Memory's Drop

di Yavanna Norrey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1§ Rouge, chi!? ***
Capitolo 2: *** 2§ Ricordati di me ***
Capitolo 3: *** 3§ Amami ***
Capitolo 4: *** 4§ I Rovi della Morte ***



Capitolo 1
*** 1§ Rouge, chi!? ***


Dedicata a chi non perde la speranza e lotta fino alla fine. Dedicata alla mia chan, che appoggia ogni mio progetto. Dedicata a chiunque passerà di qua. E dedicata anche a me.

1§ Rouge, chi!?   



Si avvicinò cauta, il cuore che le batteva  a mille.
Era steso, immobile. Forse dormiva.
Attorno alla testa, una fasciatura chiazzata di rosso.
Rouge trattenne un singhiozzo accarezzandogli il viso pallido: baciò il suo sorriso tirato, pensando a quanto fosse così bello anche in una situazione come quella.
Amnesia.
Che orrore.
Lo vide agitarsi appena.
“Ronald… stai bene?”
Lo sguardo verde del giovane incrociò quello rosso di lei. Sbatté un paio di volte le palpebre, perplesso.
“Ciao…” mormorò incerto.
Rouge tirò un sospiro di sollievo “Ciao amore, come ti senti?” “Io… non lo so…” “William ha parlato di amnesia, quindi se non ti ricordi cosa stessi facendo o altro io…”
“Chi sei?”
Rouge sentì una stilettata al cuore “Come?” fece basita.
Ronald spostò lo sguardo sul soffitto, a disagio.
“Io… non mi ricordo di te…” la shinigami sorrise forzatamente: non poteva essere questo che intendevano i medici! Era assurdo! Loro si amavano, e non poteva bastare un’amnesia per cancellare tutto quello che…
“Io sono Rouge…” prese fiato, ponderando le parole “Sono la tua ragazza”
Ronald, allibito, boccheggiò un attimo per poi ridacchiare nervosamente “Non me lo ricordo… per caso ti piace il rosso?” lei sorrise “Avevo i capelli rossi, fino a poco tempo fa… se può farti sentire meglio potrei di nuovo…”
“Forse, non so, ho un mal di testa…” lo vide toccarsi le tempie a disagio.
Sospirò.
“Ronnie, cioè Ronald, non voglio sforzarti. Ti ricorderai di me… col tempo… Io ti amo…”
Il biondo arrossì. Non sembrava nemmeno lo shinigami scanzonato e dongiovanni che aveva “redento”.
Le venne voglia di piangere. Dov’era finito il suo amore?
“Sei… sei rossa…” Rouge sobbalzò “Scusa! Io sono un mutaforma…” allo sguardo perplesso del ragazzo non seppe come reagire.
“Ronnie, che ti ricordi esattamente?”
“Che mi chiamo Ronald Knox , sono uno shinigami e il rosso è importante nella mia vita. Nient’altro...”
Rouge sorrise: il rosso era sicuramente lei. Un cosa positiva almeno…
“Ora riposati, torno più tardi. Giuro che ti farò tornare com’eri”
Si allontanò senza avere il coraggio di aggiungere altro: non poteva dirgli del bambino, non ora.
“Ehi… Rouge, giusto?”
“Sì?” fece lei sulla porta “Ecco… hai detto che sono il tuo ragazzo… non… non mi lascerai adesso, vero?”
Rouge rise piano “No, Ronnie. Nemmeno per sogno”

§§§

“Permanente!?”
“Mi dispiace, Michaelis. Ma potrebbe essere…”
“No!”
Rouge sbattè una mano sul tavolo “Mi rifiuto!”
Sentiva il sangue pomparle nelle vene impetuoso.
William la fissava impotente, il dottore costernato.
“Al momento non è opportuno informarlo, magari in seguito…”
Rouge squadrò feroce il dottore.
“Posso almeno portarlo a casa nostra?” l’uomo annuì “Il primo controllo è fra tre giorni. Dal punto fisico sta bene”
Rouge marciò verso l’uscita, seguita da William.
“Che intendi fare?”
“Fargli tornare la memoria, ovvio!” “Ma lo hai sentito…” “Zio, io lo amo!” le iridi della shinigami si fecero roventi  “E questo è tutto. Chiedi a Grell o Eric di sostituirmi”

§§§

“Cosa?!” Grell sbatté le palpebre incredulo.
Eric non sapeva cosa dire.
“Come è successo?” chiese Alan piano “Un demone, tale Faustus. Ma preferirei che Rog non lo sapesse: farebbe qualche pazzia, e ora Ronald ha solo bisogno di tranquillità e della sua fidanzata accanto. Vi chiedo di farvi carico dei suoi turni e di darle una mano”
“Altro che!” fece Eric
“Non possiamo certo permettere che la piccola Rog resti senza il suo Ronnie!” esplose Grell.
Alan sorrise “Sento che andrà tutto bene, Rouge è forte”

§§§

“Di là c’è la cucina, lì il bagno e al piano di sopra la camera da letto”
Rouge era in mezzo al salotto, indicando direzioni come un vigile, con Ronald dietro che ridacchiava.

Almeno è ancora come me lo ricordo, in questo.

“La chiarezza è fondamentale, Knox!” trillò imitando il tono pomposo di William “E a parte gli scherzi, spero che ti piaccia…” additò il divano in tessuto color paglierino “L’avevi scelto tu quello… il resto…” E fece un ampio gesto “E’ tutta opera mia!”
Nell’appartamento regnava una sinfonia cromatica di rosso e arancione.
“Allora!?”
Ronald sorrise, accarezzando le tende color mogano “Sì… mi sembra di esserci già stato. Sa di casa…”
Rouge lottò per non soffocarsi con le lacrime “Oh! Ronnie…”
“Ehi!” il biondo le prese le spalle con dolcezza “Non piangerai, spero?”
La rossa si asciugò una lacrima “Scusa, è che… erano solo due mesi… i più belli della mia vita e…”
“Rouge… mi dispiace… ” “E di cosa?” sorrise “Vieni, ti faccio vedere la stanza da letto! Il piumone è opera tua!” si obbligò ad essere spensierata come sempre.
E lo strattonò al piano di sopra.

§§§

“Questo cestinalo. E se chiedesse in formazioni non azzardarti a dargliene”
Cindy serrò le labbra color corallo.
Raramente aveva visto lo sguardo del capo indurirsi a tal punto.
“Se mi capita sotto mano lo ammazzo… ” lo sentì mormorare mentre si allontanava.
Sospirò mettendo il documento nel tritacarte.

§§§

“Se preferisci il divano, c’è…”
“No, figurati. Non mi sento a disagio”
“Sicuro? Se preferisci ci dormo io!”
“Ma hai sempre parlato così tanto?!” scoppiò a ridere e Rouge arrossì.
Si sedette sul suo lato del letto a due piazze “In effetti… sì… è che io…” sbirciò la figura del ragazzo dall’altro lato “Io voglio ridarti quello che era tuo… tutto quello che era tuo…”
Ronald osservò il corpo sottile della rossa, nascosto dalla sottoveste azzurra.
Anche se non si ricordava di averla amata… cavolo quanto era bella!
Deglutì a vuoto “Sai in questo momento mi dispiace da morire non ricordare un accidente…”
Rouge rise piano, infilandosi sotto le lenzuola “Notte, allora. E se ti serve qualcosa…”

Oh cielo! Sì, che mi serve qualcosa ora, ma non posso… insomma… cavolo!

