Black in Mind

di josephine seele black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Nothing is Underestimated - Regulus ***
Capitolo 2: *** She's Cool like Ice, feels so Nice - Narcissa ***
Capitolo 3: *** Clearlight Mystic Force – Andromeda ***
Capitolo 4: *** Truth is, I don't wanna know - Sirius ***
Capitolo 5: *** The age of the understatement - Bellatrix ***
Capitolo 6: *** Love's a sickness that I adore, a tormenting lie that I am craving for more. ***



Capitolo 1
*** The Nothing is Underestimated - Regulus ***


Lui non sa farsi vedere. lui non sa farsi sentire
ma ci prova ogni momento
lui vive fuori dal tempo
[ . . .] lui si spoglia per capire se è invisibile davvero
[ . . .] lui si sente sempre solo, bastardo figlio del niente”
                                                                          Prozac+
 
Era un pomeriggio come tanti altri. Il sole stava per tramontare, era basso ed illuminava tutti gli utensili in cucina e i cimeli sparsi qua e la.
Kreacher aveva appena preparato il tea e Regulus si era adagiato sulla grande panca tra il tavolo ed il davanzale dell' ampia finestra. Nell'estremità opposta suo fratello lo osservava con gli occhi inietti , quasi fosse li solo per aspettare la sua presenza nella stanza.
Sirius era un ragazzo ribelle. Ormai la sua famiglia si era abituata al suo atteggiamento strafottente e anticonformista. Sua madre sperava ancora di rimetterlo in riga urlandogli contro ogni volta che appariva alla sua vista, ma era del tutto inutile; ne sembrava più' divertito che altro.
Regulus lo sopportava a mala pena. Era sempre deriso e preso in giro da suo fratello ma il suo atteggiamento era troppo mite e pacato per poter ribattere.
Lo ignorava sempre anche quando Sirius faceva di tutto per provocarlo. Come in quel momento. Un molliccio nascosto nella credenza di Grimmauld Place aveva appena preso le sue sembianze con indosso della biancheria intima da donna.
Regulus sospirò. Suo fratello era un idiota.
Sirius lo guardava con un ghigno malvagio e divertito allo stesso tempo.
Aveva i capelli neri e leggermente mossi, gli arrivavano appena sotto l'orecchio ed erano sempre in disordine. Anticonformisti anche loro. Aveva un fisico alto e muscoloso benché fosse di corporatura quasi esile. L'opposto di lui anche in questo. Regulus era magro, col volto scavato. I capelli castano scuro e corti, sempre in ordine come dovrebbero essere.
Sua madre lo adorava. Forse perché non era un pessimo figlio come Sirius o forse perché era troppo mansueto per poterle mai mancare di rispetto o non eseguire un suo ordine.
Ed era sicuro che Sirius lo detestava anche per questo.
Adesso il molliccio con le sue sembianze stava ballando sinuosamente una danza del ventre, sempre con addosso solo della biancheria intima da donna.
Regulus cercava di essere più calmo possibile e Sirius aveva adottato un ghigno sempre più provocante. Per lui era una sfida allettante cercare di innervosire il fratello ma anche stavolta non ci sarebbe riuscito.
<< Naaaaah!! sei proprio un inetto fratellino! >> Sirius si era scocciato della sua impassibilità ed il molliccio era tornato a nascondersi dentro la credenza della cucina.
“ Oh, finalmente si è stancato” aveva pensato tra se Regulus, che continuava a sorseggiare il suo tea con apparentemente nessuna espressione sul volto.
Non pensava a niente in particolare, la sua quiete era anche interiore e riusciva a rimanere disinteressato anche ai pensieri esterni.
Sirius invece pensava che era ancora giugno e mancavano altri 2 mesi prima del rientro ad Hogwarts e che era già stanco di stare in quella casa e doveva al più presto trovarsi un divertimento maggiore del molliccio che impersonava suo fratello.
Rumore di tacchi si avvicinavano alla cucina, loro madre con la sua marcata presenza austera, aveva varcato la soglia, osservandoli.
<< Non avete dimenticato che stasera siamo dai Malfoy! Vero? C'è la cena di beneficenza per l'ospedale San Mungo!!>>
<< No madre. Come potrei mai scordarlo? Alle sette sarò nell'atrio col mio vestito da cerimonia nuovo>> Aveva risposto Regulus, con un tono gentile e pacato anche se la sua espressione era rimasta persa nel vuoto, a differenza di quella di Sirius che era passato dal far finta di vomitare ad imitarlo aprendo la bocca senza emettere alcun suono. Ma lui non c'aveva fatto caso. Non faceva mai caso a suo fratello. Aveva imparato ad ignorarlo da quando ,a 5 anni, gli aveva raccontato di essere stato adottato da loro padre poiché era frutto di un rapporto illegittimo tra un troll e sua madre.
Cosa che ovviamente non era vero. Ma questo era Sirius.
<< Sirius non osare rovinare anche questa serata! Io e tuo padre siamo logorati dalle tue bravate e i malfoy sono vecchi amici! Per cui stai attento a come ti comporti e …..>>
<< Mamma!!!>> Sirius l'aveva interrotta. Si era portalo le mani dietro la nuca e appoggiando i piedi sul tavolo, nonostante l'aria infastidita della madre, aveva cominciato a dondolarsi con la sedia. << Non credo di poter venire stasera ho già,come dire... un impegno...che..risucchierà via da me tutte le forze.>> . I suoi occhi erano aperti e insolenti, mentre fissavano la madre; provocanti e privi del minimo scrupolo.
<< Non vaneggiare Sirius è importante che venga anche tu!! Come puoi essere sempre cosi sconsiderevole!! Sei la mia rovina! Maledetto il momento in cui ti ho generato!!>> - Loro madre aveva preso ad urlare e Regulus aveva ormai smesso di ascoltarli. Era sempre questa l'atmosfera che si respirava a casa sua quando nella stessa stanza c erano suo fratello e sua madre.
<< Sentiamo e che cosa avresti intenzione di fare tu stasera??!!>>
Le urla di sua madre avrebbero perforato anche i suoi timpani un giorno, pensava tra sé, mentre aveva leggermente voltato lo sguardo verso suo fratello che sembrava non aspettasse altro che sentirsi porre quella domanda.
<< Ho da fare con lei..>> Sirius sorrideva. Quel sorriso spietato che aveva quando sapeva di aver vinto un dibattito.
Aveva gli occhi fissi oltre la figura di loro madre.
“Che idiota” ripensava adesso Regulus, il suo sguardo si era spostato insieme a quello del fratello. Il molliccio era riuscito dalla credenza e aveva assunto le sembianze di una ragazza totalmente nuda. Le urla stavano per distruggere i vetri e i bicchieri di cristallo in fila nella vetrina .
Sirius rideva divertito come non mai mentre sua madre abbandonava la stanza lanciandogli maledizioni contro; e Regulus aveva ripreso a sorseggiare il suo tea distaccandosi mentalmente dal quella stridula battaglia vocale.
A volte pensava di non appartenere a quella famiglia. Era totalmente diverso. Suo padre aveva la morigeratezza di un politico conservatore. Sua madre sembrava respirasse solo per partecipare a feste ed eventi mondani. E Sirius beh, effettivamente nemmeno lui sembrava appartenere alla loro famiglia anche se, aveva ereditato da loro madre il gusto per la vanità e per la vita mondana e senza dubbio aveva il carisma e il savoir faire di loro padre nonostante la sua morale era opposta a quella di famiglia.
Lui invece non aveva ereditato niente. Nessuno aveva la sua consapevolezza e mitezza e nessuno riusciva a comprenderlo davvero. Suo fratello lo considerava un debole, un rammollito insomma. Sua madre lo vantava come il figlio perfetto, ma solo per scusare l'atteggiamento di Sirius con amici e parenti; e suo padre non lo aveva mai considerato più di tanto. Forse perché non era il primogenito nonostante fosse consapevole che quello effettivo era un disastro.
C'erano momenti in cui credeva di essere lui il problema. Forse non riuscivano a vederlo poiché lui non riusciva a farsi vedere. A farsi sentire. Era come se vivesse fuori da quelle mura, Aldilà dei suoi parenti. Fuori dal tempo. Dal loro tempo, per lo meno. Eppure ci provava sempre a farsi notare ma..era del tutto inutile.
Tuttavia Regulus sapeva che avrebbe fatto grandi cose e sarebbe diventato un grande mago, un giorno. Ne aveva la stoffa. Lumacorno a scuola glielo ripeteva sempre. Inoltre ci vuole sangue freddo per raggiungere un obiettivo. E suo fratello era solo una testa calda arrogante.
Sorrise nella sua mente. Quella sera avrebbe visto Narcissa. Lei gli somigliava tanto. Si, era l'unica della sua famiglia ad avere la sua apatia. Regulus era sicuro che anche lei avrebbe fatto grandi cose. Era una Strega potente. Erano allo stesso anno e tutti e due a Serpeverde ed era la sua migliore amica. Non che lui fosse amichevole e neanche Cissy....loro riuscivano a comprendersi con uno sguardo. A volte anche con meno.
Posò la tazza sul tavolo e salì le scale.
Dalla camera di suo fratello usciva debolmente del fumo ed un orribile puzza di sigarette babbane invadeva il corridoio. Regulus si preparava a risentire le urla di sua madre appena se ne fosse accorta.
Apri' la porta della sua camera e si spogliò. Rimase qualche minuto a fissarsi davanti allo specchio senza motivo..così, per vedere se era invisibile davvero.
Forse Sirius aveva ragione, lui era il figlio bastardo. Quello solo. Quello figlio del niente.
Distolse lo sguardo e si diresse verso la porta del bagno all'interno della sua camera.
Inutile vaneggiare a tali preoccupazioni. Una doccia calda l'avrebbe reimmerso nel vuoto dei suoi pensieri.

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Capitolo 2
*** She's Cool like Ice, feels so Nice - Narcissa ***


 
 

“When I have loved you so so long
Delighting in your company
Your gown was of the grassy green
Your sleeves of satin were hanging by
Which made you be a harvest queen
Yet you would not love me
Green sleeves was my all my joy
Green sleeves was my delight
Green sleeves was my heart of gold
And who but my lady green sleeves
Alas my love you do me wrong
To cast me out discourteously
When I have loved you so so long
Delighting in your company”

