Frank E La Disfatta Dei Marauders

di malandrina4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

 FRANK E LA DISFATTA DEI MARAUDERS


 PROLOGO.


 

 

 

Frank prova una sensazione familiare nel destarsi con il suono soffocato delle risate dei suoi compagni di stanza.

Condivide la camera con i Malandrini da sei anni ed ormai è abituato a non domandarsi più cosa combinino quei quattro di tanto divertente ad ogni ora del giorno e della notte. Specialmente della notte.

Per questo svegliarsi con le risa trattenute a stento di quelle pesti non gli è nuovo. Non c’è nulla di strano o spiacevole in questo fatto.

Quello che è davvero fuori luogo è considerare normale anche l’altra sensazione.

Quale sensazione?

Quella che prova Frank Paciock almeno una mattina alla settimana, svegliandosi ricoperto da sostanze appiccicose non meglio identificate.

Frank si rende conto che non è giusto.

È semplicemente inammissibile che un Grifondoro del sesto anno non sia nemmeno un po’ sconcertato dalla marmellata che durante la notte è stata spalmata su ogni parte del suo corpo.

Per questo quando solleva le palpebre pesanti ed appiccicose, mentre un pezzo particolarmente grosso di albicocca gli entra in un occhio ed un altro gli ostruisce la narice destra, decide che le cose devono cambiare.

I suoi compagni di stanza che in questo momento stanno sghignazzando allegramente, beandosi della loro ultima bravata, avranno quello che si meritano.

La risata simile ad un latrato di Sirius, accovacciato ai piedi del letto di Frank, è la più sonora, mentre il suo degno compare dai capelli spettinati sghignazza impunemente dal suo letto, le lacrime agli occhi per il gran ridere. Remus sta cercando di scusarsi con lo sguardo, ma le sue labbra sono premute in modo sospetto l’una contro l’altra, nell’evidente tentativo di contenere il ghigno che svelerebbe anche la sua partecipazione allo scherzo. E Peter si rotola felicemente nel letto, producendosi in risatine che gli colorano il viso paffuto di rosso.

Eccoli lì, i Malandrini, gli incontrastati combinaguai del castello.

Ma ride bene chi ride ultimo, pensa quel cumulo di marmellata all’albicocca a cui è stato ridotto Frank Paciock, ed io sarò quell’ultimo.

Dopo una doccia, chiaro.

 

*******

 

-Piton, Evans, McDonald...grazie per essere venuti – esordisce Frank, raggiungendo i suoi compagni al tavolo più isolato della Biblioteca.

Ha scelto quel luogo come posto di ritrovo perché è quello in cui sono più basse le probabilità di incontrare uno dei soggetti. Certo, Remus in realtà la frequenta abbastanza spesso, ma tre su quattro è comunque un buon risultato. Anche perché Frank crede che non esista un posto totalmente sicuro ad Hogwarts. Loro sono ovunque.

- Sia chiaro che sono qui solo perché so quanto insistenti e testardi possiate essere voi Grifondoro, quindi vedi di fare in fretta, Paciock – avverte Piton con la sua voce strascicata, fulminando Frank con gli occhi da dietro quelle tendine scure di capelli.

Frank non crede che ci fosse bisogno di metterlo in chiaro. Crede, in realtà, che sia una delle cose più limpide al mondo che Piton preferirebbe mangiarsi un pipistrello vivo piuttosto che passare il pomeriggio in compagnia di uno o più Grifondoro.

- Sì, facciamo in fretta possibilmente: la compagnia non è delle migliori – dice freddamente Lily Evans, seduta sulla panca di fianco a Mary. Le labbra di Piton sbiancano tanta è la forza con cui le stringe, ma la frecciata della rossa sembra aver fatto tanto male a lei quanto a lui.

Improvvisamente Frank non è più così convinto di aver avuto una buona idea.

In verità questa potrebbe essere la peggiore idea che abbia mai avuto, seconda solo a quella di accompagnare Alice a fare shopping ad Hogsmeade. Mai più.

-Suvvia, non fate così! Sono sicura che non sarà così male e sono così curiosa di sapere come possiamo essere d’aiuto a Frankie – trilla Mary allegramente, perché Mary non parla, no, trilla. Frankie è sinceramente stupito che non compaiano campanelle e cuoricini attorno a lei al suono della sua voce. O più verosimilmente Madama Pince che la minaccia di morte se non la finisce di fare casino nella sua Biblioteca.

