They don't know about us

di Haley_V
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Over again ***
Capitolo 2: *** They don't know about us. ***
Capitolo 3: *** Look after you ***
Capitolo 4: *** Dreaming ***
Capitolo 5: *** One way or another ***
Capitolo 6: *** Give me love. ***
Capitolo 7: *** Shut up. ***
Capitolo 8: *** Forgive my weakness. ***
Capitolo 9: *** In vino veritas. ***
Capitolo 10: *** Give me a reason. ***
Capitolo 11: *** If I let you go ***
Capitolo 12: *** Standing tall; ***
Capitolo 13: *** You're my hero. ***
Capitolo 14: *** Is this a goodbye? ***
Capitolo 15: *** Don't let me go. ***
Capitolo 16: *** Goodbye, again (?) ***
Capitolo 17: *** To make you feel my love. ***
Capitolo 18: *** EPILOGO ***
Capitolo 19: *** EXTRA ***



Capitolo 1
*** Over again ***


Over again. 








 
Il sole era già alto quella mattina, ma di alzarsi Louis non ne aveva proprio voglia. Era troppo comodo quel materasso, perché lasciarlo? Fosse stato per lui quella mattina non sarebbero esistite ne interviste, ne impegni di alcun genere. Tanto più che la sveglia non era nemmeno suonata. Forse anche lei voleva lasciarlo dormire.
Si girò su un fianco, ancora con gli occhi semi chiusi, e sorrise nell’intravedere, sebbene con la poca luce che filtrava dalle tendine, il viso di Harry poggiato sul cuscino a fianco al suo. Aveva le labbra semi aperte, schiacciate contro il tessuto del guanciale, e i ricci, spettinati, che gli ricadevano in piccoli boccoli lungo il volto. Dormiva a pancia sotto, con le braccia lungo distese a mo di stella, e ogni tanto, nel girare il volto, emetteva qualche rantolo sommesso. Gli faceva molta tenerezza, ogni volta che lo guardava dormire o sorridere, con quelle fossette che non facevano altro che intenerirlo ancora di più. Si “atteggiava” a mostrarsi più grande, ma sotto sotto, aveva un animo da bambino, molto più del suo. Per non parlare poi dell’ambito sentimentale che, beh, non era cosa da meno. Le notte di passioni passate con lui erano le migliori, ne era sicuro. Dal semplice fatto che non era sesso, ma amore. Si, Harry e Louis erano fidanzati, da quasi 2 anni. Già ad X Factor aveva capito di provare qualcosa per lui, ma solo dopo l’uscita del primo singolo prese coraggio e decise di dichiararsi a lui. La risposta non tardò ad arrivare; Harry era ancora un 16enne, e beh, era un’età complicata la sua. Un’età in cui non riesci a capire se i sentimenti che provi siano reali o no, dove il tuo modo di pensare potrebbe cambiare da un giorno all’altro; e fu così che accadde, quando nei camerini dello stadio di Londra, durante un concerto di beneficenza, con la porta ben chiusa a chiave, sbocciò il loro amore per la prima volta. E da lì, ben consapevoli anche se successivamente, che il loro amore non sarebbe stato affatto facile da mantenere, tra i manager che assolutamente non avrebbero permesso un loro probabile coming out, e le fan, che sicuramente non avrebbero avuto tutte la stessa reazione, (nonostante entrambi conoscessero alla perfezione l’esistenza delle cosidette “shippers”), il loro amore appena sbocciato andò avanti, tra segreti nascosti e baci rubati al volo prima di salire sul palco, tra le tende del backstage. E ora, solo tre giorni dopo, avrebbero festeggiato 2 anni esatti della loro relazione. Sorrideva quasi inebetito, a pensare quale sorpresa avrebbe potuto preparare per il suo ricciolino, quando sentì vicino a lui dei rantoli
 
-         Mmm…. Lou, sei sveglio?
-         Hey piccolo, buongiorno
Disse sorridendogli dolcemente.
-         Buongiorno – disse sorridente donandogli un bacio.
-         Hai fame? Aspettavo te per scendere a colazione
-         Mm.. un po’ si… anche se prima preferirei qualcos’altro…
-         Sempre il solito pervertito!
Disse Louis con un sorriso sghembo, a pochi centimetri dalle sue labbra. Harry si puntellò sui gomiti, mentre era attaccato alle labbra del compagno, mentre quest’ultimo gli si spostò sopra, carezzandogli i ricci spettinati. Le loro erezioni cozzarono sotto lo strato di stoffa dei boxer, ed entrambi gemettero appena, ancora leggermente intontiti dal sonno. Mentre la passione iniziava a degenerare, ad un tratto vennero entrambi sorpresi da Niall che bussava alla porta:
 
-         Hey, piccioncini, scendete a fare colazione? Paul ha detto che ci viene a prendere tra poco per andare in studio! Tanto lo so che siete svegli, potrete consumare più tardi in camerino!
Ridacchiarono entrambi all’esclamazione di Niall, mentre Louis si alzò dal corpo del riccio per prendere una t shirt, causando una protesta del fidanzato.
 
-         Eddai, chi se ne frega della colazione!
-         Paul verrà a prenderci tra poco, dai, muoviti!
-         Ma .. se restassimo chiusi in camera tutto il giorno? Facciamo finta di esserci svegliati troppo tardi! Nessuno se ne accorgerà!
-         Harry, tu farnetichi. Muoviti, altrimenti facciamo tardi! Calmerò i tuoi bollenti spiriti più tardi!
Disse facendogli l’occhiolino e schioccandogli un bacio veloce. Harry rimase a bocca asciutta supino sul letto, ma poi sbuffando si decise a scendere e vestirsi.
Quando scesero in cucina trovarono Liam e Zayn intenti a guardare la tv mangiando frittelle, Niall chino sul suo piatto completamente colmo di cibo.
-         Vi fiete defisi a fendere! – disse con la bocca piena
-         Si, ma non credo sia rimasto qualcosa per noi…. – disse Louis grattandosi la testa
-         Non preoccupatevi, ho salvato per voi il succo e dei toast nel forno!
-         Oh grazie Lì, se non ci fossi tu! – disse Louis ridendo
Il tempo passato in studio sembrava non finire mai, e Harry non ne poteva davvero più. L’unica cosa che voleva era tornare a casa, e beh… andare nel letto con Louis. Ma, guardando meglio quei divanetti di pelle nel camerino, neanche quelli gli sarebbero dispiaciuti…..
Louis era al microfono, intento a registrare le sue strofe nelle canzoni. Harry rimaneva incantato ad ascoltarlo ogni volta che cantava; nonostante molti dicessero che non avesse un talento particolare, per lui dire che avesse una voce angelica era poco. Se lui era triste, o arrabbiato, bastava qualche strofa cantata dal suo Boo, e in pochi minuti cadeva nel mondo dei sogni, come un bambino a cui viene cantata la ninna nanna. Davvero non capiva come molti non apprezzassero la sua voce, e proprio per questo era ben felice di aver fatto pressione sui produttori per cedere qualche assolo a lui e Niall. Credeva davvero che fossero entrambi sottovalutati, e avrebbe fatto di tutto per far cambiare idea al pubblico.
 
-         Sei stato bravissimo Boo
Gli disse sorridente quando lo vide uscire dalla sala
-         Grazie Haz, ma non credo di essere andato molto bene
-         Invece non è vero! Lo sai che amo la tua voce! E fidati di me, sei stato bravissimo
Disse, baciandolo.  Sapeva bene quanto Louis avesse una bassa autostima di se, (non che lui fosse da meno), ma gli dispiaceva che, anche per colpa sua, si sentisse così inutile.
 
-         Se lo dici tu scricciolo – gli rispose Louis, sorridendo malinconico.
Harry scosse la testa, per poi seguirlo sulle poltroncine nella saletta a fianco. Aah, quelle adorate poltroncine. Quell’idea davvero non gli dispiaceva. Louis si sedette, aggiustandosi i capelli, su uno dei primi posti liberi, sbuffando con lo sguardo fuori la finestra.
 
-         Mi dici che c’è?- disse Harry, deciso a smuovere la situazione.
-         Niente…
-         Louis!
-         Cosa?
-         Che cos’hai?
-         ….. dai, non è nulla.
-         Sicuro?
-         Si.
-         Sicuro sicuro?
-         …….
-         Avanti, parla.
-         Ma non c’è nulla da dire, è sempre la solita storia.
Harry ci pensò un attimo, per poi strabuzzare gli occhi e scuotere la testa, strofinandosi le tempie con le dita.
 
-         Di nuovo?
-         Si. Tre, tutte ….
-         Addirittura?
-         Si.
-         Senti Louis….
-         Lascia perdere. Davvero, non è niente. È solo che…. I manager le hanno trovate. E hanno iniziato a rompere con la solita ramanzina…
-         No…
-         E invece si…. 
-         Senti, io me ne frego! Nemmeno lo facessimo in mezzo alla strada! Non ci teniamo la mano nemmeno in casa nostra tra poco! Mi chiedo cos’abbiano sempre da obbiettare….!
Disse Harry, alzando la voce, infastidito.
 
-         Credono che se ci siano tante fan fiction su di noi… insomma, su noi due come coppia, ecco, … secondo loro la colpa è nostra.
-         Nostra? Ma scherzano?
-         Non so che dirti…. Io non so cosa pensare..
-         Lasciali perdere, ti prego! Continuiamo a fare come abbiamo sempre fatto, no? Non mi pare sia mai successo niente finora!
Harry era agitato. Sapeva che la pressione del management era rischiosa. Nonostante tra i due fosse Louis quello che lo proteggeva, facendo la parte del più forte, da questo punto di vista il più fragile era lui. E in cuor suo, nonostante sapesse che Louis lo amasse, temeva fortemente che da un giorno all’altro avesse potuto cedere, e mettere fine alla loro storia. E Louis questo lo sapeva benissimo, perché riconobbe la paura negli occhi verdi del riccio, e, alzatosi dal suo posto, gli si avvicinò, accarezzandogli il viso.
 
-         Non preoccuparti amore mio. – disse semplicemente, per poi  baciarlo. Harry lo guardò negli occhi blu che tanto amava, con uno sguardo triste, e spaventato. Dai suoi occhi scesero delle lacrime, che prontamente il castano asciugò col palmo della mano, per poi abbracciarlo e cullarlo, come ormai era di routine quando iniziava quella conversazione.
 
-         Ti amo, capito?- disse Louis, guardandolo attentamente negli occhi.
 
-         A- anch’io…. – rispose Harry, ancora con gli occhi piene di lacrime.
 
 
Quella sera, tornati a casa, si rifugiarono nella loro camera, intenzionati a non uscirne. Nessuno dei due osava proferire parola, per loro la voce non serviva. Si conoscevano talmente bene, che ogni movimento, ogni gesto, a dispetto delle parole, parlavano più di ogni altra cosa.
I loro corpi si toccavano, si cercavano, per fondersi in uno solo, perfetto, unico. Le loro bocche sembravano fuse nei loro baci, e ogni tocco era solo un altro messaggio d’amore. Nonostante per loro non fosse semplice sesso, ormai quell’unico momento che spesso era riservato loro solo la sera tardi, era l’unica cosa a cui sapevano di potersi aggrappare. Dopo una litigata, o una predica dei manager, risolvevano così. Erano entrambi due persone fragili, bisognose dell’altro, alla ricerca continua della propria metà. E quella sera, la loro ricerca ebbe fine, ancora una volta.
Era notte fonda, e Louis dormiva nel proprio letto, stretto al corpo di colui che amava. Lui con la testa poggiata sulla sua spalla, mentre con una mano gli accarezzava i ricci, mentre il più piccolo, rifugiato nell’incavo del suo collo, con le mani contro il suo petto, come a cercare protezione.
-         Buonanotte amore mio- disse Louis in un sussurro.
-         Ti amo Louis-
-         Anche io piccolo.
E si addormentarono, ancora una volta, insieme. Pronti a ricominciare tutto daccapo il giorno dopo, e il giorno dopo ancora. 












Salve! :D eccomi qua...! Mi sono sentita decisamente influenzata dalle canzoni che mi sanno tanto di Larry... (no comment sidufnidfj **) e ho buttato giù il capitolo di oggi. Questa bella ff sarà piena di tenerezza (lo sapete che sono dolciosa io :33) e anche un po' triste, ma tanto, tanto romantica. No, non sarò depressa come al solito, don't worry. Anyway, leggete, leggete, leggete! Io vi aspetto a braccia aperte ! (E aspetto le vostre recensioni......!) c: 
Fatemi sapere se vi piace, se vi fa schifo, se dovrei correggere qualcosa, o roba del genere. Io qua sto :3
Alla prossima! 
xx
Haley 


P.S. Cocchina, sei scema! <3 *w*

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Capitolo 2
*** They don't know about us. ***


They don't know about us. 


 
Louis era lontano, lo guardava. I suoi occhi blu erano spenti, malinconici, e con le mani nelle tasche dei jeans, non proferiva parola.
-         Louis…
Harry provò a chiamarlo, ma non ricevette alcuna risposta.
-         Louis, perché non mi rispondi?
Il castano continuava a non parlare, a guardarlo, in silenzio. Ad un tratto, iniziò a diventare lontano, sempre più lontano dalla presa di Harry, che, cercando di tirarlo per una manica, senza successo, iniziò a urlare il suo nome.
 
-         Louis! Dove vai? Torna qui!
-         Mi spiace piccolo…. Non possiamo stare insieme.
-         Come?
-         Devo andare via… sarei un egoista a tenerti con me…
-         Ma cosa dici, Louis? Sono stati i manager, vero? Ti hanno convinto loro?
-         Non preoccuparti, è per il tuo bene.
-         Louis, tu farnetichi! Torna qui, io ti amo!
-         No piccolo. Non è amore quello che provi. Passerà, vedrai.
-         No, no! Non dire stronzate, io ho bisogno di te! non andare via!
-         Mi dispiace piccolo…- disse, sorridendo appena, malinconico.
-         Louis… Louis!
Bisbigliava quasi, il riccio, mentre le lacrime scorrevano libere.
-         LOUIS! No- non- non te ne andare! Ti prego, non andare via da me, no!
-         Hey hey! Harry! Harry calmati!
-         NO! – Urlò, scattando all’improvviso sul materasso. Aveva il fiato corto, gli occhi sbarrati, e rossi, piene di lacrime.
-         Harry… cos’è successo? Hai fatto un incubo?
Senza parlare, Harry si guardò intorno, ancora sbigottito. Vide Louis, seduto accanto a lui, sotto le coperte, in boxer e maglietta. Nel vedere i suoi occhi chiari che lo scrutavano preoccupato in cerca di una risposta, istintivamente iniziò a tremare, e in preda ad una crisi di panico, balbettò spaventato
 
-         I- io…. Louis….
-         Si, sono qui piccolo! Cos’hai sognato?
-         No-non mi lasciare!
Urlò, con voce rotta dal pianto, buttandosi tra le sue braccia. Louis non capì cosa fosse successo, ma lo strinse forte a se, cercando di calmare i tremori del compagno. Piangeva, e non riusciva a smettere.
 
-         Mi dici cosa hai sognato? Mi hai fatto davvero preoccupare, piangevi nel sonno e urlavi il mio nome.. a un certo punto quasi non respiravi e mi sono spaventato…
-         Tu…. Eri davanti a m-me, e mi guardavi, e mi dicevi che n-non p-potevamo s-stare più insieme…. E poi te ne a-andavi via, dicendo che era per il mio b-bene… ti prego non f-farlo! Io non sto bene senza di te, ti scongiuro!
-         Hey piccolo, calma…. Io non ti lascio, devi stare tranquillo! Era solo un bruttissimo sogno, ma io sono qui, mi vedi?
Disse Louis, sorridendo dolcemente. Harry lo guardò, scosso, e annuì, poco convinto. Louis scosse la testa, rammaricato. Sapeva che quell’incubo non era il primo, e che era il risultato di tutto il casino che quegli stupidi dei manager pretendevano di tirar fuori …. per chissà quale motivo poi. Trovava assurdo che facessero tutte quelle storie, lui amava Harry, ed Harry amava lui. Cosa c’era di male se invece di stare con due ragazze stavano reciprocamente con un maschio? Davvero non lo capiva. Harry poi, era sempre un ragazzino, non poteva reggere tutto quel peso. Non che lui ci riuscisse alla grande, ma spesso facevano a turno, a reggere il peso per tutti e due. E quella volta (come la maggior parte delle volte) era toccato a lui. 
 
-         Stai meglio ora?
-         Un po’, si…
Lo baciò a fior di labbra, chiudendo gli occhi e sfiorandogli il viso con la mano. Si staccò di poco, giusto per guardarlo dritto in quelle iridi verde smeraldo, che lo ipnotizzavano, ogni fottutissima volta.
 
-         Io non ti lascio. Chiaro? Resterò attaccato a te con la colla, se sarà necessario. – rise, senza mai lasciare la presa sul suo viso. – ma ti giuro che non ti lascio. Ok?
Harry lo guardò per dei minuti infiniti, senza parlare. Si sentiva così piccolo, in quel mondo così grande. Sommessamente gli rispose.
 
-         Promettimelo. Prometti che non ci lasceremo mai, anche se tu dovessi diventare uno stronzo di prima categoria, e io un demente. O entrambi vecchi decrepiti, pieni di rughe e il tuo culo moscio come gelatina.
-         Ma sei serio? –
-         Mai stato più serio. – rispose, sorridendo.
Gli si avvicinò, per baciarlo di nuovo. Stavolta la sua lingua chiese accesso alla bocca del riccio, che subito gli venne dato. Entrambi aspiravano letteralmente l’essenza dell’altro, passionali, uniti, in un’unica anima. Si staccarono a fatica, l’uno dall’altro, giusto per riprendere fiato. Sorrise felice, Louis, sospirò.
 
-         Il mio culo non sarà mai flaccido come gelatina, tienilo bene a mente! – sussurrò, naso a naso contro il viso leggermente accaldato del compagno, scatenando una risata da parte di entrambi.
-         Ti amo Louis.
Louis sorrise, con gli occhi lucidi. Era vero, si emozionava ogni volta che dalla sua bocca uscivano quelle parole. Era un sentimento che non aveva mai provato con nessuno, ne era certo.
-         Anch’io piccolo mio.
 
 
 
 
-         Non ho intenzione di smettere.
-         Cosa intendi Louis?
-         Intendo dire – disse, alzando leggermente la voce – che non è per causa mia, o di Harry, se le nostre fan sono piene di fantasia. Non gli abbiamo dato alcuno spunto per riempire internet di ipotetiche storie sulla nostra coppia.
-         Tu non capisci la gravità della situazione, vero Louis? A lungo andare tutto questo non farà altro che danneggiare la band, vuoi questo?
-         Io non credo che le nostre scelte sessuali siano di vitale importanza per la vita della band, siamo 5 persone differenti, con 5 vite differenti. Non possiamo condizionare le nostre vite in base alla band!
-         Louis – disse Paul – cerca di ragionare, dai…
-         Ragionare? Ragionare?! Come potete chiedermi di ragionare, eh? non mi sembra di voler fare il terrorista o lo spacciatore di droga, chiedo solo di vivere la mia vita in pace! Cosa c’è di male?! Simon, mi meraviglio di te!
-         Louis, ti ho detto quello che penso, poi la scelta è tua. Ma quando passerete guai seri per la tua scelta, non venire a piangere da me.
-         D’accordo. – Louis era davvero arrabbiato. Era almeno la decima volta che provava a parlare con il management, ma ogni volta era la stessa storia.
-         Tolgo il disturbo. Arrivederci.
E infuriato uscì da quello studio, sbattendo sonoramente la porta. Guai seri, pff! Ma cosa voleva saperne Simon di cosa provava lui? Perché non smetteva per una volta di pensare al business e non provava ad ascoltarli?
Disgustato rientrò in casa, buttando le chiavi della macchina sul bancone della cucina.
 
-         Harry? Sono tornato!
-         Louis! Com’è andata?
-         Ecco… bene..
-         Una merda.
-         Si.
-         Uff…
Prontamente strinse il viso del riccio tra le mani.
-         Hey.. non ci pensare, me ne frego altamente di cosa dice “zio Simon”! Che ne dici di farci un bel frappè da sturbucks? Ti offro le ciambelle che ti piacciono tanto…
Harry sorrise, e gli occhi gli si illuminarono.
-         Hey! Mi hai preso per Niall? Non sono corruttibile così facilmente, io…. Ci vuole ben altro per sconfiggermi.
-         Mm.. davvero? Allora forse so cosa fa al caso tuo… - disse, con tono malizioso.
 
Subito le loro labbra ripresero quel contatto che tanto cercavano, i corpi dei due combaciavano perfettamente, quasi non potessero vivere senza il contatto con l’altro, (e forse era davvero così); poco dopo i vestiti di entrambi ricoprirono il pavimento in legno del salone, lungo le scale, fino alla loro camera da letto. Ora erano nudi, sul letto matrimoniale, che si baciavano da almeno … quanto? Dieci minuti, venti, un’ora? Non lo sapeva nemmeno, ma non sembrava voler smettere.
Odiava dover fare tutto di nascosto ma, al diavolo il management, al diavolo “zio Simon”, al diavolo i fan. La band? Sarebbe sopravvissuta lo stesso. L’unica cosa che importava era che stessero insieme, il resto del mondo poteva adeguarsi, o andare a farsi fottere.

 
-         Boo?
-         Si, Harry?
-         Sai.. dopo questa bella scopata, quelle ciambelle non mi dispiacerebbero!
-         ……. Bon jour finesse, mon amour! – dissi, buttandogli un cuscino in faccia, ridendo. 











Su gentile richiesta di niam_ e Babe04, ecco il secondo capitolo uu leggete e fatemi sapere, sono ansiosa dei vostri pareri! :3 ok, credo di essere una larry shippers.. ma non tanto in fondo, cioè, sono teneri insieme, ma non pretendo che siano gay nella realtà, ecco uu mi accontento delle ff uu 
Beh, vi saluto, sennò Niam_ rompe uu Alla prossima :3
xx
Haley

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Capitolo 3
*** Look after you ***


Look after you 





Era una giornata normale, quella. Senza impegni, liberi dal lavoro. Una giornata normale, appunto. Stropicciandosi gli occhi ancora impastati per il sonno, Harry si stiracchiò, focalizzando lo sguardo all'interno della sua stanza. Si girò, e si rese conto che Louis non era nel suo letto. Venne preso da un senso di panico. Dov'era, perchè non era lì, vicino a lui? Potevano sembrare paranoie le sue, ma le ultime notti non erano state tranquille, ed era naturale ideare le proprie paure in ogni momento della giornata. D'altronde era plausibile aver paura di perderlo, pensando alla situazione che dovevano vivere, ma se un giorno Louis fosse davvero sparito? Se una mattina si fosse svegliato e puff, non l'avesse trovato più? Cosa avrebbe fatto poi lui, da solo? 

- Amore, sei sveglio! 
Fu felice e sollevato di sentire quella voce, scoprendo poi la testa del suo fidanzato che faceva capolino da dietro la porta, con un grosso vassoio tra le mani. 
- Louis... menomale.. 
- Ho pensato di prepararti la colazione! Mi sono svegliato un po' prima per fare una bella figura! - disse, facendogli l'occhiolino. Il più piccolo fissò il vassoio colmo di roba, esterrefatto. 
- tutta questa roba è per me? 
- certo! Col tempo che ci ho messo per prepararla! 
Louis si sedette sul letto, sistemandosi di fronte al più piccolo, e allargando la bocca in un enorme sorriso, esclamò: - Auguri amore mio. 

Sapeva bene cosa stessero festeggiando quella mattina. Sorrise al pensiero, dopo due anni, Louis era ancora accanto a lui, non l'aveva ancora lasciato da solo. Forse le sue paure erano davvero inutili. 

- Ma Lou- esclamò - oggi non è il mio compleanno... siamo ad ottobre! 
Il più grande lo squadrò, perplesso. - ... Fai sul serio?

- Beh, a San Valentino mancano ancora 4 mesi, e il tuo compleanno è 2, perciò.... 

- Harry, davvero tu non .... 
Harry sorrise, e buttandogli le braccia al collo esclamò, ridendo: - Buon anniversario, stupido! 
Louis sorrise, imbarazzato - Ah.. me l'hai fatta..! 

- davvero credevi che me ne fossi dimenticato?
- Beh, eri stato davvero convincente, devo ammetterlo... ammetto di essermi preoccupato! 
- Mi spiace Boo.. per farmi perdonare, mi godo per bene questo ben di dio! - disse il riccio, fissando affamato il vassoio. 
- Eh no diavoletto- esclamò- devi lasciarmi perlomeno il cornetto alla crema se vuoi sperare nel mio perdono! 
Il più piccolo rise e schioccò un bacio sulla guancia del castano. - d'accordo Lou. 

Avevano trascorso un'altra ora, abbracciati tra i lembi del piumone ancora disfatto sotto di loro. 
- allora Lou, cos'hai in programma per oggi?
- Dovrai aspettare fino a stasera, mon amour! 

- oh, eddaiii! Solo un indizio? 
- Niente da fare Harold
- Uno piccolo piccolo?
- Te l'ho detto- sussurrò- dovrai aspettare fino a stasera
Stava per replicare, ma il più grande aveva già lasciato la stanza, ridacchiando compiaciuto. Odiava aspettare, quell'attesa già lo stava uccidendo. Decise di uscire in centro. D'altronde, doveva ancora comprare il suo regalo, e iniziava a pensare di doversi impegnare seriamente, per essere all'altezza di quella fantomatica sorpresa. 
Trascorse ben 2 ore con gli occhi fissi sulle stesse vetrine, ma del regalo perfetto, nemmeno l'ombra. 
Esasperato, sia avviava a ripercorrere la strada di casa, quando la vetrina di una gioielleria attirò finalmente la sua attenzione. 
Erano due fedine, una d'oro e una d'argento, semplicissime. Beh, quale regalo migliore per sancire un'unione, sebbene non proprio ufficiale? 
Rimase a lungo a fissare quella vetrina, sicuro di aver trovato ciò che stava cercando. 
- Forse non è una buona idea. - Pensò. Forse era troppo avventato, stupido, persino. Rassegnato, lasciò perdere. 

Dire che Louis era eccitato era dire poco, ben poco. Da quella stessa mattina, poche ore prima, non appena si era congedato dal suo fidanzato, erano iniziati i suoi frenetici preparativi per la sua grande sorpresa. Non che fosse niente di speciale, alla fine si trattava di una cena romantica. Ma per lui era importante, questo era sicuro. 
- Non offenderti Louis, ma sembri una checca isterica quando ti agiti, datti una calmata, per l'amor di Dio. 
- Zayn, amico mio - disse, mettendogli una mano sulla spalla - sai che sono una checca isterica. 

- vero - replicò il moro - ma devi lo stesso darti una calmata. 
- Dai, aiutami con la tavola! 
- Non per fare il guastafeste, ma sai che mancano più di 6 ore a stasera, vero? E Harry non sarà di ritorno prima di allora!
- Appunto! - esclamò con ovvietà - Mi chiedo se ce la farò giusto in tempo..! 
Zayn sorride, scuotendo la testa, e rassegnato decise di aiutare l'amico. 
- Ribadisco il concetto - disse- sei una checca isterica. 


- Hey Harry! Come mai quel muso lungo? 
Liam era appena rientrato dalla sua mattinata di jogging, e aveva notato il riccio seduto sconsolato sulla panca a bordo piscina. 
- Ciao Lì... - disse, sospirando. 
- Va tutto bene?
- Si... cioè, no... Non ho comprato un regalo di anniversario per Louis, e lui invece sta preparando per me una sorpresa degna di questo nome! 