Greenslevees -Enrico VIII

 
Fissava le lancette del grande orologio a muro nell'atrio. Qualche ospite cominciava ad arrivare e lei sorrideva a malapena, quel sorriso flebile e delicato, spento come il colore della sua pelle candida e dei suoi occhi cerulei, trasparenti e quasi di ghiaccio. Era nervosa ma non lo dava a vedere. La sua calma sommessa non anelava alcun turbamento visibile dal suo volto…cosi candido...cosi innocente. Indossava un vestito di raso e seta. Lo aveva scelto appositamente. Per Lui.
Malfoy's Manor cominciava a brulicare di ospiti.
Continuava a tenere gli occhi fissi sugli oggetti sparsi qua e là, evitando così di incrociare quello sguardo freddo più del suo. Quello di Lui.
La seta verde applicata negli sbalzi alla fine della sua veste fluttuava ad ogni suo movimento.
Non poteva continuare a fissare oggetti per tutta la sera.
Regulus tardava ad arrivare e lei avrebbe tanto voluto fosse li. La sua calma immutata l'avrebbe aiutata a ritornare nell'ampio lago grigio della sua quiete interiore.
Sentiva il cuore batterle un po' più forte del normale. E ciò non era mai successo.
Scorse un ampio finestrone che dava su uno stretto terrazzo. Desiderava recarsi li. Estraniarsi da tutto e da tutti...soprattutto da se stessa. Ma Andromeda la fermò giungendole davanti.
<< Cissy..sorridi un po'. Sei bella quando sorridi >> - le disse. Sua sorella sorrideva sempre. Era sempre allegra, a volte fin troppo.
<< Il sorriso abbonda nella bocca degli sciocchi! Non sorridere affatto Cissy. Non c'è nulla da ridere.. è una noia mortale questa festa di beneficenza per l'ospedale San Mungo>>. Bellatrix si era appena unita a loro.
Cissy sospirò. Era sempre così venefica sua sorella. A volte quasi velenosa.
<< Non capisco che cosa ci sia da beneficiare ad un ospedale..>> Aveva ripreso Bellatrix. << Se è pieno di infermi morenti ! >> Aveva afferrato un calice di vino rosso, scuro come il vestito che portava. La rispecchiava molto. Era un abito lungo in georgette, sagomato e legato dietro il collo e che lasciava totalmente scoperta la schiena arcata, arricchita dai suoi capelli neri e mossi.
<< Oh non essere sempre cosi cinica Bella! >> aveva ripreso Andromeda. << Non lo pensi davvero. C'è tanta gente che soffre e che ha bisogno di aiuto. Aiuto vero...no il nostro denaro che continuiamo ad offrire in queste serate. Dovremmo fare qualcosa di più come concedere calore umano..>> Andromeda portava un vestito semplice. Come era semplice e trasparente nei suoi atteggiamenti. Di taffetà e di un debole color giallo ocra che le moriva un po' con l'incarnato pallido sotto quei capelli color nocciola. Svasato e con una leggera scollatura a barca.
Bella aveva smesso di sorseggiare il suo vino a causa di una risata strozzata ed aggiunse: << Ti prego Andromeda… se il discorso deve prendere questa piega avvisam....i che vado a vomitare! >>
Andromeda aveva arricciato il naso, lo faceva sempre quando non riusciva a controbatterla, e distolse lo sguardo verso la sala evitando il punzecchiare di Bella.
Narcissa continuava a non parlare. Restava taciturna lì, tra le sue sorelle; ascoltando la conversazione con la sua aria di sufficienza e con il suo atteggiamento regale che la differiva dal resto degli invitati.
Desiderava ancora raggiungere quel terrazzino ma le sue sorelle glielo impedivano con la loro presenza.
<< Non ho ancora visto Lucius..>> riprese Bellatrix << Per fortuna…spero di non incontrarlo affatto. A mala pena lo reggo a scuola. Sempre con quell'aria di boria che gli aleggia attorno...Ah è abietto. E poi sta sempre nella sala comune...dico non ha una vita??! >>
Il cuore di Cissy smise di battere per un attimo, o cosi le parve per lo meno. Lui.
<< Nemmeno io l'ho visto, sicuramente sarà indaffarato con gli ospiti >> Aveva aggiunto Andromeda mentre Bella ridacchiava : << Magari è al San mungo! Ecco il senso di questa serata di beneficenza ahahahahah!! >
<< Suvvia Bellatrix!! >>  Andromeda, sospirando, cercava di non sorridere all’esclamazione.
Bellatrix continuava a sorseggiare vino, come se cercasse di perdere i sensi nel bicchiere, coi suoi modi indolenti e altezzosi, spostando lo sguardo su Narcissa e finendo di bere il terzo bicchiere di vino.
<< Perchè non vai a salvarlo Cissy. Con il calore umano di cui parlava prima Andromeda>>.
Narcissa trasalì. Spostò lo sguardo di acuta indifferenza sulla sorella senza lasciar che nulla trasparisse dai suoi occhi e, fissandola anche lei, le tolse il bicchiere dalle mani, poggiandolo con delicatezza su un vassoio accanto a loro.
<< Credo non dovresti più bere Bellatrix. Inizi a vaneggiare.>> Allontanò nuovamente lo sguardo verso gli oggetti nella stanza, in modo da non attribuire, apparentemente, nessuna importanza alle insinuazioni di sua sorella che, invece, continuava a guardarla con occhiate folgoranti e compiaciute; quasi volesse continuare a sfidarla; mentre prendeva un altro bicchiere di vino e lo portava sulle sue labbra carnose e inscurite dalla tonalità ciliegia del rossetto.
<< Bella, ma hai notato come Rodolphus Lestrange non fa che fissarti da quando abbiamo messo piede nella sala?....sembra voglia… >> Andromeda, ignorando l'astio tra loro, aveva richiamato l'attenzione.
<< Mangiarmi con gli occhi???>> Bellatrix concluse la frase compiaciuta. Continuava a bere e aveva spostato i sui occhi sul rampollo purosangue, regalandogli uno sguardo seducente e pieno di malizia.
Anche Narcissa si era accorta di come Bellatrix stesse giocando col fuoco; e per un attimo trovò sollievo in quell'atteggiamento che la stava intrattenendo.
<< Bellatrix ma che stai facendo!!!>> Andromeda non capiva quello sguardo di sfida.
<< ahahaha…sto solo cercando un diversivo alla noia di questa serata.. >> Bellatrix rideva a denti stretti mentre ondeggiava i capelli spostandoli tutti da un lato, lasciando totalmente nuda la schiena.
Andromeda scuoteva la testa in senso di disapprovazione.
Narcissa restava taciturna ad osservare le imprese di Bella che erano sempre esagerate.
<< Bene. E Adesso che sta venendo verso di noi dopo che lo hai chiaramente provocato cosa pensi di fare??>> Andromeda era diventata timorosa mentre Lestrange avanzava pacato.
Narcissa non si preoccupava. Sapeva che Bellatrix poteva tenere testa a chiunque.
<< Ossequi Care; ... non ho potuto fare a meno di notare come sei sempre più incantevole, Bellatrix . >>  Rodolphus adesso era dinanzi a loro.
<<  Rodolphus, tu mi lusinghi sempre. Mi chiedo come debba essere estenuante non avere niente di meglio da fare che pormi al centro delle tue attenzioni… >> Bella parlava sfrontata.
E intanto Andromeda arrossiva come se fosse lei la persona in causa.
Narcissa continuava a tenere lo sguardo basso pur ascoltando. Non aveva l'insolenza di sua sorella e non avrebbe sopportato di vederlo li. Lui. Perfetto. Anche a scuola lo evitava. Lui. A volte lo sognava e poi, svegliandosi di soprassalto non riusciva a prendere sonno. Lui..
<< E come potrei trovare qualcosa di meglio da fare con te in questa stanza. Non c'è niente meglio che te, Bellatrix >> Rudolphus le rispose a tono mentre le prendeva garbatamente la mano, baciandogliela.
Un “ Oddio” soffocato uscì da Andromeda.
Narcissa si chiedeva cosa avrebbe mai risposto sua sorella a quella affermazione ma era sicura che si sarebbe inventata qualcosa.
<< Cugine, Eccoci. Scusate il ritardo>> Regulus era apparso alle loro spalle. Salutò con un cenno anche Lestrange. Sirius era dietro di lui. Con l'aria afflitta di uno che avrebbe voluto trovarsi dovunque ma non li.
Narcissa osservò Regulus per un attimo e fu come se si fosse svuotata dalla sua irrequietezza ed avesse respirato una boccata di impassibilità. Si sentiva un po' meglio.
Sirius le scrutava. << Che bel vestito Andromeda… sembri un raggio di sole in mezzo a tutti questi topi in frac >> Aveva dichiarato. Poi spostò lo sguardo su Bella cambiando espressione.
<< Il primo topo potresti essere tu cugino>> Le aveva risposto lei, dimenticandosi per un attimo Rodolphus.
<< Bella...oh ci sei anche tu! Sentivo odore di veleno nell'aria...Carino il tuo vestito…ne hai dimenticato metà a casa???? hahahah >> Sirius rideva. Di una risata falsa e contenuta.
<< Non avevo alcun dubbio, che la tua mancanza di riguardo non sarebbe riuscita a concepire la bellezza del mio abito .>> Aveva risposto lei, superba ed arrogante più del solito.
<< Io trovo sia bellissimo..>> Rodolphus aveva aperto bocca, frastornato un po' per i battibecchi dei due.
<< E ci credo. E' nuda!!>> Aveva ripreso Sirius, cercando di apparire più disinvolto possibile ma c'era un nota di gelosia nella sua voce, quasi impercettibile. Ciò nondimeno sembrava che Bellatrix l'avesse colta, e girandosi verso Rodolphus lo prese sotto braccio per spostarsi lentamente nella sala; continuando a fissare il cugino che a sua volta ricambiava lo sguardo corrucciato.
