Quando un incidente cambia tutto

di MasfTorino
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fisica: che brutta materia! ***
Capitolo 2: *** Una macchina blu ***
Capitolo 3: *** Inconscio ***
Capitolo 4: *** Chi sono? Chi è la mia famiglia? ***
Capitolo 5: *** Il verdetto del dottore ***
Capitolo 6: *** Ritorno ad una vita normale, o quasi.. ***
Capitolo 7: *** Un'accoglienza insolita ***
Capitolo 8: *** Il mio colore preferito è il blu come il mare ma amo la montagna ***
Capitolo 9: *** La macchina blu è stata trovata ***
Capitolo 10: *** Dottore e polizziotti per aumentare la confusione ***
Capitolo 11: *** Una serata con le amiche ***
Capitolo 12: *** Il sogno ***
Capitolo 13: *** Interpretazione dei sogni ***



Capitolo 1
*** Fisica: che brutta materia! ***


La camera di Aminia è una piccola stanzetta piuttosto vuota, il muro è di un lilla chiaro e appesi su esso ci sono solo due poster: uno dei Beatles, la sua band preferita ma di questo lei se ne vergogna perché non molti ascoltano ancora le loro canzoni, e l’altro che rappresenta la sua squadra di calcio preferita, la Juventus, ma anche di questo se ne vergogna perché essendo una ragazza non dovrebbe essere così appassionata al calcio. Nella parete dietro al sua letto c’è, appesa con una puntina, una sua piccola foto con le su due migliori amiche, Martah e Hellen, quando avevano solo sei anni. Aminia non è molto contenta della camera, la trova banale e priva di emozioni ma non ha il coraggio di modificarla per paura di renderla peggiore di quello che è già. In questo momento Aminia è seduta alla sua scrivania che in mezzo alla camera, davanti a lei, appoggiato sulla scrivania, si trova un foglio protocollo scritto in nero, pieno di segnacci rossi. Lei sta fissando un segno scritto in rosso che rappresenta un grosso quattro scritto di fianco alla scritta “verifica di fisica”.
Ma come è possibile che abbia preso un altro quattro in fisica!? Insomma io avevo studiato! Ok, non proprio tantissimo, ma almeno da prende un 5!
Non si può certo dire che fisica sia la sua materia preferita, insomma, su tutte le materie che un liceo linguistico propone fisica non è certo la più comprensibile per una ragazza che appena le nominano “il moto uniformemente accelerato” pensa a tutto eccetto a quanto possa essere stupenda questa materia.
Pensa scoraggiata Aminia.
Aminia!! Aminia!! È pronta la cena!
Urla sua madre dall’altra parte della casa per farsi sentire.
Arrivo mamma! Cinque minuti e sono in cucina!
Risponde la ragazza urlando a sua volta. Nel frattempo continua a guardare il foglio che ha di fronte con sguardo vuoto pensando a come reagirà la madre scoprendo la brillante media della figlia proprio nella sua materia preferita. Perché sì, Aminia è così fortunata da avere una madre laureata in fisica.
Allora!? Ti sbrighi!?
Ed ecco che si spalanca violentemente la porta e compare Ada, una donnina abbastanza bassa con i capelli neri, troppo lunghi per una donna della sua età e gli occhi tra il verde e il grigio. Porta degli occhialoni neri e spessi, un paio di jeans consumati e un golfino arancione coperto da un grembiulone sporco di sugo.
Mamma ti ho detto che arrivo!
Risponde la figlia colta alla sprovvista, che nel frattempo cerca di nascondere della vista della madre il foglio mettendolo sotto il dizionario di tedesco.
Cos’hai lì??
Niente Mamma! Ora vai in cucina che ora arrivo!
Dice Aminia diventando tutta rossa in volto dalla paura, campanello d’allarme per la madre che non si lascia ingannare e velocemente si avvicina alla scrivania e afferra il foglio.
Aminia! Come hai fatto a prendere un altro brutto voto in fisica? Sicura che studi? Voi che ti faccio ripetizioni?
Oh no! Basta con le tue stupide ripetizioni! Sono abbastanza intelligente da cavarmela da sola!
Inizia ad urlare la ragazza alzandosi in piedi e diventando ancora più rossa di quello che era già.
A me non sembra!
Risponde calma la madre mettendo le braccia sui fianchi.
Va bene mamma sono un cretina! Mi spiace che tu abbia dovuto crescere una figlia così cretina!
Urla ad altissima voce Aminia correndo fuoria dalla stanza e dirigendosi verso la porta d’ingresso, detto ciò spalanca la porta e urla:
Sono stufa della mia vita! Ora me ne vado!
E detto questo esce dalla casa sempre correndo.
 
 
 
AA:
Buongiorno a tutti! Questa è la mia prima storia, quindi abbiate pietà di me se fa schifo. Spero che questo primo capitolo vi piaccia, accetto qualsiasi consiglio!
 

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Capitolo 2
*** Una macchina blu ***