- Oh, andiamo, davvero credi che Louis smetterà di amarti se non avrà un regalo da te? Sai benissimo che non è così, è l'amore che conta, le cose materiali non servono! 
- Tu dici?
- Certo, fidati. Ma perchè ne dubiti? Avete avuto problemi?
Harry sospirò- No, tranquillo, normali incomprensioni di coppia. Tutto normale. - sorrise, sistemandosi i ricci, per poi alzarsi per avviarsi all'entrata. 
- Comunque grazie. 
- Ma figurati, lo sai che ci sono se hai bisogno. Ora scusami, ma devo andare! Ci vediamo più tardi, d'accordo? E non preoccuparti!
- Certo Lì, ciao..!

Quando Harry fece ingresso in casa, si stupì di trovare la casa completamente al buio. 
- Boo? Ci sei? Chi è che ha ... 
- shh- sussurrò qualcuno alle sue spalle
- oddio, Louis! Mi hai fatto prendere un colpo! 
- Ssh, taci, riccio,- continuò- seguimi
Gli prese la mano, conducendolo in salone. 

- prima di tutto, volevo rinnovare gli auguri al riccio più sexy di Londra..
- Cos..? Solo di Londra? Louis, mi ritengo offeso, sappilo. 

-  ...... Ecco, quando dico che sei un cretino, non mi crede nessuno. - disse il più grande, ridendo. 
- Dicevo ... e augurargli di godersi al meglio questa serata. - concluse, baciandolo di nuovo. 

Senza mai lasciargli la mano, lo condusse al centro della sala, dove li attendeva un tavolo ben apparecchiato, illuminato, come tutto l'ambiente, solo da due candele al centro tavola. 
- Boo... non hai cucinato tu, vero? Sono troppo giovane per morire per intossicazione alimentare! 
- Ma allora sei davvero imbecille! La tua capacità di rovinare i migliori momenti romantici è sorprendente, e dire che quello buffone tra i due sono io! 

- ahahahah, Louis, scherzavo... pagherei per morire intossicato da ciò che cucini. 
- certo che sai sempre come volgere la situazione a tuo favore, eh? - disse sarcastico Louis. 
- che dire- disse l'altro facendo spallucce- è un'arte. 

Passarono il resto della serata a mangiare, parlare, scherzare a lume di candela, avvolti solo dalla luce flebile delle fiamme e dal silenzio che aleggiava nell'intera casa, finchè, sazi, si sistemarono comodamente sul divano, l'uno abbracciato all'altro, senza mai distogliere lo sguardo l'uno dagli occhi dell'altro. 
 - Incredibile, sono ancora vivo... non credevo fossi migliorato così, Boo ...
- Ah, ah, ah. 
- No, davvero ... - esordì- la cena era perfetta. 

- Harry... io, devo dirti una cosa.... 
- No aspetta Lou, prima io .... - si sedette meglio sul divano, ritrovandosi di fronte a lui, e iniziò:
- Io, ecco.... non ti ho comprato un regalo. Ho girato intere vie di Londra per trovare qualcosa che potesse esprimere quello che provavo, ma.. non l'ho trovato. Quindi, ecco... l'unica cosa che posso offrirti, stasera, è tutto l'amore che provo per te.  Anche se lo faccio già ogni giorno. Ti amo tanto, Louis. Solo questo. - concluse, sorridendo. Louis gli prese il viso fra le mani, e con gli occhi luicidi, rispose:
- Non lo capisci che mi hai dato il regalo più bello che potessi mai avere in tutta la mia vita? Non sarei nulla senza di te. Non mi serve altro per vivere, se non il tuo amore. Nessun oggetto materiale potrà farmi amare la persona fantastica e meravigliosa che sei tu più di quanto già non faccia. Non me ne faccio nulla dei regali, se non posso tenere te tra le mie braccia, Harry. Ti amo più della mia stessa vita, nemmeno puoi immaginare quanto anche solo il mio respiro dipenda da te, amore mio. 

Harry gli buttò letteralmente le braccia al collo, in lacrime. 
- Promettimi che non mi lascerai mai Louis. Promettimi che mi guarderai sempre le spalle, promettimi che continuerai ad amarmi, qualunque cosa accada. 

Louis strinse il più piccolo tra le sue braccia, inspirando e godendo del suo profumo, al fine di imprimere per sempre quel ricordo nella memoria. 
Chiuse gli occhi, inspirando ancora una volta. 


- Lo prometto. 

















Porco ciuffo! Vi rendete conto che sono le 3:13 di notte e domani ho scuola? Ma chi me lo ha fatto fare? Boh °-° 
Anyway, come va? :3 mi scuso se tardo tanto ad aggiornare, ma capirete che, tra la scuola e tutto il resto, non posso sempre fare le ore piccole, purtroppo! 
Non vedo l'ora che venga l'estate.. non ne posso più! 
Un po' pesante il capitolo, eh? Si, non mi convince. Per niente, a dire il vero. Ma ho l'epilogo della storia già tutta nella mia testa, il problema è arrivarci senza scrivere stronzate. Vi pare?
Oh beh, vi lascio, provo a dormire per quel poco che mi resta! (dio çwç) 
Adieu mon amis (?) alla prossima :3
xx

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Capitolo 4
*** Dreaming ***


Attenzione! In questo capitolo sono presenti dei Flashback, identificati dalla scrittura in corsivo (:



- Bene ragazzi, vi presento Lux!

- Com'è piccola.... Posso... tenerla in braccio, Lou?

- Ma certo Harry! Però mi raccomando, fa attenzione! 

A parte i figli di qualche suo lontano parente, Harry non aveva mai interagito realmente con bambini così piccoli. Ritrovarsi la piccola Lux tra le braccia, la neonata della loro truccatrice, che agitava le manine e i piedini, lo emozionava, e lo meravigliava di come avesse potuto esistere una creatura così.. piccola, fragile, delicata. Al contrario Louis, sorridendo teneramente alla vista di Harry che teneva goffamente la bambina, facendo attenzione che non gli cadesse dalle mani, gli si avvicinò, e sussurrò, ridendo:

- Hazza, amore, non è un sacco di patate! - Harry, sentendosi un completo impedito, arrossì, e in silenzio consegnò il fagottino nelle mani del più grande, che iniziò a cullare con grande semplicità. 
Harry si stupì di come ci sapesse fare in quel genere di cose, e lo ammirò, perchè sarebbe stato sicuramente un padre migliore di lui, un giorno. E per un momento, immaginò la famiglia perfetta che avrebbe potuto avere con lui. 

- Ma come fai?- sussurrò, attento ai gesti del castano. 
- Hey, ti ricordo che ho avuto ben quattro sorelle più piccole! avrò acquisito una certa pratica, no?

Harry sorrise, e aggiunse, senza distogliere lo sguardo
- Si vede che ci sai fare! l'hai stregata, si è addormentata subito! 
- Non esagerare! Comunque grazie... Sai, un giorno mi piacerebbe avere dei figli miei....!
- Davvero?
- Si... diventare padre è uno dei miei sogni più grandi. - Disse, sorridendo. - vorrei.. non so... riparare là dove mio padre ha fallito! Essere un padre migliore... 
- Saresti un ottimo padre Lou. 
- Lo pensi davvero? 
- Assolutamente si! - Rispose Harry convinto. Non avrebbe immaginato genitore migliore. Beh, a parte sua madre ovviamente. 
Gli sorrise, mostrando le fossete per cui Louis da sempre impazziva, e Louis ricambiò, tornando a dare attenzioni alla creaturina ancora tra le sue braccia. 

(...)

- Sai- disse Harry sovrappensiero, mentre abilmente si rintanava nel piumone morbido- Piacerebbe molto anche a me. 

- Cosa?- chiese Louis, sollevando curioso lo sguardo dal portatile che teneva sulle gambe. 
- Avere dei figli miei, mi renderebbe felice! Anzi, dei figli nostri magari.... No? -
Louis lo guardò, e sorridendo rispose: - Harry, amore mio, sai che siamo due maschi, vero?- 

- Scemo! Certo che lo so, non sono certo un bambino.... Ma esistono mille modi diversi, come l'adozione, o l'inseminazione... non è impossibile! 

- Mmh... dopotutto no, non è impossibile. - 
- Allora? Che ne pensi?- esclamò il riccio sorridente, saltellando sul materasso
- Mmh.. Penso che... mi piacerebbe molto che tu sia il padre dei miei figli... Beh, insieme a me... - rispose ridendo. 

Harry sorrise raggiante, e con gli occhi lucidi per la felicità, schioccò un tenero bacio sulle labbra del più grande, che presogli il viso fra le mani, ricambiò, approfondendo il contatto tra le due bocche. Una volta che entrambi si staccarono per riprendere fiato, Harry lo guardò, ancora sorridente all'idea di avere dei bambini. 

- Saremo dei bravi genitori, vero Lou?

- Ne sono più che sicuro piccolo. 



*Fine Flashback*




(POV Louis)



Quella mattina saremmo dovuti partire per l'Australia, meta, una serie di interviste promozionali. Arrivati in aereporto, al seguito di Paul che ci aveva accompagnato dall'ora prima, ci venne incontro Lou, al seguito della piccola Lux,ormai di quasi due anni, che le teneva la manina, e che, non appena ci vide ci corse in contro sgambettando, lasciando la presa dalla mano della madre che la seguiva con lo sguardo. 

- Hatta, Hatta! - gridò la bambina, correndo tra le braccia di Harry che si era chinato alla sua altezza per poterla prendere in braccio. 
La piccola gli si buttò al collo, battendo le manine contenta. 
Lux adorava Harry, e Harry stravedeva per quella bambina. Quando eravamo in tour, stava più con lui che con sua madre, salvo quando eravamo su palco per le prove o ai concerti. Mi facevano tenerezza, poichè mi ricordavano me e le mie sorrelline più piccole, Phoebe e Daisy. Harry non aveva occhi che per lei, se la coccolava, la riempiva di bacini e di parole dolcissime, facendola ridere. Guardandolo così felice non facevo altro che pensare a che perfetto padre sarebbe potuto diventare. 
Sospirai amaramente. Sapevo che a causa della situazione in cui ci ritrovavamo, quel semplice sogno che ci accomunava, stava diventando via via quasi irrealizzabile. Non sarebbe stato facile ottenere una nostra vita, tranquilla e lontano dalle preoccupazioni, figuriamoci una famiglia propria. Sapevo quanto Harry ne soffrisse, ma non lo dava mai a vedere, un po' per orgoglio, un po' per amore verso di me, per non farmi preoccupare troppo per lui. Tutto inutile. Sapere quanto il mio ragazzo stesse male, ma non poter fare niente, almeno per il momento, per evitarlo, mi faceva stare solo peggio di come già mi sentivo. Ma ero impotente, non potevo fare nulla per il nostro amore, e mi sentivo un vero schifo. Nonostante questo, lo vedevo sempre sorridere. Non c'era occasione in cui evitava di incurvare gli angoli della bocca, fino a mostrare quelle fossette che, a parer mio, lo rendevano ancora più unico, più bello, se è possibile. 

- Ma come siamo carine oggi, paperella! - Le disse, iniziandole a fare il solletico, provocando le risa della bambina, che si dimenava tra le sue braccia. Si fermò, e schioccò un bacio sulla piccola guancia pallida. Questa ricambiò, schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia destra, che prese tra le manine paffute. 

- E lo diamo un bacino anche a Boo, che ne dici? 

- Boo Boo! - stridè la bambina, sporgendo le braccine verso di me e lasciandomi un bacio simile sulla guancia. 

- Louis, questa la devi sentire! Lux, come mi chiamo io?
la bimba lo osservò, ed esclamò
- Hatta
- Brava! E lui, come si chiama? - chiese, indicandomi. 
- Boo! 
- Brava tesoro! E ora, come ti chiami tu?
- Luc! e Papalella! 
Ridacchiai. Per lei alcune lettere erano ancora difficili da pronunciare. Era tenerissima. Harry le schioccò un altro bacio e disse

- E mi vuoi bene?
- Ti! Tatto tatto! 
- E a Boo, gliene vuoi?
- Ti ti!
- E... a zio Niall? Vuoi bene?
Il viso della bambina si corruciò in un'espressione pensierosa (e buffissima e tenera allo stesso tempo), e aggrottando la fronte, esclamò convinta:
- No!
- No?? E perchè no?- chiese Harry, ridacchiando. 
- Calamelle mie, non di tio Naia! - fece la bimba, incrociando le braccia, imbronciata. 
Ridemmo entrambi di gusto, poi Harry si accovacciò e disse:

- Bene piccola, ora che ne dici di tornare dalla mamma? Ci vediamo dopo !
Lux si agitò ed esclamò :- No , hatta mio!! - affondando la testolina paffuta nell'incavo del suo collo. 

- ti prometto che dopo ti siedi vicino a me in aereo, d'accordo paperella?
la bimba lo guardò triste, poi bofonchiò rassegnata:- Ah ah.. - 
- Brava bimba! a dopo allora! Bacino...- disse, indicando la guancia. 

- *Smaack*! - fece Lux, ridacchiando. 
Harry posò la bambina, restituendola alla madre, mentre la nanetta ci salutava con la manina, correndo via. 
Le sorrisi e ricambiai anch'io, assieme ad Harry, completamente incantato a guardarla scorrazzare per i varchi del gate. 

- Terra chiama Hatta... - dissi, passandogli una mano davanti al viso, divertito. 
- E-eh? S- si.. scusa, è che.. è così tenera! 
- già.. sei molto legato a lei, vero? Si vede..!
- è una bambina meravigliosa- mi rispose sorridendo. - vorrei avere una figlia come lei, un giorno... - 

- Con i tuoi stessi ricci magari!- esclamai, sognante. 
- Mmh.. ok, ma con i tuoi occhi! - 
ricambiai il sorriso. 
Aggiunse - Sarebbe una bambina bellissima, si chiamerebbe Gwen... - - Gwen?- - Si, Gwen, lasciami finire..! Dunque dicevo, ah si! Si chiamerebbe Gwen e vivremo felici al mare, e noi saremmo i genitori migliori del mondo! E poi... - 

*DLINDLON** IL VOLO INTERCONTINENTAL PER SIDNEY SARà IN VOLO TRA 20 MINUTI, SI PREGANO I GENTILI PASSEGGERI DI RECARSI AL GATE 205 PER CONSEGNARE LE CARTE DI IMBARCO..*

Interrotto dalla voce dello speaker, Harry sospirò, per poi sorridermi e prendere mano al suo trolley. Ricambiai il sorriso e gli presi la mano, stringendola forte. Dopo un veloce bacio sulle labbra, lo trascinai verso il cancello di imbarco per il nostro volo. 





Finalmente! Che faticata scrivere questo capitolo! Ammetto di essere a corto di idee, ma questo è l'inizio di una trama che lentamente sta prendendo forma (: Spero mi seguirete, è una storia abbastanza carina a parer mio, nemmeno troppo pesante :) Sperando di non ammorbarvi, vado a dormire, sto crollando dal sonno! T.T A domani :3
xx






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Capitolo 5
*** One way or another ***


One way, or another ..... 



Le sorprese per Harry e Louis sembravano non finire mai. La magia del loro anniversario era durata, purtroppo, ben poco.
Quella fredda mattina di fine ottobre Harry aveva ricevuto la veloce chiamata di Simon, che lo invitava a presentarsi urgentemente in studio. Harry di certo non aveva idea di cosa l’aspettasse là dentro. A pensarci bene era un bel po’ che non entrava in quell’edificio, perlomeno da solo. Non svegliò Louis, credeva fosse inutile allarmarlo. Ne era sicuro, si sarebbe agitato, e forse gli avrebbe anche impedito di mettere un solo piede fuori di casa.
Ma poco dopo, si rese conto che forse la presenza di Louis non era così inutile.
Gli avevano affibbiato una fidanzata.
Un’altra copertura.
“Ne va della vostra immagine”, questa era stata la “giustificazione” che gli era stata data. E la cosa peggiore, era che la ragazza in questione non era una qualunque, ma Taylor Swift.
“Quale migliore scoop del playboy del Regno Unito che esce con la principessa del country più famosa d’America?” Non sapeva nemmeno cosa rispondere, tutto ciò lo allibiva. Ma i suoi tentativi di replica furono alquanto inutili, poiché si ritrovò fuori la porta senza nemmeno il tempo di aprire bocca, congedato con un semplice e sbrigativo “vi vedrete sabato prossimo a cena”.
Ovviamente la reazione di Louis non fu positiva.
-      Ho provato a replicare, ma non mi hanno dato retta! – Disse, disperato. Aveva dimenticato quanto fosse impossibile affrontare i manager. Era qualcosa di cui, fino ad allora, si era sempre occupato Louis. Ma sinceramente, ancora non capiva il perché.
-      Dovevi opporti! – sbraitò il più grande, con tono accusatorio. Era furioso. Anche i suoi occhi, non più blu, ma quasi scuri, trasmettevano tutta la sua rabbia.
-      Fammi capire, ora è colpa mia?! Come facevo a rifiutare, Louis?! Sai anche tu come sia difficile obbiettare con loro!
-      Certo che è colpa tua!! Ti sei fatto prendere in giro come un pollo! Ti rendi conto di come ti stanno usando?!
-      Pf.. cosa? Aspetta, ora è me che stanno usando? – rise, sarcastico. – Non mi sembra che tu ti sia sforzato tanto con “Eleanor”! Sempre che questo sia il suo vero nome!
Colpito e affondato. Era vero, non si era minimamente opposto quando gli avevano affibbiato Eleanor. “Per il bene della band” avevano detto. E lui non aveva obbiettato, che senso aveva? Erano gli inizi della loro carriera, cosa doveva fare? E ora “era fidanzato” con lei da due anni, esattamente la stessa durata della sua relazione con Harry. Rimase in silenzio. Alla fine era più colpevole di lui.
-      Bene. Non credo tu abbia altro da dire.
Il riccio lasciò la stanza, sbattendo furiosamente la porta dietro di lui.
 
Il giorno del fantomatico appuntamento, l’umore di Harry non era dei migliori. Forse non ce l’aveva nemmeno con Taylor, anzi, non si sarebbe stupito se il merito di tutto fosse stato solo del caro zio Simon.
-      Ciao Harry. – esordì Taylor, sorridente.
-      Ehm… ciao.
Si stava sforzando in tutti i modi di essere gentile, ma non ci riusciva. L’unico suo pensiero era ancora la litigata avuta con Louis poche ore prima, e di come l’aveva lasciato da solo. Fecero ingresso nel locale (ovviamente appositamente scelto per loro dalla Modest), e presero posto al loro tavolo (ovviamente) prenotato. Tra i due si era alzato un muro di puro imbarazzo, almeno da parte di lei, che tentava inutilmente di aprire una conversazione, anche stupida. Ma Harry non era dell’umore adatto per rispondere.
-      Ti- ti stai annoiando? Forse sono io…. Scusami…- Harry sospirò
-      Hey no aspetta… non è colpa tua, scusami tu. È che… ha organizzato tutto il mio manager. La serata, noi due. Dice che “serve all’immagine”. – sputò le ultime parole con una nota di disgusto. – e io non sono proprio sulla loro lunghezza d’onda.
-      Ah. – rispose Taylor – a me avevano detto che tu volevi conoscermi, pensa un po’. Sinceramente ero scettica anch’io, voglio dire, non avevano mai scelto per me con chi uscire… però non so, ho accettato comunque.
-      Scusami davvero, Taylor.. sei carina, e anche molto dolce, davvero, ma.. io sono gay.
La ragazza spalancò gli occhi, - davvero?
-      Secondo te perché hanno organizzato tutto questo?
-      Io non credevo….
-      Io e Louis siamo fidanzati da due anni … - prese un profondo respiro – e il management preme su di noi affinchè nascondiamo la nostra storia. Sinceramente, non so nemmeno perché ci si impegnino tanto.
-      E quindi… hanno organizzato tutto per “assumermi” come tua fidanzata? Una copertura insomma?
-      Esatto.
-      Non ci posso credere.
-      Abbiamo anche litigato, per questo. Io e Louis, intendo..
Taylor gli accarezzò il dorso della mano, sospirando – Mi spiace, Harry. Se può farti sentire meglio, possiamo essere amici. Forse tutto questo ti sembrerà più leggero. – Perché no. Mi servirebbe un’amica.
Gli sorrise, riconoscente. Almeno, se doveva avere una copertura, non doveva fingere che gli fosse anche simpatica.  
 
-      Si può sapere perché l’avete fatto?! – Aveva ragione Harry, Louis si era precipitato alla Modest il giorno stesso.
-      Cosa c’è di male, Louis? Sai che serve al bene della band.
-      Il bene della band! Ho sentito questa frase fin troppe volte! E mi sono decisamente stufato! Non dovevate mettere in mezzo anche lui, l’avete già fatto troppe volte!
Era arrabbiato, furioso, incazzato, e chi più ne ha più ne metta. Non sapeva come riusciva a trattenersi da mettere loro le mani addosso.
-      Va bene “essere discreti” ma qui stiamo esagerando! Non ci fate sedere vicini, non ci fate arrivare insieme alle interviste, non ci fate quasi riprendere dalle telecamere, ma anche un’altra copertura no!
-      Senti Louis – disse Simon – non possiamo certo dar retta alle tue opinioni basate solo sulla tua stupida gelosia!
-      I- io geloso?! Vi rendete conto che ci state usando per il vostro tornaconto? Come credi che mi senta, eh? Non è una questione di gelosia! Qui ne va della nostra libertà di essere chi vogliamo!
-      Bel discorso, davvero. Ma cosa pensi di fare? Sai che il contratto parla chiaro.
-      I-io…… - senza avere la minima possibilità di obbiettare, il povero Louis ricevette lo stesso trattamento del suo fidanzato qualche giorno prima. Da solo, davanti la porta della loro maledetta casa discografica, a pugni stretti e con gli occhi lucidi, Louis uscì da quell’edificio pieno dei suoi aguzzini, adirato e ferito.
Si sentiva come un uccello in gabbia, senza alcuna possibilità di fuga. E la cosa peggiore era che Harry sarebbe stata la diretta vittima, insieme a lui, di quell’ingiustizia. 














Sera bella gente! :D Vi mancavano i due piccioncini? *^* Lo so, è un po' che non mi faccio sentire qui, ma dai, almeno ho aggiornato prima del solito... no? :3 
Bene, ora entriamo nel vivo della storia! Sinceramente inizia anche a me a venirmi l'angoscia nel scriverlo! Vi avverto che ci sarà da versare qualche lacrima più in là cwc Ma non vi dico altro, già così non mi sono resa simpatica c: 
Detto ciò, vi è piaciuto il capitolo? Suggerimenti da dare, critiche da fare, riflessioni? Vi aspetto a braccia aperte c: 
Alla prossima, sperando di riuscire a pubblicare altro :3 
xx
Haley

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Capitolo 6
*** Give me love. ***


Give me love. 





Quando Louis fece rientro a casa, Harry era seduto sul divano del salotto, in silenzio. Aveva ripensato a lungo alla loro discussione, e si era reso conto che darsi le colpe a vicenda per cose che nessuno dei due poteva controllare era praticamente inutile. La casa regnava completamente nel buio, e nel silenzio. Liam era uscito con Danielle, Zayn con Perrie, e Niall era con i suoi amici a bere al pub lì vicino. Mentre era completamente immerso nei suoi pensieri, Louis fece lentamente ingresso in casa. Lente lacrime scendevano lungo il suo viso, in un pianto silenzioso che lo aveva accompagnato in tutto il viaggio di ritorno. Posò le chiavi sul mobile vicino, per poi sospirare tremante, coprendosi la bocca con le mani e alzando gli occhi al cielo. Sussultò nel sentire la voce del riccio, che aveva sentito dei rumori:

-         Louis, sei tu?
-         H-harry? Che ci fai qui? – disse, asciugandosi velocemente le lacrime.
-         Io, sono tornato da poco… ma dove sei stato?
-         Ero.. ero andato a fare un giro…
Stettero a lungo in silenzio, uno di fronte all’altro, coperti dall’oscurità della notte.

-         Senti Louis…. Io volevo…
-         No aspetta Harry, io… scusami se ho reagito così male, non volevo ferirti..
-         No, non è colpa tua! Capisco quanto sia difficile, non solo per me. A volte dovrei ricordarmene… scusami tu.
-         Non fa niente… - sorrise. Anche nel buio riuscivano a scorgere lo scintillio degli occhi dell’altro, e nel silenzio della notte si poteva distinguere il battito dei loro cuori, esitanti, ansiosi. A Louis non interessava certo avere ragione. Lungo tutto il tragitto che aveva percorso, a piedi, riusciva solo a pensare a quanto avesse bisogno di stringerlo tra le braccia.

-         Pace fatta? – sussurrò Harry, sorridendo.
-         Pace fatta. – annuì fievolmente, il più grande. In pochi passi annullarono la distanza che li separava, unendo le labbra in un bacio, romantico, lungo, silenzioso. Si distanziarono di poco, pochissimo, giusto per riprendere un po’ di fiato, e ancora con le mani attorno al viso del più piccolo, Louis sussurrò un felebile “ti amo”, sufficiente a suggellare di nuovo le labbra sulle sue.

-         Anche io ti amo Lou. – sforzandosi di trattenere nuovamente le lacrime, buttò le braccia attorno al collo del più piccolo, stringendolo forte. Questo rimase sorpreso, ma ricambiò la stretta.

-         Lou, tutto bene?
-         Si… tutto bene Haz. Solo, stringimi forte. Ti prego.
-         Certo.
Strinse a se il castano, che versava lacrime, in silenzio, preso dalla paura di poter perderlo per sempre. Gli accarezzò dolcemente i capelli, senza mai allentare la presa, mentre il più grande si lasciava cullare.
-         Andiamo a dormire Boo?

Si asciugò velocemente le lacrime, cercando di riprendere un respiro regolare: - certo, inizia ad andare, ti raggiungo.
Il riccio gli sorrise, e lentamente salì le scale al piano di sopra. Il castano si passò una mano tra i capelli, sospirando pesantemente. Ripensò a quelle parole che lo stavano tormentando da ore.
“il contratto vi lega a noi per altri 3 anni”
Altri tre anni. Altri tre fottutissimi anni costretti a  nascondersi, costretti ad essere i burattini di direttori da circo senza scrupoli. Come poteva continuare a sopportarlo? Come poteva guardare negli occhi il suo amore, e dirgli di non poter fare nulla prima di allora? Come poteva anche solo aspirare al suo perdono per avergli nascosto anche questo? Per averlo tenuto all’oscuro di tutto, mentre lui ottimista sperava sempre in una soluzione così troppo semplice rispetto alla realtà? Si sentiva un verme. Immeritevole anche di dormirgli a fianco. Si accasciò pesantemente sul pavimento, con le spalle contro il muro, mentre, finalmente libero di piangere, diede sfogo a tutti i singhiozzi trattenuti finora. Pianse, amaramente, tanto. Si sentiva da solo.

 
(POV Harry)


 
Una volta aperti gli occhi, Harry si stiracchiò, sbadigliando sonoramente. Louis dormiva accanto a lui, girato su un fianco. Sorrise. Gli accarezzò una guancia, leggero, assaporando con le dita ogni tratto del suo viso. Era così bello mentre dormiva, se lo ripeteva sempre. Ripensò alla sera precedente. Aveva sentito Louis salire in camera molto tardi, quando lui era a letto già da un po’. E avrebbe giurato di averlo sentito piangere. Mosse quei pensieri dalla testa, probabilmente se li era immaginati.