<< Vado a prendermi qualcosa da bere…Andromeda vieni con me?>> Sirius aveva un'aria cagnesca ed Andromeda annuì, seguendolo senza dir nulla. Evidentemente quella nota di gelosia nella sua esclamazione di prima l'aveva colta anche lei.
<< Scusalo. Sai che non ha temperanza ed educazione.>> Regulus le parlava. Ora che tutti si erano allontanati e lei era rimasta sola con lui si sentiva più a suo agio.
Si voltò con tutta la sua grazia per prendere un bicchiere di vino e porlo al cugino ma, in quella frazione di secondo in cui aveva distolto lo sguardo dalle cose, lo vide. Lui. Era davanti a lei. Stava salutando Regulus. E la fissava. Non che lei lo fissasse. Non riusciva a farlo. Ma si sentiva i suoi occhi addosso. Cosi freddi..più dei suoi. Cosi gelidi. Si sentiva percorsa da mille brividi. Si voltò per posare il bicchiere che aveva preso senza averlo nemmeno dato aRegulus. In quell'attimo di incoscienza sentiva un fischio debole alle orecchie e una morsa allo stomaco. Voltandosi aveva dimenticato di tenere lo sguardo sugli oggetti e aveva incrociato gli occhi di Bellatrix, che danzava con Rodolphus e che, con una smorfia sembrava dirle “ guarda chi è con te eh?” e, cercandola di ignorare aveva riposto lo sguardo su Andromeda che non l'aveva vista affatto. Era in un angolo con Sirius. Si vedeva da come agitava le mani che gli stava parlando di qualcosa che la entusiasmava mentre lui, che sembrava totalmente assente a quei discorsi, aveva lo sguardo fugace su Bella e Rodolphus.
Tutto' ciò nella frazione di secondo che aveva impiegato per poggiare il bicchiere sul tavolo dietro lei.
Sentiva la voce di Luciu,s che discuteva con Regulus, distruggerla all'interno.
Facendole male. Come se riuscisse a sciogliere quegli iceberg che vivevano dentro di lei. Fortezze di ghiaccio.
Senza nemmeno pensare molto al modo in cui l'aveva fatto si era diretta verso l'ampio finestrone che dava sul terrazzino. Lo aveva aperto con la grazia e la delicatezza di sempre e l'aveva lasciato alle sue spalle.
Il vento l'abbracciò gelido, dandole sollievo. Trastullava con l'unica ciocca di capelli biondi e chiari che le era scesa dall'acconciatura e le faceva svolazzare la gonna del vestito. Era un soffio freddissimo che saliva su per le narici, pungendole ogni volta che inalava un respiro.
Rimase a fissare l'oscurità della notte.
La musica e lo schiamazzio della festa erano ben distanti da lei adesso. E non avrebbero potuto scalfirla perché il freddo la proteggeva. Rafforzando l'affilato stalattite che proteggeva la sua anima.
Lei era sempre stata cosi. Fredda. Immune da piacere e gioie. Sempre al sicuro. Determinata e distaccata da ogni emozione. Sempre distante e formale. Indifferente ed impassibile. Del tutto impersonale alle persone e alle cose.
Adesso si sentiva minacciata da Lui. Che era così simile a lei.
Non ne capiva il motivo. Le loro famiglie erano unite da tanto tempo e spesso sin da piccola si era trovata in svariate situazioni con lui.. ad eventi, balli e cene.
Ma da un po' Lui la insidiava. La rendeva inerme. Si sentiva quasi plagiata dai suoi occhi cosi agghiaccianti. Lui era più freddo di lei. Non poteva competergli. << Devo pensare che la serata non sia di tuo gradimento o… >>  Quella voce. Lui. Perché l'aveva raggiunta? Perché non era rimasto a discutere con Regulus?
Il tormento aveva ripreso con più vigore a possederla. Non sapeva che rispondere. Ci fu un attimo di silenzio agghiacciante in quella terrazza angusta, poi Lucius riprese : << ...o..devo pensare che sia io a non essere di tuo gradimento? .>> 
Respirò un immensa boccata di aria fredda e gelida, come se cercasse nel freddo un sostegno per poter rispondere.
<< Affatto. Nessuno dei tuoi pensieri è verosimile.>> 
“Brava Cissy. Hai risposto. E sei rimasta fredda e distaccata. Brava” pensava nella sua mente, sentendosi per un minuto forte, ma la sua convinzione si dileguò nel vento nel momento in cui lui le aveva messo una mano sulla spalla.
<< Perché non mi guardi mai negli occhi, Narcissa ?>> Aveva ripreso Lucius.
Il suo cuore era in gola e sembrava volesse soffocarla. Riusciva a sentire il sangue caldo fuoriuscire da esso e sciogliere la sua freddezza ,la sua fortezza di ghiaccio.
Non sapeva cosa rispondere. E non riusciva a farlo. Le gambe iniziarono a tremarle anche se non sentiva freddo..
Chiuse gli occhi. Le mancava il respiro e nemmeno il vento pungente, che aspirava su per le sue narici, le dava più sicurezza. Lui aveva adagiato le sue grandi mani sulla sua vita, affondando il naso tra i suoi biondi capelli odorosi di cannella.
Furono dei minuti garbati e silenziosi.
Narcissa rimase immobile, trattenendo il respiro. Non sentiva più scorrere il sangue nelle vene, era come in preda ad un agitazione mai provata prima.
 Lucius rimanese con il volto contro la sua nuca ed improvvisamente, nel silenzio più totale della notte, mentre il frastuono e le luci della sala sembravano distanti miglia da loro,  spezzò quell'imbarazzo cominciando a canticchiarle all’orecchio: << “ Alas my love you do me wrong ..to cast me out discourteously..when i have loved you so so long Delighting in your company....your sleeves of satin were haging by which made you be a harvest queen..yet you would not love me”...la conosci?>>
<< Si>> disse lei con un filo di voce.<< Green Sleeves >>. 
<< Già. E' una vecchia canzone ma la ascolto spesso...le sue strofe mi fanno sempre pensare a te, Cissy.>>
Narcissa era impietrita. << Pensi a me? >> aveva sussurrato disorientata, ma Lucius l'aveva sentita.
<< Sei tu la mia lady green slevees, Narcissa. >> la voltò in modo da averla di fronte a sé. Le accarezzò delicatamente la guancia e la baciò dolcemente vicino le labbra. Un bacio tenero. La bocca di Lucius era fredda, più della sua guancia.
Sentiva il suo cuore battere velocemente ma rimase esterrefatta quando si accorse che anche il cuore di Lucius palpitava forte.
La guardava negli occhi adesso che lei li aveva aperti verso di lui.
<< Sei così innocente, Cissy>> disse, accarezzandole la gota.
Narcissa era attonita. << Devo..devo andare >> Proferì con l'ultimo filo di fiato che le era rimasto e, oltrepassandolo, aprì il finestrone di vetro che li separava dagli invitati e si perse tra questi.
Induceva la sua graziosa presenza tra gli ospiti camminando piano, come se stesse trascinando il suo corpo esangue al riparo; e cercava Regulus con lo sguardo vanamente perché non era più li.
<< Oh Cissy ti stavamo cercando! Dobbiamo andare! Ma dove eri finita? Sono riuscita a trovare prima Bella che te…da non credere! >> Andromeda le era andata incontro e l'aveva presa sottobraccio. << Cissy..ma stai bene? Sembri turbata…sei pallida>> aveva aggiunto poi, guardandola in viso.
<< Si...io..devo vedere Regulus >> rispose.
<< Oh..è nell'atrio; stanno aspettando noi. Spero solo che Sirius e Bella non stiano ancora litigando...>> Aggiunse impensierita.
Non c'erano più speranze per lei, pensava Narcissa.
Prese il suo mantello e lo indossò con la sua innata eleganza. Si diresse verso il resto della sua famiglia che stava salutando i Malfoy e…quindi anche Lui.
Dopo aver salutato i padroni di casa si diresse verso il loro unico erede.
<< Buonanotte Lucius >> disse, trovando dentro di se l'ultimo barlume di forza.
Lui le baciò la mano delicatamente: << Buonanotte Narcissa. Sono compiaciuto quando mi guardi negli occhi, e lo sarei ancora di più se potessimo vederci da soli. Verrò a trovarti a breve... credo che i tuoi genitori saranno felici di saperti con me.>
Un tonfo al cuore. A quelle parole Narcissa si era voltata rigidamente dandogli le spalle e si era unita alle sue sorelle. Regulus era davanti a lei. Accelerò il passo e gli diede un pizzicotto.
Lui si voltò, continuando a camminare.
Lesse nei suoi occhi come era solito fare, sorrise un po’ e le disse << Sapevo sarebbe successo…prima o poi.>>
Narcissa non rispose. Le sue sorelle erano alla sua destra e nonostante Bellatrix e Sirius riempivano l'atmosfera con i loro insulti taglienti, preferiva non renderle affatto partecipi di quello che era successo.
Regulus comprese.
Troppo prevedibile. La conosceva bene. Ne avrebbero parlato da soli.
Si smaterializzarono tutti nello stesso istante. E Narcissa si ritrovò presto nella sua stanza. Il vestito verde adagiato sulla poltrona, i guanti ripiegati nel cassetto.
 Si mise a letto, fissando le punte dei suoi lunghi capelli biondi che aveva sciolto del tutto. Rimase cosi per ore, e quando chiuse gli occhi per addormentarsi sentì la canzone che Lucius le aveva sussurrato all’orecchio…la sua voce era lì nella sua mente e non sarebbe mai più andata via …
 “Alas my love you do me wrong ..to cast me out discourteously..when i have loved you so so long Delighting in your company....your sleeves of satin were haging by which made you be a harvest queen..yet you would not love me”.

