato una macchina era fin troppo!
Spostai lo specchietto nella posizione ottimale e accesi gli abbaglianti, strinsi forte il volante e respirai a fondo:
-D'accordo Sam....facciamo questa pazzia-

Pigiai il pedale dell'acceleratore e mi inoltrai nel buio della notte


HARRY'S POV


-Sai Harry è molto carina! Non mi aspettavo tipe così da te- Aysha trovava ancora divertenti i suoi sfottimenti verso di me, io mi stupivo sempre più di me stesso, rimanere calmo in quelle circostanze, non era da me -Ma non ti piacevano le puttane?! Certo che tu mi sorprendi sempre di più!- ridacchiò sedendosi ad un tavolo, strinsi la mia mano in un pugno cercando di controllare i miei respiri inevitabilmente accelerati
-Smettila...- sibilai -Lo sai che non è così!-
-Oh certo è vero....tu credi nel veeeeerooo amoreee- odiavo la sua cantilena, un'ulteriore presa in giro, si sporse leggermente verso di me -Ma se è così...che fine ha fatto Amber?-
Voltai leggermente la testa mentre l'immagine di quella che un tempo era la persona che più amavo al mondo tornava di nuovo a martellarmi nella mente:
-Ah giusto! E' morta...- ripeté lei tornando seria -Del resto, è esattamente nel tuo stile, fuori una avanti un'altra!-
-Basta- picchiai un pugno sul tavolo respirando affannosamente 
-Lo vedi?! C'è una cosa che Amber non è mai riuscita ad insegnarti...lei non ti ha cambiato Harry...smettila di pensare che sia veramente così!- 

si alzò, venne verso di me mentre le sue mosse volutamente sensuali mi disgustavano

-Tu sei il solito vecchio cattivo ragazzo- mi disse a due centimetri dalla faccia 

-E lei? Pensi che possa andare meglio con lei?! Non è che una bambina Harry....- le sue parole rimbombavano nella mia mente e nel mio cuore con la forza di mille folgori nel temporale delle mie emozioni

-Non può strapparti alla tua natura...-

La mia natura? Aysha scivolò lentamente dietro alla mia schiena sfiorandola leggermente con una mano:
-Ti ricordi quando stavamo insieme Harry?-

Non le risposi, non volevo risponderle, non volevo darle la soddisfazione di parlare di uno dei momenti che più volevo dimenticare della mia vita:
-So che te lo ricordi...-
-Se è così perché me lo hai chiesto?-
-Smettila di scappare Styles....non ti è utile in questo momento-
-Io scappare da te?!- risi a quell'affermazione, adesso era lei che si stava arrabbiando 
-Ricordi le serate a casa mia...nel pub...nelle discoteche...- il suo sguardo era sognante mentre il mio attraversava le più remote smorfie del disgusto 
-Non me lo ricordare-
-So che ti mancano quelle serate, so che ti manca la nostra storia, so che ti manco io.-
-Tu sai molte cose Aysha...- tagliai corto allontanandola da me -Peccato che siano tutte errate-
-Ricordi quanto ti piaceva...- mise una mano sul cavallo dei miei pantaloni -Quando ti toccavo...- 

Rimossi la sua mano immediatamente indietreggiando di qualche passo:
-Tu hai quasi ucciso Sam...- le dissi adirato -E io non te la farò passare liscia...-
-Uhhh.... - la sua totale mancanza di rispetto e strafottenza era sinonimo del carattere più infantile con cui mi fossi mai trovato a trattare -La violenza è il tuo lato più sexy-

Non era stata la prima a dirmelo, molte delle ragazze con cui ero stato mi incitavano ad essere violento, era forse uno dei lati che più apprezzavano e mi resi conto solo allora di quanto io fossi stato cieco e meschino:
-Me la pagherai Aysha -
-Lei me la pagherà...sparirà...come tutte le altre e tu non potrai fare niente per salvarla!-

Non mi trattenni più, il mio cuore esplose insieme alla mia rabbia, i miei sensi reagirono a stimoli involontari, nessuno poteva essere più incazzato di me in quel momento, mi gettai su di lei bloccandola per il collo, la costrinsi contro ad un muro alandola lentamente:
-H...Harry...- le sue mani si serrarono sulle mie sperando di allentare la presa, il respiro le si bloccò mentre la sua faccia incominaciava a diventare di un colore bluastro. Avevo totalmente perso il controllo, un urlo straziante mi perforò i timpani:
-Harry fermati!- mi voltai stupito, Sam stava sulla porta, con il fiatone, i capelli scompigliati davanti agli occhi:
-Stanne fuori Sam- le dissi tornando a guardare minacciosamente Aysha
Sam si buttò su di me tirandomi per la schiena ma io non mi muovevo di un millimetro:
-Harry basta! La stai ammazzando!- le lacrime cominciarono a sgorgarle sul viso e solo allora ebbi la forza di fermarmi.
Mollai immediatamente la presa, Aysha cadde a terra tossendo, il suo corpo richiedeva aria, incominciò a respirare affannosamente, Sam mi prese per un braccio tirandomi all'indietro lontano da lei, forse spaventata e timorosa del fatto che potessi riprovarci:
-Andiamo via- mi disse trascinandomi verso la porta, io mi divincolai per un attimo tornando verso Aysha:
-Era solo un avvertimento....provaci ancora e io ti uccido- detto questo mi rialzai e tornai verso la porta ma Sam non c'era :
-Cazzo..- sussurai a me stesso prima di uscire, mi precipitai fuori ma non trovai traccia di lei da nessuna parte, la gente seduta ai tavoli mi guardava come si guarda un pazzo ma non mi importava. Uscii dal bar velocemente, davanti a me sfrecciò una macchina e non ci misi molto a riconoscere che era quella di Niall, ma cosa diamine ci faceva Niall lì? 
Corsi alla mia sperando di raggiungerla, speravo che a bordo ci fosse anche Sam o perlomeno dovevo fermare Niall e convincerlo ad aiutarmi a carcarla, gli feci dei cenni con i lampeggianti ma lui non si fermava, gli suonai con il clacson ma niente, più lo inseguivo e più sembrava accelerare, decisi di chiamarlo sul cellulare:
-Pronto?-
-Ma che cazzo fai?! Ti vuoi fermare?!-
-Ma che stai dicendo?!-
-Non vedi che è mezz'ora che ti inseguo? Accosta!-
-A meno che tu non sia all'ospedale a divorarti un hamburger non so di cosa tu stia parlando!-
-Del fatto che ho la tua macchina a 200 km all'ora davanti!-
Niall rimase per un po' in silenzio:
-Niall?-
-Oh mio dio...-
-Ma che succede?-
-Che io non sono sulla mia macchina Harry...-
Ci rimasi di stucco:
-Se non sei tu chi è?-
-Ecco...hai presente quando ti ho detto che mi sarei occupato di Sam?-
-Niall...-
-Be...sulla macchina c'è lei...-
-SULLA MACCHINA C'E' SAM?!!!- riattaccai accelerando, stava raggiungendo l'autostrada, per fortuna a quell'ora della notte non c'era troppo traffico, mi accostai a lei e abbassai il finestrino, il suo per fortuna era già abbassato:
-Sam!- le urlai alternando il mio sguardo dalla strada a lei 
-Vattene Harry!-
-Sei impazzita?! Rallenta!-
-Solo sei fai dietrofront!-
-Non possiamo parlarne in una posizione più comoda e con un acustica migliore magari?!-
-Scusami...- alzò il finestrino accelerando ancora di più
-Porca puttana...-sibilai alzando il mio e partendo nuovamente all'inseguimento
Continuammo così per minuti che mi sembravano interminabili, il mio più grande timore era che potesse perdere il controllo della vettura e uscire di strada oppure che si schiantasse contro qualcosa, non posso ancora definire la senzazione che mi pervase quando la vidi rallentare e poi accostare alla zona limite di un parco, mi bloccai dietro di lei scendendo velocemente e andando alla sua portiera, lei stava seduta immobile, fissando il volante:
-D'accordo hai vinto tu- le dissi prima di aprirle la portiera e offrirle una mano, lei la prese e io la aiutai a scendere, ci muovemmo di qualche passo per allontanarci dall'auto:
-Tu sai guidare?- gli chiesi cercando di trattenere il mio stato di esaltazione totale, lei volse lo sguardo verso la macchina, poi tornò a guardare me:
-Tu che dici?- rispose incrociando le braccia
-Dico che trovo infinitamente sexy il fatto che tu sappia guidare un'automobile in quel modo-
-E' tutto un gioco per te non è vero?!-
Io mi ammutolii e la guardai severamente:
-Non proprio tutto-
-Per esempio? Quale parte della tua vita non lo è?-
-Tu-
-Non mi dire...-
-Pensi che stia scherzando?-
-Penso che stavi per uccidere una persona Harry...e io non ti ho mai visto così, forse non sono mai riuscita a scoprire questa parte di te...ma dopotutto meglio tardi che mai-

No no no... stava succedendo di nuovo...non volevo che lei pensasse questo di me...non volevo spaventarla, non volevo che avesse paura di me:
-Sam ti prego...- le dissi bloccandola mentre stava per andarsene -Non sarei mai arrivato a tanto!-
-Se non fossi arrivata io chissà cosa sarebbe successo!- incominciò ad urlare e a piangere allo stesso tempo
-Io non sono uno violento d'accordo?! Mi ha semplicemente provocato, sai cosa mi ha detto? Che ti avrebbe eliminata, esattamente come aveva fatto con le altre e io questo non posso impedirlo- la bloccai per i polsi costringendola contro ad un albero:
-E adesso che fai?! Picchi anche me?!- un nodo mi strinse la gola a quelle parole, avevo paura che stesse davvero pensando quello che diceva:
-Tu sei la cosa più importante che ho...- incominciai a parlarle mentre i suoi occhi si inumidivano -Non sopporto l'idea di perderti mi capisci?!-

Lei annuì leggermente: 
-Ho avuto paura- mi disse tremolante, io scossi leggermente la testa addolorato piegandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio e accarezzandole il viso con due dita 
-Perdonami- 
-Perché lo hai fatto?- appoggiò la sua mano sulla mia
-Perché io ti proteggerò per sempre Sam...per sempre mi hai capito?!-
-Niente è per sempre Harry...- 
-D' accordo....vuoi essere il mio niente?-

 

HI EVERYONE!
scusate il ritardo ..
spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento..
aspetto dei vostri pareri!

