Almost the Best

di SiAmOoRiGiNaLiXxImExDxD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to T.C. Academy ***
Capitolo 2: *** Ritorno alla normalità, o quasi ***
Capitolo 3: *** Manovre di Assestamento ***
Capitolo 4: *** The first day! ***
Capitolo 5: *** We keep going on ***
Capitolo 6: *** Holiday Special ***



Capitolo 1
*** Welcome to T.C. Academy ***


Welcome to T.C. Academy 

 

 

"Benvenuti e buongiorno a tutti, questa è la Trainers and Coordinators Academy. Mi presento, io sono il preside e sono qui per augurarvi un buon inizio anno e spiegarvi come funzionano le cose nel mio istituto.
Questa è una scuola dove solo i migliori sono ammessi. Voi siete l’eccellenza, dovete essere onorati di trovarvi qui come io lo sono di essere in presenza di giovani menti geniali. Anche se siete giovani capirete sicuramente che per mantenere tale la reputazione dell’accademia è necessaria la collaborazione di tutti, alunni e insegnanti, e che pertanto avete l'obbligo di seguire certe regole.
Ma prima di elencarvele, e non mi importa se vi sembreranno noiose o troppe, vorrei anticiparvi ciò che vi aspetta da oggi in avanti, considerato che questa sarà la vostra casa fino al diploma.

Come già saprete qui ci preoccupiamo di formare validi allenatori e coordinatori partendo da ragazzi intelligenti e talentuosi come voi. La scelta fra coordinatore e allenatore l'avete già fatta compilando il modulo di iscrizione e questo comporta una differenza nel programma scolastico: sarete comunque nella stessa classe ma ad orari opportuni verrete divisi per seguire determinate lezioni o attività. Qualunque cosa vorrete fare fuori dall'ambito scolastico sarà possibile dopo le ore di lezione nell'area dedicata a voi studenti. Disponiamo di palestra, campo sportivo, una piscina, altre strutture adibite a varie attività, mensa e ovviamente i vostri alloggi. E non dimentichiamoci che per soddisfare altri bisogni potete, con l’apposito permesso, recarvi nella città che dista solo pochi chilometri dalla scuola.

Avete a disposizione una libertà che in altre scuole possono solo sognarsi, ma non dimenticatevi che ci sono comunque delle regole che siete tenuti a rispettare e che ora, finalmente, vi elencherò:

1. Come prima cosa tutti gli alunni sono obbligati a portare le divise durante le lezioni, chi sarà visto senza prenderà una nota disciplinare.
2. E’ vietato apportare modifiche significative all’uniforme, pena: una nota disciplinare e una visita nel mio ufficio.
3. Siete pregati di tenere un abbigliamento adeguato anche fuori dall’orario scolastico, non voglio vedere nessuno andare a giro nudo, con vestiti provocanti o troppo stravaganti, ricordate che vi trovate a scuola,  conseguenza di ciò sarà un rapporto.
4. Non fumare, fare uso di stupefacenti o alcolici. Se verrete sorpresi vi beccherete una multa e chiameremo i vostri genitori. In caso vi trovassimo in possesso di stupefacenti saremo costretti a informare la polizia. Mi auguro che ognuno di voi abbia abbastanza cervello da evitare cose simili, ma andiamo avanti.
5. Non rubare (mi sembra ovvio), rischiate di prendere un rapporto e di dover risarcire la persona.

6. Vietato ogni atto di vandalismo. Voi ragazzi dovete essere educati e rispettosi verso tutto quello che vi viene messo a disposizione. Non tollero certi atti di inciviltà. Chiunque distruggerà o danneggerà qualcosa dovrà pagarne i danni e rischia la sospensione.
7. Vietata ogni forma di bullismo, altrimenti chiameremo i genitori, verrete mandati da uno psicologo per risolvere i vostri problemi mentali e dovrete risarcire la persona danneggiata.
8. Durante le lezioni sono proibiti l'utilizzo di cellulari e altri apparecchi elettronici, chiunque verrà scoperto beccherà una nota e gli saranno sequestrati gli oggetti. Per averli indietro dovrete parlare con il sottoscritto.
9. Vietato portare armi nell'istituto, anche se mi sembra inutile sottolineare una cosa tanto ovvia. Non voglio vedere armi nelle vostre mani, altrimenti state certi che non rimetterete mai più piede in questa struttura.
10. Si può uscire all'esterno solo su mio permesso o di un professore, chi ha diciotto anni dovrà firmare il registro delle entrate e uscite dell'istituto. Chi sparisce senza avvisare avrà una nota disciplinare.

11. L'istituto può essere frequentato solo dagli iscritti, non voglio vedere nessuno che si ‘’imbuca’’ come a una festa, ne va della nostra reputazione.
12. Alcuni locali della scuola resteranno aperti anche dopo le lezioni per lo svolgimento delle varie attività extrascolastiche. Se in uno di questi posti sarà trovato qualcosa fuori posto dovranno risarcire il danno tutte le persone che l'hanno frequentato, se sarà trovato il colpevole ci penserà lui oltre a prendersi la responsabilità di tutto.
13. L'ingresso agli archivi della scuola e all'aula insegnanti sono severamente vietati, in caso verrete trovati là dentro prenderete un rapporto.
14. Per ogni attività c'è un orario che deve essere rispettato. Ad esempio se uno fa ritardo a lezione sarà considerato assente.
15. Entro le 18:00 tutte le aule rimaste aperte verranno chiuse, tranne la biblioteca che potrà essere frequentata solo dai ragazzi dell'ultimo anno per la preparazione all'esame.

16. Dopo le 20:30, finito il pasto, tutti i ragazzi dovranno trovarsi nel dormitorio e nessuno può entrare o uscire, se non volete dormire a quell'ora non importa, avete la sala comune e le vostre stanze dove passare il tempo, ma non voglio trovare nessuno a gironzolare per l’istituto, la pena minima è una nota disciplinare, ma potrebbe diventare molto più severa all’occorrenza. Come nel caso trovassimo uno di voi nei dormitori degli studenti dell’altro sesso.. ehm.. ci siamo capiti, vero giovanotti?

 Con questo ho finito.

I professori avrete modo di conoscerli durante le lezioni, ora vi lascio in custodia dei ragazzi dell'ultimo anno che vi faranno fare un giro per l'istituto e vi spiegheranno dove andare. Gli orari delle lezioni insieme ad altre informazioni utili sui Club e pratiche piantine della scuola li troverete in segreteria che resterà aperta fino alle 16:00.

Arrivederci e buona visita.”

 

Angolo Autrici: 

Una fanfiction che parla di scuola dove si chiede la partecipazione di OC non è certo la cosa più originale mai fatta, non possiamo dire che questa sarà diversa dalle altre che avete già visto, ma ci proveremo lo stesso, cercheremo comunque di ridurre al minimo i cliché e il senso di déjà-vu. Spero che il nostro lavoro sia di vostro gradimento e che ci farete l'onore di partecipare con i vostri OC. Questa è la scheda da completare, è un po' lunga ma non fatevi spaventare, potete pubblicarla nelle recensioni o inviarci un messaggio personale con oggetto il titolo della storia. Grazie a tutti. 
Ps: potere creare anche due personaggi se avete tempo e voglia. Di nuovo Grazie


Informazioni Generali
Nome e Cognome:
Nickname: (facoltativo)
Compleanno:
Età:
Anno/Classe:
Ricco o Borsista:
Sesso:
Regione e Città di provenienza: (ricordate che la regione in cui vive deve influenzare, almeno un minimo, i Pokémon in squadra)
Coordinatore o Allenatore:
Stile di lotta: ( preferenze in fatto di strategie, tecniche …)
Segni particolari: (valgono cicatrici, voglie, piercing …)
Talento/i: (questi sono importanti anche per la scelta dei club, ma ne parleremo in seguito, potete metterne più di uno ma attenti a non esagerare)
Theme Song: (la/le  canzone/i che si addice/addicono al carattere del personaggio, potete scriverne al massimo tre. Se non ha nessuna theme song e non avete voglia di cercarne una lasciate lo spazio bianco, mica ci offendiamo.)
Pokémon Compagno: (il primo)
Squadra: (se possibile non completamente evoluta)
- Nome:
- Specie:
- Sesso:
-Personalità: (due o tre aggettivi saranno sufficienti)
(fare copia e incolla per tutti i componenti della squadra)

Descrizione fisica
Non è obbligatorio, anzi noi preferiamo le descrizioni, ma se ce l’avete potete inviarci (meglio se per messaggio personale) un’immagine o una gif, o uno scarabocchio,  se vi fidate possiamo disegnarlo noi il vostro OC ma facciamo schifo… Comunque apprezzeremo molto di più una bella descrizione come ai bei vecchi tempi.

Descrizione caratteriale
Il più dettagliata e approfondita che potete per favore, conoscere il carattere dei personaggi è fondamentale. Potete fare una scaletta con vari punti:  inserendo i difetti, i pregi, le cose che preferisce, quelle che invece non gli piacciono, il suo comportamento con gli altri, il carattere in generale o fare un discorso omogeneo.

Relazioni con altri personaggi
amicizie, parentele, relazioni amorose e non , cotte…
Coppia?: (non è obbligatorio, e si può anche scegliere in seguito, se il personaggio è già stato scelto troveremo un modo per risolvere la questione)

Storia
Infanzia e avvenimenti significativi in famiglia, quello che ha fatto gli anni passati nella scuola (questo ovviamente se non è al primo anno).

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Capitolo 2
*** Ritorno alla normalità, o quasi ***


CAPITOLO 1

Ritorno alla normalità, o quasi.

 

Giulia camminava rigirando fra le dita una ciocca di capelli biondi insieme alle altre matricole, ogni due secondi si guardava intorno alla ricerca di una familiare capigliatura verde. Ma fra gli alunni di quinta incaricati di portarli in giro per la scuola N non c'era...
"Bene, matricole, questa è la segreteria, troverete tutto quello che vi serve, comprese le chiavi delle vostre stanze. Ricordate che il dormitorio dei maschi è alla sinistra di questo edificio mentre quello delle ragazze è a destra, e che se fate tardi a mensa non mangiate". Il ragazzo rise, salutò il bidello seduto alla scrivania davanti all'ingresso con un gesto e si allontanò. Senza N si sentiva spaesata come gli altri ragazzi di prima, e adesso che li guardava bene avevano tutti la stessa espressione a metà fra il terrorizzato e l'eccitato.
Alcuni di loro stavano già socializzando, ma non riuscì a sentire i nomi di chi si stava presentando vicino a lei che una ragazzina con i capelli del suo stesso colori ma più lunghi le si avvicinò con la mano tesa e un sorriso simpatico. "Ciao, io sono Alyson Aveline. Piacere di conoscerti."
Si strinsero la mano. "Piacere mio. Io sono Giulia, Giulia N. Kitsune per la precisione".
"Che bello! Ti presento Madeline e Francesco e, pensa, saremo in classe insieme!" e il sorrisino iniziale si trasformò in un enorme sorriso a trentadue denti. "Giulia hai già preso le chiavi? Se non l'hai ancora fatto vieni con noi in segreteria che controlliamo insieme dove sono le nostre stanze" e trascinò la biondina con se in segreteria seguita dai suoi nuovi amici senza darle la possibilità di rispondere.

Francesco seguiva le ragazze con passo flemmatico, le guardava saltellare di quà e di là per il corridoio. Si comportavano come se si conoscessero da sempre, a lui però stare con loro non dispiaceva, non aveva mai avuto problemi a relazionarsi con gli altri.
Dietro di lui camminava una ragazzina con lunghi capelli neri, tutti ordinati. Madeline non si era ancora abituata all'ambiente, sembrava non credere ai suoi occhi. Non era mai stata sola in un posto così grande ed era spaesata, si guardava intorno con la bocca aperta cercando di memorizzare più cose possibili, sapeva che lì avrebbe passato cinque anni della sua vita. Era così impegnata a guardare il cortile dalle finestre che non si accorse di andare a scontrarsi con il suo nuovo compagno.
"Ops. Scusa, scusa non volevo! Tu sei Francesco, giusto?" e lo guardò con i suoi occhioni grigi.
"Sì, e tu sei Madeline". Lei annuì. "Dunque saremo in classe insieme. Dimmi, cosa farai: allenatrice o coordinatrice?"
"Coordinatrice, e tu?"
"Anch'io!"
"Wow! È raro trovare ragazzi che fanno i coordinatori, di solito preferiscono buttarsi nelle lotte..."
Da poco lontano giunse la voce squillante e allegra di Alyson "Ehi, Madeline! Siamo compagne di stanza. E con noi c'è anche Vera!"

 

 I ragazzi delle altre classi erano stati in segreteria durante il discorso di benvenuto ai novizi, nessuno a parte quei masochisti di quinta che ogni anno si incaricavano di fare da guida ai ragazzini si sarebbe sorbito due volte le chiacchiere del preside.

Gli altri preferivano bighellonare per i corridoi e incontrare vecchi amici piuttosto che conoscerne subito di nuovi. Fra questi c'erano due studentesse di seconda, due amiche di vecchia data che avevano avuto la fortuna di ritrovarsi nella stessa scuola.
Feraligatr Rainers era stata spinta ad entrare alla T.C. Academy dal professor Elm, suo vicino di casa e al momento anche genitore adottivo, in quanto sua madre e suo padre gliel'avevano affidata mentre loro erano a Unima per lavoro.

Elizaveta Howell, invece, aveva studiato come una matta per ottenere una borsa di studio e levarsi di torno perché il clima in casa sua era diventato insostenibile.
Sua madre era ancora alla ricerca del vero amore e non si era rassegnata a passare il resto della sua vita da single; suo fratello stava entrando nell'adolescenza più orrenda che un ragazzino potesse avere e tra via vai di uomini semisconosciuti, litigate quotidiane con chiunque in quella casa e un'esistenza che l'annoiava sempre di più e le toglieva la voglia di vivere, aveva preso una decisione: doveva fuggire in fretta.

"Come sono andate le vacanze?" cominciò Elizaveta pettinandosi la massa di capelli castani con  le dita.
"Bene, Elm ha già preparato le lezioni per tutto il resto dell’anno, i miei genitori non si sono fatti vedere quasi per niente mentre Ethan e Lyra sono stati a Olivinopoli insieme. Ora che ci penso, non ti ho visto quest'estate a Borgofoglianova..." disse Feraligatr guardando curiosa l'amica.
"Sì, infatti sono stata in vacanza con un tipo... Ti ricordi quel ragazzo che faceva la terza insieme a Green, con cui ho stretto amicizia l'anno scorso? Lui. Siamo stati in crociera insieme." borbottò come se si vergognasse.
"Ma chi? Quel donnaiolo che ora dovrebbe fare quarta? Niente di serio spero, perché sarà anche un bel ragazzo ma è comunque un pezzo di sterco fumante, l'ho visto come tratta la gente" si voltò con sgranando gli occhini color cioccolato e facendo ondeggiare la coda di capelli scuri.
"Lo so. È una merda, ma con me è piuttosto gentile" fece una pausa e poi riprese come se avesse ricevuto l'illuminazione "Ehi, Feralis! Ti piacerebbe se stessimo nella stessa stanza quest'anno?"
Aveva colto l'altra alla sprovvista e le ci volle qualche secondo per collegare la domanda ad una risposta "S-sì, certo. Ma non possiamo mica deciderlo noi" rispose balbettando.
"Noi no, ma Lui sì" e ridacchiò. Non bisognava essere geni per capire che si riferiva al suo amico. "Lo chiamo subito..."