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Capitolo 3
*** Clearlight Mystic Force – Andromeda ***



...Her spirit wild, heart of a child,
yet gentle still and quiet and mild and he loved her...
When she would say...Promise me,
when you see, a white rose you'll think of me..
i love you so,Never let go,
I will be your ghost of a rose..."
                                            Ghost Of A Rose - Blackmore's Night
 
 
 
Il tramonto era lì, in mezzo a loro.
Pareva potessero toccare i raggi del sole con le dita, o cosi le sembrava.
Erano tutti seduti sul prato. Sirius strimpellava una vecchia chitarra acustica. Bellatrix con le spalle adagiate su una quercia, leggeva un libro del 16esimo secolo.
Narcissa intrecciava le sue bionde ciocche con le margherite di campo. Regulus la guardava fare ciò' porgendole i fiori dalla cesta.
E lei li guardava tutti e poi ritornava a perdere lo sguardo nel sole che soffocava lentamente dove finiva il lago, regalando un caldo colore a tutte le cose. Persino all'acqua.
Si annoiava. Inoltre i momenti di silenzio erano davvero pochi, vista la co-presenza di Sirius e Bellatrix.
<< Vuoi smetterla con quella cavolo di chitarra?? sto cercando di leggere dannazione!>> - << Non avevo dubbi, cara Bella, che una come te non riuscisse ad apprezzare la musica>> ribatté Sirius con fare non curante. << Musica? Io sento solo rumore!>> aveva esordito Bellatrix, di contrattacco. Ma Andromeda si era già estraniata di nuovo. Loro riuscivano a continuare per ore e lei era stanca di tutto.
<< Noi rientriamo>> Narcissa e Regulus si dirigevano verso il grande maniero estivo dei Black. Bellatrix li seguì subito dopo aver cercato di fare lo sgambetto a Sirius che ,nell'attimo in cui barcollava, si era voltato verso di lei per dirle: << Andromeda tu non vieni??>>
<< Tra un po' Sirius...tra un po'.>>
Mancavano pochi giorni al rientro ad Hogwarts ormai.
Un altra estate era passata. Un altro anno sarebbe trascorso dentro le mure della scuola di magia. E sarebbe rimasta come sempre inerme nel perdere altri attimi di vita.
Già...perché lei era quella che stava bene in ogni situazione ma anche quella che non si sentiva mai a suo agio. Mai appagata.
Andromeda era ambiziosa. Lei sapeva di esserlo. Forse era per questo che era finita a Serpeverde e non con Sirius a Grifondoro. La sua ambizione era pervicace. Voleva sempre essere la prima. A scuola. Nel quidditch. In Pozioni. La prima ad arrivare alle feste ma anche la prima ad andarsene. La prima ad essere considerata interessante. La prima anche a respirare. E adesso sentiva che quelle lande da cui osservava il tramonto d'agosto non riuscivano più' a darle nessuna alterigia.
Sciolse i suoi capelli riflettendosi nell'acqua torbida, poco simile ad uno specchio. I suoi orecchini di giada spiccavano nel nero riflesso delle ariose onde. I suoi occhi castano noce non smorzavano i toni del lago.
Il sole era già del tutto nascosto e lei non aveva alcuna voglia di rientrare. Si tolse le scarpe e si accinse a gironzolare lungo le sponde del lago.
Non sapeva bene cosa stesse facendo o dove stesse andando. Aveva solo voglia di perdersi li, ad un passo dalla palude e respirare l'odore del caprifoglio.
Gli alberi fitti sopra la sua testa le davano un senso di indolenza a lei sconosciuto.
Sentiva la leggera brezza estiva sfiorarle il volto e la terra umida trastullare sotto i suoi piedi. Si sentiva quasi una ninfa e senza pensare a nulla continuava a vagabondare tra le fitte querce seguendo solo l'odore delle mirtacee.
Trovò un masso, ricoperto appena un po' da muschio essiccato; posizionato sotto un secolare Cipresso.
Si sedette portando le ginocchia sotto il mento.
Non aveva voglia di tornare a scuola. Non aveva voglia di vivere senza uno scopo preciso nella sua vita. Era annoiata dalla sua famiglia, dalle feste, dai continui battibecchi di Sirius e Bella, dai silenzi interminabili di Narcissa e dalle occhiate circonvenienti di Regulus. Era sfiancata dai discorsi di sua madre, dall'odore del tea e biscotti al burro che trasaliva ogni pomeriggio dalla cucina. Non sopportava più la divisa di Hogwarts e nessuno degli insegnanti le era mai stato particolarmente simpatico. Non aveva voglia di restare li, cercando sempre di essere la prima in tutto; dal momento che essere la prima forse non era più il suo scopo in quelle stanze, in quella scuola; in quella famiglia.
Tutti questi pensieri le indebolivano le inclinazioni e si sentiva, come ogni sera prima di addormentarsi, labile.
C'erano delle foglie ai piedi della rupe dove sedeva. Foglie d'acanto. Le venne subito in mente di quelle colonne greche dell'antica religione, ideate da Callimaco, che era riuscito a raffigurare l'assoluta venustà della commozione che l'aveva pervaso nel vedere foglie d'acanto in un cesto di giunco dimenticato sulla tomba di una fanciulla morta, a Corinto.
Un abbagliante luce la destò bruscamente dai suoi pensieri.
Un ragazzo, stranamente vestito, alto e con capelli biondo cenere stava li davanti a lei, con uno strano arnese dal grande occhio in mano.
<< Scusa non volevo spaventarti>> disse sorridendo timidamente.
Andromeda trasalì. Tirò giù, con tutta la forza che aveva, la veste da sopra le ginocchia alle caviglie, in maniera poco naturale e del tutto esagerata.
<< chi...chi sei? Che ci fai qui? >>
<< Oh giusto. Non mi sono nemmeno presentato..mmh che stupido. Mi chiamo Edward Tonks ma puoi chiamarmi Ted..tutti mi chiamano Ted...>> Le sue guance erano lievemente rosate dall'imbarazzo e scandiva le parole quasi con la paura di dimenticarle o di non riuscire ad emetterle mentre si avvicinava educatamente verso di lei, che si sentiva esattamente come una ninfa infastidita da un umano.
<< E molto… Chiedere il tuo nome? >> il ragazzo continuava a parlare.
<<..Dromeda...ehm..Andromeda>>.
Lui sorrise dolcemente : << Credo che anche Dromeda sia carino come nome >>.
<< Cos'è quella? >> Andromeda cercava di sviare la strana conversazione sull'oggetto che il ragazzo teneva in mano.
<< una Reflex...una macchina fotografica. Ti ho scattato una foto prima. Il flash ti ha spaventato. Lo so non avrei dovuto farti una foto senza chiedertelo ma sei apparsa dal nulla e le foglie, la luce e i tuoi occhi…erano perfetti nel mio obiettivo..>> Ted parlava imbarazzato. Andromeda notava che era davvero molto timido.
Per un attimo le balenò in mente se, al suo posto, ci fosse stata Bellatrix. Avrebbe sfruttato quella timidezza per deviarlo psicologicamente. O Narcissa. si...Narcissa l'avrebbe fissato con i suoi occhi di ghiaccio fino a pietrificarlo. Regulus l'avrebbe scrutato dall'alto in basso con segno di sufficienza e Sirius...lui gli avrebbe tirato la prima pietra che aveva sotto mano. Si perdeva sempre a ragionare su cosa avrebbero fatto loro se si fossero trovati nelle sue situazioni. Ma in realtà, stava solo perdendo palesemente tempo. Non riusciva proprio a diffidare dal quel giovane. Aveva gli occhi dolci e buoni. La bocca sottile e larga, un naso comune e spalle forti.
Andromeda sorrise :<< Posso vedere la foto che hai scattato? >>
<< Certo!>> rispose Ted entusiasta. << Sarai la prima a vederla dopo che l'avrò sviluppata!>> Sembrava felice della sua domanda anche se lei non smetteva di chiedersi cosa intendeva dire esattamente lui con “sviluppata”.
<< Nonostante, ti chiedo ancora scusa. Non dovevo balzar fuori così dai rami e scattarti una foto improvvisa. Mi sono lasciato prendere un po' dalla fotografia. Ma non potevo resistere..sembravi una rosa bianca in una crepa, incastonata da verdi foglie.. >> . Allungò un po' il braccio e strappò agilmente una rosa bianca che cresceva strozzata accanto al masso sul quale sedeva Andromeda,e gliela porse.
Andromeda fissava quegli occhi dolci e non riusciva a trovare un barlume di malvagità in quelle pupille sincere. Prese la rosa e la annusò tutta d'un fiato ,facendo una buffa figura ;e tenendo sempre lo sguardo esitante sul velo cristallino che adombrava gli occhi di Ted.
<< Sei davvero gentile ma credo che lei sia più bella di me >> disse Andromeda garbata ma lui la riprese con un fil di voce << ti sbagli..>> e avvicinò leggermente le labbra alle sue e Andromeda distolse lo sguardo dai suoi occhi, chiudendo le palpebre, le parve di percepire una luce debole e bianca che impediva di fare resistenza. Si baciarono; un bacio tenue e riguardoso, casto e fresco; durò solamente un paio di secondi; e quando riaprì gli occhi, Andromeda si chiese se era arrossita più lei o lui.
Era già sera e qualche lucciola svolazzava sui loro capi mentre parlavano timidamente.
Andromeda si sentiva in un'altra dimensione. Come se fosse stata risucchiata da un vortice che le fremeva il respiro. Sentiva brividi sulle braccia e sulla schiena e non si curava di nulla intorno a lei. Si sentiva come dentro una foto dove i dettagli, seppur significanti, lasciano che il tempo sigilli il passato e continuava a far girare la rosa tra le mani,, ignorando le spine che infilzavano le sue dita.
<< Andromedaaaaaaaa … Andromedaaaaaa>>
Quell'unico momento era stato interrotto dalla flebile voce di sua sorella che si sentiva in lontananza.
Aveva ancora lo sguardo perso nell'essenzialità di quegli occhi e avrebbe desiderato restare li a fissarli per sempre.
<< Mi sa che devo andare>> disse a malincuore e una stretta morsa affievoliva i battiti del suo cuore nel pronunciare questa frase.
<< Si...anche se non vorrei mai che tu andassi via!>> Rispose lui, levandole un ciglio caduto sulla guancia.
La voce di Narcissa si faceva sempre più vicina e Andromeda trovò a malincuore la forza di lasciarsi alle spalle Ted.
<< Quando potrò rivederti? >> le disse, mentre si inoltrava tra i fitti rami del sentiero che la conducevano a casa.
“Rivederti”... si. Andromeda voleva rivederlo. ma...tra qualche giorno sarebbe tornata ad Hogwarts e come avrebbe fatto a... un vuoto carnefice la invase. Come avrebbe potuto rivederlo? E dove?..
<< ANDROMEDAAAAAAA>> la voce di Narcissa era sempre più acuta mentre morente era quel momento per lei.
Si girò verso Ted con l'aria di chi sa di fare un salto più lungo della gamba e gli disse : << Tra due settimane. Ad Hogsmeade.>> Restò ancora un istante a fissare quegli occhi limpidi e quel sorriso sincero e, con il cuore che le pulsava in gola, un po' per l'emozione, un po' per l'estraneità di quella sua illecita serata; si addentrò nel sentiero che conduceva al lago e dunque da Narcissa.
Aveva ancora in mani quella rosa bianca appassita; e continuava a stringerla forte tra le dita sentendo il sangue gocciolarle dai polpastrelli, visibile ricordo di quell'incontro.
Andromeda sapeva bene che Edward non era un purosangue e l'aveva dedotto immediatamente perché in modo diverso, l'avrebbe visto da sempre come tutti i giovani rampolli delle famiglie purosangue che conosceva. Ma, stranamente , non le importava. Per niente.
Riusciva a vedere tra i rami i ciottoli del lago e la gonna rosa cipria di Cissy .
 Il cuore le volteggiava briosamente ad ogni minimo rimorso che la sua mente proponeva in merito all'impetuosità di quell'incontro; e si rispondeva interdetta tra sé e sé : “Da oggi sarò solo la prima per me stessa.”
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Truth is, I don't wanna know - Sirius ***


“I forgot how you talk, i forgot how to talk..
Can this place help me?
Your memory's unlocked but mine is locked..
Can someone help me?
Your hands in my pocket they warm me like summer sun
And i remember being unlucky from my first day till now
I suppose that i told, i suppose that you heard..
I try to find what i don't need.
I never liked being taught, i never even thought..
We'll get so close to it
Your hands in my pocket they warm me like summer sun
And i'm so fed up with being held don't try to hold me now