a 6 recensioni continuo 
 
Seere
 
 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


SAM'S POV



Passeggiai con Harry in quel parco buio senza il minimo timore, forse perché c'era lui a mio fianco, forse perché ormai mi sarei potuta aspettare di tutto.
Ripensai a come avevo passato le mie vecchie estati, una continua lotta contro il tempo per essere puntuale ai corsi di approfondimento o al lavoro; pensai alla situazione in cui mi trovavo e non sapevo se definirla assurda o pazzesca, mi parevano concetti molto differenti allora.
-Harry... se io non fossi arrivata, se non ti avessi strappato da Aysha... pensi che ti saresti fermato davvero?-
-Io...-
-Rispondi sinceramente-
-No...-
Scostai la testa, mi aveva detto la verità e questo era lodevole, ma qualcuno una volta deve aver detto che la verità fa male:
-Sei scappata dall'ospedale?-
Io annuii senza rispondere:
-Ti cercheranno lo sai? Ti sei messa ancora di più nei guai-
-L'ho fatto per cercare te- dissi bloccandomi mentre lui si fermò di qualche passo più lontano da me
-E a quanto pare ho fatto bene-
Harry sospirò guardandosi le scarpe conscio di essere con le spalle al muro:
-Senti ho pensato che per un po'...potremmo stare a casa mia nel Chershire... almeno finché non troviamo una sistemazione più adeguata a noi- alzò gli occhi verso di me sperando in una mia risposta di assenso
-Non è lontano da qui- aggiunse
-Va bene- risposi rabbrividendo per l'aria notturna che già feriva le foglie degli alberi secolari
-Va bene??- rimase quasi stupito dalla mia risposta
-Va bene- ripetei io accennando ad un piccolo sorriso incrociando le braccia
-Hai freddo?- mi chiese avvicinandosi -Stai tremando-
-E' solo questo venticello...- in realtà avevo anche dei giramenti di testa e un generale malessere fisico;
Harry mi guardò strano, scostò i miei capelli e appoggiò le sue labbra sulla mia fronte, e sussultai a quel tocco:
-Dio Sam, scotti tantissimo- mi disse abbracciandomi -E ora che facciamo?- si guardò attorno, sembrava che davvero per la prima volta non sapesse cosa fare.
Aprì la macchina, chinò il sedile e mi aiutò a stendermi; mi lasciai completamente andare mentre lottavo per impedire alle mie palpebre di abbassarsi:
-Andrà tutto bene tesoro, ora chiamo Liam, verranno a prendere la macchina, stai tranquilla- mi disse accarezzandomi i capelli.
Chiuse delicatamente la portiera, lo sentivo parlare al cellulare all'interno dell'auto, la sua voce era un misto fra disperazione, preoccupazione e adrenalina, il tutto concentrato in una sola telefonata.
Circa mezz'ora dopo Liam e Niall fecero la loro comparsa in taxi, Liam era furioso.
Sbatté con forza la portiera mentre Niall pagava il tassista:
-Le tariffe notturne extracittadine costano il triplo sapete?!- con quell'ultima frase sarcastica di Liam cedetti al sonno e stramazzai quasi priva di sensi sul sedile.
HI EVERYONE!
Non so nemmeno con quale coraggio mi ripresento dopo un mese dall'ultima pubblicazione..
ho avuto diversi problemi di tempo quindi non ho potuto proprio postare nulla.
cercherò di ricominciare mettendone uno alla settimana :)
questo capitolo è corto, anzi cortissimo, lo so
ma avevo paura di aver perso i lettori quindi .. se mi fate vedere che ci siete ancora, tornerò presto con un nuovo capitolo!

scusate ancora
DITEMI SE DEVO CONTINUARE A POSTARE! :)
Seere

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


HARRY'S POV



Se c'era una cosa che adoravo fare e di cui non mi sarei mai stancato era guardare Sam mentre dormiva, le luci fioche del lampioni proiettavano ombre mistiche sul suo viso addormentato.
Le mie mani era saldamente strette sul volante, ogni tanto però, una si staccava per sfiorare il braccio o la gamba di Sam.
Ripensai a quello che mi aveva detto Liam, Louis lo aveva chiamato dicendo che non rispondevo al cellulare, aveva saputo dell'incendio del collegio di sua sorella ed era preoccupatissimo, lui lo aveva rassicurato dicendo che Sam stava bene e che era con me al sicuro, la tranquillità di Louis non era aumentata ma forse era diminuita un po' la sua preoccupazione.
Guidai fino ad Holmes Chapel e mi addentrai nel vialetto di casa mia, la cui forma appariva buia, sinistra e  circondata dall'ombra. Scesi e feci il giro della macchina; mi misi le chiavi di casa in bocca mentre presi fra le mie braccia Sam, sembrava più svenuta che addormentata e per un attimo pensai che fosse davvero così; appoggiai la sua testa sulla mia spalla mentre mi impegnavo per sostenerla, camminai fino alla porta di casa, feci cadere le chiavi direttamente nella mia mano mentre mi impegnavo per aprire.
Tastai sulla parete per trovare la luce mentre il mio viso si imperlava di sudore, mi aspettava un altro ostacolo, le scale, il tutto cercando di non svegliare Sam; respirai profondamente affrontando uno scalino dopo l'altro, aprii la porta della mia camera appoggiando Sam sulle lenzuola scure, le levai le scarpe; proprio come faceva mia madre con me quando ero piccolo, quando mi addormentavo in macchina, mi prendeva in braccio, mi posava sul letto e poi mi toglieva le scarpe cercando di non svegliarmi.
Sistemai Sam sotto il lenzuolo, le diedi un bacio leggero sui capelli prima di scendere al piano inferiore, chiudere la macchina e la casa; feci un giro veloce di tutte le stanze per assicurarmi che fosse tutto a posto, poi rientrai nella mia camera.
Ammirai la bellissima ragazza distesa sul mio letto, lei non lo sapeva ma sfiorava la perfezione per me, mi sedetti accanto a lei che era sempre lì, dove l'avevo lasciata, non aveva cambiato posizione
-Amore mi dispiace...- le sussurrai ad un orecchio mentre stringevo in un pugno il lembo di un cuscino, le sue braccia si alzarono leggermente chiudendosi attorno al mio collo, non mi aspettavo fosse sveglia.
Mi stesi accanto a lei
-Ma allora sei sveglia?- le dissi ridacchiando
-Mi sono svegliata cinque minuti fa- si mise a sedere guardandosi intorno anche se non poteva vedere granché, dato il buio che circondava la stanza
-Mi hai portato tu qui?-
-No abbiamo noleggiato una gru- le risposi ridendo
lei mi piantò un pugno sulla spalla prima di coricarsi nuovamente
-Come stai?-
-Un po' meglio...mi gira la testa-
-E tu fermala!-
-Mi aiuti?-
Mi tolsi la maglietta prima di premere il suo viso su di me, la circondai con le braccia appoggiando la testa sui suoi capelli:
-Devono proprio capitare tutte a te?!- le dissi sorridendo
-Veramente mi capitano da quando sono con te-
-Grandioso...-
-Pagherei mille pene pur di rimanere fra le tue braccia Harry...-

Quella sua confessione mi sorprese, ne fui immensamente felice ma mi lasciò senza parole e lei se ne accorse
-Non dici niente Harry?- rise lei toccando con un dito la base del mio collo
-Vorrei dirti "Ti amo" in tutte le lingue e i dialetti del mondo ma sfortunatamente so solo l'inglese-
-Adoro 'inglese....- sospirò stringendosi un po' di più a me
-E io adoro te...- le scostai leggermente la testa dal mio petto, mi buttai sul suo viso, le mie labbra danzarono con le sue, lei affondò le dita fra i miei ricci mentre io tenevo le mani aperte sul materasso per sorreggere il mio peso.
Spostai la mia bocca sul suo collo mentre Sam sospirava leggermente, risalii con una mano la sua maglietta, scoprendo il suo ventre, dopodiché lasciai una scia di baci umidi su ogni centimetro di pelle, poi ci soffiai sopra e sorrisi quando la pelle d'oca cominciò a formarsi
-Cazzo...- sentii
 Sam imprecare.
Sorrisi e la ricoprii con la maglietta; tornai con il viso all'altezza del suo
-Vuoi farmi salire la febbre a novanta?-
Io risi a quell'affermazione:
-Ti preparavo al peggio angelo...-
-Cosa?-
-Nulla...dormi ora amore, hai bisogno di riposare-
Lei si sistemò meglio sul materasso, stavo per alzarmi e montare la brandina ma lei mi bloccò:
-Dove vai?- i suoi occhi erano spaventati
-A montare la brandina, il letto è troppo piccolo per entrambi...-
-No ti prego Harry...non te ne andare...resta con me...- mi disse implorandomi di restare
le sue dita premettero con forza nel mio bicipite
-Va bene scimmietta...fammi spazio- le dissi sorridendo, soffrivo irrimediabilmente il caldo ma diventava quasi una sensazione piacevole se si contava che c'era Sam fra le mie braccia, quella situazione, era così magica, così dolce, così tanto attesa; mi persi completamente nella felicità di quel momento, dentro di me intanto pensavo alle cose più importanti da fare nella mia nuova vita con lei... ma tutto quello che riuscii a mettere a fuoco fu " Punto 1: comprare un letto più grande "
 
HI EVERYONE!
eccomi qui con un altro capitolo :)
che ve ne pare?

aspetto vostre recensioni!
aggiornerò verso il fine settimana perchè in questo periodo la scuola mi sta un po' pressando :/
buona serata  e a presto 
Seere

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


SAM'S POV


Mi svegliai sbattendo leggermente le palpebre, la finestra sopra al letto era aperta e i raggi del sole illuminavano la stanza; per la prima volta potevo sgorgerne i lineamenti e percepire la posizione dei vari oggetti.
Le pareti erano blu, blu scuro, un blu più intenso del cielo della notte; non c'erano molti mobili, ma in compenso le pareti erano interamente tappezzate di foto.

Io amo le foto. Osservarne una significa guardare indietro per una volta e non classificare questo gesto come una cosa negativa, una senzazione che puoi avere solo con le foto, ognuna con la sua storia particolare da raccontare.
Mi alzai dal letto appoggiando i piedi su un morbidissimo tappeto grigio, le cavaglie mi facevano male e mi accorsi appena del fatto che faticavo a sorreggere il mio stesso peso, ero debole, ma felice, mi avvicinai ad una parete forse lasciata volontoriamente più sgombra delle altre; c'erano due foto, una ritraeva Harry da piccolo con una donna sorridente che lo teneva in braccio, doveva essere sua madre perché entrambi avevano lo stesso sorriso; l'altra foto ritraeva una bambina che spingeva un'altalena sulla quale un piccolissimo Harry rideva contento, sorrisi a quell'immagine, Harry non mi aveva mai parlato della sua famiglia, ci misi un po' a notare che in nessuna delle foto appese era presente il possibile padre di Harry.
Sfiorai con il dito la prima foto che avevo guardato ma l'entrata improvvisa di Harry nella stanza mi fece sobbalzare
-Ehi che ci fai in piedi?- mi disse richiudendo la porta con il piede.
In mano aveva un vassoio e sembrava molto concentrato e impegnato per riuscire a posarlo sano e salvo sul comodino
-Buongiorno anche a te- gli dissi incrociando le braccia, Harry posò delicatamente il vassoio prima di alzarsi verso di me e sorridere, mi avvicinò a lui prendendomi per i fianchi prima di lasciarmi un leggero bacio sulle labbra
-Buongiorno- mi disse aprendosi in un sorriso che avrebbe illuminato l'intero universo
Scesi lungo il suo petto afferrandogli le mani che mollarono i miei fianchi