Una sera calma e serena, il cielo diventato scuro da un pezzo, Aminia in giro per le strade e vaga senza meta. Da quasi dieci minuti che scappata da casa ed ora si calmata leggermente ed ha rallentato un, non corre. Tuttavia, non ha ancora alcuna intenzione di tornarsene a casa, nonostante muoia di fame e non ha soldi per fermarsi a mangiare da qualche parte. Poco prima avvenuta l'ennesima litigata con sua madre riguardo alla scuola, nello specifico riguardo a fisica, quella materia che lei proprio non sopporta ma che su madre adora. dall'inizio dell'anno che sua madre insiste nel volerle dare ripetizioni ma lei continua a non accettare perché non vuole sentirsi dipendente da qualcuno, vuole essere in grado di cavarsela da sola. Vuole dimostrare a sua madre, ma soprattutto a sé stessa, che è capace di riuscire a risolvere un suo problema per conto suo. Prova un enorme fastidio che le nasce nello stomaco e le sale fono alla gola ogni qual volta che sua madre cerca di risolvere i suo problemi al posto suo perché così facendo alimenta la paura di non essere in grado di cavarsela senza alcun'aiuto. Aminia è una ragazza molto insicura e con il continuo bisogno di stare in mezzo alla gente, se le capita di stare del tempo da sola, inizia a diventare infelice e a pensare a cose brutte e questo la porta ad auto-convincersi della sua debolezza e questo la fa stare ancora più male. Detesta il suo carattere, lo considera inadeguato ed è convinta che sia proprio questo a causarle problemi. Considera il suo carattere la parte peggiore di lei. Lei vorrebbe essere più sicura, più allegra, più solere ed intelligente ma, invece è tutt'altro. Odia ogni piccolo aspetto del suo carattere e vorrebbe cambiarlo totalmente ma purtroppo non può. L'aspetto fisico, forse è l'unica parte di sé che non disprezza, ha i capelli neri e lunghi e gli occhi verdi, è alta e snella ma considera quel corpo sprecato se è costretto a vivere una vita come la sua. Lei vorrebbe essere in grado di vivere diversamente, sempre in giro per il mondo, facendo mille cose spericolate ma, non avendo neanche il coraggio cambiare la propria camera figuriamoci se lo trova per chiedere a sua madre i soldi per girare il mondo. Era da tanto che pensava a voler scappare di casa, la considerava l'unica soluzione che ha per cambiare una volta per tutte il suo carattere e renderlo più interessante. Voleva scoprire come ci si prova a scappare, a vivere sempre di corsa e nell'oscurità, aiutata solo dalle persone più fidate e vivendo giorno per giorno. Vivendo solo con i soldi necessari per sfamarsi, trovandoli facendo piccoli lavoretti in giro e dormendo dove capita. Continuando a camminare si rende conto che non può andare avanti così, se vuole realmente scappare per non tornare mai più a casa propria non può certo andarsene in giro per le strade della sua città con sua madre che probabilmente, ansiosa com'è, avrà già chiamato la polizia per andarla cercare. Deve trovare un riparo almeno per la notte, per poi cercare i soldi per spostarsi in un'altra città; e cambiare vita, ma a chi può; chiedere un posto dove dormire? Le sue più care amiche sono due ma Martah non sarebbe mai stata in grado di ospitarla perché vive in un appartamento minuscolo dove c'è a mala pena il posto per lei e i suoi genitori mentre Hellen ha una madre più ansiosa della sua che l'avrebbe sicuramente riportata a casa. L'unico rimasto a cui chiedere aiuto è Chad, il suo ragazzo. Aminia conosce Chad da tre anni, frequentano entrambi il terzo anno del liceo linguistico della loro città. Aminia si era innamorata di lui dal primo giorno di scuola ma non avrebbe mai pensato che lui avrebbe mai potuto interessarsi di una persona come lei, perciò non aveva fatto praticamente niente per avvicinarsi a lui. Fino all'inizio di quell'anno, quando erano capitati vicini di banco, avevano iniziato a parlare fin ad diventare amici, poi lui si era innamorato degli splendidi occhi della ragazza, inoltre la trovava dolce perciò verso la metà di ottobre le aveva chiesto di uscire e da quel momento era diventata la sua ragazza. Loro si incontrano tutti i giorni, non solo a scuola e lui è sempre disponibile per lei, quindi non avrebbe dovuto avere particolari problemi ad ospitarla per una notte. Inoltre lui vive in una villa enorme e i suoi genitori non sono mai in casa per motivi di lavoro, infatti, non è la prima volta che Aminia andava a dormire da lui. Avrebbe dovuto solo chiamarlo, avvisarlo dell'accaduto e chiedegli gentilmente questo piccolo favore. Perciò la ragazza caccia la mano dentro la tasca dei suoi jeans tirando fuori il suo cellulare, cerca il numero di Chad e lo chiama. Nel frattempo fa dietro front per dirigersi a casa di lui. Mentre fa questo lnota una macchina blu alla fine della via, ha i vetri oscurati e sembra nuova e molto costosa. è ferma finché la ragazza cammina nel senso opposto ma appena Aminia si gira e le va incontro per dirigersi a casa del suo ragazzo, nota che si accende il motore e la macchina gira verso sinistra scomparendo nell'ombra. Aminia continua a camminare senza prestare attenzione agli strani movimenti di quell'auto, nel frattempo Chad risponde al telefono e lei inizia a parlare spiegandogli la situazione. Mentre continua a parlare al telefono attraversa la strada sulle strisce pedonali ma visto che è troppo impegnata nella sua conversazione si dimentica di guardare se passano delle macchine e attraversa la strada frettolosamente. Per fortuna la strada appare vuota fino a quanto, ad un certo punto, quando Aminia è proprio nel mezzo della strada compare all'improvviso da destra quella famosa macchina blu prendendola in pieno. Lei fa a mala pena in tempo a girarsi verso la strada, trovarsela a qualche centimetro di distanza da lei e cacciare un urlo acuto. La ragazza cade pesantemente picchiando la testa sul marciapiede, il cellulare vola dall'altra parte della strada e la macchina passa avanti senza neanche fermarsi. Ora la strada è isolata e la ragazza è a terra immobile.

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Capitolo 3
*** Inconscio ***


Aminia improvvisamente spalanca gli occhi, in torno a lei tutto è strano. Lei è sdraiata sospesa sul nulla, piano piano alza la testa, e senza muove un muscolo né di braccia né di gambe prova a guardarsi in torno. Dopo qualche istante di acuta osservazione silenziosa la ragazza arriva alla conclusione che probabilmente si trova in un posto infinito perché lei non riesce a vedere una fine ne a destra, ne a sinistra, ne in alto e neanche in basso, sembra proprio che lei si trova sdraiata proprio nel mezzo di uno posto sconosciuto che non ha una fine, è illogico pensare una cosa del genere ma è la realtà, lei non sa dove si trova ne come ad uscire da quello strano posto. Intorno a lei ci sono tantissimi oggetti Juventini: orsetti, cuscini, tazze, diari, lenzuola…  tutti bianconeri. Gli oggetti più numerosi sono senza dubbio poster e maglie di giocatori che hanno giocato nella Juventus dai più recenti ai più lontani nel tempo, da quelli che hanno giocato una vita nella Juventus a chi ci è stato pochi anni, da chi ha fatto la storia a chi è stato sempre in panchina. Aminia sempre più concentrata e confusa di alza in piedi, fa piccoli movimenti perché un mal di testa fortissimo non le permette di essere più veloce, l’ultima cosa che si ricorda è camera sua e un quattro in fisica non molto gradito, poi tutto è diventato buio. Che fosse morta?
Insomma, magari mi è venuto un infarto per il dispiacere di aver preso l’ennesimo voto brutto in fisica,dopo tutto non mi sarei mai aspettata un altro quattro, cioè un cinque forse sì ma sta volta credevo di essere andata decisamente meglio rispetto all’altra verifica quindi un quattro proprio non me lo meritavo,  o forse appena mia madre ha visto la verifica ha deciso che non ero più degna di vivere e mi ha ucciso, lei ci tiene a quella materia, forse ha pensato che non poteva più tenere in vita una persona così negata o magari sono caduta dalla sedia e sono andata a picchiare contro lo spigolo della scrivania,adesso che ci penso sono sempre stata un po’ goffa.
Inizia a pensare Aminia cercando una risposta all’accaduto. Ma rimaneva ancora da scoprire cosa ci facesse in quel posto.
Ma anche se fossi morta perché sono qui? Cos’è questo posto una specie di paradiso per tifosi? È qui che spediscono tutti i tifosi Juventini una volta morti? Ma perché allora ci sono solo io? Chissà quanti tifosi sono già morti fin ora possibile che hanno spedito qui solo me!? E poi cos’è, se fossi stata interista adesso sarei circondata a oggetti nerazzurri? Ogni squadra di calcio ha il proprio paradiso? E le squadre di Basket? 
Ad Aminia le sta per scoppiare la testa, non capisce più niente. Guarda dritto davanti a lei e l’unica cosa che vede sono tantissimi oggetti della sua squadra preferita di calcio che volteggiano senza mai finire. Lei, desiderosa di capire qualcosa di più fa qualche passo provando una stranissima sensazione perché non essendoci una fine neanche sotto, lei galleggia.
Questo posto non conosce la forza di gravità!
Pensa appena si ricorda che non cammina su un terreno ma poi non curante di questo avanza verso il vuoto. Cammina per metri e metri sperando di giungere prima o poi ad una fine. Dopo quasi un chilometro il “paesaggio” cambia e a sostituire gli oggetti Juventini compaiono oggetti sui Beatles: magliette con scritto “I love Beatles” o con i volti dei componenti della band, testi di loro canzoni, poster, pure una chitarra con la loro firma incisa sopra. Appena tutti quegli oggetti compaiono parta “Immagine”. Aminia si compre le orecchie facendo una smorfia nel volto, lei adora quella canzone ma il mal di testa non le da proprio pace.
Ma si può sapere cosa succede!?
Urla Aminia affranta e quasi distrutta dal mal di testa.
Questo è il tuo inconscio piccola mia!
Le dice una voce proveniente dalla sua sinistra, la ragazza, stupita perché non si aspettava una risposta e gioiosa perché aveva subito riconosciuto quella voce gira la testa di scatto.
Papà! Cosa ci fai qui?
Te l’ho detto questo è il tuo inconscio! Qui ci sono tutti i tuoi sogni, le tue passioni , i tuoi desideri, le tue esperienze e pure i traumi  che hai vissuto nel tuo passato, qui è molto più ordinato di quello che pensi sai? È diviso in reparti, come al supermercato, prima ci sono quelle cose più superficiali, le parti che conoscono tutti di te, poi man mano che vai avanti si trovano i sogni, le paure e i ricordi più nascosti che tu difficilmente racconti agli altri. All’inizio c’è la tua passione per la Juventus, poi i Beatles, poi i migliori ricordi che hai vissuto che le tue amiche, per continuare con il reparto Chad e via dicendo…
Dice un uomo vestito di bianco seduto su una panchina posta a sinistra della ragazza. Aminia ascolta fino alla fine il padre ma poi si accascia a terra tenendosi forte la testa.
Ah giusto, hai preso una bella botta prima!
Dice il padre facendo un cenno con la mano, immediatamente il mal di testa passa e Aminia si rialza in piedi guardandolo stupita.
Come hai fatto?
Anche il mal di testa fa parte del tuo inconscio, è dovuto ha qualcosa che è avvenuto poco fa, ti ritornerà appena uscirai da qui ma meno forte.
E come faccio ad uscire da qui?
Basta che desideri fortemente di voler uscire, è così che mi hai chiamato! Avevi bisogno di qualcuno che ti chiarisse le idee, ed eccomi qui!
Quindi se desiderassi, per esempio, Jonny Depp, me lo troverei qui davanti a me?
No, piccola, puoi chiamare persone in carne ed ossa solo se esse fanno parte dell’inconscio
Risponde il padre ridendo.
Ah… Quindi tu fai parte del mio inconscio sotto forma di…
Tuo ricordo passato…
Continua l’uomo la frase lasciata a metà dalla figlia. Aminia chiude gli occhi e pensa intensamente a voler uscire da quel posto poi riapre gli occhi e l’ultima cosa che vede è suo padre che le sorride e la saluta, poi tutto diventa nero e lei riapre nuovamente gli occhi, stavolta, però, molto lentamente. Si trova in una stanza di ospedale e davanti a lei si trovano due persone che le sembrano familiari ma che non ricorda chi siano.
Aminia!Tesoro mio! Sono tua madre tesoro! Stai bene ora!
Chi è Aminia?
Risponde la ragazza. Tutto quello che ha vissuto fino ad ora si è cancellato dalla sua memoria.