 
                                                                         Things I Don't Need - HUMAN TETRIS


Una stanza buia nonostante fossero le quattro del pomeriggio, silenzio attorno al tintinnio del ghiaccio nel bicchiere, solo il ticchettio astioso della pioggia che si infrange nei vetri delle finestre. Seduto in una poltrona di ottima tappezzeria, con qualche buco qua e là di sigarette e con i mossi capelli neri fin su gli occhi, troppo inerme per sporgerli indietro, stava seduto Sirius.
Sul tavolo alla sua destra, nel quale poggiava un gomito noncurante, una lettera, scritta con inchiostro nero e bagnata dal fondo del bicchiere pieno di whisky che teneva in mano e ogni tanto poggiava dove capitava prima.
Un insolito venerdì pomeriggio nei pressi di un motel ad Hogsmeade. Tra qualche giorno avrebbe ripreso ad andare ad Hogwarts; il suo ultimo anno, il suo e di Bellatrix.
Aveva preso dei soldi dal comò della credenza, quelli che sua madre lasciava agli elfi domestici per le commissioni; uno zaino mal ridotto con qualche indumento preso alla rinfusa, senza attenzione; ed era andato via.
Aveva bisogno di una boccata d'aria lontano dalla sua famiglia e da quella casa a Grimmauld Place, dove si sentiva stretto e incarcerato in convenzioni che detestava e a cui aveva dovuto far fronte per tutta l’estate.
Certo, sarebbe potuto andare da James, i Potter lo adoravano ma non era dell’umore adatto per sorridere e giocare a quidditch nel cortile di casa loro in quel momento.
Era come in un limbo di inquietudine dal quale non riusciva ad emergere e ciò che lo rendeva più nervoso era il cercare di capirne il perché. Tentando di fare il punto della situazione, la prima immagine ad affiorargli in mente era la cena di beneficenza per l’ospedale San Mungo, dai Malfoy; l’aveva vista flirtare con Lestrange. Non che significasse qualcosa. Lei civettava sempre con tutti. La faceva sentire potente, la conosceva troppo bene, ma quelle urla stridule alle sue orecchie durante tutti i loro litigi gli mancavano, quando scendeva il silenzio. Sirius alzò lo sguardo scrollando un po’ i capelli dalla fronte e rigirò il fondo del bicchiere…  quest’ansia che lo pervadeva a cosa era dovuta? Alle parole che avrebbe voluto dirle? O forse era il presentimento di cosa lei potesse avere in mente? Digrignò i denti stringendo il vetro tanto da sentire il ghiaccio come dentro la sua mano. Già, non ci voleva una fervente immaginazione per capire cosa balenasse nella sua testa: Un matrimonio altolocato, un bel gruzzolo di soldi (da poter aggiungere ai suoi di famiglia) da qualche rampollo che le sbavava dietro e chi, meglio di Lestange, l’uomo beta per eccellenza, cosi calmo e pacato, cosi malleabile sotto i suoi pensieri, cosi inutile da essere un accessorio perfetto da sciorinare in giro.
L’avrebbe fatto? L’avrebbe sposato? Una parte di lui conosceva quella Bella un po’ appassionata e sensibile ma la realtà era che si sentiva cosi spiazzato perché conosceva la parte predominante di sua cugina, quella cattiva, quella velenosa, quella abietta, quella che l’avrebbe portata a comandare il mondo intero se solo fosse riuscita a trovare la strada giusta. La sua ambizione e la sua bellezza non avrebbero mai cessato di essere le sole caratteristiche che la sovrastavano e lui ne era tanto infastidito quanto ammaliato. Si alzò di scatto lasciando che il bicchiere si schiantasse a terra. Prese il cappotto e uscì.
La pioggia lo infracidì fin dai primi passi per il vialetto che dal suo motel lo conducevano in centro. Cercò il pub che gli sembrasse più screditato ed entrò.
Ragazze seminude servivano burrobirra calda e acquaviola, e tipi loschi sedevano al bancone, “perfetto” pensò “neanche a Notturn Alley”. Amava quei posti cosi decadentisti ed equivoci. Forse perché credeva di riconciliarsi di più con la sua anima in un ambiente del genere che da Madama Rosmerta.
In realtà pensava di poter essere salvato da un posto del genere, o per lo meno, stava cercando di trovare cose di cui non aveva bisogno, che potevano eliminare dalla sua testa il pensiero di lei. D’altra parte cosa si aspettava? Lui non era cosi fantoccio da stare al suo fianco, era sempre stato uno ribelle, stare con Bella significava essere ammaestrato, fare parte di quel mondo da cui cercava di scappare, essere nella cerchia elitaria dei maghi purosangue, ricchi e di nobile casata, che in realtà era quello che era davvero ed era anche ciò che la sua famiglia pretendeva da lui, il peso della carne, alienarsi in uno stile d vita che aveva sempre deriso, dalla quale stava davvero pensando di fuggire. Per sempre. Che si fottessero tutti, si anche lei! Ma si… diseredato, senza nessun legame con nessuno, solo “e quasi quasi cambio pure cognome” pensava tra sé. E i suoi pensieri venivano inghiottiti dalle scene di sesso di due giorni prima, lei… il suo profumo… i suoi lunghi capelli… il suo seno sodo sotto il macramè... le sue labbra carnose…che poi quante donne si era portato a letto? Cosa aveva lei di tanto speciale? Giacché era sempre la stessa storia che durava da anni, scoparne duecento per pensare sempre a lei.
<< Eccoti… ti ho cercato dappertutto, ma dovevo immaginare che ti avrei potuto trovare solo in un bordello del genere.. >> un mormorio alle sue spalle.
Sirius voltò la nuca con cinismo.
<< Remus. Niente di meglio da fare mentre aspetti la luna piena?>>
Lupin gli stava davanti. Aveva i capelli legati dietro da uno spago. Era magro e pallido, quasi febbricitante…il suo solito aspetto insomma. Si sedette di fronte a lui osservando con dissenso il bicchiere di gin che Sirius teneva in mano, dando una rapida occhiata alla bottiglia mezza vuota al centro del tavolo.
<< Andromeda mi ha mandato a cercarti. E’ in ansia per te. Dice che sei sparito da casa dei tuoi che, a proposito, sono in allerta… e lei è tanto in pena. Perché non sei andato a parlarle? Potevi almeno rispondere alle sue lettere!>>
<< Sei penoso, Remus. Sei qui con questo temporale, a km da casa tua, con la luna piena alle porte.. solo perché speri ancora di entrare tra le cosce di mia cugina. Tornatene a casa dille che sto bene e continua a fare il suo messaggero in pegno d’amore…. Andromeda non starà mai con te.>>
Remus arcuò lo sguardo, e sospirò.
<< Sirius davvero, sono preoccupato per te, puzzi di alcol, quanti giorni sono che bevi? E che non ti lavi??? La tua stanza al motel è piena di bottiglie scolate gettate qua e là.. non si riesce più a vedere il pavimento. Sei solo ubriaco e ti stai buttando via.. per quale motivo? Sei bello, popolare, pieno di soldi, pieno di ragazze.. sei SANO.. nessuna maledizione che ti affligge. Perché non ti vivi una vita normale invece di fare sempre il melodrammatico? Scappi di casa.. fai stare in pena chi ti vuole bene! James ti sta cercando a Notturn Alley… perché non sei venuto da noi? A volte penso che non ti capirò mai. Davvero. Sembra che ci godi a farti del male.>>
<< Sono un sadico Remus, non un masochista.>> Rispose Sirius sorridendo; lo sguardo nel vuoto.. compiutamente disinteressato alle parole dell’amico. Fissava il fondo del bicchiere distrattamente, e si accese una sigaretta poggiando le spalle allo schienale, dopodiché spostò lo sguardo sul soffitto. Remus continuava a parlare ma lui non lo ascoltava già da un pezzo. Vagheggi... Scenari, sensazioni... i brividi che lo crogiolavano al pensiero di lei.. con le sue mani aggraziate dentro la sua tasca…lì a tavola davanti a tutti…il modo in cui lo toccava… come lo provocava. Era solo un gioco eccedente per loro. Eppure lui ad ogni suo tocco si sentiva riscaldato come dal sole d’estate e in quel momento avrebbe voluto quelle mani pallide e squisite sul suo membro per trovare un po’ di calore sotto i brividi della pioggia che lo aveva infracidito.
Si riempì il bicchiere fino all’orlo e lo buttò giù in un sorso troppo lungo.
Sentiva la gola bruciargli proprio come gli bruciava il cuore…ed era stufo di Remus che adesso vedeva sbiadito e di cui sentiva solo l’eco delle parole distorte dal chiasso degli altri li al bancone, lo sguardo si posava sui culi delle cameriere seminude ed una in particolare stava facendogli da più di mezzora gli occhi da cerbiatto.
 Sospirò. Di quei respiri corrosivi, che ti fanno assaporare il niente… come quando inspiri più aria del necessario ma ti senti asfissiare lo stesso.
 Era stufo di questo gioco tra lei e lui. Si esattamente. Bellatrix Black doveva smetterla di trattenerlo, doveva finirla di possederlo in questo modo…doveva essere solo sesso... declassato, sfregiante, marginale e privo di significato sin dall’inizio! Questo ossessivo dominio di Bella nei suoi pensieri doveva dissolversi senza indugio.
Le apparve davanti agli occhi, in una frazione di secondo, quella che ci serve per morire un po’; annebbiata, con il vestito rosso della festa a casa Malfoy, in quell’angolo approssimato allo specchio, che sorrideva..a chi non ricordava ma di certo non a lui.. e anche lui sorrise .. Come a controbattere quel ricordo futile e vaneggiante che inebriava la sua perplessità e distruggeva tutti i suoi buoni propositi… << E ORA PERCHE QUEL SORRISO DA EBETE SIRIUS?! MA MI STAI ASCOLTANDO??>> gli urlava Remus, intanto che lui era rapito da quel riso falso e demoniaco, una conturbante visione che solo lui vedeva di sua cugina, socchiuse gli occhi un attimo e tra di sé sussurrò “non puoi trattenermi ancora per molto”.
Balzò con violenza in piedi, fece trasalire Remus che lo dava più in coma etilico che scattante; senza curare che il gin si versasse dal bicchiere al tavolo di noce graffiato, oltrepassando una sedia che era in mezzo alla sala… << E ora dove vai Sirius?!?!>> esclamò Remus svilito; Sirius si spostò i capelli dal viso, con la classe e la sensualità innata di sempre, baciò la mano della cameriera in topless che gli aveva fatto gli occhi dolci durante tutto il suo delirio interiore, e voltandosi verso l’amico con lo sguardo altezzoso si diresse verso la porta. << Alla Stamberga Strillante. Tu hai da fare con la luna giusto? Credo che manchi poco…. Ci si vede da James… prima o poi. >>
Sparì dietro la pioggia, e di lui non si seppe più nulla per altri tre giorni.

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Capitolo 5
*** The age of the understatement - Bellatrix ***


Come on skinny love just last the year
Pour a little salt you were never here,
Staring at the sink of blood and crushed veneer.
I tell my love to wreck it all,
Cut out all the ropes and let me fall,
Right in the moment this order’s tall.
Come on skinny love, what happened here?
Who will love you?Who will fight?
And who will fall far behind?
Come on skinny love.

             skinny love - birdy

 