-Dov'è tuo padre?- chiesi voltandomi prima verso le foto e poi verso Harry, la sua espressione dolce e protettiva era diventata totalmente fredda e seria, mi diedi la colpa di quel cambiamento così radicale.
Harry si staccò da me, si sedette sul letto unendo le sue mani e appoggiando i gomiti sulle ginocchia, poi tornò a guardarmi accennando ad un piccolo sorrisetto nervoso

-Io non ho un padre...- mi disse serrando le labbra, quella confessione mi fece quasi barcollare, dovetti appoggiarmi al muro con la schiena per essere sicura di non farlo davvero
-H..Harry io...-
-Non importa...non lo sapevi...- mi disse fissando il pavimento

Piegai leggermente la testa mordendomi il labbro inferiore, fra me e Harry c'era un'abisso di differenza anche in quel piccolo gesto, io lo facevo quando ero nervosa o dispiaciuta, lui quando era particolarmente contento; mi staccai dal muro camminando leggermente verso di lui, il letto era spinto contro il muro opposto, mi sedetti accanto a lui appoggiandomi però con la schiena contro la parete mentre lui rimase sul bordo dandomi le spalle
-Come è sucesso?- 
sapevo che chiedergli costantemente di suo padre non era una delle idee migliori che potesse capitarmi di pensare in quel momento, ma io avevo bisogno di conoscere e comprendere il dolore di Harry più di chiunque altro, percepirne le varie sfumature, ascoltarne le melodie per poter scrivere un nuovo racconto
-Lui ci ha abbandonato quando ero molto piccolo...-
 -Ci?-
-Me,mia madre e mia sorella...-
-Sono le donne delle foto?-

Harry alzò timidamente lo sguardo verso la parete di fronte a lui prima di annuire stancamente
-Ti fa male tornare qui?-
-Se fosse così non ci sarei tornato non credi?
-No Harry...tu per me potresti fare di tutto- racchiusi tutte le mie emozioni in una frase che sembrava tradurre anche le sue
-Sto bene Sam- si spostò vicino a me appoggiando un braccio contro al mio, dopo qualche minuto di silenzio Harry tornò a guardarmi sorridente

-Ti ho portato la colazione-
-Addirittura!- dissi ridendo
Harry si avvicinò al comodino prelevando una tazza di porcellana bianca e porgendomela
-Ho tirato fuori il servizio buono solo per te- mi disse facendomi l'occhiolino
-Mi sento onorata- risposi incominciando a sorseggiare lentamente il mio the
-Come ti senti?- chiese mentre anche lui beveva il suo
-Un po' debole, ma sto bene-
-Ti gira ancora la testa?-
-No-
-Hai ancora i brividi?-
-No-
-Ti senti...-
-Harry, sto bene!- lo bloccai ridendo prima che potesse dire qualcos'altro
-Mmm- Harry prese la mia tazza avvicinandola alla sua sul comodino -Fammi controllare- 
In un attimo mi ritrovai sotto di lui, le sue mani che scorrevano delicate sopra al mio corpo

-Controlliamo il respiro...- sussurrò prima di appoggiare le sue labbra sulle mie, io affondai le mie dita nei suoi ricci mentre lui manteneva il suo peso sugli avambracci 
-I riflessi...- la sua bocca si spostò sulla mia mascella, sul mio collo e poi dietro all'orecchio, ogni piccolo bacio era l'equivalente di una leggera scossa elettrica dentro di me, un nuovo piccolo brivido che percorreva l'intera lunghezza della mia schiena
-I muscoli...- le sue mani si spostarono sulle mie cosce accarezzandole dolcemente, ebbi un piccolo sussulto quando il suo dito ne percorse la lunghezza fino a passare al loro interno, lui sorrise a quella mia azione
-Shh lo so che non sei pronta tesoro- mi disse appoggiando la fronte alla mia -Dovrò farti soffrire ancora un po'-
-Idiota...- gli sussurrai prima di attirarlo a me
-E' così che si tratta un dottore?- mi chiese baciando il mio labbro inferiore
-Solo quelli come te- dissi spostando il viso nell'incavatura fra collo e spalla, Harry mugolò rumorosamente quando morsicai leggermente una parte di pelle del suo collo, rimasi su quell'area per un bel po', baciandola, mordendola, fino a quando il rosso acceso del sangue portato in superficie non si fece viola
-Ti amo...- mi disse lui in un sospiro tremolante
-Anch'io- gli dissi prima di abbracciarlo.
***

HARRY'S POV


-Vuoi farti una doccia?-
-Puzzo così tanto?-
-No, solo immaginavo volessi farla-
-Indovinato-
-Il bagno è in fondo al corridoio a destra, nel mobiletto bianco troverai gli asciugamani puliti-
-Grazie- le sue labbra sfiorarono le mie in un bacio giocoso, quasi rubato; guardai i suoi piccoli piedi muoversi veloci verso la porta del bagno e non riuscii a trattenermi dal sorridere.
Abbandonai la testa all'indietro chiudendo gli occhi, la mia estasi venne improvvisamente turbata dal vibrare rumoroso e costante del mio telefono, tastai pigramente il comodino prima di trovarlo
-Pronto?- risposi con un filo di voce
-Harry?-

" Merda..." imprecai dentro di me 
-Ehi ciao come stai?- cercai di sembrare il più disinvolto possibile
-Dov'è mia sorella?- la voce all'altro capo della cornetta stava facendosi via via di un tono più alto
-Ehi stai calmo devo solo...-
-Stai calmo un cazzo Harry! E' praticamente una settimana che sto cerando di chiamarti e sei sempre irraggiungibile!-
-Mi dispiace Louis è che le cose non sono proprio andate come speravo-
-Mia sorella sta bene? Voglio parlare con lei, passamela!-
-E ' in bagno ora, ma tu dove sei ?!-
-Sono a Londra...vicino alla tua macchina precisamente-
-Cazzo...la mia macchina! -posai una mano sulla fronte ricordandomi del mio veicolo parcheggiato chissà dove 
-Ho preso le chiavi di scorta dalla tua roulotte, te la riporto indietro io, ma dove siete?-
-Siamo a casa mia, ad Holmes Chapel-
-Va bene...posso raggiungervi?-
-Certo! Tua sorella ne sarebbe felicissima, le manchi molto-
-Manca molto anche a me, ma con cosa ci sei arrivato lì?-
-Con la macchina di Liam-
-Porca....-
-Sì lo so-
-Va bene allora riporterò indietro quella di Liam quando me ne vado-
-Tu con cosa sei arrivato a Londra?-
-Con quella di Zayn- sentivo che stava per ridere ma io lo precedetti
-Non è possibile...-
-Non è possibile che qui l'unico che non abbia una macchina sia io che sono il più grande!-
-Se guidi come tua sorella è meglio così-
-In che senso?-
-Niente te lo racconto dopo-
-D'accordo, a dopo Harry-

Appoggiai il telefono sul comodino, dove si trovava prima, poi mi alzai dirigendomi verso la porta del bagno, origliai indiscretamente, sorrisi percependo la voce morbida di Sam confusa dallo scrosciare del getto idrico, bussai
-Amore?- nessuna risposta, eppure l'acqua aveva smesso di scorrere, ebbi paura che il caldo mischiato al vapore e alla febbre già presente avesse comportato un abbassamento di pressione con conseguente perdita dei sensi
-Sam?-
nessuna risposta, di nuovo; non ci pensai due volte, entrai velocemente, davanti a me, Sam spaventata dal mio ingresso violento se ne stava in piedi tremolante, coperta solamente da un asciugamano candido, i capelli bagnati che le ricadevano sulle spalle umide, dopo i primi istanti di sorpresa vennero quelli in cui mi fermai ad ammirarla in tutto il suo splendore
-Che ci fai qui?- Sam mi risvegliò dal mio momento di idolatria
-No sc...scusa è che non rispondevi e quindi io...- Sam era visibilmente in imbarazzo ma sembrava che stesse cercando di trattenersi dal non ridere
-Scusa- le dissi prima di uscire, chiusi la porta alle mie spalle appoggiandoci la schiena, poi mi portai le mani al viso facendole scorrere fino alla fronte e poi dietro alla testa
-Oh mio Dio...- sussurrai cecando di calmare i miei respiri -Cazzo Harry stai calmo...- mi ripetevo fra me e me, pensai che un modo ottimo per distrarmi fosse lavare la macchina di Liam, dopotutto l'avevo fatto arrabbiare non poco ultimamente e poi era passata da un colore nero luminoso ad un grigio spentissimo mischiato al marrone. Si, avrei fatto decisamente bene a lavarla.
Andai in camera, mi infilai una camicia di jeans e feci dei risvolti fin sopra il gomito, poi misi dei pantaloncini bianchi e mi diressi verso il ripostiglio per recuperare tutto quello che mi serviva.


SAM'S POV


Il mio viso ci mise quasi venti minuti a ritornare del suo colore originario, era passato a nuove ed alternative sfumature di rosso quando Harry era improvvisamente entrato in bagno trovandomi ricoperta solamente di un sciugamano; asciugai i capelli con un phon e li pettinai.

Feci un lungo sospiro, avrei dovuto attraversare il corridoio in intimo e la presenza di Harry avrebbe sicuramente reso il tutto più difficile; aprii cautamente la porta guardando a destra e a sinistra, sbirciando in tutte le direzioni e soprattutto sperando di non essere vista, non avrei retto all'imbarazzo se Harry mi avesse visto in quella condizione. Mi spinsi fuori dalla porta attraversando il più velocemente possibile il corridoio
"E' come essere in costume, è come essere in costume" mi ripetevo mentre raggiungevo la camera che trovai miracolosamente vuota, richiusi la porta alle mie spalle contenta di non essere stata scoperta, sul letto c'erano dei vestiti e accanto un biglietto 

 
" Sono di mia sorella, provateli, io sono in giardino "

Posai il biglietto sul comodino squadrando i pantaloncini neri e la canottiera blu che si presentavano davanti a me; li provai ed erano perfetti, quella sembrava proprio essere una di quelle giornate in cui tutto va bene, non volli pensarlo per non rompere l'incertezza di quella possibile situazione, infilai i miei vestiti nella lavatrice pensando che se Harry mi avesse dato il permesso l'avrei azionata più tardi.
Scesi le scale guardandomi intorno per la prima volta, l'ambiente in generale era piuttosto carino, preso quasi da una cura maniacale per i dettagli, nel salotto c'era un immensa porta finestra in vetro che dava sul giardino posteriore dove si intravedeva una piscina, Harry non c'era, dedussi che doveva essercene un altro da qualche parte; uscii dalla porta principale costeggiando il rencinto in bambù e mi ritrovai davanti ad uno spazio verde recintato, lì in mezzo la macchina di Liam tutta insaponata, sulla fiancata destra, Harry che si dava da fare con una spugna per pulirla bene; camminai verso di lui con le mani incrociate, lui mi guardò per un attimo, mi sorrise e poi tornò a strofinare la macchina
-Che ci fai qui?- le sue mani si muovevano con movimenti circolari e regolari sul cofano -Dovresti sdraiarti, hai la febbre-

