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di oceanodiperle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo. ***


Primo Capitolo.

Questa è una fan fiction ispirata a Romeo e Giulietta perchè amo quella tragedia e sentivo il bisogno di scrivere una fan fiction Larry simile, spero che vi piaccia. :)


Quando torno da scuola,  a casa, ogni volta che passo davanti la casa dei Tomlinson mi chiedo che senso continuare ad odiarli. I miei genitori mi hanno vietato di avvicinarmi a quella famiglia, dicono che sono maleducati e crudeli, quando gli ho chiesto cos’avessero contro di loro ho capito che neanche loro lo sanno bene, me lo raccontavano balbettando, rimangiandosi le parole e concludendo che già da tempo si odiavano, che precisamente erano stati i miei nonni ad entrare in conflitto con quella famiglia e che noi dovevamo rispettare la loro scelta.


- “Harry, come è andata a scuola?” Mi chiede mia madre una volta sentito la porta d’ingresso sbattere.
- “Bene.” Rispondo poggiando lo zaino a causa dei libri pesante sul divano.
- “Siediti a tavola, è pronto.”
Quando ero più piccolo, spesso a tavola cercavo di farli ragionare, che ormai è diventata una cosa stupida continuare a stare in conflitto con una famiglia da anni, solo perché i nostri nonni non andavano d’accordo, loro mi hanno sempre risposto che non potevo capire e che non volevano più parlarne e non ho più fatto uscire questo argomento dalla mia bocca. Appena finito di pranzare, mentre mi alzo dico:
- “Vado a fare i compiti.”

Mi chiamo Harry Styles e ho diciotto anni, frequento l’ultimo anno di liceo. Ho i capelli ricci castani e gli occhi verdi. Ho scoperto di essere gay, circa due anni fa. Frequentavo le ragazze, ma non provavo tutti quei sentimenti che provavano i miei amici quando mi descrivevano le serate passate con le proprie ragazze, tutti i loro sentimenti, le emozioni. Mi accorsi che era strano che non provassi le stesse cose, che c’era qualcosa che non andava, allora ho cominciato a frequentare i ragazzi andando una sera in un locale gay insieme al mio compagno di classe Tom e il suo ragazzo. Mi ero ubriacato e non so come la mattina dopo, mi sono trovato nel letto matrimoniale di casa di un ragazzo che avevo conosciuto nel locale e avevo realizzato che durante la notte abbiamo scopato. Quella mattina, essendo ubriaco non ricordavo quasi niente, avevo solo dei flash che raffiguravano noi che facevamo sesso, mi mordevo le labbra e rabbrividivo, così capii che la persona che volevo al mio fianco doveva essere del mio stesso sesso.

Ho appena finito di fare i compiti, esco di casa a fare una passeggiata per prendere un po’ d’aria.
Cammino con le mani in tasca e fissando l’asfalto.
La mia famiglia e quella Tomlinson mi ricordano Romeo e Giulietta, non conosco bene quella tragedia, ma so che erano due famiglie che si odiavano, i Montecchi e i Capuleti, Romeo Montecchi, si innamorò di Giulietta Capuleti, ma le loro famiglie che si odiavano così tanto a tal punto di non potersi vedere gli proibivano di vivere la loro storia d’amore, alla fine entrambi si uccisero. Nonostante la situazione di queste famiglie è paragonabile alle nostre non mi sono mai interessato alla storia, così non l’ho mai letta.
So che la famiglia Tomlinson ha anche un figlio, di qualche anno più grande di me e si dice che anche lui è gay, ma io non l’ho mai visto, i miei genitori hanno cercato e cercano ancora di non farmelo vedere, proprio per paura che io possa innamorarmi di lui.
Il telefono mi squilla, è Tom, rispondo.
- “Ehi, dimmi.”
- “Stasera noi (lui e il suo ragazzo) andiamo in un locale gay, tu verrai con noi vero?”
- “Quale locale?”
- “Non ci siamo mai stati, allora vieni?”
- “Emh…va bene…”

                                                                                                                        ***
Tra pochi minuti Tom e il suo ragazzo saranno qui, vengono a prendermi e andiamo tutti insieme al “nuovo” locale.
Ho indossato dei jeans neri stretti, una maglietta bianca e un cappotto nero.
Spero di non bere troppo e ritrovarmi nuovamente al letto con un ragazzo che non conosco.

- “Harryyy, Tom è arrivato!” Urla mia madre dalla cucina.
- “Grazie, ora scendo.”

Prendo il portafogli e il cellulare e li inserisco nelle tasche.

                                                                                                                    ***
- “Ehi Harry!” Dice Tom mentre mi posiziono ai sedili di dietro della sua macchina.
- “Ciao, come stai?” Mi saluta Dan, il fidanzato di Tom che è seduto al posto vicino a quello del suo ragazzo.
- “Ciao, bene voi?”
- “Tutto bene.”
- “Ti raccomando non bere troppo stasera, sappiamo entrambi le conseguenze.” Dice ridendo per prendermi per il culo.
- “Vaffanculo.”
La sua risata diventa più rumorosa e viene accompagnata da quella di Dan.

