Nothing lasts forever

di AnnaSykess
(/viewuser.php?uid=611078)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Take me down to the paradise city ***
Capitolo 2: *** Welcome to the jungle ***



Capitolo 1
*** Take me down to the paradise city ***


Fu il primo di una lunga serie di giorni.
Inizio a prepararmi, come ogni mattina del resto, con la solita lentezza e sonnolenza che mi contraddistingueva.
Pensavo per quale motivo dovevo alzarmi costantemente per sapere che non avevo nessuno che mi aspettava.
Amici, un ragazzo e persino dei familiari.
Ebbene sì, vivevo in affido poichè i miei genitori non sapevano badare a me e ormai erano finiti nella lunga spirale della droga e alcool.
Non mi mancavano, per niente.
Grazie a loro sono quella che sono, pensavo ogni tanto, e non era una cosa per cui andavo fiera visto che ero una persona mediocre e inutile.
Così finii di prepararmi e salutai la mia madre affidataria.
Il pensiero di essere sola mi perseguitava ovunque, e io ero sola davvero.
Non avevo proprio nessuno, solo me stessa.
L'unica amica che avevo la persi, oh quanto era importante, solo per colpa mia.
Aspettavo il bus, come ogni mattina, con le cuffiette nell'orecchio e giocherellavo con le foglie secche che erano rimaste giù a terra.
Adoravo il rumore di quando le schiacciavo, quel crack che sembra come se qualcosa si rompa.
Era ora di prendere l'autobus, perchè dovevo andare in quel posto infernale anche oggi?
A nessuno cambia niente se vado o no, nemmeno a quella idiota finta della mia madre affidataria.
Luana, sì, era finta dalla testa ai piedi.
Si era rifatta talmente tante volte che a volte stentavo a riconoscerla.
Quando arrivai aspettai solo il suono dell'ultima campanella, che mi dava il via libera.
La ricreazione la odiavo, non avevo nessuno e non vedevo il motivo per il quale sarei dovuta uscire da sola.
Così aspettai e la tortura finì.
Tornai a casa e Luana non c'era come al solito, sarà stata dal suo nuovo fidanzato pensai.
Ero triste come mai quel giorno e mi chiusi in camera.
Pensavo al fatto che a nessuno sarebbe importato se fossi davvero rimasta viva o no.
Andai e mi chiusi in bagno, presi il temperino delle matite per gli occhi di Luana e gli staccai una lama.
Mi faceva strano riprenderla in mano dopo così tanto tempo, dopo la terapia e gli sforzi.
Ma ormai non riuscivo più, e così mi riaprii le vecchie cicatrici che nascondevo sotto un maglione di lana odoroso.
Il sangue iniziò a scendere a fiotti e le lacrime lo stesso.
Quello per cui avevo tanto lottato e sperato di essermi lasciata alle spalle era tornato.
Ed era solo colpa mia.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Welcome to the jungle ***


Dopo quel giorno decisi di non farlo mai più, davvero. Ma purtroppo durò poco e pensai che forse non ero tanto meglio dei miei veri genitori. Alla fine la droga era solo un modo per definire in fatti reali la loro dipendenza, ma alla fine io ero come loro. Solo a differenza loro io ero un'autolesionista, ma cosa cambiava? Anche io ero finita in riabilitazione, anche io ero finita in una spirale che sembrava non avere mai una fine. Ora mi sentivo peggio, una fallita, un caso patologico. Perchè non mi andava niente bene? Vorrei solamente che qualcosa girasse per il verso giusto, almeno una volta. Rimpiangevo il fatto di essermi comportata così con Laila. Quella che forse era l'unica persona ad avermi voluto bene, ad essermi stata accanto. Era la mia migliore amica e l'avevo persa per sempre, solo a causa del mio egoismo. Domani ho di nuovo scuola, pensai. Volevo morire, sarebbe stato meglio di tornare in quella merda. Non avevo amici, speravo davvero di passare inosservata come sempre. La sera passò e il giorno nuovo iniziò. Come al solito arrivai a scuola e mi misi a sedere da sola infondo alla classe. Vedevo gli altri che ridevano, scherzavano, si confidavano segreti e pensavo a quanto mi mancassero cose del genere nella mia vita. La prima campanella suonò, l'inferno iniziò. Dopo qualche minuto bussarono alla porta e un ragazzo entrò nella classe. Era un ragazzo alto, dai capelli scuri e con dei riccioli che gli arrivavano sopra gli occhi. Aveva gli occhi di un colore chiaro, immenso. Rimasi qualche momento a guardarlo ma poi mi persi nei miei pensieri. Si presentò alla classe, si chiamava Jason, era inglese e si era trasferito da poco qui ma conosceva benissimo la lingua. Per la prima volta ero come ipnotizzata da un ragazzo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2380738