-Mi sento molto meglio- risposi avvicinandomi di un passo -Che stai facendo?-
-Lavo la macchina di Liam, cercando di farmi perdonare per tutti i guai in cui mi sono cacciato-
-Magari ti ucciderà in modo meno doloroso- risposi ridendo
Lui mi seguì con la sua risata che avrebbe reso rigoglioso perfino un deserto
-Grazie... sei estremamente rassicurante-
-Posso aiutarti?-
-Non ci provare Sam, l'acqua è fredda, ti bagneresti e prenderesti un accidenti; è già tanto se ti permetto di rimanere qui fuori-
-Ok, ti aiuto- dissi io recuperando una spugna presente nel secchio e dirigendomi al lato opposto a Harry, lui scrollò la testa, si appoggiò alla macchina con le braccia fissandomi mentre ripetevo i suoi stessi movimenti per pulire la macchina
-Quando imparerai ad ubbidirmi?- mi chiese sorridente
-Quando i tuoi ordini saranno sensati- gli feci una linguaccia abbassandomi per strofinare il finestrino, anche Harry si abbassò guardandomi dal lato opposto in corrispondenza dell'altro finestrino; gli feci una smorfia mentre lui mi sorrideva e le sue fossette mi salutavano, continuammo a farci delle smorfie buffe, facendo a gara a chi per primo faceva ridere l'altro, rimanemmeno in una situazione di assoluta parità per un po', ma alla fine fui io a predere, rovinosamente.
-Hai perso- mi disse lui raggiungendo la mia parte, prima che potessi accorgermene il suo dito si posò sul mio naso lasciandomi una grossa scia di schiuma, io allargai le braccia ridendo
-Sei un traditore!!-
-Oh Oh penso che tu abbia un po' di detersivo sulla faccia- rispose ridendo, incominciò a scappare correndo intorno alla vettura mentre io lo inseguivo; incominciammo a colpirci con le spugne e a rovesciarci secchi e secchi di acqua addosso
-Hai perso Tomlinson rassegnati!- mi disse ridendo
-Sei solo un illuso Styles- lanciai una spugna imbevuta d'acqua con tutta la forza che avevo e lo colpii proprio sul petto facendolo barcollare all'indietro, incominciai a ridere mentre lui si piegava in due scosso da smorfie divertite e doloranti allo stesso tempo
-Mi hanno colpito...- lo sentii mugolare prima di sdraiarsi a terra supino; lo raggiunsi bloccandolo sul terreno
-Ti arrendi?- 
-A te? Senz'altro- mi disse alzandosi improvvisamente per racchiudermi fra le sue braccia, strofinò il naso contro il mio facendomi ridere
-Sei bagnata-
-Tu sei asciutto invece- ironizzai io
-Ti adoro...- mi sussurrò appoggiando la fronte alla mia e chiudendo gli occhi
-Anch'io, anche se sei un traditore- gli gettai le braccia al collo per attirarlo ancora di più a me.
La posizione non era molto favorevole a quel bacio ma era pur sempre uno dei più romantici e divertenti che mi fosse mai capitato di dare e ricevere.
Entrambi con ancora le spugne in mano che strizzavamo l'uno sull'altra mentre ridevamo a labbra ancora unite
-Ho una sorpresa- mi disse staccandosi con la voce lievemente roca
-Cioè?-

Non fece neanche in tempo a rispondermi che già una macchina nera a vetri scuri fece il suo ingresso nel vialetto, io mi alzai da Harry spaventata ma lui rimase seduto a terra osservandomi dal basso
-Ecco la mia sorpresa-
HI EVERYONE!
cosa ne pensate di questo capitolo?
penso di aggiornare nel prossimo fine settimana o per lo meno ad inizio novembre :)

aspetto vostre recensioni!
Buona serata e buon weekend :)
Seere

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


SAM'S POV


Le gomme scure dell'auto non producevano alcun suono mentre attraversavano la ghiaia del giardinetto, come se non esistesse. Quando si fermò cercai di scorgere il pilota ma non mi fu affatto facile.
I miei occhi erano ridotti ad una debole fessura mentre mi concentravo per cercare di capire, ma da deboli tagli in mezzo al viso qual'erano diventarono spalancati come il sipario di un teatro, quando scorsi la persona che più di tutte desideravo vedere, aprire la portiera e scendere dall'auto.

Louis non era ancora sceso completamente dalla macchina che io già ero partita correndo verso di lui, fece appena in tempo a spalancare le braccia per accogliermi , mentre io gli saltavo in braccio; incominciai a piangere e a ridere allo stesso tempo, chi mi avesse visto in quelle condizioni avrebbe sicuramente pensato che fossi una pazza furiosa nevrotica da rinchiudere in un manicomio, in realtà avevo semplicemente riavuto mio fratello con me

-Ciao scema- mi disse rimettendomi a terra mentre mi teneva strettissima fra le braccia come per non lasciarmi andare mai più.
" Scema " e "Scemo" i nomignoli più affettuosi che un ragazzo e una ragazza possano attribuirsi fra di loro, io e Lou avevamo incominciato a chiamarci così quando nostra madre smise di sgridarci per le consuete "parolacce" che in casa nostra erano severamente e inequivocabilmente vietate, allora mi sembrò un notevole passo avanti per il mio sviluppo di adulta

-Ciao scemo- gli risposi aggrappandomi alle sue spalle mentre lui mi accarezzava ridendo, sentii che alzava leggermente la testa, probabilmente verso Harry e subito dopo una mano si staccò dalla mia schiena per porgere un gesto di saluto; se fosse stato per me sarei rimasta in quella posizione a vita, ma sfortunatamente di vita ne abbiamo una sola e non possiamo sprecarla nella troppa sicurezza di certe situazioni, molte volte è bello rischiare.
Louis si staccò leggermente da me

-Mi sei mancata tanto-

-Anche tu- Louis mi stava asciugando una piccola lacrima di gioia sulla guancia ma io lo bloccai

-No...non capita molte volte di poter piangere di gioia...- gli dissi prendendolo per mano e conducendolo verso Harry.

I due ragazzi si abbracciarono dandosi lievi pacche sulla schiena e scompigliandosi i capelli

-Mi volete spiegare perché siete bagnati?- chiese Louis appoggiando le mani sui fianchi
Guardai Harry per un po' mentre si guardava le scarpe, con quell'aria da finto innocente che oltre ad essere molto buffa era anche estremamente intrigante

-Perché Harry è un traditore- il riccio alzò lo sguardo verso di me accennando ad una delle sue meravigliose risate, le fossette ne portavano l'annuncio, ma Louis lo interruppe deducendo che il lavaggio di una macchina non poteva che portare a quelle condizioni; non gli dissi che avevo la febbre perché mi sarei dovuta subire una delle ramanzine più colossali nella storia delle ramanzine, certe volte mio fratello era peggio di mia madre.

Harry aprì la porta finestra e ci ritrovammo tutti in salotto, ci sedemmo su dei morbidi divanetti in tessuto rosso

-Allora? Che è successo?- Louis unì le mani e incrociò le gambe, ricordava molto un esaminatore scolastico pronto a farti un esame.

Harry trovò l'incentivo prima di me per raccontargli tutto, mi stupì la tranquillità con cui descriveva i particolari sfiorandomi la mano ogni tanto come per rassicurarmi, non pensavo gli raccontasse persino di Aysha, ma a quanto pare riteneva che mio fratello dovesse sapere di tutto, indipendentemente dalle buone e dalle cattive notizie e io non potevo che essere d'accordo, Louis ne aveva il diritto.

Mio fratello rimase in silenzio per qualche minuto prima di prendere la parola e per un attimo ebbi il timore che fosse venuto con l'intenzione di portarmi via da Harry, scacciai questo pensiero con la mente, non l'avrebbe mai fatto se fossi stata contraria, stavolta ne ero certa

-Il giorno stesso dell'incendio- Louis incominciò a parlare -Papà ci ha riunito per dirci che era stato un'idiota e che non avrebbe mai potuto perdonarsi il fatto di averti mandato a Londra- si rivolse verso di me, ma io scostai lo sguardo, ricordai il dolore, l'insicurezza di quei momenti, la sofferenza che mio padre mi aveva procurato

-Sam?- mio fratello mi richiamò all'attenzione mentre Harry mi guardava cercando di calmarmi con lo sguardo, non avevo idea di come ci riuscisse ma funzionava!

-Sì ci sono, continua pure- neanch'io ero troppo sicura di quell'affermazione


-Era circa mezzanotte quando preso dai sensi di colpa, stava per raggiungerti in macchina, ma io l'ho fermato dicendo che era inutile...gli ho detto che non sarebbe servito a nulla e che avrebbe dovuto aspettare che facesse giorno, lui era molto nervoso ma alla fine ha concluso con me che quella era la soluzione migliore....ma il giorno dopo...quando abbiamo scoperto dell'incendio...ancora non sapevamo come stavi, non sapevamo se eri viva e io mi sono sentito uno schifo, ho pensato che se ti fosse successo qualcosa la colpa era solamente mia che avevo fermato papà... penso di aver passato tutta la giornata a cercare di contattare qualcuno e a piangere, non ricordo neanche il momento in cui Liam mi aveva rassicurato su di te, ricordo solamente un'enorme senzazione di sollievo-

Louis continuava a parlare mentre io cercavo di trattenermi dal piangere, dentro di me cercavo di essere forte e sicura, l'immagine che avevo sempre voluto dare agli altri ma che non ero mai riuscita a sostenere


-E adesso...ti stanno cercando- proseguì, non avevo capito a chi fosse riferito, se a me o ad Harry, evidentemente però Lou mi conosceva troppo bene, come se mi avesse letto nel pensiero mi disse

-Entrambi-

Guardai Harry preoccupata mentre lui guardava fisso Louis, la mascella tesa,i muscoli freddi

-Ho salvato una ragazza- la sua voce ruppe l'aria, senza che ci fosse un briciolo di vanità in quell'affermazione

-Lo so ma le telecamere erano accese, potrebbero chiederti del perché era lì...e sicuramente l'uomo stordito con il cloroformio non aiuta-

-Cazzo Liam non l'ha nascosto?!-

-A quanto pare no..-

-Hai stordito un uomo con del cloroformio?- io ero sempre più confusa e non sapevo a cosa pensare, mi sembrava assurdo che stesse succedendo davvero

-Ehm...- Harry imbarazzato annuì debolmente con la testa

-Non ci credo...- mi alzai dal divano proseguendo a passi veloci per la camera di Harry, entrai sbattendo la porta alle mie spalle, mi gettai sul letto sfatto dove ancora stava impresso nella morbidezza dei cuscini, il profumo inconfondibile di Harry.
Affondai la testa sotto il cuscino più grande e incominciai a lacrimare, non sapevo se fosse giusto chiamarlo pianto, le mie erano lacrime che traducevano uno stress ed un nervosismo insopportabile, lacrime di preoccupazione non di tristezza.
Improvvisamente due labbra morbide si posarono sulla mia scapola, ebbi un sussulto di sorpresa, non avevo nemmeno sentito la porta aprirsi, decisi di non guardare, di non aprire gli occhi, percepii solamente le labbra che risalivano la mia pelle fino a posarsi sulla spalla e poi sul collo.
Una mano potente mi afferrò per un fianco, il mio corpo venne sollevato con forza dal materasso, piombai con violenza sul petto di Harry mentre i suoi respiri accelerati invadevano il mio collo, la mia schiena era saldamente premuta contro quello stesso petto di Harry, il suo braccio stretto attorno ai miei fianchi, la sua mano cercò disperatamente la mia prima di bloccarle entrambe sulla sua gamba

-Allora? che succede?- mi chiese sussurrando ad un orecchio

-Perché mi stai bloccando in questo modo?- 

-Perché ti conosco, diresti che va tutto bene quando quelle che vuoi rifilarmi sono solo puttanate-

Sospirai chiudendo gli occhi, Harry aveva assolutamente ragione e non c'era niente che potessi fare per ribaltare le cose e renderle più favorevoli per tutti.