                                                                                                                               ***
Finalmente siamo arrivati al locale, Tom parcheggia la macchina dietro ad un siepe, prima di scendere bacia Dan, mentre io scendo subito per evitare di vedere loro che si succhiano la faccia.
Appena varchiamo la porta del locare, fissiamo attentamente ogni cosa per capire come è arredato, come orientarci e come metterci a nostro agio. E’ enorme, pieno di ragazzi davvero sexy, che bevono o fumano, a quanto pare fumare non è vietato. Il bancone dove si acquistano le bibite è enorme, c’è gente che è seduta ai tavoli, altra che è in piedi. Stavo per dirigermi al bar per prendere da bere, un bicchiere di vodka, che nel corso della serata diventeranno di più, ma sento lo voce di Tom urlare contro quella di un altro ragazzo, mi giro è noto che sta facendo a botte con questo ragazzo. Lo raggiungo e mi intrometto nella rissa insieme a lui e Dan per difenderlo. Appena arrivo io, intervengono due suoi amici che si mettono contro di me e iniziano a prendermi a pugni.
 
Parla un ragazzo che fissa la scena.
Il ragazzo riccio è un tipo in gamba, è bravo a fare a pugni, sa come difendersi e conosce perfettamente le mosse giuste da usare, forse fa boxe. Chissà perché stanno litigando, sono tanto curioso di venire a conoscenza della causa di questa rissa. I suoi amici sono in condizioni pessime, mentre lui è ancora in forma, tranne per il suo naso sanguinante e il labbro spaccato. Mi piace, si, mi piace. Lui deve essere mio, non mi importa se ha già un ragazzo, presto sarà mio. Spengo la sigaretta che stavo fumando nel posacenere sul tavolo, il quale io e miei amici siamo seduti, tutti che guardiamo l’interessante rissa.
Mi alzo dal tavolo e mi dirigo verso quella lotta.
- “Dove vai?” Mi chiede Mike.
- “A mettere fine a quella rissa e impossessarmi del ragazzo riccio.”
Mi allontano sempre di più dal tavolo non sentendo ciò che mi aveva risposto. Appena mi inserisco nel cerchio formato da loro dove si sta svolgendo la lotta, la mia presenza attira l’attenzione di tutti.

- “E tu chi cazzo sei?!” Domanda il ragazzo che sta combattendo contro il riccio.
- “Menomale che non lo sai, altrimenti non ti saresti mai permesso di usare questo tono con me.” Dico aggrottando le sopracciglia.
- “Le tue parole mi hanno fatto cagare sotto.” Dice suscitando la risata dei suoi amici.
Il ragazzo riccio guarda la scena con la bocca e gli occhi spalancati, mentre i suoi amici sono doloranti a terra.
Tiro un pugno in pieno viso all’avversario del riccio, per dargli almeno un assaggio di chi sono e fargli capire che sono veramente capace di spaccargli la faccia in soli due secondi.
Il riccio ne approfitta per tirargli un calcio alle parti basse e questo lo fa barcollare tanto da farlo cadere a terra.
- “Me la vedo io.” Gli dico poggiando una mano sul suo petto spingendolo indietro. “Voi andatevene.” Mi riferisco ai suoi amici doloranti.
- “No, devo fargliela pagare a questo bastardo!” Dice aggrottando le sopracciglia e stringendo i denti.
- “Harry, vieni con noi?” Dice uno dei suoi amici al riccio.
- “No devo dare una lezione a questo stronzo.”
- “Tu non dai nessuna lezione, la lezione gliela do io.” Dico ad Harry, fissando i suoi meravigliosi occhi verdi. Ora conosco il suo nome grazie alle labbra del suo amico che l’hanno pronunciato.
I suoi amici se ne vanno, lui ignora le mie parole e prende a pugni un amico del ragazzo, mentre io prendo a pugni l’altro. Nel giro di cinque minuti battiamo tutti e due.
- “Tu ora vieni con me.” Dico ad Harry prendendo il suo polso.
- “Cosa? No!” Tira con forza il polso racchiuso nella mia mano. Lo prendo e lo carico sulla spalla, agita le gambe e tira pugni sulla mia schiena per alleggerirmi la presa e metterlo giù.
- “Mettimi giù!” Urla.
Le urla di Harry fanno tirare indietro le persone che chiudono il passaggio, così facilmente riesco a raggiungere l’uscita. Con un piede apro la porta e mi accorgo che sta diluviando. Ho cercato di raggiungere velocemente la macchina, ma non servì a nulla, la pioggia forte in pochi secondi ha bagnato ogni parte del nostro corpo. Mentre tengo stretto Harry che continua a dimenarsi, cerco di prendere le chiavi della macchina, premo il tasto del telecomando e costringo Harry ad entrare. Una volta che lui è dentro, chiudo velocemente lo sportello e chiudo la macchina pei impedirgli di uscire. Faccio il giro, la riapro entro rapidamente e la richiudo. Accendo il motore e parto.
- “Fammi scendere!” Urla.
- “No.”
- “Fammi scendere cazzo!”
- “Calmati.”
- “Dove cazzo stiamo andando?!”
- “Ora vedrai.”
Ha urlato per un bel po’ cercando di convincermi per farlo scendere, io decisi di ignorarlo, così lui si arrese.

- “Scendi.”
- “Dove merda siamo?!”
- “Non preoccuparti.” Scende dalla macchina sbattendo lo sportello forte, come per farmi capire che è incazzato.
Prendo un pacco di fazzoletti imbevuti che tengo conservati nel cruscotto della macchina e scendo anche io.

Gli faccio segno di seguirmi e ci dirigo all’interno di una casa abbandonata, dove spesso scopo con i ragazzi.
Appena apro la porta lui entra e si guarda intorno notando che è tutto vecchio e rotto.
- “Cos’è questo posto?”
Non rispondo alla sua domanda.
- “Prendi quella legna.”
- “Perché?”
- “Accendiamo il caminetto.”
- “Io non voglio stare qui!”
- “Se la smetti di fare i capricci e mi ascolti dopo ti accompagno a casa.” Mi imita con una vocetta stupida, io mi metto a ridere scuotendo la testa.