-         Buongiorno – sussurrò Louis, la voce ancora impastata per il sonno.
-         Hey.
-         Già sveglio a quest’ora?
-         Credo di aver dormito abbastanza stanotte, non so. – rispose Harry, sorridendo. Louis si sporse per dargli un bacio a fior di labbra. – scendo a prepararti per la colazione, che ne dici?
-         Se vuoi, mi fa piacere.
Gli donò un altro bacio, poi dolcemente scese dal letto e scese di sotto. Il più piccolo rimase seduto, sospirando, mentre si godeva ancora il torpore delle coperte.
 
Con sua grande sorpresa, una volta sceso in cucina, Louis trovò Liam e Zayn, uno che armeggiava con la dispensa, l’altro che sommessamente troneggiava sul divano, ancora decisamente assonnato.

-         Hey ragazzi,  a che ora siete tornati ieri sera?
-         Hey Lou.. – disse Liam – credo verso le due.
-         E siete già in piedi?
-         Io in realtà ho dormito qui. Credo di aver fatto le 5 …
Louis ridacchiò. – capisco. Vabè, ti aiuto con la colazione, dai. Devo prepararla anche per Harry, gliel’ho promesso. Rispose, rivolto a Liam. Zayn si era sonoramente riaddormentato sul divano, mentre Liam e Louis armeggiavano divertiti coi fornelli.
-         Sai Lou, senza offesa, ma forse era meglio se a scendere a cucinare era Harry. È decisamente più bravo di noi ai fornelli.
-         Oh, dai, finiscila! Sappi che ha apprezzato il mio sforzo, al nostro anniversario!
-         Sicuramente non solo quello! – farfugliò Zayn.
-         Ma non stavi dormendo tu? – urlò Louis divertito, lanciando un cuscino verso il divano, che il moro prontamente afferrò, per portarselo poi sotto la testa.
-         Grazie amico – disse, riprendendo a sonnecchiare.
Gli altri due ripresero a ridere, tentando inutilmente di arginare il danno ai fornelli, quando a un tratto il più grande venne distratto.


-         E questo? Cos’è?
Louis girò di scatto la testa in direzione della voce di Harry, dalle scale.
-         Niente bugie, eh? – il riccio piangeva, scosso dai singhiozzi.
-         Harry…..
Il castano rimase impalato, mentre lasciava cadere dalle mani il mestolo che stava usando per i pancake, sotto lo sguardo allibito di Liam e di Zayn, che si era messo a sedere, serio.

-         Cosa vuol dire questo? Da quanto me lo tenevi nascosto?!
-         Harry, io…. Io non…
-         Vaffanculo, Louis! Ti odio!!

Urlò, correndo fuori, sbattendo la porta. In quel momento Niall scendeva dalle scale:
-         Hey, che succede?
-         Harry, aspetta!! – urlò Louis, correndo via. I tre si guardavano, in silenzio, senza sapere cosa fare.
Louis corse velocissimo, cercando in tutti i modi di raggiungere il riccio, ma non riuscì a trovarlo.
-         Harry!! Harry!!
Si guardò attorno, non era nemmeno in giardino. Si bloccò, trovando a terra la copia del contratto, accartocciato. Subito iniziò a piangere, colando con le lacrime salate le scritte in nero. Disperato, si laciò cadere ai piedi di un albero, iniziando a singhiozzare, con la testa tra le gambe.
 
 















Ma guardate un po'! Eccomi qua :) Sorpresi? Avevo una tale ispirazione.. non potevo non scrivere! Ja, mi sto facendo perdonare per tutti i ritardi, vero? :3 
Ne sono sicura :3 Bene, una bella svolta, vi pare? Vi piace il capitolo? Al solito, commenti, suggerimenti, critiche? Vi aspetto a braccia aperte :) 
Aprofitto per salutare Walking... non mi ricordo tutto il nome, accontentati di cocchina u.u bene, dicevo, la saluto perchè abbiamo praticamente pubblicato insieme oggi, ahahah <3
ciao :3 <3
Beh, vi saluto, alla prossima <3
Vi aspetto in numerosi, io vado a leggere la ff di WalkingAway_! c:
xx
Haley 

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Capitolo 7
*** Shut up. ***


Shut up.




 
Le vie di Londra erano sempre affollate, in qualsiasi ora del giorno. Mi stupivo ogni volta di come trovavo sempre qualcuno disposto a stare fuori di casa, anche in piena notte.
Osservando le ragazze camminare lungo i marciapiedi, mi stupivo di come tenessimo insieme un simile teatrino. A prescindere da ciò che mi era stato nascosto, come potevo guardare in faccia le mie fan e dire loro che andava tutto bene? Non andava tutto bene, io volevo solo stare con Louis. Cosa c’era di sbagliato in questo?
Una volta scappato da casa, iniziai a correre, correre, senza mai voltarmi indietro, in cerca non so di quale meta lontana, lontana da tutti i problemi, dalla mia vita che ormai era diventata di qualcun altro, lontano da Louis.
Piangevo, da quando ero uscito da quella porta i miei occhi non avevano mai smesso di sgorgare lacrime amare, salate, che bruciavano sulla pelle dove lasciavano la propria scia, per appannarmi inesorabilmente la vista. Non so precisamente per quanto corsi, ne quanta distanza percorsi, ma ad un tratto mi fermai, davanti il cancello di una villetta rosa salmone. Sapevo dove andare ora. Bussai timidamente alla porta marrone scuro, in attesa che qualcuno mi rispondesse, sperando di trovare qualcuno dentro casa. La porta si aprì, mostrando una piccola testa rossa, dai capelli arruffati.

-         Harry, che ci fai qui?
-         Ed…. posso, posso entrare?
-         Certo… ma cosa è successo?

Notò i miei occhi gonfi, stanchi, e preoccupato mi fece entrare. Gli raccontai tutto, di cosa avevo scoperto, di cosa Louis mi aveva nascosto, di come ero vergognosamente scappato piangendo come un bambino, davanti i miei amici esterrefatti. Scosse impercettibilmente la testa, stizzito, e posatomi una mano sulla spalla, incoraggiante, mi invitò a rimanere da lui, per tutto il tempo che ne avessi avuto bisogno. Io ed Ed eravamo amici da tempi immemorabili, e sinceramente al momento era l’unico amico di cui sapevo di potermi fidare.
Alla sera, mi sistemai timidamente nella camera degli ospiti, dove Ed mi aveva convinto a stare, nonostante mi fossi imposto di sistemarmi sul divano, e al buio della notte rimasi a pensare, con gli occhi rivolti al soffitto. Perché tutto doveva rovinarsi così? Come eravamo arrivati a quello?
Per quanto volessi bene alle mie fan, alle nostre fan, era davvero così necessario sacrificare la mia felicità per la loro? Fino a che punto dovevo distruggere quel poco di libertà che mi rimaneva?
Ad un tratto il display del cellulare si illuminò, un messaggio non letto.
Pigramente, e abbagliato dalla luce improvvisa, lo aprii.
Louis.
 
Ti prego Harry, perdonami. Non volevo farti soffrire così. Torna a casa. 
Louis x

 
Chiusi gli occhi, prendendo un profondo respiro. Non sarei tornato a casa, perlomeno non subito. Chiusi il cellulare, e dopo averlo posato sul comodino, provai a prendere sonno, mentre una lacrima solitaria mi aveva già bagnato la guancia. 








 
(POV Louis)


 
-         Oh andiamo Louis, esci fuori! Louis!!

Era tutto il giorno che Zayn picchiava alla mia porta cercando di farmi uscire, ma stava tentando invano. Era una settimana che Harry era scappato di casa, ed era una settimana che non lasciavo la mia stanza, se non, forse, per andare in bagno. Non mangiavo più, non dormivo, le mie giornate passavano steso sul letto, a fissare il muro. Mi mancava Harry, tantissimo, e mi sentivo una merda, per come lo avevo trattato, per come ero stato bugiardo, per come mi ero fatto usare dal management, per come ero stato ai loro assurdi giochi.
E piangevo, oh, se piangevo.
ero stretto al cuscino dove Harry dormiva, inspirando fortemente il suo profumo, come per paura che anche quell’ultima cosa me lo portasse via. Lo rivolevo con me, al più presto, ma non sapevo ne dove fosse ne con chi fosse. Sentii Zayn picchiare più forte, e scocciato, mi alzai, ed aprii.
Il mio aspetto non era dei migliori, avevo la barba incolta, i capelli spettinati, due occhiaie nere sotto gli occhi, ed ero dimagrito.
Lo sguardo di Zayn era preoccupato, e spaventato.

-         Amico … - sussurrò. – ti rendi conto di come ti stai riducendo? Per favore, esci fuori. Siamo tutti preoccupati per te.

Non risposi. Non sapevo nemmeno cosa dire, e forse nemmeno mi interessava. Stavo rischiando di perdere Harry, o forse l’avevo già perso, ed era l’unica mia ancora di salvezza. Senza di lui, ero perso. Tenni lo sguardo basso, senza fiatare.
-         Louis.. – insistette il moro, sfiorandomi la spalla. – ti prego, parlami… sono il tuo migliore amico…

Strinsi i pugni, tremante. Il mio corpo così indebolito iniziò a tremare, scosso dai singhiozzi. Ennesime lacrime salate scesero dai miei occhi chiari, e con un filo di voce, dissi:

-         Se ne è andato Zayn. È colpa mia.
-         Dai, non è colpa tua, non volevi …..
-         È colpa mia!! – sbottai, ormai in lacrime.

Zayn mi bloccò i polsi, finchè, esausto, caddi tra le sue braccia. Continuai a piangere, non so per quanto.
Costretti a vivere la vita di due burattini, costretti a nasconderci. Costretti a fare silenzio, e non poter fare nulla per alzare la voce. 













Come mi piace questo capitolo *--------* *shock* :OO Si, lo so, è strano uwu ma mi piace :3 tranne la fine però, mi sembra inconclusa (?) 
Sembra anche a voi? :/ Fatemelo sapere in un commento :333333
Vi preeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeegoooooo :33
Ps. a chi di voi piace un medico in famiglia? Io lo seguo dalla prima serie, sono cresciuta con loro (dopo harry potter uwu) lol. *www*
Ok, mi dileguo, mi aspetta una nottata sui libri, che dio ci aiuti! c:
Adioos, cupcakes *w*
xx
Haley

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Capitolo 8
*** Forgive my weakness. ***





Forgive my weakness. 








Fuori dal lavoro poteva anche fuggire, ma quando erano alle prove non poteva evitare di incontrarlo: provare i duetti sarebbe stato difficile. Nemmeno per Louis era facile doverlo vedere: non sapeva se temere più uno sfogo di isteria o di scoppiare a piangere davanti a lui. Quel giorno in studio fu difficile far uscire bene anche una sola strofa; il risultato fu che Dave (il loro vocal coach) con molta pazienza, massaggiandosi la fronte, concesse ai ragazzi una pausa dalle prove, cercando (inutilmente) di calmare gli animi di un Harry che furioso era andato via, sbattendo sonoramente la porta dietro di lui. Di rimando Louis, altrettanto nervoso, si era andato a rintanare in silenzio sui divanetti dell’area ristoro, rannicchiandosi triste con la testa fra le gambe.

 
-         Hey
-         Zayn, Che vuoi?. – rispose bruscamente, fissando un punto fuori dalla piccola finestra dietro di lui.
-         Non puoi biasimare Harry se ha reagito così male, e lo sai.
-         Mmh.
-         Avanti Louis… non dico che sia colpa tua, perché non lo è e l’ho sempre pensato, ma è comprensibile che questa situazione l’abbia sconvolto. È difficile anche per lui.
-         Lo so. – mormorò contro le gambe.
-         E allora non abbatterti! Sono sicuro che basterà parlargli per risolvere la questione.
-         Quando la smetterà di scappare via da me, forse.
-         Dagli tempo. – disse il moro, per poi dirigersi all’esterno. – ti aspetto fuori. - Sorrise, ed uscì. Il più grande annuì distrattamente, per poi tornare a contemplare il paesaggio fattosi ormai scuro. Voleva solo gestire la situazione, credendo che tutto potesse filare liscio. Aveva sbagliato tutto.



 
-         Liam, lasciami in pace! 
 
-         Harry, voglio solo parlare! Cosa ti costa?!
 
Era mezz’ora circa che Liam batteva sulla porta. Harry si era chiuso in una delle salette dello studio, e non era minimamente intenzionato ad uscire.

-         Credi di rimanere chiuso lì dentro? Avanti Harry, non puoi rimanere lì per sempre, esci!
Il riccio sbuffò, e rabbioso andò ad aprire la porta.

-         Eccomi, mi hai visto, sono vivo, ora vattene!
-         Si può sapere perché non vuoi semplicemente parlare? Prova almeno ad ascoltarmi! Non fare il bambino!
Sbuffò esasperato, e dopo aver fatto un cenno con la testa, indicò a Liam la porta per seguirlo dentro. Si sistemò con una mano il ciuffo che gli ricadeva ribelle sulla fronte, e spostando freneticamente lo sguardo, disse:

-         Bene, cosa c’è?
-         Ti sei comportato male con Louis. Ci è rimasto male.
-         Liam non venirmi a fare la predica, non sta peggio di me.
-         Harry, non sei l’unico a soffrire qui dentro, sappilo.
Il riccio si alzò, torvo, puntando il castano negli occhi.

-         Mi ha mentito. Mi ha tenuto nascosto una cosa simile per mesi, come credi avrei dovuto reagire?
-         Lo ha fatto per te. Credeva di proteggerti.
-         Ooh, - disse sarcastico – ricordami di ringraziarlo, allora! Non sono un bambino, avremmo potuto affrontare questa cosa insieme, ma ha deciso di tenermi fuori. Ora ciò che lui può pensare delle mie reazioni sono affar suo.
-         Sei davvero infantile quando fai così.
Harry  era incredulo. – infantile io?! E allora cos’è Louis, eh?! invece di piagnucolare potrebbe alzare il culo e fare qualcosa! Avrebbe potuto reagire!!
-         Ti faccio notare che tu sei scappato.
-         È … è un altro discorso. Non ha scusanti.
-         Senti Harry – rispose sospirando – le tue… le vostre azioni, non si riflettono soltanto su di voi. Non voglio far la parte del menefreghista, ma oltre a far male a te e a Louis, fate male anche alla band. Non dico che devi perdonarlo, ma perlomeno impara a regolarti e ad avere un comportamento quantomeno civile. D’accordo?
-         Si, come vuoi. – bofonchiò, scocciato.
-         Bene. Noi ti aspettiamo di là. Muoviti, ok?
-         Si, si. A dopo.

Liam lo salutò con un gesto della mano, per poi uscire dalla stanza. Harry sospirò, pesantemente, e con le mani nei capelli si lasciò cadere sul divano di pelle nera, imprecando mentalmente verso Liam e le sue prediche così fastidiosamente paterne.

 
Era tutto il giorno che Louis era pensieroso. Zayn non aveva tutti i torti. Anzi, aveva decisamente ragione. Rimanere a piagnucolare sarebbe servito a ben poco. Ogni volta che lo vedeva gli saliva un magone verso la bocca dello stomaco, ma continuare a evitarlo, com’era successo nei giorni successivi, non avrebbe risolto nulla.
Quel giorno le prove andarono bene, almeno senza grosse lamentele. Nonostante l’ostentata indifferenza tra i due, la tensione era palese, e la sentivano tutti. Louis aspettò il momento adatto, una volta che le prove furono finite, accanto la porta del suo camerino.


-         Hey Harry, aspetta.. – disse, bloccandolo lungo il corridoio.
-         Cosa vuoi? Devo andare di là.
-         Ascoltami, per favore.
-         Aah, devo essere sempre io quello che deve ascoltare! Ma quand’è che qualcuno ascolta me, eh?!
-         Ti prego, torna a casa… perché sei scappato?
-         Mi chiedi anche perché? Hai una gran bella faccia tosta.
-         Ti prego, Harry, io… perdonami, ti scongiuro.
-         Comodo così.
-         Ti prego… io non riesco a stare senza di te. non vedi come sto?!
Disse, urlando, ormai in lacrime.
-         Tu non ti sei preoccupato di come mi fossi sentito io a rimanere all’oscuro di cosa tramavate tu e Simon.
-         Oh andiamo, pensi che a me facesse piacere?! Ero costretto, Harry! Non potevo prendere tutto così alla leggera!
-         E invece l’hai fatto Louis, perché se l’avessi presa seriamente ne avresti parlato con me, invece hai preferito fare di testa tua!
-         L’ho fatto per proteggerti, cazzo!!
-         Per proteggermi? Puah! Così non mi hai protetto, e ora guarda dove siamo arrivati! Potevamo affrontarlo insieme! Hai fatto tutto da solo, ora continua a cavartela così!
Fece per andarsene, ma Louis, disperato, tentò di tirarlo a se:
-         Harry io ti amo, ti prego…
Si girò di scatto, fissandolo negli occhi, in silenzio.
-         Guardami negli occhi, e dimmi che non mi ami. Dimostramelo, e io ti lascerò in pace, ma dimmelo guardandomi dritto negli occhi.

-         Dovevi pensarci prima, Louis. – rispose Harry, poco convinto. Perché lui lo amava, ma non si sentiva di tornare da lui, da una persona che gli aveva mentito così, una persona che amava in quel modo. Guardò ancora il più grande, che rassegnato abbassò lo sguardo, e senza dire altro uscì. Louis rimase a fissare quel punto ormai vuoto, come speranzoso che fosse solo un brutto incubo; si massaggiò la pancia, sentendo un peso, proprio alla bocca dello stomaco; sentiva che qualcosa gli toglieva aria dai polmoni, facendolo soffocare. Lacrime amare fecero capolino dai suoi occhi azzurri, e lentamente, gli bagnarono il viso. Poggiato contro il muro, scoppiò in un pianto silenzioso, disperato, impaurito di averlo perso per sempre.










Questo capitolo non mi piace. Ma non ce la facevo più, dovevo pubblicarlo cc Tanto è un capitolo di passaggio, il bello viene fra poco *w* (curiosi? *w*)
Devo ammettere che scrivere questa Larry mi sta piacendo sempre di più. E loro due sono così carini, aiudjsiue. (Noo,non sono una shipper, da cosa lo vedete?!) lol. Che ne dite di lasciare una recensione? piiiccola piiccola :3 daaaai :3 prometto che il prossimo sarà più beello :3
Ora stacco, sono quasi le due di notte e io sto sclerando, per cui. Buonanotte :3 Alla prossima, vi amo *w*
xx Haley

 

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Capitolo 9
*** In vino veritas. ***


In vino veritas


 
 
-         Un gesto netto addio e affanculooo
-         Harry dai, smettila… ti sentono!
-         Eddai Tayyy, lasciami cantaree!!
-         Hai bevuto un po’ troppo stasera, non credi?
-         Naaaaah – disse puntando malamente un dito contro la bionda – sono solo un poo’ briillo!
-         Ecco, allora che dici di tornare a casa a fare una bella dormita prima di ubriacarti del tutto?
-         Nno, io devo dimenticare quello stronzo di Louiis!
Taylor sospirò, - Harry, senti, so quanto tu ci stia male, ma bere non serve, fidati…
-         T-taylor…. I-io … i-io ssono arabbiato con lui! Mi dice le bugie! E poi pretende che lo perdoni! Non non posso far finta di nulla! – rispose, in lacrime. La ragazza per tutta risposta, accarezzandogli una spalla, lo abbracciò, mentre il riccio, non ancora assuefatto dall’alcol, sfogava le sue lacrime sulle spalle dell’amica. In quei giorni aveva imparato che a volte le pugnalate della modest potevano essere voltate a suo favore. Aveva bisogno di qualcuno con cui parlare, e sapeva che con il resto della band la conversazione sarebbe sfociata in “ perdonalo, che ti costa, fallo per la band”, quindi aveva preferito, saggiamente, di evitare contatti con gli altri tre che non comprendessero rapporti di lavoro. Per il resto della giornata si limitava a fuggire, evitando ogni occhiata, accettando di buon grado ogni appuntamento che la casa discografica programmava per lui, arrivando a proporli egli stesso.
Quella sera i due erano usciti per le strade di Londra, durante un concerto che la ragazza si era trovata a fare da quelle parti. Si era quasi divertito quella sera, avevano bevuto, mangiato, e parlato, ma alla fine i suoi pensieri cadevano sempre su Louis. Aveva provato a farsi passare una bella sbronza, ma Taylor, da brava amichetta, gli aveva impedito di bere un goccio di più. L’ “appuntamento” si era concluso con un sordo tonfo sul materasso della sua camera, con la bionda che gli augurava dolcemente buonanotte dopo avergli accarezzato la guancia e avergli rimboccato le coperte. La mattina dopo, con un gran mal di testa e gli occhi pesanti, la situazione non era cambiata di una virgola.
 
La sera del suo compleanno, Louis l’aveva passata praticamente da solo. Si, c’erano tutti, e si, c’era anche Harry, che (molto falsamente) aveva persino finto un complice sorriso nella foto di gruppo, ma che, poco dopo, una volta scomparse le telecamere, si era trasformato in un freddo “devo andare” mormorato a Liam, e in uno sbattere di porte davanti a lui. Aveva finto di apprezzare i festeggiamenti, di sorridere, di compiacere i paparazzi, ma alla fine, anche la sera del suo compleanno, Louis l’aveva conclusa piangendo nel suo letto, circondato da migliaia di pacchetti che non si era nemmeno disturbato ad aprire. Una delle cose che gli faceva più male, era che quella situazione era riuscita a rovinargli i suoi 21 anni, mentre il suo ragazzo era in giro per Londra, magari a scoparsi qualcuno, e lui a piangere come uno stupido perché gli mancava da morire. Si sentiva davvero una ragazzina in preda ad una crisi ormonale, ma non riusciva a fare altro che piangere, e obbiettivamente, quella sera era stata alquanto triste e patetica. Anche all’interno della band, nonostante fossero uniti, si era creato un clima di tensione, quindi si sentiva davvero da solo, sentiva che anche i suoi amici davano ragione ad Harry, anche se non lo dicevano chiaramente. Si sentiva molto solo.
 