HARRY'S POV


Il mio non era un atto violento.
Sam aveva bisogno di sapere che io ci sarei stato e che ero lì in quello stesso momento per ascoltarla.
Conclusi che non essendo abituata, Sam era più preoccupata per quel cambio di situazione piuttosto che al mio contatto abbastanza invasivo

-Siamo nei casini- mi disse lei alzando la testa dalla mia spalla

-Ce la caveremo...-

-Come?- Sam incominciava a spazientirsi

-Stando insieme- non riuscii a darle una risposta più soddisfacente di quella

Mollai la presa definitivamente, Sam rimase comunque inginocchiata, dandomi la schiena, io la guardavo da dietro mentre lei si ostinava a fissare un punto nel vuoto

-Forse rivedere mio fratello mi ha fatto più male che bene- mi disse lei rompendo il silenzio

-Sam...-

-Cosa ti succederà Harry?- la sua voce era lievemente tremolante, sembrava molto timorosa della mia risposta 

-Non lo so...-

-Finirai in prigione? Aysha si vendicherà? Te ne andrai come hanno fatto tutti gli altri?-

-Questo mai- la voltai verso di me fissandola intensamente negli occhi -Non me ne andrei mai e tu lo sai!-

-Magari non ora, ma ben presto sarai costretto ad andartene- Sam scostò lo sguardo serrando gli occhi, io sbuffai prima di prenderle il mento con due dita e indirizzarlo nuovamente verso di me

-Allora ritornerei- le feci un debole sorriso per rassicurarla, in quel momento compresi che avevamo capito entrambi che ci sarebbe stato bisogno che io tornassi un giorno, il tempo mi avrebbe presto messo alla prova

-Oh Harry...- sussurrò lei prima di abbracciarmi, la sua mano scivolò dolcemente sulla mia nuca accarezzando i ricci, serrai anch'io le mie braccia attorno a lei, percepii la sua piccolezza, la sua fragilità, l'unità essenziale del suo piccolo corpo.
Percorsi l'intera lunghezza dei suoi capelli fino a ritrovarmi a metà schiena per poi scendere più in basso fino alle cosce

-Promettimi...giurami solennemente...che ci ritroveremo sempre, qualunque cosa accada- la sua voce invase i miei sensi, mi ero già ritrovato a trattare con promesse del genere e benché l'enfasi e l'intensità del momento mi avesse sempre portato a confermare inutilmente qualsiasi promessa, quella volta mi sembrò diverso, perché per la prima volta, sentii da parte di Sam la stessa voglia che avevo io, la stessa convinzione di voler stringere quel patto che ci avrebbe legato come non lo eravamo mai stati fino ad allora

-Ti fidi di me Sam?- le chiesi stringendola di più a me

-Più che di me stessa- 

-Non dire così...-

-Harry mi fido di te...immensamente- mi disse lei staccandosi per guardarmi negli occhi, io le sorrisi, non pensavo che una persona benché buona e comprensiva che fosse, avrebbe potuto comprendere e aiutare il mio dolore fino a quel punto, non pensavo che una volta conosciuto il mio passato qualcuno potesse tornare a fidarsi di me, eppure, eccomi lì, davanti a lei che stava offrendomi su una mano il suo cuore e tutta la fiducia che non aveva mai saputo esternare, ma solamente reprimere.
Non trattenni la felicità che avevo in corpo per essere stato il primo ( O forse il secondo comprendendo Louis) a farla rilassare, l'unico a riuscire a liberarla da quella morsa di solitudine voluta, da quella paura che non le permetteva di aprirsi in quel sorriso che un giorno mi avrebbe sicuramente ammazzato

-Ti prometto...ti giuro sulla mia stessa vita, che io ti troverò ovunque tu sia Sam Tomlinson e che tornerò sempre da te, qualunque cosa accada- una lacrima rigò il suo viso, poi un'altra, un'altra ancora, senza che potesse veramente accorgersene stava piangendo.


SAM'S POV


Quando tornammo in salotto, Louis era in piedi, si spostava lateralmente lungo una parete fissando come chi non aveva niente di meglio da fare, degli oggetti posati sugli scaffali o appesi al muro; Harry tossì due volte, forse per segnalargli la nostra presenza, infatti Lou si girò, si mise le mani in tasca guardandomi e sorridendo

-Tutto a posto?- i suoi occhi ridevano e non sarei mai riuscita a capire se fosse solo per rassicurarmi o se la sua fosse una reazione spontanea, era bravo a far credere alla gente che tutto andasse bene, penso che in questo fosse sempre stato un campione indiscusso

-A meraviglia- mi morsi leggermente il labbro, come per punirmi, troppo sarcasmo in quella frase, sia dal tono che dal contenuto 

-Sicura?- la domanda di mio fratello era lecita, avevo dato un'impressione totalmente diversa da quella che volevo dare

-Certo-

-Vieni a casa con me?- la sua domanda mi spiazzò, rimasi a bocca aperta come un merluzzo, Harry voltò velocemente la testa verso di me, impaurito da quelle parole, io non sapevo come fare, avevo tanta voglia di riabbracciare le mie sorelle e mia madre e anche mio padre nonostante tutto, ma lasciare Harry mi sembrava una rottura alla promessa che ci eravamo scambiati pochi minuti prima

-N...no...- sussurrai debolmente

-Cosa?- Louis si avvicinò di più per ascoltarmi meglio

-No Lou....io...io resto qui, con Harry- dissi più decisa, mio fratello mi guardò strano ma ci vollero solo pochi istanti perché la sua sorpresa diventasse preoccupazione

-Sam...non voglio fare la parte del cattivo, ma non penso che sia la soluzione migliore al momento, magari se il collegio e i nostri genitori ti vedono, lasceranno stare la denuncia verso Harry-

-Mamma e papà non denuncerebbero mai Harry, mi ha salvata!-

-Ma il collegio lo farebbe! Per loro questo è solamente sequestro di persona!-

-Avrebbe dovuto lasciarmi morire?! Ha solo cercato...-

-Non devi spiegarlo a me Sam! Devi spiegarlo a loro!- 

-Vai Sam....- Harry ruppe la tensione di quei momenti, se ne stava seduto immobile, fissava le mani che manipolava fra di loro nervosamente 

-Non ti libererai di me così facilmente, io rimarrò qui e...-

-E giusto così- Harry si sporse verso di me afferrando le mie mani, percepii la sua pelle sudata al mio contatto
-Se serve come deterrente per la denuncia lo devi fare! Lo devi fare per me...-

-Harry io non ti voglio lasciare- gli dissi puntando le mie iridi nelle sue

-Angelo....- mi sussurrò -Non mi lasci, mi aiuti! E quando avrai finito torneremo di nuovo insieme-

Io non risposi, bloccai le lacrime che inumidivano i miei occhi, piangere davanti agli altri mi aveva sempre dato fastidio, mi faceva sembrare debole e innocente agli occhi degli altri e odiavo farlo e in quel periodo lo avevo fatto fin troppe volte

-Va bene?- Harry si sporse di nuovo verso il mio viso, questa volta sorridendo -Intesi?-

-Intesi- gli risposi sorridendo a mia volta, Harry tirò il mio polso velocemente verso di lui, poi mi racchiuse fra le sue braccia, io posai le mie mani sulle sue spalle mentre respiravo il profumo dei suoi capelli, avrei saputo riconoscerlo fra mille altri.

Qualche minuto dopo ci incamminammo fuori verso la macchina, Louis davanti, io e Harry per mano dietro.
A pochi passi dalla vettura Lou si fermò per abbracciare Harry che mollò la mia mano per accogliere quella di mio fratello

-Grazie di esserti preso cura di lei-

-Non ho ancora finito di prendermi cura di lei-

-Allora stai facendo un ottimo lavoro-

Rimasi immobile, a fissare commossa l'abbraccio di quelli che ormai erano i due uomini più importanti della mia vita, Louis si staccò dall'abbraccio e si diresse in macchina al posto di guida, Harry si voltò verso di me ridendo

-Lo lasci guidare?- mi chiese prendendomi per i fianchi per farli aderire ai suoi

-Magari solo oggi- dissi facendo una smorfia

-Be sono più tranquillo, almeno so che non finirai in prigione per eccesso di velocità- rise appoggiando la fronte alla mia

-Hai finito con questa storia?!- avvolsi le mie braccia attorno al suo collo -Mi mancherai...-

-Anche tu mi mancherai scimmietta- mi disse ridendo e alludendo alla serata del giorno prima

-E ricordati che sei solamente un brutto stronzo traditore....- gli sussurrai ad un orecchio

-Che per giunta ti ama- mi rispose lui 

-Questa è la sua rovina-

-O la sua fortuna....-

Lo strinsi più forte a me, lui si spostò velocemente, la sua bocca incontrò la mia in un bacio appassionato, malinconico, quasi riparatore per quelli che non avrei potuto dargli in quel periodo in cui saremmo rimasti separati, volevo che non finisse mai, sarei voluta rimanere in quella posizione per l'eternità, così, fra le sue braccia e le sue labbra sulle mie e le sue mani su di me e le mie che già gli accarezzavano il collo pulsante sul quale spiccava una vena prominente, potevo quasi sentire lo scorrere del suo sangue.

Harry si staccò da me

-V...vai adesso...coraggio- sospirò lui, io mi voltai e stavo per lasciare la sua mano ma lui mi bloccò -Aspetta aspetta ....- mi disse prima di riattirarmi di nuovo verso di lui, io afferrai il suo viso ai lati con entrambe le mani mentre lui mi sollevava, unì nuovamente le nostre bocche mentre Harry mi teneva sospesa, avvolsi le gambe attorno al suo bacino mentre le mie mani si spostavano nei suoi capelli tirandoli leggermente

-Non ti deluderò promesso....- gli dissi riprendendo fiato

-Non ne dubiterei mai-

Harry mi posò a terra e dopo un ultimo bacio veloce, lasciai lentamente la sua mano, cercai di prolungare quel contatto più che potevo, percorrendo lentamente la lunghezza delle sue dita fino a sfiorarne per l'ultima volta le punte, mi voltai velocemente correndo verso la macchina, senza voltarmi, non avrei sopportato un altro suo sguardo, sbattei la portiera della macchina lucente di Liam e allacciai la cintura, Louis mise in moto senza parlare.
Mi sporsi dal finestrino per guardare Harry che se ne stava davanti alla porta, le mani in tasca mentre dava piccoli calci alla ghiaia, mi sorrise debolmente facendomi l'occhiolino prima che il veicolo si muovesse silenziosamente fuori dal vialetto, sempre più lontano da quella casa.