Portava la legna da fuori e la posizionava nel caminetto, io cercavo qualcosa da accendere per poi buttarlo nell’ammasso di legna e dargli fuoco. Alla fine ho trovato dei giornali vecchi, ho preso il mio accendino e gli ho dato fuoco, poi li ho gettati nel camino.

Harry mi fissa non avendo niente da fare visto che aveva terminato il compito che gli avevo dato.

- “Spogliati.” Gli dico.
- “Cosa?”
- “Spogliati.”
- “No.”
- “Sei tutto bagnato, ti ammali.”
- “Non mi interessa, io non mi spoglio.”
- “Spogliati o ti spoglio io.”
- “Non sei autorizzato a farlo!”
- “Tu dici?” Mi incammino verso di lui e lo prendo dai fianchi tirandolo verso di me e comincio a maneggiare con il bottone dei suoi jeans. Lui toglie le mie mani dal suo corpo e si allontana. Io lo tiro di nuovo verso di me e con forza riesco a spogliarlo lasciandolo in boxer, il suo corpo è bellissimo scolpito di numerosi tatuaggi come il mio.
Prendo una delle tante sedie rotte che sono nella casa abbandonata e la posiziono davanti il caminetto, poggio al suo schienale i vestiti di Harry, per far si che si asciughino.
Mi spoglio anche io e prendo un’altra sedia mettendola accanto all’altra per poggiarci anche i miei vestiti.

- “Vieni qui.” Gli dico sedendomi a terra con le gambe incrociate.
- “Cosa vuoi?”
- “Vieni.” Si avvicina e si siede difronte a me.
Estraggo un fazzoletto imbevuto dal pacchetto e comincio a rimuovere il sangue indurito intorno al suo naso.
- “G-grazie.” Dice.

Una volta finito di pulire il suo viso getto la salviettina nel caminetto.
Fisso il pavimento e mi tiro i capelli indietro.
- “C-cosa vuoi da me?”
Alzo lo sguardo e fisso i suoi splendidi occhi interrogativi, impazienti di ricevere una risposta.
- “Cosa voglio?”
Annuisce.
Mi fiondo su di lui e il mio peso lo costringe a stendersi sul pavimento, i suoi occhi si spalancano, mostrando sempre di più il verde intenso dei suoi occhi, racchiudo in una mano i suoi polsi e li poggio sul pavimento vicino la sua testa. Poggio le mie labbra sulle sue e lascio un lento bacio a stampo, mentre io muovo le labbra, lui sta immobile con gli occhi spalancati non aspettandosi una cosa del genere.
Lentamente mi stacco e lo fisso negli occhi.
- “Voglio te, Harry.”
Per una decina di secondi mi fissa rimanendo in silenzio ancora colto di sorpresa dal mio gesto, poi dice:
- “C-come ti chiami?”
Libero i suoi polsi e il suo corpo da sotto il mio.
- “Louis.”




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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


Ripetizione ultima parte
- “C-cosa vuoi da me?”
Alzo lo sguardo e fisso i suoi splendidi occhi interrogativi, impazienti di ricevere una risposta.
- “Cosa voglio?”
Annuisce.
Mi fiondo su di lui e il mio peso lo costringe a stendersi sul pavimento, i suoi occhi si spalancano, mostrando sempre di più il verde intenso dei suoi occhi, racchiudo in una mano i suoi polsi e li poggio sul pavimento vicino la sua testa. Poggio le mie labbra sulle sue e lascio un lento bacio a stampo, mentre io muovo le labbra, lui sta immobile con gli occhi spalancati non aspettandosi una cosa del genere.
Lentamente mi stacco e lo fisso negli occhi.
- “Voglio te, Harry.”
Per una decina di secondi mi fissa rimanendo in silenzio ancora colto di sorpresa dal mio gesto, poi dice:
- “C-come ti chiami?”
Libero i suoi polsi e il suo corpo da sotto il mio.
- “Louis.”
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Capitolo due.

- “Ti accompagno a casa.” Dico mentre mi alzo da terra per andare a prendere i nostri vestiti davanti il caminetto ormai asciutti.
- “Io…vorrei andare a casa di Tom, del mio amico, per vedere come sta.”
- “Va bene, ti accompagnerò da lui.” Dico stringendo i nostri vestiti nelle mani e andando verso di lui.
- “Perché vi stavate prendendo a pugni?” Chiedo curioso.
- “Cosa?” Dice alzando i suoi meravigliosi occhi verdi verso di me.
- “Perché vi stavate picchiando con quei ragazzi?” Afferra i suoi vestiti dalle mie mani una volta che io glieli ho porsi.
- “Oh, emh. Non lo so.” Dice abbassando la testa. “Io ho visto solo che Tom stava facendo a pugni con quel gruppo di ragazzi, così sono andato ad aiutarlo.” Risponde mentre si veste dandomi le spalle, non capisco perché, forse si vergogna, così io ne approfitto per prendere il suo telefono che ha lasciato a terra e silenziosamente mi invio un messaggio per salvarmi il suo numero, poi lo rimetto dove l’avevo lasciato e lui non facendolo accorgere di nulla.
- “Ho notato che sei bravo a fare pugni, sai come difenderti.”
- “Beh, grazie. Anche se credo che senza il tuo aiuto non ce l’avrei fatta.” Una  volta indossato tutti i suoi vestiti si gira nuovamente verso di me.
- “Possiamo andare?” Gli chiedo.
- “Si.” Dice chinandosi per prendere il cellulare dal pavimento.