 

"Pronto?... Si... Ok, ci penso io" il giovane rimise il cellulare in tasca e iniziò a lavorare al computer per accontentare la ragazza che gli aveva appena telefonato.
Non era il tipo che faceva favori gratuiti alla gente, ma per lei poteva anche fare un'eccezione e mettere da parte il suo egoismo.
"Damieeen!" un altro ragazzo aprì la porta con un calcio e si catapultò nella stanza carico di valigie e rumoroso come una mandria di tori “Guarda chi è il tuo compagno!” urlò il sedicenne, gettando a terra i bagagli e rimanendo a bocca aperta come un ebete. Aprì le braccia facendo svolazzare la maglietta rossa troppo larga, rischiando pure di perdere i pantaloni tutti strappati. Non aveva avuto nemmeno la decenza di indossare l’uniforme, come d’altronde facevano tutti per almeno i primi due giorni, tranne le matricole ovviamente.
 “Chi non muore si rivede. Eh, Niko?” Fece l’altro alzando appena gli occhi dallo schermo “Non ti sei ancora disfatto di canne?” si sistemò i capelli, spostando i ciuffi neri che gli ricadevano sugli occhi azzurri, impedendogli di concentrarsi sul suo lavoro.
“Nah, e poi un paio di cannette ogni tanto non hanno mai ucciso nessuno” spostò le valigie che aveva lasciato cadere vicino ai letti a castello e tornò a guardare l’amico “Qual è il tuo?” 
“Quello singolo, non mi va di dividere i miei spazi anche mentre dormo”
Il più giovane ridacchiò e appoggiò le pokeball su una delle tre scrivanie appiccicate alla parete opposta a quella dei letti. “Allora io prendo quello in alto” poi se ne andò a spaparanzarsi sulla poltroncina appoggiando i piedi sul tavolino che Damien aveva fatto portare lì in segreto insieme al divano.
Il più grande gli lanciò un’occhiataccia ma non bastò per fargli abbandonare la comoda posizione, si guardò intorno, soffermandosi un po’ sui tre letti che occupavano ben due pareti “Allora… Dami, sai chi sarà lo sfigato che verrà a dormire con una brutta persona come te?” si spettinò ancora di più il ciuffo castano sulla testa e rise guardando la faccia offesa dell’altro.

“Nessuno, appena avrò accontentato Elizaveta farò tutto ciò che è in mio potere per far sì che non ci sia qualcun altro ad infestare la stanza” detto questo si rimise a lavorare al portatile che teneva sulle ginocchia.
“A proposito, che ti ha chiesto quella disgraziata di Borgofoglianova? Tank, come la chiami tu” chiese il castano.
“Vuole stare in stanza insieme ad una sua amica… Mi sta usando, e pure gratis… soffro” e per fortificare il concetto si batté il petto con fare drammatico.
“Hai già visto le primine?”
“E cosa c’entra?”
“Niente, ma tu mi annoi. Parliamo di ragazze che non siano Elis, lei non è una ragazza” e cambiò posizione “Quindi, hai già visto le primine?”
“No, non posso perdere tempo con loro, sono troppo piccole e l’anno prossimo passerò a un livello superiore: le prof” concluse solennemente.
“Sei un maiale” e lo guardò con un sorriso sornione “In classe tua nessuna degna di nota?”
Si grattò il mento riflettendo mentre guardava il soffitto. “Sì, ci sarebbero Seraphine Gray e Reiko di cui non ricordo mai il cognome. Sono le più carine. Ma non mi interessano”
“Non ti interessano o con loro non hai speranze?” rise Niko.
“Basta, lasciami lavorare!” e gli lanciò un cuscino in faccia.

 

Accanto a Den, Carlotta sembrava ancora più pallida e spettrale. Quei capelli neri erano in netto contrasto con la pelle chiara della ragazza, soprattutto se messa a confronto con quella olivastra di lui, insieme al suo fisico muscoloso e robusto lei sembrava veramente un fantasma.
Arrivati in segreteria bussarono alla finestrella che dava sull’ufficio e pochi secondi dopo la testa del bidello spuntò da dietro uno scaffale metallico stracolmo di fogli di carta.
“Den Miller e Carlotta diMotta, possiamo avere le schede con gli orari e le chiavi delle nostre stanze?” chiese in tono cordiale il giovane.
“Un attimo che controllo” l’uomo sparì di nuovo dietro agli armadietti, si sedette davanti al grosso computer e cercò i nomi dei ragazzi nell’archivio. Quando riapparve aveva con sé due fogli pieni di scritte e tabelle e le chiavi con appeso il cartellino con il numero delle stanze. “Ecco qua ragazzi. E se fossi in te, giovanotto, mi sbrigherei, sei capitato in una camera tipla” mise gli oggetti sotto i nasi dei due e Den li afferrò in fretta “Scusa Carlotta, devo andare” e fuggì di corsa. La moretta rimase impalata balbettando “Non c’è problema”. Osservò l’amico correre verso i dormitori, i capelli castani svolazzanti al ritmo dei suo passi e l’ombra di un sorriso apparve sul suo viso pallido.
Den era al suo terzo anno, ormai aveva capito che quando venivano sorteggiate le stanze c’erano due possibilità:
1) capitare in una camera doppia con due letti singoli, due scrivanie e uno spazio adeguato a due persone;
2) essere smistati in una a tre… questo significava sì uno spazio più grande, tre letti, di cui uno singolo e gli altri a castello.

Quelli più ambiti erano ovviamente quello singolo e quello in alto e venivano presi dai primi che arrivavano, mentre all’ultimo toccava il posto peggiore: il letto in basso. Per uno della sua stazza sarebbe stata una vera tortura. Ogni mattina si sarebbe svegliato sbattendo la testa e con il mal di schiena. No, doveva assolutamente evitarlo.
Fece di corsa tutto il tragitto, andando a scontrarsi di tanto in tanto con altri ragazzi che incontrava lungo la strada, ogni volta blaterava delle scuse e ripartiva a tutta velocità.

 

Arrivato davanti alla porta che recava lo stesso numero scritto sulle sue chiavi si accorse con orrore che era già aperta. Sperò con tutto se stesso che non fosse già al completo. L’aprì sussurrando qualche preghiera che gli morì in gola vedendo due ragazzi in atteggiamenti bizzarri: uno se ne stava seduto su un divano che non avrebbe dovuto trovarsi lì davanti ad un computer portatile con la testa fra le mani che emetteva strani mugolii, l’altro era svaccato su una poltrona (e nemmeno quella avrebbe dovuto trovarsi lì!) che rideva a crepapelle dando forti e sonore pacche sulla schiena al compagno. “Che incapace!” rise ancora più forte, si accorse del ragazzo sulla porta e della sua espressione sconvolta e gli sorrise amichevolmente. “Benvenuto!” e si lanciò verso di lui per stringergli la mano “Io sono Niko e tu sei quello che si prende il letto sfigato, Sfigato” e lo fece entrare con una potente pacca fra le scapole. Il tipo sul divano continuava a borbottare “Maledetto Clarence, è tutta colpa tua”
Den non aveva ancora spiccicato parola salvo sibilare il suo nome. Rimase con gli occhi sgranati a fissare la scena con i due che discutevano a proposito di nomi e nomignoli senza capirci una mazza.
Non riusciva a cacciar via il presentimento che quelle persone all’apparenza quasi innocue gli avrebbero regalato un soggiorno infernale.

 

What Happens in the Academy:
I ragazzi di prima si sono conosciuti. Vecchi amici si sono rincontrati e per tre di loro sta per iniziare una lunga e tortuosa convivenza. 

Note Autrici:
Prima di tutto ci presentiamo: siamo Vongola e Scolopendra, ridete pure se volete... Anche noi abbiamo dei personaggi, e ci scusiamo con tutti voi se i vostri non compaiono subito in questo capitolo, abbiamo avuto dei problemi di spazio e anche di immedesimazione. Presto rimedieremo e vi assicuriamo che tutti i personaggi (anche quelli canon) avranno il loro spazio e i loro momenti di gloria.
Siamo disponibili a rispondere ad ogni vostra domanda o messaggio, anche solo per fare due chiacchiere.

Spiegazioni: non scandalizzatevi se i nostri quattro personaggi e quelli canonici compaiono più spesso di altri, infatti questi faranno da "collante" fra le varie vicende. Grazie della partecipazione e vi informiamo che le iscrizioni rimarranno aperte fino al prossimo capitolo, quindi siete ancora in tempo (soprattutto perchè mancano cordinatori maschi e ragazzi di prima) e preghiamo chi ha "prenotato" un OC e che non ce lo ha ancora inviato di farlo prima del capitolo due o avremo qualche problema ad inserirlo. Con il proseguire della storia potreste trovare delle domandine riguardanti i vostri personaggi e importanti per noi, per decidere il destino dei ragazzi nella scuola (vi avvertiamo in anticipo :D)

Blog: http://vongolaescolopendra.blogspot.it/

Alla prossima!

Den Miller and Carlotta di motta belong to Satoshi_San
Feraligatr Rainers belongs to Feralis
Giulia N. Kitsune belongs to Lady_Kitsune
Alyson Aveline belongs to Alesaphi24
Francesco Matthews belongs to Franciesco td
Elizaveta Howell and Damien Gervais belong to Vongola
Madeline Maynard and Clarence Wiblin (Niko) belong to Scolopendra

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Capitolo 3
*** Manovre di Assestamento ***


Cap 2

Happy birthday, Satoshi_San!


Manovre di Assestamento



Akahito Miyuu era arrivato l’anno scorso alla T.C. Academy pieno di buone speranze. Aveva sentito parlare molto bene di questa scuola dai suoi vicini di casa, Den e Frida, che essendo esattamente un anno più grandi di lui ogni estate avevano un sacco di belle cose da raccontare. Benché quei tre vivessero nel suo stesso paese non erano mai diventati amici stretti. Colpa anche del suo carattere freddo e distaccato. Ma almeno Frida e Den non lo prendevano in giro come facevano molti altri ragazzi.
Nonostante tutte le sue speranze il primo anno non era stato esattamente rose e fiori. Aveva provato a fare amicizia ma presto o tardi tutti quanto lo avevano abbandonato definendolo un tipo noioso. Per anni era stato preso in giro dai suoi compagni, neppure lui ricordava il motivo, ma loro continuavano imperterriti, era diventato il loro bersaglio preferito. Non aveva mai fatto niente per reagire semplicemente perché non voleva dare la soddisfazione a quei bulletti da quattro soldi di vederlo ferito. Ma non smetteva comunque di sperare che un giorno le cose sarebbero cambiate.
“Ciao, sono Vera. Questo è il mio primo giorno qui.” Senza che se ne accorgesse una ragazzina dai capelli castani un po’ più chiari dei suoi e gli occhi azzurri gli si era avvicinata e adesso gli tendeva la mano amichevolmente. Lui la fissò stranito per un po’ mentre il sorriso dell’altra si trasformava piano piano in una smorfia imbarazzata. “Oh, ho interrotto qualcosa? Mi dispiace…” e abbassò lo sguardo quasi mortificata. Akahito si svegliò dal suo stato di trance e più impacciato e imbarazzato che mai si affrettò a scusarsi. Per poco non si era fatto scappare l’unica persona che gli si era avvicinata gentilmente in tutta la giornata. Le strinse la mano e disse “Piacere, Vera. Io mi chiamo Akahito”

Christopher era uno dei pochi ritardatari che si precipitavano in segreteria a prendere i fogli e le chiavi prima di andare a mangiare.
Lui però era un caso speciale: aveva sedici anni e si era iscritto al terzo anno ma era la prima volta che metteva piede in quella scuola.
Stava girando per i corridoi vuoti da diversi minuti e ormai era arrivato alla conclusione che si era perso.
'Possibile che sia l'unico in ritardo?' Pensò davanti all'ennesimo bivio.
Non poteva giurarlo ma era quasi sicuro di essere già passato di lì, la scuola era immensa e per un nuovo arrivato diventava un vero e proprio labirinto senza punti di riferimento e corridoi tutti uguali, lunghi e stretti, tutti con la stessa tinta rossa che copriva le pareti solo per metà, tutti con le stesse ampie finestre a vetrata. A terra, ai lati di queste si trovavano vasi con piante da interno verdi dalle foglie larghe ma senza neanche un fiore. Le porte in legno scuro delle aule non avevano ancora le targhette attaccate e ciò rendeva ancora più difficile orientarsi.
A un certo punto sentì un leggero scalpiccio, si voltò per capire da dove provenisse e vide una ragazza dai lunghi capelli azzurri tenuti indietro da un cerchietto blu.
Camminava impettita, schiena dritta e borsetta alla mano. Passi corti e frettolosi venivano dalla sua parte.
Lui guardò imbambolato la ragazza che svoltava l'angolo per andare nella direzione da cui lui era appena arrivato. Christopher però la bloccò in tempo parandoglisi davanti.
“Ehi, che modi sono?” e lo superò.
“Scusa ma mi sono perso. È il primo giorno e non ho fatto in tempo a sentire la presentazione del preside, quindi adesso non ho idea di dove debba andare” disse lui seguendola.
La ragazza si girò e lo squadrò bene da capo a piedi come se dovesse valutare se era una buona idea aiutarlo o lasciarlo al suo triste destino.
Il suo intuito misto alla fretta di raggiungere il bagno la spingeva ad optare per la seconda e lasciarlo vagare fino alla vecchiaia per i corridoi. Ma così avrebbe mandato all'aria tutti i suoi propositi di diventare una persona più gentile, quindi fece un sospirone e con la stessa aria scocciata e altezzosa che per anni le aveva impedito di stringere amicizie durature e sincere, disse “Segui il corridoio da cui sono venuta, ti ritroverai all'ingresso, a destra dell'entrata c'è una finestrella da cui puoi vedere il bidello mezzo addormentato. Quella è la segreteria.” si accomodò il cerchietto sulla testa, sistemò con le dita la frangetta azzurra e senza dire altro lo superò sculettando e riprese il cammino verso la sua meta.
Christopher rimase un po' stranito dal comportamento della ragazza dai capelli turchini, solo ora si accorgeva che non si erano neppure presentati; ma dopotutto non era una tragedia, avrebbe avuto modo di rivederla sicuramente.
Seguì la strada che gli era stata appena indicata, gli bastò attraversare un corridoio e svoltare una sola volta per ritrovarsi davanti alla finestrella che gli aveva descritto la ragazza. Si sentì un vero stupido a non averla trovata prima.

L'ingresso della scuola era luminoso e ampio. Appena si varcava la porta principale ci si trovava in uno spazio grande e accogliente con di fronte, dalla parte opposta alla porta da cui si entrava, l'ingresso del cortile e lo spazio riservato agli alunni.
Subito a destra c'era lo sportello della segreteria dove il bidello amava appisolarsi, un corridoio che portava all'aula insegnanti, l'ufficio del preside e infondo la biblioteca.
A sinistra un'altro corridoio che conduceva ai bagni e una parete dove erano state posizionate delle panche separate dalle solite piante da appartamento.
Erano sedute in una di quelle Seraphine e Reiko, due ragazze che quell'anno avrebbero frequentato la quarta. Nonostante i loro caratteri apparentemente chiusi e distaccati, in qualche modo gli anni passati insieme erano riuscite a far instaurare fra le due un buon rapporto.
Seraphine era una leader nata mentre Reiko aveva bisogno di avere accanto uno spirito forte, forse era stato questo ad avvicinarle.
L'una di fronte all'altra parlavano di tutto ciò che gli passava per la mente. Passavano da ciò che avevano fatto durante l'estate a quello che avrebbero mangiato e perfino all'argomento 'ragazzi'.
A un certo punto il loro cicalare fu interrotto dalla comparsa di un ragazzo che proveniva dal corridoio alle loro spalle. Reiko fu la prima ad accorgersi dell'intruso che entrò improvvisamente nella sua visuale. Levò gli occhi dai colori singolari, uno era nero mentre l'altro di un rosa molto chiaro, dal viso sottile e colorito dell'amica e alzò impercettibilmente le sopracciglia bianche alla vista del ragazzo dai capelli castani non troppo scuri, la pelle leggermente abbronzata e gli occhi verdi, che guardava la segreteria come se avesse visto il divino. Anche Seraphine fu costretta a voltarsi osservando lo strano tipo precipitarsi allo sportello. Il bidello dietro il banco si svegliò, si pulì con una mano i lati della bocca e accontentò le richieste del ragazzo.
Una volta ottenuti tutti i fogli e le chiavi varcò la porta con aria tronfia e se ne andò così come era arrivato.
“Chi era?” chiese Reiko quando furono nuovamente sole.
“Non saprei, per fare la prima mi sembra troppo grande. Però è la prima volta che lo vedo” rispose Seraphine. Detto ciò continuarono a parlottare e appena suonò mezzogiorno andarono insieme a mensa lasciando il bidello al suo pisolino.