 

 

AA: Ciao a tutti quelli che leggeranno questo capitolo ;) Oggi a scuola la prof di psicologia ci ha spiegato cos'è l'inconscio e non potevo non dedicare un capitolo così importante ad un argomento come questo! Spero che piaccia!

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Capitolo 4
*** Chi sono? Chi è la mia famiglia? ***


Un leggero mal di testa inizia a farsi sentire nella testa di Aminia e dentro di lei risuona una frase:
-Anche il mal di testa fa parte del tuo inconscio, è dovuto ha qualcosa che è avvenuto poco fa, ti ritornerà appena uscirai da qui ma meno forte.-
Ma la ragazza non sa, né chi l’abbia pronunciata, né quando, né tanto meno a cosa facesse riferimento.
-Cosa mi è successo poco fa?- chiede la ragazza alle due persone che si trova davanti che la fissano con uno sguardo tra il preoccupato e lo spaventato. Una delle due persone fa un passo verso di lei, è un ragazzo, probabilmente della sua età, è alto, magro, con dei capelli abbastanza lunghi da coprire le orecchie leggermente a sventola, continua ad avanzare, e con la mano destra sposta il ciuffo castano splendente, quasi biondo, che gli copre l’occhio destro, gli occhi ce li ha grandi e penetranti, di un marrone nocciola intenso. Il ragazzo si avvicina fino ad arrivare di fronte al suo letto e mantiene lo sguardo fisso su di lei.
-Sei stata investita da una macchina, Aminia, che non si è neanche fermata a soccorrerti, per fortuna che quando è successo stavi parlando al telefono con me che quando ti ho sentito urlare ed è caduta la linea mi sono preoccupato e mi sono precipitato fuori a cercarti. Per fortuna mi avevi detto che stavi venendo da me, quindi mi sono limitato a fare la strada per andare a casa tua per trovarti distesa in mezzo ad una strada isolata, eri svenuta e per un momento ho pensato al peggio, ho chiamato subito l’ambulanza e poi tua madre. Sei fortunata che io sapevo dove cercarti perché con il buio che c’era, probabilmente la prima persona che ti avrebbe visto l’avrebbe fatto la mattina successiva e ormai, per te sarebbe stato troppo tardi.-
Il ragazzo parla velocemente, sembra molto preoccupato, Aminia lo guarda perplesso e ascolta quello che le dice sforzandosi invano di ricordarsi chi fosse quel ragazzo. Il ragazzo, notando lo sguardo confuso della ragazza e intuendo tutto fa un profondo sospiro e continua a parlare.
-Sei rimasta in coma, Aminia, per più di tre giorni, il dottore ci aveva avvertito che non poteva prevedere la tua situazione una volta ripresa dal coma ma nessuno si sarebbe aspettato che non ricordassi nulla. Tu sei Aminia, hai sedici anni e sei la persona più meravigliosa che io abbia mai conosciuto, non voglio perderti per colpa di un ******** che chissà dove ha preso la patente, ovviamente adesso la polizia lo sta cercando ma io non credo che riescano a trovarlo…-
Disse il ragazzo un po’ rassegnato.
-E quella chi è?- chiese la ragazza indicando l’altra persona che era rimasta indietro, appoggiata al muro. Al sentire quelle parole la donna, sui cinquant’anni e con due occhiaie evidenti procurate dallo stress per aver visto la propria figlia in coma, attraversa la stanza velocemente con un lacrima che le scende sulla guancia ed esce dalla stanza.
-Lei è tua madre, è da tre giorni che è distrutta, prima sei scappata di casa, poi una macchina ti ha investito e infine hai perso la memoria, non riesce a reggere tutto…- risponde il ragazzo abbassando la testa. Aminia è molto scossa da tutto quello che apprende in pochi minuti, ma è determinata a scoprirne di più, è orribile per lei non riuscire a ricordare proprio nulla.
-E mio padre? Lui dov’è?-
- Tuo padre non c’è, è morto quando tu avevi un anno…-    




AA: Ed ecco un nuovo capitolo! Qui Aminia vuole scoprirne di più... si trova a non ricordare più niente e ha bisogno di riprendere in mano la situazione della sua vita... Spero che vi piaccia!

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Capitolo 5
*** Il verdetto del dottore ***