-Il motivo per cui vi ho convocati qui oggi – inizia Frank cercando di usare un tono solenne, ma ottenendone solo uno un po’ troppo cospiratorio – ...è che voi siete le sole persone in questo castello che potreste decidere di aiutarmi.

- Ma potremmo anche decidere di non farlo – puntualizza Piton, aggiungendo chiaramente con gli occhi “Ed io lo farò”.

- Credo proprio che sarete entusiasti di aiutarmi, invece – replica Frank, cercando di non pensare al fatto che Piton non è mai statoentusiasta in vita sua probabilmente e altrettanto probabilmente gli farà un incantesimo da un momento all’altro. È così inquietante. – Perché...-

-Ma certo! Siamo compagni di scuola, se non ci aiutiamo tra di noi...- le labbra di Mary si muovono per diversi minuti, spargendo amore e bontà, prima che Frank capisca che se qualcuno non la ferma, lei da sola non lo farà.

-Grazie Mary, ti sono molto grato... – perché finalmente hai chiuso la bocca –...per la tua disponibilità. Ma quello che stavo dicendo è che ho chiesto aiuto a voi perché avete una cosa in comune.

Mary sorride sbattendo angelicamente le ciglia, Lily inarca un sopracciglio, in attesa, e gli occhi di Piton dicono chiaramente “Sto pensando a come avvelenarti”.

-Ovvero l’odio che voi tutti provate per uno o più Malandrini – conclude infine Frank, destando finalmente l’attenzione di tutti, anche quella di Piton.

-Piton per ...tutti in effetti, Lily per James e Mary per Sirius- spiega Frank, guardando con preoccupazione il repentino mutamento di Mary.

Al sentir pronunciare il nome di Sirius ogni cuoricino che le aleggiava intorno, almeno nell’immaginario di Frank, scoppia, lasciando ricadere su di lei litri di sangue, mentre il sorrisino dolce che fino a poco prima aleggiava sulle sue labbra viene mangiato da una smorfia d’odio.

Frank può sentire distintamente il rumore che le unghie lunghe e smaltate di rosa di Mary fanno mentre si infilano di colpo nel legno del tavolo, e non è un bel suono.

Ed improvvisamente Frank capisce perché Sirius non abbia accettato di uscire con lei.  

-Cosa c’entra questo?- chiede Lily, scivolando cautamente sulla panca in modo da mettere un po’ più di distanza tra lei e Mary, che ha iniziato a ringhiare inquietantemente.

- Se mi aiuterete, una volta tanto saranno i Malandrini a subire lo scherzo, invece che progettarlo – spiega Frank tranquillamente, osservando le reazioni dei tre di fronte a lui.

Ogni parte del corpo di Piton sembra esprimere rifiuto, perché aiutare un Grifondoro è probabilmente una di quelle cose a cui ogni Serpeverde che si rispetti deve essere allergico, ma d’altro canto...d’altro canto si tratta dei Malandrini. Coloro che Severus Piton odia più di chiunque altro al mondo, ed ora ha la possibilità di escogitare uno scherzo ai loro danni. Sebbene continui ad essere combattuto, il lampo di pura malvagità che è appena comparso nei suoi occhi significa chiaramente che accetterà.

Lily si sta mordendo nervosamente il labbro e continua a lanciare occhiate quasi spaventate alla sua spilla da Prefetto, come se da un momento all’altro tutta la disapprovazione dei professori potesse iniziare ad uscire da essa e travolgerla come un fiume in piena. Per un attimo Frank teme che la parte diligente della ragazza prenderà il sopravvento persino sulla parte che odia James, ma poi si rende conto che ora Lily si sta mordendo il labbro semplicemente per trattenere un ghigno malefico.

Frank non ha nemmeno il coraggio di guardare Mary, ma la sua voce giunge chiara e forte alle sue orecchie:

Ti aiuterò a distruggere i Malandrini. 

Un sorriso trionfante si dipinge sulle labbra di Frank, mentre si scambia uno sguardo d’intesa con i suoi nuovi complici.

Ma gli si cancella dalle labbra non appena un dubbio spaventoso gli sorge alla mente, nel vedere quanto odio faccia bella mostra di sé negli occhi di quei tre.

Frank si chiede quante probabilità ci siano che loro conoscano la differenza tra ‘are uno scherzo massacrare e spargere interiora ovunque.


 

 




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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 


 CAPITOLO 1.


 


 

James Potter adora il Quidditch.