 
Sicuramente il giorno di capodanno per Harry fu il giorno più squallido della sua vita. La Modest aveva avuto la bella idea di far passare ai fidanzatini del momento il capodanno insieme, sotto le luci del madison square garden e la folla in delirio del new york’s eve. E, dulcis in fundo , gli era toccato anche (ovviamente) il bacio di mezzanotte. Lui ci aveva realmente provato, si era sforzato di far contenti i manager, nonostante andasse contro ogni suo principio, ma l’unica cosa che riuscì a pensare, mentre Taylor  si sforzava di apparire innamorata e partecipe di un bacio falso quanto la sua eterosessualità, era che quel capodanno l’avrebbe dovuto passare con Louis. Avevano programmato tutto, il viaggio a Doncaster, la serata da soli in albergo, persino lo spumante. Tutto quello che invece aveva ottenuto era un ennesimo book fotografico della sua “vita privata”, un’ennesima trovata pubblicitaria. E non riusciva proprio a sembrare felice, nonostante ci stesse mettendo tutto se stesso, con il risultato che il suo bacio si limitò a posare leggermente le labbra contro quelle di Taylor, in uno scontro privo di qualunque minimo sentimento. E mentre la ragazza sorrideva, e continuava a baciarlo, per le telecamere, ad occhi chiusi sentì sulla lingua il sapore salato delle sue lacrime, che silenziosamente stavano scendendo contro quelle guance rasate a malapena della barba. Alzò lo sguardo, per incontrare gli occhi rossi del riccio, che la guardava implorante, come in cerca di aiuto per andare via da lì. Mimò preoccupata un – tranquillo, tra poco è tutto finito – e dolcemente gli asciugò le lacrime, stringendolo in un fortissimo abbraccio, evitando così altre foto troppo indiscrete dei giornalisti, ora troppo impegnati a inquadrare le altre star sul palco centrale.
Quel pub gremito di sconosciuti sembrava essere l’unico posto in cui Louis si sentisse tranquillo. Doveva essere almeno il quinto drink che beveva, o forse era il settimo…. Non se lo ricordava più. Sapeva solo che quel liquido a metà tra il rossastro e il giallino aveva un buon profumo di fragola, lo stesso profumo che aveva Harry molto tempo prima. Aveva ingurgitato di gusto i bicchierini stracolmi, uno dopo l’altro, finchè il barista, trovatolo crollato letteralmente sul bancone, non lo aveva “gentilmente” accompagnato fuori dal locale, lasciandolo in balia di se stesso mentre cantava biascicando “giro giro tooondo casca il mondoo” , gesticolando con le mani e tenendo un passo per niente regolare. La sua unica fortuna (forse) fu che, una volta arrivato a casa, chi si trovò davanti l’uscio fu Zayn, che vedendolo arrivare, fu sorpreso nel doverlo sorreggere, impedendogli di cadere rovinosamente per terra.
-         Hey amico, che succede?
-         Zaaaaaaaaaaaaaaaaaaaayn, sei tu?
-         Si, sono io … che hai….? Aspetta – disse annusando – hai bevuto?
-         Bbbbbbbbbboooh, era giallo rossagnolo…! Si può dire rossagnolo?
Il moro sospirò – vieni dentro Lou, ti faccio una doccia fredda e ti metto a letto.
-         Nnnnnoooooo! – disse il biondo – io non hoo sonno! Devo chiamare una cosa… cioè, devo chiamare una persona!
-         E chi devi chiamare, Lou?
-         Un tizio che ha i capelli ricci…. Ah, aspetta, Ha… ha… Haroldo…. No, Harold! – singhiozzò.
-         Louis, sono le tre di notte, starà dormendo ora.
-         Iio nnon me ne freega niente… io devo dirgli una cosa importtaante!
-         Capisco… va bene, chiamalo!
-         Nno…. Io devo andre daa lui! Dove sta Harold, Zaayn?
-         Io .. non lo so Louis!
-         Ma io devo parlare con luuui… - si lamentò il più grande – eddaaai Zaayn!
Mentre Louis tentava disperatamente di reggersi in piedi, apparve Liam, mezzo assonnato, sulla soglia:
-         Che succede?
-         Liam – mormorò il moro – è ubriaco, sta delirando!
-         Zzzzzayn, io devo andare da Haroldo!
-         Hey Lou – disse Liam – cos’hai? Da chi devi andare?
-         Liam? Sei Liam? Ma conosco un Liam? Liam, se ti chiami così, dimmi dove sta Harold!! Io devo parlare con lui! Per favore!
-         Io ……
Zayn lo guardò, dubbioso: - Liam, sai qualcosa che non sappiamo?
-         Io … ho giurato di non dire nulla…
-         Llliam! – urlò Louis, poggiandosi alle sue spalle – devi dirmelo! Io devo parlare con lui, sennò sto malee! Dimmelo!!
-         Louis… - sospirò esasperato – va bene… è a casa di Ed… - disse,rivolto a Zayn – casomai portacelo tu.
-         Ed? chi è, è il furetto rosso? E c’è anche il coccodrillo? Il coccodrillo come faaa… non c’è nessuno che lo saaa… e il furetto? Come fa il furetto Zayn?
Zayn ridacchiò – beh, è abbastanza sveglio per essere ubriaco, ti pare?
-         Zayn, ti pare il momento di ridere? A me viene da piangere! Dio, che situazione! – esclamò Liam, massaggiandosi nervosamente le tempie.
Il più grande strinse gli occhi, se li strofinò, e dopo aver focalizzato la strada davanti a lui, esclamò: io vado da haroldo, devo trovare il ffuretto! –  e barcollando si avviò.
Poterono poco Zayn e Liam, che tentarono inutilmente di bloccare gli impulsi del loro amico. Non si sa esattamente per quanto camminò, ma finalmente, forse per puro caso, il ragazzo si trovò davanti a quella villa salmone, dove riconobbe parcheggiata la range rover del riccio. Si trascinò sommessamente alla porta di ingresso, per poco non rompendo il cancelletto d’entrata, e una volta davanti la porta in mogano scuro, picchiò con il pugno, più forte che potè, visto la sbornia. Finalmente una luce si accese, e dopo qualche minuto sentì dei passi provenire dall’interno. Una voce profonda si avvicinava di più, mentre un Louis sbronzo aspettava pazientemente.
-         Ed credevo avessi preso le…..
Harry rimase impietrito nel vedere la figura di Louis spuntargli davanti. Ci mise un po’ per focalizzare l’immagine davanti a lui, ma quando finalmente realizzò chi fosse quel ragazzo, riuscì sommessamente a rispondere
-         Louis… cosa ci fai qui?
-         Ha- haroldo! Nno, ti chiaami Harold! Iio ti devo parlare!
-         Louis… sei ubriaco?
-         I- io ho chiesto a Lliam come faceva il furetto… ma non me l’ha voluto dire! Non sa nemmeno come fa il coccodrillo….
-         Louis, vattene, torna a casa, hai bisogno di dormire…!
-         NO! – urlò il più grande – i- io non devo dormiire! Come ve lo devo diire? Ssto bene!
Prese un lungo respiro, mentre il riccio lo guardava, la testa leggermente piegata di lato, aspettando la prossima mossa da un imprevedibile ubriaco quale era in quel momento. Respirò di nuovo, e, all’improvviso, si gettò furiosamente su di lui. Harry sussultò, quando nonostante la differenza di altezza notevole riuscì a tirarlo per il colletto del pigiama e spingerlo contro il muro.
-         L-Louis…
-         T-tu sei cattivo….! Non mi pensi…!
-         Louis, va a casa….
-         E non mi vuoi bene!
-         Io… certo che ti voglio bene… ma ti sei comportato male…
-         Bbeene! E sono molto geloso, sappilo!
-         Geloso? E di chi, sentiamo? – rispose, con un ghigno leggero sul volto.
-         Ddi tutti quelli che ti stanno vicino! E dellee biondee…. Che ti danno i baci.. io solo posso darti i baci! Tu seii mio… sei solo mio..!
-         E allora perché mi hai mentito, eh?!
-         Aaaaahhhh – biascicò il più grande – io non sono forteee… io sono debole.. e devo proteggerti perché sei mio! Se io non dico niente, io sono forte perché ti proteggo… ma ora sono solo, e non sono forte…e non sai quanto piango quando sono da solo… e tu non c’eri alla mia festa di compleanno, non mi hai nemmeno fatto il regalo! E io ho pianto da solo nella mia camera, perché tu non c’eri a darmi il bacio di compleanno! E poi stai tanto con Liam, e con Niall, e a me non va bene che loro ti abbracciano… perché loro non sanno che solo io ti posso abbracciare…. E i manager sono tanto cattivi…. Poi devi uscire con la bionda, e ti innamori di lei… ecco perché ti dimentichi anche del mio compleanno… - ormai quello di Louis era un sussurro; il più grande si era rannicchiato contro il muro, con lo sguardo fisso per terra, piangendo. Harry lo guardava incredulo, mentre versava lacrime su lacrime davanti a lui. Senza quasi rendersene conto sentì gli occhi pungere e diventare bagnati; si portò silenziosamente una mano alla bocca, chiudendo gli occhi. Si avvicinò al corpo così più minuto rispetto al suo, troppo, a giudicare dalle costole che sentì sporgere al contatto con la sua pelle, e si sentì in colpa, perché se Louis non toccava più cibo era colpa sua; gli sollevò delicatamente il mento, e senza parlare, lo baciò, tra le lacrime. Il biondo non capiva cosa precisamente aveva fatto il più piccolo, ma dopo capì, e piangendo più forte, preso da un attimo di lucidità, strinse la presa attorno il viso di Harry, approfondendo il bacio. Si staccarono per riprendere fiato, e Louis, scoppiando in un nuovo pianto, si tuffò tra le braccia del riccio.
-         Ti amo, ti amo, ti amo… non mi lasciare mai più, ti prego……
Harry piangeva, non riusciva a dire una sola parola, tutto quello che voleva fare era tornare da lui, senza mai staccare le braccia dalle sue, senza lasciarlo andare mai più, ma non ce la faceva. Aveva bisogno ancora di tempo per pensare, e il perdono era ancora lontano. Ancora tra le lacrime, lo guardò dritto negli occhi, e accarezzandolo sussurò:
-         Non sai quanto ti ami anch’io…. Però adesso devi andare a casa… ti prego Lou…
Il più grande si allontanò, barcollando, e lentamente, ancora con gli occhi umidi, andò via.
Quando Louis si risvegliò, nel letto della sua camera, si ritrovò un paio di occhi inquisitori che lo fissavano da almeno un quarto d’ora.
-         Z-zayn! Che cazzo fai? – ringhiò, ancora intontito dal sonno.
-         Cazzo, che mal di testa….
-         Ci credo – rispose il moro – con la sbronza che ti sei preso ieri..!
-         Sbronza? Aspetta… mi ricordo di essere andato al locale qua vicino, ma… cosa sia successo dopo non lo so… mi ricordo solo un cocktail rosso, e il barman che mi butta fuori…
-         Solo questo, eh?
-         Perché oddio, che ho combinato?
-         Allora… - esordì – diciamo che, a parte il teatrino davanti me e Liam alle tre del mattino (niente di grave), sei, ehm.. scappato da Harry….
-         Da Harry…? Ma se non so nemmeno dov’è, Zayn!
-         Te l’ha detto Liam ieri…
-         Ah. E cosa..?
-         Sei andato da lui, ma non so cosa precisamente sia successo. So solo che sei miracolosamente tornato a casa sano e salvo, farneticando e piangendo su quanto cattivi siano gli angeli con gli occhi verdi…
-         …. Cazzo…
-         Sono sicuro che la fai più tragica di quel che è!
-         Come fai ad esserne certo? Dio… ho solo il terrore di scoprire cosa possa aver combinato ieri sera!
Zayn gli si avvicinò, dandogli una pacca sulla spalla: - fatti coraggio … ! Vado a preparare la colazione, scendi tra 10 minuti, d’accordo? A dopo
-         A, a dopo… - mormorò pensieroso il biondo.
Una volta che Zayn fu uscito, il più grande sospirò, serio. Non aveva la minima idea di cosa avesse potuto combinare la sera prima, ma sperava solo di poter limitare i danni quanto più o possibile (materiali e – eventualmente – no)  e andarcene a casa. Sospirò esasperato, e sbuffando si lasciò cadere nuovamente sul letto, in preda ad una completa crisi di nervi. 











Allora, è davvero mooolto tardi, sto morendo dal sonno, ma non ce la facevo più, dovevo pubblicare cwc vi saluto velocemente che voglio andare a dormire... voglio solo gentilmente ringraziare WalkingAway_ per essere la mia musa ispiratrice *-* Cocchina ispiratrice *-* <3333
ook, al prossimo, e ricordate... IN VINO VERITAS! 
xx
Haley

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Capitolo 10
*** Give me a reason. ***


Give me a reason. 







- Non berrò mai più in vita mia. - Esclamò Louis, esausto, sul divano. Era primo pomeriggio, e aveva ancora mal di testa dalla sera prima.
- Hai fatto tutto da solo - disse Zayn, ridacchiando - Dovevi vederti! 
- certo - sopraggiunse Liam dalla porta d'ingresso - se ci avesse beccati Paul, o peggio, qualche paparazzo, avremmo passato guai seri, ne sei consapevole?
- Oh Lì, non mi fare la paternale! Ho già una madre! - si massaggiò nervosamente le tempie, chiudendo gli occhi, esasperato. - Piuttosto - aggiunse - come faccio a scoprire cosa ho combinato ieri sera? 
- non lo sapremo mai probabilmente, a meno che tu non faccia pace con Harry ... - sussurrò il moro, bevendo in fretta il bicchiere pieno di succo di frutta che aveva in mano. - Grazie per la schiettezza Zay. 
Louis si alzò,  cercando di non cadere per il mal di testa, e lentamente tornò in camera sua, al piano di sopra. Non aveva minimamente idea di come risolvere quell'assurda situazione, non sapeva come tirarsene fuori. Sapeva soltanto che, conoscendo i suoi precedenti da ubriaco in quanto figure di merda epocali, se prima poteva avere qualche possibilità di tornare con Harry, se le era giocate tutte. 


Era tutto il giorno che Harry non metteva piede fuori di casa. Era ancora in pigiama, e per quelle poche ore che era riuscito a dormire, i suoi sogni erano stati colmi di immagini di Louis; Louis ubriaco, Louis che piangeva, Louis da solo nel suo letto, che lo guardava con un'aria da cane bastonato e implorava perdono. Si sentiva tremendamente in colpa per come lo aveva ridotto, e probabilmente un giorno lo avrebbe ucciso con le sue mani per questo, ma una parte di lui continuava a ripetergli che se lo meritava, perchè era un bugiardo, perchè, pur di voler fare tutto da solo, aveva preso sotto gamba la loro storia, tutto ciò che c'era di importante per loro e di vero in quella vita così difficile. Si maledì mentalmente per i suoi pensieri così confusi, e maledì mentalmente Louis, per essere così stupido ma anche per l'amore che nonostante tutto continuava a provare per lui. Si aggiustò il ciuffo spettinato con una mano, e sospirando esasperato si buttò di schiena sul letto su cui era seduto, fissando il soffitto sopra di lui. Che cosa doveva fare?


Altre prove. Altra sveglia fastidiosa. Un'altra mattina in cui avrebbe dovuto incontrarlo e fare pure finta di non sapere nulla. Con che coraggio l'avrebbe guardato negli occhi, sapendo di aver commesso probabilmente un'enorme cazzata, per non dire la seconda?
Come se non bastasse, quella mattina l'aveva svegliato un "dolcissimo" mal di gola, che aveva deciso di fargli compagnia per tutto il giorno. Forse avrebbe avuto altro a cui pensare, almeno. Provarono più volte, quando Josh decise con gli altri che era il caso di finirla lì, dato la difficoltà canora di Louis. uscirono tutti dallo studio, dritti al distributore di bibite. 
- Non credo che una coca cola ghiacciata ti aiuterebbe Lou, - disse Liam dietro di lui, - già - aggiunse Niall, masticando un biscotto - peggiori la situazione così! 
- ma cos'è, vi siete messi d'accordo?- esclamò infastidito-  E comunque fa niente, ora sto morendo di sete, una volta a casa prenderò una camomilla bollente. - fece un cenno con la testa e tornò a bere il contenuto della lattina. Rischiò quasi di sputarlo sul tappeto, quando vide una testa riccia spuntare davanti a lui. - scusate - mormorò - devo andare. 
Riuscì a raggiungerlo, prendendolo per un braccio - Harry aspetta! - esclamò, col fiatone. 
- Louis, che vuoi? - rispose Harry, freddo e distaccato. 
- Io, io .... ti devo parlare…
- Di nuovo? cos'altro hai da dirmi stavolta?
- Hey senti... non ho idea di cosa ti abbia detto l'altra sera, quand'ero ubriaco, ma sappi che se avessi esagerato in qualche modo non intendevo... non ricordo nulla... 
- Si, come ti pare.. - rispose, distogliendo lo sguardo in direzione dell'uscita. 
- Hey aspetta. 
- Cos'altro c'è?
- io.... non credi che potremmo ricominciare daccapo? Magari con il tempo...
- Devo andare. - e tolto il braccio dalla presa del più grande, se ne andò. Louis strinse i pugni, deciso a non mollare. Iniziò a rincorrerlo, gridando il suo nome: - Harry!!! Harry!!! Dai aspetta, ti prego!! 
- Louis, vattene!! Lasciami in pace!!
Il più grande fece per affrettare il passo, deciso a raggiungerlo e parlargli di nuovo, quando a un tratto perse l'equilibrio, cadendo rovinosamente per le scale. Fu un attimo, solo un attimo, e si ritrovò per terra, privo di sensi. Sentiva solo una voce in lontananza che lo chiamava
- LOUIS!! LOUIS!! 
 
 
 
Al suo risveglio, Louis vedeva solo delle pareti bianche. Per un momento pensò di essere morto, e di trovarsi tipo in paradiso, oppure, nelle migliori delle ipotesi, in ospedale ricoperto di tubi come nei film, invece dopo una ulteriore osservazione, constatò di trovarsi nell’infermeria dello studio.
-      Ben svegliato! – esclamò un signore, vestito da un camice celestino. L’infermiere, probabilmente – nemmeno sapeva ce ne fosse uno - .
 
-      Cosa mi è successo? – sussurrò, massaggiandosi la fronte dolorante.
-      Hai preso una bella botta, sai? per fortuna non ci sono state complicazioni gravi, solo un brutto bernoccolo! Sei stato fortunato! – esclamò cordiale.
-      Chi mi ha portato qui?
-      Il tuo amico riccio… come si chiama.. Harry, no?
-      E adesso dov’è?
-      È seduto qua fuori, ti ha aspettato per ore mentre eri svenuto! Era molto preoccupato, sai?
-      Davvero?
-      Si! Ho dovuto convincerlo più volte ad andare a bere qualcosa, che non era nulla di grave, ma ha insistito!
Involontariamente un sorriso sghembo spuntò sul viso del biondo. L’aveva aspettato tutto quel tempo, probabilmente, (anzi, sicuramente) l’aveva soccorso lui. In quel momento non badava nemmeno all’incessante mal di testa che lo tormentava da quando si era risvegliato, riusciva solo a pensare ad Harry che aspettava preoccupato notizie su di lui. Salutò cordialmente il medico, e uscì con calma dalla porta in legno chiaro. Dato uno sguardo all’esterno, si accorse di Harry che mezzo assonnato sedeva scomodamente sulla panca in legno con la testa poggiata malamente sul gomito. Rimase impalato a fissarlo dormire, incantato da quel viso che ormai erano settimane che non toccava più. Si chiese come avesse fatto a rovinare tutto, come avesse potuto comportarsi da stupido, trattarlo da bambino, quando avrebbe dovuto coinvolgerlo fin dall’inizio, e risolvere la cosa con lui.
All’improvviso il riccio si svegliò, stropicciandosi gli occhi:
-      Hey…. – mormorò Louis
-      Louis…. ! Come stai?
-      Bene.. non era niente di grave per fortuna…
-      Bene…
Tra i due aleggiava un notevole imbarazzo, specie da parte di Louis, che si sentiva quasi in colpa. Non solo l’aveva fatto soffrire, lo aveva fatto stare anche in pena per lui. Anche se, doveva ammetterlo, gli faceva piacere che gli fregasse ancora di lui. Prese un lungo respiro, e si schiarì la voce:
 
-      Ma… che ci fai qui?
-      Io… ti stavo aspettando! Cioè… voglio dire… dopotutto hai sbattuto la testa, e ti ho portato io qui, quindi…. Ero preoccupato, ecco…
non riuscì a nascondere un sorriso, nel rispondere. Un sorriso sincero.
-      Eri preoccupato per me?- esclamò in un sussurro.
-      Ma certo, stupido! Credevo che… - scosse la testa, deciso - ma ora stai bene, quindi.. posso andare ora…
Fece per alzarsi, ma Louis fu più veloce nel bloccargli un braccio per farlo voltare:
-      Harry aspetta…..
-      Che c’è?
Si guardarono negli occhi, per davvero, come non facevano da settimane, blu nel verde, verde nel blu; Harry giurò di aver perso un battito al contatto, entrambi tennero il fiato sospeso per dei secondi che parvero infiniti; senza togliere lo sguardo l’uno dall’altro, i loro visi accaldati si fecero sempre più vicini, quasi involontariamente;
-      Gr- grazie – balbettò il più grande – per.. avermi soccorso.
Fu Harry ad annullare le distanze tra i due, avvicinando pericolosamente le labbra carnose a quelle del più grande, che chiuse gli occhi al contatto, sospirando pesantemente. Durò poco, abbastanza per far assaporare il sapore dell’altro, quel sapore che avevano dimenticato quanto fosse buono. Si staccarono, entrambi accaldati, e confusi. Louis sorrideva, e tanto, non riusciva a trattenersi. Di lì a poco avrebbe giurato di scoppiare a piangere per la felicità. Il riccio lo guardò, con sguardo quasi vitreo, deglutendo pesantemente, incapace di spiccicare una sola parola, mentre il più grande avrebbe voluto altre tre vite per riuscire a dire tutto quello che gli stava passando per la testa.
-      Scusami. – sussurrò il riccio con la voce strozzata, allontanando il viso da quello del biondo, che lo guardò confuso.
-      Harry….
E avrebbe voluto riuscire a dire altro, a dire ciò che provava, ma riuscì solamente a produrre una smorfia desolata, con la tristezza negli occhi, con uno sguardo che non chiedeva altro che aiuto. Se ne andò, lasciando Louis da solo, impalato nel mezzo della stanza, senza probabilmente aver afferrato bene ciò che era appena accaduto. Si erano baciati, era stato lui a cominciare, l’aveva sentito, aveva capito che lo voleva, lo credeva almeno. Non pianse nemmeno, non capiva nemmeno se ne valesse la pena, se era il caso. Rimase così, in piedi, a fissare la porta che si era appena chiusa davanti a lui, in silenzio.
 
Harry corse, più che potè, per allontanare il più possibile quell’edificio da lui, per allontanarsi da Louis. Aveva il fiatone, non riusciva a respirare, e non per la corsa. Arrivò, ansimante al parco cittadino, dove si fermò sotto l’ombra di un albero, nascosto dalla strada e da chiunque altro. Si guardò in torno, e si rese conto che si trovava nel parco dove lui e Louis passavano le giornate di riposo dal lavoro, dove avevano dato i loro primi baci, dove avevano anche fatto l’amore, dove si erano esplorati, lontani da occhi indiscreti, dove si erano amati, lontani dal mondo che il loro amore, non lo aveva mai accettato. Si buttò contro il tronco di quell’albero, scoppiando in un pianto che forse non aspettava altro che uscire fuori, di bagnare le guance, di appannare la vista, di svuotare la mente. Pianse, come non aveva mai fatto, fino a singhiozzare, fino ad esaurire tutte le lacrime che aveva in corpo da chissà quanto tempo. Sfogò la rabbia, la tristezza, il senso di impotenza verso quel mondo troppo più grande di lui. Amava Louis, lo amava più della sua stessa vita, più dell’aria che respirava, più di qualunque altra cosa esistente attorno a lui. Si maledì per essere così cocciuto, così orgoglioso, ma non ce la faceva, sentiva di prenderlo in giro, sentiva che se avesse dimenticato non si sarebbe risolto nulla, che se fosse tornato da lui, avrebbe continuato ad indossare una maschera, che per lui, ormai, era diventata troppo scomoda. Se doveva vivere, preferiva farlo alla luce del sole, anche se voleva dire non vivere felice. Anche se era troppo fottutamente difficile, rinunciare all’ossigeno.
 
Nella testa di Louis riecheggiava una sola domanda: Perché?
Perché l’aveva baciato, e poi se ne era andato? Perché? Perché l’aveva aspettato, e poi l’aveva guardato in modo così freddo, distaccato? Perché gli aveva sorriso, ma poi gli aveva chiesto scusa? Cosa aveva in testa? E cos’aveva lui?
Aveva voglia di urlare. Urlare con tutte le sue forze, scendere in strada e urlare tra la gente, urlare in faccia ai manager, in faccia ai suoi fan, in faccia a chiunque. Aveva voglia di urlare contro Harry, urlargli che rischiava di morire dal dolore senza di lui, che più che dirgli, dimostrargli di amarlo più di se stesso, non poteva,  se non dedicargli la vita stessa, se non versare tutte le lacrime che aveva in corpo, se non smettere di vivere.
Aveva provato a parlargli di nuovo, ma iniziava a rinunciare. Sembrava di parlare ad un palloncino inanime, pieno solo di aria che lo mantenesse in piedi, ma nient’altro. Certo, ora gli parlava, ma c’era una tale indifferenza, assenza di emozioni, che iniziava a chiedersi se ne provasse più. Quando gli sorrideva non vedeva più le fossette, che esprimevano la sua felicità, quegli occhi che brillavano quando erano da soli erano spenti, non erano più dello stesso verde vivo. Il suo sguardo non esprimeva più nulla. Si era anche arrabbiato con lui, gli aveva quasi imprecato contro, chiedendogli cosa pensasse, implorandogli di reagire, ripetendogli fino allo stremo che non riusciva a smettere di amarlo, che non poteva, che non riusciva a rinunciare, come stava facendo lui. – Torna almeno a casa – gli aveva detto.  Niente, non un urlo, non un insulto, non una parola, niente. Solo uno sguardo carico di tristezza, di confusione, un’occhiata sfuggente, un saluto detto in fretta e un respiro affannato, spezzato. Il vuoto totale.
 















Se siete arrivate fino alla fine, non avete fatto caso al fatto che metà capitolo è identico al pesce d'aprile di pochi giorni fa OuO Beene, questo capitolo è stato un piacere scriverlo, mi sono quasi commossa, mentre in tutto questo, con give me love di sottofondo (che non aiuta, fidatevi cwc) mi ha chiamata una mia amica sclerando sulla chiamata ricevuta da un'altra sua amica da LONDRA. SI, DAL CONCERTO. OuO ha sentito little things iusfrjrdsifskjosidkiseo cwc ho sclerato quanto lei, assurdo cwc OK, detto ciò, è tardi (Come al solito uu') e ho sonno. uwu VI lascio, sperando che mi abbiate perdonato per lo scherzetto innocente uwu (riferimenti a fatti e cocchine è puramente casuale :33) e che il capitolo, quindi, vi piaccia :3 
Notte chicos :333
xx
Haley

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Capitolo 11
*** If I let you go ***


 

Caro Louis,
ho pensato che scriverti una lettera sarebbe stato il modo migliore per riuscirti a dire le cose che ho in testa, che credimi, sono davvero tante. Sono stato tanto a pensare a noi due, a tutto quello che è successo, che ci sta succedendo; ho sempre cercato di mostrarmi forte, di mostrarmi capace, capace di sopportare e di portarmi dietro il peso della nostra storia. Non fraintendermi, stare con te è stata la cosa più bella della mia vita, probabilmente l’unica. Ma vivere con l’angoscia di doverci sempre nascondere, di dover mentire, di starti lontano per compiacere le telecamere con storie finte, non è facile. Ci ho provato.
Volevo dirti che non credo di potercela fare ancora. Ho tentato di trovare il coraggio di dirtelo, di dirti tutto quello che provavo, ma ho paura. E me ne scuso per questo, ma ho paura perché so che se tornasse tutto come prima, io non sarei felice. E per quanto io ti ami, non posso continuare una vita che non è la mia. Non sai quanto io stia male a dirti questo, ma non ci riesco. Io non sono forte Louis. Credevo di esserlo, ma non è così. Spero solo che riuscirai a perdonarmi.

Ti amo.

Harry.

 
Una lettera. Ecco tutto quello che gli era rimasto. Una lettera, e altre lacrime, dolorose, che scendevano ininterrottamente dagli occhi di Louis. Tutti i sensi di colpa iniziarono ad affiorare, tutti i ricordi di loro due, tutta la loro storia. Il suo incubo peggiore si era appena fatto realtà. Lo aveva perso. Per sempre. Si diede dello stupido, si maledì per tutti gli errori che aveva commesso, di tutte le parole non dette, di tutte le cose non fatte quando avrebbe dovuto. Avrebbe dovuto aggiustare prima le cose, avrebbe dovuto parlare, avrebbe dovuto fare la cosa giusta.

-         Fanculo!!!

Arrabbiato, ferito, triste, sfogò tutta la sua rabbia su qualunque cosa gli capitasse a tiro. Nella loro sua stanza, qualunque cosa guardasse gli ricordava loro due. Buttò all’aria foto, quaderni, tutto ciò che ricordasse un pezzo di loro. Si sentiva a pezzi, ma non riusciva a fargliene una colpa. Non avrebbe mai smesso di amarlo, e sapeva che la colpa era soltanto sua.


 
(POV Harry)
 

Aveva pensato bene prima di consegnare quella lettera nelle mani di Niall. L’aveva scritta in mezz’ora, dopo ore di ripensamenti, di ricordi, e presa in mano carta e penna scrisse tutto ciò che non aveva il coraggio di dire a Louis. Aveva rimuginato a lungo su quel foglio di carta sgualcito, ma dopo una rassicurante pacca sulla spalla del biondo, aveva deciso che era meglio così. Nessuno dei due sarebbe stato davvero felice, e chissà, magari con il tempo sarebbero arrivati ad odiarsi. E avrebbe sofferto molto di più. Sapeva bene che Louis non avrebbe mai fatto nulla per venire allo scoperto, ma non poteva fargliene una colpa. D’altronde il riccio non poteva vantare un coraggio da leoni, e quello che stavano vivendo non era facile per nessuno. Ma si rese conto che una vita così difficile per due ragazzi era un enorme fardello, e se davvero un contratto li legava alla Modest! Per altri tre anni, era meglio finirla lì.

-         Allora sei sicuro?
-         Si.. – rispose il riccio, sospirando.
-         Senti Harry… non voglio entrare in cose che non mi riguardano, ma…
-         Senti Niall, non prenderla a male, ma…
-         Hey – lo fermò – volevo solo dirti che sarei stato dalla vostra parte comunque.
-         Grazie. – sorrise, per poi consegnare la busta nelle mani dell’irlandese. – non dirgli che te l’ho data di persona.
-         Tranquillo. – fece l’occhiolino, e se ne andò.
 
Sapeva che era la cosa giusta da fare, lo faceva per il bene di entrambi. E allora perché stava piangendo?

-^-

*Flashback*
 
-         Ricchione! –

Harry si girò furiosamente verso quella voce lontana. Quel giorno sapeva che era meglio non andare a quel fottuto servizio fotografico, non ne aveva la minima voglia. I gossip su “Larry” avevano preso piede, e già da giorni giravano diversi articoli strani.
Sapeva non fosse riferito a lui quell’insulto, ma a Louis. In molti avevano notato, - fin dai primi  tempi in verità- le movenze leggermente femminili del più grande, e non era la prima volta che si sentiva dire cose del genere – non che non lo fosse, ma un conto è essere gay e un conto sentirsi chiamare ‘frocio’ con tanto disprezzo nella voce di chi ti insulta- . Harry aveva un viso furioso, aveva solo voglia di andare lì e prendere a pugni quello stronzo, ma Louis lo fermò per un braccio. Il riccio lo guardò, confuso; Louis era tranquillo, quasi impassibile. – Ignoralo e basta, Harry. – disse, senza scomporsi. Harry lo guardò, come per chiedergli spiegazioni, ma furono già troppo lontani per poter reagire in qualche modo.
-         Ma ti rendi conto di come ti ha chiamato? Tu……
-         Tranquillo Haz, non mi importa. Ci sono abituato. – gli sorrise tranquillo, accarezzandogli una guancia. – ma…- tentò di replicare, ma lo zittì. – ssh, tranquillo, sto bene, davvero. Ma sono felice che ti preoccupi per me. – gli occhi del biondo erano lucidi, non stava affatto bene, si disse Harry. Il più grande gli fece l’occhiolino, e in quel momento Harry pensava solo a quanto odiasse tutti coloro che miravano a fare del male al SUO Louis.
 