Stava indossando delle calze velate facendo attenzione a non smagliarle con le unghie appena smaltate di nero.
I capelli scuri e mossi scendevano sul suo viso nascondendo lei allo specchio. O era lo specchio che si ritraeva alla sua immagine? Avete mai provato ad essere invisibili davanti ad uno specchio? Quando passate così tante ore lì davanti per convincervi che va tutto bene e per ammirare tutti i vostri difetti che gli altri non notano mai? Quando vi perdete nel sottile bordino di vetro con lo sguardo, come per cercare sfaccettature di voi che nemmeno un riflesso crudo, approssimato e inerme riesce a cogliere? Beh, lei aveva passato una vita a farlo... tra un rossetto e uno sguardo indolente…con l’odore della cipria che le aleggiava su per le narici e il profumo di papaveri selvatici che da quella boccetta rossa e intarsiata alla sua destra le ricordava il veleno di un fiore spontaneo ma pericoloso. Oppio.
 Lei concretizzava un’assuefazione nell’ atmosfera che conduceva chi l’osservava a restare vincolato nei suoi occhi profondi come gli abissi di un fiume nero, i suoi capelli erano sempre mossi e morbidi; le sue gambe slanciate e perfette e le ossa scarne che sporgevano dalla clavicola come rami secchi e spigolosi, richiamando la stessa struttura nei polsi esili ma decisi, come decisa appariva sempre lei, in ogni circostanza e ad ogni rintocco d’ora.
La sua forza e la sua sicurezza l’avevano sempre salvata dalle situazioni, perché lei non tentennava mai.. al contrario…faceva oscillare gli sguardi in quanto nessuno, in qualsiasi contesto o situazione, era del tutto esente dalla sua bellezza e dalla sua influenza; o per lo meno… non tanto da evitare di sognarla ogni notte nel proprio letto col desiderio goliardico di acuta virilità che ossessiona un po’ ogni uomo.
Aveva sempre il mondo ai suoi piedi, quello maschile s’intende, giacché, un po’ per la sua incredibile ed ambigua bellezza, un po’ per la sua arroganza che la primeggiava sempre, nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di non posare schivamente almeno uno sguardo su lei.
Nessuno tranne Lui.
Indossò una gonna di tulle e si abbottonò il reggiseno di pizzo e macramè, mentre con lo sguardo impassibile rifletteva su cosa indossare sopra. Scelse con poco garbo una camicia di seta e nastrini e la indossò incurante del fatto che era un po’ in trasparenza.
Riguardò la sua immagine allo specchio, stavolta visibile senza i capelli sul viso, e con quel suo fare infastidito si diresse verso l’ingresso.
Era semplicemente uno dei consueti pranzi di affari o di famiglia a cui era ormai avvezza. L’odore di cannella di Narcissa era marcato ad ogni scalino che scendeva, quasi avesse spruzzato quel nauseante profumo nel tappeto che ricopriva le scale e questo le fece intuire che i Malfoy avrebbero partecipato all’evento insieme alla famiglia di suo zio.
Nella sala di fronte c'era un immenso camino intarsiato d'oro e rubini, pieno di cenere ai bordi; sul sofà accanto sua sorella Andromeda guardava fuori dalla finestra e Bella notò che da un po’ di tempo era strana. Giocherellava con un malfatto braccialetto creato con semi di zucca, di nessun valore. “Chissà dove l’ha preso” pensava tra sé.
La bionda chioma di Narcissa era apparsa dalla cucina. Teneva in mano una rosa gialla che annusava con lo sguardo nel vuoto, forse più del suo... perché sua sorella era così: asettica. Aveva un vestitino corto, stile impero, di merletto, color cipria sbiadito.
<< Il tuo profumo …ne hai messo troppo.  Se volevi attirare l’attenzione di Lucius, che pessima mossa! >> Le disse appena incontrò il suo sguardo, con quel suo tono disattento e indispettito. Narcissa la guardava altezzosa. Stava arricciando il naso, cosa che faceva sempre quando si sentiva irritata; dai suoi occhi di ghiaccio un’impronta di suscettibilità le contornava l’iride, mentre aveva smesso di annusare la rosa e la teneva con poca veemenza in mano
<< Bella, non so a cosa tu alluda. Ma non preoccuparti, gli occhi di Lucius saranno su di te come quelli di tutti, nessuno cerca di rubarti la scena da regina. >> Narcissa riveriva con delle smorfie poco trattenute sui tratti delle labbra; e mentre Bella socchiudeva gli occhi fissandola in malo modo, Andromeda, stranamente, non si era introdotta nel battibecco, lasciando sia Cissy e Bella ai loro screzi…proprio lei che era sempre pronta a riappacificare i toni tra di loro.
<< Malfoy? I suoi occhi su di me? Ah! Te ne prego sorellina. Preferirei un babbano che Lucius. E poi, non bacia neanche tanto bene…te lo cedo volentieri. E’ solo una pedina in questo gioco di riflessi.  >>  Concluse Bella sfidandola; che alle parole non-bacia-tanto-bene Cissy era diventata ancora più di ghiaccio, il che significava che era stata colpita e affondata; più’ si irrigidiva e più si trovava in difficoltà e questo Bella lo sapeva fin troppo bene. Andromeda alla parola “babbano” aveva smesso di respirare e scrutava la sorella maggiore per cercare di capire se sapesse qualcosa, e subito pensò che non si era confidata nemmeno con Sirius; dunque poteva riprendere fiato. Ma fu distratta dai suoi dubbi proprio da Bella. Adesso era rivolta a lei e le parlava << Sei a conoscenza del fatto che quel coso… si, quella sorta di bracciale che tieni in mano è di poco gusto? No… dico... con tutti i gioielli che abbiamo in casa, che non riusciresti ad indossarli in una sola vita, quel coso da dove l’hai preso? >> Andromeda sorrise. Era il suo modo di sviare le situazione che non le convenivano e Bella questo lo sapeva bene quindi continuò a fissarla con insistenza ma Andromeda le disse che l’aveva trovato nel pozzo nella tenuta estiva dei Black e che in realtà lo aveva fatto lei da piccola e l’aveva perso e ritrovato solo da qualche giorno, dopo più di dieci anni. Bellatrix sbuffò e si diresse verso il giardino lasciandosi le sorelle alle spalle. Ma davvero credevano di raggirarla così? Era preoccupata per Narcissa. Non le piaceva Malfoy. Faceva il cascamorto con tutte e sua sorella era troppo ingenua per finire nelle braccia sbagliate. Bella era particolarmente legata alle sue sorelle. Litigavano spesso… più che altro si punzecchiavano in continuazione; ma non voleva loro del male. Una delle tante cose di lei che non si vedono allo specchio. Era solo protettiva e non certo brava a dimostrarsi affettuosa… ma Malfoy andava eliminato. L’unico che poteva aiutarla in una cosa del genere era Sirius. Lui odiava Malfoy più di quanto Bellatrix odiava Andromeda che svia i discorsi coi sorrisi incolpevoli.
 Si decise ad aspettarlo fuori, vicino all’ingresso. Una quercia secolare le faceva da ombrello, adesso piovigginava un po’ e l’immenso parco di casa Black era grigio e di un verde smorto. C’era un po’ di nebbia, il cielo era cenerino e l’aria fresca. Si aggiustò il reggicalze che le si era sganciato ma fu distratta dal forte odore di tabacco. Si voltò. Sirius era dietro di lei. Il suo sguardo era caduto sul lembo di coscia nuda e sorrideva beffardo. << Hai intenzione di spogliarti dietro un albero? Una volta avevi più classe >>
<<  Oh davvero? Come restare completamente nudo con la sciarpa grifondoro nel ripostiglio delle scope? >>
Sirius sorrise, butto il mozzicone a terra e le offri una sigaretta. << Beh.. >>  rispose << C’era freddo. Ed è successo due anni fa! >>
<<  Cugino >> Bella aveva afferrato una sigaretta dal portasigari e lo stava fissando negli occhi. <<  Credi che il tempo possa debellare le azioni? Soccombere i ricordi? Se così fosse… tu saresti sparito dalla mia vita già da un po’. >>
<<  Ho sempre sognato di farlo. Ma più che sparire dalla tua vita pensavo a qualcosa come annientarci di alcol e sesso fino a dimenticare il tempo, le azioni e i ricordi  >>
Sirius la fece accendere con gentilezza, nonostante i suoi pensieri poco galanti ( le guardava nella scollatura il ché era più un cliché), Bella non poté far a meno di osservare che aveva ancora l’accendino con le sue iniziali in oro S.B. , che lei stessa gli aveva regalato a natale. << Non l’hai ancora perso? Mmh strano..non è da te. >> lo guardò maliziosa e Sirius, ormai avvezzo ai suoi sguardi le baciò il collo e le sussurrò all’orecchio << E’ utile per accendere…>> Bellatrix sorrise tra sé perché se Sirius aveva ancora quell’accendino voleva dire solo che lei era importante per lui, che ne era affezionato in quanto era un suo regalo… <<  E’ anche utile per darti fuoco. >>  ribatté; e si tolse dalla sua portata mentre espirava fumo nero e Sirius ricomponendosi, si gettò i capelli dietro le orecchie accendendo anche lui un’altra sigaretta. << Sono russe. Le ho trovate a Notturn Alley. Solo io posso offrirti cose del genere…no quel Lestrange. >>
<< Si… Rodolphus non fuma. Comunque non sono qui per parlare dei tuoi affari di contrabbando. Abbiamo un problema. Malfoy e Narcissa. >>
<<  Per quanto io disprezzi Lucius, cugina, non credo che mettersi tra di loro sia sensato. L’altro giorno nello spogliatoio dopo la partita di quidditch gli è scivolata dalla tasca una foto di Cissy. La porta con se quando gioca…e devo dire, visto le ultime vittorie di serpeverde, che gli porta fortuna al Bastardo.certo non posso dire che la tasca dove la teneva era vicina al cuore ma più vicina al… >>
<< Va bene ho capito. >> si affrettò a concludere Bellatrix.
 << Quindi dovrei vedere mia sorella farsela con quel casanova di Malfoy e non fare nulla? >>
Sirius sorrise. Estrasse un fiasco di whisky da sotto il cappotto e lo porse a Bellatrix che rifiutò. Ne bevve un sorso ed aggiunse:
<< Beh… tua sorella Narcissa sa che io e te scopiamo dal tuo sedicesimo compleanno, non lo ha mai detto a nessuno. Credi sia astuto ricambiare un silenzio con un complotto? Ti faresti solo detestare più di quanto già non sia, inoltre sai benissimo che troverebbero comunque il modo di stare insieme. Proprio come noi. >>