Sul viottolo di ghiaia che circondava le aiuole di iris, tulipani e qualche rosa solitaria fra i cespugli di margherite, camminava un ragazzo. I capelli di una scura sfumatura di rosso e le cuffie alle orecchie. Pareva impegnato ad ascoltare la musica e di tanto in tanto calciava via un po’ di sassi a ritmo della canzone. A Philip non piaceva un gran che stare in compagnia, o meglio non aveva ancora adocchiato nessuno di quei pochi ragazzi che gli erano davvero simpatici. Fu colpa dell’alto volume della musica che non si accorse dei passi dietro di lui sebbene questi facessero scricchiolare la ghiaia.
Sentì una mano sulla sua spalla che lo scuoteva con non troppa gentilezza. Con un smorfia scocciata si tolse le cuffie con l’atteggiamento di chi è stato costretto a fare qualcosa contro la sua volontà. Si voltò verso chi lo infastidiva e purtroppo aveva il presentimento di sapere già chi fosse. Appena girato vide la familiare faccia di Misaki Kunimura, una delle sue compagne di classe. Corti capelli neri e un paio di occhi rossi, questa era la ragazza che per tutto l’anno avrebbe cercato di socializzare con lui senza capire che se dopo quattro anni non erano ancora amici un motivo forse c’era.
Non era neanche colpa della povera Misa, dopotutto lei cercava solo di essere gentile, era nel suo carattere.  E poi i tipi come Philip la incuriosivano. Peccato che lui non fosse interessato a nessun tipo di rapporto, aveva qualche amico e gli bastava, non gli piaceva essere circondato da persone e non soffriva la solitudine.
“Ehi là! Ma chi si rivede! Come va? Come hai passato l’estate? Stai andando a pranzo? Posso venire con te?” Misaki però era insistente, ed era una cosa che il ragazzo sopportava malvolentieri. Grugnì qualcosa in risposta, sperando con tutto se stesso che le bastasse e che la conversazione finisse in fretta. Ma non fu così. La ragazza stava ancora aspettando una vera risposta e lo guardava con gli occhi scarlatti spalancati e curiosi. “Bene, Mmh, tutto bene… aspetta un secondo, per favore” e finse di mettere le cuffie nella tasca. Si sentiva come un pesce fuor d’acqua, non perché fosse fuori posto, ma perché l’unica cosa che riusciva a fare era annaspare cercando una via di fuga.  Infatti le cuffie erano solo una scusa per distrarre la compagna che era molto propensa a cali di attenzione, come volevasi dimostrare quella stava già guardando da tutt’altra parte con gli occhi persi nel vuoto.
Philip colse l’occasione al volo e borbottando qualcosa tipo “Devo andare, scusa” fuggì verso uno dei suoi compagni, uno di quelli che poteva definire amici, che aveva appena visto dall’altra parte del cortile.
A Misaki ci volle un po’ per accorgersi della fuga del rosso, ma ormai c’era abituata. Gli gridò dietro un saluto e saltellò verso la mensa come se non fosse successo niente. Gliel’avrebbe fatta pagare in classe.
Philip attraversò il cortile in silenzio ringraziando fra sé e sé la sua buona stella per aver mandato Den a salvarlo. Appena gli fu abbastanza vicino gli fece un cenno con la mano e quando si accorse di lui l’altro gli andò incontro salutando di rimando. Den avanzava a passo deciso trascinandosi dietro una ragazzina dai lunghi capelli neri e un aspetto vagamente spettrale, gliel’aveva già presentata, era conosciuta come Fantasmina, ma il suo vero nome era Carlotta.
“Com’è, Phil?” chiese allegramente il castano.
“Tutto bene. Te?” la cosa migliore era che Den si accontentava delle sue risposte sintetiche e spesso evasive.
“Sempre di molte parole, eh? Anche a me tutto bene. Sto accompagnando Carlotta alla caffetteria, devo farmi perdonare per essere scappato stamattina” e lanciò un’occhiata complice alla compagna, che abbassò quasi subito lo sguardo con un risolino.
“Con chi sei in stanza?” chiese il più grande. Den fece una smorfia di disgusto ed esitò prima di parlare. Intanto Carlotta se la rideva sotto i baffi, le aveva già raccontato tutto.
“Preferirei non pensarci, perché se lo faccio poi sviluppo manie omicide. Non solo sono arrivato ultimo in una stanza a tre e mi sono preso il posto peggiore, ma sono pure in stanza con un ragazzino che non ha fatto altro che ridere e darmi dello sfigato mentre l’altro lo conosci pure tu, è quel fighetto del tuo compagno di classe: Gervais” a sentire ciò il viso di Philip si oscurò, Carlotta poté giurare di aver visto un’aura nera che lo avvolgeva mentre lampi e saette gli illuminavano gli occhi maculati. Ma durò una frazione di secondo e il ragazzo tornò ad essere il solito. “Buona fortuna, ti servirà”

La caffetteria rimaneva aperta la mattina dalle 7:00 alle 8:00, il pomeriggio tra le 13:15 e le 14:30 e la sera dalle 19:00 alle 20:30.
Era una stanza piena di tavoli di legno coperti da tovaglie impermeabili.
Il soffitto non molto alto a cui erano appese lampade a neon, pareti di un bel color panna e le finestre ampie che rendevano l'ambiente luminoso e accogliente adornate con tende rosse tenute sempre aperte.
Mentre alcuni ragazzi facevano la fila al balcone del cibo, altri si affrettavano a prendere posto a sedere per sé e per gli amici.
Il primo giorno la scelta del posto era fondamentale perché le postazioni sarebbero state uguali per tutto il periodo scolastico, salvo alcuni casi.
Non era una regola ma semplicemente la “legge” che i ragazzi avevano mantenuto nel corso degli anni.
“Ehilà, Harry!” una ragazza bassa dai capelli castani, lunghi fino alle spalle tagliati pari, fece girare un ragazzo alto, con degli occhiali dalla montatura rotonda, con una gomitata fra le costole. Quest'ultimo trasalì e si girò.
Alla vista dell'amica sorrise e la salutò “Ciao Nana!” fece gentile.
Ad Harry piaceva stare in compagnia ma con le ragazze diventava sorprendentemente impacciato. Con Mana però era diverso: la conosceva da tempo e ormai aveva superato la timidezza.
Mana fece la faccia un po' offesa poi si mise a ridere. Sapeva di essere bassa, le dava leggermente fastidio essere presa in giro, però lei era fatta così, non poteva farci niente. Solo dai suoi amici accettava le battute riguardanti la sua altezza, ed Harry era uno di questi. La fila che avevano davanti si accorciò velocemente e toccò a loro servirsi.
Harry, con il vassoio sotto braccio, fece un buffo inchino facendo passare avanti l'amica “Prima le Signore” lei lo ringraziò con un “Awwww! Ma che gentleman!” e risero entrambi.
Mana riempì due vassoi, uno per lei e l'altro per l'amica che aveva già preso posto ad un tavolo.
“Sanderson, di cosa ti nutrirai oggi?” disse senza alzare gli occhi castani dal banco del cibo.
“Bo, non saprei... tu cosa prendi, Mana?”
Lei cominciò ad elencare tutte le cose che avrebbe preso per sé e per l'amica, le motivazioni ed il valore nutrizionale parlando ininterrottamente, tanto che il povero Harry smise di ascoltare dopo pochi minuti.
Quando entrambi ebbero finito di servirsi, la sedicenne chiese “Vieni a sederti al nostro tavolo? C'è posto per un'altra persona” e indicò un tavolo in un angolo della stanza.
Lui seguì con gli occhi la direzione indicata e vide una ragazza dalla pelle e i capelli bianchi, la riconobbe: era una sua compagna di classe, Zeina Sablewhite.
Entrambi frequentavano il quarto anno ma non aveva mai parlato con lei a parte per chiedersi i compiti e qualche chiarimento sulle lezioni.
Era albina e aveva un carattere molto particolare, solo Mana era entrata in confidenza con lei, abbastanza da poterle considerare amiche.
La sua presenza lo metteva un po' a disagio ma Mana sorrideva in modo così allegro che lo convinse a mettere da parte la sensazione sgradevole e seguirla.
Magari oggi si sarebbe fatto una nuova amica.

Le ragazze a differenza dei maschi, quando ricevevano le chiavi delle stanze si affrettavano a trasportare le valige per marcare il territorio (letto) con le loro cose per poi catapultarsi fuori dove le aspettavano le amiche.
Preferivano incontrarsi con le vecchie conoscenze piuttosto che socializzare fin da subito con le nuove coinquiline.
Se i maschi avevano il non-sottovalutabile problema del letto scomodo, loro non era questo a cui pensavano; un po' per via delle loro stature comunque più piccole di quelle dei ragazzi, e un po' perché avevano altro a cui pensare.
Il loro problema principale non erano tanto i letti tanto quanto chi ci dormiva sopra.
Se eri fortunata capitavi in una camera con ragazzi in gamba che condividevano i tuoi interessi o gusti, altrimenti avevi la possibilità di trovarti impelagata con:
–    Fangirl; ovvero ragazzine con l'unico scopo di ricoprire i muri con kilometri di poster raffiguranti idoli random. Manco fossero tappezzisti. E nel peggiore dei casi l'idolo in questione vi farà pure schifo;
–    Innamorate perenni, che per tutto l'anno non avrebbero fatto altro che allagare il pavimento con le loro lacrime e soffocarvi con chiacchiere infinite sulla loro nuova cotta abbastanza a lungo da farvi venire il desiderio di bucarvi i timpani con un cacciavite a stella;
–    Le tipe strambe, classe ampia, comprendeva tutte quelle con comportamenti strani o singolari tipo: nottambule (ragazze con il super potere dell'insonnia contagiosa, per tutto l'anno non avrebbero dormito un secondo e tu avresti condiviso la stessa sorte), quelle che nascondevano il cibo sotto il letto, quelle che si impossessavano di tutte le tue cose di loro gradimento, quelle sportive che si sarebbero autoelette personal trainer e vi avrebbero fatto sudare sette camice.
C'era anche chi, con l'assegnazione delle stanze aveva fortuna.
Era il caso di Frida e Ririchiyo, stessa età, stessa classe e per quest'anno anche stesso alloggio.
Frida si fermò un attimo per sciogliere i capelli biondi che teneva sempre in una coda, li pettinò con le mani tenendo l'elastico in bocca, quando ebbe lisciato tutte le ciocche e riportato all'ordine quelle che se ne andavano per conto loro, li rilegò.
Il continuo piegarsi e rialzarsi per disfare i bagagli e accomodare i suoi oggetti sulla sua scrivania l'avevano spettinata, sapeva che non sarebbe dovuto passare molto tempo prima di dover risistemare l'acconciatura.
Alzò gli occhi castani sull'esile figura della compagna che stava sistemando anch'essa la biancheria nell'armadio e notò che aveva il suo stesso problema: ogni poco si doveva risistemare i fiocchi che le tenevano i lunghi capelli rossastri in due codini.
Sorrise poi continuò nella sua occupazione.
Mentre le due continuavano a disfare i loro bagagli, la porta si aprì ed entrò nella stanza una terza ragazza dai modi di fare e di vestire alquanto singolari.
Aveva un enorme borsone verde che si trascinava dietro con una mano mentre nell'altra teneva una carota a cui ogni tanto dava un morso. Indossava una salopette con i pantaloni lunghi fino al ginocchio e sotto una t-shirt rossa, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle.
“Buonasera! È questa la stanza numero 8?” chiese con voce squillante.
Ririchiyo la guardò con disappunto. Scambiò uno sguardo di intesa con Frida, anch’essa stranita dall’apparizione di quella biondina armata di verdura. Ora come ora non avrebbero saputo dire se quella stramba ragazza sarebbe diventata loro amica o se si sarebbe rivelata solo un impiccio. Dal canto suo ‘’la stramba ragazza’’ sperava di aver trovato due compagne con cui entrare in sintonia e non di fare da terzo incomodo a quella coppietta che vedeva molto affiatata.
Frida si schiarì la voce e rispose “Sì, è questa. E noi siamo Frida Gray e Ririchiyo Sakakibara”
“Piacere, io sono Azuma, Azuma Sato. Va bene se lascio qui la mia roba?” trascinò il borsone oltre la porta e attese che le fosse accordato il permesso.
Le due annuirono e indicarono l’unico letto rimasto libero alla nuova arrivata, che con un “Perfetto, allora ci rivediamo stasera” e un sorriso, trascinò il borsone dall’aria pesante nel posto indicato per poi sparire esattamente come era arrivata.

I primi giorni erano sempre fiacchi, se escludiamo ovviamente quello dedicato a disfare i bagagli. Un vero lavoraccio. Dopo tre anni Bonney ci si era abituata ma non smetteva di vederla come una gran rottura, per questo scorrazzava da tutta la mattina per l’istituto senza una vera meta, lo faceva solo per non affrontare il ‘mostro valigia’ che l’aspettava nella sua stanza.
Durante il suo ennesimo giro si imbatté in una scenetta singolare fra il bidello e uno dei ragazzi del quinto anno.
“Com’è possibile che dopo cinque anni che frequento questa scuola io sia stato messo nel dormitorio delle femmine? Sono quattro anni, e ripeto QUATTRO, che vengo messo in quello dei maschi. Com’è che adesso vengo scambiato per una ragazza?”
Bonney si fermò e rimase ben nascosta dietro il suo angolo per non interferire, si tolse gli occhiali da sole e li usò come cerchietto per i suoi capelli rossi. Non voleva certo che gli finissero negli occhi mentre guardava quel buffo spettacolo.
Il bidello “E secondo te è colpa mia? Non sono mica io che vi assegno le stanze, io lo leggo solo nel computer e vi do le chiavi” probabilmente stava cercando di non essere scortese, ma non si poteva certo dire che ci stesse riuscendo bene. Si vedeva chiaramente che era spazientito e nervoso e la presenza di quel giovanotto con i capelli azzurri non faceva che peggiorare il suo umore.
“Forse lei non capisce che questo è un problema serio. Non posso mica entrare nel dormitorio delle ragazze e dire: Buongiorno, per quest’anno avete me come compagno, non fate caso al fatto che ho un pene.” Disse il tipo sarcastico facendo un sorriso acido.
L’uomo si passò una mano sulla pelata, segno che era davvero incavolato. Da adesso in poi non avrebbe più risposto delle sue azioni. “E ti lamenti pure?” ringhiò “Tutti i tuoi compagni non aspettano altro che un’occasione del genere, e tu ti lamenti?” ribadì rosso come un pomodoro.
Il tipo con i capelli blu balbettò qualche sillaba stridula poi raccolse il coraggio ed esclamò “Sì! Mi lamento eccome!”
“Allora sei un F-I-N-O-C-C-H-I-O!” urlò il bidello con una voce che risuonò per tutti i corridoi.
E quando arrivò a Bonney non poté più trattenersi e scoppiò un una risata fragorosa e incontrollabile. Barcollò e uscì dal suo nascondiglio solo per potersi appoggiare ad un muro che la sostenesse. I due uomini dimenticarono per un attimo il loro battibecco e la fissarono mentre lei incapace di trattenersi continuava a ridere sguaiatamente. Il ragazzo fuggì via rosso dalla vergogna e deciso ad avere la stanza nel dormitorio giusto. Qualsiasi cosa dicesse il custode.
Il bidello dal canto suo aveva vinto la discussione e adesso stronfiando rumorosamente con il naso se ne tornò al suo quotidiano con aria trionfante. Prima di reimmergersi nella lettura borbottò “Almeno c’è qualcuno che la pensa come me” facendo cenno alla rossa che ormai senza vergogna rotolava sul pavimento.