 
HI EVERYONE!
scusate il ritardo!
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Seere

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


HARRY'S POV



La macchina di Liam che avevo appena lavato uscì lentamente verso il vialetto fino a raggiungere lo sterrato della strada, appena non fu più in vista, mi arrampicai sulla staccionata, come facevo sempre da bambino, e la guardai percorrere un lungo tratto di strada in mezzo ai campi fino all'ultima svolta di un tornante che oscurò la mia visuale del tutto; nonostante ciò rimasi lì ancora per un po', ricordai che quando ero ancora piccolo adoravo stare lì, guardare le macchine che percorrevano la strada, provavo ad indovinarne la marca; con mio padre giocavamo a chi trovava più macchine rosse e chi più macchine blu, mi inventavo chissà quali storie per ogni tipo di macchina e ancora adesso mi rattrista pensare che non ci fosse nessuno ad ascoltarle a parte me.
Quando nessuno sapeva dov'ero e mia nonna cominciava a pensare a tutte le possibili disgrazie naturali e ultraterrene che sarebbero potute accadermi, mia madre sorrideva rassegnata, scostava con la mano gentile le tendine di pizzo e guardava il suo bambino, arrampicato su una staccionata ad ammirare il mondo come chi lo guarda per l'ultima volta.
Scesi dal mio appiglio constatando che stava per piovere, aprii la porta-finestra e mi chiusi dentro, mi voltai per dare uno sguardo preoccupato alla casa, sembrava così piena di ricordi dimenticati ora.... eppure era altrettanto vuota di persone per viverli.
In quel momento più che mai quella casa mi faceva paura.
Incominciai a camminare per la stanza, mi sedetti sul divano appoggiando la testa sullo schienale e poi forse sfinito, combattuto o voglioso di dimenticare mi addormentai lì.
Come al solito incominciai a sognare, il sogno era visto dalla mia stessa prospettiva, ero nel mio lettino da bimbo, mia madre venne a svegliarmi come faceva sempre: piccolo buffetto sul naso, piccoli baci su entrambe le guance e uno sulla fronte, io non avevo mai voglia di alzarmi, così mi nascondevo ridendo sotto le coperte e quella volta non c'era eccezione
-Harry è natale!- mia madre usava sempre quell'espediente per convincermi ad alzarmi, quando scendevo in salotto sembrava davvero Natale per tutto l'anno, da piccolo avevo sempre avuto problemi a memorizzare il 25 dicembre come giorno effettivo del Natale, non ci sono da farsi troppe domande sull'argomento.
Nel mio sogno, mia madre era come l'avevo sempre vista, così bella, dai lunghi capelli scuri, ricordo che le dicevo sempre che l'avrei sposata, lei alzava gli occhi al cielo e rideva compiaciuta, ero inoltre estremamente geloso di lei, se camminavamo per strada incontrando un conoscente, soprattutto se uomo e soprattutto nel periodo immediatamente seguente l'abbandono di mio padre, mi impuntavo sulle gambe di mia madre, le tiravo il pullover, la chiamavo, urlavo, piangevo, facevo di tutto perchè fosse costretta a salutare e a venire via.
 

Prima che me ne andassi, all'età di circa diciassette anni, ricordo che avevo ancora fastidio se camminando per strada con lei incontravamo un uomo che le parlava, per questo era stato difficilissimo per me assumere la notizia di un patrigno, evidentemente non ero ancora arrabbiato con mio padre come lo sono oggi.


SAM'S POV



-Sai chi ho incontrato l'altro giorno? Elisabeth...ricordi? Era la collega di mamma, ci portava sempre le caramelle- mio fratello parlava mantenendo lo sguardo fisso sulla strada, dopo mezz'ora di puro silenzio era riuscito a trovare una notizia abbastanza degna delle sue parole, io non avevo alcuna voglia di parlare ma dovevo ringraziarlo per il solo fatto che ci avesse provato

-Quelle caramelle erano orribili- risposi sedendomi comodamente senza più dargli la schiena
-Concordo! Cos'erano.... alle erbe?-
-Sì e per lo più senza zucchero!-
-Giusto giusto! E poi ricordi le gelatine blu all'anice?-
-Ricordo quelle dure al finocchio!-
-Dio non me le ricordare!- 



Prendemmo a ridere entrambi, mi piaceva quella situazione, Louis era riuscito a distrarmi come del resto faceva sempre, dai miei problemi e dalle mie sofferenze
-Caspita mi mancava la tua risata- mi disse lui dandomi una pacca sulla gamba 
-E a me mancavano le tue botte- risposi dandogli un pugno sulla spalla
-Ehi sei pazza?! Vuoi farci finire fuori strada?- rispose ridendo
-Ma tu non sei quel pilota esperto che può fare benissimo tutto da solo?!-
-Guarda che potrei anche fermarmi e chiederti di guidare ....-
-D'accord...- mi bloccai immediatamente pensando alla febbre -No forse è meglio che continui tu-

Louis mi guardò per qualche secondo arricciando il naso
-Tutto bene?- 
-Certo-
-Sei strana-
-E' il mio secondo nome- ironizzai io accendendo la radio, trasmettevano "Paradise city " dei Guns 'n Roses, la canzone perfetta per un viaggio; io e mio fratello incominciammo a cantarla a squarciagola percorrendo la strada senza nemmeno accorgercene, la testa mi scoppiava e la gola mi bruciava terribilmente ma non ci pensai nemmeno un attimo, sapevo che se mi fossi fermata per riflettere, sarei sicuramente giunta al pensiero di Harry e quindi a quanto mi mancasse già.


 
In un' ora raggiungemmo Londra e in un'altra raggiungemmo il campeggio
Era già pomeriggio inoltrato quando ne varcammo i cancelli, mi ricordai di quando Louis aveva inseguito la macchina che mi stava trasportando a Londra e ci era andato a sbattere contro
-Sei spaesata sorellina?- rise Lou guidando fino al parcheggio; quando si fermò slacciò la cintura e spense il motore, io uscii dalla portiera mentre Louis mi raggiungeva
-Sei davvero pallida...sei sicura di stare bene?- Louis mi avvolse un fianco con il suo braccio, come già tante volte aveva fatto in passato per sostenermi, per non lasciarmi cadere
-Sto bene- gli dissi prima di incamminarmi.
Percorremmo tutte le stradine del campeggio, scostai lo sguardo dal lato opposto a quella che portava nel boschetto e poi nel posto segreto di Harry, nel parco giochi notai due figurette che conoscevo benissimo

-Non mi prendi!-
-E' inutile che scappi!- 

Urlavano fra di loro le due bimbe bionde che si rincorrevano fra di loro

-Daisy! Phoebe!- le chiamai con tutta la forza che avevo in corpo, loro si bloccarono tutto d’un colpo sbattendo l'una contro l'altra, guardarono ovunque fino a quando i loro occhietti vispi si posarono entrambi su di me
-SAM!!!!- urlarono all'unisono prima di correre verso di me, io mi abbassai sulle ginocchia aprendo le braccia per accoglierle, erano così esili, così piccole, così bisognose di me, quasi non riuscii a capacitarmi di tutto quel tempo in cui le avevo avute lontane
-Piccole mie ...- sussurrai mentre loro mi stringevano forte, accarezzai loro i capelli, quando mi rialzai loro si attaccarono alle mie gambe, una per lato, presi loro le mani prima di tornare a camminare
-Sam ci sei mancata!-
-La mamma piangeva tutti i giorni-
-Papà diceva che è stato un idiota-
-Lottie non voleva più mettere i tuoi vestiti-
-Félicité si è rubata il tuo cuscino-

Le mie sorelline erano un vulcano di emozioni, non potei fare a meno di sorridere al loro stato di eccitazione e agitazione, erano così piccole eppure così furbe e intelligenti; eravamo a circa cinquanta metri dalla roulotte quando Daisy corse in avanti spalancandone la porta, la sentii gridare
-Mamma! Papà! Sam è tornata!-

Subito dopo si sentì un forte rumore di sedie spostate e successivamente un numero eccessivo di piedi che puntavano all'uscita.
Charlotte uscì per prima seguita da Félicité, entrambe si fiondarono su di me abbracciandomi
-Fallo di nuovo...e vedrai quante botte ti darò!- mi disse Charlotte, la più grande delle mie sorelle; mi vennero in mente tutti i bei momenti passati nella nostra camera a Doncaster a parlare di ragazzi, di trucco, di vestiti, anche se più che altro parlava lei, io non ero mai stata un esperta in merito, lei era la mia icona di stile.
Félicité, la psicologa della famiglia..., era nata con questo dono, quello di riuscire a capire perfettamente gli altri con un solo sguardo, quel giorno si era fatta le trecce
-Come?! Le hai fatte senza di me?- le chiesi io sorridendo
-Infatti non volevo farle! Mamma mi ha obbligato- mi rispose lei alludendo al fatto che quando era piccola la sua principale acconciatrice ero io.
Mia madre mi corse incontro piangendo, mi avvolse con le sue braccia, io appoggiai la mia fronte alla sua spalla
-Oh tesoro....- la sentii mormorare fra i singhiozzi -Tesoro ho avuto tanta paura-
-Anch'io mamma- le dissi stringendola più forte
-La mia bambina....-

Rimanemmo per un po' abbracciate fino a quando mio padre non sbucò dalla sua schiena, in lui vidi davvero i segni del pentimento, un pentimento atroce, segnato dai sensi di colpa
-Sam- sussurrò piano cercando di trattenersi dal piangere... forse avevo ereditato questa particolarità da lui, entrambi cercavamo di resistere al pianto 
-Papà-

Lui mi attirò a sé stringendomi più del resto di tutta la famiglia

-Tesoro mi dispiace così tanto.... sono stato un'idiota...stavo per ucciderti...io....io...-
-Papà va tutto bene- gli dissi guardandolo negli occhi -Adesso ho bisogno di te-
Mio padre annuì come se avesse già capito
-Si risolverà tutto figlia mia...te lo prometto...ti riporterò da lui-



HARRY 'S POV



Mi risvegliai bruscamente guardandomi intorno agitato, non mi resi conto di dov'ero immediatamente, dovetti pensarci per un po'.
Mi misi a sedere passandomi una mano sugli occhi e sbuffando nervosamente, mi resi conto che stavo sognando e che non era successo nulla di effettivo.
Mi alzai e mi diressi al piano di sopra, pensavo di raggiungere la camera ma qualcosa attirò la mia attenzione deviando il mio cammino.
Nel locale lavanderia, la lavatrice era aperta, non mi ricordavo di averla lasciata così, diedi uno sguardo all'interno, sorrisi lievemente alla vista dei vestiti di Sam, c'erano tutti tranne l'intimo, probabilmente li aveva lasciati lì con l'intenzione di lavarli successivamente, presi la sua maglietta candida, la rigirai per un po' fra le mani, percependone il tessuto morbido, il fatto che fosse sua amplificava le cose, mi mancava già, mi sembrava di non vederla da secoli quando erano passate solo poche ore, tornai al mio letto ancora sfatto e mi sedetti, appoggiai i gomiti sulle ginocchia e alzai lo sguardo verso le foto della parete.
Sam aveva ragione.
Il rifiuto continuo di mio padre mi aveva portato a quello... ad un isolamento totale e irreversibile di emozioni, alla paura di una casa, al sentimento più completo di solitudine, se solo avessi ricordato il numero di mia madre!
Probabilmente l'avrei chiamata , per un attimo mi venne in mente di cercarlo ma il calore ancora disperso nel cuscino bloccò le mie attenzioni, appoggiai una guancia su di esso respirando involontariamente un profumo diverso, era così dolce il fatto con non fosse il mio ma quello di un'altra persona, mi chiesi in definitiva cosa avrei fatto senza di lei, per la prima volta aveva dormito fra le mie braccia, il suo viso nel mio collo solleticato dalla freddezza del suo respiro, le sue piccole mani appoggiate sul mio petto, la mia guancia sui suoi capelli , non c'era stato niente di più bello nella mia vita, solitamente con le ragazze succedevano cose ben diverse e sicuramente non così dolci o romantiche... non dopo la morte di Amber almeno...