*fine flashback*
 
 
Harry si stupiva  sempre di più di quanto internet fosse un’arma potente. Quel clima di tensione che avvolgeva gli One direction ormai da qualche settimana aveva decisamente colpito le loro fan, che, al contrario di quello che il riccio credeva, - non che alla fine gli importasse molto – se ne erano accorte eccome. A nulla valse la convinzione, anche dei manager, che più lui e Louis fossero stati lontani, più le acque si sarebbero calmate; questo improvviso distacco dei due membri più “uniti” della band, non fece altro che alimentare la mente contorta delle cosiddette “Larry Shipper”, che non facevano altro che argomentare le loro motivazioni migliori sui motivi più disparati della rottura tra i due. Si stupii e rimase piacevolmente sorpreso di come, la maggior parte di loro, ci azzeccasse. Era capitato un pomeriggio di noia per puro caso su un sito di fan fiction, e trovata la sezione dedicata alla band, notò con sorpresa che la maggioranza delle storie che scrivevano erano su lui e Louis. Alcune parlavano di storie puramente inventate, in cui i due amanti erano liceali, medici, avvocati, addirittura calciatori, che lo fecero sorridere, altre che avrebbero tranquillamente fatto concorrenza ai migliori film porno, (persino lui ne rimase scandalizzato), altre ancora raccontavano della loro storia travagliata stile “principesse disney” e di come, come nelle favole, vivessero alla fine felici e contenti, con tanto di idilliaca rappresentazione di un loro – agognatissimo, a giudicare dall’enfasi con cui veniva descritto – coming out.

-         Non è il mondo delle favole questo .

Sospirò, chiudendo stranito lo schermo del portatile. Lo infastidiva di come nessuno si rendesse conto della farsa che tenevano su. Non capivano che persino le fan erano arrivate a delle conclusioni, e, che loro lo volessero o no, sarebbero arrivate alla verità in ogni modo. L’unica cosa che forse non aveva messo in conto, - o forse non ci diede troppa importanza – era di come velocemente potessero girare voci su entrambi.

 
-^-

 
Louis odiava tornare a piedi a casa. Diciamo che odiava il buio, e trovarsi per le strade di Londra – deserte – non era tra le sue maggiori aspettative. Camminava a passo regolare sul marciapiede con le mani nelle tasche, pensando ai fatti suoi.
Successe tutto molto in fretta.

-         Hey frocio, che ci fai tutto solo per strada?
-         Eh?

Si girò in direzione della voce misteriosa; era un uomo robusto, non troppo più grande di lui, che lo guardava a pochi metri di distanza sorridendo compiaciuto.
-         Ho detto, - ripetè a voce più forte – cosa ci fa un frocio come te a quest’ora per strada, tutto solo?
-         Senti amico, non cerco rogne.
-         Va di fretta la principessa, eh? – un altro tizio, simile al primo, apparve dietro di lui.
-         Noi vogliamo parlare, e lui vuole andar via. Non si fa così, sai? – un terzo, ancora più grosso dei primi due, dal lato opposto. Louis iniziava ad avere paura.

-         Sentite, sto solo tornando a casa… cerchiamo di finirla qui, ok?
-         Oh, guardate come trema il frocietto! Che c’è, ti senti solo senza quell’altra checca dell’amico tuo, quel ricciolino..?
-         Non nominatelo. – sussurò arrabbiato, stringendo i denti.

-         Sennò che fai, ci picchi? – tuonò uno dei tre, ridendo a gran voce seguito a ruota dagli altri due. Il biondo cercò di indietreggiare, sperando di riuscire a fuggire verso casa, ma fu inutile. Era uno contro tre, e in quanto a fisico era in netto svantaggio. Disperato si guardò in torno, ma ogni tentativo di fuga era praticamente impossibile. Uno di loro lo bloccò da dietro, prendendolo per le braccia. Uno, due, tre pugni in piena faccia. il labbro iniziò a sanguinare, e la vista piano piano gli si annebbiò. Un calcio in pieno stomaco, e con le lacrime agli occhi, si accasciò a terra, piegato in due dal dolore. A quel punto perse anche le forze per rialzarsi e reagire, sentiva solo l’impatto della loro violenza sul corpo. Ancora un calcio, due, tre, un pugno sul viso, un’altra ginocchiata.
 
-         LASCIATELO STARE!!!!
 
Gli sembrò di riconoscere quella voce, ma credette più ad un’allucinazione. Rimase per terra, inerme, mentre la figura misteriosa si era messa in mezzo tra lui e i tre aggressori, sferrando calci a destra e a manca, e prendendone a sua volta. Non si impegnò per capire chi era; rimase in posizione fetale, mentre gli arti gli facevano male e gli mancava il respiro dentro i polmoni. Finalmente, dopo quelle che sembravano ore, si sentì in lontananza una sirena, forse della polizia, che mise in fuga i tre mascalzoni. Louis aprì leggermente gli occhi, tentando di focalizzare l’ambiente dal quale era circondato per quel poco che l’unico occhio rimasto “sano” gli permetteva di vedere. Tutto quello che vedeva erano delle ombre in movimento, un’ombra che si muoveva davanti a lui.

-         L-Louis…. Louis… stai bene?! Rispondimi, Louis, ti prego!!
-         H-Harry…. – sussurrò appena, sorrideno debolmente. Sentiva che ogni sua forza lo stava lentamente abbandonando.
-         Lou….. – Harry piangeva, accanto a lui. Stringeva stretto gli angoli della sua camicia, e a testa bassa singhiozzava . il più grande alzò debolmente una mano, accarezzandogli dolcemente una guancia, per rassicurarlo.

-         Hey… sei ancora arrabbiato con me?
Il più piccolo continuò a piangere, e singhiozzando si chinò su di lui, stringendole braccia sul petto.

-         Scusa Lou, ti prego scusami…
-         Shh…sshh…
Harry continuava singhiozzare, mentre Louis, deciso a volerlo consolare, ma vinto dal dolore, iniziò a respirare sempre più a fatica, fin quando non cedette, perdendo i sensi. L’ultima cosa che ricordò era un’ambulanza che suonava, e dei camici bianchi che venivano verso di lui. 










Eccomi.... allora. Ho il ciclo, ho scritto questo capitolo con gli ormoni a mille e una serie di canzoni molto larry come sottofondo. Immaginate come sto ora.. c.c
Spero (in senso buono, lol) che abbia fatto lo stesso effetto anche a voi, e che insomma, vi piaccia.... c: mi ci sono impegnata molto (:
Non ho altro da dirvi, mi ritiro, vo a nanna c:
Notte xx
Haley

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Capitolo 12
*** Standing tall; ***


La vita è fatta di attimi; si è felici, si è tristi, si è insieme, si è da soli, e poi ci sono quei momenti che accadono talmente in fretta, che nemmeno riesci a capire se siano reali; quei momenti che vorresti solo che la mente cancellasse, trasformandoli in quei brutti sogni che arrivano nei momenti più bui della notte, quando cerchiamo di dormire ma ci fermiamo a pensare; quei ricordi che prendono possesso di noi, fino a farci piangere, a farci avere timore anche delle ombre della notte. Tanti flashback, un album di fotografie che scorre velocissimo davanti ai nostri occhi.
E fu un attimo quella sera; le luci bianche dell’ospedale, la corsa in ambulanza, i giramenti di testa, la paura; paura di essere arrivati alla fine, paura di non rivederlo mai più. La testa di Harry era un continuo girare di ricordi, di attimi, di diapositive sparse che prendevano il sopravvento su di lui, fino a farlo barcollare; il buio, le voci lontane, gli aggressori, le luci sfocate dei lampioni. I lamenti di dolore di Louis, le lacrime. Poi il niente. Si sentiva parte di un film, di quelle scene a rallentatore, quando succede qualcosa di brutto e tutto sembra fermarsi, la musica parte e tutto si muove lento, in una scena che sembra non finire mai. Solo che il protagonista sta volta, era lui. E quella era la vita reale.
Liam, Zayn e Niall arrivarono in un attimo; il primo era paralizzato, non aveva nemmeno la forza di piangere; il secondo, era arrivato correndo, e fiondatosi verso l’infermiera, aveva chiesto notizie di Louis, iniziando ad imprecare, furioso, perché nessuno gli dava delle risposte, dicendogli di stare calmo e di aspettare; Niall, invece, si era seduto; quando lo aveva visto arrivare, senza dire una sola parola, si era avvicinato ad Harry, e lo aveva abbracciato. Il più piccolo piangeva, senza riuscire a fermarsi, mentre il biondo gli accarezzava dolcemente la schiena; fu scosso da qualche singhiozzo, ma si sforzò di essere forte, per tutti e due; nonostante in quel momento, si sentisse il cuore in gola.
Erano seduti tutti e tre per terra, le spalle contro il muro: Liam si teneva la testa tra le mani, sospirando profondamente, guardando ogni tanto verso la sala operatoria; Niall era accanto a lui, con lo sguardo basso,  che accarezzava la spalla di Harry. Harry era accovacciato contro il muro, gli occhi fissi per terra, il respiro mozzato, a mala pena udibile.

-         Zayn, calmati!
-         Calmarmi, calmarmi? Liam, sarà la terza volta che chiedo informazioni all’infermiera, ma puntualmente mi dicono di stare calmo! Io non voglio stare calmo, va bene?! Non starò calmo, finchè non mi danno notizie di Louis!
-         Non sei l’unico ad essere preoccupato Zayn. Non vedi che siamo tutti sconvolti?! – Niall prese la parola, esasperato dal continuo avanti e indietro del moro.
-         Ma mi dite come fate a stare con le mani in mano voi due, eh?! Vi rendete conto che l’hanno menato?? L’hanno preso a botte, capite?! E se dovesse….?
-         Zayn!!
Stava per finire la frase, ma si girò, bloccato dal richiamo di Liam; Harry, dietro di lui, si strinse nelle braccia, al sentire le parole del moro. Il solo pensiero che Louis potesse morire lo faceva star male.

-         È …è colpa mia…. Non dovevo lasciarlo con quella lettera…..
-         Hey hey, non è colpa tua, mi hai capito? – disse in fretta Liam. – Poteva accadere a chiunque, purtroppo gente del genere esiste…
Zayn digrignò i denti, e strinse i pugni dalla rabbia.
-         E se dovesse….. dovesse…… - disse il riccio, tirando su col naso, cercando di bloccare altre lacrime che iniziarono a scorrere sul suo viso.
-         Zayn è nervoso, come lo siamo tutti d’altronde. Non intendeva dire quello che ha detto. Louis non morirà, va bene? Sono sicuro che la situazione è molto meno grave di quello che sembra a noi. Devi stare tranquillo, però. Intesi? Louis non ti vorrebbe vedere piangere.
Il più piccolo tirò sul col naso, annuendo. Si avvicinò a Liam, e come un bambino, si accovacciò vicino a lui, con la testa sulla sua spalla; Niall gli sorrise, e provando a confortarlo, si decise ad alzarsi per prendere qualcosa da bere per tutti. Ad un tratto, il medico di turno fece ingresso dalla porta della sala operatoria davanti a loro. Zayn, ad occhi spalancati, si precipitò verso di lui, mentre Liam e Niall alzarono ansiosi lo sguardo.

-         Dottore, mi scusi, sono ore che aspettiamo, un nostro amico è ….
-         Si, lo so… parlate di Louis Tomlinson, giusto? Mi è arrivata la cartella prima.
-         Si, come sta, dottore?
-         Ecco, il signor Tomlinson ha ricevuto numerose lesioni agli organi interni…. I colpi ricevuti sono stati abbastanza pesanti, ed è entrato in coma farmacologico, lo stiamo tenendo sotto osservazione.
 
Sia Zayn che gli altri due chiusero gli occhi. Il moro si passò nervosamente una mano tra i capelli, e cercando di mantenere il controllo, provò a rispondere, con più calma possibile:
-         Quanto…?
-         Detto francamente non posso dirglielo con certezza, ma le ripeto, ha superato le prime dosi di farmaci, il che vuol dire che sta reagendo bene. Ora dobbiamo solo aspettare che superi la notte.
-         Oddio…  - sussurrò Liam, al pensiero che ci fosse stata una vaga possibilità che la notte non fosse riuscito a superarla. Zayn sospirò, - va bene, dottore. La ringrazio.
-         Prego.. .- salutò i ragazzi, e se ne andò. Niall scosse nervosamente la testa, maledicendo quella notte, Liam fissava il vuoto, con uno sguardo assente.
-         Pezzi di merda!! – tuonò Zayn, dando un pugno contro il muro dietro di lui. – giuro che se mi capitano tra le mani, io…!!
-         Tu non farai proprio niente – replicò Niall – a parte aspettare con noi!
-         Io…. – digrignò a denti stretti, per poi girare lo sguardo, - ma dov’è Harry?
Gli altri due si girarono, trovando il posto accanto al muro vuoto. Guardarono ovunque, girando quasi l’intero ospedale, fino a trovarlo per i corridoi, intento a fissare o spalancare  ogni porta che si trovava davanti.

-         Harry, cosa fai?! – urlò Zayn, correndogli incontro.
-         Dov’è la sua stanza, Zayn? Io lo devo vedere….
-         Harry, non possiamo vederlo ora. Dai, torniamo di là…
-         NO! Devo vedere Louis!! … portatemi da lui…. ! – Harry piangeva, senza contegno. Non era in lui.

Gli altri tre si guardarono, e con uno sguardo di intesa, si strinsero attorno al più piccolo per riportarlo in sala d’attesa. A nulla valsero le suppliche di Niall di tornare a casa per dormire, il riccio era deciso a non muoversi da lì, così si trovarono tutti e quattro a passare la notte in ospedale.
 
La notte passò in fretta. Non successe praticamente nulla, tranne per il russare di Zayn, che nonostante la situazione, fece sorridere appena Liam, che per quanto ci provasse, non riusciva a dormire. Si guardò intorno: la sala era vuota. Zayn e Niall dormivano profondamente, uno appoggiato alla spalla dell’altro; Harry, finalmente dopo delle ore, era riuscito ad addormentarsi, contro la spalla di Liam. Osservò il suo viso, ora ammorbidito dal sonno: aveva ancora gli occhi arrossati e bagnati dalle lacrime, ma almeno ora aveva ripreso un respiro regolare. Gli accarezzò sommessamente i capelli: non riusciva a non avere un atteggiamento paterno con lui, sebbene sembrasse più grande di quel che era. Sapeva fin troppo bene quanto tenesse a Louis, e che senza di lui, diventava praticamente senza controllo. Un brivido gli percorse la schiena, al solo pensiero di Louis in una tomba; non riusciva a sopportare l’immagine dei volti dei suoi amici distrutti. Ma fu più forte di lui, e tremando, gli passò davanti l’immagine di Harry in lacrime, che scappava, lontano dagli altri tre. Scosse la testa, asciugandosi le due lacrime che timide erano scese sul suo viso, e tornò a guardare gli altri dormire. Non doveva essere così pessimista, sarebbe andato tutto bene, di sicuro. Doveva avere speranza, essere forte per tutti.
 
 
(Pov Harry)
 

Quando Harry si aprì gli occhi, dovevano essere le due di notte, più o meno. Si strofinò il viso con una mano, e cercò di focalizzare la visuale attorno a se. Sia Liam che Zayn che Niall dormivano profondamente poggiati sulle sedie; non sapeva quanto lui fosse riuscito a dormire, ma gli girava la testa in una maniera pazzesca. L’ospedale era quasi buio e deserto, salvo per quei pochi medici di turno che stazionavano ai vari punti del piano; nella sala d’attesa, a parte loro quattro, non c’era nessuno.
Era molto assetato, forse non ingeriva liquidi da quando era arrivato là. Uscì dalla sala d’attesa, e diretto alle macchinette delle bibite, si avviò per il corridoio; quel silenzio così tetro lo metteva quasi a disagio. All’improvviso, come se si fosse ricordato d’un tratto perché si trovava lì, corse incontro ad un medico, che controllava delle cartelle, davanti a quella che riconobbe come la camera di Louis. Si fermò ad un tratto, convinto che non dovesse essere una buona idea parlare con quell’uomo, si sarebbe solo innervosito di più: non ci capiva niente di tutti quei termini “tecnici”: Louis era in coma, e non riusciva a stare con le mani in mano a sperare in un miracolo, per lo meno senza vederlo. Aspettò che il medico si allontanasse, e poi, il più silenziosamente possibile, si avviò alla porta. Una volta aperta, dovette chiudere gli occhi; era terrorizzato a quello che avrebbe potuto vedere. Quando finalmente si decise a guardare, si sentì improvvisamente soffocare da un groppo in gola. Louis era legato ad una serie di tubi,e respirava, talmente piano da essere un movimento impercettibile, ma lo faceva; poteva vederlo dal monitor, che produceva un monotono e sistematico “bip”. Il silenzio che aleggiava in quella stanza, se possibile, era anche più spettrale di quello del corridoio; il riccio si fece coraggio, e a passi quasi meccanici, si avvicinò al letto al centro della stanza. Il viso di Louis era pallido. Non l’aveva mai visto così: era bendato e medicato in alcuni punti, la dove le percosse avevano lasciato dei segni evidenti; respirava attraverso un macchinario, e il braccio destro era attaccato ad una flebo, che regolava la dose dei medicinali.
 
-         Come ti hanno ridotto Lou…. – sussurrò appena, con la voce strozzata.
-         Ho avuto tanta paura, lo sai? Tanta paura di perderti…. Sono un’ipocrita, lo so. E anche un egoista, a dirla tutta, ma non ce la faccio a lasciarti andare. Non così. - -Anche io ti ho detto una bugia. Non ho mai smesso di amarti, nemmeno per un minuto…. Solo che sono un tale stupido…. – si fermò un secondo, chiudendo gli occhi. – non dovevo reagire così. Perdonami, se puoi. Ti prego. La cosa che mi fa rabbia è che deve accadere una cosa del genere per capire quanto una persona conti nella tua vita….
Ormai le lacrime avevano bagnato il viso di Harry, che lottava con tutte le sue forze per non scoppiare in singhiozzi. Prese un profondo respiro, e a denti stretti, continuò a parlare:

-         I medici di questo ospedale sono strani. Dicono sempre le stesse cose, e parlano usando dei termini stranissimi, che sinceramente non capisco. Sarò io , non lo so…

Alzò una mano, tremante, fino al braccio di Louis, inerme. Percorse il suo profilo lentamente, come se stesse toccando qualcosa fatta di porcellana, fermandosi di colpo, scosso, quando sfiorò il grosso livido sul fianco. Si sedette accanto al letto,e con il mento poggiato sulle braccia, continuò ad accarezzarlo, come per fargli capire che gli sarebbe rimasto vicino.

-         Ti amo Lou… - sussurrò, per poi chiudere gli occhi, tenendo la mano stretta nella sua, e cadere nel mondo dei sogni.
 
 
 
 








Ooooh, ci si rivede c: Saaalve c: oggi sono altamente schizzata, che palle. Ho ponte fino a lunedì da scuola, però, e questo è mooolto bello c:
ok, ora posso sclerare.... pooooooooooooovero il mio Lou ç___ç perchè ho scritto una cosa del genere? PERCHé? *sidispera* e povero Harryy çwç che persona crudele e senza cuore che sono çwç però i capitoli mi stanno venedo più lunghi ultimamente, ne vero? :3 bene, la smetto di sclerare, però... sono sicura di aver fatto (finalmente) felice una persona molto.... insistente uu' 
si,
@inhibernation, sto parlando con te. uu' 
Comunque, ringrazio chi mi segue sempre, chi recensisce (che ultimamente sono diventati pochini, ma okay çç) e anche tutti i lettori silenziosi, che apprezzo lo stesso, perchè mi seguono comunque :3 (ovviamente non vale per alcune persone, quali
@inhibernation e @walkingaway che ultimamente mi cagano a malapena eè) detto questo, me ne vò (?), vado a vedere un film molto maturo con mio fratello, ovvero, le 5 leggende uu 

Adios chicos, alla prossima! 
xx

Haley

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Capitolo 13
*** You're my hero. ***


Quando una parte della tua vita rischia di scomparire, ti rendi conto di quanto sia stata la più bella. Faresti di tutto per tornare indietro, per correggere gli errori che ti hanno portato lontano, lontano da quello che ti rendeva felice, ma che non riuscivi ad apprezzare, fino a quando hai rischiato di arrivare troppo tardi.
Quando una persona rischia di scomparire dalla tua vita, di andare via e non tornare mai più, come nei tuoi peggiori incubi, allora lì ti accorgi che faresti di tutto per riaverlo indietro, anche se poco tempo prima avevi pensato di non volerla più rivedere. È quando ti accorgi che una persona diventa davvero importante solo quando ne senti la mancanza, che dimentichi di averla odiata, di averci litigato, dimentichi tutte le incomprensioni precedenti. Capisci di voler continuare ad amare quella persona, con tutte quelle piccole cose che anche se spesso vi hanno portato per strade diverse, non fanno altro che rendere quella persona migliore, una persona che non cambiereste con nessun’altra al mondo, con tutti i suoi difetti.
Harry l’aveva capito, che senza Louis la sua vita valeva poco; vederlo su un letto di ospedale, così lontano ma allo stesso tempo così in lotta con la morte, lo aveva mandato in pezzi. Come poteva continuare a concepire un futuro senza di lui? Come avrebbe fatto in caso di una conseguenza simile? Se davvero Louis non ce l’avesse fatta, se davvero tutto quello in cui aveva sperato fino ad ora, nonostante tutto, fosse andato a farsi fottere, cosa avrebbe fatto lui? Lui non era forte, non lo era per niente, continuava a ripeterselo tutti i giorni, dalla notte in cui Louis era stato malmenato, e non riusciva a capacitarsi di come, nonostante tutto, pretendessero e dessero per scontato che ce l’avesse fatta per tutti e due. Sentiva solo una tale rabbia dentro, un tale senso di confusione e di vuoto, che non voleva far altro che scuotere il corpo esamine di Louis e ordinare di svegliarsi, che il gioco era bello quando durava poco, che non era cascato ai suoi scherzi, ma non era uno scherzo: la persona che amava era legato ad una miriade di tubi, e probabilmente non si sarebbe risvegliato tanto presto.
Era passata una settimana e mezzo da quando Louis era stato ricoverato, e da allora le giornate di Harry si dividevano tra casa e ospedale. Si rifiutava categoricamente di partecipare a qualsiasi impegno di lavoro, qualsiasi cosa che comprendesse interviste o cose del genere, e poco ci era mancato che facesse a botte con un paparazzo troppo insistente. Non voleva sentire ne vedere nessuno, se non gli infermieri e i medici dell’ospedale, Louis, e al limite, Liam Niall o Zayn. E la rabbia che aveva in corpo raggiunse facilmente il limite, quando Simon ebbe la brillante idea di presentarsi in davanti la porta di quella camera.

-         Vattene via!

Harry si sentiva ribollire fin dentro le ossa, avrebbe voluto saltargli addosso e farlo sanguinare, per fargli capire tutto il dolore che sia lui che Louis avevano provato fino ad allora, fargli provare tutta la disperazione che lo accompagnava da più di due anni, ed era vicino a riuscirci, se non fosse stato per Liam e Zayn, che corsi prontamente in camera prima di Simon per tentare di fermarlo, si erano posti al fianco del riccio, ben consapevoli di una reazione del genere, mentre Niall, arrivato pochi secondi dopo, tentava di calmare l’altra parte.

-         Capisco la tua frustrazione Harry, ma non ….
-         Tu non capisci proprio nulla!! Non avvicinarti mai più, ne a me, ne alla band, ne tantomeno a Louis! È per colpa tua e dei tuoi manager corrotti e avidi di denaro se siamo arrivati a questo punto! Non voglio avere più niente a che fare con voi, mi fate schifo! Maledetto il giorno che ho firmato quel maledetto contratto!!

Simon rimase stupito dalla reazione di Harry, ma nonostante ciò si mostrò esageratamente calmo e impassibile, atteggiamento che non fece che innervosire il più piccolo ancora di più.

-         Il contratto vi lega a noi per altri 3 anni. Fino ad allora, dubito che tu possa fare molto. Vuoi denunciarci? E con quale accuse? Non vinceresti la querela nemmeno per un colpo di fortuna.

A quelle parole così  sfacciate, Harry caricò tutta la rabbia che aveva, sbottando furioso contro Simon. Dovettero fermarlo in tre per evitare guai, nonostante fossero molto tentati da lasciarlo fare e anzi, di aiutarlo pure.  Dopo che il proprietario della Syco, nonché portatore di tutti i loro guai si decise a lasciare quella camera di ospedale, i tre amici tirarono un sospiro di sollievo, mentre Zayn guardava la porta appena chiusa con sguardo truce e carico di rabbia, e Niall si massaggiava le tempie con fare nervoso. Harry si accasciò sulla sedia dietro di lui, mentre il silenzio tombale che calò improvvisamente nella stanza veniva interrotto unicamente da un ritmico quanto piatto “bip”. Negli occhi di Zayn si poteva leggere una forte rabbia repressa pronta ad uscire, come negli occhi degli altri due,  impotenti di fronte a un casino simile, ma anche tanto impotenti di fronte al bivio in cui il loro amico si trovava ora.

-         Non pensiamo a Simon ora, non serve a nulla riversare la rabbia su di lui. Anche se non mi dispiacerebbe usarlo come oggetto- anti stress. – mormorò amaramente Liam, mentre si sedeva stanco su un’altra sedia.

-         Ti giuro che mi irrita sempre di più. Se ci fosse un modo per….
-         Per cosa? – esclamò Niall. – annullare il contratto? Pff, è impossibile Zayn. Ci ha fregato come polli, siamo stati degli idioti ad accettare così in fretta. Ha tutte le carte dalla sua parte.
-         Ma… dio… - cercando di mantenere dell’autocontrollo, il moro premette la schiena contro il muro, sforzandosi di regolare il respiro. Ad un tratto, i tre si girarono di scatto, verso Harry. Il riccio era scoppiato a piangere all’improvviso, con il viso tra le mani. Piangeva, per il nervosismo, per la stanchezza, per la rabbia. Ormai non riusciva a fare altro.

-         Io non ne posso più. – mormorò tra le lacrime, - vogliono tutti qualcosa. Nessuno ha pensato per un solo minuto che l’unico a subire è Louis! Che …. Ho sbagliato tutto, diamine….

Gli altri tre guardavano il più piccolo con aria sconcertata, senza sapere bene come comportarsi. Era la prima volta che Harry si sfogava così apertamente, specie in quella situazione. Non erano sicuri se si stesse davvero confidando o se semplicemente stesse sfogando tutte le frustrazioni accumulate in quei giorni, in quegli anni. Zayn e Niall si guardarono, desolati; Liam si avvicinò ad Harry che ancora piangeva, e con fare affettuoso gli accarezzò la spalla. Questo per tutta risposta, alzò lo sguardo, e con gli occhi rossi, ringraziò silenziosamente l’amico: si alzò, e con un nuovo singhiozzo, si tuffò tra le sue braccia, soffocandone un secondo.