L’aula di musica si trovava al piano terra, era una stanza abbastanza larga da contenere una classe e i loro strumenti.
C’erano diversi armadietti pieni di spartiti e custodie, pochi banchi tutti accostati al muro e qualche sedia. Ma la prima cosa che si notava entrando era un esercito di leggii argentati che brillavano facendo bella mostra di sé, ammucchiati negli angoli o sparsi a gruppetti qua e là nell’aula. Riuscire a ottenere le chiavi di quella stanza era un’impresa. Ci voleva il permesso del professore di musica, bisognava firmare dei fogli dove l’alunno si assumeva la responsabilità in caso si fosse rotto qualcosa e mostrarli al preside perché anche lui li firmasse. Insomma una gran scocciatura. Ma dopo quattro anni, Ikuto aveva trovato un modo per risparmiarsi le queste lunghe pratiche.
Era un ragazzo agile e sveglio, aveva il talento di sapersi muovere come un gatto. Si era silenziosamente intrufolato nell’ufficio dei bidelli dove erano custodite le chiavi di tutte le aule, e senza troppe cerimonie si era impossessato di ciò che gli serviva.
Prima di girare le chiavi nella toppa si era assicurato che nei corridoi non ci fosse nessuno. Dopo tutto era quasi ora di cena e tutti gli altri si stavano avviando verso i dormitori per sistemare le ultime cose prima di andare a mensa.
Appoggiò la custodia del suo strumento su uno dei banchi, l’aprì e tirò fuori il suo amato violino. Non aveva bisogno di nessuno spartito, conosceva a memoria la canzone da suonare. L’archetto si muoveva con fluidità sulle corde dello strumento. Era una melodia triste e malinconica ma ugualmente bellissima.
Col senno di poi non fu una buona idea mettersi a suonare senza chiudere la porta a chiave, infatti prima che finisse la porta si spalancò ed entrò una ragazzina dai lunghi capelli biondi. Lei lo fissò con i suoi occhi violetti e con voce stridula che lasciava trasparire fin troppo bene il suo tono altezzoso anche con una frase così breve “Io sono più brava!” schioccò la lingua e inarcò le sopracciglia, mostrando un sorrisino trionfante e antipatico. “Allora, RagazzoProblematicoConICapelliBlu, non sai che è vietato stare qui senza permesso?”
Lui le rivolse una smorfia irritata, chiedendosi quasi con disgusto con quale coraggio quella mocciosa gli si rivolgesse così.
“Oh, no my Lady, mi avete scoperto! E ora come farò? Non vorrete mica mandarmi nelle segrete?” recitò, aveva colto nel segno sebbene la sua interpretazione facesse acqua da tutte le parti e si fosse messo a ridere proprio sull’ultima parola.
La ragazzina lo guardò stizzita e si mise una mano su un fianco, ma lui riprese prima che potesse intervenire. “Scusa piccoletta, ma non ho proprio tempo per le tue mania da prima donna, non starò qui un minuto di più ad assecondare i tuoi capricci. Arrivederci mocciosa.”
Lei era furente, il suo Io interiore stava battendo i piedi come un bambino. “Il mio nome è Corinne Gaëlle Durand, non chiamarmi mai più mocciosa!” la sua voce era diventata stridula. Se voleva sembrare minacciosa con quel tono appariva solo ridicola. Si calmò, riprese il controllo delle sue corde vocali e aggiunse “Sai che se facessi la spia tu finiresti nei guai?” si lasciò scappare un sorrisino trionfante.
“Fai pure” le lanciò un oggettino metallico e lei più per istinto che per volontà l’afferrò al volo, non senza un po’ di soddisfazione per non averlo fatto cadere. “Ma se vuoi davvero andare a lamentarti dagli insegnanti, dovrai spiegare perché hai tu le chiavi” sorrise di sbieco prima di sparire uscendo dalla finestra portandosi dietro il violino e ogni traccia del suo passaggio.
Corinne rimase impietrita, offesa, amareggiata e furibonda. Si ricordò improvvisamente che non sapeva neppure il nome del misterioso suonatore, ma adesso aveva poca importanza visto che avrebbe dovuto trovare il modo per rimettere a posto le chiavi senza finire nei guai. “Maledetto RagazzoProblematicoSuonatoreDiViolinoConICapelliBlu”

Ad Amethyst non piacevano le persone noiose o la monotonia in generale. Potendo scegliere si sarebbe circondata di persone originali e interessanti e capiva che aver trovato una ragazza come Micaela era stata una gran botta di culo.
Se ne stavano entrambe sedute sui divanetti della sala comune nel dormitorio femminile. Avevano cenato da poco e come gli anni passati ricordavano che dopo le 20:30 non gli era più possibile circolare fuori dai dormitori e benché la fatidica ora non fosse ancora arrivata le due avevano preferito accomodarsi su quei comodi divani dopo un’intera giornata passata a mettere in ordine la loro stanza. Per tutto il giorno avevano aperto scatoloni, messo a posto oggetti e disfatto valigie. Con vestiti e lenzuola che volavano da ogni parte.
Tutto sommato non era stato così male, avevano avuto modo di parlare parecchio e anche se non si erano riposate poi tanto, avrebbero comunque avuto il giorno successivo per poltrire. Infatti ogni anno i ragazzi erano tenuti a presentarsi il venerdì o il sabato così che il week-end fosse a loro disposizione per sistemarsi e riprendersi dopo il viaggio.
Micaela, detta Miky, era una ragazza solare, dai lunghi capelli fucsia e gli occhi turchesi, in quanto a colori di capelli strani l’amica non scherzava: aveva una massa di capelli viola mossi con un ciuffo che le ricadeva su un occhio.
“Quest’estate sono andata a Spiraria. C’era un mare bellissimo e vedessi che paesaggio! Peccato che non ci fosse neanche un negozio” si lamentò Miky “In compenso io e i miei Pokémon ci siamo divertiti molto. Abbiamo fatto un sacco di escursioni e visitato tutte le isolette.”
Amethyst ascoltava curiosa poi venne il suo turno di parlare “Per me è stato tutto il contrario. Sono stata a Verdeazzurropoli con i miei e con i gemelli, ho passato tutto il tempo girando per i centri commerciali, ma mi sarebbe piaciuto anche un po’ di relax su una spiaggia semideserta. Però c’erano tante cose per noi coordinatori, in effetti avresti dovuto esserci, fortuna che avevo un budget limitato o avrei svaligiato tutti i negozi” ridacchiò e l’altra seguì il suo esempio.
Adesso Miky era troppo curiosa di vedere quali acquisti avesse fatto l’amica e anche Amthyst avrebbe voluto vedere qualche foto di Spiraria.
“Devi assolutamente farmi vedere quello che hai preso!” cinguettò la ragazza dai capelli fucsia.
“Devi assolutamente descrivermi Spiraria e dintorni!” strillò l’altra prendendo le mani di Miky tra le sue. Con gli occhi che brillavano e ridendo per la scenetta che avevano appena fatto si affrettarono ad arrivare nella loro stanza.



Note Autrici:
Rieccoci, ci abbiamo metto un po' ma alla fine eccoci quà. Questo capitolo è  più lungo dell'altro, sono sapevamo se dividerlo in due parti o no, alla fine abbiamo deciso di pubblicarlo per intero però chiediamo a voi, è troppo lungo o così va bene ?
Allora, dal prossimo cap si parte con le lezioni, anche se mancano ancora 5 personaggi da presentare ma lo faremo durante "l'orario scolastico".
Se trovate qualche errore fatecelo notare che lo correggiamo subito. Grazie a tutti.


Alla prossima!

Akahito Miyuu belongs to
First Babu
Alyson Aveline belongs to
 Alesaphi24
Amethyst Brighton belongs to
PervincaViola
Azuma Sato belongs to
A q u i l e g i a
Bonney Kirkland belongs to
Levy
Cristopher J. Willsock belongs to
Cristo96
Corinne G. Durand and Ririchiyo Sakakibara belong to
equiderma
Frida Gray belongs to
CrystalHika
Giulia N. Kitsune belongs to 
Lady_Kitsune
Harry D. Sanderson belongs to
Malandrino ninja
Ikuto Tsukiyomi belongs to
ran_miki_sue … (o meglio, a chi ha inventato Shugo Chara)
Mana Wheeltree and Zeina Sablewhite belong to
Milady Ophelia
Micaela Yamamoto belongs to
SweetMiky
Philiph Evans belongs to
f9v5
Reiko Hushimura and Misaki Kunimura belong to  
Ronnie Kirishiki
Seraphine Gray belongs to
Konny_
Umi Ryuzaki belongs to
Fear

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Capitolo 4
*** The first day! ***


Capitolo 3
 The first day!


“Secondo te ce la caveremo?” chiese la ragazza dai capelli color caramello al collega di fianco.
“Dobbiamo essere positivi, certo che ce la faremo” disse il moretto, la verità era che il povero Bill non aveva la minima idea di come rispondere all’amica. Erano fermi, immobili davanti alla porta d’ingresso, ancora non osavano entrare.
Per Daisy e Bill era il primo anno alla T.C. Academy, ma non come alunni bensì come professori, però erano quasi sicuri di essere più intimiditi loro dei ragazzini di prima.
Si scambiarono un’occhiata che sembrava dire “siamo sulla stessa barca, facciamoci coraggio” e dopo vari respiri profondi entrarono.

Il week end passò in fretta e i ragazzi si ritrovarono catapultati in classe.
Alla porta della prima si affacciava qualche ragazzo delle classi superiori per augurare buona fortuna o semplicemente per curiosità. Le giovani matricole in questi due giorni avevano avuto modo di cominciare a fare conoscenza. Eccetto due, un ragazzo e una ragazza, che non si erano fatti vedere in giro sicuri di avere tempo per interagire con i compagni. Questi entrarono in classe poco prima del suono della campanella con aria indagatrice e stranamente fiera per dei ragazzi di prima che di solito se ne stavano impacciati ai loro posti o a dondolare per l’aula. Essendo gli ultimi gli toccò il posto davanti alla cattedra.
Si unirono al gruppetto che si era formato al centro della classe, non fecero neppure in tempo a presentarsi che due professori entrarono a passo deciso nella classe.
“Buongiorno ragazzi! Tutti a posto, prego.” disse l'uomo dai capelli di un rosso bordeaux e all’istante i ragazzi si sparpagliarono veloci e si sedettero ai loro posti. Il giovane uomo riprese “Ci presentiamo. Noi siamo i vostri professori di Storia e Mitologia. Io sono Lance”
“E io sono Sandra” seguì a ruota la donna con i capelli turchini legati in una coda.
I ragazzi erano tutti con l'attenzione al massimo, gli sguardi puntati sue due strani personaggi che erano entrati.
Sandra fece qualche passo avanti e si posizionò davanti a Lance “Ora tacca a voi presentarvi, leggerò i vostri nomi e mi direte da dove venite e cosa avete scelto fra allenatore e coordinatore, ok?” disse con un tono che voleva risultare eccitato ma usciva vagamente apatico. Lanciò un’occhiata al collega per vedere se era pronto a segnare i nomi nel registro personale degli insegnanti.
“Alyson”
La ragazzina si alzò in piedi “Vengo da Solarosa, nella regione di Hoenn. Mi sono iscritta come coordinatrice” dopo di che si rimise a sedere.
“Brendan”
“Sono di Albanova, Hoenn, iscritto come allenatore”
“Francesco”
“Da Cuoripoli, Sinnoh, ho scelto di fare il coordinatore”
“Giulia”
“La mia regione è Unima e mi sono iscritta come allenatrice”
“Iris”
“Anche io come Giulia, vengo da Boreduopoli”
“Lino”
“Sono di Petalipoli, della regione di Hoenn, farò l'allenatore”
“Lucinda”
“Duefoglie, Sinnoh, farò la coordinatrice”
“Madeline”
“Vengo da Verdeazzurropoli nella regione di Hoenn, ho scelto di fare la coordinatrice”
“Marzia”
“Sono di Rupepoli, Sinnoh, iscritta come allenatrice”
“Raffaello”
“ Provengo da Azalina, Johto, segnato come allenatore”
“Selvaggia”
Si alzò in piedi la ragazza che era entrata per ultima, guardò dritto negli occhi della professoressa Sandra e rispose “Aranciopoli, Kanto, diventerò allenatrice”
“William”
“Come lei, con la differenza che farò il coordinatore”
Sandra si soffermò sui cognomi dei due ragazzi “Headstrong... dunque siete gemelli, interessante” commentò alzando le sopracciglia azzurre.
Guardò i due ragazzi seduti in prima fila e si diede della stupida per non essersi accorta prima della somiglianza. Avevano entrambi i capelli castani, il ragazzo di una tonalità leggermente più scura rispetto alla sorella che aveva un'acconciatura strana, i capelli sotto erano più lunghi rispetto a quelli sopra tagliati tipo a caschetto. Anche i lineamenti del viso erano molto simili. Due tipi veramente interessanti, con gli occhi scuri che lasciavano intravedere tutta la loro determinazione.
 “Bene. Finiamo con Vera”
“Ehm, sì. Vengo da Petalipoli, nella regione di Hoenn e mi sono iscritta come coordinatrice”
“L'appello è finito, Lance lascio a te la parola”. L'uomo si alzò dalla sedia, si passò una mano fra i capelli rossicci e iniziò a camminare lentamente per la stanza. Gli alunni lo seguivano attenti con lo sguardo, erano un po' più rilassati rispetto a quando i due professori erano entrati, ma la tensione non era ancora svanita.
“Allora ragazzi, oggi non farete niente di particolare, e ritenetevi fortunati perché c'è chi sta peggio. Conoscerete i professori che vi seguiranno, ma ora ascoltate quello che ho da dirvi. Orecchie a me, giovanotti.” Lance percorreva il perimetro dell'aula a passi lenti e lunghi, una mano in tasca e l'altra a tenere il meno. Voleva fare una bella introduzione all'argomento che stava per affrontare e che riguardava gli alunni. “Dunque, come ben sapete questa è la miglior scuola che forma validi e bravi allenatori e coordinatori. Oltre a questo però, si preoccupa anche degli interessi di voi ragazzi. Per permettere ciò abbiamo creato dei club dove potrete liberare il vostro spirito. Partecipare ai club ovviamente è consentito solo quando le lezioni sono finite. Ci sono club sportivi, divisi in base alle varie discipline; ma anche altri tipi di club come quello di musica, arte o di attività extracurricolari e non. Il resto delle informazioni le potrete chiedere alla signorina Gertrude (la segretaria) oppure guardare in bacheca la lista delle attività e rivolgervi direttamente al professore che se ne occupa.”
Appena finito il suo discorso bussarono alla porta.
“Sì?” fecero in coro i due insegnanti. La porta si spalancò e comparve sulla soglia un tizio moro dal fisico alto e slanciato. Lance guardò il ragazzo. “Dimmi Damien”
“Prof, come l'anno scorso, vero?”. Sandra guardò i due interrogativa.
“Sì, conosci le regole”
“Sì” e il giovane uscì.
“Le regole di che?” chiese Sandra al collega un po' confusa.
“Lezioni private” Lance evitò di guardarla negli occhi, si conoscevano abbastanza bene da capire quando l'altro nascondeva qualcosa.
“Lezioni private? E di che cosa?” La donna dai capelli turchini era sempre più sospettosa, quello lì non gliela diceva giusta.
“Sandra, te lo spiego quando sei più grande” fece Lance sarcastico “cugina” aggiunse in un sussurro, così che potesse udirlo solo lei.
 La campanella suonò la fine dell'ora. I due professori uscirono salutando i ragazzi che erano rimasti ad ascoltare senza capire il corto scambio di battute fra i due.
Lance si affrettò per il corridoio con la docente che cercava di raggiungerlo “Ehi, quelle lezioni private. Voglio chiarimenti ora!” gli urlò dietro, ma senza ottenere risposta.

