You And I.

di martinalovesoned2
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm here, for you ***
Capitolo 2: *** Happily. ***
Capitolo 3: *** Don't let me ***
Capitolo 4: *** 'Cause you make me strong. ***



Capitolo 1
*** I'm here, for you ***


Primo capitolo.
"I'm here for you"

La luce del sole penetrò fra le grandi e chiuse finestre, svegliandomi.
I miei occhi si aprirono lentamente, il mio viso ancora assonnato supplicava riposo, ma la mia fottuta mente sapeva che era ora di alzarsi da quel morbido letto.
Guardai dalla finestra, il cielo era azzurro, come le onde di un infinito mare che non avevo mai potuto osservare.
La felpa morbida ed enorme che indossavo era l’ unico ricordo di mio padre.
La collana attorno al mio aggraziato collo possedeva precedentemente alla madre che non avevo mai conosciuto.
Nella mia piccola e disordinata camera faceva freddo, un freddo invernale che gelava il mio esile corpo.
Era il periodo natalizio, tutte le persone dell’ amata Londra si affrettavano per comprare regali o per preparare la tavolata di fine anno.
Io avrei trascorso il Natale immersa nei pensieri, rinchiusa in quel carcere, in quell’ orfanotrofio in cui nacqui.
Non conoscevo la mia storia, non conoscevo nulla di me stessa a parte il nome : Elisabet.
Nell’ orfanotrofio in cui nacqui, le poche ragazzine che conoscevo erano solitarie e poco amichevoli.
Non alloggiavano maschi, nessuno si preoccupava per me.
Ero sola, completamente sola.
Mi lavai e sistemai i sottili e lunghi capelli mori, che scendevano sulle spalle come fili d’argento.
Mi osservai allo specchio.
Una ragazza bassa, esile, con occhi color nocciola e capelli mori. Ecco com’ ero. Una ragazza come tante altre.
Mi stesi sbuffando sul letto, quando qualcuno bussò alla mia porta.
-Avanti- dissi, con tono debole.
Una donna alta, robusta e con sguardo severo mi osservò da testa a piedi.
-Bene ragazza, fra esattamente tre giorni compierai 18 anni. Le regole dell’ orfanotrofio indicano perfettamente che nel momento in cui si diventa maggiorenni, si viene buttati fuori da qui.- disse la donna.
-Ma…- cercai di dire con occhi lucidi per il terrore, ma venni subito zittita.
-Quindi provveda subito a preparare le sue valigie. Buona giornata- disse la signora, chiudendo successivamente con forza la porta.
Iniziai a piangere, non potevo credere alle parole che mi stava dicendo.
Ero senza soldi, senza una compagna, senza una meta. Iniziai a cantare,mentre preparai la mia valigia.

24 Dicembre.
Quella mattina mi svegliai di malumore, come se avessi trascorso tre anni in guerra, alla ricerca di un alloggio dove stare al sicuro.
Accesi la luce e mi avviai verso il bagno per sprofondare nei miei pensieri, facendomi un lungo e caldo bagno.
Mi lavai i capelli, uscii dalla doccia e decisi di vestirmi con un semplice vestito marrone decorato con fiori gialli.
Presi la mia valigia e osservai la mia piccola stanza.
Quello era il giorno definitivo, il giorno in cui dovevo andarmene per sempre e vivere una nuova avventura.
Due lacrime scesero dai miei occhi e rigarono il mio viso.
Ero contenta di andarmene, di trascurare e dimenticare tutto cio’ di quell’orfanotrofio, ma allo stesso tempo ero impaurita del mondo esterno.
Aprii la porta, la chiusi e mi diressi verso la sala principale dell’orfanotrofio.
Salutai con occhi lucidi le suore che mi avevano maleducatamente cresciuta e uscii una volta per tutte.