Ricordo ancora il messaggio che mi inviò... un tempo che mi sembrò un'eternità

"Harry puoi venire da me oggi? Dobbiamo parlare...ti amo xx Amber"

Non ebbi nemmeno il coraggio di chiederle cosa fosse successo, so che mi precipitai a casa sua quello stesso pomeriggio, lei mi accolse come faceva sempre, sembrava che nulla fosse cambiato.
Purtroppo invece molte cose stavano cambiando... al suo interno qualcosa non funzionava più... qualcosa la stava divorando da dentro.... qualcosa la stava uccidendo e portando via da me.... ricordo alla perfezione gli occhi che esprimevano una sofferenza appena accennata ma destinata a diventare qualcosa di irrimediabilmente potente, mi ricordo quando parlò della sua malattia come se fosse una febbre, per non farmi preoccupare, qualche giorno dopo, parlando con la madre ebbi modo di scoprire che le rimanevano pochi mesi di vita.
Quel giorno lo dedicai esclusivamente a me stesso e alle lacrime che avevo bisogno di versare, avevo boxato per circa tre ore senza essere stanco... il mio allenatore pensò addirittura che avessi preso delle pastiglie per gli ormoni, non ero un drogato.... ma venendo a conoscenza della malattia di Amber, stavo lentamente morendo anch'io. L'unico modo che avevo per sfogare la mia rabbia e la mia tristezza era sollevare pesi, pestare dei pugni su un sacco che impersonava ogni volta una persona o un oggetto diverso.
Le rimasi vicino per tutto il tempo della malattia... adorava la musica, le portavo un disco diverso ogni giorno e poi lo ascoltavamo insieme, a volte mi vestivo addirittura come il cantante di quel particolare album e lei rideva, rideva e si lasciava andare come non poteva permettersi di fare nel resto della giornata, le mie imitazioni buffe erano un toccasana per lei.
Uno dei suoi ultimi giorni di vita avevamo fatto l'amore, me l'aveva chiesto lei, mi ritrovai ad essere un po' titubante in quella situazione, ma nei suoi occhi aleggiava un desiderio offuscato dalla supplica, sapeva che non le rimaneva granché da vivere e purtroppo lo sapevo anch'io.



Era una gelida mattina di novembre quando sentii il telefono squillare e mia madre rispondere, stavo per compiere i diciotto anni, eppure ero ancora un ragazzino, io mi sentivo tale anche se non lo ero... mia madre posò il telefono e aprì lentamente la porta della mia camera, io la guardai e non ci fu bisogno che mi dicesse niente, incominciai a piangere, non volli nemmeno un suo abbraccio, corsi all'ospedale dove mi dissero che Amber non era più lì ma a casa sua.
Quando suonai alla sua porta, la madre vedendomi mi abbracciò e incomincio a piangere, l'abbracciai anch'io cercando di sforzarmi dal non piangere, mi accompagnò nella stanza di Amber e mi lasciò solo con lei, gli oggetti, le foto, i suoi vestiti ancora nell'armadio... non era cambiato niente... se non il pallore mortale del suo viso.
In quel momento piansi davvero, piansi come non avevo mai fatto, finché non ebbi più lacrime da versare; indossava ancora il braccialetto che le avevo regalato, avrei voluto darle anche il mio, ma non ebbi il coraggio di toccarla.
Non so se fu vigliaccheria o depressione.... so che non avrei sopportato di guardarla ulteriormente.
Dopo il funerale ero rimasto un giorno intero vicino alla sua tomba, ogni giorno le portavo dei fiori, fino a quando i suoi genitori si trasferirono e decisero di portare la salma della figlia con loro; non sapevo che fosse una procedura possibile, mi stupii alquanto ma non obbiettai, anche per me era il momento di ricominciare una nuova vita, una nuova vita senza Amber... ma una nuova vita con Sam.



SAM'S POV



Quella sera, feci davvero molta fatica a convincere mia madre a lasciarmi uscire, avevo bisogno di informazioni da parte degli amici di Harry, non sapevo se Niall fosse già tornato da Manchester e sinceramente dopo la mia fuga avrei avuto bisogno del tempo e il coraggio per guardarlo nuovamente in faccia, mi diressi così alla roulotte di Zayn, affiancata a quella di Harry.
Era davvero molto grande e i rumori chiassosi provenienti dall'interno mi intimidirono. Bussai nervosamente alla porta, una ragazza che aveva tutta l'aria di essere ubriaca mi aprì, in mano teneva una bottiglia di vodka
-Cosa vuoi?- mi chiese appoggiandosi agli stipiti della porta 
-Sono qui per Zayn...è in casa? - chiesi guardandola dal basso 
-Eccome!- rispose lei ridendo -Zayn …! C'è una ragazza per te...! Dimmi come mai non mi suona strano!-

Zayn raggiunse la porta ridendo, ma vedendomi tornò serio
-Sam ...- esclamò stupito 
-E...ecco io sarei venuta qui a parlarti... m...ma forse è un brutto momento, torno domani- dissi voltandomi e incamminandomi per la stradina
-No!  No Sam !- Zayn saltò giù dalla porta senza fare la scaletta e mi voltò verso di lui prendendomi per una spalla -Sono sobrio.... sono sobrio davvero! Possiamo parlare, ma non qui-
-D'accordo- gli dissi seguendolo .
Zayn continuò a camminare per un bel po', finché non raggiunse una struttura illuminata e subito dopo una stanza dominata da un enorme scrivania, richiuse la porta alle sue spalle
-Allora che succede?- mi chiese sedendosi su una poltroncina e indicandomene un'altra posta di fronte 
-Troppe cose...tutte insieme ...-
-Dov'è Harry?-
-Al sicuro...per ora...- 
-Che significa "per ora" ?-

Gli raccontai tutta la storia, dall'inizio alla fine, senza tralasciare alcun dettaglio, quando finii di parlare, Zayn sembrava pensieroso, si mordeva nervosamente la nocca di un dito fissando un punto a caso del pavimento
-Porca puttana Sam ....- esordì sedendosi meglio e appoggiando le mani sulle ginocchia 
-Non è una situazione facile Zayn...lo so, ma io voglio ...-
-Non è per niente una situazione facile Sam! Lo sa benissimo anche Harry che studia legge ... per reati come questi la pena non è leggera ...-

-I miei genitori ritireranno la denuncia-
-Forse loro sì...ma non il collegio, c'è una gerarchia troppo organizzata da quelle parti, non la lasceranno passare, in proporzione Harry è una briciola in mezzo ad un formicaio...-


Le parole di Zayn non erano per niente confortanti pur essendo vere, non mi venne nemmeno in mente di chiedergli aiuto
-Lo arresteranno ...- concluse lui fissandomi 
-Se fosse così io lo farei uscire- 
-E come ? Facendolo evadere come lui ha fatto con te? La torre di Londra è un posto altamente solido e inaccessibile; diciamo che è facile entrarci ma non è altrettanto facile uscirne, lo sanno tutti, fin dai tempi più antichi-
-Non lo manderanno lì per una cosa del genere-
-Ne sei proprio sicura Sam? Pensaci un attimo è la tua parola contro quella di un giudice-

Mi fermai per un po' a riflettere, poi alzai lo sguardo verso di lui
-Ho bisogno del tuo aiuto Zayn ...- gli sussurrai mentre i miei occhi si inumidivano 
Lui mi guardò per un po' :
-Che tipo di aiuto?!- 
-Ho bisogno che tu vada da lui, a Holmes Chapel, che lo conforti, che gli assicuri che andrà tutto bene e che tu gli dica che sto facendo tutto il possibile per tirarlo fuori da questo guaio-
-Tutto qui?!- mi chiese ironicamente 
-Lo chiedo a te perché so che non è un gioco-
Zayn tornò serio, capì che non era uno scherzo ciò che stava accadendo, capì che in quel momento più che mai avevo bisogno di aiuto
-Sai .. Harry non ha mai voluto compassione...mai nella sua vita , ha sempre cercato di non dipendere dagli altri.... - si bloccò per un attimo poi riprese -Ma in questo momento lui ha bisogno di me ... e di te... parto subito-

Mi aprii in un sorriso gigantesco, lo abbracciai continuando a ringraziarlo, poi gli consegnai le chiavi della sua macchina assicurandomi che fosse stato mio fratello a guidare.



Quando tornai a casa era già molto tardi, tutti dormivano già, accesi una piccola lucina sul tavolino e incominciai a sfogliare un libro che trattava di tutte le leggi presenti nel regno unito, lo avevo preso in prestito da una libreria appena fuori dal campeggio, segnavo con la matita tutto ciò che poteva sembrarmi utile e lo ricopiavo su un foglio segnandomi la pagina.
Erano quasi le due quando mi addormentai sfinita sul libro ....una mano mi scosse dolcemente, mi svegliai improvvisamente, presa da allucinazioni, stanchezza o non so quale altra diavoleria mi sembrò che a svegliarmi fosse stato Harry, avevo visto il suo viso sorridente, i suoi occhi così profondi che azzerano tutto ciò che li circonda con il loro splendore
-Harry...- sussurrai piano stropicciandomi gli occhi 
-No...Louis - mio fratello si sedette di fronte a me con due tazze in mano, me ne porse una sedendosi con la sua
-Scusami ...- gli dissi sbuffando e sorreggendomi la fronte con le mani
-Non è il caso di ricominciare domani?-
-Non ho tempo Louis, sicuramente il collegio avrà già sporto denuncia , stanno indagando su di lui ... non posso permettere che accada tutto questo ...-
-Lo so che non ti darai pace ....- mi disse guardandomi e poi guardando la pila di libri di fianco a me -E' per questo che ti aiuto- prese un libro, una matita e un foglio e incominciò a ripetere il mio stesso lavoro sorseggiando di tanto in tanto la bevanda della sua tazza.
Vedendo che lo guardavo basita indicò la mia
-Bevilo, è caffé- mi disse prima di tornare a concentrarsi sui fogli 
Io sorrisi senza riuscire a contenermi, non riuscii nemmeno a ringraziarlo per il suo aiuto, bevvi anch'io tutto il contenuto della tazza, ogni due ore Louis si alzava per prepararne dell'altro, continuammo a cercare fino alle sei del mattino, quando nostra madre alzandosi, ci scoprì entrambi chini sul tavolo, la testa appoggiata alle braccia, presi da un sonno profondo.
Lo percepivo da sola, nel mio dormiveglia, mia madre si sedette accanto a Louis prendendo il suo viso sulla sua spalla, incominciò ad accarezzarlo forse ricordando i tempi in cui era lei a farlo addormentare fra le sue braccia, quando ancora il suo bambino era estremamente bisognoso di lei, poi ero arrivata io, altra piaga della società da curare, dire che ci era riuscita non era del tutto vero, ma era mia madre, mi voleva bene, ce l'avrebbe sempre fatta, è una donna troppo forte per non farcela, molta gente è convinta del contrario, molta gente la definisce "rovina famiglie" per il fatto di essersi risposata con un altro uomo, io la definisco semplicemente come una madre e una donna meravigliosa, senza di lei io non sarei qui, senza di lei non sarei nessuno.
In quel momento volli ringraziarla ma mentre alzavo lievemente la testa, lei accarezzò lievemente il mio viso
-Dormi tranquilla amore...- mi sussurrò prima di baciarmi e spegnere la luce.