                                                                                                                          ***
Harry’s POV
Non me lo sarei mai aspettato quel bacio, sento ancora il suo sapore…così…piacevole…e forse…mi piacerebbe ritornare indietro nel tempo. Non so se si ripeterà, non potrebbe rintracciarmi in alcun modo, tranne se si recherà a casa di Tom per chiedergli informazioni su di me e…se devo essere sincero…mi piacerebbe.
Dopo essersi impegnato a spegnere il fuoco nel caminetto, Louis si dirige verso la porta e appena la apre il rumore della pioggia che prima si sentiva poco ora aumenta.
- “Aspettami davanti la porta, cerco di avvicinare la macchina qui il più possibile.”
- “Non fa niente…non fa niente se mi bagno un po’.”
- “Ti ho detto di aspettarmi davanti la porta.” Dice varcando la soglia e pronto a far bagnare il suo corpo da quelle gocce fredde, non importandosi di quello che avrei risposto. Il fatto che pensa di comandarmi e di impormi le cose mi innervosisce, mi da fastidio, non è nessuno per farlo, anche se questa cosa mi intriga molto.
Quando sento il motore della sua macchina vicino al posto dove mi trovo, varco anche io  soglia che è stata pochi minuti fa varcata da lui e mi chiudo la porta alle spalle.

Louis si era accostato molto vicino alla casa, io sono entrato molto velocemente nella macchina, così poche gocce d’acqua sono finite sui miei vestiti.

Dopo avergli spiegato la strada per arrivare a casa di Stan, nella macchina regna per un po’ il silenzio, cosa che mi da un leggermente fastidio, per evitare che durasse ancora, gli chiedo imbarazzato girando il volto verso di lui.
- “Qu – Quanti…anni hai?”
- “Ventidue” Fa una pausa. “Tu invece ne avrai diciotto o diciannove.” Rispondi con gli occhi fissi sulla strada.
- “Diciotto…quasi diciannove.”
- “Hai un ragazzo? Anche se la risposta qualunque sia non mi importa, sarai mio lo stesso.”
- “Se non ti importa allora non chiedermelo… e…secondo me sei troppo convinto.”
- “Non ti conviene sfidarmi.”
- “Non mi spaventi.”
- “Perché non voglio farlo.”
- “Ah, no?”
- “Sono più forte di te, potrei farti qualsiasi cosa, dominare sul tuo corpo”
- “Perché non me lo dimostri?”
- “Perché voglio che ti fidi di me.”
- “Perché ci tieni?”
- “Perché sono interessato a te.”
- “Chi non sarebbe interessato a me? Io attiro tutti.” Dico in modo scherzoso.
- “Sei modesto.” Dice sorridendo. “Mi piace.” Mi aspettavo una risposta diversa.
- “Comunque…non sono fidanzato.” Dico cambiando argomento.
- “Questo mi facilita le cose.”
- “Sembravi così convinto che credevo ti fosse facile anche essendo fidanzato.” Dico per fare il bastardo, ma lui non ci fa molto caso.
- “Si…hai ragione, sarebbe facile comunque.” Si bagna le labbra con la lingua. “Secondo le indicazione che mi hai dato dovremmo essere arrivati.”
- “Si, questa è casa sua.” Dico rivolgendo il dito verso il mio finestrino, da cui vedo la sua abitazione. Alla mia affermazione, si ferma:
- “Per me è stato un piacere.” Mi fa un occhiolino mentre mostra un sorriso bianco perfetto.
Io gli rispondo semplicemente “Grazie” perché non voglio dargli soddisfazione dato che è stato un piacere anche per me. Beh, di certo non dimenticherò quel bacio. Quando la sua bocca pronuncia la parola “Figurati” chiudo lo sportello e mi avvio verso casa di Tom.

                                                                                                                          ***
- “Tom! Stai bene?” Gli dico mentre entro velocemente nella sua stanza, era stata la madre ad accogliermi in casa, dopo esserci baciati sulla guancia mi dice in modo triste “Tom è in camera sua”, aveva capito che il figlio aveva fatto a botte, io l’avevo ringraziata ed ero corso subito nella stanza di Tom, curioso di sapere come sta.
- “Mi fanno male ancora i lividi che mi ha fatto quel coglione, ma sto bene.” Dice alzandosi dalla sedia accanto la scrivania, stava maneggiando al computer.
- “E Dan?”
- “Sta bene, ora è a casa sua. Come sei arrivato qui?”
- “Mi ha accompagnato Louis, il ragazzo che si era intromesso. Ma perché stavate facendo a botte?”
- “Una storia piuttosto complicata, c’era un certo Ryan che era fidanzato con quel ragazzo, ma questo voleva Dan e lo tradì con lui, quando lo scoprì si lasciarono e Ryan si mise con Dan, così oggi lui si sarebbe vendicato.”
- “E ora questo Ryan dov’è?”
- “Che cazzo ne so.” Sospiro. “Comunque…ero sicuro che li avresti battuti. Grazie pe averci difesi.”
- “Senza Louis non ce l’avrei fatta.”
- “Approposito, ti ha dato solo una mano a spaccare la faccia a quegli stronzi o poi è successo qualcosa tra di voi?”
- “Mmmh…è successo qualcosa tra di noi.” Dico abbassando lo sguardo imbarazzato.
- “Oddio, racconta!” Dice entusiasta.
Ci sediamo al bordo del suo letto e comincio a raccontargli tutto ciò che è accaduto, tutto dettagliatamente, senza tralasciare qualcosa. Lui rimane abbastanza sorpreso.
- “Quando lo rivedrai?” Domanda.
- “Non lo rivedrò.”
- “Come no?” Aggrotta le sopracciglia.
- “No, non sa né dove abito, né ha il mio numero, non può rintracciarmi.”
- “Siete due coglioni.”
- “Grazie, molto gentile da parte tua.” Si mette a ridere.
- “So che non dimenticherai facilmente quel bacio Styles!” Dice mettendo una mano sulla mia spalla per spingermi scherzosamente.” Questo mi ruba un sorriso.
- “Sa dove abiti tu però.”
- “E che deve venire a fare? Scoparmi?”
- “No idiota, a chiederti informazioni su di me.”
- “Sii, sogna bello! Non lo farà mai!”
- “Che ne sai?”
- “Non verrebbe mai qui a chiedermi di te, non mi conosce proprio.”
- “Neanche me conosce proprio, eppure mi ha spogliato contro la mia volontà e mi ha baciato. Lui non è un tipo timido, non si vergogna di nulla.”
- “Potresti avere ragione.”
- “Che ti ha detto tua madre vedendo il tuo viso conciato così?” Cambio argomento.
- “Mi ha fatto la solita polemica del cazzo, non è la prima volta che torno a casa con qualche livido sul viso.”