Ai ragazzi di seconda non occorreva presentarsi ai professori  ne ai compagni, i ricordi legati agli altri ragazzi e agli insegnanti risalivano all’anno precedente. Dove, tutti impauriti e nervosi, si erano scambiati occhiate curiose e indagatrici. Adesso si guardavano in faccia con una curiosità diversa, più per controllare se ci fossero ancora le vecchie conoscenze o se magari ci fosse qualche nuovo arrivato.
Dimitri scivolò un classe senza farsi notare, non era un tipo socievole, o meglio: era troppo timido per socializzare e ogni volta sceglieva di soffrire la solitudine piuttosto che provare a fare amicizia con qualcuno. Il suo aspetto non aiutava di certo, capelli scuri con ciuffetto che oltre a farlo sembrare un emo gli copriva quasi metà viso, due occhi grigi, freddi e un’espressione che sembrava sempre imbronciata o addirittura arrabbiata. Attraversò la classe e nessuno lo notò, nessuno lo salutò o lo fermò per scambiare due chiacchiere. Si avviò in silenzio su uno degli ultimi banchi, scelse quello accanto alla finestra e si sedette, calmo come suo solito.
La classe era quasi al completo, ma il professore non si era ancora visto così i ragazzi se ne stavano a gruppetti, chi seduto al banco, chi sul banco, chi in piedi o accostato al muro. Le ragazze parlavano fitto spettegolando di chissà cosa, i ragazzi per lo più ridevano e si salutavano appioppandosi nomignoli spesso non proprio lusinghieri.
La porta si aprì e tutti si misero sull’attenti, aspettandosi l’entrata del professore. Ma così non fu.
Il primo ad entrare fu un ragazzo robusto, con capelli castani e due occhi così profondi che avresti potuto nuotarci dentro. Salutò i compagni con un cenno della mano, molti ricambiarono, buona parte solo per cortesia visto che non erano tante le amicizie che il ragazzo aveva stretto lo scorzo anno. Nicolas Black era solitario, non ai livelli del sopracitato Dimitri, la sostanziale differenza era che il primo da solo stava bene mentre il secondo erano anni che desiderava ardentemente farsi degli amici ma non ci era mai riuscito. Comunque, avevano entrambi caratteri un po’ complicati, Nicolas era solitamente cordiale con tutti, e non negava a nessuno una parola gentile, certe volte però diventava nevrotico ed era difficile da trattare, altre invece si chiudeva nell’aula di musica a suonare il suo flauto e non usciva per ore intere. 
Il castano andò dritto verso gli armadietti e lì ripose la custodia con il suo strumento, poi una volta chiuse le ante con cura adocchiò un banco che non fosse nella prima fila e ci si accomodò.
La seconda a varcare la porta dopo neanche un minuto fu una bella ragazza dai capelli azzurri, teneva in una mano un fascicolo di fogli e nell’altra una scatola di cartone di medie dimensioni. Si avvicinò decisa alla cattedra e attirò l’attenzione dei presenti con un colpetto di tosse tanto finto quanto aggraziato.
Tutti si voltarono verso di lei, chi più curioso, chi più irritato e chi se ne infischiava. Nella prima categoria rientravano ragazzi come Nicolas, Akahito benché fosse stato costretto a riemergere dai suoi pensieri, Azuma che non aveva di meglio da fare, Feraligatr e Lyra che erano sempre attente alle novità o Carlotta che non si sapeva se ascoltasse perché le interessava o per cortesia. Nella seconda invece c’erano Corinne che provava uno strano tipo di astio misto a rivalità nei confronti della ragazza alla cattedra, Chiara che era stata costretta ad interrompere la sua conversazione insieme a Nina e Elizaveta che per motivi suoi non sopportava la tipa dai capelli turchini. Infine i menefreghisti: Clarence, o meglio conosciuto come Niko, se ne stava tranquillo con i piedi sul banco e un sorriso stampato in faccia, cosa gli girasse in quella testolina capelluta era un mistero, Dimitri apatico come sempre, Barry il biondino iperattivo e il suo pigrissimo amico Lucas.
Adesso che aveva addosso gli occhi di tutti (o almeno della maggioranza) della classe Umi appoggiò la scatola sulla cattedra, si accomodò la cravatta scura della divisa, poi con professionalità invidiabile cominciò a leggere i fogli che teneva in mano.
“Vi ricordo che nei prossimi giorno dobbiamo eleggere due rappresentanti di classe” ci furono sbuffi e bisbigli ma cessarono in fretta “Qualcuno si candida? Oltre a me ovviamente” concluse, prendendo un gesso per scrivere il proprio nome alla lavagna.
Le doti più ricercate in un buon rappresentante erano sicurezza, fiducia in se stessi, affidabilità, maturità e altruismo (e magari anche un pizzico di masochismo e voglia di mettersi in mostra).
Proprio quest’ultima dote fece alzare la mano a Corinne, Elizaveta lo fece per non darla vinta alle due principessine, Feraligatr già pensava ai privilegi che avrebbe portato essere rappresentante, Lyra perché pensava che sarebbe stato divertente, Niko e Berry quasi per scherzo e Nicolas per sbaglio. Lui si stava solo grattando i capelli.
Qualsiasi fosse il loro motivo ormai erano in ballo, e dovevano ballare.

L'inizio della giornata in terza fu abbastanza movimentato. Al suonare della campanella entrò preciso come sempre il prof. Rowan, un vecchio munito di un paio di baffoni bianchi e l'aria severa.
La sua materia rappresentava l'incubo di molti alunni: la matematica!
Con sé portò anche due novità.
“Ragazzi, da quest'anno c'è un nuovo studente” e si fece affiancare da un ragazzo alto che faceva scorrere i curiosi occhi verdi fra le file dei banchi, guardando quelli che sarebbero stati da quel momento i suoi nuovi compagni.
“Lui è Christopher Jeremia Willsock” l'uomo appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo, mentre con gli occhi grandi e furbi guardava la classe.
Molti erano quelli interessati al nuovo arrivato, alcuni di loro come Den e Konor avevano già avuto di conoscerlo. Ethan ci aveva scambiato due chiacchiere e Black l'aveva visto di sfuggita.
La maggior parte delle ragazze lo guardavano interessate e cercavano di capire che tipo potesse essere. Selica si attorcigliava i riccioli e cercava di immaginarlo in qualche situazione, Mana dal canto suo aveva in programma di farselo amico.
“Prego ragazzo, puoi sederti” disse Rowan.
L'unico posto libero era vicino ad un ragazzo dalla capigliatura rossa. Silver, lo scorbutico e scontroso della classe che si era sistemato come suo solito vicino alla finestra. Quando Christopher si sedette borbottò un “Non invadere i miei spazi” evitando di guardare il nuovo vicino.
Il vecchio alla cattedra si sfregava le mani con un sorriso sinistro sulla faccia, pronto a mostrare cosa aveva in serbo. Aprì la valigetta che portava sempre con sé e tirò fuori una pila di fogli.
“Anche se oggi è il primo giorno, non pensate di sfuggirmi... COMPITO! Così vediamo cosa vi ricordate”
Calò un silenzio di tomba, nessuno osava protestare, al massimo qualche sussurro dall’immaginabile contenuto.

“Ascoltatemi, lavativi” proruppe Seraphìne entrando in classe come una furia “Quest’anno tocca a noi organizzare la festa di halloween, quella di natale, il ballo di primavera e pure la cerimonia di fine anno! E la quinta è così terrorizzata dal pensiero dell’esame che non ci aiuterà” si soffiò il ciuffetto bruno via dalla faccia.
Reiko e Misaki la guardarono interessate, Lyra si svegliò dal suo torpore e spostò i suoi occhi azzurri sulla ragazza al centro della stanza e Blue si alzò strillando di gioia e saltellò incontrò a Seraphìne per avere maggiori dettagli.
L’organizzazione degli eventi scolastici erano assegnati alla quarta e alla quinta, ma potevano chiedere anche la partecipazione dei ragazzi di terza (questa opzione era usata più per raccattare schiavetti).
Zeina si voltò dall’altra parte, completamente disinteressata. Lo stesso fecero Misty e il settanta percento dei maschi della quarta.
Philiph fece finta di non esistere,  Harry si rese invisibile, Green finse di essere una pianta e Ikuto sparì per davvero.
Shane invece voleva fare colpo su qualche ragazza e con il suo solito sorriso affabile e scintillante disse “Puoi contare su di me, Phìnne. Questo ragazzone è al tuo servizio” E si batté un pugno sul petto muscoloso.
“Grazie biondino, conto su di te allora” fece un mezzo sorriso e si scrisse il nome sulla mano.
“Ma che bravo zerbino” Ironizzò Damien dandogli una pacca sulla spalla. La faccia del biondo si pietrificò e con movenze quasi robotiche afferrò il polso dell’altro e lo tolse dalla sua schiena. Ovviamente lo fece senza alcuna gentilezza, stritolando malamente il braccio del malcapitato.
Quei due non erano amici, in effetti si odiavano profondamente da anni. Shane provava un odio incondizionato verso i ragazzi viziati, figli di papà, egocentrici o che si davano troppo arie, per farla breve tutti quelli come Dami.
Mentre l’altro non poteva fare a meno di stuzzicare il biondo per qualsiasi cosa, anche per la più insulsa, e questo gli faceva sicuramente guadagnare punti in coraggio (e parallelamente in stupidità) dato che Shane era un ragazzone muscoloso alto quasi due metri.
“Falla finita Coso, almeno lui è gentile, mica come voialtri scansafatiche” Seraphine sbuffò stizzita “Ora, se non c’è nessun’altro disposto a dare una mano, posso sempre chiedere in quinta o assumere degli schiavetti in terza”
Si alzarono le mani di Blue, Reiko, Misaki, Lyra e non senza sorpresa: Brock.
“Bene, mi segno anche i vostri nomi. Molte grazie”

“Ragazzi, ragazzi! Dobbiamo discutere della gita in campagna!” Esultò Gardenia, quasi svegliandosi.
Erika la guardò eccitata, ma senza mostrarlo troppo, esattamente come si conveniva a una ragazza come lei.
“Ma, è solo il primo giorno, c’è tempo…” Commentò Spighetto, interpretando il pensiero di quasi tutti i presenti, e i suoi due fratelli annuirono all’unisono.
“E invece dovreste sapere che la gita si fa sempre a settembre, o al massimo i primi di ottobre, poi comincia a fare freddo.” Protestò la ragazza.
Come risposta ci furono mugolii, sbuffi e sillabe insensate, conosciuta anche come sinfonia evasiva. Nessuno voleva sentirne parlare, almeno per ora, nelle prossime settimane però avrebbero dovuto tornare per forza sull’argomento.

“Dimmi  Valerio, sei riuscito a risolvere il problema del dormitorio?” Chiese Angelo, seduto su un banco a gambe incrociate
“Sì, alla fine si è scoperto che c’era stato un errore nello smistamento, anche una ragazza era stata messa nel dormitorio sbagliato. È stato più facile di quanto credessi, salvo per il bidello…” Valerio non voleva spiegare la storia del bidello scorbutico, ma forse non ce n’era bisogno, perché conoscendo il signor Ian e la faccia rossa di Vale, era sicuramente stata una sfuriata coi fiocchi.

Rocco Petri camminava tranquillo per i corridoi dell’immenso istituto, salutando di tanto in tanto qualcuno degli studenti più grandi. Era uno dei professori più giovani ed era entusiasta del suo lavoro.
“Rocco!!” urlò una voce mentre due mani gli si abbattevano sulla schiena facendolo saltare per lo spavento con un urletto poco virile. Si voltò, bianco come un cadavere appena in tempo per vedere il suo collega Adriano piegato in due dal ridere. Ebbe l’improvvisa voglia di strangolarlo e decise di assecondare questo istinto.
“Questa me la paghi” gli si avvicinò a grandi falcate ma l’altro capì le sue intenzioni e iniziò a correre prima che potesse raggiungerlo.
Era bello vedere come due professori avessero ancora voglia di giocare come dei ragazzini. Metteva di buon umore…



What happened in the High:
Fanno la loro apparizione alcuni dei professori, in prima si fanno le classiche presentazioni di inizio anno e Lance introduce i club, in seconda si devono eleggere i due rappresentanti di classe (li sorteggeremo mettendo i nomi in un cappello ._.), in terza si parte subito alla grande con un bel compito di matematica, in quarta la dolce (???) Phìnne schiavizza i compagni per farsi aiutare con gli eventi scolastici ma con scarso successo, in quinta Gardenia ci parla di una gita in campagna che si terrà prima dell'inizio di ottobre, viene rivelato il nome del bidello scoglionato del precedente capitolo e pure del ragazzo con i capelli blu.
E, molto importante, sono stati presentati gli ultimi personaggi. Adesso le iscrizioni sono ufficialmente chiuse, almeno fino a nuovo ordine.

Piccole Spiegazioni La storia è nel contesto del videogioco, più o meno, quindi non c'è Ash ma Red, niente Gary e neppure Paul (che mi mancherà) ecc...
Ci tengo a precisare che Green non è la ragazza ma il maschio, quello che nell'anime è Gary Oak, il nuovo capopalestra di Smeraldopoli. Blue invece è la player femminile di rosso fuoco e verde foglia.
Ethan sarebbe Armonio, non l'ho chiamato Gold perché evoca troppi ricordi di pokespe. 
Gli eventi descritti sono precedenti a quelli di bianco e nero 2.
Daisy è la nipote del professor Oak e mi sono ispirata al manga per l'amicizia con Bill (lui è quello del pc, se qualcuno se lo stesse chiedendo)

Note autrici:
Per prima cosa vorremo avvisarvi che per buona parte del mese di luglio l'unica a lavorare al prossimo capitolo sarà Vongola, perché Scolopendra andrà un vacanza. In compenso però abbiamo già preparato alcune tracce per i capitoli a venire. La lunghezza sarà più o meno questa o al massimo come il precedente, vi piace?
E sul blog sono stati pubblicate le immagini delle divise (solo la versione estiva, però).
- Altra cosa, abbiamo anche formato alcune coppie di OC, non le pubblicheremo qui ma se volete saperne un po' di più e discuterne con noi (anzi con Vongola) potete scriverci un messaggio.
- Parliamo dei club, potete iscrivere i vostri personaggi a più di un club, lascio a vostra discezione il numero, ma ovviamente fate in modo che non siano troppi o ci saranno problemi di logica e tempo a livello della trama. I Club sono:
Quelli sportivi sono ovviamente diversi sport ovvero: calcio, pallavolo, rugby, basket, volo, lotta corpo a corpo, cheerleading, nuoto, atletica leggera (le varie disipline..) e danza.
Ma anche altri che con lo sport non hanno a che fare tipo: musica, arte, cucina, giardinaggio, fotografia, informatica, lettura, cinema e cucito. 
- Ci servono le mosse dei Pokémon dei vostri oc, scegliete voi se scriverle nella recensione o in un messaggio (magari nell'oggetto scrivete il nome del personaggio).
Grazie tutti.

Dimitri Yakovic and Shane O’Ryan belong to Tallulahs

Nicolas Black belongs  to  Yandere Nick

Lyra Mizuhako belongs to Phantom 94

Selica Aleari-Sheridan belongs to Dragonflame

Selvaggia and William Headstong belong to Nudibranchia

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Capitolo 5
*** We keep going on ***


Cap 4

We keep going on

Ovvero: è in giorni come questo che mi chiedo come faccia a essere ancora vivo.



Harry si era svegliato presto quella mattina, si era pettinato e vestito facendo attenzione a non svegliare i suoi compagni di stanza che dormivano come sassi nei loro letti. Poi silenzioso come un gatto aveva preso la cartella con i libri ed era uscito chiudendo piano la porta.

Controllò l’orologio e si mise a posto gli occhiali sul naso, notò che mancavano solo pochi minuti all’apertura della caffetteria e decise di andare lì, fare colazione e leggere qualcosa mentre aspettava che arrivasse l’ora di entrare in classe.
Mentre si avvicinava alla sala mensa attraverso il corridoio in comune con il dormitorio femminile si accorse di non essere solo.
I passi erano leggeri ma udibili, si voltò, magari qualche mattiniero lo stava seguendo, ma non c’era nessuno.
Rimase stranito perché lui i passi li sentiva ancora e adesso erano più vicini.
Quando si girò di nuovo in avanti trasalì nel vedere che un’ombra nera era comparsa a pochi metri da lui. Urlò d’istino e fece un salto indietro.
L’ombra si spaventò e qualcosa le cadde di mano, non ci voleva certo un genio per capire che era un libro e che lo spettro era in realtà una ragazza. Sopra la divisa indossava un golf di cotone nero e largo tre volte lei, i capelli erano neri e lisci ma leggermente spettinati e i suoi occhi erano spalancati e fissi su Harry.
Non sapevano dire chi di loro fosse il più spaventato, se la ragazza/ectoplasma o il tipo occhialuto.
Harry però si riprese in fretta e si scusò balbettando, le raccolse il libro e si avvicinò per restituirglielo.
“S-scusa. Sai, è mattina e sono ancora mezzo addormentato” fece un risolino nervoso, lei continuava a fissarlo, erano talmente imbarazzati che il disagio nell’aria si poteva toccare “Tieni” e le porse il volume.
Lei boccheggiò, si tolse quell’espressione da pesce lesso dalla faccia, e disse “Grazie…”
“Harry. Mi chiamo Harry, piacere”
“Carlotta”
Le guance di entrambi si colorarono leggermente di rosso mentre si stringevano la mano e con balbettii sconclusionati si salutavano.
Harry entrò nella caffetteria mentre Carlotta imboccò il corridoio che portava al dormitorio maschile con il suo libro stretto fra le mani, entrambi straniti e imbarazzati come non mai.