-         Mi manca, Liam. – sussurrò, in modo che potesse sentire solo lui.
-         Lo so. – rispose allo stesso modo il più grande, sorridendogli.
 
-*-*-
 
Harry si ritrovava di nuovo solo nella stanza di Louis. Zayn era dovuto ritornare a casa per questioni familiari, Niall era uscito fuori per prendere qualcosa da bere e da mangiare, e Liam si era addormentato sulla poltroncina in fondo alla stanza. Tutto procedeva tranquillo, con una calma quasi irritante: il bip monotono e continuo dei macchinari era l’unico rumore, a parte i suoi pensieri, che gli faceva compagnia; Louis sembrava fatto di porcellana, bianco in viso, gli occhi chiusi in modo così delicato da sembrare quasi che dormisse; si era avviato verso il mondo dei sogni con il viso poggiato accanto a Louis, come faceva ogni sera da una settimana; gli accarezzava delicatamente la mano, con movimenti circolari e regolari, come per infondere sicurezza, ad entrambi. Ad un tratto, sussultò: strofinò gli occhi, sicuro di aver avuto un’allucinazione; aspettò, ed ebbe la conferma: Louis si era mosso. Aveva appena mosso un dito, proprio sotto il suo tocco, era accaduto. Senza scomporsi eccessivamente, ma col fiato a mille, il riccio prese un respiro profondo, e con voce tremante sussurrò: - Louis..?
In risposta la mano che prima stava accarezzando si  mosse di nuovo; a poco a poco fece lo stesso col braccio, e poi con l’altro; le palpebre delicatamente iniziarono a dischiudersi, fino a che Harry potè chiaramente distinguere un suono, sebbene sommesso, provenire dal più grande.

-         H- Harreh…
-         Louis…. Louis….. – non riusciva a crederci; a poco a poco l’eccitazione in lui iniziò a salire, quando si rese conto di aver sentito più che bene. Con un sorriso a trentadue denti e le lacrime agli occhi, si precipitò verso la poltrona in fondo alla stanza e svegliò Liam, scuotendolo frettolosamente;

-         Liam… Liam! Si, si è svegliato, Liam!! – mormorò, sforzandosi di non urlare dalla gioia;

-         Cosa…? Harry, cos..? – non fece in tempo a rispondere, che mentre tentava di svegliarsi dal torpore da sonno, il riccio era già corso in contro a Niall, che per poco non buttò all’aria i tre caffè e le ciambelle.

-         Niall!! Niall!!
-         Hey hey, Harry calma, cosa c’è? È successo qualcosa?
-         Louis, Louis!! Si è… si è…. Vieni!! – non riusciva a finire una frase senza urlare dalla gioia o esultare come un bambino; quando il biondo lo raggiunse finalmente nella camera, non potè che fare come lui.

-         O mio Dio, Louis!! – Niall esultò, e commosso si precipitò tra le braccia di Liam, che già aveva versato qualche lacrima. I due non riuscivano a crederci; Harry, dal canto suo, non riusciva a fare altro che sorridere tra le lacrime. Si avvicinò tremante al letto, e con voce strozzata sussurrò: - Come ti senti, Lou?
Il povero Louis usò tutte le forze che gli erano in corpo per rispondere, ma era troppo debole, e riusciva a mala pena a spiccicare mezza parola; in quel momento entrarono gli infermieri, allertati dalla guardia medica che era fuori.

Dopo i dovuti accertamenti, e la certezza che dopo una settimana e mezzo di coma il paziente si trovasse in buone condizioni, Liam Niall e Harry si trovarono di nuovo in camera di Louis. Ora il biondo era poggiato con la schiena in modo leggermente rialzato rispetto a prima, ma anche se adesso ero meglio, appariva comunque piuttosto debole.

Liam e Niall lo torturarono con abbracci stritolatori, domande e rassicurazioni per un tempo che gli sembrò infinito; Louis dal canto suo era contento di stare bene, e soprattutto che i suoi amici tenessero così a lui; gli raccontarono di come le fan fossero impazzite alla notizia di lui all’ospedale, ma di come, ovviamente, la modest! Avesse evitato di fornire dettagli quantomeno plausibili sulle cause del suo ricovero, di come quella settimana fosse stata la peggiore delle loro vite, di come Zayn stesse sul punto di picchiare qualcuno, di come tutti avessero sentito la sua mancanza. In quel momento tutti e tre si accorsero che Harry mancava all’appello; Liam e Niall intuirono che avessero bisogno di stare da soli, così, salutato Louis ancora una volta con un abbraccio ciascuno, e dopo avergli raccomandato tante di quelle cose che nemmeno sua madre avrebbe raggiunto il loro livello, lasciarono entrambi la stanza, trovando Harry fuori la porta  che singhiozzava sulle sedie per l’attesa.

-         Harry, cos’hai? – disse Niall preoccupato;
-         Nulla… nulla, sto bene, scusatemi. È l’emozione… capitemi. – il riccio sorrise ai due, con uno sguardo che implorava comprensione, e i due sorridendo in risposta capirono; Niall fece un cenno con la testa per lasciargli intendere di entrare e andare da lui, e il più piccolo annuì. Quando fece ingresso nella camera, gli tornò in mente un flashback di qualche sera prima, quando Louis era ancora steso e intubato, e lottava ancora tra la vita e la morte. Dovette sforzarsi per non cedere di nuovo, ma con un profondo respiro si fece coraggio ed entrò. Quando gli sguardi di entrambi si incrociarono, chiaro contro chiaro, i sentimenti che si scatenarono furono quantomeno indescrivibili; il cuore di Harry fece una capriola, Louis sentì i polmoni scoppiare per il respiro mozzato; era troppo tempo che tra i due non avveniva nulla, era troppo tempo che le loro anime non si incontravano. Harry in quel momento pregò il Signore affinchè non cambiasse nulla di quel momento così perfetto; vedere Louis vivo, salvo dalla morte, vedere la persona a lui più cara ritornare alla vita e sorridergli, come per dire “non è troppo tardi Harry, non mi hai perso per sempre”, per lui rappresentava tutto. Dopo attimi infiniti di silenzio, che a i due bastava colmare solo coi loro sorrisi, il più grande mormorò un semplice – ciao. – a quel punto il più piccolo non riuscì a resistere, e all’improvviso, scoppiò in lacrime. Non sapeva dire se quelle fossero lacrime di dolore o di gioia; sicuramente era la persona più felice del mondo in quel momento, perché Louis era vivo, ce l’aveva fatta; dall’altra aveva avuto una grande paura che quel giorno non fosse mai arrivato, che Louis fosse rimasto per sempre fossilizzato su quel letto d’ospedale, come un fantasma; gli corse in contro, e piangendo lo abbracciò. Continuando a piangere, mentre il biondo gli accarezzava dolcemente i capelli, iniziò a tirar fuori tutto quello che fino ad allora si era tenuto dentro:

-         Non farmi mai più una cosa del genere, hai capito?! Non devi farlo mai più. Hai idea di cosa mi hai fatto passare, eh? non sai quanto abbia pregato affinchè tu ce la potessi fare, non sai quanto ho temuto che…. – non fece in tempo a finire la frase, bloccato da un altro singhiozzo. – ma ora sei qui, sei tornato da me, ti prego non lasciarmi più. Perdonami, sono stato uno stronzo…

-         Sssh, hey, non dirlo. Scusami se ti ho fatto tanto preoccupare, non era mia intenzione. – ridacchiò sommessamente – ma se non ci fossi stato tu quella sera probabilmente non sarei nemmeno qui ora, sai? Sei il mio eroe Harry, lo sei sempre stato. Grazie per avermi salvato.

-         Ti amo Lou. – sussurrò.
-         Anche io.

Rimasero abbracciati per ore, come se la loro vita non dipendesse da altro, come se non ci fosse nient’altro per cui valesse la pena vivere se non il loro amore.















2368 parole, carattere 14 (times new roman) e sei pagine di word. Amatemi. *hailfiatone* Diamine, che fatica! Non credevo che ce l'avrei fatta a  finirlo, ma contavo e sinceramente tengo molto all'opinione di due persone riguardo la storia, qundi ho deciso di fare prima per farle contente c: Spero di esserci riuscita uu In ogni caso, lo sapete che tra una settimana faccio 18 anni? yeeeeeeeeee :D *saltellacontenta* yuppiii uwu 
Vabbè, vi saluto, sto morendo dal sonno, non ne posso più cwc Alla prossima, ciao ciao! c: 
P.s Aspetto recensioni a braccia aperte ccc: 
xx
haley






 

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Capitolo 14
*** Is this a goodbye? ***


Nei giorni successivi al ricovero di Louis, Harry non aveva occhi che per lui. La paura e la preoccupazione dei giorni precedenti erano scomparsi, lasciando posto ad una premura ed un amore ritrovato improvvisamente che portava il ricciolino a dimenticare il resto del mondo, a meno che questo non comprendesse lui. C’era qualcosa nei suoi occhi, però, che Liam non riusciva a decifrare… non era paura, non era nemmeno felicità, era come se il suo amico si ritrovasse in una specie di limbo da cui non riusciva ad uscire. E se ne rendeva sempre più conto soprattutto quando, nella continua spola casa-ospedale che il riccio intraprendeva e viceversa, si presentava sistematicamente alla sua porta alle 7 del mattino (anche di domenica), o gli si parava davanti con un sorriso a 32 denti e le irresistibili fossette ben in vista, implorando un passaggio perché puntualmente aveva dimenticato di mettere la benzina. Se ne  rendeva conto allora, quando gli chiedeva notizie di Louis e quello gli rispondeva con sguardo assente un – mm, bene sta bene.
Se ne rese conto quando, una mattina in macchina durante il solito tragitto verso l’ospedale, decise di aprire deciso il discorso con lui.
-         Come va fra voi due?
-         Che vuoi dire..?
-         Beh… sai cosa intendo, no?
-         Bene, Lì, come vuoi che vada? Non vedi come sono felice? Louis sta bene ora, ed è tutto sistemato…
-         Se devo essere sincero non mi sembri sprizzare gioia da tutti i pori…
-         Fammi capire, dovrei girare con un cartello sulla fronte con la scritta “Sono felice”? Credo sia logico, visto che il mio… visto che Louis è stato in coma per quasi 2 settimane, no?
-         Harry, so benissimo quanto tu ci sia stato male, sono solo preoccupato per te…sembri strano ultimamente. Sicuro che vada tutto a posto?
-         Te lo assicuro, Liam. Non c’è niente di cui preoccuparsi. – disse, calmo.
-         Va bene. Allora ti credo. – rispose, sorridendo. Il riccio ricambiò sommessamente il sorriso, e annuendo tranquillo Liam tornò a guidare, anche se, in cuor suo, non era del tutto convinto.
 
 
-         Sei gentile a venire Zayn.
-         Gentile? Amico, non ti vedo praticamente da settimane! Mi sei mancato!
-         Devo finire in ospedale più spesso, se serve a far uscire il tuo lato tenero….
-         Vedo che la tua idiozia non è andata via, eh?
-         Quella mai!
Zayn sorrise, scuotendo la testa.
-         Senti, con Harry? Come va?
-         Devo essere sincero? – disse sospirando – non lo so. È strano negli ultimi giorni.
-         Cosa intendi?
-         Beh… è molto premuroso con me, e mi riempie di attenzioni…
-         Cosa c’è di strano in questo? Gli sei mancato molto…
-         È proprio questo il punto! Capisco che gli sia mancato, non immagini quanto mi sia mancato lui, ma… è esageratamente premuroso! Quasi non ci parliamo, delle volte… guarda, non vedo l’ora di uscire da qui… forse è solo un momento…
-         Di sicuro! Sta tranquillo!
I giorni passarono, e finalmente Louis fece ritorno a casa. Gli era mancato stare in pace tra le mura domestiche, specie con la miriade di auguri di pronta guarigione delle fan che intasavano la sua posta elettronica e la reception dell’ospedale. Non che gli desse fastidio, ma aveva bisogno di un po’ di riposo.
Harry non era mai stato tanto attento: gli portava la colazione a letto se si sentiva troppo stanco, gli sistemava il cuscino dietro la schiena se mentre guardava la tv si sentiva scomodo; non poteva muovere un passo senza che Harry controllasse che non gli succedesse nulla.
-         Amore, non c’è bisogno che tu abbia tanta premura nei miei confronti… sto meglio ora, davvero!
-         Mi fa piacere Louis….. Hai bisogno di rilassarti.
-         Non ci riuscirò mai se continui ad aiutarmi pure per andare in bagno, sai? – rispose ridendo. La risposta del biondo, che lo fece tanto ridere, non ebbe lo stesso effetto sul riccio, che a sentire quelle parole si infervorò.
-         Scusami, vorrà dire che tolgo il disturbo se ti do fastidio.
Louis si bloccò di colpo, diventando serio.
-         Harry, ma scherzi? La mia era una battuta…
-         Sto solo cercando di farti sentire a tuo agio, se invece ti do solo pressione me ne posso anche andare.
-         Harry, smettila. Non ero affatto serio. Dico solo che esageri un po’, tutto qui. Ma non dire una cosa simile, mai più, va bene? Mai più…. – e detto questo, tornò a sedersi sul divano con sguardo basso. Harry chiuse gli occhi, e respirando pesantemente, tornò in cucina.
-         CAZZO!
Louis balzò subito in  piedi; Harry aveva urlato davvero forte; sperò non fosse perché era arrabbiato con lui, ma si spaventò, specie quando vide la scena che gli si parò davanti: il vaso di fiori della cucina era caduto a terra, rompendosi in mille pezzi, l’acqua sparsa sul pavimento e i fiori caduti per terra. Harry era in piedi, e teneva le mani sulla faccia.
-         Harry cazzo, ti sei fatto male? Cos’è successo? – solo allora, notò una busta sul tavolo.
-         Questa cos’è?
-         Non toccarla! – disperato, Harry tentò di strappargliela di mano, ma Louis, sempre più confuso, riuscì a riprenderla. La aprì:
Caro Louis,
La Modest!management ti augura i più sentiti auguri di pronta guarigione, e spera di vederti di nuovo pronto a lavorare, ancora meglio di prima. Ancora auguri.
 
Simon Cowell.
 
-         Bah. – schifato, porse la lettera sul tavolo. – era questa che non volevi leggessi? Perché?
-         Lascia perdere.
-         Harry. – il biondo gli si avvicinò, tentando di fargli alzare lo sguardo. Adesso era seriamente preoccupato per lui.
-         Lasciami stare, ti prego… - sussurrò il più piccolo, con voce strozzata. Quando finalmente Louis riuscì a guardarlo negli occhi, vide il suo sguardo pieno di dolore. Si sentì quasi in colpa, lui soffriva in quel modo e lui non sapeva nemmeno perché. Dopo pochi attimi di silenzio, il più piccolo scoppiò a piangere. Louis, stupito, rimase interdetto per un po’, ma si ostinò a voler capire, e a volerlo consolare. Disperato, finalmente Harry si lasciò andare, e continuando a piangere, si buttò fra le braccia di Louis.
-         Piccolo, mi vuoi dire che cosa succede? Perché fai così, cosa c’è che non va?
Nulla, non riusciva a ricevere risposta. Harry continuava a piangere, e più Louis provava a chiedergli una spiegazione, più questi si rifiutava di rispondere, o cambiava argomento. Il resto della giornata passò nel più completo silenzio, senza che nessuno provasse più a dire una parola.
Dopo qualche ora di riposo, Harry si sentiva decisamente meglio. Quella lettera arrivata a casa direttamente dalla Modest! Lo aveva seriamente fatto innervosire, ma non riusciva a spiegare a Louis il perché. In realtà la sua reazione eccessiva, pensò, era solo il risultato di mesi di pressione, risultato di tutte quelle cose successe in così poco tempo che non avevano fatto altro che confonderlo di più.
Lui amava Louis, non riusciva a smettere di amarlo, a non vederlo più come l’unica persona degna del suo amore, l’unica persona di cui veramente potersi fidare, ma non ce la faceva a comportarsi in modo normale con lui. Non sapeva nemmeno più se il motivo fosse le bugie che gli aveva detto finora, in fondo sapeva fossero state fatte a fin di bene. Allora perché si sentiva così?
Prese un lungo respiro, e sistematosi i ricci spettinati con una mano, scese in cucina. Notò uno strano silenzio attorno a sé;
-         Louis? – non ricevette risposta alla chiamata, ma non ci fece caso più di tanto. D’improvviso si accorse di una busta sul bancone della cucina. Sicuro di aver già buttato la lettera, la aprì.
 
Caro Harry,
quando sono finito in ospedale l’unica cosa che mi ha fatto rimanere forte è stato sapere che ad aspettarmi c’eri tu. Sapevo che non mi avresti abbandonato, per quanto possa averti fatto soffrire, e per questo mi sento un verme. Non posso minimamente immaginare quanto tu abbia potuto soffrire per causa mia, e credimi, mi dispiace molto per questo. Io ti amo,  e non riesco a vederti soffrire così, specie quando non ne conosco il motivo, ne il modo per aiutarti.
Nonostante questo, però, devo dirti una cosa. Non sai quanto sia difficile per me, perché non vorrei mai lasciarti andare via, specie ora che credevo di averti ritrovato. Ma non credo sia così. Sento che diventiamo sempre più vicini, sento di aver risolto tutto e che tutto sia tornato come prima, ma poi puntualmente qualcosa ci separa, e ci manda verso due parti opposte. Nonostante senta di amarti, e non finirà mai quello che provo per te, sento che se continuiamo così fallirà tutto prima ancora di cominciare. Non sto dicendo di lasciar perdere, solo che so che c’è qualcosa che ti turba, che ti impedisce di essere l’Harry che conosco e di cui mi sono innamorato. Non voglio farti pressione, e se non vuoi parlarne mi farò da parte, e accetterò le tue decisioni; avrai i tuoi buoni motivi per isolarti da me, e io voglio accettarli.
So che a volte l’amore ti spinge a fare cose pazze, a comportarti diversamente da come faresti, solo per la persona che ami, perché vuoi il suo bene. Ma a volte è necessario mettere se stessi davanti agli altri, anche se fa male. Non so cosa ti crei tanto dolore, spero solo di non esserne io la causa, altrimenti mi sentirei davvero in colpa. Non ti sto dando una risposta definitiva: lascio a te prendere una decisione. Se vorrai rimanere ne sarò felice, ma non ti premerò più affinché tutto torni come prima, perché so che non sarà così. Se invece deciderai di andartene, non ti fermerò. Perché in amore bisogna anche accettare le decisioni dell’altro, per quanto possano far male. “se lo ami, lascialo libero”, no? Io ti lascio libero di decidere, Harry.
Sappi solo che ti amo tanto.

Tuo, Louis.

 
Harry aveva riletto quella lettera più e più volte, come per essere sicuro che non fosse uno scherzo, o un brutto sogno. Non poteva finire tutto così, non era giusto. Ma cosa doveva fare? Dare ascolto alle parole di Louis, andare via e ricominciare da capo? Rimanere, rimanere per lui, per farlo felice, anche se dentro di se si sentiva schiacciare da un macigno? Ma se se ne fosse andato, chi glielo diceva che sarebbe stato felice? Lacrime su lacrime iniziarono a bagnargli le guance, mentre disperato riguardava quel foglio di carta, senza sapere che cosa fare.
 
-         Harry … ti sei svegliato.
-         L-Louis … s-si, scusa, devo andare..
Fece per fuggire al piano di sopra, ma Louis lo fermò:
-         Non sentirti in colpa. Ti capirò in ogni caso.
Senza voltarsi indietro, annuì impercettibilmente, e in silenzio, stavolta più lentamente, salì nella sua camera.
Quella sera, mentre giacevano entrambi nello stesso letto, nessuno dei due riusciva a chiudere occhio. Harry contemplava il paesaggio scuro fuori dalla finestra; avrebbe preso la sua decisione, sapendo che avrebbe fatto male ad entrambi.
Louis fissava il muro davanti a se, si sentiva a malapena anche il suo respiro; era tanto bravo a dare consigli, a sembrare una persona saggia, eppure, com’era possibile che si era già pentito di quello che aveva detto?
 
 
Quella mattina fu un brutto risveglio per tutti e due.
Quando Louis si svegliò, c’era un silenzio quasi fastidioso, in casa come fuori; scese svogliatamente in cucina, pronto ad un’altra giornata che avrebbe passato più che volentieri sepolto tra le coperte; una volta sceso, questo suo desiderio divenne più forte, insieme ad un grande peso formatosi all’altezza dello stomaco e alla gola.
Accanto all’ingresso erano posate due valigie. Non c’era l’ombra di Harry in casa, ma almeno era ancora lì. Per un momento aveva voglia di prendersi a pugni per aver scritto quella lettera, e per un momento se ne infischiò di sembrare un egoista; non voleva, non poteva accettare di perderlo un’altra volta. Ma ormai quel che era fatto era fatto.
-         Harry ….
-         Ciao …
-         Allora ….. – non sapeva nemmeno che dire, e dovette sforzarsi per non far notare la sua voce che si incrinava; Harry teneva lo sguardo basso, indeciso se quello che stava per fare era davvero la cosa giusta; una parte di lui gli impediva di cambiare idea, ma l’altra gli gridava contro di buttare all’aria quelle valigie e di correre tra le sue braccia.
-         Ho letto la tua lettera, e…
-         Lo capisco, tranquillo. – non poteva farcela, perché aveva scritto quella maledetta lettera?
-         Forse hai ragione tu.. forse non dobbiamo continuare ad illuderci, staremmo male tutti e due e sarebbe peggio…
-         G-già … forse …
Era davvero un addio quello? Perché aveva scritto quella lettera? Chi gliel’aveva fatto fare?
-         Dopotutto non è un vero addio, no? – lo sguardo di Harry sembrava speranzoso, come la sua voce, nel pronunciare quelle parole. Ma entrambi erano troppo confusi per accorgersene.
-         Affatto…
-         Insomma, ci sono le prove, e il tour… - iniziava a straparlare, Harry se lo sentiva. Prima usciva da quella casa, meglio era per entrambi.
-         S-si, infatti. – quando iniziava a sorridere a quel modo erano solo guai, si disse. Prima Harry sarebbe uscito da quella casa, si disse, meglio era per entrambi.
-         Allora vado… ciao Louis.
-         Ciao Harry. Abbi cura di te.
-         Anche tu. – sorrise, e senza più voltarsi indietro, aprì velocemente la porta, con le valigie in mano; senza dare il tempo a Louis di aiutarlo a portarle, l’aveva già chiusa in attesa del taxi.
Louis rimase immobile, completamente in silenzio. Sorrideva ancora, ma il suo era un sorriso amaro, un sorriso falso. Senza che se ne rendesse conto, i suoi occhi s’erano già fatti umidi; ancora con quel sorriso sulle labbra, forti singhiozzi accompagnarono lacrime che copiose gli scendevano sul viso.
Non appena chiuse la porta, Harry guardò fisso il cielo davanti a se. Il taxi era già arrivato, e bussava insistentemente per invitarlo a salire. Pochi secondi, e lasciando cadere le valigie dalle mani, scoppiò a piangere.  











Non ammazzatemi, vi prego :') Sono in piena crisi esistenziale, questo capitolo non mi piace per niente.... vabbè, tanto non deve piacere a me uu'' 
Comunque, spero non mi odierete troppo, ma era troppo semplice se il lieto fine era in stile principesse disney, vi pare? meglio così, fidatevi uu' E non dubitate! :D 
Bene, ora vi saluto, vado a nullafacenzare(?) fino a che non mi viene sonno ccccc: 
Alla prossia, e ricordatevi che vi voglio bene ccccc: 
xx Haley 

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Capitolo 15
*** Don't let me go. ***


-         Come se n’è andato?! Non può averlo fatto di nuovo..!
-         E invece si..
-         E tu? Tu non hai fatto nulla per fermarlo? Dovevi fermarlo, Louis! Perché non l’hai fatto? – Niall era incredulo; si erano appena ritrovati, Harry aveva sofferto così tanto, non poteva essere finito tutto, non in quel modo.
-         Perché no, va bene?! Sono stato io a dirgli di fare come credeva.
-         Tu cosa hai fatto? Louis, ma cosa ti salta in testa?
-         Niall, lascialo in  pace. Se l’ha fatto avrà avuto le sue ragioni. – Zayn riusciva sempre a calmare la situazione, quando voleva. Louis lo ringraziò mentalmente per questo, anche se non si sentì meglio.
-         Mi dici almeno perché l’hai fatto?
-         Non era felice, Niall. Non potevo costringerlo a stare qui se non riusciva a sentirsi meglio… e io non riesco a vederlo star male, specie se non posso fare nulla per aiutarlo. Credimi, forse è meglio così.
-         Sei un vigliacco.
-         Come?
-         Si Louis, lasciatelo dire, sei un vigliacco. Se fin dall’inizio tu avessi fatto diversamente, ora Harry sarebbe ancora qui, lo sai?
-         Niall! Ora stai esagerando!
-         No Zayn… ha ragione lui…
Solo in quel momento realizzava quanta colpa avesse. Forse avrebbe dovuto proteggerlo meglio fin dall’inizio,  forse non si sarebbero mai dovuti incontrare, forse la sua vita sarebbe stata migliore senza di lui, e non l’avrebbe fatto soffrire così. Si sentiva uno schifo. Era davvero uno sporco egoista, di quelli peggiori; aveva trattato il suo amore per un pupazzo con cui giocare a suo piacimento, senza tenere conto delle conseguenze. Era stanco di piangere, era stanco di soffrire e di far soffrire.
-         Cosa pensi di fare allora?
-         Niente …. – disse sorridendo amaramente – non farò proprio niente… Harry ha preso la sua decisione, cosa posso fare ormai? L’ho perso per sempre..
Ormai si era rassegnato. Il suo cuore era andato in frantumi, e tutto per alcuni stupidi errori, che avrebbe potuto evitare se solo avesse guardato oltre il suo naso. All’improvviso si sentì stringere da due braccia, quelle di Zayn, che lo avvolsero in un abbraccio di cui sentiva di avere bisogno. Si sentì confuso; si toccò il viso, e si rese conto che stava piangendo. Fisso le sue mani bagnate dalle lacrime, mentre Zayn ancora lo teneva stretto, e come se avesse preso coscienza della realtà, iniziò a piangere più forte. Il suo corpo era scosso dai singhiozzi, tremava, ed era talmente disperato, da non riuscire nemmeno a parlare.
-         Zayn …. – tentò di dire, con la voce strozzata
-         Sshh … non dire niente, ho capito.
Niall lo guardò colpevole, e con sguardo dolce gli si avvicinò per tentare di parlargli.
-         Scusami Louis, non avrei dovuto reagire così. Dopotutto non sono cose che mi riguardano.
Louis lo guardò, e senza dire niente, sciolse l’abbraccio dal moro, e fissò Niall. Continuava a piangere, ma non ce l’aveva con l’amico, anzi, lo capiva. Tutti meritavano di essere capiti, a parte lui. Lui era l’unico, pensò, che non meritava nulla.
Niall lo abbracciò; non c’era bisogno di dire altro, era vero che gli amici si vedevano nel momento del bisogno, anche se adesso non aveva bisogno di nessun’altro se non di essere stretto tra le altre braccia. Braccia di chi, però, non era più con lui.
 