Rimasi sbalordita.
Era da tre anni che non mettevo piedi fuori dall’orfanotrofio, e vedere tutte le luci di Natale, i Taxi, la gente che rideva e i bambini felici davanti ai miei occhi era meraviglioso.
C’era un problema, però.
Non sapevo a chi chiedere un passaggio, un aiuto.
Iniziai a piangere come una bambina e mi appoggiai ad un palo, quando sentii delle urla di ragazze provenire da un negozio di vestiti.
Corsi per controllare cosa fosse successo, quando tutto intorno a me si bloccò.
Un ragazzo dagli occhi verdi, capelli ricci dal colore castano e con un sorriso smagliante stava firmando autografi e facendo foto con ragazzine impazzite, probabilmente sue fan.
Il cuore iniziò a battermi velocemente, le gambe mi iniziarono a tremare e arrossii.
Non ero mai stata innamorata, non avevo mai creduto nell’amore, tanto meno in quello a prima vista.
Come poteva una persona mai vista provocarmi tutte quelle emozioni?
Lasciai perdere e tornai davanti all’orfanotrofio correndo e piangendo, nella speranza di trovare una persona capace di aiutarmi.
Ad un certo punto tutte le ragazzine se ne andarono e quel meraviglioso ragazzo restò solo, camminando a passo regolare verso la mia direzione.

-Ehi, tutto bene?- mi chiese una voce rauca dal tono dolce.
Alzai lo sguardo e lo stomaco provocò una sensazione strana, di piacere.
-Ehi, smetti di piangere. Che succede? Hai bisogno di aiuto?- ripetè il ragazzo guardandomi direttamente negli occhi, come se stesse cercando una risposta alle sue domande.
-Si, si, tutto okay… O almeno penso. Tu chi sei?- chiesi imbarazzata nel non conoscerlo.
-Wow, è strano che tu non mi conosca. Ormai tutto il mondo mi riconosce…- disse il misterioso ragazzo sedendosi affiancato a me.
-Comunque piacere, Harry. Harry Edward Styles, precisamente.
Sono un cantante, faccio parte della band One Direction- mi rispose sorridente il ragazzo.
-Oh, scusami, non la conoscevo…- risposi abbassando il viso e arrossendo.
-Tranquilla, piccola. In ogni caso, perché piangevi? Che è successo?- mi chiese Harry con uno sguardo interrogativo.
-Sono appena uscita dall’orfanotrofio in cui sono nata, e non so dove andare,cosa fare…- risposi, lasciando che alcune lacrime scendessero lungo la mia guancia.
Il ragazzo allungò il suo pollice e mi asciugò le lacrime, abbracciandomi forte.
E’ strano come una persona possa fidarsi di te senza praticamente conoscerti.
Ed era soprattutto strano la sensazione che provavo stando fra le sue braccia.
Mi sentivo protetta, come se fossi al sicuro fra due braccia potenti, ricoperte da tatuaggi.
All’improvviso Edward sciolse l’abbraccio e mi prese per mano, alzandomi con cautela.
-Vieni con me, ora ti porto a casa mia e ne parliamo tranquillamente- disse Harry, facendomi entrare nel Taxy poco distante da noi.

SPAZIO AUTRICE lol

Ciao a tutti, sono Martina.
Ho deciso di scrivere una Fan Fiction su EFP perchè avevo voglia di sfogarmi, di scrivere.
Continuerò la storia quasi ogni giorno, forse un giorno si, uno no. (OVVIAMENTE SE PIACE!)
Buona lettura. :)