-Quindi? Come ha fatto a perdere la memoria?- chiese con un velo di disperazione Ada, la mamma di Aminia. La donna è nel corridoio dell’ospedale,  in piedi di fianco ad un omone alto e robusto, calvo, con la barba grigia e gli occhi piccoli e azzurri.                                                                                                                                                                                                                       –Signora, sua figlia ha avuto un trauma cranico diffuso, è già un miracolo che si sia svegliata dal coma, soprattutto dopo così poco tempo! Io l’avevo avvisata che, se mai si fosse svegliata, non si poteva prevedere in che condizioni l’avremmo trovata!
-Dottore, lei mi aveva avvisato che mia figlia avrebbe rischiato di rimanere in uno stato vegetativo persistente non che avrebbe completamente perso la memoria!
- Avrebbe preferito vedere sua figlia priva di conoscenza!? Insomma si ritenga molto fortunata!- il dottore inizia ad alterarsi e comincia a muovere il piede in una sorta di tic nervoso.
-No! Ovvio che no! Ma mi capisca! Come posso ritenermi fortunata dopo che hanno investito la mia bambina e dopo tre giorni di coma dove mi hanno praticamente detto che al 90% sarebbe morta, si sveglia e chiede chi sono io, sua madre, come se mi avesse visto per la prima volta!
-Mmm… Ad essere sincero, questo è un caso raro, di solito dopo un trauma cranico come quello solo il 10% delle persone si sveglia e in quel caso rimane in uno stato vegetativo, solo un caso su un milione ne esce dal coma senza nessun evidente danno celebrale. Senza contare che questo, è il primo paziente che mi capita, che perde la memoria dopo un incidente simile…- Il dottore si calma un po’ e diventa più riflessivo, il tic nervoso diminuisce e lui appoggia l’indice e il pollice della sua mano destra nel mento senza saper bene cosa dire…
-E allora? Potrà riacquistare la memoria? E fra quanto tempo?
-Questo non si può prevedere! Può riacquistare la memoria dopo qualche giorno, magari dopo aver visto una foto, o comunque di un ricordo particolarmente importante per lei, o può volerci anche mese o addirittura anni, è possibile che acquisti la memoria man mano, ma è anche possibile che non la riacquisti più!
- Come no!? Vuole dire che rischio di avere una figlia che non si ricorda di me per il resto della sua vita!?- Nel viso della donna compaiono un paio di lacrime che le rigano le guance, è da tre giorno che non fa altro che piangere, ma non quel pianto disperato pieno di singhiozzi, quel pianto sincero, di una mamma che vede la vita della propria figlia compromessa, quel pianto silenzioso di rassegnazione ma che nasconde una disperazione senza fine.
-Ho detto che può essere, non che è sicuro! Ripeto, questo è un caso davvero raro, quasi impossibile. Io per ora non posso fare altro che consigliarle di far fare a vostra figlia una vita il più possibile normale, mandatela normalmente a scuola, magari con un insegnante di sostegno in caso avesse problemi anche a ricordare i concetti scolastici (anche se non credo perché il suo conscio dovrebbe aver eliminato solo i ricordi non le cose apprese, ma le saprò dire tutto con più precisione dopo gli ultimi esami). Ogni tanto provi a farle vedere delle foto o dei filmati che rappresentano lei con alcune delle persone a lei più care e verifichi se fa dei progressi, ma mi raccomando di non insistere troppo se no rischi di creare troppo disagio a sua figlia
-Ma quindi posso riportare mia figlia a casa da subito?
-No signora, prima devo farle degli esami per vedere se riesco a scoprire la causa di questo vuoto di memoria e per provare a chiarire di più cosa, precisamente ha dimenticato, ma entro la fine della settimana le garantisco che può riportarla a casa!- risponde il dottore con un sorriso di compassione. Quel caso è davvero raro, non gli era mai capitato prima e non sa cosa fare ma spera che con ulteriori esami la situazione si possa chiarire di più.
-E mi raccomando signora, se, una volta riportata a casa, nota qualcosa di strano nel comportamento di sua figlia come: perdita della coordinazione, vomito, mal di testa o cose del genere mi chiami subito!

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Capitolo 6
*** Ritorno ad una vita normale, o quasi.. ***


 Suona la sveglia, Aminia si gira e si rigira nel suo letto senza avere nessuna intenzione di alzarsi. Alza la testa e guarda l’ora sulla sveglia che continua a suonare: sono le 6:45 ed è il primo giorno di scuola da quando ha perso la memoria. Aminia è stata quasi una settimana in ospedale, esclusi i giorni in cui era stata in coma, lei non ricorda più nulla della sua vita prima dell’incidente e per tutto il tempo in cui era stata in ospedale era stata sottoposta ad una serie di esami di vario genere, ma ad Aminia non sembrava che essi fossero serviti a molto. Il dottore, dopo aver visto tutti i risultati degli esami aveva affermato con convinzione (anche se da come la guardava si percepiva tutt’altro) che la ragazza avrebbe sicuramente riacquisito la memoria, ma dagli esami non era stato in grado di capire quanto ci avrebbe voluto.
-Potrai metterci anni, ma alla fine riuscirai a ricordare tutto, non ti preoccupare- l’aveva rassicurata e le aveva detto che non avrebbe dovuto fare nessuna terapia strana perché non sarebbe servita a nulla.
-La memoria ti deve tornare solo grazie alla vicinanza di chi ti vuole bene, non grazie a operazioni chirurgiche che rischierebbero solo di danneggiarti irreparabilmente  il cervello!- le aveva risposto indignato quando la ragazza gli aveva chiesto cosa avrebbero fatto per aiutarla ad riacquisire la memoria.
-Stupidaggini! Come fanno delle persone a farmi ritornare la memoria semplicemente standomi accanto e nominando ogni tanto qualche ricordo se neanche so i loro nomi!?- aveva pensato immediatamente Aminia ma si era limitata ad annuire e fingere di essere d’accordo con il dottore. Non la convinceva, e continua a non convincerla, molto quel dottore, le sembra molto insicuro, come se in lei fosse nata qualche stregoneria mai vista prima. In effetti era strano perdere la memoria in quel modo ma alla ragazza non sembrava giusto essere trattata come un alieno, non era certo stata colpa sua se una macchina le era andata addosso predendola in pieno!                                                                                                                             Aminia, dopo qualche minuto in cui era stata ferma, sdraiata sul letto a sentire il rumore assordante della sveglia, si decide ad allungare la mano e a spegnerla. Poi appoggia un piede sul pavimento e poi anche l’altro, una volta in piedi si infila le ciabatte e si trascina in cucina dove trova sua madre intenta a preparare la colazione. Il dottore, prima di permetterle di ritornare a casa l’aveva rassicurata sul fatto che la memoria non aveva per niente compromesso quello che aveva appreso a scuola ma solo quello che aveva imparato a memoria (come poesie), quindi, ora, ad Aminia tocca ritornare a scuola.
-Aminia! Buongiorno! Spero che tu abbia dormito bene! Hai sognato qualcosa di bello? Magari qualcosa successa nel passato?
-No, la mia memoria è come lo era ieri- risponde la figlia grugnando, sua madre spera sempre che attraverso i sogni lei possa riacquisire la memoria ma ogni sua speranza per ora è rimasta vana.
-Non preoccuparti cara, magari oggi a scuola, vedendo tutti i tuoi compagni di classe riuscirai a ricordarti qualcosa!
-Senti ma… mamma- le sembra strano chiamarla in quel modo visto che, per quello che si ricorda lei, è poco più di una sconosciuta. –Io non credo che ci vorrà così poco tempo, il dottore ha detto che ci potranno volere anche anni e…
-Speranza e fiducia! Queste sono le due parole del giorno!- la interrompe la madre con un sorriso. –E ora su! Fai colazione e vestiti che se non vuoi fare tardi a scuola!
-Speranza e fiducia! Sì, sono le stesse parole che ripete da quando sono uscita dal coma!- pensa un po’ irritata Aminia, finendo la colazione e dirigendosi verso la camera per vestirsi.
-E ora cosa mi metto?- pensa aprendo il suo armadio. Sembra un problema da nulla ma per lei, che non si ricorda nemmeno come sono i suoi gusti è un grosso problema. In ospedale stava in pigiama, non aveva la necessità di cambiarsi visto che stava sempre a letto ma ora era necessario presentarsi quanto meno decente se deve andare a scuola. Dopo qualche minuto passato a fissare i suoi vestiti conclude che la cosa più saggia da fare è indossare qualcosa di abbastanza “normale”, le viene in mente che le sue “amiche” (le chiama così perché loro hanno detto di esserlo), quando sono andate a trovarla indossavano dei jeans, quindi ne prende un paio a caso nella pila che trova di fronte a lei, poi sfila dalla gruccia una felpa rossa con il cappuccio e prende una maglietta bianca.
-Così potrei andare bene… spero…- Pensa incerta guardandosi allo specchio.
-Aminia, sei pronta?- le urla la mamma dalla cucina.
-Sì, mamma, sto arrivando!- e detto questo prende lo zaino che aveva preparato la sera prima con l’aiuto di sua madre, che le aveva indicato l’orario scolastico attaccato sul frigo della cucina, e esce dalla stanza.
  AA: Ed ecco il primo giorno di scuola di Aminia da quando a perso la memoria! Lei non ne è molto entusiasta... spero che il capitolo vi piaccia!