Scosse la testa.
Si stava comportando come un adolescente alla prima cotta!
Ma quella non era una cotta: era una ragazza, e che ragazza!, che diceva di amarlo e asseriva di aver avuto due mesi di convivenza con lui.
Per quel che ne sapeva, magari stava pure pensando di sposarla, prima di beccarsi quel cornicione!
“Notte…” la sentì frusciare sotto le lenzuola.
Forse dormire nello stesso letto non era stata una delle idee più geniali del secolo.
Ma non voleva farla soffrire: lo stava già facendo abbastanza dicendole di non ricordarsi di lei.
Alla parola "Rouge" collegava solo il rosso.
Per lui la ragazza accanto era solo rosso: nient’altro.
Si morse le labbra frustrato: dolore sordo alle tempie e nient’altro, ecco cosa otteneva a sforzarsi.
Eppure sentiva di provare qualcosa per lei, qualcosa di indefinito, ma più forte ed intenso dell’affetto.
Più dell’affetto e meno dell’amore.
“Ci sei stata solo tu?”
Rouge rise forte “Oh, cielo! No! All’inizio ti consideravo un insopportabile dongiovanni, non c’è segretaria  al dipartimento che non abbia fatto un giro sotto alle tue lenzuola!”
“E poi?” cercò lo sguardo rosso di lei nella penombra “Poi… non so come sia successo… un giorno ho capito che sarei stata disposta a strozzarle tutte pur di restare con te. E tu mi hai detto che mi amavi, nel momento in cui ne avevo più bisogno. Domani te lo racconto… ti racconto la mia storia, la nostra storia…”
Quando si sporse per osservarlo, dormiva già, e mai come in quel momento lo trovò dolce e indifeso.
Gli arruffò i capelli, piano, beandosi del contatto.
Sorrise, tornando infine dal suo lato del letto.



NOTE:
*l’autrice si nasconde*
Che posso dire? ^^
Vi voglio bene ragazzi ,sappiate che nelle mie azioni c’è sempre un disegno definito XD
Quindi non linciatemi e aspettate il seguito.
La fic terrà conto degli eventi dell’anime- seconda serie- e del musical "The most beautiful dead in the world", ma ci saranno le mie solite licenze nello svolgimento della  trama (vedi stravolgimento della linea temporale degli eventi e omissione/aggiunta di certi fatti) .Per il resto, nulla di diverso dal mio solito stile.
Ci saranno i miei soliti Oc (vedi segretarie, colleghi, eccetera...).
Chi ha letto la mia precedente fic “Half Blood” ne ha già fatto la conoscenza, i nuovi lettori non pernso faranno fatica ad ambientarsi.
Ma per dubbi o quesiti, prego, chiedete!^^
Una bacio dalla Rouge.
Spero che questa fic vi appassioni come la precedente.
*ancora grazie alla mia chan senza la quale tutto questo non potrebbe esistere!*

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Capitolo 2
*** 2§ Ricordati di me ***


2§ Ricordati di me



C’era la polvere, che gli mozzava il respiro.
E il sangue.
Forse suo.
“Mi fai pena sai, moccioso. Di solito quelli della tua razza sono più coriacei. Peccato”
Annaspò nella posizione rannicchiata dov’era serrato. Era a contatto con la terra, coi calcinacci.
Poi un bagliore dorato, e tutto divenne nero.

Scattò seduto, ansimando. La testa gli dava fitte dolorose e il respiro gli graffiava al gola.
“Ronnie…” mugulò la rossa, stropicciandosi gli occhi assonnata.
“V-va tutto b-bene” oddio, stava tartagliando.
Rouge si sporse verso di lui visibilmente preoccupata “Ronald, hai avuto un incubo?” gli accarezzava piano la spalla mentre gli rivolgeva uno sguardo ansioso. Cercò di regolarizzare il respiro, non voleva farla preoccupare per nulla.
“Ron, per favore, guardami”

La creatura nera lo fissava, avvolta da cirri di piume nere.
Lo sguardo bicolore, rosso e verde smeraldo.
Aveva un sorriso strano, sovrannaturale e inespressivo. Tra le mani bianche reggeva la falce.
Sembrava chiedergli perché non la riconoscesse.

“Ron!!” solo a quel punto si decise a guardarla: la ragazza sorrideva appena, cercando di nascondere il panico.
“C-che ho fatto?” “Fissavi la parete come se fossi spiritato. Per un attimo ho pensato che ti stessi esaurendo… cos’era?”
Ronald tremò, al ricordo confuso di quell’essere sovrannaturale. Istintivamente si rannicchiò contro il petto di lei. A Rouge venne da ridere “Che fai, il bambino pauroso?” poi gli accarezzò piano i capelli.
“Sembro pazzo, vero?” la sentì ridere tra i suoi capelli “Ma va!” poi il tono si fece affettuoso “Dormi, Ronnie” e la carezza sui capelli assunse una cadenza ritmata.
Ronald chiuse piano gli occhi, terrorizzato dall’idea di rivedere la figura demoniaca vestita di piume nere.
Rouge gli accarezzava i capelli e il suo respiro gli arrivava dritto sul viso, insieme ad alcune ciocche di capelli rossi.
Era così dolce e affettuosa, pure con lui che non si ricordava una beata mina di lei, e di quello che era successo prima. Sbuffò appena, accoccolandosi meglio fra le braccia bianche di lei.
Erano piccole, sembravano così fragili, e invece sapevano portare il peso di quella situazione impossibile.
Si lasciò cullare dal respiro calmo di lei, dal suo tocco gentile, e si addormentò.

§§§

Rouge sgattaiolò in cucina senza far rumore. Si era addormentato, dopo aver mormorato una sequela di frasi incomprensibili, e ora sembrava tranquillo, aveva persino un'ombra di sorriso rilassato. E respirava regolarmente.
William le aveva detto di predersi un paio di settimane per aggiustare le cose.
E a Ronald aveva dato un mese di aspettativa.

"Già"

Scese con lo sguardo sul suo ventre ancora piatto: ancora qualche mese e si sarebbe intravisto qualcosa, quel qualcosa che non aveva il cuore di dire a Ronald. Non ancora almeno. Deglutì mentre una delle ennesime fastidiose nausee mattutine minacciava di farla correre sulla tazza del bagno. Respirò piano: magari era solo lo stress per quella la situazione. Prese ad armeggiare con la macchinetta del caffè, sforzandosi di non pensarci.
Come avrebbe reagito?
Al momento erano due estranei che condividevano lo stesso tetto.
La cosa le fece male, e le lacrime premettero per uscire.
Maledì quella stupida emotività da gravidanza: Ronnie, il suo amore, non si ricordava di lei.
Come avrebbe potuto accettare di buon grado la sua gravidanza?
Scosse il capo. Disperarsi non serviva, meglio pensare a un modo per velocizzare il processo.
Magari andare da Ciel avrebbe aiutato Ron: dopo tutto il conte era parte delle sue memorie, e tentare non avrebbe nuociuto a nessuno. E poi gli mancava quel piccolo brontolone. A quel che ne sapeva, non era ancora morto.

"Strano, avrebbe già dovuto vendicarsi, a quest’ora…
Eppure, che io sappia, non è scritto sugli elenchi dei trapassati"

Accese il fornelletto e si accigliò.

"Will non mi ha permesso di accedere ai suoi rapporti. Magari mi nasconde qualcosa… il vizio di omettere dettagli è duro a morire"

Sbuffò sonoramente.
William rimaneva un enigma a volte. Cosa gli frullasse nella testa era un mistero.
“’Giorno…”
Si voltò sorridendo “Ci siamo svegliati, eh?”
Ronald aveva i capelli arruffati più del solito e la cosa le fece pensare a un leoncino, lasciandosi sfuggire una piccola risata di fronte a quella vista inattesa.
“Che c’è?” chiese il biondo, perplesso, stropicciandosi un occhio, lievemente imbronciato.
“Pensavo che magari ti andasse ti fare un giro da un amico…”
“Amico?”  fece perplesso il ragazzo, appoggiandosi al frigorifero “Uno di quelli che dovrei conoscere?”
“Sì” la rossa tolse il caffè dal fuoco e lo mise in una tazza “Stamattina vado a trovarlo, per spiegargli la situazione… poi oggi pomeriggio facciamo una scappata, ti va?”
“E sto a casa da solo?”
Rouge avrebbe voluto abbracciarlo: era davvero così fragile, il nuovo Ronald?
“Faccio presto” sussurrò, baciandogli i capelli, mentre si avviava verso il salotto.
A quel tocco delicato Ronald sussultò.
“O-ok” borbottò, facendosi rosso e nascondendo il viso nella tazza.
Rouge rise, salendo in camera.
Il nuovo Ronal aveva bisogno di lei, e lei non poteva permettersi di essere fragile: doveva essere forte per entrambi.