Adora fare il suo ingresso trionfale nel campo, sorridere al proprio fan club appostato sulle tribune, come per ogni allenamento, e ricevere in risposta saluti e lodi entusiaste. Adora il vento che quando si alza in volo gli scompiglia i capelli, rendendoli ancora più ribelli, proprio come piacciono a lui.

Adora l’emozione che prova quando finalmente il baluginio dorato del boccino d’oro entra nel suo campo visivo, prima di gettarsi al suo inseguimento.

Adora esibirsi in picchiate spericolate che lo avvicinano sempre più alla sua preda dorata, adora il momento in cui capisce che è finalmente abbastanza vicino, che è ora di tendere il braccio.

Ma soprattutto adora chiudere la mano sulle ali della pallina dorata, intrappolandola e dimostrandole ancora una volta chi è il più veloce. E i sospiri estasiati delle ragazze in tribuna non guastano.  

Quello che invece guasta è il fatto che il boccino stia cercando di entrargli nella mano. Non è propriamente doloroso, non come uno si aspetterebbe che fosse almeno, ma non è nemmeno piacevole. Per questo James spalanca la mano ed afferra il boccino con l’altra, cercando di staccarlo dal suo palmo, ma non ottiene il minimo effetto.

Il boccino continua tranquillo il suo ingresso nella mano destra del Cercatore, fino a sparire all’interno, senza lasciare traccia alcuna all’infuori di un lieve pizzicorio.

In seguito James, in tutti i dettagliati racconti dell’episodio che fornirà ai suoi amici, ometterà sempre di specificare l’incredibile apertura raggiunta dalla sua bocca. Ma la mosca che ne è appena uscita assicura che era un’apertura notevole.

Ma torniamo al presente, presente in cui James si fissa la mano destra con aria ebete ed occhi sgranati, sotto lo sguardo perplesso del suo fan club.

Anche James è perplesso e crede di averne tutto il diritto: un boccino d’oro è appena sparito dentro la sua mano.

Non è una cosa che si può accettare con leggerezza.

James sbatte le palpebre, aprendo e chiudendo la mano.

Non sembra che ci sia un boccino dentro.

Forse lo ha solo immaginato.

Dev’essere così, probabilmente il boccino gli è sfuggito di mano e sta svolazzando da qualche parte.

Per la precisione dietro di lui, a giudicare dal rumore delle alucce svolazzanti.

Ed è proprio mentre James si chiede da quando il boccino fa così tanto casino, che il primo strillo spaventato proviene dal suo fan club, facendolo sobbalzare.

Che diavolo hanno da starnazzare quelle galline?

Ma soprattutto, perchè ha come la sensazione di star volando senza scopa?

 

 

 

 



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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 


 CAPITOLO 2.

 


 

Sirius sta correndo.

In realtà tutti i Grifondoro che erano presenti in Sala Comune quando quella biondina del secondo anno ha dato la notizia stanno correndo.

Solo che Sirius ritiene di avere più diritto di loro di vedere con i propri occhi quello che sta succedendo al campo da Quidditch.

Innanzitutto perché è Sirius Black, cosa che lo rende automaticamente più in diritto di chiunque altro di fare qualunque cosa lo aggradi.

In secondo luogo perché quello che sta svolazzando in preda ad una crisi isterica per il campo, con appiccicate alla schiena delle sottili, ma perfettamente funzionanti ali da boccino e con un colorito estremamente dorato è il suo migliore amico, non di Robert Miller, che si permette comunque di essere di fronte a lui di diversi metri.

Vorrebbe farglielo presente, ma ha il sospetto che se provasse ad articolare qualche parola, non sarebbe più in grado di continuare a respirare. Lui non è James: ad una corsa preferisce decisamente il comodo divanetto della Sala Comune.

Ormai è quasi arrivato al portone d’Ingresso, le gambe gli fanno male e se avessero la bocca lo starebbero insultando pesantemente, così come ogni altra parte del suo corpo, ma quello è senz’altro il giorno più bello della sua vita.

E quando qualcosa si frappone improvvisamente tra il suo piede ed il pavimento di pietra, facendolo finire a terra e facendogli battere dolorosamente le ginocchia, Sirius Black sta ancora pensando al fatto che potrà sfottere il suo migliore amico a vita.

Ammesso che la folla non lo travolga prima, certo.

*****

Quando Sirius tenta di rialzarsi e Piton, sporgendosi nuovamente da dietro la colonna, gli lancia un altro incantesimo non labiale per trattenerlo a terra, Frank inizia a sentire una strana sensazione dalle parti della pancia.