~


Phìnne e Reiko entrarono in classe con fare teatrale, spalancarono la porta e tutti furono costretti a voltarsi. In pochi secondi avevano già l’attenzione di tutti.
“Vi ricordate quello che ho detto un paio di giorni fa sulle feste da organizzare? E che quasi nessuno di voi scansafatiche voleva aiutarmi? Beh, vi ho fregati. Ho parlato con il preside e con i ragazzi di quinta, e adesso tocca a noi occuparci della gita in campagna e abbiamo già deciso che faremo un campeggio” annunciò soddisfatta
“Non sarà semplice organizzare tutto ma insieme ce la faremo” Rise Reiko, che sembrava davvero felice all’idea di passare qualche giorno nella natura.
“E indovinate un po’? C’è stato un errore con l’assegnazione delle ore e sia qui che in quinta ci saranno ben due ore di vuoto totale” il suo normale sorriso educato si trasformò in un ghigno “Aspettatevi il peggio”
E se ne andò, seguita da Reiko, nello stesso modo in cui era entrata: la porta che sbatte e tutti gli occhi puntati su di lei.

~ ~ ~


Alyson e Madeline furono le prime ad entrare nella classe di arte, il professor Artemisio salutò la classe con un cenno e attese che tutti si mettessero seduti.
“Allora, come sono andati i primi giorni qui? Vi trovate bene?” chiese gentile, alzandosi dalla sua sedia per mettersi davanti alla cattedra.
“Sì” Risposero in coro i ragazzi.
“Mi fa piacere” prese una busta di carta tutta bitorzoluta dalla sua borsa e facendo il giro per la stanza mise su ogni banco un frutto.
Il tavolo di Madeline e Alyson aveva una baccapesca, quello di Giulia e Vera una baccarancia come quello di Marzia e Raffaello, a Selvaggia e William era toccata una baccacedro, a Francesco, Brendan e Lino una baccaperina mentre a Lucinda e Iris una baccastagna.
“Oggi faremo dei disegni a matita di queste bacche, niente di difficile non spaventatevi, e ricordate di aggiungere le ombre e le varie sfumature affinché diventi il più realistico possibile. Se avete qualcosa da chiedere io sono qui per voi” Si sedette e cominciò a disegnare anche lui un paio di frutti per ammazzare il tempo.
Il professore poté notare, durante il suo giro per controllare l’andamento generale del lavoro, che non c’era nessuno particolarmente negato e che (chi meglio e chi peggio) stavano riuscendo a riprodurre il frutto assegnato.

Francesco aveva un’espressione super concentrata, scarabocchiava svelto con la matita lasciando tracce forse troppo scure sul foglio. Ogni tanto si fermava per sbirciare i fogli dei vicini, Giulia era di sicuro quella che se la stava cavando meglio, non aveva ancora finito ma il suo disegno ero quello che più si avvicinava alla realtà…
Madeline aveva la solita faccia apatica e la sua compagna Alyson pareva divertita da quell’attività, nonostante il suo disegno non fosse un capolavoro.

~ ~ ~


“Bene classe, prendete le vostre cose e andate negli spogliatoi, cambiatevi e poi ci vediamo in cortile” Furio entrò in classe senza neppure dire ‘buongiorno’ , prendeva molto sul serio il suo ruolo di insegnante di ginnastica, questo era certo.
I ragazzi di seconda si alzarono quasi in contemporanea, provocando un fastidiosissimo rumore con le sedie che slittavano sul pavimento, poi si incolonnarono alla porta e uscirono.
Ginnastica era una materia amata da molti, soprattutto dai ragazzi, ma c’erano comunque dei pigroni che per tutta la durata della lezione si trascinavano in giro senza entusiasmo, sbuffando e mugolando frasi di disappunto.
La palestra si trovava fuori dall’istituto ed era lì che avrebbero dovuto fare lezione ma visto che ancora il tempo lo permetteva, a settembre era ancora soleggiato e non faceva freddo, usavano il campetto.
La classe si sparpagliò in fretta e tutti si diressero nei rispettivi spogliatoi. La divisa sportiva era costituita da una semplice maglietta a maniche corte bianca per entrambi i sessi e un paio di calzoncini, azzurri per le femmine, mentre per i maschi rosso scuro ed erano leggermente più lunghi.
“Bene, oggi giochiamo a pallavolo” Anche Furio era in tuta, ma per strani motivi non aveva la maglietta…
Umi, a sentir nominare quello sport cominciò a fremere per l’eccitazione, era brava, molto brava e non vedeva l’ora di mostrarlo a tutti anche quest’anno.
“Ma prima vi dividerò in due squadre, mettetevi in fila” e prese una palla dal cesto che si portava appresso “io vi indicherò e vi nominerò come: uno, due, uno, due… e così via. I numeri uno si mettano a destra e i due a sinistra, tutto chiaro? Bene, allora comincio”

Della squadra uno facevano parte: Lyra, Berry, Dimitri (e il suo viso smorto), Nicolas, Nina, Carlotta, Elizaveta e Niko.
La squadra due contava un componente in meno ed era formata da: Umi, Lucas, Chiara, Feraligatr, Corinne (che avrebbe fatto di tutto per superare Umi), Akahito e Azuma.
La seconda era chiaramente in vantaggio, poteva contare su Umi che era la punta di diamante indiscussa della squadra, su Chiara, energica come suo solito, Azuma nonostante talvolta fosse un po’ goffa in questo sport era abbastanza brava e anche su una Corinne disposta a tutto per non sfigurare davanti alla sua rivale. Poi c’erano: Feralis che era un po’ svogliata e Akahito era un disastro nel gioco di squadra ma si impegnavano comunque, senza lode ne infamia, insomma. Ma Lucas faceva eccezione, pigro e lento, praticamente se ne stava in campo a occupare spazio, utile quanto una statua di gesso.
Nell’altro team invece non c’era nessuno particolarmente bravo, forse Lyra e Nina che erano più o meno al livello di Chiara, e Niko che era un tipo sportivo, nonostante la pallavolo non fosse il suo forte.
Poi c’erano Nicolas, Carlotta e Berry, non erano esattamente dei campioni. Carlotta era visibilmente a disagio ma se la cavava, Nicolas e Berry correvano per il campo come matti e qualche volta riuscivano a fare qualcosa di giusto.
Mentre Elizaveta e Dimitri erano due melanzane. La prima odiava con tutta se stessa la pallavolo e non toccava mai palla a meno che non fosse strettamente necessario, il secondo se ne stava nascosto negli angoli per evitare di essere colpito ed era inutile e praticamente invisibile.
“Visto che è la prima lezione, e che siete pochi, facciamo una partita rilassante con cinque persone in campo, che si scambieranno con quelle in panchina quando ce ne sarà bisogno o lo dirò io. Bene, la squadra due serve per prima” e lanciò la palla.
Umi la prese al volo e in un attimo si mise in posizione di battuta, poi dette qualche indicazione al suo team e si mise in silenzio, in attesa del permesso per partire.
Furio fischiò, Umi palleggiò un paio di volte per trovare l’equilibrio, prese la mira e tirò. La palla sfrecciò senza problemi oltre la rete e batté sul pavimento senza che nessuno tentasse di riprenderla.
“Un punto per la squadra numero due” annunciò il prof fischiando di nuovo.
Il gioco andò avanti così per un po’, con Corinne che moriva d’invidia e Umi al centro dell’attenzione, mentre l’altra squadra imprecava sottovoce.
Almeno fino a che due simpatici (ma anche no…) bulletti decisero di vendicarsi per l’imbarazzante punteggio di 11 a 3 per la squadra due.
Toccava ad Azuma servire, tenuta d’occhio dalla capitana per controllare che non sbagliasse, al fischio la ragazza lanciò il pallone in aria e mentre tornava giù lo colpì di nuovo. La palla volò nell’altro campo, a poca distanza da Niko che la chiamò e si mise sotto di essa, la spinse in alto verso la sua compagna Elizaveta che perse la rincorsa e schiacciò con tutta la forza che aveva.
Elis era una pessima giocatrice di pallavolo ma di certo aveva un ottima mira e una brutto carattere.
Il pallone seguì una traiettoria dritta e perfetta che lo condusse con velocità inaudita sulla faccia della povera Umi.

La ragazza cadde a terra con un tonfo e sul campetto calò il silenzio, l’unico rumore era fatto dalla palla che continuava a rimbalzare. Nicolas oltrepassò senza pensarci troppo la rete e si avvicinò alla sua amica che gemeva di dolore con il naso sanguinante.
“Umi? Umi sei tutta intera?” le toccò la spalla gentile e la sorresse mentre lei si metteva seduta
Quella non rispose ma a Nicolas bastò uno sguardo per capire che nonostante la faccia rossa che formicolava dolorosamente, il rivolo di sangue che scendeva dalla narice e il senso di stordimento generale non erano quelle le ‘ferite’ peggiori.
Era una ragazza orgogliosa e quest’umiliazione bruciava peggio del suo viso. Nicolas non disse nient’altro per rispetto al suo ego ammaccato.
Gli artefici del misfatto si batterono il cinque e fissavano la scena ridendo senza alcun rimorso. Gli occhi del professore si posarono su di loro rabbiosi, seguiti a ruota da quelli di tutta la classe compresi quelli lucidi della sfortunata studentessa dai capelli azzurri.

“Howell, Wiblin! Accompagnate la signorina Ryuzaki in infermeria. E ringraziate che è la prima lezione o vi avrei spedito dal preside!” Sbraitò, mentre aiutava Umi a rialzarsi.
“Ma prof…” cominciò il ragazzo accusato
“Lo sa che io non sono brava in questo sport” Continuò lei
“è stato un incidente” terminò l’altro.
Furio sembrò calmarsi un pochino “Adesso fate come vi ho detto e poche storie” brontolò
I due si avvicinarono alla ragazza con stampata in faccia la forma della palla, Niko le assestò una pacca amichevole sulla schiena “Su, su, che non è niente. E te lo dice uno che è abituato agli infortuni…” Rise sguaiatamente “Se i denti ci sono e le ossa sono intatte, va tutto alla grande”
“A meno che non ti abbiano accoltellato” ridacchiò la castana facendo spallucce
Umi intanto li guardava arrabbiatissima e giurava vendetta in segreto. Quando furono lontani dal resto della classe poté giurare di aver sentito sussurrare qualcosa come “Ne è valsa la pena” ma quando si voltò per verificare, i due teppisti avevano già messo su le loro migliori facce da bravi ragazzi.

~ ~ ~


“Voglio morire” questa fu la prima frase che disse Christopher quella mattina, afflosciandosi sul banco nascondendo la testa fra le braccia. Silver lo osservava senza proferir parola ma non ce n’era bisogno, gli si leggeva in faccia quanto bassa fosse l’opinione che aveva del suo compagno.
Il professor Oak stava tenendo una delle lezioni più noiose di biologia dell’ultimo secolo, ma a lui non importava e continuava a parlare di specie e classi di esseri viventi come se alla classe importasse qualcosa.
Amethyst e Micaela si passavano bigliettini tutte le volte che il professore girava lo sguardo, ma nemmeno loro sembravano divertirsi.
Mana era ormai un quarto d’ora che aveva rinunciato a prendere appunti e, assodato il concetto che non ci avrebbe mai capito un’acca, adesso guardava gli alberi fuori dalla finestra, pensando a come chiedere all’amica Zeina di farle qualche ripetizione, ma qualsiasi pensiero era di certo un trilione di volte più interessante della lezione.
Accanto a lei c’era Bonney, silenziosa come era raro vederla, se ne stava piegata sul banco come una brava alunna dando l’impressione di controllare qualcosa nel libro di testo. In realtà aveva un romanzetto di dimensioni ridotte sulle ginocchia e lo leggeva con gusto, controllando di tanto in tanto che il professore non sospettasse niente.
Frida scarabocchiava sull’ultima pagina del quaderno e ogni tanto guardava le amiche, Selica, Ririchyo e Bianca come a voler dire ‘non ce la faccio più’ e sospirava, le tre avevano la stessa espressione priva di vita anche se la seconda stava tentando di prendere qualche appunto, ma solo per scrivere mezza frase doveva fare appello a tutta la sua forza di volontà.
Den stava sbattendo la testa sul banco con gli occhi vuoti, tipo pesce lesso, quando prese una decisione che avrebbe potuto evitargli il trauma cranico: alzò la mano.
“Che c’è Den?” chiese Oak, si vedeva proprio che la lezione interessava solo a lui.
“Posso andare in bagno?” chiese titubante.
“Sì, va pure”
‘Sia lodato Arceus’ pensò mentre si alzava, una volta che si fu richiuso la porta alle spalle riprese vita e partì per un lungo, lungo giro per l’istituto.

Quelli in classe invece erano nella stessa situazione di prima, solo che adesso la maggior parte provava una certa invidia per il compagno fuggiasco e la sua libertà.
Micaela leggendo l’ultimo bigliettino fece una risatina silenziosa, ma non riuscì a nasconderla tutta e uno degli ultimi squittii le uscì un po’ più alto degli altri. La ragazza con i capelli fucsia si tappò la bocca con entrambe le mani, rimanendo in apnea e con un’espressione orripilata. Guardò il professore temendo il peggio, ma dopotutto era un rumorino ignorabile, no?
No. Le orecchie da pipistrello di Oak lo captarono all’istante e per la studentessa non ci fu pietà.
“Yamamoto” chiamò, l’irritazione ben visibile nella sua voce. La faccia di Micaela era come quella di un cervo davanti ai fari di un tir.
Gli occhi di tutti i presenti si posarono all’unisono sulla malcapitata, il cui unico desiderio era di essere inghiottita dal pavimento e mettere fine alle sofferenze
‘Cacchio!’
“Se la mia lezione la diverte tanto perché non viene qua alla lavagna e ci spiega la differenza fra un Pidgey e un Pidove, in termini di genetica ovviamente” un sorriso sadico si dipinse sul volto lievemente rugoso dell’uomo.
Micaela si alzò, nelle orecchie una musica funebre, cercò un aiuto negli occhi dei compagni ma sembrava che invece di darle una risposta la salutassero come un condannato che va al patibolo, il tragitto dal suo banco alla cattedra si era dilatato, le sembrava di camminare da un’ora.
Arrivata alla lavagna Oak le fece cenno di parlare ma lei rimase impalata nel mezzo della stanza a torturarsi le mani e con dipinto in fronte un gigantesco ‘Oh, merda
Lanciò un’ultima occhiata alla sua compagna che ricambiò spalancando gli occhioni azzurri e scuotendo la testolina viola.
Black si era rianimato solo per assistere alla scenetta e Ethan se la rideva sotto i baffi. Lo stesso faceva CJ ma con meno discrezione, infatti fu beccato all’istante e chiamato alla lavagna insieme alla ragazza.
Adesso erano in due a starsene impalati davanti a tutta la classe, due belle statuine terrorizzate e con lo stesso colore del marmo.
“Allora?” fece il professore. Seguirono lunghissimi secondi di assoluto silenzio, dove Ririchiyo tentò di suggerire qualcosa ai due malcapitati, sbracciandosi e sibilando parole, fallendo però a causa della distanza.
“N-non lo so” Fece infine Micaela abbassando la testa tristemente.
“E tu, Willsock?”
Christopher tirò fuori la sua migliore faccia di culo per dare quella risposta “Posso chiedere l’aiuto del pubblico”
Inutile descrivere la faccia del professore, incredula e oltraggiata, probabilmente non sapeva se ridere o spedirlo a calci in presidenza.
Alla fine però, pensando anche alle sue povere coronarie che non avrebbero tratto nessun giovamento da un attacco d’ira, optò per un sospiro pieno di disapprovazione e una ramanzina.
“Willsock, ti consiglio di ridurre al minimo questi comportamenti irrispettosi” e da coglione, ma lo pensò solamente “Se aveste prestato attenzione alla lezione sapreste rispondere, andate a posto” corrugò la fronte “Tutti voi dovreste ascoltare e prendere appunti, con questo atteggiamento mi costringete a fare interrogazioni e compiti a sorpresa”
Oak andò avanti a farneticare sull’importanza dello studio e l’atteggiamento da tenere a scuola per qualche minuto prima di riprendere con la spiegazione, alla quale fecero attenzione solo per poco, prima di tornare alle loro occupazioni.
Quell’ anno erano proprio sfortunati con le verifiche.