<<  Questa maturità ti viene dall’alcol?  >> sbuffò Bella acidamente. Non era pronta a lasciare andare Cissy ma sperava ancora di scoprire qualcosa su Andromeda.
<< dovresti andare da Andromeda adesso…lo so quanto tu abbia un debole per lei >> aggiunse con una smorfia ma Sirius le si era avvicinato un po’ troppo. Le strinse i fianchi e le baciò il labbro inferiore. << Sono molto più debole vicino a te, te lo assicuro..>> Le tolse la camicetta. Bellatrix adorava il modo in cui lui la desiderava… il modo in cui riusciva a prenderla e a farla sua…
Un sobbalzo. Aprì gli occhi di scatto, come in preda ad un incubo. Il sole filtrava dalle spesse tende, e le lenzuola erano tutte disfatte. Lei si trovava ai margini del grande letto a baldacchino, coi capelli disfatti e gli occhi pesanti. Si tirò su e prese un bicchiere d’acqua dal comodino. Da quando Sirius era sparito da Grimmauld Place, non faceva che sognarlo, come era appena avvenuto. E risognava scene già accadute, come se i sogni le mostrassero a ritroso le avventure di quella illecita intimità.
Non aveva idea di dove fosse lui in questo momento ma non era preoccupata. Era caratteristico di Sirius sparire senza lasciare tracce. Sarebbe riemerso dai peggiori bordelli di Notturn Alley, sudicio e ubriaco. Avrebbe bussato alla sua finestra come era solito fare.
Si tolse il pigiama e si mise davanti allo specchio, come tutte le mattine. Scrutava il suo corpo insistentemente, come per scorgere cambiamenti che non c’erano.
Qualcuno bussò alla porta. Era Kreacher, l’elfo domestico di famiglia.
<< Signorina Bellatrix, c’è il Signor Lestrange nell’atrio che chiede di lei…  >>
<< Si, scendo Kreacher … adesso scendo. >> disse freddamente.
Prese la vestaglia di seta dalla poltrona, si tirò su i capelli arruffati dal sonno e si diresse verso le scale. Ad ogni scalino la visione era sempre più nitida.
“Che pessimo Buongiorno” penso tra sé, e proprio sotto la rampa di scale Rodolphus la stava fissando scendere, la faccia sbarbata e i vestiti di ottima rifinitura.
<< Ben svegliata, Cara Bellatrix. Non è un po’ tardi per uscire
dalle proprie stanze? >>
“Ma che cosa vuole questo” pensò per un attimo infastidita, e rispose:
 << Rodolphus, che piacere vederti anche a metà mattinata nel mio maniero, vedo sempre più che non hai niente da fare. Sarà noioso vivere in funzione ai miei risvegli, suppongo >>.
 Aveva appena sceso l’ultimo scalino e si trovava di fronte a lui. Era alto, di bella presenza ma con lo sguardo malinconico, le mani curate, le labbra sottili e la pelle opaca.
<< Io e Lucius pensavamo di portarvi a teatro stasera. Danno uno dei tuoi spettacoli preferiti, stando a ciò che ci ha detto Narcissa. >>
Bella lanciò un occhiata fulminante alla sorella che la guardò indispettita, non aveva nessuna intenzione di uscire con Rodolphus figuriamoci in coppia con Cissy e Lucius.
<< Oh ma davvero? Beh non mi sento molto informa, credo proprio che andrete senza di me.>> Sorrise vagamente e si voltò per risalire nella sua camera.
Il tocco freddo di una presa vigorosa l’afferrò e la costrinse a girarsi nuovamente verso la sala. Rodolphus le stava stringendo con troppa vemenza il polso, assottigliando ancora più le labbra, le sussurrò: << Forse non sai che non sono il tipo da rifiuti… >>
Bellatrix lo fissò dritto negli occhi senza un barlume di riconoscenza nelle pupille, divincolò il braccio da quella greve stretta, sorrise scaltramente e aggiunse:
 << Forse non sai che li ho inventati io i rifiuti. >>
Si girò bruscamente e con passo svogliato si lasciò il quadretto alle spalle.
 Sentì la porta sbattersi e dalla finestra della sua camera vide Lestrange andare via furioso, e la cosa la fece sorridere per un attimo.
Pensava che Sirius non l’aveva mai invitata da nessuna parte. A dire il vero anche a Hogwarts, se si incontravano alle partite o nella sala comune, facevano finta di non conoscersi. Il loro era un amore deteriorato, scarno, magro. Non avevano nessun futuro, lo sapeva bene, eppure, non avrebbe voluto altro nel suo letto se non lui. Che poi era anche stato il primo ad averla avuta tra le braccia, e per quanto lei gli rinfacciasse che aveva altri uomini a soddisfarla, in realtà non si era mai concessa a nessun’altro oltre lui. Ma questo Sirius non lo avrebbe mai saputo.
Si infilò sotto la doccia, decisa ad andare a cercarlo.
“ Sarà sicuramente da quel Potter ” pensava, il che era un limite per lei;  James aveva una brutta influenza su suo cugino, lo allontanava dalla loro storia screditandola; e lei lo odiava per questo.
Scelse dall’armadio il tubino più stretto che aveva, mise delle scarpe col tacco e quel profumo che Sirius prediligeva tanto. Si fissò le ossa allo specchio, riflesso di un corpo che non vuole vivere, scarno come quell’amore che rinnegava ma che la insediava anche durante il sonno.
Era circa mezzogiorno, l’aria tiepida, le strade debolmente illuminate a metà dai raggi del sole di settembre. Casa dei Potter era nella direzione opposta a quella che stava percorrendo, lo sapeva bene.
Ad ogni passo si chiedeva se era il caso di svoltare per rincorrere Sirius o se non fosse meglio proseguire verso Notturn Alley. Infondo, dopo una notte agitata e un risveglio così fastidioso, Magie Sinister era un buon diversivo per distrarsi un po’. Chissà se le cose che aveva ordinato erano già in negozio.
Ad ogni passo fissato sull’asfalto sentiva un tonfo nel petto, come se il cuore non avesse più un posto saldo dentro di sé ma scivolasse da un organo all’altro in cerca di riparo da quel dolore atroce. Forse doveva solo fermarsi a pensare, ma aveva il fiato stringato e si sentiva in preda al panico. Continuava a rimuginare sull’anno prima e quello ancora. Tra le feste, i balli, le notti passate sui libri, le sue vanità e i suoi diversivi c’era sempre Sirius. Faceva da cornice marginale a tutti gli avvenimenti… come sarebbe stata la sua vita se lui fosse sparito all’improvviso? No, stava diventando paranoica come Andromeda. Fece un respiro profondo e riprese a camminare. Era Già a Notturn Alley e posava lo sguardo distrattamente sulle persone e sulle insegne.
Forse doveva solo parlare con Sirius e dirle del suo amore. Forse doveva solo recidere tutte le corde e lasciarsi cadere.
Si riprese bruscamente dai suoi pensieri…: << Potter. Non ti facevo tipo da Notturn Alley. Sirius ha contagiato anche te vedo >> James Potter era apparso da dietro l’angolo.
<< Bellatrix, che non-piacere vederti.  Stavo proprio cercando Sirius.
 E’ qui con te? >>
<< Ma ti pare che vado in giro con il peggiore dei miei cugini? Preferisco Regulus per lo shopping. Ha più gusto. >>
Oltrepassò la figura del ragazzo senza neanche salutarlo. Entrò da Magie Sinister. Dunque Sirius non era con James. Anche lui lo stava cercando…e non aveva idea di dove si trovasse. E se fosse con un'altra donna? Beh questo era molto probabile. Ma se fosse con un'altra donna perché si fosse innamorato? No. James l’avrebbero saputo.  Inoltre chi poteva amarlo più di lei?
Prese una manciata di sale dalla scodella sul bancone del negozio mentre aspettava di essere servita, e la lasciò cadere a rilento. Acquistò quei filtri che aveva ordinato dall’ Himalaya e uscì per la strada. Era buio. Non aveva nessuna voglia di tornare a casa. Non aveva neanche voglia di sedersi in qualche pub per cenare. Era come bloccata lì in mezzo alla via, senza un idea precisa di cosa fare né di dove andare né di cosa aspettarsi. E questo non era da lei.
Decise di andare a cercare James. Fu facile trovarlo. Era seduto su un muretto e giocava con un boccino. Posò le buste in un angolo e si sedette vicino a lui. Restarono in silenzio per quasi mezzora. Poi James, senza distogliere lo sguardo dal suo boccino che ora teneva fermo in pugno, si pronunciò:
<< Questa storia tra di voi, deve finire.  >>
Bellatrix aveva la testa all’indietro. Guardava le nuvole sempre più grigie raggrupparsi in un unico punto nel cielo e giocherellava con le caviglie muovendole come a ritmo di danza. Rispose senza scomporsi più di tanto:
<< E’ proprio quello che stavo per dirti. Questa insana amicizia tra di voi, deve finire. Sirius ha delle responsabilità. Non può sempre fare lo scellerato insieme a te .>>
James si voltò a fissarla. La trovava bella e attraente, ma si sforzò nel restare concentrato:
<< Credi che sia io a fare di Sirius quello che è? >>
Bellatrix smise di dondolare.
<< e tu? Cosa credi? che sia io a farlo venire a cercarmi, Potter? >>.
James sospirò.
<< Cosa vuoi Bella? >>
Spostando lo sguardo su di lui, ma di sbieco, senza dargli molta importanza e con voce vacillante gli rispose:
<< Niente. Non voglio niente. Trovalo.  Portalo da te.  Ah… tieni. Sono le sue sigarette preferite…russe. Ne avrà bisogno mentre si riprende dalla sbronza. >>
Si alzò accuratamente, riprese i suoi pacchi adagiati a terra, e sparì dietro la via, senza voltarsi.
Arrivata quasi al bivio vicino casa si accese una sigaretta che aveva trattenuto dal pacco acquistato per Sirius. La assaporò fino alla fine mentre la pioggia le bagnava la fronte. Con quell’odore pungente di tabacco era come se lui fosse lì con lei. Ma mancava il suo respiro…
 Lasciò cadere la cicca in una pozzanghera e rimase a guardare senza dire una parola sua sorella Andromeda che dall’altro lato della strada, con un fazzoletto legato in testa come per non farsi distinguere, sgattaiolava tra le ombre.
Salì le scale senza farsi adocchiare e cercando di non emettere alcun rumore. Davanti al camino Cissy leggeva un libro adagiata sul sofà, se non altro non era uscita con Lucius.
Arrivata nella sua camera cinse la serratura con la chiave, si spogliò lasciando che il vestito cadesse nel freddo pavimento dove rimase per molti giorni. Chiuse bene tutte le tende e gli spiragli di luce che potevano crearsi al sorgere del sole. Ricoprì con indumenti e tovaglie trovate qua e là tutti gli specchi della sua camera; sprofondò tra le coperte e rimase sola con la sua inquietudine per altri tre giorni.
 