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Capitolo 7
*** Un'accoglienza insolita ***


Il suo liceo è un edificio abbastanza grande, sua madre le aveva detto che oltre al linguistico ci sono anche classico e scientifico cosa che complica ancora di più l’orientamento di una povera ragazza che ha perso la memoria. Aminia vaga per il secondo piano del suo liceo senza sapere bene dove andare, davanti alle porte delle classi ci sono delle lettere che servono per identificare l’aula: 1°A, 2°C, 3°F e così via. Sua madre prima di parcheggiare l’auto davanti alla scuola le aveva detto che la sua classe era la 3°N e si era offerta di accompagnarla ma lei aveva rifiutato sostenendo che nessuna sedicenne si faceva accompagnare in classe dalla propria madre, ma, ora che non ha la più pallida idea di dove andare si è pentita amaramente di quanto aveva detto a sua madre. Appena entrata a scuola si era fiondata al secondo piano perché si ricordava che Chad, quando lei era ancora in ospedale, le aveva raccontato della classe dicendole anche in che piano si trovava ma ora si guardava spaesata.
-Allora Aminia, ragiona! Le classi non sono n’è in ordine di classe (1°,2°,3°…), n’è per sezione (A,B,C…), sembrerebbero in ordine sparso ma davanti ad ogni corridoio c’è un cartello con l’elenco delle classi presenti in quel corridoio!- disse notando, attaccato ad una porta un cartello ignorato da tutti. Così speranzosa si dirige verso il cartello.
“2°piano, corridoio est” legge la ragazza.
-Ma questa scuola è peggio di uno stadio!- pensa innervosita.
“classi poste in questo corridoio: 1°C, 3°A, 5°M, 1°D”
-No, qui non c’è la mia classe!- pensa Aminia frustrata e detto questo si gira verso il corridoio opposto e si incammina verso questo.
“2°piano, corridoio ovest, classi poste in questo corridoio: 2°B, 3°E, 3°N, 5°G”
-Oh, finalmente la mia classe!- pensa Aminia sorpassando il cartello. Cammina per qualche metro leggendo i piccoli cartelli che indicavano il nome della classe. Dopo aver sorpassato due classi giunge alla 3°N, si ferma per un istante e poi apre la porta poco convinta. Appena la vedono entrare circa una decina di ragazze si alzano in piedi e urlano all’unisono
-Aminia!
Una ragazza le si fionda addosso abbracciandola.
-M… Martah- dice Aminia sperando di non sbagliare il nome dell’amica. –Ci siamo viste pochi giorni fa!
-Sì, ma in ospedale! Volevo essere la prima ad abbracciarti appena entrata in classe!- risponde radiosa la ragazza.
-Signorina Catalano, signorina Pinna, andate a sedervi per favore! Qui stavamo già iniziando a fare lezione!- interrompe le due ragazze il professore di fisica che era in piedi davanti alla cattedra.
-Mi mi scusi professore, ho fatto tardi perché non sapevo dove si trovasse la classe- si scusa Aminia imbarazzata dirigendosi verso l’unico banco vuoto, in prima fila attaccato al muro, di fianco a Chad.
-Non si preoccupi, e ben tornata signorina Pinna!- le risponde con un sorriso il professore. Aminia si siede e gira la testa verso Chad che le fa l’occhiolino. Nel frattempo il professore inizia la lezione.
-Allora oggi affronteremo la caduta di un grave! Bisogna tenere conto della forza di gravità ma anche dell’aria che…- Aminia si avvicina leggermente con la testa a Chad e gli sussurra:
-Il dottore mi aveva assicurato che avrei ricordato che la memoria non aveva per niente compromesso quello che avevo appreso ma io credo di non ricordarmi nulla di tutto questo!
-Semplicemente perché la fisica non l’hai mai appresa!- le rispose Chad sorridendo.
-Oh fantastico!- rispose la ragazza un po’ abbattuta.
-Su questo lavoro voglio che mi facciate una relazione a coppie che esporrete una coppia alla volta partendo da giovedì prossimo, Pinna e Di Stefano, voi sarete i primi!- comunica il professore raggiante che nel frattempo era andato aventi a spiegare.
-Cosa!? Io!? Per prima!? Ma ho appena perso la memoria! Sono tornata a scuola da neanche un giorno!- Pensa presa dal panico Aminia.
-Non preoccuparti la relazione la dovremo fare assieme! Ti aiuto io!- le dice Chad intuendo i suoi pensieri.
-Certo che questo si che è un ritorno a scuola insolito!- rispose al ragazzo Aminia.
 

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Capitolo 8
*** Il mio colore preferito è il blu come il mare ma amo la montagna ***


Aminia esce dalla scuola seguita da Chad, Martah e Hellen. Il sole è alto in cielo e fa abbastanza caldo.
-Mmm, strano! Fino a ieri pioveva!- mormora rallegrata Aminia.
-Si vede che al destino non piaceva farci passare una giornata in biblioteca con la pioggia, se c’è il sole fuori è molto più bello passare la giornata in mezzo ai libri!- risponde Chad sarcastico.
Loro due, infatti devono andare in biblioteca per fare la relazione di fisica.
-Bhe ragazzi, noi andiamo, vi lasciamo andare a studiare!- dice Hellen prendendo per il braccio Martah e trascinandola dall’altra parte della strada.
-No ma guarda, se volete potete anche restare! Fisica possiamo farla anche un’altra volta!- risponde Aminia cercando di rimandare la noiosissima relazione.
-Sì, conoscendoti se non ti obbligo a farla oggi va a finire che non la farai mai e poi voglio proprio vedere cosa vai a dire a Rossi quando ti chiede la relazione!-risponde Chad.
-Sì, ti conviene farla Aminia, qualche settimana fa hai preso un quattro in fisica e se non cerchi di recuperare adesso che il prof sarà più clemente perché hai perso la memoria non vendo quando riuscirai a farlo!-aggiunge Hellen premurosa.
-Sì, ma domani vieni con noi a casa di Hellen che mi mancano le nostre giornate passate a non fare niente di utile all’umanità!- le urla Martah che nel frattempo si stava allontanando.
Chad e Aminia, quando le altre due ragazze furono lontane si diressero verso la biblioteca. Mentre camminano Aminia cerca qualcosa da dire per iniziare la conversazione.
-Mmm… quindi è vero che tu conosci tutto di me?- inizia a parlare la ragazza facendo riferimento a quando, qualche giorno prima lei si era lamentata dicendo che era molto fastidioso non ricordare assolutamente nulla e lui l’aveva consolata dicendo che ci pensava lui a dirle tutto quello che voleva sapere visto che lui sapeva tutto di lei.
-È vero! So più io di te di quanto non ne sappia tu!
-Ma che spiritoso! È ovvio che io non so niente, ho perso la memoria! E sentiamo, se conosci tutto vuol dire che posso chiederti qualsiasi cosa su di me?
-Ovvio! Dai mettimi alla prova! Fammi una domanda difficile!
-Ok! Qual è il mio colore preferito?
-Ho detto difficile!
-Se sai realmente tutto rispondi!
-Il blu.
-Il blu? Perché?
-Ti ricorda il mare.
-Oh! Allora mi piace molto il mare!
-In realtà no, l’ultima volta che sei andata al mare avevi nove anni. Tu adori la montagna.
-Ma scusa, ha detto che…
-Sei una persona complicata ok!
-Mmm… ok! E che genere di montagna?
-Friuli. Tuo padre è nato e cresciuto in un piccolissimo paesino in mezzo alle Dolomiti friulane, viveva lì prima di conoscere tua madre. Da quando lui è morto tua madre ti porta lì ogni estate e durante le vacanze di Natale. Mentre i comuni mortali festeggiano il loro compleanno in un locale con la musica da discoteca e l’alcool tu lo passi su per i monti.                                                                                                                                                                                         AA:
Ciao a tutti! Eccovi un nuovo capitolo! Ho cercato di far conoscere Aminia un po' di più... Spero che il capitolo vi piaccia!
Aprofitto di questo angolo autore per ringraziare! (scusate non l'ho fatto prima), ringrazio chi segue questa storia, chi recensisce, sopratutto Little delive che ha recesito ogni singolo capitolo dall'inizio fino ad ora, e infine ringrazio anche i lettori silenziosi!
 

