Carta e Penna

di Hana Pond
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** introduzione ***
Capitolo 2: *** Di che colore è il retro del cielo? ***
Capitolo 3: *** Il fuoco distruggeva la carta come lui aveva distrutto il mio cuore ***
Capitolo 4: *** Il mare nei suoi occhi castani ***
Capitolo 5: *** A day in the life of a bench ***
Capitolo 6: *** Le lacrime si confondono sotto la pioggia ***
Capitolo 7: *** Autunno. ***



Capitolo 1
*** introduzione ***


Ci sono domeniche fatte solo di mancanze da riempire con canzoni tristi, invece di amore e risate. Però c'è sempre la carta e chi la riempie di storie belle, bellissime.



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Sono tornata. Visto che so scrivere solo storie a capitolo 
unico ho pensato: perchè non fare una raccolta?!
E quindi eccomi qui. Dal capitolo due inizieranno le
storie, leggete e recensite se vi va.
Hana ✿

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Capitolo 2
*** Di che colore è il retro del cielo? ***


Quella mattina la piccola Matilde saltellò giù per le scale di prima mattina, più presto del solito. Arrivo davanti alla porta della camera e bussò tre volte, era quello il loro segnale segreto.
“Avanti”. Rispose il nonno da dentro, come se fosse sicuro del fatto che sua nipote fosse arrivata.
Ad ogni passo i codini della piccola mora ondeggiavano, il nonno le fece spazio su letto e lui si mise seduto sulla poltroncina zebrata. Gli occhi verdi della bambina erano curiosi e vispi e aspettavano con ansia che il nonno iniziasse a parlare, ma niente. Spazientita si alzò in piedi sul letto:-“ Ma allora nonno, oggi non hai niente da raccontare?”. Il vecchio uomo scoppiò in una sonora risata e guardò fuori dalla finestra:-“ Va bene, va bene ma siediti composta!”. Matilde saltò seduta come un cagnolino ammaestrato. Il nonno fece un sospiro e iniziò a parlare:-“Vedi quelle nuvole rosa? – disse indicando fuori dalla finestra catturando subito l’attenzione della bambina – sai cosa c’è dietro? Sai com’è il retro del cielo?!”. Matilde spalancò la bocca e i suoi occhi diventarono lucidi, scosse piano la testa e aspettò il continuo della “storia”. “Il retro del cielo è pieno di colori sai?. Va dal rosso al verde passando per l'azzurro il giallo e anche il viola. Se lo si guarda da destra si può intravedere anche del fuxia e da sinistra troviamo del bianco che diventa nero in base all’angolazione da cui si osserva, ma non manca neanche il blu e qualche volta anche il marrone si fa vedere dipende da come gli gira. Per non parlare del grigio e de rosa, quelli ci sono sempre. Il retro del celo è fatto da rimpianti, sogni abbandonati e speranze tradite, da pianti e da sorrisi. Da tutto quello che è passato, da tutto quello che è felice o triste.” La bambina si sporse verso il nonno come per ascoltare meglio:-“ Ma come ci sono arrivate tutte quelle cose là sopra?”. Disse. Il vecchio rise di nuovo:-“ Ottima domanda davvero. Sai quando ti capita di svegliarti e aver fatto un bellissimo sogno che però non ti ricordi? Quei sogni sono talmente belli che non possono restare allora escono dalla finestra o da sotto la porta. Cercano dei buchi da cui scappare e salgono in alto e vengono catturati dalle nuvole. Per quello che le nuvole sono rosa la mattina perché sono colorate dai sogni dei bambini”. Matilde scese dal letto e si avvicinò alla finestra mettendosi in punta di piedi sperando di vedere meglio. Il nonno si avvicinò e le mise una mano sulla spalla, la bambina lo guardò e iniziò ad aggrapparsi per salire in braccio e venne subito accontentata:-“ E le stelle invece? Non mi hai ancora parlato delle stelle nonno!”. Lui si avviò piano verso la porta e, con la piccola Matilde in braccio fece le scale a passo lento e la riportò a casa :-“ Le stelle dici?! Ma cara, quella è un’altra storia”. 