-*-
 
-         Perché te ne sei andato?
-         Io, io non lo so… mi ha lasciato una lettera, diceva che mi avrebbe capito qualunque cosa avessi deciso, e io… io non lo so cosa mi sia preso, ma non potevo …. Mi sentivo in colpa, perché non riuscivo a guardarlo allo stesso modo… non so cosa mi sia successo, io … credo che non saremmo stati felici.. lo avrei fatto soffrire..
-         E tu?
-         Io cosa..?
-         Tu sei felice, Harry?
Le parole di Liam lo colpirono nel segno. Aveva ragione, lui era davvero felice? Cosa gli diceva che allontanandosi da lui la sua vita sarebbe stata migliore? L’aveva capito quando l’aveva visto quasi morire, lui non poteva farcela da solo. All’improvviso, tutto gli fu più chiaro.
-         Mi ha lasciato andare … è questa la verità. – disse tra le lacrime.
-         Mi ero illuso che la colpa fosse solo mia, che l’avessi lasciato da solo perché mi sentivo ferito, ma non è così… lui mi ha lasciato andare. Volevo solo che mi tenesse con se, che dimostrasse di tenerci di più, ma non ne è stato capace…  nonostante tutto, non riesco a dargli la colpa. Lo amo troppo per lasciarlo andare anch’io, che permetta di farmi andare via. Io non voglio andarmene. Non voglio che mi lasci andare. Sono stufo di rimanere da solo…
Liam, dispiaciuto, accolse il riccio tra le sue braccia. Lo strinse forte, mentre questo sfogava tutta la sua rabbia, tutto il suo dolore, tutte le sue lacrime. Era troppo difficile continuare così, non ne poteva più. Perché se ne era andato? Perché aveva permesso che lo lasciasse andare via?
 
 
Now you were standing there right in front of me
I hold on scared and harder to breath
All of a sudden these lights are blinding me
I never noticed how bright they would be

I saw in the corner there is a photograph
No doubt in my mind it’s a picture of you
It lies there alone on its bed of broken glass
This bed was never made for two

 
Don’t let me
Don’t let me
Don’t let me go
‘Cause I’m tired of feeling alone

Don’t let me
Don’t let me go
‘Cause I’m tired of sleeping alone

 
 
Quella sera Harry non dormì; scrisse tutta la note, finchè sfinito non si addormentò chino sulla scrivania. Quella canzone esprimeva tutto quello che non era riuscito a dirgli, che provava ma che non aveva avuto il coraggio di dimostrare; lo scrisse di getto, perché non sapeva come altro sfogare quello che sentiva, anche se sapeva che probabilmente l’aveva scritta troppo tardi. 
















Menomale che all'inizio della storia vi avevo detto che non sarebbe stata troppo drammatica. Mi sono depressa mentre scrivevo questo capitolo, mi vorrei prendere a pugni da sola çç perchè li faccio soffrire così, porelli çç Se non s'è capito, si, ho ascoltato (e riascoltato) "Don't let me go", la canzone cantata da Harry per cui tutto internet è praticamente impazzito. (ovviamente mi sento parte della categoria, voglio dire, è bellissima. E non venitemi a dire che non è riferita a Louis, vi prego! Faceva prima a tatuarselo in fronte!) *w* detto questo, spero vi piaccia il capitolo, anche se è estremamente corto, ma è di passaggio, i prossimi saranno meglio (: Siamo vicini alla fine, sapete? çwç Mi mancherà questa ff, e spero anche a voi c: Alla prossima! xx
Haley. 

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Capitolo 16
*** Goodbye, again (?) ***


Louis odiava passare le notti insonni. Si sentiva così pesante, così tremendamente stanco e disorientato che non riusciva nemmeno a capire se avesse sognato o la notte l’avesse davvero passata ad agitarsi per poi “risvegliarsi” la mattina dopo, in un bagno di sudore. Era la terza notte che non riusciva a dormire, e anche quella mattina il suo risveglio fu accompagnato dalla solita, fortissima emicrania. Si sedette sul materasso matrimoniale, che riteneva da giorni tremendamente scomodo e inadeguato, e si massaggiò dolorante le tempie, ancora con gli occhi chiusi. Una volta che si decise ad affrontare un’altra giornata di completa autocommiserazione, fu costretto a guardarsi intorno, per scoprire ironicamente che anche quella mattina il posto accanto a lui era vuoto. Era buffo, d’altronde l’aveva praticamente cacciato di casa, gli aveva praticamente dato in mano la valigia e aperto la porta, e ora piangeva lacrime di coccodrillo sapendo di aver perso di nuovo la sua unica ragione di vita. Sentiva di aver giocato con il fuoco, e il bello era che si era già bruciato, più volte.
Adesso che Harry se n’era andato, e questa volta dubitava nel credere che avrebbe più fatto ritorno, la casa sembrava davvero vuota. Anche se ci vivevano in 5  4, piuttosto sparsi nelle camere di quella villa enorme, che quando erano a Londra per lavoro o semplicemente per fare una pausa condividevano come band, più che altro per un capriccio dei manager di voler sfatare il “mito di casa Stylinson”, Louis si sentiva isolato e solo, e allo stesso tempo iniziava a dargli fastidio qualunque cosa; dalle comparse di Niall in cima alle scale la mattina, ai saluti silenziosi di Zayn, all’odore dei pancake di Liam che di solito lo rendevano sempre di buon umore. Così fu anche quella mattina, quando sollevati Liam e Niall lo videro scendere le scale.
-         Lou, sei sveglio! Hai voglia di fare colazione?
-         Almeno questa volta si è svegliato prima di mezzogiorno ….
-         Niall!  - lo rimbeccò il castano. – sta zitto!
-         Non preoccuparti Liam. – biascicò Louis, - per me può dire quello che vuole, non m’interessa. E comunque Niall, se lo vuoi sapere, non ho dormito affatto questa notte.
I due amici si guardarono negli occhi, preoccupati per quello sguardo così … vitreo, spento, pungente. Liam si schiarì la gola, e da bravo pacificatore qual’era, tentò di parlare di nuovo.  – ho fatto i pancake, magari ne hai voglia …
-         E poi potremmo fare due tiri a basket, o guardare la televisione!  - aggiunse Niall più sicuro, - so che oggi danno un film che …
 
-         BASTA!
 
Liam e Niall si zittirono all’istante. Le gote del più grande si erano tinte di un rosso quasi innaturale, il viso accaldato e la vena che iniziava a pulsargli sul collo lo rendevano quasi spaventoso. Gli occhi si erano oscurati, e quell’urlo che gli aveva tolto quasi tutto il fiato che aveva in gola, aveva riempito e fatto rimbombare le pareti di quella stanza, che adesso ai due sembrava essere diventata molto più piccola.
-         Non – continuò con tono più calmo – ho. Bisogno. Di nulla. Lasciatemi in pace, va bene?!
E senza nemmeno dare il tempo agli amici di reagire, fece dietro front verso il piano di sopra, sbattendo con un tonfo secco la porta del  bagno dietro di lui.
-         Ve l’avevo detto che dovevate lasciarlo in pace. – Zayn era in piedi poggiato sullo stipite della porta, aveva sentito tutto dal giardino sul retro.
-         Non può rimanere chiuso in camera per sempre, Zayn! L’autocommiserazione non serve a nulla!
-         E tu credi che stargli addosso lo convincerà a saltar giù dal letto? Lo sai  com’è fatto.
Non sentì la risposta di Liam, perché si era già avviato verso le scale.
-         E ora dove vai? – urlò stizzito.
-         Credo che andrò a farmi una doccia!
Arrivato nel bagno, sicuro o forse speranzoso di trovare la porta solo chiusa, entrò. Louis, che era chino sul lavandino, sobbalzò.
-         Che cosa ci fai qui?
-         Mi sembra che sia un bagno questo, no? E avevo bisogno di una doccia, per cui …
-         Po- potevi aspettare che avessi finito.
-         Naah. Ero sicuro che non avessi davvero bisogno del bagno.
Louis si asciugò gli occhi arrossati, e senza guardare l’amico, si sedette sul water, sospirando pesantemente.
-         Se n’è andato.
-         Tu gli hai detto di andarsene, se non sbaglio.
-         Ma… - cercò le parole da dire, ma si costrinse a rimanere zitto.
-         Volevi solo lasciarlo libero di scegliere, giusto? “se lo ami lascialo libero”, se non sbaglio è quello che mi hai detto.
-         Si, ma …
-         Nessuno ha detto che non ti avrebbe fatto male scegliere di lasciarlo andare. Nessuno ha detto che sarebbe stato facile.
-         Io … io .. lo so, ma …
-         Credi di aver fatto una cazzata?
Di nuovo Louis non seppe cosa rispondere. Era vero? Si era pentito di lasciarlo uscire da quella porta? Si, non appena l’aveva visto prendere la valigia, ma non poteva certo fermarlo e dirgli di restare, che era tutto uno scherzo. Come minimo l’avrebbe incoraggiato ad andare via. Ma non era un egoista ad ammettere che nonostante avesse deciso per il bene di Harry, si sentiva uno schifo? Uno stupido, un povero idiota?  Ecco che cos’era, era un egoista. Un egoista senza cervello, che pensava soltanto al suo bene. Lo era stato quando aveva scelto di fidanzarsi con Harry, quando aveva firmato quel maledetto contratto, quando aveva deciso di nasconderglielo per il “bene della band”, quando aveva lasciato quella lettera sul bancone della cucina. Aveva permesso che se ne andasse, non l’aveva lasciato libero, ci aveva soltanto rinunciato.
 
-         Non lo so.
Come se gli avesse letto nella mente, il moro rispose: - l’amore è egoista, Lou. Non ha niente di altruistico, credimi. Certo, provi sentimenti forti per un’altra persona, e faresti di tutto per lei perché senti di amarla e che senza di questa non sapresti come vivere, ne senti la mancanza e ti senti vuoto dentro, ma tutti questi sentimenti sono soltanto parte di noi. Credimi, se ti dico che l’amore è soltanto la disperata ricerca di qualcuno che non ci faccia sentire più soli. Ed è una cosa bellissima, ma non è forse la forma più pura di egoismo? Nonostante tutto, però, chi ti dice che sia sbagliato? Nessuno vivrebbe senza l’amore, amico mio.
Gli sorrise, e tranquillamente si avviò verso la porta.
-         Credi che abbia fatto una cazzata, Zay?
Il moro si fermò, si girò verso l’amico, e ancora sorridente, rispose: - Forse. Ma le cose fatte per amore non sono mai totalmente sbagliate.
 
-*-*-*-*-*-*-*-
 
-         L- Louis …
Non capiva perché tutti lo guardassero a quel modo, così tesi. Aveva già apertamente chiarito che voleva essere lasciato in pace, perché si ostinavano a trattarlo come un malato terminale?
Cercando di capire l’agitazione di Liam, sporgendo la testa individuò sul tavolino di legno di fronte al sofà il portatile acceso.
-         Che cosa ti prende? – Zayn e Niall erano seduti a fissare lo schermo, alternando lo sguardo tra la luce del pc e il viso di Louis, che continuava a capirci sempre meno. Cercò di avvicinarsi per capirci qualcosa, gli sembrava di stare in un incubo, ma Liam non faceva altro che balbettare cose senza senso, del tipo – n-noi l’abbiamo trovata per caso - - n non devi prendertela, sono sicuro che c’è una spiegazione! - - noi siamo con te, con entrambi!
Quando finalmente riuscì a raggiungere la meta, scoprì il motivo di tanta agitazione.
 
Harry Styles vuole lasciare i One direction? Il piccolo Styles già pronto ad una carriera  solista?
 
-         Cosa?
Con un filo di voce, e senza dar retta ad una sola protesta, spiegazione degli altri tre, prese il portatile e corse in camera sua. Sedutosi sul letto, mise il portatile sulle gambe e con il fiato in gola iniziò a leggere l’articolo.
 
Se questa notizia risulterà essere fondata sarà un duro colpo per le teen ager di ogni nazione. Le fan più affezionate del rubacuori dei One direction potrebbero infatti piangere la dipartita del più giovane della band anglo irlandese. Si presume infatti che il giovane appena 19enne stia pensando di lasciare i suoi compagni di band Niall, Zayn, Liam e Louis per intraprendere una carriera da solista. Questa notizia sarebbe alimentata dalla misteriosa comparsa in rete di un brano apparentemente scritto e interpretato dallo stesso Styles. Il brano è in circolazione soltanto da ieri, ma conta già milioni di visualizzazioni. Che sia questo un’iniziazione ad una nuova carriera del giovane cantante? O è soltanto una canzone che forse non doveva nemmeno uscire dallo studio di registrazione? Il diretto interessato non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione al riguardo, ma intanto godiamoci l’ascolto della sua voce nell’oggetto di domande e adorazione che sta seriamente mandando in visibilio la rete.
 
Con il fiato mozzato, cliccò il tasto di riproduzione sotto il link indicato, e ascoltò. Assorbì ogni parola, scandì ed assimilò ogni nota che veniva suonata, ogni strofa, ed alla fine, rendendosi conto che quella canzone poteva essere riferita soltanto a lui, scoppiò a piangere silenziosamente, accantonando il portatile davanti a se e riempiendo di lacrime il cuscino che stringeva tra le sue braccia.
 
-*-*-*-*-
 
 
La sua camera sembrava fosse rimasta sempre la stessa, da quando era andato via la prima volta. Gli mancavano quelle mura domestiche, il profumo di bacon che la madre gli preparava la domenica mattina, persino le urla di Gemma che lo rincorreva per la casa, gli era mancato tutto. Era per questo che aveva deciso di tornare ad Holmes Chapel, almeno finchè non si fosse sistemato meglio a Londra. Liam ci aveva provato in tutti i modi a convincerlo di tornare nella villa, ma come poteva tornare? Louis lo aveva lasciato andare via, non poteva ripresentarsi davanti l’uscio. Sarebbe stato un’ipocrita, e non poteva cedere un’altra volta.
 
Quella mattina, mentre godeva appena sveglio il cinguettio tranquillo degli uccellini in un cielo grigio e nuvoloso, venne risvegliato dal suo torpore dalla vibrazione del cellulare:
 
da Zayn:
Che cazzo hai combinato?     
 
Che cos’era successo? Perché Zayn gli aveva scritto quel messaggio? Non passò molto prima che il cellulare riprese a squillare, stavolta era una chiamata:
-         Pronto?
-         Harry! Ma si può sapere che cosa hai combinato? Dove sei ora?
-         Liam, ma cosa stai dicendo? Che cosa avrei fatto?
-         Scherzi, vero? Ne parla tutto internet, non hai ancora acceso il pc?
Cosa poteva fregarsene di internet quando voleva soltanto riposarsi e non vedere nessuno? Sospirò, sempre più confuso, e disse: - senti Liam, puoi gentilmente spiegarmi quale grande trambusto avrei combinato, isolato tra le mura di camera mia?
-         Su internet dicono che tu voglia lasciare la band!
-         Cosa? – chi diavolo aveva detto una fandonia simile?
-         Liam, non ne ho alcuna intenzione, non so chi …
-         Harry, dimmi che sono stronzate! Io, non ci posso pensare! Se tu lasci la band è la fine dei One direction! Dio santo, che guaio!!
-         Liam …
-         Come faremo noi? Come farà Louis?! Oh Harry, non hai idea di cosa potrebbe…
-         LIAM!
Il castano si bloccò di colpo. – cosa ?
-         Sta zitto. Ora ascoltami: Non ho alcuna intenzione di lasciare la band, ne di fare qualunque altra cosa. Sono ad Holmes Chapel, da mia madre, ho voluto prendermi qualche giorno di pausa, tutto qui. Non so chi ne come abbia avuto l’idea di dire certe cose ai media, ma di certo non sono stato io ne ho l’intenzione di fare quello che dicono. Adesso, ti sei calmato? Ti ho convinto?
-         Ne sei sicuro Haz?
-         Si. Assolutamente certo. – sospirò, scocciato. Odiava quando qualcun altro lo chiamava così, di solito lo faceva soltanto Louis.
-         Va bene, allora ti credo. Menomale. Ma …
-         Ma cosa?
-         Rimane la canzone..
-         Che canzone?
-         Quella che hai .. oh, scusami, devo attaccare! Ti richiamo, Harry, abbi cura di te e riposati!
E senza dar tempo di rispondere al più piccolo, attaccò. Harry gettò il cellulare sul materasso e si mise ad osservare il cielo dalla finestra. Canzone? Quale canzone? Che cosa intendè…
All’improvviso Harry ebbe un bruttissimo presentimento. Con il fiato in gola, afferrò il portatile che teneva sulla scrivania e se lo portò alle gambe. Ci volle poco per trovare uno dei tanti articoli che parlava di questa sua fantomatica carriera da solista, che stupidi, pensava, mentre leggeva i titoli; come poteva la gente credere ad ogni stupidaggine messa in rete? Mentre lui era bello tranquillo nella sua camera a farsi i fatti suoi, la gente per poco non lo dava per morto.
 
Don’t let me go, Harry Styles
 
Leggendo quel titolo che tanto sperava di non trovare, ebbe un brivido e iniziò a sudare freddo. Non aveva la minima idea di come quella maledetta canzone fosse finita in rete, ma di certo non ci era finita per sua volontà, e anzi, quello era l’ultimo posto dove doveva stare. Furioso, e spaventato, chiuse di colpo il pc e scaraventandolo via si rannicchiò sul letto, con le mani nei capelli. Era davvero in un bel guaio.
 
-         Harry! Suonano alla porta, vai ad aprire?
E adesso chi era? – si, mamma!
 
Corse giù, diretto alla porta. Pregò qualunque entità divina che fosse solo il postino, una vicina bisognosa di una tazza di zucchero, insomma, qualunque cosa che potesse rubargli al massimo qualche minuto e poi lasciarlo libero di tornare in camera a crogiolarsi nella disperazione e nella nulla facenza. Dovette ricredersi,  per suo grande dispiacere e terrore, quando davanti la porta di casa si ritrovò faccia a faccia con l’ultima persona che avrebbe voluto vedere.
 
-         Che cosa… che cosa ci fai qui?
-         H-Harry …. Io … perdonami…
I loro erano flebili sussurri, parole leggere come l’aria, che a malapena potevano sentire soltanto loro. Harry cercò con tutto se stesso di mantenere la calma, di non cedere come si era ripromesso negli ultimi giorni, ma gli risultò davvero difficile riuscire a reggere quello sguardo.
-         Perché sei qui?
-         Io … la canzone … non …. Scusami …
Piangeva. Piangeva talmente silenziosamente che il suo singhiozzo fu a malapena udibile, un pianto così nascosto che Harry si stupì di quanto sembrasse calmo. Era tentato, oh, era molto tentato di andargli vicino, di consolarlo, di sistemare tutto e tornare all’inizio, quando era tutto più semplice e non pensavano al domani. Ma non ce la faceva. Era questa la verità. Se aveva promesso a se stesso che avrebbe cercato di mettere una parola fine a tutta quella tortura, doveva mantenere la parola. E per quanto gli facesse male, per quanto avesse avuto voglia di mandare tutto a rotoli ed essere debole, fragile, bisognoso di cadere tra quelle braccia che adesso tremavano lungo quei fianchi pronunciati, e farsi stringere da queste, addormentarsi con la testa china su quel petto così minuto rispetto al suo, accarezzargli i capelli e rilassarsi sotto il suo tocco mentre gli massaggiava i ricci morbidi, doveva provare ad essere forte anche senza di lui.
 
-         Cosa … cosa intendi fare, presentandoti qui?
Il biondo alzò lo sguardo, gli occhi rossi, distrutti dal dolore, e rispose piano:
-         Mi manchi.
-         Ti prego Louis, non rendere tutto più diffcile …
-         P-perché hai pubblicato quella canzone? Credevo che …
-         Quella maledetta canzone non doveva uscire dalla sala d’incisione. – rispose bruscamente -  Non so come sia finita in rete, ma giuro che se trovo chi l’ha fatto gli farò passare dei guai seri. Sinceramente non so nemmeno perché l’ho registrata, non avresti dovuto ascoltarla …
-         Ma quella canzone è un messaggio per me, l’ho capito. Mi maledico soltanto per non averlo capito prima … mi sento così in colpa …
-         Hai detto bene, Louis. – rispose, con voce rotta. – avresti dovuto accorgertene prima … adesso temo sia troppo tardi …
Dovette far fronte a tutte le sue forze per non scoppiare a piangere davanti a lui, così fece per andarsene e chiudere la porta, ma Louis la bloccò prontamente con il piede, deciso a non mollare:
-         Se sarà necessario ti aspetterò. Per tutto il tempo che servirà … ma ti prego, non rinunciare come stavo per fare io. È un terribile sbaglio, e sai che ci faremmo del male. Ti amo con tutto il mio cuore, e senza di te non so nemmeno come faccio ad alzarmi la mattina. Io ti ho lasciato andare, è vero, sono stato uno stupido,  anche se solo ora l’ho capito. Quindi adesso ti prego, Harry, non farlo anche tu. Non imparare da uno stupido come me, non lasciarmi andare anche tu. Pensaci bene..
-         Ciao Louis. – e senza guardarlo in faccia, chiuse finalmente la porta e tornò in camera sua. Louis si prese la testa tra le mani, cercando di bloccare altre lacrime che avevano iniziato a scendere; si disse che forse era meglio così, se non voleva più vederlo, avrebbe dovuto farsene una ragione. Diede un calcio al cancelletto, e furioso e con gli occhi pieni di lacrime, andò via.
 
Harry corse veloce fino in camera sua, maledicendo chiunque. Chiuse la porta a chiave, come per rimanere protetto dal mondo esterno, e si buttò sul letto, iniziando a piangere forte. Maledetto Louis, maledetta canzone, maledetto internet, maledetti manager, maledetto lui, che piangeva come una femminuccia alla minima difficoltà, maledetto destino, che non l’aveva fatto nascere in un altro mondo, lontano da chiunque, in una vita normale e senza la fama. In quel momento avrebbe preferito essere una formica, così piccola da potersi nascondere dal mondo e condurre una vita di solitudine, solo con le altre formiche.
Quando il computer, che con un calcio ricevuto dal proprietario poco prima era caduto sul tappeto, aprendosi e dando il via alla riproduzione casuale, aveva fatto partire le note di quella canzone che non avrebbe mai dovuto scrivere, le lacrime continuarono a scendere copiose lungo le guance del riccio, accompagnato da forti singhiozzi, finchè, sulle parole dell’ultima strofa, cadde in un sonno senza incubi.










Saaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaalve a tutti :DDD Vi prego, non uccidetemi, lo so che non ho cagato questa povera piccola dolce storia per un'infinità di tempo, ma grazie a ore di lavoro e a "gentili richieste" della simpaticissima e amichissima (?) @Niam_ finalmente ho pubblicato! :DDDDD Allegriaaaa :DDDD
*cantalahola*
Duunque, ho una brutta notizia ... siamo molto molto vicini alla fine ... spero che abbiate seguito la mia storiella con piacere ed affetto, e nonostante abbia qualcosa come 4 ff da iniziare e altrettante da continuare (insomma, sono piena di lavoro :D ) questa larry resterà sempre nel mio cuoricino c: 
Beeene, sperando che qualcuno lassù, dagli abissi del suo pc (?) si degni di cagarmi e lasciar stare word che non ne può più di vederla (scherzo, tesora, ti lovvo xxxxxxxxxxx), vi lascio, e spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto :3 grazie alle seguite, ai lettori silenziosi, e bla bla bla ... c: 
Ora vi lascio davvero, altrimenti se continuo a scrivere questo angolo autrice @Niam_ mi trucida :3 alla prossima, vi aspetto a braccia aperte :DDD 
Ps. Se vi va di recensire non mi offendo, amo leggere :3 

xx 
Haley c:

 

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Capitolo 17
*** To make you feel my love. ***


Quando la vita ti mette di fronte ad un baratro, senza alcun ponte che ti porti dalla parte opposta, il tuo corpo risente per intero di quell’angosciata consapevolezza di non avere una via d’uscita. Ti senti all’improvviso pesante, allo stesso tempo molto più piccolo rispetto all’intero mondo che ti circonda, la terra sotto i tuoi piedi inizia a tremare; senti di non essere in grado di rimanere in piedi, e senza nemmeno accorgertene, cadi verso quel baratro, forse, destinato a cadere per sempre verso un fondo che sembra irraggiungibile.
La pelle di Harry ormai era un libro finito; inchiostro nero che raccontava una storia, una storia non scritta, di lui, di Louis, di un segreto che non conosceva davvero nessuno, di un tesoro che avevano tenuto nascosto troppo a lungo, e che ora stava andando perduto. La sua pelle ormai, era l’unico modo che Harry aveva trovato per chiedere aiuto, solo che nessuno sapeva interpretare quei segnali. Adesso, dopo mesi passati in silenzio con se stesso oltre che col mondo, quei disegni calcati di nero erano solo segnali di fumo, destinati a sparire nell’aria.
Passava ogni sera ad accarezzarne i contorni, prima di dormire. Li accarezzava e piangeva, silenziosamente, lentamente, come per sentire il dolore di ogni lacrima. Tutta quella storia era diventata una bomba ad orologeria, che ormai era esplosa, riducendo a brandelli ogni parte di loro. Ed Harry era rimasto lacerato, lacerato da ferite che avrebbero fatto molta fatica a richiudersi.
Aveva perso il conto di quanti ne avesse fatti, ormai non ci faceva nemmeno più caso. Aveva iniziato guardando con quanto entusiasmo e facilità Zayn si facesse imbrattare la pelle delle braccia e del petto, e da allora non aveva mai smesso, specie quando capì che il proprio corpo era meglio di qualche parola pronunciata a fior di labbra. Ed ora era un vero e proprio foglio di carta ambulante. Molti li avrebbero definiti scarabocchi, sprechi di denaro, vezzi da bambini, ma ogni singolo disegno, ogni lettera, aveva un significato talmente intrinseco che nemmeno lui capiva cosa l’avesse portato a trasferirlo sulla sua pelle. Ora però si sentiva come quegli stessi disegni: semplici contorni neri, figure stilizzate, statiche, e silenziose. Era diventato uno scarabocchio senza molta importanza, che nessuno aveva più voglia di vedere. Almeno, fosse stato per lui, avrebbe preferito non mettere più piede nel mondo esterno.
 
E quei tatuaggi erano forse la cosa che veramente li univa di più; quei tatuaggi  da soli apparivano insignificanti, insieme formavano le tessere complete di un puzzle, un complicato indovinello di cui solo loro conoscevano la soluzione. Come i loro cuori, così i loro corpi erano indissolubilmente legati tra loro da quei disegni; anche se adesso si sentivano entrambi spezzati a metà, quel legame era sigillato per sempre da qualcosa talmente forte, come l’amore, che non li avrebbe mai resi realmente liberi da loro stessi.
 
Louis guardava al mondo con occhio diverso; un occhio di chi, stanco di lottare, si era arreso a portare le maschere di una grande recita, a fingere perfettamente un sorriso di felicità, anche se dentro si sentiva morire. Era così abituato a fingere di essere felice, che spesso si dimenticava anche di provare altre emozioni. Una volta fuori dalla portata delle telecamere, la sua era sostanzialmente una pura apatia.
Coinvolgerlo o tirarlo su non serviva a nulla; “sto bene” diceva, “va tutto apposto” ripeteva, a chiunque glielo chiedesse. E mentre i suoi datori di lavoro o la sua famiglia prendeva di buon grado la spinta di Louis a fare la parte del fidanzato modello, chi realmente conosceva anche solo in parte l’anima di Louis sapeva che non era ciò che voleva. Ma nonostante i tentativi, nonostante le domande, la sua risposta rimaneva invariata.  Erano i fatti che continuavano a parlare per lui, in compenso, anche se nessuno si sforzava di ascoltare.
Perché l’anima umana per quanto intrinseca e complicata è un libro aperto per chi è capace di leggerne le pagine, e Louis era uno di quei romanzi dalla trama complicata, uno di quei libri voluminosi che per essere assimilati vanno letti più di una volta; e si sa che spesso la lettura da alla noia, così, spesso, un libro  voluminoso si lascia a fare le ragnatele sul comodino, chiuso con la sua storia e i segreti nascosti all’interno. E nessuno si disturbava di capire cosa realmente accadeva in quegli occhi blu:  intanto Louis dimagriva, ogni giorno diventava più sottile; non mangiava, non dormiva se non per massimo un’ora a notte, la sua bocca non emetteva alcun suono se non parole di convenevoli, ma lui stava bene.
 