Senso di colpa, con tutta probabilità. Oppure i fagioli che ha mangiato a pranzo.

Ma il ricordo di aver starnutito marmellata in faccia ad Alice solo poche ore prima è sufficiente a mettere a tacere suddetta sensazione.Evidentemente non si trattava dei fagioli, o non sarebbe bastato così poco.

-Levicorpus – sibila Piton e Frank immediatamente sa che il demonio deve avere proprio quella voce. E quello sguardo. Forse non quel naso.

*****

Sirius pensa che qualcuno dovrebbe aiutarlo.

Certo, è naturale che tutti vogliano correre al campo il più in fretta possibile per non perdersi lo spettacolo, è quello che voleva fare anche lui dopotuttoma crede proprio che qualcuno dovrebbe aiutarlo.

Perché quello che non è per niente naturale è il fatto che lui sia appeso a testa in giù e stia galleggiando nella direzione opposta a quella della folla. Non è naturale ed è molto doloroso, perché la folla non si dà la pena di evitarlo, oltre che di aiutarlo.

Se gli verrà un pesto, qualcuno dovrà rendergliene conto.

In realtà qualcuno deve già rendergli conto di qualcosa. Le sue gambe per aria, per la precisione.

*****

Non appena il corpo galleggiante di Sirius sparisce dentro un’aula deserta e Mary ci si infila dentro per poi chiudersi la porta alle spalle, Frank pensa che Piton debba odiare davvero tanto il Grifondoro per lavarsene così bellamente le mani.

Non è una cosa che un essere umano dovrebbe essere in grado di fare, questa.

Chiudere un proprio compagno in una stanza con Mary MacDonald, senza concedergli vie di fuga né tappi per le orecchie, è già di per sé un atto disumano.

Ma se quel compagno è Sirius Black, che Mary odia e a cui probabilmente deve avere milioni di cose da dire, bè...si tratta di qualcosa che solo Severus Piton potrebbe fare con così tanta tranquillità, per poi andarsene baldanzoso al campo ad osservare il proprio peggior nemico trasformato in un boccino gigante. Evans è già là, ovviamente. Del resto è stata lei ad avere l’idea e ad applicare l’incantesimo.

Frank si chiede come debba essere trasformarsi improvvisamente e senza apparente motivo in un Boccino. Suppone che debba essere un’esperienza che lascia un qualche tipo di segno; probabilmente James non giocherà a Qu...probabilmente una persona normale non giocherebbe a Quidditch per diverso tempo, dopo una cosa del genere. James si limiterà ad aspettare di riavere il suo corpo, cosa che a detta di Evans dovrebbe avvenire al massimo entro questa sera.

Fortunatamente gli allenamenti erano già terminati quando è successo. Perché James è quel tipo di persona che non reputa indispensabile avere un corpo per allenarsi. Frank dubita, in verità, che ci sia qualcosa di così fondamentale la cui assenza possa impedire gli allenamenti di Quidditch, per James.

Nemmeno quando Sirius aveva la febbre a quaranta James ha rimandato gli allenamenti e Sirius è il suo migliore amico.

Sirius.

Sirius, legato e imbavagliato, chiuso in un’aula deserta con Mary.

Pensa alla marmellata, Frank: se lo merita.

Nessun essere umano merita questo.

Marmellata. Alla pesca.

Frank spera solo che Mary non lo violenti.

*****

A Sirius non piace il buio.

Non gli piace non poter vedere le cose e soprattutto non gli piace che gli altri non possano vedere lui.

È un crimine nascondere una tale bellezza al mondo.

Ma quello che gli piace ancor meno è il bavaglio che è improvvisamente apparso sulle sue labbra perfette.

Gli impedisce di parlare e Sirius ha sempre qualcosa da dire.

Ma Sirius non è l’unico ad avere sempre qualcosa da dire e se lo ricorda nel momento in cui una fioca luce illumina improvvisamente il viso di Mary MacDonald.

E mentre le labbra della ragazza si schiudono ed un fiume di parole lo investe, Sirius si chiede se tra le sue tante doti ci sia anche quella di riuscire a strozzarsi con quel bavaglio.

 

 


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


 


 CAPITOLO 3.