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Capitolo 9
*** La macchina blu è stata trovata ***


-Quindi adesso dobbiamo calcolare l’accelerazione di gravità?
-Esatto Aminia.
-E come si fa?
Aminia e Chad sono in biblioteca, intorno a loro c’è un incredibile silenzio che solo una biblioteca ti può donare. Aminia e Chad sono seduti uno di fronte al’altro con il libro di fisica davanti e un foglio dove stanno cercando di scrivere la brutta della relazione.  Nonostante siano li già da più di un ora Aminia non riesce ancora a capire la fisica
-Non puoi pretendere di capire tutto subito, abbi un po’ di pazienza! Vedrai che se non ti arrendi riuscirai a prendere un voto decente in questa relazione!- la incita Chad.
Mentre Chad sta cercando di spiegare per l’ennesima volta ad Aminia che cos’è l’accelerazione di gravità gli suona il telefono. Sedute al tavolo dietro al loro ci sono altre tre ragazze che sembrano concentrate a studiare quella sembrerebbe storia. Appena il telefono di Chad suona le tre ragazze alzano lo sguardo dal libro e fissano Chad, che con un gesto meccanico si affretta a prendere dalla tasca dei jeans il cellulare ed a rispondere.
-Pronto?- sussurra il ragazzo.
Aminia cerca di ascoltare interessata la conversazione sussurrata ma ovviamente sente solo quello che dice Chad.
-Ah signora Pinna! Sì, Aminia è qui con me…- risponde il ragazzo. Da questa risposte Aminia capisce immediatamente che sta parlando con sua madre.
-Siamo in biblioeca a studiare fisica!- Risponde Chad ad una domanda rivolta dalla madre di Aminia, probabilmente gli ha chiesto “dove siete?” o “cosa state facendo?”
-No, non ha ricevuto nessuna chiamata, perché? Chi la sta cercando?- Aminia prende in mano confusa il su cellulare ma effettivamente non c’era nessuna chiamata persa, non si aspettava nessuna chiamata in quel momento.
- La polizia!??- risponde Chad che sta parlando ancora al telefono.
-Va bene l’accompagno subito a casa.
Aminia è molto confusa, cos’era successo? Perché la polizia la sta cercando? Cosa aveva fatto? Perché le devono succedere tutte a lei?
Mentre sono ancora abbastanza lontani dalla casa ma abbastanza vicini da poterla vedere da lontano intravedono due macchine delle polizia davanti alla casa di Aminia.
-Cosa hai fatto?- chiede Chad perplesso.
-Non lo so! Come posso essermi messa nei guai senza neanche saperlo?
-Non lo so! Tua madre non mi ha voluto dire niente! Mi ha solo detto di riaccompagnarti a casa immediatamente. Questo non vuole per forza dire che ti sei cacciata nei guai!
E allora perché la polizia è davanti a casa sua? Perché la stanno cercando? Domande a cui Aminia non sa dare risposta ma è proprio curiosa di saperne di più. Si avvicinano alla casa e si fermano davanti al cancello.
-Allora? Che aspetti? Apri la porta!- la incita Chad.
-Sì, ma tu entri con me!
Chad acconsente con un cenno della testa e Aminia lentamente prende le chiavi e apre la porta.
Ad attenderla trova un paio di poliziotti in divisa seduti in cucina di fianco a sua madre. Una dei due sembra consolarla mentre l’altro impassibile continua a scrivere qualcosa su un foglio. Aminia entra nella stanza affiancata da Chad.
-Che sta succedendo?- chiede la ragazza preoccupata.
La madre alza la testa e la guarda preoccupatissima e dice con tono che indica che a di lì a poco rischia di scoppiare in lacrimi:
-La macchina che ti ha investito è stata trovata, in fiamme, con dentro colui che era alla guida.
Il poliziotto che stava scrivendo si alza e si avvicina alla ragazza per spiegarle meglio la situazione.
-Colui che l’ha investita, signorina Pinna, si chiamava Ibañez, Juan Ibañez, era una famoso sicario. Noi abbiamo ragione di credere che qualcuno di importante e molto pericoloso abbia interesse ad ucciderla, probabilmente qualcuno che ha a che fare con la mafia o con il crimine organizzato. Questo qualcuno ha ingaggiato Ibañez per ucciderla ma appena ha scoperto che è ancora viva ha fatto incendiare la macchina di Ibañez con lui ancora dentro. Lo so che è una notizia sconvolgente e assurda ma abbiamo indagato su il suo caso e in questo momento sono piuttosto sicuro di quello che le sto dicendo. In questi giorni avrà un gruppo di poliziotto che la proteggeranno non potrà muoversi senza di loro, tutto questo finché non troveremo quel delinquente che sta provando a farle del male.
Aminia ascolta attentamente tutto quello che il poliziotto le sta dicendo poi si gira e vomita tutto quello che ha mangiato prima di andare in biblioteca.   
 

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Capitolo 10
*** Dottore e polizziotti per aumentare la confusione ***


Suona il campanello. Aminia è in salotto con uno dei due poliziotti mentre sua madre è in cucina con l’altro poliziotto, entrambe rispondono a delle domande. Appena la madre di Aminia sente il campanello si fionda alla porta d’ingresso.
-Oh dottore! Meno male è arrivato subito! Lei mi aveva detto di avvertirla se Amina avesse avuto qualche sintomo strano, lei ha appena vomitato!
-Non si preoccupi signora, adesso visito subito sua figlia e vediamo cosa possa essere successo.
E così facendo entra in salotto dove Aminia stava ripetendo per l’ennesima volta al poliziotto che lei del suo passato non si ricordava assolutamente nulla.
-Aminia, ti ricordi di me? Sono il dottore, adesso se questo genitle poliziotto ci vuole lascare soli ti visito per scoprire la motivazione del vomito.
-Certo che mi ricordo di lei! Ho perso la memoria del mio passato non di quello che è successo una settimana fa!- gli risponde la ragazza irritata da tutto quello che stava succedendo.
Il poliziotto si alza sogghignando e si dirige in cucina dall’altro poliziotto. L’altro poliziotto appena lo vede arriva chiede alla madre di Aminia se poteva lasciarli per qualche minuto da soli per fare il punto delle situazione. Rimasti da soli i due poliziotti iniziano a confrontarsi:
-Allora Giorgio? Hai scoperto qualcosa dalla ragazza?
-Assolutamente nulla Pietro, la ragazza ha completamente perso la memoria perciò non mi sa dire se ha notato qualcosa di strano prima dell’incidente, se si era accorta che qualcuno la stava seguendo ne, tanto meno, cos’è successo nell’incidente. Niente, di niente. E con la madre? Novità?
-No, Giorgio, la madre è sconvolta e in questo stato è ancora più difficile pretende che si ricordi qualcosa. Dovremmo rinterrogarla in un secondo momento, quando si sarà ripresa un po’, anche se non credo che riusciremo a scoprire molto da lei, è la madre di un’adolescente, non credo cha la figlia le dica molto di quello che le succede durante il giorno, se ha notato qualcosa deve essere direttamente Aminia a dircelo.
-Concordo con te Pietro, non ci rimane altro che aspettare che la ragazza recuperi la memoria … certo, che però è davvero strano che l’unica testimone che abbiamo abbia perso la memoria …
- è già! È stato proprio un colpo di fortuna per quel o quei criminale che la ragazza abbia perso la memoria, perché se non sarebbe successo, saremmo arrivati molto prima ad  Ibañez e probabilmente l’avremmo trovato quando ancora era vivo e se ci andava di fortuna saremmo anche riusciti a fagli dire per chi lavorava …
- Pietro, non è proprio possibile che il piano originario era proprio quello di far perdere la memoria alla ragazza vero? Non può essere che lei sapesse qualcosa che non doveva sapere e che volessero farle perdere la memoria per non rischiare che rivelasse qualcosa?
- No, che non è possibile Giorgio! Come potevano prevedere che avrebbe perso la memoria? E anche se fosse cosa mai poteva sapere una ragazzina di così importante da finire in questa situazione?
-Non lo so Pietro, era solo un’ipotesi …
Nel frattempo il dottore esce dal salotto seguito da Aminia. La madre li va incontro.
-Allora?
-Signora non si preoccupi, non è successo assolutamente niente, probabilmente sua figlia ha rimesso a causa dello stress dovuto dalla situazione. Le prepari una tisana o qualcosa di simile e vedrà che sarà subito meglio.
Nel frattempo suona di nuovo il campanello, sono Martah ed Hellen che, dopo aver scoperto tutto da Chad sono andate a trovare Aminia per starle accanto.
 