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Capitolo 2
*** Happily. ***


Capitolo due.
C’era molto traffico; gente che rideva, che urlava, gente che correva.
Harry fissava continuamente il cellulare, come se aspettasse un messaggio da una persona davvero importante.
All’improvviso il riccio mi fissò e sorrise, intento a parlare.
Abbassai la testa e arrossii, quando iniziò a farmi diverse domande.
-Quindi tu sei Elisabet, giusto?- mi chiese con i suoi occhi verdi smeraldo incantati sui miei.
-Si, è l’unica informazione che conosco su me stessa…- risposi guardando fuori dal finestrino.
Migliaia di fan correvano verso il nostro Taxi come se fosse oro, come se dentro ad esso ci fosse la loro ragione di vita.
Beh, forse Harry per loro era un punto di riferimento, una roccia su cui piangere, un idolo.
-Da quanti anni abitavi dentro quell’orfanotrofio, Elisabet?- mi chiese il riccio.
-Da 16 anni. Ricordo quando persi i miei genitori in un incidente stradale. Ero piccolissima, ricordo ogni cosa nei minimi dettagli.
Lo scontro, le urla, i pianti…-.
Smisi di parlare ed iniziai a piangere, quando Harry mi abbracciò stretta a sé, come se volesse proteggermi da tutto e da tutti.
-Ehi, calma. Siamo quasi arrivati a casa, tranquilla- mi disse, accarezzandomi la mano e sorridendo.
Non volevo crederci,non credevo alle solite storie d’amore a prima vista,  ma quel sorriso mi rendeva la persona più felice al mondo.
-Grazie, Harry. Comunque so di aver perso anche mia sorella durante l’incidente. Insomma, sono stata l’unica sopravvissuta.- dissi con tono più tranquillo e deciso.
-Ma non voglio parlare solamente di me. Insomma, tu? Tu come stai? Ti piace essere famoso? Ami la tua vita?- chiesi sorridendo.
-Certo che la amo, la amo alla follia. Amo i fans, amo i miei quattro amici, nonché componenti della band… Insomma, amo tutto ciò. A volte però, Elisabet, ti stanchi. Ti stanchi di tutti questi paparazzi, di tutte questa attenzioni. Ti stanchi dei pareri della gente, dei pareri delle tue fans. A volte vorrei essere solamente Harry, il vecchio Harry…- mi rispose con occhi lucidi.
Il sole iniziò a tramontare, quando la macchina si fermò.
Davanti a me vidi una casa enorme, circondata da un cortile meraviglioso, decorato da rose e tulipani.
Le foglie degli alberi si muovevano come ballerine sicure di sé, il vento faceva volare i miei capelli color castano chiaro.
-Eccoci, Elisabet. Questa è la casa della mia famiglia.- disse, aprendo il portone principale.
Una ragazza dai capelli biondi e dal sorriso smagliante corse verso Harry, abbracciandolo per lungo tempo.
Mi sentii in imbarazzo, ma capii quando riconobbi gli stessi sorrisi, ed immaginai fosse sua sorella.
-Gemma, questa è Elisabet. Elisabet, questa è Gemma, ovvero mia sorella.- disse il ragazzo, presentandomi quella meravigliosa ragazza.
-Gemma, Elisabet è una ragazza che ho conosciuto per strada ieri mattina. E’ appena uscita dall’orfanotrofio e non sa dove alloggiare, così ho pensato di…- cercò di dire Harry, che venne però preceduto dalla sorella.
-Sei la benvenuta, Elisabet.- mi disse Gemma, stringendomi la mano.
-Grazie- risposi, ancora impacciata ed in imbarazzo.
Gemma salutò il fratello ed uscì di casa.
In casa rimanemmo solamente io e lui, il riccio.
-Elisabet, puoi appoggiare i tuoi bagagli in camera mia, nel secondo piano e farti una doccia se preferisci, così poi ci guardiamo un film e parliamo, va bene?- mi chiese Harold mentre sistemava il salotto.
-Certo, grazie mille.- risposi sorridendo.
Salii le scale ed entrai in camera di Harry.
Centinaia di foto erano appese al muro, e due premi della band erano disposti sul mobile affiancato al letto.
Amavo quella camera, era fine ed elegante, con un tocco di dolcezza.
Raggiunsi il bagno e mi feci una doccia bollente, lasciando che l’acqua calasse sulla mia pancia, per poi scendere attraverso le mie gambe.
Quando mi vestii scelsi una semplice tuta, per stare comoda, e decisi di sciogliermi i capelli.
Aprii la porta del bagno ed entrai nella camera di Harry, quando lo vidi intento a sistemare i miei vestiti.
-Harry, davvero grazie, ma non ce n’è bisogno! Sistemo da sola- dissi fissandolo negli occhi.
-Figurati, piccola. Comunque ora lascia qua, poi sistemiamo insieme. Mia mamma è in viaggio per lavoro e Gemma stasera dormirà dal suo fidanzato, quindi noi due dormiamo in salotto-.
Noi due? Aveva intenzione di dormire assieme a me?
Harry mi prese per mano e mi portò in salotto.
Chiuse tutte le finestre per non essere fotografato dai paparazzi e mi fece comodamente sdraiare sul divano.
-Allora, che film ti piace, Elisabet?- mi chiese.
-In realtà non ho mai visto tanti film, eccetto alcuni- risposi ridendo.
Lui mi fissò ed improvvisamente mi abbracciò, come se avesse capito che in fondo non stavo bene.
-Hai degli occhi stupendi, ma sembri davvero stanca. Vuoi riposarti un po’?- mi chiese Harry.
-Oh si, grazie.- dissi, sdraiandomi comodamente nel divano.
Harry accese la tv e mi tenne abbracciata a sé fino al momento in cui mi addormentai.