 
 

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Capitolo 6
*** Love's a sickness that I adore, a tormenting lie that I am craving for more. ***


 
“Although I'm not making plans
I hope that you understand
There's a reason why
Close your, close your, close your eyes
No more broken hearts
We're better off apart
Tell me, tell me, tell me lies.”
Little Lies – Fleetwood mac
 
 
Andromeda fissava il silenzio che incombeva sulla strada desolata, cercando di evitare pozzanghere qua e là per non rovinare le sue scarpe di camoscio e cuoio.
Si chiuse il cancello di casa Black alle spalle cercando di non fare troppo rumore, nessuno doveva accorgersi della sua assenza.
Aveva legato un foulard chiaro con uno sfondo di margherite in testa, un po’ per non bagnarsi i capelli sotto la pioggia (un ombrello sarebbe stato troppo d'ostacolo), un po’ per camuffarsi meglio tra la gente.
Evitò di soffermarsi con lo sguardo nelle ombre circostanti; evitando così di incrociare occhi indiscreti che avrebbero potuto fermarla.
Aveva recuperato da un blazer che Sirius aveva distrattamente lasciato nella sua camera circa due mesi fa, delle monete babbane, delle sigarette malmesse e dei fiammiferi magici.
E adesso, con quelle monete che le traballavano nella borsetta di pelle che portava alla sua destra, si accingeva verso la stazione ferroviaria babbana.
Avrebbe potuto prendere il nottetempo o smaterializzarsi, ma voleva provare, o perlomeno vedere, come si stava nel mondo di Ted.
Non ebbe difficoltà a salire sul treno e ad acquistare il biglietto. Ma, sfortunatamente, il vagone dove aveva preso posto era vuoto. Nemmeno un babbano da poter analizzare… nessuno. L’unico incontro che ebbe fu con il capotreno che gli chiese di consegnargli il biglietto, controllandolo. “Certo…di essere sono contorti. Forse dovrei seguire babbanologia quest’anno ad Hogwarts, per capirne un po’ di più...” si disse, sospirando.
Per un lasso di tempo che le apparve interminabile rimase sul vagone, rimpiangendo dopo circa due ore di noia su quel sedile usurato e scomodo, e con la fronte poggiata sul vetro insudiciato da impronte varie, di non aver scelto un’alternativa magica.
Giunse alla stazione di Hogsmeade con quindici minuti di ritardo per l’appuntamento con Ted. Si affrettò a cercare il pub da lui designato come loro luogo di incontro. Lo trovò all'estremità della strada principale.
Entrò. Era un pub frequentato per lo più da babbani anche se qualche mantello viola poggiato su alcune sedie poste ai lati della sala, indicava la presenza di qualcuno del mondo magico e Andromeda si accorse subito che i camerieri erano senz'altro dei maganò.
Scorse Ted in un piccolo tavolo sulla destra, vicino alla grande vetrata che dava sulla via. Teneva un mazzo di rose bianche in mano, aveva l’aria nervosa e fissava fuori dal vetro.
Gli si avvicinò timidamente, sentiva il cuore in gola e le sue gote erano un po’ troppo rosse per il clima di quella notte.
<< Eccomi…scusa il ritardo >>>>
<< Pensavo avessi cambiato idea, sono felice di vederti.>> disse Ted mettendosi in piedi e porgendole il mazzo di rose.
Dromeda arrossì: << Sono stupende… grazie >> rispose entusiasta, e Ted si perse per dieci secondi nel brillio dei suoi occhi nocciola.
Ordinarono del cibo, salsiccia e uova per Ted e roast-beef per Andromeda; e finalmente Thonks ruppe l’imbarazzo porgendole delle foto.
<< Le ho sviluppate. Sono bellissime…tieni; queste sono delle copie che ho fatto per te, che sei la mia musa. Non credo di essere mai riuscito a immortalare in uno scatto tanta sublimità. >>.
Andromeda stava zitta. Scrutava sia le foto che Ted con un’aria complicata. Le immagini erano davvero belle anche se, non si muovevano. Restavano immobili quasi di pietra. Avrebbe voluto farlo notare all'autore ma rimase in silenzio.
<< Si...mi rendo conto, ti sto assillando. Eh...mi faccio prendere un po’ troppo la mano da te >> aggiunse Ted sorridendo energicamente, ed anche lei accennò un debole sorriso.
Durante le portate, cenarono adagio, discutendo discretamente sulle giornate che avevano trascorso dal loro ultimo incontro.
Lei evitò moltissimi dettagli, stando scrupolosamente attenta alle parole che utilizzava e questo le diede un aspetto malinconico, che Ted percepì con facilità.
Cosa avrebbe potuto dirgli? Che era una strega? Che la sua famiglia era una delle più antiche e nobili esistenti nel suo mondo? E che, ovviamente, lo avrebbero odiato tutti i suoi parenti anche senza nemmeno conoscerlo?
Sospirò.
<< Qualcosa ti turba. Sai che puoi dirmi tutto…con me puoi parlare Dromeda. >>.
Ma Andromeda rimase impensierita e con lo sguardo fisso dentro il bicchiere mezzo pieno di birra babbana. Stava rischiando molto per vederlo, inutile continuare a farlo se non era disposta sin da subito ad ammettere chi era e da dove proveniva. Doveva essere sincera, smetterla di omettere la sua vita e di mentire…
Avevano terminato da un po’ di cenare e chiese a Ted di fare una passeggiata.
Tolsero i tovaglioli scadenti e con pessimi orli dalle ginocchia e si diressero alla cassa, dove una grassa signora stava facendo le parole crociate masticando, troppo rumorosamente, un bastoncino di liquirizia.
A quel punto Andromeda si ricordò di avere ancora delle monete babbane in tasca e le tirò fuori riempendosi i palmi delle mani. Ted la guardò esitante e afferrandole i polsi li ricacciò sotto il mantello beige drappeggiato che le copriva le spalle.
<< Ma che fai, Andromeda?! Non dovresti sventolare cosi tutti quei soldi, in un luogo come questo perlomeno …>> disse Thonks scrutandosi attorno.  << Sono tantissimi >>  aggiunse.
Andromeda era perplessa. << Davvero? Li utilizza mio cugino Sirius per comprarsi le sigarette …>>
Ted scoppiò a ridere. << Le sigarette?? Ahahahahahah, credo che, con quello che reggi in mano, tuo cugino potrebbe acquistare un intera piantagione di tabacco!
Comunque riposali in borsa, offro io! >> le sorrise, e iniziò a cercare monetine in un piccolo portafoglio grigio topo.
<< No, te ne prego…>> rispose Andromeda << Offre Sirius! >>
Scoppiarono in una risata divertita, pagarono il conto e si diressero fuori.
 Aveva smesso di piovere ma il cielo era rimasto offuscato con qualche stella bistrattata sparsa tra le nubi.
Dromeda era tormentata, stava cercando disperatamente delle parole che potessero spiegare in modo chiaro la verità a Ted senza farlo scappare.
<< E dunque...cosa ti affligge? >> disse infine Thonks, dopo che avevano percorso tutto il vialetto in silenzio.
Andromeda si sentì venir meno, le tremavano le ginocchia, aveva il respiro sempre più pesante; socchiuse gli occhi un attimo, cercando un coraggio che non aveva.
D’improvviso, furono scossi da un rombo assordante alle loro spalle. Si voltarono. Una moto di grossa cilindrata scivolava a zig zag per la strada investendo cassonetti dell’immondizia e schivando i passanti a malapena. Sterzata bruscamente verso la loro direzione, si accingeva ad arrivargli addosso ma Ted cinse i fianchi di Andromeda e la trascinò lateralmente, contro il muro, scansando per un pelo il mezzo a due ruote che gli sfrecciò davanti. In un attimo Andromeda riconobbe il pirata della strada. Deglutì e urlò: << SIRIUUUUS!!! >>.
Ted la guardò titubante. << Tuo cugino? Beh ha appena cercato di ucciderci… era a conoscenza del fatto che hai sottratto tutti quei soldi dalla sua giacca?? >>
Andromeda accennò un mezzo sorriso mentre seguiva con lo sguardo Sirius, il quale era sul punto di investire un vecchietto sorretto da un bastone che si accingeva ad attraversare, ignaro, la strada.
<< No assolutamente >> riprese rivolta verso il ragazzo che teneva ancora la sua stretta sui suoi fianchi << Sarà solamente ubriaco fradicio. E’ scappato da casa quasi tre giorni fa >>
<< Oh..capisco...ecco perché sei stata un po’ triste per tutta la cena >>
Andromedà annuì col capo, facendo un lungo respiro di sollievo, distraendosi dal caos che Sirius stava seminando per il viale, un attimo. Addolcì gli occhi e avvicinò il suo viso a quello di Ted, mettendosi sulle punte poiché questi era molto alto, e lo baciò con slancio. Fu un bacio lungo e appassionato, Ted baciava benissimo e Andromeda si sentiva davvero in un altro mondo.
<< Ora devo proprio andare >> disse poi, << recupero mio cugino dalla sua perdizione prima che uccida qualcuno! >>
<< Vengo con te…ti do una mano >> gli rispose Thonks << sembra un po’ troppo fuori controllo…>>
<< Non te ne rammaricare, davvero. Mia zia vive a pochi isolati da qui...lo riporto a casa e mi fermo da loro per la notte. Non stare in pensiero. Ho salvato mio cugino da se stesso una miriade di volte e in situazioni ben peggiori. Malgrado ciò, sei gentile a preoccuparti per me >>  ribatté Andromeda, cercando di sviarlo il più possibile con le sue bugie fuori da quella circostanza, che avrebbe potuto far scoprire chi fosse lei davvero.
Ted annuì dolcemente, carezzandole il naso e la strinse forte a sé. La baciò a lungo, come se non riuscisse a staccarsi da lei; e si allontanò lentamente, girandosi indietro a guardarla ogni dieci metri.
Andromeda aspettò che fosse troppo lontano per distinguerne la figura, raccolse la borsetta che le era scivolata durante l’urto e con la sua camminata flemma e la testa tra le nuvole, andò incontro al cugino. Pensava che non era corretto mentire a Ted che si fidava così tanto di lei, credendole ciecamente. E nonostante sapeva benissimo che avrebbe dovuto dirgli al più presto la verità, si vantava orgogliosamente di come le sue bugie fossero formidabili. Non per altro era pur sempre un serpeverde.
Quando fu così vicina al cugino da poterlo immobilizzare, agitò la bacchetta e la moto si arrestò scaraventando Sirius a terra.
<< Ciao Sirius >> gli disse avvicinandosi ancora di più. << Che stai combinando??...oltre distruggere Hogsmeade, s’intende… >>
<< Ehiiiii Dromeda!! La mia cugina preferita!!! Ti piace la mia nuova moto?? L’ho presa da un tizio al paiolo magico! l’ho barattata con una donna! >>
Andromeda alzò gli occhi in cielo << che intendi esattamente con  SCA-MBIA-TA CON UNA DON-NA?? >> Sirius aveva un ghigno seducente sul viso << Naaaa non guardarmi cosi Dromeda…era solo una cameriera che avevo rimorchiato in un pub…inoltre avevo già finito con lei. >> le disse ammiccando. Detto ciò si sdraiò definitivamente sull’asfalto, i riccioli neri che si confondevano con la strada umida, e si incantò a fissare il cielo oscuro sopra di lui.
Andromeda aveva appena finito di scrivere un biglietto per Remus e James, lo legò al suo gufo che era apparso dal nulla nell’istante in cui l’aveva chiamato, e si era adagiata sulla moto, incrociando le gambe. Aveva bisogno dell’aiuto dei due malandrini per affidargli Sirius. Puzzava di alcol e non aveva nessuna intenzione di riportarlo a casa Black in questo stato… a sua zia stavolta sarebbe preso un accidenti. Oltre al fatto che Sirius abitava a svariati chilometri di distanza, mica a tre isolati da lì come aveva detto a Ted.
Uno spruzzo di luce verdognola ed apparvero James Potter e Remus Lupin. Quest’ultimo le sorrise e si affrettò a raggiungerla per salutarla.
James, invece, era preso solo da Sirius, aveva l’aria preoccupata e gli si avvicinò per cercare di farlo rialzare da terra; invano.
<< Remus! Non dovevi lasciarlo andare via da solo tre sere fa! >>
Lupin si affrettò a raggiungerlo per dargli una mano a far rialzare l’amico sbronzo dal suolo; mentre questi si dimenava come un forsennato, ridendo a crepapelle.
<< Sfido te a provare a fermarlo quando ha la luna girata!! >> sbuffò Remus in sua difesa.
Andromeda osservava distrattamente la scena dalla sua postazione, comodamente seduta. Rimuginava sul bacio con Ted e le batteva ancora forte il cuore; si sentiva quasi volare ma al contempo ripensava che aveva da dirgli troppe cose che forse lui non avrebbe mai compreso o peggio, accettato. Un miscuglio di sensazioni che la rendevano confusa, non era del tutto felice, ma nemmeno triste.
<< SU SIRIUS ALZATI, PER LA MISERIA!! >> sbottò Remus, mentre James disperato, cercava a tentoni i suoi occhiali che l’amico ubriaco, nel dimenarsi, aveva scaraventato a terra con una gomitata.
Sirius non aveva nessuna intenzione di alzarsi. Era lì sdraiato in mezzo all’oscurità, con lo sguardo fisso verso il cielo. Aveva smesso di ridere e gli amici avevano smesso di tentare di rimetterlo in piedi.
Remus, scapitando le aspettative, si era unito ad Andromeda la quale, riemersa dai suoi pensieri, civettava allegramente con lui. Ad Andromeda non piaceva affatto Lupin, ma si divertiva a vederlo così invaghito di lei…si sentiva quasi come Bella. Ciò nonostante gli voleva molto bene. Solo che la vanità vinceva sulla temperanza d’animo.
James invece, dopo essere rimasto in silenzio per un po’ a fissare Sirius, si sdraiò a terra vicino a lui. Si rese conto, tutto d’un tratto, cosa Sirius stesse rimirando da terra nelle tenebre. Il cielo era troppo oscuro per essere disposti ad ammirarlo in quella nottata; ma solo un punto luminava predominantemente in tutta la volta celesta, a nord rispetto la cintura di Orione… la stella di Bellatrix.
Sirius rimase lì per quasi tutta la notte con James, mentre Remus si era offerto gentilmente di riaccompagnare Andromeda a casa.
Quando le prime luci del mattino stavano per levarsi su di loro, Sirius si alzò dal suolo. Colse la sua giacca e salì sulla sua nuova moto.
<< Non sparire di nuovo. >> gli disse James.
Il giovane Black sorrise. << Sali! >> gli rispose. James salì dietro Sirius e gli porse qualcosa che aveva in tasca.
<< Oooh! le mie sigarette russe!! Ehi… aspetta un attimo!! Tu non sai dove comprarle...solo un'altra persona, oltre me, sa dove trovare queste! >> disse voltandosi cagnescamente verso l’amico.
<< Non ti mettere strane idee in testa, lo sai che faccio il filo da anni a Lilly Evans!!!!!! >> disse imbronciato Potter. << L’ho incontrata per caso davanti Magie Sinister ! Sai, ho passato gli ultimi tre giorni a Notturn Alley per cercarti!!! Ad ogni modo...me le ha consegnate per darle a te. Era sicura che ci saremmo visti. >>.
<< Ha detto qualcosa? >> Disse Sirius guardandolo negli occhi.
<< Si. Che non hai gusto nel fare shopping e preferisce Regulus per i consigli di moda. >> Aggiunse James. Non sapeva perché stava omettendogli la sua conversazione con Bella che detestava, ma non gli sembrava corretto riferirgli le confidenze che lei gli aveva concesso…anche se lui era il suo migliore amico.
<< Bene! >> esclamò Sirius. Sembrava aver cambiato umore improvvisamente.
<< Dobbiamo subito correre a rimedi. Serve un regalo da dare a Bellatrix. Non posso lasciare che vinca cosi…Nessun debito James con lei, Nessuno! >> Sirius aveva ripreso la solita espressione furba e intrigante, aveva gli occhi pieni di foga e James era felice di questo. Un rombo assordante e sfrecciarono per le strade alla ricerca di un regalo per Bellatrix Black tutto il giorno.
Andromeda aveva aspettato l’alba insonne. Si dimenava nella sua camera tra la poltrona, lo scrittoio, la finestra e lo specchio; aveva una penna in mano, e diversi fogli con poche righe erano sparsi qua e là. Stava cercando, senza effetto, di mettere giù un discorso da fare a Ted; ma ogni inizio sembrava banale e ogni conclusione troppo disastrosa. Senza considerare che la spiegazione più ovvia era anche quella più indenne e quella più velata era sicuramente un addio. Aveva paura di perdere Thonks per sempre.
Adesso che era mattina, sentiva Narcissa canticchiare nella stanza accanto; sicuramente, pensava Andromeda, era intenta a spazzolare i suoi lunghi capelli biondi. Dalla stanza di Bella non si sentiva nessun rumore, il che era abbastanza insolito. Le luci erano spente e Andromeda avrebbe tanto voluto andare a vedere cosa le succedeva ma non era mai una buona idea disturbare Bellatrix nei suoi momenti cupi. Soprattutto quando si tiene nascosto un segreto, come un fidanzato babbano. Quindi evitò di farlo.
Si tolse le scarpe e, gettandosi sul letto, rimase a contemplare il suo amato Ted Thonks godendosi i raggi del sole sul viso per tutto il resto della mattinata.
Tra due giorni sarebbe tornata ad Hogwarts e i loro incontri fugaci sarebbero stati più frequenti e questa era la cosa più bella che poteva succederle, ne era sicura.
Adesso non sentiva più il bisogno di essere la prima nei contesti che le appartenevano da sempre, anzi non le importava affatto.
Adesso aveva un mondo tutto suo, che gli altri non potevano capire e a cui lei, ne era certa, non avrebbe mai rinunciato; nemmeno per compiacere le aspettative della nobile e molto antica casata dei Black.

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