§§§

Rouge si accostò al cancello e con un agile salto atterrò dall’altra parte: avrebbe benissimo potuto suonare, ma si sentì in diritto di evitare le normali procedure.
La villa era come l’aveva vista l’ultima volta.
Sorrise appena. Ne avevano davvero passate tante, loro due insieme.
Lei e il nanerottolo asociale.
Si avviò verso l’ingresso, e si sorprese non poco di trovarsi un coltello puntato alla gola. Si irrigidì.
“Papà, che ti prende? Sei diventato paranoico!?” il demone incurvò appena le labbra in un sorriso forzato. Rouge fissò la lama inquieta: d’accordo la sicurezza, ma addirittura assalire il primo passante…
“Scusami, ho sentito odore di demone… ultimamente ho dovuto aumentare le difese alla magione a causa di una serie di… problemi tecnici”
La rossa sbuffò “Oh, beh, io devo vedere Ciel. Ho un problema… con Ronnie…”
Il sorriso forzato che ottenne come risposta la mise in allarme, ma decise ugualmente di non indagare.
Sebastian sollevò un sopracciglio, scettico “Il conte non è il miglior esperto in fatto di sentimenti”
Rouge prese a salire le scale “Non è quello… andrebbe tutto alla grande se… se Ronald non avesse avuto un’amnesia…” Sebastian la seguì, mentre sul suo volto si dipingeva un’espressione scura.
“Cosa?!” “Un cornicione in testa e mesi di amore nel cestino. Che ironia… ma non mi arrendo” lo sguardo le si fece più deciso “Ho bisogno di ripercorrere i sentieri della sua memoria. E Ciel ne fa parte. E’ impegnato?”
“Non puoi vederlo”
Rouge si fermò nel mezzo del salone d’ingresso.
“Che!?”
“Il Bocchan non ti riconoscerebbe neppure se volesse…” le sfiorò il viso “Anche a lui mancano frammenti di memoria”
La shinigami tremò “Cosa!?” “Mi dispiace… ha perso ogni ricordo, dal compimento della sua vendette a tutto ciò che ne deriva. Dubito che ti riconoscerebbe: non sa chi sia Grell, quindi…”
La rossa arretrò di un passo.
“Ciel… non si ricorda di… me!?”
“Mi dispiace tesoro…”
“No!” la rossa pestò con violenza il piede a terra “Mi rifiuto di crederci! L’ho riportato in vita! Noi siamo legati!” gli occhi le si riempirono di lacrime “Lui deve ricordarsi di me…” sussurrò flebile.
Sebastian le serrò le spalle “Risolveremo tutto tesoro, posso parlare con Ronald se vuoi…”
“Sono incinta” buttò lì la ragazza.
Il demone si irrigidì “Rog…”
“Sono incinta cazzo, e nessuno si ricorda di me!” prese a piangere in modo incontrollato, ancorata al petto del padre. Sebastian le accarezzò i capelli piano, incapace di reagire.
“Lui lo sa?”
“Non ancora… non ho avuto il coraggio…” “E gli altri?” “Solo Grell. Mi fidavo solo di lui…”
Il corvo rise piano “Quando imparerai a vivere senza complicazioni?” la rossa sospirò.
“Fammi parlare con Ciel…” il moro scosse il capo “Te l’ho detto lui…”la ragazza ringhiò appena.
“D'accordo, ma solo qualche minuto… non vorrei che lo scioccassi”
Era serio, ma sorrideva.
“Solo una cosa” fece lei, prima di avviarsi verso lo studio del ragazzino che ormai conosceva a menadito.
“Dimmi chi è stato: so che non può esserci di mezzo una banale caduta.Tu sei troppo efficiente per permettere che sul tuo Bocchan possa cadere un pezzo di intonaco. Ronald è stato ferito da un demone. E Ciel?”
Sebastian serrò le mani a pugno: una spiacevole ondata di bile gli invase la bocca.
“Non posso dirtelo Rouge…”
“Papà” il tono di voce non ammetteva repliche, lo sguardo rosso di lei fiammeggiò.
“Te lo dico dopo” e il maggiordomo si congedò.

§§§

Rouge fece capolino dalla porta.
Ciel era chino su un paio di fogli pieni di dati e indirizzi.
“Ciel?”
Il tredicenne alzò lo sguardo, apparentemente più preoccupato che indispettito.
“E tu chi diavolo sei?”
“Sì, per metà sono un diavolo, quindi il quesito è pertinente… Sono Rouge”
Ciel aggrottò le sopracciglia “Mai sentita. Come hai fatto ad entrare? Dov’è Sebastian quando mi serve!?”
“Mi ha fatto entrare lui. Tu mi conosci… anche se adesso staresti per chiamare la sicurezza…”
“Che vai blaterando? Io non ti conosco!”
Ricordò le parole del padre prima di andarsene: "Non traumatizzarlo. E non accennare alla vendetta"
Sbuffò appena, sotto lo sguardo feroce del nanetto.
“Facciamo una cosa, che ne dici se ricominciamo tutto da capo?”
“Dall’inizio, vorrai dire: io non so chi tu sia”
Rouge serrò le spalle, trattenendosi dall’impulso di picchiarlo.
“Ok, piacere. Rouge Michaelis”
“Come prego?”

"Punto uno: non traumatizzarlo"

“Sono la figlia di Sebastian”

"Cosa avevamo detto, Rog?!"

“Che!? Quando!?” Ciel si esibì in una meravigliosa gamma di espressioni scandalizzate. La rossa sorrise “E’ tutto ok, non ti chiamerò fratellino!” “Non pensarci nemmeno, pazza!”

"Oh, beh… almeno il suo disappunto nei miei confronti è rimasto tale e quale!"

“Senti, potremmo vederci un paio di volte… per capirci meglio…”
“Nemmeno per sogno, esaurita rossa! Fuori da casa mia!”
Rouge evitò un fermacarte decisamente pesante e letale, e uscì dalla porta.
“Dobbiamo solo lavorarci un po'…” fece, di fronte allo sguardo serio del padre.

§§§

“No, aspetta. Ripetimelo con calma. Anzi, no! Sintetizza!”
Era veramente figlia di sua madre…
Sebastian sbuffò scocciato “Per la terza volta Rouge: un demone mi aveva sottratto l’anima del Bocchan”
“Cavolo, e ora?” gli occhi della shinigami era due piattini lucenti.
“Troverò un modo per portare a termine, di nuovo, la vendetta del conte”
Rouge fissò lo sguardo al suolo. Certo, ricominciare tutto da capo, inventarsi un nuovo colpevole…
Che bello…
“Chi è stato?”
“Lo chiamano Claude Faustus”
“Mai sentito”
Sebastian la accompagnò alla porta “Mi dispiace di non poterti aiutare… se vuoi…” “Mi arrangerò con Ron, tu hai già da pensare a Ciel. Ci riproverà?”
“Certamente”sibilò il moro. “Allora stai all’erta, e se hai bisogno vengo qui e… zac! All’altro mondo!” fece la ragazza con un sorriso a trentadue denti.
“E l’aggressore di Knox?”
“Non lo so. Will non vuole dirmelo, dovrò scoprirlo da sola”
“Se vengo a conoscenza di qualche dettaglio, ti farò sapere”
La ragazza sorrise, cercando di sembrare sollevata. Poi corse per darsi lo slancio e scavalcò il cancello.
Osservò per un attimo il sorriso forzato del padre, prima di sparire dall’altro lato del portale.

§§§

"Dovrò fare a meno di lui.
Lui che non si ricorda di me"

Le venne uno strano groppo in gola. E tutto per quel brontolone, sociopatico e complessato di un conte.
Respirò piano, prima di entrare nell’ufficio di William. Prese coraggio e spalancò la porta.
William aveva lo sguardo fisso su un resoconto mensile e sollevò appena il capo, indispettito.
“Dovresti essere a casa”
“Dimmi chi ha aggredito Ronald”
Sguardo quasi feroce. Iridi fiammeggianti. Tono di voce duro.
Per un attimo William si chiese se a parlare era stata sua nipote o il dio demone che riposava dentro di lei.
Lo shinigami sospirò “Rog, ti prego…” “Ti prego tu!” ruggì lei, avvicinandosi pericolosamente alla scrivania.
“Rouge, non ti servirà a nulla ucciderlo” “Mi farebbe un gran bene, fidati”
I due si squadrarono in silenzio. William si aggiustò gli occhiali, poi fece “Rouge, promettimi che non andrai a cercarlo, promettimi che ti concentrerai su Ronald e sulle sue necessità”
La rossa serrò le labbra “Zio, per favore… dimmelo…”
L’uomo torturò con la punta delle dita la superficie della scrivania.
“Faustus… Claude…”
Per un istante il tempo si congelò.
Poi William sollevò lo sguardo.
Rouge aveva gli occhi velati di una furia cieca.
E per un attimo lo shinigami ebbe paura.