20:30.
Sentii una pentola cadere dalla grande e colorata cucina, così mi alzai di scatto preoccupata.
Harry stava ridendo come un pazzo in cucina, intento a preparare del cibo per la nostra serata.
-Harry?! Oddio, lascia fare a me- dissi ridendo a squarciagola.
-Scusami Elisabet, non volevo svegliarti. Non so cucinare, lo so, ma volevo sorprenderti!- mi rispose lui con tono dolce e un sorriso stampato in faccia.
Cercai di cucinare un bel piatto di pasta ma bruciai tutto quanto insieme ad Harry, così decidemmo di mangiare patatine e pop-corn.
-Alla fine non abbiamo visto nessun film, Elisabet. Che ne dici di ‘lol-pazza del mio migliore amico’?- mi chiese Harry accomodandosi nel divano poco distante da lui.
-Non lo conosco, ma va bene!- risposi felice.
Mi sdraiai vicino ad Harry e sentii il suo dolce profumo.
Era fottutamente bello, ma non volevo ammetterlo.
Il film narrava la storia di Lola, una ragazza che nel giro del tempo si innamora del suo migliore amico.
Notavo che ogni tanto Harry mi sfiorava la mano e mi sorrideva, come un bambino.
Poco a poco mi addormentai così, stesa nel divano con lui a fianco a me,  coperta e film.

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Capitolo 3
*** Don't let me ***


CAPITOLO TRE.

 

La mattina seguente mi svegliai con una certa fame.

Le patatine ed i popcorn non erano bastati per il mio insaziabile stomaco.

Quandò aprì gli occhi la luce delle finestre filtrava debolmente ed un chiarore illumava di poco la stanza.

Harry dormiva.

Le nostre gambe erano intrecciate, le nostre mani anche.

Sentì una strana sensazione alla bocca dello stomaco e no, non era solo fame.

Arrosì di colpo, mentre le mie guance andavano del tutto a fuoco.

Era così dannatamente bello mentre dormiva.

Gli sfiorai il labbro con il pollice, ma poi ritrassi la mano rendendomi conto dell'enorme cazzata che stavo facendo.

Elisabet, cosa diamine ti succede?!

Mi alzai silenziosamente, cercando di non disturbare quel quieto sonno.

Faceva freddo, dei brividi si fecero spazio sulla mia nuda pelle, così ne approfittai e misi un felpa maschile poggiata al bordo del divano.

Andai in cucina, era davvero bello, trasmetteva così tanta allegra, tutti quei colori.

Aprì qualche sportello, cercai di orientarmi su dove fossero le cose.

Non ero mai stata una cima in cucina, o meglio, non avevo mai avuto occasione di cucinare, ma decisi lo stesso di stupirlo o almeno di provarci.

Aprì il frigorifero, presi due uova e lo riuchiusi.

Presi una padella, del sale, dell'olio e cercai di cuocere al meglio un uovo, ci sciolsi sopra uno strano formaggio con un odore che mi attirava, ci cossi anche la pancetta, misi tutto ordinatamente in un piatto e feci una spremuta.

Sorrisi davanti al mio riuscito lavoro e lo portai in salotto, posandolo sul tavolino in vetro.

Mi avvicinai a lui, sedendomi sul bordo del divano e accarezzandogli la mano.

“Harry!” sussurrai.

“Pss..” gli feci il solletico.

Lui sorrise ed aprì piano gli occhi, dando vita ad un vortice immenso di emozioni dentro me.

“Buongiorno!” gli sorrisi dolcemente.

“Buongiorno a te piccola!” disse lui.

Mi sentì dannatamente bene al suono di quel nome.

“Hai dormito bene?!” domandò sedendosi e stropicciandosi gli occhi, era così dolce.

“Molto bene si..” ammisi arrossendo al pensiero di aver dormito tra le sue braccia.

I suoi occhi verdi si posarono sulla colazione.

Sorrisi felice.

“Hai cucinato tu?!” chiese allegramente. “Ci ho provato!” ridacchiai io.

Si sporse e prese il piatto assaggiando ciò che avevo provato a non bruciare.

Mise un primo boccone in bocca.

Passarono alcuni secondi di silenzio.

“L'uovo è perfetto!” disse soddisfatto.