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Questa è la prima storia della raccolta, se vi è piaciuta 
o se avete qualcosa da dire recensite pure.
La piccola Matilde tornerà presto.
Hana✿

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Capitolo 3
*** Il fuoco distruggeva la carta come lui aveva distrutto il mio cuore ***


Era finirò tutto ormai, non potevo ancora crederci. Ero in mezzo al corridoio, tutti mi passavano in parte mi urtavano. Ma io non sentivo più niente. Era finita. Mi aveva scaricato così tranquillamente, in mezzo a tutti dopo 2 anni di "fidanzamento", davanti all'uscita della scuola. Tornai silenziosamente a casa e mi chiusi in camera. Non sentivo neanche più la morbidezza del letto su cui ero sdraiata. Pensavo a lui, a tutto quello che era successo. Forse mi mancava ma non riuscivo a capirlo. Mi sentivo il petto pesante e l'aria mi soffocava. Avevo caldo e freddo contemporaneamente. Non riuscivo a piangere, credo che avevo prosciugato la mia scorta di lacrime l'ultima volta che lui mi aveva reso felice. Avevo pianto dalla felicità, ma ora provavo dolore e non riuscivo a piangerlo via. Sapevo che mi mancava, lo sentivo lontano da me ormai eppure sembrava che fossi impassibile. Poi qualcosa cambiò, non l'avrei mai più sfiorato, baciato è forse non gli avrei mai più rivolto la parola. Quest'idea mi distrusse. Fu in quel momento che capii cosa mi sarebbe davvero mancato e piansi per lui.
Ormai era passato così tanto tempo eppure lo sentivo ancora lì, le sue braccia attorno a me e le sue grosse mani intrecciate tra le mie. Si mi mancava, tanto ma dovevo lasciarlo andare, dovevo riprendermi e andare avanti anche se non sapevo ancora come.. Mi alzai in piedi presi un quaderno e strappai l'angolino di una pagina a caso. Scrissi il suo nome sopra, a caratteri grandi. Non credo di aver mai scritto così bene in tutta la mia vita. Andai a frugare nella borsa e presi l'accendino, avvicinandomi alla finestra accesi la fiamma e la avvicinai al piccolo foglio stropicciato. Il fuoco se lo stava mangiando piano, come se stesse guastano un frutto prelibato fino a quando anche l'ultimo millimetro sparì diventando polvere.


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Capitolo 4
*** Il mare nei suoi occhi castani ***



 Era quella goccia che riempiva il vaso. Era l'acqua, fredda e distaccata, riusciva a tenersi tutti dentro e rimanere calmo senza lasciar trasparire niente,  ma allo stesso tempo calda e accogliente. Mi prendeva, mi avvolgeva completamente e mi cullava piano fino a farmi addormentare. Mi faceva sentire  protetta, parte di qualcosa di immenso. Mi tranquillizzava sempre, e c’era sempre. Ovunque andassi, in qualsiasi momento, in qualsiasi contesto  potevo essere sicura del suo ascolto. Ma ci sono anche quei periodi di carestia in cui l'acqua decide di scomparire, a volte piano a volte con una velocità incredibile. Era arrivata come un uragano ma ora ne era rimasta solo qualche goccia.

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Per me lui era tutto questo. 

 

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Capitolo 5
*** A day in the life of a bench ***