§§§

“Rog! Rouge!”
La rossa sbattè la porta e marciò decisa verso l’uscita.
“Rouge! Dove vai!?” il moro le corse dietro, cercando di tenere il suo passo.
“Da Ronald”
Ma lo sguardo di lei tradiva il fiume di emozioni che la agitava.
“Tesoro…” la rossa tremò appena al contatto dell’uomo.
“Vado da lui. Ho bisogno di lui…” si obbligò a non piangere, non ancora.
E quando William se la strinse al petto, non seppe far altro che rimanere lì, ancorata a lui.
Le certezze del suo mondo stavano crollando l'una dopo l'altra.
E senza un perché.

§§§

“Se hai bisogno chiamami!”
“Sì, Grell…”
“Non sto scherzando! Rimani a casa a con Ronnie caro e per qualsiasi cosa chiama me, Wiru, o gli altri due stacanovisti!”
“Sì zia! Ho capito!”
Rouge si zittì di colpo, con la mano sul pomello della porta.
Quanti secoli erano che non chiamava più il rosso zia!?
Grell sorrideva commosso, con due pericolose lacrime agli angoli degli occhi.
“Non azzardarti a piangere! Il bambino mi rende diabolicamente sensibile!”
Il rosso le accarezzò i capelli “Il mio piccolo tesorino… vai da Ronnie tuo, va!”
La rossa sorrise.
Prima si sparire gli diede un bacio leggero sulla guancia.



NOTE DELL'AUTRICE:

Ringrazio chi non si è fermato al primo capitolo: siete dei temerari! XD

Ecco che si entra nel vivo dei fatti: un compagno ed un conte smemorati, una gravidanza inattesa, e l’entrata in scena di un altro demone.

Chi ha visto l’anime -seconda serie- sa quanto possa essere odioso.

La verità sull’incidente di Ronald salta fuori, e Rouge vorrebbe farsi giustizia.

Ma la pazienza è la virtù dei forti: o almeno, così si dice...

Saluti dalla Rouge***


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Capitolo 3
*** 3§ Amami ***


3§ Amami



Chiuse la porta piano.
Le ombre del tramonto tracciavano solchi rossastri sul pavimento di legno dell’ingresso.

"Gli avevo promesso di tornare presto… e invece sono stata via tutto il giorno"

Gettò la giacca nera sul divano e marciò fino alla cucina: nel lavello c’erano i resti di un pranzo fatto alla bell' e meglio. Si guardò attorno, persa.

"Ma dov'è?"

E poi scorse una zazzera bionda spuntare da dietro lo schienale della poltrona: fece il giro e lo trovò bellamente appisolato, con un pacchetto di biscotti aperto e una mano sul telecomando.
Alla tv passava una commedia dall'aria noiosa.
Sorrise, accarezzandogli la testa.
Ronald sbattè un paio di volte le palpebre, prima di mettere a fuoco la sua figura.
“Ciao…” borbottò assonnato “Scusa. Ho fatto tardi” “Figurati…” si alzò, arruffandosi ancora di più i capelli per svegliarsi del tutto “Com’è andata dal tuo amico?”
Rouge si morse il labbro “Lui… sta nella tua stessa condizione. Ma c’è chi può occuparsi di lui…”
Ronald sgranò gli occhi “Oh, cavolo!” “Starà bene. E noi ce la caveremo”
Fece dietrofront e andò in cucina, con il biondo la seguiva senza fiatare.
Rouge aprì la manopola dell’aqua calda “Ciel non è l’unico a conoscerti, parlerai con Will e gli altri domattina. Eric adora raccontare aneddoti sulla vita altrui!”
Prese a lavare i piatti senza convinzione.
“Tu non mangi?”
“Non ho fame…”
La stretta di lui sul polso la fece fremere, mentre girava la testa per cercare i suoi occhi.
“E se poi stai male?” sorrise allo sguardo premuroso del suo Ronald.
“Ok… ma cucino io: tu sei un disastro!”
E il ragazzo rise.

§§§

Rouge si mise in bocca il pezzo di pollo che aveva fatto un giro veloce nel microonde.
L’unica cosa che le andasse di mangiare in quel momento.
Fuori, una notte senza stelle la metteva a disagio.
Ronald fissava le fiamme nel camino con poco interesse.
“Ti va di…”
La rossa sussultò, il biondo la fissò “Sei un ibrido, no? Che vuol dire? Io… ho sognato una specie di mostro…”
La ragazza serrò la labbra.
Mostro.
Per lui, lei era un mostro.
“Sì, ero… io” posò il piatto sul tavolino in vetro che li divideva, e si alzò.
Prese fiato “Mio padre è un demone. E’ il demone che possiede un contratto con il conte Ciel Phantomhive. E mia madre è la sorella deceduta di William. Se vuoi io…”
Stese un mano, e gli mise nel palmo una piuma nera. Ronald sussultò.
“Ok…” sussurrò flebile, deglutendo.
Tanto prima o poi avrebbe dovuto vederlo, l’incubo nero di piume.
Rouge lasciò che la parte demoniaca si fondesse con quella shinigami: gli occhi si colorarono di verde e rosso, le ali piumate si pressarono per poter occupare il ristretto spazio del salotto. Al suolo, frusciò il vestito di piume. Stese le mani per cercare quelle di lui.
Il Dio Demone sorrise, scoprendo i canini aguzzi.
Ronald esitò: non era la creatura terrificante del sogno. Certo, odorava di morte e mistero, ma non brandiva la scure sul suo collo, né lo squadrava feroce. Prese coraggio, e afferrò le mani di lei: una piccola scossa elettrica gli attraversò le braccia.
E, subito dopo, una sequenza di immagini sfuocate.
C’era sempre lei come soggetto.
Lo abbracciava, rideva, piangeva guardando un punto lontano.
E poi svaniva, per lasciare il posto alla creatura scura.
Il Dio Demone che svettava sulle macerie, con sguardo terrificante.
E, tra le braccia, teneva un ragazzino dagli occhi di cobalto.
Istintivamente si portò le mani alle tempie, cercando di trattenere una smorfia di dolore.
Faceva male ricordare.
Sempre.
Quasi non si accorse che la creatura era sparita in uno sbuffo di piume e che ora Rouge, spaventata, gli accarezzava la spalla.

§§§

Era stufa di vederlo soffrire, contorcersi dal dolore.
Per ricordare quello che li aveva legati, ciò che aveva generato la creaturina di cui lui non sapeva nulla.
Gli strappò via le mani dalla testa, e posò le labbra su quelle di lui.

"Speriamo funzioni…"

§§§

Le labbra di Rouge erano calde.
E le mani di lui sui fianchi protettive.
Non stavano facendo nulla di male dopotutto, vero?
Lei diceva di amarlo, no?
Rouge gli passò le mani fra i capelli, poi si scostò e sorrise.
Aveva un’espressione dannatamente maladrina.
“Che ne dici di sperimentare un nuovo modo per aiutarti a ricordare?”
Ronald si sentì avvampare “Altroché!”
La rossa scoppiò a ridere, e lo trascinò al piano di sopra.

§§§

Fare l’amore con lui fu una uova conquista.
Un ritrovare il posto che le era sempre appartenuto.
Le era mancato non poter toccare Ronald, bearsi di quel corpo sottile ma tonico. Le piaceva, quel suo ragazzo da party di segreteria, le era mancato farsi stringere, baciare, accarezzare ovunque dalle mani di lui.
E, forse, così sarebbe successo qualcosa. Magari per un istante si sarebbe ricordato di com’era amarla prima dell’incidente, di com’erano stati insieme prima di tutto quello.
“Amami”  gli sussurrò all’orecchio, mentre raggiungevano il piacere insieme “Amami, Ronnie”

§§§

Scese a baciarlo lungo il collo, mentre il biondo le accarezzava la schiena nuda.
“Va meglio?”
“Ho come una sensazione di deja-vu… lo possiamo rifare?”
Rouge rise, arruffandogli i capelli “Cielo! Ti ricordavo meno arrapato!”
Ronald le sfiorò il viso “Come fai?” “A fare cosa?” chiese lei, perplessa “A comportarti come se nulla fosse… non ti agiti, non hai crisi isteriche, non ti viene mai l’impulso di picchiarmi?”
La rossa sbuffò “Tutte queste  seghe mentali… Io ti amo. E so che mi ami. Il resto non conta! Tornerai  com’eri prima, devi solo aver pazienza” lo vide sorridere appena. Poi affondò il viso nell’incavo del suo collo.
“E se non ci riesco?” ora le stava venendo l’impulso di tirargli i capelli, sul serio!
“Non farti questi problemi, ok?” giocherellò con una ciocca bionda, mentre il ragazzo strofinava il viso contro la sua spalla. Rouge se lo strinse al petto: era così fragile…

"Quando glielo dico?"