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Capitolo 11
*** Una serata con le amiche ***


Aminia, Martah e Hellen sono già tutte nella camera di Aminia quando i due poliziotti escono finalmente dalla cucina. Ada, la madre di Aminia è davanti alla porta ad aspettarli sempre più tesa. Appena escono dalla cucina e si trovano davanti ad Ada si guardano e uno dei due si avvicina e le dice:
-Allora signora, lei non si deve preoccupare noi continueremo a indagare su questa faccenda, qualsiasi persona voglia fare del male a sua figlia noi la troveremo e l’arresteremo, prima o poi…- Ada aggrotta le sopraciglia preoccupata appena sente “prima o poi”, ma poi il poliziotto si affretta a cambiare discorso.- Ora i devo andare, vado in centrale e continuo a indagare su questo caso, se trovo qualche indizio mi farò sentire, mentre lui- continua il poliziotto indicando il collega alle su spalle- lui rimarrà qui, con sua figlia, da ora in avanti sua figlia non si dovrà muovere da questa casa senza di lui, è una questione di sicurezza, fino a quando quel criminale che vuole farle del male sarà ancora in circolazione. Ora la saluto mi farò sentire appena saprò qualcosa di nuovo.- conclude il poliziotto raggiungendo la porta d’ingresso. L’altro poliziotto, invece raggiunge la porta della camera di Aminia e bussa per entrare. All’interno della camera le tre ragazze sono sdraiate sul letto di Aminia, una di fianco all’altra. Appena Aminia sente bussare si alza e va ad aprire la porta e trovandosi davanti il poliziotto gli chiede:
-E lei cosa ci fa ancora qua? Ho risposto già a tutte le domande che mi ha fatto!
-Lo so signorina, ma fino a quando c’è qualcuno là fuori che tenta di ucciderla io devo stare qui con lei, è per la sua sicurezza!
-E deve per forza stare dentro alla mia camera? Può “proteggermi anche stando fuori!- risponde la ragazza un po’ irritata.
-Da Aminia, fallo entrare, non importa…- si intromette Hellen da dentro la camera.
-Uff… e va bene.- si arrende la ragazza spostandosi per fare entrare il poliziotto.
- Hey, mi è venuta un’idea!- dice a gran voce Martah appena il poliziotto è entrato nella camera. – A lei piace il calcio.- continua rivolgendosi al poliziotto.
-Certo.- risponde lui sorridendo.
-Beh, allora potremmo vedere la partita! Adesso non gioca mica la Juventus!? A te Aminia piaceva molto il calcio! E così potremmo verificare se ti ricordi almeno i nomi dei giocatori!
-Mmm… ma sì! Perché no!?- risponde allegra Aminia. Detto questo accende la televisione, prende la sedia vicino all scrivani e la mette vicino al letto. – Lei potrebbe sedersi qui, così la guarda con noi, già che è qui!- desse rivolgendosi al poliziotto che ricambia la gentilezza con un gran sorriso.
-Per fortuna, pensavo di perdemi la partita! Avevi già detto a mia moglie di registrarmela! Ma poi chissà dopo quanto tempo sarei riuscito a guardarmela.- risponde allegro il poliziotto.
Aminia ritorna a sedersi nel letto vicino alle amiche e si mettono a guardare la partita.
-Allora quello in mezzo ai pali è Buffon, uno dei  portieri più forti del mondo, il più forte d’Italia, quello con il naso storto è Chiellini, difensore della nazionale italiana, poi c’è Bonucci e quello è Barzagli e poi c’è…- dice sicura Amenia indicando uno per uno i giocatori che vede in campo dalla televisione.
- Wow, te li ricordi tutti!- risponde meravigliato il poliziotto.
-Certo che non ti dimentichi neanche un giocatore della Juventus ma se ti chiedo come si chiama tuo cugino non te lo ricordi!- interviene Martah sorridendo.
-Che ci posso fare! Probabilmente loro me li ricordo perché non hanno fatto direttamente parte della mia vita, loro fanno parte di quei ricordi che ho “appreso” come i concetti di scuola, per esempio io mi ricordo perfettamente la riforma luterana ma non ho idea di come hai festeggiato il tuo quattordicesimo compleanno!-le risponde Amenia calma senza staccare gli occhi dalla partita.
-Aspetta un momento, ma quello là chi è? Quello con la maglietta gialla fosforescente. Perché ha la divisa diversa dagli altri giocatori? Chi è il più bello?- li interrompe Hellen che era impegnata a cercare di capirne qualcosa di quella partita visto che lei non seguiva mai il calcio e non ci capiva niente.
-Hellen quello è l’arbitro, non è un giocatore! È ovvio che ha la maglietta diversa dagli altri se non come si fa a riconoscerlo!?- risponde paziente Amenia.
-Ah… Ecco- rispende Hellen seguita da una risata generale degli altri.
-Caspita, mi piacerebbe andare allo stadio prima o poi!- dice ad un certo punto Amenia con un velo di invidia verso tutti quei tifosi che si vedevano lì allo stadio.
-Ma tu ci sei andata! Due volte! Una volta con Chad e l’altra volta con tua madre! Non te lo ricordi?- risponde immediatamente Martah.
-No, niente di niente. Ma non è giusto! È da quando ero molto piccola che stresso mia madre per mandarmi allo stadio e le uniche volte che finalmente mi manda non me le ricordo neanche!- risponde rassegnata Amenia.
-Aspetta un momento! Come fai a sapere che tu da piccola stressavi sempre tua madre?- risponde immediatamente Hellen notando ciò che gli altri non avevano neanche fatto caso.
-Non lo so! Me lo ricordo e basta! Ho dei brevi ricordi sfuocati, di quando ero piccola e che continuavo a chiedere a mia madre di mandarmi allo stadio ma lei non voleva perché aveva paura!
-Forse stai iniziando a ricordare qualcosa!- disse il poliziotto speranzoso.   