                                                                                                                        ***
Tom insistette a farmi rimanere a casa sua, cenai lì e giocammo per un po’ a FIFA. Verso le due e mezza mi accompagnò a casa.

Entro in casa cercando di non svegliare la mia famiglia e mi preparo una tazza di thè, non ho voglia di dormire e mi sento triste, senza sapere con certezza il motivo ancora. Mentre si cuoce, vado a mettermi il pigiama.
Prima di lanciare i vestiti sulla sedia accanto la scrivania come faccio di solito, me li porto al naso, dato che un paio di ore fa venivano stretti dalle mani di Louis e spero che ci sia rimasto un po’ il suo odore, ma quello che sento è solo odore di fumo, deluso dall’odore entrato nelle mie narici li lancio sulla sedia, anche pochissimo odore di lui, mi sarebbe bastato.

                                                                          ***

Mi dirigo in cucina con indosso il pigiama e lasciando che i miei piedi scalzi tocchino le piastrelle fredde.
Verso il thè in una tazza e mi posiziono sul davanzale della finestra, poggiando la schiena alla parete e i piedi lungo il davanzale, mentre sorseggio la bevanda guardo dalla finestra la meraviglia della notte e, fissando il cielo scuro, lascio che le stelle riflettano nei miei occhi verdi. Faccio bagnare dalla bevanda calda le mie labbra e successivamente le mordo e le serro. Quel tocco mi ha ricordato qualcosa, quel tocco è simile a qualcosa, alle labbra calde umide di Louis quando premettero sulle mie.
L’ho trovato, ho trovato il maledetto motivo per cui sono triste. Vorrei poterlo rivedere, peccato che non accadrà.
Louis’POV
La luce che penetra attraverso le tende  e colpisce le mie palpebre mi da così fastidio tanto da svegliarmi, ultimamente solo, nel mio appartamento. Ho deciso di starmene in un appartamento per conto mio perché voglio stare lontano dai miei genitori. Sono completamente stupidi mentalmente, non capiscono un cazzo, non sanno niente, non ragionano, non ti comprendono. Non accettano il mio orientamento sessuale, invece di pensare “E’ nostro figlio, tutto quello che vogliamo è che lui sia felice”. Inoltre sono in complotto con una famiglia da anni, di cui non ricordo neanche il nome. Solo perché i nostri discendenti del milleottocento si odiavano e non si sa neanche per che cosa, alla fine questo non mi è mai importato, ma prova la loro stupidità.  Non puoi discutere con loro che hanno sempre da ridire qualcosa, allora ho pensato “Ma vaffanculo, me ne vado.” Tanto sono maggiorenne, con un lavoro, posso fare ciò che voglio. Sono allenatore di calcio, in una scuola calcio per bambini, amo i bambini e amo il calcio, il lavoro perfetto per me. Il calcio è la mia passione da quando ero piccolo e amo insegnare ai bambini ciò che ho imparato io, vedermi in loro molti anni fa e magari, qualche loro difficoltà, qualche loro caduta, qualche loro ferita mi fanno ricordare le mie e a quanto mi sono impegnato per diventare allenatore.
Mi sveglio ultimamente solo nel mio appartamento,  perché di solito ogni notte porto a casa un ragazzo nuovo con cui scopare. Questa notte sarebbe stato il turno del riccio, ma non ci sono riuscito, aveva fatto molte storie quando l’ho portato nella casa abbandonata, così avevo capito che ero meglio che lo avrei riaccompagnato a casa dopo, o dove voleva essere accompagnato lui, ma non ci rinuncio, stasera gli invio un messaggio e gli impongo di farsi trovare in piazza, lo passo a prendere e lo porto in un pub, lo faccio ubriacare e dato che non capisce un cazzo, sarò come fregare le caramelle ad un bambino portarlo a casa e scoparlo, se non riuscirò a farlo ubriacare, mi inventerò qualcosa. Questa notte, Harry, sarà su questo letto, accanto a me.

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Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***


Capitolo tre.

Harry’s POV

Avevo appena finito i compiti, erano molti e stanco, stavo andando a stendermi sul divano a guardare la tv, aspettando l’ora di cena, ma appena chiudo i libri, il mio cellulare fa un suono che mi avvisa che mi è arrivato un messaggio. Lo prendo e lo sblocco, sullo schermo mi appare un numero che non ho memorizzato, clicco su “apri” e mi si apre il messaggio, c’è scritto: ”Harry, sono Louis, stasera pretendo che tu ti faccia trovare in piazza alle 23.00, passerò a prenderti.” Quando i miei occhi hanno letto “Louis” si sono spalancati e mi venne un colpo al cuore. Sono felice, ma allo stesso tempo terrorizzato, perché non ho la più pallida idea di come abbia fatto ad avere il mio numero, io non gliel’ho mai dato e lui non me l’ha mai chiesto. Faccio un respiro profondo e comincio a digitare:
“Come hai fatto ad avere il mio numero?”
“Dovresti fare più attenzione al tuo telefono, mentre eri distratto sono riuscito a mandare un messaggio sul mio telefono. ;) Sii puntuale per stasera xx”

“Tu sei tutto pazzo.”