“Domani andiamo in ufficio?”
“Solo per indagare sulla tua amnesia. Abbiamo due settimane di ferie, stacanovista!”
Fuori, la notte sembrava meno buia ora. Sorrise, mentre si addormentava abbracciata al suo amore.

§§§

“Rog, stai bene?”
La giornata non poteva iniziare meglio!
“S-sì!”
“Sul serio?” si pulì la bocca con l’asciugamano e sospirò: nausee mattutine. Grazie a Dio che Ronnie non se ne intendeva troppo di gravidanze! Si avviò verso la porta, dopo essersi sistemata i capelli e sciacquata il viso.
“Certo!!” trillò, uscendo, prima di avviarsi decisa verso la cucina, con lo sguardo perplesso del giovane addosso.
“Caffè?!”
“Sì, grazie!”
Sbuffò appena mentre preparava la caffettiera.
Per quanto ancora l’avrebbe dovuto tenere nascosto? Tra un mesetto la pancia sarebbe stata evidente: prima di allora, dovevano fare dei progressi. Assolutamente!
Un paio di braccia la avvolsero “Quanto pensi che ci vorrà?”
“Will non mi concederà più di tre ore. Non sono in servizio al momento!”
Ronald le baciò il collo, salendo verso il viso.

"Non si ricorderà di me, ma non fa fatica a volermi bene… Che brutto termine. Volersi bene… per noi…"

“Dai, che facciamo tardi!” fece, ridendo, svincolandosi dalla stretta. Ronald fece il broncio.
“Bevi, dobbiamo andare dai ragazzi!”

§§§

“Ciao Cindy!”
La bionda segretaria la salutò con un sorriso, osservando perplessa Ronald.
“Non dovrebbe…”
“Siamo solo in visita!”
Rouge sorrise allegra, entrando nell’ufficio di William: lo zio le regalò un’occhiata scettica “Che ci fai qui?”
“Un giro. Ron deve assolutamente ricordarsi di quel figo di Eric!” alle sue spalle, il biondino ridacchiò.
“Ah…” il moro osservò critico le carte sotto il suo naso “E’in missione con Alan, dalle parti di Glasgow. Penso che Grell sia con loro…”
La rossa sbuffò “Zio, sii più specifico!” “Non vorrai andargli dietro!?” “Eh, dai! Faccio vedere a Ron Londra e dintorni, non gli dispiacerà mica!”
Ronald annuì, interessato. William la osservava sempre più critico “Non dovreste riposarvi, voi due?”
Rouge ringhiò: non poteva permettere che certe allusioni facessero saltare tutto.
“Zio-stai-zitto!”
L’eventuale sfuriata fu scongiurata dall’arrivo di un piccione color fuliggine, che picchiettò con ligio dovere sulla spalla di Will.
Ronald fissò perplesso lo shinigami leggere il foglietto legato alla zampa del volatile e farsi scuro in volto.
“Rog, vai da tuo padre”
“Perché?” fece lei, scettica.
“E’ di Alan che si tratta. Non mi danno buone notizie”
Aveva imparato a decifrare le espressioni severe di William: quella che stava assumendo in quel momento poteva significare solo “catastrofe inaudita”. E ciò voleva dire solo una cosa: la morte di qualcuno.
Sbiancò e afferrò il polso di Ronald “Resta con mio zio, per favore…” “E’ successo qualcosa?” “Un mio amico sta male: potrebbe essere morto!” gli diede un bacio veloce sulle labbra e poi schizzò via dalla stanza.
William scattò sulla sedia  “Che ragazza impulsiva. Knox, rimani pure qui. Sono certo che non è nulla di grave. Rouge sa cavarsela molto bene, anche se sembra una ragazza fragile”
Ronald sospirò: la rossa andava e veniva, sempre piena di problemi.

§§§

Rouge scavalcò il cancello e si precipitò sulle scale d’ingresso.
Aveva il fiato corto e il cuore che pompava frenetico. Mollò uno spintone alle porta e corse su per le scale.  Si guardò intorno e intercettò la scia vaporosa dell’abito di Mey-rin.
“Mey!”
“Oh, cielo! Rouge!”
“C’è un ragazzo di nome Alan, ospite del Bocchan?”
“Il signor Sebastian ha scortato all’interno due giovani, ma non so dire…”
“Rogue”
La rossa si voltò, e incrociò lo sguardo cremisi del demone.
“Papà! Dov’è Alan?” l’uomo sorrise appena “E’ di sopra, sta riposando. Non occorre disturbarlo”
Rouge gli diede una scossa alle mani “E’ stato ferito?” Sebastian la accompagnò su per una rampa di scale “Tesoro, mi dispiace. Ma è affetto dal vostro grande male”
Rouge si fermò, incapace di muoversi, di fronte alla stanza.
Non poteva essere vero.
Non il suo Alan.
Non quel male di cui tutti parlavano.
Con reverenza.
Terrore.
Con tono di morte.
L’incurabile morbo che affligge il mietitori tristi delle anime.
“Scherzi,vero?” le lacrime le velarono gli occhi. Il demone le accarezzò affettuoso i capelli “Vorrei, piccola”
Prese fiato e mise la mano sulla porta “Io… devo entrare, per favore…” “Non te lo impedirò, piccola. Ma c’è Eric all’interno… mi pare un po’ scosso…”
Entrò, piano, cercando di controllare la voglia irrefrenabile di scoppiare in lacrime.



NOTE DELL'AUTRICE:

I ricordi vanno e vengono.

Ma la speranza è l’ultima a morire, no?

Quindi Rouge non demorde, e infatti i risultati non tardano ad arrivare. XD

Intanto, mentre la cara shinigami aspetta il momento giusto per rivelare la sua verità al futuro padre, le sfortune non tardano a colpire il collo dei nostri cari protagonisti.

Quindi: tragedia in arrivo!

Ma i miei fidati lettori sanno che nelle mie fic raramente tutto procede per il meglio: a questo punto, mi collego con il musical, introducendo fatti e personaggi legati ad esso.

Vi saluto.

Baci, la scrittrice.


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Capitolo 4
*** 4§ I Rovi della Morte ***