Mi sentì finalmente a mio agio.

“Hei..” mi guardò “quella è la mia felpa?!” domandò.

Arrossì di colpo.

Dio la stupidità.

“Oh, scusami, si avevo freddo, scusami, scusami!” tentai di sfilarla, ma lui mi cinse I fianchi e mi fece sedere sulle sue gambe, poggiando la sua fronte contro la sua.

“Rilassati!” ridacchiò. “E' solo una felpa!” continuò poi.

Restai immobile facendomi penetrare dai suoi occhi.

Dio Harry.

Poi mi scostò.

“Grazie per la colazione!” disse togliendosi la maglietta.

Lo guardai mentre il mio piccolo vosto ardeva.

“Vado a fare la doccia!” salì le scale.

Nel frattemo mi sedetti sul divano, ripensando all'assurdità della situazione.

Sospirai.

Il campanello suonò.

“Em.. Harry..” cercai di chiamarlo.

Quel rumore fastidioso invase di nuovo le mie orecchie.

Harry non sentiva.

Mi avvicinai alla porta ed apì uno spiraglio.

Mi trovai una ragazzina davanti.

Avrà avuto circa undici anni.

Aveva due treccie bionde, due grandi occhi neri ed un sorriso smagliante, non appena mi vide però il sorriso parve scomparire.
“E tu chi sei?!” mi domandò acidamente.

“Elisabet!” balbettai.

“La ragazza di Harry?!” chiese poi squadrandomi.
“Oh, no, no!” iniziai a gesticolare. Mi sentivo le gambe tremare ed il cuore esplodere.

Lei rise.

“Pensi davvero di poter avere alcuna chance con lui?!” incrociò le braccia al petto.

“No, veramente..” tentai di giustificarmi.
“Guardati!” mi interruppe lei. “Guardati tesoro! Sei solo una poppante! Quanti anni hai? La mia età? E guarda I tuoi capelli, li curi? Per non parlare di.. di come diamine sei vestita? Svegliati, sei in casa di Harry Styles! Come fai? Ti prego, non potrebbe mai venire dietro ad una così, così come te..” concluse il suo illuminante discorso lasciandomi estrefatta.

“Io..” balbettai.

“Non conosco Harry nemmeno da tre giorni e comunque non sono interessata a lui!” dissi seria.

“Oh, tutti lo sono..” mi sfidò con lo sguardo lei.

La osservai lasciando che la rabbia dentro me potesse svanire.

“Cosa vuoi? Harry è sotto la doccia, devo dirgli qualcosa?!” le chiesi cercando di essere il più gentile possibile.

“No, niente, tornerò quando avrà fatto e potrò parlare con calma sola con lui!” terminò ed impettita se ne andò.

Chiusi la porta con forza, anche se probabilmente non ne avevo il diritto.

Ripensando alle sue parole mi scese una lacrima.

Com'era il 'così come me' ? Ero davvero così pessima? Così brutta come persona?
Deglutì.

Ovvio che ero brutta, ero cresciuta sola e senza nessuno, come potevo essere bella e felice?

Mi sedetti sul divano.

Forse era meglio andarsene da quella casa.

In fondo chi era lui per me? Nessuno.

Ed io ero altrettanto per lui, un'estranea che per pena aveva trattenuto in casa con se.

Aspettai che avesse finito.

Quando scese aveva in vita un asciugamano, I capelli bagnati sembravano più lunghi.

Era perfetto.

Mi schiarì la voce, altra strana sensazione piacevole mi pervase.

“Harry..” inziai.

“dobbiamo parlare!”
“Dimmi!” mi incitò.

“Credo che dovrei andarmene, subito..” ammisi scoraggiata.

“C-Cosa?! Perchè!?” domandò confuso dalla mia affermazione.

“Siediti..” gli feci cenno e mi spostai.

Lui si sedette.

“Sono una sconosicuta, tua madre mi prenderà per maniaca quando mi vedrà qua e poi tu hai il tuo lavoro, I tuoi fans.. insomma.. non hia tempo per me!”

Lui mi guardò quasi sbalordito.

“No!” disse poi serio.

“Non devi andartene! Tu..Tu mi servi..” aggiunse.

Sentì il cuore fermarsi.

Sentì una grande voglia di vomitare salirmi fino alle labbra.