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Capitolo 12
*** Il sogno ***


Il sole è la su, alto in cielo, qui giù fa caldo, ma non quel caldo che fa mancare il fiato, quel caldo sopportabile, quel genere di caldo che ti fa sorridere al mondo. Aminia cammina lentamente su per un sentiero sassoso, in salita, in torno a lei il paesaggio è stupendo, vede le montagne in qualsiasi direzione guarda. In torno a lei c’è un piccolo boschetto di pini. Ma ad un certo punto, mentre continua a passeggiare allegra sente un rumore, come se qualcuno di muovesse tra i pini dietro di lei e calpestasse i rami per terra. Aminia pensa subito ad un animale, magari ad una volpe e si gira per vedere. Ma non è una volpe, è un uomo. Un uomo alto magro e piuttosto muscoloso, con i capelli neri mossi e gli occhi di un marrone scuro. Aminia appena lo vede si mette a correre agitata, non sa neanche lei il perché, non si ricorda di lui ma sa che è una persona pericolosa, se lo sente. Corre più veloce che può esce dalla foresta e all’improvviso si ritrova in una strada di città, il paesaggio è cambiato all’improvviso, niente montagne, niente sole, è tutto buio in torno a lei attraversa la strada correndo e continuando a girarsi per vedere se quel’uomo è ancora dietro di lei, l’uomo non corre, è calmo gli cammina in contro e, anche se Aminia corre più veloce che può sembra sempre più vicino. Lei attraversa la strada con un cellulare in mano, ma quando è in messo alla strada si gira e si ritrova una macchina venirle addosso, lei cade, urla e poi vede tutto buio. Riapre gli occhi di scatto e si ritrova nel suo letto sudata, sua madre e il poliziotto che la fissano preoccupati
-Aminia! Tutto bene!? Hai fatto un incubo?- le dice subito la madre
-Sì mamma, c’era un uomo che voleva farmi del male e poi è arrivata una macchina e mia ha investito e…
-Aspetta, aspetta, una macchina ti ha investito? Che macchina era?- chiede il poliziotto.
-Non lo so, non conosco le marche delle auto ma era un’auto blu…
-Signora, ora ho capito, lei ha sognato l’incidente che le ha fatto perdere la memoria!- rispose immediatamente il poliziotto rivolto alla madre di Aminia.
-Quindi ti ricordi che cos’è successo?- risponde ansiosa la madre rivolta alla figlia.
-No, nel sogno attraversavo la strada un telefono in mano e all’improvviso mi sono trovata questa macchina venirmi addosso e investirmi, nient’altro.- risponde confusa Aminia.
- Un momento, e quel’uomo? Chi era?- chiede serio il poliziotto.
-Non lo so, non l’ho riconosciuto ma ho capito subito che era un tipo pericolo, infatti mi sono messa a correre appena l’ho visto.
- Quindi hai attraversato la strada per scappare da quest’uomo?
- No, prima ero in un bosco in mezzo alle montagne, ed è lì che ho iniziato a correre, poi mi sono trovata all’improvviso in città e a quel punto ho attraversato la strada e ho visto la macchina blu!
-Un bosco?- chiede la madre confusa.
-Sì, signora, penso che non abbia sognato l’incidente chiaramente, probabilmente l’ha inserito in altri ricordi, forse quell’uomo non centra niente con l’incidente … Lei sa per caso se sua figlia va spesso in un bosco?- interviene il poliziotto.
- Sì, in montagna, è dove è nato mio marito, ci andiamo tutti gli anni, almeno due volte all’anno, vicino al paesino dove abitiamo c’è un bosco, Aminia adora andare lì.- risponde la madre.
-Ecco, ora si spiega tutto e sa per caso se c’è un uomo lì, in montagna che sua figlia teme, magari qualche vicino burbero o paesano che non ama gli “stranieri”?
-Non che io sappia. – risponde la madre dopo averci pensato un po’ su. – ma com’era fatto d’aspetto Aminia?- chiede rivolgendosi a sua figlia.
- Era alto, magro … aspetta, è quello là! – dice indicando una foto sulla scivania.
La madre si gira e rimane incredula.
-Non è possibile, quello è tuo padre!
 

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Capitolo 13
*** Interpretazione dei sogni ***


-Cosa centra mio marito con questa faccenda?- chiede Ada al poliziotto- lui è morto anni fa!
Lei è in piedi che cammina avanti in dietro per la cucina in preda dall’ansia e dall’agitazione, il poliziotto è seduto davanti al tavolo con una tazza di caffè in mano mentre Aminia è ancora in camera che prova a riprendere sonno. Sono le tre del mattino, la madre di Aminia indossa ancora la sua vestaglia verde limone, i capelli neri tutti arruffati e con delle occhiaie evidenti, il poliziotto, invece, è più composto, anch’esso indossa un pigiama ma, in compenso è pettinato e in ordine come se non fosse mai andato a letto, il suo pigiama grigio a righe bianche sembra appena stirato.
-Non lo so signora, il sogno è qualcosa di personale, non è possibile interpretarlo senza conoscere a fondo la persona a cui appartiene tale sogno, probabilmente lei è più in grado di me di interpretarlo e non è neanche consapevole!
-Come faccio a interpretalo? Io non ne ho mai capito niente di queste cose! Io sono una persona “oggettiva”, insomma cosa vuole che ne sappia un’insegnate di matematica e fisica dell’interpretazione dei sogni!?
-Su questo posso aiutarla io.
-E lei cosa ne sa? – risponde perplessa Ada.
-Ho studiato psicologia a scuola.
-E com’è finito a fare il poliziotto?
-Ho sempre pensato che se capisci come pensa un criminale riuscirai anche ad acciuffarlo, la psicologia è più utile di quanto pensa per quanto riguarda lo sconfiggere la criminalità, signora, ma non siamo qui per parlare di me.
-E va bene mi dica cosa devo fare!- risponde esasperata Ada.
- Allora, secondo Freud l’interpretazione dei sogni non contiene una valore profetico quindi non bisogna pensare che all’interno del sogno di Aminia ci sia qualcosa che rivela il futuro, quel sogno spiega cos’è successo realmente quella sera bisogna solo eliminare tutto quello che non centra, ok?
-Ok.
-Il sogno è l’unico modo per riportare dei contenuti dall’inconscio al conscio, mi segue?
-Credo di sì
-Il sogno però tende a mascherare tale contenuto per renderlo più “accettabile” ed è per questo motivo che bisogna interpretarlo
-In che senso?
-Nel senso che se questo contenuto non è accettabile per la società il sogno evita di farlo apparire chiaro e leggibile, per esempio se sua figlia desidera vederla morta, è solo un esempio, la società non lo consente quindi lei sognerà la morte di uno sconosciuto perché è decisamente più accettabile, mi segue?
-Più o meno.
-è qui che entra in gioco lei, ognuno maschera l’inconscio non accettabile a seconda delle proprie esperienze è per quello che è più semplice interpretare tale sogno se si conosce la persona che l’ha fatto.
-Quindi cosa devo fare?
-Ora analizzeremo questo sogno e lei proverà a capire cosa può voler dire ogni piccolo pezzo del sogno, è pronta?
-Sì
-Allora Aminia ha sognato di essere in un bosco, quello in montagna come abbiamo detto. E lei come si sente quando è in quel bosco, perché ci va?
- Aminia adora andare in Friuli, adora quel bosco come adora le montagne, non vede l’ora di andarci e quando è qui le manca il Friuli, appena è lì va nel bosco o in mezzo alle montagne e ci rimane anche delle ore, le piace perdersi lì, sognare, penso che sia un modo per sentirsi libera, non l’ho mai capita a fondo per questa necessità di libertà, io non sono così, ma suo padre era proprio come lei.
-Ok, allora, probabilmente aver iniziato il sogno all’interno di quel bosco significa che tutto è iniziato quando era al sicuro o almeno si sentiva al sicuro, aveva detto che era scappata di casa quella sera giusto?
-Proprio così
-Allora è ovvio che si sentisse libera, probabilmente pensava di poter sfuggire a tutti i suoi problemi in questo modo, forse aveva già un piano è per questo che si sentiva così al sicuro.
-Sì ma, probabilmente , forse … è sicuro di quello che sta dicendo o sta sparando tutto a caso?
-L’interpretazione dei sogni non è una scienza esatta, signora, ma c’è una buona probabilità che stiamo andando nella direzione giusta se andiamo avanti avremo delle risposte presto, magari non certe ma è pur sempre un punto di partenza no?
-Va bene … ma non voglio che la sicurezza di mia figlia sia affidata a qualcosa di non esatto.
-Ma non si preoccupi, il mio collega sta indagando su questo caso, cerca degli indizi concreti, niente è basato su incertezze, io sono qui per proteggere sua figlia ma già che ci siamo proviamo a ricavare qualcosa di utile da Aminia, se vuole domani mattina chiamo il mio collega per vedere se hanno scoperto qualcosa, va bene? Ma intanto le va di continuare?
-sì, andiamo avanti.- risponde Ada facendo un respiro profondo.
 

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