4§ I Rovi della Morte


“Rouge!”
La ragazza si lasciò abbracciare dall’uomo. Rimase lì, in quella stretta che tante volte l’aveva consolata da piccola, incapace di dire qualcosa. Qualsiasi cosa che non suonasse vana e senza senso.
Poi sollevò piano il volto, ad incrociare quelle iridi verdi divenute rosse per il pianto a stento trattenuto.
Com’era orgoglioso, il suo zione.
“E’vero… quello che dice papà?”
Eric sollevò le spalle, stanco “Non so cosa fare, piccola” la rossa si sciolse dall’abbraccio, avvicinandosi al letto. Sfiorò il viso smorto del giovane sotto le coperte: quel pallore mortale le fece venire i brividi.
Eppure, poteva sentirlo.
L’odore di morte.
“Potresti fare qualcosa?”
Rouge rimase in silenzio: poteva opporsi alla morte, di nuovo? Col piccolo conte, con William e con lei aveva funzionato. Poteva rifarlo?
“Rouge, cazzo! Rispondimi!”
Si voltò, incrociando di nuovo quello sguardo pieno di disperazione “Non lo so…” esalò.
Eric si abbandonò sulla sedia accanto al letto, la testa stretta fra le mani.
Avrebbe voluto rassicurarlo, ma non era certa di poterlo fare. Forse c’era qualche legge divina che impediva di riportare alla vita le anime prese dai Rovi della Morte. O, forse, sarebbe dovuta morire lei per salvare Alan.
Lei che aveva un Ronald senza ricordi a casa ad attenderla, ed un bambino in grembo.
Avrebbe dovuto scegliere fra il suo migliore amico, il suo amore di gioventù, e se stessa?
Se stessa ed il futuro per cui aveva strenuamente lottato fin dalla nascita?
Chiuse gli occhi. Era questo a cui la Dea l’aveva destinata?
Niente lieto fine.
Scegliere fra la sua felicità e quella delle persone che più amava?
E Ronald? Chi si sarebbe preso cura di lui?
“Eric ,promettimi una cosa” l’uomo sollevò lo sguardo su di lei.
Era palese, anche se cercava di nasconderlo: ormai era un uomo distrutto dentro.
“Io ce la metterò tutta, quando i Rovi cercheranno di portarselo via, ma tu dovrai giurarmi che aiuterai Ronald a tornare com’era! O prometto che tornerò dall’Aldilà per darti il tormento!”
Il biondo sorrise appena “Dannata piccola peste…” la rossa incrociò le braccia al petto con fare offeso.
“Mi hai mandato a quel paese! Zio degenere!”
Il biondo sorrise appena “Vai dallo smemorato ora. Ti sta aspettando…”
Rouge sorrise, rinfrancata “Torno appena posso. Papà si prenderà cura di voi”
Appena uscita da quella stanza, sentì prepotente il desiderio di urlare.
Invece, si limitò a rivolgere un falso sorriso a suo padre.

§§§

“Rog!”
La rossa si fermò dov’era, sul pianerottolo.
Grell gli corse dietro “Come stai?!”
“Io?” chiese lei confusa “Benissimo…” il rosso le sfiorò appena il ventre “Con tutto questo stress, è un miracolo che non ne soffra…”
Rouge avrebbe voluto piangere: per salvare Alan, forse avrebbe dovuto rinunciare a quella creaturina.
Grell le arruffò i capelli “Tesoro, sei così scura in volto”
“Sto bene” e mise la mano sulla maniglia “Solo che… controlla Alan mentre non ci sono, devo spiegare a Ron che forse per un po’ dovrò andare e venire da villa Phantomhive”
“Ma cucciola !Non puoi trascurare Ronald!”
La rossa sospirò “Cercherò di far quadrare il tutto…”
E poi sparì oltre la porta.
Prima che la voglia di piangere riuscisse ad avere la meglio su di lei.

§§§

“E’ da tre ore che ti aspettiamo”
William, più che adirato sembrava angosciato. Ronald era appollaiato sulla scrivania e sul viso aveva un’espressione tesa.
Rouge sorrise, per sdrammatizzare “Alan… sta bene… più o meno…”
William continuava a fulminarla con lo sguardo.
“Ah… Ronnie, puoi uscire un attimo?” il biondo annuì, leggermente deluso, e datole un bacio sulla fronte uscì dalla stanza. Lo shinigami moro sembrava sul punto di esplodere.
“Rog, che hai intenzione di fare?!”
La ragazza fissò il pavimento “Niente… ma se posso salvare Alan dai Rovi della Morte, non m tirerò indietro”
“Sai che andresti contro le leggi della Dea?” “Non ci vuole poi così bene se ha inventato una mostruosità del genere…” “Potresti morire, lo sai?”
La rossa chiuse gli occhi “Zio… io sono incinta. E Ronald è il padre”
William boccheggiò, e quando gli fu tutto chiaro la afferrò violentemente per le spalle “Sei impazzita!? Lo sforzo potrebbe causarti un aborto o, peggio, la morte! Stiamo parlando di una morte maledetta! Non è come le altre volte, Rog! Se rischi troppo potresti…”
La ragazza si divincolò “E a lui non pensi?” gli occhi pieni di lacrime.
William sospirò “Rouge, tesoro, stiamo parlando del tuo futuro .Io sono affezionato ad Alan, e voglio bene ad Eric, ma non posso anteporre la loro felicità alla tua”
Rouge si asciugò lentamente le lacrime “Stai parlano di Alan, te ne rendi conto? E di mio zio!”
Il moro le accarezzò i capelli “Ron ha bisogno di te. Vuoi veramente lasciarlo così? Lo so che Alan è il tuo ex, ma rifletti: hai lottato tanto per questa vita, e ora sei anche incinta…”
Rouge sorrise appena, e si voltò.
“Dove vai?”
“A casa con Ron. Deve almeno sapere che aspetto suo figlio…”
“Per cosa? Per dargli un doppio dolore poi? Se glielo dici, non rischiare il tutto per tutto per Alan”
Avrebbe voluto urlare, ma sentiva che lo zio aveva ragione, in  parte. Scosse le spalle e uscì dalla stanza.
Il sorriso dolce di Ronald non fece altro che peggiorare la situazione.

§§§

Era sempre stato una cosetta fragile, Alan. Un affarino delicato dall’incredibile forza di volontà e testardaggine. E non era stato facile accettare il fatto di non essere più un playboy incallito. Ma c’erano sempre quel sorriso dolce e quelle iridi verde limpido a ricordargli che andava tutto bene. E ora, per colpa di un sorte del cazzo, il suo dolce Alan se ne sarebbe andato, tra dolori atroci. Strinse le lenzuola immacolate con foga: non voleva rinunciare a lui, non avrebbe rinunciato. Sì, c’erano Rouge e quel suo arcano potere, ma fino a che punto era disposto a sacrificare la vita della sua piccola per lui? Per loro? Rouge aveva insinuato l’orribile dubbio della morte: sarebbe morta per salvare Alan, e avrebbe lasciato Ronald a se stesso. E lui, poteva davvero essere così egoista? O c’era un altro modo per salvarli tutti senza comprometterli?
“Che faccia scura… a cosa stai pensando?”
Eric sobbalzò appena: Alan lo fissava con un sorrisetto divertito all’angolo delle labbra. Il suo piccolo scricciolo dall’inossidabile ottimismo.
“Come stai, scricciolo?”
“Come uno che potrebbe morire da un momento all’altro… ma nel complesso bene”
Detestò quel suo sorriso, in quel momento. Come poteva parlare della sua morte con tanta leggerezza? Il suo Alan era così sprezzante del pericolo, e lui non se n’era mai reso conto?
“Alan… che stai dicendo?” gli occhi verdi del più piccolo lo squadrarono per un attimo turbati, ma fu solo un istante. Poi tornarono sereni.
“Hai sentito Grell, no? Posso morire da un momento all’altro” “Non se ci facciamo aiutare da Rog”
Alan restò  perplesso “Rouge? Ma non credo…” “Lei è disposta a farlo! E’ disposta a rischiare per te!”
Eric non si rese conto di averlo urlato: fu lo sguardo sconvolto del castano a rivelargli quanto, per l’ennesima volta, fosse stato egoista. Di quanto avesse pensato solo alla sua felicità.
“Rischiare? Rouge non può morire per me!”
Uscite dalla bocca di Alan, quelle parole gli sembrarono intollerabili e terribili.
“Io… ecco…” volse lo sguardo sconvolto al lenzuolo candido “Non voglio che tu…”
“Lo so” sussurrò piano Alan “Ma non mi va di compromettere Rog per me… ha Ron di cui occuparsi e...”
“E di te chi si occuperà, allora?!”
Alan lo fissò sconvolto: il biondo era scattato in piedi, gettando la sedia a terra, con gli occhi lucidi.
“Pensiamo a lei e al suo amore, al suo cavolo di tutto, ma a te chi ci pensa? Solo io!”
Il castano si alzò lentamente dal letto: non sarebbe stato un gran che collassare proprio in quel momento.
“Eric, io devo morire… è così, e non possiamo farci nulla. Nemmeno Rog. Ciò è al di là del suo potere… anziché cercare una scappatoia inesistente, perché non ci godiamo questi ultimi momenti?”
La mano di Alan sul suo petto era piccola, bianca e ferma.
“Stammi vicino finche possiamo stare insieme”
Gli occhi del suo Alan era verdi e fermi: come faceva ad essere così sicuro adesso?
“Non mi perdonerei mai se lei morisse… capisci?”
Eric se lo strinse al petto: finché era caldo, vivo.
“Non voglio che tu te ne vada, non ce la posso fare senza di te, scricciolo”
Alan ridacchiò piano “Ormai sono grande….”
Erano le lacrime del suo biondo playboy quelle? Eric gli affondò il viso nell’incavo del collo, tremando appena.
“Ehi, mi hai sentito? Non voglio passare il tempo che mi resta a consolarti”
Gli accarezzò la schiena con movimenti lenti.
Uno dei due doveva pur essere forte, no?
E forse il suo Eric, così pronto a spaccare il mondo per un nonnulla, questa volta non ce l’avrebbe fatta.
Magari Rouge lo avrebbe salvato, magari no.
Ma affidare la sua vita a lei, sapendo che sarebbe potuta morire, gli sembrava intollerabile.
Un peso troppo gravoso da portare per l’eternità.
E poi ci furono le mani di Eric sotto la camicia a farlo sussultare.
“Non intendevo questo per godersi gli ultimi momenti!”
Perché, cavolo, era nella residenza del conte scorbutico, col suo nero maggiordomo a poche stanza di distanza! E ci voleva pure un certo decoro!
“Eric!”
Il biondo sorrise appena, esibendo il caratteristico ghigno di quando sapeva di stare per fare qualcosa di palesemente errato. E nonostante tutto, provava una gioia enorme nel farlo.
“Tanto nessuno verrà  a controllare…”
E un attimo dopo, le labbra di lui erano sulle sue.