“T-Ti servo?!” chiesi contraendo la mandibola.
“No, aspetta, aspetta!” mi prese il volto tra le mani.

“Si, insomma, tu non sapevi chi io fossi, tu non sei mia amica per I miei soldi o per la mia fama...” cercò di spiegare.

“Noi non siamo amici Harry!” cercadi di mettere a fuoco la situazione.

“Io sono sola al mondo, lo sono sempre stata e sempre lo sarò!” dissi mentre le lacrime prendevano a scorrere lungo il volto.

Mi sentivo di nuovo sola, mi sntivo insicura, e fondamentalmente ero entrambe le cose.

Io non avevo nessuno.

Nessuno in nessuna parte del mondo.

“Noi.. Noi abbiamo tempo per diventarlo..” continuò lui convinto mentre I suoi occhi profondi si facevano sempre più cupi.

“No Harry! Tu.. Tu sei famoso, hai una vita che con la mia non ha niente a che vedere, io sono una stupida ragazzina senza nessuno, senza amici, senza genitori, una ragazzina che non ha di che vivere, senza soldi, casa e senza..” cercai di riprendere fiato senza terminare la frase.

Quando mi fui calmata lo guardai negli occhi.

Mi alzai.

“Non puoi tenere una sconosciuta dentro casa Harry!” mi allontanai di poco.

“Vado a rifare la valigia!” - “Ah” continuai. “Prima è passata una ragazzina.. per te..” salì le scale.

Sentì I passi dietro di me.

Lui mi abbracciò DA dietro.

Era ancora bagnato.

Mi strinse forte a se.

Sentì un calore inaudito all'altezza del petto.

Posò il mento sulla mia spalla e mi baciò la pelle.

“Possiamo diventare amici..” ammise.

“T prego..” mi girò sorridendomi dolcemente.

“Non andartene..”

 






 

SPAZIO ME!
Premesso che sono un'altra scrittrice (?) e che quindi la tecnica sarà diversa dagli altri capitoli, spero vivamente che (se qualcuno la leggerà) vi piaccia.
Mi chiamo Virginia e sotto i miei capitoli mi firmerò!
Un bacio.
-Virginia.

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Capitolo 4
*** 'Cause you make me strong. ***


Capitolo quattro.
“’Cause you make me strong”.


“Non andartene”.
Nessuno, durante il corso di tutta la mia vita, mi aveva chiesto di restare, di non andarmene.
Solamente Harry mi voleva con sé, e questa frase mi fece sorridere.
Lo fissai negli occhi per alcuni secondi e ripensai alla ragazzina che pochi istanti prima si era presentata alla soglia della porta. Pensai a tutti gli insulti che mi aveva detto, al modo maleducato con cui si era rivolta a me.
“Harry, ho bisogno di riflettere. Ho bisogno di uscire alcuni minuti, alcune ore” risposi seria.
“Okay, usciamo insieme.” rispose Harry sorridendo.
“No. No, Harry. Voglio uscire da sola, ho bisogno di pensare.” mi affrettai a dire balbettando.
Afferrai il mio giubbotto, allacciai le All Star che indossavo ai piedi ed uscii rapidamente, senza fissare Harold.
Avevo seriamente bisogno di uscire, di pensare. Mi diressi verso un parco vicino casa del riccio, quando un vasto gruppo di fan iniziò a seguirmi.
Cercai di cambiare sentiero, non volevo essere notata mentre piangevo. Ad un certo punto mi stancai e mi sedetti su una panchina a fianco di un laghetto, ormai congelato dalla brina.
Fissai il cellulare : 2 messaggi da Harry. Lasciai perdere, volevo dimenticarmi di lui per un momento.
“Ehi, ciao” disse improvvisamente una voce sottile e dolce.
Davanti a me vidi una ragazza alta, bionda e sorridente che mi fissava.
“Scusami tanto, sono una fan di Harry, dei One Direction. Volevo dirti che io non ti odio, come non ti odiano tutte quelle fan laggiù” mi disse la ragazza.
Mi girai e vidi centinaia di cartelloni dolci rivolti a me ed Harry.
“Oh, grazie mille, ma penso che non abbiate capito completamente la situazione. Io sono un’amica di Harry, non di più.” risposi fingendo un sorriso.
“Beh, devo ammettere che sei davvero bella. Comunque, Harry ha occhi soltanto per te. Si nota, Elisabet” mi disse, intenta ad alzarsi dalla panchina.
La bloccai improvvisamente e le sorrisi.
“Se prometti che non lo dirai a nessuno, ti do il mio numero… Giusto per essere amiche” sorrisi. “Oddio, grazie mille! Sono Anne, comunque” disse lei. Le diedi il mio numero e la salutai, così lei se ne andò.
Improvvisamente cambiai idea ed estrassi il telefono per leggere i due messaggi di Harry.
“Mi manchi”.
“Dove ti sei cacciata? Ho bisogno di te, amica”.