“Hahah x) a stasera.”


Gli sembrerà strano che ho accettato il suo invito visto il modo in cui mi sono comportato ieri. Devo ammettere che sono eccitato. Devo dirlo subito a Tom.
Vado nella rubrica, cerco il numero di Tom e avvio la chiamata, dopo un po’ di squilli risponde:
- “Pronto?”
- “Non sai cosa mi è successo!”
- “Dimmi.”
- “Louis mi ha invitato ad uscire.”
- “Cosa? Come ha fatto a rintracciarti?”
- “Si! Aveva inviato un messaggio dal mio telefono sul suo in un momento che io ero distratto!”
- “Uscirai con lui?”
- “Si…ovviamente.”
- “Ma…ti piace?”
- “No! Ma cosa dici? La conosco da un giorno! Come fa a piacermi?”
- “E perché sei così eccitato?”
- “Oh, Tom. Taci.”

Si mette a ridere e anche a me viene strappato un sorriso.
- “Buona fortuna fratello.”
Attacco.

                                                                                          ***
Louis’POV
E’ stato più facile di quanto pensassi, non ho dovuto nemmeno minacciarlo per farsi presentare stasera, cosa che ero sicuro avrei fatto al cento per cento.
Ho fatto venire la domestica per fare le pulizie, mi sono assicurato che non ci sia un solo oggetto fuori posto, deve essere tutto perfetto quando lo porterò qui, non mi sono mai preoccupato della casa quando ci portavo un ragazzo, anzi, sono molto disordinato, ma vorrei far credere ad Harry di essere un bravo ragazzo, cosa che non sono del tutto.

                                                                                           ***

Harry’s POV
Ho indossato una t-shirt a maniche corte verde, dei jeans e le converse, mentre davanti lo specchio mi aggiusto i capelli penso: Mi piace il suo modo di fare, ma a volte mi viene voglia di prenderlo a calci in culo! Si fa il fighetto del cazzo, il ragazzo tanto forte che ottiene ciò che vuole! Questo fatto mi irrita.

                                                                                            ***
Nella piazza a quest’ora non c’è nessuno e io mi ritrovo tutto solo su una panchina ad aspettare Louis. Sono agitato, il mio cuore fa “boom”, quando vedo la macchina di Louis fermarsi davanti a me. Mi alzo dalla panchina e tirandomi i capelli all’indietro, cammino, avvicinandomi sempre di più alla macchina di Louis.
Apro lo sportello ed e mi posiziono sul sedile della macchina accanto a Louis, prima di partire mi squadra dalla testa ai piedi.
- “Sei sexy.” Dice sorridendomi. Sono contento che abbia apprezzato il modo in cui mi sono preparato. Comunque lo ignoro guardando avanti. “Ti sei reso sexy per me?”  Porto lo sguardo su di lui in modo confuso e mi sorride maliziosamente. “
- “Che ne dici se fai partire questa macchina?” Volevo evitare di rispondergli visto che la risposta alla sua domanda è un “si.”
- “Io ti faccio arrabbiare così tanto?” Chiede sorridendo maliziosamente. “Quando fai l’arrogante…ti salterei addosso e ti stuprerei…”
- “Non provare a mettermi le mani addosso.”
- “Te l’ho già spiegato ieri, anche se mi dici che non devo toccarti, posso sempre dominare sul tuo corpo. Ma…una domanda…perché ti comporti così con me?”
- “Così come?”
- “Arrogante, freddo…come se io fossi un tipo noioso e non hai voglia di uscire con me.”
- “No! Non è questo. Mi ha irritato il tuo comportamento di ieri, hai fatto cose contro la mia volontà.”
- “Era l’unico modo per conquistarti, all’inizio te l’avevo chiesto con le buone, tu hai fatto il testardo e ho ottenuto ciò che voglio con le cattive.”
- “Così non mi conquisti.”
- “Non ne sarei così sicuro.”
- “Sai una cosa?”
- “Dimmi.”
- “Quando fai così mi viene voglia di prenderti a calci in culo.” Si mette a ridere.
- “Nessuno mi aveva detto una cosa del genere, cioè…gli altri si lasciavano andare…subito..”
- “Io non sono “gli altri”.”
- “Questo è davvero un peccato.” Mi sorride, strizzando l’occhio sinistro.
Porta lo sguardo avanti e finalmente decide di far partire la macchina.