§§§

“Il tuo amico sta male?”
Rouge prese fiato, sedendosi sul bordo del divano.
“Lui… morirà Ronnie… se non lo salvo…”
Lo sguardo sperso del bicromatico la fece sorridere.
“Come puoi tu?” “Non lo ricordi, ma io ho resuscitato svariate persone prima di… tornare alla mia vita normale. E' una delle mie qualità, gli ibridi possono farlo. Siamo esseri fra la vita e la morte”
Ronald annuì piano “Quindi puoi impedirlo” “In teoria. Fino ad ora ho sempre salvato persone morte per cause tragiche, non diciamo… naturali… e i Rovi della Morte, ecco… nessuno è mai sopravvissuto. Quindi, è come un contrappasso: la vita che chiede un’esistenza per pareggiare i conti con gli dei della morte… potrei far adirare la Dea, e di conseguenza lei potrebbe…”
“Chiedere la tua vita in cambio di quella del tuo amico”
Rouge restò colpita dallo sguardo sconvolto del ragazzo.
“Stai scherzando vero?”
Gli occhi verdi erano sgranati verso il vuoto: due pozze di disperazione.
“Non vorrai morire spero?!” “Ronald, Alan è così giovane… lui ed Eric si amano…”
“E a me non pensi?” la rossa abbassò lo sguardo “Non pensi a me? Io cosa faccio se tu te ne vai?!”
“Will ti darebbe una mano, ci sarebbero Grell e gli altri…” “Cazzo Rouge!”
L’aveva afferrata per le spalle, e ora la stava scuotendo, fuori di sé.
“Vuoi morire per cosa? Spirito di sacrificio? Io non ci sto senza di te! Non mi ricordo un fottuto niente di quello che ero fino a tre settimane fa, e tu mi vieni a dire candidamente  che ti farai ammazzare così?!”
Rouge deglutì appena.
“Io ti amo cazzo! Sei l’unica costante della mia vita e tu te ne vuoi andare? Al diavolo i tuoi amici e tutto il resto: non è bastato un cornicione della malora, ora anche questo?!”
Smise di scuoterla, per poi fissarla con occhi velati di pianto “Per favore…”
La rossa gli accarezzò cauta il viso.
“Non rischiare…”
Non poteva dirgli di no, non poteva lasciarlo solo.
Trattenne a stento le lacrime “Vuoi passare il resto dell’eternità con me?”
“E me lo chiedi?” la ragazza ridacchiò piano.
“Allora devi sapere che sono incinta”
Lo sguardo del ragazzo si fece vitreo “Cosa?”
“No, che hai capito! Di te idiota!” berciò quando la stretta di lui sui suoi fianchi si fece più tenue.
“L’ho scoperto il giorno dell’incidente e stavo per venire a dirtelo ma poi… è successo di tutto e non ho osato. Eri confuso, avresti potuto decidere di andartene e non volevo….”
Le labbra del biondo la zittirono, e quando poté aprire bocca lo vide sorridere euforico.
“E’ mio figlio questo…” Ronald le stava accarezzando piano il ventre “Eh, già… fra un mesetto si inizierà a vedere qualcosa…” le mani di lui la strinsero forte “Non te ne vai col mio piccolo, vero?”
Rouge pensò alle parole di William, alla possibilità di morire e con lei il figlio che portava in grembo.
Al dolore che avrebbe sopportato Ronald per tutta l’eternità.
Ingoiò la sofferenza bruciante per il destino di Alan.
“No, non me ne vado”
Poi si lasciò avvolgere dall’abbraccio caldo del suo amore.
Suo fino alla fine del mondo.

§§§

Alan aprì cautamente gli occhi, mentre la luce gli lambiva il viso passando attraverso le tende.
C’erano stati i baci e le carezze, le mani frenetiche di Eric che gli sfilavano di dosso i vestiti con un misto di desiderio e ansia.
Si sollevò appena sui gomiti e non potè far a meno di sorridere. Eric era aggrappato alla sua vita come se temesse di vederlo sparire da un momento all’altro. Forse dormiva: teneva gli occhi chiusi e aveva dipinta un’espressione rilassata. Un mezzo sorriso. Gli accarezzò piano i capelli, passando le dita fra le ciocche che componevano il suo adorato ciuffo. Poi scivolò di nuovo dov’era prima, tra le braccia del biondo.
“Ohi” l’interpellato sbatté le palpebre contrariato “Sei un cattivone, forzarmi a fare cose lascive sotto il tetto del conte Phantomhive! Dovrei mandarti via a calci nel sedere per tanta arroganza!”
Eric ridacchiò col viso premuto contro la sua spalla “Non ignorarmi, Mister faccio-solo-quello-che-voglio-e-non-ascolto-nessuno-perché-sono-figo!” Alan mise su un broncio ad arte.
“Sai cosa penso?” mormorò Eric accarezzandogli i capelli “Cosa, testa vuota?” “Che vorrei poter vedere il tuo musetto arrabbiato per l’eternità…” “Non ne abbiamo già discusso?” fece il castano, tirandogli una ciocca di capelli “Lo so…” sbuffò Eric innervosito “Ma io non mi rassegno!” Alan sbuffò, prima di baciarlo piano.
Perché era così testardo?
“E ora esci dal mio letto, prima che il padre di Rogue ci becchi a fare la coppietta!”
“Perché?” fece Erci con aria innocente “Non lo siamo?”
In risposta ricevette un pizzicotto sul naso.

§§§

Rouge accesse il fornelletto e mise su il caffè.
Stranamente quel mattino non si era svegliata con la nausea.
“Cosa fai!?” saltò su, mentre un trafelato Ronald la allontanava per la vita dal ripiano cucina.
“Ma sei impazzito?!” “Lo sei tu! Sei incinta! Zero stress e movimenti bruschi!”
La rossa lo fissò truce “Ronald Knox, tuo figlio non ha ancora due mesi, vuoi già iniziare ad essere ansioso?”
Il bicromatico sorrise “E allora? Chi ben comincia è a metà dell’opera!”
Avrebbe voluto strozzarlo. Sarebbero stati nove mesi di inferno.
“Ron… io devo andare al lavoro domani…”
“Nemmeno per sogno!”
“Ronald, senti…” “Tuo zio ti obbliga, per caso?” “Ronald, calmati!”
Sbuffò con un mezzo ringhio feroce e arretrò fino alla finestra. Un piccolo piccione bigio picchiettò contro il vetro attirando la sua attenzione. Con un brivido lo fece entrare: se era quello che pensava…
La calligrafia ordinata e fine di William recitava:

Ho pensato di esporre la tua situazione ai superiori -che si congratulano con i futuri genitori-
Al terzo mese verrai messa in maternità.
Salutami il padre.
Ti voglio bene.

“Io no!” ruggì Rouge, strappando la lettera sotto lo sguardo allucinato del compagno.