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Capitolo 30
*** capitolo 30 ***


HARRY'S POV

Trascorsi la notte con la fronte appoggiata alla finestra che dava sui campi.
Da lì, si vedeva benissimo la luna, in tanti anni in cui avevo abitato in quella casa non me ne ero mai reso conto... ero così triste... la mia vita era un disastro totale... ero da solo, in una casa che poteva essere piena solamente di fantasmi, ricordi che mi sarei portato dietro fino alla morte; stavo per essere arrestato e oltretutto ero anche molto preoccupato per Sam.
Conoscevo Aysha fin troppo bene, le intimidazioni con lei non sarebbero servite più di tanto, effettivamente quel collegio era una prigione... e ora Aysha era libera, sapevo che avrebbe parlato, avrebbe detto solamente bugie a chi di dovere poteva ascoltarla; Sam non se la sarebbe passata bene e tutto ciò per colpa mia...forse era proprio questo che non riuscivo a perdonarmi...
Scesi in cucina e mi versai un bicchiere di Brandy trovato lì per caso, ne assaporai il gusto, lo trattenni in bocca... poi lo ingoiai, così feci con altri sei bicchierini e una bottiglia di vodka; lentamente la mia vista incominciò ad offuscarsi, diedi la colpa alla stanchezza, accasciandomi poi sul bancone.
Incominciai a ridere nervosamente senza nemmeno sapere per cosa; sentii improvvisamente il mio cellulare squillare al piano di sopra, mi trascinai per le scale cadendo ad ogni scalino, mi rialzavo appoggiandomi alle pareti e poi cadevo di nuovo. Tastai sul comodino prima di ributtarmi sul letto:
-Pronto?- risposi ricominciando a ridere
-Harry?- riconobbi immediatamente la voce all'altro capo
-Zay amico mio!!!-
-Zay? Harry dove sei?- chiese lui preoccupato 
-Ma che cazzo ne so? In un posto come in un altro ...-
-Porca puttana Harry sei completamente ubriaco ...- lo sentii imprecare leggermente
-Può darsi...-
-D'accordo..Harry ascoltami bene, sei in casa ora?-
-Fortunatamente ho ancora un tetto sulla testa...-
-Ok , sto venendo lì mi hai capito? Sono a Londra adesso...sto guidando per raggiungerti...-
-Oh Zayn tu sì che sei un amico...-
-Non ti muovere da lì mi hai capito?-
-Zayn ti prego dimmi cosa cazzo ho combinato...-
-Ti sei innamorato, il problema è questo-
-Innamorato... Oh mio dio dov'è Sam?- incominciai ad agitarmi, forse non rispondendo più dei miei sensi
-Stai calmo Harry! Sta bene! Mi ha detto lei di venire lì...-
-Aysha la ucciderà...-
-Cosa?-
-Aysha le farà del male...ti prego portala con te- parlai come se stessi per perdere i sensi
-Harry devi stare calmo...sto arrivando, riposati-
Detto questo buttai il telefono dall'altro capo della stanza e lo guardai frantumarsi contro ad una parete.
Mi alzai preso da un'ira che non avevo mai avuto, presi tutte le foto appese alla parete e le buttai a terra ferendomi con i vetri delle cornici, non sentivo alcun dolore, nessuna sensazione, nessuna emozione a parte la rabbia e la tristezza... L'alcol aiutava nella mia opera di distruzione. Scesi in salotto, ribaltai le poltrone, il divano, tirai calci al muro fino a rovinarne la consistenza; afferrai le tende con le dita e tirai violentemente verso il basso, il bastone in metallo che le sosteneva cadde rovinosamente sulla mia fronte, arretrai di qualche passo, intontito, incredulo, incapace di formulare una risposta sensata a tutto quello che mi stava accadendo; allungai una mano sulla fronte e sussultai alla vista del sangue sulle mie dita:
-Fanculo....- fu l'ultima cosa che dissi, prima di accasciarmi stremato sull'unico divano rimasto in piedi



SAM'S POV


La mattina dopo, facevo ancora fatica ad aprire gli occhi, attraverso una debole fessura riuscii a scorgere la figura dormiente e tranquilla di mio fratello, ancora addormentato sul tavolo.
L'improvviso suono di un telefono e la seguente voce calma di mia madre attirarono la mia attenzione, incoraggiandomi a trovare la forza per alzare la testa; ci misi qualche secondo per capire che stava parlando con la direzione del collegio.
Mi alzai spostando violentemente la sedia, rendendo partecipe del rumore, persino mio fratello che si svegliò bruscamente.
Mi avvicinai a mia madre che si sforzò di sorridere appena mi vide, posandomi una mano al lato del viso ma ritraendola subito.
Il fatto che non potessi sentire alcuna voce all'altro capo della cornetta era una tortura, una pugnalata ad ogni risposta essenziale che mia madre dava, ad una domanda a me ignota.
La conversazione finì così come era iniziata, non riuscii nemmeno a domandare a mia madre cosa fosse successo, rimasi solamente ferma, guardandola con occhi che trasmettevano una preoccupazione troppo grande da sopportare; per fortuna lei iniziò a spiegare prima che potessi crollare
-Gli ho spiegato che stai bene e che non intendiamo esporre alcuna denuncia per ora- 
Mio fratello sbucò lentamente da dietro le mie spalle trasmettendo una serietà che mascherava forse un sollievo più acuto
-Cosa hanno detto?-
-Che dal nastro emerge che tu sia stata salvata dall'entità di un ragazzo sconosciuto...tutte cose che già sappiamo..-
-Hanno detto "salvata"?- un barlume di speranza si accese in me, ma la sua intensità era paragonabile a quella di una candela di cera, si sarebbe consumata presto e non avrebbe lasciato altro che una macchia informe.
-Teoricamente, Harry è stato visto all'interno del collegio ancora prima che scoppiasse l'incendio, è questo che li spinge ad indagare....tesoro, per conto mio, dobbiamo dargli qualcuno da cercare- 
Mio fratello cercò di cogliere l'essenza di quelle parole per rielaborarle e tradurle in qualcosa di sensato, probabilmente però non ci riuscì visto che mi battè sul tempo chiedendo per primo quello che volevo sapere
-Chi potrebbe essere mamma?-
Mia madre fissò il pavimento per un po' prima di tornare a guardarci:
-Chi ad esempio ha appiccato il fuoco...-
-Aysha...- sussurrai dentro di me ancor prima di percepire interamente la proposta di mia madre; dopodiché corsi fuori, mio fratello mi guardò uscire bloccando mia madre che avrebbe voluto seguirmi, la guardò scuotendo la testa, come al solito lui era un passo avanti a tutti quando si trattava di capirmi.
Iin quel momento, mentre correvo, pensai che fossi pronta a tornare nel luogo più magico che avessi mai visto, quello che mi aveva mostrato Harry; ero abbastanza sicura che per entrambi quello fosse un luogo di ritrovo dopo una lunga assenza ed era bello sapere che avrei sempre potuto trovarlo lì....
Sempre meno quella volta...
Questa volta sarei stata sola... sola con il tramonto, sola col mio dolore, nel bosco una brezzolina leggera scuoteva le carcasse nude e spente degli alberi, mentre le foglie ancora verdi si dimenavano fra loro come alla ricerca continua e assillante di più spazio.
Camminai cercando di concentrarmi solo sui rumori, fruscii, calpestii, cinguettii... tutto mi appariva così surreale senza la presenza di Harry a normalizzare tutto ciò che lo circondava. Non ci avrei mai pensato, non pochi mesi fa almeno, quando ancora avevo una vita tranquilla rispetto a quella che stavo vivendo ultimamente,  che il mio problema fossero le emozioni amplificate.
Da quando sto con Harry, le emozioni si amplificano, poiché non sei più da solo, si è in due, oltre ai battiti accelerati del mio cuore dopo la vista di un suo sorriso, sentivo anche i suoi, né percepivo l'emozione, l'ansia, la paura, la gioia...
Sembra una cosa impossibile da contenere eppure è così , chi si innamora deve imparare a gestirsi.


 
Il vento in quel luogo non aiutava a concentrarmi ... la via dei rovi era ancora semidistrutta dalla volta precedente, eppure c'erano già delle spine che incominciavano a crescere sul terreno.
Fui bravissima, non mi feci neanche un graffietto.
Ritrovarsi davanti quel luogo, quel ceppo, quel piccolo sottobosco, quel mare, quel tramonto che sarebbe apparso solo a sera; fu come una secchiata d'acqua gelida, tanto ironico quanto inaspettato.
Non riuscivo a credere di essere lì senza Harry e allora perché ci ero venuta?
Forse per tenere bene in luce il mio obbiettivo, non avrei dovuto deluderlo, non quella volta... non avevo più intenzione di sbagliare e se era davvero ora di farla finita, pensai che non ci fosse modo migliore per cominciare che salvare l'esistenza di Harry.


 
Mi sedetti ai piedi del ceppo allestito a panchina. L'aveva costruita Harry?
 Non glielo avevo mai chiesto.

Appoggiai la fronte sul legno tiepido, poi anche le braccia e incominciai a piangere a dirotto, né avevo bisogno, dovevo smollarmi, odiavo piangere ma se quello era l'unico modo per impedirmi di fare altro, avrei il pianto come una salvezza
-Oh mio Dio Harry ....- singhiozzai ancora di più alla pronuncia del suo nome.
Pensai che i ruoli si fossero invertiti, ora ero io che stavo male per la sua prigionia, ero anzi convinta che fosse più limitato nelle sue libertà di quanto lo fossi io.
Pensai che lo avrei salvato, lo giurai in quel momento ricordando la promessa precedente.
Costi quel che costi io lo avrei liberato.
HI EVERYONE!
scusate il ritardo!
spero che il capitolo sia di vostro gradimento :)
aspetto vostre recensioni!!!
Buona serata
Seere

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