                                                                                          ***
Dopo aver parcheggiato la macchina, mi prende per mano e mi fa strada al posto in cui siamo diretti, che non ho idea di cosa sia, gliel’ho chiesto mentre eravamo in macchina più volte, ma mi ha risposto sempre “vedrai”.
I miei occhi si spalancano, quando davanti a me, si presenta un locale con l’insegna, la quale c’è scritto “The world of gays”. E’ il locale più famoso della città e possono entrare solo le persone che possiedono un biglietto “vip” che ti consente di portare anche un amico, deve essere pagato una volta all’anno con una cifra piuttosto alta e potrai favorire del locale gratuitamente. Si dice che a questo locale non manchi niente, ha un bar, molti bagni, la discoteca e addirittura numerose camere da letto.
- “Santo cielo Louis.” Dico osservando ancora incredulo l’edificio.
- “Sei sorpreso?” Mi chiede sorridendo e lasciandomi libera la mano che un attimo fa stringeva nella sua.
- “Abbastanza. Tu… tu hai il biglietto vip?”
- “No.”
- “E come entriamo?” Chiedo in modo confuso distogliendo lo sguardo dal locale e portandolo su di lui. Mi prende nuovamente la mano e ci porta davanti un  uomo dal corpo muscoloso che controlla se le persone che sono nella numerosa fila, possiedono il biglietto vip e le fa entrare.
- “Steve!” Esclama all’uomo.
- “Oh mio dio Louis! Sei proprio tu?! Fatti abbracciare!” Lascia la mia mano, per poter abbracciare l’uomo, Louis lo conosce! Probabilmente ci farà entrare anche non avendo il biglietto vip.
- “Eh già, sono io.” Sorride.
- “E’ tanto tempo che non ti vedo e sei cresciuto tantissimo, come stai?”
- “Abbastanza bene, tu?”


- “Questo è il tuo ragazzo?” Gli chiede ignorando la sua domanda.
- “Si.” Che cosa? Che cazzo dice?! Io non sono il suo ragazzo! Senza farmi notare gli do un pizzicotto al sedere per fargliela pagare.
- “E’ davvero carino, complimenti!”
- “Eh già!” Dice mentre stringe i denti per il dolore del mio gesto, mentre mi blocca subito la mano cercando di non far capire niente all’uomo.
- “Phin!” grida l’uomo, affacciandosi all’interno del locale. “Phin!” Esce un altro uomo.
- “C’è qualche problema?” Dice.
- “No, tieni per due minuti sotto controllo questa fila, arrivo subito.”

                                                                                                 ***
L’uomo ci fece entrare da una specie di entrata segreta, in modo che non ci potesse vedere nessuno.
Quando ci lasciò soli, chiesi a Louis: ”Chi è quell’uomo?”
- “Un amico. Mi fa male ancora il culo, la pagherai.” Mi metto a ridere.

Osservo con gli occhi che brillano il locale, sono davvero impressionato. Avevo visto solo qualche foto su internet, ma quello che raffiguravano non era niente rispetto a quello che sto vedendo adesso, sembra molto più bello. E’ già pieno di gente e si riempie velocemente.
- “Ti piace?” Domanda Louis.
- “Si, tantissimo. Grazie per avermi portato qui.” Sorride soddisfatto.
- “Prendiamo qualcosa da bere, vieni.”
                                                                                           ***
Sono quasi le tre, a mia madre avevo detto prima di uscire che avrei fatto tardi, gli avevo detto che uscivo con un nuovo amico.
Io e Louis siamo al bancone a bere della vodka, la musica è ad altissimo volume, c’è chi balla, chi si scambia baci appassionati seduti su dei divanetti, chi favorisce delle camere da letto al piano di sopra e chi sta al bancone del bar per bere.  Appena Louis  finisce la vodka che era nel suo bicchiere, poggia il drink sul bancone e si avvicina a me, posa una mano sulla mia guancia e cerca di avvicinare il mio viso al suo, quando le nostre labbra sono di due centimetri di distanza…
- “Louis!” … un ragazzo lo interrompe esclamando il sul nome facendolo allontanare di scatto da me.
- “Ehi! Justin! Come andiamo?” Dice sorridendo. Parlano entrambi a voce alta per farsi sentire, visto che la musica è al massimo del volume.
- “Bene! E tu? Manchi da tanto in questo locale!”
- “Bene, già ho provato altri locali.”
- “Lui chi è?” Domanda guardandomi.
- “Il mio ragazzo.” Dice bloccandomi la mano più vicino al suo corpo, si sarebbe aspettato un altro pizzicotto, o qualcosa di simile.
- “Piacere, Justin.” Dice porgendomi la mano.
- “Piacere, Harry.” Dico accettando la sua mano.
- “E’ davvero un bel ragazzo.” Dice portando i suoi occhi su Louis. “Bella scelta.” Gli fa un occhiolino e sparisce tra la folla di gente.

- “Perché continui a dire che sono il tuo ragazzo?”
- “Non conosci Justin. Ci prova con tutti, se non gli avessi detto così ci avrebbe provato con te e l’avrei fatto a pezzi, anche se è un mio caro amico.”
- “Sei geloso?” Mi cattura i polsi con le mani e mi tira a se, porta la bocca al mio orecchio e dice:
- “Secondo te?” Sposta lo sguardo sulle mie labbra e preme con le sue.

                                                                                                   ***
Stiamo stando per tutto il tempo al bancone, sono molto timido e non mi va di mischiarmi nella folla che si diverte a ballare o a sedermi in uno dei tanti divanetti e conoscere altra gente. Louis mi ha aveva chiesto se volevo fare queste cose, ma io mi rifiutai e sono rimasto incollato al bancone del bar a bere in continuazione alcolici. Louis a volte saluta dei suoi amici che passano per caso davanti a noi e a volte mi lascia qualche bacio umido sul collo.

                                                                                                   ***
Louis’POV
Harry stava esagerando con gli alcolici, ho dovuto frenarlo. Si, è vero che le mie intenzioni erano quelle di farlo ubriacare per poi portarlo a casa e scopare, ma lui è un ragazzo diverso dagli altri e voglio andarci con calma con lui, in questo caso, il suo pene è l’ultima cosa che mi interessa, non avrei mai pensato di arrivare a dire questo. Non sono mai stato innamorato di nessuno, nonostante l’età che possiedo mi sento ancora un adolescente e quello di cui mi è sempre importato è solo il sesso, mai l’amore. Forse ancora non ho compreso il vero significato dell’amore, perché non l’ho mai provato. Questa volta, il mio interesse non è rivolto verso il suo pene ma anche al possedimento del suo cuore.