~ ~ ~


Den Miller passeggiava tranquillo nei corridoi, la lezione era una delle più noiose che potesse ricordare e così aveva deciso di prendersi una pausa e con la scusa di andare in bagno era fuggito da quella tortura.
“Hei, Den!” Il ragazzo si voltò un po’ stranito, quasi impaurito, non gli avrebbe fatto piacere vedere che il suo professore era venuto a riacchiapparlo. Il castano si voltò e vide un ragazzo dall’aria famigliare che gli si avvicinava, notò subito che non era solo ma seguito da due ragazze, una aveva i capelli color cioccolato, ondulati e legati in una coda alta, l’altra li aveva azzurri, liscissimi, tenuti in due codini. Questa fu la prima cosa che notò, la seconda fu che entrambe indossavano l’uniforme da ginnastica e che la celeste teneva un fazzoletto sporco di sangue sul naso.
“Ciao Niko” salutò sorridendo leggermente imbarazzato
“Guarda chi si vede” gli dette una pacca delle sue sulla spalla “Muoviti Elis, questo qua è Den, lo sfigato che si è beccato il letto scomodo” rise, scambiandosi un’occhiata con la castana
“Enchantée… Io sono l’amica di quei due coglioni con cui dividi la stanza” fece lei atona, quasi annoiata, in quel momento il suo stomaco emise un rumore simile a un ruggito e si portò una mano sulla pancia “Pardon”
L’altra invece osservava tutto con mezza faccia coperta dal fazzoletto, ma erano ben visibili le sopracciglia corrugare e gli occhi che sembravano maledire i presenti e lasciavano trapelare anche una certa impazienza mista a esasperazione.
Niko si rivolse di nuovo a lui “ Non farci caso, quando ha fame parla francese” lei lo fulminò ma venne ignorata “Senti, io porto questa bestia a mangiare, e tu, visto che non hai niente da fare, potresti accompagnare questa graziosa ragazza in infermeria?” disse facendo cenno prima alla castana e poi all’azzurra.
“C-che?” chiese, corrugando le sopracciglia in un’espressione incredula.
“Devi solo portare la tipa carina dall’infermiera mentre io, con un bastone e mezzo quintale di carne cruda penso a come placare l’appetito dell’altra” scherzò “Eddai… fai un favore a un fratello”
“Va bene” acconsentì “ma davo dirti che non è bello scaricare la gente come se fosse un pacco”
“Già, un attimo che vi presento: Den questa è Umi Ryuzaki, signorina faccia da pallone lui è Den Miller lo sfigato” Rise come un idiota, probabilmente del soprannome che aveva dato a Umi, era raro in effetti che chiamasse qualcuno con il suo vero nome, per lui inventare nomignoli era una soddisfazione.
“Fate un po’ di conversazione. Umi, raccontagli il perché di questo soprannome” Tagliò Elizaveta, prendendo Niko per il colletto della camicia e trascinandolo via, verso i distributori di snack probabilmente.

Den si schiarì la voce imbarazzato “Allora..” cominciò ma venne interrotto all’istante con un’occhiata di puro veleno
“Non voglio parlarne” strillò Umi, avanzando a grandi passi verso l’infermeria. In poco meno di un’ora quei due idioti avevano mandato in frantumi il suo buon’umore, il suo orgoglio e anche il suo naso. E tutto in un colpo solo. Avevano fatto jackpot, insomma…
Il ragazzo fu quasi costretto a rincorrerla “Non conosco i dettagli ma non prendertela troppo, Niko non sembra una cattiva persona, sarà stato un’incidente” disse sorridendo, il suo era solo un tentativo di tirarla su, dopotutto non conosceva così bene il suo coinquilino e prendere le sue difese era stato azzardato. Molto azzardato.
“Un’incidente?!” sbottò la ragazza ormai al limite della sopportazione “Senti caro, non ti permetto di fare commenti di questo tipo, in primis se non sai di chi stai parlando” gettò il fazzoletto per terra.
Den la fissava balbettando sillabe a caso, forse tacere fu la cosa migliore che potesse fare, una ragazza arrabbiata è come un tornado: arriva, distrugge e se ne va, la cosa migliore è starsene buoni e pregare che la furia duri il meno possibile.
“Tu non li conosci come li conosco io, quelli là vivono per dar fastidio alla gente perbene! Non può essere stato un’incidente, Elizaveta è una schiappa colossale a pallavolo e quando le passavano la palla si girava dall’altra parte, e invece oggi fa una schiacciata mai vista in due anni che facciamo ginnastica insieme e centra proprio me”
Il castano deglutì “M-magari ha solo sbagliato bersaglio…”
Umi ruggì “L’ho vista centrare il cestino con una pallina di carta dall’altro lato della stanza, quella ha la mira di un cecchino” quasi urlò, arrabbiata e sull’orlo di una crisi isterica.
“Ok, errore mio, quei due sono delle carogne” mise le mani in avanti, con i palmi rivolti verso la sua interlocutrice come per scusarsi, mai tentare di combattere una ragazza/ciclone.
L’azzurra fu felice di vedere che aveva trascinato il ragazzo dalla sua parte, era soddisfatta e dopo la sfuriata si sentiva più leggera.
Seguirono dei momenti di silenzio piuttosto imbarazzato, dove Umi guardava in basso verso le sue scarpe da ginnastica e Den si torturava i capelli
“Ehm, Umi... Che club frequenti?” fece poi lui d’improvviso.
Fu la prima cosa che gli venne in mente, essendo passato solo poco prima davanti alla bacheca degli studenti, e comunque anche la domanda più stupida andava bene se l’obbiettivo era rompere il ghiaccio.
“A dire il vero devo ancora decidere, forse nuoto e qualcos’altro” rispose, sembrava sorpresa da quella domanda posta in modo così improvviso.
“Oh, che coincidenza, anche io mi sono appena iscritto lì” sorrise e per la prima volta nella mattinata lei ricambiò, o almeno così parve agli occhi del ragazzo.
Intanto erano arrivati davanti alla porta dell’infermeria, e Den, da bravo galantuomo, bussò per lei.
“Grazie” disse calma, aprendo la porta bianco panna.
“Di niente” Sorrise “e, ci vediamo in piscina” e la salutò con un cenno.
Mentre si avviava verso la sua classe, consapevole che la sfuriata del professore al suo rientro era quasi inevitabile, pensò al suo coinquilino e nonostante il racconto di Umi lo avesse fatto riflettere su che tipo fosse quel Niko, adesso non poteva fare a meno di ringraziarlo per avergli fatto conoscere quella ragazzetta scorbutica dai capelli turchini.

~ ~ ~


In caffetteria non era difficile trovare posto, neanche per le matricole e c’erano abbastanza tavoli anche per i solitari o gli emarginati.
Appena entrata, Alyson si fiondò su uno di quelli liberi e spinse le sue compagne a sedersi con lei, alcune (quelle indecise) le mise sedute personalmente con uno strattone.
Ed eccola qua la banda al completo: Madeline, Giulia, Selvaggia, Vera, Marzia, Lucinda e Iris.
Agli occhi di Alyson era una visione che la rendeva felice come non mai. Guardò alcune delle sue compagne alzarsi per andare a prendere il pranzo, e quando furono tutte sedute, fra un boccone e l’altro decise di parlare.
“Ragazze, siamo qui riunite oggi per parlare di cose importanti” esordì forse un po’ troppo solennemente la bionda. Le altre la fissarono interrogative, sperando che continuasse senza bisogno di domande.
“Dobbiamo parlare di ragazzi” prese fiato, guardò una per una le discepole e riprese con più energia e convinzione di prima “Dobbiamo fare conoscenza! Questa scuola brulica di ragazzi carini e voglio scambiare almeno una parola con tutti entro la fine dell’anno, e voi mi seguirete, vero?”
Cadde il silenzio (per così dire, erano in una stanza piena di gente che mangia, parla e sfoga le frustrazioni scolastiche della mattinata urlando ai compagni...)
Madeline sbiancò, timida e riservata com’era sarebbe stata una tortura, Selvaggia aveva un’espressione divertita e ridacchiava immaginandosi quello che avrebbero combinato nei giorni successivi. Lucinda, Vera e Iris lanciarono un urletto di gioia, di quelli che solo le ragazze in compagnia di altre ragazze riescono a fare, Marzia e Giulia invece continuavano a fissarla con tanto d’occhi e un’espressione che sembrava dire “ma sta scherzando o è seria?”
Purtroppo per loro, la piccola Alyson non era mai stata tanto seria, era determinatissima a portare a termine il suo piano e non avrebbe accettato rifiuti.

~


Feralis e Lyra si sedettero a uno dei tavoli della caffetteria, erano reduci di un match di pallavolo all’ultimo sangue (Sì, perché senza Umi e con Corinne gongolante che se ne fregava della partita dopo aver assistito alla caduta della sua rivale, la bionda snob aveva passato il comando ad Azuma e se ne era lavata le mani, la forza delle due squadre si era bilanciata arrivando quasi a una situazione di parità) e non vedevano l’ora di rifocillarsi con un bel piatto caldo.
“Credi che Elizaveta e Niko passeranno dei guai per questo?” Chiese Lyra infilzando una polpetta.
“Non saprei, però non credo, anche se conoscendoli era più che palese che l’hanno fatto di proposito poteva davvero sembrare un’incidente” ragionò la castana.
Intanto al tavolo si era seduto Ethan, il vassoio pieno zeppo di cibarie e il suo solito buon umore.
“Che si dice?” cinguettò subito la ragazza con i codini alla vista del sorriso dell’amico
“Sai, dopo la lezione di biologia più noiosa che sia mai stata fatta anche solo prendere del cibo diventa un gran divertimento” rispose spiccio, ingozzandosi subito con quello che aveva nel piatto
Le due lo fissarono vagamente schifate ma non ci fece caso e continuò a trangugiare roba.
Poi distolsero lo sguardo quasi in contemporanea “Chi è stato eletto rappresentante di classe in classe vostra?” Chiese Feralis rivolgendosi a Ethan
Lui smise per un attimo di masticare e alzò gli occhi “Ah, sì… non mi sono informato bene ma credo che siano Bonney e Komor” e deglutì
“E indovina invece chi sono quelli di seconda?” fece Lyra con gli occhi che brillavano
“Chi?”
“La nostra Feralis!” entrambi fecero un piccolo applauso e la ragazza incriminata si alzò per un inchino, poi scoppiarono a ridere tutti e tre
“La mia scalata al potere inizia oggi! Anche se non ho ancora capito chi mi abbia votato” Feraligatr ridacchiò
“L’altro chi sarebbe?” chiese il moretto che finalmente aveva deciso di smettere di mangiare come un cavernicolo
“Umi Ryuzaki, se me lo chiedi non ho idea neppure di chi abbia votato lei…”
Risero di nuovo e finirono il loro pasto chiacchierando tranquilli.

~ ~ ~

Erano stati fregati, abbindolati, infinocchiati, intortati. Cotti e mangiati.
E la colpa era di Seraphìne, anche se questo disastro non era incriminabile solo a lei. Da sola non avrebbe mai potuto combinare tutto questo casino. La ragazza aveva la complicità di alcune sue compagne ovvero Reiko, Misaki, Lyra (con chissà quale stregoneria, visto la sua tendenza a starsene in disparte in questi tipi di eventi) e Blue, in più aveva fatto squadra con Gardenia, Alice, Jasmine e qualche povero ragazzo di buon cuore tipo Spighetto e i suoi fratelli che erano stati praticamente trascinati lì per le orecchie e la loro funzione era per lo più simile a quella di uno zerbino.
Adesso che erano una gang tentare di fermarli sarebbe stato come bloccare uno schiacciasassi lanciato in discesa con uno stuzzicadenti.
Il professore incaricato di tenere d’occhi le classi (sì, due nello stesso tempo) era il povero Elm e quando Seraphìne era venuta a saperlo si era illuminata, era un bravo professore ma certe volte era troppo morbido e accondiscendente.
Reiko, Blue e i loro dolci faccini avevano convinto il giovane occhialuto a far unire quarta e quinta per organizzare la gita in campagna, Gardenia e Alice avevano garantito che tutto si sarebbe svolto con la massima serietà e nel rispetto delle regole. Dopo essere stato tartassato di suppliche aveva acconsentito.
Ora le classi erano riunite in aula magna, dove Elm li aveva accompagnati più per gentilezza che per vera necessità, infatti sarebbero potuti entrare tranquillamente anche in altre stanze, ma almeno qui avevano più spazio e poteva controllarli tutti dal suo posto leggermente rialzato rispetto ai banchi dei ragazzi.
Reiko e Misaki erano sedute su un tavolo davanti alla classe, in quello accanto c’erano Lyra e Jasmine mentre Seraphìne e Gardenia erano in piedi. Tutti gli altri erano sparpagliati per l’aula e guardavano verso le due ragazze in attesa che iniziassero a spiegare i loro piani.
“Come sapete tutti gli anni la scuola organizza una gita nella campagna poco lontana da qui, ma quest’anno ci siamo messi d’accordo con il preside e con i professori e abbiamo deciso di organizzare un campeggio” La ragazza dai capelli rossicci mise le mani sui fianchi e fece un’espressione soddisfatta, lasciando la parola all’altra.
“Staremo fuori ben tre giorni, a proposito: ringraziateci pigroni. Dobbiamo ancora definire qualche particolare ed è per questo che servite voi” fece Phìnne prendendo un quaderno e una penna “Fatevi venire qualche idea, che due ore sono lunghe da passare in silenzio” concluse con tono vagamente trionfante.
Brock alzò la mano “Che ne dite di organizzare un falò? Così mangiamo tutti insieme e ci raccontiamo storie”
La castana prese nota e diede la parola ad un’altra mano alzata
“Ma sono tutti costretti a venire o si può scegliere se aderire o meno, piccola dittatrice?” chiese Damien piegato mollemente sul banco.
“No, per partecipare bisogna mettere il proprio nome nella lista e versare una piccola somma in denaro per comprare un sacco a pelo, nel caso non se ne abbia già uno. Ma non preoccuparti, tu sei già segnato (così come tutti i presenti in quest’aula), quindi quando vuoi portaci i soldi o dormi per terra, Coso
“Mi chiamo Damien, per l’amor del cielo, ci conosciamo da quattro anni. E non fingere di non ricordartelo per farmi arrabbiare, dittatrice formato tascabile!” Lui odiava essere ignorato, dimenticato o liquidato, ma se a farlo era una ragazza allora lo prendeva come un’offesa personale.
“Uff, quanto la fai lunga Daniel
Avrebbe voluto rispondere con uno dei suoi monologhi spacca-palle ma Misaki intervenne.
“Se magari la smetteste di stuzzicarvi come una vecchia coppia di sposi saremmo tutti più felici. Vorrei ricordarvi che abbiamo del lavoro da fare” senza saperlo aveva appena salvato il ragazzo dalla cartella che Shane stava per lanciargli in testa pur di zittirlo, o semplicemente per fargli del male gratuitamente…
Phìnne sbuffò stizzita e Gardenia parlò per lei “Altre idee?”

Vennero proposte varie cose, e i ragazzi sembravano particolarmente interessati e continuavano a esporre le proprie idee, alla fine (si erano segnate tutto, anche le idee più stupide per ricordarsi con che razza di cretini avevano a che fare) nell’elenco delle possibili cose da fare figuravano cose come: lezioni di botanica all’aperto, lotte clandestine nel fango, fughe nella boscaglia, un corso di sopravvivenza, terrorizzare i più giovani con storie dell’orrore…
Tutto sommato la riunione era andata bene, nonostante i soliti ragazzi sbuffanti o completamente estraniati (vedi Philip, Ikuto, Harry, Green, N, Zeina e Misty che si erano messi in un angolino e lì erano rimasti per due ore intere, alienati in un mondo che vedevano solo loro) e qualche commento che si poteva evitare.
Riuscirono anche a discutere della festa di halloween e parlare di un’uscita invernale sugli sci, ma niente di serio, solo discorsi laconici fatti di ipotesi.

~ ~ ~


L’ora di cena era passata da un po’, le lezioni erano finite da un pezzo e gli studenti erano liberi di fare quel che volevano.
Lya, questo era il nomignolo con cui si faceva chiamare, si sedette su una delle panchine del cortile e prese il cellulare dalla tasca.
Si mosse quasi meccanicamente, senza pensare troppo a quello che stava facendo, perché quelle azioni le aveva compiute altre mille volte. Andò alla rubrica e cercò un numero in particolare poi spinse il tasto verde e avvicinò l’apparecchio all’orecchio.
Poco dopo udì la vocina sottile di una ragazzina che diceva “Pronto?”
“Kimy, come te la passi?” chiese lei con voce allegra
“Sorellona, che sorpresa. Io sto benone e Biancavilla è calma come al solito, piuttosto sei tu quella con una vita interessante” Rise “C’è qualche bel ragazzo quest’anno?”
“Kimy!” la più grande arrossì furiosamente, sua sorella era un demonietto ma le voleva un gran bene “Mi spiace deluderti, ma per adesso non vedo altro che i soliti stupidi degli anni scorsi, ma magari qualcuno mi farà cambiare idea” ridacchiò
“Sei sempre la solita, ma dimmi: c’è un motivo particolare per cui mi hai chiamato?”
La realtà e che la sorellina un po’ le mancava “Volevo solo sentire come stavi, a scuola come va?”