§§§

“Non devi scaldarti così!”
“Stai zitto o ti squarcio!”
William saltò sulla sedia quando si trovò il dio demone, sua nipote!, con tanto di falce sguainata fare irruzione nel suo ufficio, seguita da un Knox visibilmente terrorizzato.
“Rouge!”
“Cos’era, uno scherzo!?” lo sguardo bicromatico saettò furente sullo zio “Io-non-sono-malata!”
“E’ normale dare la maternità alle donne incinte…” fece calmo William “Anche gli umani lo fanno”
“Sì, ma io sono al primo mese!” sibilò la ragazza “Posso ancora lavorare!”
William iniziò a preoccuparsi quando una penna nera gli finì in testa: le ali frullavano come impazzite.
“Calma, tesoro. Non vorrai che i superiori ti diano un richiamo…”
“Che ci provino! Dopo quello che mi hanno fatto passare, dovrebbero promuovermi vice-direttore!”
Mossa sbagliata, pensò lo shinigami moro, decisamente sbagliata.
“Vuoi far patire il bambino con tutto questo caos?”
Rouge si calmò e William tirò un sospiro di sollievo.
“Ok… ma pretendo di uscire dal lavoro al terzo mese” “Ma tesoro!” “Lo pretendo!”
E la falce si abbattè sulla scrivania di William.

§§§

“Cosa hai fatto?!”
Eric ridacchiò basso, sotto lo sguardo di fuoco della rossa.
“Ho tagliato in due la scrivania di zio Will”
Ora anche Alan rideva, meno discretamente però.
Grell aveva su un piccolo broncio “Povero il mio Wiru! Proprio ora che si decide ad essere sensibile tu gli tarpi le ali! Devi riguardarti, my darling, è di tuo figlio che si parla!”
Rouge serrò i denti e la mano di Ronald le accarezzò i capelli piano.
“Come si chiama questo posto?” “E’ la magione del contraente di mio padre, Ciel Phantomhive”
Alan si alzò dal letto con un mezzo sorriso “Non ti calmi mai tu, eh?” alla rossa venne voglia di piangere.
Si fece abbracciare dal castano “Mi dispiace di non poter…” “Non ti azzardare!” fece lui, fingendosi minaccioso “Non voglio assolutamente che rischi la tua vita o quella del bambino per me!”
Rouge sorrise, stringendosi al petto di Alan.
“Fallo in memoria dei bei tempi, pensa a te stessa e al piccolo. Hai già salvato troppe vite”
Eric fissò il pavimento contrariato, mentre Grell si studiava le unghie sovrappensiero.
“Piuttosto!” esclamò Alan, rompendo la tensione palpabile “Come intendi chiamarlo?”
Rouge si voltò verso Ronald “Se è maschio tocca a te!” il biondo riflettè qualche secondo, poi se ne uscì con “Daniel! Ma anche Harry non è male…”
“E se è femmina?” fece Eric dal suo angolo.
“Kristal” disse Rouge con un sorriso “Kristal Erica”
“Erica?” fece Eric perplesso “Sì, il femminile del nome del mio adorabile zio iperprotettivo!”
“Non sono iperprotettivo!” sbuffò Eric.
Alan ridacchiò appena.
“E poi, se non ricordo male, l’erica è il tuo fiore preferito…” sussurrò accarezzando le mani del castano “Mi regalasti un mazzetto al nostro primo appuntamento” Alan sorrise “Io so come fare colpo!”
Sebastian interruppe il gioviale quadretto “Rouge, potresti venire un attimo?”
La rossa sorrise ai presenti e seguì il padre fuori dalla stanza.

§§§

“E’ successo qualcosa a Ciel?”
“Veramente è del tuo amico che devo parlarti”
La ragazza sussultò “Alan?” “No” fece serio il demone “L’altro”
Rouge si incupì “Papà…” “E’ una cosa seria, William ti ha parlato di quelle sparizioni di anime, vero?”
“Sì, stamattina… a quanto pare sulla lista compaiono anime che non dovrebbero esserci. E’ un po’ preoccupato, non vuole farmelo vedere, ma io lo sento… Cavolo, l’essere incinta rende tutti troppo preoccupati per la mia salute!”
Sebastian le posò le mani sulle spalle “Tesoro, io ho un sospetto. Penso che sia il tuo amico”
Rouge sgranò gli occhi “Cosa!?” “C’è una leggenda sui Rovi della Morte: mille anime pure per salvarne una. Può darsi che il tuo amico si senta così disperato da diventare uno shinigami caduto”
“Cosa? Ma io gli avevo promesso…” “Certo, ma ora è chiaro che non lo farai. Per il bene tuo e del mio nipotino” la ragazza fissò il suolo sconvolta “Non lo farai vero!?”
“No…” Rouge scosse piano il capo “Certo che no… ma Eric! Macchiarsi di un tale peccato!”
“Se la vostra dea sarà clemente, grazierà il suo amichetto” il sorrisetto sardonico del padre la fece sobbalzare “Papà! Stai parlando di mio zio, e del mio migliore amico!” “Scusa tesoro, ma la faccenda è la seguente: se il Bocchan me lo ordinerà, sarò costretto a uccidere tuo zio. Ecco tutto”
Rouge si liberò dalla stretta del demone e corse via, verso le scale.

§§§

Spalancò la porta di colpo facendo sobbalzare il giovane conte.
L’alfiere cadde sulla scacchiera con un tonfo sordo.
“Di nuovo tu, mi perseguiti per caso!?”
“Ti stai occupando delle morti inspiegabili a Londra, vero?”
“Le fanciulle, sì shinigami”
Lo sguardo freddo e distaccato di Ciel le fece male: era lo stesso che le rivolgeva quando non erano ancora così intimi da sorridersi senza remore. Da sacrificare le loro vite l'uno per l’altro.
“Io… non puoi dare l’ordine a Sebastian di uccidere il criminale!” le vennero le lacrime agli occhi al pensiero. Ciel corrugò le sopracciglia “E cosa dovrei fare? Chiedergli di pentirsi e di costituirsi?”
“Mio padre pensa che possa essere una persona molto vicina a me…”
Ciel sorrise appena.
“Per favore… non…”
“E tu ci credi?” Rouge restò perplessa “Come?” “Tu credi a tuo padre, o alla colpevolezza del tuo amico?”
“Io… non dubito dell’esperienza di papà. Ma nemmeno dell’onestà del mio amico…”
“Che meraviglioso dramma famigliare” fece Ciel sorridendo più apertamente “Da che parte ti schiererai, tuo padre o il tuo amico? Da parte mia mi duole, ma gli ordini di sua Maestà sono chiari. Devo trovare la fonte del problema ed eliminarla. Mi dispiace, shinigami”
“Chiamami Rouge” fece lei sospirando  “Un giorno ti ricorderai di me…”
“Certo, certo” disse con fare sbrigativo il conte “E mi congratulo per il lieto evento. Sebastian me l’ha detto” la rossa sorrise amara “Grazie… spero che un giorno torneremo ad essere quello che eravamo”
“Se perdi qualcosa non la otterrai indietro, mai”
“Non i ricordi, Ciel. Quelli restano dentro di noi, per sempre”
Mentre la rossa si voltava e usciva dalla stanza, Ciel ebbe la fugace visione di una creatura alata dal vestito di piume nere. Poi si ritrovò a fissare interdetto la superficie lucida del legno.


NOTE DELL'AUTRICE:

Innanzi tutto, premetto che non ho mai scritto yaoi. Mi vanno poco a genio. Ma in questa fic, per coerenza con la trama generale, ho dovuto inserire la coppietta EricxAlan. Cosa non si fa per la beneamata coerenza. XD (n.d.Beta-reader: Sta assolutamente mentendo, sappiatelo...)

Quindi mi inchino di fronte alle amanti dello yaoi, e chiedo scusa se ho scritto degli orrori: ci starei male se avessi scritto degli obrobri! Abbiate pietà di me! Miserere!!!! ç-ç

*si prostra all’uditorio*

Detto questo, perdonatemi se ho reso Eric un maltrattatore di nipoti! ç-ç

Ma era sconvolto, povera gioia!

*all’autrice scappa una risatina perfida*

La nostra Rouge si trova a un bivio.

Scegliere fra la felicità altrui e la sua.

Alla prossima, esimi lettori!

P.S:

Ma a voi Rouge da arrabbiata non fa paura?... a me…TANTA!!!! XDXDXDXDXDXDDXDXDXDXDXD

Sarà colpa degli ormoni!?


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