Sono quasi le quattro del mattino, Harry è stanchissimo lo si vede dai suoi occhi verdi come la famosa pietra, che ora, al buio sono più scuri e stanchi.
- “Harry, andiamo a casa.”
- “No dai, un altro po’”
- “No, tra poco non ti reggi più in piedi.”
- “Fammi bere almeno un altro alcolico.”
- “Non se ne parla, sei già mezzo ubriaco.”
Lo prendo dal polso e lo trascino fuori dal locale, andremo a casa mia, il piano sta funzionando alla grande. Anche se volessi riportarlo a casa non potrei, è poco lucido, chissà dove ci farà ritrovare se gli chiedo le indicazioni per arrivare a casa sua.

Harry ha dormito per tutto il viaggio, ho appena parcheggiato davanti il mio appartamento e lui dorme ancora.  Mi dispiace svegliarlo e quindi il mio piano andrà in fumo, perché anche se lo svegliassi sarebbe troppo stanco per aver voglia di sesso, si rifiuterebbe e non mi va di costringerlo, ci tengo davvero molto ad ottenere la sua fiducia e che pensi che io sia un bravo ragazzo. Infondo, come ho già precisato prima, non voglio solo scoparlo, vorrei che illuminasse i giorni che mi restano da vivere. Lascio Harry per qualche minuto in macchina, lo chiudo dentro in modo che non possa scappare e nel frattempo vado ad aprire la porta di casa per avere via libera, senza ostali per portarlo all’interno del mio appartamento imbraccio.

Ho anche aperto il lenzuolo stato messo in ordine dalla signora delle pulizie oggi, dove poggerò Harry, purtroppo con tutti i vestiti, gli presterei un mio pigiama, ma non voglio svegliarlo, se sveglierà quando saremo in casa glielo darò.
 Apro lo sportello del lato in cui è seduto e lo prendo imbraccio stile sposa, indietreggio di qualche centimetro per far prendere forza al piede che spingerà lo sportello per chiuderlo.

Entro in casa  con Harry tra le braccia e mi faccio strada al buio, per far si che la luce, non colpisca le sue palpebre e lo spinge a svegliarsi, spero di non farlo sbattere da qualche parte, non credo succederà, perché conosco il mio appartamento come le mie tasche, se non ne fossi così sicuro e che quindi ci sarebbe il rischio che possa sbattere la testa su qualche mobile, l’avrei svegliato, non farei una figura di merda e non penserebbe che sono un coglione. Lo poggio sul letto, il lato in cui avevo aperto le lenzuola ed ora, devo togliergli le scarpe, cosa complicatissima perché lui porta le converse, io non le ho mai usate, ma dai miei allievi della squadra di calcio che alleno, ho saputo che hanno lacci molto lunghi e poi se li aggiustano a modo loro all’interno della scarpa, io con questo buio non vedo un cazzo e mi viene difficile slacciargli le scarpe, ma fortunatamente, un velo di luce penetra dalla finestra, un velo perché è abbassata la tapparella quasi fino a terra, mi lamento sempre con la signora Lisa, la signora delle pulizie, perché le abbassa sempre non fino alla fine,  è un lavoro che fa all’ultimo momento di fretta ed essendo impegnata a fare le pulizie in altri appartamenti, le capita di non abbassarla tutta qualcuno e io gli ricordo sempre gentilmente di abbassarle fino alla fine, ma questa volta dovrei ringraziarla, riuscirò facilmente a slacciare quei cazzo di nodi e togliere le scarpe ad Harry.

                                                                                                   ***
Sono riuscito a togliergli quelle fottute scarpe, adesso lo ricopro con il lenzuolo e mi chino per dargli un bacio sulla fronte, è davvero bellissimo. Raggiungo l’altro lato del letto e mi stendo senza indossare il pigiama, farei rumore e sveglierei Harry e tutto il lavoraccio che ho fatto per far si che non accadesse ciò non servirà a nulla.

                                                                                                  ***
Harry’s POV
Mi strizzo gli occhi, stranamente la sveglia stamattina non è suonata e nessuno della mia famiglia è venuto a svegliarmi per dirmi la solita frase “E’ tardi! Alzati che devi andare scuola” spero non si sia fatto molto tardi. Non che abbia voglia di andare a scuola, anzi l’ho sempre detestata, ma quest’anno ho gli esami di maturità e devo fare meno assenze possibili.
Apro lentamente gli occhi e guardando l’armadio, la prima cosa che mi si presenta agli occhi, deduco che non mi trovo in casa mia. Dove cazzo sono? Mi guardo intorno, quando porto lo sguardo in basso alla mia destra, riconosco il corpo di Louis, ancora che dorme. Mi porto una mano sulla fronte e penso: “Oddio, non ricordo un cazzo, mi sarò ubriacato dal far schifo.” Mi accorgo che entrambi abbiamo dormito con i vestiti, forse ieri notte, non avevamo la forza necessaria per indossare il pigiama e ci siamo buttati nel letto così. Il suo portafogli è aperto sul materasso, deve essergli scivolato dalla tasca mentre dormiva. La sua patente, nel portafogli è conservata in bella vista, inserita in una tasca di plastica, riesco a leggere in lontananza “Louis Tomlinson” e mi stiracchio, poi realizzo “Tomlinson?!” No, devo aver letto male, prendo in mano velocemente la sua patente e rileggo il suo nome tre volte incredulo con gli occhi spalancati sulla sua patente.

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