What happened in the High:
Harry e Carlotta si incontrano per la prima volta, anzi si scontrano, ma la loro conversazione non è certo delle migliori. In quarta Seraphìne insieme a qualche sua amica e a delle ragazze di quinta organizza la gita in campagna, o meglio un campeggio di ben TRE giorni. In prima il prof Artemisio tiene una lezione d'arte ma intanto la cara Alyson pensa a come espandere le sue conoscenze, ovviamente tutte le sue compagne sono coinvolte (volenti o nolenti) in questa pazza caccia ai ragazzi.
In seconda si svolge la lezione di ginnastica con Furio, gioco scleto pallavolo, Umi dimostra alla classe la sua bravura (mentre Corinne muore d'invidia) almeno fino a che due idioti non decidono di metterle i bastoni fra le ruote, ma non tutti i mali vengono per nuocere perchè questo imprevisto le farà incontrare Den, fuggito dalla sua classe per evitare una lezione di biologia che mieterà più vittime del previsto.
Infine si scoprono i rappresentanti di classe di seconda e di terza, siete sorpresi?

N
ote autrici:

Questo cavolo di capitolo ha 5620 (fottutissime) parole. Se non ce la fate a leggervelo tutto in una volta vi capisco, magari mettete un segno a metà e fatevi una pausa...
In tutta sincerità spero di non dover mai più scrivere un capitolo come questo tutto da sola, ho quasi dato di matto, ma tutto sommato sono felice del risultato e anche a Scolopendra è piaciuto quindi ora ve lo proponiamo e speriamo che lo gradiate anche voi.
Ho allargato il font su richiesta, come vi sembra?
[Vongola]


Grazie tutti (perché se siete arrivati fino a quaggiù e riuscite anche a recensire vi meritate tutti i ringraziamenti di questo mondo)


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Capitolo 6
*** Holiday Special ***


Holiday Special

We wish you a Merry Christmas
And a Happy New Year!


Finite le lezioni, Umi camminava a passo spedito lungo i corridoi quando fu affiancata dai soliti due ragazzi.
“Buone Feste!” le dissero in coro. Lei accennò un saluto ma non rallentò.
“Com'è andata la lezione?” chiese pronto Den, che sembrava tenere alla scuola giusto un po' più di Christopher.
“Chi se ne frega della lezione!” sbottò CJ senza lasciarle il tempo di rispondere e ricevendo un occhiataccia dall'amico. “Dimmi, che programmi hai per queste vacanze?”
“Torno a casa” rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo, rallentando il passo per guardare le facce deluse dei due.
“C-Come?” fece uno
“Perchè non resti a scuola? Ci divertiremo, hanno intenzione di organizzare un party” fece l'altro con un sorriso speranzoso.
Umi fece una risatina laconica.
“Al contrario di voi, io ho una famiglia che mi ama, e non vede l'ora di riempirmi di regali quando tornerò a casa.” e entrò nel dormitorio femminile facendo svolazzare con un colpo di mano i capelli turchini e lasciano i due impalati e con un palmo di naso.

 ~ ~ ~


“Perché tu sei ancora qui? Non torni a casa per le vacanze natalizie?” chiese Seraphìne vedendo che Damien si stava accomodando poco distante da dove lei era seduta.
La mensa era quasi deserta, più della metà dei ragazzi erano partiti per passare le feste con la famiglia e i pochi rimasti avevano spostato i tavoli in modo da crearne uno centrale per stare tutti insieme.
Il ragazzo fece una faccia irritata e Phìnne colse al volo l'occasione per stuzzicarlo ancora un po'
“Che c'è, tuo padre non vuole pagarti la settimana bianca?”
Damien grugnì “No. E vuole che resti al cenone” e cominciò a spostare il cibo nel piatto con la forchetta.
“Ed è così terribile?” Chiese dopo aver inghiottito il suo boccone.
Il moro spalancò gli occhi e la fissò come se le fossero spuntate tre teste.
“Ah, definire le cene di famiglia a casa Gervais 'terribile' è fargli un complimento. Sinceramente non credo che esista un aggettivo abbastanza brutto per descriverle”
La ragazza ridacchiò “So che me ne pentirò e che questo farà partire uno dei tuoi monologhi ma... adesso non ho niente di meglio da fare quindi: Racconta”
Fece appena in tempo a pronunciare l'ultima sillaba che lui era già partito con il suo chiacchiericcio.
“Ogni Natale è sempre uguale. Sempre quello stramaledetto cenone che dura fino alle tre del mattino.
I cuochi sono in vacanza e mia madre non sa cucinare, quindi fa tutto schifo. Tranne il dessert che però non posso mangiare perché devo mantenere la linea. Quindi per tutto il cenone mi tocca stare ad ascoltare mia nonna che dice: 'Damien quand'è che ti trovi una fidanzata e ti sistemi? Non sarebbe l'ora di ammogliarsi e di produrre l'erede? Prendi esempio da tuo fratello, guarda com'è carino con la sua ragazza.'
E io mi mordo la lingua (anzi la ingoio perché ho fame), per non urlarle: Ho 17 anni, voglio andare a troie e non sposarmi! E mio fratello è così gay che me ne sono accorto pure io. Ed è inutile che porti a casa la ragazza, tanto lo so, lo so meglio di lui, che è solo una copertura.
Ma la nonna mica è l'unica. No. C'è un tavolone così lungo che potrei andarci in bicicletta e le persone che ci siedono mi odiano tutti, ma è natale, quindi non possono spaccarmi il naso.
Poi, non posso buttarmi sull'alcol perché c'è lo zio ubriacone che finisce la bottiglia prima che riesca a metterci le mani sopra. Non posso neppure suicidarmi. A tagliarmi le vene non ci provo nemmeno perché ho paura del sangue, bere la varechina no perché i prodotti per il bagno li hanno portati via i domestici. Potrei impiccarmi.. ma dove? Il lampadario è troppo fragile e il soffitto è senza travi. Potrei provare l'attaccapanni ma non mi pare la più furba delle idee.
Ma guardiamo il lato positivo: senza Shane tra i piedi posso provarci spudoratamente con tutte le signorine che restano e senza rischiare pugni in faccia anche a natale!
Succhiatemi il cazzo everybody!” Damien non aveva ripreso fiato dall'inizio del suo discorso, e quando aveva cominciato era anche piuttosto isterico.
Seraphìne aveva smesso di ascoltare alla terza frase. A mensa i suoi vicini di tavolo lo ascoltavano con un orecchio mentre mangiavano, abituati ormai ai suoi sproloqui. Altri invece lo guardavano ammirati perché non riuscivano a capire da dove stesse respirando.
Quando finalmente si zittì con quella frase a effetto che nessuno si sarebbe mai aspettato da un fighetto come lui comparve alle sue spalle un'enorme figura che non si era fatta vedere da nessuno nonostante la mole e gli si era posizionata alle spalle.
Il nuovo arrivato si chinò, avvicinando le labbra all'orecchio del moro per sussurrare “Io sono ovunque, esisto nel tessuto stesso della materia. E sono il tuo peggiore incubo. Shane è qui, Fiorellino”
Damien non si voltò, al suono di quella voce familiare smise di respirare, spalancò gli occhi.
La sua faccia assunse un colorito vagamente bluastro e aprì la bocca ma non uscì nessun suono.
Prima che potesse fare qualsiasi altra cosa, a parte morire di infarto, Shane con una mano gli tappò la bocca e con l'altra lo cinse alla vita per sollevarlo dal suo posto. Senza troppo sforzo il moro fu sollevato e si ritrovò bloccato a mezz'aria, allora cominciò a dimenarsi senza alcun risultato.
Mentre il diciassettenne era stato preso e zittito, gli amici al tavolo si lanciarono un'occhiata pigra e con la bocca mezza piena biascicarono con poco entusiasmo “No. Shane lascialo stare”
“Shane è Natale siamo tutti più buoni”
“Infatti lo porto a prendere il suo regalo” rispose il biondo con un mezzo sorriso. E si issò Damien su una spalla tipo sacco di patate mentre lui continuava a mugolare e guardava i compagni con la disperazione negli occhi.
Niko lo salutò con il suo solito sorriso ebete e agitando una mano mentre con l'altra continuava a riempirsi la bocca di cibo. Poi si rivolse a Elizaveta “Sicura che non gli farà niente?”
“Lo conosci Shane. Lo pesterà” e ridacchiò. “Merry Christmas, Damien”

~ ~ ~

Il preside entrò in aula magna fischiettando un'allegra canzoncina natalizia, dove aveva fatto radunare tutti i ragazzi che avevano deciso di non tornare a casa per le feste.
Si posizionò davanti a loro e con un inquietante movimento di sopracciglia sussurrò con un tono da brivido “Ho un lavoro per voi” e il sorriso che gli si aprì non prometteva nulla di buono. “Addobbate” e intanto entrarono i due bidelli più la bibliotecaria con scatoloni e sacchi pieni di addobbi natalizi. I ragazzi anche se sorpresi dalla richiesta evitarono di ribattere, o almeno lo fecero sotto voce.
Il preside allargò le braccia “E ora andate miei prodi! Voglio sentire lo spirito natalizio rimbalzare per i corridoi!” detto ciò si congedò lasciando ai giovani l'onere di raccogliere le scatole e distribuirsi i vari addobbi per poi cominciare.

~ ~ ~

Philip alzò al massimo il volume del suo ipod, non gli importava di rimetterci il timpano, era determinato a ignorare Seraphine, Bonney e Misaki che urlavano progetti, uno più infattibile dell'altro, per il party natalizio. Non era il solo a essere stato coinvolto contro la sua volontà. A poche sedie di distanza c'era Harry con un libro sulle ginocchia che guardava le ragazze fingendo interesse, ma si vedeva lontano un chilometro che voleva soltanto tornare a leggere in un angolo.
In quell'aula non c'era nessun altro perché quando le tre ragazze erano partite alla ricerca di reclute, tutti in un modo o nell'altro erano riusciti a sfuggire o a nascondersi abbastanza bene da non farsi trovare.
Solo Harry e Philip erano stati arruolati, il primo perché non era riuscito a dire di no per via della sua timidezza mista a galanteria, il secondo era stato preso alle spalle mentre passeggiava per il corridoio ascoltando la musica.
La domanda che entrambi i ragazzi si ponevano era: perché queste qui non erano tornate a casa a festeggiare Natale e Capodanno senza stare a scuola a rompere le scatole con i loro progetti?
E pur di trovare una risposta Philip fu abbastanza sgarbato da chiederlo ad alta voce.
Le tre si girarono verso di lui all'unisono e lo guardarono torve.
“A casa mi annoio” fece Seraphine.
“Ho litigato con i miei” Bonney.
“Sono scappata di casa a dodici anni” disse infine Misaki.
Poi tutte e tre tornarono alla loro conversazione con nonchalance.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo disperato.
“Ci serve più gente!” disse Bonney “Se siamo così pochi il preside non ci darà mai il permesso di fare la festa, e per di più non abbiamo un progetto solido.”
Harry timido alzò la mano e intervenne “Io non vorrei fare il guastafeste, ma visto che non credo che riusciremo a trovare altra gente e il preside non sembra tanto propenso a fare questo evento, non sarebbe meglio...mmh non so...” si guardò in torno alla ricerca d'aiuto.
E Philip per la prima volta in tutto il pomeriggio sembrava interessato a quello che si stava dicendo.
Harry continuò “Cioè, come dire... Lasciar perdere?”
Fece per aggiungere altro ma Philip si alzò prontamente dal suo posto e gli si mise accanto facendogli cenno di stare zitto. “Mai contraddire una ragazza, e se sono tre vale il triplo. Approfittiamone” gli sussurrò nell'orecchio.
“Non volevo contraddirle. Volevo solo che tenessero conto anche di questa possibilità.”
L'altro scosse il capo “Sta a guardare”.
Bonney sembrava essere d'accordo con Harry, Seraphine sembrava che stesse ponderando entrambe le alternative ed esponeva a gran voce i pro e i contro. Misaki sembrava non voler rinunciare alla festa e tutte e tre si urlavano contro.
Harry guardò Philip sconcertato e stringendogli il braccio gli chiese a bassa voce “Ma cosa stanno facendo?”
L'altro sorrise appena e gli si avvicinò per rispondergli senza farsi sentire “Come avevo previsto. Ora alzati lentamente e senza fare rumore, se ce la giochiamo bene siamo liberi.” e lo prese per un polso per assicurarsi che non facesse movimenti inconsulti e piano piano strisciarono fuori dall'aula.

~ ~ ~

Elizaveta era in piedi su una sedia allungandosi nel tentativo di appendere un rametto di vischio al soffitto della mensa quando si sentì mancare l'equilibrio e la sua sedia oscillò per qualche istante.
Da sotto Niko le evitò di cadere sorreggendola per le natiche e senza nemmeno scomodarsi di levare la mano quando l'amica aveva ripreso l'equilibrio.
“Che cosa fai?” lo guardò torva per un istante.
“Ti ho rimesso in piedi, ringraziami” fece lui con un sorriso a trentadue denti.
“Niko le mani, toglile o te le strappo” il suo tono era troppo calmo per pensare che stesse scherzando.
“Quali mani?” con l'espressione più innocente e cogliona mai vista.
Lei senza distogliere lo sguardo dal lavoro gli afferrò un polso stringendolo fino a slogarlo quasi “Queste mani”
“Ah! Pensavo che fosse il mio regalo di Natale” e fu allontanato con un calcetto nello sterno “Comunque: bel culetto!”
Eliza tentò di colpirlo di nuovo e stavolta più forte ma lui si era già allontanato ridendo.

~ ~ ~

Carlotta era sola a mensa, stava mangiando tranquilla quando una ragazzina bionda sorridente le si avvicinò “Posso sedermi?”.
Carlotta rimase sorpresa da questa richiesta ma fece cenno di sì.
“Nessuno dovrebbe restare solo a Natale, anche se teoricamente non è ancora Natale” cinguettò.

Fra le due calò un silenzio imbarazzato. Poi Alyson notò il libro che la mora teneva sul tavolo.
“Ah, storie dell'orrore. Mi piacciono” mentì pur di trovare un argomento di conversazione. Il silenzio, se pur durato pochi secondi, la stava già uccidendo.
“E' raro trovare qualcuno a cui piacciono” disse talmente piano che fu una sorpresa che Alyson fosse riuscita a sentire.
“Già, però non ne conosco molte. Purtroppo.”
“Io invece ne ho un sacco da raccontare. Mi piace raccontarle.” e quasi sorrise.
Alyson deglutì, anche la più banale di queste storie le faceva venire la pelle d'oca ma ormai era tardi per rimangiarsi le sue bugie.
“Oh, ma davvero? Quali sono le tue preferite?”
“In generale mi piacciono quelle che parlano di morti in circostanze misteriose. Dagli spettri ai killer psicopatici.” disse calma mentre Ally aveva già i brividi “e le case infestate... Vuoi che te ne racconti qualcuna?” concluse.
La biondina sbiancò ma sorrise e continuò a recitare “Sì, certo”
Carlotta per l'occasione aveva tirato fuori una storia che parlava di quattro ragazzi che si ritrovavano in una vecchia cascina per passare la notte di capodanno in modo originale. Il finale, se conoscete qualche film horror, potete immaginarlo...
Così come potete immaginare la povera Alyson che per tutte le vacanze decise di dormire con la luce accesa.


Note Autrici: Buone feste ragazzuoli!  

 Che propositi avete fatto per l'anno nuovo? Noi lasceremo che ci travolga come.. come... Un treno!
E Babbo Natale che vi ha portato?  diteci, diteci. 
Allora, dopo tante elocubrazioni mentali riguardo a dove pubblicare questo speciale alla fine siamo arrivate a
una decisione: lo pubblichiamo come un capitolo qualsiasi e poi, dopo la befana (quindi resterà quì poco),
verrà spostato in un una nuova sede e sarà il primo di una raccolta di speciali 
(˘˘)
Per il titolo non fate troppe domande, diciamo che suonava bene.

P.s. Il capitolo nuovo uscirà a breve, don't worry, e parlerà della prima gita dell'anno (spoiler!)






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