Poi la notte, quando le telecamere erano sicuramente spente, e tutti dormivano nella quiete della luna, Louis versava tutte le sue lacrime, in modo silenzioso, così che nessuno potesse sentire il rumore dei cocci che era costretto a raccogliere.
 
Il Tour Mondiale era iniziato, e i loro rapporti non andavano oltre ai controcanti in comune. Poi un giorno accadde qualcosa, un giorno, una piccola scintilla si accese nel cuore del più piccolo, che spinto da chissà quale coraggio o spavalderia, si avvicinò per parlare.
E se pensava di aver toccato il fondo, si dovette ricredere quando dalla bocca del più grande uscì quella frase:
 
  • Non credo di amarti più.
Si strofinò gli occhi un paio di volte, come se si trovasse di fronte ad un’allucinazione. Non poteva essere davvero così, non poteva averlo detto davvero. Non poteva essere Louis, quello a parlare.
E gli aveva chiesto spiegazioni, come fosse possibile smettere di amare qualcuno da un giorno all’altro, smettere di sentire quel legame che li teneva uniti come le due facce della luna, ma non fu soddisfatto. Louis era fuggito via, come ormai aveva imparato a fare, senza dire una sola parola, pronto a sorridere davanti ai paparazzi e ai flash delle telecamere. Ed in quel momento Harry avrebbe giurato di sentire la terra tremagli sotto i piedi, sentì che la sua vita sarebbe potuta finire in quel preciso momento, che motivi reali di continuare anche solo a respirare non ne aveva più. Avrebbe potuto far incidere quelle parole nella fredda pietra della sua lapide, e finirla lì. Invece tutto quello che fece fu cadere a terra, affondare il viso nelle sue mani grandi, e cominciare a piangere.
 
Quando sbattè forte dietro di se la porta della camera d’albergo che ipoteticamente sarebbe dovuta essere la camera matrimoniale condivisa con Eleanor, tutto quello che fece fu respirare. Il suo era un respiro pesante, difficile da mandare fuori, talmente opprimente da impedirti quasi di muovere un muscolo. Si sforzò di aprire gli occhi, quasi impaurito dal vedere, e quando osservò l’arredamento di quella camera d’albergo sentiva già gli occhi bruciare. Si lasciò lentamente scivolare lungo la porta, senza emettere alcun suono, e una volta toccato il suono, le lacrime che avevano già iniziato a scendere furono accompagnate dai singhiozzi; ormai non sapeva più se piangeva per il dolore o per l’abitudine; sapeva che ormai non faceva altro da settimane.
 
Il display del suo cellulare segnavano le 6:15 pm quando Lou stava sistemando il ciuffo di Zayn, ad un quarto d’ora dall’inizio del concerto. Fu Niall ad attirare l’attenzione sul problema, quando semplicemente esclamò
  • Hey ragazzi, ma dov’è Louis?
In effetti si era visto a malapena alle prove, e nessuno l’aveva più notato da allora. Chi per un motivo chi per un altro, le ricerche non furono soddisfacenti; Louis era letteralmente sparito.
 
  • Louis, Louis! Esci fuori, andiamo, lo spettacolo inizia fra poco!
  • Andiamo amico, esci fuori, non è il momento di scherzare!
 
Mentre gli altri vagavano urlando il nome del biondo, Harry li guardava silenziosamente dalla sua postazione, fingendo palesemente di essere interessato a ripetere un assolo. Tutto d’un tratto sentì dietro di lui uno strano rumore simile ai lamenti di un animale, o di una persona. Non seppe dire quanto realmente fu sorpreso di trovare Louis, rintanato nello sgabuzzino.
Che piangeva.
 
Deglutendo con forza, avanzò piano e sussurrando lo chiamò.
  • Lou …
Il biondo alzò di scatto lo sguardo, e quando vide Harry sulla soglia della porta raggelò. In un primo momento non ci fece caso, ma quando guardò meglio la sagoma così sottile del ragazzo sotto la flebile luce della lampadina indietreggiò di poco, spaventato.
Respirò forte e gli si accovacciò accanto.
 
  • Louis ma cosa hai fatto?
La mano destra di Louis era piena di sangue; il taglio sembrava abbastanza profondo, e ne copriva gran parte del palmo. Il biondo non rispose. Adesso aveva smesso di piangere, anche se tremava ancora.
Harry lo aiutò ad alzarsi, e senza dire una parola, ne farsi vedere da qualcun altro, gli tese la mano e lo accompagnò nel bagno del camerino. Non sembrò molto sorpreso quando vide un pezzo di vetro mancante dallo specchio appeso al muro, ne nel vederne i resti scheggiati e segnati di rosso nel lavandino. Piuttosto sembrava addolorato. Louis adesso era silenzioso, si limitava a guardarlo di sottecchi senza farsi vedere, tenendo la testa bassa. Non sapeva se provasse più vergogna o altro, ma sicuramente era triste. Molto triste. E anche stupido.  Come se non bastasse adesso si sentiva anche in colpa. Probabilmente era davvero così debole se aveva bisogno di Harry come un neonato di sua madre.
  • Questa storia sta superando il limite. – mormorò talmente piano che il risultato ne fu quasi un brusio. Louis alzò lo sguardo stupito, ma senza rispondere.
  • Davvero non si rendono conto di … ahh.  – strinse i pugni mentre passava delicatamente l’ovatta imbevuta di alcol sulla ferita. – se hanno così sfacciataggine da ridurti a questo pur di ..
  • Sono sbattuto.
Harry lo guardò. – Tu sei davvero convinto che ti creda? – un’altra passata con l’alcol – non so perché tu sia arrivato a questo, ma davvero, hanno passato il limite se sei arrivato a tanto. – fasciò l’ultima parte della mano e l’accarezzò. – mi fa male vederti così.
 
  • Davvero Harry, non credere che io abbia bisogno di aiuto, io non …
  • Non mangi più Louis. Non mi parli, ok, posso capirlo, insomma … - sospirò, trattenendo un singhiozzo. – sto cercando di accettarlo. Ma insomma, Liam, Niall, Zayn, sembra che tu quasi non ti accorga di loro, a malapena bevi dell’acqua, dormirai si e no qualche ora a notte, sei diventato la metà di quello che eri. Ti prego smettila di farti del male, non capisci che ci accorgiamo di quanto soffri?
  • Tu non capisci proprio nulla!! Tu non sai nulla!
Harry indietreggiò.
  • Sono stato uno straccio per mesi, perché te ne eri andato. Sono stato male quando eri scappato di casa perché era colpa mia, soltanto colpa mia. Sono stato peggio quando sempre per colpa mia hai fatto le valigie, di nuovo, perché ti avevo fatto soffrire ancora di più. Ogni volta, qualsiasi cosa accadesse, io mi guardavo indietro e capivo che era colpa mia. Sono passato per l’egoista di turno, per quello che se ne fregava perché hey, lui sta bene, lui sorride! Ma sai che c’è? Io vorrei solo spaccare tutto, fare le valigie e andarmene da qui, buttarmi da un ponte, cambiare pianeta, fare qualunque cosa che mi porti via da qui. Sai cosa vuol dire vivere una vita che non è reale? Che ti  è scivolata via dalle dita come sabbia senza che tu nemmeno te ne accorgessi? Ho mancato così tanti momenti della mia vita, così tanti momenti con la mia famiglia perché accecato dalla fama e dall’eccitazione del pubblico, delle luci, degli autografi, e dei soldi, che non mi sono nemmeno reso conto di aver venduto la mia anima al diavolo! E quando mi sono trovato da solo a piangere, a chiedermi perché avessi continuato per quella strada, come avessi fatto ad arrivare fino a lì, la mia risposta eri sempre tu. Perché anche quando le cose andavano male, sapevo di poter contare su di te, sapevo che se mi fossi voltato in cerca di aiuto ti avrei trovato, pronto a salvarmi, senza riuscire a vedere quando la parte del supereroe sarebbe toccata a me. Perché tutti si aspettano che io stia bene, che io sia pronto per salvare chi è in pericolo. Ma quando ero con te, sapevo che almeno per qualche ora, diventavo io quello da salvare.
  • Sospirò, tentando di calmare le lacrime che ormai avevano ripreso a scendere.
  •  Sai una cosa, un giorno qualcuno mi ha detto che l’amore è egoista. Che l’amore è la continua ricerca di quella metà capace di completarci, di riempirci fino a farci sentire appagati e al sicuro, sereni e consapevoli di avere sempre un posto dove andare. Ma l’egoismo non ha mai conseguenze positive, oh no. L’egoismo porta solo danni… e l’amore non è altro che la forma più pura dell’egoismo … non sai quanto io abbia sofferto, quanto ci abbia …..
L’amore non è solo egoismo. – sorrise, tra le lacrime. – l’amore è anche saggezza, l’amore è stupidità, ma consapevolezza di saper scegliere anche per gli altri, anche quando per tutti gli altri sembra la scelta sbagliata.
 
“Se lo ami lascialo libero”, no? E io ho deciso di lasciarti libero, Harry. Ho deciso di lasciarti andare perché l’amore deve rendere liberi, e sapevo che se te l’avessi permesso, avresti avuto più possibilità di me per esserlo davvero. Ma anche senza che io te lo chieda, tu sei sempre lì, pronto a portarmi in salvo, anche quando non chiedo aiuto a nessuno. Tu arrivi e decidi di salvarmi, perché deve essere così, perché forse sono più dipendente da te di quanto pensassi. E allora come posso non sentirmi ancora più in colpa, sapendo che non cesserò mai di considerarti il mio unico eroe anche se libero di andare a salvare qualcun altro più meritevole di me?
 
 
Erano decisamente troppe parole per poterle assimilare in una volta sola; ed Harry ci mise un po’ a capire quello che aveva ascoltato. L’amore era davvero la cosa più complicata al mondo, allora? Era vero che due anime nonostante tutto erano destinate a tornare parte della stessa massa di fili?
Chi poteva dire cos’era realmente l’amore? Lui non poteva saperlo.
Quindi lo baciò.
Credeva di aver già provato una sensazione d’amore quando era con Louis, ma mai così. Forse adesso poteva capire cosa realmente volesse dire amare qualcuno.
Quando desideri di far parte di lui fino a provare dolore.
Quando speri di averlo davanti agli occhi anche nei sogni.
Quando senti che il mondo ti cade addosso se non c’è lui con te, ma poi ti tende la mano, ed esci da quel cumulo di macerie per rivedere la luce.
Quando qualunque emozione è nuova con lui, qualunque sensazione, sentimento, si amplifica fino ad entrarti nelle ossa, a farti provare dolore fin nelle viscere, un dolore che solo l’amore è capace di dare.
Quando sei così assuefatto da quelle sensazioni che anche solo incrociarne lo sguardo equivale a tornare a respirare.
 
Ed Harry poteva finalmente sentire l’aria rientrare nei polmoni, a contatto con le sue labbra. Finalmente sentiva che il mondo era tornato a girare nel verso giusto, che adesso quella mano gli era stata tesa di nuovo e lui poteva essere salvato, poteva salvarlo, ancora.
E poteva sentire di non essere l’unico a sentirsi così. Poteva sentirlo dai singhiozzi che percorrevano il corpo di Louis sotto di lui, poteva sentirlo dalle lacrime che gli bagnavano il collo mentre lambiva quella pelle tatuata tanto quanto la sua, mentre con la punta delle dita ne tracciava il contorno, come un prezioso quadro da collezione.
  • Quando lo capirai che siamo destinati a salvarci a vicenda? – gli sussurrò nell’orecchio. – quando capirai che nessuno dei due sarà veramente libero se non ci sarà l’altro ad aprirgli le porte per la fuga? Quando lo capirai che non saremo mai realmente separati, che siamo destinati a ricongiungerci come metà perfette della stessa anima? Non temere di sbagliare, Louis, nessuno riesce ad evitarlo. – un bacio – non credere di non meritare la libertà – un altro ancora – lascia che venga in tuo aiuto. Lasciati salvare.
E mentre il loro amore veniva consumato, e il resto della troupe era ancora alle loro ricerche, e la scaletta di marcia era in ritardo di una buona mezz’ora, anche Louis sentì di ricominciare a respirare, quando – salvami Harry – gemette, tra le mani del più piccolo, mentre i loro respiri si intrecciavano in un unico suono silenzioso, mentre gli occhi di entrambi si mescolavano in un solo sguardo. Harry sorrideva. Lo abbracciò, forte, sussurrò – non ho mai smesso di farlo. – e pianse.
 
 
 
Difficile da credere, ma poi uscirono dal camerino; nessuno li vide insieme, e loro non fecero nulla per farsi notare, se non che adesso non smettevano un secondo di guardarsi. Sorridevano distrattamente mentre l’occhio di uno incontrava quello dell’altro, sospiravano, completi, riempiti di se e dell’altro, quando si sfioravano per sbaglio. Sapevano che ora potevano fuggire insieme, se lo volevano, e rendersi liberi a vicenda.
Adesso le luci del palcoscenico non gli sembravano così spaventose. Il pubblico infinito di quell’arena gli sembrava essersi quasi fatto invisibile mentre le note delle canzoni gli percorrevano le corde vocali fino a produrre quella melodia celestiale che era la sua voce. Niente gli sembrava essere così imponente, perché adesso stava sorridendo, e gli altri se ne erano accorti. Perché un sorriso come quello non era facile da ricordare, e quando nella normalità di un fuoco spento una piccola scintilla riprende a bruciare la legna attorno non può far altro che aspettarsi di bruciare con lei.
 
E Louis sentiva di essere una scintilla in autocombustione; quando vide la persona che sentiva essere la sua persona, l’unica tessera destinata a completarlo, prendere in mano il microfono e dire: - credo di avere un annuncio da fare.  – sentì che forse qualcuno stava finalmente aprendo loro le porte.
Poi fu un attimo. Tutto quello che sentì furono le labbra di Harry sulle sue, il resto del mondo attorno a loro in un religioso silenzio,  le luci puntate solo su loro due, e nella testa solo  poche parole che non facevano che ruotare tra loro come petardi:
  • Noi ci amiamo e dovete accertarlo.




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve c: Lo so che mi odiate, e non dovrei nemmeno essere qui, per la vergogna, ma non potevo non farmi perdonare, no? Spero di esserci riuscita almeno …. Allora. Questo è davvero l’ultimo capitolo. Non posso credere di essere riuscita ad arrivare alla fine. Credevo sarebbe stata tipo infinita, solo per il tempo che ho impiegato a pubblicarla … (lol). Premetto che a questo capitolo, che è definitivamente l’ultimo, seguirà un epilogo, che sinceramente non so ne quando lo scriverò ne quando lo pubblicherò. Sono onesta, ho le giornate impegnatissime, quindi spero solo di riuscire a pubblicare entro un mese. Nel frattempo, ringrazio tutti quelli che hanno recensito la mia storia, tutti quelli che l’hanno messa nelle seguite, nei preferiti, o hanno solo sprecato del tempo per leggerla; ringrazio le mie amiche che mi hanno “gentilmente” accompagnata nella conclusione della storia (noo @Niam_, nessun riferimento è puramente casuale!), ringrazio ogni lettore silenzioso e madre natura, spongebob, qualunque entità divina mi abbia permesso di scriverla entro l’anno 3000! Detto ciò, spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta, e che riuscirete ad essere altrettanto clementi nell’aspettare l’epilogo che, prometto, sarà un piccolo modo per farmi perdonare dell’ultima attesa, anche se affatto voluta. :) Adesso vi saluto, vi adoro, alla prossima!
 
Haley :)
 
Ps. Perdonate eventuali errori, ma non ho avuto il tempo di rileggere! Quindi non esitate a farmeli notare laddove fossero gravi! (:

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Capitolo 18
*** EPILOGO ***









We've got tonite, who needs tomorrow ... let's make the last chance, let's find a way ... 





- Harry …..
Louis si avvicinò al viso del più piccolo, in silenzio.
  • Harry … amore ….
Niente, il riccio continuava a dormire profondamente.
Louis si voltò; alzò lo sguardo in alto a fissare il soffitto buio della camera da letto, con le mani dietro la testa. L’oscurità non gli era mai sembrata così rassicurante prima di allora. Era come trovarsi in uno scrigno, protetti e al sicuro da tutto. E non si era mai sentito meglio di così.
Erano passati circa tre mesi dal loro coming out. Lo scandalo c’era stato eccome, entrambi sapevano che non sarebbe stato facile. Ma, da una parte il contratto con la Modest quasi sul punto di andare in frantumi, la band completamente dalla loro parte, compresa Eleanor, che si era stufata di fingere e costringerli a tutto quello schifo, dall’altra le “Larry shipper” che mai come ad allora erano state di grande supporto, insieme ce l’avevano fatta, ancora una volta.
Avevano bisogno davvero l’uno dell’altro, alla fine.
Da allora le cose, anche se non era sempre stato tutto rose e fiori, non sembravano fare altro che migliorare.
  • Lou …
  • Hey
  • Mi chiamavi?
  • Non preoccuparti, continua a dormire. Non volevo svegliarti, scusa. – sorrise.
  • Non fa nulla, è tutto a posto. –sorrise anche lui. –dai dimmi, che c’è? Non riesci a dormire?
  • A dire la verità no …
  • Come mai?
  • Non faccio altro che pensare.
  • Ah si? E a cosa pensi?
Louis si tirò su con le braccia e rivolse lo sguardo verso il riccio, nella penombra della notte.
  • A noi due.
Il più piccolo ridacchiò –è una cosa molto tenera. Non è molto da te.
  • E tu non sei molto simpatico!
  • Dai, scherzavo! Allora .. posso fare qualcosa per alleviare questa tua insonnia?
  • Mm, forse potresti, sai?
Si sorrisero, maliziosi. –non mi dire che hai voglia di un secondo round! Sono sfinito!
Louis gli sfiorò dolcemente il braccio. –non proprio. Va bene se rimaniamo vicini? Abbracciati, e basta, a parlare. Mi va bene anche se fai finta di ascoltarmi, o se fissiamo il muro nel buio finchè non cadiamo entrambi nel sonno ….
  • È proprio vero quello che dice Eleanor, sei davvero un chiacchierone. – disse, aprendo le braccia e accogliendo il più grande, che vi si accoccolò -  per me possiamo rimanere così anche tutta la notte.
  • Anche tutta la vita. – rispose Louis, sorridendo.
 
  • È incredibile quanto tempo sembra essere passato, vero? Sembra tutto così surreale …
 
  • E invece sono passati solo tre mesi.
 
  • Non sai quanto ho aspettato questo momento.
 
  • È lo stesso per me. Mi sembra di essere tornato a respirare.
 
  • Sai, a volte penso di essere stato un cretino.
 
  • Tu? Davvero?
 
  • Oh si. A differenza di quello che credi tu, non hai davvero avuto tutte le colpe. Probabilmente se non ti avessi trovato in quello sgabuzzino non mi sarei nemmeno scomodato di andarti a cercare.
 
  • Molto carino da parte tua, davvero. E comunque se non fosse stato per te non saremmo mai usciti allo scoperto.
 
  • Sono serio. In quel momento ti davo per disperso in una camera con Eleanor, a fare chissà cosa ..
 
  • No Harry, davvero, stai scherzando? Non vedo una vagina da almeno cinque anni, credi davvero che ti avrei tradito con lei?
 
  • Teoricamente non erava …
 
  • Taci. Ti sbagli di grosso. Nonostante tutto, credo che non ci fossimo mai lasciati davvero. “We are endgame”, non scordarlo.
 
  • E poi sarei io quello fissato con Glee?
 
  • Che c’è? È colpa tua se ce l’ho in testa. E poi quella frase mi piace. Credo rispecchi noi due.
 
  • Tanto romanticismo da te in una notte sola. Inizi a preoccuparmi.
 
  • Direi di approfittarne, che dici? – sfiorò il naso del moro con il suo e lo baciò.
 
  • Sai cosa? Non pensiamo più al passato, a quello che sarebbe potuto accadere, o a quello che accadrà. Pensiamo soltanto a noi due, e basta. Abbiamo una notte per farlo, solo noi due. Chi se ne frega del domani.
 
  • Ti amo – disse – ma ripeto, -continuò, tra un bacio e l’altro, - devo aver davvero creato un mostro, se inizi a citarmi un’intera puntata.
 
  • Zitto e baciami, idiota. –e ridendo, rimasero così, a baciarsi, abbracciati l’uno con l’altro, fino a quando non caddero esausti, in un sonno profondo.




Fine. 





                                        
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Beh. Ecco l’epilogo. È stato un calvario, ma ce l’ho fatta. Inutile scrivere ringraziamenti chilometrici, vi ringrazio solo di aver letto la mia storia fino a qui. Spero ne sia valsa la pena, e che non la dimenticherete. Io non lo farò.
Amo associare quei due a glee. Li vedo come una coppia di shipper Klaine o una cosa del genere, a fangirlare giornate intere sulle puntate nuove e sulle repliche, proprio come noi. E mi appaiono come qualcosa di estremamente tenero.
Che altro dirvi, vi auguro un buon anno, che possa essere migliore di quello che ci sta per lasciare, e che passiate una bella serata <3
È stato un piacere. Buon anno a tutti!
 
Haley. (:
 

 

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Capitolo 19
*** EXTRA ***


Nella vita tutti noi abbiamo dei sogni. Piccoli, grandi, irraggiungibili, dietro l’angolo, tutti sogniamo di diventare qualcuno, di raggiungere un obbiettivo.
Il sogno di Harry non era mai stato la fama. In realtà all’inizio si, ed essere riuscito a superare le audizioni di xFactor per lui voleva dire essere arrivato a metà dell’opera. Non immaginava quello che sarebbe avvenuto dopo.
Ed era dopo che aveva capito che le sue aspirazioni erano altre. Quando aveva guardato gli occhi della persona che amava e ci aveva trovato un oceano di segreti e di amore, Harry aveva capito a cosa era destinato. Aveva capito che il suo sogno era Louis.
Quando l’aveva visto in ginocchio davanti a se, con un anello in mano, ne aveva avuto la conferma. E al fatidico “vuoi sposarmi?” la risposta che ne seguì non gli sembrò mai così facile da dire.
Louis sapeva cosa voleva. Forse era il sogno più irrealizzabile, e forse era l’unica vera cosa che accomunava loro due.
Il sogno di Louis era la felicità. E quando aveva guardato negli occhi della persona che amava, trovandoci tutto il suo mondo, ne aveva avuto la conferma. Nonostante tutto la felicità poteva trovarla soltanto con lui, in lui.
Il giorno delle nozze fu semplice, ma bellissimo. Sembrava tutto talmente perfetto che temevano si rivelasse soltanto un sogno, di risvegliarsi e tornare allo schifo della vita a cui erano abituati prima di allora. Ma fortunatamente, si resero conto di essere entrambi svegli.
Sarebbe potuto accadere qualunque cosa, ma niente, niente, avrebbe spezzato quello che c’era tra loro due. Nessuno poteva capire cosa li legava, e nessuno era in grado di spezzare quel legame. Insieme erano indistruttibili, solo insieme potevano essere loro.
  • Lou, posso sapere dove mi stai portando?
  • Non ho nessuna intenzione di dirtelo. – disse ridacchiando
  • E mi spieghi perché devo portare una benda? Ti giuro che se è di nuovo il giochino dell’ultima volta, non ho intenzione di fare da cavia ….
  • Mi spiace deluderti amor mio, ma oggi sono di quanto più pudico c’è al mondo.
  • Abbiamo lasciato tutti gli invitati nel bel mezzo della festa! Cosa penseranno?
  • Semplicemente che lo sposo ama suo marito.
  • Dipende di quale sposo stai parlando, perché io ho dei dubbi.
  • Non provocarmi Harold.
  • Oh andiamo… almeno un indizio?
  • Beh – disse, fermando la macchina – diciamo solo che non ti ho ancora dato il mio regalo di nozze.
Aprì la portiera e aiutò il riccio a scendere, che ancora tentava di capire dove volesse arrivare il suo neosposo. Finalmente, fatto qualche passo, gli levò la benda. Tutto ciò che vide davanti a lui fu un grande edificio, di colore giallo sporco, pieno di finestre e centrato da un grande cortile di ghiaia.
  • Che posto è questo?
  • Ho pensato a quello che mi hai detto molto tempo fa, e visto che siamo riusciti a diventare quello che siamo ora, ho capito che tutto è possibile se lo si vuole. Ecco perché ti ho portato qui, per dimostrarti che i sogni si possono sempre realizzare, nonostante gli ostacoli. Ecco perché ti chiedo, Harry Styles- Tomlinson – sorrise al pensiero, mentre gli tendeva la mano – vuoi accompagnarmi finalmente al traguardo?
Lo accompagnò con calma all’entrata, attraverso un lungo corridoio. L’ambiente sembrava abbastanza tranquillo, salvo per qualche vociare al di là delle numerose porte che lo circondavano. La curiosità in Harry non faceva che crescere ogni passo che faceva dietro a suo marito.
  • Signori Tomlinson, bene arrivati! Vi stava aspettando.
  • È di là?
  • Si, nella camera in fondo. Congratulazioni.
Con Harry sempre più confuso, continuarono a camminare fino alla stanza indicatagli poco prima. Ciò che vide lo lasciò senza parole.
 
  • Louuuuuu !
  • Hey Gwen! – sotto gli occhi increduli del più piccolo, tra le braccia di Louis era corsa una bambina, di massimo due anni, con lunghi capelli ricci e due occhi azzurrissimi. Harry non ci voleva credere. Non poteva essere vero.
  • Saluta papà Harry!
La piccola sorrise, e timida spinse la testolina riccioluta nell’incavo del collo del più grande. Harry era confuso, sorrideva a malapena, tremava, e piangeva. Di felicità.
  • Louis … io ….
  • Ti presento nostra figlia.
 


 
 so c'mon be with me so happily. 




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Beeeenee! Ebbene si, non riesco a staccarmi da questa storia, è più forte di me. Nonostante sia finita, ed è così, ho pensato che, rileggendola, non gli avessi dato un giusto finale. Quindi, ecco un bell’extra super fluff, tutto per voi! Alla fine le due anime gemelle si sono ricongiunte, ed Harry ha realizzato il suo sogno di diventare papà insieme a Louis. E, guarda un po’? hanno adottato una bambina di nome Gwen, con i capelli ricci e gli occhi azzurri! I casi della vita !
Per chi non ricordasse, andate a rileggere il capitolo 4 e capirete (:
per il resto, vi auguro un buon anno (in ritardo, come Styles), e di passare bene gli ultimi giorni di vacanza, come me, che nonostante abbia dei compiti delle vacanze, non ha intenzione di aprire libro fino a martedì :D Bene, adios, è stato un piacere!
Xoxo
Haley (:

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