A DAY IN THE LIFE OF A BENCH

Vi è mai capitato di passare in un parco e vedere una panchina e chiedervi “Quante vite avrà vissuto?”. Io la trovo una cosa molto interessante. Una panchina ha su di se molte vite. Ha sentito il peso dell’amore, della tristezza, dei pianti e della felicità. Porta con se il ricordo di tutte quelle persone che hanno lasciato un briciolo di storia su di lei. Tutte quelle mamme che si sono sedute lì con i propri figli magari mangiando un gelato, gli uomini che si fermano a leggere il giornale, i bambini che ci passano davanti per andare a scuola e le ragazze per fare jogging. Tutte quelle vecchie signore che ci stanno ore lì a dare da mangiare ai piccioni oppure che si fermano solo qualche secondo per riposarsi prima di tornare a casa con la spesa. Tutte quelle delusioni d’amore, con quei ragazzi che aspettano ore e ore su quelle assi laccate di bianco per poi andarsene delusi lasciando nel cestino il mazzo di rose rosse. Per non parlare delle risse notturne, chissà quante ne ha viste una povera panchina e chissà quante volte ha dovuto fare da letto ad un qualche barbone o ad un uomo troppo ubriaco per trovare la via di casa. Quante coppiette avrà visto dichiararsi e quante ancora lasciarsi, quanti cani le avranno fatto i bisogni in parte e quanti ragazzini l’avranno riempita di scritte e tagli.
Una vita triste ed interessante, se una panchina potesse parlare racconterebbe storie.      



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L'ispirazione per questo testo mi è venuta nel vedere 
l'immagine sopra, non è niente di che ma mi piace. 
Hana✿

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Capitolo 6
*** Le lacrime si confondono sotto la pioggia ***


Le pesava tutto. Sdraiata sul letto in una notte di primavera, nel petto si sentiva un macigno e sapeva benissimo cosa voleva dire, stava per scoppiare aveva tenuto dentro tutto per troppo tempo. Si girò su un fianco e si tirò le ginocchia al petto come per proteggersi da chissà che cosa. Fuori la pioggia picchiettava ad un ritmo constante e rilassante. Quanto le piaceva la pioggia ma quella notte neanche quel fitto mormorio riusciva a tranquillizzarla. Poi si alzò di scatto come se di colpo si fosse ricordata di qualcosa o qualcuno, si mise una felpa addosso e le scarpe e scese piano le scale, i suoi genitori erano via per lavoro qualche giorno e la casa era immersa nel silenzio. Due giri di chiave e la porta era aperta, una brezza fresca si insinuò dentro facendola rabbrividire. Uscì e piccole gocce iniziarono ad attaccarsi ai sui capelli lisci e ai vestiti, chiuse gli occhi lasciandosi trasportare da quel suono dolce e freddo, aspirò quel profumo di terra bagnata e aprì le braccia. Piano piano quel peso che aveva nel petto iniziò a sciogliersi lasciando uscire le lacrime che si confusero con le gocce di pioggia. Per un attimo ritornò ad essere felice. 





 

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Capitolo 7
*** Autunno. ***


AUTUNNO
 
“Che brutta..” Il suo sguardo era perso nel vuoto, rivolto verso la distesa di alberi spogli.
“Cosa?” Chiese lei guardandolo incuriosita.
“Tutto. La vita.” Rispose lui lasciandosi cadere sul manto di foglie arancio.
Lei piegò la testa di lato curvando gli angoli della bocca in una specie di sorriso. “Sbagli sai?” la sua voce si era fatta seria “La vita non è brutta. Sicuramente è una stronza ma di certo non è brutta. Cioè guarda tutto questo. Le foglie colorate, il cielo grigio, il vento, il profumo dell’autunno.. è tutto meraviglioso.”
“Bene, allora la vita è una gran stronza.” Concluse lui tirandosi su a sedere. Lei scoppiò in una sonora risata che lo lasciò sconcertato. “Cazzo ridi scusa?” Le chiese con un leggero tono di rimprovero nella voce. Lei prese una foglia tra le mani e iniziò a spezzettarla “Dovresti imparare a godertela di pù questa vita stronza.” Iniziò a dire con un fil di voce “Tanto lo sappiamo che non sarà mai bella e perfetta come vorremmo quindi non ha senso essere tanto tristi. Canta a squarciagola, balla sotto la pioggia, bacia chi ami. Sfrutta questa vita imperfetta che ti è stata data.” Si guardarono, gli occhi scuri di lui dentro quelli azzurri porcellana di lei “Ma soprattutto sorridi, perché sei bello quando sorridi.”


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Quando la lesse capì subito che stavo parlando di noi. Mi prese la mano e mi sussurrò un "grazie".
Fu l'ultima volta che me lo disse. 

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