Risi nel leggere la parola ‘amica’ e decisi di tornare a casa.

Suonai il campanello ed Harry aprii, con un’ espressione triste e disperata. Quando mi vide, però, sorrise e mi prese in braccio, abbracciandomi stretta a sé. Era una delle cose che adoravo. Adoravo sentirmi protetta da lui.
“Dove ti eri cacciata, scema? Ero in ansia, non ti trovavo…” disse il riccio, ed io lo abbracciai forte.
“Styles, ti avevo avvertito, avevo bisogno di tempo per me stessa. E comunque ho incontrato una ragazza dolcissima e tante altre fan che mi hanno fatto diversi complimenti… O almeno, i cartelloni erano dolci” risposi ridendo.
“Dimmi un po’…” disse Harry avvicinandosi a me. “Cosa c’era scritto sui cartelloni?”.
Arrossii ed andai in panico. Come potevo dirgli che su quei cartelloni c’erano scritte frasi dolci rivolte a noi due, al nostro presunto amore?
“Le fan sognano sempre, sai. C’erano scritte frasi su noi due, su…” dissi, quando Harry mi bloccò e mi avvicinò rapidamente a lui. I nostri visi si trovavano a pochi centimetri di distanza, i suoi occhi fissavano le mie labbra rosee.
“Su..?” chiese il riccio. “Sul nostro presunto amore… Insomma, loro pensano che noi due siamo fidanzati” dissi, tutto d’un fiato.
Harry sorrise e mi fissò. Stavo scoppiando, il cuore era impazzito ed io volevo solamente baciarlo.
Improvvisamente una puzza di bruciato si diffuse in tutto il salotto ed Harry scoppiò a ridere come un pazzo. Io rimasi ferma, immobile.
Lo stavo per baciare, eravamo l’uno attaccato all’altro, ma qualcosa ovviamente aveva rovinato quel magico momento. Styles mi diede un piccolo bacio sull’angolo della bocca e si diresse velocemente in cucina, correndo. Io sfiorai con il pollice il punto in cui mi aveva baciato e lo raggiungi velocemente.
“Sai, Elisabet, volevo preparare il pollo, ma penso che sia bruciato” disse ridendo come un piccolo bambino indifeso.
“Lascia stare Styles, la cucina non fa per te. Forse cantare è la tua unica dote” dissi.
Harry si illuminò e mi prese per mano, portandomi in camera sua. Mi guardò e poi sorrise.

 
“I'm sorry if I say, "I need you" But I don't care, I'm not scared of love 'Cause when I'm not with you I'm weaker Is that so wrong? Is it so wrong? That you make me strong” cantò Harold.

Io rimasi sbalordita. La sua voce era stupenda, magica. Le parole della canzone mi fecero emozionare e non resistetti, così lo abbracciai fortissimo.
“Sei bravissimo, Harry” gli dissi, toccando dolcemente i suoi capelli. Lui mi fissò e questa volta non esitò. Mi prese il viso fra le mani e dolcemente poggiò le sue labbra sulle mie. Aveva un sapore dolce, volevo bloccare il tempo. Si ritrasse solamente dopo alcuni secondi e mi fissò, mordendosi il labbro inferiore.
“Dormi, sono le nove. Domani mattina conoscerai Louis, amore” mi disse Harry.
Davvero mi aveva chiamata ‘amore’?
Lo baciai ed inviai un messaggio ad Anne, chiedendole se il giorno successivo volesse venire con noi.


SPAZIO ME.
Ciao ragazze! Allora, questo è il quatro capitolo.
Sono Martina, come avrete capito la storia la creiamo io e Virginia, la mia amica a distanza.
In questo capitolo finalmente succede la cosa più dolce fin'ora, giusto?:)
Spero vi piaccia.
Ciao belle!



 

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