 



Peter non si sente perfettamente a suo agio. 
Tanto per cominciare è seduto alla panca dei Grifondoro ed è ora di cena e questo non può che metterlo a disagio, per via dell’innumerevole quantità di leccornie che lo circondano, instillando in lui una lieve ansia. È felice, naturalmente, che ci sia così tanto cibo e tutto così variegato e delizioso, ma è anche qualcosa che lo mette in una posizione difficile: non può, semplicemente, circondarlo tutto con le braccia e sottrarlo agli sguardi famelici e alle forchette avide dei suoi compagni. Non è qualcosa che il decoro o la McGranitt permettano. 
Ed ogni boccone comporta del sacrificio, perché mentre gli è concesso riempirsi il piatto di pollo, patate arrosto e cavoletti di Bruxelles, sarebbe invece considerato scortese trapassare con una forchetta la mano di Anita Abbott, che pure si è appena macchiata della sparizione dell’ultima lasagna dalla portata comune. 
È frustrante per Peter avere solo una bocca e dover accettare che mentre si dedica ad alcuni cibi, altri gli vengono sottratti per sempre.
Quel che è peggio, è che questo non è nemmeno l’unico motivo di disagio per lui: sono i visi attorno a lui, più o meno amichevoli e nemmeno vagamente minacciosi, ma così diversi da quelli dei suoi amici. 
A dirla tutta, Peter è consapevole che la maggior parte del corpo insegnanti e anche buona parte degli studenti si sente probabilmente più al sicuro in assenza dei suoi amici. È ingenuo da parte loro, perché quando i suoi amici non ci sono, allora stanno combinando qualcosa e presto ci sarà un'esplosione e dei pipistrelli finiranno nelle mutande di qualcuno.
Il fatto è, Peter è sempre più inquieto quando ci pensa, che quando i suoi amici non ci sono, non c’è nemmeno lui, perché sono i suoi amici, per l’appunto, e le cose le hanno sempre fatte esplodere insieme, da che mondo e mondo.
Ma ora Peter è da solo e non sa cosa ci si aspetta che lui faccia, a parte non trapassare con una forchetta la mano di Anita Abbott che ha appena fatto sparire anche l’ultima fetta di torta di mele. 
James è in infermeria e Madama Chips non lascia entrare nessuno- nemmeno lei, Signor Minus, a meno che non sia venuto per quella dieta che le avevo consigliato. 
Peter non era andato per quello, quanto per il senso di lealtà che lo lega all’amico, misto ad un’irrefrenabile curiosità. Mezza scuola è convinta che James ci sia entrato volando in Infermeria, con delle frenetiche ali da boccino d’oro ed un colorito simile a quello della pallina. 
È così ridicolo che dev’essere vero.
Il problema, quello che mette Peter davvero a disagio, è che quello sembrerebbe uno scherzo in piena regola. 
Scherzi.
È quello che lui ed i suoi amici, i Malandrini, fanno
Li pensano, li organizzano, li mettono in atto, a volte li falliscono, li ripetono, li migliorano, ma di certo non li subiscono. 
Possono venire scoperti, puniti, insultati, picchiati persino, ma non giocati a loro volta. 
Peter è abbastanza sicuro di questo. È una delle regole non scritte di Hogwarts, no?
Una parte di Peter, piuttosto infantile ed orgogliosa, è convinta che siano stati proprio i Malandrini ad inventare il concetto stesso di scherzi, un giorno in cui si annoiavano, stesi all’ombra della loro quercia.
Ma ora James è in Infermeria, Sirius e Remus non si vedono da quel pomeriggio e Peter si sente a disagio per così tanti motivi, compresa la sensazione di essere osservato, forse non solo per la quantità atipica di cibo nella sua bocca. Ma il motivo di disagio più pressante ora è il bisogno impellente di correre in bagno.
E se i Malandrini non subiscono scherzi, Peter, da solo, è la vittima perfetta, per chiunque abbia chiuso a chiave la porta del bagno. 
Peter si sente così a disagio, ora.

**

Frank non chiede a Piton in quale assolato pomeriggio abbia deciso di chiudersi nei sotterranei tra calderoni, formule e boccette fino ad ottenere una pozione lassativa parimenti insapore ed efficace, né perché pensava che avrebbe potuto averne bisogno in futuro. 
Decide di non chiedersi nemmeno quante Caccabombe saranno presenti, tra le altre cose, nella vendetta dei Malandrini e di godersi semplicemente il momento, per quanto l’aria, in quel preciso momento dietro quella precisa colonna, sia godibile.
-Fuori tre.
Frank vorrebbe che la sua voce suonasse solo un po' meno nasale. 

 

 

 


 

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